Tra fonti e ricerca Arresto ed esecuzione di Mussolini nei rapporti della Guardia di finanza

Marino Viganò

Le vicende dell’arresto e dell’esecuzione di avere però un valore di testimonianza o Mussolini sembrano, dopo cinquant’anni, un interesse per la storiografia. Fra le pub­ sempre di attualità. Decine di libri, opuscoli, blicazioni più attendibili vi sono i resoconti pamphlet polemici, centinaia di articoli e in­ di protagonisti diretti: il libro di Pier Bellini chieste hanno raccontato il suo fermo sulla delle Stelle, “Pedro”, comandante la 52a piazza di Dongo il 27 aprile 1945, la detenzio­ brigata Garibaldi, con testi di Urbano Laz­ ne nella caserma della Guardia di finanza di zaro, “Bill”, vicecommissario politico1; il Germasino, il trasporto verso Moltrasio nel­ diario dello stesso Lazzaro2; la testimonian­ la notte, la riconduzione verso l’alto lago, la za di Michele Moretti, “Pietro Gatti”, com­ “custodia” a Giulino di Mezzegra, la fucila­ missario politico della stessa brigata3; le zione al cancello di villa Belmonte il pomerig­ memorie di , il “colonnello gio del 28 stesso. Valerio”, membro della segreteria del co­ Sono indagini che riflettono nelle conclu­ mando generale del Corpo volontari della sioni metodi di ricerca in genere molto di­ libertà4. versi: dalle ricostruzioni più attente dei fat­ Anche le ricostruzioni storiche con un ti, a interpretazioni stravaganti, soprattutto buon apparato di documenti si riducono a se di taglio giornalistico e con l’assillo di di­ cinque o sei, e fra queste la più sobria sembra mostrare a tutti i costi la partecipazione di restare quella di Candiano Falaschi, basata “agenti segreti” a quelle vicende. È una in parte su testimonianze5. Le altre, in gene­ produzione continua, che promette ancora re, attribuiscono la fucilazione di Mussolini nuove “rivelazioni” o “verità” inedite su e di Claretta Petacci all’uno o all’altro dei episodi che senza dubbio hanno anche protagonisti (Walter Audisio, Michele Mo­ aspetti controversi. Pochi titoli sembrano retti e Aldo Lampredi, anch’egli membro

L’autore desidera ringraziare i testimoni che hanno precisato alcuni particolari di quelle vicende e il comando della Scuola allievi della Guardia di finanza, Roma, per aver consentito la riproduzione dei documenti, riportati in appendice in linea di massima secondo l’ordine cronologico degli avvenimenti e corretti solo negli errori di ortografia. 1 Pier Bellini delle Stelle, Urbano Lazzaro, Dongo ultima azione, Milano, Mondadori, 1962. 2 Urbano Lazzaro, Il compagno Bill. Diario dell’uomo che catturò Mussolini, Torino, Sei, 1989. 3 Giusto Perretta, Dongo, 28 aprile 1945. La verità nel racconto di Michele Moretti "Gatti Pietro", Commissario politico della 52° Brigata Garibaldi "Luigi Clerici" protagonista della esecuzione di Mussolini, , Actac, 1990. 4 Walter Audisio, In nome del popolo italiano, Milano, Teti, 1975. 5 Candiano Falaschi, Gli ultimi giorni del fascismo. Come furono giustiziati Mussolini e i gerarchi. Le testimonianze dei protagonisti dell’ultimo atto della Resistenza, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 73-97, con un’appendice di testimonianze di Emilio Sereni, Renato Scionti, Giovanni Aglietto, Michele Moretti, Mario Ferro.

Italia contemporanea”, marzo 1996, n. 202 114 Marino Viganò del comando generale Cvl)6, o ancora — ma Alcuni degli ultimi titoli sono esemplari di in modo non convincente — ad altri perso­ questa tendenza, e possono soltanto disorien­ naggi chiamati in causa per dare spessore alla tare il lettore che certo non può verificare fat­ tesi della “doppia fucilazione” del capo del ti e interpretazioni di quel momento tanto fascismo e della sua amante7. concitato della storia della Resistenza. Un C’è poi una massa di scritti di valore tra­ momento, vale ricordarlo, nel quale l’esecu­ scurabile, per lo più di carattere nostalgico zione di Mussolini — decretata e sanzionata e con conclusioni forzate il cui intento è met­ in piena legalità dalle disposizioni del gover­ tere in evidenza l’autore più che le vicende ri­ no luogotenenziale e del Clnai — non è stato costruite. Scritti falsati di solito da tre fattori che un episodio rispetto a questioni più ur­ fra loro connessi: carenza di indagine sulle genti quali organizzare il “governo del popo­ fonti orali o archivistiche e sull’esatta geogra­ lo” dei Cln e preparare in una situazione ec­ fia e cronologia degli avvenimenti; manipola­ cezionale il ritorno alla normalità8. Sui “fatti zione o distorsione delle fonti consultate per di Dongo” esistono invece fonti di prima ma­ dimostrare una tesi prefabbricata; interpola­ no ancora in tutto o in parte inedite, utili a zione disinvolta di fonti controllate e autenti­ confermare o puntualizzare quanto accadu­ che con altre di provenienza dubbia. to. Un caso esemplare è dato dai rapporti È abbastanza significativo che le “rivelazio­ dei sottufficiali della Guardia di finanza che ni” più suggestive seguano quasi sempre la sono stati protagonisti o testimoni diretti del­ scomparsa dei protagonisti: ad esempio, dopo l’arresto e della detenzione di Mussolini, e la morte nel 1969 di Alfredo Mordini, “Ric­ cronisti indiretti della sua fucilazione per cardo”, comandante del plotone d’esecuzione aver ascoltato i racconti immediati (per lo di Dongo; di quella di Walter Audisio e Aldo più in dialetto) dei partigiani del luogo in Lampredi nel 1973; di , coman­ quelle stesse giornate, prima cioè dell’avvio dante generale delle brigate “Garibaldi”, nel della saga tuttora inconclusa sulla esecuzione 1980. Deceduto lo scorso anno Michele Mo­ di Mussolini9. retti, c’è da aspettarsi qualche altra novità: i Sono sette le relazioni che trattano di que­ morti non possono replicare alle “inchieste”... sti episodi, redatte fra il 2 maggio e l’8 agosto

6 Cfr. per esempio Franco Bandini, Le ultime 95 ore di Mussolini, Milano, Mondadori, 1968 (ed. orig. Milano, Sugar, 1959); Giulio Guderzo, Missione a Dongo, “Annali di Storia Pavese” 1982/83, n. 8/9; Gianfranco Bianchi, Fernando Mezzetti, Mussolini aprile '45: l’epilogo, Milano, Editoriale Nuova, 1985 (ed. orig. 1979); Fabio Andriola, Appuntamen­ to sul lago. L'ultimo piano di , Milano, SugarCo, 1990; Franco Giannantoni, "Gianna" e "Neri": vita e morte di due partigiani comunisti. Storia di un "tradimento" tra la fucilazione di Mussolini e l’oro di Dongo, Milano, Mur­ sia, 1992. 7 In questo senso, molto carente come impianto e deduzioni è Franco Bandini, Vita e morte segreta di Mussolini, Mi­ lano, Mondadori, 1978, mentre “scivola” di nuovo sulla fucilazione di Mussolini la buona e ben documentata ricostru­ zione di Alessandro Zanella, L ’ora di Dongo, Milano, Rusconi, 1993. 8 Si veda, per tutti, sugli aspetti giuridici dei provvedimenti contro i gerarchi fascisti, Romano Canosa, Le sanzioni con­ tro il fascismo, Milano, Mazzotta, 1978, e, per i decreti del Clnai, a partire dal manifesto “Arrendersi o perire!” del 19 aprile 1945 sino al decreto sui poteri giurisdizionali del Clnai del 25 aprile e alla dichiarazione sulla fucilazione di Mus­ solini e dei suoi complici del 29 aprile, Gaetano Grassi (a cura di), "Verso il governo del popolo". Atti e documenti del Clnai 1943/1946. Milano, Feltrinelli, 1977, pp. 309-311, 324-328 e 334-335. 9 II ruolo fondamentale della Gdf nei “fatti di Dongo” è stato cosi riassunto: “Meno noto è che il partigiano Urbano Lazzaro, l’uomo che materialmente catturò Mussolini, era un finanziere della Legione di Milano, espatriato l’8 settem­ bre e quindi rientrato in Italia per partecipare alla lotta partigiana. [...] La stessa mattina del 27 aprile, il comandante della 52a Brigata, Bellini delle Stelle, non potendo affrontare con i suoi uomini (26 in tutto) l’autocolonna ferma a Mus­ so, ritiene di entrare in trattative allo scopo di temporeggiare per preparare una difesa. Infatti, il comandante ‘Pedro’ con un ufficiale tedesco va a parlamentare a Morbegno con il Comando dei patrioti. Quando essi tornano verso le ore Arresto ed esecuzione di Mussolini 115

1945. Segnalate la prima volta nel 1959 da fra Musso e Dongo in località “Puncett”, ot­ Franco Bandini (che peraltro ne trascriveva tiene il “via libera” solo a patto di abbando­ una sola, e da una versione che presentava di­ nare quegli italiani. Ricordava alcuni anni fa scordanze rispetto aH’originale)10, hanno le uno dei protagonisti dell’arresto di Mussoli­ caratteristiche dei rapporti di servizio delle ni, il partigiano ed ex finanziere Urbano forze armate con compiti d’istituto quali ap­ Lazzaro: punto i carabinieri e la Guardia di finanza: stile burocratico, sforzo di precisione e so­ A Dongo, ho chiamato una decina di garibaldini brietà e indicazione di più fonti sulla dinami­ ed ho spiegato cosa dovessero fare. Mentre la co­ ca dei fatti riportati. lonna scendeva, ho avvisato gli uomini al ponte Gli autori di questi rappòrti — qui propo­ della Vallorba pronti con le micce a far volare le mine: “Guardate sempre me, in piazza a Dongo: sti secondo l’ordine cronologico dei fatti — se do l’ordine, fate saltare”. Ho istruito, dunque, sono il maresciallo capo Francesco Di Paola, una decina di garibaldini su ciò che dovessero fare, della brigata di Dongo, il tenente colonnello e cioè il controllo dei documenti militari dei tede­ Luciano Bosisio (per Urbano Lazzaro, già schi che si trovavano sui camion. Arrivato Fall- brigadiere della Gdf), il brigadiere Antonio meyer, si è posto in testa, quasi alla fine della piaz­ Scappin, della brigata di Gera Lario, il briga­ za in direzione Gravedona ma sempre sul lato via diere Antonio Spadea, comandante la briga­ Regina: poi, ad uno ad uno, sono scesi i camion. ta di Germasino, il maresciallo capo France­ Sono salito sul primo. Ad un certo momento, mi sco Nanci, della stessa brigata, il brigadiere sento chiamare, scendo ed è un garibaldino: lo Giorgio Buffelli, della brigata di Dongo. manda “Pedro” per avvisarmi che gli è stato rife­ rito che c’è Mussolini nella colonna. Rispondo: Quattro i momenti sui quali contribuiscono “Va bene”, ridendo naturalmente, perché non ci a dare una testimonianza più attendibile: a) credo. Rimonto sul camion, compio la mia ispe­ le circostanze dell’arresto del dittatore; b) la zione e poi salgo sul secondo. Dopo alcuni minuti, detenzione a Germasino; c) la comunicazione risuona una sparatoria sul “Puncett” ed io, in alto a Milano dell’accaduto; d) le decisioni prese sul camion, guardo i miei con la mitraglia sul molo al momento sulla sua sorte. e sul balcone e quelli al ponte della Vallorba. Ho La casualità del fermo di Mussolini sulla visto, comunque, che Fallmeyer e i suoi ufficiali piazza di Dongo nel pomeriggio del 27 aprile sulla macchina davanti non si muovevano, i tede­ è confermata da tutti i rapporti. Come atte­ schi sui camion non si muovevano, sempre con il stano anche le guardie di finanza, essa avvie­ Mauser in spalla, e ho respirato. La sparatoria sul “Puncett” è durata una decina di minuti. A ne nel corso dell’ispezione eseguita da loro, Dongo abbiamo ripreso il controllo dei camion. da alcuni patrioti e da cittadini del luogo a Dopo un po’, viene Giuseppe Negri, uno dei dieci una colonna della Luftwaffe in ripiegamento incaricati dell’ispezione e della verifica dei docu­ alla quale a Menaggio, quel mattino, si era­ menti dei tedeschi: è tutto agitato, e io gli doman­ no accodati i fascisti. La colonna, bloccata do cosa abbia. Negri mi dice: “A ghe chi el cra-

13, tutti i preparativi per la difesa erano stati condotti a termine; era stato minato il ponte di Vallorba con esplosivo reperito dal brig. Buffelli e si era costituito un gruppo di un centinaio di armati (uomini e armi, come abbiamo visto, provenienti da Menaggio). Viene concesso alla colonna di passare, previa perquisizione per fermare gli italiani eventual­ mente a bordo. Sulla piazza di Dongo, durante la visita dell’autocolonna sono individuati prima il Ministro Romano, che indossava un cappotto grigioverde, e quindi Mussolini. Sono poi catturati altri gerarchi. Mussolini e Porta vengono scortati presso la brigata di Germasino, ove rimangono sotto la sorveglianza del mar.c. Nanci e del brig. Buffelli. In tale occasione quest’ultimo si fa rilasciare da Mussolini una dichiarazione scritta sulla sua cattura e sul trattamento usato­ gli”. Cfr. Giuliano Oliva, La guardia di finanza nella guerra di Liberazione, Roma, Scuola allievi della Guardia di Fi­ nanza, 1986, p. 263. 10 F. Bandini, Le ultime 95 ore, cit., pp. 165-186. 116 Marino Viganò pun\”. Gli rispondo: “Ma va, che stai sognando: rapporti della Gdf. Il brigadiere Giorgio Buf- sei stanco, vai a dormire...” “Ma no, no, te lo giu­ felli scrive già nel suo rapporto che l’idea era ro: è proprio lui, l’ho visto io!”. Gli dico: “Se l’hai venuta a lui come semplice misura di sicurez­ visto, dimmi un po’ dove l’hai visto” “Guarda, è za. In quella caserma, Buffelli e il maresciallo su un camion qui vicino, vestito da tedesco. ‘Bill’, Francesco Nanci raccolgono dalla viva voce ti giuro che è proprio Mussolini, l’ho riconosciuto di Mussolini una specie di “confessione” su subito” “Raccontami”. Negri mi dice: “Sono sali­ to su un camion, ho esaminato tutti i documenti e alcune sue scelte degli ultimi mesi e sui motivi il resto. Dabbasso al camion c’era il maresciallo del ripiegamento su Como e Menaggio nelle della Finanza Francesco Di Paola che mi ha rac­ giornate precedenti. Ancora nel 1989 Buffelli comandato di osservare bene tutti. Passati tutti ribadiva: quanti in rivista, ho visto che ce n’era uno seduto vicino alla cabina, con il bavero rialzato e un muc­ Come recita anche un rapporto: “Oggi, venerdì 27 chio di coperte, una delle quali gli copriva in parte aprile nella piazza di Dongo...”, il 27 aprile io ero una spalla. Sono andato a chiedergli i documenti, al comando della brigata della Guardia di Finanza ma gli altri tedeschi sul camion mi hanno detto: di Dongo. Ricordo che era un venerdì, perché la ‘Quello camerata ubriaco, camerata ubriaco’. dichiarazione rilasciatami da Mussolini a Germa­ Non ho dato loro retta, mi sono avvicinato, gli sino era proprio in quei termini. Abbiamo fermato ho abbassato il bavero e, visto di profilo, l’ho rico­ la colonna al “Puncett” e, in seguito, siamo scesi a nosciuto subito: ‘Bill’, è lui, è Mussolini! Dato che Dongo con la colonna, che si è fermata in piazza i tedeschi erano armati, ho fatto finta di niente e per l’ispezione. Chi in un modo, chi in un altro è sono sceso. Il maresciallo Di Paola mi ha chiesto salito sugli automezzi, poi un calzolaio, certo Giu­ cosa c’era, ma io non gli ho risposto e sono venuto seppe Negri, ha visto Mussolini, è sceso dal ca­ a cercarti” “Beh, andiamo a vedere”. Effettiva­ mion, ha incontrato Urbano Lazzaro, “Bill”, e mente, vedo sul quarto camion della colonna gli ha riferito: “Guarda che sul camion c’è Musso­ una sagoma accasciata a terra verso la cabina, lini!”. Dunque, quel Giuseppe Negri ha ricono­ con vicino un mucchio di coperte e indosso un pa­ sciuto Mussolini, poi “Bill” è salito sul camion, strano tedesco. Allora, mi avvicino all’uomo alle ha detto a Mussolini: “Scenda” e Mussolini è sce­ spalle, da terra del camion, e attraverso la sponda so. Poi l’hanno condotto nel municipio di Dongo. gli batto sulla schiena e lo chiamo: “camerata!”. Attraverso l’ispezione si voleva controllare se i te­ Non un movimento, niente. Ribatto sulla schiena: deschi avessero armi. Ma escludo che si sapesse “Eccellenza!”, niente. Un poco innervosito, batto che c’era Mussolini nella colonna. Io ero proprio di nuovo sulla schiena: “Cavalier Benito Mussoli­ vicino alla scena dell’arresto di Mussolini, ma il ni!”. La figura ha avuto come una scossa elettrica, vero e proprio protagonista dell’arresto è stato e mi sono convinto che fosse lui. Sono salito im­ Urbano Lazzaro, “Bill”, commissario politico mediatamente sul camion, gli ho tolto l’elmetto te­ del “Puecher”: lui ha preso in consegna Mussolini desco e gli occhiali scuri: era M ussolini". e l’ha condotto in municipio. Si sono fermati un po’ di tempo in municipio. Dopo un po’, “Pedro” Il secondo episodio è il trasferimento di Mus­ è uscito e mi ha detto: “Guardi che la gente conti­ solini e dell’ex commissario federale di Co­ nua ad entrare e a ingiuriare, non si può lavora­ mo, Paolo Porta, alla caserma della Gdf di re!”. Io, allora, ho consigliato: “Dai retta a me, porta via Mussolini da Dongo” “Dove?” “Beh, Germasino, sopra Dongo. Le complicate io lo porterei a Germasino”. Io conoscevo bene ipotesi sui motivi di questo trasferimento — quella caserma: era isolata, facile da difendere. interventi del Cvl di Milano, dei “servizi se­ Io stesso ho consigliato quella soluzione a “Pe­ greti” alleati, di cellule fasciste già infiltrate dro”. Mi è venuta in mente Germasino perché ave­ a Germasino — non trovano riscontro nei 11 va alle spalle la montagna ed era facile da difende­

11 Testimonianza resa all’autore di Urbano Lazzaro (nato a Quinto Vicentino il 27 ottobre 1924), San Germano Ver­ cellese, 15 settembre 1988. Arresto ed esecuzione di Mussolini 117 re. Avrei potuto consigliare di portare Mussolini a qualche parola mangiando. Mussolini mi ha do­ Gera o Gravedona, ma per difenderlo bene c’era mandato: “Secondo te, cosa mi faranno?” “La giu­ Germasino. Tenuto conto della topografia e tenuto dicheranno” “Per che cosa?” “Pensi lei di che cosa” conto che tutti erano sulla strada Regina, quello era “Ma prima di giudicare me, giudicheranno il re”. il posto ideale. Nella peggiore delle ipotesi, con un Era giusto anche quello, perché quando uno si deve paio d’ore di buon cammino si sarebbe arrivati in difendere, si difende. Quell’epilogo non rallegrava Svizzera (tanto per dire). Noi abbiamo messo Mus­ certamente Mussolini, ma anzi lo angustiava, lo solini a Germasino solo per permettergli di riposa­ preoccupava: ma, ovviamente, ciò è naturale. Mus­ re, perché anche lui era frastornato; e poi, c’era gen­ solini parlava più che altro con Paolo Porta. Io ho te che entrava e usciva dal municipio, c’erano epite­ cenato con Mussolini e Porta, e Mussolini parlotta­ ti che volavano con facilità. Il trasferimento sarà va più con Porta. Comunque, delle sue vicende non avvenuto sicuramente alle ore 18 o 18,30. Se a Co­ si è parlato molto. E stato prelevato verso le ore mo si sapesse già qualcosa a quell’ora, magari per 1,30 o le 2 meno un quarto del 28 aprile, da Pier telefono? I telefoni non funzionavano. Io penso Bellini delle Stelle. “Pedro” l’ha portato a Germa­ che notizie ne abbia comunicate il Cln, subito. A sino e sempre “Pedro” lo ha portato via da là12. Dongo c’era la ferriera Falck e può darsi che là avessero un telefono interno. Mussolini è stato ac­ Più tardi Erminio Dell’Era, “Pierin”, gari­ compagnato a Germasino con una scorta. Una pic­ baldino della 52a brigata “Clerici”, rivendi­ cola scorta c’era. Sulla prima auto c’eravamo l’au­ cherà il merito di aver suggerito al brigadiere tista, Porta, Mussolini, Pier Bellini delle Stelle ed io. Buffelli, a Germasino, di far compilare a Poi, può darsi che ci sia stata un’auto di scorta, con Mussolini una dichiarazione sul luogo preci­ un certo “Ettore”, Luigi Corbetta. Quando è stato trattato da noi a quel modo, Mussolini si è rassere­ so dell’avvenuto arresto e sul trattamento ri­ nato, magari pensando: “Beh, sono in mano a trup­ cevuto dai patrioti e partigiani di Dongo du­ pe regolari”. Inoltre, Mussolini ha constatato la rante e dopo la cattura13. buona predisposizione di “Pedro” e “Bill” . A Ger­ Il terzo particolare è la comunicazione del­ masino c’era il maresciallo Spadea, che comandava l’accaduto al comando generale del Cvl a Mi­ la brigata. Io sono salito a Germasino con “Pedro” lano. Il comandante la legione di Milano del­ soltanto per aiutare a far la guardia a Mussolini, ed la Gdf, colonnello Alfredo Malgeri, ha scrit­ è ciò che ho fatto. A Mussolini abbiamo anche dato to: “La prima notizia della cattura di Musso­ da mangiare ciò che ha chiesto, con quanto si tro­ lini mi perviene a Milano nel tardo pomerig­ vava: capirà, aver procurato un caffè lassù... Mus­ gio del 27 aprile, mentre sono a conferire con solini ha mangiato un po’ di verdura, una minestri­ il neocommissario per la provincia, ingegner na e ha bevuto un caffè che gli abbiamo preparato. Altri finanzieri di guardia non ne ricordo, anche se Riccardo Lombardi. E una notizia imprecisa, sicuramente ci sarà stato qualche finanziere. Ma, vaga, comunicatami da un finanziere, venuto più che altro, c’erano diversi garibaldini, perché appositamente non so da dove. Ne do comu­ di fatto il potere lo detenevano loro in quanto par­ nicazione anche al Comando generale del tigiani. In quel momento, era naturale scambiarsi Cvl, dove più tardi sono invitato a presentar-

12 Testimonianza resa all’autore di Giorgio Buffelli (nato a Chaunsiers ITI gennaio 1913), Bergamo, 10 maggio 1989. 13 “Dichiaro che mentre ero di guardia, a Mussolini e al Federale Porta, con diversi altri compagni, nella caserma di Finanza di Germasino, la sera stessa in un comunicato radio, sentimmo: ‘Mussolini è stato fermato sul Lago di Como, pare in località di Nesso’. Al ché mi rivolsi al Brigadiere Buffelli e gli dissi: ‘Non senti cosa dicono? Non sarebbe meglio far fare una dichiarazione che è stato fermato da noi?’. Lui rispose: ‘Giusto’ e andò nella stanzetta attigua a prendere un pezzo di carta; lo porse a Mussolini invitandolo a dichiarare ciò che effettivamente era accaduto. Mussolini prese la penna e scrisse ‘Sono stato fermato oggi dalla 52esima Brigata Garibaldi a Dongo. Il trattamento usatomi prima e dopo l’arresto è stato corretto’. Dichiaro inoltre che all’una di notte circa, quando Pedro arrivò con gli altri quattro gerarchi fascisti, invitai Buffelli a consegnare il documento scritto da Mussolini a Pedro stesso. Ciò che effettivamente avvenne”. Cfr. Giusto Perretta (a cura di), La 52a Brigala Garibaldi “Luigi Clerici" attraverso i documenti, Como, Istituto comasco per la storia del Movimento di liberazione, 1991, p. 566. 118 Marino Viganò mi” 14. A questo riguardo Bandini ha precisa­ “la notizia della cattura di Mussolini è giunta to: “A noi personalmente ‘Pedro’ ha dichia­ a Milano direttamente nel momento in cui rato che, essendo il telefono di Dongo o gua­ Mussolini è stato arrestato: è giunta al co­ sto o interrotto, pensò bene di inviare ‘qual­ mando della Guardia di Finanza perché cuno’ sulla sponda opposta del lago per tele­ Mussolini fu condotto in una caserma della fonare da Lenno. Pare di ricordare, a ‘Pedro’, Guardia di Finanza” . che appunto ci si dovette servire di una barca, Aggiunge Dell’Acqua che l’informazione e che l’incaricato fu uno dei marescialli o bri­ dev’essere stata comunicata “subito dopo la gadieri della Guardia di Finanza”, e ancora: cattura” dai “comandi locali”, forse dal “bri­ gadiere che comandava quel reparto”, ma Potevano essere circa le 18, o al massimo le 18,30, che “il comando generale del Cvl ne era già quando il colonnello Alfredo Malgeri, che si tro­ al corrente, tramite partigiani conosciuti o vava a colloquio con il neo-prefetto di Milano, sconosciuti come tali” 16. Dunque, un mes­ Riccardo Lombardi, vide aprirsi la porta della sa­ saggio pervenuto quasi in contemporanea letta prefettizia, ed entrare un graduato della Fi­ nanza. Non ricorda se fosse un suo diretto dipen­ da fonti diverse a diversi comandi, uno mili­ dente o un finanziere di qualche comando di Cir­ tare, la Guardia di finanza, l’altro politico­ colo periferico: oggi, a tanta distanza di tempo, militare, il comando generale del Cvl. ha l’impressione, il vago ricordo, che si trattasse Di sicuro, una conferma arriva dalle suc­ più di un finanziere esterno che di uno della città. cessive telefonate intercorse circa alle ore Presume cioè che il messaggio recatogli fosse arri­ 19-20, fra il Clnai a Milano e il brigadiere vato più facilmente per strada ordinaria che per te­ Antonio Scappin a Gera Lario “per mezzo lefono. “Signor colonnello” riferì il giovanotto “la della linea diretta della Società elettrica Co- Guardia di Finanza ha catturato Mussolini”. Im­ macina”: proprio in quell’occasione Scappin mediatamente il prefetto Lombardi si alzò col vol­ to improvvisamente illuminato, e strinse calorosa­ dà “i primi particolari sull’arresto di Musso­ mente la mano al colonnello Malgeri: “Bene, bene, lini e sui principali fatti dei quali ero stato te­ molto bene. In questi giorni la vostra Guardia, co­ stimone diretto e indiretto” . E riceve istruzio­ lonnello, si sta coprendo di gloria”15. ni quantomeno sorprendenti: di “’vigilare Mussolini senza fargli del male, anzi di usar­ Secondo il brigadiere Vincenzo Dell’Acqua, gli un trattamento buono’, e testualmente: nome di battaglia “Caterina”, responsabile ‘piuttosto che fargli del male lasciarlo anda­ dell’“ufficio falsi” della Gdf nel periodo clan­ re’”. Notizie più precise arriveranno a Mila­ destino, collaboratore del comando generale no alle 21,5017 e alle 23,2018, portate da due del Cvl, medaglia d’argento della Resistenza, fonogrammi del tenente colonnello della

14 Alfredo Malgeri, L ’occupazione di Milano e la liberazione, Milano, Comune di Milano, 19832, p. 142. 15 F. Bandini, Le ultime 95 ore, cit., pp. 200-201 e 205-206. 16 Testimonianza resa all’autore di Vincenzo Dell’Acqua (Matera, 15 agosto 1912 — Milano, 10 gennaio 1991), Milano, 7 giugno 1989. 17 “N. 11.319 = Il Comandante Comitato Liberazione Menaggio Ten. Col. p.a. Villani Luigi comunica che Mussolini, Pavolini e Farinacci sotto buona scorta sono partiti per essere tradotti carceri Milano. Inoltre comunica che è stato ar­ restato il Comandante della Legione ‘Muti’. I primi sono stati arrestati a Dongo e il Colombo a Cadenabbia”. Cfr. “Fo­ nogramma 12.496 dal Comando gruppo Guardia di Finanza Como al Comando legione Guardia di Finanza Milano, li 27 aprile 1945 — ore 21,50. F.to Capitano Lazzeri”, in Archivio della Scuola allievi della Guardia di Finanza, Roma (d’ora innanzi: Asgdf), Documento n. 276. 18 “Il Comandante Ten. Col. Villani Luigi seguito precedente fonogramma rettifica: Di presenza ho constatato che il e il suo segretario particolare si trovano nella caserma Guardia di Finanza di Germasino. Il Commissario Federale Como — Porta — Medaglia d’Oro Barracu — Casalinuovo, ufficiale d’ordinanza addetto al Duce, Bombacci Nicola, Pavolini, Utimerg, Vice Comandante Blinda, fermati dalla 52a Brigata Garibaldi”. Cfr. “Fonogramma 12.497 dal Co- Arresto ed esecuzione di Mussolini 119

Gdf Luigi Villani, allora residente a Menag- in parte edulcorata, fatto comprensibile dato gio, che asserirà tra l’altro — ma risulta che escono nel 1947 con tutti i protagonisti vi­ non vero — di essere salito a Germasino19. venti e appena rivelata l’identità del “colon­ In quelle ore, e le istruzioni date a Scappin nello Valerio”, Walter Audisio, indicato come ne sono conferma, sono già in azione nel­ l’esecutore20. Il colloquio fra Audisio e Malge­ l’ambito del comando generale del Cvl le op­ ri, avvenuto la sera del 27 aprile alla sede del poste volontà di chi vuole Mussolini vivo a Cvl in presenza di Fermo Solari, rappresen­ tutti i costi, e di chi, con altrettanta determi­ tante del Partito d’azione, avrebbe avuto se­ nazione, lo vuol morto. condo Bandini questo tenore: E il quarto “momento” illustrato — secon­ “Colonnello” esordì “stiamo per affidarvi una do chi scrive in modo attendibile — da docu­ missione dopo la quale potrete chiedere ed avere menti e testimonianze della Gdf, cioè il nodo qualsiasi ricompensa o promozione vorrete. Si della fucilazione di Mussolini. Il colonnello tratta di una missione di grande delicatezza, per Malgeri nelle sue memorie ne dà una versione la quale noi riteniamo siate particolarmente adat- mitato Liberazione Menaggio al Comando legione Guardia di Finanza Milano, li 27 aprile 1945 — ore 23,20. F.to Ten. Col. Villani”, in Asgdf, Documento n. 277. 19 E questo viene difatti contestato duramente dal brigadiere Buffelli: “Villani sarà stato a Germasino in spirito! Io non ho visto Villani! Di fronte a certi fatti, bisognerebbe usare il condizionale in tutto. Io, comunque, sarei disposto a giu­ rare che Villani non c’era a Germasino: a meno che vi fosse in spirito. Ma forse, Villani intendeva dire di presenza come ‘con la mia azione, anche se a Menaggio, attraverso gli uomini a Germasino’. Certo, la cosa è piuttosto astrusa quando afferma la sua presenza a Germasino: stava forse vaneggiando?”: testimonianza all’autore di Giorgio Buffelli, cit. 20 “ Mi attende il colonnello Valerio, il quale, in presenza di Somma (ing. Fermo Solari), mi prega di scortare Mussolini fino a Milano, avvertendomi che ogni provvedimento sarebbe giustificato per impedire eventuali tentativi di fuga. È un incarico di estrema delicatezza. Sono molto stanco, rispondo senza impegnarmi. Non ho una precisa conoscenza della situazione, che mi riservo di chiarire. Mi avvio verso il comando di Legione, dove cerco di prendere subito collegamento telefonico con Menaggio, ma non vi riesco e d’altra parte il Comando del Circolo di Como non mi sa dare notizie ap­ prossimativamente esatte. Intanto, le chiamate al telefono da parte di Valerio per me si susseguono. Gli faccio compren­ dere che non ritengo di poter portare a compimento la missione. Alle ore 21,30, con fonogramma n. 11319, il coman­ dante del Circolo di Como mi avverte, erroneamente, in seguito a spiegabile errata segnalazione del tenente colonnello Luigi Villani da Menaggio, che ‘Mussolini, Pavolini e Farinacci, sotto buona scorta sono partiti per essere tradotti alle carceri di Milano’. Ne informo Valerio, il quale mi chiede precisazioni al riguardo e insiste nella sua precedente richie­ sta. Gli rispondo che non ho la possibilità di aderire. Alle ore 23,20 mi perviene altro fonogramma, questa volta diret­ tamente dal tenente colonnello Villani, così concepito: ‘Di persona ho constatato che il duce e il segretario particolare si trovano nella caserma Guardia di Finanza di Germasino. Il commissario federale di Como, Porta, medaglia d’oro Bar- racu, Casalinuovo, ufficiale d’ordinanza del duce, Bombacci Nicola, Pavolini, Utimpergher, vicecomandante Blinda fer­ mati 52a Brigata Garibaldi’. Ne informo anche questa volta, a mezzo telefono, Valerio, il quale mi dice che s’interesserà lui personalmente della faccenda per evitare che Mussolini possa fuggire” . Cfr. A. Malgeri, L ’occupazione di Milano, cit., pp. 142-143, versione ribadita nel corso dell’istrattoria del processo “dell’oro di Dongo”, celebrato poi a Padova nel 1957: “Ero a Milano. Il pomeriggio del 27 aprile mi trovavo in prefettura nell’ufficio del commissario, quando arrivò un finanziere della zona di Como il quale comunicò che era stato fermato Mussolini. Erroneamente egli precisò che al fermo avevano proceduto le guardie di Finanza. Lo riferii subito al Lombardi, commissario, e demmo subito comuni­ cazione al Cvl, non ricordo a chi personalmente, per telefono. Non ricordo se telefonai io o il Lombardi. Ritornato in caserma, la sera stessa fui invitato al Comando Cvl dove fui ricevuto dal col. Valerio e dall’ing. Solari. Parlò sempre Valerio, approvato dal Solari. Egli mi disse: ‘Il Cvl le affida un incarico delicatissimo: quello di prelevare Mussolini e di accompagnarlo a Milano’ ed aggiunse che in nessun caso Mussolini doveva cadere in mano di altri. Io non sapevo dove si trovasse, chi lo avesse catturato: niente. Mi riservai: tornato in caserma telefonai a Como, a Menaggio ecc.: nes­ suna notizia. Finalmente alle ore 23.20 dal maggiore Villani mi pervenne un fonogramma che mi annunciava che Mus­ solini era stato fermato dalla 53a [rede 52a] brigata Garibaldi e si trovava nella caserma di Germasino. Comunicai a Valerio la notizia dicendogli che non avevo autorità di eseguire l’incarico, dato il fermo da parte della 53“ [recte 52“] brigata: Valerio mi rispose ‘va bene, non fa niente, provvederò io’”. Cfr. Verbale d’interrogatorio n. 340 (301): Malgeri Alfredo, in Atti della Corte d’Assiste di Padova (Archivio del Tribunale di Padova). 120 Marino Viganò to. Dovete recarvi a prendere in consegna Musso­ vesse simulare un tentativo di fuga. Soltanto per lini, con i mezzi che riterrete opportuni, per tra­ amore della verità voglio inoltre precisare che, sportarlo a Milano. Naturalmente (pausa), natu­ contrariamente a quanto asserisce lo scrittore ralmente, voi sapete meglio di me come possono Bandini a pagina 206 del suo libro, non ho assisti­ terminare queste cose. Normalmente gli arrestati to al colloquio sopra menzionato: con il col. Mal­ tentano di fuggire, ed è logico che lo facciano. geri avevo avuto dei contatti da parecchi mesi, e Ne viene di conseguenza che questi incarichi fini­ di tale dichiarata mia presenza in quel colloquio scono con il risolversi nella morte di coloro che non so se lo sbaglio sia di Malgeri o di Bandini, tentano la fuga: le dichiaro qui che il Comando fatto si è che non potrei non ricordarmene data Generale non vedrebbe nulla di male in una solu­ l’importanza dell’argomento trattato, e dato an­ zione del genere alla sua missione, tanto più che, che che essendo io nel Cvl gerarchicamente supe­ come lei sa, c’è anche il pericolo che Mussolini riore ad Audisio, non sarebbe stata comprensibile possa cadere vivo nelle mani degli Alleati. Quindi, la mia presenza senza una diretta partecipazione come le ripeto, una soluzione del genere non sa­ al colloquio stesso22. rebbe sgradita al Comando. Anzi (pausa), noi tutti gliene saremmo molto grati”21. Solari smentisce dunque la sua presenza al colloquio. Questo non basta però a dimostra­ Si trattava insomma di “far fuori” Mussolini re che quella drammatica richiesta di preleva­ senza esitazione, inscenando un tentativo di re Mussolini e ucciderlo nel tragitto verso fuga durante il trasporto a Milano. Di questo Milano non sia stata rivolta da “Valerio” a colloquio, Walter Audisio nelle sue memorie Malgeri. Fattagli per telefono, nella confusio­ non fa cenno. Fermo Solari, chiamato in cau­ ne il colonnello Malgeri può aver sovrappo­ sa da Malgeri, negherà di avervi assistito e sto momenti diversi dello stesso episodio. tenderà inoltre in buona fede ad attenuare il Che viene confermato ed esce anzi in tutta senso e la gravità della richiesta di “Valerio” la sua crudezza da una testimonianza dell’al- allo stesso Malgeri, comandante la legione lora brigadiere Dell’Acqua, incaricato ap­ della Gdf di Milano: punto della sommaria soppressione di Mus­ solini: Al Comando Generale del Cvl la notizia della cattura di Mussolini da parte di una brigata gari­ Ero presente al Comando generale del Cvl quando baldina e con l’intervento anche di una brigata si è saputo della cattura di Mussolini. Mi fu anche della Guardia di Finanza, è pervenuta la sera richiesto dal colonnello Malgeri di andare a pren­ del 27 aprile, ma l’informazione era ancora molto dere Mussolini e portarlo a Milano, su disposizio­ sommaria, e tuttavia fin da quel momento sono ne del cosiddetto “colonnello Valerio”. Disposi­ state prese iniziative per dare esecuzione alle deci­ zione alla quale io, sensatamente, mi opposi, per­ sioni del Clnai. [...] Franco Bandini alle pagg. ché la Guardia di Finanza non aveva niente a 206-207-214 del suo libro “Le ultime 95 ore di che fare con dei partiti politici o altri enti, né pote­ Mussolini”, riferisce di un colloquio tra Audisio va andare a prendere un uomo così importante e, (col. Valerio — solo in quei giorni da noi cono­ durante il tragitto verso Milano, far finta di niente sciuto perché addetto al Comando clandestino e sopprimerlo! [...] La richiesta è partita da “Vale­ delle formazioni Garibaldi) ed il col. Malgeri — rio” per il colonnello Malgeri. Il colonnello Mal­ comandante la Legione della Guardia di Finanza geri ebbe l’incarico di espletare, tramite persone di Milano. Di tale colloquio ho avuto altre volte di fiducia, tale compito. Il colonnello Malgeri ef­ notizia, ma debbo invece deplorare il modo come fettuò ricerche e io e un altro ufficiale, l’allora te­ il colloquio viene riferito, giacché l’autore sembra nente Giorgio Ognibene, posti davanti alla do­ voler insinuare che per uccidere Mussolini si do­ manda se fossimo disposti a compiere un’azione

21 F. Bandini, Le ultime 95 ore, cit., p. 207. 22 Lettera di Fermo Solari a Renzo De Felice, Udine, 7 febbraio 1972, in Archivio privato Renzo De Felice. Arresto ed esecuzione di Mussolini 121 simile, ci rifiutammo apertamente, affermando avevamo proprio nulla da che salvarci, che aveva­ che noi avevamo le mani pulite e non intendevamo mo compiuto il nostro dovere per tutto ciò che po­ sporcarcele di sangue. Alla nostra risposta, anche tevamo fare e che, quindi, se avesse voluto persi­ il colonnello Malgeri accettò la situazione e disse: stere nel suo intento, si arrangiasse da sé23. “Anch’io sono dello stesso parere”, dopodiché proprio io scesi assieme al colonnello Malgeri Queste testimonianze sembrano confermare dal telefonista della Guardia di Finanza e telefonai altri particolari: Walter Audisio “Valerio” a Walter Audisio, il quale aveva promesso a Mal­ sin dal primo pomeriggio del 27 aprile sareb­ geri che con tale servizio si sarebbe salvato da que­ be l’uomo del comando generale del Cvl inca­ sto e da quello... Io stesso ho detto per telefono a Audisio: “Il colonnello Malgeri è a posto, non ha ricato di procedere all’esecuzione di Mussoli­ bisogno di salvarsi da niente: se vuoi andare a ni; la scelta non sarebbe quindi caduta su di prendere Mussolini, vacci tu!”. Io conoscevo già lui a caso, nella notte, al momento di far par­ Walter Audisio. Difatti, così avvenne e la mattina tire la spedizione dei giustizieri; anche “Vale­ dopo si seppe che Mussolini era stato ammazzato rio” avverte la necessità che il dittatore non e portato a Milano, con il seguito sconcio di piaz­ arrivi vivo a Milano nelle mani degli alleati, zale Loreto. [...] L’invito di “Valerio” di andare a ma l’incarico della fucilazione gli ripugna al prendere Mussolini mi è stato rivolto verso le 2 di punto da tentare di servirsi di un’altra forma­ notte fra il 27 e il 28 aprile. Sono stato trasportato zione per portarlo a termine. Cadrebbe in da casa in caserma. Sono venuti una ventina di uo­ ogni caso la tesi della “doppia fucilazione” mini a prelevarmi con un camioncino apposita­ mente per quella missione. Il colonnello Malgeri di Mussolini con una “spedizione parallela” ha detto di aver ricevuto una telefonata da un cer­ costretta a fucilare il dittatore diverse ore pri­ to “colonnello Valerio” (allora Walter Audisio si ma di “Valerio”, addirittura il mattino del 28 chiamava “ Valerio”), il quale gli aveva spiegato (si è arrivati persino a fantasticare della par­ che quello era il momento per poter salvare la tecipazione di Luigi Longo e Sandro Pertini a sua stessa persona e la Guardia di Finanza andan­ questa presunta spedizione): “Valerio” sape­ do a prendere il duce, facendo finta di niente e, du­ va di non doverlo solo “prelevare”. E si può rante il tragitto verso M ilano, farlo fuori. [...] Il capire anche la sua esitazione davanti a Mus­ “colonnello Valerio” non si è presentato di perso­ solini e alla Petacci, il pomeriggio del 28 apri­ na al comando, ha solo telefonato. Dopodiché, il le 1945, al cancello di villa Belmonte di Gril­ “colonnello Valerio” è stato richiamato per telefo­ no dal colonnello Malgeri, il quale gli ha comuni­ lino di Mezzegra: “Valerio” è un funzionario cato come non fosse possibile mandare alcuno. Il di partito disciplinato ma tutt’altro che “san­ “colonnello Valerio” ha replicato che allora guinario” . Un’esitazione che ha lasciato nella avrebbe provveduto lui personalmente. Ho parla­ storiografia interrogativi ancora sospesi do­ to io di persona con Walter Audisio (alias “colon­ po mezzo secolo24. nello Valerio”), e gli ho comunicato che noi non Marino Viganò

23 Testimonianza resa all’autore di Vincenzo Dell’Acqua, cit. 24 L’autore dell’articolo ha ricevuto di recente una lettera da un alto funzionario della Questura di Como, inviato da Parri a nome del Cln sul luogo subito dopo gli avvenimenti per svolgere un’indagine sulla loro reale dinamica. Ne ri­ portiamo il testo senza la firma, per esplicita richiesta del mittente. “Egregio dottor Viganò, leggo negli ultimi giorni su giornali italiani recensioni, commenti e critiche a un libro-intervista di Renzo De Felice e su sue ipotesi circa la presunta responsabilità degli inglesi nella decisione di far fucilare Mussolini. Al corrente delle Sue ricerche e della Sua collabo- razione con l’Istituto storico della Resistenza di Como nel tentativo di fare chiarezza in merito e per far cessare le dicerie di ogni genere che in particolare in questi anni sono state date in pasto ai giornali come ‘verità’, vorrei precisarLe quan­ to segue. Per alcuni mesi ho avuto occasione di occuparmi della vicenda. Sono arrivato infatti a Como il 29 aprile 1945 con il preciso incarico di svolgere inchieste sui fatti accaduti nel Comasco nei giorni precedenti. Esecuzione di Mussolini. Ho svolto le indagini appena arrivato a Como, dopo aver preso contatto con il comando Alleato che si era stabilito in città. Secondo i risultati di quelle indagini, la fucilazione di Mussolini era avvenuta davanti al cancello di villa Belmonte 122 Marino Viganò

Documento n. 1 to da Germasino che per la sera non era possibile fare alcuna azione perché la forza disponibile era di pochi uomini male armati e che era opportuno Relazione del Maresciallo capo della Regia Guardia fare i preparativi la notte e nelle prime ore del gior­ di Finanza di Paola Francesco 828 VO/50 apparte­ no successivo dare l’assalto alla brigata nera. Poco nente alla Brigata di Dongo sui fatti dell’8 settem­ dopo però venni informato che i componenti della bre 1943 e 26 aprile 1945 e giorni successivi25. suddetta Brigata nera avevano deciso la fuga, co­ me infatti avvenne con una barca, dirigendosi ver­ [...] nel pomeriggio dello stesso giorno 26 il Briga­ so Menaggio. Perciò ne diedi comunicazione al co­ diere Buffelli che si trovava al comando provviso­ mandante della Brigata di Germasino pregando di rio della Brigata di Dongo durante l’assenza del far scendere a Dongo quei pochi uomini disponibi­ sottoscritto, mi fece sapere che si doveva allonta­ li per occupare il paese. Intanto i patrioti del posto nare da Dongo per ragioni di servizio per conto e la popolazione tutta erano in pieno fermento pre­ della 52a Brigata Garibaldi e quindi era necessaria sentandosi in caserma a chiedere armi ai quali fu­ la mia presenza in caserma. Senza indugio mi por­ rono distribuite le poche armi che si trovavano in tai presso il comando della Brigata e per telefono caserma. Verso le ore 18,30 del giorno 26 il dottor presi contatto col comandante della Brigata di Rubini Presidente provvisorio del Comitato Na­ Germasino che a sua volta era in contatto con ele­ zionale di Liberazione [ite] di Dongo a mezzo tele­ menti partigiani. Per tutto il pomeriggio oltre che fono, mi invitò presso il comune per collaborare col comandante della Brigata di Germasino tenni col comitato stesso. Portatomi subito al Palazzo continuamente il collegamento col comando della comunale, presi subito contatto col predetto comi­ Brigata di Gravedona comunicando loro quanto tato che come primo atto più urgente fu stabilito il avveniva a Dongo. Mentre il comandante della ripristino del comando della Stazione dei RrCc per Brigata di Germasino cercava di raccogliere tutti la custodia dei dirigenti il fascio rep. e altre persone i patrioti della zona, io gli comunicavo ogni movi­ fasciste di Dongo. Mentre mi trovavo presso il co­ mento della Brigata nera di Dongo, notizie che mi mitato venne il comandante della 52a Brigata Ga­ venivano fomite dalla signorina del Centralino te­ ribaldi al quale mi presentai mettendomi a sua di­ lefonico di Dongo che dista pochi metri dall’ex ca­ sposizione. Il predetto comandante mi incaricò di serma della Brigata nera allo scopo di attaccare la eseguire servizio d’ordine pubblico in paese in Brigata nera al momento opportuno. Verso le ore compagnia di elementi patrioti. La notte passò 17,30 circa, sempre del giorno 26, mi fu comunica­ tranquilla. Il mattino successivo, verso le ore 7,30 in località Giulino di Mezzegra il pomeriggio del 28 aprile, verso le ore 16.00, senza l’intervento né diretto, né indiretto degli Alleati — tantomeno degli inglesi. Tre persone — Walter Audisio ‘Valerio’, Aldo Lampredi ‘Guido’ e Michele Moretti ‘Pietro’ — erano in quel momento sul posto per l’esecuzione di Mussolini, ma non della Petacci. L’indagine ha permesso di stabilire che materialmente Mussolini è stato ucciso nella concitazione di passarsi il mitra fra Moretti e Audisio, impacciato nell’uso di un fucile mitragliatore che non conosceva. I colpi mortali che avevano ucciso Musso­ lini — secondo quanto mi risultava — provenivano da Michele Moretti. È comunque da escludere in modo assoluto che vi sia stata la presenza degli inglesi o che gli inglesi abbiano effettuata la fucilazione di Mussolini. In zona, in quei mo­ menti, non vi erano assolutamente informatori, agenti o militari delle forze alleate. In più ho parlato subito di persona con Michele Moretti di questa vicenda e lui non ha escluso di esser stato lui a uccidere Mussolini, anzi, per me lo ha affermato, a meno che non si sia trattato di una questione di interpretazione quando mi ha detto: ‘Mi l’ho mazaa!’, alla presenza di uno dei suoi, il vicequestore Fernando Cappuccio. Può anche darsi abbia detto: ‘A l ’emm mazaaP. Sfuma­ ture dialettali... E anche vero che il questore di Como, Luigi Davide Grassi, non ha affatto incoraggiato queste indagini: a lui come ai vicequestori, Fernando Cappuccio ‘Fiore’ e Cosimo Maria De Angelis, come al prefetto di Como, Virginio Bertinelli, quest’indagine non interessava per niente. Anzi, il questore mi diceva sempre: ‘Lascia stare. Questa faccenda non ci riguarda, è una cosa fra di loro, una questione tra i partiti. A noi cosa interessa se Mussolini l’ha ucciso l’uno piuttosto che l’altro?’. Ma naturalmente tanto il prefetto come il questore sapevano benissimo che non erano stati né gli inglesi, né gli americani. Per ragioni che potrà facilmente comprendere, non mi è possibile firmare questa lettera. Ma La prego di credere che quanto Le scrivo corrisponde a quanto ho di persona visto, ascoltato o verificato attraverso le mie indagini”: Lettera all’autore, s.L, 12 settembre 1995, in Archivio autore. 25 Asgdf, Documento n. 269, s.d. Arresto ed esecuzione di Mussolini 123

circa, si ebbe notizia che era giunta a Musso, paese quel automezzo si trovava qualche gerarca nasco­ a qualche km. da Dongo, una colonna tedesca sto. Allora subito ordinai al partigiano Negri Giu­ composta di 30 autocarri, una autoblinda ed alcu­ seppe da Dongo di salire su quell’autocarro ed ese­ ne macchine di lusso. Il comandante della 52a Bri­ guire una minuziosa perquisizione indicandogli gata Garibaldi detto “Pedro” subito informato si anche di guardare bene sotto i materiali che si tro­ portò con alcuni patrioti presso la predetta colon­ vavano dietro il posto di guida perché vi era qual­ na e preso contatto col comandante della colonna che cosa che assomigliava alla figura di un uomo. stessa per parlamentare. Il Pedro fece presente al Il Negri obbedì e salito sul camion iniziava la per­ comandante tedesco che sarebbe stato inutile il quisizione mentre io sorvegliavo sempre le mosse tentativo di passare perché la zona era compieta- dei soldati tedeschi. Quando il Negri si avvicinò mente occupata da patrioti. Il comandante tede­ al punto dove io precedentemente gli avevo indica­ sco fece presente al comandante Pedro che voleva to ed alzate le coperte, mi accorsi che i militari sud­ parlamentare con il comando superiore dei patrio­ detti dichiararono qualche cosa al Negri, ma non ti. Difatti con una macchina tedesca l’ufficiale con mi fu possibile capire le vere parole che poi seppi alcuni suoi uomini ed il comandante della 52a Bri­ che gli avevano dichiarato che ivi era un loro ca­ gata Garibaldi ed alcuni aiutanti si portarono a merata ubriaco. Il Negri non si convinse delle di­ Chiavenna per parlamentare col comando supe­ chiarazioni dei militari tedeschi e alzata la coperta riore dei patrioti. Intanto tutti gli armati, come vide Mussolini. Fingeva di nulla e continuava la pure la popolazione borghese, andavano al lavoro perquisizione fino a guardare bene tutto il camion. per barricare la strada e minare il ponte della vai Terminata la perquisizione scese ed io subito gli Orba. Verso le ore 12 i lavori erano quasi ultimati chiesi il risultato della visita da me ordinata, ma e si poteva dire ormai che la colonna tedesca non il Negri era talmente confuso fino al punto di ri­ poteva più passare senza prima aver combattuto spondermi balbettando qualche parola e precisa- duramente. Alle ore 13 circa fecero ritorno i parla­ mente “c’è su il bello”. Intanto io ancora insisten­ mentari e il comandante Pedro ci comunicò che il temente gli chiedevo che cosa aveva visto, insieme comando di Chiavenna aveva deciso di lasciar pas­ ci portammo verso la piazza. In quel momento ap­ sare i tedeschi armati senza fare uso delle armi; pariva Bill — Lazzaro Urbano — ex Guardia di nessun italiano però doveva passare con la colon­ Finanza, al quale il Negri si fece incontro gridan­ na stessa e per cui noi dovevamo visitare tutte le do “ Bill su quel camion c’è Mussolini” . Io, Bill e macchine per tale scopo. Per cui fu deciso di far alcuni uomini ci precipitammo verso il camion. proseguire la colonna fino a Dongo dove ebbe luo­ Bill salì sull’automezzo e scorto Mussolini lo invi­ go la visita a tutti gli automezzi. Io iniziai la visita tò a scendere. Mussolini lo seguì e si portò verso la per mio conto senza mai stancarmi di raccoman­ parte posteriore del camion per scendere. I soldati dare ai patrioti che mi erano vicino di eseguire le tedeschi rimasero fermi al loro posto, mentre visite minuziosamente, guardando bene fra le vali­ Mussolini li guardava e quasi con lo sguardo li in­ gie e cassette di cui erano cariche le macchine. N o­ vitava a reagire, come poi si è saputo che Musso­ nostante però le raccomandazioni ognuno agiva lini era convinto che alla sua scoperta i militari te­ per proprio conto e non si vide altro che una gran­ deschi dovevano fare uso delle armi. Mussolini fu de confusione specialmente quando furono trovati accompagnato presso il comando della 52a Briga­ i primi italiani vestiti da tedeschi (come il ministro ta Garibaldi che si trovava in un locale del Muni­ Romano, Coppola ecc.). Tutti gli armati e borghe­ cipio di Dongo. Dopo Mussolini furono catturati si scendevano a salivano sui camion ma senza ri­ tutti gli altri ministri al suo seguito e accompagna­ sultati positivi appunto perché le visite venivano ti pure al Comando della 52a Brigata. Solo Musso­ fatte superficialmente. Visto tale confusione ini­ lini e il federale Porta furono accompagnati presso ziai per mio conto un servizio di osservazione la nostra caserma di Germasino alla sera stessa per studiare le mosse dei tedeschi che occupavano verso le ore 18,30 mentre gli altri ministri furono gli autocarri. Giunto presso un autocarro già visi­ lasciati tutta la notte presso il municipio di Dongo tato parecchie volte notai che l’atteggiamento dei ove io prestai servizio di guardia tutta la notte. Il militari tedeschi che vi erano a bordo era sospetto giorno successivo e seguenti, sempre a disposizio­ fino al punto di farmi pensare con certezza che su ne della 52a Brigata Garibaldi prestai la mia opera 124 Marino Viganò per la sistemazione del Presidio di Dongo collabo- nel capire la gravità della situazione e non avesse rando sempre con il Cnl [sic] di Dongo. La presen­ agito così opportunamente, la colonna tedesca te dichiarazione viene documentata dagli uniti avrebbe attaccato, senza fallo, com’era suo inten­ giornali Popolo Comasco del 5/7 e 8/8/1945. dimento, dato l’esiguo e sparuto numero di uomi­ ni che le stavano contro. A Bill si deve la pacifica Il maresciallo capo soluzione dei fatti accaduti a Dongo. Nell’indi­ menticabile 27 aprile, concluso l’accordo con il co­ di Paola Francesco mandante della colonna tedesca, Pedro va a Mus­ so ad arrestare i vari membri del governo fascista che si erano rifugiati in casa del Parroco e Bill Documento n. 2 scende in Piazza a Dongo per eseguire il controllo sui camion della colonna. Dopo vari minuti arre­ sta Claretta, Marcello Petacci e l’amante di que­ Relazione sull’attività svolta dal Capitano del Cvl st’ultimo, che volevano proseguire mediante la Lazzaro Urbano (Bill) durante il periodo clande­ presentazione di documenti falsi, in cui era dichia­ stino ed insurrezionale26. rato Marcello Petacci era il console Spagnolo in Milano e la sua amante era la moglie. Bill li fa tra­ [...] Il 26 Aprile, pur mancando assolutamente di durre in Municipio sotto strettissima sorveglianza. notizie dai suoi Comandi, occupa con Pedro ed al­ Proseguendo nel controllo viene informato da un tri sei garibaldini Domaso, ordinando poi ai fasci­ suo garibaldino che Mussolini si trova in un ca­ sti e ai tedeschi della zona che va da Dongo a Du- mion poco distante da quello che sta visitando. bino [jj'c], dove riesce con l’aiuto di Pedro, a disar­ Bill segue il suo informatore che dopo avergli indi­ mare i tedeschi che avevano resistito tutto il gior­ cato il camion dove trovavasi Mussolini, si appar­ no agli “ultimatum” dei partigiani della zona. Il ta per paura che i tedeschi abbiano a far fuoco al­ 27 Aprile dopo l’intimazione di fermarsi, si reca l’atto della cattura. Da notare che i tedeschi, come con Pedro dal Comandante della colonna tedesca ebbe a confermare in seguito Mussolini avevano che si trovava appena prima di Dongo, e poi, men­ l’ordine di aprire il fuoco in caso che l’ex duce fos­ tre Pedro si recava col Comandante tedesco a se stato scoperto. Bill invece non si cura del perico­ Chiavenna per conferire col Comandante della Ia lo, e, dopo aver inutilmente interpellato l’indivi­ Divisione “ Spluga” , Bill, preso il Comando della duo, sale sul camion e mentre la folla attornia il zona, organizzava prontamente per la difesa; mina camion, scopre il capo di Mussolini e riconosciu­ il ponte che trovavasi poco prima di Dongo; di­ tolo lo disarma e lo arresta traducendolo poi in spone vari nuclei di uomini armati di mitraglia e una saletta del Municipio. [...]. mitragliatori requisiti il 26 ai fascisti ed ai tedeschi, poco sopra la rotabile, e raccoglie gli uomini della F.to Luciano Bosisio. zona, preparandoli per un eventuale attacco alle Menaggio, li 31 agosto 1945. forze tedesche che disponevano di circa 300 uomi­ ni armati di mortai, di autoblinde, di mitraglieri e Pcc di moltissime munizioni; fa allontanare dal paese i Il capitano comandante bambini, le donne ed i vecchi, così quando il Co­ Salvatore Cervone mandante tedesco ritorna, vedono [ììc ] un così perfetto apparato di forze, cede e chiede solo il transito per i soldati tedeschi, mentre prima voleva a tutti i costi passare con tutta la colonna al com­ Documento n. 3 pleto. La prontezza con cui è stata svolta tutta questa manovra è una chiara documentazione del­ l’abilità tattica e strategica dell’audacia del Bill e Relazione sull’attività svolta dal brigadiere tenen­ se egli non avesse dimostrato la sua prontezza te Scappin Antonio 59743/28 in seno al movimento

26 Asgdf, Documento n. 216, Como, 3 agosto 1945. Arresto ed esecuzione di Mussolini 125 patriottico che ha portato alla liberazione dell’Al­ nocchia un mitra e vestiva la divisa della milizia ta Italia27. con cinturone e pistola, scese senza dir parola e fu accompagnato nella sede del Municipio di D on­ [...] La notte tra il 26 e il 27 lavorammo per siste­ go. Nella sala del Consiglio municipale, poco do­ marci a difesa temendo la reazione dei fascisti di po la cattura, io vidi il signor Mussolini e mi parve Como e di Lecco, e il Comandante impartiva l’or­ molto abbattuto. Dal Comandante della 52a seppi dine al distaccamento Mogni, dislocato sopra poi che il brigadiere Buffelli Giorgio ebbe l’incari­ Dongo, di entrare in azione per occupare il se­ co di accompagnare l’ex Duce nella nostra caser­ guente paese. Quando i Garibaldini entrarono in ma di Germasino dove fu custodito fino a notte Dongo lo trovarono sgombro dappertutto dai fa­ inoltrata, quando per mezzo di un’automobile scisti i quali saputo che Gravedona era caduto me­ venne accompagnato in località Giulino di Mezze- diante barche la stessa sera del 26, si erano allon­ gra in quel di Azzano (Como). Scendendo da Ger­ tanati. La mattina del 27 arrivò nei pressi Musso masino, nel passare per Dongo, a Mussolini fu (a un km. circa da Dongo) un’auto colonna tede­ unita la Petacci, la quale riconosciuta in macchina sca che subito segnalata fermata nell’ambito di convogliata nella stessa colonna tedesca ed arre­ Musso. Poiché le forze patriottiche non erano in stata, unitamente al fratello Marcello, chiese di es­ numero sufficiente per accettare eventualmente sere vicina all’amico. Testimone oculare mi confi­ battaglia, fu deciso fra i capi della 52a di entrare dò che nelle prime ore del 28 Mussolini e la Petacci in trattative allo scopo di guadagnar tempo per furono prelevati dalla baita posta in frazione Giu­ trasportare in quella zona tutti i rinforzi possibili. lino di Mezzegra, fatti scendere il pendio fino alla In tanto provvide a minare il ponte sulla provin­ strada carrozzabile, fatti salire in automobile e ac­ ciale alle porte di Dongo detto della “Vallorba” compagnati per qualche centinaio di metri. Da­ durante le trattative il Capo della Colonna Tede­ vanti al recinto di una villa furono fatti scendere sca chiese di parlare col Comandante in Capo e disposti con le spalle rivolte al cancello di ferro, dei Partigiani e fu accompagnato al Comando di fucilati entrambi al petto. A Dongo, dopo la cattu­ Divisione in Chiavenna. Dove ottenne libero il ra di Mussolini, arrivavano man mano i gerarchi passaggio a condizioni di abbandonare tutti gli del seguito catturati nell’autoblinda di Musso e italiani eventualmente a bordo e di lasciar visitare nelle macchine incolonnate coi tedeschi e giunti gli automezzi uno per uno. È così che la colonna con essi a Dongo. Porta federale di Como, Pavoli­ arrivò in piazza a Dongo, mentre un’autoblinda ni ex Comandante delle brigate nere, Barracu e al­ facente parte della colonna rimase a Musso dove tri. L’indomani in piazza a Dongo furono tutti fu­ venne successivamente attaccata e immobilizzata cilati. Terminata la visita all’autocolonna, dopo e nella quale vennero arrestati Pavolini, Porta, l’arresto dell’ex Duce, questa prosegui verso sera Barracu ed altri. Durante la visita dell’autocolon­ ed io ricevei l’ordine di lasciarla passare. [...] Dopo na un garibaldino, Negri, per ordine del marescial­ aver consegnato tutto il materiale a incaricati del lo del Corpo Di Paola, il quale unitamente al ma­ Comando Settore di Morbegno, i tedeschi, sotto resciallo Nanci e al brigadiere Buffelli, si era messo scorta armata dei garibaldini, furono accompa­ a disposizione della 52a, sali in camion e credente] gnati fino a Chiavenna secondo le condizioni di re­ di scorgere Mussolini tra i soldati germanici. Sce­ sa pattuite. Di ritorno da Morbegno fui avvisato se, corse a chiamare uno dei capi e trovò il v. Com­ che il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Ita­ missario Bill, al secolo Lazzaro Urbano, già finan­ lia di Milano aveva telefonato a Gera, per mezzo ziere della Compagnia di Chiavenna, fuggito nel della linea diretta della Società elettrica Comaci- settembre 1944 per unirsi ai partigiani, confidò il na, chiedendo di me. Ottenuto il collegamento dubbio. Bill salito sullo autocarro, tolse il cappot­ mi chiesero la situazione della forza, mi diedero to tedesco che copriva il supposto Mussolini e ac­ notizie sulla Valtellina dove i fascisti resistevano certatosi trattarsi veramente dell’ex Duce lo invitò e m’impartivano l’ordine di ostacolare la colonna a scendere dichiarandolo prigioniero della 52a Bri­ tedesca segnalata da Como verso Sondrio. Risposi gata Garibaldina. Mussolini, che teneva tra le gi­ che detta colonna si era già arresa, che tutta la

27 Asgdf, Documento n. 275, Gera Lario, 2 maggio 1945. 126 Marino Viganò sponda settentrionale dell’alto lago era sotto no­ Mera invio quanti uomini mi rimangono, com­ stro controllo e assicuravo d’informare il Settore presi i membri della popolazione civile ai quali di­ di Morbegno circa le notizie sulla Valtellina. stribuisco le armi catturate ai tedeschi. Pedro, Con successiva comunicazione diedi i primi parti­ raggiunto Musso, s’incontra col comandante te­ colari sull’arresto di Mussolini e sui principali fatti desco e lo accompagna a Chiavenna presso il Co­ dei quali ero stato testimone diretto e indiretto. mando della Divisione Garibaldina per le tratta­ [...] tive. Qui, tra questi viene stabilito che i germanici possono transitare abbandonando però tutti gli italiani che eventualmente avessero a bordo. Do­ F.to Brigadiere t. Antonio Scappin po un po’ di riluttanza il tedesco accetta le condi­ zioni. A Musso ecco l’autocolonna mettersi in Visto, i fatti sopra esposti corrispondono a verità moto, dopo una breve e vivace discussione con Zona operazioni, li 15 maggio 1945 gli occupanti l’autoblinda italiana i quali, messi al corrente dai tedeschi delle condizioni pattuite Il Commissario Politico II Comandante coi patrioti, non intendono piegarsi al rispetto dei patti e restare a Musso in mano dei partigiani. della 52a Brigata Mentre l’autocolonna raggiunge Dongo e si fer­ ma in piazza per subire la visita degli automezzi, (Lazzaro Urbano Bill) F.to Pier Luigi Bellini una breve e furiosa battaglia si accende tra i par­ delle Stelle “Pedro” tigiani e l’autoblinda, che poco dopo si arrende e sulla quale vengono arrestati Barracu, Porta, visto Bombacci, Romano e altri. Pavolini invece, sceso p. il comando della piazza di Como di soppiatto, fu scoperto mentre tentava di na­ F.to T.Colonnello Luciano Bosisio scondersi tra le rocce della scogliera e, rincorso, venne arrestato ferito all’occhio sinistro da una fucilata sparatagli da un volontario. In piazza a Documento n. 4 Dongo una discreta folla circonda gli autoveicoli fermi: Garibaldini, Guardie di Finanza, qualche Relazione del brigadiere Scappin28. carabiniere in congedo, volontari della resistenza, volontari dell’ultima ora fan ressa intorno all’au­ [...] Nelle prime ore del 27, ad opera del distacca­ tocolonna. Sguardi guardinghi e preoccupati dei mento garibaldino “Mogni”, veniva occupato an­ tedeschi che dall’alto degli autocarri osservano che Dongo da dove la sera del 26, mediante bar­ meno baldanzosi e sicuri di un tempo malgrado che, i componenti la Brigata Nera che lo presidia­ siano ancora armati fino ai denti con armi mo­ vano, si erano allontanati. Il 27 mattina a Musso, dernissime e di ogni tipo. Viene iniziata la visita un certo capitano Barbieri dà l’alt ad una nume­ piuttosto sommaria giacché si trattava di fermare rosa colonna di automezzi tedeschi in testa ai solo le persone. Di tanto in tanto qualcuno veni­ quali risalta una grossa autoblinda italiana. Ai te­ va “scovato” e avviato verso il Municipio di deschi, sospettosi e guardinghi, Barbieri spiega Dongo. La visita era ormai terminata quando il l’impossibilità di lasciarli passare. Il comandante maresciallo capo della Guardia di Finanza Di della colonna chiede di parlamentare col capo Paola Francesco, messosi a disposizione della dei patrioti e Barbieri manda a chiamare Pedro 52a Brigata Garibaldi, ordinava al garibaldino che nel frattempo, avvertito dalle staffette dell’ar­ Negri Giuseppe, ex sotto capo di marina, di salire rivo della autocolonna mette in allarmi tutti i re­ su di un camion. Il garibaldino obiettò che tale parti da lui dipendenti e manda a me l’ordine di veicolo già era stato visitato, ma il sottufficiale in­ spedire rinforzi più numerosi che è possibile. La­ sistè col dire che “non si è mai guardato abba­ sciato in luogo le sole forze indispensabili per ga­ stanza bene quando si è guardato bene”. Il Negri rantire l’ordine e presidio del Ponte del Passo sul salì sul camion e scorse, immediatamente dietro

28 Asgdf, Documento n. 273, s.d. Arresto ed esecuzione di Mussolini 127 alla cabina di guida, un individuo in gran parte mi ordinò di partire subito per l’estremo alto la­ occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai sol­ go, zona militarmente sotto il mio comando, dati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata per adottare le misure di sicurezza lungo il tragit­ tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente to che la colonna, ormai libera di proseguire, do­ il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso veva percorrere, perché la strada che da Dongo la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò del­ per Gravedona-Domaso-Gera Lario e Sorico la spiegazione e tirò un lembo della coperta sco­ conduce in Valtellina. [...] G iunto a Gera vengo prendo la testa del signor Mussolini che riconob­ avvertito che il Cvl di Milano per mezzo del tele­ be. Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri fono di proprietà della Soc. Elettrica Comacina ammutolì, scese e si mise alla ricerca di un co­ aveva chiesto di me. Vado all’apparecchio e otte­ mandante. Trovato Bill confidò la scoperta. Men­ nuta la comunicazione con Milano do la notizia tre la notizia si diffondeva rapidamente fra i pre­ del fermo definitivo della colonna e dell’arresto senti, Bill, salito sul camion e tolta completamen­ del sig. Mussolini col seguito operato a Dongo. te la coperta, invitava il signor Mussolini a scen­ Due ore dopo sono nuovamente chiamato al tele­ dere dichiarandolo prigioniero della 52a Brigata fono e dall’ingegnere capo Lucio di Milano della Garibaldi. Presente era anche il maresciallo della predetta Società Comacina ricevo l’ordine del Guardia di Finanza Nanci Francesco, sceso da Comando Generale del Cvl di: “vigilare Mussoli­ Germasino per offrire la sua opera ai volontari. ni senza fargli del male, anzi di usargli un tratta­ Mussolini, che vestiva la divisa della Milizia fasci­ mento buono”, e testualmente: “piuttosto che sta sotto un pastrano militare tedesco e che era fargli del male lasciarlo andare”. Rispondo che armato di mitra, una pistola automatica “Glisen- senza maltrattarlo lo avremmo bene vigilato e ti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinan­ che avrei subito trasmesso l’ordine al Comandan­ za degli ufficiali, scese senza un motto saettando te della 52a. Diffatti, mediante staffetta, spedii su­ sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era bito un biglietto che Bill e Pedro dichiararono di ammassata una folla numerosa che inveiva e im­ aver ricevuto. A Dongo intanto, passato il primo precava all’indirizzo dell’ex duce. Bill rassicurò momento di euforia, il Comandante della 52a si Mussolini che nessuno gli avrebbe torto un capel­ preoccupò di far partire Mussolini per altra loca­ lo finché fosse rimasto prigioniero della 52a, al lità, e ciò per ovvie ragioni. Scelsero Germasino, che l’ex duce parve sollevato e rassicurato. La sa­ paesino di montagna posto sopra Dongo, e la Ca­ la al piano rialzato, lato sinistro entrando, del serma della Regia Guardia di Finanza fu la se­ municipio di Dongo fu la prima tappa di Musso­ conda tappa del prigioniero. Pedro e il brigadiere lini prigioniero e fu in questa sala che io incontrai Buffelli Giorgio accompagnarono Mussolini las­ l’ex capo della ormai tramontata repubblica di sù dove fu affidato al comandante di quella Bri­ Salò, presenti il sindaco di Dongo, il partigiano gata, brigadiere Spadea Antonio. Dopo poche Corbetta e il signor Mallone di Gera Lario. In ore, a notte inoltrata, Mussolini fu nuovamente un angolo della sala, scamiciato e con un asciuga­ prelevato da Germasino e riaccompagnato a mano al collo, stava seduto il federale di Como, Dongo, dopo avergli fasciato la testa per renderlo Porta, mentre Pavolini era appoggiato al tavolo irriconoscibile lungo il tragitto da percorrere. di centro in piedi, intento a medicarsi la ferita al­ Questa volta la meta era Brunate sopra Como. l’occhio sinistro. Allorquando mi accingevo ad A Dongo breve sosta per prelevare la Petacci, la uscire, entrò Barracu scortato da due garibaldini, quale fermata in una macchina civile accodata al­ il quale appena scorto Mussolini, messosi sull’at­ l’autocolonna tedesca, unitamente al fratello tenti, alzò il braccio sinistro nel saluto romano e Marcello, alla di lui amante con due bambini, disse: “Duce, ai vostri ordini!”. Il sindaco di era stata successivamente riconosciuta e che in Dongo redarguì l’ex gerarca dicendo testualmen­ un colloquio avuto col comandante Pedro, dopo te: “Qui non c’è un duce e lei si ricordi che è no­ aver professato il suo amore sincero e disinteres­ stro prigioniero”. Barracu abbassò la testa e ri­ sato per il “Duce” aveva chiesto di essere unita a spose: “ Sì, sì!” . Mussolini guardava e taceva. La­ “lui”. È notte fonda quando le macchine con sciai quindi la sala e mi avviai al portone d’in­ Mussolini, la Petacci e la scorta partono per Co­ gresso. Sulla gradinata incontrai Pedro, il quale mo. Superata la Tremezzina si fa strada tra i 128 Marino Viganò componenti la scorta il dubbio che gli alleati, già Valerio le ordina di scostarsi e fattosi dare la pi­ arrivati a Cemobbio, possano fermare le macchi­ stola automatica dell’accompagnatore, con una ne, riconoscere il sig. Mussolini e dichiararlo loro raffica li abbatte entrambi. Poco dopo i due par­ prigioniero. Viene allora deciso il ritorno, senon- tigiani, che erano stati le ultime sentinelle dell’ex ché giunti ad Azzano il capitano Neri, capo della duce, arrivano sul posto e si fermano di fronte scorta, consigliò di far sostare i due prigionieri in ai cadaveri: una pioggerella sottile comincia a ca­ una casa di montanari, posta in frazione Giulino dere e i due indifferenti dopo un ultimo sguardo di Mezzegra, che già aveva servito tante volte da alla coppia tristemente famosa se ne vanno. Ver­ ospitale rifugio ai Garibaldini durante l’oppres­ so sera un camion carico di cadaveri dei giustizia­ sione. Mussolini e la Petacci vengono accompa­ ti a Dongo si ferma nei pressi, riceve le spoglie ir­ gnati lassù: due garibaldini restano di guardia: rigidite dalla morte, e riparte per Milano dove uno di essi è “Sandrino” quel tale Guglielmo scaricherà il lugubre carico in . Cantoni che fu presente al fermo definitivo della colonna a Ponte del Passo. L’indomani 28 da Mi­ Bg. Scappin A. lano arrivano a Dongo una quindicina di uomini in divisa partigiana ed un certo Colonnello Vale­ rio. Quest’ultimo dichiara d’essere arrivato per far giustizia sommaria dei fascisti catturati dicen­ Documento n. 5 dosi mandatario del Comando Generale Cv della Libertà. Qualcuno tenta di opporsi ad un ordine cosi draconiano: il sindaco di Dongo indignato Comando della Brigata di Frontiera di Germasi­ darà le dimissioni in segno di protesta. Pedro sog­ no. Relazione di servizio del Comandante della giace al vincolo della disciplina militare che gli Brigata sugli avvenimenti insurrezionali del gior­ impone obbedienza e si piega, sia pur contrariato, no 26 Aprile 1945 e seguenti. Al Comando della agli ordini superiori. Nel pomeriggio del 28 men­ Tenenza R. Guardia di Finanza Dongo29. tre in Dongo si fanno preparativi per la fucilazio­ ne dei gerarchi catturati, che verso le ore 16,30 Alle prime ore del pomeriggio del giorno 26 del scontano con la morte il loro passato, Valerio e mese di Aprile c.a., venuto a conoscenza a mezzo un altro partono in auto alla volta di Giulino di della radio della celere avanzata delle truppe Al­ Mezzegra. Qui giunti salgono alla casetta monta­ leate verso Milano e appreso che i vicini paesi di na ignara del dramma che sta per giungere al suo Gera e Domaso erano già stati liberati dai valorosi epilogo, ed entrano nella stanza dei prigionieri. partigiani scesi dai monti circostanti, lo scrivente, Mussolini in calzoni e camicia chiede cosa voglio­ al fine di poter far fronte ad ogni richiesta di col­ no e sentito che deve partire sollecita l’amante, laborazione coi Patrioti per la liberazione della zo­ ancora a letto, ad alzarsi. Dieci minuti dopo esco­ na dai nefasti elementi nazi-fascisti, provvide, di no tutti all’aperto e raggiunta la macchina salgo­ propria iniziativa a mobilitare n. 15 giovani di Ger­ no: l’auto si mette in moto e s’avvia lentamente masino e Garzeno, che vennero armati e tenuti per la strada che si innesta alla statale del lago pronti per l’impiego. Verso le ore 16 dello stesso di Como. I due partigiani di guardia, terminato giorno, appreso che tutti i militari del Distacca­ ormai il loro compito, raccolgono le poche cose mento della Milizia Confinaria di Stazzona aveva­ rimaste si incamminano giù per la china. Giunta no abbandonato la caserma per raggiungere Gra- di fronte alla villa la macchina si arresta. Musso­ vedona, portando seco con tre carretti tutte le ar­ lini e la Petacci son fatti scendere e posti contro il mi e parte del materiale di casermaggio, lo scriven­ cancello di ferro che immette nel giardino. Vale­ te, allo scopo di evitare il saccheggio da parte della rio pronuncia la sentenza di morte in nome di popolazione del materiale ancora rimasto nella ca­ un supposto popolo italiano e punta l’arma verso serma, di propria iniziativa si recò sul posto, dove, i fucilandi, ma il colpo non parte. La Petacci getta dal prete della parrocchia ricevette le chiavi della le braccia al collo dell’amico invocando pietà, ma caserma, a lui consegnate dal Brigadiere Piccinini

29 Asgdf, Documento n. 274, Germasino, 7 luglio 1945. Arresto ed esecuzione di Mussolini 129 della Milizia Confinaria, perché le facesse recapi­ Mussolini e Porta, i quali alle ore 23,30 furono ac­ tare a questo comando. Nonostante l’immediato compagnati a letto, avendo essi manifestato il de­ intervento, parte del materiale di casermaggio siderio di andare a riposare. Il Porta venne messo era stata già asportata dai civili, che si erano intro­ a dormire in una stanza, mentre Mussolini venne dotti forzando le porte. Si provvide subito a tra­ da me assicurato nella prigione, della quale io per­ sportare a mezzo di carretti presso questo Coman­ sonalmente custodii la chiave. Alle ore 1 del gior­ do il materiale di maggior valore rinvenuto. Intan­ no 28, lo stesso conte Bellini delle Stelle, giunto a to essendo sopraggiunta la sera, per ragioni di si­ Germasino in macchina, prelevò il Sig. Mussolini curezza si dovette sospendere, col proposito di dopo avergli fasciato il viso al fine, credo, di ren­ trasportare la poca mobilia che vi rimaneva il gior­ derlo irriconoscibile o farlo credere ferito. Alle no successivo. Per i fatti che seguono, però, non si ore 8,30 circa il surripetuto conte Bellini accompa­ potette ritornare a Stazzona che la mattina del gnò in macchina presso questo Comando i Sigg. giorno 29. Si ebbe però a constatare che ciò che Casalinovo Vito, aiutante di Campo di Mussolini, vi era rimasto, era stato portato via, pare, dai gio­ Barracu Piero Maria [recte\ Francesco Maria], Sot­ vani garibaldini del posto. Intanto nella stessa se­ tosegretario alla Presidenza e Utimperger, federale rata del 26, il m.c.t. Nanci Francesco che trovavasi di Lucca e successivamente, alle ore 10, i Sigg. Pa- là presso la sua famiglia per fruire un permesso, volini Alessandro, segretario del Partito e Coman­ durante la mia assenza dopo il ritiro dalla caserma dante delle Brigate Nere e Bombacci Nicola, pub­ della Milizia del materiale di cui è detto sopra, era blicista, i quali, come gli altri, vennero custoditi e venuto in caserma dove ricevette le varie telefona­ vigilati. Alle ore 16,30 i predetti Pavolini, Casalino­ te fatte dal m.c.t. Di Paola Francesco di Dongo, il vo, Barracu, Bombacci, Porta e Utimperger furono quale chiedeva rinforzo di uomini in quel paese prelevati dal Comandante conte Bellini e portati in per necessità di ordine pubblico e per quanto altro macchina a Dongo, dove alle ore 17,30 circa venne­ potesse occorrere in previsione degli avvenimenti ro fucilati, essendo stata annunciata per essi senten­ che stavano per maturare. In seguito a ciò il mare­ za di morte. Per la vigilanza dei detenuti e della ca­ sciallo Nanci decise di recarsi subito a Dongo per serma, nonché per il servizio d’ordine del paese e prestare la sua opera. Egli difatti chiese se potevo della zona circostante, questo Comando ha provve­ mettergli a disposizione degli uomini armati ed io duto coi propri militari e con i mobilitati civili, ai ordinai ai finanzieri Alghisi e Zagolin ed a mobili­ quali si sono aggiunti i partigiani provenienti da tati civili di mettersi agli ordini di tale sottufficiale, Dongo. [...] Si fa riserva di trasmettere, appena pos­ insieme al quale si sarebbero dovuti recare a Don­ sibile, documentazione di quanto detto nella pre­ go per sei-vizio. Lì essi rimasero sino al pomeriggio sente relazione. del giorno 27, dove presero parte al fermo della co­ lonna tedesca proveniente da Como, negli auto­ Il brigadiere comandante mezzi della quale furono rinvenuti Benito Musso­ (Spadea Antonio) lini ed altri noti gerarchi del Fascismo. Alle ore 19,30 del giorno 27, questo Comando ricevette in consegna dal Comandante dei Partigiani, conte avvocato Bellini delle Stelle, soprannominato “Pe- Documento n. 6 dro” , giunto in macchina da Dongo, il Sig. Benito Mussolini ed il Federale di Como Paolo Porta. Il seguito del suddetto Comandante era composto Fermo di Mussolini a Dongo. Relazione del mare­ di molti giovani partigiani ed era con essi anche sciallo capo Nanci Francesco. Al Comando della il b.t. Buffelli Giorgio, Comandante del Distacca­ Legione Guardia Finanza Milano30. mento di Dongo. A tutti venne offerta la cena e l’alloggio in caserma, meno che al surripetuto Co­ [...] Alle ore 7,30 circa del successivo giorno mandante, il quale fece ritorno a Dongo. Alle ore 27.4.1945 giunse a Dongo la notizia che una co­ 21 circa, personalmente ho servito la cena ai Sigg. lonna tedesca forte di un’autoblinda seguita da

30 Asgdf, Documento n. 270, Rho, 8 maggio 1945. 130 Marino Viganò circa 36 mezzi armatissimi era in marcia verso per riprendere daccapo la visita e mi soffermai al Dongo, proveniente da Menaggio. A Musso, co­ quinto automezzo sul quale dietro mio ordine il mune che dista da Dongo un km. circa, la colonna maresciallo Di Paola fece salire il patriota certo venne fermata da elementi della 52a Brigata Gari­ Negri Giuseppe il quale procedette ad una secon­ baldi. Il comandante della colonna tedesca che ri­ da e terza visita infruttuosamente. Istruitolo me­ copriva il grado di ten.col. delle SS germaniche, glio sul modo di rovistare fra gli zaini e le valigie avendo accettato di trattare, fu condotto verso il e le cassette e le coperte il Negri iniziò una quarta Comando della 52a Brigata Garibaldi di stanza a visita. Io stavo dappresso per la ragione che i sol­ Morbegno ove si svolsero le trattative che duraro­ dati tedeschi che si trovavano sull’automezzo, ar­ no fino alle ore 12 circa. In forza degli accordi la mati di ben sei mitragliatrici pesanti, avendo nota­ colonna avrebbe potuto continuare il viaggio sen­ to la nostra insistenza, cominciarono a manifesta­ za attaccare od essere attaccata ma con l’obbligo re il loro disappunto attraverso gesti che rivelava­ di lasciare in nostre mani gli italiani che eventual­ no la loro intenzione di innestare le mitragliatrici mente facessero parte della colonna stessa. Dopo sui treppiedi. Fra i pochissimi armati presenti, es­ alterne vicende spiegate dal fatto che il comandan­ sendo io solo armato di mitra, e, non essendomi te della colonna non era del tutto deciso alla paci­ sfuggito il gesto dei soldati, ordinai senza esitare fica soluzione degli accordi e dopo numerosi ordi­ un istante al comandante della colonna che mi sta­ ni contradditori di fare e non fare fuoco la colonna va dappresso e che mi importunava continuamen­ senza l’autoblinda mosse dal limitrofo comune di te con la richiesta del lasciapassare per riprendere Musso alla volta di Dongo (Debbo aggiungere subito la marcia, di fare alzare le mani ai soldati per inciso che alle ore 9 circa del 27 stesso, durante puntando contemporaneamente il mio mitra con­ cioè la sosta dell’autocolonna a Musso ebbi occa­ tro quei tedeschi minacciosi. Il mio gesto deve ave­ sione di fermare a Dongo ed interrogare un finan­ re indotto quest’ultimi a desistere da ogni eventua­ ziere che proveniva da Menaggio diretto a Grave- le azione violenta, mentre il comandante della co­ dona ed appresi da questi la conferma della notizia lonna con fare irritato si scostò verso la riva del la­ che già conoscevo, ma vagamente, che Mussolini go nel quale versò la sua vescica teutonica. Nel con altri gerarchi era stato per due giorni a Me­ corso della quarta visita che frattanto si stava ese­ naggio. Ciò spiega infatti la mia condotta nelle guendo il Negri rovistando fino in fondo alla mas­ successive operazioni). Superato lo sbarramento sa delle coperte e dei teloni impermeabili scoprì in di S. Eufemia (ove era stato concentrato il grosso parte il volto di un uomo che il Negri dice di aver delle forze della 52a Brigata Garibaldi a disposi­ subito riconosciuto per Mussolini. Il Negri tutta­ zione del presidio di Dongo) località situata a me­ via non avendo forse avuto il coraggio di sollevare tà strada fra Musso e Dongo la colonna giunse in Mussolini per tema della reazione dei soldati saltò piazza a Dongo ove venne da me fermata e sotto­ giù dall’automezzo e senza avermene data spiega­ posta a visita ed alla identificazione degli uomini. zione corse a confondersi in mezzo alla folla, per La collaborazione di pochi patrioti e di molti cu­ chiamare aiuto, mentre io continuavo a tenere a riosi più che volenterosi, se rivelava slancio ed at­ bada i tedeschi. Subito sopraggiunto certo Billi, tività era tuttavia slegata assai poco fattiva e tal­ al secolo Lazzari [ite], ex Guardia di Finanza e volta ingombrante e comunque niente affatto per­ Commissario Politico di una squadra di patrioti spicace. Avvalendomi allora della collaborazione della 52a Brigata Garibaldi, sollevò la persona del maresciallo capo Di Paola Francesco impartii che si era acquattata sotto un cumulo di coperte. istruzioni sul modo di procedere alla visita che die­ Dopo di essersi spacciato per un generale tedesco, de come immediato primo risultato l’identificazio­ e dopo di essere stato privato del cappotto, dell’el­ ne del pilota personale di Mussolini certo Callistri metto e degli occhiali che ne mascheravano al­ [ì /c]. Dopo una seconda visita feci scendere dagli quanto le caratteristiche fisiche, apparve final­ automezzi ove si erano occultati tre donne, fra le mente Mussolini. Mentre la colonna dopo un’ulti­ quali, credo, la Petacci, sfornite di tessera di iden­ ma visita riprendeva la marcia per essere poi arre­ tificazione e qualcuna con tessera falsa, e che con­ stata in prossimità di Colico, l’autoblinda nel segnai ai patrioti per rinchiuderle in camera di si­ frattempo veniva disarmata e i gerarchi che vi era­ curezza. Visitai tutti gli automezzi tomai indietro no annidati tutti arrestati, e condotti nella sede del Arresto ed esecuzione di Mussolini 131

locale Municipio dov’era stato rinchiuso Mussoli­ Io come sempre ho creduto ai tedeschi ma sono stato ni e gli altri. Mussolini ed il federale Porta vennero disilluso ed anche tradito, molte volte. Ero un loro poco dopo trasportati a Germasino e custoditi nel­ prigioniero e schiavo. Mi seguivano dappertutto ed la caserma della Guardia di Finanza dalle ore 17 i miei colloqui dovevano avere la durata che loro fis ­ circa del 27 alle ore 1 del successivo giorno 28. Alle savano” . “Il ministro degli esteri tedesco, come ore 1 si presentò a Germasino il Comandante della commerciante in aceto, era in ogni caso in caratte­ 52a Brigata Garibaldi detto Pedro, al secolo conte re, tuttavia soltanto voi eravate in Italia il solo cre­ delle Stelle Bellini il quale dopo di averlo bendato dente al mito della potenza tedesca, e che lo sgam­ si riprese Mussolini per altra destinazione. Duran­ betto del 25 luglio non vi ha rivelato proprio nul­ te le 8 ore di permanenza a Germasino ebbi occa­ la” . Ed egli: “Ho voluto risparmiare al popolo ita­ sione di parlare a lungo con Mussolini al quale liano la minacciata sciagura dei gas”. “Ed avete raccontai le malefatte, le criminalità commesse quindi”, riprendo io, “permesso ai tedeschi di in­ dalle associazioni a delinquere che rispondevano vadere l’Italia per continuare una guerra che quelli al nome di “legione Muti” — “Xa Mas” — “Bri­ più competenti di voi avevano ritenuta perduta, e, gate Nere” — “Milizie Varie”, ma egli si limitò per graziarci con le vostre milizie, delle delizie del­ ad ascoltare ed a tacere. Trattai pure l’argomento la guerra fratricida e civile, terrorizzando gli italia­ che riguardava il Corpo cui era stata inflitta l’onta ni che da soli sarebbero stati certamente capaci di delfallontanamento dal confine e che il meschino liberare la Patria. Mentre i vostri tedeschi non espediente della fascia dei 3 Km. mirava ad intac­ hanno avuto l’ardire con tutti i mezzi a loro dispo­ care il primo dei nostri privilegi. M’interruppe sizione di superare con un atto di forza e con l’a­ Porta ex federale di Como per dimostrare che la stuzia uno sbarramento tenuto da un pugno di pa­ Guardia di Finanza lasciava alquanto a desiderare trioti molti dei quali erano armati di sassi, dopo ed io a ribadire che ciò non rispondeva al vero in dei quali la via della Germania era libera”. “Sono quanto i posti di confine più disagiati dopo il no­ stati dei vigliacchi perché non solo non mi hanno la­ stro allontanamento non furono più vigilati da sciato fuggire ma mi hanno lasciato prendere. Con­ nessuna altra forza armata, e che comunque le ra­ tinuavano solo a buttarmi addosso coperte su coper­ gioni del parziale indebolimento della compagine te fino a soffocarmi”. “I vostri amici tedeschi”, del Corpo erano dovute principalmente al fatto soggiungo io, “in quanto a coraggio sono in ogni che molti dei nostri erano stati internati in Germa­ caso inferiori all’italiano ed in quanto ad astuzia nia ma anche ai molti espedienti tentati ed attuati non reggono al confronto. Posso comunque tran­ di estraniare il Corpo dalla sua vera missione. quillizzarvi che da Dongo non passavate certa­ Mussolini taceva, sì, ma guardava con ironia il mente inosservato, poiché dopo le prime visite in­ Porta. Il quale ad un certo momento mi chiama fruttuose, avevo financo deciso di aprire anche le in disparte per dirmi che gli argomenti trattati latte della benzina che portavano sugli autocarri. mortificavano Mussolini. Dopo qualche minuto E dopo che vi avevano portato via ai soldati tede­ di silenzio, Mussolini che passeggiava lungo la schi non sembrava vero di essersi liberati di una stanza dell’ufficio, si arrestò e soggiunse: “Unpro­ compagnia che o prima o poi li avrebbe tratti in verbio tedesco dice: nessun albero cresce fino al cie­ conflitto. Quali spese avete sostenuto per il mante­ lo” . “Ammettete quindi di essere già arrivato”, ri­ nimento dei tedeschi in Italia?”. “Quattrocentot­ spondo io: “questa constatazione è piuttosto tar­ tanta milioni al giorno che nemmeno le rotative po­ diva dopo il macabro espediente della repubblica tevano stampare per impedire che dilagasse nella re­ sociale, neo fascista, dalla quale tutto il popolo, pubblica sociale la moneta d ’occupazione che avreb­ esclusi i criminali, era assente perché nessuno più be certamente determinato il crollo della finanza”. credeva in voi”. Ed egli risponde: “ Fino a poco “E quanto credete che ci vorrà perché l’Italia si ri­ tempo fa ho fatto dopo tanti l’ultimo tentativo pres­ prenda?”. “Almeno tre generazioni”. Poi si è inte­ so Ribbentrop di cambiare rotta e di allargare le ba­ ressato del fermo delle donne delle quali ha chiesto si alle diverse correnti, ma egli mi ha risposto che ciò che gliene descrivessi il colore e la foggia dei vesti­ avrebbe determinato sfiducia alla potenza tedesca ti. Indi ha cenato, ma poco. Secondo le confessioni ancora intatta e capace di capovolgere la situazione fattemi da Bombacci la fuga di Mussolini dall’Ita­ nel campo militare come in quello politico-sociale. lia era stata studiata minutamente. Dopo i due pri- 132 Marino Viganò mi tentativi di passare dalla Svizzera, rimasti in­ (nostro distintivo) e li accompagnai nella piazza fruttuosi, ne fu fatto un terzo a Menaggio. Volen­ di Dongo. Lì giunti incominciammo la visita agli do eludere la vigilanza dei tedeschi Mussolini fece automezzi. Salito sul primo autocarro, che si tro­ credere a questi che aveva necessità di recarsi da vava subito dietro le macchine dove avevo preso solo, con la complicità della Petacci, in una stanza posto per accompagnarli a Dongo, trovai il mini­ dalla quale si accedeva su una strada opposta a stro Romano che indossava un cappotto grigio­ quella d’ingresso. Così avvenne infatti, ma allor­ verde con un elmetto italiano di vecchio tipo. Gli ché fu aperta la porta da dove poi doveva allonta­ ordinai subito di scendere ed egli spaventatissimo narsi, trovò schierati 4 tedeschi col fucile spianato. e pallido si alzò, smontò dall’autocarro e si diresse Bisognava per forza seguirli perché essi avevano verso il Comando della 52a B.G. quasi già cono­ l’ordine di portare vivo Mussolini in Germania o scesse questa strada (Evidentemente Romano di lasciarlo morto in Italia. Durante la sosta a non aveva pensato a nascondersi sotto a copertoni Musso era giunto alla colonna un contrordine se­ da camion sicuro che per il solo fatto di trovarsi su condo il quale Mussolini doveva raggiungere una di un autocarro tedesco, gli italiani si sarebbero località prossima a Chiavenna ove era pronta ben guardati dal fare qualche atto che potesse irri­ una “Cicogna” che l’avrebbe condotto in Germa­ tare la suscettibilità e provocare chissà quale rap­ nia mentre il resto della colonna doveva prosegui­ presaglia — Romano fu poco intelligente, ma più re per Sondrio fino al Brennero. Tempo tre ore. intelligenti di lui furono tutti i tedeschi che si guar­ Ma lo spirito garibaldino di quel pugno di patrioti darono bene dal fare qualche azione insana, dato della 52a Brigata Garibaldi ed il concorso non me­ che avevano capito che per loro era ormai la fine). no importante di pochi elementi della Guardia di Pago e soddisfatto di quanto avevo trovato su Finanza, decisi a farne di Dongo un campo di bat­ quell’autocarro mi recai su quello successivo e no­ taglia, ebbe ragione sui piani di siffatti personaggi. tai che i tedeschi mi guardavano con viso cattivo. Ho avuto in custodia i seguenti ex gerarchi: — Pa- Da ciò sorse il mio sospetto per quella macchina e volini — Casalinuovo — Guttemberg [ recte: mentre mi avvicinavo all’autocarro vedendo il T. Utimpergher] — Porta — Barracu e Bombacci. medico Giacobbe a pochi metri dal veicolo, gli raccomandai: “Dottore attento a quell’autocarro” Pcc e ritornai sui miei passi dirigendomi verso il Te­ Il colonnello comandante II maresciallo capo t. nente tedesco che comandava la colonna, perché Alfredo Malgeri F.to Francesco Nanci salisse con me su quella vettura, ormai entrata nei miei dubbi per prevenire qualche cattiva inten­ zione da parte dei militari tedeschi che mi avevano sogguardato in modo cattivo. Dopo qualche istan­ Documento n. 7 te tornai, dirigendomi verso l’automezzo e quando vi giunsi, accompagnato dal Tenente che era venu­ to con me, trovai Mussolini in piedi sull’autocar­ Relazione sui fatti insurrezionali del giorno 26/4/ ro, pallido in viso, che stava per scendere. Seppi 1945 e successivi31. poi che nel breve intervallo che separò la mia as­ senza per andare a chiamare il Tenente, qualche [...] Dato che i tedeschi avevano premura si venne borghese era salito (avendo sentito quando gridai alla determinazione di lasciarli passare e farli poi il mio sospetto al Dottore) ma la visita aveva dato fermare nella piazza di Dongo, dove avrebbe avu­ esito negativo. Salì pure il patriota Negri o meglio to poi luogo la visita agli automezzi ed a operazio­ più che salire si aggrappò all’automezzo per vede­ ne ultimata i tedeschi sarebbero stati accompagna­ re ed osservare. Non vide nulla di sospetto e stava ti fino a Colico. Così infatti avvenne. Fui incarica­ per tornarsene, quando il nostro Maresciallo di to di salire sulla prima macchina tedesca dove tro- Finanza Di Paola Francesco, che trovavasi li vici­ vavasi pure l’ufficiale tedesco parlamentare con no, fece presente al Negri che così non si visitava una bandiera bianca (segno di resa) ed una rossa l’autocarro, ma che era necessario salire, vedere i

31 Asgdf, Documento s. n., Dongo, 15 maggio 1945. Arresto ed esecuzione di Mussolini 133

documenti dei militari e guardare sotto ad even­ collega di volersi interessare della faccenda, anche tuali nascondigli. Il Negri fece tesoro dell’osserva­ perché io dovevo fare urgente ritorno a Dongo. zione e salì di nuovo. Si guardò un po’ in giro, vi­ Difatti fino a Gera feci uso di una motocicletta e sto che i tedeschi lo guardavano con fare arrogan­ da Gera a Dongo mi feci prestare una bicicletta. te, notò che in fondo all’automezzo verso la parte Giunsi a Dongo verso le ore 17,45 circa. Trovai i dell’autista, si trovavano delle coperte che davano caporioni sempre nel Comando e intanto seppi l’impressione che sotto nascondessero qualche co­ che la schiera si era arricchita di altri nomi. Seppi sa. Si avvicinò, ne alzò qualche parte e per quanto anche che Barracu, Pavolini e Casalinovo avevano i militari tedeschi gli dicessero che si trattava di un fatto resistenza dall’interno dell’autoblinda, resi­ loro camerata ubriaco, riconobbe Mussolini. Fu stenza subito domata da qualche bomba ben lan­ preso da un momentaneo spavento di avere rico­ ciata dai patrioti. Notai che Pavolini presentava nosciuto un pezzo così grosso e temendo forse la ferita da fucile da caccia. Gli chiesi il motivo ed reazione tedesca scese, disse al. Maresciallo di Pao­ egli mi disse che nella sparatoria che era nata era la che gli andò incontro di avere trovato Mussolini stato ferito. Seppi più tardi che un patriotta arma­ e si diresse verso il V. Commissario della 52a Bri­ to di fucile da caccia aveva fatto fuoco su Pavolini gata (Bill) dicendogli che su quel “camion” da che prima di arrendersi scappò buttandosi nel la­ lui visitato si trovava Mussolini. Bill (al secolo Ur­ go. Intanto al di fuori la ressa della folla aumenta­ bano Lazzaro ex Guardia di Finanza) senza indu­ va in modo impressionante. Tutti i paesi circonvi­ giare altro si precipitò sull’automezzo si avvicinò cini venuti a conoscenza del fatto e della copiosa al presunto Mussolini, gli tolse l’elmo tedesco e preda erano scesi a Dongo. Il Comandante Pedro, gli occhiali neri da sole e riconobbe Mussolini alquanto preoccupato di un bottino cosi forte e che indossava pure un cappotto dell’aviazione te­ prezioso, mi palesò il suo timore di dover passare desca. Lo invitò a scendere, cosa che subito fece la notte con quella gente da curare. Consigliai il dato che la presunta reazione tedesca non avveni­ Comandante che Mussolini e qualche altro era be­ va. Dallo stesso Bill e da certo Ortelli fu accompa­ ne portarli presso la caserma delle Guardie di Fi­ gnato al Comando. Io che in quel frattempo mi nanza di Germasino: — Caserma questa che si ero avvicinato e che gli avevo steso la mano per prestava benissimo a qualsiasi difesa. Pedro accet­ aiutarlo a scendere, lo tranquillizzai a non aver tò e mi ordinò di fare preparare almeno due mac­ paura di nulla che nessuno gli avrebbe fatto del chine. Intanto Mussolini era stato preso da brividi male. Egli mi guardò e mi rispose “No non ho di freddo (forse l’emozione). Gli fu offerto un cap­ paura, lo so che non mi faranno del male”. La vi­ potto militare tedesco, ma l’ex duce strappando­ sita degli altri automezzi intanto continuava. Tro­ glielo di mano a chi glielo porgeva esclamò “Ne vato il Capo quasi per incanto saltavano fuori tut­ ho abbastanza di questi tedeschi. Non voglio più ti gli altri satelliti. Chi su un automezzo, chi sull’al­ vedere la loro divisa”. Intanto le macchine furono tro, avevano cercato un presunto sicuro rifugio. allestite e verso le ore 18,30 circa si incominciò l’a­ Tutti furono diretti o portati verso il Comando. scesa per Germasino. Sulla prima macchina sali Terminata la visita agli automezzi, io mi misi in te­ Pedro vicino all’autista, io dietro avente alla mia sta all’autocolonna e la accompagnai fino quasi al sinistra Mussolini e alla destra il federale Porta. ponte del Passo. Lì giunto trovai il mio collega bri­ Dietro alla nostra macchina seguiva una macchina gadiere Scappin Antonio che faceva ritorno con la carica di armati di scorta. Durante il tragitto volli motocicletta da Colico. Vedendomi in testa all’au­ interrompere il silenzio dei due ai miei fianchi e tocolonna e sapendo che si trattava di quella il cui volgendomi a Mussolini “questa è la seconda vol­ Com andante era il Tenente tedesco che aveva il ta che vi fanno prigioniero” dissi. “Caro ragazzo, mattino parlamentato a Chiavenna per ottenere altare polvere polvere altare” rispose lui. La sua il passaggio, mi fece presente che in quel frattempo vana gloria lo paragonava a Napoleone. Lungo il forte di Colico era stato occupato dalle forze il viaggio mi chiese varie volte dove andavamo partigiane le quali, con quell’acquisto, non inten­ ed in quali posti ci si trovava. N on sapendo se devano più lasciare passare la colonna tedesca, avessi fatto bene o male rispondendo il vero, cer­ ma l’avrebbero messa sotto il tiro del forte, dotato cai sempre di contraccambiare con vaghe ed in­ di cannoni. Non sapendo cosa fare, pregai il mio complete risposte “Siamo tra i monti della valle 134 Marino Viganò di Dongo”. Mussolini durante tale tragitto mi si trovasse ed io gli riconfermai nella caserma delle sembrò piuttosto nervoso ed inquieto. Non parlò Guardie di Finanza. Il discorso che facemmo fu d’altro e notò, quasi adombrato, che io tenevo in molto spezzettato e incompleto perché si incomin­ mano la pistola con la sicurezza tolta e pronta ciava un tema per finire magari in un altro senza per lo sparo. Si arrivò a Germasino alle ore aver prima terminato il primo che Mussolini face­ 18,55 circa. I personaggi furono subito condotti va capire di non gradire. La prima cosa che mi in caserma e fatti accomodare nell’ufficio del Co­ chiese di una certa importanza fu: “Si può sapere mandante della Brigata. Venne loro offerto della perché mi avete arrestato?”. Con una calma più spuma per dissetarsi. E bene tener presente che che convincente risposi “Prego, non vi abbiamo la temperatura, data l’acqua caduta in seguito alla arrestato, vi abbiamo fermato”. Mussolini quasi pioggia, si era alquanto abbassata, e tanto Musso­ seccato “E perché mi avete fermato?”. Trovai lini che Porta, dopo un po’ che si trovavano in uf­ una risposta decisa, forse un po’ troppo scocciante ficio, fecero capire di avere freddo. Porta accettò per l’ex Duce: “Vi abbiamo fermato” dissi “perché una coperta che mise addosso a guisa di scialle siete un italiano e non intendiamo più che gli ita­ — Mussolini non la volle e preferì passeggiare liani vadano in Germania a farsi scannare per i te­ un po’ per la camera per riscaldarsi. Intanto i Ga­ deschi”. Mussolini continuava a passeggiare: udi ribaldini si erano predisposti per la difesa interna bene la mia risposta e voltandosi quasi di scatto, ed esterna della caserma. A dar man forte era ve­ fissandomi con quello sguardo che un giorno face­ nuto anche il Maresciallo Nanci Francesco ex Co­ va tremare proruppe: “D’altronde di che cosa mi mandante della Brigata di Germasino, che era sta­ si può incolpare?”. Io di ritorno e calmo: “Di nul­ to il giorno prima e tutto il 27 ad offrire il suo aiu­ la, solo di averci ridotti in questa situazione. Avete to alle operazioni che si erano svolte in Dongo. un’idea delle meraviglie che la guerra ha creato nel Mussolini e Porta non furono mai lasciati soli, nostro paese? Una guerra che gli italiani non vole­ ma in loro presenza sempre fui presente io oppure vano, e voi responsabile primo potevate capire be­ il Maresciallo Nanci e altri militari che si trovava­ nissimo che noi non eravamo preparati, non solo, no lì per il servizio di guardia. Verso le ore 19,20 ma che l’Italia poteva stare neutrale”. Di scatto, “Pedro” mi raccomandò il servizio di guardia e impaziente, esclamò: “Non è vero il popolo ha vo­ stava per andarsene. Mussolini capì che il Coman­ luto la guerra ed il Re l’ha firm ata” . Ed io di rispo­ dante era sulle mosse per partire e chiamatolo a sta: “E voi eravate il mediatore innocente”. Mus­ parte lo pregò di salutare quella signora che si tro­ solini, sentendosi colpire nell’intimo, come da uno vava sull’autocolonna e che era stata lei pure fer­ scudiscio, protestando cercò di spiegare, di con­ mata. “Come si chiama”, asserì Pedro. L’ex Duce vincere che il popolo aveva acclamato la guerra e non voleva rispondere. La domanda di Pedro lo lui, povera vittima, era stato obbligato ad agire. seccò e si dimostrò quasi contrariato. Il Coman­ “Se tu ben ricordi” — disse — “nel giugno del dante Garibaldino insistette dicendo “Capirete... 1940 tutti gli italiani volevano la guerra ed a me tanto veniamo a saperlo lo stesso”. Mussolini si fu detto tante volte: ‘Cosa aspetti ad entrare? convinse allora che ormai era alla mercé degli altri, Non vedi che è il momento buono? Vuoi entrare che non gli rimaneva più nulla da fare e più sotto­ per ultimo per far la parte dell’avvoltoio?’ e tante voce ancora, ma con fare nervoso, dondolando il altre cose”. Al che io risposi “Allora non erano so­ capo e muovendo nervosamente il piede dietro dis­ lo il popolo ed il Re arbitri, ma anche voi potevate se: “La... la... Petacci...”. Non disse altro quasi disporre bene”. A questo punto fece capire che pentito di una confessione che lo degradava mo­ quello era un tasto che toccava mal volentieri e ralmente di fronte agli italiani ed al mondo intero. cercò di scansarlo portando il discorso sui fascisti, Pedro lo assicurò che avrebbe fatto a parti. Verso per cui chiese “Ed ora avendo perso la guerra i fa­ le ore 20 circa rimasi in ufficio solo e Mussolini per scisti li uccideranno tutti?” “Non credo tutti — ri­ quanto abbattuto e stanco, avendomi preso per un sposi — solamente i criminali che hanno fatto tan­ capo, perché mi vedeva impartire e aveva notato la to male e specialmente le vostre brigate nere che confidenza che avevo con il Comandante Pedro, non hanno seminato altro che dolori: se veramente fece capire che avrebbe scambiato volontieri qual­ avevano un ideale da difendere perché non sono che parola. Cominciò col chiedermi in quale posto andati al fronte? Perché stavano nelle retrovie? Arresto ed esecuzione di Mussolini 135

Per meglio rubare, per meglio uccidere e sfogare 1943 non vi aveva aperto gli occhi! Dovevate tutti i loro più bassi istinti? Avete un’idea delle ben capire che non era una guerra nostra, e perché porcherie che hanno fatto?” (e qui citai tutte le l’8 settembre 1943 vi siete rimesso al governo per bravure delle brigate nere specie quelle che avevo trascinarci fino in fondo alla sciagura?” . E inco­ potuto constatare personalmente). In questo pun­ minciò a narrare le sue vicende sulla liberazione to entrò Porta nel discorso e chiedendo permesso al Gran Sasso: “Quando fui liberato dal Gran Sas­ al suo Comandante soggiunse: “Sarà, però questi so, fui portato in Germania da Hitler. Dopo qual­ non erano gli ordini”. Con calma risposi: “A me che tempo, quando mi rimisi in salute, Hitler mi questo non interessa e poi se quelli non erano gli disse: ‘Ed ora cosa intendi fare?’ ‘Intendo darmi ordini e loro lo facevano vuol dire che voialtri alla politica, ma di quello che può essere cosa mi­ non eravate capaci di farvi obbedire, anzi eravate litare, non mi sento più’. Hitler divenne furioso e consapevoli ed appoggiavate le loro porcherie”. mi disse ‘Sta bene, ricorda che questa è una guerra Entrambi parvero piuttosto adombrati per le mie di partito, qui c’è di mezzo 1’esistenza del Nazio­ risposte e Porta continuò: “Eppure vi posso assi­ nalsocialismo e del Fascismo. Ad ogni modo sappi curare che per gli arrestati di Dongo del CI ho fat­ che io per il nemico ho del piombo e per i traditori to molto e sono riuscito ad ottenere la loro scarce­ del gas’. Ed egli intendeva gasare tutta l’Italia”. A razione”. Risposi: “Questo io non lo so sarebbe questo punto intervenni: “Questo forse lo posso bene che lo raccontaste agli interessati” (Nel gior­ credere, conoscendo quanto bestiale sia Hitler, lo no 21/12/44 le brigate nere operavano un fermo di ritengo capace di quello e di altro. Pensate che la circa 40 persone perché facenti parte del Cl). Mus­ Germania possa ancora risorgere? e siete convinto solini continuava a passeggiare. Allora per disto­ che dopo questa non vi saranno più guerre?”. A glierlo dai suoi cattivi pensieri lo ammonii: “Al­ tale domanda egli rispose: “ Ma non si può sapere, leandovi con la Germania di Hitler, vi siete reso forse fra cinquanta anni non si sa, qualcuno po­ conto con chi legavate voi e l’Italia? Siete convinto trebbe avere a fare una Germania forte e scatenare almeno ora di aver avuto a che fare con un pazzo, un’altra guerra” . Al che io: “Non ci credo. I popo­ con un criminale, con un uomo che non ha nulla di li, dopo quello che hanno visto di guerre non ne umano?”. Molto vilipeso e vinto disse: “Hitler de­ vorranno più sapere. Perché anche in questi ultimi ve ricordare che ogni forza umana ha un limite al tempi vi permettevate di fare discorsi non corri­ di là del quale la natura si ribella, e non deve di­ spondenti al vero dicendo, per esempio, nel discor­ menticare che un proverbio tedesco dice che nes­ so del dicembre scorso che le nuove armi c’erano e suna pianta arriva al cielo”. Allora usai una rispo­ che erano di azione ‘positiva e determinante’? Ma sta secca per vedere a quale esito portasse: “Sì ma insomma la Germania ha o non ha queste famose intanto alla sua forza ed alla sua potenza qualcuno armi nuove e in che cosa consistono?” . Deciso e ci ha creduto, trascinandoci in questa situazione”. quasi persuaso l’ex duce disse: “le telearmi” “E Fu come un colpo deciso. Cambiò argomento mo­ le telearmi le chiamate armi nuove e pensate che strando un avvilimento grande. Gli feci osservare siano in grado — dissi — di ristabilire una situa­ “Vedete per esempio, quando è morto Roosevelt, zione come può essere quella della Germania a tut- Hitler disse: ‘E morto il più grande criminale dei t’oggi?” . Convinto e tanto abbattuto fece cenno di nostri tempi’. Allo opposto il Giappone che è l’av­ no col capo, dicendomi: “Forse fra 30 se studiate a versario diretto: ‘E morto il più grande statista dei fondo potrà essere un’arma offensiva di una po­ nostri tempi’”. Non ebbi da lui alcuna risposta ma tenza mai vista, oggi no”. Deciso e calmo lo rim­ accennò di si col capo approvando la frase dei beccai: “E perché voi allettavate il popolo italiano giapponesi. Gli domandai: “Che ne dite della Rus­ con delle speranze che sapevate infondate ed inesi­ sia e di Stalin?”. Convinto quasi con ammirazione stenti?”. “Quando ti avrò detto — soggiunse — soggiunse: “Ho sorvolato la Russia per giorni e che mancava solo che uno delle SS tedesche dor­ giorni senza riuscire a vederne i confini un paese misse con me perché il servizio fosse completo ti grande che non finisce mai composto da un agglo­ sarà facile capire tutto. Ad ogni modo al Tribuna­ merato di varie razze. Il fatto di essere capace di le avrò molte cose da dire e dimostrerò che in que­ governare quel popolo, bisogna essere dei grandi sti 18 mesi ho salvato l’Italia da sciagure peggio­ uomini”. A questo punto asserii “Ma il 25 luglio ri”. Non gli risposi. Venne l’ora della cena. Quan­ 136 Marino Viganò do gli chiesi cosa gradisse, rispose facendo cenno morte) tu arriverai dappertutto’. Scossi il capo, di no col capo “Anche nulla, anche nulla”. Sicco­ mi disse Mussolini, e feci notare che per arrivare me noi si insistette egli rispose: “Un po’ di verdu­ a Merano via Stelvio bisognava passare in posti ra”. Per cena gli fu portato pasta in bianco — frit­ controllati dai ‘Patriotti’. Gli aggiunsi — ‘ricorda­ tata — verdura — capretto — formaggio grana — tevi che noi lassù troveremo i veri soldati d’Ita- e spuma. Alla fine di tale cena fu pure servito il tè. lia’”. Continuava a passeggiare, non aveva quiete Mussolini in compagnia di Porta e sotto la mia vi­ siccome con il Comandante “Pedro” eravamo ri­ gilanza cenò con appetito parlando del più e del masti d’accordo che avrebbe portato a Germasino meno. Fini la cena verso le 21,30 circa. Notai anche tutti gli altri ministri arrestati, Mussolini che l’ex Duce tutto il tempo della cena tenne sem­ ogni tanto mi chiedeva: “Verranno gli altri?”. pre la mano sinistra nella tasca del soprabito (in­ “Spero e credo, gli rispondevo, ma non sono sicu­ dossava un soprabito color ruggine) e mi dava ro perché può darsi che a Dongo abbiamo molto l’impressione che la tenesse stretta verso la bocca da fare”. Intanto fuori continuava a piovere a di­ dello stomaco. Anzi ad un certo punto levò la ma­ rotto. Porta, che quasi sempre rimaneva in silenzio no da quella posizione e vidi che nella tasca si tro­ o da parte, entrò in scena dicendo: “Quassù a Ger­ vava un oggetto nero. Ebbi l’impressione si trat­ masino non sono mai venuto”. Gli risposi: “Non è tasse di un’arma, ma non dissi nulla solo mi preoc­ un brutto posto, certo ora il tempo è cattivo ed è cupò temendo che se fosse stata veramente un’ar­ più triste anche il paesaggio — vi è della gente ma, per non averla consegnata, avesse magari buona e lavoratrice”. Mussolini che non perdeva intenzione di togliersi la vita. Quando l’accompa­ il filo del discorso entrò affermando: “E vero, la gnai a dormire, mi accertai invece che non si trat­ popolazione del lago di Como è sana, onesta e la­ tava di un’arma. Terminata la cena, Mussolini boriosa” “Proprio” riconfermò Porta. L’ex fede­ passeggiò in su e in giù per riscaldarsi i piedi e di­ rale di Como che fumava molto e pregava sempre gerire, così mi disse. Intanto cominciammo a di­ che lo accompagnassimo fuori perché sapeva che scorrere. Mentre passeggiava, voltandosi verso di al suo Duce il fumo dava fastidio, anche dopo ce­ me disse: “Avete giocato una bella carta ferman­ na mi chiese delle sigarette. Gliene offrii e Musso­ doci, i tedeschi avevano l’ordine di fare immedia­ lini mi disse: “Oggi anch’io avrò fumato 10 siga­ tamente uso delle armi”. “Eravamo decisi a tutto rette ed ora mi sento la testa pesante e stanca”. — affermai io risoluto — perché troppo stanchi A tale affermazione io gli chiesi: “Perché non siete di uno stato di cose insopportabile. Ad ogni modo abituato a fumare?”. Mi disse “Non ho quasi mai ora è fatto ed è andata bene, speriamo solo che qui fumato”. Intanto Porta usciva ancora dall’ufficio non venga la ‘Cicogna’ perché noi siamo decisi a per fumarsi la sigaretta. Lo consegnai, come le al­ tutto. O tutti assieme usciamo o nessuno esce”. tre volte al piantone che si trovava di fuori alla Egli si fermò, mi guardò quasi a scrutarmi e poi porta e rimasi solo con Mussolini. Egli continuava prendendo un’aria quasi sorridente aggiunse: a passeggiare. Aspettai che mi arrivasse vicino e gli “No, non è possibile, sono altri tempi”. Allora dissi prendendo in mano la penna e tenendo con la gli chiesi qual era la meta fissata. “Dove volevate sinistra un mezzo foglio di carta protocollo: “Vi andare — dissi — e non sapevate che tutta la zona dispiace voler scrivere due righe?”. Egli si fece di quassù era controllata da noi?” . “ Lo sapevo be­ quasi burbero e mi rispose: “Che è questo? Forse nissimo — asserì — e ieri sera al Comandante delle un verbale di interrogatorio?”. Lo rassicurai: SS tedesche di Cernobbio feci presente la difficoltà “Non ho ordini in proposito e me ne guarderei be­ di un tale viaggio, ma egli mi fece presente che l’or­ ne, trattasi solo di una dichiarazione per dimostra­ dine che aveva era di portarmi in Germania e co­ re che siamo noi della 52a che vi abbiamo preso”. me prima tappa Merano via Stelvio; se ne andava Mi disse: “E che te ne fai un vanto?”. Soggiunsi di mezzo la sua testa se non ubbidiva. Poi il Co­ “No, ma non vorrei che dessero alla storia cose mandante delle SS aggiunse: ‘Non è il caso di ave­ non rispondenti al vero. Ad ogni modo se volete re paura, l’altro giorno è passato, dalla stessa stra­ farlo...”. “Sta bene, rispose lui, ma sotto forma da, un mio capitano ed è arrivato a Merano, in tut­ di cimelio storico”. “Sia” affermai. “Che debbo ti i modi con i miei 150 (e qui disse un nome che scrivere?” chiese Mussolini. Gli risposi: “Scrive­ ora non ricordo e che voleva significare SS della te”. Ed egli sotto dettatura scrisse “La 52a Brigata Arresto ed esecuzione di Mussolini 137

Garibaldi mi ha catturato oggi 27 aprile 1945 nella gli avrebbe fatto del male. “Anche il fatto che era piazza di Dongo”. Poi gli aggiunsi: “Ed ora dite Comandante delle brigate nere, per noi non vuol che vi abbiamo trattato male, picchiato, lasciato dire nulla — spiegai loro — quando uno viene ar­ senza cena ecc.”. Mussolini di sua iniziativa ag­ restato è protetto dalla legge e più nessuno gli può giunse: “Il trattamento usatomi durante e dopo torcere un capello” . “Certo — gli ripetei — con le tale cattura è stato corretto”. Indi lo firmò. Presi b.n. la popolazione ce l’ha un po’. Troppe ingiusti­ il foglietto, lo piegai, ringraziai e me lo misi in ta­ zie ha commesso; vedete per esempio io rimasi al sca. Più tardi quando venne Pedro a riprendersi mio posto di servizio come Brigadiere di Finanza Mussolini glielo consegnai a lui. Mussolini riprese fino a ieri: nessuno mi torce un capello, nessuno a passeggiare. Io continuai a discorrere: “Dite — mi fa del male, perché io ho rispettato tutto e tutti dissi — noi venimmo a conoscenza che nei giorni aiutandoli nel limite delle mie possibilità sempre scorsi voi avevate avuto colloqui con parlamentari s’intende nella legge”. Rispose Mussolini: “E... le per una pace separata, è vero questo?”. Confermò guardie di Finanza hanno un’altra disciplina, lui: “E vero. I giorni scorsi ebbi dei contatti per un’altra istruzione”. Erano circa le 23,30. L’ex trattare una pace che però non mi fu possibile ac­ condottiero espresse il desiderio di andare a ripo­ cettare perché era senza condizioni e le condizioni sare. L’accompagnai nella camera per lui apposi­ potevano interessare non tanto me, quanto i fasci­ tamente preparata (fu messo a dormire nella pri­ sti in genere”. “Tanto — ora aggiunsi — dovran­ gione perché la camera più sicura e meglio sbarra­ no accettare la pace perché, secondo il mio mode­ ta). Lì giunti egli si tolse la giubba, e in quell’occa­ sto modo di vedere, la Germania avrà si e no qual­ sione (rammentando l’oggetto nero che avevo che giorno ancora da combattere e poi anche lei visto quando cenava) gli dissi: “Scusate, ho l’im­ avrà finito, vi pare?”. Non mi rispose. Ma con l’e­ pressione che siate armato”, egli si voltò di scatto spressione del viso alzò bene le palpebre degli oc­ e quasi adombrato di quella mia domanda rispose: chi come ad aprirli nella loro massima capacità “No no no” e levò dalla tasca quell’oggetto nero volendo dire: “Può darsi!”. Lo interrogai: “Questi per me tanto sospetto e che mi dava pensiero — vi­ contatti dove li avete avuti?” “Nell’Arcivescovado di — era l’astuccio di un paio di occhiali. Gli dissi — rispose — di M ilano”. Ed io mutando il discor­ convinto: “ E quello che avevo visto — ora sono si­ so che capivo l’opprimeva: “E la vostra famiglia curo che non siate armato”. Abbozzò un sorriso e — chiesi — dove l’avete lasciata? Perché non avete continuò a spogliarsi. Lo invitai a guardare se gli pensato a mandarla in Isvizzera mettendola in bastassero o no le coperte ed egli dopo avere guar­ condizioni di vivere? Ora dove si trova?”. Mi disse: dato e provato il peso delle stesse rispose: “Sì, così “In una località tra Como e Milano”. Rivoltomi va bene”. Presi una coperta fuori uso che mi capi­ ancora a lui: “E voi perché non avete cercato rifu­ tò di trovare e gliela misi a guisa di scendiletto. Fu gio nella vicina Svizzera?”. “Ieri, mi dissero — af­ contento di quel pensiero perché mi ringraziò cal­ fermò l’ex Duce — che avevo tre ore di tempo per damente. Allora dissi: “Vedete dunque che non andare in Isvizzera, non accettai”. Ogni tanto siete in mano a delinquenti comuni — tranquilliz­ uscivo per controllare il servizio di guardia, la­ zatevi e buona notte” “Buona notte” rispose lui. sciando coi prigionieri un Garibaldino. Porta nel Tirai la porta dietro me e cominciai a fare cantare frattempo era rientrato. Mussolini mi chiese anco­ il catenaccio per ben sprangarla. Feci un giro per ra se gli altri fossero o meno venuti: “Ormai è vedere che i servizi tanto interni quanto esterni vi­ troppo tardi e credo non verranno più per questa gilassero poi mi sdraiai sul letto così vestito. Erano sera” . Con Porta Mussolini parlò di Barracu e rac­ le 24 da poco passate. Il Maresciallo Nanci che pu­ contò che la medaglia d’oro di cui era fregiato, gli re si trovava in caserma, mi disse di pure andare a era stata conferita proprio perché fu un valoroso e dormire tranquillo che avrebbe vegliato per qual­ raccontò il fatto che ora non ricordo. Chiese a che ora e poi mi avrebbe chiamato per il cambio. Porta se conoscesse come si era fatto male Pavoli- Erano la una e dieci minuti circa quando un Pa- ni (aveva fatto resistenza e gli fu sparato addosso). triotta mi svegliava dicendomi che Pedro era arri­ Porta asserì di non saperlo ed io pure dissi loro che vato e voleva parlarmi. Mi recai subito da lui che non conoscevo il motivo, aggiunsi solo che se si mi disse: “Sono venuto a prendere Mussolini, lo fosse arreso in buon ordine come gli altri, nessuno porto via”. “Sta bene” gli risposi. Mi recai nella 138 Marino Viganò camera dove egli riposava feci cantare un’altra Continuava a piovere. Rientrai e mi misi a dormi­ volta il catenaccio per aprire la porta, accesi la luce re nel suo stesso letto di prigione, dato che doveva­ e Mussolini ancora non si svegliava. Scossi il letto mo darsi il cambio per mancanza di letti, fino al ed egli guardandomi disse “Che c’è” “E arrivato mattino. [...]. l’ordine di partire” — gli risposi. “Lo immagina­ vo” rispose. Si alzò e noi chiudemmo la porta In fede per lasciarlo vestire. Dopo dieci minuti circa era vestito. Il Comandante Pedro gli si avvicinò dicen­ Visto si dichiara che la presente relazione fatta dal dogli: “Permettete che vi fasci il viso, dobbiamo Brigadiere della G uardia di Finanza Buffelli Gior­ passare diversi posti di blocco ed è bene che non gio risponde, per sommi capi, al vero. Detta rela­ vi conoscano” “Sì, sì” e lasciò fare. Presi la benda zione si compone di n. 12 fogli e tale relazione è che Pedro aveva in mano, gli tolsi la bustina dalla stata fatta in 4 copie. testa e lo fasciai dal mento al capo, lasciandogli nudi solo il naso, gli occhi e la bocca. Erano esat­ Dongo, 15 maggio 1945 tamente le una e 35, Mussolini e Pedro con altri ar­ mati lasciavano la caserma delle Guardie di Fi­ Il comandante nanza di Germasino per dirigersi verso Dongo. Pier Luigi Bellini delle Stelle

STUDI STORICI Sommario del n. 4, ottobre-dicembre 1995

Mario Liverani, La rivoluzione "neolitica" e la fine delle ideologie; Augusto Fraschetti, Roma: spazi del sacro e spazi della politica tra IV e V secolo-, Peter Partner, Guerra santa, crociate e jihad: un tentativo di definire alcuni problemi; Pasquale Villani, Agenti e diplomatici francesi in Italia durante la rivoluzione. Eymar e la sua missione a Genova (1793)

Opinioni e dibattiti Eugenio Di Rienzo, "Illuminismo politico"? Alcuni problemi di metodo sulla storiografia politica del Settecento-, Sergio Manca, A proposito de L’antichità negata e l'Idea di progresso in N.A. Boulanger di Franco Venturi

Ricerche

Samuel K.Cohn jr., Insurrezioni contadine e demografia: il mito della povertà nelle montagne toscane (1348-1460)-, Francesco Manconi, Traffici commerciali e integrazione culturale nel mediterraneo occidentale tra Quattro e Cinquecento: Gian Giacomo Ortu, Famiglia e possesso contadino in contesto feudale: il caso sardo-, Giuseppe Cengiarottl, Un laboratorio politico culturale nell’Europa del Seicento: i Clamores Eliae di Comenio

Note critiche

Giorgio Vercellln, Sciiti nel mondo-, Emma Mana, Luigi Luzzatti e il suo tempo