Aldo Lampredi (nome di battaglia “Guido”) racconta a parecchio tempo mi ero proposto di rimettere al D partito una relazione sulla mia partecipazione alla fucilazione Così fucilammo Mussolini di Mussolini e dei gerarchi fascisti, allo scopo di fornire informazioni e la Petacci che consentano, se un giorno si vorrà rifare la storia di quell’avve- nimento, di avere un quadro dello svolgimento dei fatti più completo l’Unità, nel 1947, pubblicò una serie di articoli redatti dal (cono- e preciso di quanto non risulti dal- sciuto come il colonnello “Valerio”) sulla fucilazione di e Claretta le relazioni “ufficiali” pubblicate Petacci. Su quei testi si scatenarono una serie di polemiche durate fino ai nostri da l’Unità nel 1945 e nel 1947. giorni. Audisio, negli articoli, diceva tutta la verità sulla fucilazione del capo del Alla mia relazione intendevo ag- fascismo, oppure raccontava una versione di comodo precedentemente concor- giungere quelle dei compagni che data con i dirigenti del Partito Comunista? Non è mai stato chiaro. Sul momento culminante della battaglia partigiana, antifascista e antinazista e sulla fine di nell’avvenimento ebbero un ruolo colui che aveva fatto perseguitare i migliori italiani con anni di galera, confino e importante, rimasto sempre igno- aveva fatto uccidere gli oppositori trascinando poi l’Italia in una guerra disastro- rato, ma finora non sono riuscito sa, nacquero leggende, versioni faziose e di parte, ignobili speculazioni della de- ad averle tutte ed allora ho deciso stra e tutta una serie di violente contestazioni mai finite. Nel 1996, l’Unità tornò di non tardare oltre e di mandarvi ancora una volta sulla vicenda Mussolini (dopo una serie precedente di articoli di il materiale raccolto e la mia testi- Candiano Falaschi), con una nuova inchiesta. La direzione del giornale, in quel monianza che chiarirà i motivi del momento, era in mano a Walter Veltroni. l’Unità aveva rintracciato, tra le carte mio comportamento a , rap- del PCI depositate presso l’Istituto Gramsci di Roma, una serie di documenti su presentato come strano e misterio- quel che era accaduto a Giulino di Mezzegra e a Dongo. Di cosa si trattava? Di so, e metterà in luce il contributo veri e propri rapporti, rimessi alla Segreteria del PCI dai protagonisti comunisti, determinante di alcuni compagni sui fatti di quei giorni sul lago di Como. Quei rapporti erano stati stilati negli Anni alla buona riuscita della missione. 70 per “passare alla storia” e cioè per testimoniare al partito gli avvenimenti dei Mi limiterò a riferire i fatti essen- quali i partigiani comunisti erano stati protagonisti. Era ovviamente impensabile ziali e che più mi interessano, tra- che i partigiani che si erano assunti la responsabilità di fucilare Mussolini, men- scurandone molti di quelli resi no- tissero al proprio partito e alla segreteria nazionale. Dunque, la versione della ti da Audisio, anche se a loro pro- morte del capo del fascismo e di Claretta Petacci fornita in quelle carte, non posito ci sarebbe assai da dire. poteva che essere quella vera. Erano tre gli uomini che, in base alla sentenza D’altra parte, ho dimenticato mol- emessa dal Comitato di Liberazione Nazionale, fucilarono Mussolini: Walter Audi- ti particolari e non sarei in grado sio (colonnello Valerio), Aldo Lampredi (Guido) e Michele Moretti (Gatti Pietro). Audisio era addetto al Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà e da di ricostruire, con valida approssi- tempo militava nella Resistenza e nell’antifascismo attivo. Aldo Lampredi, inve- mazione quello che ho fatto nei ce, comunista, antifascista, combattente repubblicano in Spagna, e detenuto nel- giorni della insurrezione a Milano. le carceri fasciste, era il sostituto di (Gallo) al comando del Corpo Questa considerazione vale anche Volontari della Libertà. Lo consideravano tutti l’uomo ombra del PCI e colui che per quanto riguarda i particolari doveva controllare che l’ordine di fucilazione fosse portato a termine nel miglio- del “come” e del “quando” avven- re dei modi. Nel dopoguerra, Lampredi diverrà uno stimato dirigente politico ne affidato l’incarico a Audisio. presso la direzione del Pci a Roma, Michele Moretti, anch’egli comunista, era il Escludo di aver partecipato a ri- commissario politico della 52ª Brigata Garibaldi che aveva catturato Mussolini, la unioni di compagni, o di membri Petacci e tutti i gerarchi del governo fascista di Salò, in fuga verso la Svizzera. del Comando generale, in cui sa- “Guido” era considerato, nel Pci, un “compagno fedele, rigoroso e di poche rebbe stata presa la decisione della parole”. Morì il 21 luglio del 1973. Non aveva mai parlato, fuori dal partito, della fucilazione di Mussolini e dei ge- vicenda Mussolini. Walter Audisio, invece, era stato presentato nel corso di una rarchi. Quello che ricordo è, che manifestazione nel 1947, ai compagni come il fucilatore di Mussolini. Era diven- nella serata di venerdì 27 aprile, tato deputato e aveva scritto un libro sulle vicende di Dongo e di Giulino di Mez- per motivi di lavoro sono rientrato zegra. Morì l’11 ottobre del 1973. “Guido” e “Valerio”, al ritorno da Dongo – è a palazzo Brera ad un’ora abba- cosa nota – firmarono un rapporto per il Corpo Volontari della Libertà. Un rappor- stanza tarda e che Audisio mi ha to forse andato disperso. Solo dopo tanti anni, esattamente nel 1972, Lampredi detto della missione che doveva- ricevé da Armando Cossutta, membro della Segreteria del PCI, l’invito a compi- mo compiere, in quanto Longo lare una nota sui fatti di Dongo. Cossutta, in quel momento, si stava occupando, tra l’altro, del riordino degli archivi del Pci. II documento che pubblichiamo, un aveva deciso che vi partecipassi an- testo straordinario e di eccezionale valore storico, è proprio quello preparato da ch’io. Ho inteso questa decisione Lampredi per la Segreteria comunista. Non è sicuramente l’ultimo documento come un compito di partito che sulla fucilazione di Mussolini ad affiorare tra le migliaia di carte che erano mi veniva affidato e in tale senso conservate negli archivi delle Botteghe Oscure. Quando fu pubblicato da l’Unità mi sono comportato. suscitò grande scalpore per tutta una serie di fatti mai conosciuti prima. La mattina del 28 aprile, quando Su Patria indipendente, il giornale dei partigiani e della Resistenza, non era mai siamo andati in Viale Romagna a comparso prima. prelevare il reparto partigiano che doveva accompagnarci, ho avuto

20 l patria indipendente l 20 aprile 2008 la lieta sorpresa di trovare al co- avrei incontrato per farmi ricono- compagni, assicurandoli che la no- mando del reparto stesso, il com- scere come compagno e farmi aiu- stra missione era approvata e volu- pagno Riccardo Mordini, ex com- tare nel mio compito. ta dal partito. A noi si aggiunse battente in Spagna, gappista in Ferro mi garantì a Dante Gorreri, Mario Ferro e quindi nella mac- Francia, partigiano in Italia, che che stava riprendendo in mano la china dovemmo trovarci in cin- avevo conosciuto a Marsiglia e a direzione della Federazione, e a que: io, Mordini, Aglietto, Ferro e Nizza quando collaborava con me Giovanni Aglietto che ne era stato l’autista. Mi pare di dovere esclu- per il passaggio clandestino in Ita- dirigente durante la sua assenza. dere che prendessimo un’altra lia dei compagni dirigenti del no- Discutemmo più di quanto avessi macchina come scrive Ferro. stro partito. previsto perché, in certa misura, i Non ricordo se passammo dalla Siamo arrivati a Como poco dopo compagni erano stati influenzati Prefettura, oppure se sapemmo le otto e siamo andati in Prefettu- dal programma elaborato dal per telefono che Audisio era già ra dove si trovava il CLN provin- CLN, ma alla fine, riconobbero la partito. Allora prendemmo la stra- ciale. Sono note le difficoltà in- giustezza della posizione del parti- da per Dongo e durante il viaggio contrate, dovute all’attività svolta to e fu discusso il modo migliore fummo fermati alcune volte da po- dai vari servizi segreti e da altri per superare gli ostacoli che preve- sti di blocco partigiani che ci fece- personaggi per salvare Mussolini e dibilmente avremmo incontrato a ro perdere abbastanza tempo. consegnarlo agli Alleati, e alla po- Dongo, date le caratteristiche del Arrivammo a Dongo quando Au- sizione, in sostanza analoga, presa comandante la 52a Brigata. Cosa disio era già sul posto. L’incontro dal CLN, il quale non voleva ri- importante che seppi, fu che avvenne nella piazza e fu burrasco- nunciare alla gloria di accompa- Commissario della Brigata era un so. Audisio era fuori di sé, mi ag- gnare Mussolini a Milano, inqua- bravo compagno: Michele Moret- gredì con aspre parole senza la- drato dalla 52a Brigata e addirittu- ti, il quale, fra l’altro, sapeva dove sciarmi la possibilità di spiegare ra messo in una gabbia. erano stati trasportati in nottata cosa avevo fatto e le cause del ri- Malgrado l’autorità “ufficiale” che Audisio cercava di far valere onde ottenere un camion e l’aiuto per arrivare ai gerarchi catturati, il tempo passava senza giungere ad una conclusione. Fu allora che mi resi conto che per superare le diffi- coltà che stavamo incontrando in Prefettura e quelle che avremmo trovato a Dongo, abbisognava l’aiuto del partito. Intanto, era ne- cessario che almeno il nostro rap- presentante nel CLN facilitasse il nostro compito e cessasse di soli- darizzare in pieno con gli altri membri. Non ricordo come indivi- duai il nostro compagno prof. Re- nato Scionti, ma appena mi fu no- to lo invitai a venire in Federazio- Ecco il cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra. Contro il muretto di sinistra furono ne per discutere la questione. Mi fucilati Benito Mussolini e Claretta Petacci. pare di essere andato via dalla Pre- fettura verso le undici, quando Mussolini e la Petacci. Anche “Ne- tardo nel ritorno in Prefettura. Audisio cercava di telefonare a ri” (rag. Luigi Canali) capo di Non potevamo certamente met- Longo a Milano. Presi la macchina S.M. della formazione, era al cor- terci a liticare in quel momento e con la quale eravamo venuti a Co- rente del posto perché l’aveva in- perciò mi limitai ad invitarlo a cal- mo e con me, oltre Scionti venne dicato lui. Gorreri e Aglietto sape- marsi e a rimandare ogni chiari- Mordini e l’autista. vano questi particolari perché la mento a quando fossimo stati a La Federazione stava istallandosi mattina presto, Moretti e “Neri” Milano. nell’ex casa del fascio e vi regnava erano venuti in Federazione (vec- Mi pare che Aglietto mi presentò a ancora disordine e confusione. chia sede) per informare e chiede- Moretti prima della riunione che Appena giuntovi, ebbi un’altra re istruzioni, che non furono date Audisio ed io facemmo con “Pe- fortunata combinazione: quella di perché si disse che occorreva senti- dro” (conte Pier Luigi Bellini del- incontrare il compagno Mario re Milano. le Stelle) comandante della Briga- Ferro che rientrava in quel mo- A conclusione della discussione, fu ta, per informarlo della nostra mis- mento dalla Svizzera e che bene deciso che Giovanni Aglietto sa- sione e per esaminare la lista dei mi conosceva. L’incontro mi solle- rebbe venuto con me per presen- gerarchi catturati. A Moretti parlai vò da molte preoccupazioni per- tarmi e garantirmi a Michele Mo- a nome del partito sullo scopo ché pensavo alle difficoltà che retti ed eventualmente, ad altri della nostra presenza a Dongo e in

patria indipendente l 20 aprile 2008 l 21 particolare sul modo di raggiunge- per liberare i catturati. A superare dall’aspetto miserevole che egli re il posto dove si trovava Musso- questa prevenzione che avrebbe presentava. Forse ero ancora in- lini, ottenendo da lui l’assicurazio- potuto avere anche conseguenze fluenzato dall’immagine apologe- ne che ci avrebbe accompagnati a assai gravi (l’episodio della Pirelli tica fattane dalla propaganda fasci- destinazione. Successivamente fui al ritorno a Milano ne sarà un sta e mi aspettavo di trovare uomo presentato a “Neri” e anche a lui esempio) fu decisiva l’opera del vigoroso, energico; invece avevo dissi del nostro compito, senza far partito attraverso le persone di davanti a me un vecchietto, bianco cenno agli accordi presi con Mo- Moretti, “Neri”, Aglietto, che ga- di capelli, basso di statura con retti per la fine di Mussolini e que- rantirono per noi e per la nostra un’aria svanita. Teneva gli avam- sto perché mi era stato detto che missione. Come decisiva, per l’ese- bracci leggermente alzati e in cia- su “Neri” vi erano delle forti riser- cuzione di Mussolini e della Petac- scuna mano aveva un astuccio di ve circa il suo comportamento du- ci, fu la partecipazione di Moretti occhiali che immediatamente gli rante un arresto. ottenuta soltanto in nome del par- presi: non so nemmeno perché. Alla riunione dove furono scelti i tito. (Li consegnai poi al Comando Ge- gerarchi da fucilare, partecipò in Se ci fosse mancato l’aiuto dei nerale). un primo tempo il solo “Pedro”, compagni di Como, non so come La mia attenzione concentrata su poi Moretti e “Bill” (Lazzaro Ur- avremmo potuto adempiere al no- di lui, non mi ha consentito di se- bano). Sullo svolgimento della riu- stro incarico. Lo stesso “Pedro” guire tutto quello che accadeva nione, come pure sull’episodio ri- scrive che soltanto quando “Neri” d’intorno. Ricordo il riferimento guardante Marcello Petacci, e in gli garantì che Audisio era vera- alle mutandine della Petacci, ma particolare sul carattere di seduta mente un inviato dal Comando non ho sentito le parole che Audi- di Tribunale partigiano che essa Generale, avendone avuta assicu- sio dice di aver dette a Mussolini e avrebbe o non avrebbe avuto, si è razione da me che disse di cono- la risposta di lui. (D’altra parte, scritto assai sostenendo tesi con- scere bene, allora si tranquillizzò non vedo che bisogno c’era di trastanti e cercando, particolar- ed accettò gli ordini che gli venne- tranquillizzare Mussolini che, in mente da parte di “Pedro”, di sca- ro dati. ogni evenienza, poteva esser finito ricarsi di ogni responsabilità. Tut- È questo ruolo giocato dal partito, sul posto; come pure non vedo to ciò mi sembra di scarso valore in parte o completamente ignora- quali promesse egli poteva fare come mi sembrava allora. L’im- to, che mi interessa segnalare e nelle condizioni in cui si trovava). portante era di adempiere all’inca- sottolineare. Scendemmo a piedi fino alla mac- rico ricevuto e le formalità non mi Naturalmente, non è stato soltan- china, vi facemmo salire i prigio- interessavano. Comunque, è un to questo. Bisogna riconoscere nieri, io presi posto vicino all’auti- fatto che il Comando della Brigata che le decisioni prese a Milano e sta, Audisio si pose sul parafango approvò la lista dei gerarchi da cioè: un incarico ufficiale dato a anteriore forse, Moretti sull’altro. giustiziare e dette il suo contri- Audisio e un compito di partito af- Il tragitto era breve e presto arri- buto alla realizzazione dell’esecu- fidato a me, furono giuste e che si vammo al cancello della villa Bel- zione. deve alla combinazione degli atti monte dove avevamo stabilito di Certamente, “Pedro” non era compiuti da una parte e dall’altra procedere all’esecuzione. Mentre d’accordo per la fucilazione dei se il compito affidatoci fu portato Audisio si accertava che non ci fos- gerarchi ed è possibile, come affer- a buon fine. sero persone in vista e forse, aspet- ma, che abbia accettato per disci- Dopo la riunione col Comando tavamo l’arrivo di “Lino” e “San- plina gli ordini di Audisio; come della 52a Brigata, mentre “Pedro” drino” che invece arrivarono dopo può essere vero che abbia cercato provvedeva a trasportare a Dongo la fucilazione, io mi avvicinai alla di complicare le cose per guada- i gerarchi che erano altrove, stabi- portiera dalla parte dove sedeva gnare tempo, sperando nell’arrivo limmo di procedere alla fucilazio- Mussolini, mi chinai verso di lui e degli Alleati. È un fatto che l’ese- ne di Mussolini e della Petacci. gli dissi alcune frasi il cui senso era cuzione di Mussolini e della Petac- Partimmo io, Audisio e Moretti questo: “Chi avrebbe detto che tu, ci fu eseguita a sua insaputa, poi- con una macchina e l’autista re- che tanto hai perseguitato i comu- ché egli credeva che avvenisse as- quisiti sul posto. Arrivammo alla nisti, avresti dovuto regolare i con- sieme agli altri gerarchi quando lui casa di De Maria, salimmo le scale ti con loro?”. Mussolini non disse li avesse raccolti tutti a Dongo. e davanti alla porta della stanza nulla, la Petacci mi rivolse un lun- A parte le intenzioni di “Pedro” e dove stavano Mussolini e la Petac- go sguardo interrogativo al quale la volontà di altri elementi, di sal- ci, trovammo di guardia i partigia- essa deve aver trovato fredda ri- vare la vita a Mussolini e ai gerar- ni “Lino” e “Sandrino”. Entram- sposta nei miei occhi. chi (come i membri del CLN Sfor- mo, e ricordo con grande vivezza Mussolini e la Petacci furono fatti ni e De Angelis, il sindaco Rubi- che alla mia destra, vicino alla por- scendere dalla macchina e fatti ni), è un fatto che a Dongo, quan- ta, in piedi, stava Mussolini men- mettere al muro, vicino al cancel- do vi arrivò, Audisio trovò un tre la Petacci era distesa sul letto. lo. Lei alla destra di lui. Audisio ambiente diffidente e ostile detta- Debbo dire che da quel momento, non lesse alcuna sentenza, forse to nella massa dei partigiani e del- i miei occhi, tutte le mie facoltà, disse qualche parola, ma non ne la popolazione, dal timore di un furono concentrate su Mussolini. sono sicuro. Puntò il mitra ma colpo di mano da parte dei fascisti Rimasi profondamente colpito l’arma non funzionò. Io che stavo

22 l patria indipendente l 20 aprile 2008 alla sua destra, presi la pistola che della Petacci, tornammo a Dongo ne avrebbe avuto bisogno. Mi do- avevo nella tasca del soprabito, e nel salone del Municipio tro- mando se egli si rendeva conto di premetti il grilletto ma inutilmen- vammo riuniti i gerarchi. Furono ciò che lo attendeva. Io non scesi te: la pistola si era inceppata. Allo- fatti schierare da una parte e fu in piazza ed assistetti all’esecuzio- ra chiamammo Moretti che si tro- controllato l’identità di ognuno. ne dal balcone del salone che dà vava alla nostra sinistra, verso la In mezzo ad essi vi erano alcuni sul lago. Sono noti i particolari piazza col lavatoio, Audisio prese fascisti senza incarichi di rilievo della fucilazione come pure l’epi- il suo mitra e sparò ad ambedue. che furono fatti uscire dalla fila. sodio di Marcello Petacci e quindi Tutto questo avvenne in brevissi- Poi i gerarchi furono condotti in ritengo inutile soffermarmi a tale mo tempo: uno, due minuti, du- piazza, accompagnati ognuno da proposito. rante i quali Mussolini restò im- un partigiano col mitra puntato. Siamo partiti per Milano dopo mobile, inebetito, mentre la Petac- Prima di uscire dal salone, Mezza- aver caricato i cadaveri sul camion. ci gridava che non potevamo fuci- soma mi chiese di prendere il so- Ad Azzano caricammo i corpi di larlo e si agitava vicino a lui quasi prabito che era su una sedia ed io Mussolinii e della Petacci e conti- volesse proteggerlo con la sua per- gli dissi che era inutile perché non nuammo il viaggio. Fummo fer- sona. Fu forse il comportamento della donna, così in contrasto col proprio, che all’ultimo momento spinse Mussolini ad avere un sus- sulto a raddrizzarsi, e sgranando gli occhi ed aprendo il bavero del pastrano, ad esclamare: Mirate al cuore! (Mi sembrano più vere queste parole che quelle riferite dall’autista Geninazza: “Sparami al petto!”). L’esecuzione della Petacci ha for- nito materia di speculazione anti- comunista alle forze reazionarie, ed ha suscitato anche perplessità e obiezioni fra nostri amici che han- no visto nella donna soltanto l’a- mante fedele fino al sacrificio su- premo. Non nego che questo aspetto ci sia, ma nego che potesse essere valutato obiettivamente in quel momento e potesse valere per assegnarle una sorte diversa. La Petacci non era soltanto un’aman- te, ma un elemento legato stretta- mente ai tedeschi, al cui servizio agiva influendo su Mussolini. Lei e la famiglia di voraci profittatori, erano odiati dal popolo ed anche dai fascisti, tanto che i gerarchi in attesa di essere fucilati, respinsero sdegnosamente il fratello della Pe- tacci quando i partigiani vollero metterlo a loro fianco. Ma per me, soprattutto in quel momento; c’era il ricordo doloro- so delle atrocità commesse dai na- zisti e dai fascisti; delle innumere- voli vittime innocenti; dei nostri caduti; di tutte le sofferenze sop- portate dal popolo. Tutto questo gridava giustizia e punizione. Fra me e Audisio non ci fu discussione Ecco il documento del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia-Corpo Volontari della a proposito della Petacci tanto Libertà, che certifica come la carta d’identità rilasciata dal Comune di Milano a “Magnoli Giovan Battista di Cesare” sia invece, legittimamente, in possesso di Walter Audisio, il normale ci parve dovesse seguire notissimo colonnello Valerio che, insieme ad altri due partigiani, Aldo Lampredi (Guido) la sorte di Mussolini. e Michele Moretti (Gatti Pietro) organizzarono e portarono a termine la fucilazione di Dopo la fucilazione di Mussolini e Mussolini e della Petacci.

patria indipendente l 20 aprile 2008 l 23 antifascisti. Appena gli dissi che avevamo compiuto la missione, mi chiese i nomi dei gerarchi fucilati, ma volle ascoltarne soltanto una decina perché non si poteva più at- tendere per fare uscire il giornale la mattina. Dopo mi domandò do- ve avevamo lasciato i corpi dei ge- rarchi e quando gli dissi in Piazza- le Loreto dove erano stati fucilati i 15 partigiani espresse disappunto ritenendo che avessimo profanato il luogo. Gli risposi che secondo noi era un atto che rendeva giusti- zia a tutti i caduti nella lotta di Liberazione e rappresentava un esempio salutare e un efficace am- I 15 martiri del 10 agosto 1944 in a Milano. Tratti in furia dalle carceri, monimento. ostaggi innocenti, furono massacrati dai fascisti e lasciati esposti. Il popolo ne trasse Dopo poco squillò il telefono e il gli auspici per la sua riscossa e la sua vendetta. comandante della Divisione “Tici- no” chiese di parlare con Mattei. mati un paio di volte dalle truppe il fatto che i partigiani della Pirelli Gli dissi che Mattei non c’era e americane, ma senza inconvenienti erano operai e si rendevano conto che egli stava parlando con quel e giungemmo in città verso le 22- che bisognava almeno sentire le “Guido” che il suo dipendente vo- 22,30. Ci fermammo al primo po- nostre spiegazioni. Intanto alcuni leva fucilare assieme ai suoi com- sto di partigiani che incontrammo di loro avevano visto quello che vi pagni. Naturalmente, ci furono perché avevamo bisogno di uomi- era nel camion e farci passare da nuove scuse e giustificazioni imba- ni che dessero il cambio ai nostri fascisti, come sosteneva chi li co- razzate. assai stanchi, dovendo procedere a mandava, era diventato più diffici- Nelle prime ore della mattinata, scaricare i corpi dei fucilati. C’im- le. Allora mi fu possibile dire che Longo venne a Palazzo Brera e si battemmo in una formazione de- telefonassero al Comando Genera- congratulò con Audisio e con me. mocristiana che aveva sede nello le e ciò fu fatto anche perché in Poi io e Audisio parlammo della stabilimento Pirelli in via Fabio quel momento sopraggiunse un relazione che doveva essere fatta al Filzi, ma non abbiamo ottenuto il ufficiale di grado superiore che si Comando Generale e forse attesi cambio desiderato. Allora, Audisio dimostrò più ragionevole. La que- che essa fosse dattilografata dalla è restato sul posto dicendo che stione fu chiarita, ci furono fatte ragazza addetta alla Segreteria e avrebbe telefonato al Comando molte scuse ma Audisio fece arre- che era figlia di una cugina di Generale mentre io, Riccardo e stare il comandante della forma- Audisio. Ferro, con la macchina, siamo an- zione e un altro ufficiale. Risultò Tutto questo deve essere avvenuto dati in cerca di qualche altra for- poi che il comandante era il capita- prestissimo perché mia moglie as- mazione, possibilmente garibaldi- no Luigi Vieni e che la formazione sicura che andai a trovarla in clini- na. Non abbiamo trovato nulla, al- faceva parte della Divisione “Tici- ca quando la radio aveva trasmesso lora siamo tornati in via Fabio Fil- no” del raggruppamento “Alfredo da poco la notizia della fucilazione zi. Nella strada non c’erano né di Dio”. di Mussolini e dei gerarchi. Audisio né i nostri partigiani e Riacquistata la libertà, andammo a Non rivedevo la mia compagna quando ci presentammo all’ingres- scaricare i corpi dei gerarchi a dalla sera del 23 aprile, quando so dello stabilimento, fummo pre- Piazzale Loreto. La decisione di l’avevo lasciata dopo aver visto na- si, disarmati e condotti dove stava- metterli in quel posto fu presa du- scere nostro figlio. no i nostri compagni: schierati al rante il viaggio di ritorno e mi muro sotto la minaccia dei mitra pare proprio su mio suggerimento. P.S. - Non ho parlato con nessuno puntati. Subimmo la stessa sorte, Di sicuro è che quando partimmo del gesto finale di Mussolini e mentre il comandante della forma- da Milano, questo problema non questo è l’unico scritto che lo rife- zione, addirittura fuori di sé mi- ci venne posto, né ci pensammo. risce. Non ne scriverò, né parlerò nacciava continuamente di farci Siamo tornati a Palazzo Brera ver- nemmeno in avvenire, a meno che fucilare appena si tentava di dire so le 3-3,30 del 29 aprile (dome- il partito non lo renda pubblico. una parola. La situazione ha avuto nica). Audisio era disfatto dalla Moretti mi ha garantito che si dei momenti tali che veramente ho tensione nervosa sopportata in comporterà nello stesso modo e creduto che non avremmo salvato tutte quelle ore e se ne andò nella credo che si possa prestargli fidu- la vita. Ho anche pensato che pro- sua camera. Io mi recai in ufficio e cia. Non so quello che possa fare babilmente, eravamo caduti in ma- telefonai a Longo che era nell’ex Audisio. no a qualche fascista camuffato. tipografia del Popolo d’Italia, dove Aldo Lampredi Quello che vi era di favorevole era si stampava l’Unità e altri giornali maggio 1972

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