Mafia E Appalti, Sei Arresti a Trapani
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La Sicilia on line Pagina 1 di 2 ¢¡ £¥¤¥¦¨§¢¡ © £ ¤¥¦ ¥¦© 0DILDHDSSDOWLVHLDUUHVWLD7UDSDQL TRAPANI - La polizia di Stato ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, ritenute responsabili di associazione mafiosa ed estorsione plurima, a conclusione di una indagine denominata "Progetto Mafia Appalti Trapani". Grazie alle intercettazioni, gli investigatori hanno assistito a vari summit di mafia che ci sono stati tra un ristretto gruppo di uomini d’onore che, attraverso l'infiltrazione occulta nel sistema imprenditoriale e nel sistema amministrativo locale, controllavano e davano direttive per la manipolazione ed il condizionamento di appalti pubblici. L’esame dei summit di mafia ha consentito alla polizia di individuare l’attuale reggente del mandamento mafioso di Trapani al vertice di un comitato ristretto di imprenditori responsabili di varie estorsioni. L’ indagine ha inoltre consentito di far luce su vari condizionamenti illeciti per la fornitura di calcestruzzo proveniente da alcune ditte in varie opere da realizzare nel comprensorio siciliano. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, Gioacchino Scaduto, su richiesta dei pm della Dda Gaetano Paci e Andrea Tarondo. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa ed estorsione plurima. Avvisi di garanzia sono stati notificati anche a imprenditori. In particolare, dalle intercettazioni ambientali, sulla cui base si forma l’intera inchiesta, la polizia ha pure individuato il «reggente» del mandamento mafioso di Trapani che ha preso il posto di Vincenzo Virga, arrestato il 21 febbraio 2001. Il neocapomafia, al quale è stato notificato un provvedimento cautelare, secondo l’accusa risulta al vertice di un comitato ristretto di imprenditori che hanno riorganizzato il mandamento mafioso partecipando attivamente alle fasi deliberative, organizzative ed esecutive di atti criminali, come l’imposizione del pagamento del pizzo alle imprese che lavorano nel territorio trapanese e il controllo di appalti indetti da enti locali. L’indagine ha pure consentito di raccogliere molteplici e rilevanti elementi probatori sul condizionamento illecito della fase dell’aggiudicazione delle gare di appalto, e quindi anche dell’operato della pubblica amministrazione, da parte di un gruppo di imprenditori e di funzionari pubblici. Le risultanze acquisite dalla polizia sono al vaglio della procura della Repubblica di Trapani, che ha avviato una inchiesta parallela, allo scopo di verificare se gli imprenditori ed i funzionari «infedeli» abbiano operato autonomamente in un «sotto-comitato d’affari» per assecondare le direttive dei vertici di Cosa nostra. La squadra mobile di Trapani ha arrestato con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione gli imprenditori edili: Antonino Birrittella, 49 anni; Tommaso Coppola, di 66; Francesco Pace, di 64 e Antonino Spezia, di 52. Il provvedimento del gip della Dda di Palermo è stato notificato in carcere ad Antonino Aleo, di 52 anni e Vito Russo, di 47, imprenditore edile. http://www.lasicilia.it/articoli.nsf/(LaSicilia)/3D959CCE3C455441C12570C3002DAC74?... 24/11/05 La Sicilia on line Pagina 2 di 2 Gli investigatori, attraverso le intercettazioni ambientali, sono riusciti a scoprire che Francesco Pace è il «reggente» del mandamento mafioso di Trapani e sarebbe anche al vertice di un comitato ristretto di imprenditori formato, in particolare, da Tommaso Coppola e Antonino Birrittella, i quali, secondo l’accusa, con il supporto di altri presunti affiliati, hanno riorganizzato il mandamento mafioso di Trapani. Le intercettazioni hanno dato la possibilità agli investigatori di cogliere dal vivo vari summit di mafia ai quali partecipava un ristretto gruppo di «uomini d’onore riservati», e che si sarebbero svolti nelle sedi di note aziende locali, appartenenti a settori dell’imprenditoria, incaricati anche, per il ruolo di insospettabili, di custodire la contabilità derivante dall’attività del racket delle estorsioni. Durante questi summit venivano date direttive per la manipolazione ed il condizionamento di appalti pubblici, in modo che i lavori venivano aggiudicati a imprese vicine ai boss. Questo gruppo di imprenditori aveva anche un contatto mediato con esponenti mafiosi latitanti. In passato lo avevano avuto con il boss di Alcamo, Vincenzo Milazzo, deceduto alcuni anni fa e poi con Vincenzo Virga. Negli ultimi tempi i contatti erano con il vertice attuale di Cosa nostra e cioè con il boss latitante Matteo Messina Denaro. Il vertice del mandamento di Trapani condizionava la riassegnazione di beni confiscati nel Trapanese a boss mafiosi. E’ quanto emerge dall’inchiesta che stamani ha portato all’arresto di sei persone a Trapani su ordine del gip di Palermo. I boss avrebbero tentato di riappropriarsi della «Calcestruzzi ericina», confiscata al capomafia Vincenzo Virga. Dalle intercettazioni ambientali, emerge che i boss hanno prima tentato di boicottare la gestione dell’impresa affidata all’Agenzia del demanio di Trapani, imponendo alle imprese edili di «non acquistare il calcestruzzo dallo Stato» e poi tentando di acquistarla. Dalle indagini affiorano le preoccupazione degli affiliati a Cosa nostra in seguito alle consultazioni avviate, sin dalla fine del 2001, dall’allora prefetto di Trapani, Fulvio Sodano, il quale aveva contattato i rappresentati di vari settori imprenditoriali e della Confindustria per dare slancio alla «Calcestruzzi Ericina» incoraggiando gli imprenditori che operavano nella zona ad acquistare il calcestruzzo prodotto dall’azienda confiscata. I boss hanno dunque contattato un funzionario dell’Agenzia del demanio addetto all’amministrazione del settore dei beni confiscati, che nell’ambito di questa inchiesta è stato raggiunto da avviso di garanzia, per boicottare l’azienda confiscata pianificandone, artatamente, la liquidazione o la vendita ad un imprenditore del settore che veniva suggerito dai boss. Il piano della famiglia mafiosa di Trapani di accaparrarsi l’azienda è proseguito anche attraverso l’offerta di acquisto fatta da un imprenditore «pulito» che era stato incaricato, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, dal capomafia reggente, Francesco Pace. Le mosse di Cosa nostra svelate dalle microspie sono state poi confermate quando l’imprenditore, citato da Pace durante un summit, si è presentato dal prefetto Sodano per consegnargli la proposta di acquisto della «Calcestruzzi Ericina» esattamente nei termini che la cosca mafiosa aveva deliberato. ! #"%$'&()"*¥+!+, .%/1032#465 718:9¥;#<=<>;@?BADC15 E5 F 5 A@GH#F 9I5 JLK>M%5 A N O¨P3QRQIS=S>T1S UVS QVQIS=U6S WYX=U[Z:\3QIS - http://www.lasicilia.it/articoli.nsf/(LaSicilia)/3D959CCE3C455441C12570C3002DAC74?... 24/11/05.