Caso Rostagno. La Mafia Ha Mascariato E Gli Inquirenti Negavano L’Esistenza Di Cosa Nostra

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Caso Rostagno. La Mafia Ha Mascariato E Gli Inquirenti Negavano L’Esistenza Di Cosa Nostra Caso Rostagno. La mafia ha mascariato e gli inquirenti negavano l’esistenza di Cosa nostra Il resoconto dell’udienza del 14 aprile. Gli interventi dei pm Paci e Del Bene di Rino Giacalone “L'istruzione dibattimentale ha dimostrato che il delitto di Mauro Rostagno ha avuto una matrice mafiosa, che la organizzazione ed esecuzione dell'omicidio è stata della famiglia mafiosa di Trapani, che il killer è stato Vito Mazzara, uomo d’onore di fiducia del capo mandamento Vincenzo Virga. Le sentenze in atti dimostrano che quello seguito è stato il classico ordine mafioso: Virga ha dato l'ordine e Mazzara lo ha eseguito...un dato assolutamente certo in questo processo… Mazzara Vito ha sparato perchè Vincenzo Virga ha dato l'ordine. Cosa nostra ha decretato l'omicidio di Mauro Rostagno per un interesse divenuto sempre più impellente e improrogabile rispetto alla sua attività giornalistica che perserava dagli schermi di Rtc, denunciando talvolta anche in modo ironico, i legami di Cosa nostra con la politica, le istituzioni, la massoneria. Non avremmo mai potuto conoscere lo stato di insofferenza di Cosa nostra contro Rostagno senza l'imprenscibidibile contributo dei collaboratori di giustizia ovvero della voce interna di Cosa nostra, della pancia di Cosa nostra che mal tollerava quegli articoli”. Ha esordito così il pm Francesco Del Bene nella sua requisitoria in Corte di Assise a Trapani.Il primo pentito citato dal pm Del Bene è stato Vincenzo Sinacori. Ha raccontato del malumore contro Rostagno che è arrivato da Mazara del Vallo, da “mastro Ciccio”, Francesco Messina. Fu questi a parlare con il padrino don Ciccio Messina Denaro, perchè la mafia eliminasse quel giornalista. C'era la forte irritazione di Mariano Agate contro Rostagno per le sue cronache sul delitto Lipari e sul relativo processo dove Agate era imputato assieme al gotha mafioso catanese e a un capitano dei carabinieri, Melito che lasciata l’arma guarda caso finì assunto nella banca del banchiere trapanese Giuseppe Ruggirello (padre dell’attuale deputato regionale Paolo). Anche Milazzo Francesco ha parlato del malcontento di Cosa nostra trapanese contro Rostagno, ricordando come veniva apostrofato, “cornuto e infame”, perchè Rostagno faceva i nomi di soggetti che non andavano fatti, perchè istigava, perchè provocatori erano i suoi interventi contro i mafiosi trapanesi, "li attaccava troppo" ha detto Milazzo: ."era all’epoca – ha chiosato Del Bene - l'unico giornalista che faceva quel lavoro giornalistico con impegno civile". Giovanni Brusca: Riina dopo il delitto disse che i mazaresi e i trapanesi si erano tolti dai piedi una rogna, una camurria. Brusca non ha dimenticato nelle sue rivelazioni che che la tv dove lavorava Rostagno, Rtc, era di Puccio Bulgarella: “Riina sapeva bene dove Rostagno lavorava ...Riina era a Mazara e lì ha trascorso latitanza e vacanze fino al 1992, protetto da Mariano Agate. "Brusca è stato utile per farci capire cos'era il gotha trapanese, altro che fratelli Minore, la gestione era corleonese a tutti gli effetti, ha descritto i ruoli di Mariano Agate, dei Messina Denaro, di Virga con il quale interlocuiva in quanto questi gestiva una attività parallela a Brusca, occupandosi del locale tavolino degli appalti. Brusca ha parlato di Puccio Bulgarella e dei suoi ottimi rapporti tra questi e Angelo Siino (il cosidetto ministro dei lavori pubblici di Riina)..Bulgarella era visto male perchè amico di Falcone e per la presenza di Rostagno in tv, ma Bulgarella era amico di Siino, e ha ricordato una cena fatta con i due al ristorante Trittico di Palermo e in quella occasione Bulgarella spiegò la presenza di Rostagno in tv per i rapporti di questi con sua moglie, Caterina Ingrasciotta.. E le dichiarazuioni di Siino nel processo hanno costituito un importante riscontro alle dichiarazioni di Brusca. Ha ammesso la conoscenza con Bulgarella, socio con lui nei lavori nella zona artigianale di Castelvetrano. Siino ha spiegato di avere mediato con i capi mafia della provincia a favore di Bulgarella del quale però don Ciccio Messina Denaro aveva precisa convinzione: “era uno sbirro!”. E Rostagno era “un cornuto” per le sue trasmissioni, che facevano "arrizzare i carni". Siino ha ancora detto che in occasione di un incontro a casa di Filippo Guttadauro, genero di Francesco Messina Denaro, il padrino castelvetranese era tornato a parlare male di Bulgarella per via di quel suo legame con Rostagno che "un giorno o l'altro avrebbe fatto una brutta fine perchè disonesto". Siino riferì la cosa a Bulgarella che gli rispose allargando le braccia, spiegando che Rostagno era un cane sciolto non gli si poteva chiedere nulla. E’ stato ancora Siino a dire del commento di Agate Mariano dopo il delitto Rostagno: Agate disse che quello era stato un delitto di corna e che la mafia non c’entrava perché era stata usata “una scupittazza vecchia”; quel giorno c’era anche Ciccio Messina che, ha ancora ripetuto Siino quando fu sentito in Corte di Assise, fece un segno così eloquente come a dire che non era vero. Non voleva smentire il boss Agate, era un parlare tra mafiosi, la conferma che era stata la mafia ma in giro si doveva dire che era stato un delitto di corna, “per mascariare”. “In tanti delitti di mafia – ha sottolineato il pm Del Bene - Cosa nostra ha sempre saputo operare in questo modo”. "Abbiamo dimostrato come dalla ricostruzione della scena del crimine con certezza si è materalizzata la presenza di Vito Mazzara e a questa conclusione siamo arrivati dalla sequenza dei colpi di arma da fuoco, dal fatto della precisa esecuzione dei colpi e per il testimone rimasto vivo, per l'uso di un'auto rubata....e poi ci sono state le parole dei collaboratori di giustizia che hanno confermato la presenza di Vito Mazzara". Così poco prima dell’intervento del pm Del Bene ha sottolineato sempre in Corte di Assise, nel corso dell’udienza del 14 aprile, l’altro pm del processo, Gaetano Paci che ha aggiunto: "C'è un ulteriore elemento che porta a dire che sulla scena del crimine c'è la firma di Vito Mazzara". Il riferimento all’esito della perizia del Dna disposta dai giudici nella fase finale del dibattimento: “Il processo è pervenuto a risultati di straordinaria importanza per certificare la presenza di Vito Mazzara sulla scena del crimine". L'esame del Dna ha riguardato tutti i reperti trovati sulla scena del crimine. "Sono stati fatti 42 prelievi di campionature dagli 11 reperti....tre risultati riconducono al Dna estratto dall'imputato Mazzara...sono risultati particolarmente utili per il rapporto di comparazione...". "In uno è risultato la piena compatibilità, per gli altri due i periti hanno scritto non si esclude e altamente probabile...caratteristiche genetiche riconducibili all'imputato". Circostanza che i periti hanno descritto alla Corte in maniera eloquente: “la possibilità che vi sia compatibilità tra la traccia rinvenuta sui reperti con il profilo genetico di Mazzara è di una su 100 milioni”. E loro quel numero magico di uno l’hanno individuato. Ma non solo. C’è un’altra conferma ancora più pesante. E’ stata individuata un’altra traccia che per la sua conformazione genetica è risultata "legata" all'imputato Vito Mazzara. "Si tratta di una traccia ritrovata sia all'interno che all'esterno del frammento ligneo…traccia ancora più forte di quella relativa all'imputato Vito Mazzara". Il pentito Francesco Milazzo ha raccontato che tra le abitudini di Vito Mazzara c'era anche quella di tenere le armi che usava per i delitti dentro sacchi che affidava a terzi. In questo modo, ha spiegato il pm Paci, sul fucile si possono essere conservati le tracce genetiche di altri, di un possibile parente. Lo stesso Milazzo ha anche detto che a far parte dei gruppi di fuoco guidati da Mazzara solitamente ne faceva parte un suo zio, Mario Mazzara, classe 23, deceduto da tempo. I consulenti della difesa hanno cercato di smontare la tesi dei periti del Dna con estrema sufficienza....ma le prove sono precise e schiaccianti. "Oggi abbiamo al vaglio un risultato di straordinaria importanza relativo all'accertamento del Dna....questa è una firma che l'imputato inconsapevolmente ha finito con l'imprimere sulla scena del crimine". “E come firma del delitto ci sono anche le parole (intercettate) dell'imputato Vito Mazzara che però qui in aula è venuto a dirsi innocente”. "Intendo riferirmi – ha spiegato alla Corte il pm Paci - alle indagini svoltesi in questi anni sul circuito relazionale di Vincenzo Virga, un circuito vasto, ampio, dove ci sono killer come Vito Mazzara, altri mafiosi, ma anche politici, imprenditori ". Ci sono le intercettazioni disposte sull’ auto di Virga Francesco cioè sull’auto di quel macellaio, di quel titolare della macelleria il cui scontrino si materializzò in un locale diruto della cava dove fu trovata, fumante, l'autovettura usata dai killer di Rostagno: “Tre muratori vennero a dirci che erano stati loro a consumare quello che avevano comprato in quella macelleria in quel luogo". Francesco Virga all'epoca del rinvenimento dello scontrino era incensurato e gli investigatori nulla sapevano di suoi collegamenti con Cosa nostra venuti fuori anni dopo quando venne condannato per il ruolo determinante che aveva e per il quale fu condannato. L’intercettazione: il primo febbraio del 1998 dentro questa autovettura di Virga Francesco, quando i poliziotti della Mobile indagavano sul clan Virga, veniva intercettata una conversazione tra Pietro Virga, figlio di Vincenzo, e un certo Maltese. I due sono stati sentiti parlare della figura di Vito Mazzara che era stato arrestato due anni prima per l’omicidio dell’agente penitenziario Giuseppe Montalto. Ne parlavano con preoccupazione discorrendo del degrado fisico che Mazzara soffriva mentre si trovava ristretto al 41 bis nel carcere di Spoleto: “loro esprimevano preoccupazione per quelle condizioni fisiche e dicevano che il rischio era quello che lui potesse morire..prospettando l'ipotesi di farlo scappare addirittura usando un elicottero da fare arrivare sul tetto del carcere....Ma il passaggio importante è stato anche un altro – ha continuato Paci - i due interlocutori non hanno nascosto parlando tra loro la paura che Mazzara potesse pentirsi...se lui parte di cervello è cuoio per tutte cose perchè Vito è un pezzo di storia".
Recommended publications
  • Mafia Carini Capaci Isola Delle Femmine E Dintorni
    Mafia Carini Capaci Isola delle Femmine e dintorni Comuni sciolti per mafia 25 09 09 Uploaded by isolapulita . - News videos from around the world. Figura 1 Cipriano Santo Inzerillo Gianni SIINO dichiara: DI MAGGIO Salvatore Emanuele Io l’ho conosciuto all’interno della fattoria di Bellolampo intorno alla fine degli anni ’70. I DI MAGGIO hanno avuto varie vicissitudini in negativo all’interno dell’organizzazione mafiosa, perché messi da parte. L’ho rivisto insieme ad un DI MAGGIO detto “u’ figghiu da za’ lena” che mi venne indicato come capo della famiglia di Torretta. I due vennero a raccomandare un imprenditore di Torretta al quale ho fatto aggiudicare, perché loro me lo avevano chiesto, la scuola media di Isola delle Femmine. (Ordinanza di Custodia cautelare Operazione Oldbridge N. 11059/06 R. mod. 21 D.D.A.) Copacabana Di Trapani Isola delle Femmine ............. 1 Copacabana Di Trapani Isola delle Femmine ............. …… Ed è un dato ormai processualmente acquisito che, fino a quando il suo capo indiscusso, Gaetano BADALAMENTI, non fu espulso da Cosa Nostra, la famiglia di Cinisi costituiva uno dei più importanti mandamenti della provincia di Palermo, ricomprendendo, oltre al circondario di Cinisi e Terrasini , anche i territori di Balestrate, Carini, Capaci e Isola delle Femmine (cfr. BUSCETTA, MARINO MANNOIA e MUTOLO, nonché DI MATTEO Mario Santo). Successivamente, il mandamento venne sciolto e la famiglia aggregata al mandamento di Partinico, mentre i territori che ne avevano fatto parte furono divisi tra lo stesso mandamento di Partinico e (dopo il 1982) il neo- mandamento di San Lorenzo , dopo la ristrutturazione seguita alla conclusione della sanguinosa guerra di mafia dei primi anni ’80.
    [Show full text]
  • Giuseppe Montalto
    Giuseppe Montalto Giuseppe Montalto nacque a Trapani il 14 maggio 1965 e morì a soli 30 anni il 23 dicembre 1995, ucciso da Cosa Nostra. Prestò servizio per vari anni nel carcere “Le Vallette” di Torino, prima di essere trasferito, nel 1993, a Palermo, nella tana dei boss, nella sezione di massima sorveglianza dell’Ucciardone, quella destinata ai criminali che dovevano scontare il regime carcerario del 41 bis. Era il giorno precedente la vigilia di Natale del 1995 quando in contrada Palma, una frazione di Trapani, Giuseppe Montalto fu assassinato da due killer davanti alla moglie: erano in auto e sul sedile posteriore c’era la loro figlioletta, Federica di 10 mesi. La moglie Liliana ancora non sapeva di aspettare la loro secondogenita, Ilenia, che purtroppo non conobbe mai il padre. Era un uomo generoso e buono che mostrava sempre comprensione verso chi viveva tra le sbarre per ripagare il proprio debito con lo Stato, anche quando fu trasferito in Sicilia e cominciò a lavorare a contatto con i boss dell’Ucciardone, nonostante questi continuassero ad ostentare avversione nei confronti dello Stato e delle Istituzioni anche in quel contesto seguitando a recitare la parte dei capi, protetti dallo loro stessa fama di uomini feroci e spregiudicati, nonché scrivendo e spedendo i loro ordini attraverso i pizzini. Anni dopo un pentito, Francesco Milazzo, rivelò che l’agente fu ucciso proprio perché aveva sequestrato un bigliettino fatto arrivare in carcere ai boss Mariano Agate, Raffaele Ganci e Giuseppe Graviano e Cosa nostra non gli perdonò questa applicazione delle norme nel rispetto dello Stato.
    [Show full text]
  • Senato Della Repubblica - 225 - Camera Dei Deputati
    Senato della Repubblica - 225 - Camera dei deputati XIV LEGISLATURA - DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI prende, dalla viva voce del Lo Giudice e di suoi sodali, essere stata frutto di una vasta operazione di corruttela, emerge con chiarezza il ruolo di «Cosa nostra», considerato il ruolo di garante svolto nella vicenda da Ca- logero Russello, già coinvolto con il figlio ed il nipote nell'operazione «Appalti liberi» sul condizionamento mafioso dei lavori pubblici, ora ar- restato e poi condannato in primo grado per associazione mafiosa, oltre che titolare di un noto albergo agrigentino. Cosa nostra agrigentina, come anticipato, riesce ad esprimere la sua forza anche nella determinazione di candidature ed appoggi politici: aspetto gravissimo, destabilizzante ed eversivo che emerge con chiarezza sempre dalle indagini denominate, con felice richiamo storico, «Alta Mafia». Ficarra Vincenzo, arrestato per associazione mafiosa nella medesima operazione, convoca nella sua abitazione il 7 aprile 2001, l'allora asses- sore regionale ai lavori pubblici Lo Giudice Vincenzo e Manganare Ca- taldo, candidato alle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati nelle liste di «Democrazia europea», ed ex sindaco di Canicattì. La prima conversazione, nella quale si menziona la necessità di inter- venire per risolvere quel contrasto, è quella tra Ficarra Vincenzo ed il fi- glio Diego (anche lui tratto in arresto il 29 marzo 2004 perché gravemente indiziato del delitto di cui all'articolo 416-bis del codice penale), intercet- tata il 29 novembre 2000 all'interno dell'autovettura Mercedes in uso al primo. Si apprende allora che, per organizzare l'incontro tra i due uomini politici, Ficarra Vincenzo si era rivolto a Parla Angelo (soggetto stretta- mente legato a Lo Giudice Vincenzo) e che il Lo Giudice aveva già ma- nifestato la propria disponibilità ad incontrare il «rivale».
    [Show full text]
  • “FINE PENA: ORA” DI ELVIO FASSONE Di Davide Galliani
    Rivista di Studi e Ricerche sulla Criminalità Organizzata Cross Vol.2 N°1 (2016) ISSN 2421-5635 Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata INDICE Presentazione QUESTO NUMERO di N.d.C ....................................................................................................................................................................... 1 Recensione/dibattito 1 RIFLESSIONI SPARSE SUL DELITTO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA. A PARTIRE DALLA TERZA EDIZIONE DEL LIBRO DI GIULIANO TURONE di Fabio Basile ......................................................................................................................................................... 3 Recensione/dibattito 2 UNA QUESTIONE DI LIMITI. A PROPOSITO DI “FINE PENA: ORA” DI ELVIO FASSONE di Davide Galliani ................................................................................................................................................ 13 Dibattito LA MOBILITASION ANTIMAFIA DE 1992 di Charlotte Moge ................................................................................................................................................ 32 La ricerca 1 TRA NARCOS E STATO. LE FORME DELLA RESISTENZA CIVILE IN MESSICO di Thomas Aureliani ........................................................................................................................................... 61 La ricerca 2 A PROPOSITO DI MAFIA CAPITALE. SPUNTI PER TIPIZZARE IL FENOMENO MAFIOSO NEI SISTEMI DI COMMON LAW di Anna Sergi ........................................................................................................................................................
    [Show full text]
  • Senato Della Repubblica - 129 - Camera Dei Deputati
    Senato della Repubblica - 129 - Camera dei deputati XIV LEGISLATURA - DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI come fossero stati attivati dal sodalizio anche conti in Lugano intestati a personaggi delle famiglie mafiose Cuntrera e Caruana. Particolarmente interessanti sono state le dichiarazioni del Waridel nel dibattimento del predetto processo in data 9 settembre 1985, ove am- mise di aver conosciuto durante la detenzione in Italia Francesco Lo Nigro e Nunzio La Mattina, entrambi poi assassinati. Nel marzo 1982, il Musullulu - da lui conosciuto in Turchia e poi ritrovato a Monaco di Baviera - lo avrebbe richiamato per fungere da «in- terprete» in riunioni di «affari» con Salvatore Priolo, allora latitante e Nunzio La Mattina, che, dopo la sua scomparsa dal giro criminale, fu so- stituito da Antonino Rotolo, detto «Rudy». Dette riunioni si conclusero con la decisione di acquistare 40 Kg. di morfina base al prezzo di 13.000 dollari USA al chilogrammo. Waridel mantenne sempre i contatti tra Mussullulu e Rotolo e tra- sportò illegalmente per conto del sodalizio criminoso siciliano diversi mi- lioni di dollari sia in valuta che in assegni emessi da una banca di Lugano. Waridel descrisse gli uffici occupati da Franco Della Torre143, Enrico Rossini e Vito Palazzolo , situati in Lugano, come «la banca della mafia», ove venivano trattati milioni di dollari in contanti, denaro prove- niente da banche svizzere e contato con apposita macchinetta automatica. A talune riunioni era presente anche Leonardo Greco e tale Kamberoglu Suleyman146. Del predetto sodalizio criminoso faceva parte anche Oliviero To- gnoli , che diverrà un personaggio importante non solo nelle indagini a carico di Bruno Contrada ma anche in quelle finalizzate a comprendere i moventi del fallito attentato dell'Addaura148 in pregiudizio del dott.
    [Show full text]
  • RIINA Salvatore, Nato in Corleone (PA) N 16.11.1930 ~ DETENUTO-PRESENTE
    ',r.' R.G.Sent. nr.4/2002 del 28.03.2002 REPUBBLICA ITALIANA Nr.1771 /97 R.G.N.RP.M. D.D.A PA Nr.1703j98 RG. GIP PA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Nr.12/2000 R.G.Ass.TP Estensori: ". LA CORTE D'ASSISE DI TRAPANI Dr. Vincenzo PANTALEO 1 I I - Sezione II - Dr. Alessandra CAMASSA i ! composta dai Signori: Dott. VINCENZO PANTALEO Presidente Dott. ALESSANDRA CAMASSA Giudice a latere ILCAN~C~~~~~~Maj;PJ I // i Sig. MARRONE GIOACCHINO Giudice popolare ., Sig. ARENA GIOVANNI " " MOTIVAZIONE CO·.Jo.u=à"j J i'7 Sig. FODERA' GIACOMO " " I I Sig. ZICHICHI ANNA SABRINA " " Visto Proc. Gen.le Pa i Sig. CONTICELLO ANGELA " " 22·/"1' €Il.- Sig. TARTAMELLA SAVERIO " " Impugnazioni : con l'intervento del Pubblico Ministero Dott. Roberto fJdv: e, &&e-b. ~ PisciteUo e con l'assistenza del Cancelliere Maurizio p..~ 6fA.~ 0"w: c i La Cara, alla puhbrlca udienza del 28.03.2002, ha Ilh'V 2, ~ emesso la seguente Redattaje schedaje . per il casellario il --1?;L~;t~~------ SENTENZA Campione~ 7GZ!D) puj# ff) contro Rep. ~ RIINA Salvatore, nato in Corleone (PA) n 16.11.1930 ~ DETENUTO-PRESENTE IMPUTATO a} del reato di cui agli artt.11 O, 112 n.1, 575, 577 n.3 c.p. per avere, in concorso con Virga Vincenzo ( separatamente giudicato) in qualità di mandanti e con ignoti, agendo con premeditazione, cagionato la morte di Giacomellt Alberto, all'indirizzo del quale venivano esplosi tre colpi di rivoltella che lo attingevano in varie parti del corpo provocandone il decesso; b} del reato di cui agli artt.110, 112,61 n.2, 81 cpv.
    [Show full text]
  • Processo Lima
    CORTE DI ASSISE - SEZIONE SECONDA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO L’anno millenovecentonovantotto il giorno quindici del mese di luglio, riunita in Camera di Consiglio e così composta: 1. Dott. Giuseppe Nobile Presidente 2. Dott. Mirella Agliastro Giudice a latere 3. Sig. Spinella Giuseppe Giudice Popolare 4. “ Cangialosi Maria “ “ 5. “ Arceri Mimma “ “ 6. “ Vitale Rosa “ “ 7. “ Urso Rosa “ “ 8. “ Rizzo Giuseppe “ “ Con l’intervento del Pubblico Ministero rappresentato dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Gioacchino Natoli, e con l’assisstenza dell’ausiliario Lidia D’Amore ha emesso la seguente SENTENZA nei procedimenti riuniti e iscritti ai N 9/94 R.G.C.A, 21/96 R.G.C.A. 12/96 R.G.C. A. CONTRO 1 1) RIINA Salvatore n. Corleone il 16.11.1930 Arrestato il 18.01.1993 - Scarcerato il 05.05.1997 LIBERO- Detenuto per altro - Assente per rinunzia Assistito e difeso Avv. Cristoforo Fileccia Avv. Mario Grillo 2) MADONIA Francesco n. Palermo il 31.03.1924 Arrestato il 21.04.1995 - Scarcerato il 05.05.1997 LIBERO - Detenuto per altro - Assente per Rinunzia Assistito e difeso Avv. Giovanni Anania Avv. Nicolò Amato del foro di Roma 3) BRUSCA Bernardo n. San Giuseppe Jato il 09.09.1929 Arrestato il 21.10.1992 - Scarcerato il 05.05.1997 LIBERO - Detenuto per altro - Assente per Rinunzia Assistito e difeso Avv. Ernesto D’Angelo 4) BRUSCA Giovanni n. San Giuseppe Jato il 20.02.1957 Arrestato il 23.05.1996 - Scarcerato il 10.04.1998 LIBERO - Detenuto per altro - Assente per Rinunzia Assistito e difeso Avv. Luigi Li Gotti del foro di Roma Avv.
    [Show full text]
  • Zerohack Zer0pwn Youranonnews Yevgeniy Anikin Yes Men
    Zerohack Zer0Pwn YourAnonNews Yevgeniy Anikin Yes Men YamaTough Xtreme x-Leader xenu xen0nymous www.oem.com.mx www.nytimes.com/pages/world/asia/index.html www.informador.com.mx www.futuregov.asia www.cronica.com.mx www.asiapacificsecuritymagazine.com Worm Wolfy Withdrawal* WillyFoReal Wikileaks IRC 88.80.16.13/9999 IRC Channel WikiLeaks WiiSpellWhy whitekidney Wells Fargo weed WallRoad w0rmware Vulnerability Vladislav Khorokhorin Visa Inc. Virus Virgin Islands "Viewpointe Archive Services, LLC" Versability Verizon Venezuela Vegas Vatican City USB US Trust US Bankcorp Uruguay Uran0n unusedcrayon United Kingdom UnicormCr3w unfittoprint unelected.org UndisclosedAnon Ukraine UGNazi ua_musti_1905 U.S. Bankcorp TYLER Turkey trosec113 Trojan Horse Trojan Trivette TriCk Tribalzer0 Transnistria transaction Traitor traffic court Tradecraft Trade Secrets "Total System Services, Inc." Topiary Top Secret Tom Stracener TibitXimer Thumb Drive Thomson Reuters TheWikiBoat thepeoplescause the_infecti0n The Unknowns The UnderTaker The Syrian electronic army The Jokerhack Thailand ThaCosmo th3j35t3r testeux1 TEST Telecomix TehWongZ Teddy Bigglesworth TeaMp0isoN TeamHav0k Team Ghost Shell Team Digi7al tdl4 taxes TARP tango down Tampa Tammy Shapiro Taiwan Tabu T0x1c t0wN T.A.R.P. Syrian Electronic Army syndiv Symantec Corporation Switzerland Swingers Club SWIFT Sweden Swan SwaggSec Swagg Security "SunGard Data Systems, Inc." Stuxnet Stringer Streamroller Stole* Sterlok SteelAnne st0rm SQLi Spyware Spying Spydevilz Spy Camera Sposed Spook Spoofing Splendide
    [Show full text]
  • Antimafia Duemila
    Numero 1 - 2016 EDITORE Associazione Culturale Falcone e Borsellino Via Molino I, 1824 - 63811 - Sant’Elpidio a Mare (FM) Tel. 0734/277448 - Fax 0734/810526 Redaz. Palermo Tel. 091/6684590 Website: FONDATORE Giorgio Bongiovanni In copertina DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Borsellino © Shobha Giorgio Bongiovanni Giovanni Falcone © Shobha Attilio Manca © famiglia Manca VICE DIRETTORE Pier Paolo Pasolini © Letizia Battaglia Lorenzo Baldo a cura di Emanuele Di Stefano CAPOREDATTORE Anna Petrozzi - Aaron Pettinari REDAZIONE Miriam Cuccu, Francesca Mondin, Monica Centofante, Maria Loi, Silvia Cordella, Marco Cappella, Sara Donatelli COLLABORATORI Stefania Virgili, Francesco Belvisi, Fabio Maggiore, Lino Amadio, Donatella Campus, Amedeo Cadeddu PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Emanuele Di Stefano REDAZIONE ANTIMAFIADUEMILA URUGUAY Jean Georges Almendras, Erika Pais REDAZIONE ANTIMAFIADUEMILA PARAGUAY Jorge Figueredo m REDAZIONE ANTIMAFIADUEMILA ARGENTINA Inés Graciela Lépori White, Maria del Carmen de Huertos VICEPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE EDITRICE Luca Trovellesi Cesana HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Saverio Lodato, Pietro Orsatti, Rino Giacalone, Emiliano Federico Caruso, Stefania Limiti Luciano Mirone, Annalisa Insardà, Francesco Colonna, SiMona Zecchi, Giulietto Chiesa, Margherita Furlan, Barbara Giangravè, Cristina Pinna, Maria José Lastra, Shobha, Letizia Battaglia, Radio Radicale. DISTRIBUZIONE IN EDICOLA: ME.PE. s.p.a. - Milano DISTRIBUZIONE IN LIBRERIA: JOO Distribuzione - Milano Finito di stampare il 4/07/2016 ISCRIZIONE PRESSO
    [Show full text]
  • Digest of Terrorist Cases
    back to navigation page Vienna International Centre, PO Box 500, 1400 Vienna, Austria Tel.: (+43-1) 26060-0, Fax: (+43-1) 26060-5866, www.unodc.org Digest of Terrorist Cases United Nations publication Printed in Austria *0986635*V.09-86635—March 2010—500 UNITED NATIONS OFFICE ON DRUGS AND CRIME Vienna Digest of Terrorist Cases UNITED NATIONS New York, 2010 This publication is dedicated to victims of terrorist acts worldwide © United Nations Office on Drugs and Crime, January 2010. The designations employed and the presentation of material in this publication do not imply the expression of any opinion whatsoever on the part of the Secretariat of the United Nations concerning the legal status of any country, territory, city or area, or of its authorities, or concerning the delimitation of its frontiers or boundaries. This publication has not been formally edited. Publishing production: UNOV/DM/CMS/EPLS/Electronic Publishing Unit. “Terrorists may exploit vulnerabilities and grievances to breed extremism at the local level, but they can quickly connect with others at the international level. Similarly, the struggle against terrorism requires us to share experiences and best practices at the global level.” “The UN system has a vital contribution to make in all the relevant areas— from promoting the rule of law and effective criminal justice systems to ensuring countries have the means to counter the financing of terrorism; from strengthening capacity to prevent nuclear, biological, chemical, or radiological materials from falling into the
    [Show full text]
  • “Eolo” E La Mafia
    liberainformazione http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=6060 Trapani, 17.02.2009 | di Rino Giacalone Ultim'ora “Eolo” e la mafia Le pale eoliche, Cosa Nostra e i politici corrotti Pale eoliche Otto arresti e un nuovo affare della mafia trapanese che salta fuori da una indagine coordinata dalla Dda di Palermo e condotta da Polizia e Carabinieri. Riguarda gli impianti eolici e in particolare uno di quelli realizzato nel territorio di Mazara del Vallo, città dove poche ore addietro è scattato l’ultimo dei blitz antimafia, in ordine di tempo, che mostra ancora messi insieme mafiosi, politici, burocrati e imprenditori, non solo siciliani questi ultimi ma anche del nord d’Italia. Fior di imprenditori che sanno come funziona l’andazzo, forse ancora meglio di quelli siciliani. Cosa Nostra trapanese ha appoggiato un progetto per un impianto eolico, organizzato una tangentopoli per assicurarsi dentro al Comune di Mazara l'appoggio di politici e funzionari e garantirsi che altre imprese non si facessero avanti, infine per tenere ogni cosa sotto controllo ha preteso che fosse creata una nuova società con sede ad Alcamo, dove ad occuparsene fossero gli “amici degli amici”, una sorta di joint ventur in chiave mafiosa. Tutto è cominciato nel 2003. Il parco ora è stato costruito, contrada Aquilotta di Mazara, ma a prezzo di mazzette pagate tra i 30 mila ed i 75 mila euro e il sovvertimento al solito del mercato. Le manette sono scattate stanotte ai polsi di un politico, il capogruppo ed ex assessore di Forza Italia Vito Martino: lui avrebbe preso la tranche più consistente delle tangenti e anche guadagnato “gratis” l'uso di una Mercedes nuova fiammante intestata ad una delle società coinvolte.
    [Show full text]
  • Trapani, Una Sentenza Condanna La Mafia Diventata Impresa
    liberainformazione http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=5290 Trapani, 17.11.2008 | di Rino Giacalone Trapani, una sentenza condanna la mafia diventata impresa Nelle carte giudiziarie il riconoscimento del valore di uomo che una parte dello Stato ha dimenticato "Un uomo valoroso". Uno di quelli che ha saputo "fare da argine al crimine organizzato e mafioso". Frasi forti, che lo sono ancora di più perchè scritte su di una sentenza, un atto giudiziario che per sua natura alla pari di altri concorre a fare la storia di questo e di qualsiasi altro Paese del Mondo. O almeno così dovrebbe essere, se poi non acacde che mafiosi conclamati vengono presentati come eroi. A Trapani è stato depositato il contenuto di un accertamento giudiziario della verità che è netto, chiaro. In questa sentenza c'è la condanna a 20 anni dell'imprenditore trapanese Francesco Pace che per conto di Matteo Messina Denaro trasformò la mafia in una holding imprenditoriale. L'uomo valoroso e coraggioso ovviamente non è lui, è un ex prefetto della Repubblica, Fulvio Sodano che contro il tentativo di Cosa Nostra di inquinare del tutto il tessuto imprenditoriale della provincia di Trapani dedicò le sue energie, finendo però male, maltrattato dal Governo, dal suo ministero, dalla politica. Contro di lui i mafiosi ebbero ragione solo per una cosa, quando si videro persi, cominciarono a chiamarlo "tinto" e cominciarono a dire, parlando tra loro, "che se ne doveva andare". E fu davvero così. L'ordine di trasferimento nel luglio 2003 da Trapani ad Agrigento gli arrivò un pomeriggio, poche ore dopo avere ricevuto conferma contraria da Roma e che cioè sarebbe rimasto a Trapani.
    [Show full text]