Rassegna Storica Crevalcorese È Stata Realizzata Con Il Contributo Di: 2 3
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3 1 Rassegna storica crevalcorese è stata realizzata con il contributo di: 2 3 Comune di Crevalcore Rassegna storica crevalcorese 5 dicembre 2007 Istituzione dei Servizi Culturali Paolo Borsellino 4 Rassegna storica crevalcorese Rivista dell’Istituzione dei Servizi Culturali Paolo Borsellino di Crevalcore COMITATO DI REDAZIONE Magda Abbati, Massimo Balboni, Gabriele Boiani, Paolo Cassoli, Nicoletta Ferriani, Barbara Mattioli, Yuri Pozzetti, Carla Righi, Roberto Tommasini. Direttore resp. Paolo Cassoli Progetto Grafico Paolo Cassoli Informazioni e comunicazioni Istituzione dei Servizi Culturali Paolo Borsellino Via Persicetana 226 - 40014 Crevalcore (Bo); tel. 051.981594, fax 051.6803580 e mail: [email protected] Quinto numero, distribuzione gratuita 5 SOMMARIO In questo numero (a cura della redazione) 6 STUDI E RICERCHE Mauro Perani Nuovi dati sul manoscritto Mosca, Guenzburg 786, copiato da Osea Finzi a Crevalcore nel 1505 9 Guido Antonioli La vipera che Melanesi accampa. L’avvento della signoria dei Visconti a Crevalcore (1350-51). 17 NOVECENTO Gabriele Boiani Una donazione per l’archivio storico L’archivio del PCI di Caselle 37 Roberto Tommasini I cinema di Crevalcore 51 ESPERIENZE DIDATTICHE Carla Righi Un viaggio a Roma nel Seicento Laboratorio di storia delle classi terze della Scuola media “G. Mazzini” di Sant’Agata Bolognese 99 6 In questo numero Pubblicato, a causa dell’esiguità dei fondi disponibili, a un anno di distanza dal quarto numero, che era dedicato, come si ricorderà, alle celebrazioni pertiane, que- sto quinto fascicolo della rivista reca contributi che crediamo di grande interesse per i cittadini crevalcoresi. La sezione Studi e ricerche contiene i saggi di Mauro Perani e Guido Antonioli. Mauro Perani con il suo contributo “Nuovi dati sul manoscritto Mosca, Guen- zburg 786, copiato da Osea Finzi a Crevalcore nel 1505”, completa ed integra il precedente articolo apparso nel terzo fascicolo di Rassegna storica crevalcorese con le riproduzioni fotografiche del manoscritto di Mosca di cui si trascrive integralmente il colophon sciogliendo definitivamente il dubbio relativo alla data. Guido Antonioli ci illustra le vicende che accompagnarono e seguirono, nel 1350, la fine della signoria dei Pepoli e l’avvento di quella dei Visconti, esaminando- ne i risvolti a livello locale mediante l’analisi dei registri del vicariato di Crevalcore che ci restituiscono, ammantato del linguaggio burocratico tipico dei documenti amministrativi e giudiziari, uno spaccato di vita sociale dell’epoca. Per la sezione Novecento, Gabriele Boiani tratta la cessione all’Istituzione Culturale Paolo Borsellino di una raccolta di materiale librario ed archivistico appartenuta alle sezioni del Partito comunista di Caselle e Bolognina. I documenti, che vanno dagli anni ’40 agli anni ’80, sono di notevole interesse sia per chi intenda occuparsi di contratti agrari, salari degli operai agricoli, tipologie di coltivazioni, sia per chi vo- glia studiare il clima di acceso scontro sociale del secondo dopoguerra. Roberto Tommasini ci presenta, in un lungo articolo riccamente illustrato, la storia dei cinema di Crevalcore, dal primo esperimento di Kinematografo Edison, svoltosi nel Teatro Comunale nel lontano 1896, fino agli anni recenti. Ci mostra volti e ricostruisce atmosfere che non mancheranno di suscitare i ricordi di tanti crevalcoresi non più giovanissimi. Infine, per la sezione Esperienze didattiche, Carla Righi ci parla di un lavoro svi- luppato dalle classi terze della scuola media G. Mazzini di Sant’Agata Bolognese su un manoscritto conservato presso l’archivio della Partecipanza: un quaderno contenente il diario della missione a Roma effettuata nel 1675 da tre Santagatesi, incaricati dalla Comunità partecipante di sollecitare presso la curia romana la positiva conclusione della controversia che la opponeva ai conti Caprara. 7 Studi e Ricerche 8 Fig. 1 – Il manoscritto di Mosca, copiato a Crevalcore: incipit decorato di Esodo. 9 MAURO PERANI* Nuovi dati sul manoscritto Mosca, Guenzburg 786, copiato da Osea Finzi a Crevalcore nel 1505 Premessa In un mio recente studio1 ho illustrato i tre manoscritti ebraici che, come si legge nei rispettivi colophon, furono copiati a Semàch Lev Boloniese, in ebraico letteralmente “Allegralcore” che indica la località di Crevalcore in provincia di Bologna. In questa sede intendo approfondire lo studio del secondo di questi tre manoscritti copiati, secondo il tenore letterale del colophon, ad Allegralcore bolognese. Per le attestazioni di questo nome, di cui ho trattato nel mio precedente studio in questa rivista, rimando al Tiraboschi2 e a Manfré3. Evidentemente i due prestatori ebrei residenti a Crevalcore, dove copiarono per proprio uso tre manoscritti ebraici rispettivamente nel 1428 il primo, nel 1505 e nel 1508 il secondo, dovevano avere recepito questa tradizione non lontana nel tempo, se tutti e due usano in ebraico la forma corrispondente ad Allegralcore. Il Ms. di Mosca copiato da Osea Finzi a Crevalcore nel 1505 Veniamo ora al codice ebraico del quale, nel mio studio precedente, non mi era stato possibile interpretare tutti i dati per la scarsa qualità della riproduzione * Professore Ordinario di Ebraico, Università di Bologna, Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali, Direttore del “Progetto Ghenizà italiana”, Presidente della Euro- pean Association for Jewish Studies (www.eurojewishstudies.org), Segretario dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo (www.aisg.it). Il presente articolo costituisce una versione ridotta del saggio pubblicato su “Materia giudaica” XII/1-2 (2007), pp. 251-256, disponibile anche all’indirizzo Internet www.humnet.unipi.it/medievistica/aisg/AISG_05Materia/XI-1-2%20del%202006/XI1- 2-201pp437.pdf 1 M. PERANI, Tre manoscritti ebraici copiati a Crevalcore tra il XV e il XVI secolo, «Rassegna storica crevalcorese». Rivista dell’Istituzione dei Servizi culturali Paolo Borsellino di Crevalcore, n. 3, giugno 2006, pp. 8-29. 2 G. TIRABOSCHI, Storia dell’Augusta Badia di San Silvestro di Nonantola aggiuntovi il codice diplomatico della medesima illustrato con note. Opera del Cavaliere Ab. Girolamo Tiraboschi consigliere di S.A.S. presidente della Ducale Biblioteca e della Galleria delle Medaglie e Professore onorario dell’Università di Modena. In Modena, presso la Società Tipografica, 1784, vol. I, p. 251. 3 G. MANFRÉ, Il toponimo “Crevalcore”. Storia e leggenda, «Strada maestra, Quaderni della Biblioteca comunale “G.C. Croce” di San Giovanni in Persiceto», n. 32, primo semestre 1992, pp. 58-67. 10 in microfilm di cui ero in possesso. Si tratta del manoscritto conservato a Mosca presso la Biblioteca Statale Russa, Collezione Guenzburg, n. 786. Il manoscritto è membranaceo, misura mm. 150 x 110 ed è composto da 35 fascicoli quinioni per complessivi 350 fogli e 700 pagine. Il campo scrittorio è di mm. 90-95 x 80-85, compreso il Targùm. Il manoscritto non presenta la masora parva e magna, e lascia da questo intendere la sua destinazione all’uso liturgico, come conferma anche l’indicazione degli inizi delle Haftaròt – ossia dei brani profetici che nella liturgia ebraica del sabato seguono la lettura della sezione settimanale del Pentateuco – nei margini superiore e inferiore, vale a dire nel luogo solitamente destinato alla masora magna. Il codice si trova in cattivo stato di conservazione, con diversi fascicoli slegati per rottura delle cuciture; esso contiene il testo della Toràh, in grafia quadrata di tipo italiano con vocali e accenti, il testo del Targùm o versione aramaica del Pentateuco di Onqelos nei margini esterni di ogni pagina (a sinistra nel recto e a destra nel verso) in grafia semicorsiva italiana senza vocali; nei margini inferiore e superiore l’indicazione dell’inizio delle Haftaròt relative al brano biblico della pagina; la Toràh si conclude al f. 327r dove il copista ha evidenziato con dei Hošea‘, in realtà il nome affine [Ye]hoshua, con) הושע tratti di penna il suo nome obliterazione della yod iniziale tramite due punti soprascritti - Fig. 4). Al f. 327v compare il colophon, in un inchiostro sbiadito che ha assunto un colore marrone chiaro. Al f. 328r inizia il testo delle Haftaròt per le principali festività ebraiche. È presente una foliazione recente a matita da f. 1r al f. 342v. Gli incipit dei cinque libri del Pentateuco sono ornati da pregevoli fregi policromi a inchiostro azzurro, verde e ciclamino che li abbelliscono (si veda Esodo, Fig. 1; Levitico Fig. 2; Numeri Fig. 3), ma purtroppo quello del libro della Genesi, che si intravede essere stato il più bello e riccamente miniato, è stato completamente annerito dall’umidità, presentandosi scuro ed illeggibile. Nel testo ebraico della Toràh compaiono dei taghìn ossia le coroncine tipiche che ornano alcune lettere ebraiche come accade normalmente nel Sèfer Toràh, in particolare sulla lettera ebraica he, che ha sopra due o tre trattini, come ad esempio nella parte finale di Numeri (vedi Fig. 3). Le ultime righe del colophon, proprio quelle che contengono luogo e data in cui è stata completata la copia del manoscritto, non erano prima leggibili nelle riproduzioni fornitemi dallo Institute of Microfilmed Hebrew Manuscripts, annesso alla Jewish National and University Library di Gerusalemme; ci venivano tuttavia in aiuto le informazioni forniteci da Senior Sachs che compilò un sintetico catalogo dei codici della collezione Guenzburg, mentre questa si trovava ancora temporaneamente a Parigi4. Sachs non riporta il colophon per esteso, ma si limita