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Vincenzo Cabianca Di origini modeste, nasce a Verona il 21 giugno 1827, dove compie i primi studi presso il seminario e dal, 1842, all’Accademia di Belle Arti, con la guida di Giovanni Caliari. Nel 1846 passa all’Accademia di Venezia dove segue, con poca convinzione, i corsi del Clementini. La città lagunare non lascia conseguenze visibili nella sua pittura, se non un certo interesse per le espressioni del Settecento veneziano e l’avviarsi della predilezione per il soggetto di genere, precisatosi negli anni successivi. Nel 1848 è coinvolto dai moti di liberazione; nel 1849 partecipa alla difesa di Bologna. Nel 1853, forse per motivi politici, si trasferisce a Firenze dove, con Severini e Borrani si lega al nascente gruppo macchiaiolo, frequenta il Caffè dell’Onore e, dal 1855, il famoso Caffè Michelangelo. Fattori ricorda che Cabianca è il primo a mostrare un quadro macchiaiolo (un maiale nero su un muro bianco) ed infatti il veronese è tra i primi a seguire i nuovi principi luministici, dei quali è assertore convinto. Nel 1861 Cabianca visita Parigi insieme a Signorini, senza restarne particolarmente impressionato, l’anno seguente torna in Toscana e dipinge a Montemurlo; non abbandona tuttavia il soggetto storico-accademico, se all’esposizione di Firenze del 1861 presenta i “Novellieri fiorentini del secolo XIV”. La componente accademica si fa più evidente durante il soggiorno a Parma protrattosi per circa sette anni, dal 1863, con frequenti visite a Firenze e a Roma, dove si trasferisce nel 1870, stringendo amicizia con Nino Costa e ricominciando a dipingere dal vero piccoli quadri condotti secondo la tecnica macchiaiola. Nella fitta produzione degli anni Settanta e Ottanta troviamo belle prove pittoriche risalenti ai soggiorni presso Diego Martelli a Castiglioncello, e i molti paesaggi della campagna intorno ad Anzio e Nettuno. Nel 1876 è tra i fondatori della Società degli Acquerellisti, nel 1886, insieme a Coleman, Costa, De Maria aderisce al gruppo romano antiaccademico “In Arte Libertas”. Nel 1893 una paralisi lo costringe a una quasi totale inattivita’. Muore a Roma nel 1902. 1. DALLA MANIERA LOMBARDA AL QUADRO DI STORIA ANTICA Questa prima sezione presenta accanto a noti dipinti di Cabianca quali “I Novellieri fiorentini” (Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti) e il bellissimo “Autoritratto” (collezione privata), opere meno conosciute come “Il legionario napoleonico” (Trieste, Museo Revoltella), “Il giovinetto Goldoni tra i comici nel suo primo viaggio da Rimini a Chioggia” (Verona, Consiglio Ospitaliero), “L’abbandonata” (collezione privata), “Dante nel Casentino” o addirittura inedite come “Vendemmia in Toscana” (collezione privata), datata 1854. Tali opere vengono presentate unitamente a quadri degli Induno e alle opere di soggetto antico dipinte da Cristiano Banti (“Torquato Tasso ed Eleonora d’Este”, “Scena romantica”), Giovanni Boldini (“Idillio”), Giuseppe Abbati (“Loggiato con armigero”), per ricreare il clima di ricerca condiviso con i compagni macchiaioli sin dai primi anni fiorentini. Vincenzo Cabianca I novellieri fiorentini del XIV secolo 1860, olio su tela, cm 78x99, Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Vincenzo Cabianca L’abbandonata 1858, olio su tela, cm 50x43,5, Collezione privata. Courtesy Società di Belle Arti,Viareggio Vincenzo Cabianca Vendemmia in Toscana (o L’uva malata) 1854,olio su tela, cm 82x82, Collezione privata 2. LA SPERIMENTAZIONE DELLA “MACCHIA” La seconda sezione documenta con un’affascinante insieme di opere per la prima volta riunite, le risultanze delle audaci sperimentazioni che Cabianca condusse con Cristiano Banti e Telemaco Signorini in Liguria e nella campagna toscana di Montemurlo tra il 1855 e il 1862: “Donne a Montemurlo”, “La filatrice” (collezioni private) vengono presentate con “Riunione di contadine” di Banti e “Bimbi al sole” di Signorini (entrambi della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze); l’accostamento inedito tra “Giovani pescatori” di Signorini e “Lungomare” di Cabianca (anticamente appartenuto alla collezione Jucker) getta nuova luce su questo fondamentale sodalizio artistico che aprì il cammino ai più restii Giovanni Fattori e Silvestro Lega, avviando dunque il corso della vicenda dei Macchiaioli. Tali sperimentazioni di cui Cabianca fu testimone e attore tra i più audaci, culminarono nel celebre capolavoro “Il mattino” (più noto come “Le Monachine”), esposto nel 1861 all’Esposizione Nazionale di Firenze e nei “Marmi a Carrara Marina” (collezione privata) non più visto da quasi un secolo. Cristiano Banti Riunione di contadine 1861 olio su tela, cm 31,5x46,5 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. Telemaco Signorini Giovani pescatori 1860 circa, olio su tela, cm 28x42, Collezione privata Vincenzo Cabianca Lungomare 1860, olio su tela, cm 27x36, Collezione privata Vincenzo Cabianca Le monachine (o il mattino) 1861, olio su tela, cm 36x99, Viareggio, Istituto Matteucci Vincenzo Cabianca Marmi a Carrara Marina 1861, olio su tela, cm 36x89, Collezione privata 3. GLI ANNI AUREI DELLA “MACCHIA” Questa sezione evoca il momento centrale del sodalizio con i compagni macchiaioli che ebbe quale teatro ora la campagna fiorentina di Piagentina, ora Castiglioncello ora la Versilia. Lo splendido “Ritorno dai Campi” (1862), non più esposto da decenni è il dipinto chiave attorno al quale s’incastonano purissime predelle con scorci di campagna toscana, inediti o non più visti da tempo, unitamente a straordinarie opere di Nino Costa (“Giardino fuori porta San Frediano”), di Silvestro Lega (“Orti a Piagentina”), di Banti (“Ritorno dalla messa”), di Signorini (“Crocchio di donne sulla strada di Settignano”). Si collocano in questa sezione i noti dipinti di Cabianca “Spiaggia a Viareggio” (Genova, Galleria d’arte moderna) e “Un bagno fra gli scogli” (Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze), recentemente restaurato. Odoardo Borrani Vada veduta da Castiglioncello 1864 circa, olio su tela, cm 17,5x47, Collezione privata Giuseppe Abbati Baia a Caletta 1861-1866, olio su tavola, cm 13x40, Collezione privata Vincenzo Cabianca Ritorno dai campi 1862, olio su tela, cm 75x151, Bottega d’Arte srl, Livorno Nino Costa Giardino fuori Porta San Frediano 1860-1865, olio su tavola, cm 20x35, Collezione privata, Courtesy Bottega d’arte, Montecatini Terme Silvestro Lega Orti a Piagentina 1864 circa, olio su tela, cm 51,7x70,5, Collezione privata Vincenzo Cabianca Un bagno fra gli scogli 1868, olio su tela, cm 91,7x151,5 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti 4. GLI ANNI ROMANI E’ la sezione che presenta una selezione di opere eseguite dopo il trasferimento di Cabianca a Roma, avvenuto nel 1870. In realtà nel corso del decennio, Cabianca si sposta moltissimo sia nella campagna romana (Palestrina, Terracina, Nettuno) che a Ischia, e ancora in Liguria a Sestri Levante, a Venezia e a Castiglioncello, attratto dagli effetti di luce che egli rende con straordinario vigore, piuttosto che dal carattere pittoresco dei luoghi. E’ il momento di “Strada a Palestrina”, “Nettuno” (1872), “Palestrina” (Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti) opere che si relazionano con i contemporanei dipinti di Signorini (“Vicolo ad Arcola”) e Costa. Gradatamente la sua ispirazione malinconica si arricchisce di motivi spiritualistici, in consonanza con il clima generale degli ultimi due decenni del secolo: ne nasce uno splendido capolavoro “Nevi romane” (collezione privata). In questa sezione viene inoltre presentata l’attività di illustratore svolta da Cabianca per D’Annunzio, con l’esposizione di una rara edizione dell’Isotta Guttadauro. Vincenzo Cabianca Barche a Sestri Levante 1881, olio su tavola, cm 33x23, Collezione privata Vincenzo Cabianca Chiesa a Forio d’Ischia 1900, tecnica mista su cartoncino, cm 31,4x27, Collezione privata Vincenzo Cabianca Effetto di sole 1868-1872, olio su tavola, cm 32x20, Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Vincenzo Cabianca Strada a Palestrina Olio su tavola, cm 30x18,6 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Vincenzo Cabianca Nevi romane 1893, pastello, tempera, tecnica mista su cartone, cm 57x95, Collezione privata 5. VENEZIA 6. POESIA DEI CHIOSTRI: LE MONACHINE Queste ultime due sezioni abbandonano l’andamento cronologico fin qui osservato e si propongono di enucleare due temi fondamentali della produzione di Cabianca, attraverso i quali rendere più evidente l’evolversi del percorso dall’artista verso espressioni pittoriche pienamente novecentesche. Vincenzo Cabianca I segreti del chiostro 1861, olio su tela, cm 92,1x56,7 Collezione privata, Courtesy Galleria Mediarte, Montecatini Terme Vincenzo Cabianca Il portico di San Zeno a Verona 1867, olio su tavola, cm 38x40 Genova, Accademia Ligustica di Belle Arti Vincenzo Cabianca Venezia 1863 circa, olio su tavola, cm 20,1x19,5, Collezione privata Vincenzo Cabianca Canale della Madonna dell’orto a Venezia 1889, tecnica mista e acquerello su cartone, cm 53,5x107,5, Collezione privata Vincenzo Cabianca Nell’isola di Murano 1889 circa, tecnica mista su cartone, cm 49x97, Collezione privata Grazie per l’attenzione. Montaggio e realizzazione by [email protected] FINE Altre presentazioni su www.panti.eu.