Viaggi E Viaggiatori Nell'ottocento

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Viaggi E Viaggiatori Nell'ottocento Autore Viaggi e viaggiatori nell’Ottocento Itinerari, obiettivi, scoperte a cura di Marco Severini Marsilio Il volume, sottoposto a referaggio da parte dell’Editore, è stato realizzato grazie al contributo dell’Associazione di Storia Contemporanea, del Dipartimento di Studio Umanistici dell’Università di Macerata e della Regione Marche © 2013 by Marsilio Editori® s.p.a. in Venezia Prima edizione: febbraio 2013 ISBN 978-88-317-0000 www.marsilioeditori.it IndIce 9 Prefazione 11 Introduzione 25 PARTe PRIMA – Partendo dalle Marche 27 La scrittura odeporica di Leopardi tra storia e letteratura Costanza Geddes da Filicaia 39 I viaggi mitteleuropei di Giacomo Ricci Emanuela Sansoni 51 Adriano Colocci. Un viaggiatore di fine Ottocento Pamela Galeazzi 67 Un nobile fermano in viaggio per l’Europa: Giovan Battista Gigliucci Cesare Mario natale 81 Un approdo prima di morire: Guglielmo Oberdan a Senigallia Marco Severini 93 PARTe SecOndA – Il viaggio in Italia 95 «Il Paese dell’eterna primavera». Il viaggio in Italia di Zygmunt Krasin´ski Iwona dorota 115 Il primo viaggio slavistico in Italia: i percorsi dello storico russo Vikentij Makušev (1869-1871) Stefano Aloe 129 Telemaco Signorini e Diego Martelli. L’Europa in Toscana Roberto cresti 5 viaggi e viaggiatoriindice nell’ottocento 139 Viaggio verso l’Italia Unita. Impressioni epistolari di Luigi Calamatta mazziniano e garibaldino Rosalba dinoia 149 I viaggi di Lodovico Mortara, professore e magistrato Giovanni di cosimo 157 Schopenhauer in viaggio: negazione vivente della Volontà di vivere o spirito dionisiaco? Alessandro Roani 171 1801, la scoperta di Cerere: Giuseppe Piazzi Goffredo Giraldi 179 PARTe TeRZA – Lungo il vecchio continente 181 Per viaggiare ci vogliono le lingue. Viaggiatrici competenti Stefania cavagnoli 197 La riscoperta araba dell’Europa nella cronaca di viaggio Maria elena Paniconi 213 Luigi Dasti nei principati danubiani. Diario di viaggio 1866-1868 Matteo Soldini 223 Da casa all’en plein air Luca Lavatori 227 «Cor de poeira»: il viaggio di Eça de Queiroz in Oriente e nel suo negativo dell’Occidente Stefano Salmi 245 Leone Carpi tra Spagna e Italia. Note di viaggio di un deputato italiano Andrea Pongetti 257 Viaggiatrici solitarie. Il viaggio spirituale delle “amazzoni” del cattolicesimo Ilaria Biagioli 267 PARTe QUARTA – nei paesi extra-europei 269 Cristina di Belgiojoso in Oriente: da patriota ad esiliata Gianna Proia 6 introduzioneindice 281 Tra sole donne: dalle «Memorie sull’Egitto» di Amalia Nizzoli alle testimonianze di viaggiatrici europee Arianna Fognani 297 Missionari oltre il deserto del Sahara, verso le sorgenti del Nilo Gianpaolo Romanato 317 Le spedizioni geografiche militari nelle colonie italiane del Corno d’Africa Antonino Zarcone 341 L’Africa e i Caraibi nei diari di due nobili umbri tra erudizione e rivoluzione Augusto ciuffetti 352 Raffaele Martelli, da Ancona al Western Australia: due metà di una vita John J. Kinder 366 Italiani in viaggio nel Vicino Oriente: alla scoperta dell’altro Cinzia cingolani 381 «Il “buon americano”: Henry James e gli Stati Uniti d’America» Tatiana Petrovich njegosh 399 L’esule Pietro Maroncelli tra Europa e Stati Uniti: una trafila particolare Sara Samorì 417 I viaggi di Garibaldi e la sua formazione politica Pietro Rinaldo Fanesi 426 L’idea di partire. Rotte di garibaldini tra l’Italia e il mondo Eva cecchinato 000 english summaries 000 Indice degli autori 000 Indice dei nomi 7 TeLemacO SignorinI e Diego Martelli. L’Europa In ToscAnA di Roberto Cresti Io non scrivo storia, ma biografia. Plutarco nella pittura italiana della seconda metà del secolo xix, Telemaco Signorini è stato protagonista di un largo rinnovamento che ha saputo conciliare la tradizione, in particolare quella toscana, con le incalzanti sollecitazioni provenienti dalla Francia dei pittori paesaggisti (come corot e i barbizonniers), realisti (come courbet e Millet) e poi, nella scia degli uni e degli altri, impressionisti (dai pionieri, degas e Manet, a Monet, Pisarro e Renoir) 1. Alfiere, con l’amico critico diego Martelli, della “scuola” fiorentina della “macchia” 2, Signorini – dedito anche all’illustrazione, alla letteratura e alla critica stessa 3 – compì vari viaggi in europa, in specie in Francia e Gran Bretagna, ove entrò in contatto con eminenti personalità artistiche, di cui seppe meritarsi la stima. non rinunciò però mai al contatto col paesaggio italiano, nel quale amò del pari immergersi e rivivere, in creativa solitudine, le idee assimilate all’estero, dando ad esse, col pennello e con la penna, un prezioso tono locale. Il suo percorso creativo nasce nel segno della pluralità delle fonti e di un cosmopolitismo saggiato, quand’era ancora ragazzo, nel milieu culturale fiorentino 4. Si può dire che fu, quasi subito, europeo. Infatti, il mestiere del padre Giovanni 5, pittore tra i più validi e ammirati, nel genere della veduta, alla corte del granduca Leopoldo II, gli consentì l’accesso ai salotti più esclusivi degli anglo e franco-fiorentini, e a raccolte di pittura di grande respiro storico, come quella del principe Anatolio demidoff, che contava tele dei maestri olandesi del Seicento e anche degli ultimi francesi 6, i quali avevano assimilato la lezione dei primi attraverso la libera trascrizione che ne avevano fatta constable e Turner. Al tempo stesso le buone scuole frequentate gli diedero una solida base umanistica, e gli ispirarono una vocazione alle lettere, condivisa da adolescenti, pressoché suoi coetanei, come Giosue carducci, nato nel suo stesso anno, il 129 viaggi e viaggiatori nell’ottocento 1835, e, appunto, diego Martelli, di tre anni più giovane, conosciuti entrambi nell’ambiente scolastico degli Scolopi a Firenze 7. La poetica signoriniana risente del “movimento” – assimilabile a un viaggio nel viaggio – che interessò la nostra pittura giusto alla metà del secolo xix 8, e che consiste in un avvicinamento alla realtà per ragioni che, senza soluzione di continuità, sono estetiche e morali. chi cerchi l’espressione della pur variegata cultura risorgimentale nelle arti, la troverà non in astratti proclami oppure in intenti celebrativi di questo o quell’eroe di questa o quell’impresa, bensì nella decisione degli artisti di porsi a contatto con l’umanità e la natura senza filtri accademici, giusto come l’atto politico si basa sull’assunzione d’una responsabilità personale. Lo dice bene Francesco de Sanctis laddove, per la letteratura, parla di «scuola liberale manzoniana» 9 e «democratica mazziniana» 10, l’una dedita al ragionamento distaccato e al precetto, l’altra all’empatia che vuole farsi didattica per il calore che il poeta mette nella parola, accorciando di fatto la distanza dal lettore, che porta nella propria vita. disegno e storia “romantica” nell’una, pathos, invece, e immediatezza “realistica” nell’altra. In pittura è lo stesso: l’artista romantico, si pensi per tutti a Francesco Hayez 11, dipinge la storia e pertanto si volge, pur cercandovi modelli “attuali”, al passato; quello risorgimentale vero e proprio vuole fare la storia di persona e la rappresenta attraverso i suoi occhi. chi comprenda questo cambiamento profondo ha già compreso il necessario per accostarsi a Signorini e al mondo culturale che ne segnò gli inizi e che, pur trasformandosi, restò all’origine d’ogni sua scelta. Martelli rievocava così il sorgere della nuova pittura e dei suoi motivi: Si doveva [...] combattere e combattendo ferire, era quindi necessaria un’arma ed una bandiera, e fu trovata la macchia in opposizione alla forma, che vestiva il primo ortolano di Scandicci con l’elmo di Ferruccio, e fu detto che la forma non esisteva e siccome alla luce tutto risulta per colori e per chiaroscuro così si volle solamente per macchie, ossia per colori e per toni ottenere gli effetti del vero 12. Ma come può essere che un habitué di salotti, il figlio d’un pittore di corte abbia abbracciato tali fini? era il tempo. La coscienza italiana, per secoli repressa e conculcata nella propria libertà d’agire, pensare e persino pregare, trovò innesco nell’atto, in primo luogo interiore, d’accedere a se stessa attraverso ciò che la era intorno di storia e di natura. Fu così proprio un “risorgimento” di coscienza a portare il giovane Signorini, incerto fra la penna e il pennello, al “tradimento” della propria culla dorata, con l’esagerazione consistente nel credere che il granduca Leopoldo – lo rammentava con ironia Martelli 13 – fosse un vero “tiranno”. Ma tant’è. e i tiranni erano più d’uno, se il mondo del granduca era quello di suo padre. Sicché Telemaco, dopo il classico apprendistato, da prima sotto la guida di Giovanni stesso, poi ricevendo rifiuti, fra gli altri, dalla Promotrice delle Belle 130 il viaggio in italia Arti 14 per il suo assurdo volere “parricida” di saltare il disegno a favore del colore nudo e crudo, cominciò a unire, secondo la lezione olandese (già ripresa da corot e anche dai barbizonniers), la pittura alla visione del mondo che aveva maturato. dopo intensi soggiorni di studio a Venezia e napoli (da cui riportò studi di chiaroscuro che a Firenze furono molto ammirati 15), partecipò come artigliere alla Seconda guerra di Indipendenza (1859) e pur non essendo mai impegnato sulla linea del fuoco, tornò a casa più che vincitore. Quello era stato il primo viaggio “vero”. ne sortirono prove che paiono pagine di un diario redatto ad oculos 16, come L’artiglieria toscana salutata a Montechiaro dai francesi feriti a Solferino (1860) o Cacciata degli austriaci dalla borgata di Solferino (1860), premiato, nel 1861, all’esposizione nazionale di Firenze, ove Giovanni Fattori trionfò col Campo italiano alla battaglia di Magenta (1861). Bernardo celentano 17 e domenico Morelli (reputato da Martelli ispiratore della “macchia”) 18 ebbero i massimi allori fra i partenopei; e Giuseppe Abbati, autoctono di molte province, una propria corona 19. Il tempo era mutato, ora la pittura d’«arma» e «bandiera» andava bene anche alla Promotrice fiorentina delle Belle Arti, poiché il colore assimilava in se stesso la storia, dandone una sintesi percepibile in un senso fattosi comune.
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