Fondazione Cassa di Risparmi di 1992/2012 Nascita di una collezione a cura di Stefania Fraddanni

Fondazione Cassa di Risparmi Pacini di Livorno Editore

Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno (1992/2012) © Copyright 2013 by Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Nascita di una collezione ISBN 978-88-6315-530-3 Chiusura delle iniziative promosse per il XX anniversario della nascita della Fondazione. Inaugurazione della sede ristrutturata e del nuovo ingresso. Realizzazione editoriale e grafica Apertura al pubblico dell’esposizione di opere d’arte.

Livorno, Fondazione Cassa di Risparmi, Via A. Gherardesca Piazza Grande 23, 16 marzo 2013 56121 Ospedaletto () www.pacinieditore.it 1992/2012 I venti anni della Fondazione [email protected] Responsabile Comunicazione Stefania Fraddanni Progetto Grafico Logo e Immagine Coordinata Anna Laura Bachini Sales Manager Beatrice Cambi

Progetto editoriale a cura di Responsabile editoriale Stefania Fraddanni Elena Tangheroni Amatori con la collaborazione di Raffaella Soriani Direzione produzione Testi di Stefano Fabbri Andrea Baboni Giovanna Bacci di Capaci Conti Fotolito e Stampa Silvestra Bietoletti Industrie Grafiche Pacini Francesca Cagianelli Francesca Dini Vincenzo Farinella Referenze forografiche Piero Frati Archivio Dini, Montecatini-Firenze Francesca Giampaolo Fondo fotografico Istituto Matteucci, Viareggio Monica Guarraccino Archivio Baboni, già Malesci, Correggio Maria Teresa Lazzarini Nadia Marchioni Dario Matteoni Giuliano Matteucci L’editore resta a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comuni- Nicola Micieli care e per le eventuali omissioni. Renato Miracco Michele Pierleoni Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di Sergio Rebora ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Sandra Roca Rey Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commer- Gianni Schiavon ciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a segui- Aurora Scotti to di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano Maddalena Paola Winspeare 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org Sommario

7 Presentazione di Luciano Barsotti

9 Introduzione di Stefania Fraddanni

17 1. I percorsi del nuovo spazio espositivo Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon

23 2. Una stima… itinerante: la schedatura inventariale di Andrea Conti Giovanna Bacci di Capaci Conti

La stagione delle grandi mostre

29 3. Livorno, Villa Mimbelli. La promozione di un patrimonio collettivo Francesca Giampaolo

35 4. I Postmacchiaioli protagonisti di un’avventura artistica toscana Giuliano Matteucci

39 5. La rivincita del Divisionismo toscano Giovanna Bacci di Capaci Conti

45 6. Ritorna Oscar Ghiglia con tutti i suoi capolavori Maddalena Paola Winspeare

49 7. Per la prima volta esposte al pubblico Silvestra Bietoletti

55 8. Contributi alla valorizzazione del grande maestro livornese Andrea Baboni

61 9. Le suggestioni del mare inaugurano i Granai, promessa di una nuova stagione culturale Dario Matteoni

65 10. Verso una nuova alfabetizzazione dei codici artistici Renato Miracco

69 11. L’omaggio a Garibaldi e i Mille nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia Aurora Scotti

75 12. Alfredo Müller: un Italien de restituito a Livorno Francesca Cagianelli

81 13. La presenza di artisti di origine ebraica Michele Pierleoni 87 14. L’eredità di Fattori e Puccini Il Gruppo Labronico tra le due guerre Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon

93 15. , Castello Pasquini. Sotto l’egida spirituale di una stagione di grandi mostre Francesca Dini

111 16. Le mostre di : un progetto nel nome dei Servolini Francesca Cagianelli

Le donazioni

121 17. Vittore Grubicy De Dragon e , un vincolo inscindibile nel segno del divisionismo Sergio Rebora

127 18. Tasselli di storia dell’arte italiana Renato Miracco

133 19. La centralità della figura femminile nelle sculture di Giulio Guiggi e Vitaliano De Angelis Nicola Micieli

143 20. Osvaldo Peruzzi “futurista assolutamente” Dario Matteoni

149 21. Il caso Zampieri: un percorso nel Novecento Labronico dal divisionismo al neocubismo Francesca Cagianelli

I nuovi acquisti

155 22. Gli acquisti: e Lodovico Tommasi, due capolavori ritrovati Vincenzo Farinella, Nadia Marchioni, Gianni Schiavon

Le stampe

159 23. Nelle antiche stampe la storia e il carattere di una comunità Piero Frati

165 24. Una raccolta dedicata all’epopea napoleonica Monica Guarraccino

Manutenzione e restauro

171 25. Un progetto preventivo per una migliore conservazione Sandra Roca Rey

Interventi sul territorio

177 26. Tra Livorno e la Val di Cornia. Arte, restauri e musei Maria Teresa Lazzarini 5 Il logo ereditato dall’Accademia dei Floridi

La Società dei Floridi viene fondata agli inizi del 1700 da individui ispirati da “semi di probità e di prudenza”. Nei suoi primi anni di vita non può essere paragonata alle tante società o “accademie che hanno perfezionato le Arti e le Scienze, umanizzato i popoli e squarciato le tenebre dell’ignoranza” dalle quali i fondatori traggono principi ispiratori. A Livorno non si coltivano le scienze in modo particolare, è invece diffuso il convincimento che gli uomini hanno bisogno di istruirsi e ristorarsi al tempo stesso e per questo motivo viene costituita la Società dei Floridi. La città deve la sua prosperità alla posizione favorevole, ai traffici marittimi con le Nazioni europee e le conversazioni della Società vertono prevalentemente su materie che hanno a che fare proprio con questi temi: com- mercio e navigazione. Col tempo le iniziative crescono di numero, si arricchiscono e dopo 75 anni di attività la Società può pretendere il decoroso titolo di Accademia. Nel 1797 si rivolge pertanto al sovrano Ferdinando III per ottenere la concessione del titolo di Accademia dei Floridi, con l’onore d’innalzare il Regio Stemma all’ingresso. La Società si dota di nuove disposizioni che ne disciplinano il funzionamento e assume l’impegno di erigere due pubbliche scuole: una di naviga- zione e l’altra di lingua inglese; si impegna inoltre a produrre giornali e fogli periodici relativi al Commercio e a divertire annualmente il Paese con feste di ballo o di musica o di poesia estemporanea. Il 19 maggio del 1797 alla Società dei Floridi viene concesso il titolo di Accademia. Il 27 luglio dello stesso anno il sovrano approva i Capitoli dell’Accademia e le sue variazioni. L’Accademia conserva il nome di Floridi e il logo sul quale appare un “bugno di api situato in aperta campagna con cielo sereno”. Il logo, con il motto OMNIA LIBANT FLORIDI, verrà collocato sulla fascia superiore della porta principale d’ingresso all’Accademia, come pure nella sala e nell’archivio.

Quando nel 1883, l’Accademia viene acquisita dalla Cassa di Risparmi di Livorno. La scritta nei cartigli “Omnia Libant Floridi” viene sostituita con “Cassa di Risparmi di Livorno”. Nel 1992, la Fondazione fa proprio quel logo. Aggiungendo, sotto, “Fondazione”. Il dipinto su legno riprodotto nella pagina precedente è di proprietà del Comune di Livorno ed è potuto rientrare nel 2013 in Fondazione, gentil- mente concesso in comodato d’uso. Presentazione

L’apertura della rinnovata sede e della collezione d’arte, è stata l’occasione per ripensare a venti anni di attività culturale pro- mossa e sostenuta dalla nostra fondazione nel territorio. Invece di un catalogo, a cui penseremo successivamente, abbiamo deciso di offrire uno spaccato di vita della fondazione, attra- verso un percorso di avvicinamento all’apertura della collezione d’arte. Percorso che si è articolato nel tempo, con sempre maggiore consapevolezza della necessità di passare da un ruolo di mero sponsor ad un ruolo più propositivo e propulsivo. In questa direzione va la scelta compiuta in questi anni di promuovere un la- voro di selezione e riorganizzazione della collezione, di acquisizioni mirate che unite e alle generose donazioni, in primis quella di Benvenuti, ci consegnano oggi una collezione significativa della stagione artistica labronica da fine 800 a metà del 900, con qualitative incursioni nel divisionismo italiano e toscano. Una scelta che può apparire eccentrica rispetto alle urgenze di un territorio ma, viceversa, tende a promuovere, collegata soprattutto alle tante iniziative di sostegno alle scuole, la cultura che i soggetti privati, nella situazione di difficoltà finanziaria degli enti locali, devono continuare a sostenere onde evitare un irreversibile impoverimento della società. Che si riversa, soprattutto, sulle generazioni più giovani. Una collezione che nelle nostre intenzioni non vuole essere isolata, ma occasione di studio, stimolo di iniziative, espositive e di- dattiche, che coinvolgeranno, in primo luogo, il sistema locale ma anche quello delle fondazioni d’origine bancaria, consapevoli che non hanno spazio visioni particolari, ma sono necessarie aperture, soprattutto alle esperienze artistiche contemporanee. Segnalo in questa direzione la partecipazione della nostra fondazione ad un progetto nazionale (funder 35)che vede coinvolte una decina di fondazioni e che vuole sostenere la strutturazione delle imprese giovanili che hanno necessità di essere ac- compagnate in un percorso di crescita e di apertura alle esperienze nazionali per crescere e diventare occasione di crescita culturale e, soprattutto, di occupazione. Infine dobbiamo un ringraziamento particolare a tutti coloro che, con competenza e passione, hanno reso possibile le iniziative e le attività culturali raccolte in questa pubblicazione.

Luciano Barsotti Presidente Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

7 8 Introduzione La collezione delle opere d’arte della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

di Stefania Fraddanni

Una rilettura di questi venti anni di attività Biblioteca e archivio del consiglio di amministrazione della Cassa della Fondazione Cassa di Risparmi di Livor- Oltre a rappresentare il ventesimo anniversa- di Risparmi di Livorno fin dalla sua nascita no, ma anche un’informazione fedele e co- rio della nascita, il 2012 per la Fondazione, è e del Monte di Pietà nel periodo compreso erente sulla natura del suo patrimonio, non stato anche l’anno del riordino, l’anno in cui tra il 1868 e il 1924. Anche l’archivio storico, possono prescindere dalla descrizione della l’Ente ha portato a conclusione un articolato dedicato a Paolo Castignoli, è stato comple- collezione di opere d’arte. Per lungo tempo progetto di sistemazione del materiale libra- tamente catalogato seguendo le norme ar- questa raccolta ereditata dalla Cassa, non rio, archivistico e artistico in suo possesso, chivistiche ministeriali. ha avuto una collocazione definitiva. Molti attraverso il censimento, la catalogazione e la Ma è soprattutto la consistenza del numero dei suoi dipinti, sculture, stampe, disegni documentazione fotografica di ciascun bene. di cataloghi d’asta, acquisiti grazie alla ge- avevano vagato da un muro all’altro, in sede Nel rispetto degli standard di descrizione nerosa donazione del gallerista fiorentino e o nelle agenzie del vecchio istituto di credi- che regolano tale attività a livello nazionale esperto d’arte Antonio Parronchi, a caratte- to. Alcuni erano stati ricoverati in depositi e e internazionale, per ciascuna tipologia di rizzare il patrimonio librario della Fondazio- magazzini, altri erano stati conservati da enti bene culturale, sono state applicate le pro- ne della Cassa di Risparmi di Livorno. e istituzioni che li avevano rilevati attraverso cedure informatiche del Sistema Biblioteca- Il nucleo più rilevante appartiene alle case prestiti in comodato d’uso. rio Nazionale mediante l’immissione nell’O- d’asta italiane, soprattutto Finarte, Semen- Con la nascita della Fondazione, tutte queste PAC provinciale di Livorno. zato e Pandolfini. Ragguardevole anche la opere vengono riunite, selezionate e se ne- Anche il fondo librario si è costituito nel tem- presenza di case inglesi come Sotheby’s e cessario restaurate, per dar vita, insieme ai po e si è arricchito grazie a donazioni di istitu- Christie’s, o altre meno note. nuovi acquisti, ma soprattutto alle importan- zioni pubbliche e private o acquisti. Ma sono Della sezione dei cataloghi francesi – Drouot, ti donazioni degli anni Duemila, a una vera e stati soprattutto gli scambi tra la Fondazione Petit, Charpentier – la maggior parte appar- propria collezione che tratteggia, salvaguar- Cassa di Risparmi di Livorno e le altre Fonda- tiene al periodo 1960-1998, ma ci sono anche da e promuove il patrimonio artistico del ter- zioni bancarie o istituti di credito italiani, con edizioni di inizio Novecento che testimoniano ritorio livornese. la loro vasta produzione editoriale, a favorire gli smembramenti di importanti collezioni Oggi, finalmente, la raccolta può essere l’acquisizione di edizioni fuori commercio o avvenuti in quel periodo. ammirata da tutti. Ha trovato una definitiva comunque assenti dal mercato tradizionale e Attualmente, sul sito www.fondazionecari- collocazione negli spazi espositivi dei nuovi spesso stampate a tiratura limitata. liv.it è possibile consultare i beni fino a oggi locali aperti nella sede della Fondazione, Oggi la biblioteca della Fondazione consta di catalogati attraverso il database della biblio- appositamente ristrutturati e allestiti con il oltre mille volumi, divisi in sezioni tematiche teca e della collezione d’arte e le immagini. miglior intervento sostenibile, per garantire e dedicati prevalentemente ad argomenti di Inoltre, all’indirizzo http://raccolte.acri.it si tutti i requisiti necessari alla conservazione storia, arte e architettura di tutto il territorio apre un ricco museo virtuale dove poter am- delle opere. italiano, con una serie di rare pubblicazioni mirare e studiare, insieme alle 300 schede In questa occasione vogliamo presentare la sui grandi artisti della pittura livornese tra della collezione della Fondazione di Livorno, collezione alla città, insieme ad altri servizi l’Ottocento e il Novecento e una piccola col- le opere d’arte di 60 Fondazioni e Casse di che vanno ad arricchire il capitale culturale lezione di prestigiosi periodici livornesi degli Risparmio italiane associate all’ACRI che ha del territorio: la biblioteca e l’archivio. anni Cinquanta. realizzato un catalogo multimediale chia- Di rilevante interesse storico è il fondo ar- mato r’accolte, contenente oltre 9.000 ope- chivistico. Formato da 106 registri, raccoglie re fotografate e schedate secondo i migliori le deliberazioni delle assemblee generali e standard internazionali.

9 Eredità della vecchia Cassa significative di un continuo e appassionato disponibile relativo alla collezione, consul- Il nucleo iniziale della collezione d’arte pren- sostegno al settore dell’arte. tato ancora oggi da studiosi e ricercatori. de forma dal naturale svolgimento dell’atti- In questo contesto la collezione d’arte è cre- Il resoconto di quell’impresa certosina che vità della Cassa di Risparmi di Livorno nei sciuta, ha maturato un suo “carattere” e si abbiamo voluto raccontare per legittimità secoli scorsi. è ritagliata i suoi momenti di protagonismo. storica ma anche per cogliere l’occasione La raccolta nasce e cresce secondo dinami- Per dare la dimensione del grande lavoro di ricordare con affetto un amico scomparso che più o meno casuali ma si struttura con il fatto da una piccola Fondazione e delle ener- prematuramente, ci viene tratteggiato dalla passaggio di testimone dall’istituto bancario gie qualificate che si sono attivate intorno a moglie di Andrea, che condivise quell’espe- Cassa di Risparmi alla Fondazione e con il essa, sono stati chiamati a fornire un con- rienza: Giovanna Bacci di Capaci, esperta relativo trasferimento di patrimonio e opere tributo di competenza e di memoria gli stu- d’arte e attuale titolare della galleria di fami- d’arte. diosi, i critici d’arte e gli esperti che hanno glia fondata nel 1978. L’Ente viene gravato di una grossa respon- collaborato all’allestimento di mostre, alla sabilità: deve proteggere e rendere omaggio pubblicazione di volumi, all’insieme di atti- alla raccolta acquisita ma deve anche farla vità promosse e finanziate dalla Fondazione 1994 Le mostre a Villa Mimbelli fruire dalla collettività alla quale appartie- per valorizzare le opere della sua collezione Nel 1992 la Fondazione comincia ad accan- ne. Da questo obbiettivo nascono iniziative e, più estesamente, per divulgare l’interesse tonare le risorse per l’attività erogativa. Cer- e occasioni di crescita che si aggiungono per l’arte in tutte le sue forme espressive. ca di investire il suo patrimonio con il mas- all’impegno ventennale sostenuto dalla L’ordine cronologico degli eventi descritti simo dei benefici, ma anche con estrema Fondazione per contribuire alla promozione vuole fornire una chiave di lettura storica oculatezza, e il reddito che ne ricava diventa della cultura artistica, con il finanziamen- della raccolta e delle scelte adottate dalla motore propulsore della sua mission. Ogni to di iniziative espositive, restauri, acquisti, Fondazione. anno gli investimenti patrimoniali produco- pubblicazioni ed eventi in ogni angolo della Il calendario della ricostruzione parte dal no risorse e quelle risorse determinano la provincia. 1992, quando, dopo oltre 150 anni di storia, capacità di spesa dell’anno successivo. Così, In tempi più recenti, le donazioni di alcune la Cassa di Risparmi di Livorno, adeguando- sulla base dei proventi accantonati nel 1992, famiglie di artisti livornesi da una parte e le si alle nuove disposizioni legislative, cessa di nel novembre 1993 possono essere delibe- acquisizioni mirate dall’altra, arricchiscono esistere e conferisce la propria attività credi- rate le prime spese e i primi contributi da la cifra artistica della collezione e ne deline- tizia alla Cassa di Risparmi di Livorno S.p.A. concedere. Quando il 30 settembre 1994 si ano il profilo distintivo. opportunamente costituita per assumere la chiude il bilancio in cui, per la prima volta, Nel 2012, finalmente, la Fondazione può funzione di azienda bancaria ed esercitare compaiono voci relative alle erogazioni, la presentare l’ultimo, in ordine di tempo, degli tutte le operazioni e i servizi finanziari. Le quota totale dei contributi disponibile per impegni presi e mantenuti. originarie finalità di beneficenza dell’antica l’attività è pari a 602 milioni di lire. Acquisito ed entrata in possesso, nel 2007, Cassa vengono invece ereditate dalla neona- Il 1994 è l’anno della ristrutturazione delle dell’intero edificio di Piazza Grande, dove è ta Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, Fortezza Vecchia, alla quale la Fondazione ubicata la propria sede, decide di restaurar- insieme a tutto il patrimonio: investimenti partecipa con un finanziamento di 80 milioni lo, metterlo a norma e qualificarlo con im- finanziari, beni immobili, opere d’arte. di lire ma per gli appassionati d’arte livorne- pianti idonei, per promuovere la nascita di Ma quali e quanti sono i dipinti, le sculture, si è una data importante anche per un altro un nuovo, importante spazio espositivo per le opere grafiche di proprietà della Fonda- motivo: la prestigiosa Villa Mimbelli, resi- la sua collezione di opere d’arte, da mettere zione? denza privata ottocentesca, dopo un lungo a disposizione di studenti, insegnanti, ricer- Nel passaggio di consegne diventa fonda- intervento di restauro viene finalmente aper- catori, artisti, turisti e visitatori in genere. mentale e urgente redigere un inventario. ta al pubblico per ospitare il Museo Civico Non un museo, perché di musei, nel nostro Da qui parte il nostro racconto. Giovanni Fattori, nato nel 1877 e ubicato a Paese, ce ne sono anche troppi e fanno tanta Villa Fabbricotti fin dal secondo dopoguerra. fatica a gestirsi e sopravvivere, ma una mo- Per celebrare l’evento viene allestita la gran- stra permanente, da godere e da vivere nella La schedatura inventariale di Andrea de mostra sui Postmacchiaioli, curata da consapevolezza che un piccolo tassello di Conti Raffaele Monti e Giuliano Matteucci, che può quei dipinti e di quelle sculture appartiene a Andrea Conti, critico ed esperto d’arte, figlio contare sui contributi della Fondazione. È ciascuno di noi. del pittore livornese Gastone, ma anche ti- questa, l’occasione del riscatto e della riva- Così come la mostra non vuole spacciarsi tolare della galleria Studio d’Arte dell’Otto- lutazione, a livello critico, di quello straordi- per museo, anche questa pubblicazione non cento, vanta crediti di professionalità nel set- nario gruppo di artisti considerato per molto ha la pretesa di costituire il catalogo scien- tore archivistico e viene incaricato di stilare tempo di seconda categoria e poco celebra- tifico della collezione della Fondazione. Si la prima scientifica schedatura inventariale to, che aveva lavorato negli anni a cavallo tra propone invece di raccontare una cronaca della raccolta. Otto e Novecento e aveva trasformato in pre- di eventi culturali di cui l’Ente si è fatto pro- Questo lavoro, accurato e competente, rap- messe pittoriche i risultati ai quali erano ap- motore dalla sua nascita a oggi: le tappe più presenterà il primo documento d’archivio prodati i , per poi partire alla ri-

10 Introduzione

Maestro del Cinquecento, Madonna col Bambino e san Sebastiano, olio su tavola, cm 68x53, Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

11 cerca di inediti percorsi stilistici e cimentarsi con linguaggi autonomi e innovativi, attratti anche dalle novità pittoriche dell’impressio- nismo francese. In questo nostro viaggio alla ricerca dei segni lasciati dalla Fondazione nella divulgazione dell’arte, la mostra sui Postmacchiaioli viene ricordata da Giuliano Matteucci che insieme a Raffaele Monti curò la mostra e il catalogo. La collaborazione della Fondazione con l’as- sessorato alla Cultura del Comune di Livor- no per la realizzazione di eventi espositivi a Villa Mimbelli è iniziata e non cesserà più. Francesca Giampaolo, responsabile del Mu- seo Civico Giovanni Fattori, ricorda alcune tappe significative del percorso tracciato da questo sodalizio. Dopo le tele familiari di Macchiaioli e Post- macchiaioli, l’esigenza di approfondire le esperienze artistiche sviluppatesi tra Otto- cento e Novecento si concentra sul divisio- nismo toscano e nel 1995, su questo tema, viene allestita un’altra mostra curata da Raf- faele Monti, qui rappresentata da Giovanna Bacci di Capaci Conti. La Fondazione è ancora presente a Villa Mim- belli nel 1996, anno di Oscar Ghiglia dal “Le- onardo” agli anni di “Novecento” la rassegna descritta da Maddalena Paola Winspeare.

1997 La prima uscita pubblica Con La pittura a Livorno tra le due guerre nel- la raccolta della Fondazione Cassa di Rispar- mi di Livorno viene per la prima volta esposta pubblico una significativa selezione di opere d’arte della collezione della Fondazione. L’evento è ospitato a Villa Mimbelli, nel mag- gio-giugno 1997. I due curatori, Ettore Spal- letti e Silvestra Bietoletti, ordinano le opere, 1999 L’omaggio a Fattori individuano nuclei distinti tra loro ed estrag- Con Andrea Baboni, esperto conoscitore di gono una selezione di quello ritenuto più im- Fattori, andiamo invece a ricordare quel mo- portante, e cioè quello costituito dai dipinti mento importante di collaborazione tra Fon- Benvenuto Benvenuti eseguiti dai pittori livornesi nel periodo com- dazione e Museo Civico Giovanni Fattori che Il luogo dove è sepolto Segantini pittore, preso tra le due guerre. A questo gruppo si permette di compiere una completa rilettura 1935-1940 aggiunge poi una piccola antologia di opere dell’opera del grande maestro livornese at- olio su tela, cm 69x59 realizzate alla fine dell’Ottocento, inizi Nove- traverso esposizioni e catalogazioni scienti- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi cento, un altro nucleo prodotto da artisti fio- fiche dei suoi dipinti, disegni e incisioni. di Livorno rentini, alcuni dipinti preparatori di calendari Dopo quasi mezzo secolo (nel 1953 era stata degli anni Trenta sul tema del risparmio e, allestita a Livorno l’antologica curata da Da- Nella pagina accanto: infine, qualche lavoro eseguito con la tecnica rio Durbè), nel 1999 la città natale omaggia il Luce e pittura in Italia 1850/1914 xilografica che in quegli anni viveva momenti suo pittore più illustre sottolineando la cen- Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori intensi e felici. Silvestra Bietolotti ci racconta tralità della sua arte nell’Ottocento europeo. 23 gennaio-4 maggio 2003 - catalogo della nel dettaglio le ragioni di quelle scelte: L’approfondimento continua nel 2001, con la mostra

12 Introduzione catalogazione della raccolta di 156 acquefor- – di proprietà delle civiche Raccolte d’Arte di guerre d’Indipendenza. ti che il Comune aveva acquistato dall’erede Milano – che altrimenti non avrebbero potu- e i Mille. Dalla realtà al mito resta aperta ai universale Giovanni Malesci nel 1908, qual- to partecipare alla mostra. Ma soprattutto Granai dall’ottobre al dicembre 2010 e viene che mese dopo la morte di Fattori; nel 2003 la Fondazione comincia a esprimere il suo visitata da moltissimi studenti. con la sistemazione del fondo disegni; nel contributo alla divulgazione della cultura ar- 2008, nel centenario della nascita dell’arti- tistica coinvolgendo le giovani generazioni e sta, con la grande mostra antologica Giovan- organizzando visite guidate gratuite per tut- 2011 Gli artisti degli anni gloriosi ni Fattori tra epopea e vero. te le scolaresche del territorio. E il curatore Nel 2011 Francesca Cagianelli “restituisce” Renato Miracco correda l’edizione italiana il livornese Alfredo Müller, uno dei tanti arti- della mostra di un itinerario artistico rivolto sti toscani che negli anni tra Ottocento e No- 2003 Record di visitatori espressamente agli studenti. vecento si trasferirono a Parigi per ampliare Direttamente da Bruxelles, dove si è appena il loro orizzonte culturale e artistico, alla sua calato il sipario sulla mostra Light and Pain- città natale. Il distacco dal naturalismo mac- ting in .1850-1914, realizzata, insieme 2004 Il mare inaugura i Granai chiaiolo e l’apertura ai nuovi linguaggi delle ad altri eventi culturali, dal Ministero degli Nel primo dei suoi due interventi, Dario Mat- avanguardie neoimpressiste e simboliste Affari Esteri per accompagnare il Presiden- teoni ricorda un periodo di grande fervore e vengono descritti in un articolato percorso te della Repubblica nella sua visita ufficiale, aspettative. È il 2004 e l’inaugurazione della espositivo di circa 130 opere, in gran parte 176 opere di grande pregio, selezionate per mostra I tesori del mare. Miti, trasparenze, inedite, presentate alla mostra Alfredo Mül- indurre a una riflessione critica sulla cultura suggestioni segna l’apertura dei Granai, la ler. Un ineffabile dandy dell’impressionismo artistica italiana tra la metà dell’Ottocento e nuova sede espositiva costruita nel parco di allestita ai Granai, qui ricordata dalla cura- il 1914, arrivano a Livorno. Villa Mimbelli che arricchisce il Museo Civico trice. Provengono dai saloni dello storico edificio Giovanni Fattori di una struttura moderna e La particolare presenza di opere di artisti Wielemans, dove ha sede Art Media. adeguata agli standard internazionali e can- di origine ebraica nella raccolta della Fon- Con questo evento, ventunesima mostra dida Livorno ad assumere un ruolo di centra- dazione viene esaminata nell’intervento di allestita dall’apertura nel ‘94, Villa Mim- lità nella ricerca e nella valorizzazione della Michele Pierleoni che si sofferma sulla per- belli batte il suo record di visitatori, 51.374 cultura artistica italiana e internazionale tra sonalità di , sull’attività grafica di presenze che proiettano definitivamente il Ottocento e Novecento. Moses Levy, l’anima orientale di Francesco museo sul piano nazionale, conferendogli Con questa stessa chiave di lettura è da in- Franchetti e le sculture di Laura Franco Be- visibilità e apprezzamenti, e che gli assicu- terpretare anche la scelta successiva, che darida. rano un’eco di portata internazionale grazie porta la Fondazione a organizzare gli eventi L’excursus sulle mostre organizzate a Villa anche alla presenza di molte opere prove- commemorativi dedicati ad Afro: The Memo- Mimbelli si chiude con la grande rassegna nienti dall’estero. ry Alphabet, la mostra allestita a Londra in promossa dal Comune di Livorno e dalla La Fondazione in questa occasione assume occasione della visita dell’allora Presidente Fondazione per celebrare i 90 anni del Grup- un ruolo attivo e diventa coproduttore dell’i- della Repubblica e concittadino Carlo Aze- po Labronico. L’eredità di Fattori e Puccini. Il niziativa. Interviene dalla fase ideativa all’al- glio Ciampi e l’antologica Metamorfosi del- Gruppo Labronico tra le due guerre, curata lestimento e finanzia le spese di restauro di la Figura 1935-1955 ai nuovi Granai di Villa da Vincenzo Farinella e Gianni Schiavon nel due importanti tele, Il Re Sole, di Gaetano Mimbelli. Come ricorda Miracco, che cura 2011 riunisce 250 opere, soffermandosi in Previati, e il Girotondo di Pellizza da Volpedo le due rassegne e i relativi cataloghi, con particolare sui protagonisti dei primi gloriosi l’omaggio al pittore astrattista della Scuola decenni del sodalizio (anni Venti e Trenta), Romana, “la città inaugura un nuovo spazio che attestano Livorno come comprimaria aperto al circuito espositivo internazionale insieme a Firenze nel ruolo di protagonista, dell’arte contemporanea”. in Toscana, dell’arte di quel fecondo periodo.

2010 Le celebrazioni dell’Unità d’Italia Il Centro per l’arte Diego Martelli e la Con le celebrazioni dell’Unità d’Italia, il Mu- Pinacoteca Servolini seo Civico Giovanni Fattori elabora un pro- L’impegno della Fondazione nella realiz- getto autoctono. Aurora Scotti e Marco Di zazione di esposizioni d’arte, non si limita Giovanni, studiosi di settori diversi, organiz- comunque alla cooperazione con il Museo zano una mostra che accanto a opere d’arte Civico Giovanni Fattori. di elevato livello qualitativo presenta docu- Sul territorio provinciale altre due strutture menti e memorie di carattere locale, con le si impongono all’attenzione della critica in quali si evidenziano la portata e il sentimen- questi due decenni per l’intensa attività svol- to della partecipazione di tanti livornesi alle ta grazie anche al contributo della Fondazio-

13 ne: Castello Pasquini a Castiglioncello con il Centro per l’arte Diego Martelli e la Pinaco- teca Servolini a Collesalvetti. Animatrici delle due sedi espositive sono, rispettivamente, Francesca Dini e Francesca Cagianelli che qui ci illustrano le iniziative più significative. Sullo sfondo alcune pre- senze illustri. Diego Martelli, il mecenate che con la sua colonizzazione intellettuale e umana esercitata un’influenza determinante sulle sorti di un piccolo borgo, Castiglion- cello, destinato a vivere un secolo aureo di cultura e mondanità. E i Servolini, Carlo e Luigi, oggetti di un’indagine accurata per il rapporto dialettico che instaurarono con tan- ti pittori e incisori toscani, e protagonisti di quella vivace realtà culturale e artistica dalla quale prenderà slancio il processo di allon- tanamento dalla macchia.

La donazione Benvenuti Grande impulso all’attività svolta anche au- tonomamente dalla Fondazione, è venuto dalle donazioni di opere d’arte ricevute dalle famiglie di artisti livornesi che hanno volu- to mettere a disposizione della città e degli studiosi dipinti, sculture o disegni dei loro congiunti. Il primo generoso donatore è stato Ettore Benvenuti che ha lasciato alla Fondazione molte opere del padre e di Vittore Grubicy de Dragon, critico e artista di fama interna- zionale, amico e maestro di Benvenuto Ben- venuti. La donazione è avvenuta a più ripre- se, dal 2001, anno in cui furono ceduti alla Fondazione 30 dipinti e 80 disegni di Grubicy, fino a oggi. L’ultima opera, il grande ritrat- to in marmo di Grubicy eseguito da Adolfo Wildt che campeggia nel salone dedicato ai due artisti divisionisti, è pervenuta nel 2012, dopo la morte di Ettore Benvenuti, secondo le sue disposizioni testamentarie. L’esempio del figlio di Benvenuto Benvenu- ti, in omaggio al quale è stata intitolata la collezione della Fondazione, è stato seguito successivamente da altre famiglie di artisti come Vitaliano De Angelis, Giulio Guiggi, Osvaldo Peruzzi, Alberto Zampieri. In ogni occasione la Fondazione ha promosso inizia- tive in onore dei maestri, affidando a esperti la cura di mostre, eventi, cataloghi. Tra gli autori che si sono interessati della donazione Benvenuti- Grubicy, ospitiamo in

14 Introduzione questo volume gli interventi di Sergio Rebora In questa escursione fuori porta ci accom- Nella pagina precedente e Renato Miracco. pagna Maria Teresa Lazzarini che bene co- Oreste Cesare Tarrini Nicola Micieli ci illustra invece le opere di nosce, per averle dirette, tante delle molte- Allegoria della vendemmia (Baccanti), Guiggi e De Angelis. Dario Matteoni ci pre- plici attività di conservazione e divulgazione 1920 senta la donazione Peruzzi e Francesca Ca- condotte a termine in questi venti anni, dal terracotta, h cm 28 gianelli quella di Zampieri. restauro della Madonna di Montenero a Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Ogni anno la collezione della Fondazione si quello delle 700 ceramiche del XIII secolo di Livorno arricchisce, grazie alle donazioni ma anche rinvenute a Piombino nel 2003, ai manufatti ai nuovi acquisti, mirati, che vanno a inte- d’arte sacra di legno e argento di Suvereto, Vitaliano De Angelis grare alcuni nuclei della raccolta. Due degli al ritrovamento dei rari paramenti di Sas- Cariatide, 1993-1994 (particolare) ultimi importanti acquisti (Ritorno dai cam- setta. legno di noce, h cm 180 pi del 1906 di Llewelyn Lloyd e Fuoco nella Collezione Fondazione Cassa di Risparmi chiglia del 1911 di Lodovico Tommasi) sono di Livorno qui proposti da Vincenzo Farinella, Nadia Marchioni e Gianni Schiavon che ne hanno curato la presentazione al Museo Civico Gio- vanni Fattori. Naturalmente l’acquisto di opere non si limi- ta agli oli. Anche la grande raccolta di stampe della Fondazione, con il tempo, si arricchisce di nuovi esemplari, come ci raccontano Piero Frati e Monica Guarraccino che hanno cura- to la catalogazione di due importanti sezioni della collezione. Nella collezione di stampe antiche di Livorno, vedute e cartografia, ci introduce Frati che ha fornito preziosi sug- gerimenti per la conservazione delle stampe e per gli acquisti indirizzati. Guarraccino ci presenta invece la raccolta di stampe napo- leoniche che traccia una sorta di storia illu- strata dell’intera epopea di Bonaparte, dai primi successi militari del giovane generale fino all’esilio a Sant’Elena dell’imperatore. Sandra Roca Rey ha il merito di indirizzare la nostra attenzione su un aspetto essenziale ma spesso sottovalutato: la manutenzione. Tutte le opere d’arte, per continuare a vivere e mantenere la loro carica emozionale han- no bisogno di attenzione, cure, controlli e solo un impegno costante e preventivo, come quello messo in atto dalla Fondazione negli ultimi anni, può garantire la conservazione di questo patrimonio collettivo. Alla fine del nostro racconto ci siamo accor- ti che parlando quasi esclusivamente della collezione di opere d’arte e delle esposizioni non avevamo dato un quadro esauriente dei progetti realizzati dalla Fondazione nel set- tore dell’arte in questi venti anni. Restavano esclusi dalla narrazione, per esempio, tutti quelli interventi sul patrimo- nio “diffuso” di cui Livorno e tutta la provin- cia, come ogni altro angolo del nostro bel Paese, sono ricchissimi.

15 2012 Mille voci 1992-2012: vent’anni di attività erogati 35,8 milioni di euro Venti anni sono passati. Negli schedari della Fondazione, l’elenco delle pratiche delibe- rate nel settore dell’arte fino all’anno 2012 supera quota mille. In questo arco di tempo sono stati erogati 35,8 milioni di euro, di cui 14,1 confluiti nel settore dell’arte. Mille proposte, mille progetti, mille iniziative finanziate. Oltre cinquanta voci ogni anno, alle quali una Fondazione di origine banca- ria di piccole dimensioni patrimoniali, come quella di Livorno, ha dato ascolto.

Conclusioni Gli eventi descritti, abbiamo sottolineato, non sono tutti quelli promossi dalla Fonda- zione per l’arte. Sono stati scelti per dare un’immagine complessiva e sono stati con- cordati con quei curatori delle mostre che è stato possibile raggiungere e contattare. A questo proposito ringrazio in particolare l’amico Renato Miracco, addetto culturale presso l’ambasciata italiana a Washington, che pur impegnato a celebrare il 2013 come responsabile dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti e totalmente immerso nell’or- ganizzazione di oltre 130 eventi, ha trovato il tempo di scrivere per noi due brevi saggi. Naturalmente ringrazio sentitamente anche tutti gli altri illustri esperti e critici d’arte, che hanno avuto il coraggio di affidare i loro scritti a una giornalista. Spero di non aver deluso le loro aspettative e mi scuso per aver sacrifica- presentazione della collezione e del percor- to alcuni interventi per motivi di spazio. so espositivo organizzato nei nuovi locali Per la Fondazione era importante accompa- ristrutturati. gnare l’apertura dei locali espositivi con un Un ringraziamento sentito, infine, a Raffaella bilancio sull’attività svolta in questo settore Soriani e a tutto il personale della Fondazio- nell’arco di venti anni. La collaborazione di ne che con estrema pazienza, come sempre, tutti gli autori che gentilmente si sono pre- mi ha aiutato a cercare dati e immagini per stati a sostenere questa operazione ha senza rendere questa pubblicazione il più possibile dubbio contribuito a innalzare la qualità e a corretta. rendere godibile il prodotto finale. Lascio pertanto a un esperto come Vin- Grazie a tutti cenzo Farinella, che in questi ultimi anni è stato chiamato dalla Fondazione a ordinare la raccolta – in collaborazione con Gianni Stefania Fraddanni Schiavon e Nadia Marchioni – il compito di responsabile Comunicazione e pubblicazioni introdurre questo viaggio nel tempo con una Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

16 1 I percorsi del nuovo spazio espositivo

Vincenzo Farinella Gianni Schiavon

17 Realizzato nelle sale ai piani terzo e quarto dello storico edificio progettato nel 1949 da Luigi Vagnetti (sede dapprima della Cassa di Risparmi di Livorno e oggi anche della Fondazione Cassa di Risparmi, proprietaria dell’intero edificio), attraverso un progetto di trasformazione degli ambienti già destinati a uffici, questo nuovo spazio espositivo si è reso necessario per ospitare la sempre più ricca collezione d’arte della Fondazione: un nucleo di opere d’eterogenea provenienza giunto, nel corso di alcuni decenni, a supe- rare i mille pezzi, per la grande maggioranza – ma non per la totalità – realizzati da artisti cittadini, più o meno noti, il cui valore, sto- rico oltre che artistico, ha reso indispensa- bile dare a essi decoro e fruibilità pubblica, anche in virtù delle più recenti acquisizioni della raccolta, negli ultimi anni arricchita e integrata ora per mezzo di acquisti mirati, ora attraverso donazioni private. Da un lato, infatti, si può affermare che si è venuto gra- dualmente a costituire uno specchio fedele delle complesse vicende delle arti figurative a Livorno nel secolo scorso, soprattutto per quanto concerne i decenni centrali del Nove- cento; dall’altro alcuni settori della collezio- ne – in particolare quello divisionista – pre- sentano significative aperture anche sulla situazione artistica nazionale. Il percorso espositivo consta di due contigue ma distinte sezioni, suddivise tra i due piani di pertinenza della raccolta, e si apre al piano quarto dell’edificio – cui si accede attraverso il nuovo accesso appositamente realizzato su Piazza Grande – seguendo idealmente il già parzialmente storicizzato cammino del- la pittura livornese che, muovendo da Gio- vanni Fattori e dai suoi più eminenti allievi (, e ), tutti raccolti nella Sala I, giunge, nell’arco di meno di un secolo, alle esperien- ze artistiche astratte e informali del secon- do dopoguerra, con le quali lo stesso piano quarto si chiude. Successivamente alla sala fattoriana, nella quale per ragioni cronologiche trovano spa- zio anche autori più o meno contemporanei Sopra: al maestro quali , Luigi Il nuovo allestimento della raccolta Ademollo, , Adolfo e , si prosegue con la Sala II, dedicata Nella pagina accanto: ai “coloristi primitiveggianti” Ulvi Liegi e Gio- Il marmo di Adolfo Wildt presentato come aveva indicato Benvenuti nel suo schizzo vanni Bartolena, e quindi con la III, riservata La sala dedicata a Benvenuto Benvenuti e Vittore Grubicy De Dragon ai pittori della cosiddetta seconda genera-

18 I percorsi del nuovo spazio espositivo

Il cammino lungo questo piano del palazzo infine si conclude con la Sala V dedicata agli artisti che, formatisi negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale o comunque in quelli immediatamente seguenti, condus- sero la pittura livornese in linea con le con- temporanee esperienze artistiche nazionali postbelliche: il futurista Osvaldo Peruzzi, gli astrattisti Mario Ferretti e Piero Monteverde, gli informali Mario Nigro, Jean Mario Berti ed Elio Marchegiani. Al piano sottostante trovano invece spazio le tre sale tematiche dedicate ai principali nuclei della collezione, tra i quali spiccano quelli delle opere di Vittore Grubicy de Dra- gon e di Alfredo Müller, che concludono il percorso espositivo. Nella Sala VI sono raccolte le opere testi- monianti la lunga persistenza nella pittu- ra livornese, ancora nei primi tre decenni del Novecento e oltre, di quel divisionismo con inflessioni simboliste diffuso in Italia a partire dal 1889-1890 da Vittore Grubicy de Dragon e poi da Giovanni Segantini, , Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo e Plinio Nomellini. Ai capolavori Ritorno dai campi (1906) di Llewelyn Lloyd e Fuoco nella chiglia (I calafati) (1911) di Lo- dovico Tommasi, antitetiche testimonianze degli estremi formali di questa tendenza – liricamente ortodosso il primo, clamante zione post-macchiaiola (o meglio labronica), pur educati nel solco della tradizione fatto- e disinvolto il secondo –, si affiancano infatti operativi a partire dai primi due decenni del riana e pucciniana, aprirono la loro pittura, le interpretazioni offerte dalla Piazza Vitto- Novecento, ove spiccano le figure di Renato nel corso degli anni Trenta, alle influenze di rio Emanuele a Livorno (1919) di Eugenio Natali, , Giovanni Lomi, Renuccio marca Novecentista, con ambizioni in parti- Caprini, dal Tramonto rosso (1920) di Gino Renucci e Ferruccio Rontini, tutti animatori colare plastiche e tonaliste, mentre i corridoi Romiti, dalla Pineta sul mare (circa 1920) di e protagonisti del celebre Gruppo Labronico. ospitano una parte del cospicuo nucleo di Renuccio Renucci e da La casa rossa (1922) La successiva Sala IV è dedicata, in partico- incisioni realizzate da Luigi Servolini in pos- di Carlo Domenici, oltre all’ampio e variega- lare, a Giovanni March e Beppe Guzzi, che, sesso della collezione. to nucleo di opere di Benvenuto Benvenuti

19 Benvenuto Benvenuti Calafuria, 1940 ca. olio su compensato, cm 47x73 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Livorno

Gino Romiti Cortile con galline, 1916 olio su tela, cm 79x65 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Nella pagina accanto: Ulvi Liegi (Luigi Levi) L’arno porta il silenzio alla sua foce, 1889 olio su cartone, cm 24x39 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Giovanni Lomi Mattino all’Elba, 1930 ca. olio su tela, cm 70x100 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

20 I percorsi del nuovo spazio espositivo

21 ripercorrenti con compiutezza l’intero cam- mente antologico nel contesto della produ- ricchissimo corpus di opere, grafiche e pitto- mino dell’artista livornese, dalla primissima zione dell’artista (frutto di un’intensa attività riche: una parte di questo considerevole nu- fase di inizio secolo, attestata da un dipinto grafica che gli valse rapidamente consensi cleo proviene dalla donazione effettuata da altamente materico come Capanno, a quel- e fama a Parigi, già sul finire dell’Ottocen- Ettore Benvenuti, figlio di Benvenuto Benve- la ultima, degli anni Quaranta, dal segno to), potendo annoverare alcune delle sue nuti, cui si sono aggiunte le opere già facenti allungato e meccanico (Calafuria e Bocca più celebri acquetinte policrome ispirate ai parte della prestigiosa raccolta del maestro d’Arno), passando per le più caratteristiche familiari soggetti femminili della Parigi con- Arturo Toscanini, acquistate in seguito dalla prove del suo stile maturo offerte da pitture temporanea, oltre a un’importante parte di Fondazione. quali Riposo, Il mulino e, soprattutto, Il luo- quelle di tema agreste, deliberatamente Nella stessa sala corona l’esposizione il go dove riposa Segantini. omaggianti gli ammiratissimi capolavori di grande marmo ritraente proprio Vittore La Sala VII è dedicata all’artista livornese François Millet. Grubicy de Dragon (qui esposto per gentile di origini svizzere Alfredo Müller, del quale Il percorso espositivo si conclude con la concessione degli eredi Benvenuti), realizza- la Fondazione Cassa di Risparmi ha recen- grande Sala VIII dedicata a Vittore Grubicy to dallo scultore milanese Adolfo Wildt nel temente proceduto all’acquisto di un consi- de Dragon, l’artista, mercante e critico mi- 1922 su commissione di Benvenuto Ben- stente nucleo di incisioni che costituisce un lanese del quale la collezione della Fonda- venuti, intenzionato a rendere omaggio al percorso cronologicamente e iconografica- zione Cassa di Risparmi di Livorno vanta un proprio venerato maestro: l’opera, conser- vata per quasi novant’anni nello studio del pittore livornese, è qui presentata seguendo il progetto espositivo originario ideato dallo Raffaellino del Colle stesso Benvenuti e documentato da un suo Madonna col Bambino, san Giuseppe e san Giovannino disegno, conservato ancora nella collezione olio su tavola, cm 120x170 dell’artista. Un autentico capolavoro, che è Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno testimonianza del valore assoluto dell’opera dello scultore lombardo, commistione per- fetta di influssi secessionisti e Art Nouveau, conciliati singolarmente con un sentimento drammatico dell’immagine d’intensità qua- si espressionista: eccellente testimonianza degli esperimenti sulla levigatezza assoluta del materiale e sulla resa opalescente del- la superficie marmorea che, insieme alla purezza e all’integrità plastica delle forme, contribuirono a rendere unico il suo stile e celeberrima la sua opera. La collezione vanta inoltre, al secondo piano dell’edificio (dove sono conservati altri pez- zi prestigiosi giunti nel tempo ad arricchire questa raccolta, tra cui una rara Sacra con- versazione belliniana di Pietro degli Ingannati e un’importante Madonna col Bambino, San Giuseppe e San Giovannino di Raffaellino del Colle), una biblioteca per la consultazione del- le edizioni d’arte in possesso della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, recentemente catalogate e inserite nell’OPAC nazionale.

Vincenzo Farinella Professore di Storia dell’Arte Moderna, Università degli Studi di Pisa; insieme a Gianni Schiavon, dottore di ricerca in storia dell’arte, ha curato l’allestimento delle sale dove è esposta la collezione nella sede della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

22 2 Una stima… itinerante: la schedatura inventariale di Andrea Conti

Giovanna Bacci di Capaci Conti

23 Eugenio Cecconi Veduta del Lago di Massaciuccoli (La Banditella), (1885-1890) olio su tela cm 41x78,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Adolfo Tommasi Ponte sul Rio Maggiore (Ardenza), (Mattina d’estate sull’Affrico), 1882 olio su tela cm 37,2x53,3 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

terra a ridosso del mare, scaldato dal sole tiepido e struggente di un amabile autunno. Proprio così, quel lavoro sul patrimonio della Fondazione, per quanto oggettivamente im- pegnativo, fu assai gradevole e anche se le filiali della Cassa di Risparmi di Livorno, che erano meta del tragitto stabilito per la gior- nata, non ci riservavano sempre la gradita sorpresa di un buon dipinto o di una teletta firmata da un autore degno di nota, il nostro pellegrinaggio, nelle numerose sedi sparse nell’ampia provincia di Livorno fino all’Isola d’Elba, prese le connotazioni di una sorta di piacevole caccia al tesoro. I soli ricordi comunque non possono bastare, ho dovuto recuperare il faldone con tutte le schede e le fotografie scattate di volta in vol- ta, per farmi tornare alla mente con una cer- ta precisione gli spostamenti e le dinamiche assunte per catalogare il patrimonio pitto- rico della Fondazione. Alcune, ma non tutte le opere più significative erano collocate nei numerosi uffici della sede centrale (Piazza Grande), le altre, più o meno interessanti e valide, alcune decisamente trascurabili, era- no disseminate piuttosto alla rinfusa nelle filiali della città (Agenzie A, B, C, D, Ardenza, Antignano, Mercato ortofrutticolo, sede di Via Borra ecc.) e nelle sedi periferiche (Stagno, Sono passati così tanti anni dai tempi della dipinti che per noi sono sempre stati fonte Guasticce, Vicarello, Gabbro, Castiglioncello, stima delle opere della Fondazione, che i di profondo e appassionato interesse. Fu un Rosignano Marittimo, Rosignano Solvay, Ca- ricordi sono ormai sfumati e leggeri. Sono lavoro che ci prese molto tempo, ma che in- stelnuovo della Misericordia, Cecina, Vada, comunque ancora ferme nella memoria terrompeva la nostra routine casa-galleria Bolgheri, Donoratico, San Vincenzo, Ventu- le immagini di tante belle opere e tuttora e che, durante gli itinerari per raggiungere rina, Castagneto, Piombino, Salivoli, Por- perdura la grata sensazione di un piacevole le diverse destinazioni, ci permise di godere toferraio, Procchio, ecc.), alcune poi erano lavoro svolto insieme ad Andrea (bei tempi, una volta tanto senza troppa fretta (perché state date in comodato e si trovavano presso purtroppo, che non sono più), che ci consen- fretta, una volta tanto, non ci era stata richie- la Presidenza del Tribunale, la Procura della tì di accostarci, giorno dopo giorno, a tanti sta) della vista del nostro incantevole entro- Repubblica, il Municipio, la Questura.

24 Una stima… itinerante:la schedatura inventariale di Andrea Conti

Angiolo Tommasi Lago di Massaciuccoli (1890-1899) olio su tavola cm 25x46,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Renato Natali Pescatorello (1910) olio su compensato cm 35,5x30,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Per raccapezzarci e dare inizio alla stima, ci era stato consegnato un inventario a stam- pa ad aghi, con indicazioni molto succinte: riportava il numero di repertorio, il solo co- gnome dell’artista, il titolo e la ‘destinazione’ dell’opera, ovvero la sede dove era colloca- ta. L’inventario, titolato Inventario generale quadri (numerico) al 26/08/92, l’unico che consultammo e non so se ce ne fossero altri più completi, non dava dunque le dimensio- ni, né la tecnica, né il supporto e mancavano purtroppo le preziose indicazioni della pro- venienza delle opere. Il cartellino della Cassa di Risparmi con il numero d’inventario, che generalmente era applicato sul verso dei dipinti, talvolta man- cava o non corrispondeva, o era sostituito dal numero stesso, scritto bello grande a pennarello direttamente sul supporto (roba da avvilire qualunque archivista o museolo- go). L’inventario riportava una numerazione progressiva, ma tanti numeri in realtà era- no omessi: partiva dal n. 0003 e finiva con il n. 1385, tuttavia le opere da prendere in considerazione erano assai meno, esatta- mente 730. Di quei 730 pezzi classificati, un buon numero consisteva in stampe, anche assai belle, in foto, in qualche scultura e in pochi autografi che in quell’occasione non verificammo, mentre furono esaminate, fo- tografate e stimate circa 500 opere, quasi tutte eseguite a olio, ma anche acquarelli, acqueforti, xilografie e litografie. Non fu poi possibile valutare qualche dipinto, pur regi- strato nell’inventario generale, perché non fu reperito nella sede dove era previsto che fosse, né altrove. Purtroppo, come ho già accennato, alla gra-

25 ve omissione di notizie sulla provenienza, si suggerivano che essa fosse stata assem- aggiungeva che, nell’inventario consegnato- blata con modalità composite. Essendo la ci, la numerazione progressiva delle opere Fondazione un Istituto di Credito sensibile non sempre e necessariamente sembrava alla propria realtà territoriale, il suo patri- coincidere con l’acquisizione temporale del- monio era costituito, come è logico, quasi le stesse: un dipinto del secondo Novecento interamente da dipinti di scuola toscana, con risultava elencato ai primi posti accanto ai aperta predilezione per la cultura artistica dipinti dell’Ottocento e dei primi del Nove- livornese; ma, a nostro avviso, fino ad allora cento giunti in collezione, si suppone, già da l’Ente non aveva operato una selettiva poli- tempo; probabilmente la registrazione delle tica di acquisti; la natura della raccolta non Luigi Servolini rivelava infatti una linea di indirizzo né era opere, con aggiornamenti, sostituzioni e mo- I galli (1940-1950) difiche, fu stilata a più mani e senza parti- determinata da logiche e finalità concreta- xilografia, impressione cm 27x38,6 colare rigore nel corso dei decenni; tutto mente ponderate. Collezione Fondazione Cassa di Risparmi ciò non ci fu affatto d’aiuto e ci impediva di A prescindere da tre belle pitture a carattere di Livorno capire in quali circostanze e con quali criteri sacro di alta epoca, il periodo storico di rife- andava accrescendosi la raccolta, da quali rimento della raccolta era quello del primo Nella pagina accanto: fonti e in quali anni i dipinti fossero pervenuti Novecento, con validi pezzi e qualche eccel- Folco Jacobi all’Istituto di Credito. lenza di fine Ottocento (un bel brano rappre- Temporale sulla casa rosa. Campagna Al compimento della nostra peripatetica sentante La Banditella di Eugenio Cecconi, salernitana, 1946 indagine, la collezione ci risultava nel suo alcuni notevoli dipinti di , olio su tela cm 40,5x51 complesso piuttosto eterogenea, e i pale- delle belle tele di Angiolo Tommasi del pe- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi si sbalzi nella qualità artistica delle opere riodo di Torre del Lago, dei notevoli Gugliel- di Livorno

26 Una stima… itinerante:la schedatura inventariale di Andrea Conti mo Micheli e poi Enrico Pollastrini, Augusto ci realizzati dalla città di Livorno tra la fine ne Rosai (recanti sul retro la sigla di Bruno Volpini, Pietro Senno, Cesare Bartolena, Lu- degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Giraldi), un Elio Marchergiani, due Alfredo igi e , Adolfo Belimbau, Ugo E altre (Fausto Liberatore, Renzo Grazzini, Mainardi, di cui uno con la dizione sul retro Manaresi, ecc.). Gastone Benvenuti, ecc.) furono acquistate in ‘Premio della Cassa di Risparmi’ (dunque La collezione constava inoltre di un esteso occasione dei Premi Rotonda organizzati dal l’Istituto in quegli anni era solito indire gare numero di dipinti più recenti, realizzati da ar- Comitato Estate Livornese negli stessi anni di pittura), Ferruccio Mataresi, Giobatta Le- tisti operanti negli anni Cinquanta e Sessanta del Premio Modigliani. Altri dipinti proveniva- pori, Voltolino Fontani, Mario Petri, Giulio del Novecento, con rari assaggi di produzio- no dalle più svariate manifestazioni espositi- da Vicchio, Paulo Ghiglia, Rodolfo Marma, ne pittorica locale degli anni Settanta (Franco ve, come il Premio Settembre Lucchese e il Mario Borgiotti, Giovanni March, Ilio Fiorini Sumberaz, Mario Madiai, Dorino Dori, Daniel Premio di Pittura città di Piombino o da even- e una serie di opere di bella qualità (del pe- Schinasi, Marc Sardelli, Angelo Froglia e ti più circoscritti e locali, come il Premio di riodo 1943-1955) di Folco Jacobi, pittore nato qualche altro). Dai cartellini apposti sul retro pittura “Beppe Abbati” di Castelnuovo della a Livorno nel 1916 poi trasferitosi a Trieste. delle opere, è verosimile supporre che alcu- Misericordia e il Premio di pittura “Silvestro Come ho già accennato, il nucleo portante ne di esse (Mario Nigro, Leonardo Papasogli, Lega”, premio che fu organizzato dalla Filiale della collezione era costituito dalla pittura li- Antonino Virduzzo, Luigi Guerricchio, Sandro della Cassa di Risparmi del Gabbro alla fine vornese del primo Novecento, rappresentata Luporini, Jean Mario Berti) furono acquisite degli anni Sessanta. da pezzi di ottimo e buon livello. La collezione dalla Cassa di Risparmi ai Premi di Pittura Negli anni Cinquanta e Sessanta furono era formata da un pregevole Ritratto femmi- , meritevoli eventi artisti- verosimilmente acquisiti anche due Otto- nile di primo periodo di Mario Puccini, da una

27 bellissima natura morta, solida e smaltata, alla Casa della Cultura di Livorno nel 1977; ta era rappresentato un po’ tutto il contesto Vaso con margherite di Giovanni Bartolena, da ma tante altre, in tutta franchezza, erano labronico del primo Novecento, con prove due vivaci impressioni di Ulvi Liegi, I Corridoi monotone e tediose, ininfluenti dal punto di di Eugenio Carraresi, di Eugenio Caprini, di dello Scalo Regio e La Baracchina dell’Arden- vista artistico. Ghigo Tommasi, di Giulio Ghelarducci, di Elio za, da un visionario Calambrone di Benvenuto Gino Romiti era presente con diversi pezzi Zeme, di Jole Pugli e anche di Gianna Parodi Benvenuti, da un arioso Paesaggio campestre anche di bel periodo, come Tramonto (1920) Visalli. di Elin Danielson, rara pittrice finlandese, e Plenilunio velato (1921), riprodotti da Gio- Una raccolta nel complesso un po’ disorga- moglie di Raffaello Gambogi, presente nella vanni Rosati nel suo Gino Romiti Pittore del nica, ma con tanti buoni quadri che, dal mo- raccolta con più opere, tra cui un bell’Auto- 1922, dove i dipinti comparivano di proprietà mento in cui ci fu ordinata la stima, fu in gran ritratto. La collezione contava poi qualche della Cassa di Risparmi, già all’epoca dun- parte riunita e tenuta con la dovuta conside- artista fiorentino come Eduardo Gordigiani, que l’Istituto di Credito andava formando la razione dalla Fondazione che procurò di far Gianni Vagnetti, Franco Dani e Renzo Grazzini. propria raccolta. È verosimile che negli anni eseguire gli interventi necessari per la sua Numerose opere, spesso di buona qualità e Venti e Trenta la Cassa di Risparmi per le buona conservazione e a valorizzarne le ec- qualcuna di mestiere, erano di mano dei più sue acquisizioni abbia preso in considera- cellenze. Nel 1997 molti dipinti furono espo- noti rappresentanti della scuola labronica: zione le Mostre Sindacali e le mostre d’Arte sti al pubblico in occasione della mostra La Renato Natali, Gino Romiti, Cafiero Filippel- organizzate dal Gruppo Labronico e si sia pittura a Livorno tra le due guerre nella rac- li, Giovanni Lomi, Carlo Domenici, Ferruccio servita di Bottega d’Arte di Gino Belforte, colta della Fondazione Cassa di Risparmi cu- Rontini e Renuccio Renucci. Quest’ultimo galleria cittadina che lavorava attivamente, rata da Ettore Spalletti e Silvestra Bietoletti. – convenimmo – era certamente il pittore diffondendo la pittura locale e promuoven- Oggi la raccolta della Fondazione è contras- preferito dalla Cassa di Risparmi: la colle- do artisti di altre regioni. E in questo senso segnata da un coerente percorso artistico- zione contava infatti un sorprendente, incre- si giustifica la presenza nella raccolta della filologico, anche in virtù delle generose dibilmente copioso numero di dipinti di Re- Fondazione di opere di Giuseppe Casciaro donazioni (Benvenuti, Zampieri, De Angelis, nuccio Renucci spalmati in tutte le sedi. Di e di Beppe Ciardi; e anche del bozzetto per Peruzzi, Guiggi) che hanno enormemente questa esuberante produzione renucciana, il calendario che la Cassa di Risparmi edi- arricchito il patrimonio pittorico dell’Ente e ricordo alcune opere, di ampie dimensioni, tò nel 1935, Natura morta con salvadanaio hanno anche suggerito oculate acquisizioni ragguardevoli per qualità, come Pineta sul (1934) di Bruno Croatto, artista promosso per dargli completezza. Speriamo che que- mare e Vecchio cascinale e tante luminose in precedenza da una mostra allestita da sta prestigiosa collezione non resti chiusa tavolette di grande freschezza, esposte poi Bottega d’Arte. In anni successivi (’37 e ’39), tra quattro mura, ma che sia forte la volontà alla mostra retrospettiva dell’artista allestita come testimoniano le opere conservate in di renderla fruibile dal pubblico, auspichia- collezione, l’Ente per i suoi calendari si ser- mo vivamente l’apertura di un polo museale vì della mano di Cafiero Filippelli (Bambina di richiamo nazionale, in perfetta dialettica con salvadanaio, 1936; Bambini con salva- con il Museo Civico Giovanni Fattori di Villa danaio, 1938). Mimbelli. Alla collezione appartenevano diverse opere di Ferruccio Rontini e di Carlo Domenici, del Giovanna Bacci di Capaci Conti quale ricordiamo una notevolissima com- Esperta d’arte e titolare della galleria posizione d’andamento divisionista Case al Studio d’Arte dell’Ottocento di Livorno, sole, alcune opere di Giovanni March e di ha accompagnato il marito Andrea Conti altri interessanti e validi artisti, come Beppe nell’indagine che ha portato alla prima Guzzi, Giovanni Zannacchini e Mario Cocchi. catalogazione inventariale delle opere della Oltre ai più noti pittori già citati, nella raccol- collezione d’arte della Fondazione

Cesare Bartolena Ritratto di uomo, 1890 olio su tela, cm 49x41 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

28 3 Livorno, Villa Mimbelli La promozione di un patrimonio collettivo

Francesca Giampaolo

29 A sinistra: Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Mimbelli

Sopra: Museo Civico Giovanni Fattori, Granai di Villa Mimbelli

Nella pagina accanto: Villa Mimbelli celebra il maestro Giovanni Fattori

Ingresso alla mostra

Nell’arco di tempo trascorso tra il 1994, anno e “post macchia”, per sondare gli effetti di arricchire la ricerca bibliografica di un arti- di apertura di Villa Mimbelli, e il 2012, la pro- queste scelte sul pubblico locale e non. sta o di una corrente. ficua collaborazione tra il Comune di Livorno A conti fatti, anche se non vogliamo fare La collaborazione tra il Comune di Livorno e e la Fondazione Cassa di Risparmi non ha bilanci perché la collaborazione tra le due la Fondazione nella realizzazione degli even- subito interruzioni. Proficua perché questa istituzioni è ancora in atto ed è auspicabile ti culturali ha avuto come obiettivo proprio sinergia ha prodotto mostre d’arte di alto li- che lo sia ancora per molto tempo, abbia- quello di valorizzare le nostre collezioni per vello, con notevole successo di pubblico e di mo riscosso maggiori successi con le mo- renderle maggiormente fruibili al pubblico critica, ha visto l’avvicendarsi di critici e sto- stre legate alla tradizione dei Macchiaioli e e per aggiungere alla critica importanti ele- rici d’arte di fama nazionale e internazionale di quella generazione di artisti formatisi a menti di nuove conoscenze. che con il loro intervento curatoriale hanno quella scuola, anche se poi con tendenze Non è mio compito l’analisi critica delle contribuito alla elevata qualità del prodotto verso un’arte del Novecento ricca di ele- mostre realizzate perché in questa pubbli- culturale proposto. menti estranei alla “Macchia”, piuttosto che cazione sono presenti gli interventi dei vari L’intento principale che ci ha guidati è sta- con iniziative espositive che hanno voluto curatori appositamente invitati, tuttavia vor- to innanzitutto quello di contribuire a valo- esprimere un’arte meno figurativa e più rei ricordare qualche mostra tra quelle che rizzare il patrimonio storico artistico che si concettuale. Ma questa è una dinamica che hanno riscosso maggior successo negli ulti- lega alla cultura livornese tra l’Ottocento e ormai si riscontra nel mondo dell’arte dove il mi dieci anni per trarne utili riflessioni anche il Novecento, colmando con preziosi tasselli pubblico più vasto di solito predilige vedere/ per il futuro delle nostre attività in collabo- quel mosaico di valorizzazione e conoscenze rivedere i grandi capolavori del passato piut- razione. di artisti e correnti legati al nostro territorio. tosto che le “meno leggibili” elucubrazioni Parlare di successo di una mostra non vuol Una microstoria dell’arte locale che possie- del presente. dire necessariamente parlare di incassi per- de in toto le caratteristiche dell’evoluzione Ma al di là del successo o meno di una mo- ché in questo settore non si può investire per dell’arte a livello nazionale. Ma non solo, gli stra, quello che conta, a mio avviso, e che poi trarne dei profitti, almeno non in termini di esempi delle mostre dedicate ad Afro e a Ba- rimane inalterato nel tempo, è il saper dire denaro. Investire in cultura vuol dire aspet- ruchello, tanto per citarne alcuni, conferma- qualcosa di diverso pur mostrando cose già tarsi dei benefici non di natura economica no anche la volontà di aprirsi verso orizzonti viste, dare un taglio personale e originale a ma di indubbio valore etico e sociale che si nuovi, diversi dalla tradizione della Macchia un percorso espositivo che contribuisca ad riversano sulla collettività che ne usufrui-

30 Livorno, Villa Mimbelli sce. Uno degli obiettivi che ci guidano nel momento in cui pensiamo a organizzare un evento è costituito soprattutto da un intento didattico ed educativo rivolto soprattutto alle giovani generazioni di studenti che accoglia- mo nelle nostre strutture durante tutto l’an- no scolastico accordando alle scuole livor- nesi forti agevolazioni. Tutto questo perché crediamo che il compito delle pubbliche am- ministrazioni sia anche quello di avvicinare i giovani alle realtà culturali del proprio terri- torio per esserne consapevoli e per poterle trasmettere a loro volta. Un’operazione senza dubbio di grande va- lore culturale fu l’evento del 2001 quando nella chiesa della SS.ma Annunziata o dei Greci Uniti, situata in via della Madonna, fu inaugurata la grande mostra Le Iconostasi di Livorno, nella quale furono ricostruite per la prima volta le tre iconostasi delle chiese di rito greco ortodosso fondate dalle comunità greche che si erano stabilite a Livorno fin dal secolo XVIII. Il patrimonio livornese delle icone era sta- to esposto in precedenti occasioni ed erano uscite alcune pubblicazioni al riguardo ma per la prima volta furono ricostruite le icono- stasi che hanno permesso di dare una pre- cisa sequenza alle tavole e si sono aggiunti elementi conoscitivi sugli artisti e le scuole che avevano realizzato le splendide immagi- ni sacre. Tutto questo grazie a Gaetano Pas- sarelli, esperto iconografo bizantino, che le ha studiate e catalogate, pubblicando un ca- talogo di grande livello qualitativo che, grazie anche al contributo di altri storici, costituisce uno studio interessante per chi voglia appro- fondire la storia dell’iconografia post bizan- tina specifica della realtà livornese. La città secondo conflitto mondiale costituiva un mu- lo a.C. fino al III-IV d.C., la zona delle colline si distingue, come è noto, da insediamenti di seo vero e proprio ma che in seguito è con- livornesi e la fascia costiera da Calambrone varie nazionalità i cui interessi commerciali fluito nei depositi del Museo Civico Giovanni fino alla foce del fiume Fine sono state og- erano sostenuti da una politica di tolleran- Fattori e solo occasionalmente e su richiesta getto di piccoli nuclei abitativi testimoniati za religiosa e giuridica che è prevalsa fino a poteva essere visto. essenzialmente da ritrovamenti di tombe tutto l’Ottocento. Ciò ha permesso la convi- Con la consulenza e la curatela di Stefano con corredi funerari e da ripostigli. venza pacifica di culture e culti diversi che Bruni, etruscologo dell’Università di , Queste due mostre che ho voluto ricordare, hanno lasciato importanti testimonianze nel la mostra ha messo in risalto i ritrovamenti che sembrano essere del tutto casuali e pre- patrimonio storico-artistico della città. ottocenteschi dovuti a scavi effettuati nel ter- se ad esempio tra le tante iniziative realizza- Un altro evento che qui voglio ricordare è la ritorio livornese da nord (cimitero la Cigna) te, in realtà hanno avuto un intento comune: realizzazione della mostra Alle origini di Li- fino a Vada, mostrando reperti databili tra la la valorizzazione di un patrimonio collettivo vorno. L’età etrusca e romana che si tenne prima età del ferro attraverso tutto il periodo che da tempo giaceva nei depositi del Mu- ai Granai di Villa Mimbelli nel 2009. etrusco fino all’età romana imperiale. seo e non veniva esposto per una serie di La mostra è stata realizzata con il preciso Questo ha dimostrato che, anche se non si ragioni. In primis, gli spazi di Villa Mimbelli, intento di mostrare parte di quel patrimonio può parlare di veri e propri insediamenti sta- dedicati all’arte figurativa del secondo Otto- archeologico che fino agli anni precedenti il bili, nel corso dei secoli, a partire dal IX seco- cento e del primo Novecento non consento-

31 no l’esposizione di materiali tipologicamente to a Firenze, città frequentata dagli impres- Le iconostasi di Livorno molto diversi che creerebbero dissonanze sionisti, da Cézanne, da Bocklin, da Sargent. La mostra all’interno della chiesa con il percorso filologico del museo essen- Il divisionismo di Nomellini e di Benvenuti, SS. Annunziata dei Greci Uniti, zialmente dedicato a Giovanni Fattori e ai ad esempio, ne è un’ampia testimonianza. 7 aprile-24 giugno 2001 macchiaioli e post-macchiaioli. È questo in Questa generazione di artisti livornesi co- realtà un termine improprio con il quale si stituisce anche il nucleo principale del pa- Sotto: vuol designare tutta quella schiera di artisti trimonio della Fondazione e in molti casi le Elin Danielson Gambogi livornesi (i Tommasi, Benvenuti, Nomellini, nostre mostre sono state realizzate con le Paesaggio campestre, 1906 Ulvi Liegi, Ghiglia, Lloyd, Micheli, Gambogi, opere di entrambe le collezioni. olio su tela, cm 100,8x81,2 Cecconi, Puccini, Bartolena) quasi tutti for- Le mostre realizzate dedicate all’attività Collezione Fondazione Cassa di Risparmi matisi alla scuola di Fattori e di Lega ma che di Bottega d’Arte, alla scuola di Micheli, al di Livorno poi si sono orientati verso un’arte ormai no- Gruppo Labronico, e le monografiche dedi- vecentesca che arrivava dai paesi d’oltralpe cate a Benvenuti, a Müller, a Oscar Ghiglia, Raffaello Gambogi e da cui era impossibile prescindere, almeno a Vittorio Corcos sono state la grande occa- Autoritratto, 1880-1889 per quegli artisti che hanno studiato e vissu- sione per mostrare al pubblico livornese e olio su tela, cm 63x52 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

32 Livorno, Villa Mimbelli non la ricchezza di un’arte che dopo i Mac- te per rappresentare. Quindi il mare come chiaioli, i quali hanno significato il grande luogo ameno di villeggiatura, come fonte salto rivoluzionario dell’arte italiana dell’Ot- di vita e di duro lavoro, come sepolcro per tocento, ha saputo comunque imporsi e la- i naufraghi, come archetipo primordiale di- sciare tracce evidenti di una continuità con spensatore di vita e di morte, luogo magi- il passato ma anche inequivocabili aperture co da cui emergono strane creature, luogo innovative. che conserva e restituisce parte del nostro Un altro interessante progetto culturale che passato. abbiamo realizzato tra il 2002 e il 2007 fu la In mostra un susseguirsi di immagini che valorizzazione con due mostre, una a Villa trasversalmente al tema trattato costitui- Mimbelli e una al Didrirchsen Museum di vano un libro aperto di storia dell’arte con- Helsinki, dei due artisti Elin Danielson e temporanea: realismo, naturalismo, simbo- Raffello Gambogi. Finlandese lei, livornese lismo, futurismo, metafisica, convivevano in lui, si conobbero a Firenze dove lui studiava una sinfonia di colori che si estendeva anche in Accademia e lei dopo aver girovagato un alle stanze che ospitavano le opere. po’ per l’Europa era arrivata a Firenze per Il tempo rende le immagini un po’ rarefatte concludere il proprio percorso formativo. I ma le pubblicazioni delle mostre realizzate due si sposarono nel 1898 rimanendo uniti, sono ancora presenti a testimoniare gli sfor- tra mille difficoltà, fino alla morte di lei av- zi comuni intrapresi per lasciare alla città venuta nel 1919. Nel 2002 fu inaugurata a momenti di piacere ma anche di impegno Villa Mimbelli la mostra dedicata all’attività culturale, o almeno questo è ciò che ci pro- artistica italiana della Danielson, un’artista poniamo di fare insieme. poco nota al pubblico livornese ma che si ri- velò una piacevole scoperta al punto che le Francesca Giampaolo autorità finlandesi, attraverso il compianto Responsabile del Museo Civico Giovanni console Giovanni Novelli, chiesero una col- Fattori di Livorno laborazione per poter esportare la mostra in Finlandia dove invece la Danielson era molto apprezzata. Il Comune e la Fondazione ac- colsero la proposta molto favorevolmente anche perché l’occasione avrebbe consentito di far conoscere al pubblico finlandese il pit- tore Raffaello Gambogi. La mostra fu inaugurata nel mese di genna- Dall’alto: io al Museo Didrichsen e si protrasse fino al Baruchello, fuori campo mese di luglio del 2007 ed ebbe un successo Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, clamoroso con circa 45.000 visitatori. Un re- Villa Mimbelli, 16 ottobre-16 novembre cord se si considera che il Museo Didrichsen 1997 - catalogo della mostra non è situato in centro e non è il museo prin- Le iconostasi di Livorno cipale di Helsinki e gennaio è certamente un Livorno, chiesa SS. Annunziata dei Greci periodo nel quale l’affluenza turistica in Fin- Uniti, 7 aprile-24 giugno 2001 - catalogo landia è molto meno intensa. della mostra Un’altra iniziativa espositiva che voglio ricor- dare come il risultato del carattere istrionico Elin Danielson Gambogi. Una donna nella del suo curatore, Renato Miracco, è stata I pittura tesori del mare. Miti, suggestioni, traspa- Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, renze che si tenne come mostra d’apertura Villa Mimbelli, 30 novembre 2002-5 della sede espositiva dei Granai di Villa Mim- gennaio 2003 - catalogo della mostra belli nella tarda primavera del 2004. Voleva essere un omaggio al mare da una Alle origini di Livorno. L’età etrusca e città che al mare deve la propria esistenza romana ed era doverosa pertanto una celebrazione Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 28 iconografica che tenesse conto sia dei modi febbraio-17 maggio 2009 - catalogo della di rappresentazione che delle tecniche usa- mostra

33 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Mimbelli e Granai Mostre realizzate in collaborazione tra Comune e Fondazione dal 1994, anno di apertura al pubblico della struttura

I Postmacchiaioli Il Futurismo attraverso la Toscana. Dal realismo alla Pop Art Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Architettura, arti visive, letteratura, Granai di Villa Mimbelli, 23 gennaio-13 Mimbelli, 8 luglio-4 settembre 1994 musica, cinema e teatro marzo 2005 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Il Divisionismo toscano Mimbelli, 25 giugno-30 aprile 2000 Afro. Metamorfosi della figura. 1935-1955 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Granai di Villa Mimbelli, 29 maggio-28 Mimbelli, 28 luglio-31 ottobre 1995 Anselm Feuerbach e l’Italia agosto 2005 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Oscar Ghiglia Mimbelli, 28 luglio-31 dicembre 2000 Sandro Martini. Dipanando pittura Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Bottini dell’Olio, 30 luglio-28 agosto 2005 Mimbelli, 5 luglio-1 settembre 1996 Le iconostasi di Livorno Chiesa SS. Annunziata dei Greci Uniti, 7 Vitaliano De Angelis. Persistenza della Dai Macchiaioli agli Impressionisti aprile-24 giugno 2001 forma Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Granai di Villa Mimbelli, 2 luglio-27 agosto Mimbelli, 3 ottobre 1996-12 gennaio 1997 Kounellis 2006 Bottini dell’Olio, 25 settembre-14 ottobre 2001 Vittorio Corcos Arte a Livorno tra le due guerre. Bottega Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Benvenuto Benvenuti. Dal vero al simbolo d’Arte tra tradizione e avanguardie Mimbelli, 26 giugno-7 settembre 1997 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Granai di Villa Mimbelli, 22 dicembre 2007- Mimbelli, 4 ottobre 2001-6 gennaio 2002 16 marzo 2008 Baruchello, Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Pittura dei campi. e il Fattori tra epopea e vero Mimbelli, 16 ottobre-16 novembre 1997 naturalismo Europeo Granai di Villa Mimbelli, 22 aprile-6 luglio Museo Civico Giovanni Fattori, Villa 2008 Cézanne, Fattori e il ’900 in Italia Mimbelli, 21 giugno-1 settembre 2002 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Alle origini di Livorno. L’età etrusca e Mimbelli, 7 dicembre 1997-3 aprile 1998 Elin Danielson Gambogi romana Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Granai di Villa Mimbelli, 28 febbraio-17 Elio Marchegiani Mimbelli, 30 novembre 2002-5 gennaio 2003 maggio 2009 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Mimbelli, 15 maggio-15 giugno 1998 Ferdinando Chevrier. Vivere l’immaginario Giuseppe Garibaldi e i Mille. Dalla realtà Bottini dell’Olio, 23 novembre 2002-2 al mito I colori del sogno. Nomellini febbraio 2003 Granai di Villa Mimbelli, 10 ottobre-12 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa dicembre 2010 Mimbelli, 9 luglio-13 settembre 1998 Luce e pittura in Italia Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Alfredo Muller. Un ineffabile dandy Osvaldo Peruzzi Mimbelli, 24 gennaio-4 maggio 2003 dell’impressionismo Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Granai di Villa Mimbelli, 27 febbraio-25 Mimbelli, 8 ottobre-15 novembre 1998 I tesori del mare aprile 2011 Granai di Villa Mimbelli, 29 aprile-25 luglio 2004 Aria di Parigi nella pittura italiana L’eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo dell’Ottocento La religione della natura nei disegni di Labronico tra le due guerre Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Vittore Grubicy de Dragon Granai di Villa Mimbelli, 14 maggio-3 luglio Mimbelli, 4 dicembre 1998-5 aprile 1999 Museo Civico Giovanni Fattori, Villa 2011 Mimbelli, 24 marzo-23 maggio 2004 Il grande rettile e gli altri Giovanni Salghetti Drioli Museo Civico Giovanni Fattori, Villa La scuola di Micheli. Da Modigliani a Lloyd Casa del Portuale, 12 novembre-14 Mimbelli, 30 luglio-19 settembre 1999 Granai di Villa Mimbelli, 19 settembre-21 dicembre 2011 novembre 2004

34 4 I Postmacchiaioli protagonisti di un’avventura artistica toscana

Giuliano Matteucci

35 Mario Puccini La modella, 1890 ca. olio su tela, cm 50x26 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Nella pagina accanto: Benvenuto Benvenuti Calambrone, 1940 ca. olio su tela, cm 35x70 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Il 7 luglio 1994, con l’apertura della mostra I Postmacchiaioli, frutto di un progetto con- diviso con Raffaele Monti, si inauguravano a Livorno gli ambienti espositivi di Villa Mim- belli, destinati a divenire sede del Museo Ci- vico Giovanni Fattori. Realizzata con il contributo della Fondazio- ne Cassa di Risparmi di Livorno, l’iniziativa costituiva un ulteriore approfondimento a quanto già indagato dalla rassegna Prima dell’avanguardia. Da Fattori a Modigliani, al- lestita nel 1986 alla Tour Fromage di Aosta e, successivamente, al Musée des Augustin di Tolosa. Rispetto a quel disegno, l’evento livornese si caratterizzava per la messa a fuoco dei pitto- ri che, formatisi nell’alveo macchiaiolo, se ne erano distaccati all’inizio degli anni Novanta, assumendo una posizione contestataria, tal- volta scomoda, all’origine di un moderno e originale linguaggio stilistico basato essen- zialmente sul colore. Di fatto si era trattato di un vero e proprio ribaltamento delle conce- zioni realiste sostenute e difese dagli oramai maturi maestri macchiaioli, Fattori in primis, Lega e Signorini. Incentrata sui protagonisti del nuovo corso dell’arte toscana, la mostra costituiva, so- stanzialmente, un riordino in senso storico- filologico delle informazioni riunite neI Post- macchiaioli, il pionieristico testo curato nel 1962 da due personaggi chiave del collezio- nismo toscano del secondo dopoguerra: il mercante-amatore Renato Tassi e la giorna- lista Jolanda Pelagatti. La novità, per non dire il valore aggiunto dell’evento, stava nella sistematica indagine sui documenti d’archivio e nella proposta di opere significative, sino ad allora sconosciute. Si trattava, come per Via delle Cento Stelle e

36 I Postmacchiaioli protagonisti di un’avventura artistica toscana

Giardino in ottobre di Ulvi Liegi, Il viale di Pa- timbro naturalista dall’ultimo ramo dei colo- la più creativa e originale, rispetto all’altra gni, I Bagni Pancaldi a Livorno di Müller, Ave risti puri – Nomellini, Ulvi Liegi, Bartolena, che lo avrebbe caratterizzato come uno dei Maria di Puccini, Campagna versiliese e con- Puccini, Lodovico Tommasi, Lloyd e Oscar più convinti cézanniani. Il secondo, apprez- tadina di Viani e di Paulo con la barca di Oscar Ghiglia – per certi versi affini nella tavolozza zato sino a quel momento per la produzione Ghiglia, di testimonianze imprescindibili delle accesa e ardita ai fauves d’oltremanica. Va da di tendenza postimpressionista piuttosto che tangenze figurative del lessico postmacchia- sé, tuttavia, che con il dibattito apertosi all’u- macchiaiola, emergeva, invece, attraverso iolo con l’“avanguardia” europea. scita del volume il termine era entrato nell’u- una serie di tele nelle quali erano palesi i ri- A differenza della ricostruzione lodevolmen- so corrente; solo in un secondo tempo, però, chiami a questa scuola, seppure interpretati te tentata dalla Pelagatti, in questo caso ve- ampliando l’originario significato, si sarebbe in un linguaggio di pura individualità. nivano sottolineate le peculiari connotazioni caricato di una valenza critica specifica, non Il merito dell’iniziativa fu, dunque, di avere stilistiche della ben definita temperie cultu- meno efficace di altre ricorrenti nella storio- focalizzato, attraverso quadri emblematici, rale del gruppo livornese. grafia artistica tra Otto-Novecento un periodo sino ad allora considerato mar- Negli anni Sessanta il termine “postmac- Oscar Ghiglia e Ulvi Liegi furono senz’altro ginale nell’arte toscana, in realtà, anello di chiaioli”, mantenendo un’accezione esclu- le personalità sulle quali maggiormente si congiunzione tra la generazione attiva dopo sivamente temporale, suonava ancora come appuntò l’attenzione della critica in occa- l’Unità e le avanguardie del Novecento. Un riduttivo, piuttosto che indicare una ben de- sione della mostra livornese. Il primo, dopo risultato raggiunto grazie a un esauriente finita frangia di pittori innovativi e originali. la notorietà acquisita con le famose cinque panorama degli artisti più significativi ed Con il volume del 1962 la revisione era sta- lettere a Modigliani, presentato in tutta la “eclettici”: oltre, ovviamente, a Puccini, al ta avviata, offrendo alla critica molti nuovi sua intransigente indipendenza con una se- Gruppo di Torre del Lago con Pagni, Fanelli spunti per un serio e analitico approfondi- lezione di autentici capolavori – La signora e Angiolo Tommasi in testa, Kienerk, Nomel- mento. Ojetti nel roseto, Lo specchio e il Ritratto di lini, Benvenuti e Torchi, cresciuti chi all’om- Si trattava, insomma, di fare chiarezza, ope- Llewelyn Lloyd, quest’ultimo vera e propria bra del Simbolismo europeo, chi sulla scia rando un distinguo, prima di tutto tra la ge- sintesi iconografico-formale tra Pontormo e dei grandi Divisionisti del nord, Segantini, nerazione di Fattori, Lega e Signorini e l’altra Modigliani – risultava documentato, soprat- Morbelli e Pellizza da Volpedo. Proprio per dei Cannicci, Ferroni, Cecconi, Faldi, Panerai tutto, per gli anni precedenti il Novecento, le tangenze con l’Espressionismo europeo, e dei fratelli Gioli, distinta nettamente per il riproponendone così la cifra meno astratta, non venne trascurata, infine, una figura di

37 rilievo come Lorenzo Viani, voce isolata nel Giuliano Matteucci panorama postmacchiaiolo, ma, indubbia- Direttore del Centro Matteucci per l’Arte mente, la più vicina per spirito e sentimento Moderna di Viareggio; curatore con Raffaele Giovanni Bartolena al realismo fattoriano. Un’affinità altrettanto Monti della mostra Vaso con margherite, 1920 stringente con il maestro livornese veniva I Postmacchiaioli olio su compensato, cm 45,5x40,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi riconosciuta, su un fronte opposto, in Ghi- Livorno, Villa Mimbelli 7 luglio-4 settembre di Livorno glia, rivelatosi, nell’occasione, per la silente 1994, realizzata con il contributo della e calibrata costruzione delle nature morte e Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Llewelyn Lloyd, Il Pittore Guglielmo Micheli per la solida fissità delle figure, di un tono nel suo studio a Livorno, in conversazione espressivo al limite dell’“incomunicabilità”, con Oscar Ghiglia, Gino Romiti e un’amica mai completamente avulse dai moti dell’ani- (1899) ma e dal senso della realtà. Solamente per la rilettura di questa singola- Amedeo Modigliani, in primo piano, re tempra d’artista, oggi possiamo guarda- fotografato nello studio di Gino Romiti. re alla mostra di Villa Mimbelli come a un Da sinistra, seduto, Benvenuto Benvenuti, punto fermo negli studi e nelle iniziative che al centro in piedi Aristide Sommati e alla hanno portato alla conclusione più “impre- sua destra il musicista Bartoli (1902 ca.) vedibilmente logica” su alcuni punti nodali dell’arte moderna italiana. A sinistra: I Postmacchiaioli Livorno, Villa Mimbelli 7 luglio-4 settembre 1994 - catalogo della mostra

38 5 La rivincita del Divisionismo toscano

Giovanna Bacci di Capaci Conti

39 Villa Mimbelli, nuova sede del Museo Civi- cultura figurativa della città, che segnarono Plinio Nomellini co Giovanni Fattori, fu inaugurata il 7 luglio l’avvio di una fortunata stagione di mostre di Piazza Caricamento, 1891 1994, dopo un sapiente restauro conserva- grande respiro nazionale organizzate dal Co- olio su tela, cm 158x175 tivo che l’aveva riportata al sorprendente, mune con il sostegno della Fondazione della Collezione Fondazione Cassa di Risparmi sontuoso assetto originario, concepito dal Cassa di Risparmi di Livorno. di Tortona proprietario Francesco Mimbelli, che aveva I Postmacchiaioli e il Divisionismo toscano affidato all’architetto Vincenzo Micheli la re- furono rassegne che nascevano dall’esigen- Nella pagina accanto: alizzazione della dimora, ultimata nel 1868. za di fare chiarezza su due correnti pittori- Benvenuto Benvenuti Per circa un decennio, prima dell’apertu- che che rischiavano di essere fraintesa, la Alba in padule, 1926 ra degli adiacenti Granai, sede destinata a prima, e disconosciuta, la seconda; da qui olio su tela, cm 53x98 mostre temporanee, il patrimonio artistico l’esigenza di un approfondimento d’indagine Collezione privata, Milano del Museo Civico Giovanni Fattori, collocato da parte di Raffaele Monti e dei suoi colla- nelle sale del terreno e del primo piano di boratori, Giuliano Matteucci per I Postmac- Villa Mimbelli, veniva regolarmente traslo- chiaioli e Andrea Conti per Il Divisionismo cato, per far posto alle opere delle esposizio- toscano. ni promosse dall’instancabile assessore alla La grande mostra sul Divisionismo italiano cultura di allora, Dario Matteoni. Le prime allestita a Trento (MART) nel 19901 aveva mostre allestite a Villa Mimbelli furono quel- finalmente celebrato l’importanza del vita- le dedicate a I Postmacchiaioli (1994) e a Il le movimento pittorico che investì in vario Divisionismo toscano (1995): due importan- modo tutta l’Italia nei decenni a cavallo del ti eventi espositivi, strettamente legati alla secolo (1890-1920 circa) e che aprì all’arte

40 La rivincita del Divisionismo toscano

figurativa del Novecento e all’Avanguardia. divisionista, ma ometteva quasi totalmente la volto un numero elevatissimo di artisti, e si Questo fenomeno pittorico, a lungo trascu- Toscana. Alla mostra erano presenti pochi to- era manifestato in tempi e con esiti lingui- rato, diventò materia d’indagine critica solo scani: Plinio Nomellini ovviamente, collocato stici diversi che meritavano il procedimento dalla fine degli anni Sessanta del Novecento, tra i grandi divisionisti storici, c’era Galileo di chiarificazione condotto dai curatori della con la pubblicazione degli Archivi del Divisio- Chini che compariva a margine dei divisioni- mostra. nismo di Fortunato Bellonzi e di Maria Tere- sti romani, i livornesi Benvenuto Benvenuti e Mi ricordo che il tempo di preparazione sa Fiori (1967) e con la prima mostra orga- Llewelyn Lloyd (rappresentato da un solo di- dell’evento fu limitatissimo, ma la scelta nizzata nel 1970 dalla Società Permanente di pinto), inseriti nel novero dei seguaci di Gru- molto selettiva operata da Monti e da Conti Belle Arti di Milano. bicy, mentre Angelo Torchi veniva sistemato nell’assicurarsi tutti dipinti significativi e di Da allora il divisionismo fu esplorato e sto- nella zona degli “altri divisionismi”. grande qualità garantì il successo della ras- ricizzato, e la grande rassegna di Trento, ri- La rassegna livornese curata da Monti e da segna. sultato di approfonditi studi corali, faceva il Conti era una coerente risposta alla grande Fu dato ampio spazio al grande divisionismo punto sulle ricerche e sui dibattiti dedicati al mostra trentina che non aveva registrato la di Nomellini, già in nuce nella pennellata momento pittorico, segnando la fondamen- portata del fenomeno pittorico in Toscana. sfilacciata del Fienaiolo del 1888, e avviatosi tale valorizzazione dei casi più emblematici Per dirla come Monti, dalla mostra di Trento con Piazza Caricamento e Il golfo di Genova, (Segantini, Grubicy, Previati, Pellizza, Mor- “in conclusione, che potesse esistere nella opere eseguite dall’artista prima che fossero belli, Nomellini, ecc.) e portando alla ribalta nostra regione una lunga complessa e con- esposte Le due madri di Segantini e Materni- numerose personalità artistiche inedite e traddittoria vicenda divisionista nata quasi tà di Previati alla Triennale di Brera del 1891. cosiddette ‘minori’. in anni anticipatori nei rispetti del grande Il suo lungo, articolato cammino in seno alla La mostra trentina dava una mappatura geo- movimento nordico, se si poteva qua e là tecnica divisionista, era evidenziato da di- grafica del movimento, con un’attenta indagi- evincere dai singoli scritti (soprattutto quello pinti che presentavano le varie declinazioni ne regionale sul fenomeno pittorico, esempli- di Gianfranco Bruno) non era ufficialmente assunte dell’artista dagli esordi a tutto il se- ficato specialmente nel Nord dell’Italia da un dichiarato”2. E il fenomeno divisionista in To- condo decennio del Novecento: il Nomellini ricco florilegio di artisti di sperimentazione scana non era stato marginale, aveva coin- del socialismo umanitario e il Nomellini in-

41 timista, quello simbolista pascoliano e quel- va sul manifesto e sulla copertina del catalo- lo mitologico di marca dannunziana, quello go del Divisionismo Toscano). epico, e quello “dall’espressionismo infuoca- Negli stessi anni, alla Promotrice del 1890- to, con risultati quasi da mosaico ‘fauve’ di 1891 si materializzava l’esigenza di rinnova- Tra sole e luna” del 19193. mento pittorico profondamente sentita da un Renuccio Renucci Nel 1891 a Genova accanto a Nomellini, uni- gruppo dei giovani artisti di ceppo fattoriano: Pineta sul mare (1920-1930) ti dal comune interesse per la pennellata Nomellini, Müller, Cappiello, Eduardo Gordi- olio su tela, cm 80x120 divisa, operarono Angiolo Torchi e Giorgio giani, Pagni, Enrico Banti in una sala a loro Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Kienerk, conducendo entrambi una ricerca destinata, esponevano arditi saggi ‘secessio- di Livorno indipendente e assai libera, attenta ai valori nisti’, segnando la nascita ‘impressionista’ atmosferici, che li aveva condotti a straordi- del divisionismo toscano, un divisionismo di Nella pagina accanto: nari esiti sottilmente emotivi, più metodico radice francese tramitato da Alfredo Müller, Carlo Domenici e tecnico Angelo Torchi nel suo granoturco amico di Pissarro e di Monet. La casa rossa (Case al sole), 1922 sull’aia, immediato e totalmente assorbito Alcuni di loro, Pagni stabilmente e gli altri olio su tavola cm 50x36 dalle sensazioni luminose Giorgio Kienerk saltuariamente, approdarono poi a Torre Collezione Fondazione Cassa di Risparmi nei preziosi Alberi sul mare, San Martino del Lago, dove – negli anni Novanta e poi di Livorno d’Albaro e In riva all’Arno (dipinto che figura- nel decennio successivo – si formò una sti-

42 La rivincita del Divisionismo toscano

43 na, coevo a quello sperimentato da Lloyd e da Lori, fiorì a Livorno per l’opera di proseli- tismo compiuta da Benvenuto Benvenuti tra i colleghi labronici dai primi del Novecento. Oltre a Baracchini Caputi che, come Benve- nuti, conosceva personalmente Vittore e Al- berto Grubicy e rimase per la vita ancorato al ‘credo’ della pennellata spezzata, lunga è la lista dei ‘contagiati’ più o meno coinvolti: Mario Puccini che si serviva del tocco divi- so per gli effetti di luce, Gino Romiti lega- to al divisionismo per più di un decennio, e poi Mario Cocchi, Renuccio Renucci, Giulio Cesare Vinzio, Carlo Domenici, tutti rappre- sentati alla mostra livornese con opere dai sorprendenti, pregevolissimi esiti linguistici. Oltre a Galileo Chini illustrato dal suo Icaro molante compagnia pittorica che, intorno a del 1907 e da due splendide tele del Siam che vi compose gran par- L’ora nostalgica sul Me-Nam e Festa del Pri- te delle sue imperiture melodie, produsse mo dell’anno a Bangkok, la mostra di Monti molto frutto. La pennellata divisa, anche e di Conti proponeva opere di altre personali- per l’influenza esercitata da Plinio Nomel- tà artistiche condizionate dal movimento di- lini, contagiò le magiche sponde del lago, visionista – pittori impegnati in un percorso come dimostravano i dipinti di tendenza di- molto personale e dai notevoli sbocchi pitto- visionista di Pagni e di Cappiello (dei primi rici, come Giuseppe Viner, Giuseppe Graziosi anni novanta), di Fanelli, di Gian Gualber- e il ceramista Enzo Ceccherini – dando un to Guerrazzi e di Lori esposti alle pareti di quadro d’insieme sull’ambiente toscano as- Villa Mimbelli. Un divisionismo luministico, sai vivace, ampio e articolato. atmosferico e emotivo, sperimentato intor- no al 1900 e solo per qualche stagione da Giovanna Bacci di Capaci Conti alcuni, come Fanelli e Ludovico Tommasi; Esperta d’arte e titolare della Galleria Renuccio Renucci per altri invece, come Guglielmo Amedeo Studio d’Arte dell’Ottocento di Livorno, ha Vecchio cascinale Lori, Antonio Discovolo e Llewelyn Lloyd, fu partecipato, insieme al marito Andrea Conti, olio su tela, cm 50x60 il felice risultato di una lunga e approfondita alla scrittura dei testi del catalogo della Collezione Fondazione Cassa di Risparmi ricerca, quasi ‘ortodossa’, nel campo della mostra Il Divisionismo toscano promossa di Livorno pennellata divisa e del colore puro, realiz- dalla Fondazione Cassa di Risparmi di zata alle Cinque Terre, frequentate nei primi Livorno con il Comune di Livorno, Museo Il Divisionismo toscano anni del Novecento. Civico Giovanni Fattori, Granai di Villa Livorno, Villa Mimbelli, 28 luglio-31 ottobre Un divisionismo di radice lombardo grubicia- Mimbelli, Livorno, 28 luglio-31 ottobre 1995 1995 - catalogo della mostra

Note

1 Divisionismo italiano, catalogo della mostra 2 Il Divisionismo toscano, catalogo della mostra 3 F. Bellonzi, Il divisionismo nella pittura italiana, (Trento, 21 aprile-15 luglio 1990), a cura di Ga- (Livorno, 28 luglio-31 ottobre 1995), a cura di Milano, Fabbri, 1967. v. l’estratto in Il Divisioni- briella Belli, Milano, Electa, 1990. R. Monti, Roma, De Luca, 1995. smo toscano cit., p. 21.

44 6 Ritorna Oscar Ghiglia con tutti i suoi capolavori

45 Maddalena Paola WinspeareLa mostra di di un immeritatissimo oblio. Furono Raffaele quanto mi riguarda la scoperta di Ghiglia Oscar Ghiglia che si tenne a Villa Mimbelli Monti e Giuliano Matteucci, già compartecipi avvenne nel ’67 quando, preparando come nell’estate del 1996 costituì uno degli episo- di questa rinascita, a portare avanti, in que- segretario la grande mostra “Arte moder- di più significativi tra le iniziative che negli gli stessi anni, lo studio sistematico di Oscar na in Italia 1915-1935”, visitando a fondo le anni Novanta del secolo scorso videro pro- Ghiglia, mettendo insieme i documenti di ar- splendide collezioni degli eredi Sforni (…) e tagonisti i pittori Postmacchiaioli. chivio, la bibliografia (piuttosto scarna, sino avendo sott’occhio, direttamente, per ragio- Lo studio sistematico della cosiddetta pittu- ad allora) e soprattutto le opere. ni di lavoro, il più possibile dell’arte italiana ra postmacchaiola (ovvero della generazione Il precedente più eclatante di questo pazien- di quel ventennio, mi innamorai di Ghiglia e di artisti, allievi di Fattori, che operò a ca- te lavoro di ricerca era stato la retrospetti- d’accordo con Ragghianti ne curai la breve vallo dei due secoli e per tutti gli anni Venti va organizzata da Raffaele Monti nel 1967 retrospettiva”. del Novecento), non era scontato, se consi- all’interno della mostra curata da Ragghian- Dopo di allora le esposizioni monografiche deriamo che gli anni Settanta e poi Ottanta ti “Arte moderna in Italia 1915-1935”, retro- di Oscar Ghiglia si svolsero in prestigiose erano stati spesi a dare il giusto rilievo ai spettiva ricordata poi da Monti stesso nel ca- gallerie private (Milano, Firenze, Cortina, Li- padri della macchia, oggetto, fino ad allora, talogo della mostra livornese del 1996: “Per vorno) a cura, tra gli altri, di Mario Borgiotti

46 Ritorna Oscar Ghiglia con tutti i suoi capolavori e Renato Barilli, Vittorio Quercioli e Caterina di altissima qualità, e una nutrita sezione di Nella pagina accanto: Zappia, Andrea e Giovanna Conti. bianco e nero, ebbe il merito di colmare una Oscar Ghiglia, La mostra di Livorno rappresenta, dunque, il vera e propria lacuna nello studio dell’arte Allo specchio, 1910 primo ritorno di Oscar Ghiglia in un contesto italiana del Novecento. Ad eccezione per l’as- olio su tela, cm 52x63 pubblico, in un museo e, più precisamente, senza delle opere della collezione Sforni (ri- Milano, collezione privata nel museo della sua città natale. Certo già cordata con rammarico da Raffaele Monti) la nella esposizione sui Postmacchiaioli del mostra di Livorno mise insieme i capolavori Sotto: 1994, sempre a villa Mimbelli, Ghiglia aveva di Ghiglia (uno per tutti, La signora Ojetti nel Oscar Ghiglia, fatto la sua comparsa con una scelta straor- roseto, tela luminosissima che fu giustamen- Natura morta con violino, 1923-1925 dinaria di 18 tele, tra le quali alcune celeber- te scelta anche per la copertina del catalogo) olio su tela, cm 59x73 rime (Ritratto di Giuseppe Prezzolini, Tavola e, soprattutto, ricostruì coerentemente il suo Collezione privata imbandita, Donna che si pettina, Il gomitolo percorso artistico, includendo anche le rare rosso, Ugo Ojetti nello studio, Il pollo), ma testimonianze della sua attività paesaggistica la monografica del 1996, con 87 opere, tutte (Campagna a Castiglioncello; Pineta a Casti-

47 glioncello; Piombino; Marina - Le secche…). La sezione dei disegni poi, a cura di Fernando e Riccardo Tassi, concorse a chiarire l’impe- gno del pittore e a riaffermare il primato della composizione nell’arte di Ghiglia. La mostra fu allestita al piano terra di Villa Mimbelli, per non sconvolgere l’ordinamento del Museo Fattori, ma ricordo che i quadri erano tanti e l’allestimento, per dare il giusto rilievo a tutte le opere, risultò impegnativo. Nondimeno alla fine fu un’emozione consta- tare il livello qualitativo delle scelte fatte e quanto giusta fosse stata la decisione di de- dicare una mostra a Oscar Ghiglia.

Maddalena Paola Winspeare Storica dell’arte, titolare della casa editrice Sillabe, insieme a Giuliano Matteucci e Raffaele Monti ha curato la mostra Oscar Ghiglia, dal “Leonardo” agli anni di “Novecento” Livorno, Villa Mimbelli, 5 luglio-1 settembre 1996

A sinistra: Oscar Ghiglia, Donna che riposa, 1918-1920 olio su cartone, cm 65,5x40 Collezione privata

Sopra: Oscar Ghiglia, dal “Leonardo” agli anni di “Novecento” Livorno, Villa Mimbelli, 5 luglio-1 settembre 1996 - catalogo della mostra

48 7 Per la prima volta esposte al pubblico

Silvestra Bietoletti

49 50 Per la prima volta esposte al pubblico

Nella primavera 1997 nelle sale del Museo telli dai Macchiaioli agli Impressionisti, cu- Civico Giovanni Fattori a Villa Mimbelli venne rata da Francesca Dini e da Ettore Spalletti. inaugurata una mostra dedicata a La pittura A Spalletti e a chi scrive venne affidato a Livorno fra le due guerre, allestita esclu- l’incarico di realizzare la manifestazio- sivamente con opere di proprietà della Fon- ne che per la prima volta avrebbe dovuto Nella pagina accanto: dazione Cassa di Risparmi: dipinti, disegni e presentare al pubblico la raccolta d’arte Guglielmo Micheli incisioni dalle indubbie qualità estetiche e della Cassa di Risparmi, passata allora Stradina, 1893 olio su tavoletta, 31x18,2 formali, idonei a rappresentare in maniera alla Fondazione dell’istituto di credito, col- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi esauriente la cultura e la vitalità dell’am- lezione che si era andata costituendo negli di Livorno biente artistico livornese durante quel dibat- anni secondo modalità eterogenee, come tuto e complesso periodo della nostra storia abitualmente avviene per le raccolte delle Renato Natali recente. banche, e senza che alcun documento d’ar- Livorno scomparsa (Serenata), 1920-1930 La mostra era stata voluta dalla Fondazio- chivio testimoniasse la storia delle singole olio su tela, cm 113,5x198,5 ne, sostenuta dalla Cassa e organizzata opere, se non una schedatura inventariale Collezione Fondazione Cassa di Risparmi dall’Amministrazione comunale, a conferma redatta all’inizio degli anni Novanta da An- di Livorno di un medesimo intendimento riguardo alla drea Conti. collaborazione fra forze pubbliche e private Raggruppate dunque le opere secondo con- In alto: in vista della valorizzazione del patrimonio sonanze stilistiche e di ‘scuola’, e valutatene Ghigo Tommasi artistico quale strumento di crescita anche consistenza e rappresentatività, individuam- Baracche di Ardenza (Cabine all’Ardenza), economica, che proprio a Livorno nei mesi mo vari nuclei ben definiti, dei quali il più 1930 immediatamente precedenti aveva dato frutti significativo era costituito da dipinti di pittori olio su cartone, cm 37,5x51,2 proficui con l’esposizione di risonanza nazio- livornesi eseguiti fra le due guerre, non tanto Collezione Fondazione Cassa di Risparmi nale dedicata all’Opera critica di Diego Mar- per il numero – certo cospicuo – quanto per il di Livorno

51 livello qualitativo, talvolta eccellente relativa- spronò incisori come Giovanni Zannacchini, Cafiero Filippelli mente al tenore medio di quegli artisti. Opere Luigi Servolini, o il meno noto Folco Jacobi, Bambina con salvadanaio, 1936 olio su compensato, cm 55,8x60 presentate in molti casi alle mostre di «Bot- a sperimentare nella sobrietà della bicromia, Collezione Fondazione Cassa di Risparmi tega d’Arte», vivacissima istituzione livorne- fors’anche per influenza delle acqueforti di di Livorno se che negli anni Venti e Trenta dette vita a Fattori all’epoca notevolmente rivalutate, la una fervida attività espositiva chiamando a resa dei valori spaziali e luministici. Nella pagina accanto: parteciparvi artisti di fama nazionale, come Gli altri gruppi di dipinti da noi individuati Giovanni Lomi giovani agli esordi. Fanno parte di questo nu- erano costituiti, uno da quadri di artisti del Vecchie cantine, 1938 cleo principale alcune opere di grafica esem- secondo Ottocento attivi a Livorno e a Firen- olio su tela incollata su compensato, plificative dell’interesse per il ‘bianco e nero’, ze nell’alveo dell’insegnamento di Fattori e di cm 49,5x69,8 campo privilegiato della ricerca artistica Lega, un altro – più consistente – da opere Collezione Fondazione Cassa di Risparmi nella Livorno del tempo – in particolare per del Novecento eseguite da pittori non livor- di Livorno quanto attiene alla tecnica xilografica – e che nesi ma che ebbero legami con l’ambiente

52 Per la prima volta esposte al pubblico artistico della città e soprattutto con la sua sulla tradizione; avviammo quindi il percorso nuto Benvenuti, Gino Romiti, Carlo Domeni- attività espositiva molto intensa nel perio- espositivo con una breve antologia di opere ci; dalla ripresa della maniera pucciniana in do fra le due guerre; infine un gruppetto di di tardo Ottocento, concentrando l’attenzione chiave più intimista e quieta di Mario Cocchi bozzetti preparatorî ai calendari per gli anni sui quadri di Cesare Bartolena, di Eugenio e del giovane Giovanni Lomi alla costruzione 1935, 1937 e 1939, commissionati dalla Ban- Cecconi, di Adolfo e Angiolino Tommasi, di per meditate scansioni cromatiche dei dipinti ca e intesi a promuovere il risparmio, due Guglielmo Micheli, di un Mario Puccini ap- di Elio Zeme, di Ugo Bartolena, di Ghigo Tom- realizzati da Cafiero Filippelli, il terzo dal pena ventenne. masi, memori dell’esempio di Oscar Ghiglia; triestino Bruno Croatto conosciuto a Livor- Con intenti egualmente esplicativi, ritenem- dalla forza emozionale del colore di Renato no grazie alle ‘personali’ allestite a «Bottega mo opportuno concludere il tragitto con i Natali al colto cézannismo di Giovanni March. d’Arte» nel 1932 e nel 1934. quadri di pittori fiorentini – o fiorentinizzati – Un itinerario da cui venne esclusa la scultura La qualità e il numero delle opere eseguite acquistati alle esposizioni cittadine promos- perché le poche statue allora presenti nella da artisti livornesi tra il 1920 e lo scoppio se sia da gallerie private sia dalle istituzioni: raccolta, pur di artisti rilevanti in ambito livor- della seconda guerra mondiale, determinò opere di Eduardo Gordigiani, di Gianni Va- nese, quali Cesare Tarrini, Giulio Guiggi, Lau- la decisione di impostare la mostra su quel gnetti, di Raffaele De Grada, di Renzo Graz- ra Bedarida, non rappresentavano un nucleo nucleo di dipinti, debitamente selezionato zini, indicative di un dialogo fra gli ambienti omogeneo né sufficientemente esemplifica- in modo da poter rappresentare al meglio artistici delle due città mantenuto vivo e pro- tivo per contribuire ad approfondire la cono- l’importanza storica e estetica dell’arte del ficuo fino alla metà del secolo scorso. scenza dell’arte labronica fra le due guerre. periodo a Livorno. Fra questi poli si snodava l’itinerario del- L’allestimento della mostra venne realizzato Considerammo tuttavia utile suggerire il la mostra toccando momenti salienti della dalla ditta Galli di Firenze secondo le indica- clima culturale che era stato di fondamen- pittura livornese, dalla nascita del Gruppo zioni dell’architetto Luigi Cupellini; il catalo- to alla ricerca pittorica novecentesca vòlta Labronico nel 1920 alla particolarissima rivi- go edito da Sillabe, di Livorno. a elaborare un linguaggio originale basato sitazione del divisionismo da parte di Benve-

53 Silvestra Bietoletti Sopra: Storica dell’arte Raffaele De Grada fra i lavori realizzati a Livorno Paesaggio di Massa, 1936 ha curato insieme a Ettore Spalletti la olio su compensato, cm 49,5x60 prima mostra, con relativo catalogo edito da Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Sillabe, della collezione di opere d’arte della di Livorno Fondazione La pittura a Livorno fra le due guerre A destra: nella raccolta della Fondazione Cassa di La pittura a Livorno fra le due guerre Risparmi nella raccolta della Fondazione Cassa di allestita a Livorno Risparmi 8 maggio-8 giugno 1997 Livorno, Villa Mimbelli 8 maggio-8 giugno 1997 - catalogo della al Museo Civico Giovanni Fattori di Villa mostra Mimbelli

54 8 Contributi alla valorizzazione del grande maestro livornese Giovanni Fattori

Andrea Baboni

55 Il deciso sostegno della Fondazione Cassa grazie in particolare al contributo della Fon- di Risparmi di Livorno alle mie proposte ha dazione Cassa di Risparmi di Livorno, nella permesso, con la piena collaborazione del piena collaborazione tra gli assessorati alla Museo Civico Giovanni Fattori, una nuova, cultura delle due città, ed è stata documen- esaustiva rilettura dell’opera intera di Gio- tata dal ricco catalogo Electa, con largo suc- vanni Fattori, attraverso esposizioni orga- cesso di critica e di pubblico. niche e la catalogazione scientifica sia dei Qui per la prima volta, le tele e le tavole di dipinti che dei lavori su carta (disegni e inci- Fattori sono proposte nell’intreccio e nell’in- sioni) di questo grande artista livornese i cui terrelazione con altre sue vive espressioni esiti espressivi, profondamente radicati nei tecniche: l’appunto, il disegno, il bozzetto, il valori più peculiari del nostro risorgimento, quadro finito e l’incisione, acquaforte e lito- sono da considerare tra i più alti dell’Otto- grafia, in un processo continuo di definizioni, cento tutto, non solo italiano. rimandi e riproponimenti, che caratterizza Fattori, artista riservato e schivo, comples- profondamente la peculiarità dell’esperien- so e geniale, meritava nella sua città natale za figurativa del grande livornese. l’omaggio e il pieno riconoscimento alla sua grandezza. Era dal 1953, data dell’importante mostra antologica su Giovanni Fattori curata da Dario Durbé, che a Livorno, città natale del Maestro, non si allestiva una organica espo- sizione sul grande Artista; e si è dovuti giun- gere al 1998 quando, alla prestigiosa Galle- ria d’Arte Moderna “Palazzo Forti” di Verona, si è tenuta una esaustiva antologica da me ideata e curata insieme a Giorgio Corteno- va, direttore della Galleria. La mostra è stata allestita prima a Verona, quindi a Livorno,

In alto: Giovanni Fattori con la cartella delle incisioni, 1900 ca. Correggio, Archivio Baboni, già Malesci (fotografia Alinari)

A destra: Giovanni Fattori nello studio, 1907 ca. Correggio, Archivio Baboni, già Malesci (fotografia Hansen)

Nella pagina accanto: Giovanni Fattori Studio per due soldati bocconi, 1866-1867 matita a grafite su carta avorio, mm 145×201 Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

Giovanni Fattori Studio di buttero a cavallo che impugna un bastone, 1882-1890 matita a grafite su carta chiara, mm 320×225 Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

56 Contributi alla valorizzazione del grande maestro livornese Giovanni Fattori

“… contributo autentico e doveroso alla de- finizione dell’importanza e della assoluta centralità della sua opera”, scrive Corteno- va, questa esposizione, articolata nelle due rispettive sedi, ha delineato per la prima volta, un’immagine a tutto tondo di Fattori, artista “capace di oltrepassare i confini del linguaggio e di proporsi come figura centrale dell’Ottocento europeo.” L’approfondimento dell’opera del Maestro ha avuto quindi seguito nel 2001 con la ca- talogazione della storica raccolta delle 156 acqueforti, acquistate dal Comune di Livorno presso l’erede universale Giovanni Malesci nel novembre del 1908, qualche mese dopo la morte di Fattori avvenuta il 30 agosto e conclusasi con il volume L’Ottocento: le inci- sioni di Giovanni Fattori, in cui sono riprodotti gli esemplari delle preziose tirature coeve a Fattori, eseguite sotto il suo controllo diretto. Con il sostegno della Fondazione, si è potu- ta curare questa pubblicazione in una veste editoriale ricercata, in cui tutte le incisioni sono ben riprodotte, a colori, al fine di ren- dere le tante tipologie delle carte e degli in- chiostri usati. È quindi seguita l’esposizione “Le incisioni di Giovanni Fattori”, nelle sale di Villa Mimbelli, evento che ha contribuito a sottolineare l’importanza delle acquefor- ti, mezzo tecnico dall’Artista probabilmente nemmeno indagato a fondo nelle più sottili valenze tecniche, ma interpretato con modi assolutamente nuovi, rivoluzionandone per puro istinto, senza imprestiti, l’ortografia e la sintassi, con geniale intuito, oltre ogni ri- cercato pittoricismo e al di là di qualsivoglia preoccupazione riproduttiva od illustrativa. Se si analizza il puro uso del mezzo, Fatto- ri, per la novità espressiva di una grafia che scorre e vibra in assoluti e autonomi valori, per la capacità di reinventarsi di volta in volta soluzioni tecniche in funzione del tema da svolgere, sempre sul filo di un rigore e di una coerenza che si fanno sostanza stilistica, come nessuno del suo tempo ha indicato i percorsi che il nuovo secolo ha poi seguito. Nel 2002, grazie al sempre decisivo soste- gno della Fondazione, ci si è impegnati nella sistemazione del fondo disegni, attraverso un’accurata ricerca filologica conclusa con la pubblicazione del volume L’Ottocento: i di- segni di Giovanni Fattori, catalogazione delle 217 carte disegnate dall’Artista, nucleo più ricco e organico a noi pervenuto, conservate

57 58 Contributi alla valorizzazione del grande maestro livornese Giovanni Fattori presso il Museo Civico; è compreso anche il suggestivo Taccuino del frate nella ripro- duzione seguita di tutte le sue pagine. Una catalogazione rigorosa, con puntuale ipotesi di datazione dei singoli fogli nei riferimenti al loro sviluppo successivo in dipinti o incisioni, in un’edizione sempre per i tipi della Pacini Editore, che ha cercato di restituire anche le tonalità delle diverse carte usate dall’Ar- tista. Tale ricerca ci ha consegnato un pro- tagonista ineguagliabile anche nel disegno, con quel tratto plastico che nel suo vigore espressivo costituisce la vera spina dorsale dell’intero percorso creativo di Fattori; lin- guaggio che presenta una sua precisa carat- terizzazione nel rapporto con i dipinti, pur se generato dal continuo dialogo tra le diverse tecniche. Fattori sembra inventarsi un nuovo modo di porsi rispetto all’opera d’arte, che è soprattutto atteggiamento mentale, tecnico e morale insieme e che ha origine nel me- todo e nella disciplina paziente, espresso in modi assolutamente anticonvenzionali. È a iniziare dal segno che le movenze di un cor- po o l’espressione di un bambino, le zampe di un cavallo o la fissità di un ciuco, le pieghe di un abito o la luce su un muretto, colti dal vero per assoluta intensità espressiva, pur ricollegandosi qua e là a valori di classica ac- cademia, risultano filtrati da una luce nuova e da un tratto inconfondibile, che li rende in tutto e per tutto espressioni autonome. Alla pubblicazione è seguita la mostra “Dal segno alla macchia”, con esposizione di una selezione dei disegni nella sede di Villa Mim- belli. Ma è nel 2008, Centenario della nascita dell’Artista, con la mostra antologica “Gio- vanni Fattori / tra epopea e vero”, che la lun- ga e intensa parabola creativa del Maestro, viene approfondita in venti sezioni poste in sequenza secondo un percorso cronologico e comprendenti 288 opere nell’ambito delle quali sono evidenziate le riprese per riferi- menti iconografici o assonanze di soggetti, Nella pagina accanto: Sopra: al fine di analizzare in ogni singolo tema le Giovanni Fattori Giovanni Fattori molteplici interpretazioni con collegamenti La signora Martelli a Castiglioncello, 1870-1875 Donna del Gabbro tra le diverse tecniche affiancate per ana- olio su tavola, cm 19,5×33,5 acquaforte su zinco; lastra mm 343 × 217 logie stilistico-formali. I bellissimi disegni Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori sono rapportati alle tavolette di studio e alle vaste tele; l’acquerello riprende i soggetti Giovanni Fattori con energia figurativa sempre nuova, talvol- Mandrie maremmane, 1893 ta in epoche successive, infine, la litografia olio su tela, cm 200×300 o l’acquaforte, quest’ultima generalmente Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

59 riassuntiva del tema, come asciugata dai Giovanni Fattori particolari descrittivi, offre risultati vibran- Pio bove ti nell’utilizzo di questo elaborato mezzo acquaforte su zinco; lastra mm 179×333 espressivo. Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori Si delinea così un’organica analisi critica di questo straordinario artista in un percorso Giovanni Fattori costante di rimandi e riproponimenti che ca- Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, 22 aprile-20 giugno 1999 - catalogo della ratterizza alla radice l’esperienza di un’arte mostra (allestita anche a Verona, Galleria che attinge alla morale e all’etica piuttosto Moderna e Contemporanea Palazzo Forti, che al rito formale. È così acquisito che la 1998) sua grandezza risulta fondata sull’interezza di un’opera dalle tante valenze: il narratore Cento capolavori restaurati / Le incisioni di dell’epopea risorgimentale va affiancato al Giovanni Fattori poeta delle sintetiche, liriche tavolette degli Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, 16 anni Sessanta; il prosatore dei grandi qua- giugno-16 settembre 2001 - catalogo della dri di butteri non va disgiunto dal cantore mostra e il volume L’Ottocento: le incisioni dell’elegia agreste di acquaiole e boscaiole. di Giovanni Fattori, Museo Civico Giovanni Nel contesto di tale ricchezza d’opera ap- Fattori, 2001, a cura di Andrea Baboni, Pisa, pare sempre più fondamentale il momento Pacini Editore 2001 riassuntivo e intimo delle acqueforti nel cui formato l’Artista riprende e reinventa con Dal segno alla macchia / I disegni di energia costruttiva sempre nuova, i suoi Giovanni Fattori nelle collezioni civiche di temi, come asciugati dal superfluo e scavati Livorno al comune denominatore di una sofferenza Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, esistenziale. 21 aprile-2 giugno 2002 - catalogo della mostra e il volume L’Ottocento: i disegni Andrea Baboni di Giovanni Fattori, Museo Civico Giovanni Storico e conoscitore della pittura italiana Fattori, a cura di Andrea Baboni, Pisa, del XIX secolo, titolare dell’Archivio Baboni Pacini Editore 2002 per la pittura italiana del XIX secolo ha curato le mostre dedicate a Fattori a Villa Giovanni Fattori. Tra epopea e vero Mimbelli e realizzate con il contributo della Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, 20 Fondazione aprile-6 luglio 2008 - catalogo della mostra

60 9 Le suggestioni del mare inaugurano i Granai, promessa di una nuova stagione culturale

Dario Matteoni

61 62 Le suggestioni del mare inaugurano i Granai, promessa di una nuova stagione culturale

La mostra I tesori del mare. Miti trasparen- ze, suggestioni organizzata nell’aprile del 2004 dall’Amministrazione Comunale di Li- vorno, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e La Regione Toscana, veniva a coincidere con l’apertura della nuova sede espositiva dei Granai, ad ampliamento del Museo Civico Giovanni Fat- tori di Villa Mimbelli. Si apriva, quindi, un nuovo capitolo denso di prospettive e di promesse. Erano passati poco meno di dieci anni da quando Villa Mim- belli, dopo un lungo e minuzioso restauro, aveva aperto le sue affascinanti sale, ricche di decorazioni e di storia, al grande pubblico, restituendo alla città di Livorno un museo che finalmente consentiva la visita organiz- zata secondo moderni criteri del vasto patri- monio di arte dell’Ottocento e del Novecento conservato nelle collezioni cittadine. Numerose e importanti sono state, a partire dal 1994, le attività che il Museo ha ideato e realizzato con l’obiettivo di garantire un servizio per la città, di offrire una risposta a necessità e aspettative oltremodo presenti nel largo pubblico, di contribuire cioè alla qualità e al benessere collettivo. Con l’apertura delle sale dei Granai, il Museo Sopra e nella pagina accanto: si dotava finalmente di una struttura espo- Le sale della mostra sitiva moderna, adeguata agli standards internazionali sul piano della sicurezza, in grado di assicurare un costante controllo dei parametri climatici necessari alla conserva- liardi coperto da un finanziamento erogato ficamente innovativo in quel percorso che zione delle opere esposte e, inoltre, con un alla città di Livorno nell’ambito dell’accordo doveva candidare Livorno ad assumere in adeguato sistema di illuminazione. Stato-Regione Toscana. Toscana, ma anche in Italia, una centralità L’edificio dei Granai, in virtù della sua ubica- Lasciamo ad altri il compito di valutare se la nell’ambito della cultura artistica dell’Otto- zione a lato del Museo Civico Giovanni Fatto- missione culturale con la quale i Granai era- cento e del Novecento. ri, attuava in Toscana un sistema museale ed no stati concepiti, e che individuava un primo La mostra non aveva l’ambizione di ripercor- espositivo di ricerca e di valorizzazione della passaggio promozionale nella mostra I te- rere cronologicamente o geograficamente lo cultura artistica italiana e internazionale tra sori del mare, abbia avuto attuazione dopo sconfinato repertorio iconografico dedicato Ottocento e Novecento. Il restauro dei Granai il 2004, nel corso dei mandati delle ammini- alle marine, intese quali località di svago e di e la loro destinazione a sede di esposizioni strazioni che si sono susseguite al governo villeggiatura, ma piuttosto intendeva estra- temporanee era infatti parte di un strategia della città. In questa sede ci limitiamo a ri- polare quei momenti di riflessione, frequen- di valorizzazione del patrimonio artistico e badire come l’apertura dei Granai costituiva ti e suggestivi, che nella cultura artistica della forte identità culturale della città di un primo passaggio nella prefigurazione di italiana del Novecento si sono sviluppati in Livorno. nuovi e agili strumenti gestionali nel setto- prossimità del mare catalogato quale ele- Non è senza significato, poi, che il recupe- re della cultura, dei musei e, in particolare, mento di ispirazione esclusiva, e, a un tem- ro dei Granai sia stato realizzato grazie alla delle esposizioni temporanee, grazie all’ide- po, procedeva a indagare tutte le possibili capacità di attirare su tale progetto, e più in azione di un modello davvero innovativo nel “suggestioni” che il mare ha di volta in volta generale nel settore della cultura, risorse rapporto con il settore degli investimenti proiettato sui suoi ‘innamorati’. significative. Vale la pena ricordare che l’in- privati, con una reale condivisione di respon- E se L’Innamorata del mare di Pompeo Ma- vestimento di quattro miliardi di vecchie lire, sabilità decisionali. riani campeggiava nella mostra a ricordare necessario al recupero e all’adeguamento I tesori del mare segnavano d’altra parte tali suggestioni, non è davvero a testimonia- della vecchia struttura, era stato per tre mi- un capitolo oltremodo originale e scienti- re il talento pur consistente di marinista del

63 suo autore, quanto invece a esibire una delle di Savinio, con riferimento a un tema costel- traversie marinaresche resta Lorenzo Viani possibili declinazioni di quel dilagare tra Ot- lato di immagini tanto seducenti quanto mi- che ritrae vageri allucinati, schierati al co- tocento e Novecento della marina-stato d’a- tiche, dalla maestosa epifania di Domenico spetto della darsena viareggina, intenti a nimo che travolge gli artisti in un assolo con Morelli, all’esoterica femminilità, incoronata professare il credo di Angiò ‘Uomo d’acqua’, le tempeste del cuore. dai tesori degli abissi, di Romiti, fino alla ovvero quello dell’equazione tra l’Oceano e Non è un caso che tale Innamorata potesse moderna silhouette di : il dolore, equazione che trasforma le donne trovare una quasi simbiotica corrisponden- di contro, la colossale mole di Savinio, non dei marinai in vedove del mare. za, nella mostra de I tesori del mare, con poteva che confermare che “quando Vene- A tale religione del dolore sembra risponde- creature quali la mitica apparizione di Plinio re si bagna, non bisogna guardarla. Perché re certa metafisica, che nelle opere di Felice Nomellini (La donna del mare) o la sognante si muore” (A. Savinio, Achille innamorato Casorati, oltre che di Carlo Sbisà e, soprat- bagnante di Raimondo Pontecorvo (Donna 1938). tutto di Arturo Nathan, suggerisce ulteriori sullo scoglio), così da consentire al visitatore Spuntavano poi opere come “oggetti marini presagi inerenti l’epopea del mare, fino a di addentrarsi con sorpresa, ma anche ov- silenti” attraverso le cui tortuose sollecita- scomporre, in quest’ultimo caso, il naufragio viamente con soddisfazione, in percorsi fino zioni metafisiche artisti di nascita e vocazio- in una sorta di caleidoscopio comprenden- ad allora non sondati dalla storiografia criti- ne toscana del genere di Giovanni Colacicchi te la fase mitica del tempio, quella surreale ca relativa all’iconografia marinara. e Onofrio Martinelli si fronteggiavano per la del reperto archeologico, e quella simbolista In quest’ottica, certi accostamenti risultava- prima volta con protagonisti dello stampo di dell’albero della nave, in una simbiosi ideale no addirittura delle vere e proprie rivelazioni, Carlo Carrà, Giorgio Morandi e Filippo de Pi- tra passato e futuro, che poi si poneva come il basti pensare ai più celebrati Nomellini e Di- sis, a ribadire la possibilità di intendere final- significato ultimo di questa mostra. scovolo, ma anche ai meno sondati Gino Ro- mente il Novecento toscano in competizione miti e Gabriele Gabrielli, artisti questi ultimi con il Novecento Italiano. Dario Matteoni di estrazione livornese, eppure straordinarie E infine, a completamento di una sugge- Storico dell’arte e critico d’arte, sorprese se ricondotti, come appunto avve- stione così assolutamente metafisica, come direttore dei Musei Nazionali di Pisa niva nel percorso espositivo in questione, quella delle conchiglie dispoticamente alli- è stato assessore alla Cultura del Comune nell’ambito di una temperie internazionale, neate sulla distesa marina di Colacicchi, si di Livorno dal 1994 al 2004 dove la sinfonia del mare accentua le sue innestavano le infinite trasparenze di Guido note fino a inabissarsi in larvatici, quanto Balsamo Stella, e insieme, le ceramiche di enigmatici, fondali marini. Hans Stoltenberg Lerche, così come quelle È stata davvero con la volontà di proiettare il di Galileo Chini, fino agli esiti futuristi e quin- nostro mare, quello per intendersi toscano, di, ancora una volta, al Novecento Italiano. e quindi anche livornese, nel bacino del Me- L’epopea del mare non poteva, nella nostra diterraneo e, più oltre, nelle acque del Nord, mostra, non addentrarsi nelle vicende per che ha sorretto l’ideazione e la realizzazione molti aspetti contrapposte, o almeno com- di questa mostra, certamente complessa, plementari, al regno prima del Simbolismo, ma anche ambiziosa, destinata a suggerire e quindi del Futurismo e della Metafisica, inediti percorsi scientifici, iconografici, te- ovvero in quel vasto capitolo dell’uomo e del matici, stilistici, e, non da ultimo, suggestivi, mare, in quel ricorso cioè dell’eterno poema come si è inteso sottolineare con la trilogia della lotta per la vita, nel quale, attraverso del sottotitolo. porti, cantieri e naufragi, convivono il raffi- Non stupiva quindi che a inaugurare la pon- nato “gusto del ritmo e della bellezza” che derosa sequenza delle opere esposte in mo- assale nei Poemetti in prosa di Baudelaire stra, comparissero quei relitti del mare che a l’“anima affaticata nelle lotte della vita”, di pieno titolo reclamavano il podio della rivela- fronte allo spettacolo ‘prismatico’ del porto, zione, ovvero i reperti archeologici, a comin- e insieme l’Ismaele di Herman Melville che, ciare da quei Tritoni riemersi dal mare che come “surrogato della pistola e della pallot- potevano sollecitare l’immaginario collettivo tola”, si lancia verso l’Oceano. fino all’episodio fatidico dei Dioscuri. In tale Trame di equivalenze, quest’ultime, che si percorso Giorgio de Chirico e Alberto Savinio potevano rinvenire negli emigranti di Raf- regnavano incontrastati protagonisti di un faello Gambogi e nei cantieri di Guglielmo viaggio mediterraneo denso di fascino, ma Micheli, così nei porti di Carlo Follini e di I tesori del mare. Suggestioni miti pure costellato di archetipiche mostruosità. Lodovico Cavaleri, dove il viluppo degli alberi trasparenze Non è un caso che il cospicuo chiosare me- delle navi suggerisce l’intreccio delle infinite Livorno, I Granai di Villa Mimbelli Museo tafisico dei due fratelli riemergesse nel per- possibilità del viaggio. Civico Giovanni Fattori, 29 aprile-25 luglio corso espositivo, come nel caso della Venere Straordinario epigono novecentesco di tali 2004 - catalogo della mostra

64 10 Verso una nuova alfabetizzazione dei codici artistici

Renato Miracco

65 Sento che il mistero con cui la mia intera vita sfocia nella pittura può essere inteso all’inverso e permettere alle immagini della pittura di risalire fino alle origini della mia vita.

Afro 1952

Nel quadro delle celebrazioni commemo- di Afro (Metamorfosi della Figura 1935- Afro rative su Afro di questi anni, prima tra tutte 1955) ai nuovi Granai di Villa Mimbelli, Les yeux et les matrices, 1951 quella organizzata proprio dalla Fondazione è da considerarsi il primo tassello di un tecnica mista su tela, cm 114x146 Cassa di Risparmi di Livorno a Londra (The processo molto più vasto e articolato, Roma, collezione privata Memory Alphabet) in occasione della visita nonché la concreta realizzazione, anche dell’allora Presidente della Repubblica Car- visiva, di un nuovo approccio conoscitivo Afro lo Azeglio Ciampi, ho avuto il privilegio, di all’Arte Italiana. Il negro della Louisiana, 1951 accedere all’enorme archivio gelosamente È in questo senso che va letta la decisione tecnica mista su tela, cm 150x100 custodito dagli eredi. Al suo interno si tro- di inaugurare a Livorno un nuovo spazio Roma, collezione privata vano, tra l’altro, una corrispondenza tra Afro culturale aperto al circuito espositivo inter- e moltissimi artisti italiani e tra Afro e alcuni nazionale dell’arte contemporanea, i Granai Nella pagina accanto: artisti americani. appunto, con la mostra a lui dedicata. Afro Il senso dell’operazione svolta, prosegui- Nell’altro mio breve saggio presente in que- Il ragazzo col tacchino, 1954 ta a suo tempo con la mostra antologica sto volume, sottolineo il ruolo di Istituzioni, pastelli su carta intelata, cm 124x150 Roma, collezione privata

66 Verso una nuova alfabetizzazione dei codici artistici che hanno deciso di promuovere l’Arte Italia- senta più gli intervalli di profondità mediante glio dire delle mostre, sia quella londinese na al di là dei luoghi a essa consacrati. Tra scorci, ma crea uno spazio illusorio con i che quella realizzata a Livorno) con una se- queste annovero la Fondazione anche per contrasti tra i valori spaziali, variamente po- rie di bozzetti e disegni sempre provenienti il supporto dato a queste due mostre su un sizionati e intonati, delle superfici colorate. dall’Archivio Afro di Roma che ringrazio, sen- Artista che ha rappresentato per l’Italia e per Con queste premesse, la superficie del qua- titamente, insieme alla direttrice del Museo Livorno un punto di svolta. dro o, per meglio dire, dell’opera, diventa il Civico Giovanni Fattori, Francesca Giampao- luogo, a volte il filtro, tra il vuoto del simula- lo, per il loro aiuto e sostegno. E l’America, non è più l’America, non è più un cro dell’immagine e l’urgenza di una materia Così il sogno, come luogo definito del non mondo nuovo: è tutta la terra! altra che deve trovare la sua espressione. Il visibile, nell’opera di Afro, si lega al trauma Elio Vittorini, Americana, Milano 1941 sogno viene vissuto come luogo di una sog- della creazione con una scelta dell’intensità gettività operante e determinante. Disegna- della luce, una luce filtrata dove ogni “sor- Questa frase scritta da Elio Vittorini nel re, dipingere, scrivere il sogno è, per l’artista presa visibile” è un riconoscimento della 1941, nel suo saggio introduttivo all’antolo- moderno, e qui per Afro, insieme un eser- memoria. gia americana di testi dei giovani artisti, in- cizio di consapevolezza e di sollecitazione Va qui solo sottolineato come questo rap- titolata appunto Americana, è sintomatica di immaginativa. porto abbia aiutato Afro a raggiungere una un atteggiamento americanizzante, nell’an- In Afro l’onirico è una nuova dimensione, un conquistata libertà di azione e una sicurezza te- e dopoguerra, della cultura italiana nei luogo in cui “la realtà s’identificasse con la nell’attingere all’inconscio personale e col- confronti di una “esaltazione vitale e di un pittura e in cui la pittura divenisse la realtà lettivo. Altra tappa dell’evoluzione artistica modernismo assoluto”. stessa del sentimento, non la sua rappre- di Afro delineata all’interno della mostra, Questa visione americana della vita, da cui sentazione” (Afro a Lionello Venturi, Roma è sicuramente quella rappresentata dalla non ci si è ancora totalmente liberati, è l’hu- 1957-1958). lezione cubista e dall’orfismo verso la fine mus sul quale tante situazioni ideologiche, L’intima relazione tra il disegno e il sogno della guerra. culturali, politiche e artistiche crescono e si diventa così familiare e molto bene rappre- Quando si parla di orfismo, parola e movi- sviluppano. sentato all’interno della mostra (o per me- mento per molti sconosciuti, s’intende quel- L’artista è travolto dalla contingenza storica ed è come se dovesse confrontarsi con l’im- possibile, con frantumi di ideologie e mitolo- gie individuali. Questi erano i presupposti della mostra, che ebbe un meritato successo e che comunque costituì, va sottolineato, una nuova maniera di fare Cultura, in modo più approfondito e comparativo. Per la prima volta vennero rappresentate tutte le fasi della carriera di Afro, compresi i primi quadri, testimonianza dei vari pas- saggi creativi e dei rapporti dinamici e attivi che egli intrattenne con i maggiori artisti del suo tempo. Nell’ultima sala, ad esempio, si raffronta Afro in un flusso di conoscenze e di rapporti ben più vasto con l’esposizione di quadri di de Kooning, Gorky, Trombley, solo per fare alcuni nomi. Inserendo Afro in un più vasto movimento e “malcontento” bisogna considerare che quello che affascinava i pittori italiani, nella primitiva rivisitazione delle correnti artisti- che europee, era la nozione, solo per fare un esempio, che il cubismo avesse rotto la pro- spettiva geometrica del Rinascimento, sosti- tuendola con una quarta dimensione, intesa come dimensione del tempo e nel tempo. Il cubismo, frantumando il centro della visua- le, proprio come il Futurismo, non rappre-

67 Afro La caccia subacquea, 1955 tecnica mista su tela, cm 143,5x176,6 Roma, collezione privata

AFRO metamorfosi della figura 1935-1955 Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 29 maggio-28 agosto 2005 - catalogo della mostra

AFRO L’alfabeto della memoria: The Memory’s Alphabet Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 29 maggio-28 agosto 2005 - catalogo della mostra

la corrente francese del secondo decennio Lo spazio, o per meglio dire la divisione del- del secolo XX. lo spazio, non è rappresentato ma esiste e (Il termine fu coniato nel 1912 da Guillaume sussiste come partecipazione all’immagine, Apollinaire per i dipinti di Robert Delaunay immagine spaziale dunque dove lo spazio sul cui impianto cubista s’innestavano inno- può sia creare l’immagine che venire creato. vative ricerche sulla luce e sul colore fondate Spero proprio che questa mostra, frutto di su analogie con la musica, che preludevano impegno e sacrifici, sia rimasta nell’immagi- a ricerche astratte.) nario collettivo della città di Livorno. Per Afro, l’attenzione al movimento francese va intesa come adesione a una pittura pura, Renato Miracco come sapiente orchestrazione, e il termine Critico d’arte e storico italiano, addetto non è casuale perché rimanda a un ritmo culturale presso l’ambasciata italiana a musicale, di colore e di luce. Washington, ha curato le mostre promosse Una luce brillante, con colori vividi e chiari, dalla Fondazione Cassa di Risparmi di luminosi, che contrastano con il “tutto ton- Livorno e i relativi cataloghi: do” della struttura formale e compositiva AFRO metamorfosi della figura 1935-1955 della superficie pittorica. Granai di Villa Mimbelli, 29 maggio-28 La sua forma è astratta ma il suo motivo è agosto 2005 presentato anziché rappresentato. AFRO L’alfabeto della memoria: The Questo che potrebbe essere un semplice sil- Memory’s Alphabet logismo è invece il concetto alla base della Granai di Villa Mimbelli, 29 maggio-28 sua pittura. agosto 2005

68 11 L’omaggio a Garibaldi e i Mille nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia

Aurora Scotti

69 Le iniziative intraprese per la celebrazione rassegna con opere di elevato livello qualita- poli attorno a cui aggregare un variegato e dei 150 dell’unità d’Italia si sono svolte in tivo ma anche a scandagliare nelle memorie abbondante materiale artistico e documen- varie sedi espositive e con diverse imposta- locali, instaurando una stretta collaborazio- tario. Gli antefatti della formazione e della zioni; quelle promosse istituzionalmente a ne interdisciplinare fra istituzioni (il Museo giovinezza internazionale di Garibaldi sono scala nazionale hanno sviluppato aspetti e stesso e la Biblioteca Labronica) e studiosi di stati la base per riflettere sul suo ruolo sem- temi legati alla complessità culturale delle diversi settori, per tentare di approfondire la pre più rilevante nelle diverse guerre risor- diverse entità politiche che si erano aggre- valenza emblematica delle operazioni mili- gimentali, ma anche per sottolineare come, gate nel nuovo disegno politico unitario e, tari delle guerre di indipendenza, verificando dopo la prima guerra d’indipendenza, vari in diversi casi (penso alle rassegne romane sentimenti e partecipazioni alle diverse sca- artisti che avevano sostenuto o partecipato delle Scuderie del Quirinale e del Vittoriano le della vita sociale della città labronica. La come volontari alle azioni militari, avevano o alla mostra torinese delle Grandi officine), mostra, facendo perno su Garibaldi, si è così maturato istanze espressive tese a un con- hanno puntato sull’analisi e la rappresenta- articolata in diverse sezioni dal titolo: Un fronto delle ricerche in atto a Napoli, Firenze zione dei vari momenti in cui si era esplici- mito precoce; Da Montevideo alla “primave- o Milano e avevano celebrato la partecipa- tata non solo l’azione militare ma anche la ra dei popoli”; L’immagine del condottiero; zione popolare alle vicende risorgimentali. ricerca di riunificare costumi e mentalità, La spedizione dei Mille: immagini emozioni Il quadro di Cabianca (un pittore veronese per seguire poi i mutamenti e i progressi o oggetti; Rivisitazioni di Garibaldi nella pittura ma educatosi a Firenze e consapevole delle le problematiche legate alla realtà nazionale contemporanea. ricerche lombarde) si è così confrontato con nel corso di questo secolo e mezzo. In questo disegno rientravano come pietre altre testimonianze, come Un grande sacri- Livorno ha partecipato a questi eventi non miliari alcune opere stabilmente conservate ficio di Gerolamo Induno (1860, Milano Pina- solo inviando dal Museo Civico Giovanni Fat- al Museo Civico Giovanni Fattori quali L’addio coteca di Brera). Induno, oltre a essere stato tori alla mostra romana delle Scuderie del del volontario di del 1858, volontario nella prima guerra di indipenden- Quirinale un’opera di rilievo come La Bat- I volontari livornesi di Cesare Bartolena del za, aveva contribuito a rendere veramente taglia di Custoza dello stesso Fattori, ma 1872, il Ritratto di Garibaldi di Vittorio Cor- popolare, attraverso i suoi quadri di genere anche elaborando un progetto espositivo cos del 1882, il Garibaldi di Plinio Nomelli- che esaltavano una poetica degli affetti e autonomo che ha puntato a realizzare una ni del 1906-1907, che si sono poste come i degli interni domestici, la narrazione delle

70 L’omaggio a Garibaldi e i Mille nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia

Nella pagina accanto: Paolo Troubetzkoy Bozzetto per il monumento a Giuseppe Garibaldi, 1888 ca. gesso non patinato, cm 57,5x51x19,5 Gipsoteca P. Troubetzkoy, Museo del Paesaggio, Verbania

Filippo Antonio Cifariello Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1880 ca. pastello su carta, cm 87x64 Brescia, collezione Tronca

A destra: Plinio Nomellini Garibaldi, 1906-1907 olio su tela, cm 198x179 Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

guerre, con episodi del saluto del volontario a madri anziane o a giovani fidanzate, con gli interni in cui i reduci magari feriti narravano le loro storie, con le lettere alle giovani mogli o alle fidanzate e i tristi presentimenti o i fe- stosi ritorni. Di contro alle guerre tradizionali esaltate soprattutto con la rappresentazione di eserciti in marcia, le guerre di indipenden- za erano state interclassiste per volontaria partecipazione. Pur senza cadere nell’inge- nuità di esaltare una guerra di popolo di- menticando azioni diplomatiche e alleanze internazionali, questo tasto è stato quello su baldi a Capua di Girolamo Induno (provenien- a testa scoperta o con i molti fazzoletti e co- cui aveva puntato Garibaldi nel formare i suoi te dalle collezioni di Banca Intesa che aveva pricapi ricamati che gli erano costantemente volontari e a essi si devono indubbiamen- il suo probabile modello negli schizzi fatti dal donati in segno d’affetto. Stampe, singolari te alcuni degli episodi più significativi delle pittore durante la battaglia oggi conservati al collage come quello di Carlo Toscani del guerre di indipendenza. E proprio Garibaldi Museo del Risorgimento di Milano), o come 1862, fazzoletti, spille medaglie con l’effige è stato preponderante nella mostra, sia con il Garibaldi di Eleuterio Pagliano (del 1866, del condottiero (generosamente prestati dal- la scelta di opere capaci di rappresentare la Museo di Casale Monferrato). Nonostante la la collezione Tronca e dalla Fondazione Spa- sua crescente fortuna come simbolo di par- famigliarità del pittore con Garibaldi (Paglia- dolini) si sono così confrontate col bellissimo tecipazione e di libertà, sia con la documen- no aveva partecipato alla spedizione del 1859 ritratto a pastello di Filippo Antonio Cifariello tazione del coinvolgimento di molti livornesi e lo aveva raffigurato in un grande quadro (1880, collezione Tronca), col Garibaldi in nelle vicende del generale, primi fra tutti gli Lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto gesso colorato di Adriano Cecioni (Firenze Sgarallino che collaborarono attivamente Calende nel 1859 realizzato nel 1865 e ora collezioni Gonnelli), col Busto di Garibaldi, e che hanno conservato varie memorie di ai Musei civici di Varese, che celebrava l’av- terracotta del 1884 di Ettore Ximenes (Firen- queste imprese. Il ruolo di Garibaldi è stato vio della campagna per la liberazione della ze Galleria d’arte moderna di ), esemplificato anche attraverso la ricognizio- Lombardia) il ritratto ha un’impostazione e accanto al ritratto eseguito da Ulisse Borzi- ne della costruzione della sua immagine, sia un taglio debitori del modello di una fotogra- no, che era stato a Genova legato a Mameli a livello ufficiale che a livello popolare, met- fia scattata probabilmente nel 1860 da Grillet e ad altri patrioti, e alla bella testa bronzea tendo a confronto immagini fotografiche con Jeune. E la ricchezza dei ritratti di Garibal- (Roma GNAM) di Ercole Rosa, fusa partendo opere dipinte o scolpite che spesso derivava- di è stato uno dei punti nodali della mostra dal ritratto di Garibaldi in gesso che lo scul- no proprio dagli esemplari fotografici, sia nei con i suoi vari abbigliamenti, con la camicia tore aveva eseguito a Roma nel 1874, quan- casi in cui i pittori fossero stati anche soldati rossa e il fazzoletto al collo, coi pantaloni di do aveva avuto l’onore di raffigurare il ge- al seguito del condottiero, come il bel Gari- fustagno, con il mantello grigio o col poncho, nerale in posa nel proprio studio. In questo

71 Vincenzo Cabianca L’addio del volontario, 1858 olio su tela, cm 77,8x92 Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

Carlo Ademollo Garibaldi lotta con un soldato a cavallo acquerello su carta, cm 16x20 , collezione privata

Nella pagina accanto: Plinio Nomellini Lo scoglio di Quarto, 1906-7 ca. olio su tela, cm 57x57 Genova, Pinacoteca dell’Accademia Ligustica

Plinio Nomellini Lo scoglio di Quarto, 1910 ca. olio su tavola, cm 27,5x36 Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

72 L’omaggio a Garibaldi e i Mille nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia quadro, un ruolo nodale acquistava anche il bel ritratto di Vittorio Corcos che era stato commissionato dal Municipio di Livorno alla morte del generale e che è stato il punto di partenza per la sezione dedicata alla cele- brazione del generale dopo la sua morte, con alcuni dei bozzetti per i monumenti che dal 1892 in poi molte città italiane, Livorno compresa, vollero erigere nelle proprie piaz- ze. L’esaltazione di Garibaldi post mortem è stata seguita attraverso opere pittoriche cul- minanti nel Garibaldi a cavallo di Plinio No- mellini del 1906 (di cui è stata ricostruita per la prima volta la genesi con studi e bozzetti), ma anche attraverso una serie di bozzetti di statue celebrative fra cui emergeva quello di Paolo Troubetzkoy (1888, Verbania Mu- seo del Paesaggio) presentato al concorso per il monumento di Milano, il bozzetto per un monumento a Garibaldi di Arturo Mar- tini (Treviso, Musei Civici, 1911), la testa in gesso di Leonardo Bistolfi per il monumento di Garibaldi a Savona (Casale Monferrato, Museo Civico e Gipsoteca Bistolfi). In questa come nelle altre sezioni, gli studi di Marco di Giampaolo e la collaborazione della bibliote- ca Labronica hanno arricchito il quadro con le vicende specifiche livornesi allargate al dibattito nazionale. Ancora per l’impresa dei Mille il taglio della mostra è stato interdisciplinare e con ma- teriali a largo spettro. L’avvio è stato dato dall’opera di Cabianca del Museo Civico di Livorno con la partenza dei volontari dalla foce del Calambrone: un quadro interessan- tissimo, che riflette le ricerche compositive della macchia nel taglio orizzontale, nelle sottili gradazioni tonali della luce e nella naturalezza della rappresentazione, con mogli e figli che accompagnano i volontari mentre si imbarcano su pescherecci, diretti al largo di Talamone, sul bastimento da cui avrebbero preso rotta per la Sicilia. L’impre- sa dei mille è stata scandagliata in tutta la sua complessità scegliendo di rappresentare scontri, agguati, battaglie attraverso quadri di Gerolamo Induno, Carlo Ademollo, Federi- co Mancini, Sebastiano De Albertis, Pompeo Mariani, e ancora Giovanni Fattori coll’Epi- sodio della Battaglia del Volturno del 1899- 1900 eseguito su commissione del livornese Gaspare Uzielli. Ma anche attraverso cera- miche, medaglie, litografie e stampe più o meno popolari e più o meno raffinate nella

73 loro esecuzione, puntando a esemplificare il 1906 e il 1910, culminanti con L’imbarco Aurora Scotti tutta la vasta gamma delle reazioni, anche dei mille a Quarto della Galleria Giannoni di Docente di Storia dell’Architettura al popolari, le diverse anime della chiesa cat- Novara, con un Garibaldi che appare picco- Politecnico di Milano, in collaborazione con tolica, utilizzando materiali provenienti oltre lissimo ma indubbiamente focale in alto allo Marco Di Giovanni, docente di Storia delle che dalle già citate raccolte della Fondazio- scoglio di Quarto enfatizzato nella versione istituzioni all’Università di Torino ne Spadolini e di Francesco Paolo Tronca, pittorica, e di cui Livorno conserva un inte- Mostre curate: anche dalla ricca collezione della famiglia ressante studio preparatorio. Il divisionismo Giuseppe Garibaldi e i Mille. Dalla realtà Sgarallino. Al ruolo di Garibaldi e alla sua di Nomellini riesce a rendere vibrante la na- al mito mitizzazione già in vita, si è poi aggiunta, nei tura e a costituire un’evocazione emoziona- Granai di Villa Mimbelli, Museo Civico primi anni del Novecento, in concomitanza ta in una sinfonia cromatica che lega cielo, Giovanni Fattori di Livorno 10 ottobre-12 col proliferare dei monumenti celebrativi mare e terra. dicembre 2010 nelle piazze d’Italia, la sua trasposizione in La mostra del Museo di Livorno apriva an- un eroe senza tempo, capace di muovere che finestre su situazioni concomitanti: dalla l’entusiasmo popolare finendo per diventare fortuna europea di Garibaldi alle interpreta- la molla di una celebrazione retorica della zioni della sua figura negli anni del fascismo nuova nazione sfociante in nazionalismo nel (con testi celebrativi dei primi anni trenta) momento in cui di essa si appropria la pro- e soprattutto del dopoguerra, con lo studio paganda interventista per la prima guerra d’insieme a tempera di Renato Guttuso per mondiale. In questo contesto le arti figura- La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio (1951, tive, e soprattutto il monumento dei mille a Roma Camera dei Deputati). Le celebrazio- Genova Quarto, inaugurato nel 1915 con un ni più recenti si sono esemplificate con una discorso di Gabriele D’Annunzio, giocarono scelta di opere realizzate da artisti contem- un ruolo importante: lo scultore Eugenio poranei, Campeggi, Della Bella, Fusi, Lof- Baroni aveva realizzato il monumento a Ga- fredo, Nespolo, Paciscopi, Possenti, Volpe, ribaldi come un’esibizione dell’eroe, nudo, Pasquini, che si sono cimentati nel 2007 in incoronato da una vittoria alata e spinto in un’interpretazione attualizzata della figura avanti ad assumere una plastica forma ad di Garibaldi con letture irriverenti, scherzo- arco, memore di ricordi michelangioleschi se, riflessive o trasfiguranti (opere conserva- filtrati da Rodin. L’inaugurazione fu celebra- te a Firenze al Consiglio Regionale della To- ta anche da un manifesto di Plinio Nomellini scana) e chiudendo con l’ancora più recente che a sua volta aveva dedicato a Garibaldi Garibaldi a cavallo dei 1000 papaveri rossi una serie di quadri di notevole interesse tra del piemontese Pietro Mega.

A sinistra: Plinio Nomellini Ritratto di garibaldino, studio per il quadro L’imbarco dei Mille, 1910 olio su tela, cm 28x20 Firenze, collezione privata

Plinio Nomellini Garibaldino, studio per il quadro L’imbarco dei Mille a Quarto, 1911 acquerello marrone violaceo e nero su cartoncino, cm 47,9x26,4 Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

Sopra: Giuseppe Garibaldi e i Mille. Dalla realtà al mito Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, Granai di Villa Mimbelli, 10 ottobre-12 dicembre 2010. Per le celebrazioni dei 150 anni della Spedizione dei Mille 1860-2010 - catalogo della mostra

74 12 Alfredo Müller: un Italien de Paris restituito a Livorno

Francesca Cagianelli

75 Alfredo Müller La petite fille au chat, 1897 acquaforte e puntasecca a colori, mm 395x395 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Alfredo Müller L’Angélus, 1897 acquaforte e acquatinta a colori, mm 488x390 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Alfredo Müller Filles au piano, 1900 ca. acquaforte a colori, mm 560x400 prova d’artista prima della tiratura definitiva Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Nella pagina accanto: Alfredo Müller Flottille de bateaux pêcheurs, 1902 acquaforte a colori, mm 400x560 prova d’artista prima della tiratura definitiva Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Alfredo Müller Ancienne d’après Turner, 1903 ca. acquaforte e acquatinta a colori, mm 480x650 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

76 Alfredo Müller: un Italien de Paris restituito a Livorno

Dopo decenni di interpretazione critica di Alfredo Müller in chiave di epigono di un cézannismo privo di nerbo autonomo, la mostra Alfredo Müller. Un ineffabile dandy dell’impressionismo, ha finalmente consen- tito un balzo in avanti nella ricapitolazione di uno dei più rilevanti fenomeni artistici a cavallo tra Ottocento e Novecento: quell’e- sodo parigino che tanti Toscani intrapresero nel desiderio di un aggiornamento destina- to ad ampliare prospettive culturali finora debitrici esclusivamente all’apprendistato fattoriano. Per la prima volta l’artista livornese, amico di Cézanne, Renoir e Pissarro, oscurato da decenni di indifferenza critica, è stato inqua- drato in un articolato percorso espositivo di circa centotrenta opere, tra dipinti e opere grafiche, in larga parte inediti: un nucleo vastissimo rispetto al corpus finora cono- sciuto, consistente quasi esclusivamente in alcune testimonianze della produzione pae- saggistica e nel ciclo delle Arlecchinate. Nel complesso panorama artistico italiano tra Ottocento e Novecento il ruolo di Mül- ler è stato paritetico a quello di conterranei quali Leonetto Cappiello e Vittorio Corcos, protagonisti della diffusione in Toscana di un linguaggio europeo, dapprima quello del simbolismo e quindi dell’impressionismo e del postimpressionismo: era stato, non a caso, Ugo Ojetti a ribadire il ruolo pioneri- stico di Müller che, a seguito del ventennale soggiorno francese e dell’intimità con arti- sti quali Cézanne, Pissarro, Degas, Renoir, Toulouse-Lautrec, “per primo li ha fatti co- noscere e amare dai giovani pittori toscani (giovani allora), e adesso a Firenze, con un linguaggio rapido ed affilato, puro toscano o puro parigino, è il più arguto biografo di quelli eroi, santi e santoni della pittura mo- derna e dei loro profeti, apostoli ed accoliti”. Sorretto da una visuale serratamente in- ternazionale Müller saprà condurre fin dal secondo decennio del Novecento le sue ri- flessioni in margine all’estetica cézanniana, senza lasciarsi travolgere da manierismi su- balterni, e soprattutto, come riscontra tra gli altri Margherita Sarfatti, proseguendo in una travolgente alternanza di echi e suggestioni rielaborate con estro e leggerezza, così da trasfondere nei pur aggiornati esiti espres- sivi della sua produzione pittorica e grafica quella grazia decorativa e quell’eleganza

77 Alfredo Müller La nonchalante, 1903 acquaforte a colori, mm 420x540 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Nella pagina accanto: Alfredo Müller La fin du jour aux champs, 1904 ca. acquaforte a colori, mm 420x730 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Alfredo Müller Le pâturage, 1904 ca. acquaforte a colori, mm 420x730 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

cromatica che finiranno col contrassegnare La mostra del 2011 ha consentito di reimpo- decenni ricondotto dalla critica a uno sno- la cifra sovrana delle Arlecchinate. stare una più corretta e ragionata prospetti- bistico riciclaggio della più artificiosa e ci- Ed è proprio tale ciclo, finora oggetto di va storiografica rispetto ai tentativi esegetici vettuola arte da salon e ora finalmente rein- prolungati malintesi critici, che è stato in- confezionati nei decenni passati, con l’obiet- terpretato alla luce di una coraggiosa scelta dividuato quale fulcro espositivo, come ben tivo di assestare graduatorie senz’altro più avanguardistica, tra permanenze cézanniane enunciato in catalogo, dove l’attenzione con- meritocratiche e di ritessere tante inedite e illuminazioni fauves, nell’ambito del revival verge sull’accoglienza delle variopinte tele coordinate biografiche, dalle quali non si po- della Commedia dell’Arte e dell’aggiorna- mülleriane nell’occasione dell’antologica trà recedere qualora ci si accinga a rileggere mento sui Balletti Russi in voga nell’Europa del 1921 alla Galleria Pesaro di Milano, dove quel tassello, niente affatto episodico, di ri- dei primi due decenni del Novecento. la volatile savonnerie del Livornese dovette volgimenti stilistici che nell’ultimo decennio Tra le acquisizioni scientifiche di più assoluta soggiacere a ogni sorta di fraintendimento del Novecento consentirono in Toscana l’a- novità emerge in catalogo l’asserzione di una nel vortice di una temperie culturale ormai gognata fuoriuscita dalla macchia. moderna sensibilità mülleriana corroborata votata all’esaltazione del cogente ‘ritorno Se infatti gli scarsissimi esegeti della pro- dall’accoglienza di proponimenti simbolisti e all’ordine’. duzione mülleriana si erano finora limitati decadenti: ed ecco soccorrerci alcuni emo- Saranno in pochi infatti a tributare in pressoché unicamente a pronunciarsi in zionanti baluardi incisori quali Verlaine au quest’occasione all’artista quell’intelligen- merito a un cézannismo privo di autonomia Café Procope (1896) e Ritratto di Mallarmé za critica nel rimodulare la sostanza delle espressiva, in quest’occasione le numerosis- (1899), veri e propri omaggi ai patron del avanguardie, che ancora negli anni Trenta sime opere riaddebitate al corpus dell’artista proprio universo creativo, senza contare le gli consentirà di ripensare un’impalpabile riaffermano puntualmente il contrario: non illustrazioni del 1893 per Sinfonie luminose formula impressionista in un’accezione cre- solo Müller aveva corroborato le grigie to- di Gino Borzaghi e Mario Morasso. ativa niente affatto retrospettiva e, semmai, nalità del maestro di Aix in omaggio a una Nella rilettura del cézannismo mülleriano, funzionale a una prassi pittorica sempre più solarità tutta mediterranea, ma, in virtù di affrontata in catalogo da chi scrive, la scelta assimilabile, per citare Margherita Sarfatti, un ineguagliabile talento decorativo, le aveva innovativa resta quella di privilegiare fonti bi- agli eterni e magmatici flussi ondosi, for- forgiate in funzione di un arabesco intessuto bliografiche finora ignote, in primis l’eversi- mula quest’ultima finemente psicologica, e di moderna emotività. vo articolo firmato da Giosuè Borsi nel 1915, universalmente colta, riferibile alle stigmate La mostra e il catalogo dedicati a Müller di- prima e unica asserzione ante-litteram di del dandy: tra questi si registra senz’altro di spiegano inoltre con ininterrotte suggestioni un’autonomia espressiva del Livornese ri- Raffaello Franchi, mentore di un Novecento iconografiche e diffuse argomentazioni ese- spetto alle mode filo-cézanniane, nonché toscano tutt’altro che allineato, che nel 1931 getiche il nesso espressivo tra la produzione volitiva riaffermazione dell’artista quale “fer- evoca Müller tra “gli ineffabili dandies del ro- pittorica e grafica, da rinvenirsi proprio nello vido spirito d’avanguardia”, spuntando in an- mantico impressionismo francese”. straordinario ciclo delle Arlecchinate, per ticipo le armi di tanti tardivi detrattori.

78 Alfredo Müller: un Italien de Paris restituito a Livorno

Suona inoltre davvero inedita l’insistita lecchinate, quanto all’iconografia coquette quale sintomo di manierismi retrospettivi, ricognizione effettuata in catalogo della delle numerose incisioni dedicate all’uni- ma semmai come consapevole opzione ver- vocazione neo-settecentesca di Müller, verso infantile e alla ricreazione femmini- so un ‘codice’ antico, garanzia di raffinate soprattutto con riferimento tanto alle Ar- le, vocazione da rileggere non certamente cromie e suadenti rabeschi decorativi, non

79 incompatibili con la coeva sensibilità déco. Fondamentale, infine, si dimostra il pionie- ristico contributo di Franco Sborgi, che ha il pregio di inquadrare il caso mülleriano al di fuori delle accertate logiche regionalistiche, e non certo come uno dei tanti satelliti post- macchiaioli. Attraverso i finora ignoti articoli di Mario Morasso, apparsi su “Liguria” del 1892, e riproposti doverosamente nell’ambito di una ragionatissima e impeccabile rilettura della personalità mülleriana, Sborgi converge sul giudizio, senz’altro condivisibile, di un artista sensibile ai nuovi linguaggi astraenti delle avanguardie neoimpressiste e simboliste, ormai estranee al naturalismo macchiaiolo.

Francesca Cagianelli Storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca , Collesalvetti, Presidente Associazione Culturale “Archivi e Eventi”, ha curato la mostra realizzata e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Alfredo Müller. Un ineffabile dandy dell’impressionismo, Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 27 febbraio -25 aprile 2011

Alfredo Müller. Un ineffabile dandy Alfredo Müller dell’impressionismo Place Blanche, 1904 ca. Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 27 acquaforte a colori, mm 658x412 febbraio-25 aprile 2011 - catalogo della Collezione Fondazione Cassa di Risparmi mostra di Livorno

80 13 La presenza di artisti di origine ebraica

Michele Pierleoni

81 L’interessante presenza di artisti di origine le che ne caratterizza la persona, proteso a ebraica nella raccolta della Fondazione li- distinguere e differenziare il proprio lavoro vornese merita di essere analizzata e per da esiti coevi di impostazione macchiaiola. farlo occorre partire dall’approfondimento Lo stupefacente dipinto Lo studio del pittore sull’arte e la cultura generate da questo (1885), che con lungimiranza critica Raffaele popolo, argomento, nel 2010, della mostra Monti accostava agli esiti di Mario Cavaglieri Arte Ebraismo. Artisti ebrei del XIX e XX se- attorno al 1910-1920, esibisce nello studio colo, realizzata nella Galleria d’Arte Athena fiorentino dell’artista libri, opere d’arte, un di Livorno in occasione della Giornata Euro- pianoforte verticale, il leggio con sopra uno pea della Cultura Ebraica, che in quell’anno spartito, la scrivania: tutti elementi tesi a vide la nostra città capofila delle iniziative mostrare le molteplici sfaccettature di inte- italiane. ressi culturali presenti nel nostro1. In occasione di tale evento, l’istituto livornese Il dipinto di proprietà della Fondazione: L’A r - prestò gentilmente al sottoscritto alcuni di- no porta il silenzio alla sua foce (1889), mo- pinti e grafiche ritenuti di evidente importan- stra già in sé una sorprendente autonomia za ai fini di chiarire in maniera il più possibile di impostazione, dove alla restituzione del esaustiva il contributo che molti e importanti dato reale, l’autore preferisce una filtrazione autori ebrei dettero alla storia dell’arte ita- intellettuale del soggetto e, se in questo la- liana e internazionale. Così, nell’esposizione, voro i toni coloristici sono più omogenei, non le opere della Fondazione dialogavano con così possiamo dire degli altri quadri presenti altre di Vittorio Corcos, Amedeo Modigliani, nella collezione. Carlo Levi, Joseph Budko, Marc Chagall e I Corridoi dello Scalo Regio (1920) e La Ba- Abel Pann, tanto per citarne alcune. racchina dell’Ardenza (1935) appartengono L’analisi delle opere relative a tale argomen- al periodo livornese. Qui la tavolozza si ac- to, presenti nella collezione della Fondazio- cende delle tinte della città tirrenica, e se è ne Cassa di Risparmi, prende avvio dalla vero che a questa data il repertorio creativo personalità di Ulvi Liegi, anagramma di Luigi tende a affievolirsi, è innegabile come l’au- Levi, nato a Livorno nel 1858, del quale de- tore si concentri su sempre nuovi traguardi scrivo L’Arno porta il silenzio alla sua foce coloristici, dando significato preponderante (1889), I Corridoi dello Scalo Regio (1920) e alla luce, restituita per mezzo di colori smal- La Baracchina dell’Ardenza (1935). tati, stesi con una nervosa pennellata su sa- Liegi frequenta l’Accademia di Belle Arti di pide tavolette o su tele nelle quali sia il dato Firenze sotto la guida di Antonio Ciaranfi e grafico sia quello materico, relativo al sup- ben presto si lega in amicizia con Telemaco porto utilizzato, sono sempre ben evidenziati Signorini e Giovanni Fattori. Il giovane risulta e concorrono armonicamente alla resa fina- fin da subito, forse per la ricchezza cultura- le dell’opera.

82 La presenza di artisti di origine ebraica

Questi sono anni di dignitosa indigenza per scani e francesi, in un crogiolo emozionale di ta dall’amico Antonio Antony De Witt, pres- Ulvi Liegi e di impegno in sede cittadina grande sensibilità e di aristocratica caratura so la Galerie Léopold Robert a Neuchâtel. all’interno del sodalizio del Gruppo Labroni- artistica. Tale lavoro viene presentato nuovamente da co, di cui è presidente dal 1923 al 1939, anno L’attività grafica di Levy, di straordinaria im- De Witt a Livorno nella personale realizzata della morte, resa ancor più amara al suo no- portanza, come testimoniato recentemente nel 1923 a Bottega d’Arte e, nel 1928, sem- bile animo dalle indegne leggi razziali impo- dal catalogo curato da Alessandra Giannotti pre nella stessa galleria, nella rassegna del ste dal regime fascista alla nostra nazione. e Claudio Pizzorusso, mostra un autore in- Bianco e Nero, dove Levy viene avvicinato ad Altro autore rilevante nelle vicende della tento a utilizzare le più svariate tecniche gra- artisti labronici come Guglielmo Micheli, Ulvi pittura toscana del Novecento, incluso nel- fiche, dall’acquaforte alla xilografia, rilancia- Liegi, Beppe Guzzi, Giovanni March, Giovanni la collezione cittadina, è Moses Levy, con la ta all’inizio del XX secolo da Ettore Cozzani, Zannacchini e Luigi Servolini, con un’inte- grafica Vecchio Rabbino (1910), realizzata per mezzo della rivista L’Eroica, passando ressante selezione di autori nazionali, quali con la tecnica dell’acquaforte e acquatinta. attraverso la pietra litografica, o alla gracile Francesco Gamba, Adolfo Wildt e Umberto Nato a Tunisi nel 1885 da padre inglese e e vibrante puntasecca, fino all’utilizzo della Prencipe. madre italiana, la livornese Esther Levy, sofisticata ‘maniera nera’. L’opera di proprietà della Fondazione, fir- Moses impersona in sé il carattere nomade L’incisione Vecchio Rabbino viene espo- mata, titolata e datata al 1901 in lastra, è del popolo ebreo, capace di inserirsi brillan- sta dall’autore nel 1917 al Teatro Quirino di collocata al 1910 da Giannotti e Pizzorusso, temente negli ambienti culturali tunisini, to- Roma e partecipa nel 1922 alla mostra cura- per analogie stilistiche con Rabbino e Ara-

Nella pagina accanto: Ulvi Liegi La Baracchina dell’Ardenza, 1935 olio su cartone, cm 34x62 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Ulvi Liegi L’Arno porta il silenzio alla sua foce, 1889 particolare olio su cartone, cm 24x39 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Francesco Franchetti Mercato coperto olio su tela, cm 36x27 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Francesco Franchetti Sotto l’arco pastello su carta, cm 52x38 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

A destra: Giovanni Zannacchini Ritratto di Ulvi Liegi xilografia su carta, mm 115x90 Collezione privata

83 illuminato in modo evidente – quasi invito a una lettura mistica – dalla luce proveniente dall’esterno3. Recentemente la Fondazione si è arricchita di opere di Francesco Franchetti, specifica- tamente due dipinti a olio: Sosta davanti alle mura e Mercato coperto, e due pastelli: Pae- saggio tunisino e Sotto l’arco. I quattro lavori restituiscono visioni ricavate da periodi di soggiorno africani, che coinvol- gono l’autore con le forti luci mediterranee, i paesaggi, i mercati ricchi di profumi speziati, nonché con la ricchezza della cultura araba; il tutto trasposto e rielaborato in opere che, nella serie dei pastelli, si sciolgono nel tratto che cattura le forti emozioni suscitate da- gli sconfinati deserti, definiti dall’artista un “qualcosa da adorare in ginocchio”. Questa fascinazione viene fortemente assor- bita dal Franchetti, tant’è che nel 1922 posa per un ritratto eseguito da Giovanni Cola- cicchi, suo allievo nonché curatore nel 1979 dell’introduzione alla mostra fiorentina ordi- nata negli ambienti del Gabinetto Vieusseux, in abiti orientali con una ricca sciarpa rossa portata come copricapo4. L’anima dell’oriente Francesco la trasporta fin dentro la sua casa-torre toscana, dove nei pressi del Ponte Vecchio mette in scena gio- chi orientali per sedurre i visitatori. Ricorda Alessandro Bonsanti come Franchetti dopo aver introdotto nell’appartamento gli ospi- ti ricompariva “poco dopo rivestito dei suoi panni curiali, il burnùs e il turbante degli arabi. Grossi anelli arabescati gli ornavano le dita; collane gli piombavano giù dal pet- to”, oppure come scrive il “teppista” Rosai bi ascoltanti il cantore cieco. Gli autori ci accompagnando Ardengo Soffici nell’appar- restituiscono un’interessante annotazione tamento “quello che più mi colpì e interessò riguardo alla tiratura di questa grafica nel- in quel frangente fu l’aspetto esotico e mi- la scheda redatta nel loro libro, indicata in sterioso del pittore che stranamente effon- un numero di sei copie, in un vecchio esem- dendosi attorno involgeva l’ambiente e le Moses Levy plare della collezione parigina di Elsa Levy cose facendole sembrare parte di un mondo Vecchio rabbino, 1910 2 acquaforte e acquatinta su carta, Darmon . staccato e lontano o da remote distanze e 5 mm 395x295 L’incisione ci mostra in primo piano un per incanto colà trasportate” . Collezione Fondazione Cassa di Risparmi vecchio rabbino meditante all’interno della Questo scritto si conclude ricordando le scul- di Livorno sinagoga; alle sue spalle si nota un ele- ture di Laura Franco Bedarida, donna dalla mento tipico della cultura ebraica: la Ner forte personalità, nata nel 1897 da una antica Nella pagina accanto: Tamid, ovvero il lume perpetuo, in un sus- famiglia della comunità cittadina: i Franco. Giovanni Colacicchi seguirsi di piani resi attraverso la tecnica Laura inizia la sua attività verso i trentacin- Ritratto di Franchetti con sciarpa rossa, dell’acquatinta. Vi si notano gli elementi que anni nel chiuso delle pareti domestiche. 1922 architettonici dell’ambiente sacro con in Dopo le prime affermazioni, nel 1937, viene olio su tela, cm 55,5x43 evidenza la Tevà, il pulpito dove un uomo, allestita la prima personale alla Galleria La Collezione privata forse un rabbino, sta studiando o pregando, Barcaccia di Roma. Nel dicembre 1938, pro-

84 La presenza di artisti di origine ebraica

85 mulgate le leggi razziali, la famiglia Bedarida Laura Franco Bedarida si rifugia in Francia, dove rimane fino al 1946. Maschera Nel dopoguerra, dopo il rientro a Livorno, bronzo, h cm 26 Laura si trova impegnata in numerose espo- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi sizioni. Tra le più importanti: 1956, personale di Livorno alla Strozzina di Firenze; partecipazione al- l’VIII Quadriennale d’Arte di Roma del 1959, che vede Fortunato Bellonzi, artista e intel- lettuale pisano, Segretario Generale della medesima. Vivida intelligenza, appassionata di viaggi, questa donna rimane affascinata dall’Africa, dove spesso prende spunto dalle popolazio- ni indigene per modellare e dar vita alle sue sculture. Del resto è proprio la ritrattistica l’anima della sua ricerca, nella quale coglie le ca- ratteristiche fisiognomiche, nonché l’animo delle persone, plasmate attraverso l’utilizzo NOTE dei più diversi materiali: dal bronzo, come nella Maschera, alla creta della Testa di Natali; lavori presenti nella ricca raccolta 1 Faccio notare che Ulvi Liegi è stato collezioni- grafica di Levy rimando a A. Giannotti, C. Piz- della Fondazione, fino ad arrivare all’utilizzo sta di stampe giapponesi, raccolta messa a di- zorusso, Incisioni di Moses Levy (1885-1968), del cemento, rendendosi sicura interprete sposizione per la mostra Nippo-Cinese, allesti- Firenze, Olschki 1999; specificatamente per il dell’arte plastica nel panorama toscano del ta negli ambienti di Bottega d’Arte a Livorno nel Vecchio Rabbino si veda la scheda 7 p. 60. Novecento6. 1925. Per un approfondita disanima sul giappo- 3 Nel Libro dell’Esodo nel capitolo 27 verso 20 si nismo rimando a: Catalogo Giapponismo. Sug- chiarisce il senso biblico del Ner Tamid: “Ordi- Michele Pierleoni gestioni dell’Estremo Oriente dai Macchiaioli nerai ai figli d’Israele che ti portino dell’olio di Storico e conoscitore della pittura italiana agli anni Trenta, a cura di V. Farinella e F. Mo- oliva puro di olive schiacciate, per la luce del del XIX e XX secolo, ha curato alcune mostre rena, Sillabe, Galleria d’arte Moderna, Palazzo Candelabro, per tenere le lampade continua- allestite con il patrocinio della Fondazione Pitti, Firenze 3 aprile-1 luglio 2012. Il catalogo mente accese”. Ringrazio Samuel Zarug per e in particolare e l’invito della mostra Nippo-Cinese sono rea- la fattiva collaborazione al fine di una corretta Arte Ebraismo. Artisti ebrei del XIX e XX lizzati da Giovanni Zannacchini che esegue per lettura dell’opera di Levy. secolo mezzo delle sgorbie anche un ritratto xilogra- 4 Proprio nel ricco catalogo di supporto alla mo- Livorno, Galleria d’Arte Athena fico di Ulvi Liegi (vedi immagine). Zannacchini, stra del 1979, curato dal figlio di Franchetti, 4-18 settembre 2010 che negli anni trenta del novecento inizia a Simone, e da Colacicchi, si trova pubblicato un trattare la pittura a olio dopo un’intensa attività altro interessante ritratto realizzato dall’allie- grafica, si mostra attento osservatore dell’o- vo, eseguito in abiti europei e datato al 1926. pera di Liegi; infatti, se il soggetto è costruito 5 Queste come altre testimonianze si ritrovano con un respiro indubbiamente più vicino a un in: Introduzione di G. Colacicchi, Francesco gusto “Novecento”, la trama disegnativa che Franchetti. Dipinti e Disegni, Firenze, La Nuova risalta costantemente nella composizione, se Italia Editrice, 1979. da un lato risulta debitrice del proprio baga- 6 A dimostrazione della stima mostrata alla Be- glio artistico, dall’altro studia attentamente le darida, la Galleria d’Arte Moderna di palazzo Pit- peculiarità del Maestro, che in quella data, in ti acquistava dall’autrice due opere: nel 1955 il sede livornese, realizza opere sì dai colori bril- ritratto dell’antiquario Ubaldo Giugni, e nel 1970 lanti, ma con una forte e presente base grafica Testa di fanciulla (La ricciolona); per le schede emergente, impalcatura e peculiarità denotati- delle sculture rimando a C. Sisi, A. Salvadori, va del suo percorso creativo. Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Catalo- 2 Suppongo che la copia di proprietà della Fon- go generale. tomo I, Livorno, Sillabe 2008; noti- dazione appartenga a quella tiratura o a una zie più dettagliate sul lavoro della Laura Franco di poco successiva, sicuramente non riferibi- Bedarida in G. Bacci di Capaci, Arte a Livorno le alla ristampa Bisonte, di ben diversa resa tra Otto e Novecento: tre protagoniste in Donne grafica e differente supporto cartaceo. Per la Livornesi, Livorno, Debatte, 2001 pp. 117-124.

86 14 L’eredità di Fattori e Puccini Il Gruppo Labronico tra le due guerre

Vincenzo Farinella Gianni Schiavon

87 In alto: Sotto: Nella pagina accanto: Gino Romiti Giovanni March Oreste Cesare Tarrini Tramonto, 1920 Nave in porto, 1920-1922 Il pescatore, 1930 ca. olio su tela; cm 97x111,5 olio su cartone riportato su compensato, legno, h. cm 65 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi cm 50x47 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno di Livorno Eugenio Carraresi Il raccolto, 1930 c. Ulvi Liegi (Luigi Levi) olio su tela, cm 55x75 I Corridoi - Vecchia Livorno, 1920 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi olio su cartone, cm 35,5x45,5 di Livorno Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

88 L’eredità di Fattori e Puccini

La mostra L’eredità di Fattori e Puccini. Il zione Cassa di Risparmi e della Camera di Gruppo Labronico tra le due guerre, a cura Commercio di Livorno, da alcune tra le più di Vincenzo Farinella e Gianni Schiavon, pro- prestigiose raccolte storiche toscane (Angio- mossa dalla Fondazione Cassa di Risparmi lini, Borgiotti, Bardi), da importanti gallerie di Livorno in compartecipazione con il Co- antiquarie livornesi e fiorentine (Goldoni, mune di Livorno e il Gruppo Labronico, col Athena, Conti, Parronchi, Tassi) e da qua- contributo della Camera di Commercio di lificate collezioni private, nonché da fondi Livorno e dell’“Associazione Amici dei Musei ereditari degli stessi artisti, ha consentito di e dei Monumenti Livornesi”, e sotto il patro- realizzare uno spettacolare percorso esposi- cinio della Regione Toscana, della Provincia tivo composto da capolavori celeberrimi e da e dell’Accademia Navale di Livorno, si è te- opere inedite (oltre 150 pezzi), tutte, a ogni nuta dal 14 maggio al 3 luglio 2011 presso il modo, di notevole spessore. complesso museale Giovanni Fattori - Gra- L’esposizione, dislocata al primo piano dei nai di Villa Mimbelli a Livorno, per celebrare Granai di Villa Mimbelli, si apriva nella gran- il novantesimo anniversario della fondazio- de sala a destra delle scale con nove opere ne del sodalizio artistico livornese: la glorio- di Mario Puccini, l’artista in nome del quale sa associazione che ha saputo raccogliere, e per la celebrazione della cui memoria il per buona parte del Novecento, le migliori Gruppo Labronico era nato, tra cui la cele- energie artistiche della città e organizzare berrima Metallurgica e il grande pannello esposizioni che hanno fatto conoscere non del Caffè Bardi, unite a una rappresentativa solo in Toscana, ma nell’intera Italia, i risul- selezione della sua attività, ove spiccava Il tati più significativi conseguiti dai pittori e ponte col carro, opera della prima maturità dagli scultori livornesi contemporanei. dell’artista, da questi esposta e pubblicata in Con 250 opere esposte e un catalogo di 350 catalogo in occasione della Esposizione degli pagine edito dalla Pacini Editore di Pisa, que- Amatori e Cultori di Roma nel 1914 (quando sta grande mostra ha celebrato i primi gloriosi gli artisti livornesi ottennero un clamoroso decenni del Gruppo (particolarmente gli anni successo su scala nazionale), mai più com- Venti e Trenta del secolo passato) e gli artisti parsa sino a questa occasione. suoi protagonisti, che al gruppo hanno dato Alle opere di Puccini erano affiancati due vita nel 1920 o che immediatamente hanno capolavori di Giovanni Fattori, riconosciu- aderito negli anni seguenti, animandone poi le to nume tutelare del Gruppo e “Maestro di vicende per oltre un decennio, facendo emer- tutti i Maestri”: Le grandi manovre e Il Pio gere Livorno quale indiscutibile protagonista, Bove, opere profondamente rappresentative al pari di Firenze, delle arti in Toscana. dell’ultimo tempo della sua lunga e operosa In particolare, approfittando del vastissimo esistenza (1898-1908), quando sempre più archivio cartaceo mai sino ad allora anali- sensibile si era fatto il suo influsso sui gio- ticamente indagato (finalmente integrato, vani artisti livornesi che lo ascoltavano, am- grazie all’impegno dei curatori e alla cortesia mirandone l’originalità figurativa e l’integrità di alcuni collezionisti, nelle numerose lacu- morale, all’Accademia di Belle Arti di Firenze ne riguardanti i cataloghi delle prime diciotto o durante le sue lunghe villeggiature estive mostre tenute dal sodalizio), il catalogo del- sul litorale labronico. la mostra è diventato anche uno strumento Infine, nella stessa sala (al centro della qua- per la comprensione delle vicende artistiche le trovavano spazio teche con documenti fo- cittadine della prima metà del Novecento, ri- tografici e a stampa conservati nell’archivio percorrendo nei dettagli la singolare storia di del Gruppo), dirimpetto a Puccini e a fianco questa associazione, che ha determinato le di Fattori, erano stati allineati, in rassegna a sorti della cultura figurativa locale tra le due omaggiare i due maestri, una serie di apici guerre, e tracciandone le vicende dei primi nella produzione dei principali Soci Fonda- dodici anni di vita, dalla fondazione nel 1920 tori del sodalizio, ovvero Renato Natali, Gino al primo scioglimento nel 1932. Romiti, Giovanni March, Ferruccio Rontini, La mostra, che si è avvalsa dei prestiti cor- Gastone Razzaguta, Corrado Michelozzi, tesemente messi a disposizione da presti- Adriano Baracchini-Caputi, Giovanni Zanac- giose collezioni pubbliche, quali quelle del chini, Beppe Guzzi, Alberto Zampieri, Renuc- Museo Civico Giovanni Fattori, della Fonda- cio Renucci e Oreste Cesare Tarrini.

89 Silvio Bicchi Viandante, 1930 c. olio su cartone, cm 36x28,2 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Beppe Guzzi Baracche (Cabine con bagnanti), 1934 olio su tela, cm 70x80 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Nella pagina accanto: Benvenuto Benvenuti Il Golfo di Baratti, 1929 olio su tela, cm 56x74 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

90 L’eredità di Fattori e Puccini

La seconda sala, più piccola, vedeva invece una Giovanni Bartolena, Vittorio Corcos e Adolfo ripartito tra Ferruccio Rontini (del quale gli rassegna di dieci dipinti del primo Presidente Tommasi, rappresentati da dieci opere, tutte eredi avevano messo a disposizione un ine- del Gruppo, il celebre Ulvi Liegi (opere, come inedite, di recentissima scoperta. dito nucleo di opere di grande qualità), Gio- l’artista era solito esporre, spazianti lungo tut- L’ultima sala della “sezione destra” dei Gra- vanni March (rappresentato da una serie di to l’arco della sua carriera) e una sintetica ma nai risultava dedicata agli artisti che aderi- opere, alcune qui esposte per la prima volta, rappresentativa selezione della produzione del rono al Gruppo negli anni seguenti la fon- di indubbia originalità) e Gino Romiti (rappre- Segretario storico Gastone Razzaguta, auten- dazione, rappresentati in modo più o meno sentato, tra l’altro, dalla grande tela Tramon- tiche rarità, vista la scarsa vena produttiva e esteso a seconda del loro impegno nel e per to del 1920, di proprietà della Fondazione l’atteggiamento restio a esporre con ampiezza il sodalizio, ovvero Benvenuto Benvenuti, Cassa di Risparmi di Livorno), mentre l’ulti- del pur originalissimo artista livornese. Vittorio Nomellini, Lando Landozzi, Giovanni ma sala accoglieva una personale di Renato Autentico fulcro dell’esposizione la succes- Lomi, Carlo Domenici, Cesare Vinzio, Eu- Natali (con opere celeberrime, come Il len- siva terza sala, dominata da una memorabile genio Caprini e Giulio Ghelarducci, mentre zuolo bianco, Luci rustiche, Musica rusticana antologia di opere del secondo Presidente e Cafiero Filippelli, Mario Cocchi e Llewelyn e La ballata, e spettacolari inediti, tra cui una Socio Onorario del Gruppo, Plinio Nomelli- Lloyd (quest’ultimo presente con cinque Marcia su Roma di grande potenza scenica e ni, rappresentato da tre dipinti praticamente opere, delle quali quattro inedite), domina- coloristica), l’artista che, grazie alla sua lon- inediti (Al sole, La famiglia e Gigliola) e da vano invece la prima sala alla sinistra delle gevità, vanta la più lunga permanenza (dal opere celeberrime (La corsaresca, L’ondata scale, condivisa con Beppe Guzzi e Giovanni 1920 al 1979) tra le fila del sodalizio. e, soprattutto, La ninfa rossa), cui si univano Zannacchini (del quale si proponeva un nu- Al piano terra, infine, una sezione distaccata i lavori degli altri Soci Onorari del Gruppo, cleo significativo di opere che avvaloravano della mostra, intitolata Artisti del Gruppo La- ovvero il “parigino” Leonetto Cappiello (colui l’impegno del suo operato nell’arte inciso- bronico nella Livorno del Secondo Dopoguer- che, al tempo, fu ritenuto il più prestigioso ria), coi quali si riaprivano le sezioni d’appro- ra, corredata di un ulteriore catalogo, conclu- membro del sodalizio), presente con due fondimento dedicate ai Soci Fondatori. deva la ricostruzione storica delle vicende del splendidi manifesti pubblicitari, assieme a Il salone seguente era infatti equamente sodalizio, ripercorrendone gli anni compresi

91 Alberto Zampieri Crocetta, 1921 olio su cartone, cm 49,5x39 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Sotto: L’eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le due guerre Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, Granai di Villa Mimbelli, 14 maggio-3 luglio 2011 - catalogo della mostra

Artisti del Gruppo Labronico nella Livorno del secondo dopoguerra Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, Granai di Villa Mimbelli, 14 maggio-3 luglio 2011 - catalogo della mostra

tra la rifondazione del 1946 e il principio dell’ottavo decennio del secolo scorso, cul- minato con la rivitalizzazione messa in atto dall’allora presidente Mario Borgiotti.

Vincenzo Farinella Professore di Storia dell’Arte Moderna, Università degli Studi di Pisa Gianni Schiavon Dottore di ricerca in storia dell’arte. Hanno curato la mostra e il catalogo L’eredità di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le due guerre promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno in compartecipazione con il Comune di Livorno e il Gruppo Labronico. Museo Civico Giovanni Fattori, Granai di Villa Mimbelli, Livorno, 14 maggio-3 luglio 2011

92 15 Castiglioncello, Castello Pasquini Sotto l’egida spirituale di Diego Martelli una stagione di grandi mostre

Francesca Dini

93 Fino al 1860 Castiglioncello consisteva in un paese e contiene permanentemente esposto, manipolo di edifici malmessi radunati attor- un percorso didattico documentario1 fatto no alla Torre Medicea – desueta postazione di pannelli foto composti con testi e imma- militare – e alla minuscola seicentesca chie- gini provenienti da importanti archivi privati: setta di Sant’Andrea. Oscar Ghiglia che dipinge in automobile in A partire da quella data, Diego Martelli, intel- riva al mare, Luigi Pirandello sul patino al lettuale fiorentino, scrittore e raffinato critico Porticciolo, l’attrice Marta Abba con il primo d’arte, iniziò una vera e propria colonizzazione scandaloso bikini sono solo alcune delle im- di quella terra di primitiva e intatta bellezza. magini più rappresentative. Sono volti rilas- Una colonizzazione sui generis – fatta cioè sati che testimoniano la vocazione di Casti- con la sensibilità, l’intelligenza e l’umanità del glioncello a un turismo elitario e alla vacanza Sopra: mecenate – dalla quale l’abitato di Castiglion- operosa, ben lontana dai ritmi frenetici delle Castiglioncello, Castello Pasquini cello, rinascendo da secolare abbandono, si ferie da tour operator di oggi. Una vocazio- avviava al moderno corso della sua storia. ne che a Castiglioncello si è tramandata dal Il parco del Castello Pasquini Dall’epoca dei Macchiaioli, chiamati a Casti- tempo dei Macchiaioli, di Giosuè Carducci, di glioncello da Martelli (che a loro favore svol- Renato Fucini, attraverso la malinconica iro- Inaugurazione della mostra dei Macchiaioli se una fondamentale militanza critica) fino nia di Ennio Flaiano e la magistrale opera di nel 2002, da sinistra Carlo Sisi, Nicoletta al Novecento, splendide pagine della cultura sceneggiatrice di Suso Cecchi D’Amico. Creatini, il ministro Altero Matteoli, italiana sono state scritte su quel tratto di Ma il Centro Martelli non voleva essere sol- Gianfranco Simoncini, Francesca Dini, costa toscana e nell’immediato entroterra. tanto il contenitore di memorie, bensì un cen- Cosimo Ceccuti Questo periodo aureo della sua storia ebbe la tro attivo di studio e di promozione culturale, e durata di poco più di un secolo, arrivando agli lo ha dimostrato alimentando la ricca stagio- In alto a destra: anni sessanta del Novecento, all’epoca de “Il ne di mostre ospitate nell’adiacente Castello Giovanni Fattori sorpasso” di Dino Risi, il celebre cult-movie Diego Martelli a Castiglioncello, 1867 in larga parte realizzato a Castiglioncello. olio su tavola, cm 13x20 Collezione privata

In basso: 2000 Apre il Centro Martelli con una Il Centro per l’arte Diego Martelli rassegna dedicata a Guido Spadolini Di questo lungo e ricco tratto della sua storia Nella pagina accanto: non era rimasta traccia sul territorio sino alla creazione nel 2000 – per volontà dell’ammini- Marina a Castiglioncello, 1864 ca. strazione comunale di Rosignano Marittimo – olio su tela cm 30x82 del Centro per l’arte, non a caso intitolato a Collezione privata Martelli. Il centro si affaccia sulla piazza del

94 Castiglioncello, Castello Pasquini

Pasquini. Immaginando di rivivere nella pale- abbiamo subìto inevitabilmente il grande ca- mostra di Castiglioncello ne aveva raccolti stra a cielo aperto ideata dal critico per i suoi risma del personaggio, si è creduto di per- circa sessanta, per lo più capolavori. Straor- amati ospiti (non solo pittori, ma anche uomi- cepire quella “eredità d’affetti”, per dirla con dinaria figura di pittore-soldato, certamente ni politici, poeti, scrittori), è stata proposta una il grande poeta, che Abbati lasciò con la sua non unica nel contesto di quell’epoca eroica lunga serie di eventi espositivi che dal 2000 a scomparsa fisica. Persino l’imperturbabile che fu il nostro Risorgimento, il fiero e colto oggi ha riportato a Castiglioncello quasi otto- Boldini, dall’alto dei suoi successi parigini, Abbati, alternò l’impegno patriottico all’attivi- cento dipinti, molti dei quali ideati proprio nei commentando con Banti la scoperta scienti- tà artistica producendo, con una densità che pressi della villa di Martelli. A guidarci – cre- fica di Pasteur, rifletteva con amarezza che stupisce se rapportata agli anni effettivi della diamo – la fede nel suo cuore appassionato, quella scoperta sarebbe stata la salvezza del sua operatività, capolavori che non soltanto nel suo intelletto colto e punto pedante, nel povero Abbati. Al quale del resto il ferrarese la letteratura specifica ma anche i manuali suo sguardo fine e disincantato. Un principio aveva dedicato uno dei più emozionanti ritrat- scolastici hanno consegnato ormai alla me- ha prevalso su tutti: osservare fenomeni arti- ti del suo periodo toscano. “Abbati conquistò moria collettiva: il Chiostro di Santa Croce a stici anche noti da punti di vista nuovi e origi- appena uno dei primi posti nella pittura mo- Firenze, con le sagome candide e riverberan- nali, nel rispetto assoluto di quelle coordinate derna italiana, quando morì tristemente …” ti di luce dei marmi accatastati per i restauri; di storia e di civiltà di cui le singole manifesta- scrive Martelli. Questa morte accidentale e le piccole assolate strade che, come in Stra- zioni artistiche sono espressione. traumatica (certamente assai più inaspettata dina al sole, Via di Montughi e in Via di Cam- Il Centro ha esordito nel 2000 con una pre- di quella occorsa all’infelice Sernesi nel cor- pagna con cipressi s’inerpicano sulle dolci ziosa mostra dedicata a Guido Spadolini2, no- so della Terza Guerra d’Indipendenza) non ha colline dei dintorni di Firenze con le caratte- tevole pittore di discendenza macchiaiola. Ha rilievo soltanto in quanto fine dell’esistenza ristiche quinte di muro che aprono a squarci poi proseguito con cadenza annuale nel pro- di un protagonista eccellente della scena ar- di cielo di straordinaria intensità; L’Arno alla muovere importanti appuntamenti espositivi, tistica italiana dell’Ottocento; essa cala bensì Casaccia, con il barcaiolo che, eretto sulla ospitati nel retrostante Castello Pasquini. come un sipario sulla stagione delle espe- prua, pare immergere il remo nelle traspa- rienze comunitarie di Castiglioncello e Pia- renze argentate e immobili di un’alba da gentina, vale a dire sul momento in assoluto sogno. Muovendosi tra Castiglioncello, dove 2001 La prima monografica di Beppe più significativo della storia dei Macchiaioli in estate è ospite di Martelli, e la campagna Abbati, una giovane vita strappata all’arte come movimento artistico. Ciò spiega il per- fiorentina di Piagentina, Abbati crea i suoi Nel predisporre nel 2001 la prima monogra- ché non sia assolutamente possibile conce- capolavori; nei quali l’osservazione della na- fica mai dedicata a Beppe Abbati3, si è perce- pire una mostra di pittori Macchiaioli senza le tura, sentita non nella sua immanenza, bensì pita diffusa nei cuori di collezionisti, studiosi opere di Abbati; mentre non si spiega il per- garbatamente osservata e indagata nelle sue e appassionati, la consapevolezza di un debi- ché si sia aspettato tanto per dedicare a que- sottili variazioni luministiche e atmosferiche, to morale nei confronti di questa giovane vita sto pittore una mostra monografica. Questa genera una sorta di “poesia del paesaggio precocemente strappata all’arte. Nel rilegge- distrazione della critica moderna si giustifica domestico” che da questo momento diviene re le lettere del pittore (napoletano di nasci- soltanto e ragionevolmente con la difficoltà di caratterizzante dell’arte abbatiana. La mo- ta), lettere integralmente trascritte nell’ap- metterne insieme un numero consistente e stra ha dunque documentato per la prima pendice del catalogo e le testimonianze che significativo di opere. A fronte di un catalo- volta il percorso del maestro macchiaiolo che di Abbati hanno lasciato i contemporanei, go che si compone di meno di 180 pezzi, la dagli interni monumentali derivati dall’esem-

95 pio paterno approda alla “poesia dei chiostri” fiorentini inondati di una solarità tersa e inti- Ritratto di , 1865 ma al tempo medesimo e infine a Castiglion- olio su tavola, cm 37,5x22 cello, luogo di massima ispirazione poetica Collezione privata per l’artista che vi concluderà tragicamente la sua vicenda umana nel 1868, all’indomani Nella pagina accanto di un esaltante confronto con l’arte dell’ami- co Giovanni Fattori. Una Madre, 1884 olio su tela, cm 192x125 Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì 2002 La rivoluzione dei Macchiaioli e l’impulso impressionista Se la mostra di Abbati aveva presentato non poche difficoltà per il reperimento delle opere decennio “aureo” della vicenda macchiaiola, più significative e tali da giustificare anche nel quegli anni Sessanta dell’Ottocento, in cui il numero il proposito di una mostra esaustiva, movimento toscano si configura come una l’ipotesi di dedicare un analogo impegno a delle avanguardie più originali nel contesto Raffaello Sernesi era risultato da subito im- internazionale. Evidenziare questo momento praticabile. Sernesi rappresenta ancor oggi della vicenda macchiaiola appariva dunque un caso critico irrisolto, per l’impossibilità determinante per indurre nella percezione di circoscrivere con esattezza un nucleo di di molti studiosi non soltanto italiani, una opere di certa e documentata autografia. La più esatta connotazione del movimento e tentazione di riaprire la “questione Sernesi” della sua importanza storica. Di qui l’invito con una mostra-studio per addetti ai lavori fu a partecipare rivolto alla studiosa americana abbandonata nel 2002, a favore di un’espo- Norma Broude, autrice di un volume mo- sizione collettiva dei Macchiaioli nella quale nografico in lingua inglese sui macchiaioli, la presenza di opere del pittore fiorentino nonché di un importante studio comparato risultasse con particolare evidenza. Lungo il delle diverse realtà nazionali nella cosiddet- percorso espositivo della mostra “I Macchia- ta “età dell’Impressionismo”, età nella quale ioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione si evidenzia un mutamento comune nell’at- artistica 1861/1869”4 la sezione intitolata “La teggiamento degli artisti i quali, indipenden- luce di Raffaello Sernesi” proponeva al gran- temente gli uni dagli altri, e obbedendo a notante; come particolare fu il rapporto ana- de pubblico di ripercorrerne l’iter artistico un’intima sollecitazione – ciò che la studiosa logico che i macchiaioli instaurarono con la attraverso dieci dipinti tra i più significativi di americana chiama “impulso impressioni- pittura del Quattrocento toscano, attraverso il questo sfortunato pittore morto all’età di ven- sta” – si mettono a dipingere la vita quoti- quale essi si disposero a un confronto intimo totto anni. Una cammino di approfondimento diana contemporanea, a diretto contatto con e pacato con la natura e la società loro con- che – riprendendo il filo delle presenze illustri la natura, privilegiando le sortite en plein temporanea. Abbiamo avuto modo di ribadire sul territorio inaugurato dalla monografica di air rispetto alla vita operativa dell’atelier; si in quel contesto il personale convincimento Abbati – conduceva il visitatore dalle prime mettono a studiare gli effetti di luce, a usare che le formulazioni estetiche di Pierre-Jo- sperimentazioni della “macchia” rappresen- una pennellata più libera con cui affermare seph Proudhon verso le quali alcuni espo- tate da I ladruncoli di fichi (Firenze, Galleria l’individualità e la sincerità dell’artista. nenti del movimento, Signorini in particolare d’arte moderna di Palazzo Pitti) alla pienezza Si rafforzava infatti anche negli studiosi stra- e Martelli, furono sensibilissimi, avessero in- della poetica sernesiana rappresentata dai nieri più addentro alla questione, il convinci- fluito sulmodus vivendi delle due comunità di tre vertici di una produzione artistica tanto mento di guardare ai Macchiaioli come a un Castiglioncello e Piagentina, poiché il filosofo scarsa nel numero degli esemplari quanto movimento artistico complesso e bastante a francese teorizzava la necessità dell’espe- inestimabile, ossia la meravigliosa Marina a se stesso. Non un fenomeno di “proto-im- rienza di gruppo e del continuo confronto con Castiglioncello di antica proprietà Giussani, i pressionismo”, né una filiazione permeata di la Natura, della ricerca incessante, della spe- Pascoli a San Marcello già appartenuto a Ar- provincialismo del gruppo parigino; né tanto rimentazione. Su questo personale convinci- turo Toscanini e La Punta del Romito veduta meno un fenomeno da circoscrivere rigoro- mento abbiamo continuato a lavorare, come da Castiglioncello. samente entro i confini nazionali. si evince nel prosieguo del nostro scritto. Un saggio di Carlo Del Bravo in catalogo era Il singolare connubio tra ideali artistici, civili Lungo quel decennio la leadership di Diego specificatamente dedicato all’artista. L’o- e patriottici che impresse lo spirito e armò la Martelli fu crescente, così che il dibattito ar- biettivo della mostra, lungi dall’esaurirsi con mano di questi nostri artisti (e soldati) rap- tistico era portato a spostarsi durante la bel- questo profilo monografico, era puntato sul presenta un “caso” unico e fortemente con- la stagione dal fiorentino Caffè Michelangio-

96 Castiglioncello, Castello Pasquini lo alla villa castiglioncellese del critico. La egli raffigura l’amata Virginia Batelli ne L’ e - uno dei capitoli meno frequentati dai circuiti mostra del Castello Pasquini prendeva dun- ducazione al lavoro e l’allieva Isolina Cec- espositivi che di Lega amano piuttosto pre- que le mosse da questo luogo eletto: quella chini ne La pittrice, mentre i quieti ritmi e sentare la produzione legata al momento villa, oggi non più esistente, appariva agli i rituali di quella società sobria e fervente di Piagentina. Proseguendo il suo coerente occhi dei visitatori virtualmente ricostruita di ideali rivivono nei celeberrimi La Visita percorso di approfondimento critico la mo- in video con le moderne tecnologie del com- in villa, La passeggiata in giardino (Firenze, stra consentiva di indagare i postumi della puter sulla base delle planimetrie conser- Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti), Un rivoluzione artistica dei macchiaioli attraver- vate alla Biblioteca Marucelliana di Firenze, Dopo Pranzo (Milano, ) so l’esperienza d’arte e di vita di uno dei pro- come il contenitore ideale di quella straor- del maestro di Modigliana, e ne Le cucitrici tagonisti più grandi dell’Ottocento Italiano. dinaria produzione artistica, oggi dispersa di camicie rosse di , sullo Perché se i Macchiaioli sono stati il prece- in collezioni pubbliche e private. Attorno al sfondo di una natura che ha per protagoni- dente cui molta pittura del Novecento ha celebre “Diego Martelli a Castiglioncello” sta il fiume, ora nei toni quasi metafisici di guardato, Lega è stato sicuramente il soli- di Giovanni Fattori, ritratto assolutamente Abbati, ora in quelli solari di Luna di miele do promontorio proteso verso il mare delle non convenzionale del critico seduto sulla di . L’ultima sezione del- inquietudini del XX secolo. A questo ruolo chaise-longue e forte nelle sue accensioni la mostra era dedicata alla vita del “Gazzet- di padre spirituale delle nuove generazioni cromatiche pre-vangoghiane, erano state tino delle Arti del Disegno” (1867), primo lo consegnò per primo Telemaco Signorini, raccolte in mostra le terse vedute della vil- periodico dei macchiaioli, voluto e diretto sottolineando il debito che tanti giovani pit- la raffigurate da Odoardo Borrani in Casa e da Martelli. Scegliendo tra i molti temi di- tori avevano maturato nei confronti di Lega. marina a Castiglioncello, Orto a Castiglion- battuti sul periodico e riflettendo come essi Fu nel 1926 tuttavia che Mario Tinti, nella sua cello, Veduta di Castiglioncello con la Torre derivassero per lo più dai principi estetici monografia ancor oggi avvincente dedicata al Medicea, Carro rosso a Castiglioncello, e di Proudhon, la mostra di Castiglioncello pittore romagnolo, pose l’accento sulla soli- ancora la Marina e i Bimbi a Castiglioncello esponeva Non potendo aspettare di Telema- taria modernità leghiana, che egli individuava di Giuseppe Abbati, Pascoli a Castiglioncello co Signorini opera recensita sul “Gazzetti- pienamente espressa proprio nelle opere re- di Signorini, Riposo in Maremma di Giovanni no” e rivelatrice dell’inclinazione di questo Fattori, di antica proprietà Taragoni. artista colto e cosmopolita all’effettismo Quegli stessi artisti che in estate operavano di James Tissot e di Ernest Meissonier; e nella villa Martelli di Castiglioncello, fre- ancora lo splendido Le macchiaiole di Gio- quentarono contestualmente la campagna vanni Fattori, opera chiave nel percorso del fiorentina fuori Porta La Croce, dando vita maestro livornese che assumendo i temi e al cenacolo di Piagentina, dominato dalla la classicità neo rinascimentale toscana, figura carismatica di Silvestro Lega. La mo- pone le basi in Italia per il fecondo filone del stra del Castello Pasquini evidenziava come naturalismo agreste. Il “Gazzettino” docu- Castiglioncello e Piagentina, siano stati i menta, inoltre, come è noto, la rivoluzione luoghi geografici che accolsero la grande, nella tipologia del ritratto toscano apporta- unitaria stagione poetica dei Macchiaio- ta dal ferrarese Giovanni Boldini negli anni li e come la loro produzione pur nell’unità della permanenza in seno al movimento dei di poetica, si sia connotata per la diversità Macchiaioli ragion per cui erano esposti al d’intonazione che derivava dalla differente Castello Pasquini il Ritratto di Beppe Abbati qualità del paesaggio. Rispetto all’indiriz- e Autoritratto mentre osserva un quadro; zo paesaggistico e ai piccoli formati delle mentre il passaggio del pugliese Giuseppe opere di Castiglioncello, nei quadri di Pia- De Nittis, in viaggio per Parigi, circostan- gentina sono raffigurati in tele di medie za documentata dal periodico fiorentino, e grandi dimensioni prevalentemente gli era rappresentato in mostra dal Ritratto di interni domestici della piccola borghesia Adriano Cecioni e da L’Ofantino. colta e garbata che abitava la campagna a ridosso delle mura cittadine. Qui, lungo l’Arno, framezzo a una distesa di orti dove 2003 Silvestro Lega, padre spirituale contadine ricurve sotto i grandi cappelli delle inquietudini del XX secolo di paglia raccolgono gli ortaggi (si veda di Dopo l’effetto corale di questa esposizione, Lega, Orti a Piagentina, esposto a Casti- particolarmente apprezzata dai visitatori, la glioncello unitamente alle opere di seguito programmazione ideata dal Centro Martelli citate) si trovano le villette della famiglia ritornava al taglio monografico con la mo- Batelli e dei Cecchini, vale a dire l’universo stra della caldissima estate del 2003 dedica- pittorico tutto femminile di Silvestro Lega: ta alla maturità artistica di Silvestro Lega5,

97 alizzate al Gabbro tra il 1886 e il 1893 circa. to mondiale, nel 1917, solo e quasi dimen- Tinti coglieva la maggiore libertà esecutiva ticato dai compatrioti. La mostra proponeva Al Caffè Nouvelle Athènes, 1885 e individuava quei caratteri per i quali essa di visitare il percorso originalissimo di que- olio su tela, cm 90x70 poteva dirsi addirittura più innovativa e pros- sto pittore, partendo dagli anni italiani tra- Collezione privata sima alla moderna sensibilità. L’input dato scorsi a fianco dei Macchiaioli a Firenze e a da Tinti ebbe un’eco negli scritti di Emilio Castiglioncello, dove egli fu ospite e amico Cecchi: “… allora [dopo il 1870] la deliziosa intimissimo di Diego Martelli e dove matu- vera e propria liaison tra i Macchiaioli e la più timidezza formale che s’indugia sulle prime rò il progetto di trasferirsi a Parigi per un avanzata scuola Veneta, quella di Ciardi e di pitture (la politezza stilistica delle opere di certo periodo: “Addio Castiglioncello addio Favretto, ponte (e come tale lo individuò Die- esordio: i Fidanzati fermi a conversare nel Fauglia, addio giorni e bagni felici … Non so go Martelli) tra i Macchiaioli e gli Impressio- pratello davanti a casa; le signore sotto il per- quanto mi tratterrò nella grande città, per- nisti francesi e, all’interno di questo secondo golato), si dissolve in impeto inatteso. E senza ché parto senza idee preconcette per cui movimento, tra i “dessinateurs” di Degas e i mai che questa poesia degli affetti si smarri- abbandono l’avvenire in mano alla mia Dea cosiddetti “coloristes” (Pissarro, Gauguin, Mo- sca, la vediamo tralucere dentro una maniera protettrice – la Combinazione …” scrisse a net …); sensibile a taluni esiti non program- più inquieta e misteriosa”. Giudizi così auto- Francesco Gioli nel giugno del 1874. matici del Neo-impressionismo, dette spazio revoli e propizi alla tarda attività del pittore In seguito non sarà la combinazione, bensì il nella sua opera alla sensiblerie puntinista, influirono nella formazione culturale di quel suo pronunciatissimo orgoglio a indurlo a non mediatagli in parte anche da Guillaumin e da tessuto collezionistico destinato a recepire tornare mai più in Italia dove sapeva di non Pissarro suoi abituali compagni di lavoro, per le opere più significative della produzione trovare ammiratori ad attenderlo. La scelta poi assistere con i propri insegnamenti l’astro “gabbrigiana” del maestro macchiaiolo. Rac- dell’impressionismo che a posteriori risulterà nascente del più giovane Toulouse-Lautrec. coglitore tra i più raffinati e sensibili, Mario vincente, fu infatti una strada irta di difficol- Per ricontestualizzare la vicenda di Zando- Taragoni scelse di custodire nella sua dimora tà e avara di remunerazioni diversamente da meneghi cercando di far percepire al pub- genovese, tra i molti tesori, alcuni capisaldi quella alla moda dei connazionali De Nittis e blico dei visitatori il motore interiore del suo della tarda produzione leghiana, assicura- Boldini che trionfavano invece in tutti i Salon e ragionare finissimo, lo spirito fortemente in- ti alla mostra dall’impegno e dal generoso i salotti parigini, con grande eco in Italia. dividuale dell’artista che lotta per rinnovarsi entusiasmo di Josie Taragoni. La mostra ha All’invito offertogli da Martelli di rientrare con coerenza, assecondando l’istinto alla dunque goduto il privilegio di uno scoop of- in Italia per soggiornare nuovamente a Ca- modernità e al tempo stesso preservando la frendo l’opportunità di mostrare un nucleo di stiglioncello egli rispondeva con una nota di propria forte identità culturale, la mostra di opere di rara bellezza, non più viste allora da amarezza: Castiglioncello proponeva un percorso non cinquant’anni: il Ritratto di Signora, familiar- “Tu mi domandi che venga a fare una gita di strettamente monografico, intercalando alle mente detto “la bruttona”, le donne Bandini piacere per rivedere la deserta Torre di Ca- opere del maestro veneziano, quelle dei suoi sedute sulla scala, la Ragazza di Crespina, La stiglioncello. Ma mio diletto Diego o che mi compagni di strada. Celeberrimi dipinti come Scellerata, Lo Scialle rosa (quest’ultimo con pigli per un De Nittis qualunque che rimet- Costumi livornesi di Giovanni Fattori della una travagliata storia che lo lega per un lun- teva di tanto in tanto il piede sul patrio suol raccolta Jucker, Nel chiostro di Giuseppe go periodo anche alla collezione castiglion- passando sotto gli archi di trionfo erettigli Abbati (Firenze, Galleria d’arte moderna di cellese di Romolo Monti) erano presentati dai suoi ammiratori. Altro che gite di pia- Palazzo Pitti), I fidanzati di Silvestro Lega, con capolavori certo più noti al pubblico delle cere!…”, e proseguiva sciorinando le molte s’intercalavano nel percorso espositivo con- mostre, ma non meno emozionanti come lo difficoltà economiche che gli consentivano a sentendo di valutare il perfetto inserimento splendido Una madre (Fondazione Cassa dei mala pena di pagare l’affitto del suo studio. di Federico all’interno delle scuole di Casti- Risparmi di Forlì) e il Ritratto di Don Giovanni Scegliendo di presentare un considerevole glioncello e Piagentina; inoltre veniva propo- Verità (Modigliana, Museo Civico). assieme di opere del periodo italiano dell’ar- sta per la prima volta l’opportunità del con- tista, la mostra di Castiglioncello ha voluto fronto tra una delle opere più impegnative di contribuire a trovare un più equo criterio Zandomeneghi, Impressioni di Roma (Mila- 2004 Federico Zandomeneghi a per valutare l’operato di Zandomeneghi, no, Pinacoteca di Brera) e il grande quadro Parigi: la sofferta conversione insistendo proprio sulla originalità e indivi- di Michele Cammarano Incoraggiamento al all’impressionismo dualità del suo percorso piuttosto che sulla vizio, esemplare espressione di quel “reali- Nel 2004 il tema da approfondire era ancora somma valorizzazione di un momento parti- smo integrale” che orientò la produzione di una volta monografico6: l’obiettivo si sposta- colare della produzione dell’artista. Zandomeneghi in quegli stessi anni. Segui- va su Federico Zandomeneghi artista tra i Il criterio che definisce l’ultima attività – di vano le opere veneziane, Preparativi per la più amati dal collezionismo internazionale. gran lunga la più nota – come un punto di processione, In chiesa, Paul de Kock, nelle Stabilitosi trentenne a Parigi, il veneziano arrivo del percorso del pittore, come il conse- quali riaffiorano i temi claustrali un tempo Zandomeneghi visse nella ville lumière per guimento di una cifra finalmente individuata cari a Beppe Abbati, reinventati tuttavia con tutto il resto della sua vita, vale a dire per e individuale, sottovaluta la validità del ruolo fare più narrativo e la cromia brillante nei quarant’anni e a Parigi morì in pieno conflit- storico che Zandomeneghi ebbe a coprire,

98 Castiglioncello, Castello Pasquini

2005 Dal realismo di Courbet, il grande amore per la natura e la tensione sociale degli artisti della macchia Nel 2005 la mostra “Da Courbet a Fattori, I princìpi del vero”7 si è proposta di indagare il modo in cui Macchiaioli e altre figure com- primarie del movimento toscano si rapporta- rono con il Vero, nell’ambito di quel processo di democratizzazione dell’arte europea inau- gurato in pittura da Gustave Courbet. Nel 1855, agli esordi del loro cammino, i Macchiaioli non avevano ben chiaro dove e come dar concretamente seguito alla loro intima esigenza di un’arte attuale che attra- verso una maggiore libertà espressiva soddi- sfacesse la loro sensibilità di giovani uomini impegnati oltretutto nel disegno di un’Italia finalmente libera e unita. In quello stesso anno, Courbet a Parigi allestiva il “Padiglio- ne del Realismo” e pubblicava la nota pre- messa al catalogo delle opere, nella quale era riassunto il suo credo artistico. Scrive Signorini sul “Gazzettino” che i resoconti dei primi visitatori di ritorno da Parigi impres- sero un nuovo vigore e un preciso orienta- mento alle ricerche dei toscani. In che modo la ricerca dei macchiaioli possa rapportarsi alla grande pittura sociale di Courbet, quella del Funerale a Ornans, degli Spaccapietre, la cui parabola, iniziata nel 1848 si era per così dire conclusa già nel 1855, è un aspetto su cui si era eluso sino a oggi di riflettere. Man- cavano infatti i gangli, i nodi del tessuto che congiunge il più giovane realismo italiano a quello storico francese. Gli studi che stava- no alla base del percorso espositivo del Ca- rossi, nei viola e nei blu, che diverrà tipica geriva individuandone l’origine nella cultura stello Pasquini facevano riemergere l’affinità degli anni francesi. Attraverso l’accostamen- figurativa giapponese e orientale. di pensiero tra talune menti propositive del to a importanti dipinti di Camille Pissarro, di L’attività svolta in seno al gruppo degli im- gruppo come Martelli, Signorini e il filosofo Alphonse Maureau, di Paul Gauguin, di Giu- pressionisti francesi era documentata da Al Giuseppe Ferrari, idolatrato da Abbati, filo- seppe De Nittis la mostra rivelava la muta- caffè della Nouvelle Athènes in cui il pittore sofo che fu legatissimo a Proudhon sin dal zione dell’artista che si convertiva – non sen- si auto-raffigura all’interno del celebre lo- 1848 e che conobbe sin d’allora a Parigi il za sofferenza – all’impressionismo. cale di Montmartre, sede delle riunioni del Courbet; mentre lo splendido quadro di Si- Ad A letto, uno dei due dipinti inviati da Parigi gruppo francese, unitamente alla modella gnorini, L’alzaja esposto per la prima volta in alla Promotrice fiorentina del 1878 era stato Marie, più nota come Suzanne Valadon. Era- una pubblica mostra, investiva di una inedita accostato per la prima volta lo studio prepa- no esposti in questa sezioni Il violoncellista, luce la questione dei rapporti tra i Macchia- ratorio, di due anni precedente, nel quale la Il dottore, Visita in camerino e il poco noto ioli e Courbet. materia pittorica appare fortemente chiaro- ma pregnantissimo Ritratto della madre. Sarebbe stato, tuttavia, errato e miope cer- scurata, e dunque ancora legata ai modi del- Lo sguardo finale era rivolto infine alla pro- care la flagranza dell’affinità tra la pittura dei la macchia; nel dipinto maggiore Zandome- duzione più tipica e conosciuta di Zando- Macchiaioli e l’arte di Courbet: la poetica dei neghi sembra cogliere l’invito ai “toni chiari meneghi con splendidi capolavori quali Il macchiaioli, per quanto radicata nei principi e opachi, incredibilmente vivi e leggeri, di un giubbetto rosso e Bambina con i capelli rossi del Realismo, appare infatti autonoma e indi- valore luminoso quasi ovunque diffuso equa- – mai esposti in precedenza –, La tasse de pendente negli esiti artistici. I Macchiaioli de- mente” che il critico Edmond Duranty sug- the, L’ombrello rosso, Femme au miroir. sunsero dagli scritti di Proudhon (che dell’ar-

99 Telemaco Signorini L’alzaja, 1864 olio su tela, cm 58,4x173,2 te di Courbet fu fine esegeta) i principi di questo costituisce il tessuto connettivo della Collezione privata verità, carattere, sentimento, costitutivi della poetica dei Macchiaioli; si può dire dunque loro poetica, improntando su di essi il proprio che essi furono immersi nella realtà contem- Foto di posa per il dipinto L’alzaia linguaggio, la propria filosofia di vita, le pro- poranea con l’utopia nel cuore. Firenze, Archivio Eredi Banti prie aspirazioni non solo artistiche; tali “prin- La mostra attraversava mezzo secolo di pit- cipi del Vero” furono per quasi cinquant’an- tura, raccontando con opere emblematiche Giovanni Fattori La raccolta del fieno in Maremma, 1867-1871 ni le fiaccole indicatrici che illuminarono il le tappe fondamentali attraverso le quali si olio su tela, cm 110x160 percorso del movimento toscano, una sorta venne compiendo il cammino dei Macchia- Collezione privata di tracciato che ora segnò la straordinaria, ioli, pittori della realtà. Le opere di Camille irripetibile tensione morale del momento di Corot messe accanto a quelle di Nino Co- Nella pagina accanto: Castiglioncello come più tardi radicò il senso sta, quelle di Costant Troyon e di Diaz de la Castello Pasquini. Visitatori davanti al conoscitivo della forma dell’ultimo Fattori. I Pena accanto ai quadri di Serafino De Tivoli, dipinto L’alzaja di Telemaco Signorini valori etici di una generazione di giovani pa- una giovanile veduta della foresta di Fontai- (luglio 2005) trioti, lo spessore morale del loro impegno nebleau di Courbet accanto a un paesaggio di artisti e di uomini nei temi e nelle lotte toscano di Signorini corroboravano di infini- I bracconieri di Courbet esposti nel 2005 al dell’epoca loro, l’aspirazione all’uguaglianza te suggestioni poetiche il nesso dei rapporti Castello Pasquini sociale, l’anelito di libertà e di giustizia, tutto tra la moderna pittura francese di paesaggio

100 Castiglioncello, Castello Pasquini e i primi tentativi sul vero dei nostri pittori, tà ai soggetti tratti dalla realtà sociale, agri- all’altezza del 1855. Molto presto, tuttavia, i cola e borghese della Franca Contea. Macchiaioli giunsero a superare sia tecni- Courbet non era stato certamente il primo camente che ideologicamente, l’esempio di a dipingere quadri con contadini, ma il suo questi precedenti illustri. La qualità stessa realismo vigoroso e sanguigno, celava sotto del rapporto instaurato dai pittori di Barbi- l’apparente volgarità una profondità di osser- zon con la Natura, romanticamente intesa vazione che secondo Proudhon era il punto come rifugio dalla vita sociale; la necessità essenziale dell’arte, opinione che trovava da parte di quegli artisti di trovare nelle in- naturalmente d’accordo i Nostri artisti. La dagini sul vero l’ideale rispondenza ai propri selezione delle opere di Courbet che ruotava stati d’animo, tutto questo non si adattò più attorno allo splendido quadro dei Bracconieri alle istanze dei giovani Macchiaioli, deside- (Roma, Galleria Nazionale d’arte Moderna rosi di incidere sui modi e sull’evolversi della già proprietà di Piero Dini) e alla bella Con- realtà contemporanea; l’invenzione stessa tadina addormentata (1853) offriva l’opportu- della macchia, strumento per cogliere con nità di ammirare taluni aspetti della pittura immediatezza ogni frammento della realtà courbettiana degli anni cinquanta, sui quali i non risponde allo spirito classificatore del Macchiaioli ebbero modo di riflettere, desu- naturalista, quanto all’idea di restituire at- mendone il grande amore per la natura, la traverso quel frammento la complessità di sobrietà del mezzo pittorico e l’ideale di un valori soprattutto etici e sociali che quella ruolo etico e civile del pittore. realtà esprime. Il concetto di Realtà come De I bracconieri i Macchiaioli apprezzarono sintesi dinamica di Natura e Storia, è un la straordinaria e innovativa abilità nel ren- rini è forse il dipinto che meglio chiarisce il concetto che non appartiene ai paesaggisti dere gli effetti della neve in tutta la loro gam- debito dei Macchiaioli verso Courbet e verso francesi degli anni Trenta; è invece principio ma luminosa. le formulazioni estetiche che del realismo cardine del realismo courbettiano e a esso i Un sapiente gioco di linee suggerisce l’im- veniva dando Proudhon. È la risposta all’invi- nostri pittori approdarono non per lenta ma- mensità dello spazio di quella landa desolata to di dipingere gli uomini, nella sincerità del- turazione generazionale, bensì in sette anni attraversata dai due cacciatori; essi incedo- la loro natura e delle loro abitudini, nei loro di studi ferratissimi, di confronti illuminanti, no affondando i passi nella neve spessa e lavori, nel compimento delle loro funzioni di tensioni civiche e bagni di sangue. La se- aizzando i cani alla preda; il tutto è immer- civili e domestiche, con la loro fisionomia at- lezione di opere di Courbet proposta a Casti- so in una luce meravigliosamente tersa che tuale, soprattutto senza posa; sorprenderli, glioncello, all’interno di un percorso dedicato sembra diffondere sulla tela il lieve crepita- per così dire, nell’intimo delle loro coscienze, essenzialmente alla pittura macchiaiola, ha re della neve calpestata e lo sferzare della non per il semplice piacere di schernire, ma dovuto tener conto del tipo di approccio che brezza gelida sui volti induriti dei cacciatori. come scopo di educazione generale. questi artisti italiani ebbero con il caposcuo- La bianchezza abbagliante del terreno, rit- Imbracati nella corda, l’alzaia appunto, cin- la del realismo francese. mata dallo scintillio delle ombre che hanno que robusti individui in maniche di camicia Seguendo i nostri artisti passo passo nel loro i colori dell’iride (un effetto che piacerà agli e coi pantaloni arrotolati al polpaccio rimor- cammino sul “vero”, iniziato sotto l’influenza Impressionisti) produce un forte effetto di chiano un’imbarcazione (esclusa dalla vista) dei pittori di Barbizon, ci siamo domandati se controluce sui volti scuri delle figure, effetto dalla sponda dell’Arno; le schiene sono inar- saremmo mai approdati all’epica e al pathos già sperimentato da Signorini ne L’alzaja e cate nello sforzo, le braccia penzolano inerti solenne della Raccolta del fieno in Marem- ripreso da Borrani nel contesto domestico e lungo il busto o si piegano per detergere il ma di Fattori, ignorando la prestanza antica intimista di “Conversazione in terrazza”. sudore dai volti, i passi pesanti inchiodano al dei contadini di Flagey dipinti da Courbet; Dunque il realismo “integrale” di Abbati, terreno le figure barcollanti nello sforzo. Un se avremmo potuto prescindere dall’acco- Lega, Fattori, Signorini che nei momenti di potente controluce riduce a macchie scure munare lo scatto vitalistico dei cervi in fuga Castiglioncello e Piagentina si caratterizza i volti già resi inebetiti dalla fatica cosicché del francese e quello dei cavalli a Tombolo per l’intonazione “epica” con cui sono colti ogni individualità si perde nella potenza di Fattori o ignorare il sentimento recondi- frammenti della vita contemporanea (abbia- monumentale e plastica di un bassorilievo to della natura che scaturisce dai misterio- mo coniato la definizione di “epica del quo- antico; salvo poi far si che girando il volto si angoli di foresta dipinti da Courbet e con tidiano” proprio in questa circostanza) era verso di noi che osserviamo la scena, uno egual forza dalle solenni pasture maremma- rappresentato da una sequenza di capolavo- degli individui attesti che non di un antico ne del maestro livornese. ri, tra i quali primeggiavano lo splendido L’al- episodio di servi della gleba si tratta, bensì Ci siamo domandati se Signorini avrebbe zaja di Telemaco, non più esposto in Italia dal di una triste verità della neonata nazione ita- mai potuto concepire un capolavoro come 1874, Carro e bovi nella Maremma toscana liana, una realtà attuale, datata 1864, anno L’alzaja, se Courbet non avesse impresso il di Abbati e La visita di Lega (Roma, Galleria di esecuzione di questo ritrovato capolavoro. vigoroso e personalissimo sigillo dell’attuali- Nazionale d’arte moderna). L’alzaia di Signo- La tensione del dramma si esalta per con-

101 macchiaiolo, inteso come gruppo di lavo- ro, attraverso percorsi individuali seppero modulare con intelligenza e sensibilità la loro sostanziale fedeltà ai principi del vero7. Dunque le ultime tre sezioni della mostra di Castiglioncello erano monografiche, l’una dedicata a Signorini per documentare con celebri dipinti quali Bambini colti nel sonno e la Nene seduta sul muretto di Sulle colli- ne a Settignano l’inclinazione a privilegiare la “tinta locale” di un luogo, il “carattere” di una fisionomia in quei quadri che hanno per soggetto animati scorci di Riomaggio- re, di Firenze, di Edimburgo, di Parigi, ossia tratti urbani facilmente riconoscibili, ai quali Signorini sa imprimere il fascino dell’attua- lità di uno stile di vita; la penultima sala del Pasquini era dedicata a Lega con opere che documentavano la crescente libertà di ese- cuzione distintiva di tutta la produzione degli anni del Gabbro. L’ultima sala della mostra era ricca di taluni tra i maggiori capolavori di Fattori, dalla emozionante Libecciata (Firen- ze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti), un angolo di costa maremmana percorso dalle forti raffiche del vento di sud-ovest, in- dimenticabile nella sequenza del leccio che pare inchinarsi al cospetto del mare bian- cheggiante di schiuma e minaccioso come una fiera inferocita a La scolarina, ritratto dell’allieva Corinna Civelli, gioiello nel qua- le l’incisività e l’essenzialità compositiva si sposano a un’aura di grazia, se non insolita, certamente rara per il pittore dei butteri e dei soldati. Ma il tema dominante della tarda attività di Fattori è rappresentato dalla Ma- remma, dai suoi butteri, dalle sue indomite mandrie (in mostra erano presenti Marcatu- ra dei puledri in Maremma, Butteri e man- drie in Maremma, Maremma toscana) nella quali il maestro livornese viene affermando, oltre a una spazialità moderna, il senso più trasto nella tersa luce del giorno nel quale profondo della sua toscanità che non è ver- Paul Helleu si delinea in lontananza il profilo urbano nacolo ma sentimento di appartenenza alla Madame Helleu en robe blanche di Firenze. Il passaggio – annunciato dal- civiltà della sua terra. (Madame Helleu in abito bianco), 1902 la Portatrice di Zandomeneghi esposto per olio su tela, cm 110x78 la prima volta – alla declinazione “gentile” 2006 Giovanni Boldini sedotto dalla ville Bayonne, Musée Bonnat-Helleu che del vero vengono dando, dopo il 1870, lumière Ferroni, Gioli e Cannicci era rappresentato La mostra dell’anno successivo, il 2006, Nella pagina accanto: in mostra dai capi d’opera di questi pittori, manteneva l’apertura internazionale del- Giovanni Boldini primi fra tutti Il girotondo di Niccolò Cannic- le due esposizioni precedenti, cercando di Sulla panchina al bois (1872) ci e L’arruoto di Santo Spirito di Francesco giungere a una più profonda, inedita valuta- olio su tavola, cm 46x34 Gioli. A partire dagli anni Ottanta, Signorini, zione di un aspetto acclarato dell’arte italia- Collezione privata Lega, Fattori sopravvissuti al movimento na. Niente poteva dirsi infatti più “acclarato”

102 Castiglioncello, Castello Pasquini della pittura di Giovanni Boldini, all’indoma- ni della storica mostra di Padova del 2005. Eppure proprio dalla recente frequentazione della migliore produzione boldiniana, nuovi input erano sorti, primo tra tutti quello di sfatare il pregiudizio di una personalità ge- niale ma istintiva, del tutto indifferente ai fermenti letterari del tempo. La mostra8 proponeva per la prima volta un quadro sfaccettato, vivace e puntuale, dei complessi rapporti tra arte, letteratura e co- stume che contraddistinsero la temperie cul- turale della Belle Époque, a partire appunto da Boldini e dalla sua amicizia – sino ad al- lora per niente indagata – con Paul Helleu e con Sem, brillanti protagonisti della vita cul- turale parigina di fine secolo. I tre amici furo- no gli interpreti di quel mutare di sensibilità che dalle istanze positiviste di metà Ottocen- to approdò al clima decadente di fine secolo. L’amicizia fu tanto significativa da contem- plare nel suo seno – come la mostra di Ca- stiglioncello ha potuto evidenziare – tanto le intemperanze puramente impressioniste di Helleu come l’esuberanza mondana di Bol- dini. Abbiamo poi verificato come, a dispetto della diversa età (Boldini era più anziano di Helleu di 17 anni) e delle differenti origini e formazioni, i percorsi artistici dei tre convo- gliassero per un lungo tratto nell’alveo del Montesquiou e delle sue curiosità estetiche. In particolare l’amicizia tra Helleu e Boldini riaffiorava nella importante, inedita docu- mentazione riportata in catalogo, resa acces- sibile dalla generosa disponibilità di Paulette Howard-Johnston, la piccola figlia di Helleu che posò più volte per il ferrarese. La mostra di Castiglioncello, con la sua ricchezza docu- mentaria ha messo in luce definitivamente la pregnanza di interessi comuni, di relazioni so- ciali, di rapporti culturali con alcuni dei grandi protagonisti della cultura del tempo – Marcel Proust e Robert de Montesquiou in primis. Ebbene la mostra di Castiglioncello ha con- stato proprio il ferrarese in una lettera al suo Abbiamo sempre supposto che l’incontro di sentito di valutare come l’incontro con Hel- primo protettore Cristiano Banti a descrivere Giovanni Boldini con il più giovane Helleu, pit- leu e attraverso di questi con Sargent, con Parigi come un sogno, come l’obbiettivo dei tore bretone, nativo di Vannes, avesse avuto Montesquiou e con Proust, producesse il suoi desideri presenti e futuri, tanto che Fi- un peso notevole nella svolta subita dal per- radicale cambiamento di rotta del percorso renze gli faceva – dopo aver visto la capitale di corso artistico del maestro di Ferrara che re- di Boldini; e ancora come Helleu fosse un Francia – l’impressione di un sobborgo di vil- pentinamente, nei primi anni ottanta dell’Ot- artista di grande livello con un iter assoluta- laggio? Boldini, dal momento del suo arrivo a tocento lasciò i piccoli quadri alla Meissonier mente diverso da quello di Boldini. Parigi, entrò in totale sintonia con il gusto im- e alla Fortuny per approdare al grande ritrat- L’esposizione dunque prendeva le mosse da- perante, scelse l’indirizzo a la mode e produs- to internazionale di fine secolo. Ed era poi un gli esordi di Boldini sulla scena parigina. Chi se quei deliziosi dipinti tutta verve e maestria dato intricante l’affinità con lo stile di Boldini meglio di Boldini avrebbe potuto farsi inter- che possiamo definire sogni, ora in costume rilevabile nella grafica di Helleu. prete del mito della “Ville lumiere”. Non era settecentesco, ora in costume contempora-

103 della celebre Contessa Greffulhe, approda alle splendide marine primo novecentesche di Cowes, che Monet avrebbe definito una importante pagina di impressionismo. Helleu dovette il suo successo al genere del ritratto (Helleu, Boldini, La Gandara, Sargent furono i principali interpreti del cosiddet- to “ritratto mondano”) e alla sua specialità nella tecnica della punta secca: uno dei suoi primi estimatori fu il Montesquiou che lo prese a proteggere e lo presentò sia a Ed- mond de Goncourt, sia a Proust. La presenza eccentrica di Montesquiou era magistralmente evocata in mostra dal ca- polavoro di Boldini (Parigi, Musée d’Orsay). Attorno a esso si disponevano i dipinti di Boldini e di Helleu che più sembravano as- secondare le predilezioni del “Principe della Decadenza”: entrambi si cimentano nel co- siddetto “ritratto psicologico”, entrambi si applicano al ritratto in interno, giacché no- toriamente il Conte era estraneo alla dimen- sione en plein air dei paesaggi impressionisti allora in voga. Entrambi i pittori evocano at- mosfere antiche: così Helleu quando raffigu- ra i giardini di Versailles, così Boldini quando abbozza la scena erotica de Le viol de Leda che ispirerà anche un passo della “Recher- che” di Proust (“Albertine disparue”). A seguire, una selezione delle litografie di Sem ruotante attorno a uno dei capolavori di Boldini, il Ritratto di Sem occupava una ap- posita sala del Castello Pasquini, apparente controcanto divertito ai temi correnti di que- sto clima culturale e artistico. La ricca selezione dei ritratti di Boldini fine secolo, ispirati al ferrarese da questa tempe- rie culturale, presentava per la prima volta il Doppio ritratto dei bambini Copper, il Ritratto di Madame Hugo con il figlio, appartenuto a neo ove deliziose fanciulle hanno l’eleganza Rotschild e altri inediti, unitamente al Ritratto del secolo precedente muovendosi per le ani- di Madame Lanthelme (Roma, Galleria Nazio- mate strade della metropoli parigina. nale d’arte moderna) e alla splendida Dame Giovanni Boldini Ritratto del conte Robert de Montesquiou In quegli stessi anni settanta che vedono il de Biarritz, la cui misteriosa identità è stata (1897) grande exploit di Boldini, Helleu studiava recentemente svelata da un nostro documen- olio su tela, cm 160x83 presso Gerome in compagnia dell’americano tato studio. Intonata ai versi di Mallarmé (“Il Parigi, Musée d’Orsay Sargent. Nel 1876 conobbe Claude Monet e gentile Helleu Dipinge d’un ignoto colore fra questo fu l’esordio di un’amicizia durata tutta la delizia e il bleu”), la sala conclusiva del Nella pagina accanto: la vita. Le sue opere risentono dell’influenza percorso castiglioncellese era dominata da Giovanni Fattori di Whistler, di Berthe Morisot, di Manet, ma un registro intimo, peraltro ignoto al tem- Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, sarà sempre Monet l’astro che illuminerà il peramento di Boldini, le cui donne hanno 1866 ca. percorso di Helleu, soprattutto il suo percor- sempre una sensualità audace e talvolta pure olio su tavola, cm 12,5x28 so non ufficiale, quello che dagli studi all’a- indiscreta. La protagonista femminile è lei “la Collezione privata perto nel giardino di Bois Boudran, proprietà rossa” Alice, la sua persona elegante, longili-

104 Castiglioncello, Castello Pasquini nea, lo sguardo di una sensualità carezzevole. natura riparata dai ritmi del progresso, au- dro di Lega documentava una delle visite alla C’è il mondo dell’infanzia ritratto in tutte le più stera, maestosa e quasi disabitata e dunque famiglia dei suoi amici e seguaci Tommasi soavi sfumature, l’infanzia dei piccoli bimbi capace di far percepire a orecchio sensibile durante la dimora estiva nella villa di Crespi- Helleu. Prevaleva insomma nella sala il bian- il cadenzare elementare dei ritmi del vivere na. Questa presenza la si avverte importan- co, il bianco dei fogli incisi con la grazia di un universale, essi misero appunto la loro rivo- te nel percorso di Adolfo, che dalla sobria e moderno Watteau, i candidi riflessi dei navigli, luzionaria sintassi espressiva. Se non furono ancor leghiana atmosfera di Villa Belvedere la bianca veste della piccola Ellen, seduta in i Macchiaioli la causa della rinascita di Ca- a Crespina passa in breve alla stesura “im- spiaggia il cui sguardo ceruleo ci rammentava stiglioncello, certamente essi ne filmarono pressionista” dello splendido Il canto della che lo sguardo è lo specchio dell’anima. il risveglio, il cui profondo respiro è sotteso, sfoglia (Terme di Montecatini) esposto allora intrappolato per sempre nelle predelle di per la prima volta insieme a Sulla strada per questi artisti, feritoie della memoria su un Castiglioncello dello stesso autore. Inoltre 2008 Nel buen retiro di Castiglioncello, passato lontano. per la prima volta venivano accostate due im- mezzo secolo di storia dell’arte Dopo il 1870, la raggiunta unità d’Italia e la ponenti opere realizzate da Niccolò Cannicci L’esposizione promossa dal Centro Martelli fine dell’attività comunitaria dei Macchiaio- alla Cinquantina, presso Cecina. nel 20089 riconduceva l’attenzione del visi- li, la villa di Diego Martelli a Castiglioncello Gli artisti e le opere di questo tratto del per- tatore sulle vicende artistiche strettamente continuò a svolgere un ruolo trainante nel corso rivelavano un forte corrispettivo po- legate al territorio di Castiglioncello, ideando panorama artistico culturale del tempo. etico nell’opera letteraria di Fucini, illustre un viaggio pittorico che prendeva le mosse La mostra documentava come essa fosse frequentatore di Castiglioncello sin dagli anni nel 1861 con l’arrivo dei Macchiaioli e che si non la sede di un romitaggio, bensì il cuore Sessanta dell’Ottocento. Nel 1901 si era fatto concludeva con la presenza su questo ter- pulsante di questo tratto di costa che si tro- costruire la bella villa sulla Baia del Quer- ritorio di Oscar Ghiglia, negli anni venti del vò suo malgrado irrorata dalla varietà degli cetano che divenne nei primi anni del Nove- Novecento. Si proponeva di riscoprire attra- interessi del critico, dalla complessità delle cento la spiaggia più amata della comunità verso dipinti e fotografie per lo più inedite la sue relazioni internazionali, e anche dall’af- dei bagnanti. Da lì, dalla grande capanna di complessità dell’intreccio che mescola di fat- fezione profonda che egli vi riversò, cercando stipe della proprietà Fucini la osserva Michele to gli aspetti biografici a quelli artistici, i fatti come un buon padre di svelarne le qualità e Gordigiani in un bellissimo paesaggio; ed è la storici all’evoluzione di questa comunità che di orientarne al meglio la crescita. La mostra baia del Quercetano che fa da ambientazione ha avuto in sorte di accogliere nel suo seno rievocava gli stretti rapporti di amicizia e di a un bellissimo quadro di Arturo Faldi. Questi momenti fondamentali della storia dell’arte consuetudine instaurati con altri cenacoli dipinti e soprattutto i grandi ritratti realizzati italiana. La natura di Castiglioncello – “Pro- culturali quali la Villa Bandini al Gabbro – ove a Castiglioncello da Vittorio Corcos, figura il- venza d’Italia”, è stato scritto – come sfondo operava Silvestro Lega –, la villa dei Tommasi lustre nel panorama artistico internazionale, di un percorso di civiltà lungo sessant’anni. a Crespina e la villa Gioli a Fauglia: si veniva proprietario di una delle più belle ville di Ca- Partendo dai dipinti dei Macchiaioli, la mo- disegnando una sorta di reticolo geografico- stiglioncello ci hanno consentito di sbirciare stra offriva la sequenza quasi completa delle culturale, perfettamente evocato dalle opere sulla Castiglioncello dei primi del Novecento: mirabili vedute di Castiglioncello dipinte da dei pittori macchiaioli e tardo macchiaioli in grazie alla politica di urbanizzazione del Baro- Borrani. Sono paesaggi nudi, di una tessitura mostra, opere attraverso le quali si percepiva ne Lazzaro Patrone, succeduto a Martelli nel- serrata, nel quale il riferimento all’individuo l’evolversi del linguaggio espressivo dei to- la proprietà, Castiglioncello ha infine mutato è latente, sia che esso appaia, piccolo, spes- scani verso il Naturalismo. Un prezioso qua- il suo aspetto rurale in quello di una piccola, so anonimo, di schiena, sorpreso nella quo- tidianità di un gesto o di un attitudine; sia che esso non compaia affatto, per quanto se ne percepisca la presenza poco distante. Nel ritrarre Lega che dipinge sugli scogli, Fat- tori esprime l’essenza di uno stile di vita che era poi quello della comunità di pittori ospiti di Martelli: essi erano soliti disperdersi in solitu- dine o a piccoli gruppi lungo i declivi che dal- la villa scendevano verso il mare e, scelto un angolo, estratta da sotto il braccio una piccola assicella di legno, accovacciarsi umili dinnanzi allo spettacolo della natura. Si tratta di pagine fondamentali della storia dell’arte europea, scritte qui a Castiglion- cello in virtù del nesso profondo che legò quei pittori a questo territorio; qui in questa

105 elegante località balneare, caratterizzata dai metà del diciannovesimo secolo sino alle to della vicenda macchiaiola e dai subitanei suoi bianchi ed eleganti villini e dominata dal- soglie del Novecento. La mostra ha avuto il vertici lirici raggiunti da Abbati, Fattori, Si- la imponente costruzione neo medievale che pregio di presentare un nucleo di dipinti pro- gnorini, Borrani; di fatto, nonostante le in- il Barone si è fatto edificare e che noi cono- venienti dagli eredi sudamericani del pittore, negabili tangenze poetiche e biografiche e sciamo oggi come Castello Paquini. circostanza che ha consentito una più artico- la solidarietà che Costa sempre manifesterà Nel 1911 Romolo Monti, originario di Carpi e lata riflessione, portando alla visibilità dipinti alla “scuola toscana del ’59”, i due percorsi reduce da un lungo, avventuroso soggiorno rarissimi, mai esposti in precedenza. Sono – quello della “macchia” e il “ragionato sen- in Argentina, comprava dal Barone Patrone stati inoltre presentati i quadri meravigliosi timento della natura”, il “modellare dipin- l’ampio terreno su cui edificò in soli undici attualmente conservati a York, nell’antica gendo” proprio della vena costiana – sono mesi l’Hotel Miramare. Per quanto oberato dimora di George Howard, Conte di Carlisle, destinati a correre paralleli. dai continui impegni connessi alla gestione amico e allievo di Costa. Costa non condivide inoltre la graduale sen- dell’attività, Monti riuscì nel tempo a coltivare Il percorso espositivo prendeva le mosse sibilizzazione dell’arte dei toscani alle istanze i suoi interessi artistici attraverso la lettura di dunque da Roma e dalla sua campagna, dal sociali implicite al pensiero di Proudhon. Poi- libri e riviste e attraverso la frequentazione di ricordo della tenzone con la forte luce medi- ché, scrive giustamente la Rossetti Agresti, musei, di gallerie private e soprattutto di pit- terranea che il giovane Corot combatté e vin- prima biografa del pittore romano, “l’arte di tori a lui contemporanei. Nel 1914 iniziò a for- se, aprendo nuove e moderne vie alla pittura Costa era, sopra ogni cosa, caratterizzata dal mare il primo nucleo della sua raccolta, ricco di paesaggio; un ricordo tenuto vivo negli sentimento; egli era un idealista e pensava che di opere dei pittori macchiaioli e di artisti a lui anni più prossimi a Costa dalla presenza nel l’arte deve sempre suggerire un’impressione contemporanei. Nel 1920 l’orientamento della territorio italiano dell’allievo di Corot, Louis nobilitata e raffinata”. A fianco del gioiello co- raccolta era dato dalla cospicua presenza di Français e del misterioso svizzero Emile Da- stiano Carro rosso, mai esposto in preceden- dipinti di Oscar Ghiglia, Mario Puccini e delle vid. Così, tra incontri importanti e gli stimoli za, il percorso di Castiglioncello presentava il sculture di Medardo Rosso. Tale indirizzo col- alla sperimentazione e alla ricerca che ne dipinto di Giuseppe Abbati Ulivi sul Monte alle lezionistico veniva meditato da Monti alla luce derivano, il colto Nino forgia la sua persona- Croci paesaggio puro, silente, al quale il sole dell’intenso scambio intellettuale con Oscar lità artistica che l’indefessa applicazione sul delle nobili colline fiorentine sembra voler Ghiglia e, di riflesso, con Gustavo Sforni, Ugo Vero nel solitario vagabondare nella campa- donare una nota di conforto: la non-presenza Ojetti, Ardengo Soffici e Giovanni Papini. Le gna di Ariccia contribuisce a rendere ancor dell’uomo ne evoca l’esistenza più intima e opere della raccolta Monti che l’esposizione più solida e consapevole. Attorno al celebre profonda, gli ulivi frondosi diffondono nel cielo ha riunito nuovamente a Castiglioncello dopo capolavoro costiano Donne sulla spiaggia di terso una nota di compassione per la mesta mezzo secolo ci hanno consentito di rivivere Anzio si disponevano dunque preziosi dipinti condizione del vivere umano. Quella che Ab- le circostanze di una nuova stagione artistica dello stesso pittore romano, quali Donne in bati introduce, pur nel rigore metrico e “posi- che all’ombra rassicurante dell’albergo Mi- piazza ad Ariccia, Dormono di giorno per pe- tivo” della macchia, è una lettura fortemente ramare, nonostante i gravi disagi frapposti scare la notte, Sul ponte di Ariccia, e anche evocativa della natura, quasi un’anticipazione dal primo conflitto mondiale, trovò motivo di di F. Leighton, Rock of the Sirens, Capri, di di quell’atteggiamento che molti pittori dell’en- fiorire, contrassegnando un breve, intenso George Mason Ardea, di Serafino De Tivoli, tourage costiano assumeranno verso la fine momento della storia culturale di questo ter- Paesaggio con castello e figure, di Giacinto del secolo. Del resto Martelli, nel rievocare le ritorio. La collezione Monti nata sul territorio Gigante, Marina di Sorrento (Roma, Galleria tensioni tra i pittori “rivoluzionari” del Caffè è apparsa come il frutto più intimo di questo Nazionale d’arte Moderna) di Charles Co- Michelangelo parla di una vera e propria scis- instancabile dialogo tra arte e natura di cui il leman Ariccia. In stretta successione cro- sione che verso il 1861 oppose alla corrente territorio di Castiglioncello è stato custode. nologica il percorso del Castello Pasquini “morelliana”, facente cioè capo al pittore di documentava l’incontro con i Macchiaioli a storia Domenico Morelli la corrente “costiana” Firenze nel 1859, incontro che consentì a che guidò la svolta dei toscani e in particola- 2009 L’arte del sentimento Costa, forse per la prima volta, di incidere re di Abbati; il quale in ragione di ciò voltò le nell’idealismo raffinato di Nino Costa significativamente sul corso della pittura spalle al successo ottenuto con gli interni mo- Nel 2009 il Castello Pasquini ha ospitato nazionale italiana, esortando i giovani pittori numentali delle chiese fiorentine per dedicarsi la mostra monografica di Nino Costa10 – la “progressisti” a perseguire le potenziali- allo studio dal vero. In Criniere al vento Fattori prima a lui dedicata – promossa in colla- tà espressive insite alla moderna pittura di rivela l’affinità concettuale con Giornata di sci- borazione con la Galleria Nazionale d’Arte paesaggio. “Se io sono divenuto artista con rocco del romano, sia per l’idea compositiva Moderna di Roma. L’accoglienza da parte del qualche poco di merito lo devo a Nino Costa” del grande arenile spoglio percorso dal vento, pubblico e degli studiosi è stata internazio- afferma perentorio e riconoscente Fattori sia per il forte sentimento della natura che do- nale e dunque all’altezza della “vocazione aggiungendo di esser stato “attento alle sue, mina sulla presenza umana, sia per il tenore europea” del personaggio che svolse un fon- dirò così lezioni” durante le “lunghe passeg- aulico della forma. Nel dipinto Le boscaiole. damentale ruolo di mediatore culturale tra giate in campagna” e di aver “amato” i suoi Campagna livornese, già proprietà Taragoni, scuole pittoriche impegnate nella evoluzione studi e i suoi quadri. Costa rimarrà abbaglia- Fattori affronta un tema tanto caro alla sua po- della moderna pittura di paesaggio, dalla to, ma non soggiogato dal rapido svolgimen- etica, quanto condiviso da Costa sin dagli anni

106 Castiglioncello, Castello Pasquini

Nino Costa Ladre di legna sulla spiaggia presso Ardea la sera quando soffia il libeccio, 1853-1874 olio su tela, cm 119,4x279,5 York, Castle Howard

dell’Ariccia. Nel 1873, il pittore romano ultima- bile al prestito a causa dell’imperfetto stato veduto dall’Inghilterra”. A Roma, grazie alla va l’imponente dipinto raffigurante le ladre di di conservazione. Accanto a Lago di Nemi, presenza attiva di Costa, la “Scuola Etrusca” legna sulla spiaggia di Ardea, il quale recupe- Casolari toscani, Paesaggio con figure di Nino costituì un punto di aggregazione importante rando alla memoria visiva ed emozionale l’in- figuravano opere di C. Daubigny Cours( d’eau anche per taluni giovani italiani come Nor- contro fortuito con quello sciame di donne dai dans une prairie), di T. Rousseau (La mare près berto Pazzini e Napoleone Parisani che in costumi semplici e pittoreschi, incontro fissato de la route, ferme dans le Berry, Parigi, Musée essa troveranno una valida alternativa alla vent’anni prima su un bozzetto fatto dal vero, d’Orsay), di J. Dupré (Le chemin de la ferme, volgare e vuota pittura spagnoleggiante allora sviluppa una vasta composizione avvolta in una Parigi, Musée d’Orsay). diffusa nella capitale. Celebri dipinti costiani, atmosfera perlacea, attutita nei suoi chiarori A Londra, attraverso gli amici George Ma- mai esposti però in Italia, dominavano questa rosati e sottilmente pervasa dai toni grigiastri son e Frederic Leighton, entrò in contatto sezione della mostra, da Paesaggio, risve- della sera che avanza; una composizione tanto con la cerchia dei preraffaelliti, conoscendo glio primaverile, a La Madonna di Reggello rigorosa nel disegno quanto sobria nella ta- personalmente Watts e Burne-Jones: se ne (York, Castle Howard), da I faraglioni, Capri volozza, e pur tuttavia capace di esprimere la ritrasse tuttavia, prontamente, non poten- (York, Castle Howard) a Una mattina a Botri, vitalità primigenia di quelle ignare eroine, che do la sua “misura” latina e virgiliana trovare Lerici (York, Castle Howard); insieme a essi non sanno di trovarsi sul limitare di due mon- grande affinità di sentimento con la visione erano esposti Etruscan Scene The Carrara di, quello mitologico e selvatico di Böcklin e il neogotica propria di quegli artisti. Opere di Mountains di Corbet, The Baths of Caracalla, vitalismo irruento, carico di simbologia proprio George Mason quali Morning time e The wind Rome di Howard. Lo sguardo conclusivo era della pittura internazionale di fine secolo. Que- on the wold oltre al ritratto del pittore roma- dedicato all’associazione “In Arte Libertas”, sto straordinario capolavoro, per la prima volta no eseguito da Leighton chiudevano questa nata nel 1885 da una costola della “Scuola esposto in Italia, proveniva dalla collezione di sezione centrale del percorso di Castiglion- Etrusca”, annoverando tra i suoi soci anche Castle Howard ed è stato sicuramente uno dei cello che proseguendo si soffermava poi sul Alessandro Morani e Giulio Aristide Sartorio: quadri più ammirati dai visitatori del Castello sodalizio artistico instaurato da Nino con al- essa si pose il programma di un profondo rin- Pasquini, unitamente a Le predone di Cristia- cuni aristocratici pittori inglesi ossia George novamento dell’ambiente artistico italiano in no Banti (Firenze, Galleria d’arte moderna di Howard, Blake Richmond, Matthew Ridley senso idealistico ed estetizzante, accogliendo Palazzo Pitti). Il percorso espositivo prendeva Corbet; i quali si riconobbero nella sua visio- nel suo seno anche la lettura “simbolista” poi in considerazione i soggiorni parigini e lon- ne armonica e nel suo modo di dipingere dal della natura “paesaggio dell’anima”: attorno dinesi del 1862 e del 1863 nel corso dei quali vero, classico e misurato: nel 1883 da questo all’imponente Ad fontem Aricinum di Costa, Costa fu accolto con grande simpatia. A Parigi intimo sodalizio nacque la “Scuola Etrusca” esposto per la prima volta, sono stati presen- Costa si legò in particolar modo a Corot: qui di cui Costa fu l’amatissimo leader. A Londra tati dipinti di Napoleone Parisani (Il paradiso ebbe modo dunque di valutare l’evoluzione essa tenne regolari esposizioni alla New Gal- delle ranocchie, Fondazione Roma), Morani dell’arte del maestro francese che aveva supe- lery, e visitando questa sede espositiva nota (Lavori di maggio) e Sartorio (Veduta di Nin- rato le atmosfere nitide, il segno sottile e inciso per ospitare abitualmente “la créme dell’arte fa, Museo di Roma Capitale); oltre ad alcuni proprio dei suoi anni italiani per atmosfere più inglese”, Angelo Torchi scriveva nel giugno ritratti, genere figurativo grazie al quale Nino vaporose e soffuse, espressione di un lirismo 1889 dalla capitale del Regno Unito “che Co- attuò significativi scambi con il mondo inter- romantico e onirico in qualche modo precorri- sta si è qui imposto veramente, ha addirittura nazionale: la figlia primogenita di Nino, Gior- tore di atmosfere pre-simboliste. Questo mo- una scuola sua, tutte queste esposizioni sono gia, figurava in mostra doppiamente ritratta mento d’incontro era documentato in mostra infiorate di quadretti specialmente di signo- dal padre e dai di lui amici Franz von Lenbach, dall’inedito studio per La Ninfa di Fontaineble- rine che costeggiano, alcune molto bene, e Richmond, Marie Spartali Stillman. au essendo il grande e celebre quadro costiano che si riconoscono a prima vista per la linea (Roma, Museo di Roma Capitale) non disponi- del paesaggio che è sempre Bocca d’Arno

107 2011, si inaugura la rassegna dedicata ai ricamente impressionista, che certo risente Tommasi e il sindaco Alessandro Franchi dell’influenza della poesia di Giovanni Pasco- mostra ai presenti la medaglia ricevuta dal li, di cui Adolfo è intimo e di cui illustrerà la presidente Giorgio Napolitano. Da sinistra, terza edizione di Myricae (1894). Di questo se- Francesca Dini, Valeria Tesi, Vincenzo Brogi condo momento sono stati esposti splendidi dipinti quali Il canto della sfoglia inviato alla Prima Biennale di Venezia (1895), Portatrice d’acqua, Calambrone. Tra i meriti di Adolfo ci fu quello di introdurre Silvestro Lega in casa dei cugini, a Livorno, fatto che influì sulla de- cisione di Angiolo di dedicarsi alla pittura; ne 2011 Adolfo, Angiolo e Lodovico: la pure la fama dei loro maestri, i macchiaioli conseguì il trasferimento della famiglia a Fi- fiorente tribù dei Tommasi appunto. Ma dove erano finiti questi impor- renze, dove il giovane poté frequentare l’Acca- Il lungo cammino iniziato con la preziosa re- tanti dipinti, protagonisti delle cronache ar- demia di Belle Arti. A partire dal 1881, la villa trospettiva dedicata a Giuseppe Abbati si è tistiche del tempo e poi dimenticati? Salvo dei Tommasi a Bellariva ospitò illustri espo- infine attestato nel 2011 sulle figure dei Tom- rare eccezioni, ossia salvo le opere (non po- nenti della cultura e delle arti, quali Carducci, masi11, tre artisti livornesi dal temperamento che) acquistate all’epoca dal governo italiano Ferdinando Martini, Enrico Panzacchi, Anna diversissimo, legati sia da vincoli di parente- e dunque collocate oggi in importanti musei Franchi e i pittori Adriano Cecioni, Francesco la, sia da comuni origini culturali. A guidarci nazionali (come Il fischio del vaporedi Adolfo, e Luigi Gioli, Corcos, Eugenio Cecconi, Fattori, nella riscoperta della “fiorente tribù dei Tom- prestato alla mostra dalla Galleria Naziona- Signorini e, naturalmente, Silvestro Lega che masi” è stato ancora una volta Diego Martelli le d’arte moderna di Roma) i capolavori dei divenne maestro di Angiolo e Lodovico. Nuovi con un articolo di cronaca artistica (inedito, Tommasi sono custoditi nelle collezioni pri- stimoli vennero apportati al dibattito artistico ma trascritto in catalogo), nel quale si affron- vate, e in taluni casi clamorosi (ad esempio da quanti, come Panzacchi e Martini auspica- ta implicitamente il passaggio generaziona- la splendida Eleonora Tommasi in giardino vano un’arte di chiara impronta toscana che le tra gli anziani Macchiaioli e i più giovani a Bellariva di Angiolo e Delusione del me- recuperasse la pienezza formale della gran- pittori naturalisti. Questo è stato il punto di desimo artista) sono ancora nelle case dei de tradizione quattrocentesca e si impones- partenza da cui è scaturito il percorso espo- discendenti che fino a oggi non erano mai se per l’ingentilimento dei modi; un verismo sitivo; articolato in tre retrospettive parallele, stati invogliati a farli conoscere e a prestarli edulcorato, accattivante e seducente, quale esso ha consentito di verificare innanzi tutto in pubbliche esposizioni. Da ciò era derivata quello assunto appunto da Adolfo e Angiolo. la coerenza poetica dei tre protagonisti, i fra- la mancanza di una visione veramente d’as- Non sorprende dunque, visto il terreno fecon- telli Angiolo e Lodovico e il più anziano cugi- sieme sull’opera dei Tommasi. do nel quale ha la fortuna di crescere, sco- no Adolfo, liberandoli dall’etichetta – quanto Adolfo è stato rappresentato a Castiglioncello prire che a soli ventisei anni Angiolo approdò mai inesatta e ingiusta – di tardi epigoni dei dai suoi dipinti più celebri, tanto che niente a un capolavoro come il Ritratto della sorella Macchiaioli e riposizionandoli storicamente di più avremmo potuto desiderare, se non di Eleonora seduta in giardino, opera inedita e nel complesso clima culturale degli ultimi vedere riapparire dal nulla il famoso Dopo la oltremodo emblematica della personalità del due decenni dell’Ottocento. La mostra è sta- brina o La strada litoranea maremmana, più giovane livornese. Si chiarisce infatti quale sia ta inoltre una preziosa opportunità di cono- volte descritti dalle fonti e a oggi dispersi. L’i- il rapporto generazionale tra l’allievo e il ma- scenza del corpus pittorico tanto considere- ter proposto è quello che dalla piccola tavola estro Lega (il cui spirito si percepiva aleggiare vole quanto frammentato nei mille rivoli del di impostazione signoriniana (Lega però fu il nelle sale del Pasquini e andare a braccetto collezionismo privato che si è sempre dimo- primo a notare il promettente pittore tra gli con quello del padrone di casa): da un lato la strato sensibile all’arte dei Tommasi, e ciò a allievi di Carlo Markò e ad avviarlo allo stu- tavola di medio formato e di analogo soggetto prescindere dalle opportune rivalutazioni che dio dal vero) approda alla scena campestre di dipinta contestualmente dal maestro mac- la critica ufficiale ha tardato inspiegabilmen- grande formato (Le ore calde, Petriolo pres- chiaiolo e risolta dalla pennellata vibrante di te a promuovere nei loro confronti. Chi dei so Firenze), nella quale i temi del realismo colore e di luce che le conferisce una stesura Tommasi aveva in mente i piccoli, luminosi vengono declinati con intonazione solenne e mossa, “impressionista”; dall’altro un dipinto quadri tanto ricercati dal mercato dell’arte, serenamente narrativa. Dinnanzi a tali dipin- imponente, manifesto di una nuova poetica piacevolissimi nell’aggraziata, “moderna” e ti la critica del tempo evocò i nomi di artisti che affonda le proprie radici nella cultura leggera formulazione dei rigidi contenuti del- francesi contemporanei, quali Jules Breton macchiaiola, ma che della realtà naturale la poetica macchiaiola, è stato sorpreso nello e Jules Bastien-Lepage, e nel contempo ri- restituisce una trascrizione ferma, quasi da scoprire gli splendidi capolavori – mai visti in conobbe in Adolfo l’artista più rappresenta- trompe-l’oeil e dunque in altri modi – come età moderna – cui tali artisti affidarono il loro tivo della moderna scuola toscana. Nel cor- il recupero neo-quattrocentesco della for- successo nelle grandi esposizioni nazionali e so degli anni Novanta, la maniera di Adolfo, ma – raggiunge effetti poetici sensibili. Sulla internazionali. Un successo quello dei Tom- fatta di toni delicati, rialzati da abili giochi di parete opposta a quella della bella Eleonora, masi (e dei Gioli) tale da oscurare all’epoca controluce, evolve verso uno stile più gene- campeggiava al Pasquini un’opera veramente

108 Castiglioncello, Castello Pasquini straordinaria, raffigurante un gruppo di po- La mostra di Castiglioncello ne ha ripercorso Questa felice sequenza di mostre tempora- polani raccolti dinnanzi alla piccola chiesa di gli esordi che furono in sintonia con il fratello nee ha segnato la vita culturale del territorio Crespina, località nella quale si trovava la villa maggiore, ma molto legati anche agli inse- di Castiglioncello e non solo, richiamando abitata dai Tommasi in estate. Questo dipinto gnamenti di Lega e all’esempio di Signorini. un turismo di qualità e diffondendo la cono- è di un realismo forte e vigoroso che richia- A Torre del Lago Lodovico entrò in contatto scenza di momenti importanti della storia ma alla mente Courbet e allo stesso tempo, con il divisionismo di Nomellini e con le avan- artistica nazionale. Ogni esposizione ha rap- senza affettazione, né tentazioni descrittive, guardie toscane di fine secolo, approdando presentato un prezioso momento di arricchi- risolve le presenze individuate una a una sulla agli esiti dell’impressionismo internazionale mento, emozionando per la spettacolarità scena, nel pathos unitario di un coro d’opera di opere come I calafati (Fondazione Cassa di delle opere e coinvolgendo il visitatore nella verdiana. Il successo arride al giovane Angio- Risparmi di Livorno), Panisco e I Mattonai. Si finalità scientifica del progetto, attraverso lino che approda nel 1896 a Torre del Lago, tratta di un simbolismo misurato, che non si l’ausilio di materiale didattico e documentario nella cerchia dei pittori di Giacomo Puccini. abbandona mai “ai sogni inebrianti”, ma che integrato al percorso espositivo. La preziosa Di questo momento torrelaghino, la mostra lascia invece sempre la rassicurante “traccia collaborazione di importanti musei nazionali di Castiglioncello, ahimè, non è stata abba- di essere passato prima a traverso il vero”. In e internazionali (dalla Galleria d’arte moder- stanza rappresentativa, per l’assenza di un’o- dipinti quali Bambini in un campo di grano, na di Firenze al parigino Musée d’Orsay, dalla pera straordinaria, ritenuta dispersa e invece In giardino (1909), Barconi e rappezzatori di Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma al conservata alla Galleria d’arte moderna di reti a Viareggio, Lodovico ricorre ad audaci Musée Bonnat di Bayonne), il sostegno di enti Udine e nella quale siamo “incappati” fuori sinfonie di toni rossi, gialli, violetti, per espri- pubblici e privati come la Fondazione Cassa tempo utile: si tratta di La scaccia delle ani- mere “l’ebbrezza della luce”, attraverso un di Risparmi di Livorno, il largo consenso dei tre esposta alla Mostra delle Arti e dei Fiori linguaggio quasi musicale; linguaggio che collezionisti privati ci hanno consentito una di Firenze del 1896, unitamente al capolavoro persiste ancora dopo la prima Grande Guerra programmazione devota alle ragioni della affine di Lodovico In cerca di nicchie scelto, in La pulitura delle pesche e Nella vigna. Ma conoscenza e dunque libera e indipendente non a caso, come immagine promozionale già nel 1927, con La signora Vannini al pia- da ogni condizionamento esterno e soprat- della mostra del Pasquini. La figura del più noforte e poi con La lettura, e Vita semplice tutto dalle dinamiche delle mostre fatte per giovane dei Tommasi, noto per la copiosa e (Ente Cassa di Risparmio di Firenze) Lodovico il ritorno di biglietteria. Siamo fiduciosi che alterna produzione degli anni trenta del No- ritornava a un linguaggio di tipo naturalista, Diego Martelli abbia apprezzato, se non altro, vecento, è stata sicuramente la più comples- le composizioni si facevano più severe e mo- le nostre buone intenzioni. sa da ricostruire, in mancanza di date certe e numentali, la tavolozza si accordava sui toni di una bibliografia specifica. Dedito agli studi bruni. Riaffiora il ricordo della drammatica Francesca Dini musicali (si diplomò in violino al Conservato- concitazione leghiana degli anni del Gabbro; Storica dell’arte, esperta in pittura italiana rio di Firenze e si distinse per la sua attività essa si traduce tuttavia in un sentimento più del XIX secolo, ha curato la maggior parte di esecutore sensibile e raffinato) Lodovico mestamente soffuso, mentre la rigorosa pen- delle mostre (e dei cataloghi) allestite a fu un audace sperimentatore, libero com’era nellata macchiaiola si sfalda seguendo i ritmi Castello Pasquini con il contributo della dai parametri di un’educazione accademica. di una musicalità armoniosa. Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Note

1 Arte e storia a Castiglioncello, dall’epoca dei cura di F. Dini, contributi di C. Azeglio Ciampi, 9 Da Fattori a Corcos a Ghiglia. Viaggio pittorico Macchiaioli al Novecento, a cura di F. Dini, Fi- C. Ceccuti, P. Dini, C. Sisi, schede critiche di a Castiglioncello tra Ottocento e Novecento, a renze, Percorsi d’Arte del Tirreno, 2000. R. Campana, Firenze, Polistampa, 2003. cura di F. Dini, contributi di C. Ceccuti, M. D’A- 2 Il mondo di Guido Spadolini. Dipinti, acqueforti, 6 Dai Macchiaioli agli Impressionisti. Il mondo di Zan- mico, schede critiche di S. Bietoletti, R. Cam- fotografie dal 1909 al 1942, a cura di C. Sisi con la domeneghi, a cura di F. Dini, contributi di C.Ceccuti pana, I. Taddei, Milano, Skira, 2008. collaborazione di M.D. Spadolini, Pontedera 2000. e R. Campana, Firenze, Polistampa, 2004. 10 Da Corot ai Macchiaioli al Simbolismo. Nino 3 I Macchiaioli a Castiglioncello: Giuseppe Abba- 7 Da Courbet a Fattori. I principi del vero, a Costa e il paesaggio dell’anima, a cura di F. ti, a cura di F. Dini - C. Sisi, contributi di C. Cec- cura di F. Dini, contributi di C. Ceccuti, P. Dini, Dini - S. Frezzotti, contributi di S. Bietoletti, cuti, P. Dini, Torino, Allemandi, 2001. J-J. Fernier, schede critiche di S. Bietoletti e A. Brisby, R. Campana, C. Ceccuti, R. Leopar- 4 I Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivo- R. Campana, Milano, Skira, 2005. di, P. Nicholls, A. Osti Guerrazzi, M. Piccioni, luzione artistica 1861/1869, a cura di F. Dini, 8 Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti del- D. Robbins, C. Sisi, Milano, Skira, 2009. contributi di N. Broude, C. Ceccuti, C. Del la Belle Epoque, a cura di F. Dini, contributi 11 I Tommasi, pittori in Toscana dopo la macchia, a Bravo, P. Dini, schede critiche di S. Bietoletti e di A. Beretta Anguissola, C. Ceccuti, P. Dini, cura di F. Dini, contributi di S. Bietoletti, R. Cam- R. Campana, Firenze, Polistampa, 2002. P. Howard-Johnston, schede critiche di S. Bie- pana, E. Querci, T. Arrigoni, Milano, Skira, 2011. 5 Silvestro Lega. Dal Bellariva al Gabbro, a toletti e R. Campana, Milano, Skira, 2006.

109 A sinistra dall’alto: Il mondo di Guido Spadolini. Dipinti, acqueforti, fotografie dal 1909 al 1942 Castiglioncello, Castello Pasquini, 24 giugno-29 ottobre 2000 - catalogo della mostra

I Macchiaioli a Castiglioncello. Giuseppe Abbati (1836-1868) Castiglioncello, Castello Pasquini, 14 luglio-14 ottobre 2001 - catalogo della mostra

I Macchiaioli. Opere e protagonisti di una rivoluzione artistica 1861/1869 Castiglioncello, Castello Pasquini, 20 luglio-20 ottobre 2002 - catalogo della mostra

Silvestro Lega. Da Bellariva al Gabbro Castiglioncello, Castello Pasquini, 19 luglio-19 ottobre 2003 - catalogo della mostra

Dai Macchiaioli agli Impressionisti. Il mondo di Zandomeneghi Castiglioncello, Castello Pasquini, 17 luglio-31 ottobre 2004 - catalogo della mostra

A destra dall’alto: Da Courbet a Fattori. I principi del vero Castiglioncello, Castello Pasquini, 16 luglio-1 novembre 2005 - catalogo della mostra

Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti della Belle Époque Castiglioncello, Castello Pasquini, 7 luglio-12 novembre 2006 - catalogo della mostra

Da Fattori a Corcos a Ghiglia. Viaggio pittorico a Castiglioncello tra ’800 e ’900 Castiglioncello, Castello Pasquini, 20 luglio-2 novembre 2008 - catalogo della mostra

Da Corot ai Macchiaioli al Simbolismo. Nino Costa e il paesaggio dell’anima Castiglioncello, Castello Pasquini, 19 luglio-1° novembre 2009 - catalogo della mostra

I Tommasi, pittori in Toscana dopo la macchia Castiglioncello, Castello Pasquini, 23 luglio-2 ottobre 2011 - catalogo della mostra

110 16 Le mostre di Collesalvetti: un progetto nel nome dei Servolini

Francesca Cagianelli

111 Il programma culturale avviato fin dal 2008 ressata al novecentismo tarriniano piuttosto giana, come emblematiche della complessa dall’Amministrazione Comunale di Collesal- che alla sua verve caricaturale, vuoi per la personalità tarriniana. vetti si è concretato in una densa sequenza vulgata di un mancato aggiornamento degli In un articolo apparso sul “Telegrafo” del 21 espositiva, accompagnata dal sostegno del- artisti del Gruppo Labronico, all’unanimità agosto 1919 dedicato alla Mostra d’arte li- la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, tacciati di uno scarso impeto di autonomia vornese di quell’anno Gino Cipriani non esita durante la quale il nome dei Servolini è stato espressiva e semmai ricondotti a una spesso a tracciare un’asse tra le “simpatiche scul- oggetto di ricognizione prolungata, a parti- non creativa filiazione fattoriana. ture in legno” di Tarrini, in particolare quelle re dalla mostra Luigi Servolini da Urbino a Personalità invece complessa si mostra intitolate a Benvenuto Benvenuti e Ulvi Lie- Cirene: i luoghi dell’anima, fino a quella del quella dello scultore livornese, proprio per- gi, e le avanguardie nordiche, visto che tali Primitivismo in bianco e nero, per poi esten- ché non riducibile a stereotipi stilistici: basti sculture appaiono una “diretta derivazione dersi al sondaggio di tutti quei pittori-inciso- pensare, a parte la produzione grafica, riva- di quelle del nordico Axel Petersshon (sic)”. ri livornesi e toscani che intrattennero, dap- lutata per la prima volta nell’occasione colli- Grazie a tali notizie, finora mai riscontrate prima con Carlo, e quindi con Luigi Servolini, giana, il duplice binario della statuaria sacra dalla critica d’arte, si è in grado per la pri- un rapporto dialettico, spesso contradittorio, e allegorica in stile Novecento da una parte e ma volta di ricostruire in ambito livornese ma comunque carico di implicazioni ai fini quella dell’intaglio ligneo di derivazione arti- percorsi culturali di ambito internazionale, di dispiegare un quadro finalmente veritiero giana e piglio caricaturale dall’altro. destinati a confermare un indubbio ed esclu- della vitalità culturale e artistica di quel cru- Intendendo sfuggire a tali equivoci, ci si è sivo rapporto tra la Livorno del primo Nove- ciale cinquantennio che segna in Toscana la concentrati a orchestrare un percorso espo- cento e le avanguardie del Nord Europa. fuoriuscita dalla macchia. sitivo volto a definire le coordinate inequi- A voler quindi sondare le saporose carica- Dal 2009, anno della rievocazione di Cesa- vocabilmente europee dell’artista, ribadite ture tarriniane con habitus meno labronico, re Tarrini, attraverso un inedito percorso di dal ritratto giovanile di Pietro Mascagni, davvero letterale risulta il riferimento allo sculture, disegni e incisioni, pubblicati nella realizzato nel 1907, esemplificativo di una svedese Axel Petersson (1868-1925), specia- collana “I Quaderni della Pinacoteca Servo- vocazione artistica fondata senz’altro su una lizzato in “whittling e carving”, tecnica di in- lini”, si è giunti quindi, nel 2010, alla cele- tradizione artigiana memore delle antiche taglio ligneo particolarmente diffuso nei Pa- brazione di Gastone Razzaguta in occasione botteghe rinascimentali, ma anche motiva- esi Bassi. Se si pensa che Petersson riceveva del 90° del Gruppo Labronico, fino alla tappa ta dall’anelito alla modernità, quasi plateale a sua volta il massimo gradimento dal noto culminante della riscoperta di Giovanni Zan- negli ammiccamenti Liberty introdotti nella scultore e scrittore svedese Albert Engström nacchini, nel 2011, per poi procedere, come cornice. che proprio ai diseredati e agli alcolizzati vedremo, nel 2012 con il progetto “Pinacote- Non deve quindi stupire l’intesa intercorsa dedicava gran parte del suo vignettismo, si ca Sotto Torchio” e la mostra dedicata alla tra Tarrini con quel Leonardo Bistolfi che trae conferma del serbatorio nordico attinto xilografia italiana, verso un’ampia ricogni- in ambito scultoreo doveva segnare uno dei da Tarrini. zione delle più significative vicende dell’in- passaggi fondamentali della cultura Liberty Tappe fondamentali della produzione cari- cisione italiana dal Novecento alla contem- in Italia, intesa attestata tra l’altro da due let- caturale tarriniana restano alcune statuette poraneità. tere datate 1925, conservate presso l’archivio in legno: Nomellini, Mascagni, l’Ubriaco, degli eredi. il Teppista, l’Idiota, presentate alla prima Seguendo le orme del bistolfismo di Tarrini, rassegna del Gruppo Labronico del 1920: in Scultura e grafica di Cesare Tarrini: tra venato di linearismi liberty e di intense con- esse appariva evidente quella sollecitazione grottesco e misticismo notazioni ideali, si intende indicare nell’e- verso il grottesco che trovava saporose con- pisodio de Il Veggente (Leonardo), esposto cordanze, come si è visto, con le avanguardie Non è un caso che sia Luigi Servolini a rico- alla personale dell’artista allestita nel 1927 nordiche, allora mediate a Livorno dalla pre- struisce le sorti di Tarrini nello studio del- a “Bottega d’Arte”, uno snodo cruciale, non senza di personalità quali il belga Charles lo scultore Umberto Fioravanti, al fianco di solo per quanto riguarda la partecipazio- Doudelet. Ferruccio Rontini, proprio sotto gli auspici ne a quel clima idealista riconducibile allo Nell’ambito di un tale filone Tarrini non resta del padre Carlo Servolini, a sigillare inediti slancio leonardesco trionfante nei circuiti davvero isolato, anzi è sufficiente anche un sodalizi, da riproporre per un responsabile fiorentini dal primo decennio del Novecento, rapido raffronto con altri esponenti livornesi vaglio critico del ventennio labronico. all’epoca cioè della notissima rivista “Leo- dapprima presenti nelle fila del Caffè Bardi e La mostra e il quaderno ed essa dedicata nardo”, ma soprattutto in merito a quel culto successivamente confluiti nel Gruppo Labro- sono stati l’occasione per ripercorrere sin- dell’antico, che proprio nell’indagine fisio- nico, per ritrovare congiunzioni addirittura teticamente la vocazione caricaturale di Tar- gnomica del maestro di Vinci trovava moti- letterali: i derelitti e gli ubriachi di Gastone rini, quella a nostro avviso che consente di vazioni espressive di indubbia drammaticità, Razzaguta appaiono infatti strettamente im- ricondurre lo scultore a un serbatoio visivo fino addirittura alle soglie del grottesco e parentati con le statuette tarriniane. di circuitazione internazionale, finora mai della caricatura. evidenziato, vuoi per l’impostazione unilate- Ed eccoci giunti al capitolo delle caricature, rale della critica coeva, preferibilmente inte- quelle appunto rivalutate nella mostra colli-

112 Le mostre di Collesalvetti: un progetto nel nome dei Servolini

Il dovere di storicizzare Gastone di quella complessa temperie culturale vi- fisiognomica aberrante, di sapore goyesco, Razzaguta: una rilettura dei primi gente nella Livorno dei primi due decenni del estrapolata dal bacino delle avanguardie ibe- cinquant’anni del Novecento Labronico Novecento, culminante nell’evento mediati- riche, in particolare da Ignacio Zuloaga. co dell’Esposizione “Pro-Soldato” del 1917. Lungi dal voler relegare le scarse testimonian- La mostra Gastone Razzaguta 1890-1950. Percorrono tale temperie sommovimenti ze pittoriche e grafiche dell’artista nell’ambito Una coscienza critica tra il Caffè Bardi e Il simbolisti coordinati dal belga Charles Dou- di un impegno caricaturale di marca verna- Gruppo Labronico, ideata nell’occasione del delet, divulgatore a Livorno del movimento colare, si ribadisce in catalogo la necessità di 90° del Gruppo Labronico, ha riportato alla Rose+Croix nei circuiti del Caffè Bardi. svincolare la sua produzione da un contesto luce circa trenta opere pittoriche e grafiche La predilezione verso ambienti e tipologie vincolatamente municipalistico, ripercorren- in larga parte inedite, conservate nelle fino- malavitose si esplicita attraverso un’inclina- done certe tappe espositive di caratura na- ra disperse collezioni degli eredi, oltre che zione caricaturale, spesso ai limiti del grotte- zionale, in particolare Milano e Roma, come presso il Museo Civico Giovanni Fattori e la sco, che consentì all’artista di declinare tale possibili fonti di aggiornamento stilistico. Camera di Commercio di Livorno. speciale iconografia con uno stile personalis- Documentato quanto ragionato si profila l’in- Marginalizzato dalla critica in relazione al simo e impressionante, non digiuno di quella quadramento storico, finalmente distante da suo impegno pittorico e grafico, l’artista era sopravvissuto finora nell’immaginario labro- nico quasi esclusivamente grazie al più noto compendio storiograficoVirtù degli artisti la- bronici (Livorno 1943), sorta di bilancio retro- spettivo di una stagione artistica altrimenti condivisa in veste di militante. Il percorso espositivo allestito alla Pinacote- ca “Carlo Servolini” di Collesalvetti ha privi- legiato proprio quella scissione creativa tra un’alba di moderna espressività rischiarata dalle avanguardie e una maturità ormai con- sapevole di mutate potenzialità e inevitabili avvicendamenti. La necessità di una storicizzazione del Livor- nese è ampiamente sostenuta nel saggio re- datto da chi scrive, a supporto del quale giun- gono le numerose acquisizioni iconografiche pubblicate in catalogo, a partire dal cospicuo corpus di opere riportate alla luce grazie alla scoperta delle lastre di Bruno Miniati rinvenute nell’archivio degli eredi, per finire con la pubblicazione di un taccuino inedito, conservato anch’esso presso la famiglia, de- finitivamente illuminante circa la sua prassi disegnativa e il suo talento caricaturale. Partendo dalla testimonianza di osservatori autorevoli del panorama artistico italiano, quali Piero Scarpa e Umberto Nebbia, deter- minati a enfatizzare indiscriminatamente la componente drammatica delle deformazioni razzagutiane, si è inteso da parte nostra pro- cedere a una più circostanziata ricognizione

Gastone Razzaguta Miseria, 1917 tecnica mista su cartone, cm 63x63 Collezione privata

113 Gastone Razzaguta Malinconia vita tua vita mia, 1923 olio su cartone, cm 73x62 Collezione privata

Nella pagina accanto: Eugenio Caprini Piazza Vittorio Emanuele, 1919 olio su tela, cm 55x65 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

co, alcuni inediti figurini di moda, partecipi di quell’eleganza sintetica del tratto disegna- tivo che è all’origine dell’elaborazione del pannello del Caffè Bardi, L’offerta del caffè. Di quest’ultimo viene proposto in catalogo uno studio, anch’esso inedito, di dichiarata filiazione secessionista, racchiuso tra le pa- gine del già citato taccuino, garanzia di un talento grafico a tratti addirittura competitivo con la grazia piccante di un Leonetto Cap- piello. Sono tuttavia alcune delle opere pittoriche proposte in mostra, ascrivibili entro la fine degli anni Dieci, a confermare come, dopo l’esordio caricaturale in chiave Art Nou- veau, sopraggiungano ben presto nell’iter razzagutiano umori più complessi, mutuati dall’osservatorio delle esposizioni nazionali. Costituisce dunque una delle più sostanzio- se novità scientifiche afferenti al catalogo della mostra, l’aver inscritto Razzaguta in quel clima di intensa riflessione sulle avan- guardie iberiche e i loro capostipiti, valga per tutti Ignacio Zuloaga, acclamato da Vittorio Pica quale modernissimo interprete dei ma- estri del Seicento e Settecento spagnolo, in particolare Greco e Goya, proprio in quanto propenso a privilegiarne “gli aspetti tetri e grandiosi e i tipi tragici violenti e malsani”. Certi che il 1917 coincida con i vertici speri- mentali di Razzaguta, si è inteso approfondire in catalogo, secondo quanto appena accen- tentazioni leggendarie, degli esordi di Raz- A conferma dell’emancipazione dell’artista, nato, il capitolo relativo all’Esposizione d’Arte zaguta nell’ambito del Caffè Bardi, quando fin da questi frangenti, giunge, sul versan- “Pro-Soldato”, allestita a Livorno nel 1917, e il letterato Gustavo Pierotti Della Sanguigna te documentario, la testimonianza di una destinata a scatenare il dibattito relativo all’ex- lo definirà icasticamente quale “spirito di lettera datata 1914, riscoperta da chi scrive ploit simbolista sulla scena artistica labronica. sferza e di ironia, gustosissimo novellatore presso il Fondo Natali conservato al Museo Proprio sulla deformazione espressiva per- di commedie umane, derisore di passioni, Civico Giovanni Fattori, che dispiega come seguita da alcuni artisti livornesi, quali in parodista impenitente, che saltella sopra palcoscenico di riferimento del Livornese particolare Razzaguta e Renato Natali, si i sentimenti e le tragedie con la danza del una Parigi agognata quale meta privilegiata pronunciano infatti critici quali Mario Rosati, sarcasmo spensierato”. di relazioni e opportunità, e, sul piano stilisti- determinati a rinvenirne il nesso con la diffu-

114 Le mostre di Collesalvetti: un progetto nel nome dei Servolini sione del verbo rosacrociano a Livorno dietro rogarsi riguardo a un’impossibile fortuna e templandovi, tra l’altro, la presenza di Vittore la regia internazionale di Charles Doudelet, all’illusorietà delle proprie ambizioni. Grubicy, il cui ormai noto ruolo di divulgazio- colto e raffinato artista belga che nel primo ne della tecnica divisionista a Livorno offre decennio del Novecento gioca in città un ruo- l’occasione per riflessioni programmatiche lo fondamentale nella duplice veste di stu- Il fascino del notturno. Dipinti dalla proprio in fatto di modalità di rappresenta- dioso e critico, oltre che di pittore e incisore. collezione della Fondazione Cassa di zione del notturno. Per la prima volta il tema delle risse popola- Risparmi di Livorno Tra gli obiettivi della mostra vi era comunque ri e degli angiporti di aura malavitosa, ricor- la determinazione a celebrare ancora una rente in particolare nella produzione di certi Realizzata nel settembre-ottobre 2011, la volta la personalità di Carlo Servolini, che frequentatori dell’ormai storico Caffè Bardi, mostra dal titolo Il fascino del notturno, pro- all’epoca della sua pur marginale frequenta- viene inquadrato criticamente in termini mossa dal Comune di Collesalvetti, ha costi- zione del Caffè Bardi predilesse il linguaggio non vernacolari, anzi strettamente congiunti tuito un’opportunità per sondare un’inedita delle ombre come funzionale alla traduzione di alle ragioni spirituali, e finanche esoteriche, tematica attraverso un percorso espositivo un universo espressivo incline alla poesia e al inerenti l’iconografia rosacrociana, basti costruito esclusivamente con opere prove- simbolo, tanto nell’avventurarsi tra le plaghe di pensare che la critica inneggia all’opera di nienti dalla collezione della Fondazione Cas- Tombolo e Bocca d’Arno, quanto nel proiettarsi Razzaguta, Gargotta, proprio in quanto rite- sa di Risparmi di Livorno. nelle più lugubri saghe del conflitto bellico. nuta “un quadro più complesso di figure e di Se fino a oggi la critica si è dilungata nell’in- Si pone quale testimonianza non episodica il sentimenti”, dove la vena caricaturale cede dagare le suggestioni del notturno quasi dipinto conservato nella Pinacoteca Servoli- il posto a un irresistibile vortice emotivo, al esclusivamente con riferimento all’arte anti- ni, Fontana della villa, riproposto in quest’oc- punto che “ogni faccia presenta una notevole ca (vedi ad esempio Notturno sublime. Seba- casione quale inclunabolo espositivo, con ri- efficacia d’espressione; uomini, vecchie, fan- stiano Del Piombo e Michelangelo nella Pie- ferimento alla sua visionaria temperie lunare ciulli: tutti hanno, dentro quelle linee che li tà di Viterbo, Viterbo 2004), la fortuna della ricondotta pur sempre, per via dell’istante deforma con sottile malizia, una desolante, tematica notturnista al tempo del moderno amoroso, a più consueti registri narrativi. ma particolare spiritualità”. resta ancora priva di bibliografia, tranne che Sono quindi stati selezionati, proprio in La seconda parte del percorso espositivo è de- con questa mostra si è inteso concentrarsi omaggio al documento servoliniano, dodici dicata alla maturità di Razzaguta, ormai con- sugli scenari del Novecento Labronico, con- importanti dipinti provenienti dalla collezione clamato protagonista del Gruppo Labronico, progressivamente responsabilizzato in veste di Segretario, ma anche e soprattutto con- sapevole delle mutate vicende artistiche cit- tadine, distanti dagli originari slanci visionari propri dell’irripetibile epopea del Caffè Bardi. Si è voluto dunque individuare nell’opera Malinconia, esposta alla Biennale di Venezia del 1924, l’effettivo discrimine tra gli isolati esiti razzagutiani e l’intero corso della coeva arte labronica, ma, in particolare, rispetto alla frenetica festività esibita nelle figurazio- ni sempre più folkloristiche di Natali. D’ora in avanti, consapevole di procedere verso un registro espressivo di sempre più scarsa potenzialità comunicativa, l’artista tenterà dapprima insolite sovrabbondanze descrittive, indulgendo in compiacimenti cromatici scarsamente congeniali alla sua proverbiale vocazione drammatica, per poi giungere a un programmatico silenzio. Resta affidato al capolavoro ritrovato de I carcerati, distante ormai da ogni inclinazio- ne tragica, grazie alla sferzante ironia adot- tata nell’autorappresentazione, il bilancio relativo alla conclusione della stagione au- rea del Novecento a Livorno: sono infatti gli artisti livornesi che sfilano in catene a inter-

115 della Fondazione Cassa di Risparmi di Livor- Emanuele di Eugenio Caprini (1919), Plenilunio zione incisoria, successivamente affiancata no, destinati a tracciare una prima ricognizio- di Gino Romiti (1920), Il Mulino o La ruota del dall’impegno acquarellistico e pittorico. ne di quell’universo notturno, declinato nel mulino di Benvenuto Benvenuti, Pineta all’Ar- La scelta di un palcoscenico espositivo quale corso del XX secolo in diversi, spesso com- denza – Notturno di Renato Natali, scaturite la Pinacoteca colligiana è stata motivata da plementari ma anche talvolta assolutamente complessivamente da una meditazione, risol- ragioni scientifiche e strategiche, visto che autonomi, registri stilistici, quasi sempre, co- ta da ciascuno in piena autonomia linguistica, lo storico e documentato rapporto con Carlo munque, con l’obiettivo di prolungare le am- sulle implicazioni notturne di un paesaggio Servolini offre il pretesto per scandagliare bizioni espressive in ambito non naturalistico. trasformatosi in occasione simbolica. tutta una generazione di personalità rimos- Ad inaugurare il percorso espositivo colligia- se dalla storia e che invece contribuirono in no sono stati posti ovviamente i due capola- Toscana all’affermazione di nuovi linguaggi vori di Grubicy, Marinaio con scimmia e cane Alla scoperta di Giovanni Zannacchini alternativi alle propaggini macchiaiole. (1885) e Raccolta del fieno. Crespuscolo tra gusto dei Primitivi e cromie La mostra e il catalogo dedicati a Zannac- (Valle di Scalve) (1889), non solo per la loro giapponiste chini sono stati articolati sulla base di un primogenitura, ma soprattutto per l’abbrivio intendimento programmatico, quello cioè di offerto a speculazioni tecniche destinate a A distanza di circa mezzo secolo di rimozione inquadrare l’artista per la prima volta non trasporre nella densità della tessitura cro- critica la mostra Giovanni Zannacchini. Sin- sotto le abusate spoglie di un epigono del matica, brividi di emozione stratificati lungo tesi e modernità del Novecento Labronico, macchiaiolismo, bensì come un consapevole un arco cronologico dilatato infinitamente, promossa dall’Amministrazione Comunale interprete del Novecento Italiano. entro il quale si fondono armonie diurne e di Collesalvetti con il contributo della Fon- Accedere ai segreti della poliedrica produ- presentimenti notturni. dazione Cassa di Risparmi di Livorno, ha zione di Zannacchini nelle sale del museo A coronamento di tale alveo divisionista deli- consentito di riscoprire attraverso sessanta colligiano significa acquisire consapevolezza neano un quadro inedito delle possibilità tec- opere pittoriche e grafiche in larga parte ine- dell’emblematico chiaroscuro derivante dal niche e stilistiche scaturite dalle rivoluzioni ot- dite il profilo espressivo di un artista com- raffronto tra la personalità di quest’ultimo e tiche ottocentesche opere quali Piazza Vittorio plesso proprio per la sua originaria produ- quella del suo antagonista, Carlo Servolini:

116 Le mostre di Collesalvetti: un progetto nel nome dei Servolini da una parte l’energico protagonista, dal- propenso a un’originale rivisitazione delle Nella pagina accanto: le fila del “Gruppo Labronico”, di un nuovo mode giapponiste. Gino Romiti fronte linguistico, determinato a esprimere Tra le ambizioni della mostra risiede innan- Plenilunio velato, 1920 ca. nuove sintesi disegnative, immediatamente zitutto la determinazione nell’asserire, con olio su tela, cm 50x40 ricondubili al Novecento Italiano; dall’altra dovizia di annotazioni e riscontri, quel salto Collezione Fondazione Cassa di Risparmi la vocazione intimista di chi preferiva asse- espressivo verso l’applicazione pittorica che di Livorno starsi su una formula luminosa vagamente l’artista intese affrontare alle soglie degli innovativa, in linea con i suggerimenti di un anni Venti, senza trarre profitto dagli impasti Benvenuto Benvenuti caposcuola quale Guglielmo Micheli. della tradizione ottocentesca, ma semmai Il mulino, 1925 ca. Ci è sembrato doveroso insistere poi nella scivolando verso tenere accordature da af- olio su tela, cm 69x56 riproposizione di certa produzione acqua- fresco primitivo. Collezione Fondazione Cassa di Risparmi rellistica, consistente in elaborate, quanto Se tuttavia di un primato Zannacchini riusci- di Livorno raffinatissime tecniche miste, dove la robu- rà a godere, sarà quello tributatogli in sede sta tessitura grafica, risultante dal sapiente incisoria: si tratta di un omaggio accordato Sotto: utilizzo della china o del carboncino, appare dalla critica coeva proprio ai traguardi cro- Giovanni Zannacchini Cancello di villa (Villa con bandiera), 1938 mitigata da delicate e aristocratiche nuan- matici tipici della produzione in bianco e olio su cartone, cm 50x69,5 ces di acquerello, che garantiscono circa nero del Livornese, ma che certamente in Collezione Fondazione Cassa di Risparmi l’aggiornamento internazionale dell’artista, rapporto alla branca degli acquarelli svette- di Livorno

117 Giovanni Zannacchini Porto o Nave in cantiere acquaforte su carta, mm 230x304 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Nella pagina accanto: Luigi Servolini Le comari, 1934 xilografia, mm 334x300 Collezione privata

rà all’apice del gradimento per la semplicità sis Deo, a testimoniare l’impegno prodigato assunti di Riccardo Marchi, che in margine di una tecnica pressoché scheletrica, me- dall’artista, al fianco di altri Livornesi, quali alla personale allestita a “Bottega d’Arte” more dell’eleganza dei giapponesi, laddove Carlo e Luigi Servolini, Irma Pavone Grotta, nel 1933 intende restituire la parabola sti- il ricorso all’inchiostro di china giunge fino Cesare Tarrini, sul terreno della rinascita listica dell’artista in un quadro nazionale di all’emulazione di morbidezze da pastello. dell’arte sacra nei termini di una visione co- aggiornamenti novecentisti. Tra le indubbie suggestioni dispiegate nel struttiva di tenore primitivista, nonché di uno L’obiettivo primario della mostra e del ca- percorso espositivo spicca l’invito realizza- spiritualismo attualizzato di umori simbolici talogo può infine riassumersi nella cancel- to dall’artista per la Mostra Nippo-Cinese sulla scia della composita cultura nordica di lazione dell’equivoco annoso di una biforca- allestita presso “Bottega d’Arte” nel 1925, Charles Doudelet, la cui preziosa edizione zione tra l’esito pittorico, inficiato a giudizio nell’occasione della quale vennero selezio- dei Fioretti, pubblicata nel 1923 dall’edito- della critica da una narrazione spesso trop- nati bronzi, maioliche, ricami, cuoi, vasi, tap- re folignate Filippo Argentieri, rifulgeva nel po insistentemente dettagliata, e la scabra peti e, non ultimo, stampe, provenienti dalla contesto delle centinaia di lussuosi esem- linearità del reparto incisorio; nel ribadire Galleria Pesaro di Milano e dalla collezione plari pubblicati nei frangenti delle celebra- infine una scelta, quella di Zannacchini, per di Ulvi Liegi, mentre in catalogo Luigi Ser- zioni francescane. un registro didascalico di lirica rievocazione volini, tra i più consapevoli cultori della xilo- Da una parte il percorso espositivo, dall’altra dei Primitivi, dove la semplificazione dise- grafia giapponese nel ventennio divulgava le il saggio monografico in catalogo, eviden- gnativa e l’ingenuità cromatica intendevano tappe della diffusione del “giapponesismo” ziano come, solo in data 1931, in coinciden- concorrere alla costruzione del paesaggio in Italia, con riferimento ai colori “smaglian- za cioè con la prima edizione della Mostra moderno, affidandosi alla rievocazione sor- ti” adottati nel procedimento incisorio. d’Arte organizzata presso i Bagni Pancaldi, la giva di un’epica antica. Nell’ambito di tale percorso acquista parti- fisionomia di Zannacchini sembra finalmen- Si è inteso pertanto rinvenire la maturi- colare rilevanza il reparto grafico e acqua- te recepita dal pubblico e dalla critica anche tà espressiva dell’artista proprio nella sua rellistico riservato all’iconografia sacra, con riferimento alla sua produzione pitto- capacità di affrancarsi da quel virtuosismo testimonianza della fervida partecipazione rica, sempre più ricondotta a una maniera grafico egregiamente appreso in sede di tiro- dell’artista alla temperie culturale diffusa decorativa da freschista due-trecentesco, in- cinio artigianale, per “divenire pittore libero a Livorno in occasione della Mostra Fran- somma, un “modernissimo” con “tendenze del suo estro”. cescana del 1926: una scabra costruttività di Primitivo”: sembra di scorgere le radici di fungeva in quest’occasione da ricapitolazio- tale poetica in un’opera inedita quale Litora- ne delle tappe cruciali di un cristianesimo le livornese (1931), presentata alla Biennale ricondotto alle sue più sorgive motivazioni: di Venezia del 1932. sono alcune significative incisioni inedite Il ragionamento critico accolto in questa quali Sul Calvario, Natività, Gloria in excel- sede si assesta quindi definitivamente sugli

118 Le mostre di Collesalvetti: un progetto nel nome dei Servolini

Pinacoteca Sotto Torchio: dalla mostra storico e linguistico di Carlo e Luigi Servolini. ci, da Henry Moore, presente con capisaldi Gli incisori del Bisonte tra la Toscana e Grazie alla disponibilità de “Il Bisonte” è sta- ormai storicizzati quali Reclining Figure (ac- l’Europa a La mostra dei Borsisti to allestito all’interno della Pinacoteca un quaforte e acquatinta a tre colori, 1979) e An- torchio a stella manuale, di marca Bendini, tonio Corpora, rappresentato da Il circo, ese- Il programma “Pinacoteca sotto Torchio” si è il primo piccolo torchio storico della nota guito nel 1965 per la cartella promossa da svolto nell’ambito del progetto promosso dal stamperia, la cui vocazione è notoriamente Carlo Ludovico Ragghianti, fino allo stesso Comune di Collesalvetti, dalla Fondazione quella di divulgare l’arte dell’incisione non Rodolfo Ceccotti, direttore della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno e dalla Fonda- solo attraverso l’insegnamento, ma anche Il Bisonte e protagonista del progetto cul- zione d’Arte Il Bisonte per lo studio dell’Arte tramite l’organizzazione di mostre temati- turale “Pinacoteca Sotto Torchio”, presente Grafica, relativo alle Borse di Studio destina- che. con l’opera Nuvole attraverso i rami (acqua- te ai giovani allievi de “Il Bisonte”, provenien- A conclusione del progetto colligiano l’Am- forte e acquatinta a due colori, 1999); dall’al- ti dalla Provincia di Livorno, per concludersi ministrazione Comunale ha accolto nei locali tra, in un flusso espositivo di ideale continu- con l’allestimento della mostra dei Borsisti della Pinacoteca la mostra Gli incisori del ità, le sperimentazioni dei giovani Borsisti, nelle sale della Pinacoteca Servolini. Bisonte tra la Toscana e l’Europa, dedicata a comunicare il messaggio di una rinnovata Destinato a un pubblico trasversale, dai gio- alla grafica dei maestri, da Leonardo Cremo- idealità delle tecniche incisorie. vani studenti agli appassionati della grafica, nini a Carlo Levi, da Antonio Corpora a Henry il progetto “Pinacoteca sotto Torchio” ha Moore, seguita dalla rassegna conclusiva consistito nella focalizzazione dei principali dal titolo Giovani incisori del Bisonte. Una La xilografia italiana. Dalla mostra procedimenti grafici sotto la guida di esperti selezione dell’opera grafica dei Borsisti del- internazionale di xilografia di Levanto formati dal Bisonte, così come in lezioni di la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno. a oggi 1912-2012: i capolavori de approfondimento scientifico legate al ruolo Da una parte, quindi, sfilano i maestri stori- “L’Eroica” da Adolfo De Carolis a Luigi Servolini

L’edizione colligiana dell’importante mostra La xilografia italiana. Dalla mostra interna- zionale di xilografia di Levanto a oggi 1912- 2012, promossa dall’Istituzione per i Servizi Culturali del Comune della Spezia, in col- laborazione con il Comune di Collesalvetti, il Comune di Finale Ligure e l’Associazione c.f.p. “E. Fassicomo” Scuola Grafica Geno- vese, con il sostegno di Banca Carispezia Crédit Agricol e Fondazione Cassa di Rispar- mi di Livorno, ha offerto al pubblico tosca- no un percorso espositivo personalizzato di quaranta opere selezionate nell’ambito delle rassegne di Finale Ligure e della Spezia, con l’aggiunta di un nucleo di quindici xilografie di Luigi Servolini provenienti dalla collezio- ne della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno. Per la prima volta nel panorama espositivo italiano si assiste a un serrato confronto tra il talento incisorio di Luigi Servolini da una parte e la complessa parabola creativa dei padri della xilografia italiana, dall’altra: da Adolfo De Carolis a Gino Barbieri, da Ettore di Giorgio a Benvenuto Disertori, da Emi- lio Mantelli a Guido Marussig, da Francesco Nonni a Antonello Moroni. Sfilano dunque, in una sequenza di impareggiabile suggestione, i ritratti neorinascimentali di Luigi Servolini, le sue paludi vibranti di luci lunari, i suoi vico- li pervasi di lirica solitudine, ma anche certe

119 vedute urbane purgate di frammenti di narra- attraverso la riaffermazione della voce del zione, a testimonianza di una determinazione legno e il regno incontrato dell’assolutezza sintetica ormai definitivamente novecente- del bianco e nero. sca, accanto alle composizioni platealmente In relazione alla destinazione colligiana si neomichelangiolesche di Adolfo De Carolis, è inteso circoscrivere e insieme sviluppare l’interprete magistrale del Notturno dannun- adeguatamente il capitolo de “L’Eroica”, si- ziano, ma anche l’artefice di quell’incunabolo glato dai livornesi Luigi Servolini e Antonio degli Ornamenti per la Figlia di Jorio, la cui Antony de Witt: al loro fianco, e con ogni pro- stringata modalità costruttiva dispiega le ra- babilità in stretta collaborazione, si pone il gioni del sintetismo novecentesco. belga Charles Doudelet, forse uno dei mag- Realizzata nel centenario della mostra di Le- giori artefici di quel codice primitivistico in- vanto, la rassegna ospitata alla Pinacoteca gentilito da ricami preraffaelliti. Servolini è l’occasione per ripercorre i pro- Cooptato da Ettore Cozzani, Doudelet as- tagonisti e i fasti della rivista “L’Eroica”, fon- surgerà a collaboratore di prim’ordine della data a La Spezia nel 1911 da Ettore Cozzani rivista spezzina, dapprima in quanto profon- e Franco Oliva, trasferita a Milano nel 1919 e damente legato a De Carolis in rapporto ai conclusasi nel 1944. circuiti dell’illustrazione libraria fiorentina, Dopo le pulsioni liberty e déco di Francesco in seguito perché partecipe negli anni Venti Nonni, le pulsazioni pascoliane e dannun- di quel progetto di rinascita xilografica nel ziane di Gino Barbieri, seguite dalla conver- segno dei Primitivi, che provoca in Toscana sione maturata all’ombra del primo conflitto l’entusiasmo di Livornesi di eccezione quali mondiale, conseguente alle suggestioni appunto de Witt e Servolini. dell’espressionismo tedesco, e ancora, le Se nella scelta dewittiana da Durer a Hol- testimonianze neocinquecentesche di An- bein e Mantegna si coglie una determinazio- tonello Moroni, successivamente travolto ne verso l’antico progressivamente scandita da un aggiornamento sugli stilemi morri- dall’accensione moderna, sarà soprattutto siani, ecco imporsi, in un controluce entu- Luigi Servolini a segnare la svolta della ri- siasmante, le stringate manifestazioni della vista verso intendimenti di modernità: am- compagine viennese della rivista, a partire miratore dei Giapponesi, saprà divulgarne dall’Angelo Peccatore, ideato dall’architetto i raffinati misteri cromatici in funzione di di fede secessionista e razionalista, Franco rinnovate sintesi xilografiche. Non si può Oliva, dove l’anatomia del nudo risulta subli- non ribadire, in chiusura, come l’indiriz- mata nel gioco filiforme di astratte geome- zo conclusivo de “L’Eroica” coincida con gli trie, fino all’Eva di Felice Casorati, impronta- editti servoliniani, quelli per intendersi, che to a una concezione della nudità femminile scongiurano la tendenza epigonica di marca ormai proiettata verso eccentriche allegorie decarolisiana, per promuovere i protagoni- Gastone Razzaguta 1890-1950. Una memori del decorativismo klimtiano. sti di rinnovati stilemi grafici: tra tutti, Gino coscienza critica tra il Caffè Bardi e il Barbieri, Emilio Mantelli e Antonello Moroni. Si poteva vivere d’altra parte nelle sale del- Gruppo Labronico la Pinacoteca colligiana il fremito di quella Collesalvetti, Pinacoteca Carlo Servolini, scissione, concretatasi tra il 1914 e il 1915, Francesca Cagianelli 6 maggio-29 luglio 2010 - catalogo della quando gli interpreti della rinascita xilogra- Storica dell’arte, conservatrice della mostra fica italiana tornano a reclamare toni di mo- Pinacoteca Carlo Servolini, Collesalvetti, dernità, dopo l’espulsione di De Carolis e dei Presidente Associazione Culturale “Archivi Giovanni Zannacchini 1884-1939. Sintesi e suoi seguaci, responsabili, a giudizio dei fon- e Eventi”, ha curato le mostre (e i cataloghi) modernità del Novecento Labronico datori della rivista, di ammiccamenti liberty allestite alla Pinacoteca Servolini con Collesalvetti, Pinacoteca Carlo Servolini, e di eccessi retorici, deleteri per la nascita il contributo della Fondazione Cassa di 25 novembre 2011-8 marzo 2012 - catalogo di una nuova sintassi grafica, possibile solo Risparmi di Livorno della mostra

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Sergio Rebora

121 La realizzazione della prima esposizione re- fu resa possibile anche attraverso il con- Benvenuto Benvenuti trospettiva dedicata a Benvenuto Benvenuti, tributo della Fondazione Cassa di Rispar- Le vele, 1930-1932 ca. realizzata tra il 4 ottobre 2001 e il 6 gennaio mi di Livorno. Rendere omaggio al pittore, olio su cartone, cm 23,5x40,5 2002 in collaborazione con il Comune di Li- protagonista della intensa stagione del divi- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi vorno e con il MART – Museo d’Arte Moder- sionismo italiano, era un’urgenza avvertita Livorno na e Contemporanea di Trento e Rovereto, particolarmente da parte degli studiosi che

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Oltre che a ripercorre la carriera artistica di Benvenuto Benvenuti dagli esordi tardo macchiaioli alla maniera codificata del- la maturità attraverso una campionatura qualitativamente selezionata di settantotto dipinti a olio e ventidue opere di grafica, il taglio conferito alla rassegna puntava del resto proprio sulla comune dedizione quasi totale alla causa della tecnica divisionista profusa dai due maestri. Ciò fu reso possibile anche in virtù della disponibilità dell’ingente e complesso archivio di Grubicy, conservato con cura estrema proprio da Benvenuti, che del maestro era stato erede universale, e alla morte di quest’ultimo con non minore attenzione e passione dai suoi figli, Vittore ed Ettore Benvenuti. Acquisite dal MART nel 1998 insieme all’archivio di Benvenuti stesso, le preziose carte furono in quella cir- costanza interrogate in profondità da Paola Pettenella, responsabile della Sezione Ar- chivi del MART e da Francesca Velardita, cui era stato affidato l’incarico del loro riordino. In un dialogo serrato tra gli studiosi coinvolti nella realizzazione, la mostra – allestita dap- prima presso le sale del Museo Civico Gio- vanni Fattori di Villa Mimbelli e poi in quelle del Palazzo delle Albere in Trento – evidenziò l’apporto peculiare e inconfondibile dell’ar- tista livornese tentandone una prima con- testualizzazione nell’ambito del dibattito critico del simbolismo in Italia e in Europa. Si può obiettivamente affermare che da quel momento l’operato e il ruolo di Benvenuto Benvenuti sono stati recuperati alla piena conoscenza degli studi, come confermato in due recenti occasioni, la mostra dedicata al divisionismo italiano da Francesca Cagia- nelli e Dario Matteoni a Rovigo2 e l’apertura della rinnovata Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona curata da Paul Nicholls, imperniata proprio sulla valorizza- zione delle opere ispirate a tale tecnica3. Dai contatti intrapresi nel corso della prepa- razione della mostra con Ettore Benvenuti, agevolati dalla calorosa e partecipe collabo- razione di Giuseppe Argentieri, ebbe quasi naturalmente a scaturire una sensibilizza- avevano deciso di farsene promotori, Ga- aveva incontrato sulla propria strada nei zione da parte della Fondazione Cassa di briella Belli e Dario Matteoni, allora rispet- dieci anni circa di studio che precedettero la Risparmi di Livorno nei confronti del cospi- tivamente direttore del MART e assessore realizzazione del catalogo ragionato di Vit- cuo patrimonio culturale ancora conservato alla cultura e ai beni culturali del Comune tore Grubicy De Dragon, come è noto ma- dal figlio dell’artista. Il consistente nucleo di di Livorno. La mostra fu per loro scelta af- estro, mentore e, infine, “padre spirituale” opere di Vittore Grubicy e gli altri pregevoli fidata alla cura di chi scrive, che Benvenuti del giovane livornese1. materiali artistici e documentari inerenti a

123 Benvenuti e ad altri pittori e scultori ancora proprio interlocutore più congeniale in vista dell’amato Grubicy e di circa ottanta suoi di- presenti nella bella casa di Antignano, era- di un affidamento di una parte delle collezio- segni, un compendio dei quali fu, nel dicem- no ormai divenuti oggetto di un sentimento ni di sua proprietà. bre di quello stesso anno, presentato ai livor- di appartenenza affettiva da parte della città Fu con l’intento di assicurarne le migliori nesi nel ridotto del Teatro Goldoni da Renato di Livorno. Dal canto suo, Ettore Benvenuti, condizioni di conservazione e di divulgazio- Miracco, curatore di una successiva pubbli- anziano e privo di discendenza e di eredi di- ne al pubblico che nel 2002 Ettore Benvenuti cazione dedicata all’intero corpus grafico do- retti, stava individuando nella Fondazione il fece dono alla Fondazione di trenta dipinti nato4. A chi scrive fu chiesto invece di curare

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un provvisorio allestimento ragionato dei studio e alle manifestazioni espositive de- dipinti di Grubicy nella sede espositiva delle dicate a Grubicy, al divisionismo e, in linea collezioni della Fondazione: di tale nucleo fa più generale, al simbolismo europeo. Tra parte uno dei capolavori assoluti dell’artista, le prime realizzazioni avvenute in ordine di Nella pagina accanto: quel Lavandaie a Lierna in cui è possibile tempo si devono ricordare la mostra Luce e Vittore Grubicy De Dragon Lavandaie a Lierna, 1887 cogliere consonanze spiccate con le istanze pittura in Italia 1850-1914, svoltasi al Museo olio su tela cm 25,5x60,5 del giapponismo internazionale. Ma le opere Civico Giovanni Fattori a Livorno e alla Esto- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi appartenenti alla Fondazione permettono di rick Collection di Londra a cura di Renato Livorno documentare l’attività dell’artista attraverso Miracco5. i luoghi visitati e trasfigurati in seguito dal La Fondazione fu prestatore di eccellenza in Benvenuto Benvenuti processo di rivisitazione emozionale e pitto- occasione della prima rassegna monografi- Luogo dove riposa Segantini, 1940 c. rica attuato da Grubicy fino alla morte, dai ca dedicata a Vittore Grubicy in tempi mo- olio su cartone, cm 63x100 paesaggi di Anversa a quelli colti a Schilpa- derni, fortemente voluta da Gianni Pizzigoni, Collezione Fondazione Cassa di Risparmi rio e sul Lago di Lecco, da quelli ambientati allora direttore del Museo del Paesaggio di Livorno a Santa Margherita Ligure a quelli, assai nu- Verbania Pallanza, curata da chi scrive e merosi, contemplati e immortalati sulla tela tenutasi nella primavera del 2005 presso la Sotto: a Miazzina, sulle alture del Lago maggiore sede di Palazzo Biumi Innocenti del Museo6. Benvenuto Benvenuti soprastanti Intra. Del percorso delle opere selezionate per la Il Calambrone, 1906 Divenuta depositaria di tale patrimonio, la mostra, scandito da settantadue pezzi tra olio su tavola, cm 20,5x27,5 Fondazione non ha mancato di collaborare cui i principali capolavori dell’artista, faceva- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi da quel momento in avanti alle iniziative di no parte ben tredici dipinti appartenenti alla Livorno

125 Fondazione: Anversa, Anversa o Tramonto, emblematica di cui in tempi recenti si era ha curato il catalogo ragionato dell’opera Neve d’agosto a Schilpario, A Schilpario persa ogni traccia: la monumentale testa in di Vittore Grubicy De Dragon (1995) e la bloccato dalla pioggia, Il raccolto del fieno marmo di Grubicy eseguita da Adolfo Wildt mostra e il catalogo Benvenuto Benvenuti. – Crepuscolo (Valle di Scalve), Lavandaie a per volontà di Benvenuto Benvenuti nel 1922, Dal vero al simbolo 1881-1959 Lierna, Ora triste o Che pace!, Luce da de- a imperitura memoria del venerato maestro. Museo Civico Giovanni Fattori, Villa Mimbelli, stra – L’afa dell’estate sta per tramutarsi in La scultura, che qualsiasi grande museo Livorno, 4 ottobre 2001-6 gennaio 2002 autunno, Caldo tropicale a Santa Margheri- avrebbe desiderato per incrementare qua- ta Ligure, A Santa Margherita Ligure, Dopo litativamente le proprie collezioni, era con- due giorni di nevicata a Miazzina, Sera nel- servata nell’eremo di Antignano, dove, come la valle e La montagna di Premeno. Alcune ricordava Ettore Benvenuti, “la mia cara zia tele tra quelle elencate furono esposte nello Maria Stella (sorella di Benvenuto) tutti gli stesso 2005 a un’altra iniziativa dedicata a anni, in coincidenza dell’anniversario del de- Grubicy dalla Galleria Civica d’Arte Moderna cesso del Maestro, apponeva, direi quasi con di Torino e dal MART, curata da Annie-Paul devozione, ai piedi della splendida scultura Quinsac7. […] un vaso di fiori”8. Nell’ambito della ricordata rassegna dedica- Il prezioso ritratto è stato riproposto nella ta al divisionismo italiano da Francesca Ca- mostra dedicata ad Adolfo Wildt nel 2012 gianelli e da Dario Matteoni nel 2012 Grubicy da Fernando Mazzocca e Paola Mola pres- apriva il percorso con una sala monografica so i Musei San Domenico di Forlì, mostra ricca di tredici pezzi tra cui due provenienti promossa e realizzata da un altro ente par- dalle raccolte della Fondazione: ancora le ticolarmente generoso nei confronti della celeberrime Lavandaie a Lierna e Veduta del cultura, la Fondazione Cassa dei Risparmi Benvenuto Benvenuti. Dal vero al simbolo 9 Lago Maggiore, una tela di grandi dimen- di Forlì . 1881-1959 sioni giunta a Livorno in tempi più recenti. Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, Gli eredi testamentari di Ettore Benvenuti, Sergio Rebora Villa Mimbelli, 4 ottobre 2001-6 gennaio venuto a mancare nel 2011, avevano assicu- Storico dell’arte esperto di arti figurative 2002 - catalogo della mostra rato nel frattempo all’Istituto un’altra opera in Italia tra Ottocento e primo Novecento,

Note

1 Benvenuto Benvenuti. Dal vero al simbolo Cassa di Risparmi di Livorno, 2002; La religio- sionismo, catalogo della mostra (Torino, Civica 1881-1959; catalogo della mostra (Livorno, ne della natura nei disegni di Vittore Grubicy Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, 22 Museo Civico, Villa Mimbelli, 4 ottobre 2001-6 De Dragon. La donazione di Ettore Benvenuti luglio-9 ottobre 2005; Rovereto, MART; Trento, gennaio 2002; Trento, Palazzo delle Albere, 18 alla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, Palazzo delle Albere, 28 ottobre 2005-15 gen- gennaio-24 febbraio 2002), a cura di S. Rebora, catalogo della mostra (Livorno, Museo Civico naio 2006), a cura di A.-P. Quinsac, Milano, Ski- Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2001. Giovanni Fattori, Villa Mimbelli, 21 marzo-23 ra, 2005. 2 F. Cagianelli, Dal dialogo con Giuseppe Pellizza maggio 2004), a cura di R. Miracco, Pontedera, 8 E. Benvenuti, Introduzione, in La religione all’asse Toscana-Lombardia. Fasi inedite della Bandecchi & Vivaldi, 2004. della natura nei disegni di Vittore Grubicy De coscienza divisionista in Toscana, in Il divisio- 5 Luce e pittura in Italia 1850-1914, catalogo Dragon. La donazione di Ettore Benvenuti alla nismo. La luce del moderno, catalogo della della mostra (Livorno, Museo Civico Giovanni Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, ca- mostra (Rovigo, Palazzo Roverella, 25 febbra- Fattori, Villa Mimbelli), a cura di R. Miracco, talogo della mostra (Livorno, Museo Civico io-24 giugno 2012), a cura di F. Cagianelli e D. Milano, Mazzotta, 2003. Giovanni Fattori, Villa Mimbelli, 21 marzo-23 Matteoni, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 6 Vittore Grubicy De Dragon. Poeta del divisio- maggio 2004), a cura di R. Miracco, Pontedera, 2012, pp. 68-89. nismo 1851-1920, catalogo della mostra (Ver- Bandecchi & Vivaldi, 2004, p. 11. 3 Il Divisionismo. Pinacoteca Fondazione Cassa bania Pallanza, Museo del Paesaggio, Palazzo 9 Wildt. L’anima e le forme, catalogo della mostra di Risparmio di Tortona, Milano, Skira, 2012, Biumi Innocenti, 16 aprile-26 giugno 2005), a (Forlì, Musei San Domenico, 28 gennaio-17 giu- pp. 110 (ill), 166, n. 84. cura di S. Rebora, Cinisello Balsamo, Silvana gno 2012), a cura di P. Mola, Cinisello Balsamo, 4 R. Miracco, Disegni ritrovati di Vittore Grubicy Editoriale, 2005. Silvana Editoriale, 2012, pp 210-211, n. 35. De Dragon, Livorno, Edizioni della Fondazione 7 Vittore Grubicy e l’Europa. Alle radici del divi-

126 18 Tasselli di storia dell’arte italiana

Renato Miracco

127 La pittura ha arresti misteriosi e infiniti mondi da portare alla conoscenza. Teso è lo spirito nella prepotente urgenza di dar vita a oscure forze, che agiscono per un’inesauribile ricerca della verità. L’arte è una verità mutevole nel suo divenire; è un impegno morale che vuole completa dedizione per scoprire nuove strade, nuove parole. (Bice Lazzari, 1969)

Mi è stato chiesto, per questo volume, di nel percorso di arricchimento della Fonda- mostra itinerante in giro per il mondo della esprimere, a distanza di anni, alcune consi- zione e della Città. Farnesina, luogo non deputato all’arte ma derazioni, ricordi e valutazioni sulle mostre Un’indagine conoscitiva sulla promozione che dell’arte si fa portatore, e quella della promosse dalla Fondazione Cassa di Rispar- dell’arte italiana nel mondo, merita, di questi Fondazione di Livorno, che diventa centro mi di Livorno che mi hanno visto protagoni- tempi, un’attenta analisi nonché una messa propulsore della conoscenza dell’arte ita- sta, come curatore. a punto di concetti teorici e strumentali tali liana. Devo subito dire che il primo sentimento è da permetterci la decifrazione di nuovi codici Cominciamo innazitutto con l’operazione quello della nostalgia, per eventi così im- interpretativi. Benvenuti-Grubicy de Dragon. portanti per me e per Livorno. Momenti che Ben vengano quindi l’iniziativa della colle- Lo straordinario “corpus” di disegni di Vittore possono facilmente essere definiti “di svolta” zione di arte contemporanea a Roma e della Grubicy de Dragon, donati da Ettore Benve-

128 Tasselli di storia dell’arte italiana nuti, figlio del pittore Benvenuto Benvenuti, alla Fondazione Cassa di Risparmi di Livor- no, ci permette di approfondire ulteriormen- te quel desiderio di sperimentazione lingui- stica, quelle intuizioni innovative ed emotive che fanno del pittore una delle figure chiave nella Storia dell’Arte della fine dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento. A distanza di anni, questa connessione che poteva derivare – ma ancora non c’era – da una conoscenza artistica tra i due artisti all’i- nizio del Novecento, ha acquisito un’impor- tanza sempre maggiore. Durante tutta la sua avventura artistica, sia come critico che come pittore, costante, in- fatti, è in Grubicy il desiderio di spiegazione, di divulgazione delle sue teorie e della pre- cisa funzione educativa del disegno, inteso come “… volontà di apprendere a veder giu- sto, a ricordare quanto si è visto e a dar cor- po al proprio pensiero …”. Accostando i disegni uno all’altro, notiamo come ha saputo associare, in una triango- lazione inedita, lo spazio bidimensionale e

Nella pagina accanto: Vittore Grubicy de Dragon Canale al tramonto matita, biacca e pastelli colorati su cartoncino, cm 33,2x25,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Vittore Grubicy de Dragon Barche sul lago a Varenna matita, carboncino e biacca su cartoncino grigio, cm 18,7x11,0 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

In alto: Vittore Grubicy de Dragon Osteria fiamminga matita, carboncino e inchiostro su cartoncino, cm 13,0x21,7 in basso da sinistra a destra: L’osteria fiamminga dove studiavo dalle 20 alle 22 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

A destra: Toscanini e Grubicy in una foto degli anni Dieci. Mart, Archivio del ’900. Gru.VI.1.30

129 130 Tasselli di storia dell’arte italiana le dimensioni del colore, attributivo di valori luogo da cui osservare la nostra anima e vede- A questo proposito, proprio a distanza di sentimentali e della profondità. re con precisione, che cosa fa, pensa o sente. anni, devo sottolineare la straordinaria di- Qui il pittore si impregnava dei colori della Infatti, mentre il simbolo scientifico abbre- sponibilità di Ettore Benvenuti che ha con- natura e prima ancora di finirlo nello studio via e impoverisce la realtà fornendone una servato per poi donare alla Città, attraverso a casa, vedeva il disegno emergere, vivido di rappresentazione astratta, l’Arte, e in questo la Fondazione, un patrimonio incommensu- colori, ne delineava le forme, sulla tela anco- caso il dipinto, comporta un processo di in- rabile, un anello che mancava alla odierna ra intatta, riuscendo a percepirne la visione tensificazione e concretizzazione della realtà. comprensione di un momento artistico così esatta nel suo insieme e trasmettendola a I personaggi, i luoghi raffigurati sono cattu- complesso e strutturato. chi ascoltava commosso, il suo allievo e ami- rati come elementi di un più vasto mosaico e Quello che accomuna Grubicy e Benvenuti è co Benvenuto Benvenuti, legato a Grubicy da assurgono, alcune volte, a simboli/ emblemi un preciso compito: “catturare” l’emozione un intenso rapporto intellettuale e artistico. che vivono sì una vita propria ma in stretta e imprigionarla per poi regalarla allo spet- Bisogna ricordare che proprio la figura di correlazione con altri. tatore. Grubicy ha acquisito, sempre di più in questi L’opera d’arte è niente altro che la comuni- Come il terapeuta per le anime, gli Artisti ultimi anni, la sua importanza come ponte cazione al mondo esterno di una storia, una sono dunque coloro che curano e custodi- di collegamento tra un “impressionismo” di storia che l’artista, lo Sciamano, il soggetto, scono, che intuiscono un segreto e lo tratten- matrice francese e uno “studio sulla luce” di dona, condivide con lo spettatore. gono, che riconoscono una ferita e la fanno stampo italiano. Secondo la definizione di Edward Casey, germogliare, che portano a galla il rimosso e Non a caso è sicuramente da considerar- un’immagine non è “un contenuto che vedia- gli ridonano la vita: in sostanza, e questo fa- si come uno dei più singolari e importanti mo, ma un modo in cui vediamo.” rebbe molto piacere a James Hillman, sono i studiosi del Divisionismo Italiano, con le sue Un disegno, un dipinto, può così rappresentare servitori dell’anima di quel luogo. particolari mediazioni tra pittura tradiziona- un oggetto del mondo visibile ma può anche Il loro compito diventa, così, creare un’aper- le e impasti cromatici, atti a riprodurre sulla simboleggiare un’idea, una visione del mondo tura immaginativa. tela le variazioni della luce. rappresentato, se non addirittura esprimere lo Nell’antica Grecia, molti “luoghi” erano abi- Il dono dell’immagine consiste nel fornirci un spirito conscio o inconscio dell’artista. tati da dee e dei e gli uomini erano consa- pevoli dello spirito della sensibilità, dell’im- maginazione che vi sovrintendeva e di come corrispondere al luogo in cui ci si trovava. L’anima di un luogo può farci domandare a quale dio sia consacrato quel posto. Prima Grubicy e dopo Benvenuti ci conducono per mano, facendoci riscoprire inizialmente luo- Nella pagina accanto: ghi e sensazioni a loro familiari che diventa- Vittore Grubicy de Dragon no parte di un Incoscio Collettivo. Venezia Strettamente legata all’operazione Grubicy/ pastello su carta, cm 27,6x45,9 Benvenuti è l’operazione, di acquisizione, ef- Collezione Fondazione Cassa fettuata sul patrimonio artistico di Toscanini. di Risparmi di Livorno Mi ricordo quando andai al Lincoln Center di New York per ipotizzare, in concomitanza del Vittore Grubicy de Dragon grande Concerto, diretto da Mazel, per i 90 Lago di Como dal San Maurizio anni dalla morte del Maestro, la mostra sul di Brunate Toscanini collezionista. matita, pastelli e biacca Ne rimasero colpiti e si procedette, cosa mai su cartoncino marrone, avvenuta fino ad allora, all’apertura di uno cm 43,8x33,4 Collezione Fondazione Cassa spazio espositivo all’interno del Lincoln Cen- di Risparmi di Livorno ter dedicato appunto a una sezione di opere. Nell’esposizione, presentata alla New Phi- A sinistra: larmonic di New York durante le celebrazioni Vittore Grubicy de Dragon di Toscanini, erano dunque presenti più di Panorama da Brunate quaranta firme tra i maggiori artisti italiani carboncino e biacca su dell’Ottocento e inizi del Novecento italiani. cartoncino marrone, Lo straordinario “corpus” di opere pittoriche cm 15,2x22,8 e scultoree, che il maestro Arturo Toscani- Collezione Fondazione Cassa ni collezionava, evidenzia, ancora una volta, di Risparmi di Livorno la sensibilità che caratterizzava ogni scelta

131 della sua vita e aggiunge un aspetto inedito pe Argentieri, amico e studioso di Benvenuti... alla sua particolare e stratificata personalità. tanti ne dimentico ma sono tutti nel mio cuo- Dalla testimonianza del figlio Walter, pur- re) questi momenti mi sembrano veri e propri troppo recentemente scomparso, (e questo “tasselli” di una moderna valorizzazione della per me è un gran dolore!) tutte le opere pit- storia dell’Arte Italiana di cui andare fieri. toriche erano poste sui muri di casa quasi Grazie. a formare una partitura musicale: così ogni quadro che varcava la casa Toscanini doveva Renato Miracco rispettare un principio emotivo una “visione Critico d’arte e storico italiano, addetto che in un determinato momento, in quel de- culturale presso l’ambasciata italiana terminato posto impressioni l’animo” e l’o- a Washington, ha curato alcune mostre pera doveva suggerire uno stato d’animo, un (con relativo catalogo) promosse dalla sentimento, una musica. Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno tra Non a caso il Maestro aveva scelto come le quali: “adviser” appunto, (e qui il cerchio si chiu- La religione della natura nei disegni di de), Vittore Grubicy de Dragon, mentore di Vittore Grubicy De Dragon moltissimi pittori della “nuova scuola” quali Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno, 21 Segantini, Fattori, Boldini, solo per fare al- marzo-23 maggio 2004 cuni esempi. La Musica Segreta del Maestro. Le Di qui l’estremo rigore non scolastico ma, ri- Collezione d’Arte di Arturo Toscanini petiamo, emotivo della collezione che attra- Teatro Goldoni, Livorno versa le correnti più all’“avanguardia” della 20 settembre-28 ottobre 2007 seconda metà dell’Ottocento, dalla scuola della Macchia, al Divisionismo, dalla Scapi- gliatura alla scuola Napoletana. Per ognuno di questi quadri vi è poi una sto- ria, una dedica, che testimoniano i rapporti intercorsi tra Toscanini e gli artisti. Con il senno di poi e con la distanza “fisica” che ora contraddistingue una valutazione del lavoro svolto, non solo da me ma dall’intera équipe (e qui permettetemi di ringraziare in primis il Presidente Luciano Barsotti e tutto il Board della Fondazione, oltre a Dario Matteo- ni con cui per primo avevo lavorato e Giusep-

In alto: A destra: Vittore Grubicy de Dragon La religione della natura nei disegni di Strada de La Haya alberata, 1884 Vittore Grubicy De Dragon carboncino e biacca su cartoncino, Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, 21 cm 33,2x25,5 marzo-23 maggio 2004 - catalogo della mostra Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno La Musica Segreta del Maestro. Le Collezione d’Arte di Arturo Toscanini Vittore Grubicy de Dragon Livorno, Teatro Goldoni, 20 settembre-28 Spiaggia in Fiandra, 1885 ottobre 2007 - catalogo della mostra olio su tela, cm 26,0x33,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

132 19 La centralità della figura femminile nelle sculture di Giulio Guiggi e Vitaliano De Angelis

Nicola Micieli

133 Sono di Giulio Guiggi (Pomarance 1912 –Li- compiutamente documentata in un volume effetti, va loro riconosciuto direi a pari titolo, vorno 1994) e Vitaliano De Angelis (Firenze monografico e presentata nel contesto della e la localizzazione non esaurisce, beninteso, 1916 – Livorno 2002), i due più importanti mostra antologica dell’artista a Villa Mim- l’estensione della loro cultura e respiro arti- nuclei scultorei – correlati da una quanti- belli nel 2001. stici. Per queste ragioni ne tratto qui in pa- tà di disegni – della collezione d’arte della Coetanei della generazione post-andreottia- rallelo, come avessero lavorato ognuno per Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno. Si na ed entrambi livornesi naturalizzati, Guig- proprio conto, ma nella medesima bottega. tratta di due considerevoli raccolte entrambe gi e De Angelis sono da considerarsi senza Quasi a sottolineare l’equivalenza dei loro acquisite per donazione delle famiglie degli dubbio i maggiori scultori attivi a Livorno dal profili, ricevettero insieme la commissione artisti. La prima è stata definita da poco e si Secondo Novecento, legati tra loro da molti per il Monumento al Villano, inaugurato nel compone di una ventina di gessi che toccano dati biografici e artistici. Nel corso del loro marzo del 1956 per celebrare i tre secoli e un po’ tutti i temi affrontati da Giulio Guiggi, lungo magistero, da intendersi anche in sen- mezzo della elevazione di Livorno a Città3. dalle maschere, che hanno la peculiarità dei so proprio, poiché entrambi hanno a lungo Con il Monumento finalmente si chiudeva ritratti, alle figure d’arte sacra, agli splendidi insegnato discipline plastiche negli Istituti l’annosa questione delle proposte e progetti nudi muliebri le cui membra si sviluppano d’Arte rispettivamente di Pisa e di Lucca2, sempre falliti di celebrare i contadini livor- nella continuità dello spazio con andamenti i loro percorsi si sono svolti sul medesimo nesi che nel 1496 parteciparono alla difesa al limite del contorsionismo. Attualmente terreno, spesso convergendo su temi e sti- di Livorno assediata dalle truppe di Massimi- questa raccolta è in corso di studio e sarà lemi analoghi. Durante la seconda metà del liano d’, contribuendo al ritiro, com- pubblicata e mostrata al pubblico in tem- Novecento, ormai artisti maturi e di ricono- plice una violenta mareggiata, della potente pi presumibilmente non lunghi. La secon- sciuto valore, Guiggi e De Angelis si sono flotta imperiale. Guiggi e De Angelis, aven- da raccolta, composta da undici tra grandi confrontati a distanza in una sorta di ami- do la medesima concezione della scultura gessi patinati, bronzi, legni e il raro ritratto chevole “rivalità”, per quel primato sculto- come un “… guardare il Vero visibile ‘sub in cera L’allieva del 1948, è stata invece già reo livornese del Secondo Novecento che, in specie’ della forma” (Paolucci)4, trovarono

134 La centralità della figura femminilenelle sculturedi Giulio Guiggie Vitaliano De Angelis una perfetta intesa nell’ideare e modellare sia per Guiggi che per De Angelis il corpo è Nella pagina accanto: la poderosa e fiera figura dell’eroico villano, stato luogo d’una bellezza armonica e cal- Giulio Guiggi qui munito di spada, anziché del bastone da di sensi mediterranei. Oltre la metà e nel Donna inginocchiata, fine anni ’50 certo più consono al ceto contadino, e carat- proseguo del secolo, alla pienezza espan- gesso, h cm 117 terizzato da poveri indumenti, le cui pieghe siva della forma muliebre è subentrata una Collezione Fondazione Cassa di Risparmi accentuate esprimono la determinazione graduale stilizzazione e una più complessa di Livorno che anima l’insorto. Non a caso da dietro concezione spaziale. Alle fonti classiche e l’eroe anonimo, il fedele cane la cui testa è arcaiche anche etrusche, subentravano so- Giulio Guiggi all’altezza della mano che impugna la spada, prattutto i modelli del manierismo toscano: Bagnante, fine anni ’70 sembra caricarla di ulteriore energia. il gusto per la linea e i volumi fluenti di gran- gesso, h cm 93 A Guiggi e De Angelis si devono numerose de eleganza formale e gli andamenti plastici Collezione Fondazione Cassa di Risparmi opere eseguite individualmente, a sogget- snodati e avvitati, talora al limite del contor- di Livorno to civile e religioso, in tuttotondo e a rilievo sionismo. Ricordo che alla medesima fonte basso e alto per piazze, chiese, edifici pub- manierista risale, in definitiva, tutto un coté Sotto: Giulio Guiggi blici livornesi, talché davvero hanno segna- della scultura italiana post-andreottiana, tra Bagnante distesa, primi anni ’80 to più di altri artisti anche ottocenteschi, la i cui rappresentanti di maggior rilievo ricor- gesso, h cm 62 topografia scultorea della città. Essi si sono derei Fazzini, Mascherini, Greco. Collezione Fondazione Cassa di Risparmi altresì dedicati al ritratto, alla composizione di Livorno di figura, al nudo, assegnando alla donna Nativo del Volterrano, a Volterra Guiggi aveva una indiscussa centralità e celebrando nelle frequentato la Scuola d’Arte, quindi i labora- configurazioni plastiche del corpo la scatu- tori locali dell’alabastro. Poteva contare su rigine della forma. Nella stagione giovanile, una considerevole conoscenza tecnica quan-

135 Giulio Guiggi Donna in piedi, metà anni ’50 gesso patinato, h cm 121 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Giulio Guiggi Donna seduta, metà anni ’50 gesso, h cm 97 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

decorazione scultorea integrata all’archi- tettura che aveva realizzato con una certa copiosità a Livorno – basterebbero i quattro bassorilievi per il Palazzo delle Quattro Sta- gioni in Piazza Guerrazzi, il monumento al Partigiano in via Magenta, il grande basso- rilievo in travertino alla Caserma dei Carabi- nieri – e altrove, e ricordo solo La Previden- za, bassorilievo in bronzo di dieci per quattro metri collocato nella sede della Direzione Generale dell’ENPAS a Roma. Scultore, dunque, capace di sostenere im- pegnative imprese, e come tale noto e ri- conosciuto su un piano certamente non lo- cale, ma anche uomo di grande discrezione e signorilità, uso a concentrarsi sul lavoro, più che a spendersi in quelle frequentazioni mondane e in quei corteggi mercantili che do, giovanissimo, giunse a Livorno, dove di- bili del loro linguaggio parlato, ne lasciarono dal Secondo dopoguerra hanno assicurato venne allievo di Cesare Tarrini, prestigioso di notabili e fondamentali nel linguaggio fi- una più diffusa fortuna critica e collezionisti- maestro dal quale acquisì le basi della scul- gurativo …”6. ca di quella che è stata invece riservata alla tura. Di Tarrini si può dire che abbia raccolto Allo scorcio degli anni Trenta, quando co- ricerca, libera dai vincoli della committen- il testimone, quanto a risonanza livornese, minciava a esporre in rassegne di alto livel- za, che ha segnato la sua seconda operosa ma Guiggi riconosceva di dover molto del- lo quale la Mostra d’Arte Estate Livornese7, stagione in termini di modulazione plastica le proprie abilità e competenze all’umile e assieme ad alcuni tra i maggiori scultori del corpo muliebre. Scultore di formazione sapiente “mestiere” di “… Amleto Paganuc- del tempo, come Manzù, Martini e Messina, e impostazione classiche, nel suo lungo per- ci e della coppia Arturo Lugari e Umberto Guiggi era già un riconosciuto maestro. Di lui corso operativo e creativo egli si è sempre Mazzantini. Lo scalpello e la sgorbia, nelle si apprezzava la capacità di “… cogliere sem- mantenuto fedele ai valori di integrità e di mani di questi ultimi, diventavano arnesi pre l’ideale astratto del soggetto in aderenza congruità della forma, della quale ha saputo prestigiosi. Lavorando con passione, senza alla realtà …”8. Sono queste le parole con le interpretare, con una sua inconfondibile cifra far parola, offrivano coll’esempio della loro quali egli stesso sintetizzava il carattere pre- stilistica, elegante quanto talora ardita nelle abilità, l’insegnamento più valido di quello cipuo della propria scultura, aggiungendo di soluzioni formali, le possibilità di articolazio- che solo è possibile insegnare: il mestiere. considerare periodo di studio e di continua ne e sviluppo nello spazio. Il Paganucci poi era una fonte inesauribile di evoluzione gli anni sino al 1952. Ossia da Se ha affrontato con proprie modalità stili- accorgimenti e di espedienti tutti particola- quando aveva potuto dedicarsi, nella conqui- stiche formali i più disparati soggetti, dai ri- ri nella manipolazione degli impasti e delle stata maturità dello stile personale, al tema tratti che non mancano nella raccolta della crete …”5. Una formazione sostanzialmente prediletto della figura segnatamente femmi- Fondazione sotto specie anche di Autoritrat- di bottega, dunque, e Riccardo Marchi os- nile sciolta da qualsivoglia finalità didasca- to, alle figure di santi qui rappresentate da servava che “… veri, insopprimibili maestri lica e implicazione simbolica. Finalità e im- un San Francesco, dal monumento civile ai devono essergli stati […] quei padri etruschi i plicazioni alle quali aveva necessariamente grandi pannelli narrativi e decorativi, Guig- quali, se non ci lasciarono tracce identifica- dovuto concedersi nell’importante lavoro di gi si è espresso al pieno delle proprie virtù

136 La centralità della figura femminilenelle sculturedi Giulio Guiggie Vitaliano De Angelis

In alto: Giulio Guiggi Santa Germana, metà anni ’50 gesso, h cm 61 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Giulio Guiggi San Francesco, metà anni ’50 gesso, h cm 46,5 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Giulio Guiggi Santa Caterina, metà anni ’50 gesso, h cm 47 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Accanto: Giulio Guiggi Nuotatrice, metà anni ’70 gesso, h cm 55 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

137 Giulio Guiggi creative nel luogo, per lui ricorrente e quasi Però la loro poesia emana dal volto, dallo Nettuno, metà anni ’60 esclusivo, della figura femminile. Indagato in sguardo. L’equilibrio tra la forma e il gesto è gesso, 47x10x10 una quantità di pose e di atteggiamenti nei perfetto. Le donne di Guiggi sono desidera- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi quali si riconoscono i modelli del manieri- bili eppure castigate, nella loro nudità. Sono di Livorno smo toscano, e ancor prima la fisicità origi- morbide eppure distanti. Sensuali eppure naria della scultura etrusca, il corpo mulie- schive. Sembrano a portata di mano, nostre Giulio Guiggi bre offriva a Guiggi la possibilità di rendere contemporanee, eppure si rivelano irrag- Testa di donna, metà anni ’60 fluido e armonico lo sviluppo delle linee e giungibili …”9. gesso patinato, 58x21x22 l’articolazione dei volumi per restituire, as- In effetti, qualche concessione esornativa Collezione Fondazione Cassa di Risparmi sieme alla sua bellezza formale, l’idea del Guiggi aveva pur dovuto farla per una parte di Livorno suo divenire perenne. Di questa potenzialità cospicua del suo lavoro precedente, legato a Giulio Guiggi espressiva del divenire vitale della forma nel committenze private e pubbliche. Per quella Bozzetto in cera, primi anni ’60 luogo corporale sono doviziosa testimonian- sua capacità di astrarre l’ideale dal reale e gesso, 35x15x12 za ben sei sculture delle venti raccolte in la versatilità esecutiva della sua mano capa- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Fondazione. ce anche di virtuosismi, negli anni colmi del di Livorno Delle predilette figure femminili incontrate Fascismo Guiggi fu in pratica uno scultore nella loro luminosa manifestazione corpo- in voga, continuamente richiesto di ritratti Nella pagina accanto: rale, scriveva appropriatamente Aldo Santini e incaricato di un’opera, i Fregi della Caser- M. D’Agostino commemorando l’artista da poco scompar- ma dei Carabinieri (1939-1941), che, conce- Ritratto del Maestro Giulio Guiggi, 1977 so: “… La poesia di Guiggi si esprime nei piti in termini di svolgimento narrativo, per gesso, 37x20x25 nudi femminili. Le sue donne hanno la grazia quadri tematici la cui continuità è assicurata Collezione Fondazione Cassa di Risparmi delle modelle settecentesche di Watteau, e dalla struttura ornamentale, rimangono la di Livorno la solida compostezza delle veneri romane. testimonianza maggiore della plastica mo-

138 La centralità della figura femminilenelle sculturedi Giulio Guiggie Vitaliano De Angelis

facciata del Palazzo del Governo. Per essa tutto del corsaro di Buccari, costituirono il l’autore della Stele a Marconi all’Eur – alla leit-motiv della sua produzione ufficiale. Ci quale, nella diversità di scala e tipologia fu anche la posa a Palazzo Chigi, con Galeaz- strutturale, si ispirerà lo stesso Guiggi nel zo Ciano, dove Giulio Guiggi si presentò con suo Monumento a Mascagni – aveva conce- deplorevole ritardo: si era addormentato in pito un basso e medio rilievo di ben 240 metri albergo. E quella con il maresciallo Graziani quadrati, del quale conosciamo il bozzetto in che, nella sua intransigenza di timido perfet- gesso. Si tratta di un’ampia composizione a to, Guiggi pretese di tenere a Firenze, nell’a- registri sovrapposti, nei quali si svolge il film telier del suo fonditore Marinelli, un antifa- delle tradizioni culturali e spirituali, delle scista schedato dalla polizia politica …”14. Il imprese produttive, della vita quotidiana di giovane scultore la spuntò, e il maresciallo Livorno e dei livornesi. Questi Dazzi li incon- Graziani, evidentemente in buona, accettò di tra specificamente nel luogo, popolare per posare a Firenze nonostante le rimostranze eccellenza, del quartiere di Venezia, la cui del suo segretario. animazione occupa il registro di base, direi la “predella” della grandiosa e assai affol- Il fiorentino Vitaliano De Angelis si era invece lata scena. La quale culmina nell’allegorica formato alla scuola di scultura di Bruno In- figura ignuda della città “… in aspetto di deità nocenti, in quella “fucina” di talenti artistici marina …”, tra ciminiere allusive alla civiltà toscani del Primo Novecento che fu a pieno industriale che sembrano colonne e sovra- regime, almeno fino al Secondo dopoguer- stata da scene illustrative “… delle idealità e ra, il fiorentino Istituto e Magistero d’Arte di azioni fasciste …”10. Porta Romana, dove era ancora viva, quan- Molta scultura livornese alimentò l’icono- do De Angelis vi fece il suo apprendistato, grafia fascista. UnRitratto di Balilla di Mario la presenza di Libero Andreotti, scomparso Carlesi compariva nel Concorso Premio Li- nel 1933, all’età di 58 anni15. In una foto del vorno del 193911; due anni prima, alla Mostra 1937 lo vediamo al Magistero, alle prese con d’Arte Livornese12 dove Guiggi presentava il un impegnativo altorilievo raffigurante due suo ammirato Ritratto di S. E. Costanzo Cia- saltatori a ostacoli in piena corsa. Gli atleti no, un ritratto sempre di Costanzo Ciano lo sono ripresi e come fotografati a grandezza firmava Laura Bedarida; Francesco Messina naturale dal modello in posa. La puntuali- presentava il Ritratto della Contessa Edda tà riproduttiva, invero ancora calligrafica e numentale di tipo sintetista e di ispirazione Ciano mentre, su un piano di effettiva auto- congelata, si sarebbe risolta in breve nella romana realizzata a Livorno durante il Fa- nomia scultorea, Arturo Martini e Giacomo forma pur ferma e nitida, ma affusolata, e scismo. Nella storia personale di Guiggi, e Manzù presentavano i turgidi vitali bronzi Il nel linearismo esatto, tuttavia gentile, di due in quella della produzione scultorea monu- centometrista e David. Per non tediare con sculture in gesso stilisticamente affini, ese- mentale livornese, i Fregi costituiranno la un elenco di altri consimili opere, si aggiun- guite in prossimità del 1941. premessa di ulteriori contributi nel dopo- gerà soltanto che anche Tarrini contribuiva La prima, L’adolescente, è una creatura guerra. Si citano il rilievo del Monumento ai con le sue “statuette” all’edificazione dell’i- acerba e pudica in attesa di assumere più Partigiani Caduti (1950) in via Magenta, gli conoteca ufficiale, per esempio con il Ri- seducenti fattezze di Venere o di opulenta otto pannelli a bassorilievo, stilisticamente tratto di S. E. l’On. Ciano, nel quale però non Pomona, ché in tal senso evolverà, intorno al omogenei al Fregio, del Monumento a Ma- manca la nota direi prosastica che coglie la ’49, la tipologia femminile cara all’artista. Ne scagni (1951) nel Cimitero della Misericor- dimensione quotidiana del personaggio, e è splendido esempio la Venere. Donna che dia e la Decorazione (1954) per il cinema La altrove non mancherà l’ironia, come ne La si pettina (1949-1950) della Galleria d’Arte Gran Guardia, nelle cui figure velate di musi- scorta d’onore e Il tedesco con l’arma se- Moderna di Palazzo Pitti. Nella seconda, La canti e ballerini, permane un ricordo dell’e- greta13. Drì, De Angelis ritrae la sorella Sandrina, re- sotismo livornese del primo Novecento. Al- Scultore, dunque, fortunato durante il fasci- stituendola figura di donna dalla corporatu- tra opera notevole è la marmorea Via Crucis smo, eppure Guiggi non era iscritto al partito, ra esile, analoga a quella della fanciulla alla (1949) nella chiesa di San Jacopo, che nella anzi sapeva mantenere una orgogliosa auto- schiusa del bocciolo in fiore, ma di questa corrispondenza della classica impostazione, nomia di artista davanti alle pretese e all’ar- più matura e colta con più realistico tratto, si distingue per un maggior accento espres- roganza del potere: “… I mezzibusti che gli contribuendo a renderla familiare la nota del sivo del rilievo. furono commissionati più di frequente erano fazzoletto annodato alla gola, che le fascia il Invero la priorità celebrativa sarebbe pro- quelli di Mascagni e di Costanzo Ciano. La capo e incornicia il viso dai tratti decisamen- babilmente toccata ad Arturo Dazzi, se fos- scapigliatura melodrammatica dell’autore te marcati. Da rilevare che La Drì segnò la se andata in porto la sua decorazione della di ‘Cavalleria rusticana’ e la ganascia trita- prima uscita di De Angelis, oltre che la sua

139 prima affermazione, risultando vincitrice del tare e mettere a punto la propria sintassi fluidi e ammanierati avvitamenti corporali maggior premio alla II Mostra Provinciale te- scultorea, sino alla sostanziale compiutezza dovevano derivare, allo scorcio degli anni Ot- nuta a Bottega d’Arte di Livorno (1941). Sono maturata intorno al 1948. Era una situazione tanta, gli andamenti mossi, le linee spezzate, queste le sue più antiche prove autonome aperta, una ricerca la sua parte ondivaga, le posture ardite delle Ballerine e analoghi dagli schemi scolastici. e ansiosa quanto basta a spiegare la scar- soggetti. Per esempio le Salomè danzanti: Non è difficile enucleare le fonti esplicite e le sa attenzione conservativa riservata a mol- agili creature non più riducibili alla matrice più sottili suggestioni antiche e moderne o te opere da De Angelis considerate ormai scultorea di Degas in Italia veicolata soprat- contemporanee in vario modo e misura atti- sterili e ininfluenti, quando infine approdò a tutto da Francesco Messina. ve nel laboratorio del giovane De Angelis: dai una forma scultorea decisamente sintetica, De Angelis ha trascorso a Livorno la propria progenitori etruschi che aleggiano nel Nudo mai insistita sui particolari, declinata con un esistenza operosa. Livornese a pieno titolo, disteso del 1946, a Medardo Rosso evidente- gusto che inclina, in rapporto anche alla na- era tuttavia rimasto profondamente legato, mente leggibile nella cera Ricordo di Fran- tura dei materiali, ora al sapore vagamente come scultore, alla città nativa, dove si era ca (1946) sempre al museo di Palazzo Pitti, arcaico delle pietre forti e serene vigorosa- formato e aveva stretto le prime e più im- testa alla quale si alternano più realistiche mente sbozzate, cui seguiranno i legni, ora portanti relazioni artistiche e culturali, tra prove quali il bronzo Ritratto della moglie alla compitezza armonica dei gessi e stucchi le quali quelle fondamentali con lo sculto- (1945) e lo stucco Ricordo di Sandra (1947); e forti da cui deriveranno i bronzi. re Oscar Gallo, gli scrittori Vasco Pratoli- ancora Maillol e Martini, la scultura fiorenti- De Angelis ha costruito il proprio universo ni e Bruno Nardini, i pittori Enzo Faraoni e na del Quattro e Cinquecento e poi Andreotti pressoché esclusivo, composto da teste, Fernando Farulli, i fautori dell’Astrattismo e Innocenti e Marini. Questi e altri esempi busti, torsi, figure di preferenza femminili, Classico Gualtiero Nativi e Vinicio Berti, con eccitavano curiosità, prospettavano ipotesi di intorno al tema scultoreo per eccellenza: i quali non mancano le discussioni. Faceva ricerca, terreni da percorrere. De Angelis li le possibili articolazioni del corpo in movi- riferimento a quel clima Silvano Filippelli, saggiava per abbandonarli alla prima verifi- mento o in tensione plastica nello spazio. che di De Angelis schizza anche un ritratto: ca o dopo avervi insistito alcun tempo, come Tra l’altro, negli anni Cinquanta approdò a “… Immaginate un’asta d’uomo in vetta a cui nel caso del modellato agile e luministico di un soggetto specificamente sportivo, che pendono un paio di svogliati baffetti oppressi tocco impressionista o di più scabra esecu- avrebbe dato luogo a un fortunato filone, da due occhi che, con la loro penetrante ma- zione “primitiva” che caratterizza i rilievi in accolto con molto favore dalla critica. Parlo linconia, ondeggiano su quella pertica come cera e in gesso del periodo formativo. Oppu- dei Subacquei, nutrita e durevole schiera di un segnale continuo di veglia. La bocca par- re ne traeva indicazioni e lasciti utili a orien- figure mascherate e munite di fiocina dai cui la, ora chiudendosi con grazia ermetica ora pronunciandosi in un ‘oh’ di maraviglia, e dice sacre cose sulla scultura sotto la prote- zione dei marmi della Loggia dell’Orcagna”. Le chiacchiere vengono spese molto con gli astrattisti fiorentini che davanti alla loro ge- Giulio Guiggi nerica sigla opponevano il “neo realismo” di Monumento al Villano, 1956 occasione. De Angelis ne ha fatto parte fab- Livorno, largo Fratelli Rosselli bricando in ogni convegno la parte dell’op- posizione, poi ne è venuto fuori con Tordi e Nella pagina accanto: Grazzini (due pittori positivi come lui) “poiché Vitaliano De Angelis – dice lui – vi erano con gli altri troppe diver- Pietà, 1998 genze di natura estetica …”16. gesso patinato, h cm 200 Livorno ha sempre considerato De Angelis Collezione Fondazione Cassa di Risparmi – assieme a Giulio Guiggi – il suo scultore di Livorno più rappresentativo. Del suo prestigio e della Vitaliano De Angelis sua competenza, oltre che del suo equilibrio Nudo, 1961 di giudizio, le istituzioni culturali non han- gesso patinato, h cm 175 no mancato di avvalersi in ogni occasione, Collezione Fondazione Cassa di Risparmi chiamandolo in commissioni e affidandogli di Livorno incarichi organizzativi, per esempio nell’am- bito delle attività della Casa della Cultura. Vitaliano De Angelis Tra queste, il Premio intitolato a Modigliani, Nudo rosa, 1998 nell’occasione delle cui onoranze, nel 1955, gesso patinato, h cm 170 De Angelis realizzò il busto in bronzo dell’ar- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi tista destinato a Villa Fabbricotti17. Del resto, di Livorno i monumenti e le sculture di De Angelis col-

140 La centralità della figura femminilenelle sculturedi Giulio Guiggie Vitaliano De Angelis

locati in piazze, giardini, chiese e altri luoghi della sua personale presso la galleria Fal- co d’una forma che reca in sé, nelle tensioni ed edifici pubblici livornesi attestano la con- setti di Prato18. Nella stessa sede, Mario To- plastiche che ne alterano la struttura e nelle tinuità e reciprocità del rapporto di stima e bino parlava di “… un raro uomo gentile …”, imperfezioni della materia che ne denuncia- affetto intercorso tra l’artista e la Città che, riferendo l’impressione che ebbe quando no l’usura, i germi della precarietà, gli ele- al pari della nativa Firenze, ha segnato la sua De Angelis andò a trovarlo, al manicomio di menti sintomatici della crisi. identità culturale e umana. Maggiano (la “Magliano” delle “libere don- Nel tempo la scultura di De Angelis doveva Come altri scultori della sua generazione, ne”) diretto dallo scrittore/psichiatra. Glielo svilupparsi con una sostanziale coerenza De Angelis aveva vagheggiato e persegui- aveva segnalato Marchiori, chiedendogli di formale, confermandosi la tenuta di alcune to un’idea della forma plastica avvertita, scrivere una presentazione alla serie dei costanti formatrici che appartengono a una ovviamente, della temperatura del tempo Disegni dell’alluvione, che De Angelis ave- civiltà più che a una tradizione. Quella da De storico, ma poco incline alle sollecitazioni va eseguito a caldo, sull’onda dell’emozione Angelis assimilata negli anni Quaranta a Fi- mondane del gusto o alle insorgenze ideo- (mai metafora fu più pertinente) per la sua renze, dove nella lezione di Andreotti intesa logiche, piuttosto tendente alla purezza e Firenze devastata dalle acque (1966). Dise- a una figurazione gentile e antiretorica, che alla rarefazione, evocando poeticamente una gni davvero intensi e drammatici, degni delle accoglie le novità francesi dei Maillol e dei bellezza compiuta e serena. Colpiscono la chine eseguite a guazzo intorno alla metà Bourdelle fondendole con le radici comuni compitezza e l’eleganza delle sue sculture, degli anni Quaranta. rinascimentali e classiche, si innestano il alle quali Giuseppe Marchiori, che con Mario Il concetto della “visione classica delle for- sintetismo vigoroso e il primitivismo della De Micheli e Pier Carlo Santini è stato tra i me” lo riprendeva e approfondiva Luigi Ber- plastica di Martini, Marini, Manzù. più informati e penetranti conoscitori italia- nardi19, che a proposito di De Angelis e della Sono i due poli, il classico e l’arcaico, per ni della scultura del Novecento, riconosceva sua idea del classico, precisava non trattarsi dirla con una formula generica, entro cui si l’appartenenza “ …ai princìpi di una visione di una visione archetipale e metastorica di muove il giovane De Angelis, qua e là sag- classica delle forme …”. Marchiori scriveva assolutezza, di una “forma senza evento”, giando altre voci, anch’esse convergenti a di De Angelis nel ’70, presentando il catalogo bensì di un’aspirazione all’equilibrio armoni- una definizione comprensiva della moder-

141 nità, e che costituiscono un patrimonio di merà l’impegno della memoria e della cele- soluzioni formali ormai acquisito e messo brazione civile che ha caratterizzato Livorno a frutto. Saggiare Medardo Rosso, sia pure dall’Unità d’Italia sino al secondo Novecento attraverso il filtro lombardo e scapigliato del inoltrato. citato Ricordo di Franca (1947), significa ac- quisire una sensibilità materica importante, Nicola Micieli sul piano formativo, quanto l’assimilazione Docente e critico d’arte, ha curato del modellato saldo e corposo che riman- la monografiaVitaliano De Angelis. da a Masaccio e ai Primitivi. Di proprio De Persistenza della Angelis immette sempre una intrinseca vo- forma, e la Mostra Antologica. Opere 1945- cazione alla temperanza e alla medianità 2000 Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 2 delle scelte formali. In quegli anni di intenso luglio-27 agosto 2006, lavoro, straordinariamente produttivi e direi La mostra e la monografia sono state brucianti per la ricchezza delle proposizio- interamente finanziate dalla Fondazione ni plastiche, è comunque utile l’esperienza della Cassa di Risparmi di Livorno. tipologica degli stili sulle specifiche solu- Attualmente Micieli sta curando, sempre zioni di linguaggio, anche nelle versioni per per conto della Fondazione, il volume Vitaliano De Angelis. Persistenza della De Angelis più ardite, come nella sintesi dedicato a Giulio Guiggi, di prossima forma, monografia pubblicata dalla plastica, tra Futurismo e Neocubismo, del pubblicazione. Fondazione della Cassa di Risparmi bassorilievo Bombardamento (1950), sulla Le famiglie dei due artisti hanno donato di Livorno nell’occasione della Mostra cui tipologia formale De Angelis imposterà all’Ente due importanti nuclei di sculture dei Antologica. Opere 1945-2000 l’imponente stele del Monumento ai Caduti loro congiunti. Livorno, Granai di Villa Mimbelli, 2 Civili di Guerra (1955), con il quale si confer- luglio-27 agosto 2006

Note

1 N. Micieli, Vitaliano De Angelis. Persistenza la presidenza onoraria di Costanzo Ciano, la 12 Sotto la presidenza onoraria di Costanzo Ciano, della forma, prefazione di A. Paolucci, mono- mostra si tenne nel giugno-settembre 1937 la mostra si tenne allo Stabilimento Acque del- grafia pubblicata dalla Fondazione della Cassa allo stabilimento Acque della Salute di Livorno, la Salute nel giu-sett. 1937. di Risparmi di Livorno nell’occasione della Mo- catalogo delle Arti Grafiche Belforte, Livorno. 13 Entrambe del 1944, le due sculture in legno stra Antologica. Opere 1945-2000 ai Granai di Con una scelta rappresentanza nazionale: Tosi, sono in collezione Leonardo Tarrini. Vedi Ca- Villa Mimbelli, Livorno, 2 luglio-27 agosto 2006. Carrà, Vellani Marchi, De Grada, Salietti, Prada, gianelli, Scultura e grafica di Cesare Tarrini, 2 Anche a Livorno Guiggi ha svolto un non tra- Bucci, Martini, Manzù, Messina, comparivano cit., p. 11. scurale ruolo di docente alla Scuola d’Arte del- le opere dei maggiori pittori livornesi e degli 14 Santini, I casti nudi di Guiggi, cit. la Fondazione Trossi Uberti, nella quale si sono scultori Piera Funaro, Guiggi, Tarrini e Vannetti. 15 N. Micieli, Vitaliano De Angelis. Persistenza formate più generazioni di artisti locali. 8 In una nota al catalogo della mostra personale della forma, Livorno, 2006, p. 19. 3 Red., Livorno ha ricordato i suoi tre secoli e a Bottega d’Arte, Livorno, nov.-dic. 1980. 16 S. Filippelli, Vitaliano De Angelis, in “La Gaz- mezzo di vita, in “La Nazione Italiana”, Livorno, 9 A. Santini, I casti nudi di Guiggi, in “Il Tirreno”, zetta”, Livorno, 22 ag. 1948. 20 mar. 1956, p. 5. Livorno, 26 giu. 1994, p. 11. 17 S. Filippelli, Onoranze a Amedeo Modigliani, in 4 Nella prefazione a Micieli, Vitaliano De Angelis. 10 Dalla lettera di Arturo Dazzi al Ministro dei La- “Rivista di Livorno”, A. V, n. 5, sett.-ott. 1955. Persistenza della forma, cit., p. 5. vori Pubblici, Roma, 18 genn. 1941, in F. Ca- 18 Il saggio è stato ripubblicato, con ampia ag- 5 F. Bernardoni, L’arte di Giulio Guiggi, in “La Cana- gianelli - D. Matteoni, Livorno, la costruzione giunta, in Scultura Toscana del Novecento, cit. viglia”, n. 1, Livorno, gen.-mar. 1980, pp. 17-18. di un’immagine. Tradizione e modernità nel 19 L. Bernardi, Vitaliano De Angelis. I suoi miti 6 R. Marchi, Le sculture di Giulio Guiggi, in “Rivi- Novecento, Milano 2003, pp. 224-225. sono il passato, in “Meridione”, Palermo, ott. sta di Livorno” 1954, n. 6. 11 Al n. 8 del catalogo. La mostra si tenne allo 1972, pp. 53-55. 7 Promossa dal Comitato Estate Livornese con Stabilimento Acque della Salute, nel lug.-sett.

142 20 Osvaldo Peruzzi “futurista assolutamente”

Dario Matteoni

143 Osvaldo Peruzzi Nella pagina accanto: Capri, Marina Grande, 1954 Osvaldo Peruzzi olio su compensato, cm 60x50 La divina Garbo, 1981 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi olio su tela, cm 80x80 di Livorno Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

144 Osvaldo Peruzzi “futurista assolutamente”

Nel 2009 le collezioni permanenti della Fonda- In questa sede ci sembra opportuno rievoca- nuità fino agli anni Settanta e Ottanta, non zione della Cassa di Risparmi hanno acquisi- re la definizione di “navigatore della moder- meno fervidi e attivi, anziché improntati a un to, grazie alla generosità delle figlie Cristina e nità”, coniata da Enrico Crispolti nel saggio nostalgico revivalismo, animati piuttosto da Stella, un corpus di dipinti e disegni del pittore introduttivo stilato in occasione della mostra un’intensa partecipazione alle questioni cru- futurista Osvaldo Peruzzi, che documentano monografica organizzata presso il Museo ciali del nuovo momento storico. in maniera esaustiva la lunga vicenda artistica Giovanni Fattori di Villa Mimbelli nel 1998. I segnali di una rinnovata stagione creativa vissuta interamente a Livorno dall’artista, de- Tale definizione appare infatti assolutamente si colgono nella stessa evoluzione della sua filato da circuiti di facile notorietà e tuttavia in calzante alla personalità di Peruzzi che, in ricerca pittorica, non interrotta dalla dram- grado di costruire, con coerenza non scontata, un filo continuo dagli anni Trenta, segnati matica esperienza bellica, anzi ripresa con una propria presenza futurista ben oltre i con- dall’adesione al Futurismo e dall’incontro rinnovato slancio, ben al di là dell’avanguar- fini della stessa area toscana. con Marinetti, si svolge con coerente conti- dia storica del Futurismo, senza tuttavia ne-

145 lucido controllo razionale dell’immaginazio- ne fantastica. Dalla prima uscita milanese della fine del 1931 Peruzzi consolida il proprio impegno espositivo attraverso la presenza alle varie edizioni della Sindacale livornese e, nel 1933, con la partecipazione all’omaggio a Boccioni alla Galleria Pesaro, quindi all’importante edizione del Premio del Golfo della Spezia e infine alla storica Mostra nazionale d’arte futurista organizzata a Livorno in quell’anno da “Bottega d’Arte”. La vocazione futurista di Peruzzi assume tuttavia nell’ambito del panorama storico coevo tratti affatto partico- lari; coinvolto dall’entusiasmo per la rappre- sentazione aeropittorica, resta attento anche ad altre tematiche, quali la città, il paesag- gio, la fabbrica, fino alla figura umana, sem- pre nell’ambito di un’urgenza narrativa tur- bata dalla drammaticità del contesto storico. È possibile cogliere d’altra parte in alcuni dei suoi soggetti aeropittorici evidenti affinità con le ricerche di Fillia: così in quell’Ideale cosmico, datato 1934, di proprietà della Fon- dazione, l’aeroplano perde ogni fisicità, di- viene profilo geometrico, volteggia in un cie- lo di assoluta astrazione, si colloca al centro di forze dinamiche contrastanti. La sigla più autentica di Peruzzi resta quella delle suggestioni di ascendenza meccanica, rese per il tramite di una geometria forte- mente squadrata e dominate da un acceso cromatismo: valga per tutti l’Autoritratto, dipinto nel 1934, aspirazione a una possibi- le sintesi tra l’attitudine alla scomposizione spaziale da una parte, ben evidente quest’ul- Osvaldo Peruzzi tima nella trasversalità dei piani che sonda- Autoritratto tragico o Prigioniero 39857, garne il bagaglio strumentale e mantenendo no la corporeità dell’artista e insieme, quella 1945 la sua personale inclinazione verso un lin- del busto femminile, e, dall’altra, la cubatura olio su tavola, cm 68,5x54,5 guaggio teso a un’astrazione formale di con- implacabile del paesaggio urbano. Collezione Fondazione Cassa di Risparmi sapevole sintesi. Ma la statura culturale e artistica di Peruz- di Livorno L’esordio del giovane Peruzzi pittore matu- zi – proprio oggi – deve essere riletta nella ra negli anni della formazione a Milano alla complessità delle sue diverse stagioni. Gli Nella pagina accanto: Osvaldo Peruzzi Facoltà d’Ingegneria: non è difficile allora anni Quaranta si impongono infatti in quanto Ideale cosmico immaginare che proprio questa mentalità dominati dall’esperienza lacerante della pri- olio su cartone, cm 50x65 tutta tecnologica abbia avuto un peso non gionia, dove il bagaglio futurista si confronta Collezione Fondazione Cassa di Risparmi trascurabile nell’adesione al Futurismo, tra con un ripiegamento verso una dimensione di Livorno l’altro in un ambiente, quello milanese de- esistenziale dai toni quasi espressionistici. gli anni Venti, assai vitale e ruotante attorno Ne è testimonianza la sequenza degli autori- Osvaldo Peruzzi all’attività della Galleria Pesaro. Dal diretto tratti eseguiti nel campo di prigionia di Wein- Nuvolari, 1990 contatto con le opere dei maggiori esponenti garten, che trovano l’espressione più alta in olio su cartone, cm 60x80 del movimento futurista, Peruzzi assumerà Autoritratto tragico o Prigioniero 39857 del Collezione Fondazione Cassa di Risparmi in particolare la sollecitazione meccanica, 1945, ora finalmente visibile nell’allestimen- di Livorno più connaturata alla sua concezione di un to museale predisposto dalla Fondazione.

146 Osvaldo Peruzzi “futurista assolutamente”

147 Osvaldo Peruzzi Dinamismo astratto, 1992 olio su tela, cm 80x80 Livorno, collezione Peruzzi

Osvaldo Peruzzi attraverso e dopo il futurismo a cura di Enrico Crispolti Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, 8 ottobre-15 novembre 1998 - catalogo della mostra

Opera di drammatica espressività, Prigionie- E nulla cede a una figurazione naturalistica raffinata e mai gratuita sintesi formale e da ro 39857 condensa nel volto dell’artista, im- quella Tirrenia del 1955, opportunamente un acrobatico cromatismo. pietosamente indagato, il quoziente emotivo acquisita dalla Fondazione, che trasferisce Peruzzi riesce dunque a rinnovare, con quel- di una tensione indicibile. Vi è poi una cor- nel paesaggio marino, ben noto all’artista lo stesso incessante entusiasmo che lo spin- rispondenza emblematica tra la desolata vi- per un’assidua frequentazione estiva, rigore ge a metabolizzare l’imponente mole degli sione di un territorio lontano, simbolicamen- geometrico dei contorni, ampie campiture eventi bellici mondiali, l’avventura futurista, te attraversato da crepe abissali, sull’onda cromaticamente squillanti, insomma emo- ritrovando in quest’ultima non solo una di- di un motivo ricorrente nell’immaginario di zioni di colori e di luce. mensione linguistica immaginaria, connatu- questi anni, e l’immagine del viso percorso Si giunge quindi a una nuova spettacolarizza- rata alla sua vocazione artistica, ma anche da increspature profonde, così come delle zione formale e cromatica, per dirla ancora lo strumento più vitale per un’insistita ade- spalle segnate da solchi marcati, vere e pro- con Crispolti, con la stagione della comples- sione alla contemporaneità; ed è proprio un prie ferite sulla carne nuda. sa quanto intensa creatività peruzziana che tale entusiasmo che fa di Peruzzi non solo un Nella produzione di Peruzzi degli anni Cin- dagli anni Settanta giunge ai nostri tempi: si esclusivo interprete del movimento futurista, quanta si rinvengono un’autonoma rielabo- ritrova in quest’occasione una consapevole e ma anche e soprattutto un protagonista delle razione delle immagini derivanti dall’osser- determinata continuità con l’esperienza fu- avanguardie del Novecento italiano. vazione del dato naturale, un dualismo tra turista nutrita da una pluralità di suggestioni staticità di costruzione e vibrazione cromati- che spaziano dal recupero di stagioni crucia- Dario Matteoni ca, tra disegno statico e colore dinamico, per li quali quella di Giacomo Balla, fino a sintesi Storico dell’arte e critico d’arte usare le acute notazioni di Guido Favati. di matrice post-cubista, e ancora, disinvolte direttore dei Musei Nazionali di Pisa Si tratta del procedimento compositivo che incursioni nell’immaginario pop (fino al rock è stato assessore alla Cultura del Comune ritroviamo in Capri, la marina grande risolta e al jazz, tema quest’ultimo frequentato agli di Livorno dal 1994 al 2004. Per la nella costruzione di una griglia geometrica, esordi della sua pittura), ben evidenti nei Fondazione sta curando la pubblicazione di ideata per sintetizzare il complesso profilo dipinti dedicati al cinema, valga per tutti La un catalogo dedicato a Osvaldo Peruzzi del paesaggio caprese. divina Garbo del 1981, tutto dominato da una

148 21 Il caso Zampieri: un percorso nel Novecento Labronico dal divisionismo al neocubismo

Francesca Cagianelli

149 di una personalità quale quella di Zampieri, che era stata protagonista anche della pre- cedente stagione del Caffè Bardi. Sono infatti alcuni piccoli, ma preziosi dise- gni donati alla Fondazione Cassa di Risparmi quali Il pittore Gabriello Gabrielli, e il Ritrat- to di Gastone Razzaguta, che confermano la partecipazione di Zampieri ai circuiti del Simbolismo e del Divisionismo, circuiti que- sti ultimi afferenti alla regia del belga Char- les Doudelet presente a Livorno tra il primo e il secondo decennio del Novecento e attesta- to quale protagonista attivo nell’ambito della compagine del Caffè Bardi. Relazioni esistenziali e artistiche quali quel- le intercorse tra Zampieri da una parte, Ga- brielli e Razzaguta dall’altra, confermano il rigoglio di quel filone macabro che investe trasversalmente la gran parte dei protago- nisti del Caffè Bardi, da Benvenuto Benve- nuti a Gabriello Gabrielli, da Renato Natali a Gastone Razzaguta, da Corrado Michelozzi allo stesso Zampieri, sotto l’egida del verbo rosacrociano, sposato, tra gli altri, proprio da Doudelet. Non è un caso tra l’altro che Zampieri respi- ri, e nello stesso tempo alimenti, quel clima divisionista che rende internazionale la città di Livorno tra il 1900 e il 1920, quando perso- nalità artistiche ancora ingiustamente sotto- valutate dalla critica, avvertono la suggestio- ne dell’insegnamento di Vittore Grubicy. Sono in particolare due opere donate alla Fondazione, Notturno e figure (1916) e Stra- da (1918), a rievocare, nel comune sinteti- smo caricaturale, così come nelle tonalità cupe e inclini al monocromo, certe asso- nanze con la fisiognomica di Razzaguta e la sorda tessitura materica di Gabrielli, asso- nanze riscontrabili negli esordi di Zampieri all’epoca della militanza per la Casa dell’Arte fino alle soglie della Prima Esposizione Li- Noto finora quasi esclusivamente quale uno vornese del 1919. Alberto Zampieri La nonna, 1925 dei massimi animatori del Gruppo Labroni- Ecco che acquista immediatamente un rilie- olio su tela, cm 71x65 co, Alberto Zampieri è stato recentemente vo non trascurabile il riferimento a quel Dou- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi storicizzato nella monografia promossa dal- delet, che ormai da tempo ospite della città di Livorno la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, di Livorno, trionfa all’Esposizione Pro-Solda- dove è stato finalmente presentato sotto rin- to del 1917, che segna il debutto dello stesso Nella pagina accanto: novate vesti. Zampieri all’età di soli quattordici anni, e che Alberto Zampieri La congiuntura della donazione Zampieri a coincide con l’avvio della cruciale amicizia Il Serchio d’argento - Sillano, 1926 questo Ente e la conseguente pubblicazione con Gabrielli, forse uno degli artisti più sen- olio su tavola, cm 58x70 della monografia ragionata dell’artista han- sibili, oltre che al magistero divisionista di Collezione Fondazione Cassa di Risparmi no consentito di inaugurare l’indagine relati- Grubicy, all’indirizzo del maestro belga. di Livorno va al Gruppo Labronico attraverso lo studio Le fantasie macabre presentate in quella

150 Il caso Zampieri: un percorso nel Novecento Labronico dal divisionismo al neocubismo mostra da Gabrielli mostravano di abbrac- ciare spasmodicamente il corso simbolista di Doudelet, che esponeva in quell’occasio- ne quattro acquarelli destinati a diffondere nell’immaginario livornese tutta una schie- ra di allegorie e mostruosità tratteggiate nell’ombra dell’incubo e dell’angoscia, sulla scia delle mitologie impostesi al Salon Rose- Croix del 1895. Se i bagliori macabri di Doudelet finiscono col dominare la scena livornese in data 1917, non minore entusiasmo veniva riservato alle mutazioni luminose introdotte da Raffaello Gambogi, concepite all’unisono con l’avan- guardia nordica, tanto da evocare a Mario Rosati certi “paesaggisti moderni d’Olanda chiamati gli Antichi, e più al Tholen nelle sue poetiche marine degli ultimi anni e al De Zwart nella sua maniera giovanile”. Resta dunque da riflettere sul fatto che l’evo- luzione dell’arte livornese verso la moderni- tà passa negli anni Dieci per il tramite delle avanguardie nordiche, in particolare quella belga, ora nell’accezione di una luminosità più pervasiva e simbolica, ora sotto le spo- glie di notturni popolati da ombre diaboliche. Scorrendo quindi certi interventi di Doude- let, in particolare il testo introduttivo stilato nel 1923 per la monografia di Benvenuto nesi coincida con l’episodio della partecipa- da una ricerca che lo rende ancora incerto”, Benvenuti, Ciò che penso dell’arte di Ben- zione alla Prima Mostra Pro Casa dell’Arte opere quali le già citate Notturno e figure venuto Benvenuti, a cura delle Arti Grafiche di Livorno, allestita presso il Liceo Niccolini (1916) e Strada (1918), confermano quanto S. Belforte & C. di Livorno, pare davvero di nell’agosto del 1919, in margine alla quale tale tensione non corrispondesse a un’effet- avventurarsi tra le prime stravolgenti crea- divampa un acceso dibattito tra i protago- tiva incertezza, quanto invece a una convinta zioni pittoriche di Zampieri, basti pensare a nisti del Caffè Bardi, nonché tra alcuni dei determinazione a coniugare il verbo divisio- Le bare (1925), senza dubbio allusivo a quel frequentatori del cenacolo del romito d’An- nista non in termini di chiaroscuro dramma- filone misteriosofico imperante a Livorno tignano – non ultimi gli stessi Benvenuti e tico, per intendersi alla maniera di Natali, e nell’ambito del Caffè Bardi e di cui Benve- Grubicy – in merito all’urgenza di purifica- neppure di raffinato ricamo decorativo, se- nuti diventa il capofila fin dagli anni Dieci con zione dell’attività artistica: l’istituzione del- condo l’indirizzo di Romiti, né tanto meno di opere del genere di La tomba degli eroi (1912 la “Casa dell’Arte”, insomma, sulla scorta lenticolare vibrazione, come ormai assodato ca.). della puntualizzazione di Grubicy in margine per Baracchini-Caputi, ma semmai in vista Proprio tra le sale del Caffè Bardi Razza- alle asserzioni di Benvenuti, doveva risulta- di un diverso quoziente di luminosità diffusa, guta, e con lui Lando Landozzi e Gino Ga- re funzionale all’ipotesi di “contribuire alla che, traendo solo l’abbrivio dalla scomposi- merra, inizieranno Zampieri a quei misteri formazione di questo raro ed eletto Cenobio, zione del tessuto pittorico, inseguisse nuove della caricatura che mai come in quegli anni dove possa raccogliersi il fiore delle intelli- tramature di irrealtà, capaci di suggerire dif- mutuavano dal Belgio vibrazioni espressio- genze che creano ed apprezzano l’arte”. formità e straniamenti di altissimo quoziente niste, contribuendo alla divulgazione di una È proprio in quest’occasione che dovette de- visionario. formula stilizzata e, al contempo, espressiva collare la relazione con Gabrielli, il respon- Gli anni Venti, coincidenti per Zampieri con di deformazione fisiognomica, che dirompe sabile, per così dire, del dibattito relativo alle la partecipazione alle esposizioni di “Bot- in ambito livornese contemporaneamente a finalità della “Casa dell’Arte”, per aver pub- tega d’Arte” e alle Sindacali Livornesi, sono quella del fortunatissimo Leonetto Cappiel- blicato una sorta di decalogo “sull’arte pitto- esemplificati, nelle collezioni della Fonda- lo. rica”, teso a ribadire le ragioni, tutte emotive zione, da opere quali La nonna (1925) e L’am- Resta doveroso accennare a questo punto e spirituali, di un’arte che intendeva porsi bulante (1928), dove la sintesi caricaturale come il consolidamento di Zampieri all’in- come “trasformazione, trasfigurazione”. del decennio precedente sembra connotarsi terno della compagine degli innovatori livor- Se in data 1919 Zampieri appare “tormentato di dettagli narrativi e di scelte cromatiche

151 Alberto Zampieri ormai distanti dalla stringatezza noir degli Sono altre opere provenienti dalla donazione Jole, 1935 esordi. Zampieri, in particolare Sillano (Garfagnana) olio su tela, cm 75x60 In particolare nel difforme episodio de La (1926), Il Serchio d’Argento – Sillano (1926), Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Nonna, anomalie fisiognomiche, tonalità Casolare (1927), a confermare l’apertura di di Livorno cromatiche antinaturalistiche e luci di sogno Zampieri verso nuove sintesi luminose, non risultano assai più contenute, e, semmai, ignare delle mode cézanniane dilaganti nella Alberto Zampieri concorrono alla narrazione appassionata di Toscana del ventennio, dopo la serrata sim- La bella italiana nell’arte contemporanea, una più domestica quotidianità. bolista delle sperimentazioni divisioniste. 1949-1950 Concepita durante il soggiorno in Garfagna- Gli anni Trenta, coincidenti con l’elaborazio- olio su cartone, cm 34x23 na, tra Suese e Sillano, l’opera donata alla ne di una formula espressiva talvolta aggior- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi Fondazione, Case di Sillano – Garfagnana nata sui valori plastici del movimento nove- di Livorno (1926), comprova l’approdo di Zampieri a un centista, sono rappresentati da Jole (1935), confronto più serrato con l’immediatezza dei altra opera confluita nella collezione della Nella pagina accanto: riflessi solari colti su una natura dirompen- Fondazione, dove l’abbandono delle consue- Alberto Zampieri te, nonché avvertita con estrema partecipa- te sintesi caricaturali e di certa esasperata Pescatori, 1952 zione: superate le rarefatte visioni divisioni- costruttività, rivela ineludibili tangenze con olio su tela, cm 110x76 ste del decennio precedente, l’artista giunge le coeve formulazioni classicheggianti di En- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi a ricalibrare la sua profonda emozione nio Cocchi. di Livorno luminosa sulla base delle sollecitazioni di Si tratta tuttavia di una parentesi non troppo un’esistenza riconciliata grazie alla natura estesa, se è vero che negli anni Quaranta si familiare del paesaggio. colloca tutto un nucleo di opere esemplifi-

152 Il caso Zampieri: un percorso nel Novecento Labronico dal divisionismo al neocubismo cate nella donazione Zampieri da La bionda e la mora (1949) e La bella italiana nell’arte contemporanea (1949-1950), sintomo di un rinnovamento ancora più estremo, dove sti- lemi arcaici non distanti dalla primordialità di Campigli si intrecciano con l’ammicca- mento modiglianesco. Sempre più pervasivamente impegnato nel- la sua carriera di restauratore, Zampieri sembra infatti abbandonare l’interesse per il registro novecentesco coltivato negli anni Trenta, per approfondire semmai un’ulterio- re avventura espressiva, che mostra di ac- cantonare le saporose volumetrie e le tenere rotondità confezionate in precedenza, a van- taggio di squadrature più sommarie e sintesi più estreme. Già all’alba degli anni Quaranta due opere pressoché coeve, Le marionette (1940) e I Carabinieri (1940-1942), anch’esse di pro- prietà della Fondazione, rivelano una deter- minazione espressionista addirittura defor- mante, non senza riflessioni neo-cubiste, in linea con gli esiti più estremi del Gruppo di Corrente, da Ernesto Treccani a Bruno Cas- sinari. Sono gli anni della partecipazione di Zam- pieri a rassegne e concorsi nazionali, fino alla stagione del Premio Suzzara, quando approderà a un’indagine ad ampio raggio della fisionomia femminile, destinata d’ora in avanti a snodarsi tra sintesi e deformazioni, volte a sprigionare una malinconia straniata e sognante, condotta con fluida sommarietà di accenti, non distante dalla “grafia ondosa” evocata da Carlo Levi quale prerogativa del ritratto sentimentale. Nel corso delle sue numerose escursioni in sedi museali Zampieri annota in tale sta- gione emblematici commenti in margine a opere di Cézanne e Braque, registrandone soprattutto la novità degli assetti cromatici, e anzi, a proposito di quest’ultimo, amerà come Pensieri e discorsi, dove la più platea- espositivi nazionali: opere quali La massaia ricordare soprattutto certi “accordi di colore le intenzione discorsiva giunge comunque a (1949-1950), Omaggio a L’urlo (1950), Pesca- per accostamento e per insieme, lo stesso i sostanziarsi appieno nelle distinte parvenze tori (1952) – sempre di proprietà della Fon- contrasti indipendentemente dall’aderenza cromatiche di ciascuno dei protagonisti del- dazione – attestano l’approdo a riflessioni alla Realtà”. la composizione, vero e proprio terzetto che neocubiste, quando declinate in termini di Datano al 1948 Amore è protezione – con- vede contrapporsi una reciprocità di affetti primitivismo toscano, quando invece nella fluita anch’essa nella donazione – testi- e tensioni risolta in un intarsio cromatico di chiave di un espressionismo rude e squadra- monianza di una logica affettiva vibrante di rabeschi debitori al serbatoio fauve. to, di registro drammatico, che simpatizza complessa e dolente modernità, dove, an- È tuttavia il capitolo del Premio Suzzara a con certi esiti di Armando Pizzinato. che nell’episodio più connotato di motiva- segnare per l’artista una tappa fondamentale L’impegno di Zampieri procederà d’ora in zioni ideologiche, trionfa una rude naivetè nell’affermazione di una sua personale e ag- avanti nella direzione affermatasi in seno al che sfugge al rischio della narrazione, così giornata cifra stilistica nell’ambito dei circuiti Premio Suzzara, tra indagine neocubista e

153 da fiera e circhi di periferiaIl ( circo, 1952), non estranei alla metafisica degli scenari di Giuseppe Viviani, ma anche icone femminili quali Donna con cane (1984), testimonianza di un rinnovato interesse per la composizio- ne classicheggiante di un Cocchi. In un ormai incessante spaziare tra l’osser- vatorio più ampio delle avanguardie europee e l’hortus conclusus del Novecento toscano, Zampieri mostra negli ultimi decenni della sua attività una proteiforme e inesauribile volontà esploratrice di declinazioni stilisti- che e soluzioni compositive di sempre varia- to riferimento, ma di volta in volta proiettate a ritessere una benché sfuggente trama di tradizione.

Francesca Cagianelli Storica dell’arte, conservatrice della Pinacoteca Carlo Servolini, Collesalvetti, Presidente Associazione Culturale “Archivi e Eventi”, ha curato la prima monografia ragionata dedicata a Alberto Zampieri che la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno ha realizzato dopo aver beneficiato dell’importante donazione di dipinti, disegni e incisioni dell’artista, donati dal nipote

simpatie neorealiste, senza peraltro cristal- molte delle figure presentate alle esposizio- lizzarsi in una narrazione eccessivamente ni dell’epoca la critica non stenta a rinvenire codificata sotto l’aspetto ideologico. Non in- tracce consistenti di tale inalterata passione, tendendo appagarsi di formule e convinzioni come nel caso di Il bambino e il gatto, che a Alberto Zampieri troppo abusate nel contesto artistico nazio- Silvano Filippelli pare ispirato “direttamente Il bambino e il gatto, 1952 nale l’artista matura conseguentemente in- a un Modigliani addomesticato”. olio su tela, cm 85x61 tendimenti personali spesso volti a riconsi- D’ora in avanti la riflessione sulle avan- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi derare le esperienze fondamentali della sua guardie si intreccia con il “magico filo” del- di Livorno carriera creativa, a cominciare dalla rivela- la tradizione: appartengono al nucleo della zione modiglianesca, in particolare certi di- donazione Zampieri anche alcuni episodi Alberto Zampieri (1903-1992) segni ammirati fin dagli esordi, “segnati alla riconducibili alla suggestione di Ben Shan, catalogo a cura di F. Cagianelli, Pontedera, prima, da un solo segno”, al punto che in con riferimento all’esplorazione di baracconi Bandecchi & Vivaldi, 2005.

154 22 Gli acquisti: Llewelyn Lloyd e Lodovico Tommasi, due capolavori ritrovati

Vincenzo Farinella Nadia Marchioni Gianni Schiavon

155 La mostra Due capolavori ritrovati. Llewelyn Fuoco nella chiglia (I calafati) (1911) di Lo- una vita vissuta secondo i ritmi naturali del- Lloyd e Lodovico Tommasi nelle raccolte del- dovico Tommasi. le stagioni, in uno scenario di incontaminata la Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, Nella magica atmosfera creata da Lloyd in bellezza. a cura di Vincenzo Farinella, promossa dalla Ritorno dai campi, l’ambientazione nella Nel dipinto del più giovane dei Tommasi il Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno in campagna sopra il borgo di Antignano affac- naturalismo dello spunto descrittivo sem- collaborazione con il Comune di Livorno, si ciato sul Tirreno, nell’ora vespertina dell’An- bra invece solo un pretesto per costruire è tenuta dall’8 marzo al 6 aprile 2008 presso gelus, con la famiglia di umili contadini che una scena di grande impatto emotivo e di in- il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno, in scendono lentamente dalle colline verso la dubbia risonanza simbolica: mentre il primo due sale al piano terreno di Villa Mimbelli. loro casa dopo una lunga giornata di lavoro, piano della tela risulta occupato da una mag- L’occasione è stata offerta dall’ingresso nel- ha consentito all’artista di creare una scena matica tessitura di scogli e di tronchi d’albe- la collezione della Fondazione livornese, tra- quasi sospesa nella luce del tramonto, as- ro, modulata dalla luce serale con un effetto mite mirate acquisizioni, di due veri e propri sorta di fronte all’infinita distesa del mare, tendente al monocromo, sul fondo si erge in capolavori della pittura labronica dei primi definita da una tessitura pulviscolare e bru- controluce la mole imponente dell’imbar- anni del Novecento, diversamente legati al licante di minutissimi tocchi di colore diviso, cazione tirata in secco, attorno a cui alcuni grande filone del Divisionismo italiano: Ri- esaltando così, al tempo stesso, la nobiltà marinai sono impegnati a calafatare lo scafo, torno dai campi (1906) di Llewelyn Lloyd e del lavoro dei campi e la purezza etica di stendendo sulle assi della chiglia la pece ri-

156 Gli acquisti: Llewelyn Lloyd e Lodovico Tommasi, due capolavori ritrovati

Nella pagina accanto: scaldata in un calderone fumante. Le figure perfetto parallelo, in mostra, in un altro dipin- Llewelyn Lloyd dei lavoratori sono definite sommariamente to realizzato da Lloyd nell’estate del 1906, vil- Ritorno dai campi, 1906 da poche sintetiche pennellate, mentre l’in- leggiando e dipingendo “in una villetta sopra olio su tela, cm 72,4x85,3 teresse del pittore si concentra sul contrasto l’uliveta di Antignano”, Le gramignaie (Il disco Collezione Fondazione Cassa di Risparmi tra la massa scura della nave, che sembra del sole), la celebre tela dove la scena agreste di Livorno quasi prendere vita emergendo tra la sco- con le umili contadine al lavoro, di evidente gliera e i tronchi, e lo sfondo verde del mare matrice millettiana, risulta arricchita da una Sotto: e rosso-oro del cielo, acceso nel tramonto da colta allusione iconografica a uno dei massi- Lodovico Tommasi un vortice di pennellate. mi capolavori della pittura primitiva italiana: Fuoco nella chiglia (I calafati), 1911 Questa piccola esposizione, pensata come un gli Effetti del Buon Governo in città e in cam- olio su tela, cm 107,5x126 dittico per presentare alla cittadinanza di Li- pagna di Ambrogio Lorenzetti (1338-1339). Collezione Fondazione Cassa di Risparmi vorno due opere d’eccezione, risultava arric- Nella stessa sala, la presenza di Manarola al di Livorno chita da una ristretta e sceltissima antologia chiaro di luna (circa 1905) di Guglielmo Ame- di confronti, miranti ad approfondire due mo- deo Lori, con una silenziosa veduta notturna menti del percorso compiuto da questi illustri rischiarata dal plenilunio del paesino ligure a pittori livornesi. Ritorno dai campi trovava un picco sul mare, intendeva rimarcare le origi-

157 Lodovico Tommasi Fuoco nella chiglia (I calafati), 1911 particolare olio su tela, cm 107,5x126 Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Due capolavori ritrovati. Llewelyn Lloyd e Lodovico Tommasi nelle raccolte della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori, 8 marzo-6 aprile 2008 - catalogo della mostra

nali esperienze divisioniste condotte da Lloyd e intensamente emotiva, del verbo divisioni- in compagnia di Lori (e di Antonio Discovolo) sta), e l’edizione illustrata dall’artista roma- nello spazio espositivo dove trovano posto i nella seconda metà del 1903 alle Cinque Ter- no Duilio Cambellotti de La Nave di Gabriele pezzi più significativi della collezione della re, capaci di condurre il pittore livornese ai D’Annunzio (Milano 1908), per sottolineare Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno. capolavori di questa fase della sua produzio- il significato, decadente e simbolista, della ne, con risultati di intenso lirismo e al tempo scelta tematica operata da Lodovico Tom- Vincenzo Farinella stesso di grande virtuosismo. masi, certamente in debito con i motivi e le Professore di Storia dell’Arte Moderna, Nella sala dedicata ai Calafati di Lodovico suggestioni che dominavano in questi anni la Università di Pisa Tommasi, il grande dipinto presentato con poesia dannunziana. Nadia Marchioni e Gianni Schiavon il titolo Fuoco nella chiglia all’Esposizione Il conseguimento dell’obiettivo della mostra Dottori di ricerca in storia dell’arte. Internazionale di Belle Arti di Barcellona – rendere noti e contestualizzare due ca- Hanno curato la mostra: nel 1911, dove fu premiato con la medaglia polavori della pittura livornese fino a quel Due capolavori ritrovati. Llewelyn Lloyd di seconda classe, trovavano posto due di- momento quasi sconosciuti, grazie ai saggi e Lodovico Tommasi nelle raccolte della pinti di Plinio Nomellini dei primissimi anni di Nadia Marchioni e di Gianni Schiavon pub- Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno del Novecento, per rimarcare i legami, ico- blicati in catalogo – è dimostrato anche dalla Promossa dalla Fondazione Cassa di nografici e stilistici, che si riscontrano, in ripetuta partecipazione delle tele, in que- Risparmi di Livorno, in collaborazione con il questo momento cronologico del loro per- sti ultimi anni, a diversi eventi espositivi: le Comune di Livorno corso, tra le opere dei due pittori labronici (in due opere risultano ora finalmente fruibili al Museo Civico Giovanni Fattori, 8 marzo-6 particolare per l’interpretazione, liberissima pubblico, occupando una posizione di spicco aprile 2008.

158 23 Nelle antiche stampe la storia e il carattere di una comunità

Piero Frati

159 Una collezione di stampe antiche, tra vedu- di immagini, degli avvenimenti, ambienti e ulteriori approfondimenti storico-culturali. tistica e cartografia, non sempre vuole rap- costumi del passato che hanno caratterizza- Pertanto oltre che per il valore informativo presentare una valutazione critico-estetica to la vita di una città, della sua popolazione universalmente riconosciuto alla storia, la delle medesime, né tantomeno una precisa- e le innumerevoli avventure capitate nello raccolta delle stampe antiche di una città è zione del valore degli autori o delle diverse scorrere degli anni. È anche vero che i tanti utile per cercare, attraverso una migliore co- scuole di provenienza, ma piuttosto una do- nominativi di autori, incisori e editori e i fat- noscenza della sua origine e della sua evolu- cumentazione, attraverso una successione ti rappresentati possono essere motivo di zione, di comprendere meglio la città di oggi

160 Nelle antiche stampe la storia e il carattere di una comunità e di intravedere qualche insegnamento per Nella Pagina accanto: Certamente una delle più belle vedute quella di domani. Panorama della Città e Contorni di Livorno della città e del porto dal mare, con velieri L’importanza emerge anche dalla consape- disegnati dalla Lanterna del Fanale da e barche in primo piano. volezza del facile deterioramento, negli anni, Lorenzo Luthy (titolo in ampio fregio, del materiale cartaceo, della scarsa cura al centro sotto la veduta, con stemma Sotto: delle stampe da parte di possessori occa- e dedica a Don Neri dei Principi Corsini Veduta della Squadra di S.M. Britannica sionali e lo scarso valore assegnato da tanti Marchese di Laiatico, Governatore di alla vela nelle vicinanze della Città e Porto proprietari specie nelle vicende belliche e Livorno) “Dis. dal vero da Lorenzo Luthy”. di Livorno nell’anno 1798 sotto il comando quindi abbandonate. Fortunatamente sono A sinistra nel margine inferiore “Lith. da di S.E. il Contro - Ammiraglio Orazio stati i collezionisti e varie istituzioni a sal- A. Podestà a Monaco”. A destra elenco Nelson… (titolo nel margine inferiore) vare questi documenti, in origine a tiratura di 65 toponimi in 16 colonne in quattro Dedicata con stemma al Principe limitata, consentendo condizioni di manteni- gruppi. Nella parte inferiore della stampa, Augusto Federico d’Inghilterra da parte mento dei pochi esemplari rimasti. alternati a quattro piccole vedute animate di Giovacchino Lanfranchi di Livorno. Lo studio e i progetti dell’evoluzione urba- e allo stemma centrale, rappresentanti “Omobono Roselli delineò”a sinistra sotto nistica delle città non possono fare a meno la barriera Fiorentina, la Porta S. Marco, la veduta, “gravè par Verico, terminé par Porta S. Leopoldo e la Dogana d’Acqua. Lasinio 1799” a destra. dell’antica iconografia per il rispetto di anti- Litografia (in tre fogli uniti) 410x1915, (1844) Incisione mm 460x730 che individualità urbane o portuali, patrimo- Questa importante panoramica della città e Ricorda l’arrivo della flotta inglese al nio dei nostri avi. del porto dal mare, va da bocca d’Arno fino comando dell’Ammiraglio Nelson a Per quanto riguarda Livorno e i tanti avveni- al Romito ed è ricchissima di particolari. Livorno, dopo la prima occupazione menti che l’hanno interessata, pur essendo napoleonica, in appoggio a una guarnigione una città relativamente recente rispetto ad Vue du port de Livourne (titolo nel margine napoletana comandata dal generale altre più importanti sotto il profilo storico inferiore in fregio). “Garnereay pinx”a Naselli che il 28 Novembre 1798 occupò la culturale e artistico, ha una ricchezza ico- sinistra sotto la veduta, “Himely sculp.” a città fino nografica di grande livello, talora superiore destra, “Paris chez Basset rue S. Jacques al Gennaio del 1799. a quella di altre città. Se accanto a tante n. 64” nell’angolo inf. sinistro. vedute vere testimonianze della propria sto- Incisione mm 410x540 (1830)

161 162 Nelle antiche stampe la storia e il carattere di una comunità

Nella pagina accanto: Veduta della maggior parte della Piazza Negozianti residenti a Livorno, con vignetta Raccolta di varie Vedute della Città e Porto Grande di Livorno presa dai tre Palazzi al centro rappresentante il faro con barche di Livorno… (titolo nel margine inferiore – n. 9-10 (titolo nel margine inferiore). e la Gorgona sullo sfondo. “Ant. Piemontesi al centro). Dedica con stemma a Roberto “B. Astraudi del.” a sin. sotto la veduta, detto Baseggio di Vienna disegnò”a sinistra Otto Franch da parte di G. Colonaci. “Fambrini scul.” a destra, “In Livorno sotto la dedica, “R. Spadaccini contornò la “G.B.Salucci del.” a sinistra sotto la dedica, presso Giacomo Aliprandi”al centro sotto il pianta e Gius. Angeli incise” a destra nel “Gius. Angeli incise” a destra. titolo, 3+3 toponimi ai lati del titolo. margine inf. Incisione mm 530x690 (1793) Incisione su due rami mm 275x740 Incisione mm 535x700 (1793) Trattasi di 16 vedute insolite (le due Questa è l’unica veduta di questa serie il Ai lati della pianta 5+5 vedute (Veduta di più grandi panoramiche al centro) con i cui disegno non è del Terreni. Veduta molto Livorno, Palazzo della Comunità, Porta seguenti titoli: Porta Colonnella, Chiesa animata della piazza con corteo di carrozze S. Marco, Lazzaretto S. Rocco, Veduta della Greca Unita, Altar maggiore del Duomo, sulla direttiva della Via Grande. Piazza D’Arme, Veduta di Livorno nell’anno Porta Pisana Bocca della Darsena, 1421, la R. Dogana, Bocca della Darsena, Magazzini dell’Olio, Banca dei Cassieri, Sopra: Torre del Marzocco, Veduta della Darsena). Dogana fuori di Porta Pisana, Parte di Pianta della città e Porto di Livorno fatta Elenco di 32 toponimi a sinistra della Levante, Veduta di una parte del Littorale a sotto gli auspici di S.A.R. Ferdinando III… pianta e scala metrica a destra. Levante, Parte di Ponente; Via Ferdinanda Granduca di Toscana (titolo in alto con da Porta Colonnella, Veduta della Città stemma lorenese al centro) dalla parte di Porta Pisana, Via Borra, Dedica di Antonio Piemontesi (nella parte Piazza d’Arme, La Gran Guardia). inferiore centrale della veduta) ai Consoli e

163 ria, alcune possono apparire arbitrarie o di dell’insofferenza e relativa violenza quotidia- professionisti, artisti, umili operai o semplici fantasia con l’adozione di formule generiche na; e allora, il rispetto e il recupero dei quar- testimoni che amarono Livorno e i suoi cit- senza grande preoccupazione del vero, ciò tieri e dei centri storici, con i relativi valori tadini. ha consentito di percepire richiami poetici, culturali e comportamentali della popolazio- ideologici o di una coscienza civica solo af- ne, è strettamente collegato allo studio e alla Piero Frati fettiva, comunque sempre orientata a pun- valutazione del passato. Medico chirurgo, ex primario ospedaliero tualizzare l’importanza essenziale della sua Per quanto riguarda Livorno, l’apprezza- coltiva da tantissimi anni la passione posizione sul mare. mento delle sue stampe documenta l’evolu- per le stampe antiche di cui è profondo Le tante immagini del porto e del mare di zione della città, le sue umili origini, il lento conoscitore, oltreché esperto collezionista. Livorno vengono rappresentate anche con la sviluppo urbanistico e portuale, fino all’inizio Per la Fondazione Cassa di Risparmi di presenza di grandi flotte in pace e in guer- del Novecento, ma anche l’umanità dei suoi Livorno ha curato il volume ra; la città è ricordata in occasione di tante cittadini, in occasione delle tante avventure, Antiche Stampe. Piante e vedute di Livorno calamità, epidemie, occupazioni straniere, sempre superate con sacrifici, fermezza, e provincia - Cartografia della Toscana con le relative emozioni, comportamenti e le slancio patriottico e orgoglio esemplari. Debatte Editore, Livorno 2003 speranze della sua versatile e cosmopolita Nello scorrere inesorabile del tempo, con popolazione. Per la nostra città hanno pesa- tutte le vicissitudini che hanno interessato la to tutti i suoi elementi significanti che hanno città, un insegnamento è implicito: da quegli operato dentro e fuori le sue mura, secondo avvenimenti derivano i caratteri, o quanto- una mediazione storicizzata della separazio- meno, sono stati favoriti i caratteri della co- ne e contrasto tra campi opposti, tra storia munità, l’affratellamento dei livornesi con le e natura, tra la difesa e il commercio, tra la comunità straniere, attratte dalla liberalità cultura e il mare. dei traffici che dettero benessere e impulso Oggi il progressivo deterioramento della vita alla pace e alla neutralità. Dal mare vennero nella città, nonostante impegni e trasfor- anche contatti con culture diverse, letteratu- mazioni economiche, politiche e sociali, ha re straniere, talora più vive di quella locale, raggiunto livelli preoccupanti: la supremazia dalle quali furono tratti fermenti e soluzioni tecnologica ci ha imposto le proprie leggi, di innovatrici. tempo, di spazio, di comunicazione, il pro- Quanto emerge dalla lettura e dall’interesse gresso delle industrie, dei mezzi di trasporto e comprensione delle stampe non è altro che pubblici e privati, ma anche l’accentuazione un ricordo di tutti coloro che in ogni tempo del rumore, del traffico, dell’inquinamento, seppero onorare la città, di tutti gli artefici

Arrivée et campement des Français dans la place d’arme de livourne le 27 juin 1796 (titolo nel margine inferiore) “Giac. Beys inv. del.” a sinistra sotto la veduta “Ant. Poggioli e G. Angeli Sculp. In Livorno An. 1799” a destra incisione mm 560x758 Ricorda la prima occupazione di Livorno da parte delle truppe napoleoniche, l’unica con la presenza del generale Bonaparte. Questa ebbe fi ne il 14 Maggio dell’anno successivo, allorché il presidio francese comandato dal generale Vaubois s’imbarcò per la Corsica, abbandonata dagli Inglesi.

164 24 Una raccolta dedicata all’epopea napoleonica

Monica Guarraccino

165 Le incisioni napoleoniche della Collezione napoleoniche della Collezione Fondazione esemplari più raffinati, traduzioni di dipinti Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Cassa di Risparmi di Livorno, vero e proprio che hanno fatto la storia dell’arte del periodo esposte al Museo nazionale delle residenze catalogo scientifico. Impero, alle produzioni seriali che raffigu- napoleoniche dell’isola d’Elba in occasione rano le scene più famose del repertorio na- della mostra Celebrazione e satira di un Im- Scorrendo le stampe appartenenti alla Col- poleonico in una semplificazione linguistica peratore nelle stampe del XIX secolo, costi- lezione Fondazione Cassa di Risparmi di Li- e formale che, pur riducendo al minimo gli tuiscono una delle più recenti acquisizioni di vorno si può ripercorrere in una sorta di sto- elementi narrativi, non perde affatto la pro- un ben più vasto patrimonio accumulato con ria illustrata l’intera epopea napoleonica, dai pria efficacia affabulatoria e simbolica. Del una paziente ricerca nel corso degli anni e primi successi militari del giovane generale resto uno degli aspetti interessanti dell’ico- rappresentano un significativo tassello per Bonaparte a Tolone, fino all’esilio a Sant’Ele- nografia napoleonica sta proprio nella den- la ricostruzione della storia dell’iconografia na, in quell’isola “dove non si vede né sole né napoleonica. luna”, che si concluse con la morte di Napo- Le stampe, esposte per la prima volta al leone il 5 maggio 1821. pubblico alla Palazzina dei Mulini dal 4 aprile Le incisioni della Fondazione, riconducibili Vue générale de l’Isle d’Elbe de la Ville de all’11 giugno 2008, rappresentano un impor- a produzioni italiane della prima metà del Porto-Ferrajo, présentement résidence de tante contributo finalizzato alla conoscenza XIX secolo, si distinguono per l’originalità Bonaparte, 1814? del periodo napoleonico e sono soltanto una dell’esecuzione che, soprattutto negli esem- acquaforte acquerellata, mm 250x407 di una nutrita serie di iniziative che la Fonda- plari colorati a mano, testimoniano alcune Parigi, s.n. zione in questi anni ha promosso sul territo- interessanti varianti rispetto alla classica rio in collaborazione con il Museo nazionale. iconografia napoleonica. Esse illustrano gli Nella pagina accanto: Nel 2009 il pregevole nucleo, adeguatamen- episodi salienti della vita dell’imperatore e Battaglia di Arcolo, 1833-1835 te studiato, è stato inoltre oggetto di un volu- presentano un ventaglio di tipologie peculia- acquaforte, mm 305x430 me dal titolo I rami di Napoleone le stampe ri alle stampe di soggetto napoleonico: dagli Firenze, presso Niccolò Pagni

166 Una raccolta dedicataall’epopea napoleonica sità di elementi narrativi che le immagini, dalla prima del 1827 corredata dalle tavole di molto vicino alle istanze napoleoniche, ven- siano esse auliche o popolari, contengono, Auguste Raffet, all’ultima uscita a Parigi nel gono affiancate numerose altre rappresen- evidenziando una stratificazione lessicale 1854, anno della morte dell’autore. tazioni di battaglie che abbracciano tutta la che forse è la vera ragione della loro forza Buona parte delle stampe della Fondazio- carriera militare di Bonaparte. Da Abukir comunicativa. ne proviene proprio dai volumi di Norvins; fino ad arrivare all’ultimo, decisivo, scon- La catalogazione delle stampe ha messo in si tratta di repliche di incisioni d’invenzione tro di Waterloo, che ebbe luogo il 18 giugno atto una sorta di scomposizione formale del- apparse nelle edizioni francesi ma anche di 1815 e che determinò la sconfitta definitiva le immagini, andando a ricercare i repertori riproduzioni seriali e meno raffinate, imma- dell’imperatore di Francia. iconografici di riferimento utilizzati dagli au- gini di una enorme efficacia propagandistica, Molto interessanti sono inoltre gli esempla- tori, da raccolte di primo ordine quali il ce- tanto da contribuire in Europa alla rinascita ri a colori, spesso dipinti a mano all’interno lebre Tableaux historiques des campagnes del mito napoleonico nelle classi popolari delle botteghe e delle tipografie, che confe- et révolutions d’Italie di Carle Vernet, alle nel corso del XIX secolo e, in Italia, da porre riscono alle immagini un tono meno aulico tavole illustrate dei primi volumi stampati in le basi per la formazione degli ideali risor- ma tuttavia più vicino alla sensibilità e al Francia su Napoleone. gimentali. gusto popolari. Fra queste segnaliamo per Tra questi una menzione speciale va a l’Hi- Ad alcune raffinate incisioni raffiguranti la efficacia espressiva la Battaglia di Maren- stoire de Napoléon del barone Jacques de Battaglia di Lipsia, Arcole, Jena e Preussich- go, anch’essa apparsa come illustrazione Norvins, primo libro illustrato dedicato alla Eylau pubblicate a Firenze da Niccolò Pagni di Norvins presumibilmente intorno al 1838. vita di Bonaparte che conobbe uno straor- nel 1834 a corredo della Storia di Napoleo- La diffusione delle stampe di soggetto na- dinario successo in tutta Europa e che solo ne di Norvins ed eseguite da Antonio Verico, poleonico fu promossa già dallo stesso in Francia apparve in ben ventidue edizioni, artista italiano discepolo di Morghen artista Napoleone, primo comunicatore dell’età

167 contemporanea, che seppe impiegare tutti i movimenti politici e di opinione. E in partico- della vita di Bonaparte, oltre naturalmen- mass-media del tempo per costruire un’effi- lare, tra tutte le forme artistiche il mezzo più te a tutta l’aneddotica di carattere militare, cace azione di persuasione che conobbe uno espressivo, quello che poteva essere diffuso contribuì non poco alla costruzione di una straordinario consenso in tutta Europa. con maggiore facilità, fu proprio il mezzo a vera e propria leggenda. Tra questi citiamo L’arte in particolare, con i suoi efficaci mezzi stampa, che all’inizio dell’Ottocento poté pe- l’attentato di cui fu vittima il 24 dicembre espressivi ben si prestava alla diffusione dei raltro sfruttare le innovazioni tecnologiche 1800 a Parigi, mentre stava percorrendo in messaggi di propaganda che, tradotti in im- dell’acquaforte e della litografia che permi- carrozza il tragitto dalle Tuileries all’Opera magini potevano così arrivare a tutti gli stra- sero di accelerare i tempi di esecuzione sì da e del quale Fouché incolpò i giacobini, raf- ti sociali e soprattutto alle classi popolari, poter star dietro all’incalzare degli eventi. figurato nell’incisione dal titolo La Macchina coinvolte per la prima volta nella storia nei La messa in scena degli episodi salienti Infernale, o l’Addio a Fontainebleau, ultimo

168 Una raccolta dedicataall’epopea napoleonica saluto seguito all’abdicazione che l’impera- dre di Napoleone che trascorse con lui parte Nella pagina accanto: tore rivolse ai soldati della Vecchia Guardia dell’esilio all’Elba e di Maria Luisa d’Austria, Battaglia di Marengo, post. 1821 nell’aprile del 1814, poco prima di lasciare seconda moglie dell’imperatore e madre acquaforte acquerellata, mm 203x41 la Francia e raggiungere l’isola d’Elba. Inte- del legittimo erede al trono di Francia, noto Italia, s.n. ressante anche la stampa intitolata Costumi come il Re di Roma. Tra i generali napole- napoleonici, ascrivibile all’abile disegnatore onici ne compaiono alcuni caduti onorevol- Costumi napoleonici, 1812 ca. Angelo Biasioli, dove si possono identificare mente in battaglia come Desaix, Lasalle e acquatinta, mm 219x340 Napoleone e Giuseppina con gli abiti indos- Duroc a cui l’imperatore fu molto legato ma Italia, s.n. sati il 2 dicembre 1804, giorno del Sacre, non mancano anche i ritratti di personaggi quando vennero incoronati imperatori di avversi al regime napoleonico, come il gene- Sotto: Francia. rale Malet, fucilato perché ritenuto respon- Isola di Sant’Elena, 1815 Tipica dei repertori iconografici dedicati a sabile di un tentativo di colpo di stato e Geor- acquatinta a colori, mm 173x235 Napoleone è inoltre la galleria dei ritratti, ges Cadoudal, controrivoluzionario capo dei Italia, s.n. che raccoglie solitamente le effigi dei mem- realisti, accusato di un complotto contro il bri della famiglia Bonaparte e dei generali Primo Console giustiziato nel 1804. più vicini all’imperatore. Dopo il 1821, anno della morte, il successo di La Collezione della Fondazione annovera i Napoleone conobbe fasi alterne, legate agli ritratti di Letizia Ramolino Bonaparte, ma- eventi politici; tuttavia l’immagine dell’impe-

169 ratore rimase viva nella memoria, non solo dei francesi ma di buona parte dei cittadini europei, grazie proprio a questa diffusione capillare di stampe, libri e oggetti che reca- vano la sua effigie. Mai nella storia si era vi- sto il caso di un eroe vinto conquistare tanta popolarità, oltre la sconfitta, oltre la morte. Il mito si era ormai radicato e il segno lasciato da Napoleone era divenuto indelebile nella cultura europea se, come scrisse Stendhal già dopo il 1823: “Tutti i giovani più distinti leggono il Memoriale e si dichiarano pazzi per l’imperatore”.

Monica Guarraccino Storica dell’arte, ha collaborato con la Fondazione con studi, ricerche per catalogazione di opere d’arte e pubblicazioni nell’ambito della storia del territorio livornese dal XVI al XIX secolo

Letizia, 1830-1840 acquaforte, mm 264x160 Italia, s.n.

Réception des savants dans le Palais de Piombino, 1821 litografia, mm 450x573

Sopra: I rami di Napoleone. Le stampe napoleoniche della Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, a cura di R. Martinelli, testi e catalogo di M. Guarraccino, Pisa, ETS, 2009.

170 25 Un progetto preventivo per una migliore conservazione Sandra Roca Rey

171 172 Un progetto preventivo per una migliore conservazione

La mia collaborazione con la Fondazione della Cassa di Risparmi di Livorno è iniziata nel 2009, dopo la ristrutturazione degli spazi museali e il riordino delle raccolte di quadri, disegni, stampe e sculture. Spesso l’interesse principale del responsa- bile di una collezione privata verte sulla sua valorizzazione e sulla diffusione della cono- scenza della raccolta piuttosto che sulla sua conservazione. Sono stata quindi positivamente sorpresa quando sono stata interpellata per impo- stare un progetto di tutela complessivo sul “corpus” dei dipinti di Vittore Grubicy de Dra- gon – artista milanese divisionista, attivo dal 1882 al 1920 – “corpus” in parte acquisito nel 1992, in parte donato da Ettore Benvenuti, fi- glio di Benvenuto Benvenuti, allievo predilet- to del Grubicy. Dopo aver elaborato una scheda sullo stato di conservazione di ciascuna opera, ho pro- posto una serie di interventi mirati a risol- vere i problemi che ogni quadro presentava: in alcuni casi erano necessarie operazioni evitare un dispendio di energie e può limitare zione delle schede sullo stato di salute delle importanti (foderatura del supporto, pulitu- i costi di manutenzione. opere (“condition report”, “fiche de constat”) ra da vernici alterate e reintegrazione della È in questo senso che la Fondazione, avva- come riferimento nei controlli periodici e preparazione e della pellicola pittorica) in al- lendosi della presenza di un team di esper- nella tutela della collezione da danni even- tri sarebbe stato sufficiente un “bichonage”, ti, di cui faccio parte, si sta muovendo, ac- tuali che potrebbe subire durante prestiti un intervento limitato e di minor impatto (ri- quistando sofisticate apparecchiature e temporanei ad altri musei. tensionamento della tela originale su telaio, seguendo semplici regole di buon senso. Per Tanto lavoro occorre per mantenere e miglio- eliminazione di polveri e patine grasse, pic- esempio nella sala dove sono esposte le ta- rare la qualità di una collezione: l’importante cole stuccature e ritocchi su lacune di natura vole più antiche è stato installato un deumi- è aver acquisito la cultura della conservazio- accidentale). dificatore per il controllo ed il rilievo dell’u- ne e la consapevolezza dell’importanza del In genere sono i dipinti molto più antichi o midità relativa che insieme alla temperatura monitoraggio costante del clima e delle ope- quelli che giungono ai nostri tempi in uno è un parametro climatico d’eccellenza: al re, laddove monitorare significa quantificare stato di preoccupante degrado, a richiedere loro variare, la maggior parte dei materiali di la progressione di un evento. restauri ben più complessi. Soprattutto se i cui sono composti i manufatti (soprattutto il Prevenire piuttosto che intervenire, docu- quadri sono stati sottoposti in passato a nu- legno), si dilata e si contrae e le fluttuazioni mentare e archiviare ogni operazione ese- merosi e drastici interventi, di cui purtroppo determinano gravi rischi per la salute delle non rimangono documentazioni scritte. opere. A questo punto è bene sottolineare che la Particolare attenzione viene altresì dedicata Nella pagina accanto: conservazione di un’opera d’arte non con- alle stampe e ai disegni, di cui la Fondazione Giovanni Zannacchini siste solo nel mettere in atto tutte le ope- è ricchissima. Nelle incorniciature sono or- Case e alberi, 1927 ca. razioni mirate alla sua salvaguardia. È fon- mai utilizzati da diverso tempo cartoni anti- olio su cartone, cm. 47,5x57,5 damentale intervenire anche sull’ambiente, acido neutri o con riserva alcalina senza uti- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi soprattutto quando questo non è certo il più lizzo di adesivi. Per la loro custodia, qualora Livorno adatto alla tutela dell’opera, per esempio se non siano esposti, sono state previste appo- il clima è marino e l’umidità supera di molto site cassettiere realizzate in lamina d’acciaio Sopra: quella auspicata. e verniciatura con polveri epossidiche ad ap- Carlo Ademollo Più importante del restauro vero e proprio è plicazione elettrostatica a tenuta d’aria, con Anna Cuminello uccisa nella battaglia di infatti la prevenzione, come in medicina: le buone proprietà di resistenza al fuoco, otti- San Martino, 1861 opere d’arte si ammalano ed è indispensabi- mali per la protezione dagli agenti esterni. olio su tela, cm 34x58 le agire sui fattori che possono generare del- Altra parte integrante dell’attività conserva- Collezione Fondazione Cassa di Risparmi le patologie. Intervenire sull’ambiente può tiva della Fondazione riguarda la compila- di Livorno

173 174 Un progetto preventivo per una migliore conservazione

Nella pagina accanto: Vittore Grubicy De Dragon Verso il lago, 1896 olio su tela, cm 64,5x55,5 Fondazione Cassa di Risaprmi di Livorno

A destra: Sandra Roca Rey mentre restaura l’antico dipinto di un’importante collezione di Milano

Nella pagina seguente: Giuseppe Baldini Ritratto di signora dell’800, 1840-1850 olio su tela incollata su cartoncino pressato, cm 35x25.5 frammento Collezione Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

guita sulle opere, controllare quotidiana- Sandra Roca Rey mente gli ambienti delle sale di esposizione Restauratrice, è stata incaricata dalla e di stoccaggio: sono queste le carte vincenti Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno per la buona conservazione di una interes- di ripristinare i dipinti più preziosi della sante collezione come quella della Fonda- collezione zione della Cassa di Risparmi di Livorno.

Dall’analisi dello stato di conservazione disomogeneo con accumuli, gore e cola- ghezza incollate con Klucel G (idrodssipro- all’intervento di restauro ture che ottundevano la cromia originale. pilcellullosa non ionica) disciolto in acqua Moltissimi depositi di escrementi di insetti demineralizzata. Questa operazione ha Il dipinto, su un supporto di cartone, si interessavano un po’ tutta la superficie permesso di proteggere i bordi infragiliti presentava in un mediocre stato di con- pittorica: alcuni di essi avevano corroso il e tendenti alla de coesione del cartone di servazione: è stata probabilmente l’incuria colore creando dei micro crateri. supporto e di saldare la fessura del cielo. la prima causa di degrado dell’opera. Non Dopo aver completato l’analisi sullo stato Immediatamente dopo l’incollaggio, l’ope- ho riscontrato precedenti interventi né sul di conservazione, ho cominciato l’interven- ra, che tendeva a imbarcarsi e ondularsi, supporto né sulla pellicola pittorica. to di restauro. è stata tenuta sotto pressa per 48 ore per I bordi erano molto erosi lungo tutto il pe- La prima operazione eseguite è stata eliminare ogni deformazione esistente. È rimetro soprattutto nella parte superiore una leggera pulitura con saliva sintetica stato in seguito preparato uno stucco co- dove gli angoli e la zona centrale risultava- (costituita al 98% di acqua e al 2% di una stituito dal Klucel G e polpa di carta Arbo- no lacunosi. Conseguentemente la pellicola complessa combinazione di enzimi) atta cel (fibre di pura cellulosa), impasto simile pittorica, in quelle zone, tendeva a sfaldarsi. a rimuovere la patina grigia dovuta alla ai materiali costitutivi del cartone di sup- Nell’angolo in basso a destra purtroppo presenza nell’aria di nicotina da sigaret- porto che è servito per ricreare le mancan- la firma dell’autore era irrimediabilmente te, nero o fumo da caminetti, anidride ze negli angoli superiori. lesionata. carbonica dall’atmosfera. Lo staro di olio Le abrasioni, i graffi, i microcrateri sono Una scalfitura verticale con perdita di pre- ingiallito, dato probabilmente a protezione, stati ritoccati con colori a vernice Maimeri parazione e colore di cm 5 di lunghezza è stato eliminato con una leggera miscela ridando così l’armonia cromatica e la leggi- appariva nella zona centrale del cielo dove basica. Gli escrementi sono stati grattati bilità all’immagine. Le operazioni di restau- si notavano numerose piccole lacune e con bisturi a lama intercambiale. Più com- ro sono state concluse con la nebulizzazio- graffi. La pellicola pittorica era ricoperta plesso è stato l’intervento sul supporto: sul ne di uno strato di vernice acrilica soprafina di una patina grigia di polveri atmosferi- retro sono state applicate, lungo i bordi Lefranc e Bourgeois a protezione finale. che grasse e da uno strato di olio ingiallito perimetrali, quattro bande di cm 4 di lar- S.R.R.

175 176 26 Tra Livorno e la Val di Cornia. Arte, restauri e musei

Maria Teresa Lazzarini

177 Nel presentare una sintesi delle molteplici A titolo di esemplarità si va dal contribu- to nel 2006 da Fausto Giannitrapani, rimossi attività culturali volte alla conservazione e to dedicato alla conoscenza di bronzi e di impropri rifacimenti è apparsa la origina- conoscenza del patrimonio artistico di Li- marmi raffiguranti i presidenti della Cassa ria qualità pittorica della pala e attraverso vorno e della sua provincia realizzate grazie di Risparmi di Livorno, di cui si rende conto un’approfondita indagine documentaria, tec- ai finanziamenti della Fondazione Cassa di nel volume dal titolo La Fondazione Cassa di nico formale, stilistica e analogica si è giunti Risparmi di Livorno attraverso la direzione Risparmio di Livorno dal 1992 al 2002 edito a a una collocazione cronologica dell’opera, di competenza territoriale della scrivente, è Livorno da Sillabe nel 2002, al restauro del- coincidente con la data relativa alla miraco- difficile non cedere alla tentazione di appro- le tarsie marmoree del settecentesco pavi- losa comparsa sul suolo livornese traman- fondimenti sulla vasta panoramica di opere e mento del Santuario di Montenero (porzione data dalle fonti letterarie e dalle narrazioni di attività culturali a esse connesse. Tuttavia, in vista del presbiterio) e, soprattutto, al re- agiografiche, di cui la sottoscritta rende non una semplice elencazione di quanto fat- stauro della pala di Maria Santissima comu- conto in un saggio recentemente pubblica- to, ma un significativo angolo visuale è quel- nemente nota come la Madonna di Montene- to (Conoscere, conservare, valorizzare i beni lo che tracciamo per percepire e scoprire il ro, al centro del privilegiato culto mariano. Al Culturali Ecclesiastici. Studi in memoria di cosiddetto patrimonio “diffuso” nazionale di là dell’elevato valore devozionale, si tratta Monsignor Waldo Dolfi, a cura di O. Banti e in cui anche la città e la provincia di Livorno di una pregevole testimonianza di pittura pi- G. Garzella, Pisa, Pacini 2011). sono partecipi protagoniste. sana trecentesca, realizzata da Jacopo di Mi- Tra gli interventi compiuti in città, nel 2009 chele detto Gera. Grazie al restauro compiu- sotto spesse dipinture è stato recuperato e

Restauro della pala della Madonna di Montenero, intero e particolare

Nella pagina accanto: Restauro della volta dell’atrio della chiesa di Santa Giulia a Livorno

Restauro della volta dell’atrio della chiesa di Santa Giulia a Livorno, particolare

178 Tra Livorno e la Val di Cornia. Arte, restauri e musei restaurato il seicentesco apparato figurativo, i restauri si ricordano gli oltre 700 pezzi di sotto le medievali lastre di ardesia della ori- affrescato sulle pareti e sulla volta dell’atrio ceramica arcaica pisana della prima metà ginaria copertura del catino absidale dell’an- della chiesa di Santa Giulia. Nonostante la del XIII secolo e ispano islamica medievale tica Pieve di Sant’Antimo sopra i Canali. Tra i frammentarietà di quanto conservato, è recuperati a Piombino tra il 2003 e il 2005 restauratori si citano Maria Teresa Leotta di possibile aprire uno spaccato sulla elevata qualità artistica del perduto patrimonio della nuova città medicea, comprendendo quanto le novità iconografiche degli artistici appa- rati figurativi (il modello è nelle tavole degli album dedicati dagli olandesi alla commer- cializzazione dei tulipani) giungessero in To- scana, attraverso Livorno. Nella salvaguardia delle memorie storiche e cosmopolite legate alle comunità forestiere chiamate dal granduca a popolare e a traffi- care nella nuova città medicea, si collocano gli interventi annuali compiuti nell’ottocen- tesco cimitero olandese-alemanno di via Marco Mastacchi in cui si conservano i più antichi marmi, provenienti dal distrutto cimi- tero dell’antica via pisana. Diversamente da quanto era avvenuto fino agli anni Ottanta del secolo scorso, nel 1992 l’istituzione della Fondazione della Cassa di Risparmi di Livorno ha coinciso con il gra- duale depauperamento dei finanziamenti statali annualmente destinati alla conser- vazione e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico, attraverso la Soprinten- denza di Pisa. In una situazione di diffusa carenza di mezzi finanziari, la Fondazione è intervenuta con selezionate opere volte alla conservazione e valorizzazione anche del “diffuso patrimonio” presente nella provin- cia di Livorno, compreso il territorio della Val di Cornia, della cosiddetta Maremma pisana, oggetto di un crescente interesse culturale nell’ambito di un vasto programma di pro- mozione socio-economica. Ne è seguita un’attenzione alle architetture storiche, agli apparati decorativi, alle scul- ture, alle pitture e ai pregevoli manufatti di artigianato artistico che dal Medioevo al No- vecento testimoniano l’arte, la vita e la sto- ria degli antichi borghi incastellati della Val di Cornia. Ogni intervento meriterebbe un approfondimento, quanto esemplifichiamo rappresenta la capillare attività di salvaguar- dia e di promozione territoriale. Si citano gli allestimenti museali e i restau- ri compiuti a Piombino, Campiglia, Sas- setta e Suvereto. Affidati di volta in volta a maestranze specializzate di provata perizia tecnica nei settori artigianali richiesti, tra

179 180 Tra Livorno e la Val di Cornia. Arte, restauri e musei

Latignano presso Cascina, i soci dell’Asso- Nella pagina accanto: In questa pagina: ciazione Archeologica Piombinese e soprat- In alto: In alto: tutto il gruppo di lavoro diretto da Giovanna Restauro di suppellettili lignee e di argenti Allestimento del Museo d’Arte Sacra della Bianchi dell’Università di Siena. della Val di Cornia chiesa di San Lorenzo a Campiglia, reperti I pregevoli manufatti in legno e d’argento re- medievali (a sinistra) e vetrina devozionale alizzati tra il XVII e il XX secolo (prima metà), Restauro di paramenti della chiesa di (a destra) già delle dotazioni di suppellettili e di sacri Sant’Andrea a Sassetta vasi degli altari, esposti a Suvereto, nel Mu- In basso: seo d’arte Sacra attiguo alla chiesa di San In basso: Allestimento espositivo, cappella della Giusto, tra il 2005 e il 2010 sono stati restau- Restauro degli apparati decorativi chiesa di Sant’Andrea a Sassetta, vetrine rati da Susanna Ghilli di Volterra. dell’interno della cappella della chiesa di dei paramenti (a sinistra) e delle sacre Il ritrovamento a Sassetta di un raro e prege- Sant’Andrea a Sassetta suppellettili (a destra), particolari volissimo patrimonio tessile composto da un consistente numero di sacri paramenti de- Allestimento della macchina della Settimana Santa, oratorio annesso alla stinati agli altari e al celebrante, rappresen- chiesa di San Lorenzo a Campiglia, tativo della alta qualità artistica della produ- particolare

181 zione serica italiana e francese tra il XVI e il vera tra gli interventi allestitivi finanziati dalla mo di Livorno. Arte e devozione, attraverso XVIII secolo, è rivelatore di quanto la storia Fondazione e progettati dall’architetto pisano i volumi editi nel 2008, dedicati alle Chiese di Sassetta sia legata alla corte granducale Marco Rossi, a cui si deve l’allestimento dei e al Museo d’Arte Sacra della Chiesa di San fiorentina, attraverso la famiglia Ramirez di musei di arte sacra di Campiglia e di Sassetta Lorenzo a Campiglia e seguiti nel 2010 da La Montalvo fiduciaria del granduca. A Moira e il riallestimento di quello di Suvereto. Fonte dei Canali alla Marina di Piombino, nel Brunori di Pisa si deve il restauro dei para- Solo la conoscenza permette la conservazio- 2011 si è giunti a quelli sulle Chiese e Mu- menti esposti nella sala, già cappella della ne del vasto patrimonio recuperato, restau- seo Diocesano Andrea Guardi, attiguo alla chiesa di Sant’Andrea, in cui Luca Giannitra- rato e valorizzato; così è nata la collana dedi- Chiesa Sant’Antimo a Piombino. Di prossi- pani ha recuperato e restaurato i manufatti cata al patrimonio artistico di Livorno e della ma uscita è il volume dedicato alle Chiese artistici in pietra e marmo, insieme con gli sua provincia curata dalla scrivente, edita e al Museo di San Giusto a Suvereto, a cui apparati decorativi delle pareti. dalla casa editrice Pacini di Pisa, in cui si si aggiungerà quello relativo all’Arte Sacra di Anche l’allestimento permanente della tar- rende conto di quanto compiuto, insieme con Sant’Andrea e alle Chiese di Sassetta. do settecentesca macchina della Settimana la storia delle comunità che nel corso dei Santa nello scenografico spazio dell’oratorio secoli hanno tramandato la memoria storica Maria Teresa Lazzarini già della Compagnia del Corpus Domini di attraverso le testimonianze pervenute. Storico dell’arte, già direttrice della Campiglia, ultimo in ordine di tempo si anno- Iniziata nel 2007 con il volume dal titolo Duo- Soprintendenza di Pisa e Livorno

Allestimento del Museo d’Arte Sacra di San Giusto a Suvereto, veduta

Allestimento del Museo d’Arte Sacra di San Giusto a Suvereto, particolare

Nella pagina accanto: Campiglia , chiesa di San Lorenzo

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Finito di stampare nel mese di Marzo 2013 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Tel. 050 313011 • Fax 050 3130300 www.pacinieditore.it