Cahiers D'études Italiennes, 6

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Cahiers D'études Italiennes, 6 Cahiers d’études italiennes Filigrana 6 | 2007 La Nouvelle italienne du Moyen Âge à la Renaissance Johannes Bartuschat (dir.) Édition électronique URL : http://journals.openedition.org/cei/835 DOI : 10.4000/cei.835 ISSN : 2260-779X Éditeur UGA Éditions/Université Grenoble Alpes Édition imprimée Date de publication : 15 mai 2007 ISBN : 978-2-84310-096-3 ISSN : 1770-9571 Référence électronique Johannes Bartuschat (dir.), Cahiers d’études italiennes, 6 | 2007, « La Nouvelle italienne du Moyen Âge à la Renaissance » [En ligne], mis en ligne le 15 novembre 2008, consulté le 19 mars 2021. URL : http:// journals.openedition.org/cei/835 ; DOI : https://doi.org/10.4000/cei.835 Ce document a été généré automatiquement le 19 mars 2021. © ELLUG 1 SOMMAIRE Avant-propos Johannes Bartuschat La nouvelle face à l'histoire : fictions, faits historiques, récits Banditi e pirati nella narrativa medievale: alcuni casi di fuorilegge cortesi Federica Veglia Histoire et quête d’authenticité dans le Novellino. Quelques pistes de réflexion Alessandra Stazzone « E io scrittore » : stratégies narratives et vérité historique dans le Trecentonovelle de Franco Sacchetti Irena Prosenc Šegula « Per autentiche istorie approbate » : les fonctions de l’histoire dans le Novellino de Masuccio Salernitano Maria Cristina Panzera Nouvelle et Histoire : incertitudes génériques dans les Novelle de Matteo Bandello Serge Stolf La nouvelle et les autres genres : genèses et contacts Dalla legenda alla novella: continuità di moduli e variazioni di genere. Il caso di Boccaccio Filippo Fonio Pontano, Castiglione, Guazzo : facétie et normes de comportement dans la trattatistica de la Renaissance Florence Bistagne Un capitolo minore della narrativa cinquecentesca: gli Apologi di Bernardino Ochino (Ginevra, 1554). Appunti in vista di un’edizione Franco Pierno Cahiers d’études italiennes, 6 | 2007 2 Avant-propos Johannes Bartuschat 1 La présente livraison de notre revue réunit les premiers résultats d’un nouveau cycle de recherches que notre séminaire, qui travaille sur la littérature italienne du Moyen Âge et de la Renaissance, a entamé depuis un an. Notre projet se propose d’étudier l’évolution de la nouvelle en Italie, des origines jusqu’au XVIe siècle, à la lumière de deux problématiques susceptibles de mieux dégager la spécificité de ce genre. 2 La première de ces problématiques concerne le rapport de la nouvelle à l’histoire. Nous étudierons à ce sujet la représentation de l’histoire dans la nouvelle ; nous entendons par là la façon dont elle relate des événements historiques, mais aussi plus largement les modalités selon lesquelles elle accueille et reflète dans ses personnages, dans ses intrigues et ses structures narratives, une réalité historique donnée. Mais il s’agit aussi d’analyser la façon dont la nouvelle définit son rapport à la réalité historique, notamment lorsqu’elle prétend relater des faits authentiques. La première section des articles ici rassemblés se consacre à l’étude de cette question, du Novellino jusqu’à Bandello, et essaie de dégager les enjeux d’une telle prétention ainsi que les modalités de sa mise en œuvre dans les textes. L’étude des nouvelles de Bandello offre également l’occasion d’aborder la question de la réécriture de sources historiographiques dans une optique littéraire. Cette section s’intéresse aussi, notamment à travers l’exemple des « bandits », comme le célèbre Ghino di Tacco, au problème du rapport entre la création d’un type littéraire et les réalités historiques. 3 Pour le deuxième volet de nos recherches, nous nous proposons, dans la lignée des travaux de H. R. Jauss et de C. Segre1, d’étudier la nouvelle à travers ses rapports avec d’autres genres – qu’ils appartiennent au domaine du récit bref comme l’anecdote ou à d’autres domaines comme la prédication et l’historiographie –, autrement dit : à travers sa place dans le « système » des genres. Les études consacrées aux rapports que le Décaméron entretient avec l’hagiographie (et plus largement avec la littérature édifiante et religieuse), à la facetia et à sa théorie, ainsi qu’aux Apologues de Bernardo Ochino, rassemblées dans la deuxième section, constituent des premières explorations de ce domaine de recherche. Cahiers d’études italiennes, 6 | 2007 3 4 Les études ici publiées ouvrent de nombreuses perspectives sur d’autres domaines annexes, comme l’évolution, pendant l’époque étudiée, des conceptions du récit et de l’histoire, ou encore les rapports entre nouvelle et épistolographie, pour ne citer que deux exemples. Le lecteur trouvera de nouvelles recherches explorant ces domaines, et d’autres, ainsi que les approfondissements des résultats provisoires publiés ici, dans un prochain numéro de nos « Cahiers ». NOTES 1. Hans Robert Jauss, « Littérature médiévale et théorie des genres », dans Poétique, I (1970), p. 79-101 ; Cesare Segre, « La novella e i generi letterari », dans La novella italiana, Atti del Convegno di Caprarola (19-24 settembre 1988), Rome, Salerno Editrice, 1989, vol. I, p. 47-57. AUTEUR JOHANNES BARTUSCHAT Université Stendhal-Grenoble 3 Cahiers d’études italiennes, 6 | 2007 4 Filigrana La nouvelle face à l'histoire : fictions, faits historiques, récits Cahiers d’études italiennes, 6 | 2007 5 Banditi e pirati nella narrativa medievale: alcuni casi di fuorilegge cortesi Federica Veglia 1 Di predoni di strada e pirati dei mari la letteratura medievale è estremamente ricca. Si tratta di uomini dai profili negativi, che spesso anche la fortuna, dopo averli temporaneamente assecondati, colpisce duramente, attraverso le mani di una legittima giustizia, terrena o divina che sia. C’è una figura, però, che emerge dal gruppo di questi personaggi abietti e suscita un particolare interesse per il lettore: si tratta del fuorilegge che adotta come principi etici assoluti la liberalità e la magnanimità, e che, pur compiendo azioni ritenute colpevoli dall’autorità legittima, è considerato in qualche modo eroe positivo dalla comunità a cui appartiene. Con un’espressione sintetica, anche se approssimativa, potremmo definire ‘fuorilegge cortese’ tale figura letteraria. 2 Essa è presente in maniera significativa, anche se quantitativamente circoscritta, nella produzione letteraria italiana del Trecento e Quattrocento, e si manifesta in forme letterarie della tradizione alta e della tradizione popolare anche in altri Paesi europei (si pensi al Robin Hood della tradizione inglese); attraversa poi l’età moderna e riemerge con insistenza alla fine del Settecento e lungo tutto l’Ottocento, dando vita a numerosi personaggi di questo tipo, attivi in diversi codici artistici (dalla narrativa al teatro, all’opera lirica, più avanti al cinema)1. In essa, elementi storici e trasfigurazione leggendaria e letteraria si intrecciano in una maniera del tutto peculiare, che merita un’attenzione specifica da parte dello storico della letteratura. 3 Mia intenzione è proprio di verificare la presenza e la portata di tali personaggi nella tradizione letteraria italiana del Tre-Quattrocento (in particolare nella novellistica), anche in rapporto con le figure di altri banditi non cortesi; di individuarne eventuali fonti; di scoprire resistenze oppure filoni particolarmente fecondi; di interpretare le testimonianze letterarie nel loro stretto legame con gli eventi e i personaggi storici a cui si riferiscono. Cahiers d’études italiennes, 6 | 2007 6 4 Il fenomeno dell’insorgenza di tali figure leggendarie e letterarie è stato in parte analizzato da Eric Hobsbawm a proposito di quello che egli chiama «banditismo sociale», di cui una specifica forma si incarna nella figura del «bandito-gentiluomo», secondo la sua stessa definizione, ossia del bandito di nobile origine che ha comportamenti liberali. Con l’espressione di «banditismo sociale» Hobsbawm si riferisce all’emergenza, in aree contadine in genere marginali, soggette ad un dominio non accettato e in momenti di forte cambiamento sociale, di persone o gruppi di persone che commettono azioni considerate punibili dalla legge e dall’autorità costituita ma non considerate colpevoli dalle comunità di appartenenza. Il fatto storico che secondo lo studioso suscita il maggiore interesse, però, è proprio la trasfigurazione leggendaria che di tali personaggi viene data: secondo l’autore essa è originata dalla necessità di idealizzare, e rendere compatibile con le aspirazioni di cambiamento e rinnovamento, un comportamento che si dimostra innanzi tutto libero e privo di legami, noncurante dell’autorità, ispirato a valori di equità assoluta e moderazione nell’uso della violenza, e spesso determinato da un torto iniziale subito ingiustamente2. Ebbene, a quanto consta dalle ricerche effettuate dallo studioso in diversi contesti geografici e storici, anche se non nel Medioevo italiano, la trasfigurazione leggendaria e letteraria delle figure di fuorilegge di nobile origine che diventano paladini dei deboli e raddrizzatori dei torti ha un successo straordinariamente più ampio e duraturo di quella del bandito di provenienza contadina3. 5 Perché, però, e come proprio alcune figure e non altre subiscano questa sorta di trasfigurazione è una domanda a cui è molto difficile rispondere; nel campo d’indagine che ho scelto di considerare, per esempio, risulta difficile comprendere come mai di un personaggio come Ghino di Tacco nasca e si sviluppi una fama leggendaria che collima con tutte le caratteristiche enunciate da Hobsbawm, senza che alcun documento storico ci lasci testimonianza di un suo agire particolarmente magnanimo o liberale, mentre di altri banditi l’immagine
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