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37 Bimestrale edito da La Libera Compagnia Padana 38 Anno VII - N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 IIndicendice Premessa e ringraziamenti – Carlo Stagnaro ...... 1 ● Introduzione La speranza è nell’opera – Leo Miglio ...... 3 Gianfranco Miglio: lineamenti biografici...... 5 ● Il maestro e il collega Gianfranco Miglio: un uomo libero – Alessandro Vitale ...... 12 La lezione di Miglio e la rinascita lombarda – Roberto Formigoni ...... 18 Gianfranco Miglio: scienziato, collega, amico – Augusto Barbera ...... 19 “Lì c’è la Svizzera”, mi disse il Professore – Giancarlo Pagliarini ...... 21 Il mio amico Miglio e il suo sogno del contratto sovrano – Massimo Cacciari...... 24 Ricordo di Gianfranco Miglio – Alessandro Campi ...... 29 In memoria di Gianfranco Miglio. Orazione funebre – Alberto Quadrio Curzio...... 32 ● L’intellettuale anticonformista Un intellettuale realista e anticonformista – Ettore A. Albertoni ...... 35 Il rifiuto dell’utopia. Miglio e la cultura architettonica – Gilberto Oneto ...... 38 Montagne di libertà – Lorenzo Busi ...... 40 Gianfranco Miglio e i mass-media: un rapporto complesso – Alessandro Vitale e Stefano Talamini ...... 45 Il professore rimasto fuori dal coro – Leonardo Facco ...... 50 ● Il politico scomodo Gianfranco Miglio padano e padanista – Gilberto Oneto ...... 51 Sud e Nord insieme per dividersi. Uno sguardo meridionale su Miglio – Antonio Cardellicchio ...... 58 È Gianfranco Miglio il vero “precursore” della Seconda Repubblica - Marcello Staglieno ...... 62 Miglio e la Lega – a cura della Redazione ...... 66 Lettera agli elettori – Gianfranco Miglio ...... 70 Gianfranco Miglio e il diritto di secessione – Davide Gianetti ...... 71 ● Lo scienziato della politica Il diavolo e l’acqua santa: le radici cattoliche del libertarismo migliano – Rocco Ronza ...... 74 Gianfranco Miglio da Schmitt al mercato. La logica Periodico bimestrale di una conversione – Carlo Lottieri Anno VII - N. 37/38 Settembre-Dicembre 2001 ...... 86 Disobbedire ai tiranni è obbedienza a Dio. Il diritto di resistenza in G. Miglio – Carlo Stagnaro...... 92 L’eredità di Gianfranco Miglio – Alessandro Vitale ...... 108 ● Antologia Auguri (4 dicembre 1999) ...... 117 La teoria neofederale di Gianfranco Miglio ...... 119 Due diversi tipi di obbligazione: la “cieca fedeltà” o il libero contratto ...... 124 Ciò che attendiamo dagli Alleati e ciò che loro daremo (27 aprile 1945) ...... 126 Prolusione (8 dicembre 1964)...... 128 La e le grandi regioni (28 dicembre 1975)...... 139 Lettera a Massimo Cacciari (ottobre 1993) ...... 141 Decalogo di Assago (12 dicembre 1993) ...... 143 Intervento a Bologna (6 febbraio 1994) ...... 144 Intervento al Senato, 17 maggio 1994 ...... 149 I rischi del Federalismo debole (1995) ...... 152 Intervento al Senato, 23 maggio 1996 ...... 159 Intervento al Senato, 15 gennaio 1997...... 161 Oltre lo Stato-nazione: l’Europa delle città (2001) ...... 163 Bibliografia di Gianfranco Miglio ...... 171 Premessa e ringraziamenti

di Carlo Stagnaro

idea di realizzare un numero dei Quaderni (ma sarebbe meglio dire: disgregare e ricompor- Padani dedicato a Gianfranco Miglio risale re in nuove forme) le nostre istituzioni pubbli- L’ a molto tempo fa. Era da poco trascorso il che, era inimmaginabile che la voce del “Vec- Natale dell’anno 2000 quando Gilberto Oneto mi chio professore” fosse assente a causa del suo propose l’incarico. Non nascondo, e non nascosi precario stato di salute. Secondariamente, si vo- allora, che l’idea mi apparve “bella e terribile”: leva in qualche maniera ringraziare lo studioso l’opera era meritoria, ma anche rischiosa. Non lombardo per l’immenso peso che le sue spalle nego neppure di aver provato e di provare tutto- avevano dovuto reggere – tutti, in qualche ma- ra un senso di affettuosa soggezione quando niera, gli siamo debitori. È esclusivamente me- scrivo o parlo di questo straordinario protagoni- sta della cultura con- temporanea. In ogni caso, curare tale pubblicazione era tutt’altro che semplice e, con questa consapevo- lezza, accettai l’onore e l’onere di farlo. Grande era il lavoro da svolgere e grande l’impegno ri- chiesto. Il risultato, inoltre, doveva essere al- meno tale da riuscire a comunicare l’importan- za, nella storia del pen- siero politico come nei sommovimenti culturali che hanno recentemen- te scosso le nostre regio- ni, della persona a cui è ispirato e dovuto. Lo scopo dell’iniziati- va era duplice. Da un la- to, era necessario mette- re a disposizione del pubblico uno strumento volto a comprendere l’uomo – Gianfranco Mi- glio – e le sue intuizioni politiche e scientifiche. In un momento come l’attuale, caratterizzato da un forte dibattito in- torno alla necessità di riformare radicalmente

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 1 rito della cocciutaggine e della viva intelligenza chi non ha bisogno né di comandare né di ubbi- di Miglio, infatti, se oggi si parla di federalismo, dire è davvero grande”. Se c’è una cosa evidente e se tale teoria è emersa dal buio dell’ignoranza nella storia di Gianfranco Miglio, è che questi per entrare nel gergo comune e nelle richieste non ha mai indossato alcuna uniforme: né da pressanti dei cittadini. generale, né da soldato. Il 10 agosto 2001, però, tutto è cambiato. La Per la medesima ragione, chi gli è stato vicino scomparsa del professore muta interamente il o ne ha letto e apprezzato gli scritti non può es- senso di questa pubblicazione. Non si tratta più sere considerato un suo “seguace”. Semmai, un di un regalo o una dimostrazione di stima e di amico o un estimatore. Questo numero dei Qua- gratitudine, bensì di un tributo alla memoria e derni Padani è stato realizzato da costoro per i di un omaggio alla grandezza di una persona loro simili; da uomini liberi per altri uomini li- che ci ha lasciati. E che va riconosciuta per beri. Con la speranza che nessuno che non ap- quello che è. Gianfranco Miglio non è stato solo partenga a tale categoria allunghi mai le mani un professore, un politico, un comunicatore. È sulla memoria del Vecchio Professore, che invece stato uno studioso di genio: e come tale è giusto costituisce un’eredità irrinunciabile per tutti noi. che sia consacrato alla storia, nonostante la sua Ogni sillaba, ogni articolo, ogni scritto antolo- statura sia stata in passato talora implicitamente gizzato oggi, dopo la sua scomparsa, ha un peso ammessa, più spesso negata dai mezzi di comu- differente: pur tenendo presente, è bene preci- nicazione. sarlo ancora una volta, che parte di quanto qui Nell’ambito di questa breve premessa, voglio pubblicato risale a prima che egli ci lasciasse. In ricordare solo un lato del carattere del professo- questo senso, è stato anche particolarmente ar- re. Un aspetto che viene per sua natura poco no- duo effettuare la scelta dei testi autografi. La re- tato, e che merita invece di essere messo in am- gola di condotta è stata quella di presentare al pia evidenza. Nel suo ultimo libro, L’asino di lettore un Miglio nascosto, poco accessibile, ma Buridano, in riferimento alla propria presa di ugualmente radicale e lucido nella evoluzione posizione a favore del sistema elettorale maggio- del suo pensiero. ritario nel 1993, egli scrive: “Mi sbagliavo”. Prima di cedere il passo alla lettura dei contri- Non è certo quella l’unica occasione in cui il buti presentati da alcuni fra i maggiori studiosi politologo comasco ha ammesso i propri errori, del pensiero migliano, voglio ringraziare Gilber- o ha trovato nei propri scritti del passato ele- to Oneto e Alessandro Vitale, che sono stati in- menti che egli sentiva l’esigenza di rivedere e sieme a me gli autori della cernita, oltre che i correggere. Il fatto però che un uomo di tale due veri artefici di questo lavoro, nel quale io ho grandezza abbia avuto il coraggio di riconoscere svolto i compiti del “manovale”. quella che in fondo è la propria umanità, e di Ringrazio vivamente anche gli autori che con farlo pubblicamente, è segno evidente della sua disponibilità ed entusiasmo hanno risposto alla limpidezza. Sfido chiunque a trovare altri stu- mia “chiamata”, e gli amici che mi sono stati vi- diosi del suo calibro che siano stati pronti a cini e mi hanno aiutato: Antonella Carnelli, comportarsi alla stessa maniera. Marco Bassani, Cesare Galli, Pierluigi Mennitti, Gianfranco Miglio una volta affermò: “Se la Alberto Mingardi e Robi Ronza. mia vita ha avuto uno scopo non era certo di Resta inteso che, mentre gli onori sono equa- avere un posto nella storia d’Italia. Semmai nel- mente ripartiti tra tutti coloro che hanno colla- la storia del pensiero politico”. Entrambi gli au- borato alla realizzazione di questo numero spe- spici, e il volume che avete tra le mani ne dà at- ciale dei Quaderni Padani, eventuali imperfezio- to, si sono rilevati veritieri. D’altra parte, come ni o errori sono unicamente responsabilità del ebbe a dire Johan Wolfgang Goethe, “soltanto suo curatore.

2 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Introduzione La speranza è nell’opera

di Leo Miglio*

difficile raccontare Gianfranco Miglio, an- il Mastro don Gesualdo di Verga fu una delle po- che per chi gli è stato vicino come pochi, che opere letterarie che mi prescrisse da ragaz- Èintellettualmente come nessuno. Difficile zino). perché la sua inestinguibile sete di sapere e di Certo che la sua convinta accettazione del- capire, la sinergia che era capace di innescare l’Uomo per quello che è, con i suoi slanci e le tra i suoi molteplici interessi e il fascino che il sue meschinità, anche tradotte in comporta- discorso ampio e non convenzionale esercitava menti istituzionali, gli valse una fama di cinico sui suoi ascoltatori non sono traducibili in un (che non era) e l’imbarazzo di molti. Ma di que- ritratto statico e limitato. Forse, come di una sto, appunto, poco gli importava - o forse se ne grande città, si possono compiaceva - tenendosi solo ritrarre alcuni scorci: compagnia con i ritratti di suggestivi, veritieri, ma Machiavelli e Hobbes del parziali. Io ne conservo suo studio. tanti e qui vorrei condivi- L’uomo e il suo territorio derne con voi alcuni, non è un tema che Gianfranco quelli più personali per- Miglio ha coltivato fin dai ché è giusto che rimanga- primi anni cinquanta, no nella intimità di ognu- promuovendo e dirigendo no di noi. la prima enciclopedia sto- Scienza e Storia sono rica, letteraria, iconografi- due categorie che nella ca, gastronomica (e molto consuetudine hanno pochi altro) del territorio coma- legami: si fa anche dell’ot- sco: Il Larius. Un origina- tima storia della scienza, le assoluto, che insieme a ma raramente si estrae numerose altre pubblica- scienza dalla storia. Que- zioni da lui patrocinate in sta era una specialità di seguito, intendeva valoriz- mio padre. Il suo metodo zare (e soprattutto sot- di lavoro consisteva nella trarre alla dispersione) le espressione di giudizi pri- memorie della nostra ter- vati dei valori (diremmo ra. Si potrebbe pensare ad forse meglio: senza pre- un vero e proprio leghi- giudizi) e nell’individua- smo ante litteram, ma la zione delle regolarità nei dimensione personale e rapporti sociali e politici tra gli uomini, quelle non sociale del legame tra l’uomo e la sua terra che noi fisici chiameremmo leggi universali. - le sue radici - non prevedeva contrapposizioni Solo che, per uno scienziato della politica, i dati etniche, o per lo meno le relegava a questioni di da cui estrarre queste leggi stanno appunto nel- gusto personale, cioè a quei valori di cui ogni la storia, cioè nella sua biblioteca, il suo labora- seria analisi doveva spogliarsi. Si è sempre in- torio. Era un bibliofilo appassionato e un letto- fatti adoperato a stimolare lo stesso sentimento re assiduo, convinto che tra essere ed avere non ci fosse quella distinzione “politically correct” * Leo Miglio è Professore straordinario di Struttura della che piaceva a molti giornalisti (forse per questo materia nell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 3 e le stesse iniziative a latitudini e longitudini af- “Manuale” il tipo di conoscenza che nei paesi fatto diverse, nella convinzione che fossero pro- meno sussiegosi si chiama Know How, cioè il prio le differenze sul territorio (climatiche, oro- saper come (fare). Infatti, la concezione anglo- grafiche, culturali, economiche, e quindi politi- sassone della cultura, trasferitagli da grandi che) a rappresentare la vitalità del vecchio con- maestri d’altri tempi quali Passarin D’Entrèves tinente e dell’Italia in particolare. Tanto è vero e Balladore Pallieri, gli ha permesso di coltivare che a lui piaceva declinare latitudine ed altitu- – pur non avendo una provetta manualità – in- dine per spiegare come si sentisse un po’ più al- teressi pratici come la gastronomia, l’enologia, pino che padano: insomma, per questo verso, la botanica con la stessa serietà dei suoi studi un precursore dei no-global, ma di quelli seri. più alti. Istituzione e Funzione sono sempre state in- Non c’era - e in effetti non c’è - differente di- timamente legate nella concezione di mio pa- gnità intellettuale, differente perizia tecnica e dre, che derivava la prima dalla seconda. Sì, differente interesse storico nel capire come si aveva una forte vocazione funzionalista - cioè a doveva preparare il paté di Natale, un atlante partire dalle esigenze funzionali - che ha river- dei battelli del Lario o una nota erudita per un sato anche nella minuziosa progettazione delle convegno di scienza della politica. Per tutti nu- sue due case, instaurando un nesso tra logica e triva la medesima vitale curiosità. architettura in parallelo con Ludwig Wittgen- Libertà nella responsabilità, entrambe indivi- stein (che progettò quella della sorella), di cui duali, sono i due cardini etici attorno a cui si compiaceva molto. Sotto questa luce, l’evolu- Gianfranco Miglio ha costruito la propria esi- zione nel tempo delle sue proposte istituzionali stenza. Libertà di dire sempre quello che si pen- più concrete, da quella del Gruppo di Milano sa, di ricercare continuamente nuove soluzioni nel 1983 a quelle più recenti sull’assetto confe- e di cambiare, quindi, la propria opinione. Li- derale della Repubblica, assume il carattere di bertà, anche, di non sentirsi vincolato dalle esi- una continua ricerca di soluzioni percorribili genze altrui, dalle convenienze di forma, dalle alla esigenza di un efficiente ed efficace governo piaggerie: forse per questo piaceva ai giovani. del Paese. Punto e basta. Probabilmente, la sua Ma responsabilità totale nell’accollarsi le conse- esperienza politica degli ultimi anni corrispon- guenze, nel contare sempre e soltanto sulle de alla medesima aspirazione dell’ingegnere proprie forze e nel confidare che il bilancio fi- progettista, che volendo assicurarsi la corretta nale, laico o religioso che fosse, sarebbe stato esecuzione dei lavori decide di dirigere pure il individuale. Il Dio in cui credeva era quello de- cantiere. La politica, però, come lui ben sapeva, gli scienziati: lontano, imperscrutabile, eppure non è l’edilizia e - a differenza delle sue case - la origine di ogni cosa, fonte di ogni enigma. Un stasi dei processi di riforma gli procurò una Dio che molto giudica e poco aiuta, come quel- inevitabile delusione. Forse è solo una questio- lo della Apocalisse di Giovanni. Forse per que- ne di tempo, forse le sue proposte erano in anti- sto e per la sua ansia di fissare nella essenzialità cipo di qualche decennio: rimangono comun- di poche pagine quello che non poteva essere que le sue idee, a disposizione di chi le vorrà disperso, per quel suo apparente distacco carico sviluppare. di entusiasmo, mi piace ricordarlo, nel pieno Gerarchie apparenti sono quelle che relegano del suo vigore, con gli scarni versi di Vincenzo le attività pratiche al fondo di una scala cultura- Cardarelli: le (e accademica) in cui le posizioni superiori sono assegnate alle attività puramente astratte. La speranza è nell’opera. Ecco, a questo mio padre non è stato mai incli- Io sono un cinico a cui rimane ne, il che non è poco nel Paese di Croce e Gen- per la sua fede questo al di là. tile, che continua ad indicare con il termine di Io sono un cinico che crede in quel che fa.

4 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Introduzione Gianfranco Miglio Lineamenti biografici

ianfranco Miglio è nato a Como l’11 gen- Università, carica che ricoprirà per trent’anni, naio 1918. Si è laureato in Giurisprudenza dal 1959 al 1989. Gall’Università Cattolica di Milano nel 1940 Scienziato della politica di scuola “europea”, con una tesi su Le origini e i primi sviluppi delle caposcuola del realismo politico in Italia, è stato dottrine giuridiche internazionali pubbliche Professore ordinario e poi Onorario fuori ruolo nell’età moderna. Alessandro Passerin d’Entrè- di “Scienza della Politica” nella stessa Facoltà. ves, docente anche alle Università di Oxford, Nel giro di alcuni decenni diventa in Italia uno Harvard, Yale, oltre che alla Cattolica di Milano dei massimi conoscitori della politica, dei suoi e poi all’Università di Torino (uno dei più grandi meccanismi, delle sue leggi e delle sue regola- storici italiani delle Dottrine Politiche e dei filo- rità, spingendo la sua analisi ad un tale punto di sofi della politica) e Giorgio Balladore Pallieri, profondità e capacità esplicativa e predittiva, da uno dei maggiori studiosi italiani del diritto, so- superare brillantemente il confronto con l’opera no stati suoi Maestri. di tanti altri colleghi. La sua competenza nel Miglio ha partecipato alla Resistenza antifasci- campo giuridico e costituzionale diventa del pa- sta aderendo al movimento dei federalisti “inter- ri sempre più profonda e riconosciuta sia in Ita- ni” riuniti attorno al foglio federalista cattolico lia che all’estero. Il Cisalpino, diretto da Tommaso Zerbi, un fede- Il suo modello di Università, sul quale ha cer- ralista autentico, con il quale lo misero in con- cato di impostare per decenni il suo insegna- tatto i federalisti comaschi, in particolare i fra- mento, è quello delle Università germaniche, telli Gini. Durante l’ultima fase della guerra, Mi- anglosassoni e dell’Europa del Nord. Nella sua glio è sfuggito per caso ad un arresto nel quale opera di insegnamento e di ricerca non adotta sono incappati invece altri membri del gruppo. mai preconcetti, ma accoglie sempre le ipotesi Egli tuttavia ha sempre minimizzato questi tra- provenienti dai campi più disparati e dagli stu- scorsi nelle file della resistenza al Fascismo. diosi più diversi, riservandosi sempre di sotto- Nel Dopoguerra i democristiani, conquistato porle a successiva verifica scientifica. Così come il potere e per conseguenza divenuti rigidi uni- negli allievi migliori non cerca mai il consenso taristi, boicotteranno con ogni mezzo il gruppo su posizioni predefinite o dogmatiche, ma tenta dei federalisti lombardi. Miglio si dedica inte- sempre di farne emergere le capacità di studio e gralmente all’attività scientifica. Nel 1948 ottie- di ricerca, indipendentemente dalla loro storia ne la libera docenza e diventa Professore Ordi- personale, ideologica o d’altra natura o, ancora, nario nel 1956. Il suo ingresso da laico nell’Uni- dal fatto che essi condividano o meno le sue ipo- versità Cattolica avverrà per la riconosciuta tesi e acquisizioni scientifiche o le sue conside- competenza scientifica, attestata dai suoi Mae- razioni sulla politica. stri, alla quale Padre Gemelli assegna grande I suoi scritti principali sono dedicati alla teo- importanza, indipendentemente da qualsiasi ap- ria politica, alla metodologia scientifica, alla partenenza, politica o religiosa. Storia delle Istituzioni Politiche, alla Teoria e Gianfranco Miglio ha insegnato nella sua lun- Storia dell’Amministrazione Pubblica, alla Sto- ga carriera accademica “Storia dei Trattati e Po- ria delle Dottrine Politiche, alla Psicologia Poli- litica Internazionale”, “Storia delle Istituzioni tica, alla Geografia Politica ed Economica, alla Politiche”, “Dottrina dello Stato” “Storia delle teoria pura e generale del diritto internazionale, Dottrine Politiche” e “Scienza della Politica” al- a quella delle Relazioni Internazionali, alla l’Università Cattolica di Milano. Diventa Preside Scienza della Politica, alla teoria costituzionale della Facoltà di Scienze Politiche della stessa e dello Stato moderno, alla Storia politico-istitu-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 5 zionale dell’antichità classica, alla Storia istitu- Per il suo realismo intransigente si attira la fa- zionale e politica italiana (in particolare alle cile quanto falsa definizione di “conservatore”, contraddizioni dello Stato unitario), alla storia come era già accaduto ad altri grandi teorici locale e alla teoria del neofederalismo. Il venta- realisti della politica. In realtà la sua concezione glio dei suoi interessi scientifici si rivela con il della politica e del potere sono quanto di più di- passare degli anni di una vastità crescente e struttivo esista per le ideologie e le parate di “va- sempre più senza confronti. La capacità analiti- lori”, per i fundamentals (principi astratti) e ca e la vastità sterminata della sua conoscenza semmai gli esiti di tutto il suo percorso intellet- scientifica, dovuta ai campi più diversi esplorati tuale e scientifico sfociano in una concezione nel corso della sua vita e unita a un lavoro scru- profondamente innovativa, con sbocchi liberta- poloso e solitario, ne fanno uno studioso estre- ri, testimoniati sia da suoi scritti recenti sulla mamente creativo, eclettico, versatile e geniale, teoria neofederale, sui diritti naturali, sul diritto in continua ricerca di soluzioni ai problemi e di resistenza (saggio pubblicato affiancato dalla agli enigmi della politica e capace di formulare Mondatori a quello famoso di Thoreau) e di se- ininterrottamente ipotesi illuminanti da sotto- cessione, inteso come risposta estrema a tiran- porre a indagine probatoria, al di là dei compar- nidi senza uscita (questo diritto e non “la seces- timenti monodisciplinari. sione” tout court ha arricchito la sua ipotesi di Nel corso della sua vita fonda e dirige collane una riforma federale che trasformi radicalmente scientifiche (la più importante e famosa, la col- le basi dello Stato moderno). lana “Arcana Imperii” - dal 1979 - della Casa Al centro della sua riflessione scientifica con- Editrice Giuffrè, che ha riscosso un interesse tinua ad elaborare una coerente e stringente notevole fra gli studiosi per la sua opera di di- teoria, delineata nelle sue antiche Lezioni di Po- vulgazione di autori e di ricerche fondamentali e litica Pura, ancora inedite, del rapporto irriduci- la cui interruzione nel 1996 ha destato non po- bile fra “obbligazione politica” e “obbligazione- co scalpore) e numerosi centri di ricerca, sem- contratto” e fra “rendita politica” e “rendita di pre osteggiati e boicottati con tutti i mezzi dalla mercato”. La sua teoria del neofederalismo, del classe politica. I maggiori Centri studio da lui declino dello Jus Publicum Europaeum, del fal- diretti svolgono ricerche sulla Storia e Teoria limento del Costituzionalismo e della crisi dello Amministrativa, sulla riforma costituzionale (il Stato Moderno, ad esempio, che prende il via famoso “Gruppo di Milano” del 1983), sullo stu- proprio da questa teoria di fondo, supera di mol- dio della politica in generale e del Federalismo te lunghezze, imboccando un bivio differente, il in particolare e costituiscono un punto di riferi- realismo di , che pure Miglio ha fat- mento costante per i maggiori centri di ricerca to conoscere alla politologia italiana ed al quale analoghi a livello mondiale. ha sempre fatto riferimento, pur considerandolo Dirige a partire dal 1991 la “Fondazione per in modo sempre più critico negli anni recenti. un’Italia Federale” (già “Fondazione Bruno Sal- Questo bivio si chiama “neo-federalismo”, deri- vadori”), durata fino al 1998, snella e con pochi vante dal declino dello Stato moderno e avvisa- ricercatori, fino a quando i finanziatori le nega- glia di un’età basata su contratti flessibili, che no i fondi, per una serie di concomitanti ragioni mettono in discussione ferrei patti politici senza politiche. La Fondazione, unica in Italia, ha pro- limitazioni temporali e pretese alla illimitatezza dotto importanti studi di teoria federale e il Mo- del potere. dello di Costituzione federale per gli Italiani di Contrariamente a un’opinione diffusa, Miglio, Gianfranco Miglio, frutto di decenni di studi co- pur ossessionato dalla coerenza, ha continua- stituzionalistici e pubblicato in quattro lingue. mente rimesso in discussione le sue ricerche, ha Inoltre ha ospitato numerosi studiosi provenien- tentato incessantemente di rinnovarle, non “in- ti da tutto il mondo, divenendo un punto di rife- namorandosi” mai dei suoi risultati scientifici rimento per la ricerca internazionale. Miglio ha parziali. sviluppato con profondità crescente nell’ambito Sul piano della politica attiva, a partire dal se- della stessa Fondazione la sua teoria neofederale condo dopoguerra, di fronte all’acquisizione del e fino alla morte non ha mai interrotto il suo potere da parte del Partito cattolico di maggio- impegno di studio e di indagine, come attestano ranza relativa, agli abusi, alla sete di denaro gli sterminati acquisti di testi rari da lui com- pubblico, al parassitismo burocratico, alle pre- piuti, sugli argomenti più differenti, del tutto potenze, alle impunità conseguenti, egli matura inusuali per gli specialisti contemporanei. un crescente disgusto. Il suo disprezzo per il ce-

6 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 to politico, celato dietro un costante distacco mente e con innovative procedure di lavoro gra- professionale, si ingigantirà con gli anni di fron- zie alla sua impronta e che pubblicherà una cin- te alla corruzione crescente, alla sete di denaro quantina di volumi e acquisterà notorietà mon- pubblico, al parassitismo (altro capitolo sul qua- diale (lo stesso Miglio effettuerà numerose mis- le avrebbe voluto scrivere una teoria generale, sioni all’estero), verrà sistematicamente boicot- da dedicare alle sue Lezioni di Politica Pura), al- tata ed affondata economicamente dalla classe le pratiche di sottogoverno, al clientelismo, alla politica al potere, a causa delle difficoltà che in- devastazione di tutta la convivenza civile. Il suo contrerà ad influenzarla. Dagli studi ammini- disinteresse per il patologico caso italiano (tut- strativi Miglio matura una crescente antipatia tavia costantemente studiato, a partire dal per l’azienda pubblica e la classe degli intoccabi- 1960, come forma costituzionale degenerativa), li “boiardi di Stato”. Dopo un’esperienza come dovuto soprattutto ai mecca- nismi abnormi della Costitu- zione compromissoria del ’48, si trasformerà in aperta de- nuncia con la Prolusione per l’inaugurazione dell’Anno Ac- cademico all’Università Catto- lica, nel 1964. In essa Miglio descrive l’azione delle consor- terie e delle frazioni di classe politica che operano al di fuori del fallimentare sistema rap- presentativo a parlamentari- smo integrale (destinato a ro- vesciarsi in una qualche forma di dittatura e nel proliferare di associazioni massoniche se- grete quali la P2, che aspirano a guadagnare il vero potere), nonché le distorsioni provoca- te dal sistema dei partiti (da lui definito “chiusa oligarchia in forma parlamentare”) e dal suo parassitismo, dalle sue prassi abusive e di rapina con- solidate, dal clientelismo, dalla burocrazia e dai esperto a fianco di Cefis, nel tentativo di creare professionisti della politica, preannunciando il una sorta di ENA francese anche in Italia, ab- declino del regime politico italiano. Da quel mo- bandonerà l’impossibile impresa. Più tardi spie- mento l’astiosa risposta della classe politica si gherà: “Lo Stato centralizzato forte sta ormai trasformerà in attacco aperto a chiunque osi uscendo dalla storia e nessuna forza al mondo parlare di modifiche costituzionali e Andreotti potrà creare quel mitico (e mai esistito) ceto di proporrà il taglio dei fondi all’Università Cattoli- “funzionari competenti e capaci”, destinati a im- ca di Milano. La Prolusione del 1964 influen- personare un’asettica ed unitaria amministra- zerà però non poco la nascente Contestazione, i zione “al di sopra delle parti””. primi esponenti della quale (non i successivi) Nel 1968 insieme a Giuseppe Maranini (e poi verranno anche apprezzati dal Professore. a Beniamino Andreatta e a Giovanni Sartori) La sua speranza di riformare l’Amministrazio- sarà l’artefice (a lungo ostacolato dalle più varie- ne Pubblica verrà presto delusa. Dopo l’ISAP gate e improbabili coalizioni parlamentari) della (Istituto per la Scienza dell’Amministrazione riforma delle Facoltà di Scienze Politiche in Ita- Pubblica), snobbato dai politici perché impoten- lia, nota con il nome di Riforma Miglio-Marani- ti a infiltrarvi loro uomini, anche la FISA (Fon- ni, ancora in vigore. dazione Italiana per la Storia Amministrativa) Nei primi Anni Settanta Gianfranco Miglio in- (1961), da lui diretta, attrezzata metodologica- trodurrà importanti innovazioni nella Scienza

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 7 della Politica e condurrà la Carl Schmitt Renais- Il Professore risponde denunciando a sua volta sance in Italia, introducendo nel dibattito scien- l’espropriazione da parte dei partiti del potere tifico temi fondamentali e fino ad allora ignorati costituente del popolo, privato già dal 1948 della o dimenticati. Intanto conduce lezioni sempre sua facoltà di cambiare una Costituzione che più curate e approfondite all’Università Cattoli- non era nemmeno stata sottoposta a referen- ca, nell’ambito dei suoi insegnamenti e si dedica dum confermativo. alla ricerca pura, elaborando un metodo di ri- Nel 1989 diventa Professore fuori ruolo, con- cerca molto sofisticato e originale. dizione che gi restituisce libertà e tempo prezio- Negli anni 1980-1983 dirige il Gruppo di Mi- si, tenendo però ancora seminari universitari di lano per la riforma costituzionale. Il lavoro del Politica Internazionale, che per la loro estrema Gruppo, che è riuscito a preservarsi da pressioni lucidità permettono di comprendere a fondo gli esterne per tutto il tempo dell’elaborazione della imponenti sconvolgimenti internazionali pro- ricerca, riesce a dimostrare che i mali principali dotti dal crollo del blocco sovietico, che Miglio dei quali soffre il sistema politico italiano sono vede come una svolta epocale, che ha invertito provocati dalla struttura della Costituzione vi- un percorso storico-politico di almeno quattro- gente. All’inizio dei lavori il Professore proporrà cento anni. Intanto la crisi del sistema politico l’opzione federale, che verrà però respinta da italiano parallelamente si approfondisce. tutti gli altri membri. Nonostante tutti i sondag- Sempre nel corso del 1989 entra in contatto gi dimostrino l’approvazione da parte dell’opi- con il Movimento della , poiché ne av- nione pubblica delle riforme costituzionali pro- verte il ruolo di scardinatore di un sistema poli- poste, la classe politica metterà il veto su di esse, tico degenerato a causa della partitocrazia e del- attaccando il progetto e presentandolo a più ri- la condizione di squilibrio, ormai patologica in prese come un pericoloso e deplorevole attenta- Italia, fra classe di coloro che lavorano e produ- to all’intangibilità della Costituzione. cono ricchezza in regime di mercato e strato in Miglio verrà escluso anche dalla Commissione continua espansione di coloro che, membri di Bozzi per le riforme costituzionali, che del resto ceti parassitari, vivono di redditi protetti alle produrrà un nulla di fatto. Per questo egli accu- spalle dei primi. L’unico fine di Miglio è di in- serà di tirannide e di irresponsabile conservato- fluire sulla riforma costituzionale in senso fede- rismo gli esponenti politici (per la loro difesa rale e dichiara nel suo programma elettorale che dell’intangibilità di un sistema che procura se fallirà quell’unico scopo si ritirerà nei suoi esclusivamente ad essi vantaggi e impunità), an- studi. Aggiungerà inoltre in seguito: “Io non so- nunciando la crisi della Prima Repubblica. A un no la Lega, né tantomeno il suo “ideologo”. Sie- dibattito all’Università di Padova, organizzato do in Senato come indipendente all’unico scopo dai Partiti nel 1984 dirà: “Parliamo due lingue di stendere la nuova Costituzione: una presta- diverse, è evidente. Io propongo una soluzione zione tecnica per me, non un atto politico”. radicale, voi cercate solo degli aggiustamenti. La L’inizio di questo compito tecnico per Miglio, verità è che questo sistema non è in grado di au- in seguito eletto al Senato come indipendente, tocorreggersi, permeato com’è di un ottimismo nell’XI Legislatura, porta ad una crescita a mac- del tutto infondato. Peggio per lui: si autodi- chia d’olio del movimento delle leghe nel Nord, struggerà da solo”. la cui avanzata egli aveva spiegato e previsto nel In seguito, il tentativo di coinvolgere Craxi e suo libro Per un’Italia federale. Lui stesso pro- la sua Presidenza del Consiglio “carismatica” in pone la riunione delle leghe in una grande “Le- una grande riforma si rivelerà un altro buco nel- ga Nord” compatta e determinata. La popolarità l’acqua, che confermerà Miglio nella convinzio- del Professore sale alle stelle. L’entusiasmo della ne di non avere di fronte un’autentica classe po- base per le sue parole supera di gran lunga quel- litica, ma una serie di “aiutanti” senza autenti- lo riservato ai discorsi degli altri dirigenti. Il che caratteristiche di uomini politici, dediti in- cambiamento del sistema politico sembra ormai vece solo all’arricchimento personale o di parti- a portata di mano, grazie al peso che la Lega può to e al “tirare a campare” nutrendosi delle stesse esercitare e alle minacce che può mettere in disfunzioni del sistema politico italiano. pratica a livello nazionale, coinvolgendo il Nord Nel 1987 tutti i partiti, consci della riduzione produttivo e i ceti medi esasperati dalla politica del loro potere che deriverebbe da una radicale redistributiva, fiscale e di collocamento nell’Am- riforma, in più occasioni accusano Miglio di “in- ministrazione Pubblica, tutte a vantaggio dei ce- citamento all’eversione contro la Costituzione”. ti parassitari, clientelari e mafiosi del Centro-

8 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Sud, che da decenni devastano lo stesso Meri- sua ferma e coerente denuncia (alterata non po- dione, condannandolo al sottosviluppo e al do- co dai mezzi di comunicazione di massa) della minio incontrastato della criminalità organizza- marcescenza del sistema politico italiano e dei ta, nonostante l’ingente quantità di trasferimen- mali dell’Italia postbellica (una denuncia quasi ti di risorse della quale è beneficiario. identica a quella che già Indro Montanelli aveva L’azione scardinante della Lega nel frattempo espresso da poco sulle pagine de Il Giornale), permette ai giudici di Milano di venire allo sco- contro Miglio si scagliano tutti i politici, l’Osser- perto e di travolgere con indagini a tappeto l’in- vatore Romano e la maggior parte della Lega, tera classe politica. La prima Repubblica sembra ormai strategicamente orientata verso la pene- vacillare. Miglio vede una conferma alle sue pre- trazione nel Centro-Sud. Con una manovra gui- visioni di un decennio. Il sistema politico ago- data dal Presidente Scalfaro si tenta di estromet- nizza e lui studia i metodi per dargli la spallata tere il Professore dalla Bicamerale, poiché i par- definitiva e introdurre una radicale riforma fe- titi paventano le conseguenze della sua decisio- derale. ne nel proporre le riforme in senso federale, ra- Tuttavia continuano anche i colpi di coda della dicalmente opposte agli assetti e ai costumi del- partitocrazia, che cerca di sommergere gli ele- la Prima Repubblica. L’enfasi posta sulle sue di- menti rivoluzionari emersi nella situazione poli- chiarazioni, che portano semplicemente alle tica contingente, utilizzando il vasto strato di estreme conseguenze cose già affermate in pre- seguaci salvatisi dalle inchieste giudiziarie. Nel cedenza (“In Meridione occorre una classe poli- periodo di “Tangentopoli” Miglio assumerà un tica indipendente e responsabile; i rapporti dello atteggiamento sempre più intransigente nei Stato Italiano con la Sicilia sono stati aberranti confronti della classe politica, auspicando che dal dopoguerra e vanno cambiati nel senso del- anche ai capi partito, che erano al corrente della l’autogoverno”, ecc.), scatena una campagna di corruzione e degli affari illeciti, venga imputata stampa contro il Professore. In Senato verrà fat- l’associazione a delinquere. to oggetto di aperti insulti da parte di senatori In occasione degli omicidi avvenuti in Sicilia accesamente nazionalisti. Il Rettore dell’Univer- dei giudici Falcone e Borsellino (1992), per la sità Cattolica Bausola, a fronte di una lettera del

Col figlio Leo, nel 1959

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 9 fratello del giudice Borsellino, dichiarerà che Nel 1993 Miglio fissa in dieci punti i fonda- Miglio non fa più parte di quella Università, nel- menti indispensabili per una moderna Costitu- la quale è cresciuto, ha lavorato con energia ine- zione federale, che vengono approvati dal Con- sauribile per quarant’anni, formando intere ge- gresso di Assago da quasi tremila delegati. Ma nerazioni (non ha mai mancato un solo appello Bossi farà passare quella proposta, riconosciuta di laurea e quasi nessuna lezione, per rispetto anche da autorevoli costituzionalisti come mol- nei confronti degli studenti e delle loro famiglie) to seria, per una “sparata”. Il Professore com- e che per anni ha salvato dalla degenerazione prende che il Federalismo è solo un pretesto per della scuola statale e di massa, a partire dai duri condurre un lotta politica senza principi. Nello anni della Contestazione, mantenendo un asset- stesso anno prospetterà l’intenzione di non ri- to rigoroso, unico e anomalo nella Facoltà di cui candidarsi, a causa della sfiducia che egli matu- è stato lungamente Preside. ra nei vertici della Lega e nella sua capacità e Nominato in seguito membro delle Commis- reale intenzione di cambiare le istituzioni. Una sioni Bicamerali, Miglio si renderà conto di per- valanga di messaggi e di delegazioni, soprattutto dervi solo tempo, a causa dei vaniloqui condotti di giovani, incitano però il Professore a non ab- in quelle sedi, dominate dai politici di professio- bandonare l’attività politica. ne che emarginano gli specialisti e i costituzio- Nel 1994, al Congresso di Bologna, Miglio ot- nalisti, fra i quali in ambito accademico viene tiene un grande ed entusiastico consenso dalla considerato uno dei migliori e di fama interna- base, ma a causa della crescente gelosia del Se- zionale: rimarrà anche molto colpito, ma non gretario per il suo ascendente sui leghisti della sorpreso, ad esempio, dall’emarginazione di una base e a causa delle ripetute prove della scarsa persona competente come Augusto Barbera da considerazione nella quale viene tenuto il pro- parte dello stesso schieramento al quale il costi- getto federalista, pronuncia un discorso che fa tuzionalista fa riferimento. Miglio ha ormai già presentire il distacco. Intanto prosegue al- chiari i meccanismi autodifensivi di una classe l’interno del Movimento una campagna per ri- politica fatta di rottami che si coalizzano inces- durre il prestigio di Miglio presso i leghisti, per santemente sulla base di vantaggi personali e di la quale vengono adottate anche frasi di aperti consorteria, dedita agli scambi di favori, ai com- nemici del progetto di riforma federale. promessi più bassi e matura la piena consapevo- Quando finalmente il Professore può accedere lezza che frenerà ogni riforma. Nel 1993 si di- agli strumenti istituzionali per imporre la rifor- metterà da Relatore del Secondo Comitato della ma, grazie all’entrata nel governo della Lega, il Bicamerale. Movimento stesso, dietro pressioni ancora ignote Con la sua aperta e pubblica difesa della legit- (e dopo una lunga campagna di stampa, che rag- timità della disobbedienza civile, dello sciopero giungerà il suo culmine nella primavera del sia fiscale che dell’acquisto di titoli di Stato na- 1994, ai danni del Professore, condotta anche da zionali (1992), al fine di sottrarre risorse ai de- illustri esponenti della Lega), impedisce a Miglio tentori del potere e al loro ricorso sfrenato e di- di operare, in occasione del primo governo Ber- struttivo al debito pubblico, in un periodo di in- lusconi, precludendogli il Ministero per le Rifor- sopportabile fiscalismo che troverà il suo volto me Istituzionali (che nel frattempo Miglio aveva peggiore nell’ISI (imposta straordinaria sugli proposto di trasportare a Milano), emarginando- immobili), si attira sospetti e pedinamenti di po- lo progressivamente e condannandolo all’impo- lizia e una denuncia del Ministro della Giustizia tenza. Non per il Ministero, ma per la fine della Martelli. Miglio sa di arrischiare anche la sua re- possibilità di mettere mano alle riforme costitu- putazione legando il suo nome a quello di un zionali, unico scopo della sua rischiosa e costosa movimento screditato da tutti i mezzi di comu- presa di posizione politica, Gianfranco Miglio at- nicazione di massa. Tuttavia egli prosegue nella traversa un periodo di sconforto, rimpiangendo sua opera, convinto di poter finalmente incidere anche il fatto che la Contestazione della fine de- su un sistema politico degenerato in tirannide gli anni Sessanta sia avvenuta troppo presto e ab- partitocratica e ultracentralizzato, che in un de- bia poi avuto obiettivi ideologici e utopistici, non lirio autodifensivo ha boicottato per un decen- riuscendo a saldarsi con una stagione come quel- nio tutti i tentativi di riforma. Lo sciopero fisca- la dei primi anni Novanta, nei quali una protesta le però fallirà a causa della paura che i cittadini di massa contro il sistema politico vigente avreb- del Nord proveranno di fronte a possibili conse- be potuto provocare cambiamenti reali. guenze personali. Da questo momento le sue scelte sul piano po-

10 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 litico, di fronte alle quali le alternative diventa- ci di ribellarsi, anche le genti del Nord, “Compo- no tutte fallimentari, finiscono in un vicolo cie- nenti di un unico “popolo tributario”, egemo- co. Tutti i mezzi di comunicazione di massa, nizzato da una classe parlamentare a maggio- consapevoli della serietà delle sue intenzioni ranza centro-meridionale e da una burocrazia riformatrici e della sua lucidità teorica nell’ana- per il 90% (Sabino Cassese) della stessa prove- lisi del caso italiano, delle sue cause e delle sue nienza territoriale”. conseguenze, continueranno a diffamare prima Nel 1997 nel corso di una missione in Polo- e a far cadere nell’oblio poi, con tutti gli stru- nia, in occasione della riforma regionale di quel menti disponibili, la sua opera di studio e di de- Paese, Miglio verrà accolto con entusiasmo a nuncia. Cracovia e nelle regioni montane dei Tatra. Miglio darà vita all’Unione Federalista prima e Verrà progettata dall’Università Jagellonica di al Partito Federalista poi, cercando improbabili Cracovia un’edizione polacca dei suoi scritti alleanze in una melma parlamentare sempre più scientifici e in seguito presentata la sua conce- informe. Entrerà a far parte del Gruppo Misto zione neofederale in alcuni convegni di studio del Senato. L’ascesa del movimento di Berlusco- organizzati in quel Paese. ni, venendo a patti con il quale cercherà ancora Miglio continua a formulare ipotesi di ricerca, di produrre qualche influenza sul cambiamento sulla sovranità, sulla natura dello Stato moder- del sistema politico in senso federale, porterà no, sulle origini europee, germaniche e althu- parallelamente e lentamente all’erosione della siane del Federalismo americano, sul cambia- portata innovativa che la Lega aveva avuto negli mento della politica internazionale, individuan- anni 1990-1994. Il movimento berlusconiano do un immobilismo crescente nella politica eu- non farà nulla per recuperare il suo prezioso ropea occidentale e potenziali prospettive di im- ruolo di costituzionalista e politologo di ponenti trasformazioni nell’evoluzione contem- prim’ordine e di fama internazionale e lo porrà poranea dell’Europa Orientale. Inoltre egli pro- di fatto sempre più ai margini, cercando ripetu- segue un vastissimo programma di ricerca, già tamente di neutralizzarlo. inaugurato alla fine degli Anni Ottanta, ma che Nonostante il garbo che dimostrerà in tutti i rimarrà incompiuto. rapporti personali con gli esponenti politici del Nella riforma dell’elezione diretta dei Presi- momento, Miglio maturerà un disgusto crescen- denti regionali Miglio intravede ancora una pos- te per le loro arroganza e incapacità, per le loro sibilità per inserire un cuneo scardinante nel si- ignoranza e rozzezza e per i loro fini di conser- stema ultracentralizzato italiano e aprire un vazione e di potere: tutti aspetti nei quali vedrà varco al difficile processo di costruzione del Fe- la piena conferma della teoria di Gaetano Mosca deralismo. Nell’ultimo periodo della sua vita ri- sul declino del personale politico dei regimi cercherà ancora una personalità in grado di in- “parlamentari integrali”, “conservatori”, incapa- terpretare al meglio le potenzialità date da que- ci di autoriformarsi e di prendere decisioni, dei sta riforma. Ne L’Asino di Buridano, sua ultima quali quello italiano rappresenta un esempio fatica, non solo sviluppa un’ulteriore diagnosi macroscopico. Alla classe politica imputerà pro- storico-politica del caso italiano, ma avanza an- gressivamente l’uso strumentale del tema del che previsioni, alcune delle quali confermate già Federalismo, la cui vera natura è esattamente nel corso del 2000, come noterà sul Corriere l’opposto rispetto agli interessi, alle ambizioni e della Sera Sergio Romano. ai comportamenti dei quali essa in questo siste- Nell’ottobre del 2000 viene colpito da un ictus ma è diventata portatrice. Dopo il 1994 penserà e per mesi impiegherà tutte le sue energie per inoltre anche alla possibilità di trascorrere i suoi riprendersi da un declino fisico inarrestabile. Il ultimi giorni in Svizzera, come già avevano fatto 10 agosto del 2001, dopo un ulteriore ricovero Cattaneo, Prezzolini ed altri lombardi e italiani all’Ospedale S. Anna, spira nella sua casa di Co- nauseati da un Paese irriformabile. mo, attorniato dal grande affetto dei suoi fami- Riprendendo gli studi, per altro mai interrotti, liari e del caro amico Aldo Rizzi. Viene traspor- accumulando, come ha sempre fatto, montagne tato a Domaso e nel suo ultimo viaggio lo ac- di documenti e di libri di recente pubblicazione compagnano i battelli del Lario, che tanto ha nelle loro edizioni originali e chiudendosi in un amato fin da bambino. Gianfranco Miglio riposa coerente riserbo, Miglio denuncerà il carattere nel cimitero della cittadina, antichissimo luogo irreversibile e senza appello del declino italiano, d’origine della sua famiglia, sulle rive del Lago nel gorgo del quale finiranno trascinate, incapa- di Como. .A. V.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 11 Il maestro e il collega Gianfranco Miglio, un uomo libero

di Alessandro Vitale*

crivere su Gianfranco Miglio è difficile. Si ri- bia concluso la sua vicenda terrena un uomo di schia in continuazione di accentuare troppo tale energia intellettuale e creativa, uno scien- Salcuni aspetti della sua vita e della sua opera ziato dotato di una così acuta e lucida capacità a scapito di altri, tanto vasta è stata la sua espe- critica, incapace di riposare, dedito a continui rienza umana, di studio, di ricerca, coronata poi progetti di ricerca, immerso in studi difficili e da una lunga, tenace e coraggiosa attività per metodici, con la mente sempre al lavoro: un uo- cambiare l’ordinamento politico, l’assetto costi- mo che poteva far pensare soltanto di essere im- tuzionale di un Paese malriuscito e congelato mortale, per la forza eccezionale del suo esem- nei suoi difetti congeniti da uno stuolo di irridu- pio, per la logica ferrea della sua formidabile cibili conservatori d’ogni professione e d’ogni battaglia contro l’immobilismo, sia nella cono- colore. scenza che nella pratica, in tutti i campi. È diffi- Ancor più difficile è scrivere un ricordo, aven- cile inoltre scrivere, perché la sua dipartita pesa do avuto l’inestimabile fortuna di stargli accanto nel fondo del cuore come un blocco di granito di per dodici anni (1988-2000), senza soluzione di dolore puro; le sue parole risuonano continua- continuità, dopo averlo avuto come Maestro su- mente nella mente, sovrapponendosi e confon- premo e incomparabile all’Università prima e dendo i periodi dai quali provengono e gli occhi punto di riferimento costante poi, durante i set- inumiditi impediscono di ordinare sulla carta i te anni precedenti (1981-1988): un periodo mol- pensieri e i ricordi di tanti anni, che si accavalla- to lungo, forse troppo complesso ed eterogeneo no e si confondono, in un oceano di viva com- per tentare sintesi e bilanci esaurienti. mozione. Tanto più che, seppur non amasse che Averlo potuto seguire nella fase cruciale di gli venisse data, come si usa fare abitualmente passaggio fra gli anni Ottanta e Novanta, mentre in questo Paese, qualsivoglia patente di “filo- cambiava il mondo, aver potuto conoscerne da sofo”, egli aveva una profonda filosofia nei con- vicino il carattere, i pensieri, l’intelligenza lim- fronti della vita e dei suoi più gravi problemi, pidissima e la sconfinata cultura, gli orizzonti di dell’essere a questo mondo esposti a un destino studio e ricerca perseguiti ormai al di fuori dei imperscrutabile, che è nelle cose stesse, che è vincoli accademici, aver potuto osservare spesso tutt’uno con la condizione umana, soggetta al la realtà con i suoi stessi occhi e la sua vasta at- dolore e a profonde perdite, irreparabili: soprat- tività in tutte le sue principali sfumature, for- tutto al dover lasciare un giorno gli affetti più nendogli il supporto di studio e approfondimen- cari e tutto quello che negli anni si è riusciti a to, il vasto materiale documentario del quale costruire. Una filosofia sulla vita, fatta di consi- aveva continua e inappagabile sete e l’umile ma derazioni amare e realistiche che, come tante entusiastico aiuto che gli poteva servire di volta sue altre, ha trovato una conferma spietata nella in volta sul piano scientifico, ha prodotto anche realtà della sua ultima estate. Una lucida visione l’effetto che sperimenta chi si avvicini troppo a del mondo che sembrava condensata per sempre una stella di prima grandezza: un calore e una sul suo volto ormai scarno, segnato da una lun- luce molto intensi, la visione di colori caleido- ga sofferenza, deposto nelle bara in un triste scopici vivissimi e abbaglianti, in continua giorno d’agosto nell’androne della sua casa di scomposizione e ricomposizione nella vastità di spazi immensi e ignoti di conoscenza, ma anche e parallelamente una difficoltà ad esprimere nel * Alessandro Vitale è ricercatore dell’A.S.P.I.S. (Associazione Studi di Politica Internazionale e Strategia), Milano e del suo insieme un’esperienza senza pari, capace di Non Governmental Peace Strategies Project (New York - Gi- modificare profondamente e per sempre la vita. nevra - Torino); Free lance correspondent di Radio Free Eu- È difficile poi scrivere, con il pensiero che ab- rope/Radio Liberty (Praga).

12 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Como, accanto all’immensa biblioteca ormai do- quel silenzio sarebbe riuscito a romperlo nel minata dalla penombra e dal silenzio, ricolma corso degli anni Novanta, all’emergere virulento delle montagne di carte, di documenti, di studi della crisi del sistema politico, che aveva larga- di tutta una vita. mente previsto, quando riuscirà a mandare in fi- Ogni incontro, ogni momento, ogni conversa- brillazione un’intera classe politica e il sistema zione con Gianfranco Miglio avevano dello massmediatico, costretti a venire allo scoperto, straordinario. Almeno per me. Ogni sua analisi, a rompere il silenzio e l’indifferenza che avevano ogni sua azione rimandavano a dimensioni sepolto per due decenni le sue denunce e i ten- profonde, segrete, dalle quali egli stesso sembra- tativi di proporre una riforma costituzionale. va provenire: dimensioni che aveva esplorato in Tuttavia anche in questa fase egli continuerà ad decenni di studi, di frequentazioni solitarie con avere la consapevolezza della sua “pericolosità”, scienziati di altezze siderali, di ogni parte del che considerava semplicemente connaturata al mondo, di ogni provenienza e di ogni epoca, a suo lavoro, per i detentori del potere, per i loro partire dalle più antiche. ideologi e per tutti i loro “aiutanti”, per quella Miglio era un uomo stupefacente perché era classe di cittadini dedita a procurarsi paghe pub- un uomo libero, il più libero che si possa imma- bliche e a vivere alle spalle degli altri. ginare, così restio ad assimilarsi a qualsivoglia Capace di un’ironia sottile e tagliente, da scuola, così insofferente verso chiunque cercas- persona d’altra cultura, d’altre epoche e d’altri se di condizionarlo, così capace di sottoporre a Paesi, si divertiva spesso, stimolando continua- critica distruttiva e documentata nei fatti qual- mente all’approfondimento e allo studio inesau- siasi acquisizione data per scontata. Perché per sto i suoi collaboratori, a mostrare quali proble- lui la vera conoscenza, verso la quale provava mi creassero le scoperte più profonde e il ragio- una passione irrefrenabile, quando è tale è an- namento logico portato alle estreme conse- che per forza di cose primariamente “distrutti- guenze, per i comodi modi di pensare, i pregiu- va”, in quanto comporta inevitabilmente il supe- dizi, i luoghi comuni e le false certezze (anche ramento e lo smantellamento radicale di certez- accademiche). Pur raggiungendo vette altissime ze diffuse. di conoscenza, tuttavia, colpivano la sua sem- Gianfranco Miglio era uno scienziato mosso plicità e la chiarezza, testimoniate soprattutto dall’idea “ossessiva” che ogni giorno dovesse dagli straordinari articoli divulgativi rimastici e servire per far fare un passo avanti alla cono- dalla sua fine e limpida scrittura, viva testimo- scenza, traendo anche dall’esperienza quotidia- nianza dei suoi assoluti rigore e onestà, così co- na insegnamenti, riflessioni e ipotesi da confer- me dalla capacità di entrare in contatto imme- mare in seguito con rigoroso metodo scientifico. diato con la gente più semplice, che soprattutto Era mosso dall’imperativo della curiosità e della nell’ultimo decennio lo fermava per strada o scoperta, da ottenere affinando e poi impiegando conversava con lui sul trenino delle Ferrovie il suo metodo, di difficile acquisizione ma estre- Nord, che come da ragazzo e nonostante la cari- mamente fecondo nell’esplorazione di problemi- ca senatoriale, continuava a prendere da solo chiave dalle vastissime implicazioni. Poco im- (con grande stupore di quella stessa gente) da portava per lui che lo studio della politica in tut- Como a Milano e ritorno. ti i suoi aspetti più difficili fosse tanto ingrato, Gianfranco Miglio è stato uno studioso unico, esponesse alla diffidenza, allo scetticismo e all’i- scrupoloso e preciso, sempre diffidente delle solamento, alle resistenze di quei vasti strati che fonti di seconda mano (come provano la sua im- dalla gestione della politica ottengono ingenti mensa biblioteca di prime edizioni e i suoi studi fortune e risorse, a scapito di coloro che non e interventi arricchiti da queste), aperto a tutti possono o non vogliono accedervi. Come mi dis- gli apporti interdisciplinari che solo portassero se una volta, alla fine degli anni Ottanta: “In al- il segno dell’intelligenza e della verificabilità e tre epoche mi avrebbero rinchiuso nella torre che per questo consentissero di procedere sul più alta di qualche castello per impedirmi di cammino della conoscenza e della previsione, svelare al “volgo” quello che sussiste dietro alle che quasi sempre riusciva a vedere confermata maschere spersonalizzanti e nobilitanti con le nell’evolvere stesso delle cose. Non a caso ogni quali si svolge la lotta politica, per il potere. Og- suo intervento, ogni sua conferenza o lezione, gi ci si limita al silenzio, alla censura, a far finta gettavano nuova luce sul reale; ogni suo oggetto che il vero scienziato della politica non esista”. di studio non era mai affrontato in modo ripeti- Non si aspettava ancora, in quel momento, che tivo, ma sempre con aggiunte importanti, deci-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 13 sive, di dati storici e sperimentali, di ulteriore Lezioni basate su un metodo stringente e serra- elaborazione teorica. Così era sempre una festa to, su un armamentario da laboratorio, fatto di della mente stare ad ascoltarlo a lungo a bocca cartine di tornasole, di provette e di strumenti aperta, leggere i suoi pensieri nello sguardo lim- concettuali complessi, un patrimonio teorico di pido e negli occhi di colui che, “abituato a pen- inestimabile valore per correlare, comprendere sare per millenni”, scruta a fondo nella politica e e spiegare una vasta massa di fenomeni implica- nella storia, riconoscendovi il ripetersi di co- ti dal comportamento politico, di oggi come di stanti e di regolarità, pur se ammantate di forme venticinque secoli fa. Il suo ragionamento, non apparentemente inedite. Era pertanto sempre di rado accompagnato da sottile humour di stile un dono immenso trovare suoi manoscritti, arti- britannico, correva lungo un filo rosso compo- coli mandati ai giornali, ascoltare interviste, as- sto di fatti concreti e verificabili, lontano da sistere ai suoi dibattiti in molte sedi diverse, con grandi e astratti principi filosofici. I suoi percor- studiosi o politici, sentirlo parlare di fronte a un si d’indagine potevano anche sembrare anomali pubblico coinvolto e partecipe (che approvasse o per un corso istituzionale monodisciplinare che dissentisse), ricevere i resoconti dei suoi inter- prescindesse dalle teorie più correnti (e spesso venti parlamentari: perché d’un tratto le que- più superficiali) in materia; le sue ipotesi e teo- stioni più complesse sembravano sciogliersi co- rie a un profano avrebbero potuto presentarsi me neve al sole, lasciando sul terreno un trac- come poco credibili: eppure sia quei percorsi ciato ben distinto ed evidente di corrispondenza che quelle ipotesi e teorie erano legati da una lo- effettiva alla realtà. gica incontrovertibile e la loro importanza era La maggior parte dei suoi percorsi d’indagine sempre confermata dall’evidenza della realtà ef- scientifica seguivano vie inedite. Il suo sguardo fettuale, dalla logica dalla quale scaturivano e era sempre rivolto verso orizzonti lontani, per dalla ricchezza degli approcci utilizzati. raggiungere i quali sapeva di dover attraversare Per la mia diffidenza (di origine liceale) nei lande desolate e inospitali, terreni accidentati e confronti dei tanti professori di cultura stantia impervi, continenti interi, nei quali forse nessu- che come altri studenti ho avuto la sfortuna di no avrebbe potuto seguirlo. Quando al mattino vedermi imposti, fin dai primi anni di Università al telefono mi indicava parti di queste strade, bi- non ho mai accettato acriticamente e rapida- vi e sentieri, fornendomi un tracciato di base, mente quel complesso vastissimo di insegna- coordinate documentali e bibliografiche stermi- menti che Miglio offriva ai suoi studenti e che in nate e complesse da ricercare, capivo che la sua molti casi strideva anche con la mia cultura pre- mente aveva operato nuove e ardite correlazioni cedente, riservandomi di sottoporlo in seguito a concettuali e storiche durante tutta la notte, che serrata verifica. Immancabilmente, magari a di- erano riemerse, come lui stesso diceva, mentre stanza di mesi o di anni, le ipotesi di Miglio che al mattino si radeva o faceva colazione. Nel sen- mi sembravano inizialmente azzardate o addirit- so di Ralph Waldo Emerson dunque Miglio era tura infondate, le ho trovate tutte e ripetuta- un grande uomo, perché come affermava lo mente corroborate e confermate dalla realtà, scrittore americano: “[È tale] colui il quale abita studiando discipline, argomenti, materiali, do- una più alta sfera di pensiero a cui gli altri non cumenti e volumi molto distanti, sia spazial- possono elevarsi che con grande fatica e diffi- mente che temporalmente, da quelli abituali del coltà; egli non ha che da aprire gli occhi per ve- Professore e che in qualche caso egli non aveva dere le cose sotto la vera luce ed in larghi rap- avuto nemmeno bisogno o necessità di affronta- porti; mentre gli altri devono fare penose rettifi- re. La stessa cosa è avvenuta quasi sempre con cazioni e tenere un occhio vigilante sulle molte le sue previsioni. Quante volte mi sono trovato sorgenti di errore”. ad esclamare, con il capo curvo sulle pagine dei Già nel periodo del suo insegnamento univer- libri della più diversa provenienza: “Ma allora sitario avevo avuto la dimensione quasi esatta Miglio ha ragione. È vero quello che sostie- dei territori sconfinati sui quali spaziava. La stu- ne!…”. Proprio questo processo di verifica con- pefacente ricchezza dei dati storici tratti da tutte tinua e il non aver mai dato nulla per scontato, le epoche, dei riferimenti alle più disparate di- mi consente oggi di affermare di aver conosciu- scipline, che riteneva complementari e “serven- to nel profondo la limpidezza della sua persona ti” rispetto all’indagine principale sulla natura e la potenza conoscitiva della sua opera, del suo profonda della politica, la logica ferrea dei suoi metodo di lavoro, la serietà e il rigore comples- ragionamenti, facevano delle sue memorabili sivi del suo cammino, contrassegnato da una

14 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 “Cammina ancora con noi verso un sogno chiamato Padania. Buon viaggio Professore!” Striscione apposto davanti alla casa di Miglio il giorno dopo la sua morte coerenza e da un’onestà intellettuale incom- di analisi, così distante anche da altri studiosi (e mensurabili, che per lui erano primariamente molto spesso di ben altra profondità) considerati norme di vita e di rispetto verso sé stesso e verso di levatura mondiale: non ho mai capito come gli altri. avesse fatto a maturarla autonomamente a tanta Lo rivedo sempre al suo tavolo di lavoro, cur- distanza dai maggiori centri internazionali di vo a scrivere o a leggere grandi e monumentali studio, più progrediti nella ricerca di quelli ita- opere (molte delle quali, di inestimabile valore, liani, così lontano da istituti di Paesi dotati di verranno da lui fatte tradurre in italiano, intro- ben altre risorse e opportunità. Anche qui forse ducendole nel dibattito scientifico), sia nella sua l’unica spiegazione plausibile era rinvenibile Presidenza di Facoltà all’Università Cattolica, nella sua stessa visione dell’avanzamento cono- che nella sua Fondazione di studio sul Federali- scitivo, seconda la quale la scienza procede solo smo, a Milano. Questi luoghi non avevano nulla grazie a forti individualità, che spesso operano di convenzionale o di burocratico. Dominati dai del tutto solitarie. Così è stato anche per lui. grandi ritratti degli scienziati della politica e dei Miglio aveva un’insofferenza totale per la stu- federalisti che più ha amato, erano invece luo- pidità, il conformismo, l’incoerenza, il bigotti- ghi di studio aperti sul mondo, sedi di indagine smo, la superficialità, l’ignoranza che pretende libera, di approfondimento, di scoperta e di di- di dettar legge, la prepotenza. L’ipocrisia che scussione informale e molto alla mano. Erano aveva rilevato anche nella società civile fra colo- laboratori nei quali regnavano la libertà di stu- ro che avevano applaudito alle sue conferenze dio e di proposta scientifica, la lucidità assoluta dei decenni precedenti sulle riforme costituzio- del suo pensiero che riordinava dati e ipotesi, la nali e che poi adottavano comportamenti quoti- chiarezza adamantina delle idee, la sua disponi- diani del tutto in contrasto con lo spirito di bilità ad ascoltare, a valutare, a imparare anche quelle riforme, salvo poi lamentarsi quando la dai suoi più giovani collaboratori. Quello che mi crisi del sistema politico avrebbe fatto cadere lo- colpiva entrandovi era sempre la sua profondità ro la casa sulla testa, lo feriva. Era insofferente

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 15 (da laico antidogmatico: il mito di Miglio teorico straordinarie non solo con l’amico, ma anche e pensatore “cattolico” non è fondato e, stando con l’avversario o il contraddittore: persino nei alle sue stesse parole, soltanto apparente; sem- confronti di chi avrebbe dovuto senza esitare un mai, per la sua acuta consapevolezza della “du- momento mettere alla porta per la sua ambigua rezza” della realtà della politica, andrebbe consi- storia personale e le sue tutt’altro che limpide derato un “cristiano integrale” e coerente) verso intenzioni. In altre parole, “calvinista” in questo le presunte “certezze” della metafisica e dei suoi ambito lo è stato spesso troppo poco, comunque corifei, ai quali contrapponeva (come Pareto) molto meno del dovuto. l’umile realtà, rilevabile soltanto dall’approssi- Gli ultimi dieci anni della sua vita sono stati mazione concessa dalla scienza sperimentale guardati con sufficienza e scetticismo infondati. praticata con rigore. Come non sopportava i va- Ignorando (anche volutamente) la lucidità che niloqui dei “filosofi” e il prestigio ingiustificato ha conservato fino a pochi mesi prima della mor- dei quali spesso sono ammantati, era insofferen- te (testimoniata in modo incontrovertibile da in- te nei confronti del formalismo giuridico, per numerevoli registrazioni al magnetofono e in vi- l’incapacità di quest’ultimo di cogliere la realtà deocassetta di tutti i dibattiti e delle conferenze nella quale il diritto si inserisce; non sopportava alle quali ha preso parte) si è cercato di presenta- il chiuso conservatorismo monodisciplinare, re come uno “sbandamento” sia la sua elabora- volto a creare scuole di “iniziati” e di adepti, zione teorica più recente che il suo tentativo di avulsi dalla realtà, gelosi dei propri linguaggi e incidere sul cambiamento di ordinamento politi- del proprio orticello, fonte di un meschino pote- co in Italia. La realtà è molto diversa. re accademico estraneo alla scienza, per quanto Il periodo degli anni Novanta ha visto solo l’af- riconosciuto e riverito. fiancarsi dell’azione politica (sebbene solo come La libertà spirituale brillava in tutta l’attività “tecnico” delle istituzioni) alla sua ricerca scien- di Miglio, contrassegnata da purezza e volontà, tifica, ma in coerenza con quest’ultima. La “po- dalla capacità di rimettere in discussione le pro- litica attiva” non ha mai cessato di essere per lui prie stesse ricerche, tutto ciò che era stato un laboratorio, uno strumento diretto di cono- smentito dai fatti e che di fronte ad essi non reg- scenza. Continuava a studiare la psicologia dei gesse più. L’opera da lui iniziata ha dell’incredi- leader, dei seguaci, persino quando a essere bile in quanto a vastità. Gli sarebbe forse stato coinvolto era lui stesso. Quando ad esempio nel- necessario ancora un secolo per portarla a com- le manifestazioni pubbliche di massa la gente gli pimento. Centinaia di ipotesi di regolarità da lui si avvicinava cercando di avere un contatto fisi- individuate, di serie e concrete ipotesi di lavoro, co, di toccarlo, vi trovava non solo un oggettivo sono rimaste aperte, confermate solo “a metà”, e concreto, sconfinato affetto, ma anche la con- per quanto dotate di un elevato grado di proba- ferma di regolarità del comportamento politico bilità. che lo portavano a pensare: “È il “corpo del C’è poi un punto sul quale mi preme smantel- re”…; è una conseguenza del carisma…” e così lare un altro luogo comune: la “durezza”, il “cal- via. Inoltre, lo sviluppo teorico basato sul neofe- vinismo” di Gianfranco Miglio, strombazzati an- deralismo non è stato una rottura con i suoi che dai mezzi di comunicazione di massa. Mi- orientamenti precedenti, ma solo coerente con- glio era inflessibile nel sostenere le sue ragioni, tinuità. Esso è derivato dalla consapevolezza del nel difendere la sua visione dei problemi che venire al pettine di molti nodi del processo sto- aveva verificato migliaia di volte con serio pro- rico, soprattutto di quelli dello Stato moderno, cedimento, nel suo lungo percorso di studio, che aveva studiato per più di cinquant’anni. contro le false certezze, le “parate dei valori alti- Il suo chiodo fisso comunque era rimasto da- sonanti”, strumentali e interessate, degli ideolo- gli anni Settanta e Ottanta, anche per l’ostilità gi di ogni tipo. Era inflessibile per la sua stessa caparbia e ottusa dimostrata nei suoi confronti e coerenza, da uomo libero e indifferente alle con- in quelli delle riforme da lui lungamente dichia- venienze intellettuali del momento, al principio rate necessarie, dalla classe politica al potere, la di autorità usato come argomento pseudologico. riforma radicale di una Costituzione compro- In questo egli stesso ci teneva ad apparire (e si missoria come quella repubblicana postbellica, considerava giustamente) “burbero” e implaca- già vecchia sul punto di nascere, mai sottoposta bile. Ma nei rapporti interpersonali, quotidiani, per paura ad approvazione popolare (eppure da sono sempre prevalsi in lui una dolcezza e un’e- lui difesa quando veniva apertamente violata) e leganza senza pari, da uomo mite e pacato, che ha comportato con i suoi astrusi meccani-

16 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 smi conseguenze disastrose per il Paese e so- venti parlamentari, continuava a pensare allo prattutto per chi lavora e in esso produce, co- studio: non tornava mai a casa senza un libro an- stretto con la forza a “mantenere l’intera barac- tico o raro, proveniente dai luoghi più lontani e ca” straboccante di fruitori di rendita politica e utile per la ricerca, o senza sterminate ordinazio- di parassiti. A quel chiodo fisso rimaneva appesa ni dai librai antiquari. Rientrava nella sua Fonda- tutta la sua attività, pur nella lucida consapevo- zione milanese (guardata con sospetto da non lezza del cortocircuito inevitabile che il suo ca- pochi e persino “visitata” nottetempo da “soliti rattere di scienziato, di political scientist puro, noti”) raccontando con amara ironia di tutta la avrebbe provocato nel venire a contatto e con il “bavosa schiuma” clientelare di questuanti, ap- doversi misurare con il terreno infido della poli- piccicata ai corpi rappresentativi, alla perenne ri- tica pratica, manipolato e abitato da maschere e cerca della protezione dei “potenti”. Poi prose- finzioni, da compromessi di basso profilo, da guiva le sue ricerche a tappeto sul neofederali- tradimenti vergognosi, da voltafaccia improvvisi smo, cercando una via d’uscita per i cittadini di e da mortali pugnalate alle spalle. Un terreno un Paese impantanato in quella che gli sembrava poi, come quello italiano, sul quale si agitano una melma ingiustificata, a fronte dell’infinita notoriamente per di più persone senza scrupoli, varietà, in teoria e in pratica, offerta dal federali- prive di qualsivoglia onestà intellettuale e sul smo stesso, l’assetto più adatto, come aveva so- quale, nel caso di una rivoluzione abortita e di stenuto dalla metà degli anni Quaranta, per que- un sistema marcescente, avrebbero finito per sto Paese. Nel 1992, a un dibattito al quale aveva dominare in ogni campo, altra sua previsione partecipato con Angelo Panebianco, aveva detto poi confermata dai fatti, verminosi stuoli di rici- rivolto al Professore dell’Università di Bologna, clati di ogni specie, che avrebbero fatto ingresso allora molto pessimista sulla riuscita di qualsivo- in nuovi partiti, contorniati da un codazzo di ac- glia riforma costituzionale: “Qual è l’alternativa? coliti e di approfittatori, aspiranti ai vantaggi del Cosa succede se non cambia niente? Semplice- potere o che “tirano a campare” sulle disfunzio- mente un ammaraggio di questo Paese in una ni del sistema. Una rivoluzione abortita avrebbe palude definitivamente mediterranea, un po’ portato, come Miglio sosteneva, questi ultimi a nordafricana e un po’ balcanica. Con una caduta sommergere i portatori di innovazione, “scio- catastrofica di civiltà per le generazioni future. gliendoli” nelle proprie spire, fra le proprie fila. Quello che sento è di dover rischiare. Sento che Non dimenticherò mai il suo sconforto, pur abbiamo questa responsabilità: impedire che i temperato da un estremo realismo nemico delle nostri figli vivano in un Paese del genere. Costas- illusioni, per non riuscire a incidere sulla realtà, se tutto, a cominciare dalla vita, lo farei”. per le ipocrisie, le falsità, i giochetti di “partitan- La spinta a operare attivamente negli ultimi ti” (la definizione è sua) pronti a tutto pur di dieci anni della sua vita infatti gli è venuta prin- salvare le loro posizioni. Uno sconforto che di- cipalmente da due motivazioni: dalla preoccupa- ventava però critica spietata, fredda e spassiona- zione per le nuove e per le future generazioni e ta denuncia, previsione documentata di quello dal grande amore per la sua terra, priva di auto- che poi sarebbe immancabilmente accaduto. governo e devastata dall’influenza di un sistema Questo avveniva in particolare di ritorno dalle politico fra i più centralizzati del mondo, del tut- inconcludenti Bicamerali, dominate dai discorsi to insofferente delle particolarità e ormai incapa- interminabili di parlamentari privi di cultura ce di dare risposte ai bisogni crescenti della gen- costituzionale che, emarginando i pochi esperti te. Tutto il resto, tutto quello che a questo pro- in materia, rendevano impossibile, in una con- posito si continua a dire di lui, non ha alcun pe- sapevole e volontaria opera di conservazione, il so. Perché Gianfranco Miglio era interamente lavoro di riforma di una struttura politica per- alieno da finalità nascoste e inconfessate, da tut- manentemente pericolosa, simile per lui in mol- to quello che forma l’armamentario abituale del to a quella di Weimar, gravida quindi di pericoli comportamento dell’uomo politico. Miglio era di tirannide, se non si fossero cambiate in tempo totalmente alieno da ambizioni personali nella le istituzioni. Inoltre egli vedeva lucidamente politica attiva, della quale nel suo intimo da au- nella loro autentica realtà quali bassi propositi si tentico scienziato diffidava, che gli era struttu- innestassero facilmente sul piano della riforma ralmente estranea e che oltre tutto, come arrivò costituzionale. significativamente ad affermare, quando diventa A Roma comunque Miglio non era solito per- “professione” permanente “è indegna di un uo- dere tempo. Oltre a produrre i suoi incisivi inter- mo libero”.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 17 Il maestro e il collega La lezione di Miglio e la rinascita lombarda

di Roberto Formigoni*

on c’è dubbio che Gianfranco Miglio sia stato turale dissoluzione. Nel caso italiano tale processo un punto di riferimento per chiunque abbia è particolarmente intenso a causa della profonda Nvissuto in posizioni di responsabilità istituzio- eterogeneità del Paese: una eterogeneità che è non nale il mare tempestoso che la nostra vita pubblica una malattia infantile da curare a viva forza, come ha attraversato negli ultimi decenni. L’acutezza a lungo ha pensato l’Italia ufficiale post-unitaria, delle sue analisi, la passione che traspariva dal suo ma invece il riflesso puntuale e insopprimibile del- stile soltanto all’apparenza distaccato, la sua capa- la complessità, peraltro feconda, delle diverse vi- cità di rintracciare il “filo rosso” di complesse e cende storiche e delle diverse gravitazioni geopoli- convulse stagioni storiche fino a farne emergere at- tiche che s’intrecciano all’interno del nostro Paese. tualità spesso inattese, ne facevano un interlocuto- In tale ottica acquista il suo significato positiva- re importante anche per chi condivideva poco o mente provocatorio e nient’affatto eversivo la cele- nulla le sue tesi. Tanto più dunque lo era per chi, bre frase di Miglio “Lo Stato “unitario” può essere come me, stava sul suo stesso versante. Anche se salvato solo disfacendolo per rifarlo in modo diver- non di rado il galoppo delle sue proposte doveva fa- so” che abbiamo voluto porre sulla copertina della re i conti con il passo, talvolta davvero lento, che la nostra edizione de L’asino di Buridano. necessità di aggregare numerosi ed eterogenei con- Tutta la storia fino ad oggi dello Stato unitario si sensi impone alla politica del nostro tempo, nondi- è urtata contro la difficoltà di adottare una politica meno le sue idee e le sue provocazioni sono sem- economica omogenea e valida per tutte le parti del- pre state preziose per chiunque fosse davvero im- la comunità statuale italiana. Centovent’anni di pegnato a ricostruire le pubbliche istituzioni nel amministrazione unitaria hanno dimostrato che è senso del federalismo. impossibile prescindere dalle eterogeneità di cui si Il mio incontro con Miglio, che risale agli anni diceva, tanto che è oggi divenuto molto chiaro che dei miei studi universitari, fu l’inizio di un dialogo efficaci programmi comuni di politica economica dapprima soltanto culturale e poi anche politico si possono tentare soltanto a livello di gruppi di re- destinato a durare per decenni fino a quando, nel- gioni sufficientemente omogenee; ovvero quelle l’inverno del 2000, nella sua bella casa di Domaso “macroregioni” che tanta parte hanno nel progetto ebbi con lui quello che sarebbe stato il nostro ulti- di nuova architettura costituzionale della repubbli- mo incontro. Fu in quella circostanza, tra l’altro, ca che Miglio ci ha lasciato. Il tempo ci dirà quanto che si decise per la pubblicazione, sotto l’ègida del- del progetto di Miglio potrà diventare carne delle la Regione Lombardia, di una nuova e aggiornata nostre rinnovate istituzioni repubblicane e quanto versione de L’asino di Buridano, che si può ormai invece troverà spazio soltanto nella storia delle dot- considerare una sorta di suo testamento politico. trine politiche. Sappiamo però con certezza già da Si era svolta da pochi mesi la prima elezione popo- adesso che da lui è venuto un contributo decisivo lare diretta dei presidenti delle Regioni che, al di là all’avvio di quel processo di radicale riforma man- dell’aspettativa degli esperti di diritto costituziona- cando il quale si sarebbe passati invano dalla Prima le, ha accelerato la resa dei conti del sistema politi- alla Seconda Repubblica. co italiano. Questa accelerazione non è soltanto prodotta dal cambiamento dei termini istituzionali * Roberto Formigoni è Presidente della Regione Lombardia. e dei ritmi imposti dal nuovo secolo ma anche e Dietro sua iniziativa, quest’ultima ha ripubblicato L’Asino prima di tutto dalla fine dello Stato moderno cen- di Buridano (a cura di Robi Ronza), disponibile gratuita- tralizzato, arrivato dopo quattro secoli alla sua na- mente a chiunque desideri riceverlo.

18 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Il maestro e il collega Gianfranco Miglio: scienziato, collega, amico di Augusto Barbera*

l contributo di Gianfranco Miglio al dibattito rappresentativa, aggiungeva, può svolgere atti- politico italiano non può essere scisso dal vità di governo soltanto controllando un gover- Icontributo che egli ha dato, sul piano scienti- no e quest’ultimo può resistere “se è di fatto au- fico, alla filosofia politica e alla scienza politica. tonomo rispetto ad essa, cioè se trae legittima- Il suo pensiero si inserisce in un filone, pretta- zione da altra fonte”, non dal Parlamento stesso, mente italiano ed europeo, che si rifà alla auto- vale a dire “da consorterie e fazioni della classe nomia della politica con Machiavelli, agli studi politica”. sulla sovranità e sulla giustificazione della stessa Conosciute alcune mie posizioni contrarie al di Bodin e di Hobbes, alle analisi sulla classe po- compromesso storico e favorevoli a una demo- litica di Mosca e Pareto, alle analisi sulla legitti- crazia competitiva e a un regime di alternanza, mazione del potere di e infine alle Gianfranco Miglio – eravamo alla fine degli anni dottrine della costituzione di Carl Schmitt. È settanta – mi chiese di partecipare a una ricerca merito di Miglio la coraggiosa rivalutazione di per elaborare una riforma della Costituzione. quest’ultimo, un costituzionalista – il massimo Non ritenni opportuno collaborare (ero allora del XX secolo – il cui nome il passato nazista deputato del PCI) ma mi dichiarai pronto a di- rendeva impronunciabile. E in modo altrettanto scutere le elaborazioni del gruppo (il cosiddetto coraggioso una parte non conformista degli in- “Gruppo di Milano”). I due volumi pubblicati in tellettuali di sinistra – penso per tutti a Massimo quegli anni (Verso una nuova Costituzione, Mi- Cacciari, Mario Tronti, Giacomo Marramao e, in lano: Editore Giuffré, 1983) che riportano i ri- parte, lo stesso Pietro Ingrao – seppe intrecciare sultati della ricerca e alcune opinioni, talune in un confronto con Gianfranco Miglio sulla “auto- dissenso fra cui la mia, rappresentano tuttora, nomia della politica” e sulla “Costituzione senza pur invecchiati, una buona riserva di studi e sovrano” (era il titolo di un volume curato da proposte. Angelo Bolaffi su Otto Kircheimer, allievo di In quella ricerca, e nel volume che quindici Carl Schmitt ed esponente di spicco della social- anni dopo scrivemmo insieme (Federalismo e democrazia tedesca). secessione. Un dialogo, Milano: Editore Monda- Ma si trattava di filosofi della politica. I costi- dori, 1997), registrammo molti punti di contat- tuzionalisti invece, con qualche limitata ecce- to nelle analisi sulla debolezza dei sistemi as- zione, rimasero in disparte. Non perdonavano a semblearistici e la crisi dello stato accentrato Gianfranco Miglio la prolusione del 1964 all’U- ma diverse erano le soluzioni da ciascuno di noi niversità Cattolica in cui, primo fra tutti, mette- proposte. E non poteva che essere così: caratte- va in discussione il regime rappresentativo deli- ristica di Miglio era quella di portare le analisi e neato nella costituzione repubblicana, che mo- le proposte ai limiti estremi, proprio perché in strava ormai, dopo vent’anni, marcati “segni di questo modo esse apparissero concettualmente senescenza”. Il regime parlamentare era per Mi- nitide. Quello che per me era la legittimazione glio inefficace perché “storicamente regime di diretta di un Primo Ministro era invece per Mi- opposizione al Sovrano” e come tale non in gra- do rendere effettivamente sovrano il popolo: * Augusto Barbera è Professore ordinario di Diritto costitu- “Tutto nella sua struttura presuppone l’esistenza zionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di di un potere esterno ed autonomo da combatte- Bologna. Con Gianfranco Miglio ha scritto Federalismo e re, ostacolare e condizionare”. Una assemblea secessione. Un dialogo (Milano: Mondadori, 1997).

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 19 che Miglio ha dato alla riforma elettorale, verso la quale tuttavia nutriva una fiducia limitata pre- ferendo la strada delle riforme co- stituzionali. Sedevamo insieme nella Commissione De Mita-Jotti sulle riforme (ho impresso il ri- cordo della faccia con cui An- dreotti ascoltava le analisi e gli interventi di Miglio!) e parlammo a lungo delle riforma uninomina- le. Portai diversi argomenti per convincerlo a prendere posizione a favore. Alla fine fu Miglio a dir- mi l’unico argomento che avreb- be portato a Bossi per convincer- lo a sostenere il maggioritario – e quello della Lega fu un voto deci- sivo in Commissione –, vale a di- re la possibilità di spaccare l’unita politica dei cattolici grazie all’ef- fetto bipolarizzante che esso avrebbe determinato. Seppe vede- re in anticipo scenari che per molti furono una sorpresa delle elezioni del 1994. Il passare del tempo farà sbiadire gli episodi legati alla contingenza politica (la fascinazione per Craxi o per Bossi, il suo impegno e di- simpegno con la Lega Nord, il linguaggio “luciferino” con cui amava descrivere uomini e cose) A Pontida, il 10 aprile 1994 ma rimarrà l’importante contri- buto di Gianfranco Miglio alla glio la “investitura popolare di un decisore”; cultura politica italiana. quello che per me era la ricerca di “un regionali- Negli ultimi anni, mettendo insieme Carlo smo ispirato ai principi del federalismo” era in- Cattaneo e Carl Schmitt, aveva ripreso – così mi vece per Miglio il passaggio a uno “Stato federa- raccontò nell’ultima telefonata che ebbi con Lui le” (vero attraverso la scomposizione e la suc- – i suoi studi sul ruolo delle città nella costru- cessiva ricomposizione in un patto federale degli zione del costituzionalismo europeo. La politica Stati italiani). e la scienza giuridica perdono molto con la si- Non voglio trascurare, infine, il contributo lenziosa uscita di scena di Gianfranco Miglio.

20 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Il maestro e il collega “Lì c’è la Svizzera”, mi disse il Professore

di Giancarlo Pagliarini*

on Gianfranco Miglio ho perso un amico e per questo che l’Italia lo ha sempre maltrattato. un maestro. È stato davvero un duro colpo. Nel nostro paese l’onestà intellettuale e l’assen- CNon mi è mai capitato di incontrare e fre- za di interessi personali sono optional a cui la quentare una persona come il “profesür”: quan- cosiddetta “società civile”, sempre così pronta a do l’ho conosciuto, all’inizio degli anni 80, su- inginocchiarsi di fronte ai detentori del potere, bito, istintivamente, ho sentito che ragionava- non ha mai riconosciuto il minimo valore. mo “sulla stessa lunghezza d’onda”. Che aveva- Lui non è mai stato un interlocutore del pote- mo la stessa visione del mondo, dell’uomo, del re; anzi, per tutta la vita si è messo costante- lavoro, della libertà e dei doveri. A quei tempi mente in contrasto dialettico coi suoi detentori avevo aderito all’APRI (Alleanza per la riforma e custodi. E questi lo temevano. Non lo capiva- delle istituzioni) e così nella “24 ore” assieme ai no perché non capivano “cosa voleva”, cosa do- manuali di contabilità anglosassone avevo spes- vevano offrirgli, cosa dovevano fare per com- so le preziose bozze dei lavori del “gruppo di prarlo, per portarlo dalla loro parte. Per forza Milano” che lui aveva organizzato dall’Univer- non lo capivano. Non potevano capire un uomo sità Cattolica. E avevo l’articolo, ormai entrato che per sé non voleva niente, salvo vivere in un nella leggenda, “Cantoni non Regioni” che paese più rigoroso, più civile, più serio e con Tommaso Zerbi aveva pubblicato il 27 Aprile meno tromboni in circolazione, liberi di combi- 1945 sulla prima pagina del numero 1 del Cisal- nare danni e riveriti da schiere di altri aspiranti pino. E ricordo che in quel primo numero del tromboni. Tutta gente che ha capito come pur- Cisalpino a pagina 2 c’era già un bell’articolo di troppo funziona il nostro paese e abilissimi a Gianfranco Miglio (“Ciò che attendiamo dagli vendere qualsiasi cosa, incluse le idee, l’anima, alleati e ciò che loro daremo”) impregnato di fe- gli amici e la dignità. E a dire sempre di sì al deralismo. Cose di 56 anni fa. È passato più di potere. mezzo secolo! Il suo rigore logico, la sua competenza e la Miglio ha seminato cultura e saggezza per tut- sua capacità di “parlare alla gente” ne hanno fat- ta la vita. Ricordo come fosse ieri che nel 1992, to un grandissimo comunicatore che, nonostan- durante una delle prime riunioni dei neo eletti te i ripetuti boicottaggi di giornali e TV, non ha senatori della Lega, ci disse, citando Cattaneo, mai avuto nessun problema a fare breccia nel che “la libertà non deve piovere dai Santi del cuore della gente. cielo ma scaturire dalle viscere dei popoli”. Sono Nella base della Lega e di tutti quelli che vole- parole che ti scavano dentro e non si possono vano cambiare la cultura, e poi le leggi e la pras- più dimenticare. si del paese Miglio è sempre stato percepito co- Quello che di Miglio mi è sempre piaciuto è senza nessun dubbio la testarda determinazione * Giancarlo Pagliarini è libero professionista. Pioniere della nell’utilizzare le sue grandi capacità e conoscen- revisione contabile indipendente in Italia, dopo un duro ti- ze non per conquistare ed esercitare il potere, rocinio alla Arthur Andersen ha fondato 16 società di revi- ma per impedirne gli abusi. Per questo lo consi- sione in tutto il paese. Nel 1990 ha incontrato Umberto Bos- dero un grande uomo, perfino più grande del si ed è entrato nel mondo della politica. Dal 1992 è ininter- rottamente membro del Parlamento; nel 1994 è stato Mini- Miglio scienziato. stro del bilancio nel primo governo Berlusconi. Oggi è depu- Non ha mai voluto esercitare il potere, ed è tato e Assessore al demanio nel Comune di Milano.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 21 me “uno di noi”: come un papà o un fratello più lontà degli individui, i confini degli Stati, i rap- grande che ci spiegava come stanno le cose, che porti tra le varie comunità. Ed è per questo che ci faceva vedere che “il re è nudo” e che distrug- Miglio ebbe l’intuizione geniale della “Costitu- geva i miti e i riti del potere. zione a termine”. Il suo linguaggio era sempre preciso, piacevo- L’avrò sentito mille volte spiegare che non le e quando necessario anche pungente. Dopo- dobbiamo considerare lo Stato come qualcosa di tutto spesso si trattava di rendere “pan per fo- sovraordinato, immutabile, sacro, anziché come caccia” e di smascherare la vera natura dello una istituzione di base contrattuale, un patto Stato moderno. Che, secondo Miglio, gestisce i costituzionale con il quale dei liberi cittadini rapporti politici con caratteristiche storicamen- spesso di etnia e lingua diverse come in Svizze- te datate, capaci di generare i mostri del ventesi- ra, uniti dagli eventi della storia, decidono, libe- mo secolo. ramente e senza nessun obbligo, di mettersi a Il suo grande sforzo scientifico è stato quello vivere insieme, secondo la legge. di cercare, individuare e descrivere istituzioni E a proposito di Svizzera, un semplice ricordo nuove e diverse, non senza avere sempre un af- personale. Ero nella sua bella casa di Como. Mi fettuoso sguardo al passato: è nota la sua ammi- prende per un braccio e mi dice “Sai Paglia, razione per le comunità olandesi del Seicento, quando mi sento stanco o deluso io vengo qui ”. così come per i comuni padani nel Medioevo. Apre una finestra ed esce su una terrazza. “Per- Miglio ha cercato di identificare e descrivere ché? Cosa c’è qui?”, gli chiedo. E lui, con il suo istituzioni basate su un rapporto volontario e li- famoso sorriso e con il braccio teso: “Perché li mitato. c’è la Svizzera”. Scusate, era solo un mio ricor- In poche parole e semplificando al massimo: do. Andiamo avanti. se un tempo prevaleva l’idea per cui i cittadini Miglio, per quanto io posso ricordare, è anche dovevano essere legati al “sovrano” da un giura- stato tra i primi a parlare della “fine dello Stato mento per l’eternità, il nuovo millennio avrebbe nazione” e del sorgere di una nuova epoca se- dovuto aprire le porte a un mondo più libero, gnata dalla globalizzazione, da un lato, e dal lo- proprio perché il patto di fedeltà avrebbe dovuto calismo dall’altro. Solo anni dopo le sue intui- essere sostituito da un “contratto”. Ed è ovvio zioni le abbiamo trovate nel best seller mondiale che le regole che emergono da un mercato e che di Kenichi Omahe La fine dello Stato-Nazione. vengono consensualmente accettate dalle parti Suggeriva di eliminare le barriere tra il diritto che liberamente aderiscono a un contratto, sono privato e il diritto pubblico. Per i totalitari di de- ben diverse da regole imposte dall’alto da un so- stra e sinistra questa barriera c’è ed è a favore vrano. Sia esso un re o chiunque altro. degli Stati. Invece per Miglio sono gli uomini Vi sembrano cose scontate? Se la risposta è si, che hanno dei diritti e questi diritti non possono ricordatevi che dobbiamo ringraziare uomini essere mai legittimamente infranti da nessuno, come Gianfranco Miglio. Voglio ricordarvi che nemmeno dallo Stato. anni fa giravano per l’Italia testi di catechismo Credo che Miglio abbia influenzato Marco Vi- per le scuole medie inferiori nei quali si poteva- tale quando scriveva sul Sole 24 Ore che “Il co- no leggere cose di questo genere: siddetto “primato della politica” è un’idea falsa e Il discepolo chiede: “Quando il principe ag- una società libera e aperta è sempre dualistica. grava i sudditi con enormi tributi e scialacqua Poggia cioè su una assoluta eguaglianza tra pri- il denaro dello Stato sarà giusta la ribellione e vato e pubblico” (“Una Costituzione per rifare l’insurrezione del popolo?” l’Italia”, 9 Dicembre 1990), e vi assicuro che io Il maestro risponde: “Non sarà giusta, perché ho pensato a Miglio quando alla Camera ho cer- il popolo non ha diritto di giudicare sui bisogni cato di inserire proprio questo concetto nella e sulle spese del principato; e lo Spirito Santo Costituzione. Quell’emendamento naturalmente per bocca di San Paolo ha detto ai popoli: paga- è stato bocciato dai rappresentanti del potere di te i tributi, ma non ha detto ai popoli: rivedete i sinistra ma, per la verità, nella circostanza non conti del re ” mi era sembrato particolarmente apprezzato È fuori discussione, e questo è un altro suo in- nemmeno dai loro colleghi di centro e di destra. segnamento, che gli uomini devono sempre e A volte, e anche questo me lo ha insegnato Mi- comunque trovare un modo di organizzarsi per glio, nei Parlamenti il potere è rappresentato andare avanti. Ma nessuna organizzazione può più e meglio dei popoli. essere valida per l’eternità. Tutto cambia. Le vo- Un altro insegnamento, un’altra profonda

22 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Con la moglie Miriam (Foto Giovanni Giovannetti – Pavia) convinzione che devo a Miglio, è che lo Stato provato ad inserire nella legge costituzionale sul non ha e non deve avere competenze “naturali”. cosiddetto “ordinamento federale della Repub- L’uomo è naturale, non gli Stati. Dunque sba- blica questo articolo: “I Comuni, le Province, le gliano quelli che sostengono che certi compiti Regioni e lo Stato esercitano solo le attività che competono allo Stato e non possono mai e in non possono essere svolte in modo più efficace nessun caso essere affidati ai privati. dall’iniziativa autonoma dei privati.” I detentori Prima di lui, nel 1934, Carlo Rosselli scriveva del potere statale naturalmente lo hanno subito “Vi è un mostro nel mondo moderno – lo Stato bocciato. – che sta divorando la società…. Questo Stato Si sente talvolta affermare che lo Stato do- bisogna abbatterlo… Avremo bisogno anche do- vrebbe “delegare” ai privati certe competenze. mani di una amministrazione centrale, di un Nulla di più sbagliato: il profesür ci ha spiegato governo, ma così l’una come l’altro saranno agli che lo Stato non può delegare nulla, perché è ordini della società e non viceversa. L’uomo è il esso stesso oggetto di deleghe. I diritti apparten- fine, non lo Stato.” (“Contro lo Stato”, pubbli- gono originariamente ai cittadini e alle loro co- cato in Giustizia e Libertà il 21 Settembre del munità locali. E sono loro che possono libera- 1934). mente decidere di assegnare certi compiti ai go- Capite che scavando ancora all’indietro si arri- verni centrali. Negare questa semplice verità si- va direttamente alla Rivoluzione Francese: il gnifica aver perso la strada della logica e del centralismo giacobino diventa Stato, lo Stato di- buonsenso. venta Nazione, la Nazione diventa sacra. A quei Io sono assolutamente sicuro che i preziosi in- tempi il traduttore del Federalist, il povero Tru- segnamenti che Miglio ci ha lasciato in eredità daine de la Sablière, finiva sul patibolo. Al no- non andranno dispersi e che riusciremo a met- stro profesür è andata meglio: lo hanno “sola- terli in pratica e ad inserirli nelle Costituzioni mente” messo all’indice e accusato di tutto, im- dei popoli europei. pedendogli di operare in modo ancora più incisi- E quando ci saremo riusciti il nostro “profe- vo per cambiare la cultura del nostro paese. sür” ci guarderà con il suo sorriso sornione e ci Pensavo alle discussioni con Miglio quando ho dirà “Oh, era ora ragazzi. Meglio tardi che mai!”

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 23 Il maestro e il collega Il mio amico Miglio e il suo sogno del contratto sovrano

di Massimo Cacciari*

Pubblichiamo qui, in versione integrale, il te- glio come un politico. Egli, tuttavia, era soprat- sto dell’intervista a Massimo Cacciari già com- tutto uno studioso. La sua lunghissima vita in- parso su élites n. 3/2001 (“Omaggio a Miglio”) tellettuale affonda le radici nella comprensione col titolo “Il limite della sua teoria? L’istituto del realismo politico di Carl Schmitt, passa per del contratto”. Le domande sono di Carlo Sta- il neofederalismo e, ultimamente, approda a un gnaro. libertarismo di chiarissima matrice giusnatura- listica. Se dovesse riassumere questa storia, Professor Cacciari, poco più di un mese fa quali aspetti ne metterebbe in evidenza? Gianfranco Miglio ci ha abbandonati. Pochissi- C’è una assoluta coerenza nel suo sviluppo. mo è stato lo spazio dedicatogli dai mezzi di Miglio nasce come filosofo dello Stato; da lì informazione: in questo senso, particolarmente giunge a Schmitt, essendone il primo vero in- meritorio è stato il suo articolo su la Repubbli- terprete in Italia (e non solo nel nostro Paese). ca. Come spiega questo desolante silenzio? Bisogna infatti ricordare che il giurista tedesco Miglio era un personaggio totalmente anti-ac- era, nel Secondo dopoguerra, pressoché ignora- cademico, estraneo a ogni gioco istituzionale, to, o conosciuto solo in ristrettissime cerchie che ha sempre parlato en parresìa (ovvero in to- quasi esoteriche, in Germania; era letto e stu- tale libertà di parola), come dice il Vangelo e co- diato nella Spagna franchista, ma lei può bene me prima dicevano i democratici ateniesi. Per immaginare come; in Francia è ancora sostan- questo non mi ha stupito affatto che la sua ope- zialmente ignoto, e del mondo angosassone ra e la sua figura siano state ricordate così poco; non parliamone nemmeno. Miglio, insomma, è anzi, sono stato piacevolmente impressionato stato il primo a rilanciarlo scientificamente e dal fatto che la Repubblica abbia accolto il mio seriamente nell’intera Europa. Attenzione, intervento. però: in Schmitt lo studioso lombardo non vede tanto il teorico dello Stato, quanto il teorico In quell’articolo, e, implicitamente, nelle pa- della crisi dello Stato. Qui si trova, in perfetta role che ha appena pronunciato, lei riconosce la coerenza, il suo passaggio fondamentale: dalla grandezza del professore… teoria dei fondamenti filosofici, giuridici e tec- Certo, la sua grandezza si vede perfino nel suo nico-burocratici dello Stato moderno, attraver- caratteraccio: ma questo fa parte della sua statu- so Schmitt Miglio giunge all’individuazione dei ra. Negli ultimi anni egli si era impegnato diret- fattori che determinano il declino di quella tamente in un ambito che non era il suo. La sua grande creazione dello spirito europeo che è lo idea di cosa fossero Bossi e la Lega aveva fatto sì Stato. Questo accade tra gli anni ’60 e ’70. Ne- che non riuscisse a seguire la realtà di quel mo- gli anni ’80, invece, ha origine il Miglio pro- vimento. Le sue opinioni gli facevano costante- priamente federalista. Ancora una volta, è dove- mente velo nel giudizio sui fatti reali. L’uomo roso sottolineare l’estrema coerenza del passag- era un misto straordinario di assoluto realismo teorico e di quasi altrettanto assoluto “irreali- smo pratico”, cosa che spesso avviene negli in- * Massimo Cacciari è Professore ordinario di Filosofia este- tica nell’Università di Venezia e l’Università della Svizzera tellettuali. italiana di Lugano. È stato Sindaco di Venezia dal 1993 al 2000. Deputato europeo, attualmente è consigliere regiona- La maggior parte dei giornali ha ricordato Mi- le del Veneto.

24 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 gio: il federalismo emerge come soluzione alla politici basati sul “patto di fedeltà assoluta ver- crisi dello Stato o, meglio, come superamento so il sovrano” a un nuovo tipo di rapporti, fon- dello Stato. Mi piace ricordare un convegno che dati sull’istituto del contratto. Qual è la sua organizzammo come Fondazione Gramsci-Ve- opinione? neto all’inizio degli anni ’80, a cui, tra gli altri, Beh, questo era il motivo delle nostre infinite intervenne anche Miglio. Il titolo dell’incontro discussioni. Io ritengo, con Hamilton e tutta la era: “Oltre lo Stato”. tradizione federalista, che una vera unione non può essere soltanto artificiale e pattizia, sul mo- Quali sono, allora, i principali fattori di que- dello del contratto privato. Se non vi è all’origi- sta crisi? ne un fondamento forte, alla fine il federalismo Essenzialmente, sono due. Da un lato vi sono i – per come Miglio lo teorizzava negli ultimi an- processi di globalizzazione tecnico-economica, ni – è debolissimo. Lo studioso lombardo era a per cui tutti gli elementi fondamentali della no- tal punto conscio di ciò, che addirittura preve- stra vita quotidiana ormai esulano dalle sovra- deva una clausola di secessione nel nuovo patto nità territorialmente determinate – potremmo costituzionale. Questo è qualcosa che non si è chiamare questo fenomeno “fattore di de-terri- mai visto: né in America, né in Svizzera. Devo torializzazione del Leviatano”. Dall’altra parte, però ripetere che è soltanto negli ultimi anni vi sono i movimenti culturali e politici “dal bas- che Miglio giunge radicalmente a proporre una so”, cioè la richiesta di autonomia, che diventa soluzione di questo genere. Essa non ha nulla a sempre più impellente man mano che l’apparato che vedere neppure con Cattaneo. Si tratta di un statuale si va disgregando. Questi due fattori so- vero e proprio neo-federalismo. La Costituzione, no complementari e opposti. in pratica, è in tutto e per tutto assimilabile a un contratto privato. Miglio rispondeva a tale crisi avanzando una soluzione federale o, meglio, neofederale. In al- Lei ha citato Hamilton. Vi è chi ritiene che tre parole, egli contrapponeva i vecchi rapporti questi propugnasse un federalismo “corrotto”,

Con Massimo Cacciari

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 25 laddove la fiaccola del federalismo autentico era norme di ripartizione delle risorse o le respon- sorretta da Thomas Jefferson e, in seguito, sabilità fiscali tra regioni e governo centrale John Calhoun. possono davvero essere affrontate in termini Questa, ribadisco, è la questione su cui la di- puramente pattizi. scussione è ancora del tutto aperta, perché evi- denzia la contrapposizione tra una visione del Nel suo articolo su la Repubblica, lei scrive federalismo artificiale e pattizio e una che, pro- che “non v’è ombra di dubbio che la sua con- babilmente in modo utopistico, rintraccia nel cezione era agli antipodi di ogni antistatali- patto di federazione un fondamento culturale, smo”. Tuttavia, nel libro Federalismo e seces- nel senso più ampio del termine, e una fonte sione (che raccoglie un dialogo tra Miglio e originaria. È fuor di dubbio che, nelle attuali co- Augusto Barbera) lo studioso lombardo de- stituzioni federaliste, questo appello a una fonte nuncia esplicitamente il welfare state come originaria permane; resta invece da vedere se prodotto dello Stato unitario, e afferma che es- una federazione puramente artificiale può resta- so verrà progressivamente sconfitto dall’avan- re in piedi. zare di strutture federali. Esse, infatti, favori- ranno i privati e il mercato, laddove oggi c’è il Un’altra proposta migliana era quella di una settore pubblico. Non trova che vi sia, da qual- “Costituzione a termine”. Come si inquadra che parte, una contraddizione? questo nell’ambito del “federalismo pattizio”? No. Quello da lei enunciato è il principio di Direi che vi rientra perfettamente. Una Costi- sussidiarietà, sul quale si fonda il vero federali- tuzione a termine è come un contratto che ogni smo. Esso significa appunto che una serie di ser- X anni va rinnovato. Tutto si poteva imputare a vizi pubblici possono essere più efficacemente Miglio, fuorché una scarsa coerenza logica: egli soddisfatti da imprese private. Questo non c’en- era un grande logico! tra nulla con l’anti-politica, secondo cui il politi- co dovrebbe essere subordinato agli imperativi Quindi non è possibile, a suo modo di vedere, del tecnico-economico: a questo Miglio non l’ha sfruttare questa idea in un federalismo che non mai pensato, come non l’avrebbe mai potuto sia pattizio… pensare uno schmittiano. Quella a cui lei si rife- Per carità, come dice Machiavelli la ragione risce è null’altro che un’articolazione tecnica principale del disastro degli Stati sta nel ritene- del politico: la sua decisione di affidare alcuni re le Costituzioni immutabili. Non vi è dubbio servizi al privato è eminentemente politica. È il che la Costituzione vada mutata; essa deve ave- pubblico che stabilisce la “carta dei servizi” e re specifici articoli che ne prevedano il muta- che pone in essere i necessari controlli. È una mento. Ma tutto ciò deve avvenire sulla base di politica non socialista, naturalmente: ma resta trasformazioni culturali, politiche, eccetera: una politica. non solo perché “scade il contratto”, che va dunque rinnovato. Su questo non posso trovar- Non pensa però che l’insistenza di Miglio sul- mi d’accordo. In ogni caso, una parte del di- la natura contrattuale del federalismo tradisca scorso di Miglio rimane valida. Per esempio, la predilezione del professore per il privato ri- nella proposta che io ho cercato di far maturare spetto al pubblico, e quindi la sua convinta af- (anche all’interno dei lavori della Commissione fermazione della superiorità del mercato rispet- bicamerale) vi è una parte che riguarda i princi- to allo Stato? pi fondamentali della Carta costituzionale, di Proprio su questo noi discutevamo. Io ritengo cui non è prevedibile la data di scadenza. Devo- che in ciò vi sia qualcosa di contraddittorio: pos- no altresì essere chiare le norme che ne preve- so sbagliare, naturalmente, ma mi pare che la dono e che, mi verrebbe da dire, ne impongono visione del federalismo di Miglio sia di grande la modificabilità, proprio in base al principio politica. Si immagini la possibilità di ricostruire machiavellico. Questo in termini generali: il in termini federalisti i moderni Stati nazionali che non esclude che vi possano essere specifi- unitari, con la loro storia, il loro DNA… Mi sem- che materie singolarmente soggette a un rinno- bra che ciò contrasti con l’impostazione artifi- vo di tipo contrattuale. Pensiamo alle questioni ciale che Miglio intendeva dare alla carta costi- di politica fiscale. Il federalismo fiscale deve tuzionale. Resta il fatto che l’ipotesi di un fede- prevedere norme che veramente possono essere ralismo con una forte componente di sussidia- ricontrattate (diciamo a ogni legislatura). Le rietà era, secondo lui, una grande iniziativa poli-

26 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 tica. Il suo abbaglio nei confronti della Lega era nisola. Il modello di relazioni sociali a cui egli proprio questo: egli vedeva addirittura in Bossi pensa per il Sud, dunque, è mediterraneo: nel il grande leader politico. Non è forse un abbaglio senso più arabo che europeo del termine. Tale ultra-politicistico? proposta parte dal presupposto che la subordi- nazione gerarchica ad alcuni capi locali, in ter- Lei, professore, ha citato il principio di sussi- mini del tutto familistici, possa far crescere una diarietà. Gianfranco Miglio, però, nel progetto rete che altrimenti nel Mezzogiorno non potreb- per l’Unione federalista afferma che esso “è in- be mai emergere. Si tratta di una visione, che io timamente opposto allo spirito del federalismo, non condivido, molto paternalistica e settentrio- ed è invece funzionale alla creazione – o alla re- nalistica della questione meridionale. Resta co- staurazione – di un sistema unitario e centra- munque il fatto che la questione meridionale, lizzato. Sussidiarietà e gerarchia sono sinoni- dopo cinquant’anni dalla nascita della Repubbli- mi”. Non vi è dunque un forte attrito tra fede- ca e quasi un secolo e mezzo dalla fondazione ralismo e sussidiarietà? dello Stato unitario, è ancora irrisolta. La sussidiarietà non è solo quella gerarchica verticale, per cui lo Stato centrale trasferisce Il termine “federalismo”, nel corrente dibat- competenze alle regioni, e queste ultime agisco- tito politico, viene utilizzato talvolta in riferi- no a cascata verso le autonomie locali. Vi è an- mento alla possibile “disgregazione” dell’Italia, che la sussidiarietà orizzontale, che coinvolge il più spesso per indicare il processo di unifica- privato. La mappa del principio di sussidiarietà, zione europea. Come si colloca, in quest’ultimo verticale e orizzontale, comincia a contestare caso, la riflessione migliana? l’ordinamento gerarchico. È insufficiente l’idea Intanto Miglio certamente non parteggiava di sussidiarietà gerarchica verticale. In Miglio, per qualche forma di secessione – questa è la d’altra parte, c’è sempre una componente di po- ragione per cui entrò in polemica con la Lega; lemica politica: che oggi la sussidiarietà, sia a si- piuttosto, egli favoriva la possibilità di secedere. nistra che a destra, venga sempre e solo declina- Per lo studioso lombardo, come per il sotto- ta in maniera verticale e gerarchica è fuori di scritto, tuttavia, il federalismo è un modo per dubbio. Basta guardare i rapporti tra Stato e re- unire un paese che attualmente è disgregato, o gioni: tutto è orientato in senso gerarchico. la cui unità è soltanto fittizia. Il federalismo, dunque, è un processo riaggregante su basi Nel suo ultimo libro, L’asino di Buridano, completamente nuove rispetto a quelle che Miglio ricupera un’an- tica proposta: quella del clientelismo come “statuto per il Sud”. Cosa ne pensa? È una provocazione, peraltro non distante dall’opinione dei grandi federalisti lombardi dell’Ottocento. Fermo restando che il federali- smo deve corrisponde- re in modo realistico a situazioni ambientali e sociali particolari, nel Mezzogiorno la società e l’ambiente non per- metterebbero quel tipo di rapporti che per Mi- glio sono invece maturi nel lombardo-veneto, ovvero nelle aree “asburgiche” della Pe-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 27 hanno determinato la storia italiana di questo Questa infatti fu la scommessa di Miglio: che secolo e mezzo. Venendo alla domanda, non sa- vedeva nella Lega l’unico soggetto in grado di prei dire precisamente come Miglio vedesse la comprendere e promuovere le sue idee. Ciò no- questione: non mi risulta che l’abbia mai af- nostante, egli sapeva e capiva benissimo che in frontata in modo esplicito e analitico-scientifi- quel movimento convivevano altre idee, assolu- co. Credo che egli ritenesse molto utopistica la tamente inconciliabili con le sue. Dopo qualche possibilità di una federazione europea, e che co- anno l’equivoco si chiarì e finì l’idillio. munque la ritenesse possibile solo nella forma di una confederazione tra Stati. Chi sono, oggi, gli eredi del federalismo mi- gliano? Un altro argomento costante in Miglio è il Vi sono idee diverse che circolano trasversal- modello direttoriale. Cosa ne pensa? mente: come è inevitabile per un pensiero libero. Su questo mi trovo d’accordo con lui. E’ un Il problema è come fare ad acchiappare queste aspetto del suo federalismo che, negli ultimi an- membra sparse e farle diventare una soggettività ni, è andato scomparendo. Anch’io penso che politica. Io mi auguravo che questo potesse avve- proprio un processo di riforma federalistico deb- nire nelle varie sedi che sono state inventate in ba comportare un rafforzamento dell’esecutivo. questi anni – dall’assemblea dei comuni alla bica- Una Costituzione senza decisione, una Costitu- merale – ma, purtroppo, le cose non sono andate zione senza sovrano è destinata a crollare e, co- così. munque, è debolissima. È stato detto che il destino dei grandi uomini Lei ha appena nominato la parola “sovrano”. è di venire riconosciuti postumi, ovvero dopo A tale termine Miglio sembrava, soprattutto ne- venti-trent’anni dalla loro morte. Secondo lei gli ultimi anni, essere diventato, per così dire, questo è vero anche nel caso di Miglio? “allergico”. Come mai? Miglio è già stato riconosciuto come un gran- Perché la sovranità tradizionale non può esse- de politologo in vita: da tante persone collocate, re suddivisa. Nel federalismo, invece, essa è divi- politicamente, in modo diversissimo. Un pensie- sibile senza per ciò sparire. Colui che affermi in- ro libero è in grado di maturare un po’ dapper- vece che “la sovranità si può fare a pezzi”, e si tutto. Dipende da tante variabili, da tante occa- fermi qui, diventa un anarchico, come mostrano sioni se poi tali posizioni riescono a coagularsi certe derive del federalismo americano. Il fede- in un’unica soggettività politica. Questo, natu- ralista ritiene che la sovranità possa restare tale, ralmente, non vale per i giornali, i media, i poli- pur suddividendosi. tici: se essi sapranno rinvenire la grandezza di Miglio, è un altro paio di maniche. Un’altra parola che Miglio autenticamente de- testava è “nazione”. Perché? Intervistato, Miglio una volta affermò che Beh, qui torniamo alla domanda che si poneva “Se la mia vita ha avuto uno scopo, non era Renan nell’800: cosa vuol dire nazione? certo di avere un posto nella storia d’Italia. Semmai nella storia del pensiero politico”. Ora Suppongo che Miglio avrebbe concordato con che ci ha lasciati, a suo parere questa afferma- Renan, secondo cui qualunque sentimento na- zione si rivela corretta? zionale deriva solo dal consenso… L’auspicio di Miglio è già vero. Basta guardare Certo. Questa è anche la mia posizione. Biso- le bibliografie e i libri: non vi è un contributo sul- gnerebbe che tutti capissero che le cose stanno la storia dello Stato moderno o sull’idea di federa- così. Tale, peraltro, fu un altro dei motivi del lismo che non citi Miglio e non faccia i conti con grande equivoco del rapporto di Miglio con la la sua opera. Ripeto, questo è già vero dal punto Lega. Cosa aveva a che fare lui con persone che di vista tecnico-scientifico. Non dal punto di vista ritenevano che la nazione avesse un fondamento accademico: l’accademia ha regole e inerzie esat- “terraneo”, materno, di sangue…? tamente parallele a quelle del ceto politico. La cultura scientifica ha già riconosciuto il ruolo di È anche vero che, all’interno della Lega, so- Miglio. Altra cosa è se i ceti accademici e i ceti prattutto negli anni della vicinanza del profes- politici riusciranno a sviluppare coerentemente sore, era presente e attiva una corrente che si almeno alcune delle sue idee. Ma questo è nelle rifaceva alle teorie libertarie. mani di Dio.

28 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Il maestro e il collega Ricordo di Gianfranco Miglio

di Alessandro Campi*

baglia il poeta: la palma della crudeltà spetta nei commenti riportati dalla stampa, l’essenzia- all’agosto, mese torrido e distratto, quindi le, ciò per cui Miglio, da qui in avanti, merita di Ssconsigliato alle morti eccellenti ed inadatto essere ricordato: l’essere stato uno dei maggiori alle commemorazioni. La morte di Gianfranco studiosi italiani di politica del Novecento, un or- Miglio, avvenuta lo scorso l’11 agosto, è stata ac- ganizzatore culturale di prima grandezza, un bi- compagnata da “coccodrilli” frettolosi, che ne bliofilo e bibliografo di rara competenza come hanno ricordato, più che la scienza e la dottrina, ben sa chi ha frequentato la sua biblioteca di Co- diffuse a piene mani in oltre trent’anni di inse- mo (un monumento di architettura e di erudi- gnamento presso la Cattolica di Milano e in un zione), insomma un uomo di scienza, espressio- centinaio tra libri saggi ed articoli, certi aspetti, ne di un accademismo rigoroso ed esigente, in tardivi e secondari, della sua esistenza e del suo Italia ormai scomparso. modo di essere: l’appassionata militanza nella Come ogni pensatore di rango è stato un soli- Lega bossiana (durata appena quattro anni), la tario, una personalità controcorrente, difficil- schiettezza del linguaggio, talune civetterie nel mente classificabile secondo i consueti confini vestire, un certo compiacimento luciferino nel disciplinari. Presentato abitualmente come poli- mostrarsi al pubblico ed il gusto per la provoca- tologo (ma egli preferiva dirsi “scienziato della zione politico-intellettuale. È rimasto in ombra, politica”), durante la sua carriera universitaria si è in realtà cimentato con le discipline più varie: dalla storia delle dottrine politiche alle relazioni internazionali, dal diritto costituzionale alla sto- ria delle istituzioni politiche, dalla dottrina dello Stato alla scienza dell’amministrazione, dalla polemologia alla storia economica. Simile, in ciò, ai grandi teorici tedeschi su cui si era for- mato e dei quali si considerava, per stile e gusti intellettuali, un epigono: Ferdinand Tönnies, Otto von Gierke, Lorenz von Stein, Friedrich Meinecke, Max Weber… Allievo del giurista Giorgio Balladori Pallieri e dello storico Alessandro Passarin d’Entrèves, en- trambi cattolici e liberali, il suo esordio scienti- fico è avvenuto, a cavaliere del secondo conflitto mondiale, con alcune ricerche sulle origini e gli sviluppi della comunità internazionale, sulla formazione del diritto pubblico europeo, sulla dottrina della “guerra giusta” e sui caratteri pro- pri delle relazioni intrastatuali. Sono seguiti, a partire dai primi anni Cinquanta, studi pionieri- stici ed innovativi, di taglio storico e tipologico, sulla pubblica amministrazione e sulla burocra-

* Alessandro Campi (1961) insegna Filosofia politica nell’U- niversità di Perugia. E’ segretario generale della Fondazio- ne Ideazione e condirettore del semestrale Studi Perugini.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 29 ha consacrato tutte le sue ultime energie intellet- tuali. Si è detto che è stato an- che un grande organizza- tore ed artefice culturale. Sua, nei primi anni Cin- quanta, l’idea di dar vita all’Istituto per la Scienza dell’amministrazione pubblica, e, nel 1961, quella di istituire la Fon- dazione italiana per la storia amministrativa: entrambi fucine di stu- diosi di rango e di spez- zoni importanti della classe dirigente naziona- le. Suo nel 1968 – in col- laborazione, tra gli altri, con Giovanni Sartori, Giuseppe Maranini e Be- “Professore, sempre con te per una Padania libera”. niamino Andreatta – il Striscione apposto davanti alla casa di Miglio nel maggio del 1994, progetto di riforma del- al suo distacco dalla Lega l’ordinamento delle Fa- coltà di Scienze Politiche. zia, vale a dire su ciò che costituisce la reale os- Sua, nei primi anni Settanta, la scelta di pubbli- satura di ogni Stato minimamente efficiente. Il care una raccolta antologica, Le categorie del 1964 è stato l’anno di una prolusione accademi- ‘politico’ di Carl Schmitt, che ha segnato l’inizio ca rimasta celebre, nella quale Miglio diagnosti- di una nuova stagione della cultura italiana: cava lo scostamento della politica reale italiana un’iniziativa editoriale che produsse scombusso- dal modello di un autentico Stato di diritto rap- lamento soprattutto tra i marxisti e che, come presentativo-elettivo e teorizzava l’alternarsi ci- egli soleva dire divertito, il suo amico Bobbio clico tra regimi parlamentari puri e regimi auto- non gli ha mai perdonato. Sua, a partire dal ritari a conduzione carismatica: una provocazio- 1983, la direzione di una collana unica quale ne che segnò la sua rottura con la classe diri- “Arcana Imperii”, oltre trenta corposi volumi gente democristiana dell’epoca e l’inizio della dedicati ai grandi classici del pensiero politico- sua fama di eccentrico e di guastafeste. Gli anni giuridico soprattutto europeo. Suo il coordina- Settanta lo hanno invece visto impegnarsi in mento scientifico del mitico Gruppo di Milano, una serrata critica alle debolezze ed ai difetti dal quale, tra il 1980 ed il 1983, è scaturito il più dell’ordinamento costituzionale italiano: parti- organico e rigoroso progetto di revisione costi- tocrazia, parlamentarismo integrale, deficit de- tuzionale prodotto nel nostro Paese, tanto ambi- cisionale. Il decennio successivo è stato, proba- zioso quanto inadatto alle lentezze barocche bilmente, quello della sua maturità scientifica, della politica italiana. Sua, per concludere, a durante il quale ha pubblicato studi come sem- metà degli anni Novanta, l’iniziativa della Fon- pre originali sulle origini e sulla crisi (ai suoi dazione per un’Italia federale, laboratorio scien- occhi irreversibile) dello Stato moderno, sui tifico per la definizione di un’autentica e moder- rapporti tra guerra e politica, sul concetto di na dottrina federalista. rappresentanza, sui diversi assetti della convi- Miglio è stato, e sempre si è considerato, uno venza internazionale, sulle radici dell’obbliga- scienziato. Come studioso di politica e costitu- zione politica, sui fenomeni clientelari, sulla zionalista apparteneva ad una famiglia di pensie- classe politica. Gli anni Novanta, infine, spesi al- ro assai particolare: quella del “realismo politi- l’insegna della passione, lo hanno visto protago- co”. Egli è stato, per l’esattezza, l’ultimo grande nista del dibattito sul federalismo, tema al quale esponente della scuola realista italiana, degno

30 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 erede, nel secondo dopoguerra, di Gaetano Mo- destra”, di mettere in contraddizioni certi libe- sca e Vilfredo Pareto, come questi ultimi inte- rali troppo sicuri di sé, di stigmatizzare il ressato a scoprire le leggi e le “regolarità” (ter- conformismo intellettuale dei suoi colleghi. mine, quest’ultimo, propriamente migliano) che La sua fama presso il grande pubblico è deri- sorreggono l’agire politico degli uomini ed a vata dal suo impegno nella politica attiva, matu- smascherare e rendere esplicito l’intreccio di rato tuttavia solo dopo aver abbandonato la cat- opzioni di valori e di interessi che sta al fondo di tedra e l’insegnamento. Senatore per tre legisla- ogni ideologia o credenza politica e che costitui- ture, dall’esperienza parlamentare Miglio ha in sce la vera molla della lotta per il potere condot- effetti ricavato delusioni ed incomprensioni, pe- ta dai gruppi umani organizzati. Come ogni rea- raltro largamente prevedibili alla luce dei suoi lista che si rispetti, il potere, cioè gli uomini po- stessi insegnamenti. Perché dunque ha accetta- litici, lo ha più temuto che amato: destino co- to di correre il rischio? Dopo anni di studi e di mune a chi scelga di alzare il velo dell’ipocrisia, tentativi, andati a vuoto, di formare una classe rifiuti la retorica delle belle parole e accetti di dirigente all’altezza delle sfide della politica con- osservare la politica quale essa è, da sempre. La temporanea – il più organico fu quello condotto sua lezione più grande si riassume nel convinci- a fianco di Cefis, per conto del quale diresse per mento che le istituzioni politiche – comprese, alcuni anni la scuola di formazione dell’Eni –, ovviamente, quelle che oggi abbiamo – non so- aveva intravisto, nel quadro scaturito dalla crisi no eterne, ma sottoposte ad un ciclo storico vi- della Prima repubblica, la possibilità, l’ultima ai tale e quindi ad una perenne trasformazione. suoi occhi, di un reale cambiamento della strut- Cultore degli studi storici e profondo conoscito- tura statuale italiana, in direzione di un avanza- re degli assetti istituzionali antichi moderni e to ordinamento federalista basato sul patto vo- contemporanei, Miglio ha avuto lo sguardo sem- lontario tra libere comunità territoriali: solo pre rivolto al futuro: quali saranno le forme di nell’elezione dei “governatori” regionali aveva organizzazione della politica non tra dieci, ma tuttavia visto il primo segnale di una concreta tra cento o mille anni? Critico verso la storia ed trasformazione del sistema politico italiano. De- il costume nazionale, non è stato tuttavia un an- luso ma pur sempre indomabile, negli ultimissi- ti-italiano: il “caso italiano” lo considerava tutto mi anni Miglio aveva cominciato a profilare, tra sommato marginale rispetto alla vicenda mille- le rovine di uno Stato giunto ormai alla sua fase naria della tradizione politica occidentale. storicamente terminale, l’abbozzo di un nuovo Oltre che forzatamente solitario, il suo percor- modello politico policentrico nel segno del mer- so scientifico-culturale è stato discontinuo e cato, del privato e del libero contratto, simile a tutt’altro che lineare. Come ogni studioso di quello delle città-stato mercantili nord-germa- rango, Miglio non temeva di mettersi in discus- niche del Seicento. Il suo ultimo libro, purtrop- sione e di rivedere le sue posizioni. Dopo essere po mai scritto, avrebbe voluto intitolarlo L’Euro- stato un teorico del decisionismo e della sovra- pa degli Stati contro l’Europa delle città: il so- nità, negli ultimi anni, convintosi dell’inelutta- gno di un visionario o la lucida anticipazione di bile declino del modello politico dello Stato-na- una fertile mente scientifica? zione, aveva abbracciato posizioni al limite del- Nell’attesa che il suo pensiero divenga oggetto l’anarchismo politico ed era divenuto un fautore di studi e di approfondimenti, si può solo ricor- ad oltranza del pluralismo politico-istituzionale. dare le parole che egli stesso scrisse in memo- Segno ulteriore di grandezza ed onestà, rispetto riam del suo amato Carl Schmitt e che bene si ad un costume medio intellettuale che teme la attagliano anche alla sua avventura intellettuale: revisione e l’auto-analisi. “i traguardi scientifici da lui raggiunti, proprio Ma nemmeno temeva le contaminazioni e la perché corrispondenti a altrettanti alti proble- polemica, gli incontri ed i confronti, la ricerca mi, costituiscono porte aperte sul futuro della di nuovi terreni d’indagine e di discussione: conoscenza scientifica. Quasi ogni sua teoria sempre curioso, e sicurissimo di sé, non ha suggerisce nuove ricerche, nuove ipotesi da ve- mancato di incrociare cavallerescamente le armi rificare, nuove avventure del pensiero”. A chi, con gli esponenti della sinistra post-marxista, di nel corso degli anni, gli è stato vicino e ne ha fustigare un certo quietismo cattolico, di coglie- meditato gli insegnamenti, spetta adesso l’onere re in fallo i federalisti dell’ultima ora, di laureare di rendere il dopo-Miglio più fecondo e vitale con tesi sul terrorismo degli estremisti di sini- dell’età su cui egli ha esercitato, in maniera libe- stra, di interessarsi alle posizioni della “nuova ra e creativa, la sua straordinaria intelligenza.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 31 Il maestro e il collega In memoria di Gianfranco Miglio Orazione funebre

di Alberto Quadrio Curzio*

Domaso, 13 agosto 2001 Egli aveva un profondo, aristocratico, rispetto per l’Istituzione accademica ed agli altri chiede- Cara Signora Myriam e Caro Leo con la tua va altrettanto, rifiutando, anzi combattendo, l’i- bella famiglia: partecipiamo con affetto al vostro dea che l’Università in generale e l’Università grande dolore per la dipartita terrena di Gian- Cattolica in particolare potessero essere luoghi franco Miglio, uniti come cattolici nella certezza di stentati studi, trascinati dai singoli in un ri- espressa dal “Credo in Dio Padre onnipotente basso che nella sommatoria avrebbe compro- creatore del cielo e della terra”. messo la qualità complessiva dell’Istituzione ac- Come Preside della Facoltà di Scienze Politi- cademica. che dell’Università Cattolica e come consapevole Egli fu dunque un docente ed uno studioso successore in tale alta funzione accademica del elitario che sullo sfondo aveva i modelli delle Professor Gianfranco Miglio è per me un dovere, maggiori Università tedesche e inglesi. Quelle unito alla tristezza per la scomparsa di chi mi fu dove si entra e si rimane solo con una rigorosa professore, predecessore ed amico, ricordare qui selezione. Quelle che hanno anche contribuito a oggi in estrema sintesi la figura e l’opera acca- fare grande la storia di alcuni Paesi. demica di un maestro universitario scomparso. Perciò egli usò la sua penetrante intelligenza Gianfranco Miglio, nato a Como nel 1918, ha per stimolare, spesso in una serrata, talvolta du- vissuto tutta la sua vita accademica all’Univer- ra e anche paradossale dialettica, quella dei suoi sità Cattolica dove si è laureato nel 1940, dove interlocutori onde far emergere l’intelligenza divenne libero docente nel 1948, dove giovanis- dei migliori. Poco importava che poi questi con- simo ricevette la stima del fondatore della Catto- dividessero o meno le sue tesi scientifiche o dot- lica Padre Agostino Gemelli, dove divenne titola- trinali o politiche. Perciò Miglio ebbe profonde re di cattedra dal 1 novembre 1956 (prima come amicizie accademiche anche in antagonisti dot- professore straordinario e poi come ordinario). trinali o scientifici, purché intelligenti e deter- Suoi principali maestri furono Giorgio Balladore minati. Pallieri (giurista internazionalista) e Alessandro Essendo io economista non ho competenza Passerin d’Entrèves (storico delle dottrine politi- sufficiente per ripercorrere il suo contributo alla che), docente quest’ultimo alla “Cattolica” e al- scienza politica che potrà essere tracciato paca- l’Università di Oxford. Miglio divenne Preside tamente in sede accademica. Ma legittimo credo nel 1959 e cessò da tale carica nel 1989, conclu- sia anche a me fare due notazioni: una persona- dendo il mandato l’anno successivo al colloca- le, l’altra autobiograficamente migliana. mento quale professore fuori ruolo. La notazione personale è che la capacità ana- Miglio fu un docente esemplare che dedicò litica di Miglio e la vastità della sua conoscenza tutta la sua attività, caratterizzata da una acu- scientifica, anche interdisciplinare, lo rendeva- tissima intelligenza, alla ricerca e all’insegna- no uno studioso molto creativo ed eclettico, ca- mento dove fu rigoroso sia verso se stesso, nel- pace di esplorare campi di indagine preclusi ad l’adempiere ai propri doveri accademici, sia ver- altri docenti, pur insigni, ma rigidamente inter- so gli studenti ai quali chiedeva, come a se stes- so, di riconoscere l’alto privilegio, che altri non aveva, di poter dedicare il proprio tempo allo * Alberto Quadrio Curzio è Preside della Facoltà di Scienze studio. politiche dell’Università Cattolica.

32 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 ni ad un paradigma monodisciplinare. nei suoi effetti: la rivoluzione tecnologica, peral- La seconda notazione, non disgiunta dalla tro continua e incessante. Cosa determina la prima, è autobiograficamente migliana e viene tecnologia per l’evoluzione dello stato? Due da una sua incisiva riflessione uscita su una ri- cambiamenti che per il fatto di intaccarne la vista (Ideazione 2 – 2001) nel marzo-aprile di matrice originaria finiscono anche per determi- quest’anno. Mi rifaccio a questa riflessione pro- narne il deperimento e quindi la scomparsa dal- prio perché recentissima, rinviando però alle la scena politica. I due cambiamenti principali sue ben più ampie “Considerazioni Retrospetti- sono: 1) l’impossibilità, oggi, di fare la guerra; 2) ve” premesse ai volumi Le regolarità della poli- la scomparsa della classe dei burocrati e dei fun- tica del 1988 ove gli allievi hanno raccolto suoi zionari dello stato, cioè della struttura ammini- scritti scientifici in occasione del Convegno ce- strativa tradizionale…”. lebrativo a conclusione della sua attività di do- Circa i nessi tra scienza politica e progetta- cente. zione politico-istituzionale italiana Miglio dice: Egli traccia, a mio avviso, in questa breve va- “Ho dedicato molta attenzione alle vicende pe- lutazione autobiografica, due momenti della sua culiari dello stato italiano, dall’unità in avanti. riflessione: la prima sui nessi tra scienza politica Quando mi sono convinto che il nostro modello generale e movimenti di lungo andare nella sto- statuale, entrato nella sua fase parlamentare in- ria; l’altra sui nessi tra scienza politica generale tegrale, rischiava di perdere di funzionalità e di e progettazione politico-istituzionale italiana. efficienza, ho perseguito con impegno un obiet- In premessa Miglio afferma: “Dalla politologia tivo riformistico, come dimostra l’esperienza ufficiale italiana sono sempre stato considerato del Gruppo di Milano, da me diretto (1983) che una figura intellettualmente eccentrica. In effet- prevedeva una profonda revisione del nostro as- ti la visione che ho sempre avuto della scienza setto costituzionale in un senso che all’epoca fu della politica è stata scomoda e poco tradiziona- definito “decisionistico”. Quel progetto era an- le, frutto di un percorso intellettuale piuttosto cora interno alla logica dello stato unitario ed originale e poco consueto nel contesto culturale accentratore. Con la fine del comunismo, con italiano. Con i politologi italiani ho avuto rap- l’inizio a tutti gli effetti di una nuova epoca sto- porti di stima personale ed accademica, ma scar- rica, mi sono reso conto dei limiti di quell’ap- si punti di contatto scientifico”. proccio riformistico”. Egli continua: “Ho così Circa i nessi tra scienza politica e onde lunghe cambiato radicalmente visione, riprendendo la della storia Miglio dice: “Stiamo assistendo – proposta (rifiutata dai miei collaboratori) che piaccia o meno – alla fine di tutto un mondo po- allora già feci in quella sede, abbandonando litico, quello dello Jus Publicum Europaeum, qualsiasi compromesso con la prospettiva falli- del diritto pubblico europeo cinque-seicentesco, mentare dello stato unitario e abbracciando de- nato dopo la pace di Westfalia (seppur le sue finitivamente – non per una scelta valoriale, ci premesse siano state poste prima) e che per tengo a precisarlo, ma per ragioni scientifiche – quattro secoli ha dato un’impronta fortissima al la soluzione federale, alla quale ho dedicato tut- sistema delle relazioni internazionali. Decline- te le mie energie nel corso degli ultimi dieci- ranno, una dopo l’altra, tutte le grandi strutture quindici anni. Si è trattato di un impegno lun- istituzionali che hanno caratterizzato, nel corso go, dal quale però, nonostante il tanto parlare dei secoli, il nostro paesaggio politico. Ad esem- che si è fatto in questi anni di federalismo, non pio il parlamento su base nazionale, non solo è ancora scaturito un reale cambiamento”. strutturalmente incapace di produrre decisioni, Ma le radici del Miglio federalista erano già ma ormai continuamente scavalcato, sulle que- state poste alla metà degli anni ’40 quando con stioni politicamente ed economicamente più la resistenza uscì il giornale Il Cisalpino dove da importanti da organismi che agiscono al di fuori Tommaso Zerbi e da Lui venne presentata una della struttura parlamentare”. proposta federalista sia sull’esempio cantonale Su tale base Miglio discute del cambiamento della Confederazione Svizzera sia riprendendo nei partiti, nei concetti di costituzione e di con- modelli che si possono far risalire ad Althusius, fine statale ed altro ancora per concludere come a Cattaneo ma anche a Gioberti. segue: “Alla base di questi cambiamenti irrever- Non è mia competenza e non è neppure il mo- sibili – per i quali forse non siamo ancora men- mento per ripercorrere e valutare qui tutte que- talmente attrezzati – c’è ovviamente un dato ste proposizioni. materiale fino a qualche anno fa imprevedibile Credo si debba però rilevare la piena consape-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 33 volezza di Miglio nel percorso ch’egli scelse mico come dimostra il secondo episodio: la combinando la sua analisi politologica con l’evo- riforma della facoltà di Scienze Politiche attua- luzione delle vicende storiche. Ma questa combi- ta su scala nazionale proprio verso la fine degli nazione era estremamente difficile, direi impos- anni ‘60. La stessa fu principalmente opera sua, sibile, da attuare in pratica nel contesto italiano oltrechè del prof. Maranini dell’Università di Fi- ricercando interlocutori politici, per chi come renze, sicché gli annali la ricordano come Lui cercò sempre di collocare gli eventi di un “riforma Miglio-Maranini”. Fu un’eccellente momento storico particolare entro una visione, riforma che trasformò la facoltà di scienze poli- anche congetturale, delle trasformazioni stori- tiche dal corso di laurea per la carriera diplo- che di lungo periodo: quelle tipiche degli inte- matica ad una moderna facoltà dove su una for- ressi dello studioso. te base culturale e storico-istituzionale interdi- Ed è perciò che reputiamo preferibile siano gli sciplinare del primo biennio si innestavano le studiosi, specialmente quelli di scienza politica specializzazioni professionalizzanti del secondo (come già hanno cominciato a fare alcuni nei biennio. giorni scorsi), a valutare il suo pensiero, al di là Non posso qui dimenticare il grande interesse delle contingenti, anche se importanti, vicende e la capacità d’analisi di Miglio, che non era politiche italiane. economista, per le discipline economiche ch’e- Miglio fu anche un Preside di grande serietà gli volle non solo mantenere nella nostra Fa- nell’adempiere i propri doveri universitari verso coltà, per rispetto alla tradizione del suo, pure i superiori organi accademici, verso i colleghi, illustre, predecessore Preside, Francesco Vito; verso gli studenti. Egli aveva della funzione di ma volle anche potenziare con un forte indiriz- preside un rispetto assoluto che lo portò a svol- zo politico-economico che affidò dal 1976 alla gere attività politica solo dopo essere cessato mia direzione. dalla carica nel 1989. Il terzo episodio, che potrebbe sembrare mar- Troppo specifico sarebbe tracciare qui la vi- ginale ma che tale non è, riguarda gli esami di cenda di una presidenza durata trent’anni dal laurea: Miglio presiedette per trent’anni tutte le 1959 al 1989. Avrò modo di farlo in sede accade- commissioni di laurea con un impegno fatico- mica. sissimo nelle ferma convinzione che quel mo- Tre episodi desidero però ricordare, anche per mento finale fosse sia un controllo irrinuncia- memoria da altri a me tramandata. bile sulla serietà e sull’equità nella conclusione Il primo si colloca nei difficili momenti della di un curriculum accademico sia un doveroso contestazione studentesca iniziata nel 1967 (e atto di rispetto nei confronti dello studente che detta poi del “1968”). Miglio fu fermissimo nel si laureava e della sua famiglia che spesso alla condividere con il Rettore Ezio Franceschini e cerimonia presenziava. con altri Presidi, tra cui Giuseppe Lazzati, la li- Miglio fu anche, per tre legislature, senatore nea di autonomia dell’Ateneo e il suo diritto-do- della Repubblica come, con appropriate parole vere di espellere quegli studenti che pretendeva- estranee a collocazioni politiche contingenti, no sostituirsi alle legittime gerarchie accademi- ha ricordato il Presidente del Senato. La nostra che attraverso una gestione assembleare eserci- Facoltà reputa necessario che si rammenti tata con la forza che diventava violenza soprat- sempre come i suoi ultimi dieci anni di vita po- tutto verso gli studenti che si riconoscevano litica attiva siano stati affiancati dallo studio e nella nostra istituzione accademica dov’erano preceduti da cinquanta anni di vita scientifica e entrati per formarsi. didattica universitaria. Perché la sua vocazione Nel difficile periodo 1967-70 la Cattolica fu al professionale autentica fu tutta accademica: bivio tra decadenza assemblearistica e autenti- quella di un professore universitario di scienza cità accademica. politica, quella di un preside della facoltà di A quest’ultima molto contribuirono due insi- scienze politiche, quella di un insigne studioso gni Rettori, Franceschini e Lazzati, ma anche il la cui opera scientifica meriterà non precipitosi preside Miglio con altri presidi e vari professori approfondimenti. tra cui ricordiamo in particolare Monsignor Pie- Il metro da usare sarà allora quello del tempo tro Zerbi ed Edoardo Garbagnati. Né mancò il storico a cui Gianfranco Miglio guardava. Che è sostegno, da non dimenticare, di gruppi studen- anche quello scandito dalla sua splendida bi- teschi coraggiosi. blioteca e dal suo lago, solco della storia geolo- Miglio non fu però un conservatore accade- gica tra le nostre montagne.

34 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 L’L’iintellettualentellettuale anticonformistaanticonformista Un intellettuale realista e anticonformista: Gianfranco Miglio

di Ettore A. Albertoni*

uando un amico, un collega e un maestro Sessanta, da quella autentica miniera, ancora nel campo degli studi e della ricerca con- molto da esplorare, di documenti e studi rappre- Qclude la sua vicenda terrena, la sua memo- sentata sia dalle pubblicazioni ISAP che, in modo ria - fortunatamente per lui e per noi – continua particolare, da quelle della FISA, sino all’ultima e continuerà a vivere, attraverso il suo lavoro, le impresa: la Collana “Arcana Imperii” edita da sue opere, i suoi scritti, nella Comunità scientifi- Giuffrè a partire dai primi anni Ottanta. ca nella quale ha operato e, più in generale, nel- Con Gianfranco Miglio ho avuto una lunga di- l’intera società alla quale ha appartenuto ed alla mestichezza di vita e un costante scambio di idee quale continuerà ad appartenere. durato quasi trent’anni. Tracce profonde dell’in- Il doloroso riferimento è a Gianfranco Miglio tensa dialettica che animò sempre i nostri assi- che ci ha lasciato nello scorso agosto. dui rapporti intellettuali e scientifici restano nel- Miglio è stato, prima di tutto, un uomo di la impostazione di talune mie ricerche dedicate aperta e non mai conformistica intelligenza. E’ in modo particolare al tema del realismo politico stato anche un Accademico dotato di una inesau- e della formazione dei gruppi dirigenti. Ma anche ribile curiosità intellettuale, capace di progettare alla metodologia della disciplina che ha accomu- e organizzare in modo operoso e, quasi sempre, nato la nostra esperienza accademica, scientifica duraturo enti di ricerca (come l’Istituto per la e didattica: la Storia delle dottrine politiche. In- Scienza dell’Amministrazione Pubblica di Milano dimenticabile poi la riflessione e la discussione - ISAP e, poi sempre a Milano, la Fondazione Ita- appassionata e davvero per nulla banalmente “ac- liana per la Storia Amministrativa - FISA). Capa- cademica” sui principi e sulle esperienze dottri- ce contemporaneamente di ideare e di costruire nali ed istituzionali del Federalismo che per me diverse dotte quanto stimolanti Collane editoriali – studioso di Romagnosi e di Cattaneo – è stato contenenti studi e ricerche. In esse la sua finezza da sempre (ed è ancora oggi ) il grande quanto intellettuale, non mai disgiunta dalla “grinta” irrisolto problema giuridico e politico delle li- che deve essere propria di studiosi di grande bertà in Italia e della edificazione di un autentico temperamento e di maestri degni davvero di que- costume democratico nel Paese. sto nome, era in grado di indirizzare e realizzare Alla nostra disciplina accademica ci accostam- su progetti di profondo e lungo respiro il lavoro mo – per la disparità evidente di età - in tempi e di decine e decine di autorevoli colleghi insieme modi diversi ma avendo entrambi un approccio a quello di giovani e capaci allievi. Contenuti ele- che ci accomunò quasi naturalmente in quanto vati ed intelligenti racchiusi in libri sobri eppure non ci fu mai possibile disgiungerla dalla Storia da lui elaborati e realizzati (talora con apprensio- delle istituzioni secondo il magistero che fu pro- ni tormentose e cure minuziose) in splendide prio di Gaetano Mosca (1858-1941); un autore ad quanto semplici ed austere vesti grafiche e con iconografia profondamente suggestiva. * Ettore A. Albertoni è professore ordinario di Storia delle Tutto questo è documentato dalle ormai intro- Dottrine Politiche all’Università degli studi dell’Insubria vabili Collezioni di libri che diresse e realizzò per (Varese-Como), Facoltà di Giurisprudenza e Assessore alle la Camera di Commercio di Como negli anni Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 35 entrambi assai gradito ed al quale ho dedicato te edificanti - tradizioni accademiche italiane. sin dalla fine degli anni ’50 ed a tutt’oggi una co- Altrettanto uniti siamo stati anche nel mo- stante e sempre più approfondita attenzione si- mento in cui la crisi politica e istituzionale ita- stematica che si compendia in 35 libri scientifici, liana esplose - come avevamo previsto - tra la fi- diversi dei quali pubblicati all’estero in inglese, ne degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Uniti francese, spagnolo e portoghese. Miglio mi inco- anche nelle scelte concrete di una politica che in raggiò molto a perseverare nello studio di questo tempi e modi diversi divenne anche militante. Ci scrittore dentro il contesto di quella “Scuola ita- accomunò allora il convincimento davvero anti- liana delle élites” che rappresenta uno dei mag- conformistico ed anti-convenzionale nel conside- giori contributi della nostra cultura politica alla rare con molto realismo la Lega Nord ed riflessione scientifica e non ideologica sul pen- i soli elementi dinamici, auten- siero politico dall’Ottocento al Novecento. ticamente rivoluzionari, capaci di rappresentare i Miglio aveva tra i primi colto l’importanza del valori di libertà e pulizia di un Nord operoso pensiero non solo dottrinario ma anche giuridico quanto umiliato che con la proposta del Federa- e politologico di Mosca, “il machiavelliano” come lismo voleva affermare la sua identità storica e la lo chiamò James Burnham - un acuto sociologo, sua forza sociale, economica e culturale. economista e politologo statunitense - che lo an- Miglio nel 1988 - quando per motivi di età si noverò tra “i difensori della libertà” nel momen- stava accingendo ormai a lasciare la Cattedra e to in cui ( primi anni ’40) proprio la libertà stava con essa la Presidenza della Facoltà di Scienze conoscendo a livello mondiale una lacerante e Politiche dell’Università Cattolica di Milano dove profonda ferita per la cui cura furono nel corso aveva trascorso l’intera sua carriera - ebbe l’o- di sei lunghissimi anni versati fiumi di lacrime e maggio sincero e non già d’occasione degli allie- di sangue. Miglio amava il realismo delle idee e vi che gli erano stati più vicini ( tra gli altri Lo- delle posizioni politiche e perciò non poteva non renzo Ornaghi, oggi pro-rettore della Cattolica, e sentirsi intellettualmente vicino a chi - come lo storico delle Dottrine Politiche Pierangelo Mosca (ma anche come Vilfredo Pareto e Roberto Schiera ). Essi riunirono in due tomi di circa Michels)- aveva continuato l’insegnamento di mille pagine, in totale, gli scritti scelti del Mae- Machiavelli per spingere la riflessione politica al stro sotto il titolo: “Le regolarità della disincanto ma anche a porsi come finalità e co- politica”(Giuffrè Editore). me approdo concreto le ragioni profonde, stabili In un arco temporale che spazia da uno dei e permanenti di una rigorosa moralità civile. primissimi contributi scientifici dello studioso ( Nessuno può scordare, infatti, che dietro a Ma- “La crisi dell’universalismo politico medioevale e chiavelli c’era l’infuocata passione etica e rifor- la formazione ideologica del particolarismo sta- matrice di Savonarola. tuale moderno”,1942) sino alle poche pagine di “ L’attenzione di Miglio a questi temi fu costante Una repubblica mediterranea?”(1988) - in cui la tant’è che alla metà degli anni ’80 mi spinse ad sua ricerca dimostra di orientarsi verso approdi elaborare ed a pubblicare nella sua già citata e extra-accademici nell’ambito del dibattito sulla prestigiosa Collana “Arcana Imperii” un mio am- sempre più montante crisi istituzionale e politica pio Saggio dedicato al rapporto tra ‘potere’ e ‘ italiana - vi è un solido filo conduttore e una oligarchie’ nel pensiero di Roberto Michels all’e- estrosa quanto rigorosa tenacia nella indagine poca della sua formazione scientifica sì ma anche del cuore stesso degli studi dedicati alla ‘ polis’ e militante di socialdemocratico tedesco e di sin- rappresentato proprio dall’eterno quanto costan- dacalista rivoluzionario insieme con una scelta temente dialettico e conflittuale rapporto tra antologica di scritti dello stesso Autore. l’essenza della politica (il potere) e le istituzioni Non sono stato allievo di Miglio perché mi so- che la debbono realizzare. no formato in altri e diversi ambienti culturali e Come hanno scritto gli allievi-testimoni e cu- scientifici rispetto alla Cattolica ma da lui ho ap- ratori della pubblicazione che ho appena citato - preso molto, moltissimo. A partire da quando, al- la quale raccomando alla lettura di quanti vo- l’inizio degli anni ’70, ci conoscemmo e ci incon- gliono conoscere davvero uno dei più interessan- trammo nel lavoro comune sia all’ISAP che alla ti percorsi scientifici di un intellettuale che fu te- FISA. Da allora quando abbiamo operato insieme stimone disincantato del suo tempo e dei tor- lo abbiamo fatto uniti da un comune interesse mentosi e per lo più irrisolti problemi delle sue per l’affermazione di studi politici diversi e più istituzioni politiche e della loro storia - Miglio “ è maturi e consapevoli rispetto a tante – e non tut- stato sempre personaggio appartato e solitario”.

36 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Ha saputo - mi sento di dire con assoluta sicu- classe politica e il trasformismo di grandi e di rezza avendolo avuto come prezioso consigliere e piccoli. Fu, insomma, capace di capire e inter- collaboratore per otto anni (1972-1980) durante pretare da intellettuale onesto e coraggioso un la mia Presidenza dell’Istituto per la Scienza del- momento di difficile transizione tra un vecchio l’Amministrazione Pubblica - coniugare sempre mondo tanto duro a scomparire ed uno nuovo la capacità di analisi storica e speculativa con che tanto stentava ad affermarsi. l’approccio positivo a suggerire, consigliare e sti- Nella recente campagna elettorale politica pro- molare; in una parola a “fare”. Un riflesso preciso prio a Como all’Hotel Palace, presentando il can- del suo innegabile pragmatismo di orgoglioso la- didato della Lega che gli è succeduto nel seggio ghée lariano. senatoriale, ho ricordato a tutti la grande testi- Questa opera che riunisce e organizza la sua monianza che Miglio ha offerto con questo suo lunga fatica intellettuale sviluppata nel corso di lungo impegno vissuto e testimoniato in età non oltre quarantasei anni rappresen- ta egregiamente la sua creatività sotto il segno di una continua ri- cerca che - scrivono ancora gli al- lievi - lo ha condotto “ dal campo della storia del diritto internazio- nale... a quelli della storia delle dottrine politiche, della storia dell’amministrazione pubblica e della storia delle istituzioni poli- tiche, fino a fargli raggiungere la riva della scienza politica”. Arduo e complesso itinerario scientifico e di studio ma vissuto e realizzato con fortuna e sempre in piena coerenza, continuità e crescita di interessi. Per capire bene l’uomo e lo studioso lo stesso Miglio ha la- sciato una traccia di contenuto autobiografico - intellettuale che fa da presentazione al primo to- mo delle “Regolarità della politi- ca” e che è titolata in modo assai suggestivo ed certo più verde. Ho voluto rendergli omaggio,al immaginoso “ Le radici della quercia”. Lo studio- di là di polemiche contingenti e poco conferenti, so alimentava, infatti, le sue passioni intellettuali proprio nel momento in cui il cambiamento per e civili ed i suoi studi attingendo molto spesso ai la riforma della politica e delle istituzioni, il Fe- valori profondi della sua terra e della sua gente deralismo e la spinta verso una seria liberalizza- comasca e lariana. zione delle nostre Comunità sono diventati Fu a questo punto della sua vigorosa esistenza realtà maggioritaria e di governo. Quando ebbi che Miglio “sempre personaggio appartato e soli- l’occasione di inviargli quel sincero e gradito ri- tario” - come scrivevano nel 1988 gli allievi/testi- conoscimento non sapevo che dopo un breve pe- moni - conobbe con l’esperienza politica e parla- riodo non sarebbe stato più con noi. Avevo solo mentare che la Lega e Bossi gli offrirono dal risposto ad un impulso del mio cuore convinto di 1992 una impressionante trasformazione che na- interpretare in modo corretto i sentimenti di sceva dalla nuova e ribollente esperienza. Si fece considerazione e stima che il popolo leghista ha parlamentare autorevole e polemista, da scien- sempre manifestato al suo “profesùr”. Lo che ziato della politica cercò di dare forma giuridica aveva sentito a lui sinceramente vicino in una e istituzionale all’azione incalzante quanto - per- grande battaglia politica di civiltà che non è an- sonalmente ritengo - insostituibile della Lega. cora conclusa ma per la cui riuscita Gianfranco Fu autore di saggi brevi e provocatori, caustici Miglio ha dato un prezioso e duraturo contributo sulle istituzioni e le loro mancate riforme, sulla di pensiero e di volontà.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 37 L’L’iintellettualentellettuale anticonformistaanticonformista Il rifiuto dell’utopia Miglio e la cultura architettonica

di Gilberto Oneto*

ome tutte le persone di grande cultura e intel- disponibilità dei materiali e dallo stretto rapporto ligenza, Gianfranco Miglio aveva molteplici in- con il paesaggio. Il suo interesse era evidentemen- Cteressi diversi ai quali si dedicava sempre con te orientato su quell’architettura che Rudofsky de- acume ed entusiasmo. Noti sono i suoi interessi finiva non-pedigreed (senza pedigree), che non per la montagna, l’enologia e per l’araldica, meno rientrava cioè nel novero delle grandi opere monu- noto ma forse anche più significativo è quello per mentali, militari o religiose: lui la chiamava “edili- l’architettura e il paesaggio, e per tutte le manife- zia civile minore” in contrapposizione con la stazioni di fisicizzazione delle culture identitarie. “grande edilizia ecclesiastica, pubblica e signorile” Alle espressioni architettoniche popolari ha dedi- e individuava nelle aree di montagna il vero habi- cato molta attenzione, in particolare a quelle della tat naturale di questo tipo di popolanità. Da qui sua terra e, appena più in generale, dell’intero ter- era arrivato a definire una sorta di determinismo ritorio alpino per cui ha sempre provato particola- funzionale che lo ha portato a conclusioni sinto- re affetto e attaccamento: il suo – amava ripetere – maticamente simili a quelle raggiunte dai migliori era un patriottismo forse più di altitudine che di esponenti del determinismo fisiografico che ha da- latitudine. Amava e si sentiva vicino a tutte le cul- to vita alla moderna paesaggistica ma anche alle ture di montagna: nelle montagne vedeva il vero più efficaci rivisitazioni dell’architettura cosiddetta ricettacolo di ogni cultura identitaria e di ogni anelito di libertà. Rileggere le sue note sull’argo- mento costituisce una entusiasmante scoperta di * Gilberto Oneto è direttore editoriale dei Quaderni Padani. amore, di conoscenza ma anche di incredibile co- Alla stesura di questo articolo ha contribuito, con consigli e osservazioni, Leo Miglio. noscenza di tecniche costruttive e di espressioni disciplinari. I suoi pochi testi in proposito (tutti i (1) Gianfranco Miglio, Ricominciare dalla montagna (Giuf- suoi scritti sono sempre stati un succinto concen- frè: Milano, 1978). Il volume contiene una sua prefazione; il trato di saggezza senza fronzoli e inutili sproloqui: testo (“Le trasformazioni dell’edilizia alpina”) di un rapporto presentato al Symposium Bauen im Alpenraum, organizzato anche in questo mostrava la sua origine e la sua dalla “Arbeitsgemeinschaft Alpenländer” (ARGEALP) a Bad- compiaciuta cultura montanara) sono una vera gastein (Land Salzburg) dal 6 all’8 ottobre 1977; il rapporto miniera di incredibile buon senso ma anche di co- (“La tutela della civiltà alpina nell’uso razionale della mon- noscenze disciplinari in materia architettonica, ur- tagna”) presentato con il titolo originario di “Criteri di tute- banistica e paesaggistica che sono ignote a troppi la ambientale e paesaggistica nella gestione delle competen- ze regionali” al II Congresso internazionale “Stadtgesalt und sedicenti esperti di quei settori. Stadtgestaltung im Alpenraum”, organizzato dalla Regione Le fonti di questo suo rapporto con questa disci- Veneto e dall’Internationale Gesellschaft für Satadtgestal- plina si ritrovano in un volume pubblicato nel tung, a Venezia-Cortina d’Ampezzo dal 14 al 17 marzo 1978; 1978(1), che raccoglie tre sue conferenze e una ri- il testo “La Valtellina: un modello possibile di integrazione economica e sociale” presentato alla conferenza L’agricoltu- flessione, nella presentazione di un volume sull’ar- ra montana alla ricerca di un proprio ruolo nell’economia chitettura popolare della Valtellina e regionale, tenuta il 19 gennaio 1979 presso la Banca Piccolo Valchiavenna(2), in pochi altri cenni contenuti in Credito Valtellinese a Sondrio; e una nota sulla “struttura altre opere e nelle sue conversazioni private. megalopoli”. Il volume ha inaugurato una collana libraria La sua idea dell’architettura popolare era chiara- promossa dalla Banca Piccolo Credito Valtellinese. (2) Aurelio e Dario Benetti, Valtellina e Vachiavenna. Dimore mente ispirata a una sua visione funzionalista che rurali (Jaca Book: Milano, 1980). Il volume faceva parte della faceva derivare le forme dell’abitare direttamente collana “Dimore italiane rurali e civili” diretta dallo stesso dalle esigenze sociali e produttive, oltre che dalla professor Miglio.

38 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 (con un poco felice anglicanesimo) “vernacolare”. to modernismo apolide, che è stato una delle cause In tutta la sua opera scientifica, Miglio ha sem- di tanta distruzione ambientale e di rilassamento pre cercato di “arrivare al punto” senza troppi culturale, e si pone in una posizione di rivitalizza- ghirigori in una ricerca di efficienza ed efficacia zione post-modernista della cultura popolare, in (ma anche di verità) che non disdegnava di abbat- perfetta coerenza con il suo pensiero scientifico e tere ipocrisie e di ribaltare convenzioni piene di politico. La prova di questo puntuale collegamento melensaggini e di tremori intellettualistici. Que- morale prima ancora che culturale viene dall’ap- sto suo amore per le strade dirette (che era il ri- proccio nei confronti della pianificazione del terri- sultato di una cultura più profonda e onesta di torio, per la quale riconosce la necessità dell’intro- quella delle mille convenzioni che sostengono le duzione di una oggettività che manca alla pratica finzioni del politically correct) si ritrova con coe- corrente che definisce “manipolazione maliziosa renza anche nei suoi pensieri sull’architettura e del valore delle aree”, in uno scenario nel quale sulla costruzione ambientale. Descrivendo gli molti enti locali “sono diventati verminaie di spe- strumenti operativi della collana specialistica da culatori senza scrupoli, scatenati – in collusione lui diretta per la Jaca Book, Miglio ha identificato con gli amministratori – a far valere come “pub- due fasi: “1) la ricognizione sistematica del patri- blici” interessi bassamente particolari e monio edilizio esistente (mediante un’esplorazio- privati”.(8) La sua incredibile capacità di sintesi e ne meticolosa del territorio) e la conseguente re- di coerenza ideologica appare anche dalla teorizza- gistrazione di una imponente moltitudine di sin- zione della necessità di pianificare per “aree omo- goli edifici; 2) la individuazione delle “regolarità” genee” e non per suddivisioni amministrative arti- alle quali obbediscono la funzione, la forma, la ficiali e giacobine, con ciò mostrando di avere fa- collocazione e le reciproche relazioni delle co- migliarità con la migliore urbanistica autonomista struzioni censite”.(3) Tali “regolarità” accertate e con i più avanzati studi di bioregionalismo. nella stratificazione storica dell’architettura Non è con tutto ciò esagerato affermare che an- “spontanea” si dovrebbe tradurre in “moduli edili- che in questo campo, considerato marginale dalla zi” (i Baufibel dei tedeschi) da utilizzare nel re- cultura imperante ma a cui lui ha sempre dedicato stauro del patrimonio costruito esistente ma an- la massima attenzione, Gianfranco Miglio ha la- che negli interventi del tutto nuovi. In questa im- sciato un insegnamento forse succinto per enun- postazione si trova la ricerca della sistematica og- ciazioni ma profondo per sensibilità e fondamenta- gettività applicata alle analisi del paesaggio da un le per coerenza. Su questi principi si può costruire McHarg e il riconoscimento del valore esemplare tutta una nuova cultura ambientale che ha radici della tradizione degli studi di Brunskill e altri, o antiche come il mondo, che – sola – ha speranze di delle enunciazioni disciplinari della più recente un futuro costruttivo, e che si sviluppa in totale pianificazione autonomista.(4) sintonia con le idee di libertà di cui il professore è Sono particolarmente significative le prese di stato fra i più grandi teorizzatori e divulgatori con- posizione a favore del valore “eterno” della tradi- temporanei. C’è una frase che lui a scritto nell’in- zione architettonica e della conseguente necessità troduzione al suo libro sull’architettura montana di “non “copiare”, ma “rivivere” il passato”(5), che meglio di ogni altra ci aiuta a capire il senso estraendo dalle “regolarità” accertate norme di del suo pensiero: “nel patrimonio etico della gente comportamento che impediscano le scempiaggini alpina sopravvive in misura evidente un’attitudine di tanta edilizia e urbanistica moderna “attraverso al cui recupero la sgangherata società del nostro il prolungamento imperativo delle sue regole un tempo dovrà presto o tardi piegarsi: il realismo, e tempo spontanee”.(6) Miglio si esprime a questo quindi il rifiuto dell’utopia”. È la speranza. proposito con estrema chiarezza contro “lo scioc- co pregiudizio di chi, ossessionato dal timore del “falso”, vorrebbe che, nelle nuove costruzioni e (3) Aurelio e Dario Benetti, op.cit., pag. 8 4 nelle ristrutturazioni, non si usassero i moduli e ( ) Si veda, in particolare, il capitolo dedicato a “il valore del- 7 la tradizione nella gestione del territorio”, in: Gilberto One- gli accorgimenti tecnici del passato”.( ) to, Pianificazione del territorio, federalismo e autonomie lo- Con queste sue intuizioni sull’oggettività delle cali (Alinea: Firenze, 1994), pagg. 75-88 forme, sulle precise esigenze di spezzare i rigidi (5) Gianfranco Miglio, Ricominciare dalla montagna, op.cit., formalismi giuridici che ingabbiano l’architettura, pag. 23 (6) Ibidem, pag. 32 sul determinismo fisiografico ma anche culturale (7) Ibidem, pag. 30 e sulla decisa attribuzione di valore alla tradizione (8) Gianfranco Miglio, Una costituzione per i prossimi locale, Miglio scavalca il passatismo ipocrita di cer- trent’anni (Laterza: Bari, 1990), pag. 151

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 39 L’L’iintellettualentellettuale anticonformistaanticonformista Montagne di libertà di Lorenzo Busi*

a repubblica promuove lo sviluppo della zione dei “cittadini” all’entrata di una qualsiasi ricerca scientifica tecnica, tutela il pae- località alpina è la capacità con cui i suoi abi- “Lsaggio e il patrimonio storico artistico tanti nel corso dei secoli hanno saputo fare dei della nazione”: così sciorina l’articolo 9 della propri paesi una rivistazione o rielaborazione Costituzione Italiana. Nella oppressione romana del territorio, del paesaggio, dei doni che Madre vi è sempre un che di freudiano e, vista la man- Terra ha messo loro a disposizione. Miglio ana- cata attenzione verso il paesaggio della Padania lizza le traformazioni dell’Edilizia Alpina con si potrebbe pensare che i costituenti escludesse- taglio ruvido e freddamente scientifico, lascian- ro dal concetto di Nazione la terra in cui vivia- do intravvedere la straordinaria passione che lo mo. ha sempre legato al villaggio mitteleuropeo. Il Gianfranco Miglio, strenuo difensore dei no- professore dedica grande attenzione a studiare stri diritti nazionalitari, si è preoccupato di tut- il popolamento delle Alpi e il forte legame fra ti gli aspetti legati al territorio e alla pianifica- gli abitanti e il proprio territorio: zione urbanistica con particolare riguardo alla “Spina Dorsale” della nostra Matria: le Alpi. “Certo determinante é l’attrativa elementare Qualche anno addietro, giovanissimo e confuso che promana sempre dalle forme del passato. dalla martoriante propaganda italiona, mi sono Ma, ascoltando qualche mese fa il Professor imbattuto in Ricominciare dalla Montagna, li- Helmut Gebhard narrare come la fattoria sul bello in cui il professore raccoglie tre saggi, edi- fondo (anzi “in mezzo ai fondi”) si sia diffusa to nel 1978 dalla casa editrice Giuffrè. L’ opera nelle Alpi sotanto nel Seicento, mi sono ricor- di oltre cento pagine, è dato di non aver mai con- strutturata in tre capitoli statato un così immediato (oltre a una premessa e rapporto fra terra e contadi- una appendice finale ni, per esempio nella mag- sul Fenomeno Megalopoli). gior parte dell’Est europeo Spesso i Quaderni Padani (ma anche in Sicilia) dove, si occupano della relazione qualunque sia il rapporto uomo-ambiente, in parti- giuridico fra suolo e colti- colare del rapporto che le- vatori, oggi come ieri abita- ga i padani al proprio colo- no riuniti nei villaggi lonta- nizzato territorio: le Alpi no dai fondi.” (ma anche gli Appennini, ultimo rifugio della Piva Le prime fabbriche, neces- Emiliana) sono da sempre sitando di approvvigiona- “ghiacciaio della nostre mento energetico e quindi usanze più antiche, della di salti d’acqua (oltre a car- cucina più tradizionale, boni di legno e minerali, delle varianti linguistiche come in Val Trompia) erano meno “toscanizzate”, dei costruite in aree montane; cervelli meno manipolati ciò consentiva al lavoratore (forse grazie al clima) dalla retorica modernista. L’a- spetto che però colpisce * Lorenzo Busi è collaboratore dei immediatamente l’atten- Quaderni Padani.

40 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 ossolano o camuno di conservare la residenza “A questo proposito io sostengo da tempo che nel proprio paese. Con l’intuizione dell’oggio- subordinando l’edificabilità anche delle aree gnese Galileo Ferraris, che scopre il campo ma- rurali, all’esistenza e disponibiltà di consi- gnetico rotante, la montagna non è più zona stenti minimi di superficie coltivata - e quindi privilegiata per l’impianto di nuove fabbriche: sollecitando processi di accorporamento per ciò porterà all’esodo verso la pianura, nuova se- alienazione o permuta - si otterrebbe in capo de delle attività produttive. In proposito Miglio a un certo tempo la sostanziale elevazione è pessimista e parla di “incompatibilità struttu- della superficie minima delle unità fondiarie. rale fra ambiente alpino e industria”, giudican- Ma credere che l’agricoltura montana possa do possibile soltanto l’installazione di modesti sopravvivere soltanto se le si applicano i ca- impianti di industria leggera. Problema non da noni dell’azienda di grande dimensioni e poco da rivolgere a certi politicanti che parlan- quindi del lavoro dipendente è un errore ma- do di ripopolare le montagne non danno serie nifesto. La microagricoltura poggia invece risposte alla necessità di garantire un posto di proprio, all’opposto, sul lavoro a tempo par- lavoro che sia raggiungibile in modo agevole ziale (o addirittura marginale - generalmente dai “neo montanari”. Prendendo ad esempio la del proprietario e dei suoi familiari - e quindi sua amata Valtellina, il Professore, pur condan- implica una dimensione ridotta dell’unità nanndo la burocratizzazione della grande indu- produttiva. I vantaggi che offre la gestione stria, scorge nel libero mercato una risorsa per macrodimensionale possono ugualmente es- l’autodeterminazione economica della comu- sere ottenuti, in buona parte, mediante la nità. Miglio propone una via montana al prima- cooperazione collettiva).” rio ed al terziario. È nota la difficoltà costante- mente incontrata dagli agricoltori alpini, dovu- Notevole è l’importanza che Miglio attribui- ta all’intenso lavoro, ma soprattutto al doversi sce al micro-turismo, guardando con sospetto ritagliare delle nicchie di mercato (come hanno gli pseudo valori della nuova “tradizione esteti- saputo fare gli elvetici ) nonostante forniscano ca alpina”, ovvero di coloro che mirano a un tu- prodotti con caratteristiche organolettiche su- rismo sportivo e sciistico, senza curarsi dell’a- periori rispetto a quelli di pianura. Lo studioso spetto etno-culturale della vacanza. C’é da com- prevede un ruolo di primo piano per la micro- plimentarsi invece con coloro i quali intrapren- agricoltura, adatta alla grande varietà di am- dono un rispettoso pellegrinaggio fra le usanze bienti e alla fragilità che contraddistinguono le e gli insegnamenti dei montanari. regioni alpine. Emblematico il caso valtellinese: una delle “Chi ha come scopo il vero vivere in monta- poche valli ad andamento orizzontale (Est-Ove- gna, in sintonia e in stretto contatto con la ci- st). La costa che guarda a sud, detta Soliva per viltà alpina, cerca spontaneamente di riper- l’incidenza dei raggi solari, è famosa per i suoi correre o almeno di seguire le esperienze vigneti, l’altra invece appare coperta da latifo- quotidiane dei contadini, dei pastori e degli glie. Miglio decanta le virtù del vino di questa artigiani della valle. Di condividerne alimenti terra come esempio della possibilità, o meglio e abitudini di immedesimarsi con loro nel- dell’opportunità di conciliare libero mercato e l’ambiente evitando il grande albergo, in cui esigenze territoriali. Con grande preveggenza lo si perpetua quel modello di vita cittadino, del studioso intravvede possibilità di sviluppo per il quale per quanto possibile ci si vuole invece nettare montano sia verso l’Europa orientale, dimenticare.” che gli Stati Unit, ormai nauseati dalla coca co- la (esperimento già riuscito in passato con la Pare delinearsi un laissez-faire su base fami- diffusione negli USA del lambrusco, ribattezza- liare, che coinvolge le più diverse attività alpine to, nostro malgrado, italian Coke). Originale: in un ciclico equilibrio capace di consentire un far uso dellla libera circolazione delle merci per adeguato livello di vita. combattere il mondialismo massificatore. Lo sviluppo della viticoltura e di altre forme di “Basta guardare alle aree centro-orientali di agricoltura nelle vallate padane risulta però lingua tedesca e constatere come la loro invi- ostacolato dal frazionamento fondiario e dalla diabile stabilità economica-sociale dipenda pratica della successione indivisa, a più proprie- dal fatto che là il pastore contadino o vignaio- tari. Che fare? lo, è lo stesso soggetto ecomico il quale pa-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 41 zientemente costruisce ed affitta locali o pic- amministrazioni. Micro-agricoltura, zootecnica, coli abitazioni, gestisce, valendosi delle rami- turismo ed artigianato vengono ad intrecciare ficazioni familiari la modesta pensione. Non le loro prospettive finendo per essere elementi solo, ma isuoi ospiti sono anche coloro i quali complementari ed inscindibili l’uno dall’altro: consumano iprodotti della sua stalla, del suo piccole imprese locate in micro-ambienti forte- bosco, del suo campo.” mente caratterizzati e facilmente accessibili. Il compito di finanziare la rinascita delle Alpi Una delle cause dello spopolamento è da attri- spetterebbe, in definitiva, ad istituti di modeste buirsi al tramonto della vita pastorale; Miglio dimensioni con vocazione localistica, come il sottolinea la vocazione ecologica oltre che Piccolo Credito Valtellinese che, ricordiamolo, identitaria dei pascoli, sviluppatisi nell’arco al- ha sponsorizzato questa opera. pino a metà dell’ottocento, prevalendo sulle Miglio attribuisce a tale genere di banca una coltivazioni di cereali, e bacchetta quei valligia- funzione di analisi statistica della popolazione e ni che, in passato, si son resi colpevoli di disbo- del territorio in cui si trova ad operare: i diri- scamenti ed incuria. L’accusa riguarda anche genti dovranno organizzare rilevazioni econo- quelle amministrazioni distratte e disattente al- mico-sociali e demografiche per conoscere le ca- l’evoluzione del territorio. I responsabili sono ratteristiche di ogni singola frazione montana. invitati a provvedere e a ricordarsi che “se l’alle- Sarà fondamentale: “studiare e realizzare tutte vamento del bestiame dovesse ulteriormente le forme possibili di appoggio finanziario e cre- privilegiare aree diverse da quelle montane e ditizio agli agricoltori, agli allevatori, agli arti- soprattutto, se la dieta erbacea dovesse essere giani, alle piccole e medie attività alberghiere, drasticamente sostituita da altre sostanze ali- alle cooperative alle amministrazioni locali, che mentari prodotte dall’industria chimica, i gran- intendono partecipare, ciascuno nel rispettivo di pascoli alpestri potrebbero dunque così come campo al “Piano di sviluppo della Valle.” In am- si sono formati scomparire e le Alpi mutare di bito educativo le amministrazioni dovranno nuovo profondamente il loro aspetto.” puntare non all’Università alla porta di casa, Il professore attribuisce grande importanza ai succursale senza futuro, ma, sfruttando la prati- simboli, ai messaggi e ai sentimenti ispirati dal- cità che contraddistingue i montanari, ideare la Tradizione e a tutti gli strumenti in grado di scuole specialistiche legate alle domande della “esprimerli” in materia: guai a trascurare l’arti- economia locale, come istituti alberghieri, zoo- gianato e le altre forme di espressività popolare! tecnici, enologici o di economia montana. Alla base delle considerazioni migliane sta una sapo- “Il vero artigianato non è mai produzion in rita dose di “orgoglio retico”; il Professore infat- serie; [...] Il vero artigiano è lo stesso conta- ti ama definire la Heimat valtellinese con il suo dino o lo stesso pastore, il quale nelle ore e antico nome. Felicità di potersi dichiarare nelle stagioni morte costruisce ed intaglia “montanaro”, termine superficialmente usato da l’oggetto che il bisogno e la fantasia suggeri- molti “cittadini” come sinonimo di rozzo, incol- scono, e lo replica per scambiarlo con altri to, troglodita. E, da meneghino, sono divertito beni.” dalla sagagia con cui giudica le caotiche metro- poli padane, sfatando convinzioni radicate: La contrapposizione si profila netta fra “il Na- turale” e “l’Artificiale”, la polenta precotta è “Ad ogni modo le considerazioni che ho fatto quella mescolata con cura e tempo in un paiolo hanno un solo scopo: mettere in chiaro che il di rame: la validità di un prodotto artigianale è lavoro a tempo parziale tipico delle economie quantificabile dunque in base alla autenticità e montane non è affatto una condizione di infe- alla sua genuinità. Senza tali caratteristiche gli riorità o di arretratezza (come pretenderebbe orizzonti del micro-turismo non possono armo- certa ideologia industrialista in voga nelle nizzarsi con la Tradizione. L’Usanza concepita metropoli): ha invece tutta l’aria di costituire come qualcosa di “vivo”, come Ethos che pren- la forma naturale in cui l’economia tende a de forma nel legno dei boschi o nelle pietre ritrovare i propri indistruttibili equilibri.” delle vallate, grazie alla sapienza di tanti arti- giani. Questi ultimi andrebbero però Si badi: in Miglio è assente ogni forma di coordinati attraverso enti ed associazioni che “ecomania” o disprezzo per le comunità di pia- diano vita a “Sezioni di Agriturismo” presso le nura, ma non si può trascurare la simpatica su-

42 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 periorità con cui squa- dra noi metropolitani, oltre al sospetto verso gli invadenti costumi milanesi. Egli soffre nel constatare che “i vecchi tetti in scandole di le- gno e di pietra sono sta- te rapidamente e diffu- samente sostituiti, per ragioni economiche, da squallide lamiere di fer- ro zincato e ondulato. [...] Anche in questo ca- so norme tecniche ap- positamente disposte e opportuni incentivi economici dovrebbero rendere conveniente so- luzioni più consone”. Da uomo di scienza l’autore invita a essere ragionevoli nel ripensa- re la montagna senza seguire la strada di “co- loro i quali affermano Con la nipotina Lucia che bisogna tornare in- dietro, dimostrando di non avere alcuna idea di libertà individuale e difesa della comunità, il va- meccanismi biologici e storici in cui l’uomo è lore della proprietà privata con la proverbiale inserito”. All’orizzonte si profila la rivincita del- solidarietà che aggrega gli abitanti delle Alpi. È l’omm selvadego dal passo misurato e dotato di commovente il rammarico con cui il Grande una insostituibile memoria storica, un po’ con- Padanista descrive la condizione delle nostre tadino un po’ albergatore, in grado di realizzar- terre, geograficamente vicine ai loro naturali si nella pienezza dei propri costumi e ritmi, partners, ma tenute prigioniere dagli incantesi- senza complessi verso i dogmi modernisti: mi del demonio mediterraneo; c’è il rimpianto per l’occasione perduta dalla Valtellina e da quei “Quante volte infatti abbiamo considerato con popoli alpini (ossolani, occitani, ladini, carnici) distacco e riserbo (se non con incredulità) il che negli ultimi decenni hanno lottato per l’au- raptus frenetico (e collettivo) con il quale la tonomia senza ottenere soddisfazione, al con- popolazione delle grandi metropoli e delle trario delle più fortunate Valle d’Aosta e Trenti- aree industriali giù in pianura ripudiava, irri- no-SudTirolo. dendoli, i canoni della prudenza e della tem- Le speranze sono rivolte alle nuove genera- peranza, il rispetto della tradizione e dell’e- zioni con la convinzione,espressa in più occa- sperienza storica, per gettarsi verso il model- sioni, di constatare una tendenza degli oriundi lo di un utopico mondo a venire, fatto di ri- alpini nel fare ritorno alla propria Comunità, sorse senza fine (ed anzi sempre crescenti), magari dopo una o due generazioni di “esilio” dominato da un sistema sociale capace di in- in pianura. Rimpatrio, non da intendersi come novare tutto e di conseguire ogni immagina- conquista dell’arco alpino modello Far-West, nè bile risultato?” colonizzazioni di massa allla Pol Pot: si tratta di creare le condizioni che spingano persone (di La visione migliana è scevra da luoghi comu- buon senso ed etnicamente assimilabili al terri- ni sul paesaggio alpino, tipici delle trasmissioni torio) a trovare nelle Alpi quei servizi e quelle domenicali, indicandoci ad esempio la capacità condizioni di vivibilità che garantiscano alle delle popolazioni padano-alpine nel conciliare vallate pari dignità con la pianura, anche in ter-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 43 mini di rappresentanza politica (Chivasso do- del territorio a pratiche pregne di significati cet). esoterici e religiosi.” Si dovrà dar vita, come nel Dopo aver analizzato le variabili più dispara- già citato caso della progettazione economico- te,dalla quota all’orientazione, dalla pendenza aziendale a ricerche su quella edilizia rurale e alla geologia dell’area, si potrà dar vita a nuove civile che per secoli ha contraddistinto il terri- frazioni che non violentino i fisiologici limiti torio, attraverso Istituti per la storia dell’Edili- dimensionali dell’area, visto che, al contrario zia alpina. Con questo procedimento sarà pos- dei borghi di pianura, “un villaggio montano sibile porre i presupposti per ottenere una legi- non può allargarsi oltre una certa dimensione slazione urbanistica che sia “il risultato di rive- senza cessare di essere quello che è”. Dura l’ac- lazioni e di misurazioni compiute in sede stori- cusa contro gli edifici-scatoloni che compro- co-tecnico scientifica.” mettono l’atmosfera di tante valli minandone Al di là del forte valore scientifico del Lavoro, l’identità e il valore storico. Altrettanto critica la lezione di Gianfranco Miglio é pungente e ta- la posizione nei confronti dell’utilizzo di mate- luni moderni demiurghi dell’urbanistica si tro- riali decisamente inappropiati alla realtà paesi- verebbero in grave imbarazzo nell’apprenderne stica (pensiamo ai tetti dell’Ossola) ed i “falsi i contenuti. In realtà non é necessario aver stili rurali” che contrastano con la genuina e svolto specifici studi accademici per constatare millenaria architettura montana. la propensione tipicamente giacobina ad omolo- In base a quali criteri progettare la “nuova” gare nel brutto i paesaggi, fra loro diversissimi, edilizia alpina? Bisognerà rifarsi alle spontanee appartenenti allo stato romano, ma un po’ di ra- regole della Tradizione. gionevolezza e amore per la terra che rivendi- Come ricorda Gilberto Oneto in Pianificazio- chiamo come nostra. Ogni bestialità architetto- ne del territorio, federalismo e autonomie loca- nica perpetrata ai danni del nostro paesaggio ed li: “C’è un legame simbolico diretto fra le vie in particolare dei nostri monti é un attentato tradizionali di gestione del territorio e l’atto alle libertà dei popoli padani, che dovrebbero primigenio della creazione che ne fanno una imparare la lezione dei fratelli corsi e della sorta di creazio continua carica di significati e lotta portata avanti dagli isolani contro la de- vitalità. Non a caso “tradizione” è soprattutto turpazione dell’identità paesistica. Ma un illu- trasmissione di sapienza e di informazioni nel stre Professore veglia su quella patria a cui mol- senso più alto del termine come dimostra una to ha dato e che un giorno, da Lassù, vedrà fi- interrotta consuetudine simbolica di modifica nalmente libera.

44 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 L’L’iintellettualentellettuale anticonformistaanticonformista Gianfranco Miglio e i mass-media: un rapporto complesso

di Alessandro Vitale e Stefano Talamini*

er introdurre un discorso sul vero significa- un testo classico della politologia americana(2) to sia del pensiero che dell’opera di Gian- aveva rilevato, alla fine degli anni Settanta, esse- Pfranco Miglio è necessario innanzi tutto fare re di entità non dissimile da quello dell’ex Jugo- piazza pulita di tutti i residui, delle incrostazio- slavia socialista, della Nigeria, della Tanzania e ni, di quel vero e proprio fango che i mass-me- dell’India.(3) dia nel corso dell’ultimo decennio della sua vita Parlare di solo rapporto conflittuale fra Gian- hanno artatamente depositato sulla sua figura, franco Miglio e i mass media sarebbe tuttavia sul suo tentativo di influenzare il cambiamento fuorviante. Egli ha sempre mantenuto buoni politico-costituzionale in Italia e sul suo ininter- rapporti con alcuni giornalisti intelligenti, che rotto e inesausto lavoro di studio e di approfon- non sono scaduti in facili stereotipizzazioni di dimento. comodo o che le hanno apertamente rifiutate. Senza quest’opera preliminare infatti si ri- Sia prima degli anni Novanta che nel corso di schia di rimanere a ogni passo invischiati in un questo controverso periodo, vanno ad esempio mare magnum di luoghi comuni, di falsità, di ricordati Gianluigi Da Rold, del Corriere della semplificazioni (interessate) e persino di volga- Sera e Filippini, de La Repubblica, ma soprat- rità, che sul suo conto sono state divulgate ad tutto i giornalisti che meglio lo compresero e arte, a partire dalla sua inequivocabile e decisa che fecero parte del Gruppo del Lunedì, dal qua- presa di posizione a favore di una radicale rifor- le scaturì Italia 1996: così è andata a finire ma costituzionale in senso federale e dei diritti (Mondadori 1992): Boatti (del Manifesto), Verce- di quella parte della popolazione (in massima si (de La Stampa), Ferrari (de L’Avvenire), auto- parte padana) che con il suo lavoro mantiene in re anche di una interessante e molto agile bio- Italia un esercito sterminato di percettori di grafia critica dedicata al Professore (Gianfranco rendite politiche e di paghe pubbliche parassita- Miglio. Storia di un giacobino nordista. Ed. Li- rie(1) estorte grazie al monopolio della violenza in un ambito territoriale ben definito e che di- struggono capitale e potenzialità imprenditoria- * Stefano Talamini è giornalista radiotelevisivo. È stato al- li, crescita economica e civile, benessere e inno- lievo di Gianfranco Miglio. vazione. (1) Va notato subito che il problema delle rendite politiche In realtà lo studio della vicenda del rapporto era stato individuato da Miglio già nei lavori del Gruppo di di Gianfranco Miglio con i mass-media rappre- Milano (1983) come il problema più grave di un sistema po- senta un vero e proprio caso-studio di straordi- litico corrotto e inefficiente come quello italiano e che la ri- nario interesse per l’approfondimento del fun- presa del tema agli inizi degli anni Novanta non costituiva zionamento della comunicazione politica (in affatto una novità. Si veda Verso una nuova Costituzione. Giuffrè, Milano 1983, 2 voll. Non solo la parte introduttiva, particolare in Italia), del rapporto fra linguaggio scritta da Miglio e poi ripubblicata in Una Repubblica mi- giornalistico e politica, dell’uso dei mass-media gliore per gli italiani, Giuffrè, Milano 1983, insiste su questo ai fini di propaganda, della falsificazione della problema-chiave, ma anche e ancor più la parte stesa dal co- realtà mediante stereotipi e semplificazioni stituzionalista Giovanni Bognetti (pagg. 133-162). (2) Almond Gabriel A., Bingham Powell, Jr. G. Comparative estreme, del grado di asservimento della catego- . Systems, Process, and Policy. Little, Brown & Com- ria professionale giornalistica italiana al potere pany (Inc.), Boston 1978. (Trad. ital.: Il Mulino 1988). politico e ai partiti che se lo spartiscono, che già (3) Ibidem, 219.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 45 ber Internazionale, Milano 1993) e poi soprat- reno della sua teoria neofederale, argomentata tutto Marcello Staglieno, autore di quella lunga per altro rigorosamente dallo studioso lombardo intervista, rimasta un testo di riferimento molto in termini logici, storici, politologici, limitando- importante: anche dal punto di vista scientifico, si invece alle caricature personali. Al punto che per le intuizioni e le ipotesi di ricerca e di ap- la maggior parte della gente non sa ancora che profondimento, avanzate da Miglio: Una Costi- la sua decisa presa di posizione neofederale negli tuzione per i prossimi trent’anni (Laterza 1990). anni Novanta non era affatto una novità o una Vanno poi ricordati fra coloro che hanno sempre scoperta, ma si riallacciava idealmente all’antica mantenuto con lui un rapporto di rispetto e di sua stessa esperienza vissuta con i federalisti curiosità intellettuale, il brillante e acuto carica- lombardi nel secondo dopoguerra, riuniti attor- turista Giannelli, i giornalisti televisivi Moncal- no al foglio cattolico federalista Il Cisalpino. vo e il suo ex allievo all’Università Cattolica Da- Nel corso di un decennio invece sono stati uti- niele Vimercati, ma anche Marcello Veneziani, lizzati in modo capillare, massiccio e diffuso, con il quale darà alle stampe un altro volume di tutti gli strumenti del discredito, da quelli au- dialogo molto importante per la sua capacità di diovisivi a quelli della carta stampata. Per soste- chiarificazone, Padania, Italia. (Le Lettere, Fi- nere quella campagna sono stati stampati addi- renze 1997). rittura non solo opuscoli apparentemente satiri- Gli anni Novanta sono stati caratterizzati però ci, spesso estremamente volgari (ancora reperi- generalmente da una sistematica falsificazione e bili presso i remainders), ma anche libercoli di da una denigrazione reiterata e massiccia da commento e monotoni pseudosaggi basati co- parte dei mass media, della figura di Miglio. L’o- stantemente sullo stesso cliché, scritti da penni- pera di screditamento è stata facilitata dal fatto vendoli ignoranti, totalmente digiuni di teoria che i mass media avevano di fronte uno scien- politica e di problemi costituzionali. Se si consi- ziato della politica irriducibilmente individuali- dera il fatto che la lettura dei libri in Italia ha sta, sganciato da posizioni e protezioni di potere proporzioni scarsissime e infinitamente inferiori e che ha sempre parlato apertamente delle cose a quante non ne abbia all’estero, ci si rende con- che pensava, mettendo i politici di fronte alle lo- to di quanti mezzi siano stati mobilitati per l’o- ro responsabilità nella gestione perversa di uno pera di discredito: persino di quelli già in par- dei tanti regimi tirannici e centralizzati che tenza destinati a raggiungere un pubblico limi- questo Paese ha conosciuto nel corso della sua tato. storia unitaria. Il “nemico” per i mass-media era La realtà è che il bersaglio era oltremodo chia- inoltre nel suo caso davvero “assoluto”, a causa ro e ben individuato. Per la prima volta forse della straordinaria capacità che il Professore nella storia unitaria ci si trovava di fronte ad aveva di divulgare machiavellicamente, cioè con uno dei massimi studiosi della politica che que- parole semplici e in un linguaggio comprensibi- sto Paese abbia mai avuto, che presentava l’al- le al “volgo”, gli inganni del potere, le reali in- ternativa federalista come realmente possibile e tenzioni della classe politica e dei suoi aiutanti- distruttiva per un sistema ultracentralizzato co- servitori, ammantate di belle parole e di altiso- me quello italiano, argomentandola razional- nanti ideologie. Non che il suo fine fosse quello, mente come l’unica via d’uscita dalla crisi dello dato che la stragrande maggioranza degli italia- Stato unitario centralizzato e dalla sua gabbia ni ha condiviso per anni i meschini vantaggi di d’acciaio illiberale, liberticida e dedita allo un sistema politico capace di corrompere chiun- sfruttamento sistematico dei produttori. Il me- que con favori e raccomandazioni e dato che todo del discredito e dell’utilizzazione delle eti- proprio per questo e per la sua visione realista chette più adatte allo scopo (antimeridionali- della politica egli non confidava minimamente smo, razzismo ecc.) doveva essere pertanto uti- nella capacità di reazione di una popolazione lizzato nel modo più radicale e diffuso possibile. inebetita da decenni di miti unitari e totalmente Del resto quest’opera era già iniziata nel 1964, priva di cultura costituzionale: era semplice- quando con la sua famosa Prolusione all’Anno mente la sua stessa professione di scienziato e la Accademico nella quale denunciò la decadenza sua elevatissima percezione della stessa come di del sistema politico e le pratiche della partito- un dovere verso i propri simili a portarlo su que- crazia, la classe politica incominciò un’opera an- sta strada. cora embrionale ma sensibile di discredito. L’attacco sferrato dagli apparati massmediatici Miglio è sembrato per molti versi e a lungo non è mai sceso così, significativamente, sul ter- peccare di ingenuità nel suo rapporto con i mass

46 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 media. Da uomo libero qual era non risparmiava stema distruttivo e ultracentralizzato, è invece battute acute e lapidarie, che diventavano im- caratterizzata dall’ordine di scuderia dei giorna- mediatamente fruibili per i gestori dell’informa- listi di passare alla denigrazione aperta e indi- zione e facilmente utilizzabili per l’opera di si- scriminata, condita di falsità e di volute manipo- stematico discredito. La realtà è che sapeva bene lazioni. Una volta avviata questa dinamica, le de- che cosa fossero i moderni mezzi di comunica- finizioni affibbiategli, schematiche e inconsi- zione di massa e quale ruolo svolgessero nella stenti, sono diventate luogo comune, ripetute fi- gestione del potere e nella formazione dell’“opi- no alla nausea (Nosferatu, “ideologo della Lega”, nione pubblica”. Il mito dell’ “informazione”, al “consigliere di Bossi”, “antimeridionale”, “razzi- quale contrapponeva invece la realtà della “for- sta”, professore “ammattito”, ecc. ecc.). A ogni mazione” dell’opinione pubblica, gli è sempre intervento Miglio avverte che si esprime solo a stato ben presente. Tuttavia il problema era per titolo personale (la sua posizione di indipenden- lui quello di adempiere pienamente al suo dove- te gliene dà il diritto), ma i giornalisti ignorano re professionale, arrivando comunque alla gen- volutamente queste riserve, facendo un solo fa- te, anche con mezzi che ne avrebbero alterato il scio delle sue considerazioni, anche delle più messaggio e la stessa figura; era quello di far scientifiche e oggettive e delle posizioni contin- sentire una voce anticonformista, mantenendo genti espresse dal Movimento della Lega. La la propria dignità, checchè ne scrivessero i gior- stampa ostile a quest’ultimo e schierata a difesa nalisti, intenti a creare un’immagine inesistente della Prima Repubblica, per dimostrare che la e falsata, sfruttata poi abilmente anche dai poli- Lega non ha dalla sua persone rispettabili, co- ticanti. struisce un’immagine falsa di un ingegno “dia- Nella storia del controverso rapporto di Gian- bolico” dedito ad aggredire gli avversari e ad at- franco Miglio con i mass-media sono ben identi- tentare all’unità nazionale. Le critiche razionali ficabili tre fasi distinte, documentabili passando che il Professore svilupperà nel corso degli anni, da qualsiasi archivio audiovisivo o dei quotidiani al sistema costituzionale vigente, verranno così maggiori. La prima è quella che va dal Dopo- presentate come “sparate”, “aggressioni verbali” guerra al 1987. Durante questo lungo periodo, il di un personaggio iroso, accidioso e a tratti furi- Professore interviene direttamente su alcuni im- bondo, persino da giornalisti come i Pirani, i portanti quotidiani nazionali (Il Popolo e Il Sole Placido, i Bocca, i Vertone, che passano per esse- 24 Ore), con articoli di elevata qualità scientifica re i più colti e meditativi nel panorama giornali- e divulgativa. Nella vasta produzione di quegli stico italiano. Gli attacchi dell’Osservatore Ro- anni emergono i temi principali della sua rifles- mano a ogni sua dichiarazione, infarciti di duri sione. Nella seconda fase (dal 1987 fino al 1992), epiteti, saranno solo il coronamento di questa cioè nel periodo della crisi politica più acuta del- svolta. Solo L’Indipendente e Il Giornale man- la Repubblica, prevalgono ancora i confronti-di- terranno invece una certa obiettività, pubblican- battiti, sia giornalistici che radiotelevisivi, con do correttamente e in modo non alterato le di- studiosi o politici, con i quali veniva messo a chiarazioni di volta in volta rilasciate. confronto. In questo periodo, nonostante il fa- La fase più acuta delle denigrazioni è stata stidio sempre presente nella stragrande maggio- non a caso quella seguita alla tentata rivolta fi- ranza dei giornalisti per le sue posizioni aperte e scale (1992-1993). Gli insulti, le caricature gior- franche e una certa qual inclinazione a presen- nalistiche non si sono più arrestate, dimostran- tarlo come un “conservatore”, prevale ancora la do in tal modo che il dito era stato messo nella tendenza a trattarlo con rispetto, sottolineando- piaga proprio legittimando le ragioni di quella ne le caratteristiche “accademiche” e indipen- rivolta. Alla pericolosità, per i detentori del pote- denti. Sono rimasti memorabili in questa fase i re politico, di una questione sollevata con tanta confronti pre-elettorali con gli esponenti dei radicalità, la controrisposta è stata direttamente partiti prima dell’affermazione delle leghe regio- proporzionale. nali, così come i confronti con studiosi come Alla sagacia provocatoria delle sue affermazio- Stefano Rodotà, ecc. ni che apparivano paradossali, ma che contene- La terza fase, quella dell’esplosione delle leghe vano verità inoppugnabili capaci di frantumare regionali e del suo appoggio da esterno, in quan- tanti luoghi comuni per chi avesse avuto orec- to in esse vedeva una resa dei conti, giunta alla chie per intendere (infatti quelle stesse afferma- sua conclusione pluridecennale, con un una zioni le si ritrova molto ben documentate e mo- classe politica corrotta e saccheggiatrice e un si- tivate in tutta la sua opera scritta), occorreva ri-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 47 spondere con stereotipizzazioni ripetitive, per una continua corsa all’abbassamento del livello quanto intercambiabili, fissate una volta per tut- del discorso. Non a caso era sempre pronto in te e utilizzate in ogni occasione utile nel modo questa fase il tranello dell’invito ai talk show, in più volgare e triviale. L’irriducibile realismo po- particolare a quello di Costanzo, caratterizzato litico, l’indifferenza per i contesti nei quali pre- da un livello particolarmente basso, al quale il sentava le sue analisi e le sue denunce, lo sma- Professore per ben quattro volte ha opposto scheramento della realtà del centralismo, del netti rifiuti, di fronte ai quali il conduttore l’ul- parassitismo politico, delle clientele, gli attirava tima volta ha risposto con veri e propri insulti e inevitabilmente l’odio di un’intera classe pro- caricature corrispondenti agli stereotipi più di- fessionale giornalistica legata a filo doppio al vulgati dello “zotico di montagna” dai caratteri potere politico e ai partiti, che per decenni han- vagamente germanici. no fatto le fortune di quella classe, in termini di Spesse volte poi gli sono stati imposti con- collocamento nei gangli vitali dell’informazio- traddittori con persone di livello culturale ne. estremamente basso. Uno degli studiosi della Miglio scriverà in quel periodo su L’Indipen- politica e del diritto più colti d’Europa (secondo dente: la definizione di Carl Schmitt) è passato così in questo paese per una macchietta, ridotto a cari- “L’esercito in rotta è quello della partitocra- catura. Un pensiero innovativo, lucido e aperto, zia.[…]. È cominciata la mobilitazione di tutti come quello che ha espresso, caratterizzato da i partiti, grandi e piccoli, di tutte le consorterie, un’intima, stringente coerenza logica, è stato di tutti i giornali, dei settimanali, delle televi- ridotto a farsa dai media, che hanno cercato ri- sioni, di tutti gli scrittori, gli elzeviristi e i pre- petutamente di provocare la caduta del discorso dicatori (ecclesiastici compresi) comunque in- ad un livello forzatamente basso e disarmante. teressati alla sopravvivenza del “sistema”. […]. Se questa però è la regola dei mass-media, non Più che un esercito è una gigantesca “corte dei lo è certo la denigrazione programmata e siste- miracoli”: ci sono tutti, nani, giganti, storpi, matica, che è stata aggiunta senza esclusione di sciancati, zoppi, ciechi, in carrozzella o barel- colpi e con finalità ben precise. lati. […]. La sconfitta significherebbe il crollo L’appoggio dato alla Lega Nord come esterno della sterminata bottega in cui i “partitanti” è costato al Professore un’immagine totalmente succhiano il sangue dei loro connazionali. A rovesciata rispetto a quella che ancora prevale- vederli ora riuniti e incolonnati, si ha un’idea va nella prima fase del suo rapporto con i mass- di quanto numerosa sia la legione di parassiti media, nella quale il criterio dell’invito alle tra- che, un po’ alla volta, sono riusciti a infiltrarsi smissioni radiotelevisive o alle interviste gior- in ogni angolo del Paese. C’è da restare sbigot- nalistiche era quello della competenza. Basta titi. Come proiettili essi usano tutte le banalità una semplice comparazione fra le due fasi per e tutti i luoghi comuni inventati negli ultimi avere una conferma di questo fatto. Su come anni, compresi quelli più arrugginiti e ormai poi all’interno di quello stesso movimento poli- vuoti di significato. […] L’accusa scagliata con tico questa immagine sia stata sfruttata per me- più furore - o meglio strumentalizzata e sfrut- schine lotte intestine (a partire dai primi mesi tata con maggiore spregiudicatezza – è quella del 1994), si può solo stendere un velo pietoso. di attentare mediante il modello federalista all’ Naturalmente si è trattato anche di un’imma- “unità nazionale”. […]. Proprio mentre nella gine integralmente rovesciata rispetto alla cultura occidentale va in crisi il modello dello realtà di una persona amichevole, umana e gen- Stato unitario, in Italia si tenta di conservare il tile, spesso troppo tollerante anche con le per- privilegio partitocratrico occultandolo sotto la sone (di molto dubbia moralità) che hanno cer- maschera del salvataggio “della Patria e del- cato di trascinarlo dalla loro parte, instaurando l’ordine””. con lui stabili rapporti, spesso di pura conve- nienza o di interesse. La tecnica dello screditamento, nota agli spe- Nella terza fase del controverso rapporto fra cialisti delle comunicazioni di massa come “pa- Miglio e i mass-media, un caso singolare ed em- radigma della persuasione” (utilizzo delle carat- blematico sarà quello della clamorosa chiusura teristiche fisiche, della vita privata, dei tic per- della collaborazione con Il Sole 24 Ore, del qua- sonali ecc. per ingenerare un’idea falsa e scredi- le era stato negli anni precedenti una delle fir- tare argomenti razionali) si è servita inoltre di me più prestigiose. Quest’ultimo quotidiano,

48 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 diretto da Salvatore Carrubba, rinvierà per gior- etica professionale giornalistica, la telecamera ni la pubblicazione di un suo scomodo ma inci- si è soffermata con ossessiva insistenza sui par- sivo articolo, che però verrà pubblicato in pri- ticolari di un volto segnato dalla fatica e dalla ma pagina dal Corriere della Sera, con il quale sofferenza, sul discorso stanco e stentato, ri- il Professore avvierà un rapporto come com- marcando i particolari delle disfunzioni provo- mentatore. cate dalla malattia. Persino molti di coloro che Nell’ultima fase della sua vita, prima che non avevano condiviso le sue analisi e prese di avesse una ricaduta definitiva, vi è stato poi sia, posizione degli anni precedenti, hanno rilevato da una parte, una congiura del silenzio che, dal- in questa vergognosa occasione con disgusto e l’altra, un accanimento dei mass-media nell’ali- rigetto la gravità di un uso tanto cinico e spie- mentare un’immagine stereotipica usata per tato dei mass media. L’opera di discredito ini- quasi un decennio, basata sulla presentazione di ziata nel 1992 si era così degnamente conclusa. un Professore in totale decadenza e non più in Resta comunque il fatto che l’artificiosità del- possesso delle sue facoltà mentali. l’immagine inesistente che i mass-media hanno Rileggendo la storia dei grandi federalisti che cercato di creare di Gianfranco Miglio è facil- la terra lombarda ha prodotto e di come siano mente constatabile sia passando attraverso le stati trattati sia da vivi che da morti, la cosa opere che ci ha lasciato, che studiando la sua vi- non stupisce minimamente. A questa strategia ta, che parlando con chi l’ha conosciuto e gli è hanno fatto eccezione significativamente, e qui stato vicino anche negli anni peggiori del di- vanno ricordati, solo alcuni quotidiani locali, scredito, nei quali anche solo fare il suo nome come La Provincia di Como e quelli della Val- significava provocare in molti ambiti irrazionali tellina, i cui giornalisti hanno dimostrato, nel reazioni di chiusura preconcetta e di rifiuto. definitivo rifiuto di stereotipi decennali venuti Coloro che hanno cercato di utilizzare lo alla nausea, un notevole grado di professionalità strumento del discredito, sempre usato per e indipendenza. neutralizzare i federalisti in questo Paese, an- Non stupisce allora che, tra i pochissimi ri- che nei confronti di Gianfranco Miglio, non cordi post mortem dedicati al professore, uno hanno però messo in conto un fatto decisivo. tra i più sinceri sia giunto da una realtà della Miglio è stato, oltre che il massimo studioso comunicazione online emergente e, perciò, al lombardo del federalismo, uno dei più grandi di fuori di ogni schema. Il forum “Padania indi- scienziati della politica che questo Paese abbia pendente”, ospitato dal sito www.PoliticaOnli- mai avuto (e che peggio abbia trattato). Poiché ne.com, ha registrato molti messaggi di cordo- il destino dei grandi politologi (quelli veri) è glio e di commosso rimpianto da parte di fre- però non solo quello di essere trattati con diffi- quentatori abituali e no; inoltre, gli ottimi mo- denza, ma anche di essere “postumi”, ovverosia deratori hanno deciso di pubblicare, in apertura di essere scoperti nella loro ricchezza solo una e ben visibile fin dal giorno del decesso, una fo- ventina-trentina d’anni dopo la loro scomparsa, to dello studioso lombardo, con la dicitura: “In è poco probabile che il destino d’oblìo forzato ricordo di Gianfranco Miglio. Grazie”. Il tributo che è toccato agli altri federalisti si ripeta nel è ancora oggi (a oltre un mese dal tragico even- suo caso. La sua teoria neofederale, al contra- to) in bella evidenza: e le parole semplici ma rio, soprattutto perché legata a filo doppio alla profonde danno la misura dell’autentico dolore constatazione empirica del declino dello Stato di tanti navigatori, rimasti, in qualche maniera, moderno e a tutte le implicazioni che questo orfani. comporta, si rivelerà con l’andar del tempo Esempio della prima strategia (quella del si- molto più moderna di quanto non appaia ora e lenzio) sono state interviste-farsa radiotelevisi- precorritrice di trasformazioni imponenti a li- ve, mai mandate in onda, per preparare le quali vello mondiale. In quel momento allora sugli giornalisti mandati alla sua casa di Como da archivi degli audiovisivi degli anni Novanta di Roma a spese dei contribuenti hanno impiegato un secolo violento e paradossale ormai finito, interi pomeriggi, facendogli perdere tempo in- sui fiumi d’inchiostro sprecati dai pennivendoli dispensabile per la riflessione e il riposo. Esem- e dagli imbrattacarte, dai comici di corte per pio lampante della seconda, invece, è stata l’ul- denigrare e offendere, per creare caricature tima intervista mandata in onda nell’autunno avulse dalla realtà, vi sarà un denso strato di 2000 dalla televisione nazionale di Stato, nel polvere che nessuno troverà più sensato solle- corso della quale, violando qualsiasi principio di vare.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 49 L’L’iintellettualentellettuale anticonformistaanticonformista Il professore rimasto fuori dal coro di Leonardo Facco*

l coccodrillo, che per i non addetti ai lavori è del federalismo, dell’indipendentismo, delle li- un articolo “piagnisteo” pronto a commemora- bertà individuali. Proprio così. Montanelli citava Ire il morto autorevole di turno, non lo si nega Garibaldi? E Miglio ci faceva conoscere Carlo Cat- a nessuno. Per Indro Montanelli, infatti, i diretto- taneo. Montanelli riesumava Giolitti? E Miglio ri dei giornali di tutta Italia ne avevano i cassetti rimpiangeva l’abdicazione delle idee liberali e delle scrivanie pieni. Già pronti all’uso. Tanti. Da proponeva di rileggere Carl Schmitt. Montanelli poter riempire da due a quattro, e più, pagine dei piagnucolava per il fatto che lo Stato abdicasse al- giornali. le sue prerogative? E Miglio lo Stato lo metteva Per il professor Gianfranco Miglio, invece, solo completamente in discussione, preferendogli le qualche nota d’agenzia (magari evitando di citare istituzioni policentriche, la libertà di mercato, la la sua morte in prima pagina) o qualche pezzullo concorrenza tout court. insignificante scritto da un cronista di seconda o Ha scritto Carlo Lottieri, sulla rivista élites, a terza fila. proposito del professore comasco: “Pensare al po- Tutto secondo copione. Mi sarei meravigliato litologo lombardo vuol dire riferirsi a uno studio- del contrario. In fondo, Indro Montanelli, rappre- so che durante la seconda metà del Novecento ha sentava la “stecca nel coro”, ovvero l’italiano per avuto pochi rivali, in Italia e fuori, nel suo tenta- antonomasia. Quello che nel coro, appunto, ci tivo di scandagliare con rigore scientifico la realtà stava volentieri (da fascista, da democristiano, da del potere: evitando qualsiasi retorica e sforzan- antiberlusconiano, ecc. ecc.) pur sbagliando qual- dosi di osservare la politica quale essa è. Nel corso che nota della partitura. Quello che faceva lo sto- di questa ricerca, allora, non stupisce che egli ab- rico (con una sfilza di premi per contorno), scri- bia finito per elaborare un pensiero non privo di vendo i libri “a quattro mani” con i Cervi o con i assonanze con quella linea di pensiero che - da Gervaso. Étienne de la Boétie fino a Murray N. Rothbard, Il professor Miglio no. Era di un’altra pasta, era passando per i libertari americani del XIX secolo - “scandaloso”, era realista. Era così fuori dal siste- si è sforzata di sottrarre ogni maschera all’auto- ma da essere uno contro il sistema. Miglio amava rità politica”. E se non è antisistema, ergo fasti- ricordare che il Bel Paese non era di suo gradi- dioso, uno così, ditemi voi! mento. Figuratevi, con Maurizio Costanzo, al te- Montanelli col potere ci sguazzava. Miglio al lefono, s’è “permesso” di affermare che è cresciu- potere si opponeva. Se per Montanelli il “lutto to con sua nonna che parlava in tedesco alle galli- giornalistico” è durato una settimana, per Miglio ne. E, soprattutto, ha avuto l’ardire di dare il suo nemmeno un giorno. Tutto bene madama la mar- assenso, nonché l’appoggio ideologico, alla più ri- chesa. voluzionaria idea politica di questi ultimi cento- Se non fosse stato così non saremmo qui a scri- quarant’anni: la secessione. vere queste quattro righe zeppe di rabbia. Com- Mentre Montanelli le lauree se le prendeva ad plimenti professore. Quelli come il sottoscritto, honorem, in un paese in cui la laurea è già di per nel frattempo, continueranno a studiare sui suoi sé un insulto, Miglio faceva il preside della facoltà libri. Non su quelli del “grande vecchio”. di Scienze Politiche all’Università Cattolica di Mi- lano e faceva crescere fior fiore di giovani studiosi imbevendoli di idee coerentemente liberali. Se * Leonardo Facco è direttore di Enclave – rivista libertaria. Questo articolo è stato scritto il giorno dopo la morte del Montanelli paludava il suo sapere e le sue rampo- professore ed è stato inviato, sotto forma di lettera, al quo- gne nel Risorgimento savoiardo, Miglio, da vero tidiano Libero. Non è mai stato pubblicato, eppure “qualcu- scienziato della politica, approfondiva i concetti no” l’ha preso come spunto per scriverci un suo pezzo.

50 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Il politico scomodo Gianfranco Miglio padano e padanista di Gilberto Oneto

olti sono i meriti acquisiti da Gianfranco vace. Il movimento di aggregazione culturale na- Miglio ma due sono per noi fra i più impor- sceva in risposta al nazionalismo fascista: il na- Mtanti: l’avere sviluppato la moderna cultura zionalismo, avrebbe scritto Gianfranco Miglio sul federalista fino alle sue forme più nobili ed evolu- numero de Il Cisalpino del 5 agosto 1945, era sta- te diffondendone le idee e facendo sviluppare un to “il cavallo di Troia per mezzo del quale l’asso- ampio dibattito; e l’avere impostato le dottrine fe- lutismo dittatoriale aveva superato le mura delle deraliste a una dimensione coerente con le istan- garanzie costituzionali e aveva distrutto lo stato ze padaniste. Su questo secondo aspetto ci si vuo- democratico”. le qui soffermare non solo perché esso è parte In sostituzione delle regioni esistenti, i “federa- fondamentale del nostro bagaglio culturale, è la listi cisalpini” proponevano la creazione di canto- ragione statutaria del nostro esistere come aggre- ni (un termine di evidente ispirazione elvetica cui gazione associativa, è il principale collante di una Miglio resterà affezionato per tutta la vita): in vasta comunità sentimentale prima ancora che particolare, il punto fermo della ristrutturazione politica, ma anche perché esso è stato completa- del territorio italiano avrebbe dovuto essere il mente ignorato nel peraltro asfittico dibattito che “Cantone Cisalpino”. Per la restante parte della è seguito alla morte del professore. I commenti nuova architettura istituzionale proclamavano di che sono stati fatti in questa triste occasione si voler rispettare “la piena libertà dei fratelli pe- sono infatti limitati ad annotazioni di circostanza ninsulari” nell’organizzare gli altri cantoni. scrupolosamente circoscritte ai grandi meriti di Le ragioni d’essere del Cantone Cisalpino veni- Miglio federalista tralasciando completamente il vano delineate: “Dal confine alpino al crinale del- suo decisivo apporto alla padanità. l’appennino tosco-emiliano l’Italia transpadana e cispadana ha una sua specifica ragione d’essere, La Padania di Miglio una sua fisionomia economica produttiva storica L’evoluzione dell’idea migliana di Padania coin- e perfino linguistica da richiedere, per il suo pie- cide in buona parte con i più moderni sviluppi no sviluppo, anche a beneficio dell’intera nazio- della sua definizione comunitaria. ne, una sua posizione esatta e spiccata in seno Miglio è stato non l’ideatore della Padania, una all’Italia che sta nascendo. L’unità d’Italia non invenzione identitaria che va probabilmente ri- potrà essere rifatta su altre basi”.(1) portata ai tempi di Ambigato, ma è sicuramente Traspariva ancora un entusiasmo unitarista su stato uno dei più energici ed efficaci artefici della cui Miglio aveva fin da subito espresso il proprio sua riproposizione in termini quasi post-moder- disaccordo spingendo la sua analisi alle estreme ni, di entità istituzionale, di comunità politica, conseguenze: c’era molta ingenuità, osservava, in socio-economica e identitaria che si autoricono- quelli che volevano condannare il nazionalismo sce nella libera espressione della volontà dei suoi ma salvare la nazione.(2) abitanti. Sullo stesso giornale era comparsa una precisa Il primo incontro fra le elaborazioni del profes- descrizione degli ambiti anche territoriali di que- sore e la Padania (ancora sostanzialmente intesa sto Cantone Cisalpino: “Ma che cos’è dunque il come entità geografica) avviene nel 1945 con il lavoro del gruppo di intellettuali comaschi che si (1) Il Cisalpino, Milano 22 luglio 1945. era ritrovato attorno al periodico Il Cisalpino, di (2) Claudia Petraccone (a cura di), Federalismo e autonomia cui Miglio era il vero animatore e la mente più vi- in Italia dall’unità a oggi (Bari: Laterza, 1995), pag. 252.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 51 “Cantone” per il quale si battono i federalisti ci- di “macro-regione padana”(8) , transita per “Co- salpini? E’ un razionale spazio geofisico, econo- munità regionale”(9) e finisce poi per tornare al micamente e demograficamente individuato e termine “cantone” che gli è più congeniale e a cui costituito di unità capace di fornire materia per è sempre rimasto fedele. una vita politico-amministrativa autonoma e In parallelo, Miglio continua nella sua elabora- fattiva, col minimo possibile di ciarpame buro- zione dottrinale all’interno della quale acquista cratico. crescente definizione istituzionale la Padania, che La Liguria, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia non ha mai nel suo pensiero cambiato connota- e le tre Venezie, ossia tutta l’Italia settentrionale zioni geografiche, semmai solo il nome. Al termi- nel suo insieme costituisce un’armonica unità ne “Padania” Miglio sembra arrivare con molta geografica, economica, etnica e spirituale, ben fatica: c’è quasi una resistenza al suo uso. Forse è degna di governare sé stessa: sarà il “Cantone Ci- condizionato da un antico affetto per “Cisalpina”, salpino”, con capitale in Milano, baricentro della forse dal rispetto per l’antico “Lombardia”, forse Val Padana, sarà il cantone campione che rimor- dalla riluttanza a usare un termine fino ad allora chierà l’Italia intera sull’erta del risorgimento solo geografico. È un processo di graduale con- nazionale”.(3) vincimento e accettazione attraverso il quale sia- Di comunità naturali poi non si parla più in mo passati un po’ tutti e che ha trovato resistenze pubblico fino al 1975, quando il presidente della proporzionali al grado di cultura storica di ognu- Regione Emilia-Romagna, il comunista Guido no: possiamo perciò comprendere le esitazioni Fanti, propone un coordinamento delle Regioni del professore, condizionato dalla sua enorme co- padane, un progetto che verrà bocciato da Enrico noscenza della storia e, in particolare, dai suoi Berlinguer in nome della coerenza con la scelta studi e passioni toponomastici.(10) unitarista togliattiana. Di questo rilancio Il “Cantone cisalpino” (la “Padania” di Fanti) dell’”idea di Padania” Miglio si occupa in un arti- colo sul Corriere della Sera del 28 dicembre 4 1975.( ) Su quel progetto illuminato e troppo (3) Il Cisalpino, Milano 22 luglio 1945. avanzato per i tempi tornerà spesso e, in partico- (4) Riportato nella documentazione allegata. lare, in un suo famoso dibattito con Augusto Bar- (5) Gianfranco Miglio e Augusto Barbera, Federalismo e se- bera, nel corso del quale viene ricordato come cessione. Un dialogo (Milano: Mondadori, 1997), pag. 109. (6) “(..) Sul tema della “Padania” e della sua naturale indivi- quell’iniziativa avesse decretato la rovina politica dualità rispetto al resto del paese (illustrato in due miei arti- del Fanti “messo sotto processo: ai meridionali coli pubblicati dal Corriere della sera il 28 dicembre 1975 e il quest’idea di Padania bisogna riconoscere che 20 marzo 1976) ebbi un’aspra polemica con i professori Fran- non è mai andata a genio”.(5) Di Padania il pro- cesco Compagna e Giuseppe Galasso (Nord e Sud gennaio 1976, e La Stampa 31 marzo 1976). Ora ho constatato (senza fessore torna esplicitamente a parlare anche nel troppa meraviglia) che il Compagna, proprio nella “Conclu- suo libro del 1978 sull’architettura di mon- sione” della silloge curata da Muscarà, accetta pienamente (e tagna.(6) non si vede come potrebbe fare altrimenti) l’idea di unità È interessante notare come il termine “Pada- geo-economica della “Padania”, addirittura contrapponendo nia” – fino ad allora rimasto relegato nell’ambito a questa una ipotetica “megalopoli” del Sud. Per una persona che appena qualche mese prima aveva scritto: “Della Padania dello specifico linguaggio dei geografi - venga per non si discute: la si combatte anche nel nome” non c’è male. la prima volta utilizzato con un significato politi- Comunque meglio tardi che mai.(..)”. co. Gianfranco Miglio, Ricominciare dalla montagna (Giuffrè: Mentre da allora non si è mai manifestata alcu- Milano, 1978), pag. 19. (7) Il Sole-24 Ore, 21 marzo 1990. na riluttanza nel procedere all’elaborazione an- (8) Gianfranco Miglio, Come cambiare. Le mie riforme (Mi- che lessicale del concetto di “cantone”, si deve in- lano: Mondadori, 1992). vece prendere atto di come il nome di Padania ab- (9) Gianfranco Miglio, L’asino di Buridano (Vicenza: Neri bia sempre ingenerato strani pudori e comprensi- Pozza, 1999), pag. 81. 10 bili paure: l’idea di istituzione generica, non defi- ( ) Alla fine però Miglio finirà per diventare uno dei mag- giori e più autorevoli divulgatori del termine “Padania”, as- nita in termini geografici e identitari, riesce a es- sieme a Gianni Brera, Guido Fanti, Sergio Salvi e ad altri, sere più facilmente digerita di quella di una co- soprattutto i collaboratori della rivista Etnie. Il termine, da munità naturale che pretende di essere ricono- sempre impiegato dai geografi, diventa il nome di una rivista sciuta al di là delle vetuste, ma intoccabili, alchi- di cultura territoriale ma acquista la sua definitiva consacra- zione identitaria con un articolo su Ethnica (Gilberto Oneto, mie istituzionali unitariste. Dopo “cantone” il “Chi ha paura della Padania?”, n. 4 - Autunno 1994, pagg. professore parla di “macroregione”, e introduce il 52-56) e con la proclamazione dell’indipendenza, il 15 set- concetto di “grande regione”.(7) Nel 1992 parla tembre 1996.

52 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 diventa così “Valle Padana” virgolettata nella pre- fazione a Per un’Italia “federale”, una raccolta di suoi articoli sul Sole-24 Ore pubblicata nel 1990.(11) Si riscontra qui un’altra sua caratteristi- ca: il frequente impiego delle virgolettature, usate quasi più come sottolineatura che non nel senso classico di quasi pudica sfumatura. Nel 1992, nella prefazione al libro Bandiere di libertà, Miglio utilizza il termine molto esplicito di “Repubblica Padana”, dandogli una connota- zione piuttosto decisa in termini di immagine identitaria.(12) È il momento del suo legame con la Lega: nei “Sette comandamenti” elaborati per il movimento la Padania viene citata più volte.(13) Nel periodo immediatamente successivo al suo distacco, sembra utilizzare molto meno il termi- ne “Padania”, cui probabilmente associa l’ama- rezza di una delusione politica. Inizialmente usa “il Nord”, e nel suo Modello di Costituzione Fede- rale, ripropone “Valle padana”.(14) A “Padania” torna gradualmente anche grazie alla sua simpa- tia per La Libera Compagnia Padana (cui si asso- cia fin dal 1995) e al nuovo corso padanista che vede la rapida diffusione del termine soprattutto fra quella gente comune per cui ha sempre dimo- strato simpatia e sintonia. L’utilizzo del termine “Padania” così diventa sistematico ed esplicito nei suoi ultimi anni: si vedano le pubblicazioni dei Con Gilberto Oneto, nel 2000 suoi confronti con Veneziani(15) e con Barbera(16) e L’Asino di Buridano.(17) appartenenza di Aosta, Trento, Friuli e Trieste alla Ma quali sono i caratteri di questa Padania mi- Padania ma ha sempre sottolineato la forza trai- gliana? Quali i suoi confini? Cosa la determina, nante dello status da loro raggiunto cui sarebbe come dovrà essere costruita e quale sarà il suo stato in ogni caso sciocco rinunciare e non tra- ruolo? sformare in un concreto obiettivo per tutti. In particolare, nella trasposizione territoriale I “confini” della Padania della mappatura mentale della Padania, ha sem- Sui confini in sé ha sempre avuto idee chiaris- pre privilegiato la definizione del suo confine sime: “Il dogma teologico dell’immutabilità dello Stato, e della sacralità dei confini, poteva essere accettato in tempi in cui i fattori economico-so- (11) Gianfranco Miglio, Per un’Italia “federale”, Supplemen- ciali cambiavano molto lentamente, non certo ai to a Mondo Economico, n.30 del 4 agosto 1990, pag .9. nostri giorni”.(18) (12) Gilberto Oneto, Bandiere di libertà. Simboli e vessilli dei popoli dell’Italia Settentrionale (Milano: Effidieffe, 1992), Gli ampi contorni fisici di riferimento della Pa- pag. 2. dania che aveva in mente li aveva già chiariti ai (13) Gianfranco Miglio, Io, Bossi e la Lega (Milano: Monda- tempi de Il Cisalpino. Gli stessi saranno sistema- dori, 1994), pag. 20. ticamente ribaditi in tutte le sue proposte di ar- (14) Gianfranco Miglio, Modello di Costituzione Federale per chitettura istituzionale. Un ruolo a parte attri- gli italiani (Milano: Fondazione per un’Italia Federale, s.d. ma 1994), pag. 9. buirà sempre alle esistenti Regioni a statuto spe- (15) Gianfranco Miglio e Marcello Veneziani, Marco Ferraz- ciale, non già per implicarne un distacco o un di- zoli (a cura di), Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltan- verso livello di “padanità” ma solo – come ha to in crisi o non è mai esistito? (Firenze: Casa Editrice Le sempre esplicitato - per ragioni di opportunità le- Lettere, 1997). (16) Gianfranco Miglio e Augusto Barbera, op.cit. gate alla conservazione della loro condizione pri- (17) Gianfranco Miglio, L’Asino di Buridano, op.cit. vilegiata di autonomia. A parte ovviamente il Sud (18) Gianfranco Miglio, Federalismi falsi e degenerati (Mila- Tirolo, Miglio non ha mai dubitato della completa no: Sperling & Kupfer, 1997), pag. XIX.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 53 meridionale e lo ha spesso fatto utilizzando an- nità della cultura alpina, che collega la Padania che le sue trovate taglienti e spiritose che face- alla Baviera e alle regioni elvetiche”.(21) vano uscire dagli stracci gli avversari, e i melli- “Io credo che il fattore economico sia soltanto flui e pavidi sostenitori del politically uno degli elementi che determinano l’identità di correct.(19) Nelle Alpi non ha mai visto una divi- una convivenza umana e che la spingano a pre- sione se non una barriera amministrativa prov- tendere l’autonomia (..). Ma tu ti sbagli quando visoria imposta artificialmente a danno dei po- neghi le basi dell’unità politica dell’area padana. poli padano-alpini. “Le Alpi non dividono noi Questa è stata nei secoli una terra di comuni ed settentrionali dall’Europa, al contrario: ci uni- altissime esperienze istituzionali. È la storia del- scono al nord” ricorderà lapidario durante un le istituzioni (così come la conoscono gli specia- suo dibattito con Marcello Veneziani, intelligen- listi di tutto il mondo scientifico) a stabilire che te ma mediterraneo sostenitore della vecchia le genti padane sono diverse dagli altri popoli idea nazionalista e fascista di “sacro baluardo italici, e sono invece relativamente omogenee fra contro i barbari”.(20) Solo gli Italiani vedono le di loro. montagne come ostacoli, per i Padani sono uno Certo, quando tocchiamo il tasto delle identità, spazio famigliare, un rifugio, il segno anche ar- e sopra tutto quello del rapporto fra identità e in- chetipale delle proprie origini, l’elemento forte teressi, ci troviamo su di un terreno fra i più con- di contatto con gli altri fratelli europei. troversi della scienza sociale. Spesso nella politi- ca sono gli interessi stessi a costituire le identità, Elementi di determinazione della Padania e non viceversa. (..) Nel definire gli elementi di riconoscimento Noi stiamo vivendo un periodo storico nel qua- della padanità, Miglio ha sempre fatto prevalere le le identità vengono ridisegnate costantemente. i concetti di espressione di volontà e di autode- La Padania è un caso classico in cui una Comu- terminazione: il “diritto di stare con chi si vuole nità identitaria potrebbe essere messa in discus- e con chi ci vuole” che ha sistematicamente ri- sione, ma esistono due percezioni diffuse (ben ol- petuto in tutte le sue enunciazioni. Il vero noc- tre gli elettori della Lega) che costituiscono un ciolo del problema è sempre stato per lui da ri- idem sentire padano: la prima è quella di far par- cercarsi nel diritto e nell’espressione libera delle te della terra più ricca e laboriosa d’Europa e la scelte prima ancora che nelle manifestazioni seconda è quella di essere gli “schiavi fiscali” di “più classiche” dell’identità, pur ammettendo (e altre popolazioni. Non voglio ora discutere della sottolineando) che la volontà popolare è fonda- correttezza di queste percezioni, ma senza dub- mentalmente un derivato dell’identità e non può bio sono molto forti e forse sufficienti a far cre- assumere posizioni a essa estranee o difformi scere un senso di appartenenza di tipo identita- per tempi lunghi. Anche su queste tematiche, rio. L’identità non è solo etno-linguistica, ma è gran parte delle sue trasposizioni in chiave pa- fatta anche di stili di vita, condizioni socio-eco- danista si ritrovano nei resoconti di alcuni di- nomiche, percezioni politiche. battiti (ricordiamo quelli pubblicati con Marcel- Ma ben oltre i fattori socio-economici, che a lo Veneziani, nazionalista italiano “oltre ogni ra- mio avviso sarebbero già sufficienti a favorire la gionevole dubbio” e con Augusto Barbera, catto- nascita di un senso di appartenenza (che si mo- lico più possibilista) nel corso dei quali la confu- tazione di opinioni difformi espresse da interlo- cutori intelligenti gli permetteva di definire e (19) “ Anche la campagna toscana è bellissima, ma io non provo gli stessi sentimenti che mi vengono guardando le ri- chiarire dettagli importanti del suo pensiero. saie…” Citato in: Ettore La Serra, Il Miglione (Verona: Pro- “(..) Tutte le unità territoriali (..) non sono gei Editore, 1994), pag. 17. mai compatte e stabili al cento per cento, come Un’altra delle sue battute più caustiche era: “Quando passo se fossero disegnate e ritagliate a tavolino. (..) l’Appennino comincio a sentire odore di cous-cous…”. Quello che conta è individuare delle aree in cui E ancora: “Quello che è stato determinante, per le popola- zioni del Sud, è proprio l’idea che un uomo rispettabile è co- gli abitanti sentano coloro che stanno al di fuo- lui che riesce a vivere alle spalle degli altri. Questa è l’ossa- ri come estranei: la conflittualità amicus-hostis. tura della civiltà classica. Ulisse che cos’è: un rapinatore, è E questo storicamente per la Padania si verifi- un ladro, è un räuber, è una persona che vive estorcendo, ca: le città padane costituiscono un unicum, con la spada e con la furbizia, la ricchezza di altri. Tutto il mondo Mediterraneo è orientato secondo questa concezio- senza alcun dubbio. Solo la disinformazione e il ne”. (Trasmissione “Viaggio nel Sud”, Raiuno, 2/10/1992). disinteresse hanno portato i cittadini comuni a (20) Gianfranco Miglio e Marcello Veneziani, op.cit, pag. 94. ignorarne l’esistenza, oppure a non capire l’u- (21) Ibidem, pag. 68.

54 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 della anche sul senso di “alterità” rispetto ad al- certi periodi molto simile, come accade in quelle tre popolazioni della penisola) la Padania vanta fasi storiche in cui è spontanea, e non determi- maggiore omogeneità dell’Italia. Intendiamoci, nata da conquiste esterne che impongono divi- io sono contrarissimo al modello di “Stato nazio- sioni fittizie. nale” ottocentesco. Ma se prendiamo i versi di Ed è strano che non si riconosca questo; così Marzo 1821 di Alessandro Manzoni, come naturalmente non si può non riconoscere una d’arme, di lingua, d’altare, che c’è oggi un’unità geopolitica della Padania, di memorie, di sangue e di cor cioè geografica e socio-economica”.(24) e confrontiamo l’Italia con la Padania, è que- st’ultima ad essere una nazione e non certo l’Ita- Il progetto della Padania lia. L’unica posizione coerente è quella di chi af- Al di là di attribuire sempre grande autono- ferma che le “nazioni” non esistono in natura e mia decisionale a ciascuna comunità compo- quindi né la Padania, né l’Italia. In sostanza, se nente la federazione, Miglio non ha mai ipotiz- la Padania non è una nazione (a dispetto dell’o- zato delimitazioni o definizioni interne all’en- mogeneità linguistica, etnica e culturale dei suoi tità Padania. I suoi riferimenti più precisi vanno abitanti), figuriamoci l’Italia, formata da un’ac- ancora una volta cercati nelle sue affermazioni cozzaglia di popolazioni che non hanno nulla in sulla volontà di stare con chi si vuole e nel suo comune, neanche la lingua effettivamente parla- amore per l’immagine del paesaggio delle en- ta (dialetto). claves(25) come paesaggio di libertà, e per il for- Ma per riassumere il rapporto fra identità e in- te significato progettuale e ideologico che si ri- teressi, poniamo la questione in questi termini: trova dietro al colore di tale affermazione. An- alla naturale disomogeneità etnica italiana si è cora, ha sempre teorizzato la flessibilità dei ormai aggiunta la distonia di interessi. Se la Pa- confini (“Un punto merita ancora di essere dania è una “Comunità fittizia”, l’Italia si fonda chiarito: ed è quello della “geometria variabi- ormai solo sull’affettività. Basta leggere le inda- le”, che qui è stata riferita alla dimensione e al- gini di Ilvo Diamanti(22), che pure rilevano come la struttura dei macrocantoni”)(26) e le diffe- i padani secessionisti siano in netta minoranza, renze strutturali delle varie comunità padane: per rendersi conto che le argomentazioni unita- più di una volta, a questo proposito, ha espresso riste sono di natura essenzialmente “emotiva”, la sua soddisfazione per le elaborazioni sulle non razionale. Per quanto riguarda la Padania, Piccole Patrie che venivano portate avanti sui possiamo dire che “cuore e cervello” non vanno Quaderni Padani. Numerose volte, in conversa- nella stessa direzione, mentre diverso è il caso zioni private, aveva sottolineato la necessità di del Meridione: lì gli interessi delle popolazioni so- riconoscere le patrie naturali, belle e vitali pro- no in massima parte coincidenti con quelli della prio perché caratterizzate da peculiarità stori- classe politica romana.”(23) co-culturali e da diversità in dimensioni. Nella Ad Alessandro Storti che gli sollecitava in sua Proposta di Costituzione per un’Italia Fe- un’intervista un commento sul reiterato impiego derale aveva espressamente ricordato la neces- dell’allocuzione ipocrita di “cosiddetta Padania” sità di riconoscere i diritti di tutte le minoranze da parte degli avversari ha risposto: “Una delle cose che mi irritano di più è la pole- mica che fa una certa “cultura” (cultura è già (22) In realtà, dall’indagine di Diamanti cui Miglio fa riferi- un’espressione elogiativa non meritata) contro la mento, risultava che il 23,2% dei Padani riteneva l’indipen- denza del Nord “una prospettiva vantaggiosa ed auspicabile” nozione di “Padania”. Ora, che ci sia stata una e un altro 29,2% “una prospettiva vantaggiosa sul piano evoluzione storica nella Valle del Po abbastanza concreto, ma inaccettabile”. Ilvo Diamanti, “Il Nord senza omogenea in certi momenti storici è un dato cer- Italia?”, su Limes, n.1, 1996, pagg. 15-30. to. Basti pensare per esempio alle Repubbliche (23) Gianfranco Miglio e Augusto Barbera, op.cit., pagg. 166- urbane medievali che sono padane: gli storici te- 169. (24) Alessandro Storti (a cura di), “Intervista a Gianfranco deschi usano da sempre infatti il termine “pada- Miglio”, su Quaderni Padani, n.7, settembre-ottobre 1996, nische”. Se si trova un altro nome per indicare la pag. 50. valle del Po si può essere d’accordo; tuttavia è as- (25) L’immagine del “paesaggio delle enclavi” è stata delinea- surdo negare che nella valle del Po ci siano popo- ta da Gianfranco Miglio nel suo intervento al convegno sul “Nuovo federalismo europeo”, tenutosi a Stresa il 25 giugno lazioni, indubbiamente dotate di loro particola- 1993. rità, ma al contempo piuttosto omogenee, e che (26) Gianfranco Miglio, Federalismi falsi e degenerati, esse abbiano avuto una vicenda istituzionale in op.cit., pag. XVIII.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 55 territoriali che si autoriconoscevano come tali. Centro e Sud), perché di più facile classificazio- In ogni caso ha sempre spinto per non attribui- ne, fondate su stili e tenori di vita fra loro di- re nessun carattere di staticità e nessun valore versi e ormai orientate elettoralmente in modo di presunta eternità a nessuna delle comunità omogeneo. Ma l’adozione di un modello territo- naturali costituenti la Padania. L’idea di patto riale piuttosto che un altro, resta comunque fra di esse non doveva mai venire meno al suo una scelta istituzionale. Il senso del territorio è essenziale carattere di contratto stipulato libe- sempre “derivato”.”(28) ramente fra soggetti liberi: “le comunità federa- li dell’ormai imminente secolo ventunesimo sa- Prospettive padane ranno tutte “temporaneamente limitate”: cioè Per la Padania, che nella visione degli ultimi soggette a essere “revisionate” ogni trenta- tempi vedeva quasi completamente liberata da cinquant’anni”.(27) ogni “legame italiano” configurandosi come Soprattutto, ha sempre ribadito la necessità di una entità del tutto indipendente, addirittura smontare la gabbia rappresentata dalle attuali preconizzava scenari di originali rapporti inter- divisioni amministrative, risultate da una opera- nazionali. zione fatta a tavolino da centralisti italiani. “Analogamente penso che un’eventuale Pada- “Io ho seguito da vicino il lavoro della Fonda- nia indipendente dovrebbe essere neutrale, cioè zione Agnelli che ha pubblicato un bel libro allargare l’area dei soggetti non allineati, per sulla Padania e che la identifica attraverso una negoziare la propria posizione. L’idea potrebbe visione che prescinde totalmente dai confini essere quella di costruire un modello di Padania italiani. Secondo questo testo c’è l’incontro tra neutrale unita alla Confederazione elvetica nel una sequenza che mette in moto i rapporti tentativo di creare un’area di negoziazione e di Nord-Sud e sopra tutto i rapporti Ovest-Est: la freno alla costruzione centralista bruxellese, Padania, dunque, sarebbe esistita anche in as- che si rivela sempre più come un “novello CO- senza del grande fiume. Certo è vero che esisto- MECON”. (..) no le particolarità regionali: i veneti hanno la Sì, a un certo punto la Padania e la Confede- tendenza a parlare di “nazione veneta” e piccoli razione elvetica potrebbero stipulare un con- sfizi come quello di volere chiamare “doge” il tratto per rendere stabili le relazioni nella ge- segretario nello Statuto regionale del mio par- stione della neutralità”.(29) tito (Partito federalista). E sicuramente hanno È soprattutto negli ultimi scritti che questa una quantità di elementi che li differenziano idea di Padania indipendente sembra quasi pren- dai lombardi, con cui intrattengono però rap- dere il sopravvento su tutte le sue precedenti co- porti fortissimi (tra lombardi e piemontesi, per struzioni federaliste e istituzionali. esempio, le relazioni sono meno intense). Sono “I leghisti, i quali, tra difficoltà enormi, han- dunque d’accordo con te che l’idea di un’unità no finalmente individuato nelle regioni del profonda dei padani solleva perplessità, ma gli Nord, nella mitica Padania, la parte del paese studi storici mi portano a giudicare irrilevante che, con le sue iniziative economiche, consente questo fattore. Secondo me, infatti, non è la anche agli altri di sopravvivere, una Padania nazione che ha creato lo Stato, ma è lo Stato che, se fosse indipendente, sarebbe la regione che ha creato la nazione. È chiaro allora che le più ricca d’Europa, rinunceranno al loro dise- identità etniche e territoriali - al di sopra di gno di liberazione e di rinnovamento?”.(30) quelle che rappresentano il “gusto delle radici”, che, come hai rilevato giustamente tu, è un fe- Conclusione nomeno diffuso in tutto il mondo - vengono In parallelo all’evoluzione lessicale (e alla scelte dalla struttura politica. Quando mi viene completa accettazione del termine Padania), chiesto quali sono le unità territoriali da cui Miglio era arrivato a essere compiutamente un partire, dunque, io rispondo sempre che sono le patriota padano. Questa sua scelta traspariva venti Regioni italiane: i costituenti del 1946, sempre più chiara anche dai rapporti con la no- d’altronde, hanno utilizzato come parametro di riferimento le strutture disegnate a tavolino da Cesare Correnti nel 1853 senza chiedere ai cit- (27) Ibidem, pag. XIX. (28) Gianfranco Miglio e Augusto Barbera, op.cit., pagg. 156 tadini se erano d’accordo ad essere raggruppati e 157. su queste basi. È chiaro che sono più semplici (29) Ibidem, pagg. 149 e 150. le aggregazioni tra le tre grandi aree (Nord, (30) Gianfranco Miglio, L’asino di Buridano, op.cit., pag. 101.

56 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 stra Associazione di cui ha sempre apprezzato e trasposizione di invenzioni altrui o la truffaldina lodato la coerenza e il rigore padanista. mascheratura di interessi d’altri è per una buona Indipendentemente da ogni altra considerazio- parte grazie all’autorevolezza scientifica, alla pas- ne, a lui va riconosciuto soprattutto il grandissi- sione politica, all’affabilità e all’amore con cui mo merito di avere divulgato le idee federaliste Miglio ha impostato il problema. I suoi discorsi (di autodeterminazione, secessione, del “diritto erano lezioni che tutti potevano capire: la forza di stare con chi si vuole e delle sue idee non aveva bi- con chi ci vuole”) fra la gen- sogno di fraseggi e prose te: la vera origine di ogni di- complicate. È riuscito a fare battito sul federalismo si de- apostolato ovunque, non so- ve a lui. Lui ha all’inizio de- lo nei facili territori dei vec- gli anni ’90 con la sua auto- chi autonomisti che di que- revolezza, la sua cultura ma ste cose discutevano da anche con la sua innegabile sempre ma anche in altri abilità di comunicatore, por- ambienti pregiudizialmente tato il federalismo nelle case chiusi a ogni segno di pada- di milioni di persone, ha dato nità(31), fra la gente colta e veste comprensibile e attuale fra quella più umile che gli a un termine polveroso e a ha sempre voluto bene. Pro- un concetto astruso ai più, prio nella base padanista Mi- ed ha “sdoganato” il movi- glio ha sempre trovato affet- mento politico che faceva del to e amicizia: era il nonno o federalismo la sua bandiera. il padre che ciascuno avreb- In parallelo, Miglio è stato be voluto avere, era conside- anche il principale artefice rato una sorta di garante dell’elevazione della “que- della correttezza e della se- stione padana” da recrimina- rietà delle idee e dei progetti zione di strada, da oggetto di comuni, era una sorta di be- barzellette liberatorie o di nefico Merlino in grado di samizdat, a problema chiave assicurare la coerenza degli del dibattito politico e “og- eroi e la certezza della vitto- getto del desiderio” non più proibito o improba- ria. Nessuno si sentiva escluso dalla sua prosa bile di milioni di padani. Il professore ha solleva- semplice e chiara, tutti venivano conquistati dal- to la Padania a essenza vitale, non importa se in- la sua sincerità, dall’ardore con cui esprimeva le tesa come macroregione, comunità identitaria, cose in cui credeva. nazione, o unione di nazioni. Quello che era solo Il profondo e schietto sentimento con cui par- una sensazione, un sentimento presente in tutti lava della Matria padana era entusiasmante e ma confinato nell’intimità delle famiglie e nella contagioso: Quando percorro la Pianura Padana quasi settaria elaborazione di piccoli gruppi è sta- provo un senso profondo di affetto, di tenerez- to portato da Miglio allo scoperto: da dato dignità za… È come vedere il viso di mia madre.(32) scientifica a qualcosa che c’è sempre stato nella storia ma che una sottile e subdola oppressione – culturale prima ancora che politica, psicologica (31) A riprova del successo delle sue idee anche negli am- prima che economica – avevano relegato fra il bienti meno pregiudizialmente ben disposti, servirà ricorda- politically (very) incorrect. Quello che nel tempo re alcuni passi tratti dall’introduzione di Roberto Formigoni è stato Terra di mezzo, Gallia cisalpina, Gallia to- alla seconda edizione de L’asino di Buridano: “(..) ogni tenta- gata, Eridania, Italia annonaria, Longobardia tivo di ricostruire la unità formale dello Stato italiano è de- stinato al fallimento; l’unica operazione storicamente vali- major, Lombardia, o i più moderni Italia superio- da è quella che viene tentata qui, con ferma convinzione, re, Italia settentrionale, Norditalia, Nord, Setten- volta a individuare le comunità naturali (“macroregioni”) trione, o il geografico Padania ha trovato una sua in cui i popoli si esprimono spontaneamente, ed a fondare definizione strutturale: un sentimento è diventa- su di queste un nuovo elastico ordinamento amministra- tivo”. Roberto Formigoni, Prefazione a L’asino di Buridano to un’idea. Se alcuni milioni di Padani possono (Varese: Edizioni Lativa, 2001), pag. 6. Si tratta della ripub- disporre per la prima volta in questo secolo di blicazione del lavoro del 1999. un obiettivo politico loro, che non sia la capziosa (32) Citato in: Ettore La Serra, op.cit., pag. 17.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 57 Il politico scomodo Sud e Nord insieme per dividersi Uno sguardo meridionale su Gianfranco Miglio

di Antonio Cardellicchio*

ome viene considerato Gianfranco Miglio del centro unico. Per entrambe mantenere arti- dall’opinione pubblica meridionale? Appare ficialmente il sottosviluppo meridionale signifi- Cstimato come scienziato politico e impopo- ca conservare la polpa del loro potere: allocare lare e antipatico a “livello di massa”. risorse e deliberare una pianificazione pubblica. La prima opinione è consolidata tra le persone Così non sorprende che la pretesa di una con- informate, la seconda è una percezione non notazione etnicista del pensiero di Miglio possa spontanea e non fondata su informazioni di pri- essere confutata da cima a fondo. Lo ha fatto in ma mano. Una montagna materiale e ideologica, modo rigoroso e brillante Alessandro Vitale(1) formata da corposi interessi e manipolazioni in- che ha mostrato come la tirannia centralista uti- teressate, divide la fonte scientifica dalle rappre- lizzi il comodo strumento del “divide et impera” sentazioni correnti, con il loro corredo di pre- nei confronti di un Nord e di un Sud entrambi giudizi miserandi. sfruttati, e come la falsificazione del pensiero di Se un’opinione ancora largamente diffusa ve- Miglio sul Mezzogiorno sia parte integrante di de nell’opera di Miglio un’azione anti-meridio- quella compiuta dal regime unitario sulla teoria nale, alcuni neo-federalisti meridionali ricono- federale migliana. scono nella teoria politica di Miglio quella più La reazione è stata inevitabilmente dura per- adeguata e congeniale alla libertà costituzionale ché “per la prima volta forse nella storia unitaria e all’auto-governo del Mezzogiorno. In essa ri- ci si trovava di fronte a uno dei massimi studiosi trovano motivazioni profonde per ricercare una della politica che questo Paese abbia mai avuto, cornice costituzionale idonea a un proprio mo- che presentava l’alternativa federalista, argo- dello di sviluppo, con la fine di quell’umiliante mentandola razionalmente e dal punto di vista dipendenza delle province meridionali dall’u- logico e storico, come l’unica via d’uscita dalla niformazione statal-nazionale astratta e coerci- crisi distruttiva dello Stato unitario centralizza- tiva, che è l’inter-faccia di un meccanismo per- to”(2). verso diseconomico, semi-socialista e semi-ma- La leggenda unitaria si è servita secondo Vita- fioso,dominato dal comando politico, e regolato le di luoghi comuni per coprire l’aperto ricono- dalla corruzione. scimento da parte di Miglio di una particolare Certo un nemico meridionale, dichiarato ed vocazione politica tra i meridionali, scarsa o as- avvelenato,del pensiero di Miglio esiste ed è la sente invece tra i lombardi. Non si tratta solo classe politica meridionale in carriera nazionale, della significativa memoria di importanti federa- che invoca la solidarietà e unità nazionale nella listi meridionali classici quali Gaetano Salvemi- lotta accanita per i propri privilegi e prerogative ni, Napoleone Colajanni, Francesco Ferrara e e trasuda avversione e odio per ogni forma di concorrenza, economica e istituzionale. Le loro clientele politiche seguono, naturalmente. Inol- * Antonio Cardellicchio è membro del coordinamento della tre, in parallelo, la classe politica centralizzata rivista élites. della capitale agita la “solidarietà” e la “perequa- (1) Alessandro Vitale, “Nessuno ha teorizzato la superiorità zione” tra regioni ricche e povere per aggredire padana”, su élites (con il n.4 di Fondazione Liberal) Feb- ogni progetto di struttura federale, ogni idea di braio 2001, pagg. 15-23. divisione territoriale del potere, di sovversione (2) Ibidem, pag. 17.

58 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 del rilievo storico del movimento separatista fe- riconosciuto che la capacità di autogoverno era deralista siciliano e del suo leader Andrea Finoc- la strada maestra dell’emancipazione dei meri- chiaro Aprile, che seppero trarre tutte le conse- dionali e che, viceversa, strutture federali di re- guenze dell’oppressione dello Stato unitario sponsabilizzazione decisionale davano ai meri- centralizzato e furono molto determinati nella dionali condizioni favorevoli alla diffusione della loro politica. Nel febbraio 1944 Finocchiaro capacità d’iniziativa e toglievano gli ostacoli e le Aprile nel presentare il Mis (Movimento Indi- mortificazioni alla loro dignità e all’autonomia pendentista Siciliano) della produzione di ric- pronunciò un discorso chezza. Per il repubbli- nettamente federalista: cano Arcangelo Ghisleri, “L’unità italiana è stata un cremonese che senti- deleteria per noi. Noi va profondamente i pro- nulla avemmo dall’unità blemi del Sud per aver che non fossero l’abban- vissuto, da insegnante, a dono, lo sfruttamento e Napoli e in Basilicata, il disprezzo. Quando si era chiaro che per le po- ripete che la Sicilia non polazioni meridionali era fu considerata che come essenziale “la padronan- una colonia, si dice me- za di se stesse”. In tal no della verità”. L’indi- senso ebbe a scrivere: pendentista siciliano di- “Non dunque “interven- chiarava senza mezzi to” ma emancipazione termini che “pur rispet- dal Governo, il quale tando i tentativi degli sotto la maschera d’una autonomisti di buona fe- tutela paterna non ha de, pur riconoscendo fatto sino ad ora che in- che l’attuazione dell’au- tervenire in appoggio dei tonomia rappresentereb- privilegiati e degli op- be un grande e decisivo pressori”(3) e che sareb- passo verso l’indipen- be stato possibile passare denza, mi dichiaro con- dal regime unitario ad trario, non solo all’ac- uno federativo solo “per cettazione di una pro- volontà e richiesta delle messa di autonomia, co- stesse regioni più inte- munque fatta, che sareb- ressate” perché, infatti, be uno specchietto per “Un regime d’autonomie le allodole, ma mi dichiaro contrario all’autono- alle regioni del mezzogiorno non può essere im- mia anche se effettivamente concessa, preferen- posto per decreto reale (che sarebbe un colpo di do di gran lunga la soluzione più logica e radica- Stato)-né per imposizione rivoluzionaria, che le dell’indipendenza, il solo mezzo che condurrà venisse dal di fuori, ossia da un movimento sul serio alla soddisfazione degli antichi voti e estraneo alle regioni stesse, che più ne dovreb- delle nuove aspirazioni del popolo siciliano”. bero beneficiare; poiché in tal caso la rivoluzio- Tali motivi sono pienamente riconosciuti da ne si presenterebbe con tutti gl’inconvenienti di Miglio e vilipesi dagli unitari. Non potrà esserci un fatto d’ingerenza, di sopraffazione o di ege- una rivoluzione federalista che abbatte lo Stato monia”(4). unitario se i lombardi e i veneti non traducono Non esistono dunque incomprensioni ed equi- in politica la loro legittima rivolta produttiva, voci nell’ambito dei principi e dell’etica federali- superando quella che Miglio chiama la loro tra- sta. Ne esistono invece tanti, e ingombranti, nel- dizione servile e se i meridionali non traducono la pubblicistica corrente, nell’irrazionalità della la loro vocazione politica in un cambiamento istituzionale e superano la loro abitudine a vive- (3) Arcangelo Ghisleri, La questione meridionale nella solu- re alle spalle dei produttori e la loro propensio- zione del problema meridionale (Roma: Libreria Politica ne al pubblico impiego. Moderna, s.d.), pag. 68. D’altra parte, i federalisti settentrionali hanno (4) Ibidem, pag. 69.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 59 politica, nelle relazioni distorte e intossicate sta realtà non sorprende che la teoria federale di (perché coercitivamente indirette) tra le diverse Miglio venga demonizzata. L’unitarismo era tan- popolazioni e regioni della penisola, tra classe to artificiale da inventarsi l’idea di un popolo politica governante e governati. italiano omogeneo, nell’avversione e nell’intolle- Nell’ambito dello Stato italiano “uno e indivi- ranza verso ogni riconoscimento delle diversità sibile” le relazioni tra individui e comunità non e dis-omogeneità naturali e storiche, delle plu- sono libere, sono compromesse e viziate dall’ar- ralità individuali e regionali. Esiste certo il pro- tificio unitario. blema, spesso vistoso, di determinati vizi meri- La contrapposizione Nord-Sud è stata alimen- dionali, sui quali la parola di Miglio è impietosa. tata per un lungo periodo storico dalla protesta Ma 1) essi sono visti nell’ambito dei vizi e delle meridionale contro il protezionismo che favori- debolezze degli italiani come sono (infatti Mi- va l’industria del Nord e dalla protesta setten- glio dichiara “Sono nato in un Paese in cui non trionale contro l’assistenzialismo a favore del mi sento consentaneo”); 2) l’autore è altrettanto Sud, entrambe legittime. È stata alimentata dal- radicale sui difetti e limiti dei lombardi; 3) fede- la meridionalizzazione della burocrazia naziona- ralisti e moralisti meridionali sono tutti severi e le e, più in generale, dalla rivalità tra due suddi- altrettanto impietosi sui vizi meridionali, radi- tanze, settentrionale e meridionale. Entrambe le cati in abitudini secolari di dipendenza, di rela- comunità non potevano decidere nell’ambito dei zioni comando-obbedienza, protezione-fedeltà, loro territori e delle loro popolazioni e non po- in un evidente parallelismo e in un’inevitabile tevano stabilire relazioni dirette tra loro. In que- collusione tra statalismo e camorra. Quello che ha scritto il meridionale Gaetano Salvemini su- gli aspetti canaglieschi e camorristici della vita amministrativa meridionale non ha confronti. Quindi non è questo il punto. Per comprendere, non per giustificare, si può vedere come una storia plurisecolare di un Mezzogiorno di inter- venti regi, modelli di stati di conquista (unifica- zione italiana inclusa), blocco delle autonomie urbane perdurante pre-capitalismo e anti-capi- talismo, oppressione dell’impresa e del lavoro li- bero, massiccio impiego pubblico e sistema cor- ruttore delle “provvidenze” statali e para-statali, non poteva non produrre vizi pesanti e diffusi, relazioni umane non libere, servili, violenza. Proprio per tutto questo sarà determinante la rivolta meridionale contro i vizi meridionali (tutti con un nome e cognome), non un’ennesi- ma legislazione ma non ostacolare, lasciar fare al coraggio e all’intraprendenza di individui me- ridionali. Sarà il passaggio da una tutela, soffo- cante, disastrosa, corruttrice, a una garanzia di libertà, madre della responsabilità. Il pensiero federale di Miglio ha sempre riconosciuto tutto ciò mentre l’unitarismo statale (senza pensiero) lo disconosce. I lucidi affondi realistici di Miglio, svelano la radice di un parassitismo meridionale che è una malattia meridionale: “I detentori del potere po- litico hanno bisogno che ci siano dei bisognosi. Non è un caso che nel momento attuale, in cui i ceti “proletari” (con buona pace di certi statistici sociali) vengono riducendosi per il nuovo modo di produrre e per lo sviluppo dell’economia pri- vata,i detentori del potere politico stiano inven-

60 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 tando quel che Ralf Dahrendorf definisce Er- si colloca nel settore informale e nel mercato satzproletariat, un “surrogato del proletariato” nero, quindi non può accedere al credito ed è aprendo le porte ai diseredati del Terzo mondo. costantemente soggetta a sanzioni. Per de Soto, Ecco il giusto punto di vista dal quale considera- come per i neo-federalisti meridionali, per su- re lo Stato sociale. Se ci si limita a contemplare perare povertà e arretratezza bisogna liberarsi i beneficati, non si percepisce la natura vera del dai finanziamenti pubblici e dalle ingerenze po- fenomeno. Le molle di questo meccanismo poli- litiche e cercare una propria strada, valorizzan- tico sono rappresentate da coloro che organizza- do il meglio della propria diversità e con l’in- no lo Stato sociale. Perché la dilatazione delle venzione di una pratica giuridica congeniale al pubbliche erogazioni si traduce nella “produzio- territorio e alla popolazione, condivisa da que- ne”(e poi nel controllo) del voto. Lo Stato socia- st’ultima. le è infatti un fenomeno tipico dei sistemi eletti- Cambiare l’ordine giuridico in modo proprio, vo-rappresentativi: ne è un complemento quasi specifico, conforme ai costumi, alla diversità necessario, perché consente di tradurre nel vo- meridionale ed anche alla notevole tradizione to, con un tipico e perverso scambio politico, giuridica napoletana è dunque la chiave di volta l’elargizione, effettuata o promessa, rendendola di uno sviluppo non dipendente, di una creazio- sistematica”. ne non artificiale di impresa e lavoro. Con un Al tempo stesso, per un’analisi innovativa del ordine federale e contrattuale capace di rispon- sottosviluppo meridionale risulta illuminante dere alla crisi irreversibile dello Stato-nazione l’opera del peruviano Hernando de Soto sull’e- (per Miglio “La nazione è stata una costruzione conomia informale e i costumi sociali latino- dello Stato, è stata il vertice dello Stato militari- americani e del terzo mondo. In El Otro Sende- sta e fiscalista”(5)), alle pretese e agli arbitri del ro e The Mistery of Capital l’autore compie un super-centralismo dell’Unione Europea e, so- viaggio sorprendente tra le favelas brasiliane e prattutto, ai bisogni e alle vocazioni dei meri- le bidonvilles centro-africane, scoprendo che dionali. anche qui esistono imprenditori ingegnosi, uo- Nuove istituzioni, non importate, non colo- mini dinamici, risparmiatori tenaci e perfino niali prefettizie, nel cui ambito può esprimersi capitali di una certa dimensione. Secondo de la responsabilità individuale di fare il proprio Soto tutto ciò non produce sviluppo e crescita dovere e la garanzia dei propri diritti. Quella re- perché non esiste un ordine giuridico capace di sponsabilità e inventiva che diversi meridionali garantire con efficacia la proprietà ed esiste in- hanno spesso dimostrato nell’emigrazione, in vece un mondo dove la classe politica domina la ambienti sociali regolati dalla concorrenza e vita produttiva, la società e gli scambi. In tale dallo spirito imprenditoriale, potranno dimo- realtà i capitali non riescono a farsi liquidi, per strarlo nella loro terra, liberandosi dalla servitù poter essere investiti e utilizzati nella creazione e dall’oltraggio. di imprese e lavoro. Per de Soto, come per Bru- Sulla tomba di Gianfranco Miglio diciamo, in no Leoni e Harold J. Berman, il diritto non è senso foscoliano, che la diceria di un Miglio an- quello “artificiale “ dello Stato ma quello “tradi- ti-meridionale resterà seppellita nella polvere zionale”, fondato sul costume e sul prestigio di delle cronache. Invece, nella storia lunga delle alcune figure sociali: il diritto cioè un ordine idee, lo sguardo d’aquila di Miglio, teorico della che si sviluppa spontaneamente, emerge dal diversità e disomogeneità, di un federalismo pu- basso e vive nella cultura di chi lo pratica. L’A- ro, demistificatore dell’irrazionalità e crudeltà merica latina e il nostro Mezzogiorno non sono dello statalismo unitario, e proprio perché ne- certo identici ma presentano alcune affinità. Se mico implacabile dei vizi meridionali italiani, la proprietà nel terzo mondo non ha una defini- verrà ricordato dagli uomini liberi di ogni regio- zione giuridica, nel Mezzogiorno la proprietà è ne, anche come un amico del Mezzogiorno, un incerta, precaria, soggetta non solo alle limita- sostenitore del suo sviluppo, un partigiano della zioni e alla fiscalità dello Stato ma all’estorsio- sua libertà. ne, ai ricatti, alla “compravendita” sotto la mi- Riposa in pace, maestro. Le tue idee vive sa- naccia della violenza, da parte delle organizza- ranno feconde. zioni criminali. Cioè in entrambe le situazioni vale l’analisi di de Soto, secondo la quale l’inde- terminatezza della proprietà genera il fatto che (5) Aa. Vv., Il Risorgimento imperfetto (Roma: Edizioni Libe- una parte notevole dell’economia più dinamica ral, 1997), pag. 61.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 61 Il politico scomodo È Gianfranco Miglio, il vero “precursore” della Seconda Repubblica

di Marcello Staglieno*

oprattutto chi intenda storicizzare il decen- dell’Ufficio di Presidenza di quella “Commissio- nio 1991-2001 dovrà rilevare quanto oggi i ne per le Riforme istituzionali”, guidata prima Sgovernanti del Centrodestra, nell’apprestarsi da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Iotti, che fu a dare un nuovo assetto alla Carta costituzionale sorda alle proposte di Miglio, e non sortì risulta- del 1948, di certo hanno difficoltà a riconoscere. to alcuno al pari della successiva che, nel 1996, E cioè il fatto che soprattutto le riforme che venne presieduta da Massimo D’Alema. stanno per investire la “forma di Stato” - ma in- Al binomio federalismo-presidenzialismo che dissolubilmente correlate alla “forma di gover- cambierà quanto prima l’assetto dello Stato, Mi- no” e a una nuova legge elettorale - non sono glio ha dato contributi sostanziali. Tanto che uscite dalle menti, quanto meno non del tutto, avrebbe ben meritato il laticlavio a vita. I suoi del nuovo esecutivo. All’alba degli anni Novanta, contributi alle riforme investono sia il piano quando i suoi attuali componenti erano bene o teorico-normativo sia quello d’ogni loro pratica male inseriti nel sistema della Prima Repubblica attuazione: vi pervenne attraverso gl’imponenti traendone magari anche importanti vantaggi lavori del “Gruppo di Milano” (specie accanto a economici, soltanto Gianfranco Miglio – coordi- Massimo Severo Giannini e Serio Galeotti, nei natore del “Gruppo di Milano” – già da quasi un due volumi “Verso una nuova Costituzione”, decennio aveva infatti elaborato, con assoluto ri- Giuffrè 1983) ma soprattutto attraverso elabora- gore di “tecnico delle istituzioni”, le modifiche zioni successive. alla Costituzione che finalmente, ci si augura, Al pari del suo maestro-amico Carl Schmitt stanno per essere varate. (del quale, con difficoltà e dopo molte insistenze Lo stesso Umberto Bossi, oggi ministro per la presso Giovanni Evangelisti e Nicola Matteucci, devolution, anche quando alla fine degli anni pervenne a pubblicare la sinossi “Le categorie Ottanta pervenne al Senato come rappresentan- del ‘politico’”, Il Mulino 1972) ad animare Mi- te della poi diventata Lega Nord nel 1992, esprimeva soltanto confuse aspirazioni autonomistiche che poi, grazie soltanto a Gian- * Marcello Staglieno (Genova 1938), d’antica famiglia patri- franco Miglio, si articolarono in un compiuto zia, giornalista e scrittore, è stato nel 1974 tra i fondatori de “progetto federale”. Ne sono diretto testimone, Il Giornale dove rimase sino al 1992 come inviato speciale sia per avere raccolto proprio da Miglio quel- culturale. È autore di numerosi saggi,tra cui: Leo Longanesi l’“Intervista sulla Terza Repubblica” (a suo avvi- (con Indro Montanelli,Rizzoli 1984); Un Santo Borghese – Pier Giorgio Frassati (Bompiani 1990); “Spengler,Thomas so sin dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989 Mann, Carl Schmitt” (nel volume Sul Destino a cura di Ste- noi viviamo infatti nella Seconda all’insegna di fano Zecchi,Il Mulino 1991); Una Costituzione per i prossimi un’incruenta, per fortuna, “rivoluzione all’italia- trent’anni (intervista a Gianfranco Miglio, Laterza 1991); na”) pubblicata nel 1991 presso Laterza con il ti- Un’Italia civile (intervista a Gianfranco Fini, Ponte alle Gra- zie 1999). Ha inoltre curato i diari inediti di Giovanni An- tolo “Una Costituzione per i prossimi trent’an- saldo (L’antifascista riluttante, Il Mulino 1992). Senatore nel ni”. Sia perché, in quanto senatore nel 1992, 1992 e vicepresidente del Senato dal 1994 al 1996, è stato grazie a lui e accanto a lui entrai a fare parte anche direttore (1998-1999) de Il Secolo d’Italia.

62 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Con Marcello Staglieno, Elio Veltri, Massimo Colombo, Franco Castellazzi, Gianni Verga e Franco Cardini, a Bruzzano nel 1991 glio c’è soprattutto la convinzione che “il con- stabile permanenza dei “residui” sulla caducità cetto di Stato presuppone il concetto di ‘politi- delle “derivazioni”), Gaetano Mosca (l’ineludibi- co’”. Non voglio qui inoltrarmi negli aspetti teo- le persistenza della “classe politica”) e lo stesso rici in cui - genialmente muovendosi tra storia Carl Schmitt. delle istituzioni, scienza della politica, antropo- Da lui Miglio ha mediato sia la contrapposizio- logia, diritto, economia, teoria e storia delle am- ne amicus-inimicus-hostisovvero tra alleato-ne- ministrazioni e storia tout-court – da decenni mico interno-nemico esterno. Sia, in contrasto lui signoreggia in modo incontrastato: tanto che con Hans Kelsen (e con la maggioranza dei co- Carl Schmitt, da me incontrato (grazie al mio stituzionalisti d’oggi, a partire da Giovanni Sar- grande amico Ernst Jünger) a Plattenberg il 2 tori) il primato del “decisionismo” sulla “nor- gennaio 1984, pregandomi di portargli i suoi sa- ma”. Ed è stato buon profeta. Ben sapendo che luti definì Miglio “il maggior tecnico delle istitu- ogni nuova Costituzione,come suggeriva Char- zioni e l’uomo più colto d’Europa”. les de Gaulle, nasce “sul filo della spada”, Miglio Mi limito comunque a rilevare che, nell’àmbi- è sempre stato perfettamente consapevole - per to della sua enorme dottrina, domina la consa- guardare al secondo dopoguerra - che anche pevolezza della “regolarità della politica”, in un quella nostra del 1948 scaturì (attraverso com- consequenziale legame tra cause ed effetti (pur promessi tra la Democrazia cristiana e il Pci) da scompigliato a volte dal sopraggiungere dell’im- una guerra perduta, così come a determinare previsto, che Machiavelli definiva “Fortuna”), nel 1958 la Costituzione della Quinta Repubbli- con illustri antecedenti sul piano storico-filoso- ca furono sì il decisionismo di de Gaulle accanto fico. Per l’esattezza li ha in Tucidide, per il quale alla dottrina di Michel Debré e René Capitant, la storia è ”ktéma es aeì“, cioè “un bene peren- ma soprattutto con quel fattore determinante ne” proprio per quella “regolarità” che è insita costituito dalla crisi profonda apportata dalla nella stessa natura umana: tanto che, in una guerra d’Algeria. sorta di nietzcheano “Eterno Ritorno”, ad essa Già subito dopo il 2 giugno 1946 – nelle sue obbedisce soprattutto la politica come del resto lezioni all’Università Cattolica di Milano, attra- erano convinti lo stesso Machiavelli, Hobbes, Vi- verso un prestigioso cursus honorum e la pub- co e, nell’Otto-Novecento, Vilfredo Pareto (la blicazione di testi che hanno via via portato a li-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 63 vello europeo la sua notorietà e il suo prestigio – biamo cioè operato una sostanziale “elezione di- Miglio era fortemente critico nei confronti della retta” del capo dell’esecutivo, in palese contrasto Prima Repubblica. Accentuò questa sua posizio- con quanto recita il secondo comma dell’artico- ne specie quando, senza un referendum popola- lo 92 della Costituzione: “Il Presidente della Re- re, entrò in vigore, il 1° gennaio 1948, la Costi- pubblica nomina il Presidente del Consiglio dei tuzione precedentemente elaborata dalla “Com- ministri”? E non è diventata sostanzialmente missione dei settantacinque” presieduta da Um- nulla, riducendosi a un vuoto rituale al pari del- berto Terracini. Si rendeva ben conto, Miglio, lo stesso art.92 che la prevede, proprio come la Carta del 1948 - specie per la mancanza quest’“investitura” del premier da parte del capo del referendum propositivo – annullasse di fatto dello Stato? Infine - e siamo al terzo “sbrego” - la “sovranità popolare”: si- chi può negare che la devo- no a sancìre di fatto, anche lution già non esista nella qui in Italia, quell’“assolu- sostanza, prim’ancòra di tisnmo parlamentare” diventare legge costituzio- ovunque subentrato, dopo nale dello Stato? Roberto il 1789, all’“assolutismo re- Formigoni si comporta in- gio”. Tutti i poteri del Re fatti come se ci fosse. No- venivano sostanzialmente nostante l’annullamento conferiti al Parlamento, per del referendum consultivo di più attraverso leggi che a favore dell’autonomia oggi continuano da una nella sanità, nella scuola e parte a rendere debole l’e- nella polizia locale, il presi- secutivo e, dall’altra, a ga- dente della Regione Lom- rantire la propria immuta- bardia con una recente de- bile “perpetuità” con i com- cisione sembra addirittura plessi meccanismi dell’arti- aver travalicato questi po- colo 138 della Carta. teri, che ancòra non ha. Per uscire da tale immo- Quest’estate si è recato in- bilismo - perpetuatosi an- fatti a Washington, in una che dopo la caduta del Mu- “visita ufficiale” a George ro di Berlino, anche dopo il W. Bush che quasi sanzio- crollo della Dc e del Psi de- na, nella sostanza, un’auto- terminato più dall’avvento noma politica estera regio- della Lega Nord in Parla- nale non certo sancita dalla mento (c’ero anch’io, e me Costituzione (perciò se la ne tengo) che non dai processi di “Mani Pulite” vide respingere sei mesi fa dal premier Amato il che inspiegabilmente neppure sfiorarono il Pci – presidente del Veneto, Giancarlo Galan). Miglio presagì che sarebbe stato necessario, so- Tutto questo significa che la “realtà effettuale no parole sue, “fare uno sbrego alla Costituzio- delle cose” ha finito per imporsi, aggirando l’im- ne”. Pensava che sarebbe stato possibile sulla mobilismo garantito alla Costituzione dal sud- spinta di una crisi (che avrebbe potuto essere detto articolo 138. Per di più lasciando facil- economica, se l’Europa tutta non ci avesse tra- mente presagire come verranno articolate le scinato dentro l’Ue chiudendo gli occhi sulle principali riforme. Radicate, tutte, in quelle già inosservanze nostre ai tre parametri di Maastri- articolate da Miglio. cht) oppure, com’è appena accaduto il 13 mag- Prima di tutto l’elezione diretta del premier, gio di questo 2001 e nelle settimane successive, da lui mediata dal cosiddetto “sistema del primo proprio con il prevalere del “decisionismo” sulla ministro” elaborato nel 1934 dal costituzionali- “norma”. sta francese Raymond Carré de Malberg, basata Di “sbreghi alla Costituzione” ce ne sono stati, sul principio della “simultaneità nella durata”: infatti, almeno tre. Anche se Francesco Cossiga eletti in una medesima domenica, su due schede ha voluto sottolineare che il 13 maggio sulle diverse, il premier e i membri dell’Assemblea le- schede elettorali c’era soltanto l’“indicazione” gislativa restano al loro posto in base all’“aut si- del premier, non siamo forse stati chiamati inve- mul stabunt aut simul cadent”, “cosi come sono ce a scegliere tra Berlusconi e Rutelli? Non ab- stati eletti assieme, così assieme cadranno”.

64 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Qualora cioè si pervenga a una crisi insanabile Accanto a tali imminenti variazioni alla secon- (magari attraverso i meccanismi della cosiddetta da parte della Costituzione (anche eludendo in “sfiducia costruttiva” che qui non è il caso d’ap- qualche modo il referendum popolare sul fede- profondire), tale principio impone lo sciogli- ralismo, in quanto approvato dalla maggioranza mento delle Camere (se mai ancòra ce ne saran- semplice e non dei due terzi dei parlamentari no specularmente due, dato che Miglio ha altre- nella precedente Legislatura), non è da esclude- sì previsto la trasformazione dell’attuale Camera re che Berlusconi voglia per il futuro altre rifor- Alta in un “Senato delle Regioni”) e il ricorso al- me, sempre ispirate da Miglio. Per l’esattezza, le urne. In questo modo si restituisce alla “so- queste: vranità popolare” quel potere decisionale che a 1) la trasformazione del Senato in “Senato delle tutt’oggi l’“assolutismo parlamentare” continua Regioni”; a sottrarle. E scoraggia, col ricorso alle urne, i 2) la “divisione non sostitutiva delle funzioni”, “franchi tiratori” (Miglio li definisce “patiti del tale che chi è parlamentare non possa (come a governo debole”). Rendendo soprattutto inutile tutt’oggi invece accade) essere anche ministro; ogni “ribaltone”, senza neppure la necessità di 3) un “Consiglio dell’economia produttiva” che toccare l’articolo 67 della Costituzione che, pa- si sostituisca all’ormai inefficiente “Consiglio radossalmente, lo consente nello svincolare ogni dell’economia e del lavoro” (Cnel) parlamentare da ogni “vincolo di mandato”. 4) l’introduzione, tra quelli costituzionali, di un Per conferire un’ancòra maggiore stabilità al- “titolo” dalle rigorose valenze economiche, tali l’esecutivo, Miglio non ha escluso –né lo esclude che: oggi Berlusconi – di fondere assieme il “sistema a) L’incremento del reddito e della ricchezza del premier” con alcuni meccanismi del “cancel- degli Italiani, pur nell’àmbito del solidarismo lierato” vigenti in Germania. Correlabili, sempre regionale imposto dalla devolution, dev’essere attraverso l’elezione diretta, all’abolizione del vi- stabilito nella Carta come primario interesse gente “Mattarellum”, facendo subentrare non della comunità nazionale. tanto l’“uninominale secca”, cioè un sistema b) I poteri pubblici devono promuovere e tute- elettorale totalmente maggioritario. Ma impo- lare, sempre in quanto interesse primario del- nendo piuttosto un ritorno al proporzionale - la comunità nazionale, la produttività del si- peraltro richiesto a gran voce dai partiti minori stema delle imprese, magari aggiungendo alla dei due schieramenti – proprio “alla tedesca”, defiscalizzazione degli investimenti prevista con premio di maggioranza alla coalizione vin- dalla legge Tremonti anche una parziale defi- cente e con una soglia di sbarramento al 5 per scalizzazione degli oneri sociali. cento, sempre per rafforzare la stabilità del go- c) Nessuna impresa a tutt’oggi pubblica, o sot- verno nell’attuale “bipolarismo imperfetto”. to controllo pubblico anche parziale, quando Tutto questo non esclude – anche se Miglio operi in regime di concorrenza con imprese intende mantenere la distinzione tra capo dello private, potrà godere di qualsivoglia tratta- Stato (“custode della Costituzione”) e capo del mento preferenziale. Governo – l’identità di queste due funzioni co- d) Il volume delle spese del settore pubblico al- me nel “presidenzialismo” statunitense e non largato non dovrà complessivamente eccedere invece nel “semipresidenzialismo” francese. Il la metà del reddito nazionale annuo (contro il “presidenzialismo” resta comunque un cardine 55 per cento di oggi). La fissazione di tale limi- ineludibile per Miglio, e lo sarà nell’imminente te del 50 per cento è soltanto indicativa, calco- riforma federale dello Stato soprattutto perché lata per eccesso e può essere meglio determi- lo vuole il vicepremier Fini, quale garanzia per nata attraverso un accurato studio statistico l’unità nazionale. La devolution ha certamente delle più floride economie occidentali, specie in sé spinte centrifughe, accentuate da frange in riferimento ai modelli spagnolo e irlandese. della Lega e da non pochi “neoguelfi”, con risen- timenti verso lo Stato unitario e risorgimentale Naturalmente quest’elenco è riduttivo, rispet- ancora prima di Porta Pia: solo un saldo presi- to al’articolato rigore che Gianfranco Miglio ha denzialismo può contrastarle, anche attraverso apposto al suo ampio e complesso, quanto chia- una riforma amministrativa tale che la nuova ro e coerente, sistema di riforme. Purtroppo il burocrazia, al contrario di quanto accadde con suo stato di salute lo sottrasse al Senato e, forse, le Regioni, sia “sostitutiva” e non “aggiuntiva” al Governo. Anche per questo, lo risottolineo, rispetto a quella esistente. avrebbe meritato il laticlavio a vita.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 65 Il politico scomodo Miglio e la Lega

a cura della Redazione

on si può esaminare la figura di Miglio poli- nato” la Lega fornendole una presentabilità intel- tico senza soffermarsi sia pur brevemente lettuale e traducendo in termini scientificamente Nsui suoi rapporti con i movimenti federalisti corretti le formidabili intuizioni che essa aveva e padanisti e, in particolare, con la Lega Nord. prodotto in forma rudimentale ma estremamen- Il suo avvicinamento alla Lega avviene all’ini- te vitale; per contro a Miglio veniva affidato un zio degli anni ’90. Miglio aveva manifestato nu- popolo, una sorta di “esercito” in grado di dare merose volte, e da molto tempo, in articoli e in- vigore e forma al suo pensiero: una opportunità terviste il suo interesse e la sua simpatia per raramente offerta a un intellettuale vero non af- quel movimento politico: il suo primo incontro fetto da populismo massimalista. con Bossi è avvenuto nel maggio del 1990 su Che il connubio fosse perfetto lo dimostra iniziativa di alcuni amici comaschi iscritti alla l’immediata sintonia che si era creata fra lui e la Lega e della moglie del professore, fin da subito base leghista che lo stimava e amava profonda- una entusiasta simpatizzante del Movimento. mente e che non ha mai cessato di farlo anche Giorgio Ferrari riporta nel suo Gianfranco Mi- dopo il divorzio fra il professore e i vertici del glio storia di un giacobino nordista (Milano: Li- Movimento: come ha sempre sostenuto anche ber, 1993) una dichiarazione del professore: “Al- negli anni successivi, Miglio non aveva infatti l’Inizio - dice Miglio - cominciai a seguire le vi- mai smesso di essere “leghista”, nel senso di cende della Lega come se si trattasse di un labo- parte del popolo leghista. ratorio politico. E in effetti lo era, visto che gli Per capire questa apparente contraddizione ingredienti che offriva corrispondevano a gran occorre esaminare i suoi rapporti con le tre parte delle mie intuizioni sull’evoluzione politi- componenti fondamentali del Movimento: il ca- ca italiana. Ma fu quasi come un gioco, un gio- po, i quadri dirigenti e la base. co di previsioni. Quando mi accorsi che stava Bossi aveva immediatamente colto l’enorme nascendo un movimento di carattere popolare forza che poteva derivare dalla collaborazione che contrastava visibilmente con il criterio op- con Miglio ma – al tempo stesso – ne aveva pau- portunistico con cui l’elettorato italiano aderiva ra. È un tratto comune a tutti i capi, soprattutto alla totalità dei partiti politici, mi resi conto che di quelli self made, di temere chiunque possa far c’era una differenza profonda rispetto al passa- loro ombra o costituire un potenziale concor- to: questa era gente che si muoveva abbastanza rente: si tratta di una reazione fisiologica di dife- spontaneamente. Sotto un certo profilo, anzi, sa comprensibile, spesso legittima e a volte addi- erano loro che spingevano il Bossi che allora rittura positiva. In Bossi questa si è sempre ac- non conoscevo piuttosto che il Bossi e i suoi ac- compagnata a una fortissima diffidenza nei con- coliti che tiravano questa gente. Era un vero fronti degli “intellettuali” (un altro comporta- movimento di carattere popolare, ma di reazio- mento psicologicamente diffuso) che lo ha por- ne contro il sistema”. tato a confondere concorrenti veri con concor- Pur non diventando mai “organico” alla Lega renti improbabili o inesistenti. Non ha capito (o (nel senso che non ne ha mai avuto la tessera), accettato) che Miglio non cercava un ruolo poli- Miglio ha percorso con essa alcuni dei suoi più tico e che era del tutto vantaggioso per il profes- significativi tratti di strada, fino al distacco del sore avere qualcun altro che si assumesse tale 1994. La simbiosi era in teoria perfetta: la Lega incombenza. Un uomo di pensiero vero e onesto dava al professore uno spazio di applicazione del- (e Miglio lo era) vuole essere padrone del mondo le sue idee e ne riceveva in cambio legittimazio- del pensiero e dell’elaborazione delle idee ma è ne culturale. In qualche modo Miglio ha “sdoga- solo felice se è qualcun altro a metterle in prati-

66 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 ca, a condurre l’azione lasciandogliene anche I rapporti fra i due sono poi in parte migliora- parte del merito. Un uomo d’azione ha invece – ti, a seguito di alcuni incontri e – soprattutto – possiamo anche capirlo – più difficoltà a ricono- dopo la svolta padanista del Movimento. scere che le idee che gli danno forza e che riesce Non sono invece mai stati buoni i rapporti con a mettere in pratica vittoriosamente possano ve- larga parte dei dirigenti leghisti. Alcuni (soprat- nirgli da altri. Questa specie di sindrome ha in- tutto i micronazionalisti veneti) hanno sempre dotto Bossi a confondere Miglio (e alcuni altri guardato con sospetto l’idea migliana di macro- intellettuali che verranno dopo di lui) con i vari regione padana ma la più parte era semplice- capetti arrivisti e opportunisti che gli sono sem- mente condizionata da invidie e paure nei con- pre girati attorno. fronti di un uomo ritenuto un concorrente in Non solo agli inizi Miglio aveva fornito una virtù di capacità culturali e intellettuali di cui copertura culturale di grande spessore ma era percepivano la portata da lontano senza com- anche stato prodigo di consigli che gli derivava- prenderne valori e idee. A questo proposito, lo no dalla sua lunga esperienza di osservatore stesso Miglio è sempre stato piuttosto duro nei esterno ma attentissimo del mondo politico e suoi commenti sottolineando la scarsissima delle sue strane leggi. In particolare aveva sug- qualità di questi personaggi e ricordando come gerito alcuni punti (i cosiddetti “sette comanda- nessuno di loro gli abbia mai chiesto informa- menti” che vengono riportati in calce) che sono zioni o chiarimenti a proposito di federalismo o stati seguiti purtroppo solo in parte. La rottura riforme, come se le cose non interessassero: in con Bossi avviene dopo la formazione del primo realtà nessuno di loro (salvo rarissime eccezioni Governo Berlusconi. La versione più ricorrente che lo stesso Miglio ha elencato) sapeva nulla di e accreditata la collega al mancato conferimento questi temi e forse non era neppure interessato. a Miglio dell’incarico di Ministro per le Riforme Gran parte dei ras e dei capataz aveva accolto Istituzionali, affidato invece a Speroni: di questa con gioia l’uscita di Miglio dal Movimento. Una esclusione verranno date nel tempo troppe spie- particolare acredine nei suoi confronti era stata gazioni diverse per essere del tutto credibili (ve- mostrata proprio da quelli che avrebbero invece to di Scalfàro, veto – peraltro smentito – di Ber- dovuto avere qualche ragione in più di simpatia: lusconi, veto di Fini, paura di accuse di razzi- all’interno della Lega c’è sempre stato un grup- smo e di antimeridionalismo, eccetera). In po di cattolici però un po’ particolari. Gli inte- realtà si trattava di una separazione che da tem- gralisti (alla Pivetti) non sopportavano le sue po si stava rafforzando, come ha descritto con aperture e la sua liberalità e tutti gli altri ne una certa serenità lo stesso Miglio nel suo Io, hanno sempre temuto la cultura e l’intelligenza Bossi e la Lega (Milano: Mondadori, 1994). Di- mostrando una limitatezza molto parrocchiana, spiace non trovare uguale pacatezza nella ver- intesa nella forma più becera di odio per le buo- sione che Bossi ha testimoniato nel suo Tutta la ne letture, per il confronto e per tutto quello verità (Milano: Sperling & Kupfer, 1995) inau- che esula dalla peggiore paccottiglia di sacrestia. gurando un clima di scontro verbale che ha avu- Del tutto diverso è invece sempre stato – co- to toni piuttosto duri che hanno avuto come ef- me abbiamo già visto – il rapporto con la base, fetto quello di sconcertare la base leghista: l’at- con il popolo leghista che lo ha sempre ammira- tacco piuttosto violento (spesso sconfinante nel- to e gli ha sempre voluto bene, e che gli ha an- l’insulto pesante e cattivo) è stato la sorte toc- che perdonato certe frequentazioni deleterie, cata a tutti quelli che sono usciti dalla Lega e certi tentativi di fornire una giustificazione fe- che la base ha sempre accettato come “normale” deralista e riformatrice della Destra più gretta, punizione per tradimenti veri o presunti. Solo centralista e nazionalista. Vederlo in televisione nel caso di Miglio è stata vissuta con disagio seduto accanto a Fini e a Berlusconi aveva dato quando non con dolore e in realtà sul professore un grande dolore a tantissima gente che lo ha non si è mai abbattuta quella damnatio memo- però perdonato e non ha per questo smesso di riae che ha colpito anche a livello di comporta- ammirarne le qualità e l’intelligenza. Il tutto era mento di massa tutti gli altri: il suo nome ha stato archiviato come l’ennesima stravaganza di continuato a essere pronunciato, i suoi scritti uno zio geniale e bizzarro che ha sempre ripetu- sono sempre circolati, nessuno ne ha cancellato to che “pur di avere il federalismo si sarebbe an- le immagini, neppure nei più infelici momenti che alleato col diavolo” e che lo ha anche fatto di certe scabrose frequentazioni politiche del (senza però cavare un ragno dal buco). Bisogna professore. anche dire che Miglio ha avuto la grande forza

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 67 di ammettere certi suoi errori: quel “mi sbaglia- l’impresa del Campanile aveva detto: “Miei cari vo” a proposito di alcune sue importanti scelte ragazzi, siete stati bravi. (..) Voi Veneti avete politiche, messo per iscritto a 81 anni sul suo una tradizione di indipendenza e si vede. Pero’ Asino di Buridano (Vicenza: Neri Pozza, 1999) avete commesso un errore. Se voi mi aveste rappresenta uno degli atti più coraggiosi, ammi- chiamato, io sarei venuto con voi quella notte, e revoli e onesti della nostra recente storia politi- vi assicuro che se c’ero io le cose sarebbero an- ca caratterizzata da gente che vuole comunque date diversamente.” sempre avere ragione e che giustifica qualsiasi Ha anche sempre ripetuto (e non solo nel suo sua porcheria e decisione. indimenticabile e applauditissimo intervento di Per il popolo padanista Miglio è sempre rima- Bologna, che ha in seguito definito il suo “vero sto lo scienziato della Padania, il Merlino della discorso di addio”) che se la Lega non fosse riu- fiaba indipendentista. Il suo sguardo apparente- scita a raggiungere i suoi obiettivi, sarebbero mente accigliato era sempre pronto a un sorri- nati altri movimenti più duri e decisi perché il so, era una persona cordiale e affabile che parla- federalismo e la libertà della Padania sono “nella va con tutti, che ascoltava tutti. I suoi erano di- forza delle cose”. E se questo accadrà lo si dovrà scorsi che tutti capivano, riusciva a descrivere a lui più che a chiunque altro. con semplicità concetti difficili, senza bisogno di paroloni e di citazioni astruse e fumogene. Per I “sette comandamenti” questa sua capacità di fare tutti partecipi delle Gianfranco Miglio ricorda i suoi consigli, or- più gloriose ed entusiasmanti costruzioni cultu- ganizzati su sette punti, alla Lega nel suo Io, rali la gente gli voleva bene. Era un affetto ri- Bossi e la Lega e li accompagna con un suo cambiato. commento redatto alcuni anni dopo. In un suo divertente e pungente editoriale sul- l’unico numero mai pubblicato del quotidiano Il “Mantenere a ogni costo la compattezza Nord, in occasione della proclamazione di indi- 11 del movimento. stroncando ogni tentativo pendenza della Padania, Sergio Saviane aveva di frazionismo e ogni nascente “corrente”. scritto: “Come la primula parigina, anche Gian- Conservare massimo potere al segretario e franco Miglio volteggia misteriosamente senza mantenere la struttura originaria basata sul pace e senza posa lungo le rive del Po, ma non collegio ristretto di soci fondatori. Per far que- si decide a calare su Mantova”. Forse non lo sa- sto creare un collegio di probiviri (segretario peva, ma lo scrittore aveva colto una grande ve- stesso, più due giudici) con il potere di espelle- rità. Quel giorno tutti lo aspettavamo sulla Riva re (senza appello) coloro che attentano all’u- degli Schiavoni e non riusciamo a immaginarci nità del movimento. Giustificare questo modo cosa sarebbe successo se il suo cipiglio allo stes- di procedere con la necessità di attraversare la so tempo burbero e cordiale si fosse mostrato su fase delicata di fondazione e consolidamento quel palco. Ma proprio per questo non ci è arri- del movimento, proteggendolo dalle infiltrazio- vato o non è stato fatto arrivare. ni e dai sabotaggi degli avversari. Rinviare a un Il suo distacco dalla struttura del Movimento ipotetico futuro una maggiore “democrazia in- non aveva significato la fine della sua influenza terna”. che era paradossalmente cresciuta: la gloriosa Commento: Io continuavo a ricordare quanto svolta indipendentista e secessionista (e il con- era accaduto alla : nata prima di seguente alto consenso elettorale) sono stati in quella lombarda, ma presto travolta da un irresi- larga parte il frutto della elaborazione del suo stibile “frazionismo” (del resto ancora oggi for- pensiero. La dichiarazione di indipendenza pare- temente presente in quelle terre, e sempre risor- va proprio scritta da lui (e in tanti sono ancora gente). Poi pensavo alle infiltrazioni e ai sabo- convinti che fosse – almeno in parte – farina del taggi che avevano liquidato a suo tempo l’Uomo suo sacco), le pagine dei Quaderni Padani sono Qualunque. Dei “sette consigli” questo è forse il sempre state grondanti “miglità” e la breve ed solo che Bossi seguì integralmente: probabil- entusiasmante stagione di Chignolo ha risentito mente perché a fissare tale regola di comporta- della sua feconda influenza. mento era già arrivato per conto suo. Ma egli Lui ha sempre detto di essere rimasto leghi- mantenne la concentrazione di potere anche sta, legato con forza al popolo leghista. quando la Lega raggiunse il vertice della sua ef- A una memorabile riunione pubblica con i ficacia e addirittura incominciò a declinare: e “serenissimi” a San Bonifacio, un anno dopo questo atteggiamento si trasformò in un grave

68 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 errore. trollo morale. Espellere senza pietà i disonesti, gli incapaci e coloro i quali rompono la solida- “Procurare sempre, e in ogni congiuntura, rietà del gruppo. A questo fine, far firmare a 22 di differenziare, negli obiettivi e soprattut- ogni leghista, che assume un pubblico incarico, to nel comportamento, il movimento dagli altri una lettera in bianco di dimissioni. Dare la partiti tradizionali. I cittadini devono sentire massima pubblicità a queste operazioni di con- sempre che la Lega, e i leghisti, sono diversi e trollo”. contrapposti al sistema oggi al potere. E que- Commento: Questa regola diventò sempre più sto anche nel caso di alleanze, che devono esse- importante man mano che i rappresentanti del re sempre presentate e giustificate come prov- movimento entrarono nelle pubbliche ammini- visorie e transitorie”. strazioni. L’espediente della lettera di dimissioni Commento: Con questa regola io sollevavo, sen- in bianco era da parte mia un’ingenuità. Piutto- za saperlo, la questione molto delicata della sto avrei dovuto raccomandare il rigore morale composizione interna della Lega. Quando in- nella gestione (soprattutto finanziaria) delle contrai Bossi, non conoscevo ancora il “popolo strutture della Lega sul territorio. Con il passare leghista”, e ignoravo quanti fossero, in quelle dei tempo, mi accorsi infatti che il controllo schiere, per esempio, gli ex democristiani. Co- economico delle organizzazioni periferiche era munque, il problema delle alleanze era destinato potenzialmente un punto molto debole. a diventare (come si vedrà) cruciale per il desti- no della Lega. “Procurare, con ogni mezzo adatto (stam- 66 pa, radio, tv, eccetera), che l’opinione pub- “Perciò mantenere il più a lungo possibile blica sia ben informata di ciò che fa la Lega e 33 una posizione di opposizione critica, an- di ciò che fanno - e perché lo fanno - i leghisti, dando ad amministrare soltanto dove la Lega sia nell’opposizione critica. sia nell’azione e può fare a meno degli altri. Assumere e pubbli- nelle scelte amministrative”. cizzare sempre una posizione di centro nello Commento: Nei quattro anni che sono rimasto schieramento politico. Quando si attaccano vicino alla Lega, questa, effettivamente, non ha amministratori avversari, farlo con critiche e mai disposto di mezzi di informazione propor- denunce sempre molto ben documentate e si- zionati al suo peso politico. Tuttavia la sua cure”. avanzata, almeno fino al 1992, non è sembrata Commento: La terza regola investiva la questio- soffrire di questa carenza: le notizie venivano ne della Lega come movimento soprattutto di trasmesse di bocca in bocca, in un clima di alle- protesta, e del suo eventuale passaggio a un’atti- gra cospirazione, come fra i “carbonari”. Perciò vità di governo. L’argomento nel 1990 era anco- non sono affatto sicuro che, se sopravverrà il ra piuttosto teorico: predominante mi sembrava possesso di grossi mezzi di comunicazione, ciò insistere sull’azione di contestazione al sistema, costituirà un vantaggio per la solidità dei movi- ancora molto forte. Però bisognava cominciare a mento. pensare a ciò che si sarebbe fatto nella fase suc- cessiva. “Ricordarsi sempre che la Lega lombarda 77 deve diventare e rimanere il nocciolo della “Nella critica e nelle proposte scegliere Lega nord (padana). Senza la Padania (Piemon- 44 sempre obiettivi semplici, chiari e sentiti te, Lombardia, Veneto, Liguria ed Emilia Ro- dalla gente. Evitare i temi su cui l’elettorato magna) la Lombardia da sola non vincerà la sua della Lega è molto diviso. Soprattutto bisogna battaglia; così come, senza il successo della Le- scegliere obiettivi concreti”. ga lombarda e senza la sua persistenza, la Pa- Commento: La regola era per se stessa abbastan- dania non decollerà mai”. za chiara. Mi preoccupavo che si proteggesse la Commento: Qui emergeva il mio scetticismo coerenza dell’elettorato, mantenendo fermi po- sull’intero progetto di creazione dell’unità poli- chi obiettivi generalmente condivisi (lotta alla tica “regionale” lombarda: soltanto forse dila- partitocrazia e costituzione federale). tando il disegno a coinvolgere tutta l’area pada- na si sarebbero potute mobilitare vocazioni poli- “Là dove, e quando, i leghisti prenderanno tiche che dubitavo di trovare nella Lombardia in 55 responsabilità di amministrazione e di ge- senso stretto. stione, esercitare su di loro uno stretto con-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 69 Il politico scomodo Lettera ai miei elettori

redo sia mio professionista della dovere spiegare politica: il mandato Cai cittadini, che che mi verrà affida- potrebbero darmi il to sarà “a tempo li- voto, perché ho mitato”. Lo eserci- scelto di schierarmi terò soltanto per con la Lega Nord- occuparmi, come Lega Lombarda. tecnico, delle rifor- Io ho in comune, me costituzionali: e con il movimento mi batterò, potete fondato e guidato esserne sicuri, con da Umberto Bossi, le unghie e con i due obiettivi princi- denti. Quando ri- pali: terrò di aver fatto 1) Combattere l’at- tutto il possibile tuale sistema politi- verso tale obiettivo co, inefficiente e (o dovrò constatare corrotto, e cacciare che non è consenti- le persone che lo to concludere nien- gestiscono. te di serio) tornerò 2) Aiutare gli italia- ai miei studi. Que- ni a liberarsi dal sto significa che - a centralismo “parti- differenza di quanto tocratico” che li op- abitualmente acca- prime, e a darsi un de - non diventerò sano ordinamento il “protettore” di federale. nessuno: persona, Per tutta la vita gruppo, categoria o ho studiato i pro- collettività. blemi e le prospet- Voi capirete certo tive della nostra che la maniera si- Costituzione, e mi sono preparato a contribuire cura per risolvere onestamente molti vostri con- alla sua riforma. Ho sempre sperato di poter da- creti problemi, sta nel riuscire a cambiare, in re questo contributo al mio paese rimanendo un questo paese, chi comanda, e le regole con cui si privato cittadino, e quindi senza un mandato dovrà esercitare il potere: in modo che nessuno politico. Ma l’esperienza mi ha convinto che sia più costretto ad inchinarsi ad un “ potente”, questo non è possibile. per vedere riconosciuti i suoi diritti. E quindi ho accettato l’offerta della Lega Nord di candidarmi come indipendente sotto la sua Gianfranco Miglio, Candidato indipendente del- bandiera: conosco i miei concittadini che votano la Lega Nord - Lega Lombarda al Senato della per la Lega, e proprio perciò considero questa Repubblica, Collegio di Milano IV come la sola forza politica che garantisca di combattere veramente per cambiare le cose in Italia. Volantino diffuso in occasione delle Elezioni politiche del Non ho nessuna intenzione di diventare un 1992

70 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Il politico scomodo Gianfranco Miglio e il diritto di secessione di Davide Gianetti*

opera e il pensiero di Gianfranco Miglio so in realtà coerente e omogeneo nelle sue linee difficilmente possono essere collocati entro di fondo. L’ gli schemi precostituiti tanto cari alla lutu- Il nucleo del “diritto di secessione” che il pro- lenta casta intellettuale italiana né possono es- fessor Miglio individua come una costante in sere etichettati o definiti sulla base di anacroni- tutti gli eventi storico-politici degli ultimi seco- stiche formulette (destra-sinistra) che i “pensa- li, si organizza all’interno della struttura costi- tori” nostrani esibiscono come cifra massima tuzionale laddove le garanzie a tutela dell’indi- dei loro sforzi intellettivi. Figura irregolare e viduo e della collettività risultano ascrivibili ai anomala rispetto al museo degli orrori meglio cosiddetti “diritti naturali”. In questo senso il noto come “mondo della cultura”, Gianfranco principio di autodeterminazione individuale co- Miglio simboleggia - in virtù di un percorso stituisce il gradino-base di un’ipotetica scala co- ideologico e teorico durato decenni - l’acume e stituzionale al cui vertice troviamo appunto il la profondità dell’intellettuale di razza. “diritto di secessione”. All’interno della vasta e pluriforme produzio- La costituzione assume quindi, per Miglio, i ne migliana, l’elaborazione del “diritto di seces- contorni di un foedus, di un patto il cui vincolo sione” occupa sicuramente una posizione non non può in alcun modo obbligare terzi o chiun- marginale laddove il tabù secessione assume - que non intendesse sottoscriverlo. Ci troviamo nella teorizzazione dello studioso comasco - i di fronte, pertanto, a una vera e propria de-sa- contorni di un diritto plurisecolare, ben defini- cralizzazione della carta costituzionale la cui to e di stringente attualità. validità, lungi dall’essere perpetua e imperitura, Lungi dal ripiegare su posizioni - peraltro in- si esaurisce e muore con la generazione che certe - di matrice esclusivamente etnica, Miglio l’ha stipulata. Lo sguardo “disincantato” e “rea- elabora un impianto meta-giuridico e meta-co- listico” del pensatore comasco si appunta quin- stituzionale di evidente impronta razionalistica di alla dimensione politico-costituzionale, in- in cui il “diritto di secessione” appare giuridica- frangendo consolidate certezze e decrepite li- mente legittimo, moralmente ineccepibile, so- turgie. cialmente auspicabile e politicamente impre- “La politica ha oggi assunto - spiega Miglio - scindibile. Il modello teorico che graniticamen- una dimensione pienamente mondana e seco- te delinea le forme del concetto-secessione si lare: come può dunque concepirsi un atto poli- inserisce in una cornice di più ampio respiro tico, come appunto la Costituzione, avvolto da nella misura in cui i richiami, le reinterpreta- un’aurea quasi sacrale e religiosa, giudicato in- zioni e le suggestioni dei “libertarians” ameri- toccabile, un sistema chiuso di norme che una cani innervano le speculazioni socio-costituzio- volta posto è destinato a vincolare la vita di nali dell’ultimo Miglio. Approdo, questo, che ri- tutte le generazioni a venire? In realtà, ogni schia di venir frainteso - soprattutto alla luce generazione dovrebbe poter scrivere la propria del lavoro svolto dal professore nel 1983 presso Costituzione, fissare autonomamente le regole il “gruppo di Milano” nella direzione di una riforma statuale in senso “autorevole”(oggi di- remmo “presidenzialista”) - qualora ci si limi- * Davide Gianetti è editorialista e collaboratore di diversi tasse a esaminare l’ultimo scorcio di un percor- quotidiani e riviste.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 71 della convivenza civile secondo le proprie esi- to di secessione sia implicitamente o esplicita- genze e necessità. Al posto della Costituzione - mente escluso non sarà mai una Costituzione intesa come tavola di valori, come struttura or- federale, ma una Costituzione unitaria: perché ganica e completa, immodificabile nei princìpi la porta da cui uscire deve rimanere sempre - in futuro avremo probabilmente raccolte di aperta (magari non la si varcherà mai, ma il leggi particolari, ognuna delle quali mirata sapere che c’è crea una possibilità di contratta- verso problemi e aspetti specifici della vita col- zione che è fondamentale). Il diritto a secedere lettiva e finalizzata a risolvere i problemi, per è di enorme attualità in tutto il mondo da qual- definizione sempre diversi, di una comunità: che anno. È un diritto pre-politico, che esiste, non più quindi la Costituzione cui ci ha abitua- al pari del diritto di resistenza, come un prius ti il diritto pubblico europeo soprattutto otto- rispetto ad ogni Comunità politica organizzata. centesco, la Costituzione depositaria della L’utilità pratica di tale diritto è del tutto evi- maiestas di un intero popolo, ma uno strumen- dente: esso serve a garantire il carattere volon- to molto più flessibile e dinamico”. tario e consensuale dell’aggregazione politica. In epoca di federalismi verbosi e levantini, di La sfera della libertà umana, infatti, si snoda furbizie pelasgiche e di acrobazie dialettiche, tutta nei rapporti volontari, non coercitivi: un qualsivoglia riforma statuale che pretenda di ordinamento federale è libero e volontario se, e definirsi come federalista non può esimersi dal solo se, realizza la propria unione in presenza riformulare la carta costituzionale introducen- di strumenti che permetterebbero la cessazione dovi i princìpi basilari quali il “diritto di secede- di essa. Inoltre, l’accoglimento del diritto di se- re” e il “diritto di resistenza”. “Il diritto di se- cessione sta ad indicare l’irreversibilità del pro- cessione - puntualizza Miglio - è il diritto al di- getto federale: pluralismo e tutela delle diver- stacco, che viene fatto valere come suprema sità diventerebbero princìpi intangibili dell’or- garanzia della propria indipendenza: . È il vernanti, soggette quindi agli umori del potere presupposto stesso del contratto di cui parlavo: politico”. io sostengo che una Costituzione in cui il dirit- Al cuore di una simile formulazione teorica

Con Marco Formentini e Umberto Bossi, il 20 giugno 1993

72 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 non è difficile intravedere gli influssi anarco-in- cedure, e così via, ma è bene andare al nocciolo dividualisti che permettono a Miglio di giustifi- della questione: il fondamento di ogni giusto care - a priori - la inderogabile necessità del “di- governo è il consenso dei governati. Con il con- ritto di secessione”. Fondando alla radice uno senso si può fare tutto, cambiare i governi, schema inattaccabile e di antica tradizione, lo cambiare bandiere, unirsi ad un altro Paese, studioso lariano evita con abilità i limiti dell’u- formarne uno nuovo”. tilitarismo elevando a diritto naturale e pre-po- A maggior ragione le resistenze del Paese-Ita- litico l’opzione secessionistica. “I diritti indivi- lia nel recepire istanze e fermenti federalisti de- duali - aggiunge Miglio - così come ci sono sta- stano preoccupazione laddove l’inazione di una ti consegnati dalla teoria giusnaturalistica dei classe politica allo sbaraglio da una parte e ri- secoli XVII e XVIII, sono una mera astrazione, gurgiti nazional-popolari inoculati dai “Sommi non in quanto idea priva di fondamento, ma Sacerdoti” della “Patria Unita” dall’altra rappre- perché ormai non rappresentano un limite al sentano i poli di una palude istituzionale da cui potere di nessun genere. Il costituzionalismo è arduo trarre la benchè minima speranza. Se (soprattutto di matrice anglosassone) aveva co- volessimo condurre una critica all’elaborazione struito i diritti degli individui come area del dottrinaria del filosofo padano, essa verterebbe non-intervento politico, come limite alla legi- sulla scarsa importanza attribuita dallo stesso slazione. Ma i diritti individuali e quelli dei cor- Miglio ai fattori etno-culturali che differenzia- pi intermedi hanno subìto il medesimo destino: no - in maniera netta e inequivocabile - la Pada- sono stati travolti nel corso dell’evoluzione plu- nia dal resto d’Italia. risecolare dello Stato Moderno. Io salvo la par- Il motore della rivoluzione federalista sembra te del realismo politico: tutta la corrente anar- invece passare - per Miglio - attraverso le proce- co-indivualista, infatti, presenta una concezio- dure e gli assetti costituzionali, nella direzione ne assai disincantata del potere. Al centro di di una riforma globale dello Stato. Concezione, quella tradizione vi è la domanda sul così detto questa, che attribuisce al federalismo “procedu- mistero dell’obbedienza civile, ossia . Le metafore organicistiche create nel zione. I motivi di tale difficoltà sono acutamen- corso dei secoli per rispondere a tale quesito - te individuati da Miglio nella scarsa o nulla pro- centrale per tutta la scienza politica occidenta- pensione dei popoli padani al recepimento di le dai tempi di Etienne de la Boetie - sono mol- una coscienza e di una identità etno-culturale, to più insoddisfacenti, dal punto di vista scien- “altre” rispetto alle popolazioni italiche confi- tifico, delle descrizioni dello Stato di Thoreau e nanti. Nock. Com’è naturale, invece, sono assai meno Una carenza grave che conferma il pessimismo interessato ai loro programmi utopistici”. - venato di uno scetticismo tutto lombardo - mi- In tale contesto la secessione discende da gliano in relazione a un’eventuale “rinascita” pa- quell’auto-governo (individuale e comunitario) dana che non si realizzi su rivendicazioni esclu- che articola la società sostituendo i rapporti sivamente socio-economiche. “La Storia - osser- coercitivi - precipui dello Stato Moderno - con vava amaramente Miglio in una intervista del rapporti di cooperazione reciproca - peculiari di 1997- dimostra come i lombardi si siano sempre società pattizie e volontarie. “Esiste - chiarisce accucciati a servire qualcuno. Prima gli spagno- Miglio - un nesso fondamentale fra auto-gover- li e poi gli austriaci. Non hanno mai avuto un’a- no e secessione. Infatti a chi mi chiedesse zione politica autonoma. E non credo che siano io ri- cambiati. Ritengo comunque che se i padani sponderei: sempre. Poiché, in realtà, dire che avessero il coraggio di proporre il loro distacco non si può secedere, significa affermare che gli dalla Repubblica, arriverebbe il momento in cui, uomini non hanno alcun diritto all’auto-gover- almeno, forti e autentiche competenze e garan- no. Ma gli uomini liberi hanno diritto a darsi il zie regionali sarebbero loro riconosciute. È che governo che più aggrada loro, all’interno di ho i miei dubbi sulla capacità e possibilità dei una struttura politica esistente oppure al di padani di compiere questo passo. I padani rico- fuori di essa. E allora i limiti alla secessione so- noscono, sì, di essere sfruttati ma non ricono- no gli stessi che incontra un qualsiasi governo. scono che è il momento di ribellarsi. Non hanno E su cosa si basa la legittimità del governo? Sa- il coraggio”. Un giudizio tagliente, spietato, ep- rei tentato di tirare in ballo molti princìpi, pro- pure reale e veritiero, oggi più di ieri.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 73 LL oo scienziatoscienziato delladella politicapolitica Il diavolo e l’acqua santa Le radici cattoliche del libertarismo migliano

di Rocco W. Ronza*

a contraddizione fra il Miglio presidenziali- italiano in questi ultimi cinquant’anni. E, an- sta e decisionista, consigliere del “picconato- che, di riscoprire un filone oggi quasi dimenti- Lre” Cossiga e di Bettino Craxi, e il Miglio fe- cato di quella stessa tradizione, dal quale forse deralista e libertario amico della Lega Nord (di potrebbe emergere un’alternativa a quella che cui si occupa in questa stessa sede Carlo Lottie- Miglio stesso definì una volta la “banale, sconso- ri) non è l’unico rebus che deve risolvere chi si lante immagine del cristiano come semplice sforzi di inquadrare l’opera del costituzionalista ‘buon samaritano’”, o come “soltanto un uomo e politologo comasco. ‘più sociale’ degli altri”. L’altro è certamente dato dal contrasto tra il retroterra cattolico di Miglio e le posizioni appa- La giustizia e la forza rentemente assai poco “ortodosse” (anche se Per riannodare questo filo occorre partire da- non facilmente classificabili) assunte nel corso gli anni dell’immediato dopoguerra, in cui Mi- della sua lunga carriera di analista e di protago- glio, giovane assistente universitario avvicinato- nista della politica, tanto come ‘realista politico’ si alla Resistenza insieme con il suo professore quanto come ideologo secessionista radicale, Giorgio Balladore Pallieri, discuteva nella neo- che gli hanno guadagnato una fama di dissacra- nata Democrazia Cristiana lombarda dei nuovi tore degna di un Giordano Bruno o di un Tom- scenari aperti dalla sconfitta della Germania e maso Campanella. dell’assetto che avrebbe dovuto assumere l’Ita- Pochi, non solo in Italia, hanno sostenuto tesi lia. I suoi articoli per Il Popolo - ripubblicati in più dure e provocatorie di Miglio. Eppure pochi parte nel 1988 - non soltanto rivelano già la si sono identificati quanto lui con la principale straordinaria lucidità e vivacità intellettuale che istituzione culturale del cattolicesimo italiano, lo contraddistingueranno anche negli anni suc- quella Università Cattolica in cui Miglio si lau- cessivi, ma individuano anche il problema fon- reò in giurisprudenza nel 1940 e dove ha inse- damentale che appassionerà e perseguiterà sem- gnato fino al 1988, ricoprendo per trent’anni pre Miglio: il suo daimon - per usare un’espres- ininterrottamente la carica di Preside della Fa- sione presa in prestito da Max Weber - la que- coltà di scienze politiche (1959-1989). stione dominante che attraversa tutta la sua ri- Che cosa c’entra il solidarismo buonista e ter- flessione e la sua opera, senza mai acquietarsi né zomondista intriso di riferimenti marxisti, in trovare una risposta definitiva. cui sembra riconoscersi oggi la gran maggioran- Ciò che calamita l’attenzione del giovane Mi- za del mondo cattolico, almeno nella sua com- glio è lo stridente contrasto tra le idealità susci- ponente più visibile e impegnata, con le idee del tate dalla battaglia contro l’“etica della potenza” professore di Domaso? Eppure, niente come ri- incarnata dal fascismo e il nazismo, che egli co- tornare sulle radici sotterranee ma solide che me studente di diritto internazionale aveva ap- collegano il pensiero migliano alla tradizione culturale cattolica consente di storicizzare e * Rocco W. Ronza insegna Politica italiana presso l’Institute quindi di comprendere a fondo, il percorso com- for the International Education of Students (IES) di Milano piuto da uno degli intellettuali più singolari e e collabora con l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Inter- stimolanti che abbia attraversato il panorama nazionali (Aseri) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

74 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 passionatamente sostenuto nella sua tesi di lau- so equivoco, perché si correva il rischio di rea, e il riemergere imperioso delle ragioni della scambiare gli strumenti ideologici per concre- pura forza nella stesura dei trattati di pace e nel- ti piani d’azione”(2) la spartizione di Yalta, primi segnali dell’emer- gere del nuovo ordine bipolare. “Gli avvenimenti Agli occhi del giovane studioso, il riemergere del secondo dopoguerra - scrive nell’agosto del della dura realtà non significava tuttavia neces- 1946 - stanno provocando ormai una più sariamente la fine di “quegli ideali di giustizia e profonda inquietudine: è il crescente disagio di di universale fratellanza, cui il Cristianesimo in chi non sa giustificare il divario fra gli ideali genere e la Chiesa in specie non si sono mai proclamati durante il conflitto e la prassi odier- stancati di richiamare popoli e governanti”. Al na dei vincitori. E non è un caso di coscienza contrario, gli sviluppi storici obbligavano ad marginale, perché coloro che ne paiono afflitti aprire gli occhi sui limiti del radicalismo demo- sono legione, specialmente in quei paesi, come cratico, ritornando ad una visione più genuina- il nostro, ove la fedeltà all’ideale di giustizia è mente e originariamente cristiana: stata mantenuta fino alla conseguenza estrema di una guerra civile. In termini brutali, per l’ita- “realmente, il grande flutto di speranze che ha liano medio si tratta di sapere oggi se il fascismo pervaso la cultura moderna, suscitando sui debba ancora essere condannato per l’immora- suoi orizzonti il miraggio ostinato di una co- lità e l’iniquità della sua azione, oppure soltanto munità giusta e pacifica, è scaturito dal corpo perché non ha saputo assicurare il successo fi- stesso della teoria politica cristiana ... Tutta- nale ai suoi piani”(1). via, fatta tale constatazione, bisogna poi limi- Con una lucidità che anticipa uno dei tratti di- tarla col porre in luce più di una constatazio- stintivi del suo pensiero (e che pare mancare an- ne restrittiva. Nessuno ignora infatti che il cora oggi a molti protagonisti dei sempre più cristianesimo della democrazia radicale è in frequenti interventi di ‘ingerenza umanitaria’), certo senso soltanto formale: perché qui i po- il giovane Miglio vede questa delusione e questo stulati politici appaiono scissi dalle premesse smarrimento come conseguenze inevitabili del- religiose che li hanno generati, e mentre quel- lo scontro tra la logica della potenza dei regimi li sono accettati, queste vengono respinte ... E totalitari e “gli ideali di giustizia internazionale il principio di gran lunga più importante che maturati dal razionalismo democratico e consa- venne arbitrariamente strappato dal corpo del- crati nella Lega delle Nazioni”, attorno a cui si la politica cristiana fu la teoria del peccato. erano stretti “tutti gli strati della cultura euro- Questa - come più di un lettore certo saprà - pea”: non è tanto un arido argomento di teologia morale, quanto piuttosto la preziosa premessa “maturò così una situazione paradossale, in di una realistica e insieme affinata interpreta- cui due opposte ideologie si contendevano il zione della natura umana e del suo libero, campo e nell’esasperazione polemica andava- eterno oscillare fra il bene e il male. Per tale no sempre più allontanandosi dalla concreta teoria, un filo di moderato e salutare pessimi- realtà per spaziare verso l’utopia. Infatti, se da smo pervade tutto il Cristianesimo e gli con- una parte l’acceso volontarismo dei totalitari sente di stabilire, di volta in volta, un certo postulava un’impossibile società internaziona- equilibrio fra le aspirazioni del modello cele- le senza né requie né equilibrio, l’opposto ra- ste e la pietosa realtà del mondo”(3). zionalismo dei democratici confondeva ormai la città celeste dei propri modelli giuridici con Proprio al rifiuto di questa visione realistica il duro mondo della politica effettuale, alimen- dell’animo umano andava ricondotto il declino tando l’illusione di poter risolvere questo in del razionalismo giuridico e del radicalismo de- quella.... Fu la logica interiore di quel dispera- mocratico sorti nell’Ottocento e usciti malconci to conflitto che impose alle democrazie occi- dentali e ai loro amici contro gli stessi stati to- talitari, l’accentuato idealismo dei propositi (1) GF. Miglio, “Come se”, Il Popolo 20 agosto 1946, ora in Il enunciati durante la guerra: bisognava assolu- nerbo e le briglie del potere (Milano: Il Sole 24 Ore, 1988), p. 20. tamente fare così se non si voleva assistere al (2) GF. Miglio, “Come se”, cit.. trionfo della pura forza. Certo peraltro che si (3) GF. Miglio, “Per chi suona la campana”, Il Popolo 6 otto- ponevano in tal modo le premesse di un gros- bre 1946, ora in Il nerbo e le briglie del potere, cit., p. 24.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 75 dal periodo incorniciato dalle due guerre mon- “consiste nell’attuare il progresso sociale, non diali: mediante disperate manifestazioni di potenza (destinate soltanto a rinnovare l’eterna ini- “alla fine del Settecento ... i pubblicisti del- quità del mondo) ma spingendo instancabil- l’Età della Ragione, occupati a scalzare lo sta- mente uomini e istituzioni verso un’ideale di to paternalistico, credettero di incontrare pro- giustizia che è tanto più reale, efficace ed ope- prio sul terreno ecclesiastico i maggiori con- rante, quanto meno si pretende di vederlo at- trafforti ideologici dell’antico regime, e si ado- tuato nelle misere spoglie di questa o di quella perarono per demolirli, separando, dal com- società odierna ... allontanando praticamente plesso della teoria politica creata dai giuristi all’infinito la meta suprema [essa così] assume cristiani, l’istanza confessionale da cui essa il ruolo di una critica perenne, assai più fe- muoveva (...). [Tuttavia] gli eversori, che per conda di progresso che non sia il tentativo il- distruggere l’assolutismo barocco svuotandolo lusorio di raggiungere d’un colpo il miraggio di ogni compito, volevano liberarsi anche della inafferrabile della società perfetta”(5). teoria del peccato, commettevano un errore esiziale: confondevano un istituto contingente Miglio non era il solo a maturare una posizio- e il suo apparato ideologico con un principio ne di questo genere in quegli anni, in cui i frut- insostituibile ... Nella natura effettuale del- ti amari dell’ultimo conflitto mondiale andava- l’uomo c’è anche (e come purtroppo!) la possi- no cumulandosi ai traumi dei totalitarismi e bilità di cercare l’ingiustizia e di praticarla delle crisi politiche ed economiche seguite alla con entusiasmo. Invece, il radicalismo sette- prima guerra mondiale. Negli anni Quaranta e centesco - rousseauviano e rivoluzionario - ri- Cinquanta del XX secolo, parecchi pensatori in pudiata l’idea di una caduta nel male, fu co- diversi paesi dell’Occidente giungevano, muo- stretto poi a supporre nell’individuo soltanto vendo da una riscoperta del ‘realismo’ inerente l’inclinazione al bene, all’amore e alla giusti- al Cristianesimo, a conclusioni dello stesso tipo. zia: onde la tesi - capitale per tutto il pensiero “Il fallimento nel trovare un accordo con i co- democratico moderno - che il male della so- munisti su qualsiasi questione importante di- cietà nasce soltanto dalle cattive istituzioni, e mostra che un compromesso razionale tra inte- che quindi trovare buone leggi significa assi- ressi in competizione in una comunità, sia essa curare agli uomini il regno della perfetta giu- nazionale o globale, è ancora più difficile di stizia (...) È questo messianismo pseudocri- quanto avevano presunto i nostri idealisti” con- stiano, non l’autentico Cristianesimo, che rac- staterà nel 1960 il grande teologo morale prote- coglie oggi una schiacciate eredità di errori e stante, il tedesco-americano Reinhold Niebuhr, di delusioni, che naufraga sotto la responsabi- che pure negli anni della Grande Depressione lità di un secolo e mezzo di promesse mancate aveva denunciato le ingiustizie del capitalismo ... La politica cristiana, che ha sempre antepo- americano da prospettive marxiste, prima di ap- sto al miracolismo degli istituti la pedagogia poggiare l’entrata in guerra degli USA contro il delle anime, ha già separato da tempo il suo nazismo. “L’ottimismo conseguente dei nostra destino immortale dalla sorte di un movimen- cultura liberale - scriveva Niebuhr nel 1944 - ha to spirituale che, per quanto grandioso, ha in impedito alle società democratiche moderne sia fondo soltanto ricalcato il perenne errore co- di misurare accuratamente i rischi della libertà mune ad ogni setta eterodossa: l’interpretazio- sia di apprezzare pienamente la democrazia co- ne unilaterale del ‘Discorso della Montagna’ e me unica alternativa all’oppressione. Quando l’arbitrario oblio dell’apostolica ‘Lettera ai Ro- questo ottimismo non è condizionato in accor- mani’”(4). do con i fatti reali e complessi della natura e della storia umana, c’è sempre il pericolo che il Democrazia e ‘realismo cristiano’ sentimentalismo apra la strada alla disperazione Da questi presupposti il giovane Miglio deriva- e che un ottimismo troppo conseguente si al- va una peculiare visione del “progresso sociale”, terni ad un pessimismo troppo conseguente.... nella quale si congiungevano il riconoscimento Una visione cristiana della natura umana è più del valore degli ideali e la consapevolezza della realtà. La missione di chi crede nella necessità (4) GF. Miglio, “Per chi suona la campana”, cit.. di trasformare il mondo, secondo tale prospetti- (5) GF. Miglio, “La vela di Ulisse”, Il Popolo 25 gennaio 1946, va, ora in Il nerbo e le briglie del potere, cit., p. 19.

76 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 adeguata per lo sviluppo di una società demo- ria delle dottrine politiche all’Università Cattoli- cratica tanto dell’ottimismo al quale la demo- ca, il cattolico liberale (e valdostano) Alessandro crazia è stata associata storicamente, quanto del Passerin d’Entrèves, egli stesso professore ad cinismo morale che rende le comunità umane Oxford. E’ lui che introduce il suo discepolo ai vulnerabili a strategie politiche tiranniche”(6). grandi medievalisti e agli storici delle istituzioni Pochi anni prima, nel 1942, Léo Moulin, stori- e del pensiero politico inglese e americani (da co belga dell’economia e della cultura, scopriva Sumner Maine ai fratelli Carlyle, a Henry Sabi- nella ‘Regola’ di San Benedetto, letta per caso in ne), ai quali il riconoscimento del contributo un’abbazia di Lovanio, una antropologia capace fondamentale dato dalla tradizione medievale al- di sfuggire al dilemma “tra Agostino e Pelagio”, la nascita della modernità non suscitava nessun tra una “vecchia destra” cupamente pessimista e mal di pancia. Alle conclusioni di questi autori una “sinistra” ingenuamente ottimista: “una vi- Miglio aggiungerà di suo la rivalutazione del sione dell’uomo infinitamente più giusta di ruolo svolto dalla teologia cattolica medievale e quella che mi aveva dato la mia educazione laica barocca (specialmente dagli scolastici tomisti e ... una visione senza illusioni, si potrebbe dire dei gesuiti spagnoli, ancora ai suoi tempi ostina- machiavelliana, ma immersa in un’immensa te- tamente coltivati in Università Cattolica) nella nerezza umana”. In essa, negli anni seguenti, genesi delle tecniche logiche dalle quali si svi- avrebbe riconosciuto l’antidoto all’utopismo so- lupperà la metodologia della scienza moderna. cialista e razionalista nel quale era cresciuto L’orgoglio si appartenere ad una tradizione nella massonica Università Libera di Bruxelles e che ha contribuito in misura decisiva alla genesi che la manifestazione del totalitarismo sovietico della cultura moderna riaffiorerà più volte negli rendeva sempre più difficile da sostenere, ini- scritti di Miglio. Esso traspare nitidamente negli ziando un percorso intellettuale che lo avrebbe interventi a favore della libertà della scuola cat- portato ad individuare proprio nei monasteri be- tolica e per l’introduzione del “titolo di credito”, nedettini la culla delle tecniche elettive e delle da lui proposto a fianco di liberisti ‘laici’ come istituzioni economiche moderne(7). , una battaglia in cui vede la Alla base della concezione della politica condi- possibilità di un riscatto dell’antica e logora im- visa con sfumature diverse dagli esponenti di magine “di una cultura cattolica diffidente verso questo ‘realismo cristiano’ - destinata ad essere la scienza”. Proprio in questa battaglia - l’unica sommersa dalla crisi messa in moto dalla deco- condotta dai cattolici italiani da lui veramente lonizzazione e dall’irrompere della generazione sentita - Miglio individuerà non solo una possi- dei baby boomers (quella del Concilio Vaticano bilità di rinascita per “la più antica, genuina e II, del Vietnam e del Sessantotto) - sono due solida eredità giuridico-politica europea”, ma idee fondamentali. anche “la piattaforma ideologica comune tanto La prima è la convinzione della fondamentale alla tradizione cristiano-cattolica, quanto a continuità tra la tradizione cristiana e il mondo quella laico-liberale, e infine a quella delle auto- moderno, tanto nel campo politico quanto in nomie e delle libertà locali”, in grado di mettere quello culturale e scientifico. Comune nei paesi in luce il nesso più profondo tra le istituzioni di tradizione protestante, soprattutto anglosas- del Medioevo cristiano e la libertà politica mo- soni, dove la battaglia contro l’assolutismo in derna: nome della libertà del cristiano di servire Dio è stata sempre vista come il presupposto dell’af- “infatti, l’intangibilità della sfera ‘privata’, se fermazione della libertà di coscienza in campo per uno scienziato ‘positivo’ è soltanto la con- politico e scientifico, questo atteggiamento lo statazione di una realtà di fatto per sé stessa era di meno nel mondo latino. Qui infatti il immodificabile, se per un laico ‘liberale’ è già trauma della Rivoluzione francese e, in Italia, un classico ‘diritto innato’, per un credente del non expedit avevano lasciato in eredità un essa costituisce un preciso ‘diritto naturale’ e profondo fossato tra “clericali” e “anticlericali” e la manifestazione visibile dell’inviolabilità del- una visione, viva ancora oggi, in cui il metodo scientifico tende ad essere contrapposto al fidei- smo e alle superstizioni medievali, e la democra- (6) R. Niebuhr, The Childern of Light and the Childern of Darkness (New York: C.Scribners’s Sons, 1960 (1944)), pp. zia liberale all’autoritarismo papale e cattolico. xiv-xv. A fare da tramite con la storiografia anglosas- (7) L. Moulin, Itinerario spirituale di un agnostico (Milano: sone, nel caso di Miglio, è il suo docente di sto- Mondadori, 1996).

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 77 la sfera spirituale e della libertà di coscien- con tutta la maestà di un imperio assoluto. Es- za”(8). so, come dice il testo paolino, “non sine causa gladium portat”: non senza ragione porta la spa- Il secondo caposaldo del ‘realismo cristiano’ è da: perché con questa, cioè l’autorità coercitiva, invece la riscoperta delle potenzialità analitiche lo stato distingue e difende il giusto dall’ingiu- della dottrina del peccato originale - intesa non sto”) si salda alla difesa della irriducibile libertà come una rappresentazione banale e grottesca della coscienza individuale: “I cittadini (è sem- della cattiveria umana, ma più acutamente, co- pre l’apostolo che parla) devono sottostare a me abbiamo visto, come riflesso della contraddi- quella spada non solo per timore di essa (cioè zione ineliminabile che nella natura umana op- per la sua reale capacità di colpire) ma soprat- pone gli ideali più nobili (“l’insaziabile desiderio tutto per obbligo di coscienza ... Bisogna dun- di un mondo migliore”) agli istinti più egoistici, que scegliere - conclude - o la spada dello stato il desiderio di libertà all’innata inclinazione al- cristiano, che non crea e non impone il dovere l’abuso del potere che si annida nell’intimo di morale (e quindi sociale) ma lo suscita, e lo sol- ognuno. Per Miglio, questa riscoperta passa per lecita nelle libere coscienze; o la spada di un la singolare convergenza tra due filoni di letture nuovo totalitarismo che calerà implacabile sulle apparentemente assai diversi tra loro: da una prerogative individuali”(10). Come “salvare” per parte, le dottrine sull’ordine internazionale for- la libertà personale senza negare la spietata mulate nel Seicento dai teorici cattolici della realtà della politica, questo è il daimon che già ‘Ragion di Stato’, che apriranno lo studioso co- allora “perseguita” Miglio, e che continuerà a masco ad una duratura ammirazione per il pen- perseguitarlo negli anni a venire. siero politico della Controriforma; dall’altra, la riflessione sui rapporti tra fede e politica matu- L’incontro con Weber: rata in ambiente riformato da sociologi della re- ‘razionalizzazione’ e libertà ligione come Weber e Ernst Troeltsch, conosciu- Ciò che differenzia Miglio dai altri ‘realisti’ ti anch’essi grazie a Passerin d’Entrèves, che in cresciuti nel mezzo della crisi degli anni Trenta quegli stessi anni la cultura anglosassone stava e Quaranta è dunque il rifiuto di sacrificare la scoprendo attraverso la diaspora tedesca negli libertà individuale (intesa, secondo la termino- Stati Uniti(9). logia del giusnaturalismo cattolico appreso da È probabile che proprio nella radicale e corag- Balladore Pallieri, come ‘diritto naturale’) al giosa accettazione di questa fondamentale con- culto della forza e dell’autorità. traddittorietà della vita (“non è colpa di alcuno Negli anni Cinquanta l’interesse di Miglio per se il mondo in cui viviamo, anzi, la vita stessa, è questo problema, in cui si riflette la fondamen- fatta tutta di antagonismi senza fine”), oltre che tale bivalenza della politica, lo conduce all’in- nella inesauribile passione per la realtà “come contro con l’opera dello storico e sociologo te- essa è”, risieda la spiegazione del fascino che Mi- desco Max Weber (1864-1920), che all’inizio del glio ha sempre esercitato su tutte le generazioni secolo aveva individuato nella costante tenden- di studenti che si sono avvicendati nelle sue za alla ‘razionalizzazione’ delle istituzioni poli- classi, anche negli anni più duri e difficili della tiche la specificità della tradizione culturale e contestazione studentesca. politica occidentale. La lettura della storia delle Certamente, è in essa che va cercato il punto amministrazioni occidentali come processo di di distinzione tra il realismo migliano e altri e più comuni generi di ‘realismo politico’, che da (8) GF. Miglio, “Condizioni e prospettive della scuola cattoli- una lettura pessimistica e “hobbesiana” della na- ca” (1977), ora in Le regolarità della politica (Milano: Giuf- tura umana come inevitabilmente incline al fré, 1988), p. 680. conflitto passano ad una vera e propria sacraliz- (9) GF. Miglio, “Considerazioni retrospettive”, in Le regola- zazione dell’autorità e dello stato come unica rità della politica, cit., pp. xvii e ss.. La traduzione inglese di Talcott Parsons dell’Etica protestante e lo spirito del capita- istanza morale. Che non sia questa la prospetti- lismo di Weber è del 1930. Per la ricezione di Troelsch, si ve- va di Miglio appare evidente fin dagli esordi. An- dano H.R. Niebuhr, The Social Sources of Denominationali- cora nel 1946, la difesa dell’autorità dello stato sm (New York: 1964 (1929)) e L.Giussani, Grandi linee della sulla base della Lettera ai Romani di S.Paolo (“lo teologia protestante americana (Milano: Jaca Book, 1989 (1969)), pp. 127-128. stato - anche quello democratico - ha una sua (10) GF. Miglio, “La spada”, Il Popolo 11 settembre 1946, ora precisa e concreta sfera di autorità; un ambito in in Il nerbo e le briglie del potere, cit., p. 19; il corsivo è no- cui esercitare la propria missione egemonica stro.

78 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 affermazione del modello ‘legale-oggettivo’, che sandro il Macedone, nella quale un elemento ap- in altri successivi interpreti di Weber tenderà ad parentemente dispotico e ‘orientale’ - il possesso assumere una valenza negativa (‘burocratizza- diretto del regno da parte dei sovrani - invece di zione’), è invece ciò che, insieme al celebre “di- essere considerato come prova dell’influenza sincanto” weberiano, affascina maggiormente asiatica, viene interpretato come un raffinato Miglio: “la qualifica di ‘impersonale’, che il We- strumento giuridico attraverso cui i greci d’Asia ber annette costantemente ad ogni ‘ordinamen- avrebbero conferito unità, razionalità e imperso- to oggettivo’” ai suoi occhi rivela “l’intenzione nalità ad un sistema giuridico e amministrativo del sociologo tedesco di sottolineare giustamen- esteso su un territorio immenso, trasformando- te proprio lo sforzo di liberazione da comandi lo in un meccanismo impersonale del tutto di- personali ed umani che verso dal dominio arbi- sottende la ricerca di trario e dispotico dei re- quegli stessi ordinamen- gni persiani ed egiziani: ti”(11). Dall’incontro con la vi- “ponendosi di buon gra- sione weberiana Miglio do al servizio della buro- deriva un’idea che con- crazia e dello étatisme serverà per tutta la vita: patrimoniale dei Diado- l’ammirazione per lo chi [i sovrani ellenistici] “Stato amministrativo” - anzi, alimentando e fa- come il meccanismo isti- vorendo l’una e l’altro - i tuzionale più efficace per Greci della Diaspora la protezione della auto- crearono le condizioni nomia individuale. “La per cui la loro peculiare concezione ‘amministra- concezione dell’obbliga- tiva’ del potere e dell’au- zione politica poté so- torità - affermerà nel pravvivere incorporata in 1957 - ovunque storica- una nuova forma costi- mente appaia, rappresen- tuzionale. Prigioniero di ta infatti un tipico segno una gigantesca macchina dell’aspirazione all’im- statale e della logica dei personalità del comando: suoi procedimenti am- è anzi la più specifica e ministrativi, schiacciato suggestiva manifestazio- dalle responsabilità che ne di tale principio”(12). l’ordinamento gerarchi- Da giurista quale è, Mi- co incanalava incessante- glio riconosce alla base mente verso di lui come di tale concezione “l’osti- proprio vertice supremo, nata fiducia nella possibilità di creare paradigmi il monarca fu sempre meno il ‘padrone’ dello normativi e precetti generali così estesi e speci- Stato e sempre di più il suo primo servitore. fici da prevedere e risolvere ‘a priori’ ogni caso (...) Facendo del monarca l’unico proprietario concreto, escludendo così il ricorso ad una de- dello Stato, i Greci sono riusciti ancora una cisione estemporanea e ad un comando attuale volta a non avere più alcun umano padrone ... e umano”. In essa “il genio per la ‘razionalità’ si Il profondo inconscio motivo cui obbedisce ricongiunge, servendola, con l’avversione per come tipo storico l’impero burocratico degli l’arbitrario dominio dell’uomo sull’uomo”(13). Risultato dell’incontro con il lavoro di Weber è un ciclo di ricerche di storia del diritto costi- (11) GF. Miglio, “La struttura ideologica della monarchia gre- tuzionale nelle quali vengono indagati alcuni ca arcaica e il concetto ‘patrimoniale’ dello Stato nell’età an- aspetti degli ordinamenti giuridici sorti nella tica” (1955), ora in Le regolarità della politica, cit., p. 240. Grecia antica, considerata da sempre come la (12) GF. Miglio, “L’unità fondamentale di svolgimento dell’e- sperienza politica occidentale” (1957), ora in Le regolarità culla della civiltà occidentale. Del 1955 è un’ori- della politica, cit., pp. 328 e ss.. ginale interpretazione del carattere ‘occidentale’ (13) GF. Miglio, “La struttura ideologica della monarchia gre- dei regni sorti dalle conquiste asiatiche di Ales- ca arcaica”, cit., p. 240.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 79 Epigoni è in fondo lo stesso da cui nacque, in problema, più che della difesa, della compren- tutt’altre condizioni, la repubblica nobiliare sione di ciò che di veramente essenziale c’è nelle [la polis]: esso è l’originaria indomabile incli- nostre istituzioni, nella nostra tradizione politi- nazione dello spirito a respingere ogni signo- ca”. Come già Max Weber prima di lui, Miglio ria personale ed umana, e a preferire invece non ha dubbi su quale debba essere considerato l’obbedienza ad ordinamenti e comandi im- il nocciolo fondamentale di questa tradizione: personali”. “La scelta di del motivo conduttore dominante Questa interpretazione positiva dell’assoluti- - del ‘filo rosso’ per usare un’espressione cara a smo ellenistico apre a Miglio la strada per la ri- Meinecke - dipende certo un po’ anche dal tem- valutazione di una altro tipo di ordinamento, as- peramento e dalla formazione spirituale di chi a sai più vicino a noi: l’assolutismo delle monar- tale scelta si accinge. Io credo però che sfugga a chie europee del Seicento e del Settecento, nelle tale ipoteca di relatività chi voglia indicare il quali gli illuministi e i teorici del liberalismo ot- tratto genuinamente permanente della storia tocentesco avevano sempre visto il grande nemi- politica europea nella costante aspirazione alla co della libertà; rivalutazione che egli conduce, impersonalità del comando. L’obbligazione poli- coerentemente, fino al riconoscimento (che po- tica ... appare strettamente vincolata alla perso- trà forse oggi stupire qualcuno) della funzione nalità del potere. Il ‘seguito’, in cui si traduce e emancipatoria svolta dal principio della ‘perso- si attua la sintesi politica, è soggezione ad un nalità dello Stato’: comando personale, all’ascendente di un capo la cui facoltà di persuasione e le cui fortune sog- “la concezione patrimoniale è così probabil- giogano le più deboli volontà e trascinano le mente l’espediente giuridico che consentì di moltitudini. ... Orbene a me pare che la storia raggiungere appunto la meta opposta, cioè politica dell’Occidente si distingua e si unifichi l’affrancamento della comunità politica da in virtù di una ostinata lotta proprio contro que- qualsiasi signoria ‘personale’, diretta e assolu- sti aspetti naturali e più genuini della stessa ob- ta: seguendo la stessa via, molti secoli dopo, il bligazione politica: come irrequieta e logica- pensiero giuridico dell’Europa moderna co- mente sempre contrastata ribellione all’autorità struirà il concetto della ‘personalità’ dello Sta- dell’uomo sull’uomo, e sopra tutto come sperso- to proprio per ‘spersonalizzare’ ed ‘oggettiva- nalizzazione del comando e toccante anelito ad re’ i suoi comandi col separarli dagli empirici un ordinamento in cui soltanto regnino precetti atti di volontà di chiunque si trovi a governare impersonali, sottratti all’arbitrio di ogni umana lo Stato medesimo”(14). volontà”(15).

“Spersonalizzare il comando”: il ‘filo rosso’ La rivalutazione dello Stato seicentesco nel della tradizione politica occidentale quadro di questa lettura della storia politica e L’orizzonte in cui si situano le ricerche sulla giuridica dell’Occidente come una lotta inces- Grecia antica emerge più nitidamente nella pro- sante contro gli aspetti più reali e ‘naturali’ della lusione al corso di storia delle dottrine politiche politica (riconosciuta sempre come l’ambito del- che Miglio è chiamato a tenere nella sua Univer- la soggezione e del potere dell’uomo sull’uomo) sità nel 1957, e che, cogliendo acutamente l’at- permette a Miglio di reinterpretare in un modo mosfera di crisi alimentata dall’avvio della deco- assai originale anche il ruolo svolto dalla Chiesa lonizzazione, sceglie di dedicare alla ricerca dei cattolica in questa stessa storia. “È fuori discus- principi e delle istituzioni in cui consiste “l’ere- sione - sostiene Miglio - che gli ordinamenti po- dità politica occidentale”. litici medievali, per le loro caratteristiche salien- Miglio muove dalla constatazione che “la ri- ti, siano creazioni tipicamente cristiane”. È evi- volta del nazionalismo totalitario era soltanto il dente, infatti, che “che il Medioevo vede ispirarsi prologo di un’insurrezione destinata a scatenare l’azione della Chiesa, e il corrispondente pensie- contro il secolare primato dell’Occidente le mol- ro politico, alla difesa della libertà dei corpi ter- titudini e le razze le quali dall’Occidente e dal suo patrimonio spirituale avevano tratto stimolo (14) GF. Miglio, “La struttura ideologica della monarchia gre- di civiltà. Così che, approfondendosi la critica e ca arcaica”, cit., pp. 210 e ss.. il ripudio, maggiormente patetico e drammatico (15) GF. Miglio, “L’unità fondamentale di svolgimento dell’e- si sarebbe delineato - come si delinea oggi - il sperienza politica occidentale”, cit., pp. 328 e ss..

80 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 ritoriali, che sono in questa età i nascenti Stati monianza della vocazione occidentale all’im- moderni; vede insistere la dottrina sui principi personalità del comando”. dell’ordinamento autonomo; vede l’appoggio al- la formazione istituzionale di quel tipo di Stato Quando, nel Medioevo, il collasso dell’Impero che chiamiamo Stato ‘per ceti’”. Tuttavia il siste- romano conduce alla nascita del più “personale” ma medievale non è che una delle molteplici in- e “patrimoniale” dei regimi, quello feudale, carnazioni politiche dei principi cristiani: “biso- “questo sistema, in quanto integrato nel più am- gna ammettere - e la tesi è ormai largamente pio disegno della christiana respublica, venne condivisa dagli studiosi - che anche lo Stato as- altresì potentemente controbilanciato dagli or- soluto è una grande creazione del pensiero cat- dinamenti ecclesiastici, eredi e portatori appun- tolico (...) È precisamente dalla grande schiera to del principio personale dell’officium.” Da cui dei teologhi-giuristi, da Tommaso d’Aquino a un’insolita quanto originale interpretazione del Francesco Suarez, che si deve la costruzione dualismo medievale tra Papato e Impero, in cui, dell’ossatura essenziale dello Stato moderno. ancora una volta, torna a far capolino il daimon Questi grandi logici - specialmente i giuristi del- di Miglio: “la tensione fra gerarchia laica e ge- la scuola gesuita tra il Cinque e il Seicento - rarchia spirituale fu confronto spesso tempesto- questi anticipatori dell’astrale giurisprudenza e so fra due opposte concezioni dell’autorità poli- dei giuristi laici dell’Ottocento, questi teorici tica: fondata sulla signoria personale l’una, basa- politici hanno disegnato non solo il profilo ma ta sull’idea del servizio e del ‘ministero’ l’altra”. ben anche le strutture essenziali dello Stato mo- In quest’ultima, custodita e incarnata dai chieri- derno”(16). ci, Miglio vede la vera anima del suo amato “Sta- Il contributo più grande del Cristianesimo alla to amministrativo”: tradizione politica dell’Occidente è però, secon- do Miglio, un altro: esso consiste nell’introdu- “[la storiografia] dovrà ad un certo punto rico- zione del “concetto cristiano del ‘servizio a Dio’, noscere l’importanza decisiva del ruolo soste- nella convinzione che tutti gli uomini - da Cesa- nuto dall’elemento ecclesiastico nella fonda- re al più umile dei funzionari, dal Pontefice e zione dello Stato moderno. Non solo gli orga- dai vescovi al più modesto dei chierici - siano al ni amministrativi medievali, ma anche sopra servizio di un signore trascendente la cui formi- tutto quelli del nascente principato territoria- dabile autorità condiziona ogni potere monda- le - a cominciare dalla ‘cancelleria’, vero ful- no”: cro della gestione razionale dello stato - furo- no praticamente attrezzati e durevolmente “se il Cristianesimo sul piano politico avesse monopolizzati da schiere di chierici solerti ... recato all’Occidente anche soltanto questo Quei lontani predecessori dei burocrati mo- concetto, esso basterebbe a qualificare come derni, non lasciarono soltanto negli storici uf- eccezionale il suo influsso sulla nostra civiltà. fici amministrativi l’impronta della loro arte e Per questa via infatti si giunse ad una duratu- della loro instancabile attività: essi recarono ra riserva contro ogni interpretazione perso- un dono infinitamente più prezioso, un prin- nale ed arbitraria del comando politico: per- cipio che dava senso unitario e straordinaria ché nessuna signoria veramente libera supe- efficacia a tutte quelle tecniche: l’ideale ap- riorem non recognoscens fu più giustificabile punto di una autorità oggettiva e depurata da in terra, ed anche le supreme potestà apparve- ogni elemento e tratto arbitrario”(17). ro come oggettive prestazioni di servizio. Dal De officiis ciceroniano all’omonimo libro di Partitocrazia, monocrazia e federalismo Ambrogio di Milano, al De ordine palatii di Appassionato ammiratore dello “Stato ammi- Incmaro di Reims su su verso la selva torreg- nistrativo”, Miglio nutre invece sentimenti mol- giante dei trattati medievali circa i doveri del to più tiepidi nei confronti dello “Stato costitu- principe - quasi ponte maestoso che poggi sui zionale” e della democrazia rappresentativa. altrettanti pilastri - la dottrina dell’autorità Che le due cose rimangano ben distinte nella come ‘ufficio’ e ‘ministero’ penetrò profonda- mente nella coscienza europea: finché, incor- (16) GF. Miglio, “I cattolici di fronte all’unità d’Italia” (1959), porata nel diritto canonico e realizzata siste- ora in Le regolarità della politica, cit., p. 354. maticamente negli ordinamenti ecclesiastici, (17) GF. Miglio, “L’unità fondamentale di svolgimento dell’e- costituì la più grandiosa, ammonitrice testi- sperienza politica occidentale”, cit., pp. 337 e ss..

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 81 mente del costituzionalista comasco, appare l’autorità) nei momenti di crisi degli ordina- chiarissimo dalla sua peculiare concezione dello menti ‘legali-oggettivi’. Il ritorno “controllato” “Stato di diritto”. Agli occhi di Miglio, la caratte- alla concentrazione dell’autorità gli appare co- ristica principale di quest’ultimo va individuata me l’unico modo per salvare l’unità e la razio- “[non] tanto nel fatto che esso riposa su di uno nalità dello “Stato amministrativo”, in cui con- statuto fissato dalla comunità e modificabile a li- tinua a riconoscere lo stadio più alto e compiu- bito da questa ... [bensì] nella tendenza a regola- to dello Stato moderno. re ogni materia, ogni rapporto, ed ogni caso, È in questi anni che Miglio riscopre Carl Sch- con precetti generali. Questo ideale di un’ammi- mitt e scrive le sue pagine più decisioniste e nistrazione esclusivamente secondo la legge, “autoritarie”, conquistandosi rapidamente la fa- senza ricorso a poteri discrezionali contrassegna ma di principale teorico presidenzialista italia- il vero tipo ‘legale’ di sovranità postulato dalla no (e le simpatie di intellettuali della destra ‘na- società moderna”(18). zionale’ come Marcello Veneziani). Sono anche Radicato nella sua formazione di giurista (che gli anni dell’approfondimento della tradizione lo porta a vedere nel rapporto di rappresentanza del ‘realismo politico’ preilluministico e antiil- tra eletto ed elettori un istituto logicamente luministico, nei quali si fanno più frequenti i ri- confuso) e nella sua crescente consuetudine ferimenti a quei teorici (da Jean Bodin a Gio- con la tradizione costituzionale tedesca, lo scet- vanni Botero, da Richelieu a lord Halifax) che ticismo di Miglio nei confronti della democrazia nel mezzo delle congiure che tra il XVI e XVIII rappresentativa si alimenta anche delle degene- secolo squassavano le corti europee avevano lu- razioni che investono della democrazia italiana cidamente teorizzato il dovere del sovrano a dalla fine degli anni Cinquanta, con l’imporsi porsi al di sopra delle leggi vigenti, quando ciò delle pratiche clientelari e “spartitorie” sull’or- divenisse necessario alla sopravvivenza dello dinamento giuridico formale. Stato. La constatazione della crisi profonda creata Nel crepuscolo della “Prima Repubblica”, l’ampliarsi del potere dei partiti sull’ammini- mentre nella sua Università e nel mondo catto- strazione pubblica - che Miglio è tra i primissi- lico italiano maturava quella “svolta etica” che mi (insieme ad un piccolo manipolo di “profeti avrebbe portato la sinistra democristiana all’al- inascoltati”, da Einaudi a Calamandrei, da Er- leanza con la sinistra post-comunista, Miglio nesto Rossi a Giuseppe Maranini, all’ultimo torna così, in orgogliosa solitudine, a riscoprire Sturzo) ad analizzare e denunciare pubblica- “la tradizione cristiano-cattolica del grande rea- mente in un suo celebre discorso per l’inaugu- lismo della Controriforma, che aveva saputo razione dell’anno accademico 1964-1965(19) - trarre dall’esperienza della grande crisi il gusto spingerà Miglio a sviluppare una lunga serie di per la realtà”(20). Da essa egli trae spunto per analisi sulle incoerenze e i limiti intrinseci del rendere sempre più lucida la sua personale vi- modello parlamentare integrale italiano, basato sione morale, così distante tanto dal ‘pragmati- sul proporzionalismo e sul capillare controllo smo’ dell’ultima stagione socialista e democri- del legislativo sull’esecutivo. Gli anni Settanta, che vedono il sistema poli- tico italiano ormai pressoché paralizzato dal (18) GF. Miglio, “La struttura ideologica della monarchia gre- “compromesso storico” e dallo strapotere dei ca arcaica”, cit., p. 241. sindacati e delle corporazioni, segnano una (19) GF. Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale regime politi- co” (1964), ora in Le regolarità della politica, cit., pp. 447 e svolta nella riflessione e nella produzione di Mi- ss.. glio, che inizia a coinvolgersi sempre più nel di- (20) “Intervista al prof. Gianfranco Miglio”, in Cattolici Popo- battito politico sulle riforme costituzionali. Fe- lari, Guida alle facoltà di Giurisprudenza, Economia e com- dele all’idea che l’uniformità e razionalità delle mercio e Scienze politiche (Milano: Cusl, 1990), pp. 150- leggi e della pratica amministrativa costituisca- 151. Nella stessa intervista, Miglio lamentava anche il frain- tendimento e l’emarginazione di quella stessa tradizione da no una difesa dall’arbitrio dei potenti di turno parte del ‘cattolicesimo democratico’: “Nella mia vita io ho molto più efficace della partecipazione popolare dovuto fronteggiare invece la posizione opposta, sostenuta attraverso la rappresentanza parlamentare, Mi- dai miei antichi amici, Moro, Dossetti, Lazzati e altri, che glio reagisce alla crisi che si consuma davanti ai non amavano la Controriforma, la consideravano come il momento in cui la Chiesa si era staccato dalla propria origi- suoi occhi rivalutando decisamente il ruolo ne: ‘spietati gestori di potere’, definivano i grandi restaurato- svolto dal governo monocratico (quello che We- ri della Chiesa romana. E invece era realismo, il solo modo ber aveva identificato nel tipo ‘carismatico’ del- per conseguire risultati concreti”.

82 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 stiana, che al tramonto delle ideologie aveva smo, che Miglio a partire dagli anni Ottanta reagito riducendo la politica alla nuda logica tende sempre più spesso a presentare come il degli interessi, quanto dal moralismo della “via nocciolo della sua personale teoria politica, è giudiziaria alla democrazia” che di lì a poco oggetto tuttavia nel corso degli anni di una ul- avrebbe preteso di ricostruire la società italiana teriore e più importante rilettura, che, sebbene attorno ai nuovi valori della solidarietà e del mai esplicitata, configura una vera e propria ro- “politicamente corretto”. “Oggi - affermerà due tazione del sistema sui propri assi. anni prima dell’inizio di Se inizialmente, in accordo “Tangentopoli” - stiamo fa- con la concezione sviluppata cendo spesso errori proprio negli anni Cinquanta, il polo perché è difficile trovare, della Società e del Contratto nella politica, uomini che tende ancora ad essere iden- siano veramente distaccati: tificato con il Legislativo co- dai propri interessi materia- me luogo degli interessi fra- li, ma anche dai propri pre- zionali e particolari e con- giudizi. Tutti si illudono di trapposto allo sforzo di astra- far nascere un nuovo tipo di zione dagli interessi partico- uomo, di cambiare la natura lari incarnato dallo Stato e umana (la grande utopia di dall’Esecutivo, con il passare Marx, oggi finita in frantu- degli anni i caratteri tipici mi!)”(21). del contratto-scambio (parti- I lunghi anni delle riforme colarità del suo oggetto e li- mancate sono anche quelli mitazione temporale dei suoi in cui l’eterna ricerca mi- effetti) tendono a caricarsi di gliana di un punto di equili- connotazioni sempre più po- brio tra il freddo ‘realismo sitive. Da un lato, il contrat- politico’ e l’appassionato to interindividuale, conti- idealismo libertario sembra nuamente e liberamente ri- cessare, e il “disincanto” we- negoziabile, tende ad emer- beriano tende a trasformarsi gere al posto dell’ordinamen- in uno scetticismo conseguente e privo di spe- to giuridico oggettivo e sistematico come nuovo ranza. In realtà, l’antico daimon migliano cova bastione della libertà degli individui; dall’altro, il però ancora ben vivo sotto le ceneri. Più ancora rapporto di obbligazione politica, abbandonata che nel dualismo tra esecutivo e legislativo in- ogni speranza di ‘spersonalizzazione’, viene defi- corporato nella proposta del “Gruppo di Milano” nitivamente consegnato alla lettura ‘realistica’ e e ispirato all’esperienza francese post-rivoluzio- interpretato unicamente come rapporto persona- naria e al semipresidenzialismo della V Repub- le di protezione basato sulla forza e sulla fedeltà blica, esso ricomincia ad affacciarsi nell’elabora- cieca, in cui si incontrano la brama di potere del- zione di due temi che, seppure non nuovi, negli le élite e il “desiderio di vivere alle spalle degli al- anni precedenti erano rimasti in secondo piano tri” che muove i loro seguaci. nella riflessione del costituzionalista comasco. A questo tema fondamentale si affianca una Il primo è dato dalla rielaborazione, cui con- seconda prospettiva, in cui l’antica contrapposi- tribuisce anche la rilettura dell’opera di Lorenz von Stein, della dicotomia Gemeinschaft-Gesel- lschaft (comunità-società), originariamente (21) “Intervista al prof. Gianfranco Miglio”, cit., pp. 152-153. proposta dalla sociologia tedesca tra la seconda Che nel caso dell’’intellettuale e dello studioso questo ‘distac- metà del XIX e la prima del XX secolo come co’ debba tradursi innanzitutto in uno sforzo leale di storiciz- zazione dei propri ideali appare ben chiaro a Miglio: “Confes- chiave interpretativa del passaggio dalla ‘comu- so - scrive nell’introduzione ad un libretto sulla sua amata ci- nità’ agricola alla ‘società’ industriale e moder- viltà alpina - che, a più riprese, mentre scrivevo, sono stato na. Nella riflessione di Miglio essa si trasforma tentato di ricercare non già come si potrebbe ‘salvare’ la ci- nel dualismo tra due fondamentali ‘tipi’ di rela- viltà montana, ma perché (cioé in forza di quali ‘regolarità’) la mia generazione è ossessionata dal desiderio di ‘recupera- zioni interpersonali a cui dovrebbero essere ri- re’, conservare e ‘riverire’ il passato, specialmente quello più condotti tutti i rapporti sociali: l’”obbligazione semplice, primitivo e spontaneo”; cfr. GF. Miglio, Ricomin- politica” e il “contratto-scambio”. Questo duali- ciare dalla montagna (Milano: Giuffré, 1978), pp. 9-10.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 83 zione weberiana tra autorità carismatica e auto- te Lottieri, la rivalutazione delle valenze politi- rità legale si propone per la prima volta in ter- che che il contratto-scambio pare destinato ad mini geo-culturali. Il contrasto tra la “libertà”, assumere all’indomani della scomparsa dello intesa ancora come dominio della norma ogget- Stato moderno (un terreno in cui l’individuali- tiva, e l’”arbitrio” dato dal potere discrezionale smo metodologico migliano non ha difficoltà a dell’uomo sull’uomo viene tradotto qui nella incontrarsi con la prospettiva della scuola au- contrapposizione tra un Occidente, identificato striaca di Mises e Hayek) si fonde con la risco- ora con il ‘Nord atlantico’, culla dello Stato di perta della tradizione federalista e delle ‘comu- diritto e della democrazia parlamentare, e un nità intermedie’, che riportano Miglio alla sua Terzo Mondo esteso a comprendere anche il matrice cattolica e alla stagione del Cisalpino, ‘Sud mediterraneo’, definito dalla “convinzione ma che egli non esita, con il consueto coraggio che, a comandare, non possano (e quindi non e rigore intellettuale, ad ancorare a nuovi riferi- debbano) essere le prescrizioni astratte, ma le menti, considerati più solidi e promettenti, co- persone concrete in grado di farsi obbedire” e me l’esperienza olandese della prima età moder- presentato come vittima incolpevole di una “co- na e l’opera di Altusio. lonizzazione politico-culturale” da parte del pri- mo(22). Frutto della fusione di temi antichi (l’i- L’eredità migliana deale della ‘spersonalizzazione’ del comando, la Rispondendo ad una critica mossagli da Orio riflessione weberiana sul rapporto tra confessio- Giacchi, che al termine della sua celebre prolu- ne cristiana e rapporti sociali, l’attenzione per i sione del 1964 gli rimproverava di utilizzare un fondamenti culturali e antropologici delle istitu- approccio scientifico sì, ma non “cattolico”, Mi- zioni ereditata dell’etnologia giuridica britanni- glio rivendicava con orgoglio come propria l’i- ca tra le due guerre) e nuovi (il relativismo an- spirazione fondamentale del ‘realismo cristiano’: tropologico, l’interpretazione delle ‘Rivoluzioni atlantiche’ nelle teorie ‘centro-periferia’ e ‘della “i grandi tipi di ordinamento politico mutano dipendenza’ di derivazione braudeliana), essa e si succedono col trasformarsi, nel tempo e trova sbocco isolato in un breve saggio che nello spazio, delle condizioni, dei bisogni e chiude il ciclo delle proposte di riforma dello delle aspirazioni degli uomini - popoli o gene- Stato in senso presidenzialista e, insieme, la rac- razioni - cui devono servire. Ogni tipo di giu- colta di scritti scelti pubblicata dai suoi allievi – stificazione dell’obbligazione politica ha, con Lorenzo Ornaghi, Adriana Petracchi, Roberto la conseguente struttura istituzionale, una va- Ruffilli e Pierangelo Schiera - a conclusione del- lidità assoluta per l’età a cui appartiene ... Ma la sua carriera di docente universitario. quando un ordinamento tramonta, perché Visti retrospettivamente, entrambi questi filo- nelle coscienze si spengono le convinzioni su ni di riflessione sembrano preludere all’adesione cui esso si basa, nessuna forza al mondo può di Miglio alla Lega Lombarda-Lega Nord e, più impedirne il declino e la scomparsa. [Tuttavia] in generale al movimento federalista e padanista se di fronte agli ordinamenti politici, il cristia- negli anni Novanta. Nel 1989-1991, il crollo dei no si trova nella stessa posizione di ogni altro regimi comunisti - nei quali il Miglio più ‘reali- vivente, ben diversa appare la sua sorte quan- sta’ e scettico degli anni Settanta e Ottanta, do si tratta di dare un significato a questa con- profondamente deluso dalla deriva neocorpora- dizione: perché, se al non-credente è difficile tiva della democrazia rappresentativa in Italia, escogitare una risposta che attribuisca valore aveva identificato l’ultimo e più coerente stadio positivo a tale condizione, il cristiano trova dello Stato moderno - spegne in lui le ultime proprio nella transitorietà delle esperienze speranze di rivitalizzare quello “Stato ammini- istituzionali la riprova della sua vocazione ad strativo” impersonale e oggettivo, nel quale ave- un’altra e trascendente cittadinanza”(23). va per tanti anni identificato l’unico possibile garante delle libertà individuali. Senza riferirsi a questa fondamentale e radica- L’incontro con il padanismo coincide per Mi- le libertà, inaccessibile alla maggior parte dei glio con il rilancio delle sue mai sopite inclina- zioni libertarie e con l’esplorazione di vie nuove, (22) GF. Miglio, “Una Repubblica ‘mediterranea’?” (1987), ora che egli affronta con il suo metodo di sempre, in Le regolarità della politica, cit., pp. 1095 e ss. fondato sulla combinazione tra analisi giuridica (23) GF. Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale regime politi- e storia delle istituzioni. Come nota giustamen- co”, cit., pp. 471-472.

84 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 suoi colleghi laici, sa- tranno assurgere a rebbe difficile com- vera e durevole si- prendere la lucidità gnoria se coloro che sempre dimostrata da le ‘portano’ non riu- Miglio nell’analizzare sciranno, come già gli eventi presenti co- nel passato, a trasfor- me se essi fossero già mare la dedizione al parte di un passato proprio dovere pro- lontano. Essa con- fessionale nell’ideale traddistingue anche di un servizio a più molte delle riflessioni alta istanza: soltanto migliane sulle trasfor- a questo prezzo infat- mazioni che hanno ti sarà consentito investito le istituzioni ‘spoliticizzare’ il politiche occidentali compito quotidiano negli anni Novanta. Con il politologo statunitense Edward Luttwak, ed affrancarlo dalle La sua analisi delle il 26 maggio 1997 passioni individuali, cause della definitiva fonti perenni di arbi- crisi funzionale in cui è precipitato lo Stato mo- trio e soprusi anche involontari. derno dopo la fine della “guerra fredda” - antici- “Constant diceva che “un governo libero ha pata nei decenni precedenti dalla costante sotto- bisogno di religione, perché ha bisogno di disin- lineatura della natura storica e contingente delle teresse”: la forza irresistibile dell’idea cristiana istituzioni statuali - costituirà una delle basi da di officium - l’idea che già al tempo delle Rifor- cui certamente dovrà ripartire nei prossimi anni me religiose salvò lo Stato rinascimentale traen- la storiografia delle nostre istituzioni politiche. dolo dalle secche di un troppo angusto edoni- Allo stesso modo, è assai probabile che parec- smo - sta nel sostanziale distacco con cui il cre- chie delle linee di sviluppo teorico avviate da Mi- dente considera i suoi medesimi interessi mon- glio negli ultimi anni, come il dialogo tra il fe- dani, rifiutando di riconoscere in questi il pro- deralismo europeo e la tradizione libertarian prio esclusivo destino. Secondo la stupenda defi- americana, continuino ad alimentare a lungo la nizione dello scritto A Diogneto, il cristiano è ricerca e il dibattito, e che lo stesso accada dei pur sempre colui che “partecipa a tutto come problemi che egli ha contribuito a riconoscere e cittadino, ma tutto sopporta come straniero”, e delineare, come quello della definizione dei con- per il quale “ogni terra straniera è patria, ed fini di quei ‘corpi intermedi’ tra l’individuo e il ogni patria straniera”. vecchio Stato moderno ai quali, nella prospetti- “Ora, nella presente situazione spirituale, mi va di un “federalismo diffuso” basato sulla li- pare evidente che da nessuna parte, fuorché da bertà di contratto, dovrebbe essere attribuito il quella cristiana, sia lecito attendere il contribu- diritto collettivo di entrata e di uscita, o seces- to inestimabile al mondo contemporaneo di una sione, dal patto politico(24). così distaccata e spersonalizzata concezione del A coloro che proseguiranno sulle strade da lui ‘dovere’ politico. Il riprendere questa ardua via tracciata, e ai tanti che hanno imparato a cono- maestra può darsi che richieda un difficile riesa- scere ed amare la politica attraverso il suo inse- me di certe troppo entusiastiche partecipazioni gnamento e la sua opera, il professore di Doma- alla difesa di ordinamenti politici che declinano so consegna tuttavia forse un’eredità ancora più o di alla costruzione di altri che sorgono: non è fondamentale. È quella contenuta nelle righe in questo o in quell’istituto tradizionale, in que- conclusive della già citata prolusione del 1957, sta o in quella riforma, il segreto della libertà, nella quale sembrano risuonare gli stessi accenti ma nel fare dovunque e comunque il proprio do- delle parole di Weber sul lavoro (Beruf) come vere con tenace coerenza, perché soltanto così si ‘chiamata’ e vocazione cristiana nella celebre obbedisce ad un signore che è lieve e consolante analisi dello Spirito del capitalismo. “Qualun- servire: la nostra coscienza”. que sia il destino che ci attende, una cosa mi sembra chiara: la forza costrittiva e l’autonomia logica delle nuove tecniche, nel governo della (24) GF. Miglio-A. Barbera, Federalismo e secessione. Un dia- comunità e dei suoi generali interessi, non po- logo (Milano: Mondadori, 1997), pp. 183-185.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 85 LL oo scienziatoscienziato delladella politicapolitica Gianfranco Miglio da Schmitt al mercato La logica di una conversione

di Carlo Lottieri*

ualcuno certo sarà rimasto sorpreso, nel rirsi ad uno studioso che durante la seconda corso degli anni Novanta, di fronte a talune metà del Novecento ha avuto pochi rivali, in Qprese di posizione del professor Gianfranco Italia e fuori, nel suo tentativo di scandagliare Miglio. Dopo aver “importato” a Sud delle Alpi il con rigore scientifico la realtà del potere: evi- realismo decisionista di Carl Schmitt e dopo es- tando qualsiasi retorica e sforzandosi di osser- sersi speso a lungo nel tentativo di persuadere la vare la politica quale essa è. Nel corso di questa classe politica italiana della necessità di adottare ricerca, allora, non stupisce che egli abbia finito un modello politico presidenziale (non “autorita- per elaborare un pensiero non privo di assonan- rio”, ma certo “autorevole” ed in condizione di ze con quella linea di pensiero che – da Étienne garantire stabilità e durata all’esecutivo), l’ulti- de la Boétie fino a Murray N. Rothbard, passan- mo Miglio ha offerto infatti più di una ragione di do per i libertari americani del XIX secolo – si è scandalo. sforzata di sottrarre ogni maschera all’autorità L’anziano professore dapprima si è proclama- politica. to favorevole a riforme di segno federale, quindi Dietro alla virata degli anni Novanta, d’altra si è nettamente schierato a difesa del diritto di parte, non c’è solo la manifestazione di una con- secessione, per poi infine giocare anche in pri- solidata attitudine “realista”. Come egli medesi- ma persona un ruolo politico, ispirando la Lega mo ha più volte sottolineato anche in mirabili Nord (di cui è stato senatore) e, dopo la rottura interventi parlamentari, il rigetto delle tesi deci- con quel movimento, le formazioni del centro- sioniste è nato in lui dalla stessa crescente con- destra. Non solo: Miglio si è anche contraddi- stinto per iniziative culturali non facilmente ri- * Carlo Lottieri è titolare di assegno di ricerca presso la cat- conducibili all’immagine stereotipata che di lui tedra di Filosofia del diritto dell’Università di Siena. Tra i suoi si erano fatti quanti lo avevano identificato con lavori più recenti vi sono Denaro e comunità (Napoli: Guida, quel progetto di Seconda Repubblica che aveva 2000) e Il pensiero libertario contemporaneo (Macerata: Libe- elaborato alla testa del “gruppo di Milano”(1). rilibri, 2001). Questo articolo è già stato pubblicato, in versio- Ha riproposto il testo classico di Henry David ne ridotta, su élites, giugno 2001, n. 2, pagg. 28-35. Thoreau sulla disobbedienza civile e ha favorito (1) In realtà, già allora Miglio era favorevole ad una soluzio- la traduzione dell’opera principale di Daniel J. ne federale e fu solo per l’opposizione degli altri eminenti Elazar (massimo esponente del neo-federali- costituzionalisti che l’ipotesi fu scartata. A distanza di anni smo) e del volume di Allen Buchanan sul diritto egli ha così rievocato l’episodio: “all’inizio dei lavori del Gruppo, io posi la questione pregiudiziale di un’alternativa di secessione. tra i due modelli, cioè tra uno Stato federale ed uno Stato In questa pur evidente discontinuità vi sono, e unitario. Rimasi però subito in minoranza. Anzi, rimasi iso- vanno evidenziati, elementi di stretta connessio- lato anche nel porre soltanto la questione: tutti i miei colle- ne tra il decisionismo originario e l’esito federa- ghi si dichiararono convinti di non dover mettere in causa l’attuale struttura unitaria dello Stato italiano”, da Gianfran- lista (venato di intonazioni libertarie) dell’ultimo co Miglio, Una Costituzione per i prossimi trent’anni. Inter- e più maturo Miglio. vista sulla Terza Repubblica, a cura di Marcello Staglieno Pensare al politologo lombardo vuol dire rife- (Bari: Laterza, 1990), p.140.

86 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 sapevolezza che lo Stato moderno rappresenti, posti dal potere si contrappone quindi la spon- in quanto tale, un ferrovecchio: un arnese da tanea elaborazione di un diritto che ignora i gettare o, se si preferisce, un’istituzione da ri- confini degli Stati nazionali e si distende libera- pensare in modo radicale e che non può reggere, mente nel tempo. nella forma attuale, alle sfide dell’epoca contem- Dietro all’eterna ed alterna oscillazione storica poranea. tra Stato e mercato Miglio rinviene allora due di- Per ritrovare le radici di tale evoluzione del stinti obblighi. Nel mercato, in effetti, prevale pensiero migliano può essere utile richiamare ta- l’obbligo-contratto quale frutto di un diritto che luni elementi della riflessione che egli svolse a emerge dalla volontà degli attori, mentre all’in- metà degli anni Settanta(2), in un’Italia caratte- terno delle relazioni statuali la scena è dominata rizzata dall’avanzata crescita elettorale di un par- dall’obbligo politico, il quale esiste in virtù di tito comunista che però – al contempo – stava av- una pretesa unilaterale all’obbedienza: viando un processo di avvicinamento a logiche welfariste e socialdemocratiche. Proprio entro ta- “fra gli uomini sono possibili due tipi diversi, le contesto storico, ormai tanto remoto, Miglio contemporanei ma irriducibili, di rapporto: sviluppa una riflessione generale che muove dalla l’obbligazione-contratto interindividuale (in constatazione dell’esistenza di due distinti poli cui si cerca la soddisfazione di singoli, attuali e della vita pubblica: quello dello Stato e quello del determinati bisogni, e da cui nasce quindi il mercato. ‘mercato’), e il patto di fedeltà politico (in cui Miglio evidenzia come questi due ambiti, in si cerca una garanzia globale per tutti i futuri, quanto elaborazioni umane, mostrino comun- non ancora specificati bisogni esistenziali, e da que taluni tratti comuni. La sua confidenza con cui nascono quindi appunto le ‘rendite politi- la lezione elitista lo spinge in particolare ad evi- che’)”(6). denziare come “in entrambi valgano da sempre, effettualmente, la regola ferrea della cooptazio- È sulla base di tali analisi che egli giunge ad ne, e il meccanismo delle consorterie”(3). La elaborare un’interpretazione quanto mai origi- pretesa weberiana di uno Stato impersonalmen- nale di quella dissoluzione sindacalistica della te neutrale gli appare insomma quanto mai in- sovranità statuale che era sotto gli occhi di tutti genua ed infondata, né egli pare gradire la tesi – nell’Italia degli anni Settanta. Quello che Miglio allora tanto in voga – di quanti pretendevano di vede emergere è un assetto che definisce federa- legittimare l’ordine capitalistico sulla base di tivo-corporativo, nel quale argomenti “meritocratici” o ipotizzando uguali punti di partenza. “la sanzione per i patti violati, e la discrimina- Al di là di ciò, ad ogni modo, è pur certamen- zione fra interessi illeciti (‘parassitari’) e inte- te vero che la contrapposizione Stato e mercato ressi legittimi (sacrosanti), non spettano più – rinvia ad un “dualismo irriducibile”, in virtù del almeno per un certo tempo – ad un solo e con- quale l’apparato politico e il ceto imprenditoria- venzionale potere decisivo (sovrano), ma di- le riescono a disporre di ingenti risorse finan- pendono dall’equilibrio generale delle obbliga- ziarie grazie a “due diverse convenzioni: rispet- zioni assunte dai gruppi corporati in campo, e tivamente il ‘diritto pubblico’ (costituzione) e il quindi dalla materiale forza contrattuale di ‘diritto privato’ (codici)”(4). ciascuno di essi”(7). Se l’ordine statuale deriva dal comando gerar- chico e dalla volontà costruttiva del ceto politi- co egemone, nel carattere naturalmente libera- (2) Cfr. Gianfranco Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale si- le delle relazioni mercantili Miglio riconosce stema economico” (1976), ora raccolto in Le regolarità della anche l’espressione di un antico dinamismo im- politica, secondo volume (Milano: Giuffrè, 1988), pp.609- 646. prenditoriale, che già nell’età medievale della (3) Gianfranco Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale siste- lex mercatoria sul piano giuridico aveva saputo ma economico”, cit., p.619. esprimere – come aveva evidenziato Levin (4) Ibidem. Goldschmidt –“la pronta formazione interna- (5) Levin Goldschmidt, Storia universale del diritto com- zionalmente uniforme del diritto commerciale merciale (Torino: Utet, 1913 (1891)), p.17. (6) Gianfranco Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale siste- ed una conseguente continuità sorprendente ma economico”, cit., p.620. 5 dello sviluppo storico”( ). (7) Gianfranco Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale siste- Alla rigida determinazione degli obblighi im- ma economico”, cit., p.638.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 87 Fin dagli Settanta, allora, era possibile trova- mente vari che possono essere soddisfatti solo re in Miglio una serie di straordinarie intuizioni nel libero mercato”(9). sul rapporto tra i due modelli fondamentali di relazione sociale e la lotta per le risorse. Le suc- Miglio inizia così a collegare sempre più stret- cessive riflessioni migliane sulla natura del pa- tamente l’analisi spietatamente realistica dei si- rassitismo statale e sul ruolo che la spartizione stemi statuali di dominio, la valorizzazione del- del “bottino” all’interno dei sistemi politici l’efficacia e della civiltà degli ordini istituzionali muovono da qui, così come la sottolineatura policentrici (federali) e il dinamismo delle eco- della centralità del contratto: da intendersi sia nomie orientate al mercato, alla concorrenza, al- nell’accezione classicamente privatistica che in l’innovazione. Se anni fa qualcuno poté forse quella, non meno rilevante, che vede all’opera stupirsi di fronte alla decisione di inserire nella gruppi (professionali o territoriali che siano). prestigiosa collana “Arcana Imperii” (lungamen- È attraverso queste analisi che riemerge in Mi- te diretta da Miglio stesso per le edizioni Giuffrè) glio sia l’interesse al federalismo (un suo tema, un’antologia di scritti di Mises e Hayek a cura di in verità, fin dagli anni della Resistenza e de Il Guido Vestuti, oggi è più facile capire le ragioni Cisalpino) che l’attenzione al mercato, inteso di quel volume, significativamente intitolato Il non solo quale sistema economico ma anche co- realismo politico di e Friedri- me premessa di ordini giuridici concorrenziali. ch von Hayek. La successiva evoluzione di quel Da qui proviene anche la riattualizzazione di pensiero permette adesso di cogliere meglio l’u- tante ricerche del passato su istituzioni moderne nità di un progetto di cui molti ancora faticano a in qualche modo eccentriche, non riconducibili comprendere l’intima coerenza. al modello vincente statuale: centralizzato, na- Anche quando tratteggia i non certo gloriosi zionale, giacobino ed impersonale. Dalla natia destini futuri dell’ordine statuale ed esalta le lo- Como, d’altro canto, Miglio ha sempre avuto per giche pattizie del federalismo e del mercato, egli la federazione svizzera quell’attenzione che – si rivendica costantemente il proprio sobrio spirito può presumere – Johannes Althusius avrà riser- demistificatore: “Non sto disegnando un’utopia, vato all’originale esperimento olandese delle li- o auspicando una trasformazione in meglio (chi bere Province Unite, tanto vicine alla sua piccola potrebbe dimostrarlo?) dei sistemi politici ed Emden. economici del tardo secolo XX: ma cerco solo Una delle riflessioni che hanno condotto Mi- freddamente di descrivere il tipo di assetto istitu- glio ad allontanarsi dalle proprie posizioni origi- zionale che si sta già faticosamente affermando. narie è stata la considerazione che l’invenzione Io sto ai fatti, e soltanto ai fatti”. E questi fatti gli dell’atomica e la conseguente fine della guerra sembrano suggerire l’attualità del globale (uno scontro giocato senza freni ed in prima persona dalle grandi potenze implichereb- “grande modello di federalismo universale (‘a be la scomparsa dei contendenti) “l’avvento di un scatole cinesi’) elaborato dai valenti giuristi sistema contrattuale sia a questo punto una ne- calvinisti, come Giovanni Althusio, sull’espe- cessità storica”(8). rienza delle città e degli Stati mercantili nord- Ormai inadeguato ad assolvere il proprio germanici fra Cinquecento e Seicento: in compito primario (la guerra, appunto), lo Stato un’età e in una civiltà squisitamente ‘europee’, moderno secondo Miglio appare però ancor più che (non solo nell’Hansa) sperimentarono il fuori gioco di fronte alle esigenze della produ- massimo di espansione possibile del ‘contratto’ zione e del benessere. È soprattutto a partire da e del privato sul politico, alla vigilia dell’oppo- tale analisi, ancor prima che dalle precedenti sto trionfo ‘statalista’ delle monarchie assolu- considerazioni sul declino della dimensione te. Ciò che accomuna il nostro tempo a quel conflittuale, che Miglio fa discendere la sua secolo è proprio la riscossa del privato e del- analisi sull’imperiosa riemersione del mercato e l’individuale”(10). delle sue logiche:

“per capire il cambiamento di fine secolo, dun- (8) Gianfranco Miglio – Augusto Barbera, Federalismo e se- que, è necessario comprendere la vocazione al cessione: un dialogo (Milano: Mondadori, 1997), p.30. (9) Gianfranco Miglio – Augusto Barbera, Federalismo e se- contratto, al pluralismo e al federalismo che cessione: un dialogo, cit., p.31. nasce dall’impossibilità di gestire altrimenti i (10) Gianfranco Miglio, Una Costituzione per i prossimi bisogni dei governati. Questi infatti sono tal- trent’anni. Intervista sulla Terza Repubblica, cit., pp.142-3.

88 - Quaderni Padani È grazie a questa consapevolezza che, dinanzi della politica, d’altra parte, non crede affatto ad un universo sovietico che s’inabissava dopo che “un sistema istituzionale, nel quale preval- decenni di miserie quotidiane e brutali violenze gano i ‘contratti’ liberamente negoziati – anzi: poliziesche, egli saprà tirare ogni conseguenza nel quale la legge nasca dal contratto, e non da da quel crollo rovinoso. E così, quando nel 1997 presunti valori mistici, ormai indifendibili – sia Marcello Veneziani si appellerà al Miglio del un sistema disordinato e altamente imprevedi- “Gruppo di Milano” per contestare le sue ultime bile”(14). Sono d’altra parte ormai numerosi gli prese di posizione, l’anziano senatore rispon- studiosi, anche italiani (si pensi alle ricerche di derà: “dall’83 ad oggi è cambiato il mondo, a Enrico di Robilant), che hanno evidenziato la rendere superato quel tipo di proposta è stata la superiore razionalità degli ordini dinamici, in- dissoluzione del sistema comunista: il collasso e stabili, a potere diffuso, contro la rigida staticità poi lo schianto avvenuti a partire dal 1989, a degli apparati incapaci di correggersi ed evolve- mio parere, hanno posto in termini nuovi il re. E queste indagini sono da tempo ben pre- problema dello stato moderno”(11). E sempre in senti a Miglio. quel dialogo trarrà ogni conseguenza da tale Oltre a ciò, egli comprende come il crollo de- analisi, arrivando a sostenere che “l’età degli gli idola che hanno segnato la modernità (nazio- ‘stati’ eterni ed immutabili è per sempre ne, razza, classe, democrazia, tecnica, ecc.) apra finita”(12). la strada ad un’epoca nuova. La fortuna attuale Se il federalismo è la grande e rinascente os- della teoria federale è quindi strettamente legata sessione dello studioso lombardo, è ugualmente al declino dell’obbligo politico e al fatto che l’età vero che esso viene letto e riproposto in costan- presente sta mostrando il progressivo secolariz- te connessione con un rinnovato interesse per il zarsi di ogni vecchia teologia istituzionale, mercato, lo scambio, la libertà contrattuale. Ed “mentre cadono a uno a uno tutti i miti, tutte le è proprio nella libertà di stipulare accordi che finzioni politiche e non politiche, e il gusto può essere rinvenuto il vero punto di contatto aspro della critica realistica raggiunge finalmen- tra la logica federale e l’economia liberale: te anche le moltitudini”(15). Nella società che pare profilarsi all’orizzonte “tutto si baserà – “Nello scorcio del XX secolo in cui stiamo vi- soltanto e laicamente – sulla inviolabilità (mate- vendo, è arrivata a conclusione un’intera fase riale) della regola pacta sunt servanda: una de- della storia dello stato moderno, è in crisi l’i- cisione interpersonale la fonderà, e altre decisio- dea che i cittadini debbano essere inquadrati ni saranno il suo prodotto. Il sistema complessi- una volta per tutte. Questa crisi si lega al de- vo sarà molto più coordinato, automatico e pre- clino del concetto di legge e al graduale vedibile di quello offerto dal vecchio Stato sovra- emergere del primato del contratto, al quale no ormai in disarmo”(16). deve far riscontro un sistema istituzionale nel È stata proprio questa centralità della decisio- quale prevalgano i patti liberamente negozia- ne interpersonale ad indurre Miglio ad eviden- ti, anzi: nel quale la legge nasca dal contrat- ziare ripetutamente il forte nesso che collega to”(13). mercato e federalismo, superando anche quella dicotomia tra diritto pubblico e diritto privato Per tale ragione, quando Marcello Staglieno che già Bruno Leoni aveva contestato con co- chiese a Miglio come egli pensasse di conciliare “questa vistosa concessione a prospettive non solo federaliste, ma addirittura ‘libertarie’, con (11) Gianfranco Miglio – Marcello Veneziani, Padania, Italia. la sua dottrina ‘decisionista’”, la risposta fu Lo stato nazionale è in crisi o non è mai esistito?, a cura di molto netta: “Io non sono mai stato un ‘decisio- Marco Ferrazzoli (Firenze: Le Lettere, 1997), pp.95-96. nista integrale’: voglio dire che mi sono sempre (12) Gianfranco Miglio – Marcello Veneziani, Padania, Italia. guardato bene dall’attribuire alla ‘decisione’ la Lo stato nazionale è in crisi o non è mai esistito?, cit., p.94. (13) Gianfranco Miglio – Marcello Veneziani, Padania, Italia. portata trascendente, in chiave autoritaria, che Lo stato nazionale è in crisi o non è mai esistito?, cit., sembrano attribuirgli Carl Schmitt o Hermann pp.90-91. Heller”. Per Miglio, insomma, evidenziare – (14) Gianfranco Miglio, Una Costituzione per i prossimi contro Hans Kelsen – l’irriducibilità della di- trent’anni. Intervista sulla Terza Repubblica, cit., pp.143. (15) Gianfranco Miglio, “L’Italia unita dalla retorica”, in Per mensione politica non implica affatto una glori- un’Italia “federale” (Milano: Il Sole 24 Ore, 1990), p.45. ficazione dello Stato, della coercizione, della (16) Gianfranco Miglio, Una Costituzione per i prossimi violenza ‘organizzata’. L’autore de Le regolarità trent’anni. Intervista sulla Terza Repubblica, cit., pp.143.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 89 raggio ed originalità(17). Se negli anni Settanta il un inizio e conosceranno una fine: essa ci per- politologo lombardo aveva visto nell’opposizione mette pure di comprendere che la dispersione Stato-mercato una controversia che sembrava concorrenziale del potere propria dei sistemi au- “destinata a durare fino alla fine dei tempi”(18), il tenticamente federali rappresenta un forte osta- ben più radicale Miglio degli ultimi anni prefigu- colo alla crescita indiscriminata dell’arbitrio sta- ra un universo entro il quale le artificiose barrie- tale, della tassazione e della regolamentazione. Le re poste tra un universo e l’altro si dissolvano. La società politiche non centralizzate – dai liberi Co- stessa analisi sociologica del potere e del suo ra- muni medievali alle Province Unite, dalle città dicarsi in relazioni originariamente non giuridi- anseatiche alla confederazione svizzera – erano che (non istituzionalizzate, non iterate) con- indotte a privilegiare il mercato, la concorrenza, tribuisce a far luce sulla realtà. la competizione. Libertarismo e teoria neofedera- Pur così diverse nelle loro premesse teoriche, le, insomma, tendono sempre più a convergere. le tradizioni del realismo europeo continentale, Nella riflessione di Gianfranco Miglio, d’altra del federalismo autentico e del libertarismo ame- parte, il federalismo non è considerato uno stru- ricano finiscono quindi per incontrarsi, inveran- mento pensato per unire, ma una strategia volta dosi reciprocamente. L’analisi disincatata dei a “tutelare e gestire le diversità”(21). Esso cerca meccanismi della decisione e lo sguardo lucido di favorire “il passaggio dall’unità alla pluralità: dello scienziato di fronte alla “finzione” statuale ex uno plures”(22); al punto che si può legittima- (che non ha un’esistenza propria, ma vive solo in mente sostenere che “sono federali quelle rela- virtù di coloro che da esso traggono benefici) zioni che dissolvono la concezione piramidale e aprono la strada all’immaginazione di inedite gerarchica del potere, sostituendola con una di- forme di diritto, socialità, economia e politica. La namica delle relazioni di potere articolata in sfe- consapevolezza del carattere storico ed eminen- re concorrenti o esclusive dei poteri esercita- temente moderno delle istituzioni statali, suc- bili”(23). Questo spiega bene perché per Miglio il cessive alla crisi dell’ordine medievale, rafforza diritto di secessione sia “il diritto di stare con chi un’ipotesi teorica come quella migliana, tesa a si vuole e con chi ci vuole” e perché tale diritto scrutare l’universo di possibilità che si potrà sia “simile a quello di resistenza, proprio perché aprirsi di fronte agli uomini nel momento in cui naturale, inalienabile e indisponibile da parte del il potere statale finirà per dissolversi: così come a potere politico”(24). fine anni Ottanta sono crollati, a seguito di La cultura neofederalista punta così a realizza- un’imprevista implosione, i sistemi socialisti (le re “un ‘fœdus’ condizionato, temporalmente li- istituzioni più statuali che la modernità abbia sa- mitato”(25) ed è per questo motivo che agli occhi puto produrre). di Miglio il diritto di secessione “è un diritto pre- Come pochi altri studiosi, Miglio ha compreso politico, che esiste, al pari del diritto di resisten- l’importanza di saper prestare attenzione – an- che in una logica comparativa – a quelle espe- rienze culturali ed istituzionali orientate al plu- (17) Cfr. Mario Stoppino, “La grande dicotomia diritto privato ralismo che la storia moderna ha espresso, ma - diritto pubblico e il pensiero di Bruno Leoni”, in Il Politico, 1982, 1, p.122. non ha saputo salvaguardare. Oltre che alle città (18) Gianfranco Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale siste- anseatiche, egli non è parco di indicazioni sulla ma economico”, cit., p.619. vicenda dell’Olanda, all’interno della quale “esi- (19) Gianfranco Miglio, “Il contratto sovrano. Intervista su steva una pluralità di competenti che variava una Costituzione Federale”, intervista a cura di Alberto Min- 19 gardi, in élites, anno III, n.2, aprile-giugno 1999, p.27. continuamente”( ). Miglio comprende insomma (20) Hendrik Spruyt, The Sovereign State and Its Competi- che civiltà perdute e sconfitte (quella olandese fu tors. An Analysis of Systems Change (Princeton: Princeton spazzata via dall’esercito napoleonico) hanno an- University Press, 1994). cora lezioni da trasmetterci e che soprattutto vi è (21) Gianfranco Miglio, “Presentazione”, in Allen Buchanan, qualcosa di assolutamente contingente – come Secessione, Quando e perché un paese ha il diritto di divi- 20 dersi (Milano: Mondadori, 1994), p.VIII. ha evidenziato pure Hendrik Spruyt( ) – nel (22) Gianfranco Miglio, “La prospettiva teorica del nuovo fede- successo del modello statuale “sovrano” che ha ralismo”, in Federalismo & Società, anno I, n.2, 1994, p.29. dominato gli ultimi secoli. (23) Luigi Marco Bassani – William Stewart – Alessandro Vita- Il politologo sottolinea come la storia non sia le, Dizionario del federalismo, (Milano: Giuffrè, 1995), p.38. (24) Gianfranco Miglio – Augusto Barbera, Federalismo e se- soltanto in condizione di mostrarci il carattere ef- cessione: un dialogo, cit., p.180. fimero di apparati pubblici che rivendicano per sé (25) Gianfranco Miglio, “La prospettiva teorica del nuovo fe- l’eternità e che invece, come è ovvio, hanno avuto deralismo”, cit., p.27.

90 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 za, come un prius rispetto ad ogni comunità po- zar, il quale ha individuato nella teoria federale litica organizzata”(26). la possibilità di rigettare le concezioni tradizio- Come si è già rilevato, sullo sfondo di tali ana- nali dello Stato: tanto quella gerarchica come lisi migliane su un federalismo da contrattare e quella organicistica. rinegoziare in continuazione c’è la teoria della In questa linea di pensiero neo-federalista al- doppia obbligazione (obbligo politico e obbligo- l’interno della quale lo stesso Miglio ha voluto contratto): una concezione che, sebbene abbia collocarsi, la federazione è quindi intesa quale un’origine del tutto autonoma, può offrire un so- accordo volontariamente pattuito: una relazione lido contributo alla stessa dottrina libertaria. tra comunità che liberamente contrattano e in Tanto più che quella neofederalista è una conce- tal modo danno vita ad un’istituzione perenne- zione sostanzialmente pattizia delle relazioni mente bisognosa di definirsi e legittimarsi. In politiche, che lascia spazio anche a federazioni a virtù del patto federale i rapporti tra i parteci- termine: rinnovabili solo se gli Stati federati tro- panti della vita pubblica si istituzionalizzano, ma vano giusto e conveniente farlo. La politica perde senza che venga meno la costante esigenza di ot- insomma quei suoi tratti ossessivamente ancora- tenere conferma e consenso da parte dei soggetti ti al concetto moderno della “sovranità”, al pun- contraenti il patto. Questa vocazione al dialogo e to che ogni finzione istituzionale si dissolve per alla transazione segna la vita delle società federa- svelare tutta la propria fragilità. La politica torna li anche al di fuori dell’ambito politico: “il federa- così ad essere un fatto di uomini, più o meno di- lismo implica un atteggiamento e un modo di sposti a collaborare pacificamente, a combatter- comportarsi nelle relazioni sociali, oltre che po- si, a stipulare accordi e trattati. litiche, che porta a interazioni umane fondate Il tema del carattere necessariamente preca- sulla cooperazione negoziata, sulla condivisione rio delle istituzioni umane spinge quindi l’an- fra le parti e sul coordinamento, piuttosto che ziano professore al recupero di una vecchia sulla relazione gerarchica tra superiore e subor- concezione jeffersoniana: quell’idea in virtù del- dinato”(29). La parità tra gli attori istituzionali la quale ogni generazione deve avere la libertà che caratterizza i modelli a matrice (senza ge- di darsi una propria costituzione la cui durata rarchia) è allora essenziale perché ci si trovi di sia ben definita. Qualche anno fa egli espresse fronte ad un ordine veramente federale e, quindi, con queste parole la ferma convinzione che rispettoso dei diritti delle comunità. Per il federalismo libertario dell’ultimo Mi- “le comunità federali dell’ormai imminente glio, ogni potere legittimo è sempre e solo un ventunesimo secolo saranno tutte ‘temporal- potere delegato. Entrando in società, gli uomini mente limitate’: cioè soggette ad essere ‘revi- non cedono la propria libertà, non si assogget- sionate’ ogni trenta-cinquant’anni. Il dogma tano ad un tiranno né si riducono volontaria- teologico dell’immutabilità dello Stato, e del- mente in condizione di schiavitù, ma semplice- la sacralità dei confini, poteva essere accetta- mente attribuiscono ad un’istituzione nuova to in tempi in cui i fattori economico-sociali una parte dei loro poteri ed accettano una serie cambiavano molto lentamente, non certo ai di regole. giorni nostri. E la sfida di fronte al quale si Ma essi restano sempre pronti a discutere tali troverà presto il diritto pubblico europeo sarà norme, a contestarle, a fondarne di nuove. Gli uo- proprio quella di disegnare istituzioni flessi- mini elaborano regole per difendere i loro diritti bili dal punta di vista del fattore tempo”(27). e, per questa ragione, continuano ad essere gli ul- timi e più importanti tutori di tali fondamentali Di fronte ad un tale radicalismo anti-statalista prerogative, essenzialmente “pre-politiche”. non è certo casuale che negli ultimi anni siano stati proprio alcuni tra i più giovani allievi del 26 professor Miglio ad attirare l’attenzione, all’in- ( ) Gianfranco Miglio, “La prospettiva teorica del nuovo fe- deralismo”, cit., p.35. terno della nostra vita culturale, su quelle ricer- (27) Gianfranco Miglio, “Introduzione” a: Gianfranco Miglio che che prefigurano un processo di superamen- (a cura di), Federalismi falsi e degenerati (Milano: Sperling to dello Stato moderno e si sforzano di valoriz- & Kupfer, 1997), p.XIX. zare quanto vi è di autenticamente federale in (28) A tale proposito si vedano in particolare: Luigi Marco 28 Bassani – William Stewart – Alessandro Vitale, Dizionario talune tradizioni politico-istituzionali( ). Ci si del federalismo, cit. riferisce, evidentemente, agli studi condotti da (29) Daniel J. Elazar, Idee e forme del federalismo (Milano: Martin Diamond e soprattutto da Daniel J. Ela- Edizioni di Comunità, 1995 (1987)), p.65.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 91 LL oo scienziatoscienziato delladella politicapolitica Disobbedire ai tiranni è obbedienza a Dio Il diritto di resistenza in Gianfranco Miglio

di Carlo Stagnaro*

Introduzione della storia grazie alla potente leva delle idee. Se la vita, le opere e il pensiero di un uomo Tra le tante opere del professore, una riveste hanno un senso, questo va ricercato nell’eredità una particolare importanza, sia per il proprio che gli altri hanno raccolto, o nel bene e nel ma- valore intrinseco che per l’ampia diffusione che le che quell’uomo ha commesso o aiutato a ha potuto sperimentare. Si tratta del pamphlet commettere. In una nota battuta, Milton Fried- sulla Disobbedienza civile(1), in cui l’omonimo man affermò che il Mein Kampf di Adolf Hitler saggio di viene affiancato aveva ucciso più uomini e donne di tutto il fumo a un brillante scritto di Miglio. del mondo: con ciò intendendo che tale banale Un primo ed evidente merito del libro è l’aver constatazione non sarebbe stata comunque suf- saputo presentare a un pubblico amplissimo (la ficiente a giustificare una legge che rendesse ob- collana in cui venne pubblicato – e disgraziata- bligatoria la dizione “Nuoce gravemente alla sa- mente mai ristampato – è Oscar Mondadori) il lute” sulla copertina del libello nazista. Pur es- pensiero del polemista americano, che fino ad sendo scherzose, le parole dell’economista ame- allora era pressoché sconosciuto a sud delle Al- ricano aiutano a costruire un criterio, che tenga pi. La sua circolazione, infatti, era limitata ad al- conto tanto dell’aspetto morale quanto dell’effi- cuni circoli intellettuali che, peraltro, non di ra- cacia e dell’effetto pratico, per valutare in qual- do ne fraintendevano le parole, accostate con ec- che maniera l’eredità di una persona. cessiva disinvoltura a quelle di Bakunin, Kro- I libri di Gianfranco Miglio non hanno mai uc- potkin e altri anarchici europei. Non a caso, il ciso nessuno, né hanno spinto altri a uccidere o testo è stato ripreso (non senza taluni rilievi cri- richiesto a qualcuno di morire. Già questo sa- tici verso Miglio) e pubblicato con Vita senza rebbe sufficiente a porre il suo nome una span- principi (dello stesso autore) in un libro a cura na sopra a quelli dei tanti autori che, nel corso di Luca Michelini(2), che ha potuto approfittare dell’ultimo secolo, hanno intinto nell’altrui san- dell’uscita dal catalogo della grande casa editrice gue la propria penna. Miglio, piuttosto, ha invi- milanese. tato propri concittadini ad affrontare con un ap- In realtà, qualcuno aveva già potuto leggere proccio realistico il mondo che li circondava. Thoreau grazie al meritorio lavoro di Rudolf Al suo attivo, egli ha anche una encomiabile Rocker, sebbene questi ne presentasse l’opera opera di divulgazione: Miglio è stato capace di scendere dalla torre d’avorio dell’accademia e * Carlo Stagnaro è redattore dei Quaderni Padani e condi- parlare alla gente, con la gente, come la gente. rettore di Enclave – rivista libertaria Lo studioso lombardo non ha avuto paura, quando lo ha ritenuto necessario, di ammettere (1) Gianfranco Miglio ed Henry David Thoreau, Disobbe- i propri errori, né ha esitato a rivendicare i pro- dienza civile (Milano: Mondadori, 1993). Tutte le citazioni riferite a questo testo saranno precedute, per semplicità, dal- pri giusti meriti. È stato, in altre parole, uno di la dizione “DC”. quegli “uomini eccezionali” che, secondo Tho- (2) H. D. Thoreau, La disobbedienza civile e Vita senza prin- mas Jefferson, sanno muovere le grandi ruote cipi (Bussolengo, VR: Acquarelli anarchici, 1995).

92 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 piuttosto che antologizzarla, e comunque non la sogna aver paura di disobbedire a leggi ingiuste fornisse in versione integrale. Tuttavia, la porta- – insisteva Miglio –, perché, come scrive Tho- ta rivoluzionaria delle sue parole aveva sempre reau, “sotto un governo che imprigiona chiun- tenuto il saggista americano ben lontano dal que ingiustamente, il vero posto per un uomo grande pubblico. Rocker stesso aveva capito per- giusto è la prigione”(4). (La presa di posizione di fettamente la situazione, allorché scriveva che Miglio a favore della disobbedienza civile e della Disobbedienza civile “è il credo di un uomo ve- resistenza fiscale gli guadagnò una denuncia pe- ramente libero, per il quale la tradizione non nale da parte dell’allora Ministro della giustizia può oscurare il senso vivo della realtà. Come Claudio Martelli). Garrison, Thoreau riconosce l’effetto contropro- A questi tre indubbi meriti (l’aver presentato ducente di una tradizione ormai morta allor- Thoreau a un pubblico ampio, l’aver importato e quando, trasformatasi in un dogma fissato, non sostenuto idee nuove ed eretiche, e l’averlo fatto è più in grado di fornire nuovi stimoli per ulte- nel momento giusto) va aggiunta una constata- riori sforzi creativi. Sottile pensatore, egli era zione. Con Disobbedienza civile Miglio segna profondamente conscio che il maggior pericolo decisamente la propria adesione alle correnti di ogni epoca non risiedeva nell’aspirazione al più rivoluzionarie del pensiero libertario. Le sue potere da parte degli uomini vivi, ma nei dogmi parole, infatti, non sono in alcun modo ricondu- e nelle istituzioni ereditate dalle passate genera- cibili alla difesa della statualità: “qui i temi del- zioni che l’atteggiamento riverente non osa ri- l’analisi libertaria contemporanea – osserva Giu- muovere”(3). seppe Motta – sono affrontati con una lucidità e Pure Miglio aveva ben chiaro questo aspetto, e una chiarezza ineguagliabili. Dal rifiuto della lo- certo non ne aveva sottovalutato la potenziale gica predatoria dell’imposizione fiscale, alla de- carica rivoluzionaria. L’Italia, infatti, si regge nuncia dell’inamovibilità e irresponsabilità della proprio sulla venerazione nei confronti degli classe politica, alla dittatura delle maggioranze, sforzi di uomini passati per unirla; il principale al fallimento del costituzionalismo liberale, alla argomento retorico a difesa dell’Unità dello Sta- farsa del controllo dei governanti, alla realtà del- to era ed è “il sangue versato” nella sua edifica- lo Stato moderno”(5). zione. Tale dogma, consolidato anche attraverso È ovvio, d’altra parte, che il libro del 1993 non menzogne o letture parziali della storia grazie segna un cambiamento brusco nel pensiero del all’opera livellante della scuola pubblica, costi- politologo lombardo: che, come è naturale, ha tuisce l’autentico presupposto della tirannia dei conosciuto una propria crescita ed evoluzione. Il morti sui vivi, appena mascherata dalla demo- suo sentiero culturale, infatti, lo ha condotto – a crazia formale e dallo scontro elettorale. partire dal realismo politico schmittiano – fino L’idea di proporre Thoreau a un pubblico va- al libertarismo rothbardiano. Sebbene dunque sto, dunque, era già – in sé e per sé – lodevole e non si possa parlare di “svolta”, è pur possibile coraggiosa. Miglio fece di più: comprese che identificare il momento in cui quell’invisibile li- Thoreau sarebbe stato il classico “uomo giusto nea che separa i libertari dai non-libertari è sta- al momento giusto” e seppe sfruttare appieno ta, al di là di ogni ragionevole dubbio, valicata. questa consapevolezza. Il libro uscì nel 1993, Certamente vi è un ampio territorio in cui ci si proprio quando il ciclone di Tangentopoli aveva trova in bilico tra le due posizioni. Con Disobbe- violentemente investito la classe politica e aveva dienza civile Miglio – per parafrasare uno slogan determinato la “caduta degli dei”. I cittadini ave- politico fortunato quanto recente – fa “una scel- vano perso ogni fiducia nella politica e nello ta di campo”. Stato e avevano bisogno di comprendere il signi- Da quel momento in poi, egli riconosce nelle ficato profondo del proprio disgusto verso tradi- soluzioni offerte dal libertarismo una possibile zioni divenute dogmi. via per salvare la civile convivenza degli uomini. Il professore fornì loro quello che mancava, Affinché questa strada possa essere percorsa, spiegando che non solo il ceto politico rappre- però, è necessario abbandonare le vecchie strut- senta “il male”, ma che “il bene” è addirittura incompatibile con l’apparato burocratico che pretendeva di agire nel loro stesso interesse. L’I- (3) Rudolf Rocker, Pionieri della libertà (Milano: Edizioni Antistato, 1982). talia non andava riformata, ma distrutta e rifon- (4) DC, pag. 57. data: con o senza l’assenso dei politici e senza il (5) Giuseppe Motta, “L’ultimo Miglio è libertario”, su Encla- timore di infrangere il mito dell’Unità. Non bi- ve n. 8, maggio 2000, pag. 39.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 93 ture politico-burocratiche, ovvero la pesante sformati in sudditi) le garanzie e le prerogative eredità di un’epoca – quella della statualità – rispettate invece negli altri paesi civili: e che tale che, secondo il politologo lombardo, sta volgen- comportamento iniquo assumano originaria- do al termine. È però interessante notare come mente oppure violando i patti conclusi e sospen- Miglio sia giunto a questo genere di considera- dendo l’ordinamento vigente”(7). zioni evitando accuratamente ogni scelta valo- È del tutto evidente, da tali premesse, che Mi- riale, ma solo per ragioni scientifiche: “senza glio non si riferisce alla semplice violazione, oc- esprimere un giudizio di valore”, come amava casionale e isolata, di alcuni diritti dei cittadini precisare, perché “tutti i sistemi politici si auto- da parte del governo. Per questo, non di rado le giustificano”. Costituzioni sono riuscite a escogitare stru- Intervistato su questo tema, lo studioso lom- menti di auto-difesa dell’individuo che ha la bardo affermò che lo Stato moderno non è solo possibilità di far valere le proprie ragioni senza inefficiente e immorale, ma anche superato: doversi trovare ipso facto al di fuori o al di là “Lo Stato moderno è in pieno declino. Il nostro della legge. compito è saper riprendere la tradizione auten- Piuttosto, le domande che bisogna porsi sono tica dell’Europa delle città, dell’Europa del pe- più stringenti e più profonde: “Quando i cittadi- riodo anseatico... si trattava di città indipenden- ni sono moralmente giustificati a violare o a re- ti che facevano capo al Sacro Romano Impero sistere – così formula il problema Jeff Snyder –, soltanto per dirimere conflitti tra di loro. L’Eu- con tutti e ciascuno i mezzi necessari, alle leggi ropa dell’avvenire non è l’Europa dello Stato del proprio paese? Quando l’intero governo – e moderno, che ha prodotto le guerre spaventose non semplicemente questa o quella legge in par- del nostro secolo. Tutto questo è da dimentica- ticolare – diviene tirannico e illegittimo?”(8). È re”(6). In altri termini, si può affermare che con lo stesso Miglio, indirettamente, a fornire una Disobbedienza civile Miglio abbia accettato, sul- risposta, quando scrive che l’uso della violenza la base di attente valutazioni teoriche ed empi- da parte dei cittadini è senz’altro legittimo allor- riche, le istituzioni suggerite dai pensatori li- ché esso avviene contro “una esplicita e dichia- bertari come efficace alternativa allo Stato na- rata, oppure mascherata, sospensione dell’ordi- zionale moderno. ne costituzionale, o di una parte di esso”(9). In questo scritto verrà analizzato il significato Quello che va sottolineato è il carattere indivi- e il ruolo del libro del 1993, mettendolo in rela- duale del diritto di resistenza. Miglio, infatti, zione con le riflessioni successive. In primo luo- parla della “sospensione dell’ordine costituzio- go si mostrerà come Miglio abbia teorizzato la nale”. Ovviamente questo non è un crimine in disobbedienza civile come un diritto individuale. sé: la sospensione dell’ordine costituzionale so- Solo in seguito esso diviene collettivo, per ragio- vietico o di quello nazista, ad esempio, avrebbe ni di efficacia e per la libera e volontaria adesio- (e ha) portato a un regime più libero. Tale azio- ne dei cittadini. Nell’ottica del diritto di resi- ne diviene criminale quando ha l’effetto di in- stenza, è possibile capire anche la natura e rin- frangere il contratto che lega i cittadini alle isti- tracciare l’origine del diritto di secessione. tuzioni – ovvero slega la tassazione dalla rappre- sentanza, per riprendere la terminologia della Il diritto di resistere Glorious Revolution. Il fatto è che vi sono alcu- Secondo l’intera dottrina politica occidentale, ne “prerogative elementari e indisponibili che il diritto di resistenza sorge quando un governo ogni individuo – quando accetta di convivere assume atteggiamenti tirannici verso i propri con altri e quindi di sottostare alla convenzione cittadini. Esso può addirittura divenire diritto e alle conseguenze della “maggioranza” – non alla resistenza armata – all’insurrezione – se “conferisce” e non assoggetta tuttavia alla logia non vi è altra via per eliminare l’oppressione cui di tale rapporto… Ma è anche vero che, dovun- il popolo è sottoposto. “In tutti gli ordinamenti “liberi” – scrive Miglio – viene generalmente ri- conosciuto il diritto dei cittadini a “resistere” a (6) Carlo Stagnaro, “Miglio: lo Stato moderno è superato”, una costrizione illegittima. Ma questo “diritto di su La Padania del 4 luglio 2000, pag. 10. resistenza” – che si trasforma presto in “diritto (7) DC, pag. 14. (8) Jeffrey R. Snyder, Nation of Cowards. Essays on the di insorgere” – è giustificato soltanto nei con- Ethics of Gun Control (Lonedell, MO: Accurate Press, 2001), fronti di una autorità tirannica, verso detentori pag. 156. del potere che non riconoscano ai cittadini (tra- (9) DC, pag. 14.

94 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 que esistono uomini liberi, questi non accettano coscienza che le proprie leggi e con esse i propri facilmente di essere privati dei diritti naturali (e beni, la propria libertà e vita sono in pericolo, e dunque indisponibili) mai alienati volontaria- così pure forse la propria religione, io non saprei mente a nessuna autorità”(10). dire come si possa impedire al popolo di resiste- In una recente intervista, Gianfranco Miglio re alla forza illegale che viene usata contro di es- ha ben espresso il senso di tali affermazioni: “In so”(12). Locke non manca di rilevare che, ad quel libro [Disobbedienza civile] io difesi il prin- ogni buon conto, gli uomini devono evitare di cipio della libertà individuale. Si tratta di un farsi travolgere dal panico e rovesciare, senza pamphlet in chiave ribelle, perché ho voluto valide ragioni, istituzioni da lungo tempo inse- chiarire che in nessuna Costituzione, in nessun diate. ordinamento si può stabilire un vincolo perma- “Grandi errori da parte dei governanti – prose- nente che sia “per sempre”. I gue infatti l’autore dei Due principi di una determinata trattati sul governo –, molte Costituzione federale vengo- leggi sbagliate e inopportu- no fissati, ma possono essere ne e tutti i cedimenti dovuti modificati. Difendendo la li- a debolezza umana saranno bertà di decisione dei singoli sopportati dal popolo senza (e il diritto di ribellarsi a un sedizioni o lagnanze. Ma se ordine iniquo forzosamente una lunga serie di abusi, imposto dallo Stato), volevo prevaricazioni ed espedienti, sottolineare come i cittadini tutti tendenti al medesimo si vincolano liberamente, fine, rendono manifesta al costituendo liberamente popolo una trama; ed esso strutture federali solide non può non avvertire ciò quanto si vuole ma natural- che su di esso incombe, e mente suscettibili di modifi- non vedere da quale parte cazione. Senza, peraltro, che sta andando; non stupisce questa variabilità ne intac- allora che esso si scuota e chi la stabilità”(11). È del tenti di portare il potere in tutto evidente, insomma, mani capaci di garantire i fi- come al centro del pensiero ni in vista dei quali il gover- migliano siano l’individuo e no fu originariamente isti- la sua libertà: e che la prefe- tuito, e senza di cui nomi renza per i sistemi federali antichi e istituzioni formali sia dovuta anche alla loro sono così lontani dall’essere caratteristica intrinseca di rispecchiare mag- migliori dello stato di natura o della pura anar- giormente i desideri e le aspirazioni delle picco- chia, che sono addirittura peggiori, dal momen- le comunità, entro le quali l’individuo, appunto, to che gli inconvenienti sono tutti altrettanto ha una maggiore possibilità di influire sulle gravi e incombenti, ma il rimedio più remoto e scelte del governo. difficile”(13). Alla luce di queste precisazioni, l’esplicito rife- Le argomentazioni di Locke vengono piena- rimento di Miglio a John Locke assume un mente accolte dai Padri Fondatori americani – aspetto nuovo e forte. Al filosofo inglese, infatti, interpreti, guarda caso, di una Rivoluzione nata non si deve solo la bella definizione del diritto di come contestazione fiscale e conclusasi con una resistenza come “appello al Cielo”, ma anche secessione. La Dichiarazione di indipendenza una ampia e dettagliata teorizzazione dello stes- inizia precisando che “tutti gli uomini sono so, delle ragioni che ne determinano l’insorgere e delle modalità in cui esso può essere esercita- to. (10) DC, pagg. 17-18. Quanto gli abusi del governo “hanno colpito (11) Alberto Mingardi, “Io guardo all’Olanda. Intervista a la maggioranza del popolo – egli afferma –, o il Gianfranco Miglio”, su Quaderni Padani n. 25-26 (settem- bre-dicembre) 1999, pagg. 10-11. danno e l’oppressione hanno toccato solo alcuni, (12) John Locke, Il secondo trattato sul governo (Milano: ma in cose tali che precedenti e conseguenze Rizzoli, 1998), pag. 347. sembrano minacciare tutti; e se si è persuasi in (13) Ibidem, pag. 369.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 95 creati eguali” e che “da questa creazione su basi lo dello “stare con chi si vuole”, vale a dire del- di eguaglianza derivano dei diritti inalienabili, l’autodeterminazione e auto-organizzazione di fra i quali la vita, la libertà e la ricerca di feli- tutte le convivenze e i gruppi comunque perve- cità”. Solo in seconda battuta, e come conse- nuti all’autocoscienza dei rispettivi componen- guenza, giunge la necessità di avere dei governi, ti”(16). In effetti, se si dovesse condensare l’inse- “i quali derivano i loro giusti poteri dal consen- gnamento del professore in un solo slogan, que- so dei governati”. Tuttavia, “ogni qual volta una sto sarebbe perfetto: “il diritto di stare con chi si qualsiasi forma di governo tende a negare tali fi- vuole e con chi ci vuole”. ni, è diritto del popolo modificarlo o distrugger- Tra tutti i rivoluzionari americani, quello che lo, e creare un nuovo governo, che si fondi su probabilmente ha in misura maggiore influen- quei principi e che abbia i propri poteri ordinati zato Miglio è Thomas Jefferson. Non solo la ra- in guisa che gli sembri più idoneo al raggiungi- dicalità del Presidente americano (che fu anche mento della propria sicurezza e felicità”. l’autore della Dichiarazione di indipendenza) Prima di rovesciare un governo, però, è neces- ben si accosta a quella di Miglio; egli fu anche sario che il popolo oppresso tenti ogni possibile l’iniziatore e il padre della tradizione autentica- mezzo per riformarlo: “La prudenza, invero, mente federalista che, passando per John consiglierà di non modificare per cause tran- Calhoun, arriva intatta fino a Daniel Elazar e al- seunti e di poco conto governi da lungo tempo lo stesso Miglio. “Ritengo che un po’ di ribellio- stabiliti; e conformemente a ciò l’esperienza ha ne – scriveva Jefferson – ogni tanto sia una cosa dimostrato che gli uomini sono maggiormente buona, e che sia necessaria al mondo politico disposti a sopportare, finché i mali siano soppor- quanto le tempeste lo sono a quello fisico. Le ri- tabili, che a farsi giustizia essi stessi abolendo bellioni fallite in genere individuano le usurpa- quelle forme di governo cui sono avvezzi. Ma zioni dei diritti del popolo, che le hanno cagio- quando una lunga serie di abusi e usurpazioni, nate. Osservare questa verità dovrebbe rendere invariabilmente diretti allo stesso oggetto, svela gli onesti governatori repubblicani tanto miti il disegno di assoggettarli ad un duro dispoti- nella punizione delle ribellioni da non scorag- smo, è loro dovere abbattere un tale governo e giarle troppo. Esse sono una medicina necessa- procurarsi nuove garanzie per la loro sicurezza ria per la salute del governo”(17). Sarebbe davve- futura”(14). ro arduo sostenere l’assenza di un legame stret- Osserva ancora Snyder che “Noi [Americani] to tra il pensatore che più di tutti contribuì a non abbiamo dichiarato guerra all’Inghilterra; fondare la nazione americana e quello a cui si abbiamo dichiarato che coi suoi stessi atti il go- deve buona parte del dibattito sul federalismo in verno inglese sulle nostre terre si era reso ille- Italia. gittimo, e che noi, di conseguenza, ci riteneva- mo liberi da ogni obbedienza nei suoi confronti. La situazione italiana Noi non abbiamo posto in atto alcuna forma di Tanto Locke quanto i Padri Fondatori ameri- ripicca o vendetta violenta per riparare i misfatti cani, come visto, suggeriscono che, prima di che erano stati compiuti; abbiamo semplice- passare alle “vie di fatto”, i cittadini oppressi mente dichiarato che da quel momento ci sa- tentino ogni possibile mezzo pacifico per rista- remmo governati da soli”(15). In altre parole, la bilire la giustizia. Inoltre, la situazione italiana secessione è giunta non in base a una rivendica- non è strettamente assimilabile alle feroci ditta- zione priva di ragioni, ma in seguito alla decisio- ture a cui la mente vola spontaneamente allor- ne razionale dei coloni americani di prendere su ché si parla di “diritto di insorgere”. Vi sono in- di sé il fardello di governarsi. somma seri dubbi sulla legittimità di una rivolta “Da quando sappiamo – scrive Miglio – per armata e, al di là di tutto, è fuori discussione quali ragioni nella teologia dell’assolutismo ba- che essa sia inopportuna. rocco si è radicato il principio (infondato) in virtù del quale essere “identici” è meglio di gran lunga che essere “diversi”, e in virtù di quali (14) Dichiarazione dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’Ame- meccanismi logico-politici questo meccanismo rica, adunati in Congresso Generale, Filadelfia, 4 luglio 1776. 15 è diventato un dogma dello jus publicum euro- ( ) J. R. Snyder, Nation…, cit., pagg. 162-163. (16) DC, pagg. 19-20. paeum, una naturale reazione ha spinto la cul- (17) Luigi Marco Bassani, Contro lo Stato nazionale. Federa- tura occidentale a riconoscere, per la prima vol- lismo e democrazia in Thomas Jefferson (Bologna: Edizioni ta, fra i grandi diritti naturali indisponibili quel- Il Fenicottero, 1995), pag. 142.

96 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quella che si osserva nella penisola, infatti, mocrazia parlamentare fin dal momento in cui non è tanto una patente rottura del “contratto nacque: cioè costrinse i moderati – appoggiati sociale” da parte dei governanti: piuttosto, “si dal consenso dell’opinione pubblica – a cercare tratta di stabilire – spiega Miglio – quale atteg- in ogni modo di conservare sempre la maggio- giamento assumere dinnanzi a un comporta- ranza… L’impossibilità di un vero ricambio mento non formalmente ma sostanzialmente il- privò il nostro sistema politico dei due fonda- legittimo. È escluso, prima di tutto, che un uo- mentali vantaggi offerti dalla democrazia parla- mo libero debba rassegnarsi a sopportarlo: sa- mentare: in primo luogo la mobilità dei deten- rebbe sacrificare la propria dignità a un presun- tori del potere,… e in secondo luogo il fatto che to dovere di sopportazione delle angherie altrui l’alternanza mette a carico della finanza pubbli- per tutelare l’“ordine sociale” o il “bene supre- ca soltanto metà della classe politica e delle sue mo della pace”, è una scelta insensata perché fo- clientele… La convinzione di essere insostitui- riera di altre e sempre più gravi ingiustizie”(18). bili ed intramontabili spinse i detentori del pote- Bisogna allora fare un passo indietro, e capire re moderati… a considerarsi sempre meno vin- come mai, secondo lo studioso lombardo, all’Ita- colati alle regole dello Stato di diritto… L’oppo- lia debba essere attribuito un comportamento sizione social-comunista, man mano che si ac- “non formalmente ma sostanzialmente illegitti- cresceva l’improbabilità di un cambio vero di mo”. I problemi di un ordinamento democratico maggioranza, si sentiva spinta ed autorizzata a in generale, sostiene il professore, “nascono dal- cercare di essere partecipe dei vantaggi del go- la tendenza di chi detiene il potere a usare le verno. Specialmente perché essa, in alcune re- istituzioni in modo da farle funzionare soltanto gioni, era già in posizione di totale controllo, e apparentemente: sembra che le regole stabilite poi perché la dimensione della sua rappresen- vengano rispettate e osservate, ma in realtà la tanza parlamentare le consentiva di contrastare loro efficacia è puramente nominale, e i risultati e condizionare quotidianamente l’azione dell’e- corrispondono abitualmente all’interesse di chi secutivo… Questa formula inedita – per la quale comanda, e non a quello degli oppositori”(19). tutti salgono sulla barca del potere –… compat- Inoltre, i detentori del potere tendono ad agire tava quasi tutta la classe politica in campo (l’“ar- in maniera tale da non perdere il comando: an- co costituzionale”) ammettendola ai vantaggi dando anche al di là delle divisioni politiche e del potere, e allontanando all’infinito l’eventua- partitiche, superandole e annullandole nel nome lità di ricambi alternativi e di connessi rendi- del supremo scopo di restare alle redini dello conti. Tutti diventavano interessati al manteni- Stato. mento del sistema, perché tutti ne godevano i In questo senso, come nota Herschel I. Gros- benefici”(21). sman, “bisogna distinguere la deposizione della Inoltre, “tra la fine del secolo scorso e il perio- classe dominante dai più comuni cambiamenti do della dittatura del Novecento – prosegue lo politici in cui il ceto al potere si limita a mutare studioso lombardo – è però avvenuta una tra- leadership, attraverso un’elezione o un coup d’e- sformazione essenziale: le classi dirigenti delle tat”(20). In altre parole, non bisogna stupirsi se, regioni d’Italia meno privilegiate, anziché svi- di tanto in tanto, cambia il partito titolare del luppare le iniziative economico-produttive, si potere o un presidente del consiglio sostituisce sono dedicate a coltivare il pubblico impiego, quello che lo ha preceduto. Quello che conta, e occupando tutti i posti rilevanti del sistema poli- che va messo sotto accusa, è la persistenza al tico-amministrativo”(22). Alla colonizzazione per governo di una unica classe politica. via burocratica del paese da parte delle popola- Le ragioni di tale “incrostamento al potere” zioni che avevano dovuto subire la conquista sa- affondano le proprie radici nella nascita della bauda, insomma, si è sovrapposta la metastasi di Repubblica: “Anche in Italia – è nuovamente Mi- glio a parlare – c’erano i due schieramenti; ma (18) DC, pag. 15. una delle parti (quella social-comunista) non fa- (19) DC, pag. 13. ceva mistero della sua intenzione, una volta rag- (20) Herschel I. Grossman, “Lo Stato è al servizio… di chi?”, giunto il potere, di non abbandonarlo più, cam- su Kéiron n. 9, “Tecnocrazia”. biando le regole del gioco, cioè instaurando una (21) G. Miglio, Come cambiare. Le mie riforme (Milano: Ar- noldo Mondadori Editore, 1992), pagg. 11-15. irreversibile Costituzione di tipo sovietico (come (22) G. Miglio, L’asino di Buridano. Gli italiani alle prese avevano fatto i comunisti in tutti i paesi dell’E- con l’ultima occasione di cambiare il loro destino (Vicenza: st). Questa situazione rese “zoppa” la nostra de- Neri Pozza Editore, 1999), pag. 69.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 97 una classe politica apparentemente inamovibile, nessuno un’autorità di cui non dispone”(25). creando così una miscela esplosiva. Traducendo in termini attuali le parole del Il risultato fu che “gran parte dei risparmi [dei pensatore francese, si potrebbe affermare che cittadini italiani] sono stati bruciati per mante- non esiste alcun diritto di rapina, né tanto me- nere alte le paghe del Sud: è un fatto che il debi- no esiste un dovere alla solidarietà. In altre pa- to pubblico è cresciuto per mantenere efficiente role ancora, l’obbligo della parte ricca del paese il serbatoio dei consensi elettorali al Sud”(23). In a provvedere ai bisogni, veri o presunti, di quel- altri termini, il mantenimento dell’intero appa- la più arretrata è legittimato solo dalla maggio- rato burocratico-clientelare italiano si regge sul- ranza di cui quest’ultima in qualche maniera le spalle dei cittadini padani che, con le proprie dispone, ovvero, in ultima analisi, dalla forza. Il tasse, sono costretti a mantenerlo e finanziarlo. processo elettorale, insomma, non è altro che Ecco dove e perché emerge il diritto di resistere. una sublimazione della guerra, in cui i più nu- Miglio non si ferma neppure di fronte alle fa- merosi (ovvero i più forti) impongono ai meno cili accuse di “razzismo fiscale” o “egoismo” an- numerosi di lavorare per loro. Tuttavia, non esi- timeridionale trovando, in questo, una sponda ste alcun dovere di aiutare chi ha bisogno – o apparentemente inaspettata nello stesso Tho- dice di averlo. reau. Questi, citando Confucio, afferma che “Se È questa consapevolezza che spinge Miglio a uno Stato è governato secondo i principi della scrivere che “soltanto la progressiva trasforma- ragione, povertà e miseria sono oggetto di ver- zione in senso assolutistico della sovranità (e la gogna; se uno Stato non è governato secondo i crescente arroganza di chi la detiene) hanno principi della ragione, ricchezze e onori sono condotto a pensare invece l’autorità politica co- oggetto di vergogna”(24). Tale sembra essere me depositaria della sapienza economica, e arbi- proprio la situazione dell’Italia, un paese in cui tra esclusiva della fortuna dei cittadini, ridotti, la più comune critica nei confronti di quanti ri- con le loro risorse e i loro beni, alla totale mercé vendicano il proprio diritto a essere “padroni a di chi quell’autorità impersona. Le maggioranze casa propria” è la “tremenda accusa” di voler ne- parlamentari di oggi hanno raggiunto, in tema gare aiuto ai bisognosi. di asservimento fiscale dei cittadini, risultati che Eppure, l’intera tradizione politica occidentale i principi assoluti di un tempo non si erano mai – soprattutto, va da sé, nelle sue direttrici libe- sognati. Chi non appartiene alle categorie dei rali – ha riconosciuto agli individui l’incompri- privilegiati e dei protetti, è ormai un suddito mibile diritto a disporre dei propri beni per la taillable et corvéable à merci”(26). In Italia, in- realizzazione della propria stessa felicità, e tutto somma, è andato completamente perso il nesso questo con o senza l’approvazione delle maggio- che lega la tassazione alla rappresentanza, ed è ranze. “Nessuna autorità su questa terra è illi- in frantumi il “contratto sociale” che vincola mitata – spiegava Benjamin Constant – né quel- quest’ultima a non eccedere i limiti della delega la del popolo né quella degli uomini che si dico- ricevuta. no suoi rappresentanti, né quella dei re (a qua- In realtà, tutte queste manifestazioni patolo- lunque titolo essi regnino), né quella della leg- giche altro non sono che l’esplicarsi di un pro- ge, la quale, non essendo altro che l’espressione blema fisiologico. L’incapacità dell’Italia di rea- della volontà del popolo o del principe a seconda lizzare un regime liberale è dovuta, come già della forma di governo, deve essere circoscritta detto, a una Costituzione ambigua. Ma questo, a entro gli stessi limiti posti all’autorità di cui es- sua volta, può essere compreso solo con un oc- sa è emanazione. Tali limiti sono tracciati dalla chio alla storia: la quale potrà spiegare e smenti- giustizia e dai diritti individuali. La volontà di re la “teologia della Liberazione” (dal fascismo) tutto un popolo non può rendere giusto ciò che che si è diffusa grazie soprattutto al ruolo della è ingiusto. I rappresentanti di una nazione non scuola pubblica. Tra il 1946 e il ’48, infatti, non hanno il diritto di fare ciò che la nazione stessa non ha il diritto di fare… Se Dio interviene nelle questioni umane, non lo fa che per sanzionare la (23) G. Miglio, in Giorgio Ferrari, Gianfranco Miglio. Storia giustizia; il diritto di conquista non è altro che di un giacobino nordista (Milano: Casa Editrice Liber Inter- la forza, la quale non è un diritto, dal momento nazionale, 1993), pag. 134. (24) DC, pag. 61. che si trasferisce a chi l’afferra; l’assenso del po- (25) Benjamin Constant, La libertà degli antichi paragonata polo non potrebbe mai legittimare ciò che è ille- a quella dei moderni (Macerata: Liberilibri, 2001), pag. 42. gittimo, poiché il popolo non può delegare a (26) DC, pag. 27.

98 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 si è assistito ad alcun cambiamento epocale, né piuttosto ben delineate anche da un punto di vi- è avvenuta alcuna rivoluzione, anzi, si può affer- sta geografico, ed entrambe subiscono con in- mare senza tema di smentita che, come ha affer- sofferenza l’immane mole di leggi e regolamenti mato Miglio, “il fascismo populista è il vero anti- che quotidianamente il Parlamento e i ministeri cipatore del populismo antifascista”. (e tutti gli altri centri di potere) emanano. Il professore, intervistato da Marcello Staglie- Infine, la rivalità è esasperata dal tentativo or- no, sostiene questa tesi osservando che “Basta mai secolare di imporre un’uniformità nazionale fare un’analisi comparata degli individui tipici alla miriade di popoli compressi entro i confini che compongono rispettivamente la classe poli- dello Stato italiano. Secondo aspetto del medesi- tica fascista e quella antifascista. Se questa com- mo equivoco è che l’erezione di frontiere artifi- parazione la facciamo sulla base dell’apparte- ciose ha trasformato città anticamente votate al nenza sociale, e prendiamo un fascista del perio- commercio (come Oneglia/Porto Maurizio, oggi do populista e un antifascista del secondo dopo- Imperia), o addirittura vere e proprie capitali (si guerra, scopriamo che è identica la loro estra- pensi a Trieste) in luoghi dimenticati da Dio, re- zione, che hanno fatto (se le hanno fatte) le stes- legati agli estremi margini del regno (oggi re- se esperienze culturali, con lo stesso livello di pubblica). Tutti quei territori che dovevano la educazione, lo stesso modo di reagire, di com- propria ricchezza alla policentricità della vec- portarsi. Quest’analisi rivela insomma che tra chia Europa, insomma, sono stati annientati fascisti e antifascisti c’è una differenza di ban- dalla centralizzazione della nuova Italia. diera, non di sostanza. C’è una medesima matri- Come già detto, d’altronde, appare irrealistico ce”(27). Lo stesso concetto era stato espresso, in e inopportuno il ricorso alla resistenza armata e, termini più giocosi, da Ennio Flaiano, allorché quindi, al lockeano “appello al Cielo”. Ecco allo- questi aveva affermato che “In Italia i fascisti si ra sorgere la possibilità della “disobbedienza ci- dividono in due categorie: i fascisti e gli antifa- vile”. Qualcuno potrà obiettare che, se c’è qual- scisti”. cosa di sbagliato nel nostro sistema istituziona- Il male italiano, insomma, è un male antico: le, esso può e deve essere corretto attraverso il che dalla Repubblica risale al fascismo, e da que- meccanismo democratico. Tuttavia – argomenta sto all’incapacità di costruire un paese federale e Thoreau – “ogni votazione è una specie di gioco disunito laddove si era preteso di unificare for- d’azzardo, come la dama o il tric-trac, con una zosamente le vecchie realtà politiche pre-esi- lieve sfumatura morale, come giocare con il giu- stenti. Questa tesi è sostenuta, in termini peral- sto e l’ingiusto, con le questioni morali; e natu- tro estremamente chiari e convincenti, nell’ulti- ralmente il gioco è accompagnato da scommes- mo libro dello studioso lombardo, L’asino di Bu- se. Il buon nome dei votanti non è in discussio- ridano. ne. Può darsi che dia il mio voto in base a ciò In verità, le regioni padane – di questo il pro- che ritengo giusto, ma non è per me di interesse fessore non ha mai fatto mistero – sono oggi vit- vitale che il giusto prevalga. Sono pronto a la- tima di un meccanismo che le tiene prigioniere sciarlo alla maggioranza. L’impegno del voto, e concede loro solo una parvenza di libertà dunque, non va mai oltre quello della conve- (“una macchina che consuma sangue e serve so- nienza. Perfino votare per il giusto non è fare lo a macinare aria”, così Giovanni Guareschi de- niente per esso”(28). Le schede elettorali, insom- finì lo Stato nazionale). ma, non garantiscono che il giusto trionferà: e riporre in esse cieca fede equivale a riporre cieca Disobbedienza civile fede nel caso, ovvero ritenere che il giusto e l’in- È del tutto evidente, insomma, che l’Italia pre- giusto in qualche modo si equivalgono. senta una situazione particolare. Da un lato, Con questo, Thoreau non intende chiamare i non vi è, perlomeno in un senso stretto, una dit- propri (e i nostri) contemporanei a una crociata tatura – se non quella, dal sapore molto orwel- morale contro gli istituti democratici, né auspi- liano, del sistema, della burocrazia, delle proce- ca una guerra civile con risvolti catartici. In al- dure. D’altra parte, è pur vero che i cittadini so- tre parole, “non è che l’uomo abbia il dovere di no sottoposti a un regime politico e fiscale inso- dedicarsi all’estirpazione del male, anche del più stenibile, soprattutto in quelle regioni che sono “esportatrici nette” di tasse. Lo scontro in atto nel paese, insomma, è quello tra tax payers e (27) G. Miglio, Una costituzione…, cit., pagg. 23-24. tax consumers. Le due “fazioni”, però, sono (28) DC, pagg. 47-48..

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 99 smisurato; giustamente, può avere altre faccen- ricano. Il governo non può agire al di fuori dei de di cui occuparsi; ma è suo dovere, perlome- limiti della delega ricevuta dai cittadini, e in no, tenersene fuori, e, se il suo pensiero ne è ogni caso non può servirsi di tale delega per lontano, non deve aiutare il male di fatto. Se mi commettere ingiustizia: compromettendo per dedico ad altri scopi o progetti, per prima cosa ciò stesso la clausola del consenso e perdendo, devo almeno verificare che non li sto perseguen- quanto meno, quello delle vittime delle sue do standomene seduto sulle spalle di un altro azioni. È così che emerge il diritto alla disobbe- uomo”(29). dienza civile – e, come visto, tale è la condizione Per quanto questi “precetti morali” possano odierna dell’Italia. apparire condivisi e diffusi, sono poche le perso- Resta allora da chiarire cosa sia e come possa ne che li mettono in atto. L’anarchico americano esplicarsi la disobbedienza civile: che, pur deri- è molto chiaro a questo proposito: talvolta paga- vando da un precetto universale, non può non re una tassa, o non protestare contro un com- essere concepita secondo ragioni e fattori parti- portamento ingiusto del governo se non votan- colari. È su questo punto che la riflessione mi- do contro la maggioranza che lo ha approvato, gliana torna a essere centrale. In primo luogo, il significa essere corresponsabili del male. Il giu- professore si sofferma a commentare il termine. dizio è netto e tranchant: chi non si oppone al La parola disobbedienza indica un comporta- male, lo aiuta, non importa se attivamente o mento volto a disattendere un obbligo che inve- semplicemente non ostacolandolo. ce si sarebbe tenuti a rispettare. “Questo com- “Se l’ingiustizia fa parte del necessario attrito portamento – scrive lo studioso lombardo – non della macchina del governo – scrive ancora Tho- contesta la procedura con cui l’obbligo è stato reau – lasciamo correre, lasciamo correre: forse stabilito, ma rifiuta il contenuto dell’obbligo esso si attenuerà – di sicuro la macchina si logo- stesso, e vuole mostrare a chi comanda la con- rerà. Se l’ingiustizia ha una molla, una puleggia, creta possibilità di perdere il potere: vuole far una corda, o una manovella esclusivamente per capire che l’obbedienza passiva non è virtù di sé, allora si può forse considerare se il rimedio uomini liberi”. Disobbedire a un ordine ingiu- non sia peggiore del male. Ma se è di natura tale sto, anzi, non è soltanto un atto legittimo, ma da imporvi di essere agente di ingiustizia nei addirittura un dovere morale. confronti di un altro, allora, perbacco, si infran- D’altra parte, la disobbedienza implica una ga la legge. Che la vostra vita faccia da controat- condotta pacifica e non violenta: rappresenta trito per fermare la macchina… Quanto all’a- una sfida e una rivendicazione, dunque, piutto- dottare i sistemi che lo Stato ha predisposto per sto che una dichiarazione di guerra. Tale aspetto porre rimedio al male, io di tali sistemi non ne è ribadito e rafforzato dall’aggettivo “civile”: il conosco… Un uomo non deve fare tutto, ma quale “colloca il comportamento nella sfera del- qualcosa; e poiché non è in grado di fare tutto, le prerogative del cittadino”. In altre parole, “si non per questo è necessario che debba fare qual- vuole chiarire che qui la disobbedienza è soltan- cosa di sbagliato”(30). L’assunto implicito in to espressione del diritto, posseduto da ogni in- queste affermazioni è che al di là e al di sopra dividuo, di partecipare alla statuizione degli ob- della legge degli uomini, vi è una Legge più alta, blighi giuridici che lo riguardano”(32). la quale non può essere infranta se non al prez- Ora, è chiaro (ed è stato esplicitamente sotto- zo di calpestare le prerogative incomprimibili lineato altrove) che, da un lato, il diritto di resi- dei propri simili. In altre parole, lo scrittore stenza è un diritto individuale e, dall’altro, esso americano postula e difende l’esistenza di quelli è proprio di chi non accetta che qualcuno – sia che la moderna società chiama “diritti naturali” esso il re, il governo o la maggioranza – lo privi e che invece i Founding Fathers amavano indi- dei propri diritti naturali. È altrettanto evidente care col termine “God given rights”. che le maggioranze, prendendo corpo e consoli- Non per nulla, “l’autorità del governo… è an- dandosi, tendono a porre in essere politiche vol- cora impura – conclude Thoreau –: per essere te a garantirsi certi privilegi alle spalle delle mi- pienamente giusta, deve avere l’approvazione e noranze. Queste ultime, d’altronde, esistono, e il consenso dei governati. Non può avere diritti sulla mia persona o proprietà, al di fuori di quel- 29 31 ( ) DC, pag. 50 li che io le concedo”( ). Questa affermazione, (30) DC, pagg. 53-54. più di altre, esprime con estrema chiarezza il (31) DC, pag. 78. fondamento della riflessione del pensatore ame- (32) DC, pagg. 16-17.

100 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 spesso possono godere di un certo potere: è pur portamento, Frédéric Bastiat(35) affermò effica- vero che le maggioranze sono, almeno in termi- cemente che “lo Stato è quella grande finzione ni figurati, “più forti”, ma è altrettanto corretto attraverso cui tutti cercano di vivere alle spalle che spesso le minoranze sono più determinate, di tutti gli altri”). anche perché sono confortate dalla consapevo- Lo studioso lombardo, d’altra parte, mette an- lezza di essere dalla parte del giusto, laddove i che in evidenza che una simile tensione si pre- loro avversari hanno assunto atteggiamenti ag- senta con maggiore facilità e frequenza entro gressivi. quei sistemi istituzionali che non prevedono la Secondo Miglio, d’altronde, non è essenziale possibilità di un riaggiustamento dei rapporti dare vita a partiti o organizzazioni volte a occu- attraverso una soluzione federale. È lì che i cit- parsi unicamente della gestione della protesta; tadini, trovandosi non di rado a far parte di una in ogni caso, “penso – egli scrive – che questo minoranza più o meno organizzata, sono in gra- salutare strumento di lotta do di far valere il proprio politica, per essere efficace diritto alla disobbedienza (al limite: irresistibile) deb- civile con qualche speran- ba radicarsi nelle convin- za di successo – eventua- zioni di uno strato abba- lità che è ben più remota stanza diffuso della società. nel caso di un “individuo In un determinato mo- contro lo Stato”, per para- mento storico, la ribellione frasare il titolo della nota pacifica dei cittadini può opera di Herbert Spencer. cambiare il destino di un Come è possibile, però, paese soltanto se essa di- esercitare concretamente venta la bandiera di un questo diritto? La risposta gruppo che, oltre ad avere di Miglio è semplice e leta- dimensioni estese, posseg- le: “rifiutandosi di rispetta- ga al suo interno un mini- re innanzi tutto quelle re- mo di organizzazione e gole che, nel campo dei di- quindi esplichi capacità ritti civici e nella pubblica operativa. Il carattere col- amministrazione, umilia- lettivo di una protesta ag- no proprio la loro [delle giunge a quest’ultima un minoranze] “diversità”. Ar- “plusvalore” indispensabi- rivando poi naturalmente le”(33). fino a mettere in causa il In passato, questo dilem- rispetto dei carichi fiscali, ma tra la forza e la volontà come segno di obbedienza della maggioranza, da un verso un potere non senti- lato, e i diritti delle minoranze, dall’altro, è ge- to più come legittimo”(36). La durezza e la chia- neralmente stato risolto a favore dei più nume- rezza di queste parole valse al professore l’ostra- rosi: anche attraverso la deificazione dello Stato cismo dei media e l’aperta condanna dell’intero e la creazione di idoli quali l’unità nazionale, l’e- mondo politico, compreso il biasimo di alcuni ternità del “contratto sociale” e la volontà gene- tra i più pavidi di quelli che allora erano i suoi rale. A questa rappresentazione “teologica” Mi- “compagni di strada”. Tuttavia, tale atteggia- glio contrappone un’idea nuova: quella che “or- mento negativo dell’intellighenzia non produsse mai ogni coesistenza politica non possa basarsi un rigetto popolare delle tesi migliane, anzi. I più su patti di fedeltà – giurati per la vita e per cittadini impararono proprio in quei difficili la morte, e quindi “eterni” – ma laicamente su giorni del 1993 ad amare e rispettare il professo- “contratti” a tempo determinato, “condizionati” re: con ciò fornendo ulteriore dimostrazione che e dunque destinati, ad un certo momento, a es- sere rinegoziati, oppure a sciogliersi e lasciar li- bere le parti”(34). Egli afferma dunque il primato (33) DC, pag. 32. (34) DC, pag. 20. dell’individuo sullo Stato, e su quelle entità bal- (35 ) Si veda Frédéric Bastiat e Gustave De Molinari, Contro lerine e sempre tese verso la tirannide che sono lo statalismo (Macerata: Liberilibri, 1994). le maggioranze. (Allo scopo di spiegarne il com- (36) DC, pagg. 21-22.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 101 il potere dello Stato veniva davvero messo in se- finalizzati a remunerare i servizi offerti dalla rio dubbio. convivenza medesima ai suoi membri… È quasi inutile rammentare che, sulla base di questa Lo sciopero fiscale primordiale obbligazione – con la crescita della La forma migliore in cui la disobbedienza ci- cosiddetta “civiltà materiale”, e quindi con la vile può manifestarsi ai giorni nostri, secondo moltiplicazione dei “bisogni” – si è stratificata Miglio, è quella dello “sciopero fiscale”: i citta- una mole imponente di spese… E l’investitura dini si rifiutano di finanziare, attraverso le pro- politica, con il passare del tempo, è diventata prie tasse, uno Stato non avvertito più come le- soprattutto, e primariamente, mandato a tassa- gittimo, anche ammesso che tale condizione si re”(39). Quando però questo “mandato a tassa- sia mai verificata. Questa pratica gode infatti di re” eccede i propri già ampiamente oltrepassati tutti i requisiti sopra esposti (in particolare limiti, allora il cittadino ha diritto a rifiutare quello della non-violenza) e ha il pregio non so- obbedienza, e a opporsi all’applicazione di tri- lo di puntare l’indice contro un comportamento buti ingiusti. (Tra i quali eccelle per ingiustizia, illecito del governo, ma anche di mettere in di- così afferma il professore in Disobbedienza civi- scussione i mezzi con cui quest’ultimo perse- le, quello sulla casa di proprietà). gue i propri scopi. Infine, lo sciopero fiscale può In altre parole, ognuno dovrebbe essere vin- essere uno strumento davvero efficace, in quan- colato a pagare unicamente in funzione di to – se riceve ampia adesione – può perfino pri- quanto effettivamente fruisce dei beni forniti vare lo Stato della forza economica necessaria a dallo Stato; e non dovrebbe parimenti essere porre in atto qualche forma di repressione. contemplata la possibilità di sottoporre a balzel- Inoltre, esso si riallaccia da un lato alla glo- li altro che questo. Anzi, nel momento in cui il riosa tradizione inaugurata dai Padri Fondatori fisco mette gli occhi sul bene per eccellenza vi- americani, dall’altro a un ricco filone di pensie- sibile e non occultabile, la voce di Miglio si alza ro, che dal liberalismo classico conduce al liber- forte e chiara: “affermo che su tali beni il fisco tarismo, riflettendo anche in questo l’evoluzio- non deve pretendere nulla: perché essi costitui- ne migliana. scono, per così dire, una estensione fisica e un Non è esagerato presentare lo sciopero fiscale complemento necessario della persona che li come uno strumento della vera lotta di classe possiede e li usa. In caso contrario, tanto var- che, da sempre, agita le acque della storia uma- rebbe sottoporre a imposta la salute o la bellez- na: “I principi del liberalismo classico e la dot- za di un cittadino”(40). trina dei diritti naturali – spiega a tal proposito Queste e simili affermazioni gli attirarono im- Guglielmo Piombini – avevano fornito ai ceti mediatamente gli strali dei difensori del vecchio produttivi una forte difesa morale di fronte alle sistema: che culminarono nella già citata denun- sempre più ingiustificabili pretese espropriative cia di Martelli. Anche in momenti successivi, delle categorie parassitarie”(37). È chiaro, dun- però, le proposte di sciopero fiscale trovarono que, che Miglio riprende l’antico interrogativo una certa eco da parte dei movimenti più deter- della filosofia politica (che cosa distingue l’agire minati (si pensi alla “fase eroica” della Lega Nord di una banda di criminali da quello del gover- e alla marcia contro il fisco del novembre 1997 – no?) e lo risolve a sfavore degli apparati pubblici. una sorta di riedizione della “marcia dei quaran- Come già aveva fatto Lysander Spooner(38), lo tamila” di Torino(41) –, o ai tentativi, più o meno studioso lombardo riconosce nelle pretese di un riusciti, di organizzazioni come la LIFE). governo non legittimato dal consenso le stesse Specularmente, le reazioni alle reiterate mi- caratteristiche che ci fanno considerare illegit- nacce di boicottare l’erario furono dure e non di timo il comportamento di un brigante di strada. Il nuovo “contratto sociale” che egli tenta di in- 37 staurare (“o la borsa o la vita”) può e deve esse- ( ) Guglielmo Piombini, La proprietà è sacra (Bologna: Edizioni Il Fenicottero, 2001), pag. 33. re rigettato, proprio rifiutandosi di consegnare (38) Lysander Spooner, La Costituzione senza autorità (Ge- il portafoglio (fuori di metafora: di pagare le nova: Il Melangolo, 1997). tasse). (39) DC, pagg. 22-23. “L’appartenenza consapevole a una qualsiasi (40) DC, pag. 30. (41) Si vedano “La marcia sul fisco”, “Marciando marciando” convivenza civile e politica – argomenta Miglio e “Dall’arte di arrangiarsi a quella di ribellarsi”, in Sergio Ri- – genera abitualmente l’impegno a una contri- cossa, Da liberale a libertario. Cronache di una conversione buzione finanziaria (o a prestazioni in natura) (Treviglio, BG: Leonardo Facco Editore, 1999), pagg. 50-55.

102 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 rado incapaci di comprendere la reale natura rappresentare il proprio malessere, non è mai dei sommovimenti che stavano agitando le re- riuscita a organizzare una vera protesta fiscale gioni padane. Proprio a questo proposito, Carlo – i frutti della riflessione migliana devono anco- Lottieri scrive che troppo spesso emerge, tra gli ra essere raccolti, e i semi sono caduti su terre- intellettuali e gli opinion maker, una sorta di ni fertili quanto insospettabili. “fedeltà religiosa” che li ancora “alla mitologia In un suo divertissement del 1993, il profes- statale e ai suoi catechismi. Emerge insomma sore così descrive un’immaginaria Italia in pre- un’ortodossia statalista che spiega meglio e più da alla rivolta (anche fiscale) dei suoi ceti pro- di tante altre considerazioni le difficoltà di buo- duttivi: “Lo Stato ha la drammatica urgenza di na parte del mondo della cultura a dialogare ve- alimentare con il prelievo fiscale le casse dell’e- ramente con gli eretici e i miscredenti dell’area rario, poiché deve pagare – ed è già in ritardo – pedemontana”(42). gli stipendi del pubblico impiego (Carabinieri e Non bisogna, d’altra parte, trascurare la di- Polizia compresi) e far fronte agli altri impegni mensione politica dello sciopero fiscale, né fin- indilazionabili di bilancio. Tuttavia, davanti al gere che gli appelli più realistici non abbiano dilagare della protesta, né il potere politico né coinciso col momento di massima espansione le altre forze dell’ordine paiono voler fronteg- della Lega (1993) o con la sua aperta presa di giare i rischi che la situazione impone… Nes- posizione a favore della secessione (1996-97). In sun altro Corpo dello Stato si impegna a ferma- entrambe le occasioni, Miglio era vicino ai pa- re, come noi [finanzieri] caparbiamente cer- danisti: nel 1993 come senatore eletto sotto il chiamo di fare, l’attività delle industrie che ri- loro stendardo, nel biennio ’96-97 come loro fiutano di soggiacere al prelievo forzoso del 30 punto di riferimento e “vecchio saggio”. percento sui loro conti. Le Fiamme Gialle sono D’altra parte, le menti più aperte si erano ben sole. Né Poliziotti né Carabinieri sono al loro rese conto del potenziale esplosivo del fenome- fianco quando, ad esempio, devono fronteggiare no leghista, al punto che un liberale di vecchia imprenditori e lavoratori che, facendo fronte data come Antonio Martino aveva definito quella comune, bloccano l’ingresso nelle aziende. O espressa dalle leghe “una rivolta fiscale in senso bruciano registri e preziose documentazioni fi- lato”(43). scali”(45). Il tono è evidentemente scherzoso, È ancora Lottieri a chiarire il senso di tutto: ma l’argomento trattato è serio. “Vi è nell’indipendentismo padano – egli ha Nonostante il carattere “apocalittico” tipico scritto – una rivendicazione giuridico-economi- delle opere di fantapolitica, Italia 1996 non ca che non può essere ignorata né sottovaluta- manca di evidenziare come la crisi dello Stato ta. Risulta evidente che le masse elettorali pre- italiano sia dovuta in larga misura al rifiuto op- valentemente operaie e piccolo-borghesi che si posto dai cittadini al prelievo fiscale. Non è as- orientano verso la Lega e che hanno premiato sente neppure la realistica constatazione che, in la sua accelerazione secessionista… [sono inte- tempi di difficoltà, possa essere la Guardia di Fi- ressate] all’ipotesi di porre fine al trasferimento nanza (militarizzata e dotata dagli assurdi pote- delle risorse dal Nord al Sud e alla prospettiva ri che la legge le riconosce(46) il più solido pa- di riservare ai residenti i posti di lavoro del set- letto dello Stato centralista. Fu lo stesso Miglio, tore pubblico”(44). Anche Miglio si era chiara- anzi, a coniare il termine “Brigate gialle”. mente reso conto del potenziale racchiuso dal Carroccio e, al di là dell’altalenante rapporto con Umberto Bossi, non si è mai allontanato di (42) Carlo Lottieri, “Se i Veneti ignorano Stato e politica… Il fatto dal “popolo leghista”. Nord pedemontano e lo sguardo antropologico”, su Federali- Lo studioso lombardo ha sempre precisato di smo & Libertà, n. 3 (maggio-giugno) 1998, pagg. 221-222. frequentare la Lega con l’occhio dell’osservato- (43) Antonio Martino, “Tassiamoci da soli”, su Il Sabato, 28 luglio 1990, pag. 28. re: che verifica sul campo la bontà dei propri (44) C. Lottieri, “Interpretazioni della Padania. Gli studi sul- studi – una sorta di applicazione del metodo la Lega tra geopolitica e sociologia”, su Federalismo & So- scientifico alla scienza della politica. Anche al- cietà n. 3 (autunno) 1997, pag. 66. l’atto di scrivere il saggio sulla Disobbedienza (45) G. Miglio, Italia 1996. Così è andata a finire (Milano: civile, probabilmente le cose sono andate così. Mondadori, 1993), pagg. 130-131. (46) La legge del 7 gennaio 1929 afferma che le Fiamme Sebbene il professore non abbia, a conti fatti, Gialle hanno la facoltà di accedere “in qualsiasi ora” in “ogni saputo prevedere il futuro – in realtà la società azienda industriale o commerciale”, “al fine di effettuare ac- padana, o il partito che essa aveva delegato a certamenti e verifiche”.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 103 Intervistato alcuni anni dopo, Miglio definì la me libere associazioni di liberi individui. disobbedienza civile “la strada che imbocca un I Quaderni Padani hanno già ampiamente ap- popolo civile”(47). Perché questo non sia ancora profondito la questione: proprio sulla scia della accaduto nelle nostre regioni, è argomento di riflessione migliana. “Il diritto di secedere – un dibattito ancora aperto, e non è detto che ciò scriveva Alessandro Storti – si fonda quindi sul che non è successo nel passato non possa non presupposto che vada tutelata la diversità, non verificarsi nel futuro. solo fra uomo e uomo, ma anche fra diverse col- lettività… Resistenza e secessione Il diritto di secessione, insieme al diritto di re- Tutte le riflessioni finora svolte hanno un sistenza, costituisce la facoltà prepolitica essen- grande peso nella determinazione dei rapporti ziale su cui si fondano tutti i sistemi istituziona- che devono intercorrere tra il cittadino e le isti- li. Ciò significa che tali diritti, anche se non ven- tuzioni politiche. Affermare che quello ha dei di- gono menzionati nelle Costituzioni, stanno alla ritti, significa anche riconoscere che queste base di ogni processo costituente, poiché da essi hanno dei limiti. D’altra parte, non ha alcun partono e ad essi ritornano tutte le aggregazioni senso né pare ragionevole scagliarsi contro gli politiche”(50). Alessandro Vitale, antico allievo antichi sovrani “per diritto divino” e poi ricono- del professore, osserva di rimando: “Il diritto di scere ai moderni parlamenti poteri ancora supe- “andarsene” è una forma di resistenza che deve riori, solo perché legittimati dal voto. Tale con- essere adottata da una singola parte del territo- vinzione, infatti, non intacca minimamente la rio di uno Stato, quando questa parte, accortasi legittimità delle prerogative della corona, ma si della tirannide dei detentori del potere politico, limita a mutarne la fonte: in passato Dio, oggi non trova negli altri membri dello Stato la di- quel dio volubile e capriccioso che si chiama sponibilità a prendere misure comuni”(51). Que- “maggioranza”. ste parole, sia detto per inciso, vengono formu- Difendere il diritto del singolo a ribellarsi con- late nell’ambito di una panoramica sul pensiero tro un governo tirannico, d’altra parte, conduce di Johannes Althusius(52): un pensatore su cui analogamente ad affermare il diritto delle comu- Miglio aveva speso molte ore di studio e rifles- nità politiche a non essere oppresse da un lonta- sione. no governo centrale. Nel momento in cui tale ri- È evidente, nelle parole di Storti e Vitale, il flessione si innesta sul corpus delle teorie neofe- retaggio migliano. Nella prospettiva dello stu- derali, si perviene a una nuova immagine del di- dioso lombardo di un federalismo “pattizio”, il ritto di secessione: visto come estrema forma di diritto di secessione non può d’altra parte veni- resistenza da parte di una comunità locale con- re meno: né essere sottoposto a vincoli di alcun tro l’invadenza dello Stato. genere. Rispondendo alle critiche di quanti si In realtà, questa tesi era già stata argomenta- fanno scudo del vecchio armamentario naziona- ta, in maniera spesso convincente, da Allen Bu- lista per opporsi alla secessione della Padania, chanan(48): il filosofo statunitense, però, vi egli affermò che “Quello che si comincia a capi- giungeva muovendo non già dal riconoscimen- re, e voglio vedere come si fa a sostenerlo, è che to dei diritti individuali inalienabili, ma a parti- esiste l’idea di un diritto di tutti quelli che stan- re da non meglio definiti “diritti di gruppo”. no intorno ad un territorio a trattenerlo all’in- D’altra parte, Daniel J. Elazar osserva che, nei sistemi politici federali, “La non centralizzazio- (47) In C. Stagnaro, “Processo all’imposizione fiscale. Tassati ne assicura che, a prescindere dal modo in cui di tutto il mondo, unitevi!”, su Federalismo & Libertà, n. 3 certi poteri possano essere condivisi dai governi (maggio-giugno) 1998, pag. 147. generale e costitutivi, il diritto di partecipare al (48) Allen Buchanan, Secessione. Quando e perché un paese loro esercizio non può essere negato se non per ha diritto di dividersi (Milano: Mondadori, 1994). 49 mutuo consenso”(49). Nel momento in cui il ( ) Daniel J. Elazar, Idee e forme del federalismo (Milano: Mondadori, 1998), pag. 136. consenso svanisce, emerge il diritto di secessio- (50) Alessandro Storti, “La secessione come facoltà pre-politi- ne. Attenzione, però: sebbene le parole dello ca e diritto naturale”, su Quaderni Padani n. 3 (gennaio-feb- studioso israeliano siano riferite alle organizza- braio) 1996, pag. 7. zioni politiche federali, abbiamo visto che il di- (51) Alessandro Vitale, “Quando una comunità storica ha il diritto di andarsene”, su Quaderni Padani n. 4 (marzo-apri- ritto a costituire una comunità politica indipen- le) 1996, pag. 8. dente appartiene alla sfera dei diritti incompri- (52) Si veda Johannes Althusius, Politica (Napoli: Alfredo mibili dei cittadini e delle comunità, intese co- Guida Editore, 1980).

104 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 terno dello Stato”(53). Da un lato, dunque, vi è chi difende il diritto de- gli individui (e delle comunità da essi formate) a decidere sul proprio futu- ro, dall’altro chi si oppone a questa possibilità, in nome della Patria, del- la chiesa, della nazione, della lingua o di un preteso diritto/dovere alla “solidarietà”. In termini ancora più chiari e net- ti, Miglio ha scritto che “Il diritto di secessione è il diritto al distacco, che viene fatto valere come suprema ga- ranzia della propria indipendenza… Io sostengo che una Costituzione in cui il diritto di secessione sia impli- citamente o esplicitamente escluso, non sarà mai una Costituzione fede- rale, ma una Costituzione unitaria: perché la porta da cui uscire deve ri- manere sempre aperta”(54). Il punto cruciale, allora (e qui si vede quanto Miglio fosse realmente libertario), è che la secessione – in questo andan- do oltre la resistenza – non necessi- ta, per essere esercitata, di uno stato di oggettiva oppressione; è sufficien- te che una comunità ritenga di esse- re oppressa o, più semplicemente, che desideri abbandonare le vecchie istituzioni. I moderni filosofi anarco-capitalisti sarebbero pronti a sottoscrivere cia- scuna e tutte queste parole. Murray N. Rothbard, nell’articolo Nations by (Foto Giovanni Giovannetti – Pavia) Consent, afferma che “Non tutti i confini di Stato sono giusti. Uno scopo dei li- ciale – egli afferma – è quindi un prodotto dello bertari dovrebbe essere trasformare gli Stati na- Stato nazionale centralizzato di grandi dimen- zionali esistenti in entità nazionali i cui confini sioni, ed è un sistema, alla lunga, fallimen- potrebbero esser chiamati giusti, nello stesso tare”(57). Come i pensatori americani, lo studio- senso che i confini della proprietà privata sono so lombardo sembra dunque ritenere che fede- giusti: cioè, decomporre gli Stati nazionali ralismo e secessione possano in qualche manie- coercitivi esistenti in autentiche nazioni, o na- ra costituire un antidoto al dilagare di soluzioni zioni per consenso”(55). Non diversa è l’analisi stataliste; anche da questo deriva la sua predile- sviluppata da Hans-Hermann Hoppe: “La seces- sione incoraggia le diversità etniche, linguisti- 53 che, religiose e culturali, che nel corso di secoli ( ) A. Storti, “Intervista a Gianfranco Miglio”, su Quaderni 56 Padani n. 7 (settembre-ottobre) 1996, pag. 50. di centralizzazione sono state soppresse”( ), (54) G. Miglio e Augusto Barbera, Federalismo e secessione. con ciò ponendo in essere un’oppressione di di- Un dialogo (Milano: Mondadori, 1997), pagg. 176-177. mensioni gigantesche. (55) Ernest Renan e Murray Newton Rothbard, Nazione, co- In un libro successivo, Federalismo e seces- s’è (Treviglio, BG: Leonardo Facco Editore, 1996), pag. 48. (56) Hans-Hermann Hoppe, Abbasso la democrazia. L’etica sione (che contiene la trascrizione di un lungo libertaria e la crisi dello Stato (Treviglio, BG: Leonardo Fac- dialogo con Augusto Barbera), Miglio sembra co Editore, 2000), pag. 48. fare eco a queste considerazioni. “Lo Stato so- (57) G. Miglio e A. Barbera, Federalismo…, cit., pag. 39..

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 105 zione per i sistemi decentralizzati. Se il federa- di secessione delle comunità politiche volonta- lismo appare un’ottima via di scampo per quei rie. paesi che possono godere di una certa armonia Sollecitato da Alberto Mingardi, Miglio ha sociale, la secessione è strumento indispensabi- chiarito questo punto: “Il patto di unione che le per le comunità che, con o senza una ragione caratterizza una comunità politica è variabile condivisibile, anelano all’indipendenza. Sono nel tempo, e l’idea di secessione produce un al- soprattutto i gruppi umani oppressi, come è ov- tro Stato. Il lato negativo del principio di seces- vio, ad avere diritto (e interesse) a rendersi in- sione è che la secessione conduce una comunità dipendenti: perché alle valide motivazioni ad- politica ad affermare la sua sovranità, e questo è dotte dai teorici della secessione si accoda buo- in contrasto con il principio federale. Immagi- na parte del pensiero politico liberale e occiden- nare una formazione strutturale politica come tale. avente il diritto di secedere è significare la na- In ogni caso, e a prescindere da tutto, nella scita di nuovi Stati nazionali, cioè riproporre gli visione di Miglio federalismo e secessione non errori che hanno condotto allo Stato moderno e sono semplicemente mezzi comunque legittimi alla sua auto-distruzione. È però incontestabile per veder tutelata la libertà individuale. Il pri- che quando una comunità politica riconosce la mo è, tra tutte le forme che i rapporti politici propria identità… una scelta di fondo può esse- possono assumere, quella più simile a un con- re fatta. Una comunità politica può decidere di tratto privato. Il secondo, tra tutti gli atti che stare per conto proprio, questo è scritto nella un popolo oppresso può commettere, è quello storia delle istituzioni politiche”(59). Inoltre, il più decisivo e, per così dire, “immacolato”. In diritto di secessione (come, d’altra parte, l’anti- entrambi i casi, si tratta di provvedimenti non statalismo) è implicito nella dottrina giusnatu- solo efficienti, ma anche buoni in sé. ralistica, cui Miglio aveva aderito. In realtà, il politologo lombardo va addirittura Conclusione oltre il secessionismo su base etnica o nazionali- Dopo essere stato sbeffeggiato in vita, Gian- taria. Secondo lui, è sbagliato riconoscere il di- franco Miglio è stato poco meno che dimentica- ritto di secessione solo alle componenti di una to in morte. Rari ricordi gli sono stati dedicati federazione. Il “diritto di andarsene” appartiene a dalla stampa, e tra essi, con pochissime eccezio- qualunque gruppo umano che desideri dotarsi di ni(58), la larga maggioranza ha insistito sul suo proprie istituzioni, in ossequio alla formulazione ruolo “politico” – come “ideologo” della Lega – dovuta allo stesso Miglio – del diritto a stare Nord, prima, e senatore del Polo, poi. Quasi “con chi si vuole e con chi ci vuole”. nessuno, insomma, ha riconosciuto la grandez- Non è errato neppure vedere in talune per- za dello studioso lombardo: né ha fatto emerge- plessità del professore rispetto all’opportunità re la vasta portata delle sue riflessioni, soprat- della secessione (egli non ebbe mai, invece, per- tutto sui temi del federalismo, della secessione plessità alcuna sulla legittimità del diritto a se- e del diritto di resistenza. Non saranno molti cedere) l’eco dell’antico monito di Denis De tra i cittadini di questo paese, dunque, quelli Rougemont: “L’autonomia è una nozione relati- che penseranno a lui come al vero teorico dello va molto precisa, quando si parla per esempio sciopero fiscale. dell’autonomia di volo di un apparecchio, o del- Vi è tuttavia chi, nonostante la sua chiarezza l’autonomia di decisione di un gradino ammini- espositiva, insiste nel negare che egli abbia mai strativo. Preferiamo, nel mondo regionale, que- assunto posizioni in qualche maniera anti-sta- sta libertà modesta, ma assolutamente reale, al- taliste o favorevoli alla secessione. Se così fosse, vorrebbe dire che tutto un filone interpretativo – quello più prolifico e attivo – dell’opera del (58) Voglio citare Massimo Cacciari, “Miglio, la lezione di un professore poggia le proprie fondamenta sulla eretico”, su la Repubblica, 12 agosto 2001; A. Mingardi, “Il tredicenne alla corte di Merlino”, su Libero, 12 agosto 2001; sabbia. Cosa più importante, costoro parrebbero Lorenzo Ornaghi, “Quelle lezioni di democrazia”, su Presen- ignorare l’intera produzione migliana degli an- za, n. 7 (agosto-settembre) 2001, pag. 18; M. Staglieno, “È ni ’90. Queste parole, però, sono vere solo in un stato il principe dei costituzionalisti”, su il Nuovo, 11 agosto senso molto limitato: lo studioso lombardo, in- 2001; C. Stagnaro, “Gianfranco Miglio: un gigante del pen- siero politico”, su Ideazione.com n. 36 (7 settembre 2001); fatti, ha sempre affermato di preferire una fede- A. Vitale, “L’attualità di un gigante, scomodo per la politica”, razione a uno Stato unitario. Tuttavia, con ciò su élites n. 3/2001 (“Omaggio a Miglio”), pagg. 4-10. egli non voleva né sminuire né negare il diritto (59) A. Mingardi, “Io guardo…”, cit., pag. 12

106 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 le ubriacature dell’indipendenza assoluta, ma il- che una comunità è tanto più viva, quanto più lusoria di cui si vantano gli Stati-nazione”(60). sono liberi i suoi membri. In altri termini, è sempre preferibile mantenere È assolutamente corretto, insomma, vedere in istituzioni federali piuttosto che crearne nuove Gianfranco Miglio l’erede e il moderno mentore centralizzate; ma questo è un problema di oppor- dell’antico precetto cristiano secondo cui “disob- tunità piuttosto che di legittimità o diritto. Inol- bedire ai tiranni è obbedienza a Dio”. Tutto ciò tre, si tratta di una formulazione non troppo lon- rimanda a una più ampia visione dell’uomo e del tana da quelle – già citate – di Locke e della Di- mondo: in cui ogni individuo è libero, sì, di sce- chiarazione di indipendenza americana sul dirit- gliere, ma è anche pienamente responsabile delle to di resistere. proprie scelte. L’autore di Disobbedienza civile, Proprio queste osservazioni concedono l’occa- anzi, andava oltre: non solo, talvolta, l’uomo può sione di riportare l’attenzione sul problema della compiere scientemente il male; egli può addirit- resistenza. Nel momento in cui sia verificata e tura desiderarle compierlo, e provare piacere nel consolidata una situazione di oppressione, dovu- farlo. ta all’intero ordinamento giuridico e non a una “Non posso sopportare, non posso capire – dis- sua legge particolare, il cittadino e, per estensio- se una volta Miglio – i cattolici “sociali”. Hanno ne, la comunità politica cui egli appartiene ha il l’aria di insegnare a Dio come avrebbe dovuto fa- diritto di ribellarsi. Il modo più pacato di farlo è re l’uomo. La malvagità dell’uomo non la am- rivolgere petizioni e proteste all’autorità. Se que- mettono: per loro è colpa della società. Io invece sta non dà segno di voler cambiare le cose, allora accetto l’uomo così com’è, nel suo misto di bene il passo successivo – pienamente giustificato e e di male. Ecco la grande differenza, ecco perché legittimo in sé – è la disobbedienza civile: che, dicono che io sono reazionario: il mio cattolice- nel mondo moderno, può assumere conveniente- simo è amaro e realistico, come si respirava alla mente l’aspetto dello sciopero fiscale. Cattolica quando ero studente. Padre Gemelli, Qualora però l’oppressione sia sistematica- che era medico, aveva l’abitudine di considerare mente diretta a una comunità, questa dispone il comportamento umano in modo concreto. Il del diritto incomprimibile di “andarsene”, ovvero cattolicesimo edulcorato è venuto dopo, col dos- di ritirare la delega concessa – esplicitamente o settismo, con Lazzati, con un’idea astratta del- implicitamente – al governo. Ogni diritto appar- l’uomo. Le anime belle, l’“animabellismo” di tan- tiene agli individui, e nessuno Stato del mondo ti cattolici discende da lì: ce l’hanno con l’Ameri- può godere di poteri maggiori di quelli che ottie- ca, con il mercato, con l’intero Occidente, che ne in delega. pure è stato creato dal Cristianesimo”(61). Lo Tuttavia, tale diritto può addirittura assumere studioso lombardo, che era un realista, non pote- l’aspetto di un dovere (morale): esso, infatti, co- va certo accettare il dogma della “responsabilità stituisce condizione necessaria a potersi definire sociale”, ovvero dell’irresponsabilità individuale! “uomini liberi”. È ancora una volta il caso di ri- Essere schiavo non è degno di un individuo, né cordare le parole della Dichiarazione di indipen- di un popolo, libero. La responsabilità, d’altra denza americana: “Ma quando una lunga serie di parte, è implicita nella libertà, e il prezzo di que- abusi e usurpazioni, invariabilmente diretti allo st’ultima – per dirla con Jefferson – è “l’eterna stesso oggetto, svela il disegno di assoggettarli ad vigilanza”. Solo lo schiavo che desideri essere li- un duro dispotismo, è loro dovere abbattere un bero può realizzare il proprio sogno. tale governo e procurarsi nuove garanzie per la “I popoli liberi e meglio ordinati – scrive Mi- loro sicurezza futura”. glio concludendo il proprio saggio sulla Disobbe- Può anche interessare il fatto che alcuni teolo- dienza civile – sono quelli che si permettono gi o predicatori settecenteschi assimilavano al ogni tanto di ribellarsi: che non temono di impu- suicidio il rifiuto di opporre resistenza all’aggres- gnare le decisioni del loro governo, ma che tor- sione. Tale inazione era duramente condannata, nano poi ogni volta a rifondare, con più solida in quanto avrebbe tradito il disprezzo nei con- persuasione, l’ordinamento in cui vivono”(62). fronti del supremo dono divino – la vita. Natural- mente, un ragionamento analogo può essere svolto a proposito delle comunità (volontarie), (60) Citato in Francesca Pozzoli (a cura di), Federalismo e autonomia. Dal Settecento ai giorni nostri (Milano: Rusco- pur tenendo ben presente che nessun gruppo go- ni, 1997), pag. 271. de di “vita”, se non nel senso che godono di vita (61) In G. Ferrari, Gianfranco Miglio…, cit., pag. 143. tutti i suoi membri. Al limite, si può affermare (62) DC, pagg. 32-33.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 107 LL oo scienziatoscienziato delladella politicapolitica L’eredità di Gianfranco Miglio

di Alessandro Vitale

ercare di delineare in poche righe l’eredità coli e interviste che spesso sono più importanti, di Gianfranco Miglio, descrivere tutto quel- per la loro portata e per il rovesciamento di abi- Clo che ha lasciato è pressoché impossibile. I tudini mentali o di interi castelli concettuali e campi di studio che ha esplorato, gli orizzonti teorici senza fondamenta ma dati per scontati, che ha raggiunto, le generazioni di studenti che di quanto non siano alcune parti delle sue più ha guidato nel cammino di studio e di scoperta, antiche ricerche. Un prodotto, tutto questo, del- l’esempio luminoso (lasciato soprattutto a colo- la sua passione per la ricerca della verità, per il ro che per tanti anni hanno lavorato al suo fian- dubbio metodico e per l’inquietudine intellet- co) di estremo rigore e serietà, di dedizione alla tuale quali fonti e stimoli permanenti di conti- propria professione di studioso, intesa primaria- nua scoperta. mente come dovere verso gli altri, l’esempio di L’opera di Gianfranco Miglio è una miniera coerenza e di assoluta onestà, di immensa di- inesauribile di conoscenza sulla politica e sulle gnità di uomo libero che ha impersonato, han- sue invarianti, sullo Stato moderno, sulla sua no dello sconfinato. Ogni singolo periodo della ideologia e sulla sua realtà; è una fonte copiosa sua esperienza umana, scientifica, di azione per di intuizioni illuminanti in campi molto etero- tentare di incidere sulla scena politica e istitu- genei, spesso non sviluppate fino alle loro estre- zionale, richiederebbe interi volumi di analisi e me conseguenze e lasciate in sospeso in vista di di approfondimento. uno studio approfondito e documentato succes- È inoltre difficile inquadrare una personalità sivo, ma che aprono la vista su sterminati oriz- tanto poliedrica, sia nel campo della sua esi- zonti ancora da raggiungere. Nonostante la re- stenza personale (carattere, interessi, esplora- lativa esiguità numerica dei volumi che portano zioni, rapporti umani e professionali), che in il suo nome (poiché a Miglio, nutrito da una quello scientifico: essa infatti, come è stato più ferrea onestà intellettuale, non piaceva scrivere volte rilevato, sfugge a tutte le più facili classifi- fino a che non fosse riuscito a raccogliere una cazioni. A chi lo ha conosciuto da vicino e per quantità sterminata di dati storico-sperimentali anni ha lavorato al suo fianco, cercando di co- difficilmente confutabili per supportare le sue gliere l’unitarietà della sua figura e del suo la- ipotesi di ricerca), la ricchezza sterminata del voro, è accaduto spesso di vedere questi ultimi suo inesausto lavoro nel campo della ricerca sdoppiarsi, triplicarsi, moltiplicarsi in prismi sulla politica e sui suoi meccanismi, affiora in diversi e numerosi, in mille facce differenti di tutta la sua limpidezza primariamente da una un unico, luminoso e prezioso cristallo, ogni lettura fra le righe, dagli spazi bianchi, da tutte faccia del quale era diversa dalle altre, una più quelle cose lasciate intuire e intravedere a chi interessante dell’altra, tanto ricca è stata la sua ne sviluppi le conseguenze logiche e il lavoro di vita e di straordinaria vastità tutto quello che conferma empirica, che immancabilmente por- ha studiato, ha rappresentato e ha compiuto. ta anche il più scettico a dover constatare la ve- Gianfranco Miglio è stato uno dei maggiori rità e l’effettiva manifestazione nella realtà nei scienziati della politica e costituzionalisti che fatti di quanto si ritrova descritto o previsto questo Paese abbia avuto. Il suo lungo percorso nella sua frammentaria ma illuminante opera. scientifico però rimane ancora inesplorato, una Non è un caso se le sue ricerche più brevi e più strada non ancora battuta, disseminata di ricer- concise, i suoi interventi a convegni scientifici che, di scritti, lezioni universitarie, interventi, di periodo diversi si rivelino ancora oggi i più folgoranti messe a punto e precisazioni, scritte folgoranti e innovativi, quelli che riescono a pe- di suo pugno o risultanti da innumerevoli arti- netrare più a fondo nel nucleo di un problema

108 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 scientifico. Come se lo sguardo dello studioso differente rispetto a quello più matematizzante fosse stato dotato di una capacità quasi inspie- e formale di conio americano (anche se la scuo- gabile, se non con i lunghi anni di studio nei la politologica americana, contrariamente alle campi più disparati e diversi e un’intelligenza apparenze, è tutt’altro che omogenea). Una acutissima capace di operare difficili collega- classicità comunque fatta di studio concettuale menti e scoperte, di vedere dietro i paraventi, della politica (Begriffspolitik), innervato di spesso compatti e impenetrabili, dei quali la astrazione e di metodo analitico, volti a dar vita realtà della politica si serve per dissimularsi. a creazioni teoriche sistematiche. Però la sua è L’opera scientifica di Miglio non può comun- anche stata una “classicità”, nutritasi non a ca- que essere descritta con una scelta di temi per- so di vastissime e illuminanti frequentazioni ché, data la sua va- stità, una selezione risulta sempre arbi- traria, in quanto tra- lascia inevitabilmen- te argomenti crucia- li, tutti reciproca- mente interrelati. Si può però cercare di individuarne l’intima coerenza interna, esplorando alcuni fi- loni di ricerca da lui affrontati. Gianfranco Miglio è un gigante del rea- lismo politico a livel- lo internazionale ed è, come è stato da tempo rilevato, “l’ul- timo classico” della politologia italiana Con la moglie Miriam, nel 1988 ed europea. Si è già discusso di questa caratteristica, qualche volta con il pensiero politico dell’età classica, forte- basandosi su luoghi comuni. Tuttavia la “classi- mente proiettata in un ambito proprio, autono- cità” risiede effettivamente in molti aspetti della mo, originale, non comparabile. sua esperienza: soprattutto nel non fermarsi al- In Miglio inoltre sarà sempre centrale il ten- la superficie dei fenomeni, andando a indagare tativo di tenere fuori dalla porta del laboratorio le strutture permanenti, le “invarianti”, le “re- del politologo i valori che inquinano (facendo golarità”, ciò che si cela dietro alle maschere apparire la politica per quello che non è nella con le quali si gioca la farsa (che si trasforma realtà dei fatti) lo studio freddo, disincantato e spesso in tragedia) della politica. La sua classi- oggettivo della “realtà effettuale”, scandagliata cità sta inoltre nell’assenza assoluta di preclu- dall’alto della sua sterminata conoscenza stori- sioni per qualsiasi fonte nuova di conoscenza, ca. purchè dotata di potenziale esplicativo capace Egli ha tentato poi, riuscendovi fruttuosa- di estendere la teoria fino al massimo raggiun- mente in molti campi, di superare la barriera gibile nella spiegazione. Essa sta infine nell’uso fra scienze storico-politico-sociali e scienze del- del metodo storico (esteso a tutte le epoche del- la natura, ricercando le “regolarità effettuali” la storia umana) integrato con quello concet- più profonde del comportamento politico e stu- tuale e tipologico, non dissimile da quello di diando le potenziali applicative delle scienze na- Carl Menger e della Scuola Austriaca dell’eco- turali all’analisi del “politico”, verificando l’im- nomia nell’individuazione, come meta della ri- patto di quelle scienze sulle ideologie e sulle cerca, non di “tipi ideali” weberiani, ma di “tipi istituzioni. reali”: un metodo generalmente ritenuto molto Le radici teorico-scientifiche della sua visio-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 109 ne vanno da Tucidide a Machiavelli, da Hobbes della realtà profonda della politica, nella quale è a Mosca e Pareto, da Max Weber a Carl Schmitt, centrale lo studio dell’“obbligazione politica” da Otto Hintze a Otto Brunner, da Henry Sum- come realtà contrapposta e irriducibile all’ob- ner Maine a Maurice Hauriou, agli studiosi ger- bligazione “contratto-scambio”. manici dell’amministrazione e del diritto inter- Il cuore della sua teoria del ‘politico’, ruotan- nazionale (Triepel), ai migliori giuristi francesi te attorno al tentativo di mettere in luce le mil- (Duguit) e, parallelamente, ai grandi federalisti, le facce del “cristallo dell’obbligazione politi- da Althusius a Gierke, da Jefferson a Calhoun. ca”, implicava lo studio di fenomeni estrema- Gli autori dai quali ha tratto linfa vitale per i mente reali e correlati fra loro, quali la “rendita suoi studi, “inglobandoli” nel suo modello di politica” (contrapposta a quella di mercato) nei studio della politica, sono moltissimi, prevalen- suoi aspetti teorici e tipologici, la realtà della temente tedeschi e anglosassoni, mai seguiti rappresentanza politica (al di là delle mitologie però acriticamente (come a volte è stato del “democratico-rappresentative” dominanti nella tutto erroneamente sostenuto), ma dei quali ha Scienza Politica) e quella dei partiti politici cercato, criticandoli spesso anche profonda- (macchine per guadagnare le “rendite politi- mente e duramente nelle loro inesattezze e in- che” e per gestirle), realtà descritta compiuta- sufficienze, di svilupparne la lezione fondamen- mente a partire dalla sue memorabili Lezioni, tale, portandoli alle estreme conseguenze stori- in un momento nel quale nella politologia più che e logiche, fin dal primo momento del con- in voga si disegnavano solo modelli formali e tatto intellettuale con il loro insegnamento. inevitabilmente superficiali (polarismo, bipola- Gli argomenti innovativi che ha affrontato rismo, e così via), applicati per di più, riuscen- sono estremamente numerosi: dall’ideologia e do a spiegare ben poco di rilevante, allo sgan- il ruolo che essa gioca in politica come “bandie- gherato caso italiano. Così, ancora, nelle sue ra” di una classe politica, alla teoria del “ciclo esplorazioni va ricordato lo studio dell’ammini- politico”, a partire da un esame approfondito strazione, guidata dall’abitudine a vedere l’eser- delle dottrine e istituzioni politiche del mondo cizio del potere “dal basso”, per svelare la vera classico, ai rapporti fra politica e diritto, politi- storia dello Stato moderno e del suo futuro an- ca ed economia, politica e psicologia, allo stu- dando al fondo degli ordinamenti, delle istitu- dio della formazione e della sopravvivenza della zioni e della logica interna del loro funziona- gestione pratica del potere (amministrazione), mento. Un campo che lo porterà a svelare la in un ripudio completo del formalismo giuridi- realtà storica dell’Italia come “miracolo tecni- co e delle più correnti ideologie, iniziando da co” della pura ragion di Stato, al di là dell’ideo- un periodo nel quale Miglio ha operato, nel logia risorgimentale diffusa nella maggior parte quale la storicità dello Stato moderno, abbellito degli storici. dal mito del “progresso” e dall’idea dello “Stato Al nome di Miglio viene spesso affiancato come stupenda creazione del diritto”, era data quello di Carl Schmitt, scienziato del diritto e per tutt’altro che scontata. Infatti la sua opera è della politica di altezza siderale e fra i più frain- stata distruttiva particolarmente per i paradig- tesi, che egli ha fatto conoscere in Italia, get- mi giuridico-formali ancora dominanti negli tando letteralmente una bomba culturale fra i Anni Cinquanta (anche nel diritto internazio- piedi dell’ortodossia accademica e culturale, al- nale dogmatico), caduti sotto la scure delle sue l’inizio degli anni Settanta. Tuttavia il realismo serrate demolizioni, demistificazioni, smasche- di Miglio, è giunta l’ora di chiarire questo pun- ramenti. Inoltre, fra i campi esplorati da Miglio to, ha sviluppato la lezione schmittiana spin- vi sono i processi di formazione dell’autorità e gendosi molto al di là degli orizzonti di declino del potere, il legame fra politica ed economia dello Stato moderno e dello Jus Publicum Eu- da una parte e le relazioni internazionali dal- ropaeum intravisti dallo studioso tedesco, così l’altro (anticipando per una via del tutto auto- come della impostazione schmittiana dello stu- noma tendenze di ricerca che si affermano solo dio del politico, fin quasi a ribaltarla. Questo oggi nel tentativo di risolvere complessi proble- appare già negli studi migliani sulla “politica mi), il campo vastissimo dello studio del tempo oltre lo Stato”, sulla trasformazione della guer- e dello spazio in politica, il ruolo dei simboli in ra, sul rapporto fra dimensione “interna” e “in- politica, il carattere irrazionale della politica ternazionale”, sul rapporto (reversibile) fra stessa e così via. Gli studi su singoli aspetti del guerra esterna e guerra civile, sulla correlazio- “politico” però poggiano tutti sulla sua analisi ne fra l’assetto interno delle aggregazioni poli-

110 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 tiche (fra sfera dell’obbligazione politica e area pre bollato come “decisionista”, la decisione del contratto) e la natura dei sistemi interna- non ha mai avuto la portata trascendente che zionali, soggetti ad evoluzione ciclica in base al hanno sembrato attribuirgli Carl Schmitt o loro grado di politicizzazione e negli studi sulla Hermann Heller. Essa per Miglio svolge solo un relatività assoluta (e sulla convertibilità illimi- ruolo gestionale e amministrativo. Quello deci- tata) dei concetti di “interno” ed “esterno”. sionale infatti “È solo un momento del processo Le intuizioni di Carl Schmitt andavano per politico, necessario ma inserito nel complesso Miglio infatti fin dall’inizio sviluppate, utilizza- tessuto di relazioni e di esperienze, a cui serve te come “testa di ponte” per l’esplorazione di con la sua portata meramente funzionale”. sconfinati continenti di conoscenza, ossia oc- L’irriducibilità della dimensione politica, per correva esplorare quell’immenso territorio che Miglio, come ha osservato Carlo Lottieri, non stava oltre le frontiere raggiunte dallo studioso implica affatto una glorificazione dello Stato, tedesco, in contrasto con l’ortodossia accademi- della coercizione, della violenza monopolistica- ca. Ben oltre Schmitt (e in contrapposizione mente organizzata. Il contratto, per sua natura profonda ad esso) però Miglio si spingerà ancor un rapporto volontario continuamente rinego- più nell’ultimo decennio della sua attività, che è ziato, imponendosi nelle cose diventa esso stes- anche il periodo meno conosciuto della sua vita so “sovrano” e il rapporto federale assume una (o volutamente ignorato) dagli studiosi, in con- costante mutabilità, a seconda dei bisogni dei comitanza con il crollo del blocco politico-mili- soggetti che compongono la federazione. tare orientale e dell’Impero sovietico: collasso Miglio inoltre, e non a caso, recupera gli anti- che anche secondo Miglio segna una data stori- chi studi sul giusnaturalismo, nei quali era sta- ca di importanza colossale, oltre la quale secon- to un’autorità indiscussa, riconosciuta anche in do lui si sono invertiti processi politici durati America, il suo antico Maestro Alessandro Pas- almeno cinque secoli. Proprio da qui egli par- serin d’Entrèves e, oltre a sostenere di voler in- tirà per riprendere in modo totalmente diffe- trodurre quello che è sempre mancato in Italia, rente e radicalmente innovativo i suoi antichi cioè una cultura della disobbedienza civile, Mi- studi sul Federalismo, pur non tradendo affatto, glio collega al Federalismo la legittimità del di- ma anzi portandola alle estreme conseguenze, ritto di secessione come suo correlato logico ir- la sua impostazione realista. rinunciabile, posto a logica garanzia della “fede- Già prima della caduta del sistema bipolare in ralità” di un sistema. tutto il mondo il pendolo della storia aveva in- Fra realismo e logica, lo studio dell’“obbliga- cominciato a muoversi, come Miglio stesso ave- zione politica” negli ultimi dieci anni di vita di va previsto, verso una prevalenza della dimen- Gianfranco Miglio prosegue con una continuità sione del contratto-scambio e del “privato”. Il sorprendente, giungendo a esiti di una coerenza Federalismo appare a Miglio presente nelle cose adamantina, smantellando anche sue insuffi- come una conseguenza obbligata del declino cienti (a suo stesso dire) analisi precedenti ed dell’ “obbligazione politica”, del tramonto dello aprendo vie che negli anni Ottanta sarebbero Stato Moderno, dello Jus Publicum Euro- parse azzardate e contraddittorie. paeum, con tutto il suo ormai obsoleto appara- La visione dell’autorità e del potere, del loro to concettuale e come conseguenza della crisi manifestarsi sul piano istituzionale, nel reali- del modello parlamentare. Il problema della de- smo di Miglio fuoriesce invece semplicemente cisione, tema eminentemente schmittiano, con- da quella codificata dalle categorie dello Stato naturato alla politica, imbocca per forza di cose moderno e recupera una dimensione pluralisti- secondo Miglio canali differenti rispetto a quelli ca simile a quella precedente al consolidamento rigidi e stabiliti una volta per tutte dallo Stato della sovranità assoluta, gerarchico-accentrata, moderno e dalla tradizione costituzionale a par- di marca statuale moderna. Di qui il suo sempre tire dal XVII secolo (ed esplosa nel XIX), legata più vivo interesse per il ritorno di attualità di ad una visione semplicistica, basata su riduzioni strutture politiche flessibili, come quelle del- estremamente semplificate della politica (la so- l’Hansa tedesca, delle Province Unite, della vranità, i confini, la fiscalità ecc.) e dottrinaria- Confederazione Elvetica prima del suo compro- mente coerente con quella stessa struttura, che messo deturpante e contraddittorio con le cate- sta uscendo dal processo storico e della quale gorie statuali moderne, delle costituzioni delle Miglio approfondisce sempre più la vera natura città libere contrapposte ai Principati prima e e le ragioni della sua crisi. Per lo studioso, sem- allo Stato assoluto in seguito.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 111 Tutte strutture “a basso tasso di politicità” più coordinato, automatico e prevedibile di che hanno prodotto livelli di civiltà e di crescita quello “offerto” (imposto) malamente e con economica straordinari. È l’“altra metà del cie- “costi collaterali” altissimi, dal vecchio Stato lo” della storia europea, come egli la definisce, sovrano ormai in decadenza irreversibile. a tornare di attualità con le sue straordinarie ed Non sorprende allora la sua crescente atten- esemplari strutture di marca althusiana, ricche zione per le relazioni di mercato (catallassi), e complesse, progenitrici del neofederalismo che avevano costituito un punto di riferimento contemporaneo. La teoria di Miglio non vede costante, per contrasto, nello studio degli oppo- più la garanzia della pluralità in un ambito sta- sti relazioni e comportamenti attinenti al regno tuale moderno, ma fuoriesce da essa, sulla fal- dell’obbligazione politica, all’interno dei quali sariga di Schmitt ma spingendosi infinitamente introdurrà negli anni Sessanta nella politologia più lontano di quanto non avesse fatto lo scien- contemporanea il concetto e la tipologia delle ziato tedesco dalla visione e dall’armamentario “rendite politiche”. Del resto il Federalismo per dello Stato Moderno (dirà infatti e non a caso Miglio si nutre fin dalle sue gloriose origini di nel 1992: “Schmitt non condividerebbe quello rapporti contrattuali analogamente a quanto che sostengo e cerco di dimostrare in questi avviene nel mercato e nelle associazioni. Così anni”), intravedendo convivenze extrastatuali come non sorprende la netta distinzione (poi in fieri, ormai sempre più lontane dall’impossi- usata anche nella polemica politica) fra “cerca- bile “quadratura del cerchio” (come la definiva tori di paghe e rendite politiche” e veri operato- Otto von Gierke) fra Stato e Federalismo, tenta- ri economici o fra modi differenti di acquisizio- ta nella sintesi incoerente dello “Stato federa- ne della ricchezza (politici ed economici): di- le”, un autentico ossimoro come lo “Stato libe- stinzione che converge quasi completamente rale”. Non solo: il nuovo Federalismo (che egli con la disincantata e impressionante teoria sul- studia tornando alle ragioni del Federalismo lo Stato di Franz Oppenheimer e con le teorie delle origini) diventa qualcosa di diverso dalle libertarie di Lysander Spooner, Albert Jay Nock strutture basate sul patto politico. Del resto se- e John Caldwell Calhoun. condo Miglio è la stessa massa crescente di ne- Federalismo, declino dell’obbligazione politi- goziati, confronti, pattuizioni, contrattazioni, ca e dello Stato Moderno, la più grande “finzio- che imperversano oggi a tutti i livelli, a supera- ne” mai inventata, riaffermarsi del contratto e re nelle cose il vecchio modello dello Stato so- dinamismo del mercato, genesi della legge dal vrano e del diritto come atto d’imperio, trasfor- contratto e non da valori mistici ormai decrepi- mando quest’ultimo in frutto di una decisione ti, sono in Miglio così strettamente collegati. interpersonale e diffusa, generatrice di altre de- Gli inconvenienti più gravi prodotti dallo Stato cisioni “a cascata”. Di qui anche la critica alle Moderno (l’arbitrio, la tassazione esasperata, la illusioni di autori di scuola liberaldemocratica violenza, le dittature, il totalitarismo, gli spo- di restaurare, di fronte alla crisi dello Stato mo- stamenti forzati e l’ingegneria delle popolazio- derno, impianti ideologicamente fondati, quale ni, i democidi ai danni di minoranze e di interi quello dello “Stato di diritto”. Lo stesso sistema popoli inermi) potranno essere superati secon- istituzionale a venire gli appare sempre più, in do Miglio da una dispersione concorrenziale del una lucida visione a distanza di decenni, come potere e da un affermarsi delle relazioni di mer- permeato di contratti liberamente negoziati, cato, dalla concorrenza e dalla competizione, dai quali inizia a generarsi anche la legge, non presupposti irrinunciabili dei sistemi autentica- più prodotto di un atto d’imperio condotto dal mente federali, unici freni, al di là del fallimen- sovrano. Questo complesso di istituzioni gli to lampante del Costituzionalismo moderno, sembra sempre più come qualcosa che sarà della crescita indiscriminata e gerarchico-pira- tutt’altro che disordinato o altamente impreve- midale del potere, della violenza e dell’arbitrio dibile: la decisione interpersonale si muove statale e coerenti con la tutela di diritti naturali sempre più autonomamente, basando su sé e indisponibili da parte di ogni potere politico. stessa anche la regola pacta sunt servanda, Nel suo costante realismo Miglio dissolve così senza più bisogno dell’autorità politica che si anche, molto più radicalmente di quanto non arroghi il monopolio della sua tutela. È la deci- avesse fatto Schmitt, la contraddizione in ter- sione interpersonale a fondare questa regola e mini dello “Stato liberale” (altro ossimoro e pa- altre decisioni diventano il prodotto di quest’ul- radosso irrisolto), impossibile compromesso fra tima, dando vita ad un sistema giuridico molto principi dello Stato Moderno e garanzie dei di-

112 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 ritti naturali, in continua deriva verso il centra- sintetico di questi sviluppi, si può vedere la par- lismo e la concentrazione del potere, la libertà te intitolata La teoria neofederale di Gianfran- di contratto, l’intolleranza verso chi attenti alla co Miglio, contenuta in questa raccolta. sua unità-omogeneità interna, la politica inter- Che la morte di Gianfranco Miglio non abbia ventista, assistenziale, protezionista, pianifica- ancora avviato una disamina approfondita sulla trice, la burocratizzazione, della quale annun- sua opera, pacata e in sede accademica, non cia il declino, pur se gli apparati pubblici met- meraviglia. I grandi politologi, quelli veri, come teranno in atto un’autodifesa disperata e cer- lo stesso Miglio faceva notare spesso, sono sem- cheranno di rivitalizzare esangui modelli so- pre “postumi”. A volte occorrono venti o cialdemocratici. Non deve sorprendere pertanto trent’anni perché ci si accorga della portata del- la sua affermazione del 1992: “Io che sono sem- la loro opera, della produttività di una loro ipo- pre stato un decisionista, a 74 anni sono diven- tesi o della validità di una loro scoperta, che po- tato un libertario e spingo sull’acceleratore del tevano inizialmente sembrare poca cosa. Inoltre Federalismo. È l’uni- Gianfranco Miglio è ca garanzia contro stato una persona sco- l’autoritarismo, che moda proprio come lo oggi è un rischio ve- sono tutti i veri scien- ro, perché le vie della ziati della politica, politica non sono infi- che non si preoccupa- nite”. no di compiacere chi In ogni caso, quanto detiene il potere, né di Miglio abbia lasciato aderire alle convinzio- alla teoria del neofe- ni più diffuse o di ab- deralismo, quali illu- bellirle con orpelli minanti percorsi di ideologici o con studio abbia aperto “omaggi labiali” ad al- non solo per questo tisonanti princìpi, per Paese, che annega nel essere accettati o bruciante paradosso, osannati dall’opinione ripetutamente rilevato pubblica o dal resto da Miglio stesso, di della comunità acca- “Essere “naturalmen- demica ufficiale, at- te” federale per le sue taccata spesso, soprat- stesse caratteristiche, tutto in un Paese co- ma anche, al contem- me questo, privo di po, totalmente privo concorrenza intellet- di cultura federale”, lo tuale e quindi di con- si constata agevol- fronto reale, alle stan- mente se si confronta- tie mode del momen- no i suoi scritti più to. recenti con la teoria Come ha scritto inol- federale più aggiorna- tre Angelo Panebian- ta e valida a livello co, parlando di Miglio mondiale. Anche e soprattutto in questo campo nel 1988, i grandi realisti sono sempre perso- il suo sguardo nell’ultimo decennio si è spinto naggi scomodi, irritanti, perché ricordano con- molto lontano, come già hanno incominciato a tinuamente quello che dà fastidio sentirsi dire e riconoscere all’estero valenti studiosi. per questo hanno anche come destino inevitabi- Nella teoria neofederale egli prosegue con le quello di essere circondati da un alone di dif- coerenza profonda la sua antica ricerca sulla fidenza. Va aggiunto a questo poi che quasi doppia e contrapposta obbligazione (l’obbliga- sempre, come ha sempre detto lo steso Miglio, zione politica e quella “contratto-scambio”), si imputa loro la responsabilità dell’esistenza di portandola alle estreme conseguenze logiche, meccanismi e leggi che essi hanno solo scoper- basate sempre sul terreno storico-sperimentale. to e che esistono nelle cose: per questo sono ge- Per uno sguardo molto rapido ed estremamente neralmente anche grandi solitari.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 113 Gianfranco Miglio è stato il paradigma, la suo ininterrotto lavoro, della logica evoluzione quintessenza di una persona libera, al servizio del suo studio scientifico quasi nessuno cono- di nessuno e di un’indipendenza assoluta. Cir- sce particolari precisi, tranne i pochissimi che condato dall’affetto dell’amatissima famiglia, di hanno avuto la fortuna di seguirlo nei suoi stu- tanta gente semplice e di qualche allievo, antico di e di esserne guidati con discrezione e affetto. o recente, guardato sempre da lui con profondo Anni dei quali nessuno sa cose dettagliate, inol- rispetto e interesse, è stato un uomo solitario e tre, da una parte perché, ad un livello molto isolato per il semplice fatto che alle altezze si- basso, l’assordante quanto rozzo tamburo mas- derali e alle soglie del futuro, alle quali il suo smediatico ha trasformato lo studioso in una fi- pensiero continuo, ininterrotto, limpido e pro- gura irreale, spesso caricaturale, paradossale e fondo si muoveva, nessuno era in grado di se- totalmente falsa. Dall’altra perchè, anche laddo- guirlo in modo integrale, fedele e compiuto. Ba- ve si tenti un’analisi non convenzionale della sterebbero a dimostrarlo le tante incomprensio- sua opera, continuano ad essere operati collega- ni, le definizioni affrettate e superficiali anche menti impropri e arbitrari, tratte conclusioni di alcuni ex allievi Una solitudine e un’indipen- non rispondenti alla realtà, desunte da cono- denza talmente profonde da produrre per con- scenze superficiali e non aggiornate. verso anche il grave inconveniente, nonostante Anche in ambito accademico, a causa dell’in- i tantissimi semi gettati e poi fioriti nelle disci- differenza, delle semplificazioni e dell’ostraci- pline più diverse, di non lasciare una propria smo che Miglio ha subito, divenuto ormai sco- scuola strutturata, operante e visibile, nonchè modo soprattutto per la sua scelta di riportare il discepoli in grado di proseguire compiutamente Federalismo, da sempre combattuto in Italia lo studio dei problemi che per lui erano i più ri- con tutti i mezzi e mai studiato nelle Accade- levanti. Un uomo solitario in questo Paese, poi, mie, al centro della riflessione sulla politica e anche perché molto più proiettato verso la cul- sul declino dello Stato Moderno, nonché di una tura, i dibattiti scientifici e le scoperte del mon- possibile azione di riforma, si è perso il senso do germanico e anglosassone, nei quali esiste dell’evoluzione recente del suo percorso più che una comunità scientifica degna di questo nome, decennale e di una ricerca ininterrotta e coe- che dibatte e fa progredire la conoscenza e non rente. L’attenzione rivoltagli solo fino alla fine la lascia avvizzire nei soliloqui di chiuse scuole degli anni Ottanta infatti porta alla visione di- corporate, nepotistiche, parassitarie, improdut- storta di uno studioso “dogmatico”, fermo sulle tive e incapaci di comunicare fra loro, o nella sue posizioni acquisite e sui risultati dei suoi vacuità-irrilevanza dei temi di studio prescelti, i studi o addirittura legato a convinzioni e a ri- quali, proprio per l’assenza di confronto e con- cerche da lui condotte, ma ormai invecchiate. correnza, sono i più facili ma anche i più infe- Tutte definizioni paradossali, per non dire sur- condi. reali per uno scienziato che nell’ultimo decen- Un uomo solitario Miglio lo è stato ancor più nio della sua vita e fino a ottantadue anni, ha nel tentativo di incidere seriamente sull’assetto continuato a sostenere la necessità di rivedere o politico-costituzionale (la ricerca sulle riforme addirittura di buttare a mare alcune sue ricer- istituzionali è stata solo il coronamento delle che fra le più famose, come quella sull’“imper- ricerche sulla crisi della democrazia rappresen- sonalità del comando”, rivelatasi al diradarsi di tativa e dello Stato) di un Paese gravemente molte delle nebbie ideologiche nelle quali si malato, dominato dal conformismo intellettua- protegge e si spersonalizza lo Stato Moderno, le, dal metodico compromesso per vantaggi per- pura ideologia, o di rigettare gran parte delle sonali e dall’attenzione dei singoli al guicciardi- sue Lezioni di Politica Pura, basate su anni di niano particulare. E tuttavia, come ha scritto corsi universitari preparati con cura e precisio- nel 1988 Nicola Matteucci, la presenza di Miglio ne impressionanti e con documentazione teori- nella cultura italiana è ben riscontrabile per vie co-empirica tratta e sviluppata solo da prime nascoste, sotterranee, discrete. Questo vale an- edizioni e originali di lavori scientifici di tutte cor più per i suoi studi sui meccanismi delle le epoche. Quelle Lezioni, innovate in molte Costituzioni, per le sue taglienti e spietate os- parti nel corso degli anni, erano tutte volte a servazioni sulla crisi dei sistemi parlamentari mettere in luce una teoria organica e articolata “integrali”, per l’incidenza anche su idee diffu- del ‘politico’ attraverso il cristallo dalle mille se, che ha avuto la sua riflessione negli ultimi facce dell’obbligazione politica (teoria della dieci anni della sua vita. Di questi ultimi e del classe politica, teoria e tipologia della rendita

114 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 politica, teoria generale del ciclo politico, ecc.) sono rimaste a costellare un lavoro immenso, e l’irriducibilità-inconciliabilità di quest’ultima purtroppo in gran parte rimasto incompiuto. con l’opposta (su tutti i piani) “obbligazione- Nell’evoluzione teorica del pensiero di Gian- contratto”. Miglio ha sostenuto di recente però franco Miglio, nonostante le discontinuità do- che quelle Lezioni avrebbero dovuto oggi (dopo vute al fisiologico processo scientifico di accre- la fine del periodo di estrema politicizzazione scimento della conoscenza e alla correzione o dello scontro internazionale bipolare) essere all’abbandono di ipotesi rivelatesi insufficienti o svolte in maniera molto diversa e con l’aggiunta sbagliate, non c’è però alcuna rottura ma solo, di capitoli decisivi, volti allo svelamento ulte- va ribadito con forza, coerente continuità. riore degli “Arcana Imperii”, come ad esempio Sul piano dell’eredità che ha lasciato con la quelli formidabili e illuminanti, già nel loro pri- sua esperienza politica diretta, sono i fatti a mo informe abbozzo disseminato in molti in- parlare da soli. Il coraggio dimostrato nelle sue terventi, sulla teoria del parassitismo politico, scomode e anticonformiste prese di posizione, del declino dello Stato Moderno e della sovra- la sua lotta solitaria per una radicale riforma nità, delle contraddizioni dei regimi parlamen- costituzionale di un Paese degenerato in tiran- tari, del rapporto fra democrazie e oligarchie, nide partitocratrica e in assolutismo parlamen- dell’evoluzione-declino dello Stato e del neofe- tare centralizzato, hanno lasciato l’esempio deralismo. splendido di uno studioso generoso, restìo a La realtà vera è che Miglio, da autentico scien- chiudersi nella sua comoda torre d’avorio e ziato, non si è mai innamorato delle sue crea- pronto a opporsi, anche solitariamente, senza zioni scientifiche e delle sue scoperte parziali, cercare vantaggi personali (è rimasta famosa la che ha sempre considerato solo tappe provviso- sua affermazione: “La professione dell’uomo po- rie, intermedie, di un duro lavoro di scoperta, litico è indegna di un uomo libero”) e per il solo solo gradini per raggiungere la conoscenza, che bene delle generazioni a venire, a un sistema però devono essere rifatti dallo stesso costrutto- degenerato, divenuto un peso per tutti, tranne re quando sono riusciti male o quando il ricer- che per classi politiche di affaristi e di fruitori catore ha impiegato incautamente un materiale di rendite politiche, estorte con la minaccia del- troppo friabile. Egli non ha mai avuto paura di la violenza e per i loro beneficiati. Tutto questo rovesciare come un guanto buona parte dell’ap- permane come esempio straordinario, nono- parato concettuale sul quale ha basato le sue stante il sostanziale fallimento della rivoluzione teorie. Negli ultimi dieci anni inoltre non ha alla quale ha cercato di dare un decisivo contri- mai abbandonato lo studio e l’approfondimento, buto e nonostante gli esigui risultati raggiunti, anche se il tentativo, estremamente complesso dovuti a molte cause. già in partenza, di incidere sul cambiamento In primo luogo le ragioni degli scarsi risultati politico-costituzionale italiano, ha bruciato pratici raggiunti in politica vanno fatte risalire molto tempo dedicabile alla ricerca. Attestano alla strutturale incompatibilità fra politica atti- questa continuità comunque le sue continue va e studioso della politica (da lui stesso costan- sterminate acquisizioni di volumi, le edizioni temente sottolineata); poi ai continui tranelli, originali della più disparata provenienza mon- agli imbrogli, ai raggiri, ai tentativi di neutra- diale, acquistati per saziare la sua inesauribile lizzazione ed emarginazione di uno studioso sete di conoscenza e i vastissimi interessi d’in- tanto scomodo; quindi alla difficoltà di muover- dagine. si su terreni scivolosi e mutevoli, creati ad hoc Fino agli ultimi anni egli ha continuato a for- ed estranei all’unico suo interesse centrale, mulare ipotesi folgoranti sulla natura del neofe- quello della riforma istituzionale e, ancora, van- deralismo, sulla degenerazione dei sistemi fede- no imputate alla perversa capacità di un sistema rali esistenti e sulle sue cause, sulla politica ol- corrotto di autoproteggersi e di autoperpetuarsi tre lo Stato, sulla realtà del sistema elettivo- anche utilizzando gli strumenti più biechi e rappresentativo, sulla trasformazione della poli- sleali. tica internazionale e sulle sue ricadute sulle di- Nell’ambito della sua straordinaria eredità va namiche politiche in atto, sulle origini europee poi considerato l’esempio lasciato dalla sua ca- e althusiane del Federalismo americano, sull’in- pacità divulgativa, dalla limpida chiarezza delle fluenza anche per l’Occidente delle trasforma- sue dichiarazioni e dei suoi scritti, così privi zioni internazionali intervenute nell’Europa della necessità di nascondersi dietro le parole e Orientale e così via. Ipotesi di vasta portata, che volti a far comprendere a tutti, anche a coloro

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 115 che non hanno potuto condurre studi sofistica- cadde nel periodo di svolta epocale, rappresen- ti, questioni molto complicate, illuminate dalla tata dal collasso del sistema sovietico. Così co- sua ricerca. Una chiarezza che ha permesso su- me libri affiorati all’improvviso dalla polvere del bito e non a caso, anche a coloro contro i quali tempo, portatori di conoscenza e di profonde puntava il suo dito accusatorio, di capire quali intuizioni o di autentiche, dimenticate scoper- pericoli la sua opera, così solidamente fondata, te, potevano allo stesso modo intenerirlo fino potesse rappresentare per loro stessi e per i loro alla commozione. Perché al di là di un’immagi- consolidati vantaggi. ne pubblica di durezza e di impietosità (dovuta Se si deve tentare un bilancio generale prov- alla sua estrema e inflessibile coerenza, sia nel- visorio dell’intera opera di Gianfranco Miglio, si l’enunciazione delle dure regole della politica può certamente affermare che essa è stata ca- da lui scoperte, che nella sua temporanea atti- ratterizzata da una modernità troppo accentua- vità politica, insofferente verso tutti gli appro- ta per il Paese e per il tempo nel quale si è tro- fittatori e i conservatori dello status quo) Gian- vato a formulare le sue ipotesi e a condurre le franco Miglio era dotato di un’umanità sconfi- sue ricerche e i suoi studi: un Paese che, come nata e di quelle semplicità e dolcezza che si tro- è accaduto molte volte, non è nemmeno stato vano spesso solo a livelli molto elevati e non co- in grado di comprendere chi abbia perduto, co- muni di cultura. me dimostrano le scarne, paradossali e in qual- Miglio è stato un interprete fedele della bel- che caso vergognose righe di scarno comunica- lezza della conoscenza pura che raggiunge sem- to giornalistico, pubblicate all’indomani della pre nuovi orizzonti, che non si ferma mai, che sua scomparsa e che Miglio avrebbe commenta- devia dalle strade battute da tutti per cercarne to con l’ironia e l’autoironia che derivavano dal di nuove, per aprire vie innovative sulle pareti a suo distacco stratosferico da tutte le meschinità strapiombo di dura roccia della scienza, con un della vita politica quotidiana. lavoro faticoso e inesausto di esplorazione e di Gianfranco Miglio, sospinto dalla potenza del- ricerca, indifferente alle critiche, agli isolamen- la sua sovraccarica energia conoscitiva, volta al- ti e alle ripicche che gli innovatori radicali si la continua scoperta e a suggerire continua- trovano immancabilmente a dover subire. La mente nuovi percorsi lungo ignoti territori da luce dell’intelligenza è stata la caratteristica do- esplorare, si è spinto troppo lontano per essere minante della sua vita: quella luce che risalta compreso, ben oltre la nostra contemporaneità, dalla sua limpida e chiara scrittura a penna che dietro la svolta del tempo. Insieme al suo mae- ci ha lasciato e che era soltanto il riverberarsi stro Alessandro Passerin d’Èntreves entrambi della viva luminosità che ha caratterizzato il amavano non a caso ironicamente “rimprove- suo pensiero, la parola, il gesto semplice e deci- rarsi” di essere abituati a “pensare per millenni” so. Gianfranco Miglio è stato una meteora di lu- (altro indizio di classicità). In Miglio infatti era ce sull’oceano, ricoperto di nebbie fittissime (e sempre prevalente la curiosità insaziabile di sa- per questo così difficile da studiare) della realtà pere che cosa sarebbe accaduto fra cinquant’an- della politica. Con il suo sconfinato talento ni, non l’indomani. La sua estrema sensibilità creativo ed esplorativo, affinatosi dagli anni per i grandi cicli storici, per intere epoche, po- Quaranta fino alla fine del XX secolo e affaccia- teva portarlo alla profonda commozione, fino tosi nel Terzo Millennio, esplorando senza solu- alle lacrime (come mi accadde di constatare zione di continuità e con grande coerenza teori- personalmente) di fronte ai grandi avvenimenti ca tutte le dimensioni del “politico”, è riuscito storici, alle trasformazioni che egli stesso era ad aprire strade di studio e di ricerca che, se riuscito a in gran parte a prevedere e che face- non domani, dopodomani verranno inevitabil- vano riaffiorare fenomeni, denominazioni (di mente seguite, proprio grazie a quella stessa lu- partiti, di Paesi, di città, ecc.) che sembravano ce che su di esse la sua sconfinata cultura e la sepolti dai tempi della sua infanzia: come ac- sua limpida intelligenza hanno proiettato.

116 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia AUGURI

di Gianfranco Miglio

Il 4 dicembre 1999, Gianfranco Miglio inviò Il federalismo implica un rivolgimento politi- la seguente lettera a un gruppo di giovani che co radicale (incompatibile con la Costituzione avevano dato vita all’associazione culturale vigente in Italia, tutta basata sulla struttura “Nord Indipendente”. unitaria e indivisibile del potere) ed è un modo per impedire al potere di governo di concen- Milano, 4 dicembre 1999 trarsi e di crescere a dismisura, come accade sempre invece, quando di fronte a sé non incon- Cari amici, tri limiti, sbarramenti. Il federalismo implica a fronte della restaurazione in atto della Pri- quindi anche un attacco alle pratiche predatorie ma Repubblica, con tutti i suoi meccanismi e parassitarie della tassazione, che contraddi- perversi, desidero inviarvi il mio saluto e augu- stinguono la fase degenerativa e probabilmente rarvi un buon lavoro nell’opera di chiarimento, conclusiva dello Stato Moderno, nato proprio di studio e di divulgazione che vi accingete a grazie alla pratica tassazione coatta, spinta or- svolgere nel campo della critica dell’aberrante mai fino ad una sua definitiva intollerabilità. conservatorismo e dell’immobilismo che con- Tutti gli autonomismi di facciata e i falsi fede- traddistingue la classe politica di questo disgra- ralismi che si vorrebbero accreditare agli occhi ziato Paese. dell’opinione pubblica sono un intollerabile in- La vostra è un’opera molto importante: e qui ganno, perché non solo non risolvono il proble- mi rivolgo sopra tutto ai giovani. La vecchia ge- A Pontida, nel 1994 nerazione non riuscirà a gettare le basi concet- tuali e pratiche del fede- ralismo, che è una con- cezione e una pratica politica separata ed op- posta rispetto al filone e alle concezioni che han- no dominato per secoli nel Diritto Pubblico Eu- ropeo. Mi sto accorgen- do che anche a livello di istituzioni e di giuristi europei, su questo tema c’è il vuoto. Non riesco- no nemmeno a conce- pirne le implicazioni, che stravolgono radical- mente lo statalismo uni- tarista e centralizzatore che si è cristallizzato negli intelletti ormai impoveriti di alcune lo- ro generazioni.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 117 ma della crescita del potere, del peso insoppor- iniziata alcuna riforma costituzionale per porre tabile dello Stato e della sua tassazione (proble- fine a questa intollerabile situazione e ogni ten- ma centrale per i ceti produttivi del Nord), ma tativo per ristabilire minime condizioni civili di lo aggravano. A partire dal cosiddetto “federali- libertà e di dignità dei cittadini che lavorano e smo fiscale”, specchietto per le allodole e farra- producono, condivise da molti altri popoli, vie- ginoso meccanismo per legittimare la spremi- ne interpretato e punito come un atto di rivolta. tura dei cittadini: l’uso stesso del termine al di I teologi e i moralisti della Cristianità medie- fuori di un contesto autenticamente federale è vale hanno insegnato per tempo che contro l’a- un nonsenso. buso del potere, del quale una sottospecie sono Il fallimento della prima e ultima protesta fi- anche l’uso illegittimo delle risorse pubbliche e scale nelle regioni del Nord, agli inizi di questo la dilatazione delle spese per rafforzare il pote- Decennio, ha fatto sì che le pratiche predatorie re di chi comanda, la comunità ha il diritto na- e parassitarie, i “trasferimenti” della Prima Re- turale di insorgere e di restaurare la giustizia pubblica a vantaggio di larghi strati di popola- violata, richiamandosi al diritto/dovere di resi- zione improduttiva e di Regioni ingiustamente stenza. privilegiate (comprese tutte quelle a Statuto La sopportazione passiva e senza limiti, ri- Speciale), si perpetuassero indisturbati, dive- chiesta per tutelare un inesistente “interesse nendo in molti casi ancor più sfrontate. generale” o l’“ordine sociale”, non è degna di Come già nel lontano 1983 il Gruppo di Mila- uomini liberi e apre le porte al dilagare inarre- no da me diretto aveva sottolineato, questo Pae- stabile di angherie e soprusi. se rimane macroscopicamente diviso fra due Una società senza produttori diventa asfittica strati di cittadini: coloro che cercano di produr- e prima o poi muore. Una società senza parassi- re ricchezza, confidando di salvarne almeno ti invece vive benissimo e fiorisce. una parte dalla rapina fiscale e dai “trasferimen- Vi auguro un buon lavoro, pur sapendo che il ti” e coloro che si servono del potere politico cammino è irto di difficoltà. Dobbiamo recupe- per godere dei frutti del lavoro altrui, estorti rare il patrimonio di studio e di azione comune, con la minaccia dell’uso della violenza. I secon- che è stato sprecato e interrotto in questi anni di vivono alle spalle dei primi. I “trasferimenti per cause futili di rivalità politica e di bassi in- di ricchezza” sono una sottrazione indebita di teressi personali. risorse a chi le ha prodotte, per assegnarle nella L’alternativa è una decadenza senza fine, per stragrande maggioranza dei casi non già a chi la quale saremo tenuti a rispondere ai nostri fi- ha realmente bisogno, ma a coloro che non so- gli e ai nostri nipoti. no disposti, non sanno o non sono messi nelle condizioni di produrle, pur disponendo di enor- Con stima, mi potenzialità (vedi il caso del nostro Meridio- ne). A quasi vent’anni di distanza non è stata Gianfranco Miglio

118 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia La teoria neofederale di Gianfranco Miglio

Questa è, nella sua versione integrale, pre- federalismo’ proprio perché è rovesciato rispet- sentata per la prima volta, la voce che era stata to a quello che ha dominato fino ai giorni no- dedicata alla concezione neofederale di Gian- stri”.(2) “L’approccio è rovesciato: il federali- franco Miglio e in seguito pubblicata in forma smo finora sperimentato deriva da un foedus molto ridotta per ragioni di spazio, nel volume che produce e pluribus unum, l’unità nella plu- di L.M. Bassani, W. H. Stewart, A. Vitale I Con- ralità. Noi oggi cerchiamo invece il foedus che cetti del Federalismo (Milano: Giuffrè, 1995). consenta il passaggio dall’unità alla pluralità, ex Si tratta pertanto di un testo inedito, concepito uno plures”.(3) Il vero ordinamento federale per come somma di appunti e di citazioni per po- Miglio è contrassegnato da una pluralità di fon- terne poi estrarre solo alcuni elementi essen- ti di potere, almeno da due: quella delle entità ziali nella stesura finale del volume. La struttu- federate e quella della federazione. Pluralità di ra della voce rispecchia quella del volume al sovranità finisce per significare “nessuna sovra- quale era destinata, riportando ampie citazioni nità”. Infatti: “La radice del neofederalismo è chiarificatrici volte a illustrare non già “infiniti l’affermazione di una pluralità di sovranità con- modelli possibili di federalismo”, come è stato tro l’idea della sovranità assoluta [ed è] fondata scritto nelle recensioni e nelle critiche al volu- sulla libera volontà di stare insieme. È un nuo- me, ma uno fra i tanti concetti utilizzati nella vo diritto pubblico, fondato sul contratto, sulla teoria federale e nella letteratura di maggiore pluralità di tutti i rapporti, sull’eliminazione importanza, soprattutto a livello mondiale, dell’eternità del patto [politico]”.(4) “Per essen- sul tema. za una struttura federale è una struttura “a plu- ralità di sovranità”, cioè non a piramide. Johan- Federalismo migliano. Concezione neofede- nes Althusius aveva sviluppato l’idea contrat- rale di Gianfranco Miglio (Como, 1918). Secon- tuale sostenendo un’immagine dell’aggregazio- do Miglio “Il nuovo federalismo che sta dilagan- ne federale come formata “a scatole cinesi”, do in tutto il mondo, ha un’origine totalmente però tutte scomponibili in qualsiasi momento: opposta rispetto a quella da cui nasceva il fede- […] erano tutti contratti di diritto privato e ralismo “tradizionale”. Mentre, ancora nel seco- non patti politici”.(5) lo scorso, il problema dominante era come fare Il neofederalismo migliano infatti si basa sul- di ogni pluralità di paesi minori un più o meno la teoria, centrale nella sua elaborazione scien- grande “Stato nazionale”, oggi la questione cru- tifica derivante dal lavoro di molti anni, della ciale è come restituire, o assicurare, alle convi- dualità contrapposta e irriducibile delle obbli- venze particolari il diritto a conservare e svilup- pare la loro identità nel quadro dei sistemi eco- nomico-politici non dominati dai principi del- (1) Gianfranco Miglio, “Prefazione” a Gianfranco Morra, Bre- l’unità o dell’omogeneità”.(1) Per Miglio il vec- ve storia del pensiero federalista (Milano: Mondatori, 1993), pag. 5. chio federalismo era uno strumento tollerato (2) G. Miglio, “Il sistema federale tradizionale basato sulla per generare presto o tardi uno Stato unitario, necessità d’insiemi plurietnici”, in: AA.VV., Nuovo federali- mentre il neofederalismo è destinato a dare vita smo in Europa. Atti del Convegno internazionale di Stresa, a un modello istituzionale creato per riconosce- 25-26 giugno 1993, 14. (3) G. Miglio, “Ex uno plures”, in: Limes, 4 (1993), pag. 174. re, garantire e gestire le diversità. “Il federali- (4) Ibidem, pag. 176. smo dei nostri giorni è tutto il rovescio di quel- (5) G. Miglio, “La prospettiva teorica del nuovo federalismo”, lo tradizionale. […] È corretto parlare di ‘nuovo in: Federalismo & Società, 1 (1994), pag. 38.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 119 gazioni, l’“obbligazione politica” e l’“obbligazio- l’era del Jurisdiktionstaat. […] I grandi costitu- ne-contratto (scambio)”. zionalisti erano dei giudici ed era nella giudica- “Dobbiamo riconoscere che “obbligazione tura che si esprimeva la politica; poi a poco a politica” e “contratto-scambio” sono diverse poco le due entità si separano e nasce lo Stato sotto tutti i profili. […] Sono relazioni irriduci- Moderno che politicizza tutto ciò che è politi- bilmente opposte circa l’oggetto, i soggetti, il cizzabile e solo dopo viene in uso il lessico della carattere esclusivo, il contenuto (patto di fe- politica e si verifica la trasformazione della co- deltà, non delimitazioni della struttura contrat- munità delle genti. […] Con la fine del sistema tuale), il tempo, la struttura”.(6) Nel “vecchio bipolare si torna ad un ordine retto da contratti federalismo” “il foedus era un patto politico de- e alla convenienza a rispettare la regola pattui- stinato, presto o tardi, a spianare tutte le diver- ta, che viene osservata appunto per pura conve- sità e a sacrificare ogni particolarismo sull’alta- nienza, non per un’imposizione o per un princi- re dei vantaggi della solidarietà unitaria; oggi il pio trascendente”. foedus è un contratto condizionato, per lo più a A questo punto si vede bene il passo successi- tempo limitato, concepito per regolare i rappor- vo. Ossia, il neofederalismo di Miglio si fonda su ti fra comunità sovrane, o quasi sovrane e con- due constatazioni empiriche complementari e sentire a queste di raggiungere eventuali obiet- logicamente concatenate: da una parte su quel- tivi comuni senza nulla perdere della loro la del declino dell’obbligazione politica come indipendenza”.(7) “Il vecchio federalismo era patto di fedeltà e sulla ripresa della prevalenza fatto per raggiungere il fine dell’unità. Il nuovo dell’obbligazione contratto-scambio (come nel- federalismo all’opposto tende a gestire e a ga- la fase precedente all’affermazione dello Stato rantire la pluralità e la diversità.[…] Il neofede- Moderno) e dall’altra sulla constatazione del de- ralismo tende oggi non solo a studiare i mecca- clino irreversibile dello Stato Moderno. Da que- nismi che preservino la preminenza delle co- sta duplice fonte si evince che il neofederalismo munità federate, ma anche a rovesciare la ten- di Miglio non si limita al problema della garan- denza e la logica del vecchio federalismo, visto zia della pluralità in un ambito statuale moder- come una ‘fase transitoria’ verso la creazione di no (garanzia che può anche trovare un compro- uno Stato unitario. […] Se lo Stato nazionale messo, per quanto instabile, con lo Stato Mo- recede nel processo storico, esso viene sostitui- derno unitario e accentrato), ma fuoriesce dalla to gradatamente da sistemi che assomigliano visione e dall’armamentario dottrinale dello solo in superficie a quelli federali classici. In Stato Moderno, per dar vita a convivenze total- realtà, si rovescia interamente l’intero approc- mente extra-statuali e federali in senso integra- cio: il federalismo finora sperimentato derivava le, lontanissime dalla impossibile “quadratura da un foedus che produceva la logica e pluribus del cerchio” (Otto von Gierke), tentata storica- unum, l’unità dalla pluralità. Oggi il neofedera- mente con la sintesi politica “Stato federale”, lismo cerca invece il foedus che consenta il un autentico ossimoro. Il nuovo federalismo di- passaggio dall’unità alla pluralità: “ex uno plu- venta dunque “qualcosa di diverso da un patto res”. Non è un’ambiguità e nemmeno una con- politico. […] Mentre il vecchio federalismo pre- traddizione dell’idea dei processi federali, come supponeva un patto di fedeltà, un patto d’unio- è stato scritto: semplicemente è una prospettiva ne proteso nei secoli, per unirsi e mai più divi- che supera e annulla l’altra, parallelamente alla dersi, il nuovo federalismo si basa su un con- crisi epocale della sintesi politica ‘Stato Moder- tratto che deve essere risolubile, limitato nel no’ [che] muore di contratto. […] Il contratto tempo e quindi radicalmente rivolto a obiettivi prevale sulla legge il senso formale e sul con- diversi da quello dello Stato moderno, centra- cetto del primato della norma. […] Quello che lizzato e unitario”.(9) va in crisi è il patto fondamentale in quanto patto politico”.(8) “Fino all’avvento dello Stato (6) G. Miglio, ‘Obbligazione politica’ e ‘obbligazione-contrat- Moderno la comunità internazionale è stata do- to’ a confronto. Elementi per le Lezioni di Politica Pura. Ty- minata dal contratto; i rapporti politici erano pescript a cura di Alessandro Vitale (Milano: Fondazione rapporti contrattuali, il vocabolario della lingua Bruno Salvadori, 1993), pagg. 32-33. latina medievale non comprendeva termini po- (7) G. Miglio, “Introduzione” a G. Morra, Breve Storia, cit., pag. 5. litici, ma solo termini del diritto privato che ri- (8) G. Miglio, “La prospettiva teorica del nuovo federalismo”, guardavano la giudicatura ed i rapporti privati- cit., pagg. 27-30. stici. La politica si faceva con mezzi privati; era (9) G. Miglio, “Il sistema federale tradizionale”, cit., pag. 11.

120 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Perché lo Stato Moderno, come aveva già an- fittizie e “di facciata” le strutture federali, che nunciato Carl Schmitt, è in crisi? Lo Stato, la ne denunciano invece, come una cartina di tor- cui “ultima fase è lo Stato nazionale unitario nasole quando riescono realmente ad affermar- fondato sulla potenza e [in cui] è l’unità il fatto- si, la crisi intrinseca. Così, i sistemi federali po- re essenziale della sua potenza”(10) secondo Mi- st-statuali saranno anche sistemi di aggregazio- glio è in crisi non solo perché “non riesce a rea- ne e di convivenza “a bassissimo tasso di politi- lizzare il suo obiettivo più rozzo, l’unità e l’u- cità”. niformità”(11) a fronte del moltiplicarsi-diffe- Il federalismo del resto, come spiega Miglio, renziarsi dei bisogni (più uno Stato è unitario e fin dai tempi di Johannes Althusius è sempre omogeneo e meno corrisponde ai bisogni dei stato legato ad un primato del contratto, che cittadini) e dell’esplodere del pluralismo, ma non crea mai un potere sovrano, perché l’effica- anche per “la caduta del primato della legge co- cia dei contratti riposa sul fatto che i contraenti me atto d’imperio, la sostituzione della contrat- hanno interesse ad osservarli, sotto pena di es- tazione alla scelta sovrana dell’autorità legitti- sere esclusi dalla convivenza di coloro con i ma”(12), per la corrispondente sostituzione quali scambiano. “Siamo entrati in un’età carat- all’“ossequio della legge altrui, dell’impegno a terizzata dal primato del contratto e dall’eclissi rispettare i patti conclusi (pacta sunt servan- del patto di fedeltà. […] L’esercizio del potere da)”.(13) In sostanza comunque “lo Stato unita- decisionale ha perso il suo carattere di Macht- rio è sempre più in crisi perché, in conseguenza spruch, di pronuncia di potenza e ha preso la della sua staticità e delle sue dimensioni, non è forma di arbitrato e di negoziato: gli ordina- ormai più in grado di appagare, rendendole pri- menti federali sono sistemi nei quali si tratta e ma tutte uniformi con la sua autorità, le diverse si negozia senza soste”. Nella logica del neofe- esigenze di moltitudini di cittadini, le quali esi- deralismo per Miglio la massa di negoziati, con- genze invece si moltiplicano e soprattutto si fronti, pattuizioni, contrattazioni che già im- specificano senza posa e in misura prima scono- perversano al giorno d’oggi a tutti i livelli, su- sciuta”.(14) pera il vecchio modello dello stato sovrano e del “Il punto cruciale è l’unità nell’uniformità. diritto come atto d’imperio. Si apre una fase […] La logica dello Stato Moderno è logica uni- nella quale, come aveva scritto in suoi studi taria. […] Emerge l’idea che il compito dello precedenti “la sanzione per i patti violati e la di- Stato sia rendere i cittadini eguali. L’idea di scriminazione fra gli interessi illeciti e quelli le- eguaglianza dei cittadini è un prodotto dello gittimi non spettano più ad un solo convenzio- Stato unitario. […] La logica dell’omogeneità [è nale potere decisivo (sovrano), ma dipendono un valore che serve a] giustificare il potere as- dall’equilibrio generale delle obbligazioni as- soluto dello Stato entro i suoi confini e il suo sunte dai gruppi corporati in campo, e quindi imperialismo verso l’esterno. Questo non è più dalla materiale forza contrattuale di ciascuno di possibile. Non regge più il meccanismo della essi”.(16) potenza statale, della politica di conquista usata “La base dell’accordo [nel sistema federale] per l’arricchimento della popolazione dominan- deve essere il contratto [che presuppone] il con- te, una specie di razionalizzazione del bottino senso. Deve scomparire l’idea dell’atto d’impe- di guerra. I dogmi dell’unità mostrano la corda. rio sovrano”.(17) “È significativo che [i fatti […] Lo Stato unitario oggi non è più in grado odierni] ricalchino il grande modello di federa- di svolgere la sua funzione, perché deve tollera- re e considerare troppe particolarità. Di conse- (10) G. Miglio, “Ex uno plures”, cit., pag. 173. guenza si tende alla struttura federale. Non è il (11) G. Miglio, “I dogmi dell’unità sono alle corde”, in Com- federalismo che provoca la crisi dello Stato na- mentari, 1 (nov. 1993), pag. 18. zionale, ma è la crisi di quest’ultimo che trova (12) Ibidem, 177. 13 risposta nel federalismo”.(15) ( ) G. Miglio, “Modernità del federalismo”, in G. Miglio, Per un’Italia federale (Ed. Il Mondo, 1990), pag. 48. La crisi del dogma teologico secolarizzato (14) Ibidem, pag. 48. dell’unità e della sua capacità di “tenuta” prati- (15) G. Miglio, “I dogmi dell’unità sono alle corde”, cit., pagg. ca nella teoria neofederale di Miglio si fondono 18-19. con la constatazione del declino dell’obbligazio- (16) G. Miglio, “Le trasformazioni dell’attuale sistema econo- mico”, in G. Miglio, Le regolarità della politica (Milano: ne politica. Infatti quest’ultima è tanto più fun- Giuffrè, 1988), vol. II, pag. 638. zionale quanto più riesce a irreggimentare e a (17) G. Miglio, “I dogmi dell’unità sono alle corde”, cit., pag. creare unità e sovranità concentrata, rendendo 21.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 121 lismo universale (“a scatole cinesi”) elaborato rami del Parlamento (Camera delle entità fede- dai valenti giuristi calvinisti come Althusius, rate), sempre succube dell’accentramento. sull’esperienza delle città e degli Stati mercan- Il neofederalismo migliano ritiene così im- tili nord-germanici fra Cinquecento e Seicento: prescindibile costruire una visione dell’ordina- in un’età in cui sperimentarono il massimo di mento politico non-gerarchica e non accentra- espansione possibile del contratto sul politico, ta, completamente diversa da quella sovranista alla vigilia dell’opposto trionfo ‘statalista’ delle che ha dominato per secoli l’Europa. Discende monarchie assolute”.(18) dalla base contrattuale la conseguenza che il Il neofederalismo di Miglio è composto di al- neofederalismo non può coesistere con patti po- cuni elementi classici del federalismo moderno litici “firmati per l’eternità”. “Ciò che va in crisi (americano, di fine è l’idea che i cittadini XVIII secolo) ma anche debbano essere “inqua- dalla lezione dei fede- drati” una volta per ralisti tedeschi e dalla tutte in un determina- pratica istituzionale to (e soprattutto uni- delle repubbliche ur- forme) contesto istitu- bane libere fra Medioe- zionale: che essi non vo ed Età moderna, possano variare, nel che hanno lottato con- tempo, l’assetto deri- tro il principato e lo vante dallo loro collo- Stato moderno in via cazione sul territorio a di predominio, nonché scegliere (con le debite dall’esempio delle re- garanzie) come e con pubbliche olandese ed chi associarsi, renden- elvetica: tutte espe- do relativi i confini po- rienze opposte rispetto litico-amministrativi e alla vicenda dello stato mutando, a seconda moderno unitario ac- delle esigenze, i loro centrato e per questo rapporti di dipendenza definite “l’altra metà dalle aggregazioni ‘su- del cielo” della storia periori’. Questa evolu- europea. Rifacendosi zione si lega, evidente- alla ricchezza teorica mente, al declino del ed istituzionale di que- concetto di legge e al ste fonti, Miglio rifiuta graduale emergere, in- radicalmente tutti i fe- vece, del primato del deralismi “falsi e dege- ‘contratto’: statica, per nerati” nei quali si so- natura, la prima e tipi- no trasformate le fede- ca di una società che razioni contempora- crede nell’eternità del- nee, ammorbate dalla la propria durata; mo- “legge di gravità del potere” (il potere senza li- bile e flessibile il secondo e peculiare delle con- miti adeguati tende inevitabilmente a concen- vivenze in perenne trasformazione. […] In tale trarsi e a centralizzarsi) e che conservano “sot- contesto, la vocazione del nostro tempo per i fe- to spirito” il principio federale rendendolo “ac- deralismo – nelle sue varie accezioni, ‘interna- cessorio” e non dominante nel loro funziona- zionale’, interna e perfino interassociativa – si mento tendenzialmente unitario. L’apparato fe- rivela come tendenza verso un modello di gran derale infatti non coincide in questi sistemi con lunga più generale, contraddistinto dalla ‘relati- l’asse principale del potere, soprattutto a causa vità’ dei vincoli politici (e quindi delle unità del modello parlamentare diffusosi nell’Otto- amministrative) sia per la quantità delle compe- cento (anche in Svizzera) e inconciliabile con una struttura federale (Otto Hintze): il federali- (18) G. Miglio, Una Costituzione per i prossimi trent’anni. smo diventa in tal modo un fenomeno “collate- Libro-intervista a cura di M. Staglieno (Bari: Laterza, 1990), rale”, che al massimo si esprime in uno dei due pag. 142.

122 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 tenze, che per la durata nel tempo. ‘Contratti’ a base logica e razionale assoluta com’è quella del termine regolano (e variano) la dimensione del- diritto naturale. Il dipendere del federalismo dal le convivenze istituzionali – non solo territoria- contratto significa infatti anche che alla base li, ma anche categoriali – e il loro insieme in delle nuove convivenze vi è il diritto naturale di strutture più ampie, egualmente volontarie, pat- sottoscrivere o meno contratti di associazione. tizie e temporanee: dalle micro-comunità e dal Come egli stesso afferma: “La tavola di valori piccolo sindacato, alla multinazionale”.(19) sulla quale si fonda il principio della sovranità Per questo oggi l’aggregazione politica “non popolare è l’antica dottrina cristiana dei diritti può più essere fondata su un patto politico naturali: e fra i diritti naturali indisponibili [da “eterno”, senza condizioni, ma su un contratto parte del potere politico e di quello statualmen- a tempo determinato. Noi siamo ormai in grado te organizzato] primeggia quello di “stare con di immaginare aggregazioni territoriali a ter- chi si vuole”. Chi contesta questa prerogativa è mine: come ad esempio un accordo fra Comuni costretto a invocare principi opposti a quelli disposti a far parte di una determinata regione “democratici”, come il diritto di conquista (cioè per un periodo definito, in modo poi da rinego- il diritto della forza) o l’indissolubilità del patto ziare l’intesa quando si avvicini la scadenza del originario di incorporazione nello Stato nazio- primo contratto. […] Tutti i rapporti umani nale: un patto che nessuno ha mai sottoscritto e tendono oggi ad esprimersi contrattualmente. che perciò è una pura finzione, finalizzata a ma- Si dissolve l’ideale dell’impegno atemporale as- scherare ancora una volta il diritto della for- sunto una volta per tutte. Siamo entrati nell’e- za”.(23) ra dei contratti, dopo quella dei patti politici Sempre derivando dalla radice giusnaturalista “eterni””.(20) La limitazione temporale di una che sta alla base del neofederalismo migliano e Costituzione federale deriva direttamente dal per consequenzialità logica si ha anche pertan- carattere contrattuale dell’obbligazione ad essa to che il diritto di secessione si colloca piena- sottesa (l’obbligazione politica invece è per de- mente nella logica del neofederalismo. Infatti, finizione massimamente protesa nel futuro, a “Presupposto di questo contratto è […] il dirit- tempo indeterminato). “L’elemento tipico del to di secessione: un diritto naturale che, come contratto è proprio la limitazione temporale. quello di resistenza, preesiste a ogni ordina- […] È nell’essenza del contratto la sua limita- mento creato per uomini liberi. Una Costituzio- zione. […] Occorre costruire una struttura fe- ne che escluda (in modo esplicito o implicito) il derale che comporti non solo il mantenimento diritto di secessione, non è mai una Costituzio- dell’identità dei soggetti, ma anche la possibi- ne federale”.(24) Il diritto di secessione è il pre- lità di creare nuove entità e nuove identità. supposto stesso del contratto federale (in sua […]”.(21) “Questo è lo spirito della struttura fe- assenza non si avrebbe infatti alcun contratto derale, nella quale le aggregazioni sono desti- liberamente sottoscritto) e serve a garantire il nate a essere temporalmente limitate. […]. [In carattere volontario e consensuale dell’aggrega- esse si ha] una transitorietà del rapporto di vin- zione politica. L’unione federale può essere libe- colo [contrattuale] che è quindi limitato nel ra e volontaria solo in presenza di strumenti tempo. L’avvenire delle costituzioni federali in che ne permetterebbero contemporaneamente Europa sarà un avvenire di patti limitati nel la cessazione. Il diritto di secessione non è che tempo: 30-50 anni, poi allo scadere di questo una conseguenza della presenza di autogover- termine si rinegozia tutto. […] Man mano che no, elemento indispensabile perché possa darsi si avvicina il momento della rinegoziazione del federalismo. contratto, si mettono in moto tutte le forze che a cura di A. Vitale vogliono portare da una parte o dall’altra il vin- colo che viene in causa. Quindi si rinnova con- tinuamente la consapevolezza o meno del lega- 19 22 ( ) Ibidem, pag. 142. me. Questo rende vitale il vincolo”.( ) Il fede- (20) G. Miglio, “Io e la Sinistra”, in Micromega, n. 2 (1992), ralismo è un pluralismo di rapporti che si mo- pagg. 29-31. dificano nel tempo e che rispetta pertanto il di- (21) G. Miglio, “La prospettiva teorica del nuovo federali- ritto naturale di stare con chi si vuole e con chi smo”, cit., pag. 34. (22) G. Miglio, “Il sistema federale tradizionale”, cit., pag. 16. ci vuole. (23) G. Miglio, Per un’Italia federale, cit., pag. 20. Si capisce allora perché la teoria neofederale (24) G. Miglio, “Introduzione” a G. Morra, Breve Storia, cit., di Miglio non può non far riferimento ad una pagg. 5-6.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 123 AAntologiantologia Due diversi tipi di “obbligazione”: la cieca fedeltà o il libero contratto

di Gianfranco Miglio

Per un lungo periodo della sua vita Gianfran- nere fedele all’impegno che hai preso” (qui sia- co Miglio ha tenuto i propri corsi all’Università mo ben al di là dell’impegno contrattuale). Uno Cattolica di Milano, potendo sempre contare su dei segni che testimoniano il fatto che l’aggrega- un folto e motivato gruppo di studenti appassio- zione familiare era originariamente un’aggrega- nati. Nel corso degli anni Ottanta alcuni di que- zione politica lo si rileva dal fatto che tra il ma- sti allievi hanno raccolto taluni testi delle sue schio e la femmina che si accoppiano, in tutti gli lezioni di “politica pura”, in cui sono riconosci- ordinamenti istituzionali, si presuppone o si bili ricerche e studi che mai il professore affidò crea un rapporto di fedeltà. alla pagina scritta. Che valore assume quest’ultimo (sul quale si Fortunatamente, nelle prossime settimane basa l’istituto matrimoniale anche dove non è l’editore Guida di Napoli pubblicherà un volu- un sacramento, come è invece nel caso dei cat- me, curato da Carlo Lottieri e Alessandro Vitale, tolici)? In base a questo rapporto, che unisce uo- che per la prima volta raccoglie e rende di pub- mo e donna, si afferma di rimanere fedeli nella blico dominio una parte di quelle importanti ri- buona e nella cattiva sorte. Qualcosa di analogo flessioni. accade nel rapporto di obbligazione politica: chi Intitolato Il ‘politico’ e il contratto. Il tema aderisce ad un partito o ad un movimento politi- della doppia obbligazione nelle “Lezioni di Poli- co si vede richiedere un’adesione che non sia tica Pura”, questo testo (di cui i Quaderni Pada- condizionata. Un’adesione, per esempio, che ni vi offrono qualche pagina quale anticipazio- pretenda di sapere a quali condizioni si è tenuti ne) mostra quanto Miglio fosse sceso in profon- ad osservare lo statuto del Partito, le regole del dità nella sua analisi sul dominio politico e, so- movimento, i programmi e le direttive dei capi prattutto, evidenzia come l’opposizione tra l’a- politici può dar vita solo ad un povero movi- rea della coercizione politica e quella della libe- mento, ad un movimento politico che si sbricio- ra interazione di mercato fosse fin da allora, ai lerà di fronte alla prima difficoltà. suoi occhi, la questione principale del dibattito Gli aggregati politici più forti sono invece politico-culturale contemporaneo. quelli che chiedono all’aderente il sacrificio del- la vita: usque ad effusionem sanguinis, fino a e (…) confrontiamo i due rapporti in ordine versare il sangue. Il patto di fedeltà più coerente al loro contenuto vediamo che quello di implica quindi la stessa disponibilità a rinuncia- Scontratto-scambio ha per contenuto un con- re all’esistenza. I grandi partiti politici compatti tratto. Dove c’è politica, invece, come si è visto del nostro tempo, così come le aggregazioni po- il contratto gioca male: i rapporti politici impli- litiche del passato, si presentano tutti in questo cano sempre più o meno esplicitamente una re- modo. Ma non siamo ancora arrivati all’essenza lazione di fedeltà. Infatti, quando i capi politici della fedeltà. chiamano i seguaci alla coerenza delle obbliga- Esiste un rapporto di fedeltà quando un impe- zioni che hanno assunto fanno normalmente gno è portato a prevalere su tutti gli altri. appello proprio alla fedeltà. Il rapporto di fedeltà è precisamente tale In che cosa la fedeltà, che è un tratto caratte- quando ciò che si richiede non è condizionato ristico dell’obbligazione politica, si differenzia da nessun altro avvenimento: qualunque cosa dalle relazioni di contratto-scambio? Il primo accada, bisogna rimanere fedeli all’impegno rapporto si sintetizza nella frase: “Tu devi rima- preso.

124 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Se invece ci si sposta sul contratto, si nota che fedeli ai capi, ma si chiede anche che i capi stia- un rapporto contrattuale funziona tanto meglio no con i seguaci nella buona e nell’avversa sorte, quanto più sono definite le condizioni della rela- perché l’esempio che ho riportato poco sopra, di zione di scambio. In un rapporto di scambio si seguaci che tradiscono e passano dall’altra parte prevedono anche i casi di forza maggiore (a se- inseguendo il loro privato interesse, è riferibile conda delle regole pattuite: “Farò questo se le anche ai capi politici. Un sospetto profondo che condizioni lo permetteranno”, cioè con l’intro- aleggia oggi fra gli aderenti di qualche partito di duzione di clausole). massa di questo Paese è che, I rapporti di contratto- ad un certo punto, per salva- scambio sono rapporti scala- guardare la loro posizione ri e nessuno è tale da annul- personale i capi siano dispo- lare tutte le altre eventua- sti a operazioni di compro- lità: esattamente all’opposto messo che sacrifichino i se- di ciò che accade nel rappor- guaci, ma che evidentemente to di fedeltà. Un rapporto di salvino loro stessi. Da sem- fedeltà fra un uomo ed una pre si chiede che i capi poli- donna che fosse costruito, tici stiano alla testa dei se- ad esempio, in modo da por- guaci e si facciano carico di re clausole (“Sposiamoci e ti tutti i rischi supplementari sarò fedele finché non ne che precisamente la loro po- troverò un altro/altra che mi sizione di supremazia com- piace di più o che goda di porta. Per cui, ad un certo migliore salute”) è un rap- punto, se una vicenda politi- porto che viene meno alla ca di scontro rivoluzionario logica della fedeltà. La fe- si apre, i veri capi politici deltà, invece, resiste a qua- non sono quelli che attraver- lunque condizione. La ratio sano fulmineamente la fron- della relazione contrattuale, tiera per evitare le conse- se fosse trasposta sul piano guenze della vittoria degli politico, sarebbe la seguente: avversari, ma quelli restano “Io sto con un partito politi- con i seguaci, ne affrontano co, ma se ad un certo punto la sorte e pagano in prima esso mi chiedesse, andando all’opposizione, di persona il prezzo della sconfitta, secondo le re- non godere dei vantaggi e privilegi connessi al gole della lotta politica (che sono poi le regole cambiare bandiera e passare dall’altra parte, a proprie della guerra). quel punto rinuncio”. In questo caso, però, la fe- Ecco allora la differenza profonda fra i due tipi deltà viene meno. di obbligazione. Da una parte abbiamo questo Ecco dove entra in causa il rapporto di fedeltà. prevalere dell’obbligazione politica sulle altre, Un vincolo politico che non poggiasse sulla fe- con l’annullamento di tutte le condizioni che si deltà sarebbe un vincolo su cui nessuna aggre- pretende di imporre; dall’altra, invece, il limite è gazione politica potrebbe mai fondarsi. C’è una eretto a regola e la definizione del limite stesso totale differenza fra il contratto e il patto di fe- dell’impegno viene elevata a condizione struttu- deltà: quest’ultimo si specifica in una correlazio- rale del rapporto medesimo. ne, in quanto non solo i seguaci devono essere (…)

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 125 AAntologiantologia Ciò che attendiamo dagli Alleati e ciò che loro daremo

di Gianfranco Miglio

Articolo pubblicato su Il Cisalpino, n.1, 27 trionale che vanti un’unità multisecolare è la Li- aprile 1945. guria. Essa sola ci appare configurata all’incirca insidia più pericolosa per l’idea federalista è com’è ora fin dai tempi danteschi (1300), quan- il cosiddetto decentramento amministrati- do la geografia non conosceva ancora né un Pie- L’ vo regionale; più o meno esplicitamente monte, né una Lombardia, né un’Emilia, né un promesso da alcuni partiti. Veneto, né una Venezia Giulia o Tridentina co- Contro tale insidia mettiamo in guardia so- stituite in unità politiche od amministrative. prattutto gli amici del nostro movimento - e so- Cent’anni più tardi il “ducato” di Milano - os- no legione - militanti nella Democrazia Cristia- sia la Lombardia politica -comprende 25 “città” na. e si estende a tutto il Ticino svizzero, a circa un Il decentramento amministrativo regionale è terzo dell’attuale Piemonte, a gran parte dell’E- un cavallo di battaglia piuttosto anzianotto, pro- milia, ad alcune provincie venete, mentre il Ve- veniente dalle scuderie del vecchio Partito Popo- neto veneziano è ancora limitato ad una striscia lare, dove da puledro fece bella mostra di sé, costiera. senza peraltro riuscire mai a smuovere di una Il Piemonte si configura all’incirca come l’at- spanna il carro del regionalismo, affondato fino tuale regione solo con la pace di Aquisgrana ai mozzi nella ghiaia del lealismo monarchico - (1748), la quale gli attribuisce però l’intera Lo- e perciò unitario - che mellina e l’Oltrepo pavese, quel partito fu indotto ad mentre dal medesimo ostentare per cancellare il trattato la Lombardia poli- ricordo del “non expedit”. tica esce ridotta alle sole La regione è un’unità provincie di Varese, di Co- con sicuro fondamento mo, di Milano ed a porzio- nella storia e nelle tradi- ni delle provincie di Pavia, zioni -sottolineano i regio- di Cremona e di Mantova. nalisti. La Venezia Tridentina è Ma siffatta affermazione sempre limitata alla dioce- - almeno per la Valpadana si di Trento. Il Veneto poli- -è un ritrito luogo comu- tico invade largamente la ne, senz’alcun fondamen- Lombardia, alla quale sot- to né storico, né geofisico, trae Bergamo, Brescia e né economico. Crema, il territorio emi- Rileggetevi a tal propo- liano è ripartito fra tre di- sito le storie padane, o, se versi stati. vi torna più comodo, ri- Napoleone nel 1799 riduce leggetevi le opportune vo- il Veneto all’incirca entro i ci dell’Enciclopedia Trec- confini moderni, ma fonde cani: fonte non sospetta di la Lombardia, l’Emilia federalismo. centrorientale e le Roma- L’unica regione setten- gne nell’unità politica del-

126 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 la Repubblica Cisalpina, mentre col successivo lia e le Tre Venezie, ossia tutta l’Italia settentrio- Regno Italico (1810) il Piemonte fino al Sesia, la nale nel suo insieme costituisce un’armonica Liguria, l’Oltrepo pavese, Piacenza e Parma ven- unità geografica, economica, etnica e spirituale, gono incorporati all’impero francese. ben degna di governare sé stessa: sarà il “Canto- Dov’è dunque la vantata antichità che valoriz- ne Cisalpino”, con capitale in Milano, baricentro zi storicamente le circoscrizioni regionali del della Val Padana, sarà il cantone campione che Settentrione? rimorchierà l’Italia intera sull’erta del risorgi- In realtà la ripartizione dell’Italia nelle attuali mento nazionale. 18 regioni venne proposta da Pietro Maestri - E quali dovrebbero essere gli altri “Cantoni” l’ostaggio delle cinque giornate - e fu accolta per d’Italia? la prima volta nelle pubblicazioni ufficiali del re- Ligi al principio democratico i federalisti ci- gno solo nel 1863: conta meno di un secolo: salpini rispetteranno la piena libertà dei fratelli un’inezia per un popolo che vanta millenni di peninsulari di ordinare i rispettivi cantoni nel storia. modo che essi riterranno migliore. Noi siamo nettamente contrari al regionali- Non è tuttavia chi non veda come la Sicilia e smo “storico”. la Sardegna abbiano dalla natura stessa, oltre Esso segnerebbe un regresso nella nostra edu- che dalla storia, dall’indole della popolazione, cazione politica perché riattizzerebbe fatalmen- dal proprio dialetto, dal propri interessi econo- te residui motivi campanilistici più di quanto mici il diritto di costituirsi a “Cantone Siculo” e riuscirebbe ad addestrare le nostre masse alle “Cantone Sardo”, rispettivamente con capitale a responsabilità dell’autogoverno, ossia alla vera Palermo ed a Cagliari. democrazia. Con altrettanta evidenza Napoli - metropoli Se noi ci fermassimo ai limitati spazi regiona- intellettuale e storica del Mezzogiorno - ha ben li, noi non potremmo rivendicare che una picco- diritto di costituirsi a capitale d’un “Cantone” la frazione delle libertà e delle autonomie che ci che difenda ed armonizzi ed acceleri la rinascita occorrono per addestrare i cittadini di ciascun economica della Calabria, della Lucania, delle “Cantone” italiano al consapevole contempera- Puglie, della Campania, del Molise e fors’anche mento delle aspirazioni di classe e, degli interes- dell’Abruzzo. si locali con le necessità dell’intera Confedera- Meno evidente è invece l’interesse delle regio- zione Italica e con le esigenze di una pacifica ni centrali a costituirsi in un unico cantone con collaborazione internazionale. capitale in Roma oppure con capitale in Firenze, Teniamo infatti a ben sottolineare che il no- lasciando l’Urbe retta a Territorio federale auto- stro federalismo vuol essere tirocinio che prepa- nomo, o piuttosto in un “Cantone” Tosco-Um- ri gli italiani al progressismo internazionalista. bro-Marchigiano - il cantone a schietta econo- Il mondo marcia verso l’internazionale politi- mia mezzadrile - gravitante su Firenze, ed in un ca oltre che economica: se così non fosse anche “Cantone” Laziale gravitante su Roma. la seconda guerra mondiale sarebbe un’inutile Ne devono giudicare le popolazioni interessate. strage. L’Urbe - decongestionata dalla pletorica buro- Urge pertanto di rieducare politicamente gli crazia che vi si annida e che vi si anniderebbe in italiani con sana pedagogia democratica e con qualsiasi Italia a struttura centralizzata - sarà intenso addestramento elettorale, il che può ot- sempre la sede naturale e necessaria dei Gover- tenersi, meglio e più rapidamente che per ogni no Federale, la Patria comune delle genti itali- altra via, nel circuito di circoscrizioni cantonali che. che abbiano tanto contenuto politico-ammini- Il nostro è un abbozzo. strativo da richiamare costantemente l’interesse I cisalpini, che la comune fede democratica diretto di larghe masse di cittadini. convoglia nel movimento federalista da diversi Ma che cos’è dunque il “Cantone” per il quale partiti politici - non intendono minimamente si battono i federalisti cisalpini? forzare i fratelli peninsulari e costituirsi in quat- E’ un razionale spazio geofisico, economica- tro piuttosto che in otto cantoni. mente e demograficamente individuato e costi- La razionalità dei cantoni peninsulari emer- tuito di unità capace di fornire materia per una gerà dalla libera discussione e valutazione degli vita politico-amministrativa autonoma e fattiva, interessi locali e tale razionalità sarà la migliore col minimo possibile di ciarpame burocratico. garanzia dell’efficienza della futura vita poli- La Liguria, il Piemonte, la Lombardia, l’Emi- tico-amministrativa dei Cantoni italici.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 127 AAntologiantologia PROLUSIONE

di Gianfranco Miglio

Pronunciata l’8 dicembre 1964 per l’inaugu- no nell’indifferenza e nello scetticismo generali, razione dell’anno accademico 1964-65 nell’Uni- allora il regime in cui tali fatti si producono è versità Cattolica del Sacro Cuore, questa è an- quasi sempre vicino al tramonto. che la prolusione al corso ufficiale di Storia Virtuale corollario di questo stato di cose è delle dottrine politiche tenuto dall’autore per il l’altro fenomeno indicativo, e cioè il difetto di medesimo anno accademico. Tale testo è stato legittimazione della classe politica: quando l’a- pubblicato in Jus, n. 16 (1965), pagg. 30-49 e scendente carismatico – vale a dire l’autorità ripreso in: Gianfranco Miglio, Le regolarità del- per riconosciuto e personale dono di natura – si la politica (Milano: Giuffrè, 1988), pagg. 447- riduce a zero e l’obbedienza si àncora al sempli- 474, col titolo “Le trasformazioni dell’attuale ce vincolo della convenienza materiale, perché i regime politico”. capi ed i notabili vengono accettati soltanto co- me strumenti necessari di particolari rapporti gni regime politico ha i suoi critici: deve di interesse, e sprezzati invece come titolari e cioè sopportare l’ostilità specialmente di portatori di un evidente diritto al comando: Oquanti non identificano con la sua fortuna quando la moltitudine partecipa alla lotta per il proprio personale tornaconto. Esiste tuttavia l’investitura politica non già perché convinta di un limite al di là del quale il dissenso e la cen- contribuire a innalzare i “migliori” seconda la sura cessano di costituire un normale fenome- tavola dei valori etici tradizionali, ma perché in- no fisiologico e diventano invece inquieto pre- teressata a tale prova come allo spettacolo di sagio di imminente declino per l’ordinamento ogni altro gioco d’azzardo e di destrezza, allora contro cui si rivolgono. il regime in cui una tale situazione si produce è È naturalmente impossibile stabilire in astrat- generalmente prossimo a chiudere il suo ciclo to per quali segni si manifesti il superamento di vitale. quel confine: l’esperienza storica, tuttavia, inse- Non è mia intenzione occuparmi oggi esclusi- gna che almeno due fenomeni – tra loro stretta- vamente dell’ordinamento politico vigente in mente legati – preannunciano con certezza la fi- questo paese: ma sarebbe davvero un cieco chi ne di un regime, corrispondendo appunto a un non volesse riconoscere che si riscontrano qui determinato livello di intensità della critica al attualmente entrambi gli essenziali fenomeni di regime medesimo. cui ho parlato or ora. Si riscontrano con una Viene prima tutto il divario fra il grado di effi- evidenza la cui misura è soltanto eguagliata dal- cienza amministrativa, che la moltitudine si at- l’apatia e dall’irresponsabilità di quanti dovreb- tende dai pubblici poteri, e quello invece che bero invece paventarne gli sviluppi inevitabili. sotto tale profilo la classe politica dominante ed Certo può sembrare a tutta prima strano ri- i suoi aiutanti professionali sono in grado di scontrare segni di senescenza in un regime il fornire: quando questo divario tende costante- quale sfiora appena il ventennio di durata. Ma mente ad accrescersi, e non aumenta unica- se soltanto si guardano le cose attentamente e mente per il rapido moltiplicarsi dei bisogni, con il dovuto distacco, bisogna riconoscere che ma anche per il contemporaneo deteriorarsi il ciclo vitale medio dei più recenti sistemi poli- qualitativo del personale tecnico e per un ade- tici non supera di molto un tale lasso di tempo. guamento non proporzionato degli ordinamenti se infatti si considerano i regimi politici succe- e dei mezzi: quando sopra tutto le censure e le dutisi nell’Italia contemporanea, si nota che la proteste che salgono dalla pubblica opinione, Restaurazione durò trentaquattro anni (dal anziché produrre adeguate reazioni, si spengo- 1814 al 1848), la Monarchia parlamentare a

128 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 suffragio limitato trentacinque anni (dal 1876 mere l’abbandono dell’attuale assetto istituzio- al 1911), la Monarchia parlamentare a suffragio nale, e coloro invece che più o meno scoperta- universale undici anni (dal 1911 al 1922), la mente questa trasformazione desiderano. In un dittatura infine ventitré anni (dal 1922 al 945). punto gli uni e gli altri sono generalmente con- Il che comporta una durata media di ventisei cordi come su di una verità fuori discussione: anni. nel ritenere che fra il regime “rappresentativo” Se poi si spinge lo sguardo al paese più vicino – specialmente fra il regime rappresentativo ed affine, cioè alla Francia, si constata che il re- “puro” quale è quello vigente oggi in questo gime rivoluzionario durò undici anni (dal 1789 paese – e la dittatura, non esista, né per le idee al 1800), la prima dittatura militare quindici ispiratrici né per le strutture, alcun tratto in anni (dal 1800 al 1815), la Monarchia della Re- comune, ma soltanto radicale antitesi. E pro- staurazione (pur con notevoli variazioni costi- prio qui invece – almeno agli occhi dello storico tuzionali) trentatré anni (dal 1815 al 1848), la – gli uni e gli altri si ingannano, e si ingannano Seconda repubblica 4 anni (dal 1848 al 1852), la di molto. seconda dittatura militare diciotto anni (dal Il regime “rappresentativo” e la dittatura cari- 1852 al 1870), la Terza repubblica settant’anni smatica, così come oggi li conosciamo, sono fe- (dal 1870 al 1940), la Quarta repubblica (ivi nomeni tipici dell’età contemporanea: cronolo- compreso il Governo provvisorio) quattordici gicamente sorgono insieme e strettamente poi anni (dal 1944 al 1958). Con una durata media si alternano da un secolo e mezzo in qua. Se di ventiquattro anni. guardiamo al paese in cui la costituzione rap- Vien fatto di supporre che esista un nesso fra presentativa moderna “pura” prese le sue forme questa durata media di ventiquattro-ventisei definitive, cioè alla Francia, vediamo che al go- anni e il corrispondente tratto medio-finale del- verno rivoluzionario, fondato su di una assem- l’arco cronologico di una generazione. È vero blea rappresentativa, succedette dopo pochissi- che la Terza repubblica durò, e lo si è detto, set- mi anni la dittatura giacobina, cosi come al re- tant’anni; ma la stabilità di questo regime (co- gime rappresentativo del Direttorio seguì subito me del resto la relativa affinità degli ordina- la dittatura napoleonica; che alla Monarchia menti politici italiani succedutisi tra il 1848 e il rappresentativa della Restaurazione e alla Re- 1922) dipese, come tutti sanno, dalla corrispon- pubblica del ‘48 succedette la seconda dittatura dente stabilità della classe politica; una stabilità bonapartista, che la Terza e la Quarta repubbli- la cui mancanza costituisce invece il tratto de- ca rappresentative cedettero entrambe il passo a cisivo della presente congiuntura istituzionale; due dittature militari. tanto decisivo che fra poco sarò costretto anzi a E se guardiamo, più addietro nel tempo, al- richiamare su di esso nuovamente la vostra at- l’Inghilterra, vediamo che la prima radicale at- tenzione. tuazione del regime rappresentativo, nell’età D’altra parte, anche chi non è allenato a mi- del parlamento puritano, fu immediatamente surare i fenomeni politici con gli strumenti del- seguita dalla ferrea dittatura cromwelliana. Se la distaccata ricerca scientifica, anche l’uomo poi alle dittature esplicitamente consacrate in della strada – con quella sensibilità ancestrale un peculiare ordinamento, si aggiungono le che rende consapevoli le creature animali del- “quasi-dittature” esercitate da personaggi che l’avvicinarsi di una tempesta o del pericolo delle governarono formalmente nel quadro del regi- “rapide” sul corsodi un fiume – avverte, nell’at- me rappresentativo, ma di fatto a questo sot- mosfera gradualmente più inquieta, i presagi di traendo il potere decisivo, l’intreccio cronologi- un mutamento sempre meno lontano. Nella co fra i due ordinamenti diventa ancora più convinzione comune si pone così il problema stretto. del senso in cui presto o tardi le istituzioni poli- E non è nemmeno difficile, una volta percepi- tiche potrebbero evolversi. E, suggestionati dal- ta questa innegabile realtà storica, constatare la esperienza in corso nella vicina Francia, non- che, lungi dal costituire il prodotto di fortuite ché da innumerevoli altri esempi nel mondo, i coincidenze, essa dipende dalla sostanziale più si attendono la riapparizione, sia pure in complementarità dei due ordinamenti conside- forme nuove, della dittatura. rati. Il regime rappresentativo è quello che – Il solo prospettare questa eventualità suscita mediante appunto la finzione giuridica della naturalmente reazioni vivaci e fortemente con- “rappresentanza” – attribuisce il potere sovrano trastanti fra coloro i quali hanno motivo di te- e le minori potestà a collegi i cui membri devo-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 129 no a brevi intervalli rimettere in palio l’investi- altra fonte. i spiega cosi il valore universale del- tura, consentendo periodicamente che altri la formula storica “il re in Parlamento”, con cui aspiranti contendano loro la signoria sul relati- i costituzionalisti inglesi del Seicento espresse- vo “séguito”. Io uso sempre e soltanto il termi- ro l’inevitabilità di una coesistenza competitiva ne “regime rappresentativo” perché tecnica- fra Prerogativa regia e corpo rappresentativo. mente è il solo corretto: le altre espressioni in- Ma cosi si spiega anche che cosa stia accadendo fatti, o – come quella di “Stato costituzionale” – là dove – come in questo paese – la logica del indicano caratteri comuni già ad altri ordina- sistema rappresentativo è stata sviluppata fino menti (per esempio all’Antico regime), oppure – alle estreme conseguenze. come “democrazia”, “Stato popolare”, “Stato li- Il regime rappresentativo – lo si è visto – è berale” – fanno riferimento a concezioni ideolo- per sua natura un gran “consumatore” di auto- giche e non a concrete strutture istituzionali. rità: non un “produttore” di autorità; quando Il regime rappresentativo, dunque – se si ha esso ha logorato anche gli ultimi resti del pote- riguardo all’esperienza storica – è, per origine e re per combattere il quale è nato, nella comu- natura, un ordinamento di opposizione. Deriva- nità si produce un vuoto di autorità: un vuoto to dalla metamorfosi di antichi strumenti con- che non può essere riempito da un “Esecutivo” sultivi della pubblica amministrazione, quel re- espresso dalla stessa Rappresentanza per le ra- gime nacque e si affermò come apparato di lotta gioni or ora rilevate, e che pertanto tende a es- contro il principato assoluto, cioè contro una sere colmato da poteri di fatto formatisi a1 di forte (o creduta forte) autorità, e nella azione di fuori del sistema rappresentativo. È quanto sta resistenza a questa autorità palesò la misura appunto accadendo in questo paese dove l’auto- esatta ma anche i limiti della sua efficienza. rità decisiva – in verità piuttosto modesta e pre- Tutto nella sua struttura presuppone l’esistenza caria – spetta a consorterie ed a frazioni della di un potere esterno ed autonomo da combatte- classe politica che si formano ed operano fuori re, ostacolare e condizionare: esso non è una del sistema rappresentativo ed in potenziale an- forma compiuta di organizzazione del potere: titesi con esso. esiste e sta in piedi finché gli forniscono ragio- Dinanzi a tale fenomeno sono naturalmente ne di vita un’autorità sufficientemente minac- possibili due atteggiamenti: o si tien ferma rigi- ciosa da contenere, o almeno – come nella si- damente l’ideologia rappresentativa e si preten- tuazione che talvolta sembra riguardare questo de di ridurre ogni potestà entro quel quadro: ed paese – le vestigia organizzative e normative di allora il vuoto permane, si producono i fenome- un assolutismo già tramontato. ni patologici da cui ho preso le mosse e il regi- Non per caso ancor oggi nell’aula di Monteci- me rappresentativo si spegne, cadendo – starei torio il grido “Viva il Parlamento” non risuona per dire – sulla salma del suo stesso antico an- generalmente quando la Camera dei Deputati tagonista. Oppure si facilita la sistemazione co- ha condotto a termine una qualsiasi importante stituzionale dei poteri di fatto, ma in modo – il impresa legislativa, ma quando essa é riuscita a punto è essenziale – che questa consacri l’auto- battere o a rovesciare il Governo. Il “regime di nomia di essi rispetto all’istituto rappresentati- assemblea” nel senso stretto dell’espressione – vo: e allora quest’ultimo trova in un rinnovato cioè nel senso di governo esclusivamente eser- ruolo competitivo ragione di ulteriore sopravvi- citato con assoluta parità di funzioni dai mem- venza. È per tale ragione che, a mio parere, co- bri di un esteso collegio rappresentativo in con- loro i quali, in questo paese, auspicano il rico- tinua e rapida rinnovazione – storicamente non noscimento e la regolamentazione dei partiti, è mai esistito: e sono passati già trecento anni dei sindacati e delle altre consorterie di potere, da quando ha dimostrato, con sbagliano quando intendono tale operazione co- impressionante rigore scientifico, che ciò avvie- me riduzione di ogni autorità effettuale sotto la ne perché la volontà collettiva di una qualsiasi_ ricostituita sovranità del Parlamento. corporazione è una mera finzione giuridica. Ad ogni modo, nel primo dei due casi che ho Una assemblea rappresentativa può svolgere prospettato – quello dell’ortodossa fedeltà al si- attività di governo soltanto controllando un stema rappresentativo – lo sbocco fatale è costi- “Esecutivo” capace di resisterle: e un “Esecuti- tuito dal _ricorso alla dittatura; _nella seconda vo” può resistere ad una assemblea rappresenta- ipotesi può anche non essere la dittatura. Certo tiva soltanto se di fatto è autonomo rispetto ad se il regime rappresentativo è un “consumato- essa, cioè se trae la sua investitura effettuale da re” di autorità, la dittatura è invece una “pro-

130 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 duttrice” di autorità: il suo stretto alternarsi la dittatura rappresenta uno stadio saliente nel- storico con l’altro ordinamento si spiega pro- la evoluzione delle oligarchie. Tale veduta può prio in funzione di un ruolo preciso: che è quel- apparire paradossale soltanto perché noi tutti – lo di “ricaricare” l’autorità logorata e quindi al- consapevoli o no – siamo ancora influenzati da la fine di rimettere in tensione ed in vita lo stes- un antichissimo pregiudizio: dalla classificazio- so sistema rappresentativo. Tant’è vero che le ne dei tipi di regime esposta da Platone nel suo dittature dell’età contemporanea non solo sono dialogo Il politico e passata poi, purtroppo, fra i tutte “carismatiche” nel senso stretto del termi- luoghi comuni della cultura occidentale. A ne – cioè non durano oltre la vita del protagoni- quella classificazione – scientificamente infon- sta, e molto spesso l’accorciano sensibilmente – data – recò subito, per la verità, un fiero colpo ma sono subito generalmente seguìte da restau- lo stesso allievo di Platone, quando dimostrò razioni rappresentative. che fra due delle sei forme di governo indivi- Si può dire perciò, senza tema di sbagliare, duate dal maestro – l’oligarchica e la democra- che l’uno e l’altro regime sono soltanto due mo- tica – non esisteva alcuna differenza di sostan- menti di uno stesso sistema: il ricorso alla ditta- za, ma che esse rappresentavano invece i poli tura comporta certo una modificazione qualche estremi di una medesima variante storica: la di- volta drammatica della costituzione rappresen- mensione della classe dominante. Per nulla in- tativa e di alcuni suoi istituti: ma non rappre- fluenzati da quella critica di Aristotele, noi con- senta affatto l’abbandono del sistema storico di tinuiamo a credere che la tirannide – questo era cui la costituzione rappresentativa fa parte. infatti com’è noto il termine tecnico che i Greci Ma in che senso la dittatura “crea” autorità? davano alla dittatura – sia un ordinamento di- Sembrerebbe facile poter rispondere: perché at- stinto tanto dall’oligarchico quanto dal demo- tribuisce ad un singolo il diritto di imporre la cratico: mentre l’esperienza insegna, come si è propria volontà a tutto il paese; questa tuttavia rilevato, che esso è soltanto un momento inter- è una veduta superficiale e sostanzialmente ine- no degli altri due regimi: o meglio dell’unico satta. Nessun uomo è mai riuscito a governare regime di cui i predetti ordinamenti costitui- veramente da solo un paese anche di modeste scono le due facce. dimensioni: un tale compito può essere svolto Le crescenti probabilità che l’ordinamento unicamente da una nutrita schiera di notabili, rappresentativo ha, oggi anche in questo paese, di tecnici e di professionisti della politica e del- di essere sostanzialmente modificato, dipendo- l’amministrazione, cioè da una oligarchia o – no appunto – lo si è notato in principio – dalla come eufemisticamente si usa oggi dire – da scarsa coesione, dal nessun prestigio, dalla una “classe politica”. La dittatura genera auto- mancanza di stile, di tradizione e di autorità, rità essenzialmente per il tramite di questa oli- della classe politica. Quali sono le ragioni di garchia: perché impone ai suoi aiutanti unità di una così grave carenza? Io non esito a indicare spirito e di azione, solidarietà di casta, coscien- come causa preminente la eccessiva possibilità za del ruolo loro affidato: in una parola costitui- di ricambio interno della stessa èlite politica. sce il punto di rannodamento e di fusione di Sono desolato di dover dissentire ancora una una determinata classe politica. Questo spiega volta a questo proposito da molti autorevoli col- perché perfino in seno ad ordinamenti tradizio- leghi: è opinione corrente infatti che il difetto nali-patrimoniali come l’Antico regime francese sia opposto: che cioè le consorterie di potere si siano affermate le quasi-dittature di un Ri- siano invece già troppo chiuse ed esclusive. chelieu o di un Colbert, le cui compatte consor- Non mi sembra: sopra tutto non vedo in che terie di aiutanti-clienti tanta parte ebbero nel modo un rappresentante medio dell’attuale rafforzamento della monarchia amministrativa. classe politica – esposto com’è, istituzional- E questo spiega anche come mai le classi politi- mente, alle continue troppo frequenti occasioni che dei regimi rappresentativi contemporanei – di riscossa dei suoi concorrenti, angustiato dal- più o meno puri – abbiano trovato unità di spi- la conseguente necessità di ristabilite senza po- rito e di azione all’ombra delle semi-dittature – sa i vincoli di complicità con il proprio séguito, esercitate talvolta entro, e quindi per il tramite, incalzato da esose limitazioni temporali di uffi- di un partito di larga maggioranza – di un Bi- cio e dal ritmo di un ricambio incessante, privo smarck, di un Cavour, di un Giolitti, e perfino della protezione di un “cursus honorum” suffi- di un De Gasperi. cientemente consolidato e rispettato – riesca a In tesi generale si può dunque affermare che trasformare le sue esperienze in una autentica

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 131 competenza di carica, a costituire uno stile e Ogni grande tipo di ordinamento poggia su una tradizione di comando e a trasmettere poi alcune fondamentali “finzioni” fra loro connes- l’uno e l’altra ai successori come presupposto di se: esse rappresentano la trasfigurazione e la autorità effettiva e quindi stabilmente ricono- giustificazione peculiari che dell’obbligazione sciuta. politica si danno in quel sistema, e pertanto co- So benissimo che nella mente di qualche stituiscono il tratto distintivo di quest’ultimo. ideologo, o di qualche pedagogista, si annida, Tra le “finzioni” essenziali dello “Stato di dirit- non confessata, la speranza di veder sorgere to” tre ne emergono che sono quasi certamente una comunità senza classi politiche, affrancata le più importanti, perché determinano il modo da effettive strutture di potere; ma questi svaghi di formazione della classe politica e il rapporto costano generalmente cari alle collettività che fra questa e il suo séguito: 1) l’idea che debbano vi si abbandonano. Nessuna comunità può so- essere i cittadini medesimi a governarsi, me- pravvivere se è priva di una classe politica de- diante rappresentanti da loro e fra loro scelti; 2) gna di questo nome, e cioè dotata di orgoglio di l’idea che gli aiutanti professionali del potere casta e consapevole del suo ruolo al punto da debbano essere arruolati in base a competenza darsi un complesso di norme disciplinari inter- obbiettivamente accertata; 3) l’idea infine che ne e di osservarle rigorosamente; così come l’uguaglianza dei cittadini sia garantita dall’im- nessuna Società e nessuna comunità possono personalità dell’ordinamento vigente. Vi pro- sopravvivere se al loro interno non esiste ed è pongo di accertare se e fino a che punto queste rispettato un determinato tessuto di norme di fondamentali aspirazioni riescano ancora a tro- comportamento. Tali ordinamenti – sotto la vare, in questo paese, una qualche rispondenza spinta della evoluzione storica – si possono e nella realtà effettuale. magari devono rinnovare e mutare, in parte e La prima idea – quella dell’autogoverno dei forse pure integralmente, ma a patto che le vec- cittadini – postula due corollari: che il cittadino chie oligarchie e le vecchie regole siano imme- investito di mandato pubblico possa esercitare diatamente sostituite da altre nuove, e queste le sue funzioni restando sempre appunto un vengano spietatamente fatte rispettare, anche, e privato cittadino, senza trasformarsi in un am- sopra tutto, quando sono ingrate e scomode. ministratore di professione; e che la scelta dei “Destra” e “sinistra”, “conservazione” e “inno- mandatari dipenda esclusivamente dall’arbitrio vazione”, sono categorie che acquistano valore della totalità dei cittadini medesimi. Sotto il soltanto nelle fasi di transito da una antica ad primo profilo nessuno certo vorrà negare che il una nuova classe politica: quando quest’ultima progressivo accrescersi e specificarsi dei compi- si è veramente consolidata esse scompaiono e ti delle pubbliche amministrazioni non solo ha rimane soltanto l’“amministrazione”, cioè il ve- reso dovunque estremamente difficile per il co- ro “governo”. Ecco perché le vere oligarchie – mune cittadino padroneggiare tecnicamente la come le vere dittature – non son mai né di “de- gestione della cosa pubblica, ma va inesorabil- stra” né di “sinistra”: sono soltanto e semplice- mente trasformando ogni pubblico amministra- mente oligarchie e dittature. tore con funzioni esecutive in un professionista Ma il discorso, giunto a questo problema della della politica. Ciò si è verificato da tempo per la stabilità della classe politica, deve necessaria- classe parlamentare, ma va accadendo anche, e mente essere allargato e considerare un altro in misura sempre più larga, per gli amministra- processo in atto di modificazione delle strutture tori delle minori corporazioni territoriali e di politiche. Nell’intitolare infatti questa prolusio- ogni altro ente pubblico di qualche importanza. ne, non ho usato casualmente il termine “tra- Questo fenomeno ha drasticamente pregiudi- sformazione” al plurale: oltre i mutamenti di cato le già scarse possibilità di attuazione prati- cui si è discorso fin qui si notano, evidentissimi, ca che aveva fin da principio il secondo corolla- e devono essere riconosciuti, i segni di una evo- rio: al punto cui siamo giunti dobbiamo consta- luzione, per indicare la portata della quale ba- tare che i governanti e gli amministratori elet- sterà dire che quella fin qui considerata sta ad tivi ricevono il potere non dai cittadini-elettori essa come i mutamenti giornalieri stanno all’al- ma, attraverso il meccanismo delle candidature, ternarsi delle stagioni; una evoluzione che ri- dalla stessa classe di politici professionisti di cui guarda ed investe le basi del sistema di cui il fanno parte. I gruppi di potere che controllano i regime rappresentativo è soltanto un corollario: partiti e le frazioni all’interno di questi, nell’e- le basi cioè del cosi detto “Stato di diritto”. sporre alla prova elettorale i propri componenti,

132 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 i propri subalterni e notabili locali, sono prati- nerale e di “bene comune”. Oggi invece coloro camente in grado, con la manovra delle circo- che detengono il potere possono, man mano scrizioni e dei voti delle clientele, di prevedere e che si sviluppa la loro azione, conoscere le rea- determinare, con elevato grado di certezza, zioni dei governati alle singole iniziative, misu- l’investitura o la caduta dei candidati. rarne e sfruttarne freddamente la capacità di È ormai prassi generalmente accettata quella sopportazione, calcolarne e prevederne le scelte secondo cui la corrente vittoriosa nella lotta per finali: possono, con i poderosi mezzi di persua- il controllo di un apparato centrale o locale di sione e di pressione psicologica e ideologica partito, ha il diritto di riservare ad uomini suoi creati dalla tecnica moderna, influenzare e mo- tutte o quasi le successive sicure candidature dificare in ogni stadio l’opinione della moltitu- politiche o amministrative. Il voto degli eletto- dine e dei suoi diversi strati: possono garantirsi ri, nel quadro di un sistema così fatto, perde contro il rischio di una mancata reinvestitura ogni valore determinante e diventa l’ultimo con la strategia delle candidature e delle circo- anello di una catena di automatiche conferme scrizioni elettorali: una strategia che si basa or- clientelari, messa in trazione da una decisione mai sulla anticipazione matematica dei singoli di vertice: risolutive sono infatti soltanto le pro- risultati: possono insomma svuotare di ogni si- ve di forza e le votazioni delle supreme consor- gnificato quel giudizio ultimo e globale dei cit- terie dell’oligarchia dominante. tadini-elettori da cui invece la loro sorte avreb- Si dirà che il cittadino-elettore è formalmente be dovuto dipendere. È in fin dei conti proprio libero di indirizzare il suo suffragio dove prefe- la conoscenza scientifica della politica che ha risce: ma é una libertà puramente teorica per- fornito le armi per distruggere l’ingenuo mito ché, duramente limitata in primo luogo dal vin- del regime rappresentativo. colo d’interesse – che lega sempre più stabil- L’idea che la selezione degli aiutanti del pote- mente l’elettore a un determinato settore della re politico ed amministrativo debba avvenire classe politica – e in secondo luogo, come si è esclusivamente sulla base della competenza visto, dal ruolo bloccante e trascinante dei voti professionale, si è generalmente concretata nel- e delle preferenze delle clientele precostituite. l’istituto del “concorso”: cioè in una serie di La visione complessiva dello stato di cose che si espedienti, fra loro variamente congegnati, ma è andato creando, la si ha sopra tutto se si tien tutti intesi a realizzare un giudizio reso obbiet- conto che il sistema rappresentativo-parlamen- tivo dal vincolo a paradigmi tecnici precostituiti tare rende anche le così dette “minoranze”, ed astratti, e dall’esclusione di ogni considera- temporaneamente escluse dal “governo” in sen- zioni personale, in modo da garantire l’impar- so stretto, parte della classe politica dominante: zialità e l’impersonalità dell’azione futura degli che cioè anche il suffragio del cittadino, il quale investiti e la franchigia di questi ultimi da qual- vota per le opposizioni, è vincolato e predeter- siasi omertà con chi li ha nominati e con coloro minato da coloro i quali ne dovrebbero invece che dovranno amministrare. dipendere. Tutti sanno come, effettualmente, oggi vada- Tutto ciò accade perché si è prodotto un feno- no le cose a questo riguardo. Il sistema poteva meno della cui portata siamo generalmente tut- reggere finché i pubblici impiegati costituivano tora inconsapevoli, ma che, anche se non fosse soltanto una categoria limitata nel numero dei stato accompagnato da forze concomitanti, sa- componenti e ben determinata nel suo caratte- rebbe bastato da solo a liquidare il sistema rap- re funzionale; ma dacché – per effetto del pro- presentativo: si sono scoperti cioè metodi e tec- cesso generale di “politicizzazione” dei redditi- niche i quali consentono, in modo sistematico e de-i cittadini – nel pubblico impiego ha preso a con una approssimazione rigorosa, di prevedere confluire una parte sempre più cospicua della ed influenzare le opinioni ed il comportamento popolazione, i detentori del potere hanno avuto dei cittadini-elettori. Il regime rappresentativo buon gioco nell’affiancare – e poi sostituire – al si fondava sul presupposto che i governanti fos- criterio oggettivo della competenza, l’altro della sero costretti ad ispirarsi sempre e soltanto al- valutazione soggettiva dei bisogni del postulan- l’interesse dei governati, perché sul loro opera- te; e, facendo leva su questa nuova situazione, to sarebbe caduto alla fine il giudizio di quanti sono riusciti a trasformare il pubblico funziona- li avevano scelti: un giudizio globale e non pre- rio in un seguace o in un cliente più o meno fe- vedibile neppure da parte degli oppositori, e dele. pertanto ipotizzabile solo in termini di etica ge- Tale deformazione avviene contemporanea-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 133 mente a due livelli: nella definizione stessa delle conseguenza della crisi di autorità dei vecchi norme dei concorsi, ove – apertamente o coper- padroni e quindi dell’impazienza con cui si at- tamente, sotto lo schermo di prescrizioni appa- tende la loro sostituzione. In ogni caso queste rentemente generali ed impersonali – si privile- residue posizioni di resistenza sono, su larghis- giano determinate categorie di aspiranti, talvol- simo fronte, superate e sommerse da una ten- ta ristrettissime e perfino individuabili nei loro denza opposta: bisogna riconoscere infatti che componenti; e nello svolgimento dei concorsi l’impersonalità e l’automaticità degli ordina- stessi, ove le pressioni a favore di singoli candi- menti appaiono ovunque in rapido e generale dati sono cosi generali e palesi da giustificare declino. l’opinione ormai diffusa che ivi il successo sia Contribuisce indubbiamente ad una tale deca- possibile soltanto per effetto di solidi appoggi denza – almeno in questo paese – l’elevato gra- d’origine politica. do di inefficienza tecnica dei meccanismi am- Ma, devastato all’interno, il sistema dei “pub- ministrativi; ma sta il fatto che un cittadino il blici concorsi” è stato contemporaneamente ag- quale promuova una qualsiasi i-procedura di girato e superato in almeno due direzioni. In una certa complessità, ha normalmente scarsis- primo luogo con l’attribuzione ai capi politici sime probabilità di vederla conclusa in termini del diritto di valersi di aiutanti di fiducia, tratti di tempo utile, se non ricorre ad interventi “ex- dal proprio seguito personale ma alimentati a tra ordinem”, intesi per lo meno a procurare al spese della comunità; in secondo luogo col rico- suo “caso” il privilegio di un’attenzione che do- noscimento della opportunità, per molti settori vrebbe invece essere del tutto normale. Ed é no- della pubblica amministrazione, di arruolare to che presso qualche ufficio si è arrivati perfi- tecnici privati: in quest’ultimo caso il contratto no a rendere istituzionale il rilievo i siffatte se- è lo strumento con cui si maschera l’attribuzio- gnalazioni e pressioni. ne di sportule a seguaci di determinate frazioni Se si pone in relazione questo stato di cose o di singoli personaggi della classe politica. Il con l’altro gigantesco fenomeno già rilevato titolo generale, obbiettivamente fondato, che le- della “politicizzazione” dei redditi individuali, si gittima entrambi questi indirizzi pratici è l’effi- capisce perché, mentre da un lato non esiste cienza: cioè la necessità di assicurare, al di so- praticamente cittadino il quale non dipenda in pra di una amministrazione puramente legata misura maggiore o minore dalla benevolenza alla norma, il conseguimento tempestivo di ri- dei pubblici poteri, dall’altro i membri della sultati concreti indicati dal potere politico. classe politica siano portati a concepire le loro Ma il principio-chiave, il palladio dello “Stato funzioni come esercizio di una prerogativa si- di diritto” sta nell’idea dell’eguaglianza dei cit- gnorile, e il paese colme una immensa riserva tadini di fronte all’ordinamento vigente in forza da cui trarre, gareggiando, le proprie bande di dell’impersonalità di quest’ultimo. Sette anni or seguaci. sono, in un’altra prolusione, sostenendo che l’a- Il cittadino pertanto conta sempre meno per spirazione all’impersonalità del comando pote- quello che dovrebbe valere secondo l’ordina- va essere assunta a motivo conduttore della sto- mento vigente, e sempre più per i vincoli di na- ria politica d’Occidente, notavo tuttavia che tura personale che lo legano a questo o a quel questa posizione spirituale prendeva rilievo per- personaggio, a questa o a quella clientela politi- ché costantemente ostacolata, e di volta in volta ca. A tutti i livelli, dalle comunità locali, attra- storicamente sopraffatta, dalla opposta tenden- verso le associazioni, corporazioni e aziende dì za al riconoscimento dell’autorità carismatica e ogni genere, su su fino alle sfere supreme dello quindi alla accezione persona1e ed alla legitti- Stato, ovunque si affaccino una ispirazione o un mazione signori1e del potere: una tendenza – bisogno anche lontanamente connessi con l’ob- aggiungevo – chiaramente predominante negli bligazione politica, i singoli contano se ed in sviluppi istituzionali del nostro tempo. quanto “uomini di qualcuno”: e ad ognuno di Ora non v’è dubbio che in alcuni limitati set- questi livelli notabili piccoli e grandi remunera- tori delle relazioni umane persista tuttora l’in- no seguaci fedeli e perseguitano caudatari al- clinazione a rifiutare vincoli di dipendenza per- trui, privilegiano intere collettività distribuen- sonale: per esempio nel campo dei rapporti di do il pubblico denaro come munifici “benefatto- lavoro; ma questi atteggiamenti sono sempre ri” di stampo ellenistico, arbitrano risse di sin- meno l’espressione di un intimo bisogno di in- goli e gruppi, e quando cadono trascinano nel- dipendenza individuale, e sempre più invece la l’avversa fortuna lo sciame dei propri clienti. In

134 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 condizioni simili l’eguaglianza dei cittadini si sostitutivo – dell’arbitraria decisione umana. palesa per quello che è: una mera astrazione. Si spiega cosi perché la rottura dei grandi Le tre grandi aspirazioni dello “Stato di dirit- principi dello “Stato di diritto” porti ormai to” non trovano dunque ormai più rispondenza ovunque alla costituzione di classi politiche i nella realtà effettuale: senza dubbio, almeno, cui membri, siano essi formalmente “eletti” o sono contraddette, e in misura costantemente formalmente “reclutati per concorso”, in realtà crescente, dalle tendenze ideali e pratiche do- sono tutti cooptati: classi politiche – o meglio minanti. oligarchie – tenute insieme da vincoli di dipen- Che significato bisogna attribuire a questa di- denza e di fedeltà essenzialmente personali, e vergenza? I più sono convinti che i fenomeni or che pertanto trovano in sé stesse, nella propria ora analizzati siano, e non solo formalmente, solidarietà, la legittimazione del loro potere: dei puri illeciti: comportamenti lesivi dell’ordi- oligarchie che spingono le loro radici in profon- ne giuridico se non morale, destinati a restare dità, fino ad irretire e a saldare a sé stesse, in tali fino alla loro repressione ed al ristabilimen- una compagine compatta, sempre col legame to della norma offesa, cioè al pieno ripristino delle clientele e dei séguiti personali, l’intera dello “Stato di diritto”. comunità. Ma un tale giudizio, per essere accolto anche Ma questo ordinamento noi l’abbiamo giò in- dagli storici sul loro piano, dovrebbe poter con- contrato altra volta; anzi, è una nostra vecchia tare su di un presupposto essenziale: bisogne- conoscenza: è il tipo di regime che si fonda sui rebbe cioè che tutti quei fenomeni non avessero vincoli personali, sui legami tra uomo e uomo e un nesso logico comune, non rivelassero, co- che ha regnato per secoli, tra la fine della civiltà munque considerati, di accennare un disegno classica e l’inoltrata Età moderna, cioè fra due organico, non obbedissero insomma al richia- ordinamenti egualmente ispirati invece, all’im- mo di un sistema istituzionale diverso da quello personalità del comando, alla sovranità astratta entro il quale e contro il quale si sono prodotti. della norma ed alla concezione burocratico-pro- In fondo: a quali conseguenze pratiche sta fessionale del governo. conducendo il triplice processo di corruzione e Quella a cui assistiamo non è dunque una cri- di svuotamento degli ideali dello “Stato di dirit- si transitoria dello “Stato di diritto”: è il princi- to”, di cui si è discorso poco fa? A un tipo di con- pio della sua fine, o meglio della sua trasforma- vivenza in cui, moltiplicandosi nei singoli, sul fi- zione in un regime del tutto diverso. In fondo lo di un incessante progresso tecnico, i bisogni non era scritto in cielo che esso fosse l’ultimo o che possono essere soddisfatti soltanto da pode- il più perfetto degli ordinamenti: cosi come non rosi sforzi organizzativi, l’obbligazione politica v’è nulla di paradossale nel fatto che un’età, la si estende sempre più a danno di quella privata; quale è nata sotto il segno della libertà e dell’e- e perciò tutti sono destinati, presto o tardi, a guag1ianza, proprio inseguendo tali costellazio- trovare possibilità di sopravvivenza soltanto con ni abbia finito per ritrovare le strutture dell’An- l’inserirsi, più o meno direttamente, più o meno tico regime. completamente, nel meccanismo dei pubblici Perché non è il caso di farsi molte illusioni: se servizi, delle pubbliche prestazioni. si pensa a quali formidabili strumenti la tecnica Ma una convivenza in cui tutti siano più o me- vada ogni giorno più ponendo a disposizione di no pubblici dipendenti – e nessuna civiltà “di coloro che detengono il potere politico – e uni- massa” ha mai rinunciato al progresso tecnico camente di costoro – se si pensa che tali mezzi ed al benessere materiale per avere, con un po’ sono stati finora utilizzati soltanto in minima meno di comodità, un po’ più di libertà – è una parte, non è difficile supporre che l’ultimo convivenza in cui non solo le gerarchie politiche quarto del secolo ventesimo dovrebbe vedere acquistano un peso enorme, ma la stessa auto- ovunque la costituzione di oligarchie senza rità è destinata a vedere accentuato il suo del re- eguali per stabilità ed estensione di dominio. sto naturale ed originario carattere personale: e Oligarchie nei confronti delle quali quelle, pe- ciò perché da un lato le moltitudini cercano raltro già molto solide, attestatesi nelle così istintivamente in chi comanda, a qualunque li- dette “democrazie popolari”, costituiscono sol- vello, l’ascendente carismatico; e dall’altro per- tanto un modesto anticipo; oligarchie infine al- ché i congegni amministrativi troppo complessi la cui affermazione e diffusione nel mondo do- e troppo “automatizzati” finiscono sempre col vrebbero potentemente contribuire, se non er- postulare l’intervento – correttivo o addirittura ro, le necessità storiche di organizzazione isti-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 135 tuzionale e di accelerato sviluppo economico tradizione ideale, col suo Traité des offices, teo- delle genti di colore. rizzò e superò quell’abuso trasformandolo in un Le grandi tendenze della storia, obbedendo rispettabile istituto. Un istituto in virtù del qua- alla logica di evoluzioni secolari, sono irreversi- le, come tutti sanno, si rafforzò poi, inaspettata- bili, e, in quanto fenomeni collettivi, sono sot- mente, una delle fondamentali garanzie per tratte pressocché interamente alla determina- l’imparzialità dell’amministrazione: l’inamovi- zione di singoli uomini, di singoli gruppi: si bilità del magistrato. può unicamente comprenderle e quindi (ma Una prospettiva amara? Forse. Ma certo sol- soltanto in qualche caso, a prezzo di sforzi ec- tanto per gli spiriti deboli: per coloro che si cezionali e con risultati generalmente modesti) aspettano lo “Stato ideale” e la fine delle umane rallentarle o accelerarle. fatiche ad ogni svolta della storia. Noi tecnici della politica e del diritto siamo Ad ogni modo, dai tempi di Machiavelli – an- necessariamente e profondamente influenzati – zi: da quelli di Tucidide – è sempre toccato a co- in ogni nostra veduta, in ogni nostro giudizio di loro che scrutano per mestiere la natura della valore – dalla imponente tradizione dottrinale politica – anche ai più umili e modesti artigiani “moderna” che si ispira alla concezione “giuri- di questa professione – il duro privilegio di dica” dell’obbligazione pubblica e che toccò già chiamare le cose con il loro nome e di aiutare il suo vertice appunto con l’idea dello “Stato di gli uomini a non confondere la realtà effettuale diritto”: una tradizione di cui siamo gli epigoni con i propri sogni. e di cui, per ciò stesso, pateticamente attestia- mo il carattere ed i limiti “storici”. Ci sembra Nota complementare dunque, nonché doloroso, addirittura impossi- Le estese, vivaci discussioni che questa prolu- bile rinunciare ad alcuni tra quei principi es- sione ha suscitato, e che si sono sviluppate fra il senziali, per cercarne altri e diversi. Eppure io momento in cui essa fu pronunciata e la sua at- credo che proprio a questo esemplare sacrificio, tuale pubblicazione, rendono opportuno preci- a questa nobile prova del dovere professionale sare alcuni punti del mio pensiero, rimasti in sia chiamata la nostra generazione. ombra per effetto della concisione cui obbliga Perché anche qui, naturalmente, due sono gli generalmente il breve arco di una lezione per di atteggiamenti possibili. Possiamo irrigidirci più inaugurale. nella fedeltà alla concezione che tramonta e Sgombro subito il campo dal pericolo di un scegliere di inabissarci con essa; allora i nostri equivoco che forse io soltanto mi immagino di manuali di diritto costituzionale assomiglieran- vedere: come ho detto del resto già più volte nel no sempre più ad un libro che – per lo spirito e contesto del discorso, le considerazioni che ho la temperie nelle quali fu scritto – ci riguarda esposto sono esclusivamente personali, non co- molto da vicino: al De ordine palatii di Incmaro stituiscono cioè espressione di un pensiero col- di Reims: nostalgica trasfigurazione di un or- lettivo e non rappresentano una qualsiasi posi- mai perduto “Stato di diritto” burocratico-pro- zione ufficiale; e ciò perché – a parte l’allergia fessionale di conio romano-carolingio, contrap- di cui soffro a parlare in nome o per conto di posta con ostinazione commovente alla feuda- terzi – se avessi supposto che le mie diagnosi lità che invece si preannuncia attraverso il erano più o meno largamente condivise, avrei trionfante dilagare, nelle istituzioni, delle auto- discorso d’altro, il compito di un ricercatore es- rità signorili e dei vincoli personali: in una pa- sendo quello di rintracciare nuove verità non di rola, contrapposta alla civiltà medievale. compiacersi di quelle ormai acquisite. Oppure possiamo seguire l’esempio di un Ma una certa meraviglia mi ha procurato – lo grande, originale giurista francese la cui imma- confesso – la colorazione “pessimistica” che al- gine – lo confesso – mi torna di questi tempi cuni autorevoli colleghi hanno creduto di vede- sovente alla memoria: l’esempio di Charles Loy- re nelle mie considerazioni. Una attenta lettura seau, che, alla fine del secolo sedicesimo, tro- del testo della prolusione convincerà tutti, ne vandosi dinnanzi alla prassi imperante della ve- sono sicuro, che – come del resto hanno subito nalità delle cariche – vero obbrobrio per un le- visto i colleghi Giacchi e Maranini – non di gislatore ortodosso e servitore dello “Stato di “pessimismo” si tratta ma semplicemente di diritto” quale egli era – ascoltò il richiamo alla quella distaccata obbiettività che costituisce il concretezza che gli veniva dal dovere professio- dovere più elementare dello studioso. nale, e, facendo coraggiosa violenza a tutta una Il compito professionale di quest’ultimo, in-

136 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 fatti, consiste, come tutti sanno, nella compren- sa è giustificata dalle ragioni di autonomia tec- sione di un certo settore della realtà, e quindi, nica or ora constatate, ma che la solitudine con partendo dall’analisi concreta dei dati di fatto, cui si paga la sua siderale purezza può essere nella previsione, quanto più possibile approssi- con coerenza sopportata sopra tutto da un cri- mata, degli sviluppi che in quel settore, secondo stiano. Tuttavia la domanda formulata da uno il calcolo attuale delle probabilità, stanno per studioso in cui la cultura e la sensibilità dello verificarsi; se vuol fare il suo dovere lo studioso storico e del giurista si conciliano mirabilmente – nel nostro caso lo studioso dei fenomeni poli- con la profondità del pensatore cattolico, non tici – deve includere nel suo campo di osserva- può certo esser lasciata senza risposta. zione tutti i fattori che – direttamente o indi- I grandi tipi di ordinamento politico mutano rettamente, da vicino o da lontano – esercitano e si succedono col trasformarsi, nel tempo e o potranno esercitare una qualsivoglia influen- nello spazio, delle condizioni, dei bisogni e del- za sul processo di cui egli si occupa, e di tutti le aspirazioni degli uomini – popoli o genera- questi fattori deve misurare con sereno distacco zioni – cui devono servire. Ogni tipo di giustifi- il peso e la portata effettuali. cazione dell’obbligazione politica, ha, con la Le ideologie, i programmi, i propositi e le conseguente struttura istituzionale, una vali- aspirazioni dei singoli e dei gruppi, devono es- dità assoluta per l’età a cui appartiene: sarebbe sere considerati e valutati così, nell’ipotesi sto- stato un folle, per esempio, chi avesse voluto rica, quasi come forze fisiche: se lo scienziato si sostituire, nel secolo XII, il vincolo dello “Stato lascia sopraffare dalle sue preferenze di uomo e di diritto” burocratico-professionale all’obbliga- parteggia per l’una o per l’altra posizione, pre- zione feudale, o chi si fosse adoperato, alla fine giudica fatalmente, con l’obbiettività del calco- del secolo XIX, per restaurare il principato pa- lo, l’attendibilità delle sue interpretazioni e pre- trimoniale. Ma quando un ordinamento tra- visioni. Naturalmente egli può sbagliare i suoi monta, perché nelle coscienze si spengono le calcoli: e tutte le contestazioni e le critiche sa- convinzioni su cui esso si basa, nessuna forza al ranno legittime se rivolte a questo aspetto della mondo può impedirne il declino e la scomparsa. sua attività; una cosa non gli si potrà mai rim- Il cristiano, nel corso dei secoli, ha accettato proverare – perché equivarrebbe a chiedergli di di volta in volta queste generali specificazioni rinunciare al proprio dovere – : di non aver dell’organizzazione del potere, trovando in cia- “parteggiato” per una qualsiasi delle posizioni scuna di esse elementi positivi ed elementi ne- di cui ha calcolato la forza e la probabilità di gativi, cercando di sviluppare i primi e di circo- durata. scrivere i secondi. Praticamente ognuno dei si- Il compito dello scienziato si arresta qui: le stemi istituzionali che si sono succeduti in Oc- sue diagnosi e le sue prognosi passano nelle cidente, da venti secoli in qua, ha ricevuto, mani degli eventuali interessati, i quali hanno maggiore o minore, una impronta cristiana: il sempre la possibilità teorica di modificare – se tardo Impero, la monarchia romano-barbarica, ci riescono – la verità “attuale” di quelle previ- la monarchia carolingia, l’ordinamento feudale, sioni e di quei giudizi, variando, per effetto del- il libero Comune, il principato territoriale-pa- la loro libera determinazione, i dati naturali su trimoniale, la monarchia assoluta, lo Stato di cui quelli si basano. E in tal caso lo scienziato, polizia, lo Stato rappresentativo. riconoscendo e includendo quei mutati valori Il cristiano, di questi regimi, ha respinto e nel quadro di nuove rilevazioni, riprenderà a aspramente combattuto talvolta singole concre- sua volta la propria fatica in una vicenda neces- te attuazioni, perché non poteva approvare il sariamente senza fine. comportamento etico e religioso di coloro che Ma il collega Orio Giacchi, pur riconoscendo le impersonavano; ma di questi regimi ha vissu- la piena legittimità della autonoma posizione to il trionfo e la decadenza come ogni altro uo- “scientifica” su cui mi sono sempre mantenuto, mo: consapevole cioè del fondamento esclusi- si è chiesto sostanzialmente se essa – dato che vamente terrestre e non soprannaturale della la materia di cui si discute è costituita dalle loro validità e delle loro strutture. Il ricorrere esperienze politiche in corso – basti non solo nella storia dei tipi fondamentali di ordinamen- allo studioso, ma anche al cattolico. Evidente- to politico, fa sì che si possano ritrovare, nelle mente non mi sarei con tanta tranquillità atte- secolari stratificazioni della tradizione cristia- stato su quella scomoda ed impervia posizione na, i precedenti dottrinali di determinate “ac- se non fossi da tempo convinto che non solo es- cettazioni”; così, per esempio – e l’ho fatto an-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 137 ch’io – si possono rintracciare, presso taluni ritengo effettivamente che la fase discendente, o scrittori e talune scuole cristiano-medioevali, meglio di smobilitazione, del regime rappresen- concetti e teorie che si accordano con i presup- tativo e, più in- generale, il declino dello “Stato posti dell’odierno regime rappresentativo: ma di diritto”, non solo siano cominciati da tempo tutti sappiamo che altrettanti precedenti dottri- ma si trovino già in uno stadio abbastanza nali esistono, e si possono reperire, di “convi- avanzato. Devo soltanto avvertire il lettore di venze” con regimi del tutto diversi. queste pagine che le comprensibili esigenze di Ora se, di fronte agli ordinamenti politici, il una lezione inaugurale, e i diritti di un uditorio cristiano si trova nella stessa posizione di ogni non specializzato, mi hanno indotto a tralascia- altro vivente, ben diversa appare la sua sorte re tutta una serie di considerazioni squisita- quando si tratta di dare un significato a questa mente tecniche il cui peso, a favore delle con- condizione umana: perché, mentre al non-cre- clusioni prospettate, eguaglia e forse perfino dente è difficile escogitare una risposta che at- supera quello esercitato dagli argomenti che ho tribuisca valore positivo a tale condizione, il invece utilizzato. cristiano trova proprio nella transitorietà delle Mi riferisco specialmente agli effetti distrutti- esperienze istituzionali la riprova della sua vo- vi che l’avanzamento della ricerca scientifica cazione ad un’altra e trascendente cittadinanza. nei campi della psicologia e della logica sta La più illuminante esegesi al fondamentale te- esercitando su alcuni capisaldi concettuali dello sto rivelato di Matteo XXII 21 è pur sempre co- “Stato di diritto” e del regime rappresentativo, stituita dalle stupende parole del misterioso come la teoria del “consenso” e del fondamento apologeta che nel Secondo secolo scriveva: “I “consensuale” del potere, o le idee circa l’“inte- cristiani abitano la propria patria, ma come pe- resse” e il “danno” individuali e collettivi e le regrini: partecipano a tutto come cittadini, ma dipendenti teorie sul calcolo e la comparazione tutto sopportano come stranieri: ogni terra di questi valori; effetti distruttivi che ormai mi- straniera è patria per loro, ed ogni patria stra- nacciano da vicino, nei suoi presupposti, anche niera. Sulla terra passano l’esistenza, ma in cie- l’ultimo prodotto della tradizione politica occi- lo sono cittadini” (Epistula ad Diognetum, V). dentale “moderna”: la dottrina “materialistica” In virtù di questo essenziale “distacco” nessuno, della Società e dello Stato. dunque, più del cristiano, è consapevole della E mi riferisco infine ai molteplici strumenti transitorietà anche degli ordinamenti vigenti ed di orientamento che la indagine tipologica e è preparato ad assistere al loro declino: nessuno storica delle istituzioni è in grado oggi di offri- meglio di lui può capire come si possano avver- re, aiutandoci a capire a quale tipo di ordina- tire e si debbano registrare serenamente i segni mento appartengano le nostre istituzioni e premonitori dei mutamenti futuri. quindi, subordinatamente, in quale stadio del Certo, per noi uomini della metà del secolo relativo sviluppo approssimativamente noi ci ventesimo, è difficile, e forse angoscioso, pensa- troviamo. Si radicano qui tra l’altro le conside- re che il regime rappresentativo, e alcuni alme- razioni che investono il rapporto fra assetto no dei principi e dei concetti su cui si basano le istituzionale ed ampiezza delle prestazioni col- nostre attuali istituzioni politiche, sono desti- legate all’obbligazione politica: da quelle con- nati ad evolversi e a trasformarsi in altri ideali, cernenti il ritorno in atto del governo “per rap- in altri ordinamenti, in un altro tipo di giustifi- presentanza” (i “parlamenti” sovrani) al gover- cazione dell’obbligazione politica. Noi sappiamo no “per consiglio” (collegi tecnici consultivi) con assoluta certezza, in base ad un calcolo come conseguenza del transito da una conce- inoppugnabile delle probabilità storiche, che zione limitativa ad una invece nuovamente ciò accadrà: sconosciuti sono soltanto il ritmo estensiva dei compiti dei pubblici poteri, alle al- cronologico di tale mutamento e la direzione tre che riguardano la storica vocazione conser- precisa in cui esso avverrà. Scrutare nelle bru- vatrice dei regimi rappresentativi, e il riapparire me di questo ignoto é appunto il compito che della concentrazione dell’autorità (dalla “tiran- spetta allo studioso: un compito in cui sovente nide” ellenica in poi) ogni volta che si avvicina- capita di fallire ma che l’impiego di strumenti no e si impongono trasformazioni strutturali di indagine ormai numerosi ed abbastanza per- profonde o particolarmente accelerate. Tutte fezionati può rendere meno aleatorio. prospettive, come si vede, le quali richiedono Malgrado sia consapevole delle difficoltà che discorso ed esame ben più estesi di quelli che condizionano le diagnosi di questo genere, io invece mi erano qui consentiti.

138 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia La Padania e le grandi regioni

di Gianfranco Miglio

Articolo pubblicato su Il Corriere della Sera, ducibili) - geoclimatiche, economico-sociali, 28 dicembre 1975. istituzionali eccetera - fra le diverse grandi-re- gioni della penisola, erano molto maggiori di l presidente della Regione Lombardia in una quelle su cui si basava la separazione fra i prin- intervista concessa al settimanale “Il Mondo”, cipali Stati europei; Imi ha recentemente chiamato in causa a pro- 2) che la gestione unitaria dello Stato italiano posito dell’idea di una “Padania” politico-ammi- era sempre consistita in un equivoco: cioè in un nistrativa. E’ sostanzialmente vero che io pensi complesso di norme ed istituti solo formalmen- a questa prospettiva, e da molto tempo: dagli an- te “nazionali”, ma in realtà interpretati ed appli- ni della Resistenza e dall’immediato secondo do- cati, in ognuna di quelle grandi-regioni, in modi poguerra, quando mi interessavo al movimento e misure tanto diversi da togliere ogni valore al- federalista “esterno” che si esprimeva nel foglio la apparente omogeneità; “Il Cisalpino”. 3) che le “Regioni” del Titolo V della Costituzio- Ma ciò che già allora mi differenziava da que- ne erano unità amministrative la cui dimensio- gli amici - e che mi distingue ora da eventuali ne corrispondeva tutt’al più alle esigenze dello compagni di strada - è un divario fondamentale Stato ottocentesco: tant’è vero che erano state di atteggiamento: io non mi preoccupo affatto di “inventate” dai tecnici di governo liberali, spe- sapere se tale soluzione del “caso italiano” si cialmente piemontesi, tra il 1859 e il 1865: nel debba o non si debba realizzare, se cioè sia giu- 1948 erano già largamente anacronistiche. sta, bella, buona, e magari “progressiva”: penso Queste conclusioni furono generalmente ac- soltanto che sia inevitabile. Nel senso che, se cettate dagli specialisti: ma nessuna forza politi- qualcuno vorrà governare questo paese, non po- ca si curò di trarre le conseguenze che ne deri- trà mai farlo seriamente senza riconoscere che vavano sul piano operativo. esso non fu mai né sarà mai - per una folla di ra- Senonché nel frattempo, sempre sulla stessa gioni - uno “Stato” unitario. linea di considerazioni, sono venute a galla due Se in certi momenti l’amministrazione “na- altre “verità” con le quali sarà davvero difficile zionale” è sembrata funzionare, ciò è accaduto evitare di fare i conti. perché alcune parti del paese erano politicamen- La prima riguarda il livello di “degrado” del- te “in letargo” e nelle altre le forze economi- l’amministrazione pubblica centrale italiana: co-sociali si autoregolavano, dando luogo - in- per chi s’intenda un po’ di questi problemi è or- consapevolmente e quindi anche casualmente - mai chiaro che qui da un pezzo è stato ormai ad un equilibrio la cui stabilità sarebbe entrata superato il punto del “non ritorno”. Nessuno - in crisi non appena fossero diventati necessari neppure la frazione più seriamente autoritaria interventi eteroregolanti. dell’attuale classe politica italiana, e cioè i co- Negli anni Cinquanta e nella prima metà dei munisti - riuscirà a restituire credibilità ed effi- Sessanta, con una parte dei miei allievi, promos- cienza all’apparato amministrativo centrale di si e condussi una serie di ricerche nel campo questo paese. Tale apparato potrà sopravvivere della storia delle istituzioni, e sopra tutto della soltanto se (a parte la politica estera e la con- storia amministrativa italiana (ricerche a cui nessa difesa) abbandonerà ogni illusione di po- contribuirono poi studiosi di ogni scuola: per ter gestire il governo-amministrazione in senso esempio anche il Ragionieri) dalle quali fra le stretto, e si limiterà ad assumere (e a svolgere molte altre uscirono dimostrate tre cose: realmente) funzioni di coordinamento e di dire- 1) che le differenze “ereditarie” (e quindi non-ri- zione.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 139 L’impossibilità di restaurare l’antico modello re, in modo finalmente davvero autonomo, le di governo centrale dipende anche, e in misura scelte relative al tipo di avvenire verso cui ten- essenziale, dalla seconda “verità” emergente: dere, tutti insieme, classi dirigenti e popolazioni l’aumento accelerato dei servizi e delle presta- del Sud? zioni pubbliche, il continuo accrescersi dei rap- Considerata la pietosa esperienza dello Stato porti fra i singoli e fra i gruppi, l’incessante dif- “nazionale- unitario” - cioè dell’”ammucchiata”, ferenziarsi delle esigenze e delle situazioni, ren- che, lungi dal contrastare il tradizionale cliente- dono sempre più difficile anche alle più efficien- lismo, lo ha addirittura esteso al resto del paese ti compagini statuali, continuare a gestire “di- - l’unica esperienza alternativa da tentare è rettamente” il potere, nelle sue diverse manife- quella costituita dalla consapevole integrazione stazioni. tra grandi aggregazioni geo-economicamente Questo mutamento sfocia nella contempora- omogenee: il Nord, il Centro, il Sud (più le due nea ricerca di una “minore” dimensione ottima- isole autonome). le su cui reimpiantare i ruoli tradizionali dello E vengo alla seconda obiezione. Si dice: il Stato, e di un tipo di funzione coordinatrice (da presidente Fanti ha lanciato l’idea della “Pada- attribuire a livelli superiori, compreso quello nia” perché i comunisti controllano già - di fat- dell’ex-Stato) rispetto al quale il vecchio model- to o in prospettiva - la maggioranza delle Regio- lo “federale” appare solo un precedente storico. ni che in quel progetto dovrebbero essere impli- Alla luce di tale sviluppo, se lo Stato italiano cate. appare troppo grande per governare, la Regione Può darsi che sia così. Ma non credo affatto è invece troppo piccola. che una attesa di questo genere sia destinata a Si dirà che i politici hanno ben altro da fare risolversi in un facile trionfo del “modello orien- che ascoltare le diagnosi dei politologhi: ma io tale”. Io sono convinto che l’”eurocomunismo” sono fermamente convinto che quando il gran (cioè l’espansione verso ovest attraverso sostan- polverone sollevato sul “caso italiano” si sarà di- ziali modificazioni del tipo di assetto economi- radato, si dovrà riconoscere che questo paese è co-politico in vigore all’Est) costituisca uno svi- ingovernabile per le ragioni strutturali di cui mi luppo inevitabile. Ma credo anche che si tratterà sono occupato fin qui. di una trasformazione faticosa, tormentosa e pe- Contro questa prospettiva sono state sollevate, ricolosa (per tutti: a cominciare dai comunisti): tra le altre, due principali obiezioni: una esplici- una trasformazione che troverà i suoi momenti ta, l’altra meno. Comincio dalla prima. decisivi proprio là dove estesi ceti medi, abituati Si pensa che una aggregazione delle regioni ad un livello di vita continuamente crescente, padane (resa ovvia dalla omogeneità geo-politica sembrano pronti a difendere il controllo di una ed economico-sociale) implichi un disinteresse, parte dei mezzi di produzione come un diritto o addirittura una ostilità per il Meridione e per i originario e non ad accettarlo come una grazio- suoi tuttora irrisolti problemi. sa concessione del potere politico. Pensieri di questo genere avrebbero una par- Una situazione sociale di questo genere si ha venza di legittimità se la politica fino ad ora svi- proprio nel “poligono padano”: non certo nel luppata a livello nazionale nel confronti degli Sud, dove, se non s’aggrega presto una classe abitanti del Sud italiano, fosse da questi ultimi politica locale degna di questo nome e sopra giudicata complessivamente soddisfacente. Il tutto autonoma, l’instaurazione di un regime che non è (come tutti sanno). In tali condizioni comunista del tipo bulgaro (tanto per fare un i “meridionalisti”, quando insorgono contro il esempio), ad un certo punto, potrebbe non es- progetto di aggregazione “padana”, hanno tutta sere oggettivamente poi molto difficile. l’aria di difendere non gli interessi dei loro rap- Certo, si tratta di rompere con venerate tradi- presentati ad un autonomo sviluppo, ma soltan- zioni sentimentali; ma io credo davvero che sia to le abitudini, i privilegi e le strutture clientela- ora di pensar meno all’”Italia” (che è un’astra- ri in cui si è decomposta fin qui la così detta zione) e piuttosto invece agli “Italiani”, che so- “politica per il Sud”. no una realtà concreta. Del resto nelle buone Allora il ragionamento da fare è questo: non è famiglie di una volta, quando le cose andavano forse praticamente più produttivo e formalmen- male, che cosa si faceva? Il genitore “responsa- te più corretto, chiedere alle Regioni in cui il bilizzava” i figli mandandoli a cercare indivi- Meridione attualmente si disarticola di raggrup- dualmente quella fortuna che, stando tutti den- parsi stabilmente per definire prima e poi gesti- tro casa, non avevano saputo o potuto trovare.

140 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia Risposta a Cacciari

di Gianfranco Miglio

Questa lettera si inserisce nel dibattito sul fe- Seicento, e sopra tutto nel mondo medioevale, i deralismo che vide protagonisti Gianfranco Mi- confini non erano un “destino”. glio e Massimo Cacciari. Essa risale all’ottobre Ma il flauto che guida la danza del cambia- 1993. mento, è il (periodico!) declino del “patto politi- co” (fedeltà) e l’emergere del contratto-scambio. Caro Massimo, Il “federalismo”(dai tempi di Giovanni Althusio!) ho gradito la tua lettera, anche perché mi con- è sempre stato legato al primato del “contratto”: ferma che il nuovo impegno in campo ammini- e un contratto non crea mai un potere “sovra- strativo non cancellerà la tua preziosa partecipa- no”, perché l’efficacia di un sistema di contratti zione ai dibattiti in tema di pensiero politico. riposa sul fatto che i contraenti hanno interesse Quello che ormai la cultura americana chiama ad osservarli, sotto pena di essere esclusi dalla il “nuovo federalismo “, è (come del resto anche convivenza di coloro i quali “scambiano”. La for- tu riconosci) una vera e propria “rivoluzione”: è tuna attuale del diritto internazionale “privato” forse la più importante delle molteplici rivolu- nasce da qui, e non dal fatto che esista la Corte zioni che si intrecciano a illuminare la meravi- dell’Aja. gliosa “fine secolo” in cui viviamo. Noi stiamo entrando in un’età caratterizzata Mentre il vecchio “federalismo” era uno stru- dal primato del “contratto” e dall’eclissi del pat- mento (tollerato) per generare, presto o tardi, to di fedeltà (pensa alla fine dell’indissolubilità` uno Stato unitario il “nuovo federalismo” è un del matrimonio!). Dopo due secoli di ossessivo e modello istituzionale creato per riconoscere, ga- crescente appello al patto di fedeltà (e alla “poli- rantire e gestire le diversità. Per quattro secoli tica”) il pendolo della storia ci porta verso l’indi- la cultura europea ha, ossessivamente, coltivato vidualismo e la libertà di contratto. i miti dell’unità e dell’omogeneità, funzionali al- Già oggi dappertutto l’esercizio del potere de- lo “Stato moderno”. Dentro lo Stato tutti uniti e cisionale ha perso il suo carattere di “Macht- solidali, nell’ordine e nella pace; fuori dello Sta- spruch”, di “pronuncia di potenza”, e ha preso la to la guerra e la legge della jungla. Prestissimo, forma di “arbitrato” e di “negoziato”. E gli ordi- nei miei “Arcana Imperii”, uscirà la traduzione namenti “federali” sono sistemi in cui si tratta e dei libro di Patrick Riley sulla Volontà generale, si negozia senza soste. in cui si scoprono le origini teologiche del mito Un altro punto cruciale: poiché le “diversità” dell’unità. continuano ad evolversi e ad emergere, le Costi- Con il declino dello Stato “unitario” (“nazio- tuzioni federali saranno sempre più “a tempo nale”) tramontano anche i miti della sovranità e determinato”, e non “atemporali” come il vec- dei confini. chio Stato unitario (fondato per l’eternità): sa- Circa la prima, ciò che contrassegna il vero ranno Costituzioni modificabili ogni trenta-cin- ordinamento federale è la presenza di una plura- quant’anni. lità di “sovranità”; almeno due: quella degli Sta- Ma la più grande rivoluzione che si compie ti-membri e quella dello Stato-federazione. Ma sotto i nostri occhi, con il declino dello “Stato pluralità di sovranità equivalenti significa: nes- unitario” (sovrano e “nazionale”) è la ricompo- suna sovranità. sizione della originaria “convivenza delle gen- Circa i “confini” essi sono uno sciagurato pro- ti”: prima che nascesse lo “Stato moderno”, e la dotto dello “Stato moderno” (e, prima ancora, così detta “Comunità internazionale”, sul piano dell’egemonia degli agrimensori nella costruzio- giuridico e concettuale, non c’era un “dentro” e ne del diritto romano di proprietà): prima del un “fuori” – un “dentro” legittimo e legale, e un

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 141 “fuori” abbandonato alla legge del più forte (o italiano) saranno “neofederali”. del più fortunato) -. Tutte le regole erano pro- Certo (come sempre) decisivo è il problema di dotto non di istanze “sovrane” (pensa alla debo- fissare (riconoscere) i due punti di aggregazione lezza delle pronunce papali o imperiali) ma di (“cantone”, o come lo si vorrà chiamare, versus relazioni contrattuali. Oggi la gestione dei pro- “autorità federale”) per fondare il rapporto dia- blemi interni degli Stati tende sempre più ad lettico permanente su cui poggerà il sistema. assomigliare a quella delle controversie un tem- Non per attribuire all’uno o all’altro una inutile po chiamate “internazionali”; e la svolta è stata “sovranità”: perché il potere di decidere le con- rappresentata dalla fine del “bipolarismo”: apo- troversie sarà intermittente e suscitato da una geo dell’”ordine” statal-internazionale, e quindi clausola del contratto di fondazione. dei vecchio sistema. Tu hai ragione quando avverti che è molto im- Sono queste considerazioni che vanno tenute portante determinare le funzioni e le strutture presenti se si vuole capire il “nuovo federalismo” delle aggregazioni interne (a valle) dei soggetti ed il suo significato storico: sopra tutto se si membri della federazione (Municipi, Regioni, vuol distinguere il vero federalismo dal vari “au- eccetera). È un capitolo tutto da inventare. tonomismi” e “regionalismi” in circolazione, Ma qui debbo rivelarti un dubbio che mi rat- che rappresentano soltanto travestimenti del trista: come si atteggerà la tecnica dell’antico vecchio Stato unitario. “jus publicum europaeum” (vulgo: cosa faranno Io sto concentrando tutte le mie idee a propo- i giuspubblicisti) davanti al compito enorme di sito di questi temi, in una “plaquette” Costitu- “reinventare” il nuovo modello di ordinamento zione federale. La ragione contro il pregiudizio; politico europeo? Ho paura che la capacità crea- ma la farò uscire dopo le elezioni: quando si tiva della nostra cultura giuridica sia ormai aprirà (se si aprirà!) il dibattito sulle riforme co- spenta, e che arrivi quindi priva di forze all’ap- stituzionali (che tu, giustamente, giudichi indi- puntamento con la storia. spensabile). Spero di sbagliarmi. Ti abbraccio, tuo Sono convinto che, fra quarant’anni, tutti gli ordinamenti dei paesi civili (tranne forse quello Gianfranco Miglio

142 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia Il Decalogo di Assago

Il Decalogo di Assago è stato redatto da Gian- pubbliche Federali e dal responsabile del Governo franco Miglio, con contributi dei collaboratori di una delle cinque Regioni che per prime hanno della Fondazione Salvadori. È stato presentato sperimentato un’autonomia avanzata, cioè quelle ad Assago, il 12 dicembre 1993, al Secondo indicate come Regioni a Statuto Speciale, che Congresso della Lega Lombarda. ruotano in tale funzione. Le decisioni relative al settore economico e finanziario, e altre materie Art. 1 - L’Unione Italiana è la libera associazione indicate tassativamente dalla Costituzione defini- della Repubblica Federale del Nord, della Repub- tiva, devono essere prese dal Direttorio all’unani- blica Federale dell’Etruria e della Repubblica Fe- mità. derale del Sud. All’Unione aderiscono le attuali Art. 7 - Il Governo dell’Unione è competente per Regioni autonome di Sicilia, Sardegna, Valle la politica estera e le relazioni internazionali, per d’Aosta, Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia 1a difesa estrema dell’Unione, per l’ordinamento Giulia. superiore della Giustizia, per la moneta e il credi- Art. 2 - Nessun vincolo è posto alla circolazione to, per i programmi economici generali e le azioni ed all’attività dei cittadini delle Repubbliche Fe- di riequilibrio. Tutte le altre materie spettano alle derali sul territorio dell’Unione. Tale libertà può Repubbliche Federali ed alle loro articolazioni. Il essere limitata soltanto per motivi di giustizia Primo Ministro nomina e dimette i Ministri i quali penale. agiscono come suoi diretti collaboratori; la loro Art. 3 - Le Repubbliche Federali sono costituite collegialità non riveste alcun rilievo istituzionale. dalle attuali Regioni, sia a Statuto ordinario che Il primo Ministro può essere deposto dal voto qua- speciale; le Regioni a Statuto ordinario gestisco- lificato dell’Assemblea Politica dell’Unione. no le stesse competenze attualmente attribuite Art. 8 - Il sistema fiscale finanzia con tributi mu- alle Regioni a Statuto speciale. Plebisciti defini- nicipali le spese dei Municipi medesimi. Il gettito ranno l’area rispettiva delle tre Repubbliche Fe- degli altri tributi viene ripartito fra le Repubbli- derali. che Federali in funzione del luogo dove la ric- Art. 4 - Ogni Repubblica Federale conserva il di- chezza è stata prodotta o scambiata, fatte salve la ritto di stabilire e modificare il proprio ordina- quota necessaria per il finanziamento dell’Unione mento interno; ma in ogni caso la funzione ese- e la quota destinata a finalità di redistribuzione cutiva è svolta da un Governo presieduto da un territoriale della ricchezza. Governatore eletto direttamente dai cittadini del- Art. 9 - Nei bilanci annuali e pluriennali dell’U- la Repubblica stessa. nione delle Repubbliche Federali deve essere sta- Art. 5 - La Dieta provvisoria di ogni Repubblica bilito il limite massimo raggiungibile dalla pres- Federale è composta da cento membri, tratti a sione tributaria e dal ricorso al credito sotto qual- sorte fra i consiglieri regionali eletti nell’ambito siasi forma. Le spese dell’Unione, delle Repubbli- della Repubblica medesima. Secondo la Costitu- che Federali, delle Regioni e degli Enti territoriali zione definitiva la Dieta sarà eletta direttamente minori e di altri soggetti pubblici, non possono in dai cittadini. Le Diete riunite formano l’Assem- alcun momento eccedere il 50% del prodotto in- blea Politica dell’Unione. La funzione legislativa terno lordo annuale dell’Unione. La Sezione eco- spetta esclusivamente ad un altro Collegio rap- nomica della Corte Costituzionale è incaricata di pre-sentativo, formato da 200 membri, eletti da vegliare sul rispetto di questa norma e di prende- tutti i cittadini dell’Unione e articolato in una re provvedimenti anche di carattere sostitutivo. pluralità di corpi e competenze speciale. Art. 10 - Le Istituzioni e le norme previste dalla Art. 6 - Il governo dell’Unione spetta ad un Pri- Costituzione promulgata il 27 dicembre 1947, che mo Ministro, eletto direttamente dai cittadini del- non siano incompatibili con la presente Costitu- l’Unione stessa. Egli esercita le sue funzioni coa- zione Federale provvisoria, continuano ad avere diuvato e controllato da un Direttorio da lui pre- vigore, fino all’approvazione, con Referendum Po- sieduto e composto dai Governatori delle tre Re- polare, della Costituzione Federale definitiva.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 143 AAntologiantologia Intervento al Secondo Congresso della Lega Nord

di Gianfranco Miglio

Testo dell’intervento al Secondo Congresso esempi storici di società che sono scomparse per della Lega Nord, Bologna, 6 febbraio 1994. Re- eccesso di parassitismo. gistrazione a cura di Giorgio Milanta e trascri- Chi è il parassita? Il parassita è colui che non zione di Elena Fornara. produce ricchezza, ma vive consumando quella prodotta dagli altri. Questa è la definizione più Cari Amici Leghisti, lineare del parassita. Parassiti sono i conquista- vi sarete accorti della rabbia, del furore con tori di un tempo. I Turchi, per esempio, sono cui è stato accolto, il giorno dopo l’Assemblea di stati nel tempo i più formidabili organizzatori Assago, il nostro progetto di Costituzione fede- dell’azione politico-militare e dello sfruttamento rale, che io chiamo il breviario di Assago, perché dei vinti. Un tempo il vinto doveva lavorare per è un concentrato in dieci articoli di quello che il vincitore. Poi la civiltà politica poco a poco ha sarà l’ossatura della costituzione federale futura. ridotto queste presenze, ma ci sono ancora delle Dietro ognuno di quei dieci articoli i tecnici tracce di questa dominazione. hanno subito capito che c’era tutto un lungo Ora, la reazione rabbiosa che noi abbiamo do- pensiero, un lungo lavoro di preparazione; e vuto fronteggiare è dipesa del fatto che coloro i proprio in relazione a quello, io oggi vi darò un quali sanno per quali canali più o meno oscuri esempio di come noi stiamo lavorando per allar- arrivano nelle loro tasche i danari di cui godono, gare e rifondare questo modello di costituzione la ricchezza di cui godono, sono prontissimi a federale. capire se c’è un pericolo di taglio di quei canali. Ma perché quella reazione così rabbiosa? Per- E la costituzione federale è una classica costitu- ché tutti si sono messi a sparare all’impazzata zione fatta contro il parassitismo. Non c’è nella prima ancora di avere letto il testo dei dieci arti- storia e nel mondo un paese a regime federale coli? Vedete: in ogni comunità politica di tutti i che presenti il grado di parassitismo e di corrut- tempi e di tutti i luoghi c’è sempre una certa tela di cui siamo “beneficiati” noi oggi. percentuale di cittadini che vivono alle spalle D’altra parte, la reazione è anche comprensi- degli altri. Carlo Marx ha guadagnato l’immorta- bile. Perché sono antifederalisti e sono centrali- lità perché è riuscito a dimostrare il modo con sti? E tirano fuori le icone, i santi, la patria che cui i proto-imprenditori capitalisti sfruttavano il piange perché viene minacciata nella sua inte- proletariato industriale. Poi sulla base di quella grità? Perché centralismo e parassitismo sono dottrina è stato costruito un sistema in cui una due fenomeni strettamente collegati fra di loro. gigantesca burocrazia sfruttava i pochi cittadini Io devo scusarmi con voi se oggi parlo di pidoc- dell’Unione Sovietica che lavoravano e produce- chi, cioè di parassiti. Ma cosa volete farci… Il vano. paese che siamo chiamati a cercare di cambiare Il grado di civiltà politica di un paese dipende è fatto così: è un paese ammalato da un esercito dal modo con cui si riesce a limitare la quantità di pidocchi. Senza mutare il sistema costituzio- e la presenza dei parassiti. I parassiti sono nella nale centralizzato, noi non riusciremo a soprav- società così come sono sugli animali. Chi di voi vivere. ha un cane o un gatto sa che a un certo punto, Questa è una convinzione che si è radicata an- se i parassiti crescono al di là di un certo limite che nei parlamentari della Commissione bica- l’animale muore. E muore una società. Ci sono merale. Perché il progetto di cui dirò subito

144 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 qualche cosa e dirò male tra un momento, e che ma federale che rovesci la piramide fiscale e hanno proposto, è proprio fatto nella convinzio- clientelare creando rapporti diretti fra i centri di ne che restaurare lo Stato centralizzato è mate- poteri minori in cui si suddivide il potere cen- rialmente impossibile. E che bisogna passare a trale e i cittadini. Solo così nasce la garanzia una struttura pluralizzata; loro hanno detto al fondamentale di una costituzione federale, nel limite di una costituzione federale. fatto che ci siano almeno due centri di potere Ma veniamo all’osso: perché noi leghisti sia- equivalenti, e quindi non distruggibili l’uno da mo federalisti fin dall’inizio, e abbiamo inscritta parte dell’altro, così che il potere centrale non nel nostro codice genetico la volontà di creare riesca più a riprendere in mano il mazzo. un ordinamento federalista? Questi sono i difet- Qui io devo fare una critica a ogni sistema di ti che noi contestiamo all’attuale sistema politi- autonomia, a ogni sistema basato sull’autono- co-economico: 1) la gestione centralizzata e mia, a cominciare da quello che hanno prodotto dall’alto del sistema fiscale: tutte le tasse scen- i legislatori. C’ero anch’io (e poi vi dirò a che ti- dono dal vertice; 2) la collusione in quella ge- tolo sono stato in mezzo a loro) con i soloni del- stione, l’alleanza in quella gestione, fra una la commissione bicamerale che l’hanno presen- troppo estesa burocrazia e una classe parlamen- tato al prossimo parlamento: il nuovo parlamen- tare maggioritaria, entrambe provenienti dalle to se lo troverà sul tavolo. Quali sono i difetti di medesime regioni del sud. Non sono io che l’ho questo sistema? Innanzitutto, perché qualcuno detto, è il ministro Cassese, il quale ha testifica- parla di una possibilità - e vi dirò in che modo - to, ha attestato che il novantacinque per cento di passare attraverso questo progetto. Intanto della nostra burocrazia pubblica viene da poche sono tutte le venti regioni che vengono investite determinate regioni del sud. E qui si innesca il della quasi totalità delle funzioni di governo, terzo difetto fondamentale: la distribuzione venti regioni perché si vogliono accomunare, massiccia delle risorse raccolte nel modo che cosa che io ho sempre escluso, [le regioni ordi- ho detto, risorse sempre disponibili ai medesimi narie a quelle a statuto speciale]. Non c’è nel soggetti: alla burocrazia e alla classe parlamen- breviario di Assago, è stato corretto questo pun- tare che nasce dalle medesime terre; il che dà to ma io ero del parere che le regioni a statuto luogo a un mostruoso sistema di rendite e di speciale devono rimanere regioni a statuto spe- paghe pubbliche, che sono quelle che affondano ciale. il paese. Comunque, di queste venti regioni, alcune Si ha un bel dire che noi vogliamo (e altri nel- sono troppo piccole per esercitare le funzioni lo schieramento liberal democratico dichiarano che si vorrebbero trasferire; così che la loro at- di volere) una economia e una società basata sul tività dovrà essere sostituita da quella dello Sta- mercato, ma la realtà dei fatti è che sradicare to. Lo Stato centrale tornerà di nuovo a impa- l’enorme pianta malefica delle paghe pubbliche dronirsi di tutte quelle leve di potere che le re- è un compito di immane portata. Non illudia- gioni troppo piccole non riescono a maneggia- moci di poterlo realizzare in quattro e quattr’ot- re. Secondo: siccome è stato sancito - ed è stato to. È il compito per lo meno di una mezza gene- giusto - il principio che ogni regione avrà la razione. possibilità di cambiare come crede la legge elet- La nostra politica è sempre stata intrecciata torale e di cambiare la forma di governo, cosa con parole magiche: gli economisti parlano di avremo noi? Intanto avremo venti repubbliche, “trasferimenti”. La tecnica della politica è l’arte non le tanto famigerate tre repubbliche del pro- dei trasferimenti. E poi in realtà cos’è? Mettere getto di Assago: venti! Coloro i quali avevano la mano nella tasca di un cittadino e trasferire le detto: “ah, l’unità spezzata in tre repubbliche!” risorse di quel cittadino ad altri cittadini. Si par- Stiamo per spezzarla in venti; il buon senso do- la di “redistribuzione dei redditi”, ma sempre di vrebbe dire che qui c’è qualche cosa che non redistribuzione dei redditi di puro consumo, funziona. non redditi investiti per produrre altre fonti di L’attività legislativa delle regioni si dovrà svol- ricchezza: è questo il difetto strutturale della gere in un contesto di leggi cornice estesissime; nostra economia pubblica, ed è contro questo ad ogni passo, nel progetto - e voi lo vedrete - che noi agitiamo il nostro modello di riforma s’incespica nelle leggi cornice. Gli organi cen- costituzionale. trali dovrebbero avere tre anni di tempo per va- Contro questo modo di governare assurdo e rare queste leggi cornice, ma c’è una esperienza incorreggibile c’è una sola alternativa: un siste- che abbiamo sottocchio: quando venne varata la

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 145 costituzione del ‘48, quella che ancora oggi ma- repubbliche: chiamiamoli cantoni, chiamiamole lamente ci governa, venne stabilito che le leggi macroregioni. Quello che conta è la sostanza, quadro e cornice sarebbero state prodotte nel gi- non il nome! Il nome “macroregione” l’ho in- ro di pochi mesi: nessuno le ha viste; così che le ventato io, mi piaceva talmente poco che l’ho regioni non avevano il quadro in cui operare, sostituito con quello di “repubblica”. Ma sono oppure avevano la scelta di operare senza nessu- pronto a sostituirlo con quello di “cantone”. E no punto di riferimento cadendo sotto gli organi credo che il mio amico Bossi con cui abbiamo di controllo che, nel progetto della Bicamerale, discusso il decalogo, quei dieci articoli, sarà sono rimasti tutti, a cominciare dal commissa- d’accordissimo. Trovino loro il nome, la cosa rio di governo che vista e timbra tutte le manife- fondamentale è che sono tre entità, perché con stazioni di volontà delle regioni. tre entità si può costruire una struttura federa- Ma ciò nonostante che cosa viene fuori? Vien le, soprattutto un sano governo direttoriale. fuori che con la diversità di strutture di gover- Ma, si dice, queste regioni, queste repubbli- no, le regioni più grosse, quelle più forti già og- che, o macroregioni, sono “calate dall’alto”. Un gi, cammineranno e si staccheranno sempre di corno secco calate dall’alto! Perché noi abbiamo più dalle altre. Vale a dire: creeranno una dispa- sempre pensato che queste repubbliche, o questi rità di strutture dentro il paese non regolata da cantoni, saranno il naturale risultato dell’aggre- nessun quadro generale. Domando: è meglio gazione delle rispettive regioni, le quali non po- questo sistema con regioni brade che cresceran- tendo gestire i poteri che si vogliono mettere no e si differenzieranno, alcune potentissime, sulle loro spalle, saranno portate per forza di co- altre ridotte alle condizioni di povere province, se ad aggregarsi. perché piccole e prive di strutture? E’ meglio E l’aggregazione più naturale delle regioni ita- questo sistema di concorrenza brada, oppure un liane è questa: c’è chi dice, “ma la regione, la re- quadro come quello che noi abbiamo proposto pubblica padana è troppo grossa”. Se è questio- ad Assago? ne di dimensioni, di paura dimensionale, io sono E poi l’ultima constatazione: nessun federali- pronto ad accettare che almeno in un primo smo fiscale! Le regioni avranno il bene di godere tempo la repubblica padana (il mio amico-nemi- di sovrimposte e addizionali alle imposte statali, co Rocchetta sarà tranquillo, finalmente) possa o quote di partecipazioni ai tributi erariali. Vale articolarsi in una repubblica occidentale e in a dire, [saranno] sempre messe nella condizione una repubblica orientale. Cioè, una Padania del di ribellarsi o di fare per conto loro, o di pro- nordovest e una Padania del nordest e del sud. muovere scioperi fiscali, perché la macchina Comunque la cosa fondamentale è questa: così centrale dello Stato non dà niente. diventano quattro le repubbliche, o i cantoni. Vedete, la storia ha insegnato da tempo che Ricordatevi che più gli enti federati sono piccoli, tutti i sistemi basati sulle autonomie non han- più sono mangiabili dal potere centrale. Uno dei no mai impedito la crescita abnorme di un po- federalisti americani dell’origine, Hamilton, di- tere centrale. I poteri centrali sono sempre cre- ceva sempre: “mi raccomando, fate degli states sciuti a loro piacere e l’autonomia è sempre sta- più piccoli che sia possibile”, ma Hamilton è sta- to una specie di fiorellino messo all’occhiello to - con un’altra bella nobile figura di imperiali- dei vinti e dei tributari perché si consolino a es- sta che era Abramo Licoln - quello che lavorava sere sfruttati. per fare il grande impero, per fare il grande sta- Ogni vero sistema federale, vi dicevo, è quello to autorevole centralizzato, quello che poi pur- che si articola in almeno due centri di potere. troppo sono diventati gli Stati Uniti. Perché solo così il potere centrale non può ri- Il secondo articolo dice che non ci sono vin- mangiarsi tutto e ripetere una vicenda secolare, coli al movimento dei cittadini. Lo arricchire- per cui tutti i poteri centrali alla fine (perfino, mo indicando, per venire incontro agli spaventi pensate, negli Stati Uniti, perfino nella Germa- di alcuni giuristi di sinistra, che noi non abbia- nia Federale), a poco a poco diventano i più im- mo nessuna difficoltà a inserire tra i principi portanti. Tutta la letteratura degli specialisti di immutabili della costituzione federale, l’egua- temi federali è concorde su questo giudizio. E glianza giuridica e politica dei cittadini. Cioè i allora chiudo facendo un breve elenco di confu- diritti individuali, i diritti pubblici subiettivi; tazioni dei dieci articoli del breviario di Assago. non certo il diritto di arrivare a una condizione Ho già detto che sulle tre Repubbliche si è economica finale eguale. Tutt’al più eguaglian- scatenata la cagnara. Non le vogliono chiamare za nelle condizioni di partenza. Perché l’essen-

146 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 za di un regime federale è di appartenere all’e- che riguarda il governo. Durante i lavori della conomia di mercato e quindi di rimettere [sullo bicamerale a cui ho partecipato con molto impe- stesso piano] le posizioni degli individui, fatte gno - riconosciuto da tutti -, la Jotti era addolo- salve quelle che sono le esigenze elementari, le ratissima quando ho detto che non avevo più esigenze degli individui, e di fondare la propria tempo da perdere per stare in quell’organismo. fortuna sul confronto. Necessariamente: vinca il Ma in quella situazione mi sono accorto della più dotato! zuffa insanabile tra fautori del governo presi- Terzo. Ho già detto sulle regioni a statuto spe- denziale (che è ricomparso adesso) e fautori del ciale e perché io preferisco che queste siano governo parlamentare, un primo ministro eletto mantenute. Oltre a tutto derivano, come nel ca- dal parlamento o un primo ministro eletto dal so dell’Alto Adige, da accordi internazionali e se popolo. E mi sono convinto che la soluzione co- ne restasse uno solo, una sola regione, fatalmen- me sempre è in una terza cosa, è in un governo te dovrebbe succedere questo: se si eliminano le direttoriale, che è il governo che ha la Confede- regioni a statuto speciale, resterebbero forse la razione Elvetica. Cioè un governo collegiale in Valle d’Aosta, ma certamente l’Alto Adige. La cui il presidente è ingabbiato, ha dei poteri, ma condizione è ideale perché l’Alto Adige se ne va- non c’è rischio che debordi perché il Direttorio da, eserciti il diritto di secessione. Finché sono lo tiene in rotaia, come si suol dire. cinque, questa possibilità è indubbiamente di- Questo direttorio dovrebbe essere composto minuita. Io non ho paura di questa prospettiva, dai governatori dei cantoni, più un governatore però mi rivolgo a coloro che tremano appena o capo dell’esecutivo a turno di ognuna delle Re- sentono parlare di un diritto di secedere. gioni a statuto speciale (uno ogni sei mesi, ogni Libertà per ogni repubblica o cantone, di darsi anno), e poi dal primo ministro. Un primo mini- il governo che vuole. Però con un limite, che stro eletto direttamente dal popolo, perché così non hanno le regioni del progetto della bicame- si sancisce l’unità dell’Unione italiana che noi rale Labriola: non l’hanno questo limite. C’è un abbiamo tutelato molto più di quanto non lo tu- governatore alla testa di ognuna di queste re- telino i difensori della patria unitaria. Questo di- pubbliche cantone. Perché questo governatore rettorio dovrebbe governare secondo regola di diventa il gancio con cui si crea e si consolida maggioranza, ma avendo un limite e cioè l’ob- l’Unione italiana. Io non uso mai il termine na- bligo della unanimità quando si tratta di proble- zionale, perché so che sono tante le nazioni in mi economici e finanziari. Italia. Però parlo di Unione italiana. Subito il coro delle critiche: “e allora, se non Poi c’è un’assemblea politica. Lì le ostilità so- raggiungono l’unanimità, cosa succede? Una re- no venute probabilmente anche perché noi ab- pubblica se ne va?” L’ossessione è la Repubblica biamo previsto (ne abbiamo ragionato a lungo del Nord, cioè quelli che hanno i soldi. Messa in con Bossi) cento membri di ogni dieta, tre diete, maniera brutale è questo: sono quelli che lavo- quindi una camera, un’assemblea politica di tre- rano e producono, pagano il conto e mantengo- cento membri. Figuratevi, con tutti quelli che no l’intera baracca. Ora io non credo affatto a voi vedete scatenati in questi giorni alla ricerca questa prospettiva, ma ho disposto una misura di candidature e di seggi, voi immaginate qual’è prendendo una norma, un meccanismo, che la pressione di questa classe politica famelica avevo già elaborato all’epoca dei lavori del grup- che vuole allargarsi e consolidarsi. No, l’assem- po di Milano. (Strano che non abbiano ancora blea politica deve essere molto ridotta e deve so- maledetto il fatto che il gruppo di Milano si prattutto realizzare un punto che non c’entra chiamasse gruppo di Milano, ma vedrete che con il federalismo, ma che io ho voluto inserire presto verranno fuori a dire: “quello non si deve nel progetto, perché è la chiave di volta di tutte guardare perché quelli sono i soliti milanesi, i le riforme: la separazione della funzione legisla- soliti padani, i soliti lombardi.”) Il gruppo di tiva della funzione propriamente politica. Io ho Milano aveva previsto un meccanismo che io pensato a una camera dei diritti eletta con legge trasporto qua. C’è una procedura che ognuno proporzionale e da tutto il paese, da tutta l’Unio- dei membri del Direttorio può attivare con la ne, a cui spetti dettare le norme giuridiche e sua richiesta. Scaduto il tempo di questa proce- non impicciarsi in questioni politiche di abbatti- dura, se non è stata raggiunta l’unanimità dei mento o meno del primo ministro e via di que- voti, il direttorio scade, cioè tutti i governatori sto passo. e anche il primo ministro, che doveva favorire E poi viene il buono dell’articolo 6. È quello la coesione, tornano davanti agli elettori; ma

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 147 non loro, altri! Perché per una tornata elettora- ne con la Costituzione europea. Questo è stato il le i governatori e il primo ministro, che non so- gran passo, ma nessuno se ne è accorto; l’80% no stati capaci di raggiungere l’unanimità, se degli italiani è andato a votarlo. Quella è una ne stanno fuori dai piedi e altri andranno al lo- prospettiva non facile, ci arriveremo col sudore ro posto. e con il sangue, ma ci arriveremo e allora quel Io vi chiedo: esiste un altro sistema che garan- giorno la Costituzione non ci sarà più, ci saran- tisca l’unità, l’immediatezza, l’efficacia dell’azio- no istituzioni federali che sfumeranno dal paese ne governamentale a livello - lasciatemi passare Italia al paese Europa. l’aggettivo - nazionale più di questo? Nessuno. Poi c’è un altro modo di pensare l’unità; ed è Questo significa che i federalisti della Lega han- il modo passionale, il modo sentimentale: sono no molto più chiaramente in testa la necessità quelli che appena si dice: “ma veramente è arri- del coordinamento e dell’azione unitaria di tutti vato il momento - molti ambienti lo pensano - gli avversari. di affrontare una costituzione federale”; [repli- Probabilmente l’articolo 8, quello del federali- cano:] “ah per carità l’unità della patria e i mar- smo fiscale, è il meglio riuscito. Mi è stato detto tiri di Belfiore dove vanno a finire, e tutti quelli con molta franchezza da degli esperti del campo che si sono sacrificati?” Questo assomiglia ai ra- fiscale: “abbiamo cercato di smontarlo tutto, gionamenti che fanno gli innamorati nella fase [ma] non siamo riusciti a contestarlo”. Io allora in cui c’è la passione, poi se voi andate a vedere aggiungerò la ciliegina: nella versione definitiva dopo tre o quattro anni le cose sono cambiate, e stabiliamo il principio che nessun cittadino pos- rileggete loro le frasi più appassionate che si so- sa essere colpito da imposte dello Stato, dei can- no detti ci ridete sopra. Qui è un po’ troppo, per- toni, o dei municipi i quali totalizzino più del ché sono frasi fatte da cento anni, e chi le ripete 40% del suo reddito. In questo modo chi venga è semplicemente un vecchio, direi… appassito colpito da un’imposta di questa dimensione ha il (stavo per usare un altro aggettivo), un vecchio diritto di chiederne la restituzione ai poteri che appassito. lo hanno tassato: io l’ho preso da specialisti di- Vedete la cosa fondamentale che non dovete versi perché io ho un gran rispetto dei miei col- mai dimenticare è questa: la Lega, di cui voi sie- leghi che fanno altro mestiere, soprattutto dagli te la forza viva, è nata come movimento federali- economisti: gli economisti mi hanno detto che sta. Il federalismo non è destinato a diventare il 50% è il massimo che si può assorbire del red- quello che è stato per i comunisti, la dittatura dito nazionale, pare che non sia così e sia il del proletariato, una specie di prospettiva… I 40%. Stabiliremo che un limite del 40% vale an- centralisti, quelli che continuano a spalancare i che per l’intero prezzo dell’imposizione fiscale, soldi che arrivano dal sistema centralizzato, fun- soprattutto del ricorso al debito pubblico; solo zionari e parlamentari di determinate regioni, i se si fa intervenire le Corte costituzionale (come centralisti si illudono se pensano che anche il avevamo già previsto noi del gruppo di Milano federalismo diventerà qualcosa come la dittatura nella Costituzione elaborata nell’83), questo ter- del proletariato: perché il federalismo si im- rore della Corte costituzionale, della deposizio- porrà, anche se la Lega dovesse scomparire, an- ne è quello che può permettere di cessare di che se non ci fosse più chi vi sta parlando, per sperperare le risorse finanziarie del paese per forza delle cose. tutte le esigenze di voto di scambio che si crea- Quando io ho approvato il progetto della bica- no quotidianamente. merale, ho detto onestamente al mio amico La- Vi ho già detto cosa penso della preoccupazio- briola: “lo approvo sai perché?” Perché se fate ne dell’unita nazionale. Ci sono due modi di tanto di applicarlo, nel giro di sei mesi, un anno, considerare il problema dell’unità nazionale: l’u- il sistema per le ragioni che vi ho già detto sal- no consiste nel cercare con mezzi tecnici, cor- terà per aria, e si arriverà prima a una concen- retti e realistici, come preservare una conviven- trazione autoritaria del potere (come quella che za nei limiti in cui questa convivenza conti- sognano Fini e i suoi amici), e poi per contrac- nuerà, perché qui c’è tanta gente, troppa gente - colpo a un regime federale molto più radicale di non qui dentro naturalmente, ma qui in questo quello a cui pensiamo noi oggi. Questa è la logi- paese - che si dimentica che qualche anno fa noi ca delle cose, ed è affidati a questa logica che noi abbiamo votato all’80% un referendum in cui si guardiamo all’avvenire con la più grande sicu- preannunciava la eliminazione della nostra Co- rezza: a quella meta, a quel risultato arriveremo stituzione e la sostituzione di questa Costituzio- anche se non lo volessimo!

148 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia Intervento al Senato del 17 maggio 1994

di Gianfranco Miglio

Discussione sulla dichiarazione di voto di fi- considerazione” per il dibattito sul federalismo. ducia al Governo Berlusconi, Senato della Re- Signor Presidente designato, ho l’impressione pubblica (italiana), XII Legislatura, 7a Seduta, che siamo in presenza dell’apparire di una spe- 17 Maggio 1994. cie di “culto delle reliquie”: come quello che ca- ratterizza la cultura cattolica; il culto del “sacro ignor Presidente, signor Presidente del chiodo”, il culto delle spine che hanno incoro- Consiglio designato, signori senatori, ho nato nostro Signore, e via di questo passo. Que- Sascoltato con attenzione il discorso pro- sto “culto delle reliquie” l’ho trovato già in grammatico che lei, signor Presidente del Con- mezzo ai miei ex amici della Lega Nord: invoca- siglio, ha pronunciato ieri e mi sono natural- zione di termini vaghi, che si riducono tutti alla mente soffermato sulla parte che più mi compe- parola e a niente più di questo. Questa è franca- te: mi riferisco a quella che riguarda le riforme mente una presa in giro. istituzionali e la prospettiva relative alla strut- Si preannuncia così qualche ennesima rifor- tura della Repubblica. Signor Presidente del ma pseudo-federale che mascheri, come ho det- Consiglio, debbo dirle subito che ne sono rima- to, il vecchio e il nuovo centralismo. Perché, sto deluso e stupito: come può affermare Lei parliamoci chiaro, signor Presidente designato, che l’Italia è una Repubblica “dotata di un forte lei in questo momento ha bisogno del massimo sistema di autonomie locali e territoriali, radi- di centralizzazione. Se lei vuole conseguire cate dai costituenti nella vita dei comuni?”. qualcuno degli obiettivi che si è proposto e che Tutti sanno che cosa pensano nel mondo gli ha introdotto nel programma della maggioran- esperti di questi temi: abbiamo un ordinamento za, lei ha bisogno di uno spietato centralismo: nominalmente regionalista e, considerato che i se possibile anche qualche potere in più di quel- “sistemi regionali” ormai agli occhi di tutti so- li che già l’autorità centrale del Governo e gli no le maschere con cui i regimi centralizzati si organi della Repubblica hanno a disposizione. proteggono, noi siamo proprio un esempio di Perché lei, signor Presidente designato - l’ho questo genere. già scritto ripetutamente - sta restaurando la Lei auspica riforme che diano deciso stimolo a prima Repubblica. Questa maggioranza e que- forme di autogoverno le quali discendano dallo sto Governo costituiscono la restaurazione della spirito autonomista e “regionalista”: cioè lei in- prima Repubblica; la seconda Repubblica è an- siste proprio su questo aspetto del regionalismo cora lontana, sfuma all’orizzonte con le sue autonomista, che è il contrario delle vere libertà probabili istituzioni e con il suo spirito. locali espresse negli ordinamenti federali. Naturalmente qui si pone la domanda: dov’è Tutti sanno che a questo punto si biforca la andata a finire la componente “federalista” di prospettiva fra autonomismo, copertura del questa maggioranza e di questo Governo, la centralismo, e federalismo che garantisce inve- componente rappresentata dalla Lega Nord? Per ce le libertà locali per il futuro con grande sicu- lunga frequentazione di quell’ambiente, io so rezza. che al vertice della Lega Nord le idee di federali- Naturalmente si capisce allora perché lei af- smo, di Costituzione federale e via di questo fermi di guardare “con rispetto e interesse” al passo, sono tutto meno che “chiare e distinte”; dibattito federalista e dichiari di avere “attenta uso l’espressione cartesiana per velare evidente-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 149 mente un giudizio che dovrebbe essere molto istituzionale. Le impedirebbero di governare, si- più pesante. Sono poco chiare, queste idee, ma gnor Presidente, frenerebbero l’azione degli al- non sono affatto oscuri gli obiettivi che il segre- tri Ministeri, creerebbero, in altri termini, una tario della Lega Nord ha prescritto ai suoi Mini- situazione gravissima di paralisi dell’azione am- stri in questo Governo. Tali obiettivi, tali istru- ministrativa. E tutto questo verrebbe praticato, zioni - che sono state riportate dalla stampa - ahimè, sulla pelle dei cittadini, delusi nelle loro integrano un progetto demenziale. attese di quello che Lei chiama il “buon gover- Dice il segretario: opereranno “in modo fede- no”. E ne verrebbe un tale sconcerto, che poi, rale”, cioè si comporteranno come se vivessero per vent’anni, in questo paese non sì potrebbe in un sistema già federale. Lui non lo sa, ma più parlare di federalismo. questa è la prospettiva che i tecnici, studiosi Ancora una volta qui, come ho avuto modo ri- delle Costituzioni federali, chiamano “federali- petutamente di indicare e sottolineare, il fede- smo processuale”. ralismo si rivela un alibi, lo strumento per con- In cosa consiste il federalismo processuale? seguire e gestire il problema del puro potere. In Consiste, appunto, in ciò: che nella pratica ci si modo particolare questi Ministri, destinati ad comporta, di fatto, come agire federalmente, sono, se esistessero le istituzioni signor Presidente designa- federali. Quegli specialisti to, altrettante mine sot- che ho citato affermano terrate sotto il percorso inoltre che un’impresa del che lei dovrà seguire. E genere - molto rara nella l’uso strumentale dei pro- prassi legalitaria delle Co- positi di riforma è la sola stituzioni e degli ordina- cosa chiara di questo de- menti politici, al di fuori menziale progetto di “fe- dell’ipotesi, naturalmente, deralismo processuale”. di una situazione rivolu- Si dirà che c’è il Ministro zionaria - per funzionare delle riforme istituzionali presuppone alcuni ele- per preparare il quadro in menti indispensabili. Pri- cui calare rapidamente i ma di tutto ci vuole un si- comportamenti proces- stema politico che non sia suali sollecitati. Ma si trat- fortemente centralizzato; terebbe di un lavoro im- poi ci vuole una “intenzio- mane, di un impegno che ne federale” diffusa in tut- nessuno potrebbe assolve- to il paese; e, infine, ci re. Io che passo per essere, vuole la rapida attuazione anche a livello internazio- di una vera Costituzione nale, uno dei maggiori co- federale, in cui quei com- noscitori dei sistemi fede- portamenti, quelle proce- rali, non mi sarei assolu- dure federali, confluiscano tamente sentito sicuro di e si plachino. garantire prospettive e ri- Sappiamo però che tut- sultati di questo genere. to questo nel nostro paese non c’è. Abbiamo in- Io stimo molto ed ho amicizia per il senatore vece un sistema politico tra i più accentrati, e Speroni; ma non vedo proprio dove egli possa non c’è in atto assolutamente una cultura fede- procurarsi la competenza, l’autorevolezza, le re- rale. Questa è la tragedia di tutti i federalisti, lazioni che gli mancano. Comunque, anche se come me, oggi in Italia. Non esiste una cultura le avesse, la prospettiva, nel contesto in cui noi federale, a nessun livello, e la rapida attuazione ci troviamo ad operare, è una prospettiva asso- di una Costituzione federale appare di là da ve- lutamente negativa. Quel dicastero resterà per- nire. ciò una malinconica “scatola vuota”. Anche per- Che cosa accadrebbe se i Ministri della Lega ché i tempi diventano sempre meno favorevoli Nord si comportassero secondo il modello “fe- al federalismo, pure a livello internazionale. derale processuale” sollecitato dal loro Segreta- Maastricht ha seppellito l’ideale di un’Europa rio? Si avrebbe un totale dissesto del sistema federale. Sta rinascendo un’Europa di ringhiosi

150 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Stati nazionali quale abbiamo sempre avuto e nuova Costituzione: è un’ingenuità che non mi che ci ha già portato alle due terribili guerre del sarei proprio attesa. Ma in fondo, chi la pensa nostro secolo. come me, che cosa dovrebbe fare? Certo, ci fos- Questa prospettiva, su cui avrò modo di inter- se una seria alternativa, che dovrebbe venire da venire in altra occasione, ci fa capire che, in quella parte (il senatore Miglio indica i banchi questa congiuntura vincono loro, i nazionalisti della sinistra), allora ci sarebbero possibilità di (il senatore Miglio indica i banchi di Alleanza scelta. Nazionale). Per qualche anno i nazionalisti Io ho seguito le polemiche in cui è stato coin- condizioneranno e domineranno la politica volto anche il mio amico Cacciari a proposito estera europea, e quindi anche la politica italia- del programma della sinistra, e mi consentano i na. Poi naturalmente pagheremo tutti un conto colleghi della sinistra di rivolgermi a loro. Pre- terribile, perché - a parte l’eventualità, che io stissimo voi assisterete alla restaurazione, in ho già prospettato in alcuni miei scritti, di un questo paese, dello Stato assistenziale, per tutta collasso dell’Europa se essa rimarrà fondata sul- una serie di ragioni che scavalcano i buoni pro- la base degli Stati nazionali - l’impossibilità, per positi di economia liberista e di mercato; quindi lo Stato nazionale, di gestire le esigenze e i bi- non troverete più un motivo ideologico sul ter- sogni del mondo in cui ci stiamo inoltrando, si reno della “socialità”; avrete - come ho scritto tradurrà in riforme angosciose, traumatiche, su Mìcromega alcuni mesi fa - una prospettiva che dovranno essere realizzate “sul tamburo” valida nella questione delle grandi riforme co- per cambiare l’assetto dello Stato. stituzionali. Se voi batterete questa strada, di- Signor Presidente designato, ovviamente io venterete un’alternativa valida per la vita politi- non desisterò dal mio lavoro e dalla costruzione ca di questo paese. del mio modello di Costituzione federale. Conti- Ma in queste condizioni, dicevo, che cosa fa- nuerò, ma lo farò da studioso privato. Conti- re? In coerenza con quanto le ho detto, signor nuerò a stare in Senato per divertirmi ad “infìl- Presidente designato, io dovrei oscillare tra l’a- zare” sciocchezze e le cose sbagliate che mi ve- stensione e il voto contrario. E invece no, voto drò proporre. Agirò da privato, e conto entro ot- a favore, un po’ ironicamente, perché non vedo tobre di offrire all’opinione pubblica un model- alcuna altra alternativa disponibile, ma soltanto lo completo di Costituzione federale per l’Italia, la possibilità di accelerare il processo in corso. che tenga conto di tutte le varianti possibili. Signor Presidente designato, non credo pur- Soprattutto chiarirò come si fa a sceverare ciò troppo nella vitalità e nella durata del suo espe- che è veramente una Costituzione “federale”, da rimento; ma credo che si debba pensare al “do- quelle riforme che invece potrebbero soltanto po”, a quello che verrà dopo. Più in fretta fac- mascherare ordinamenti sostanzialmente cen- ciamo ad attraversare questo periodo, meglio tralizzati ed autoritari. sarà. Vale a dire: se devo bere un bicchiere di Non è qui presente il ministro Maroni: volevo olio di ricino, preferisco berlo subito, in modo domandargli se davvero crede che nella con- che poi non ci penso più. giuntura che ho descritto io sarei disposto a (Applausi dai Gruppi Lega Nord, Progres- presiedere la eventuale commissione governati- sisti-federativo e Progressita-PSI. Molte con- va incaricata di preparare lo schema di una gratulazioni).

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 151 AAntologiantologia Intervista a Gianfranco Miglio I rischi del federalismo debole

di Marco Bassani*

Intervista tratta da Federalismo & Società n. 1, sfasamenti temporali tra i costi e i benefici eco- 1995, pagg. 13-26. nomico-sociali di una operazione federalista for- te. La portata di questi sfasamenti è tale da ri- rima di parlare del suo “Modello di Costitu- schiare di capovolgere i risultati dell’operazione” zione Federale” presentato a Milano il 17 (p.10). È proprio quello che nessun federalista, PDicembre 1994, converrà forse analizzare cercherà mai di fare. Poi pone una premessa as- meglio le argomentazioni dei critici del federa- solutamente gratuita: “si ammetta per semplicità lismo. Su queste stesse pagine (Federalismo & che il Paese sia composto di due solo macro-re- Società I, 4, 1994) Deaglio ha disegnato scena- gioni, il Nord e il Sud” (p.11) La chiama sempli- ri catastrofici nel caso in cui un modello fede- cità! Questa, è una struttura a cui noi non abbia- rale “forte” dovesse uscire vincitore nella bat- mo mai pensato. È una ipotesi semplicistica, in- taglia delle idee ed essere eventualmente adot- trodotta forzatamente per giungere rapidamente tato. In primo luogo, accetta la distinzione fra alle sue conclusioni. federalismo forte e federalismo debole? La distinzione fra federalismo forte e federali- Ecco, ancora circa il monito di Deaglio. La smo debole non ha ovviamente alcuna rilevanza sua tesi è che proprio il centralismo, nella for- scientifica. Ma il punto è un altro. Deaglio consi- ma di massicci trasferimenti di risorse al Sud, dera federalismo forte una somma di condizioni abbia posto fine all’emigrazione verso il Nord. che noi non abbiamo mai previsto. Innanzitutto, In sostanza, suggerisce l’economista piemonte- dice che “il fondo di solidarietà tra macro-regio- se, il federalismo “forte” avrebbe fra i principa- ni dovrebbe essere esiguo” (p.9). Questo se lo im- li effetti macro-economici generali quello di au- magina lui. Io ho sempre pensato che ci debba mentare l’immigrazione dalle Regioni meridio- essere una progressiva riduzione delle elargizio- nali. Il centralismo dovrebbe essere accettato ni a fondo perduto, sostituite da investimenti proprio perché ha posto fine ai flussi migratori: produttivi, e in ogni caso il processo dovrà essere ma la libera circolazione di merci e persone graduale. Deaglio prevede che la trasformazione non è il classico presupposto dei sistemi fede- debba avvenire in tempi brevi. (p.10) Chi l’ha rali? In sostanza, condivide la preoccupazione detto? Anche questo è un parto della sua fanta- di Deaglio? sia; in realtà egli forza l’immagine di un federali- Naturalmente può essere vero quello che egli smo feroce per trarne le conclusioni che gli inte- dice, cioè che i trasferimenti dal Nord al Sud ressano. L’orizzonte temporale proposto è sem- possono essere intesi come il prezzo che il Nord pre quello di pochi anni, non dei lustri o dei de- oggi paga per non dover subire i costi di una cenni. Noi non abbiamo mai affrontato il proble- nuova massiccia immigrazione. Infatti il profes- ma dei tempi di attuazione del modello federale, sor Deaglio prevede una corrente migratoria indubbiamente non vorremmo che l’attuale ge- molto forte dal Sud al Nord, perché le condizio- nerazione invecchiasse senza vederlo realizzato, ni di vita nel Nord sarebbero molto migliori di però non è questione di pochi anni. Gli orizzonti quelle del Sud, migliori i redditi, le paghe, e via temporali saranno calcolati per evitare quelle si- dicendo. Ma io intanto faccio una considerazio- tuazioni che Deaglio ritiene siano assolutamente inevitabili. Dice Deaglio: “Il federalismo forte, * Marco Bassani è ricercatore di Storia delle Dottrine Politi- [cioè il federalismo vero], non tiene conto degli che nell’Università Statale di Milano

152 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 ne di fondo: non è assolutamente detto che si dinare tutto ciò, ma non si può accettare il fatto debba realizzare un disordine migratorio come che ci siano intere frazioni di popolazioni del quello paventato da Deaglio. Anche a livello in- Sud che sono mantenute senza far nulla nelle ternazionale ormai si parte dal concetto di di- amministrazioni pubbliche. Quindi, riappare sporre norme che impediscano quel flusso di- questa faccenda dell’imponente flusso emigrato- sordinato, senza limiti, senza criteri di selezio- rio dal Sud verso il Nord, ecco: “La fine rapida ne, che ha caratterizzato l’accesso delle popola- dei trasferimenti fra macro-regioni” - è da nota- zioni del mondo non produttivo verso i paesi eu- re come egli insista sulla premessa, del tutto ropei. Questo non significa affatto che si stabili- infondata, che la fine dei trasferimenti sarebbe ranno dei limitazioni alla libertà di stabilire la rapida - “con una condizione di crescita econo- propria residenza nel territorio federale. Si sta- mica limitata, si arriverebbe al punto che le ri- biliranno però alcune precondizioni, per cui sorse trasferite dal Nord al Sud finirebbero per emigreranno coloro che hanno un posto stabili- non essere spese, perché non ci sarebbe gente to, una residenza e via dicendo. Non è detto che che intraprende nel Sud”. (p. 13) Tutta questa il regime federale sia un regime di totale disor- impostazione del problema serve a giungere allo dine, come pensa Deaglio; un ordinamento fede- sbocco finale, non certo della vicenda del federa- rale, invece affronta quei problemi che fino lismo in Italia, ma del ragionamento di Deaglio: adesso non sono stati affrontati. Se fosse vero “quinta e ultima tappa la creazione di due stati che il dissanguamento del Nord, attraverso spe- separati”(p.15). se improduttive fatte nel Sud, è il solo mezzo È evidente che il passaggio ad un’economia di per salvare la pace sociale del paese, come soste- mercato comporta dei sacrifici; si tratta di vede- nevano i democristiani, staremmo freschi. È re fino a che punto possano essere sopportati proprio quello che deve finire. questi sacrifici e quindi la rapidità dei cambia- menti dev’essere commisurata a questa condi- A me sembra anche che Deaglio sia quanto- zione, qui è tutta questione di gestione dell’eco- meno un po’ timoroso di un’apertura verso il nomia in un ordinamento federale. Deaglio par- mercato dell’economia del Sud. Egli propone te sempre da premesse negative, per poter arri- anche un parallelo con i paesi dell’Europa del- vare a sostenere che sorgeranno dei disastri. Ma l’Est, che hanno visto il proprio reddito, dopo i disastri ci sarebbero se ci fosse una gestione in- l’apertura nei confronti dell’economia di merca- cosciente dei rapporti fra i vari segmenti del to, scemare di un 30-40%. In realtà, a confer- paese. Bisognerà gradualmente condurre le po- ma del nesso indissolubile che esiste fra econo- polazioni meridionali a cessare di vivere di aiuti mia di mercato e federalismo, dall’articoletto di e di pubbliche elargizioni, questo è ovvio; biso- Deaglio non si capisce assolutamente se il ne- gna arrivarci, anche se questo comporta sacrifici mico dei redditi dei cittadini meridionali sia l’e- per tutti, soprattutto per le popolazioni del Sud. conomia di mercato o il federalismo. La doman- Maesistono una serie di misure,per rendere il da sorge spontanea: quanto hanno da temere i passaggio meno doloroso. cittadini di quelle Regioni, dal passaggio ad una Su un punto però non possono esservi dubbi, economia libera e ad un sistema federale? secondo Deaglio“la cessazione non può avere ca- Intanto si deve ripetere che la rapidità, anzi la rattere totale o quasi totale”. (p. 16) E qui si sba- catastroficità, della cessazione dei trasferimenti glia, seppur gradualmente dobbiamo arrivare dal Nord al Sud è proprio parto dell’immagina- proprio a questo. Egli è convinto - e fa parte del- zione di Deaglio; lo si vede quando parla della la categoria degli economisti che sono convinti - “fine immediata o quasi dei trasferimenti dal che lo Stato assistenziale sia una necessità ai Nord al Sud”. Occorre chiedersi chi mai ha so- giorni nostri e quindi tutto quello che può far stenuto che si chiuderanno tutti i rubinetti, che prevedere la fine dell’assistenzialismo è un male. si dirà “vadano all’inferno i meridionali”? Dea- Mentre ci si deve arrivare. glio quindi aggiunge, “Il mezzogiorno, con un terzo degli abitanti, ha la metà dei dipendenti Ecco, per concludere su questo articolo di pubblici” Siccome la caduta degli aiuti finanzia- Deaglio, tutto sommato non pensa che potreb- ri, determinerebbe una forte riduzione del per- be risultare offensivo nei confronti dei nostri sonale nelle amministrazioni pubbliche ci sareb- concittadini meridionali affermare che essi be un eccesso di mano d’opera senza più lavoro possono vivere e prosperare solo ed esclusiva- (p. 12). Bisognerà gradualmente arrivare a rior- mente tramite le elargizioni obbligatorie dei lo-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 153 ro concittadini del Nord? Non pensa che il mes- me che la cultura politica del nostro Paese sia saggio che Deaglio vuole dare proprio ai cittadi- troppo intimamente ancorata ad una concezio- ni di questi Regioni, ossia “state attenti al fe- ne gerarchica dei rapporti, umani prima ancora deralismo forte”, rischi di essere inteso come che politici, per adottare proficuamente una un messaggio molto negativo nei loro confron- struttura federale? ti, ossia “voi non potete che vivere di centrali- Certo l’ho riconosciuto ancora qualche giorno smo e di burocrazia statale”? fa parlando alla televisione elvetica, ci vuole spi- Certo, sono pienamente d’accordo. Deaglio rito federale e spirito federale vuol dire essen- muove da due veri e propri errori, e lo fa voluta- zialmente il rispetto dei diversi, delle “diversità” mente, perché non sono errori casuali, sono er- tutte, e una concezione non gerarchica e non rori deliberati per arrivare a fornire la dimostra- autoritaria dei poteri (anche se il mio modello, a zione che il federalismo vero, che lui chiama differenza di tutti gli altri modelli che vengono forte, è nocivo tanto a una parte del Paese che elaborati in materia federale ai nostri giorni, all’altra. Il primo errore è quello d’immaginare punta su di un accorpamento massimo dei pote- che una Federazione italiana sia come Boemia e ri). Io sostengo che tutte le costituzioni federali Slovacchia, vale a oggi vigenti sono dire destinata ad costituzioni acces- essere divisa in sorie (del resto an- due, quando nes- che il titolo quinto suno, ma dico della nostra Costi- nessuno, nel cam- tuzione è un capi- po del dibattito tolo accessorio, è sulle Costituzioni appiccicato alla federali ha mai costituzione); non pensato di suddi- c’è nessun inseri- videre l’Italia in mento nelle Costi- due (noi pensiamo tuzioni federali a otto cantoni, e dell’asse di potere gli altri più o me- federale. In so- no a dodici, vedre- stanza, vi è una mo quello che ac- repubblica e poi vi cadrà). Il secondo voluto errore è quello di im- si attacca qualche cosa che si chiama federale o maginare un’attuazione travolgente, dell’ordina- regionale. Nel mio modello, invece, si ottiene un mento federale, in tempi brevissimi. Divisione massimo di coerenza e quindi di autorità, fonda- dell’Italia in due e tempi brevissimi sono due to però sulla persuasione e sul negoziato. Nes- premesse che Deaglio assume senza dimostrar- sun potere è potere decisionale totalmente libe- ne la fondatezza, e senza quindi dar loro dignità ro: anche il presidente, è un persuasore, non ha di premessa scientifica, per potere arrivare a so- poteri per imporre una soluzione, perchè se ten- stenere che il federalismo vero, quello che lui ta di farlo viene riportato davanti agli elettori. chiama forte, è un federalismo che danneggia Certamente, il punto fondamentale è che la alla fine anche il Nord. Si arrampica sui vetri, cultura europea è veramente arrivata con la fine per dimostrare questo assunto e continua ad del secolo ad una grande svolta. Per 400 anni ha operare ipotesi che non sono nella realtà delle continuato a privilegiare la concentrazione del- nostre prospettive. l’autorità e i poteri decisionali, anche se in alcu- ne Costituzioni, come la nostra, non erano Veniamo ora a parlare del suo modello di Co- neanche contemplati i poteri decisionali. stituzione federale. Innanzitutto una domanda L’inversione di quest trend non è cosa di sem- di carattere molto generale: lei insiste molto plice attuazione, sono convinto comunque che sull’aspetto governamentale del federalismo e alla fine ci si arriverà. Bisogna assolutamente sui meccanismi istituzionali di un autentico si- tentare di passare per questa strada, perchè qua- stema federale. D’altro canto anche lei sa be- lunque tentativo di mantenere la mentalità sta- nissimo che il federalismo è sia struttura che talista, sulla quale continua a fondarsi lo Stato, processo e, per dirla semplicemente, è sia poli- rappresenterebbe per l’Europa la fine, signifi- tico che sociale. La domanda quindi è: non te- cherebbe non risolvere più i suoi problemi,

154 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 equivarrebbe ad un avvitarsi su se stessa, con gli italiani, le Forze Armate italiane dovrebbero tutte le conseguenze che sono facili da immagi- smettere di fare la guardia alla porta del Brenne- nare. ro”. Questi sono i nemici delle Regioni a statuto speciale, non i federalisti. Ecco, adesso arriviamo al punto più discus- In secondo luogo, ritengo che una federazione so, quello delle unità territoriali. È inutile che fatta di piccole unità, come hanno dimostrato la le segnali come le maggiori critiche al suo mo- debolezza della Costituzione americana e della dello si appuntino su questa divisione territo- Costituzione tedesca, finisce per mettere il pote- riale: perchè tre cantoni ordinari (più, natural- re federale in condizione di predominio. In un mente, cinque cantoni a statuto speciale)? certo senso sono partito dal modello di governo Il particolarismo è una delle caratteristiche direttoriale e sono andato cercando il numero assodate del Paese. È stato notato anche da Dea- soggetti ottimale per costruire un governo fede- glio che “il dialetto che si parla a Torino è in- rale. Per la Confederazione Elvetica, non si è po- comprensibile ai milanesi e viceversa”. Se bat- tuto formare un direttorio rappresentativo di tessimo questa strada, dovremmo fare una fede- tutti i cantoni, perchè il loro numero è troppo razione con 50 o 100 soggetti. Il punto è che bi- elevato. Quando l’altra sera [alla televisione sviz- sogna scegliere delle unità sufficientemente zera] ho consigliato loro di puntare sulla rappre- grandi per sopportare il carico del potere federa- sentanza cantonale, i miei interlocutori mi han- le, cioè per resistere a quel processo perenne ed no detto che questo sta appunto diventando pos- irreversibile, da combattere ogni giorno di più, sibile, perchè nella Confederazione Elvetica cioè la tendenza a concentrare l’autorità. Io ho stanno nascendo le grandi regioni: questo signi- immaginato queste tre aree, non perchè me le fica che i cantoni si raggruppano in alcune sia inventate, ma perchè sono nei fatti e sono grandi regioni. Allora è chiaro che si può fare quotidianamente confermate dai sondaggi, ol- benissimo un direttorio che privilegi nella rap- tre che dall’esito delle elezioni. Sul fatto che ci presentanza le grandi Regioni, facendole rappre- sia un Sud con una mentalità specifica, un Cen- sentare a turno dai cantoni le che compongono, tro con un carattere proprio, (pensate alla men- ma anche in questo caso si riscontra la necessità talità degli umbri e dei toscani), un’Emilia e un di arrivare a delle unità di una certa consistenza. Nord diversi dai primi due, nessuno può dubita- Ma quello che conta è che bisogna partire dal re. Tutti adoperano correntemente queste im- concetto che la grande Regione, un grande can- magini, che sono molto più serie che non le di- tone, è l’unità su cui si può costruire un nuovo visioni regionali, notoriamente ricavate da stru- assetto costituzionale, mentre su piccoli canto- menti di natura burocratica. ni, su piccole regioni o su grandi Stati nazionali non si fonda altro che il disastro che abbiamo Soprattutto gli studiosi della Fondazione già vissuto. Agnelli, i professori della Commissione Spero- ni, ritengono che tre cantoni ordinari siano La questione del direttorio ha anche suscitato troppo pochi; inoltre molti federalisti pensano qualche perplessità dovute al fatto che il mo- che in una struttura federale gli statuti autono- dello svizzero non è mai stato esportato con mi non abbiamo alcuna ragion d’essere. successo. Di chi genere è il direttorio che lei Ma io credo che una Costituzione Federale sia immagina? E perchè dovrebbe essere un orga- tanto più prospera, quanto più ha strutture di- no esecutivo più efficiente e democratico degli versificate, cioè non è fatta come credeva il po- organi esecutivi collegati direttamente alle as- vero Speroni, di unità territorialmente e demo- semblee parlamentari? graficamente omogenee. Io ho preso le Regioni Intanto perchè è un organo collegiale, e tutti a statuto speciale, che sono una realtà ineludibi- gli organi collegiali sono più rappresentativi e le, non possono essere semplicemente cancella- più liberi di quelli monocratici. Quando i nostri te. Nel caso del Trentino Alto Adige poi sono costituenti hanno detto: “scartata la formula coinvolti accordi internazionali. Ho visto la po- presidenziale e la forma direttoriale”, non sape- lemica avviata da una Rivista che io ho sempre vano affatto che cosa volessero dire, in realtà, disprezzato per la pessima qualità del dibattito queste formule. Calamandrei qualche cosa sape- che ospita, “Il Carabiniere”, che grosso modo so- va di regime presidenziale (come ha dimostrato stiene: “il progetto di una euro-regione, il Tiro- la ricostruzione del dibattito alla costituente di lo, è una cosa infame perché significherebbe che Alessandro Vitale, “Federalismo & Società I 4,

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 155 1994”), ma il presidenzialismo è stato scartato quando si occuperanno di questi problemi, i tec- senza che i più sapessero neanche cosa fosse, co- nici dell’organizzazione aziendale ci diranno che sì come la forma direttoriale. Tant’è vero che po- noi siamo vissuti in un sistema inconcepibile dal co prima di morire Aldo Sandulli ha avuto il so- punto di vista della razionalità della gestione. spetto che il modello direttoriale fosse la solu- Invece, in un direttorio, ci si guarda negli occhi: zione ideale per il regime parlamentare rappre- è più facile litigare e poi andare d’accordo in un sentativo italiano, cioè per un pluralismo di par- direttorio di cinque persone che non in un con- titi che, come affermava giustamente Sandulli siglio dei ministri di 25. Questa è la superiorità all’epoca, sono elettoralmente stabili. del governo direttoriale, una volta che sia fonda- Il governo direttoriale, fondato sui Cantoni, è to su di una rappresentanza e che ci sia un mec- la miglior formula, come modernità di governo, canismo come quello che ho previsto, per cui se perchè i singoli soggetti che si confrontano su certi temi, come, ad esempio, quelli su cui si avendo alle spalle un è impigliato Deaglio, territorio e una parte cioè su come regolare peculiare della popola- gli aiuti economici, zione. Oltre tutto, in non c’è l’unanimità, Italia un governo di- tutti tornano agli rettoriale avrebbe il elettori, senza ricor- governatore di un can- rere a nessun demiur- tone, quello del Sud, go, perchè il presiden- logicamente eletto te è semplicemente dalle destre, un gover- un grande persuasore. natore del cantone del Centro eletto dalle si- Occulto? nistre e il governatore No. Anzi le questioni del cantone del Nord, su cui il presidente probabilmente da libe- esercita le proprie ca- ral-democratici o dalle pacità di persuasore sinistre, ma con una all’interno del diretto- oscillazione molto rio non devono avere maggiore. Però anche nulla di segreto, sa- queste qualificazioni ranno anzi i temi del politiche si modifiche- dibattito politico pub- rebbero nel corso del blico. tempo. Ciò che risulta invece un dato perma- Giungiamo adesso a nente della nostra sto- parlare dell’assem- ria è che gli interessi e blea federale. Come si le vocazioni delle tre può immaginare, an- principali aree del che l’idea dell’assem- paese sono diverse, blea federale compo- ma questa diversità, sta dalle diete canto- che può anche essere a tratti conflittuale, è fon- nali ha fatto storcere nasi e bocche di molti. Al- te di ricchezza per il Paese. Sempre che, natu- cuni federalisti sono ancora aggrappati all’idea ralmente, sia ingabbiata nella struttura governa- che in un sistema federale un particolare tipo mentale adeguata. di bicameralismo, con una Camera che rappre- Un direttorio formato da cinque membri, senta gli stati e l’altra tutti i cittadini della fe- quattro governatori dei cantoni e un presidente derazione, sia irrinunciabile. Quali sono in so- è l’ideale per governare. Infatti, in un consiglio stanza i nodi da sciogliere nel rapporto fra fe- dei ministri, il presidente del consiglio deve fare deralismo e rappresentanza? i conti con quella questa o quella delegazione, Torniamo a quello che ho detto del carattere ciascuna arroccata sulle sue posizioni e con il accessorio di tutte le Costituzioni federali. Se controllo di un dicastero, che è il peggiore modo una Costituzione è veramente federale, l’asse di governare che si sia mai visto. Un giorno, principale del potere deve passare dai cantoni e

156 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 arrivare ai supremi poteri, cioè al direttorio fe- far pagare una somma folle per costruire uno derale e all’assemblea federale. L’assurdità delle stadio, per farsi bello, quindi la discrezionalità di Costituzioni federali attuali è che i problemi po- spesa e di imposizione fiscale non potrà essere litici fondamentali non vengono decisi dalla Ca- assoluta, si dovrà trovare una certa cornice sta- mera in cui sono presenti o dovrebbero teorica- bilita dai cantoni, attraverso il direttorio federa- mente essere presenti i cantoni: basta vedere il le. In definitiva, l’organo che decide non è un Bundesrat, che non ha nessun potere rispetto organo esterno, sono ancora i cantoni. Ma ai alla camera bassa tedesca e lo stesso dicasi negli municipi io darei un’autonomia finanziaria; Stati Uniti. inoltre ci sono i cantoni, i quali tassano la ric- Negli Stati Uniti il Senato è diventato sostan- chezza deve viene prodotta e scambiata, la desti- zialmente nazionale, le grandi funzioni del Se- nano al proprio funzionamento e quindi anche nato sono quelle di politica estera e poi di con- alle Regioni. Poi in sede di direttorio, quindi in trollo delle nomine dei dei giudici della Corte sede di collegio governamentale sarà deciso Suprema. quanta parte destinare alle necessità della fede- Qui c’è un pregiudizio a favore di questa strut- razione. E naturalmente anche quanta parte è tura bicamerale, in cui in una delle due camere destinata al riequilibrio intercantonale. Deaglio sono rappresentati gli interessi degli stati, che io sostiene che sarà necessariamente poco, ma co- criticherò spietatamente, che rivela proprio il me si è detto, si tratta di un’assunzione senza al- carattere accessorio delle costituzioni federali, cun fondamento. Potremmo anche pensare che, mentre io propongo un modello che è federale, diventando ricco, il Nord sia in grado di mante- ma compatto e quindi produce unità. Se io fossi nere interamente il Sud, mentre i concittadini un federalista di vecchio stampo, starei attento meridionali semplicemente scrivono poesie, o perchè il mio modello produce più decisioni trattati filosofici come De Mita. unitarie di quante non ne producano le classi- Certo, il sistema fiscale italiano è centralizza- che costituzioni federali. to, quindi, per trasferire le imposte centralizzate Dove la federazione è un fattore accessorio, ai cantoni, ci vorrà del tempo. Tenete presente, come in Germania, quello che cercano e si pro- però, che i Cantoni hanno un diritto originario pongono di fare i Länder è essenzialmente un’a- di imporre tasse e di utilizzare queste risorse zione di contrasto all’azione unitaria e quindi per sé, tuttavia sono tenuti ad osservare la linea produce disordine, mentre nel mio modello il comune che si decide a livello di organi federali, disordine non è possibile, perchè l’asse di potere cioè direttorio e assemblea. E questo mi sembra è sempre quello. il momento per dire che, a differenza di molti pseudo-federalisti, come Speroni e compagni, io Vorrei ora parlare dei municipi. Effettivamen- ritengo che le leggi cornice in certi casi siano te, sebbene i municipi vengano menzionati nel necessarie, ma che a stabilirle debbano essere suo modello, alcuni federalisti municipalisti ri- gli stessi cantoni riuniti in direttorio federale e tengono che lei sia stato un po’ troppo timido, le diete nell’assemblea federale. Perciò le leggi soprattutto nella scelta delle materie su cui i cornice non saranno imposte da un’autorità comuni possono pronunciarsi tramite organi esterna. Dunque, nel mio modello costituziona- propri. Come risponde a questa obiezione? le è assolutamente garantita una possibilità di Conto di approfondire questo aspetto, che per coordinamento, rimettendolo però agli stessi il momento ho rimesso molto alla prassi. Intan- cantoni, che decidono in proposito riuniti in di- to c’è un punto cruciale: gli svizzeri mi hanno rettorio. chiesto com’è ordinata, secondo me, la finanza. Naturalmente non sono per principio contra- Io ho risposto che mi riproponevo di discutere rio alle limitazioni. Quello che importa è che ulteriormente e più a fondo questa parte con ogni intervento sia fatto dagli stessi organi, non , insieme al quale ho steso l’arti- da un’autorità esterna. Quello che io combatto colo 8 del Breviario di Assago. Tuttavia, in linea nella mia Costituzione è l’idea che esista un’au- generale ritengo che il sistema fiscale debba es- torità esterna, cioè esista un demiurgo o un or- sere a due poli, che ci debba essere un diritto dei gano collegiale che sappia tutto, e che possa de- municipi a imporre tasse, per finanziare le pro- cidere che cosa si deve fare. prie opere, e che tali imposte si trovino quindi sotto il controllo diretto dei cittadini che paga- Proprio su questa questione delle legge cor- no. Certo, un comune non può immaginare di nici, che ci vede sempre in disaccordo, volevo

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 157 muoverle un’obiezione: in realtà queste leggi tificare i privilegiati, i parassiti e gli sfruttati. È cornici non sarebbero altro, dal punto di vista una certa formazione di governo che privilegia giuridico, che leggi che hanno come destinatari questi ceti, queste categorie e penalizza queste i Cantoni, e non gli individui. Ma questo ribalta altre e l’altra fa il rovescio. tutta la concezione federale ‘autentica’, ossia Ecco perchè io sostengo che il capitolo ancora l’idea che in primo luogo si stabiliscano quali da scrivere della politologia moderna è quello sono le autorità politiche e governamentali che sui ceti parassitari, su cui non esiste ancora let- possono emanare le leggi, dopo di che le leggi teratura ad hoc, e soprattutto non vengono stu- sono sempre dirette ai cittadini. In sostanza, il diati in maniera sistematica i rapporti parassita- principio gerarchico ritorna per via legislativa ri entro le comunità politiche. Questo è quello per mezzo delle leggi quadro. che dovrebbe essere studiato a fondo, però do- Ma io rimango del parere che una legislazione vrebbe essere fatto da persona che non sia legata sugli organi e sugli enti sia assolutamente ineli- a nessuno di questi ambienti, cosa che è molto minabile. Se dovessimo andare a esaminare tut- difficile, perchè chiunque può apparire un dan- te le leggi, ci accorgeremmo che non tutte ri- neggiato o un favorito a seconda del modello guardano solo gli individui. Alcune devono esse- che adotta. Nello studio del parassitismo come re necessariamente rivolte agli enti; certo, devo- fenomeno politico il problema dell’osservatore no essere rivolte agli enti nella maniera che pro- imparziale è ancora più delicato. pongo, cioè in maniera che siano frutto degli enti stessi e non di un superiore gerarchico. Perché il federalismo? Quello che io combatto è il principio gerarchico Innanzitutto non mi interessano affatto tutti e l’idea dell’autorità esterna, che poi sono le for- quei fini che i federalisti americani attribuisco- mule con le quali si è cercato di risolvere i pro- no al federalismo come la tutela della libertà, e blemi costituzionali. Sono fresco della lettura così via; non mi interessano, perchè non ci cre- del principio di Ruffilli, il quale, secondo gli an- do. Il federalismo è un sistema, è una tecnica di tifascisti, aveva difeso il principio di maggioran- governo e di struttura che corrisponde alle esi- za. secondo me ha difeso invece il principio mi- genze del tardo secolo Ventesimo; non è nè l’av- noritario, ribadendo il fatto che con il principio vento di un’era nuova nè nulla del genere. Cer- di maggioranza si fanno delle grandi “baronate”. to, può darsi che rappresenti l’inizio di una nuo- Quello che va salvaguardato è il principio della va era nella tecnica delle istituzioni, ma senza libertà dei gruppi, non il principio di maggio- quei grandi principi che stanno tanto a cuore ranza, l’idea di maggioranza, idea dell’autorità agli anglosassoni. La mia posizione è quella di esterna, l’idea dell’arbitro. L’arbitrato, bisogna un iper realismo scientifico. Non posso sapere se andare a fondo nella tecnica dell’arbitrato priva- gli uomini saranno migliori sotto un regime fe- to, sostituirlo quanto più possibile agli atti d’im- derale, so, e posso dimostrarlo, che sarebbero perio. I romani applicavano il principio maggio- meglio governati. ritario soltanto a livello politico: a livello privato esisteva l’accordo, vigeva il principio dell’inter- Però un aspetto molto interessante del fede- cessio. ralismo è proprio il fatto che la teoria federale si sbarazza della distinzione fra mezzi e fini. Domanda politica generalissima. Molti fede- Ossia, non si può invocare un fine diverso, en- ralisti vivono da tempo l’angoscia causata da dogeno rispetto al federalismo, e cercare di un sistema politico che sembra aver ritrovato la adottare un sistema federale per promuoverlo. sua ragion d’essere nella divisione sull’antica Questo invece potrà accadere. Dobbiamo esse- linea di demarcazione destra-sinistra. Un siste- re prontissimi a vedere quali usi impropri faran- ma polarizzato in un rigido schema destra-sini- no di una Costituzione federale coloro i quali stra, che sembra un passo all’indietro, non può pensano che il modello federale finirà per im- essere un poderoso ostacolo alla ‘rivoluzione porsi e si stanno già preparando ad adoperarlo, a federalista’? distorcerlo e a farlo diventare un nuovo modo Il fatto che cresca il numero di chi dice che la per risucchiare le altrui risorse. La cosa fonda- contrapposizione destra-sinistra non dovrebbe mentale è questa, che la preoccupazione degli neanche esistere mi fa molto piacere, perché io uomini è di avere la mammella a cui attaccarsi. credo che ormai sulla tecnica di governo, lo E il federalismo stabilisce il corretto ordine di schema destra-sinistra finisca soltanto per iden- poppata.

158 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia Intervento al Senato del 23 maggio 1996

di Gianfranco Miglio

Discussione sulla dichiarazione di voto di fi- casionalmente, con modesti provvedimenti, le ducia al Governo Prodi, Senato della Repubbli- esigenze avanzate da quelle forze che ormai ca (italiana), XIII Legislatura, 4a Seduta pub- stanno contestando in campo il funzionamento blica, Giovedì 23 maggio 1996. della Repubblica. Sono tutte misure in senso “regionalistico”, ignor Presidente, signori senatori, signor legate ad un cauto aumento dei poteri degli enti Presidente del Consiglio designato, noi ci previsti dal Titolo V della Carta (e in tale conte- Sconosciamo dagli anni Settanta, onorevole sto un passaggio infelice sulla partecipazione Prodi, quando lei collaborava alle mie ricerche delle regioni ai “tributi erariali”, che la dice sulle grandi imprese pubbliche e private e sul lunga sulla presenza di una concezione antiteti- loro impatto nella struttura amministrativa e ca al vero federalismo). In questa prospettiva si politica della Repubblica. Quindi, lei non avrà vede con chiarezza un punto fondamentale: lei difficoltà a capire che le considerazioni che svi- non ce la farà ad introdurre anche le modeste lupperò adesso non sono legate a questioni di misure immaginate per alleggerire la rivolta schieramento politico di maggioranza, di oppo- delle regioni produttive, finché non cambierà sizione o altro. l’impianto centralistico della Repubblica. Qui Io mi occupo solo della parte Costituzionale sta la chiave di tutto: non si può affrontare del suo programma. Lei parte da una diagnosi nemmeno l’attuazione delle misure minori e corretta e realistica: è in ballo la forma - lei dice “amministrative” se non si cambia l’impianto - dello Stato (ma io direi più propriamente che centralistico della Repubblica. è in ballo la forma di Repubblica, di cui lo Stato Lei si accorgerà quotidianamente che non è è una parte). Se non si affronta questo proble- affatto una prospettiva facile e praticabile quella ma cruciale, che è venuto aggravandosi nel cor- del trasferimento di poteri e funzioni ad altre so degli anni, vi è il rischio - lei afferma giusta- parti della Repubblica. È tutto l’impianto della mente - di uno “sfaldamento” della coerenza di nostra concezione istituzionale che va cambiato. questo soggetto della comunità internazionale Certo, io la capisco benissimo: lei ha formato, che è la Repubblica italiana. E perché un tale nella sua compagine governativa, un nucleo di “sfaldamento”? Perché è emersa la soggettività, intervento sul terreno finanziario molto forte; l’autocoscienza, della parte più produttiva del ha formato, cioè, una èquipe finanziaria robusta paese, quella - lei dice - che contribuisce al be- perchè spera di ottenere per questa via alcuni nessere di tutti. dei provvedimenti che vengono chiesti dai ceti Ma dopo questa diagnosi corretta, Signor Pre- produttivi del Nord. Ma questo non significa ri- sidente del Consiglio designato, quando lei af- solvere il problema: vuol dire semplicemente fronta le vie concrete in cui pensa che si possa- spostarlo nel tempo. no avviare a soluzione tali problemi, oscilla Quando si tratta, del resto, di entrare nella continuamente tra misure radicali, quale il sostanza delle grandi riforme, lei si sottrae: e cambio della forma di Repubblica (che è solo sostiene di non voler “entrare nel merito”, per- accennata, ma si scorge nel fondo della sue di- ché qui c’è un patto da riscrivere, insieme con chiarazioni) e quella che io chiamo la tecnica tutti i connazionali e con tutti i partiti. Indica dei “rappezzi”: cioè la tendenza ad attenuare oc- dunque per le riforme la via parlamentare. Que-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 159 sta però, mi consenta, signor Presidente desi- Infatti tutte le riforme costituzionali, in que- gnato, è proprio la via sbagliata: battere la stra- sto dopoguerra, sono state approvate con refe- da propriamente parlamentare - seguendo sia la rendum popolare: è la sovranità dei cittadini via dell’Assemblea Costituente, sia quella di una che si deve esprimere quando si tratta di cam- bicamerale interna ai due rami del Parlamento - biare la Costituzione. Al contrario, interrogare è profondamente errato. e coinvolgere, previamente, tutte le forze politi- Signor Presidente designato, lei non è soltan- che presenti in Parlamento e non provare la di- to il capo dell’Esecutivo; lei è anche il capo del- scussione su di un preciso progetto conduce al- la maggioranza parlamentare. Certo si tratta di la improduttività e alle delusioni già sperimen- una maggioranza piuttosto esigua, di cui non tate e quindi al fallimento del tentativo di cam- conosciamo la capacità di resistenza; però lei è biare il nostro sistema politico. il capo di questa maggioranza. Mettiamoci in testa che qui si tratta di cam- E allora nello spirito dell’articolo 138 della biare la forma della Repubblica, cioè di sostitui- Carta la via da battere è quella di istituire una re ad una Repubblica parlamentare-centralizza- commissione ristrettissima di maggioranza (a ta una Repubblica federale. Se lei batterà questa cui dovrebbero partecipare anche le parti parla- strada, signor Presidente designato, ci mettere- mentari che ormai sono in campo e si sono mo su un terreno molto più concreto, avremo contrapposte – come lei ha giustamente detto - la possibilità di avere un contatto diretto con i ai due schieramenti parlamentari principali) e miei amici della Lega Nord e con i fautori in ge- far scrivere ad essa un coerente progetto di nerale dei movimenti federalisti che si sentono riforma della struttura della Repubblica. rappresentanti delle popolazioni settentrionali Questo progetto va portato in Parlamento e in più produttive e tuttavia meno considerate, e Parlamento va discusso con la più grande li- ormai meno partecipi della vita politica ed eco- bertà. Quando il Parlamento avrà trovato una nomica della Repubblica. maggioranza su questo progetto e lo avrà ap- Mi auguro che questa sia la strada che lei bat- provato, allora, con una modesta modifica al- terà, signor Presidente. l’articolo 138, si potrà disporre l’accesso del (Applausi dai Gruppi Forza Italia e Lega progetto al referendum popolare. Nord-Per la Padania indipendente).

160 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia Intervento al Senato del 15 gennaio 1997

di Gianfranco Miglio

Discussione sull’istituzione di una Commissio- Bozzi a sollevare la questione della franchigia dei ne parlamentare per le riforme costituzionali, Capo del Governo dal corpo rappresentativo). Senato della Repubblica (italiana), XIII Legisla- Dal 1989 ad oggi si è profilata invece la seconda tura, Mercoledì 15 gennaio 1997. fase storica delle riforme, che è caratterizzata dal- la crisi dello Stato moderno come “unitario” e ignor Presidente, signori senatori, il 30 luglio “sovrano” e dall’apparire del pluralismo e del fe- scorso ho votato a favore di questo disegno di deralismo. Vale a dire: ci si è accorti che il proble- Slegge costituzionale che stiamo esaminando ma cruciale del nostro sistema politico, e di tutti i e le ragioni che mi hanno indotto allora a farlo sistemi politici contemporanei, non è tanto quel- sono tuttora presenti. lo del rafforzamento del “decisore”, ma più pro- Credo che l’unico risultato cui potrà tendere la priamente della rinuncia ad un Governo centra- Commissione bicamerale è di costringere i partiti lizzato che non riesce più a padroneggiare i pro- politici, presenti in Parlamento, a definire le loro blemi di gestione della cosa pubblica. posizioni sulle riforme costituzionali. Non è un Su questo mi rivolgo ai colleghi di Alleanza Na- compito facile: perché - già lo vediamo oggi e lo zionale. Certo, voi a suo tempo avete assorbito le vedremo ancor più durante i lavori della Bicame- posizioni mie e della mia scuola a proposito del rale - i partiti politici o non hanno preso ancora “decisore”; ma dovete capire che dai primi anni alcuna posizione, o se l’hanno presa la tengono ‘80 ad oggi è cambiato il mondo, è avvenuto un nascosta, riservandosi di vedere al momento op- mutamento di grandissima portata, paragonabile, portuno quale delle soluzioni possa meglio giova- e probabilmente superiore, a quello della rivolu- re alla loro sorte e alla loro strategia. zione borghese del 1789. Non è soltanto fallito il In altri termini, il problema delle riforme costi- modello comunista come modo di gestione della tuzionali è subordinato alle ragioni della lotta po- cosa pubblica; non è soltanto caduto il sistema litica quotidiana e dei problemi dei controllo del sovietico; è finito il modello dello “Stato moder- potere e delle sue risorse. no” - come dicevo - “unitario” e “sovrano”. E in Questa condizione porterà la Commissione a questo contesto, il Capo del Governo è allora de- disegnare un ventaglio amplissimo di varianti; stinato a diventare qualcosa di simile allo uno scoraggiante panorama di diverse scelte e di Stadhouder della Repubblica federale libera dei diverse opzioni. Però occorre fare attenzione (e Paesi Bassi (l’unica che avrebbe potuto sopravvi- questo è un punto su cui mi arrischio a richiama- vere, accanto alla Confederazione Elvetica, come re la vostra attenzione) Vi sono infatti due “strati esempio di quella che io chiamo “l’altra metà dei storici” nel panorama delle riforme costituziona- cielo”, cioè l’area delle Repubbliche urbane, delle li. Il primo è quello cominciato a formarsi al mo- libere comunità borghesi della grande Europa mento dell’incarico alla Commissione Bozzi, ed è medievale-moderna). arrivato fino alle conclusioni del Gruppo di Mila- In questo contesto, voglio sottolineare come il no; poi si è trascinato per qualche anno ancora. problema del decisore, il problema del Presiden- Vi era allora il problema della “govemabilità”, te, diventa secondario rispetto al problema della quindi della costruzione di un “decisore” sottrat- forma della Repubblica e della struttura federale. to al Parlamento; ad affrontare tale problema ho E in una struttura federale - come insegna ancora contribuito anche io con i miei libri (avendo però la Confederazione Elvetica che è l’ultimo vero re- cominciato prima ancora della Commissione e gime federale al mondo - il problema del “deciso-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 161 re” diventa secondario, su- Commissione bicamerale bordinato alla struttura col- nel 1993, quando mi sono legiale - “direttoriale” - tipi- accorto che non si produce- ca delle repubbliche federa- va più niente; malgrado in- li. fatti le sollecitazioni dell’o- Certo c’è, minacciosa sul- norevole Iotti, ho mantenu- l’avvenire della Commissio- to la mia decisione ed ho ne bicamerale, la possibilità avuto ragione, perché all’in- che riprenda corpo quel non fuori del disegno di legge lodevole tentativo, fatto ad Labriola sulla forma della un certo punto della nostra Repubblica, non si è poi più lotta politica, verso una fatto niente. Se dovesse ve- “grande coalizione”, desti- rificarsi questo sfruttamen- nata a consentire rimedi to sostanzialmente immora- marginali alla Costituzione: le della Commissione bica- cioè in sostanza orientata a merale, credo che questa restaurare la prima Repub- volta non sarò il solo ad an- blica. Se questo disegno si darmene. realizzasse, pregiudichereb- E qui mando un messaggio be il destino degli italiani e ai miei vecchi amici della li avvierebbe ad un declino Lega Nord (anche se non inarrestabile. sono più presenti): tenete C’è il rischio che questa duro! Saranno le vicende e “grande coalizione”, diventi la storia che verranno in- lo strumento per sfruttare la Commissione bica- contro a voi, malgrado lo stato di smarrimento in merale. Non ho nessuno dubbio sul fatto che le cui vi trovate; ma non allontanatevi dalla Com- forze che porteranno domani mattina, ed entro missione bicamerale; al momento opportuno qualche giorno anche alla Camera dei deputati, usciremo tutti insieme in difesa di un federalismo ad approvare il disegno di legge costituzionale di che (io lo sento già “a naso”) dovrebbe essere il cui stiamo discutendo, siano forze che hanno primo principio sacrificato dalla Commissione bi- questo obiettivo. Non accettano di cambiare la camerale. forma della Repubblica, ma soltanto di restaurare In queste condizioni allora la ribellione aprirà la Repubblica uscita nel 1948 dal lavori del 1946 e la via molto probabilmente ad una Assemblea co- 1947. stituente, dalla quale non mi aspetto affatto che Devo qui ricordare l’importanza della dichiara- esca la riforma della nostra Costituzione: non zione che ha fatto il leader del Polo ieri sera e uscirà dalla Commissione bicamerale, ma non l’altro ieri sera a proposito dell’eventuale uscita di uscirà neanche dall’Assemblea costituente. Ci questo schieramento dalla bicamerale nell’ipotesi sarà in pratica soltanto un momento rivoluziona- che quest’ultima non approdi agli obbiettivi del rio che ci indurrà - prima della scadenza del seco- “federalismo” e del “presidenzialismo”. Mi spiace lo - a cambiare il nostro sistema. E questo contro che non sia più presente, ma devo tirare le orec- l’attitudine degli italiani, che sono dei “quietisti” chie al mio vecchio amico Cossiga (che stimo e che, a differenza dei francesi, non fanno una ri- tanto) quando afferma che non si potrà abbando- voluzione ogni generazione. Sono fatti così i no- nare la Commissione bicamerale, ma bisognerà stri connazionali, ma saranno costretti a cambia- restare fino in fondo, accettando la regola della re perché la prospettiva sarà l’infelicità dei nostri maggioranza. Quando ne va della struttura politi- figli e dei nostri nipoti. ca fondamentale in cui sono inseriti i nostri dirit- Prepariamoci allora, attraverso la Commissione ti, non c’è nessuna istituzione (in modo specifico bicamerale, e domani attraverso l’Assemblea co- una istituzione straordinaria come è la Commis- stituente, alla vera prova determinante che si sta- sione bicamerale) che possa renderci prigionieri. glia sull’avvenire di questa Repubblica. Vi ringra- Se arrivasse il momento in cui fosse prevalente il zio per avermi ascoltato. disegno di restaurare la prima Repubblica il tem- (Applausi dai Gruppi Forza Italia e Alleanza po delle “riformette”, la cosa migliore sarebbe an- Nazionale e del senatore Gubert. Congratula- darsene. Io me ne sono andato, solitario, dalla zioni).

162 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 AAntologiantologia Oltre lo Stato-nazione: l’Europa delle città di Gianfranco Miglio

Articolo tratto da Ideazione n. 2 (marzo-apri- Non è un caso d’altronde che istituzioni e cen- le) 2001, pagg. 93-108. tri di ricerca quali l’Isap (Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica) e la Fisa (Fonda- l mio nome è sempre stato associato a quello zione italiana per la storia amministrativa) io li dell’Università Cattolica di Milano, dove ho abbia creati al di fuori della Cattolica. Queste Icompiuto i miei studi universitari, dove ho strutture mi hanno permesso di organizzare svolto tutta la mia carriera accademica e dove, una sorta di “università parallela”, mi hanno per circa un trentennio, sono stato preside della consentito di contare nel mondo accademico e facoltà di Scienze politiche. In realtà alla Catto- di fare ricerca senza restare sopraffatto dalla lo- lica non sono andato per ragioni confessionali gica universitaria; tra l’altro, grazie ad esse ho (vengo infatti da una famiglia repubblicana e lai- potuto avviare alla ricerca molti dei miei allievi. ca: mio nonno e mio padre erano laici convinti), Insomma, per strano che possa sembrare, ho at- ma semplicemente perché era un’università or- traversato tutto l’arco della mia vita accademica dinata, dove si era al riparo dall’influenza dottri- all’interno della Cattolica ma senza mai farne naria del fascismo (fare lezione in toga dispensa- parte intimamente. Ho cercato di mantenere va, ad esempio, dall’indossare la camicia nera, sempre la mia indipendenza, evitando ad esem- come si usava invece nelle altre università italia- pio di urtarmi con quell’autentica eminenza gri- ne). Padre Agostino Gemelli, con la sua imposta- gia che era Francesco Olgiati, il tutore delle cat- zione risoluta e autoritaria, vi imperava. Ma pro- tolicità e della dottrina. prio per questo suo carattere autoritario si tro- vava in sintonia con Mussolini, che infatti lo la- I maestri e... sciava tranquillo. In Cattolica erano obbligatori Naturalmente alla Cattolica ho avuto i miei quattro anni di teologia morale. Ad insegnarla, primi maestri. Per cominciare, Giorgio Ballado- ai miei tempi, era un gesuita, impegnato a for- re Pallieri, con il quale mi sono laureato con nirci dimostrazioni sull’esistenza di Dio e che una tesi di argomento giuspubblicistico, e Ales- ogni tanto se ne usciva con battute del tipo: “Su sandro Passerin d’Entrèves, due liberali che mi questo punto io e San Tommaso siamo d’accor- hanno permesso di stare al riparo dal dottrinari- do”. Gemelli lo stimava pochissimo. Fu proprio smo fascista, da autori come Costamagna e Vol- questo gesuita a spingermi, poco a poco, a con- picelli, che ancora conservo nella mia biblioteca siderare il cattolicesimo alla stregua di una ideo- ma che ho sempre rifiutato per via del loro ap- logia, un’ideologia tra le altre, che all’epoca coe- proccio fortemente ideologico alla politica ed al sisteva con il fascismo. diritto. Poi Francesco Rovelli, professore di Di- Certo, il fatto di essere stabile in Cattolica mi ritto pubblico, che cercava di familiarizzarci con ha costretto, sempre, a rispettarne l’impostazio- il diritto pubblico fascista nella maniera più ne, ad osservarne formalmente i precetti. In neutrale e protetta possibile, cercando di eviden- realtà – oggi posso ben dirlo – mi sono sempre ziare quel che di accettabile c’era, ad esempio, considerato un “ospite”, per non dire un estra- nelle leggi di polizia del regime. neo, proprio in virtù del mio laicismo (più forte La mia formazione è stata essenzialmente giu- di quanto si possa credere). Credo che al mo- ridica. Per lunghi anni sono stato completamen- mento di andare in pensione, anche in Cattolica te immerso nel diritto. Il mio primo lavoro im- abbiano tirato un sospiro di sollievo. portante, del 1942, è stato appunto di diritto in-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 163 ternazionale. Mi so- re particolarmente no occupato della importante. Credo disputa sui non-bel- di essere stato uno ligeranti coinvolti dei primi in Italia a nel commercio di comprendere la materiale bellico, un grandezza del We- tema all’epoca mol- ber scienziato socia- to sentito, visto che le e della politica, eravamo in pieno storico delle istitu- conflitto mondiale. zioni e dell’econo- L’avvicinamento alla mia: il Weber per scienza della politi- intenderci di Eco- ca, per il tramite nomia e società, che della storia delle in seguito tutti han- dottrine politiche, è no citato. In questa avvenuto lentamen- scoperta ha molto te, grazie ad alcune contato il volume di scoperte intellettua- Carlo Antoni sullo li. La prima, e più storicismo tedesco. importante, è stata Weber ha accentua- quella di Gaetano to la mia avversione Mosca, che mi ha il- per la filosofia, la luminato circa il mia inclinazione nesso esistente tra positivista e scienti- dottrine ed istituzio- fica e la mia atten- ni: le dottrine politi- zione spietatamente che spiegano le isti- critica nei confronti tuzioni; queste ulti- dei sistemi di valori, me, a loro volta, con le maschere con le la loro evoluzione, quali si fa politica. influenzano le dot- A distanza di anni, trine. Tale nesso è (Foto Giovanni Giovannetti – Pavia) c’è stata poi la sco- poi diventato carat- perta di Carl Sch- terizzante del mio modo di intendere la scienza mitt e della sua teoria dell’amico/nemico. In Ita- della politica. lia Schmitt era un autore del tutto dimenticato, Un’altra lettura che mi ha molto influenzato è a causa dei suoi trascorsi politici “filo-nazisti” stata quella del Trattato di sociologia di Pareto, (peraltro di breve durata). Chi poteva immagina- grazie al quale mi sono immerso nel realismo. re che quell’antologia curata da me e da Pieran- Alla mia formazione giuridica ed alla lettura di gelo Schiera (il Mulino, 1972) avrebbe avuto autori “realisti” quali Mosca e Pareto debbo la un’influenza così profonda sulla cultura italiana! mia avversione alla filosofia. Ho sempre rifiutato In effetti, la riscoperta di Schmitt ha determina- l’approccio filosofico allo studio della politica e to un profondo cambiamento, soprattutto tra gli delle idee politiche, che era invece frequente tra studiosi di sinistra della politica (Massimo Cac- gli storici delle dottrine politiche dell’epoca: ciari, Mario Tronti, Giacomo Marramao...), che penso a studiosi quali Rodolfo De Mattei o Carlo hanno dovuto fare i conti con una tradizione Curcio, peraltro dediti quasi totalmente allo stu- completamente diversa dalla loro e che pratica- dio della tradizione politica italiana. Personal- mente ignoravano. Per loro ha rappresentato un mente sono sempre stato attratto dalla meccani- salutare bagno di realismo. ca delle istituzioni politiche e dalla dinamica Carl Schmitt non l’ho mai conosciuto perso- delle idee politiche. Il grande incontro della mia nalmente. Ci siamo solo scambiati delle lettere carriera intellettuale è stato rappresentato però durante la preparazione del volume. So tuttavia da quello con Max Weber. In Cattolica, quando – me lo ha raccontato Marcello Staglieno – che ero studente, ne avevo sentito parlare da Fran- mi stimava profondamente, al punto da definir- cesco Vito, che tuttavia non lo riteneva un auto- mi in una occasione, durante un colloquio con

164 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Ernst Jünger, “uno dei politologi più colti d’Eu- Genesi e declino dello stato moderno ropa”. Un giudizio che, vista la provenienza, mi Lo stato moderno – questa “superba costru- ha sempre molto lusingato. zione del genio politico europeo”, come era soli- to dire Carl Schmitt – è stato uno dei miei og- ... i colleghi getti di studio preferiti. Per una lunga fase sono Dalla politologia ufficiale italiana sono sempre stato – da fautore del decisionismo – un ammi- stato considerato una figura intellettualmente ratore del modello statuale. Negli ultimi decen- eccentrica. In effetti la visione che ho sempre ni, mano a mano che ho intensificato le mie ri- avuto della scienza della politica è stata scomoda cerche sulla genesi storica dello stato moderno, e poco tradizionale, frutto di un percorso intel- ho dovuto cambiare idea su quest’ultimo (pur lettuale piuttosto originale e poco consueto nel senza rinunciare, come dirò, all’approccio “deci- contesto culturale italiano. Con i politologi ita- sionista”), a seguito delle scoperte che ho potuto liani ho avuto rapporti di stima personale ed ac- fare sulla sua genesi, i suoi veri fini, la sua strut- cademica, ma scarsi punti di contatto scientifico. tura, la sua vera natura insomma, al di là delle Norberto Bobbio, ad esempio, per i miei gusti in- vesti ideologiche nobilitanti delle quali è riusci- clina troppo alla filosofia. In realtà di qualcosa gli to ad ammantarsi per secoli. Mi è apparsa infatti sono debitore: è stato lui che mi ha spinto a stu- sempre più chiara la radice ideologica della for- diare l’opera di Marsilio da Padova, un “positivi- ma stato, nata dall’azione e dall’impegno teorico sta ante litteram”, come l’ho definito una volta, di legisti e giureconsulti volti a mascherare la un anticipatore dell’approccio scientifico allo vera, precisa finalità: fare la guerra. Tutta la studio della politica. Bobbio tuttavia non mi ha struttura finanziaria dello stato è nata, in origi- mai perdonato la pubblicazione delle Categorie ne, con questo obiettivo: trovare le risorse per le del politico di Schmitt: “Hai destabilizzato la si- guerre dei sovrani. Mi è parsa altresì ancor più nistra italiana”, mi ha detto una volta. chiara la matrice teologico-assolutistica dello Chi conosco molto bene è Giovanni Sartori, stato, sempre più incompatibile con l’odierno anche lui arrivato alla scienza politica dalla filo- processo di laicizzazione della politica e con la sofia, in particolare da quella crociana. Le sue diffusione del pluralismo e dell’individualismo. letture sono molto americane. Ha il grande tor- L’idea di sovranità – l’equivalente del punto in to, ai miei occhi, di non essersi abbeverato a suf- geometria, secondo la suggestiva immagine di ficienza alla cultura tedesca, che è invece stata Cardin Le Bret, l’equivalente in terra della vo- la mia grande fonte di ispirazione. Autori quali lontà divina – esprime un’ossessione, tutta teo- Lorenz von Stein, Ferdinand Tönnies, Carl Sch- logica, per l’unità, per la reductio ad Unum, as- mitt... Di Sartori e della sua scuola non condivi- solutamente incompatibile con l’odierno plura- do poi l’approccio comparativistico, talmente lismo sociale e politico. L’unità significa omoge- esasperato da risolversi in un formalismo. Di neità. Oggi, invece, si tratta di organizzare poli- ogni singola proposta di cambiamento istituzio- ticamente le differenze, di valorizzarle e di di- nale non si può andare a cercare, tutte le volte, fenderle, non di annullarle. Cosa che lo stato per il corrispettivo negli altri paesi, quasi esistesse sua natura non può fare. uno standard politico-istituzionale al quale tut- Sono sempre stato convinto, sulla scia di Max ti, più o meno, debbano attenersi. Chi – come Weber e degli altri grandi classici del pensiero me – pensa che, in una fase storica come l’attua- politico occidentale, che le istituzioni politiche, le, ci si debba sforzare di inventare nuove istitu- nessuna esclusa, sono destinate prima o poi a zioni e nuovi modelli politici non può accettare scomparire. Lo stato, che è a sua volta un pro- la trappola mentale della politica comparata. dotto storico, non fa eccezione. La nostra è, per Ho avuto relazioni anche con Giuseppe Mara- l’appunto, l’epoca della progressiva scomparsa nini, autore oggi dimenticato o ricordato solo dello stato così come lo abbiamo conosciuto per per la sua polemica contro la partitocrazia ed circa quattro secoli. autore invece di due studi – uno sulla Rivoluzio- ne francese, l’altro sulla Repubblica oligarchica La fine di un mondo veneta – che meriterebbero di essere ristampati. Quello che voglio dire è che stiamo assistendo Con Maranini ho collaborato attivamente all’e- – piaccia o meno – alla fine di tutto un mondo poca della riforma delle facoltà di Scienze politi- politico, quello dello Jus Publicum Europaeum, che, alla quale diedero un contributo importan- del diritto pubblico europeo cinque-seicentesco, te anche Sartori e Andreatta. nato dopo la pace di Westfalia (seppur le sue

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 165 premesse siano state poste prima) e che per un anacronismo politico-giuridico, tutto l’oppo- quattro secoli ha dato un’impronta fortissima al sto di quello che ci hanno insegnato i maestri di sistema delle relazioni internazionali. diritto pubblico. Quella di fissare confini rigidi e Declineranno, una dopo l’altra, tutte le grandi immutabili e di farli rispettare con la forza è una strutture istituzionali che hanno caratterizzato, vecchia mania della politica dell’età dello stato nel corso dei secoli, il nostro paesaggio politico. moderno. Qualcuno pensa ancora che basti un Ad esempio il parlamento su base nazionale, confine per difendere le identità. Economica- non solo strutturalmente incapace di produrre mente e tecnologicamente i confini già non esi- decisioni, ma ormai continuamente scavalcato, stono più: permangono solo come espressione sulle questioni politicamente ed economica- simbolica – politica e militare a un tempo – di mente più importanti da organismi che agisco- un mondo che sta per finire. Le aree di frontiera no al di fuori della struttura parlamentare. Con i sono sempre più spazi di scambio e di coopera- parlamenti e le loro mischie interne verrà meno zione, mentre anche l’Europa comunitaria non la classe dei parlamentari, queste figure ottocen- fa che appoggiarsi sulle ossessioni statuali del tesche, un po’ noiose e arroganti, che abbiamo confine “esterno”, che continua a spaccare in sempre immaginato, obbedendo a una certa due l’Europa e divenute dottrina giuridica a par- oleografia, come i protagonisti assoluti e neces- tire dai giuristi del XVII secolo. sari di ogni politica. I grandi partiti di massa, dal Alla base di questi cambiamenti irreversibili – canto loro, sono già un ricordo, sostituiti ora- per i quali forse non siamo ancora mentalmente mai da aggregazioni di interessi nelle quali non attrezzati – c’è ovviamente un dato materiale fi- conta più l’ideologia, ma il carisma dei capi e no a qualche anno fa imprevedibile nei suoi effet- l’uso scientifico della propaganda. ti: la rivoluzione tecnologica, peraltro continua Cambiando i partiti, cambia anche il meccani- ed incessante. Cosa determina la tecnologia per smo della rappresentanza. Così come è destinato l’evoluzione dello stato? Due cambiamenti che a mutare il significato sin qui attribuito alla Co- per il fatto di intaccarne la matrice originaria fi- stituzione. La politica ha oggi assunto una di- niscono anche per determinarne il deperimento mensione pienamente mondana e secolare: co- e quindi la scomparsa dalla scena politica. I due me può dunque concepirsi un atto politico, co- cambiamenti principali sono: 1) l’impossibilità, me appunto la Costituzione, avvolto da un’aura oggi, di fare la guerra 2) la scomparsa della clas- quasi sacrale e religiosa, giudicato intoccabile, se dei burocrati e dei funzionari dello stato, cioè un sistema chiuso di norme che una volta posto della struttura amministrativa tradizionale. è destinato a vincolare la vita di tutte le genera- La guerra come la intendevano i grandi capi zioni a venire? In realtà, ogni generazione do- militari soprattutto sette-ottocenteschi – la vrebbe poter scrivere la propria Costituzione, guerra cioè come scontro tra stati sovrani che si fissare autonomamente le regole della conviven- riconoscono formalmente nemici – è diventata za politica secondo le proprie esigenze e neces- ormai impossibile. Prima abbiamo avuto, già sità. con il primo conflitto mondiale, la guerra totale Al posto della Costituzione – intesa come ta- di massa che ha coinvolto le popolazioni civili. vola di valori, come struttura organica e com- Poi è venuto l’armamentario nucleare che ha re- pleta, immodificabile nei princìpi – in futuro so i conflitti bellici distruttivi oltre ogni limite avremo probabilmente raccolte di “leggi partico- immaginabile. La guerra – intendo la guerra tra lari”, ognuna delle quali mirata verso problemi stati sovrani – sta uscendo sempre più dal no- ed aspetti specifici della vita collettiva e finaliz- stro orizzonte storico, sostituita da contese di ti- zata a risolvere i problemi, per definizione sem- po economico e da conflitti legati al possesso ed pre diversi, di una comunità; non più quindi la all’uso delle tecnologie. Da questo punto di vista Costituzione cui ci ha abituati il diritto pubblico l’esperienza europea è esemplare. Chi potrebbe europeo soprattutto ottocentesco, la Costituzio- immaginare, nell’Europa di oggi, una guerra di- ne depositaria della maiestas di un intero popo- retta, mettiamo, tra Francia e Germania, o tra lo, ma uno strumento molto più flessibile e di- Gran Bretagna e Spagna? Ma se lo stato sovrano, namico. che è nato come struttura politico-militare fina- Un altro concetto tipicamente legato all’espe- lizzata alla guerra, non può più esercitare que- rienza dello stato nazionale è quello di “confi- sta sua funzione primaria, non può cioè dispie- ne”, anch’esso destinato, stante l’attuale evolu- gare gli eserciti e la bandiera, cosa gli rimane? zione dell’economia e della tecnica, a divenire Quanto alle pletoriche burocrazie statali, alle

166 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 decine di migliaia di funzionari di ogni livello classico regime parlamentare europeo. Si è visto che rappresentano lo stato nel territorio, che che non ha funzionato. A Oriente dell’Europa il simbolicamente ne esprimono la ramificazione e modello westfaliano di relazioni tra stati non la pervasività, con la loro crescita abnorme e sembra funzionare, al punto che si dovrà, prima inarrestabile, soprattutto nei paesi ultracentra- o poi, cercare di sperimentare nuove modalità di lizzati come rimane l’Italia, a renderle sempre organizzazione dei rapporti internazionali. In più superflue sarà il procedere incalzante dei particolare, il tentativo di applicare la formula processi di automazione, che renderà sempre semplificatoria dello stato nazionale si è risolto più inutile ed economicamente controprodu- in un’esplosione incontrollata di micro-naziona- cente qualsiasi mediazione tra cittadini e sfera lismi (il caso dei Balcani è eloquente). Il proble- della decisione politica. I titolari di cariche pub- ma oggi non è contrapporre al nazionalismo sta- bliche (e di rendite politiche, non di mercato) tuale un nazionalismo di dimensioni più piccole, faranno una fatica d’infer- che del primo riprende tut- no a giustificare, a legitti- tavia la logica. Semmai si mare le paghe pubbliche. tratta di capire se è possibi- La macchina – che sosti- le immaginare modelli di tuisce il funzionario – ren- organizzazione politica che derà davvero impersonale non abbiano come fonda- il potere pubblico ma an- mento il legame indissolu- che, paradossalmente, me- bile dell’individuo con il no lontano dalla partecipa- territorio e in particolare zione dei cittadini. Natu- con la sovranità territoriale ralmente non bisogna na- collocata in stati omogenei scondersi i risvolti sociali e territorialmente continui. di questo processo: che fi- La globalizzazione, di cui ne faranno le migliaia di oggi tanto si parla, viene vi- persone che vivono grazie sta di solito dal punto di vi- ai servizi che lo stato ha sta dei rapporti economici. ascritto al suo monopolio, Se ne trascurano invece gli oggi sempre meno giustifi- aspetti più propriamente cabile? politici, il primo e più im- portante dei quali è appun- Uno sguardo a Oriente to il venir meno dei vincoli Tutti guardano a Occi- territoriali, base di ogni na- dente, all’Europa occidenta- zionalismo (“macro” o “mi- le e agli Stati Uniti, per cer- cro” che sia) e dello stato. care di capire come evol- Con la globalizzazione si va veranno le nostre istituzioni politiche. In realtà il verso la de-territorializzazione dei rapporti e dei futuro è nell’Europa orientale, nei paesi fuoriu- vincoli politici, che perderanno sempre più il lo- sciti dal dominio comunista. L’Europa orientale ro carattere fisso e vincolante. L’Oriente europeo, è destinata a diventare, in parte già lo è, un gran- proprio perché è un terreno politicamente più dioso laboratorio politico, come in questa stessa vergine, riuscirà per primo, secondo me, a speri- rivista cerca di spiegare l’articolo dedicato all’ar- mentare forme di convivenza politica di tipo po- gomento dal mio antico allievo Alessandro Vita- st-statuale e neo-federativo. Insomma, il futuro è le, che se ne occupa con competenza da anni, do- a Oriente, non ad Occidente, non sulla Manica. po aver studiato numerose lingue dell’area, non Noi, da questa parte d’Europa, abbiamo ormai solo slave. L’Europa occidentale sarà costretta a definito uno standard politico-istituzionale dal seguire le innovazioni radicali che si produrran- quale, per quanto sempre meno funzionante, fa- no in quella orientale, destinata a determinare, tichiamo a staccarci. Dall’altra parte, invece, gra- dopo averne spostato il baricentro, un nuovo as- zie all’accelerazione storica prodotta dalla caduta setto per l’intera Europa. del comunismo, si sono create le condizioni – Ci siamo illusi che per recuperare questi paesi, strutturali, politiche, spirituali e culturali – per dopo la fine dei “regimi amministrati”, bastasse sperimentare qualcosa di nuovo che però ripren- esportare il modello dello stato nazionale ed il da la forma di convivenze la cui esperienza è sta-

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 167 ta violentemente interrotta da quella dello stato macchina pubblica. Mi chiedo come reagirà il moderno “sovrano”. ceto degli alti funzionari di stato – intendo i pre- fetti, i questori, i direttori generali dei ministeri Uno sguardo all’Italia – a un processo che tenderà a togliere loro pote- Ho dedicato molta attenzione alle vicende pe- ri crescenti. Dopo gli Statuti (che non dovranno culiari dello stato italiano, dall’unità in avanti. somigliarsi troppo l’uno con l’altro, ma dovran- Quando mi sono convinto che il nostro modello no invece rispecchiare le differenze tra territori statuale, entrato della sua fase parlamentare in- ed evitare la trappola dell’omogeneità), il passo tegrale, rischiava di perdere di funzionalità e di successivo, in una logica di reale autonomia po- efficienza, ho perseguito con impegno un obiet- litica ed istituzionale, sarà l’accorpamento delle tivo riformistico, come dimostra l’esperienza del attuali Regioni secondo macro-aree omogenee Gruppo di Milano, da me diretto (1983) che pre- dal punto di vista economico-territoriale. Un vedeva una profonda revisione del nostro assetto passaggio inevitabile, perché le attuali Regioni, costituzionale in un senso che all’epoca fu defi- artificiali e inventate a tavolino nell’Ottocento, nito “decisionistico”. Quel progetto era ancora non possono trasformare in senso federale il interno alla logica dello stato unitario ed accen- paese. A quel punto, con la nascita delle “macro- tratore. Con la fine del comunismo, con l’inizio regioni” organizzate in Cantoni, si saranno crea- a tutti gli effetti di una nuova epoca storica, mi te le condizioni istituzionali per la realizzazione sono reso conto dei limiti di quell’approccio di una reale struttura federale, per la definizione riformistico. Ho così cambiato radicalmente vi- di un assetto politico-costituzionale di tipo em- sione, riprendendo la proposta (rifiutata dai miei brionalmente post-statuale. collaboratori) che allora già feci in quella sede, abbandonando qualsiasi compromesso con la Federalismo: quello vero e quello falso prospettiva fallimentare dello stato unitario e (o apparente) abbracciando definitivamente – non per una Sono sempre stato federalista, da buon lom- scelta valoriale, ci tengo a precisarlo, ma per ra- bardo. Ma all’inizio lo ero su un piano più lata- gioni scientifiche – la soluzione federale, alla mente culturale ed emotivo. Sul piano scientifi- quale ho dedicato tutte le mie energie nel corso co e istituzionale sono diventato federalista degli ultimi dieci-quindici anni. Si è trattato di piuttosto tardi, dopo che per lungo tempo ero un impegno lungo, dal quale però, nonostante il stato un cultore dello Jus Publicum Europaeum tanto parlare che si è fatto in questi anni di fede- e quindi dello stato moderno, affascinato dalla ralismo, non è ancora scaturito un reale cam- sua “mostruosità” apparentemente funzionale. biamento. Bisogna dire però che la riforma che Mi sono convertito al federalismo quando mi so- ha portato all’elezione diretta dei “governatori” no convinto, a partire dalla distinzione che sta nelle diverse regioni italiane ha una carica rivo- alla base della mia teoria politica, quella tra pat- luzionaria molto maggiore di quanto si immagi- to politico e contratto-scambio (due dimensioni ni. L’ho anche detto ad Amato quando era mini- delle convivenze umane radicalmente opposte stro nel governo D’Alema: “Voi nemmeno vi ren- l’una all’altra e irriducibili soprattutto sui piani dete conto di cosa significhi questa innovazio- della parità e della reciprocità), che le relazioni ne”. La nascita dei “governatori” ha contribuito politiche stanno ormai evolvendo sempre più a rianimare personalità politiche molto forti e verso modelli contrattuali e di tipo privatistico, con una forte legittimazione, destinate a contare incompatibili con lo stato accentratore e invece sempre più sulla scena politica nazionale. Ma il compatibili, dal punto di vista istituzionale, con vero punto di trasformazione sarà rappresentato l’assetto federale, nel quale l’elemento contrat- dalla redazione e dalla successiva applicazione tuale è decisivo, come lo è stato per secoli. degli Statuti regionali (che non potranno essere Molto importante, sul piano della dottrina, è omogenei). Prevedo contrasti crescenti con stata la lettura dei federalisti nord-americani. l’amministrazione centrale dello stato, natural- Non di quelli odierni, che sono falsi federalisti, mente ben intenzionata a difendere i propri po- ma di quelli originari, dei Founding Fathers più teri e i propri privilegi. Nella nuova legislatura versati nella teoria politica federale. Studiandoli le Regioni saranno il vero motore del cambia- mi sono accorto, con mio grande piacere, che il mento istituzionale, tanto più che ci siamo avvi- loro federalismo era tutt’altro che originale: era cinati alla scadenza elettorale senza che si sia invece una ripresa della grande tradizione fede- prodotta una seria e profonda modifica della ralista europea, quella per intenderci di Johan-

168 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 nes Althusius. D’altronde non c’è da meravi- unità politiche (stati, regioni, cantoni...) che gliarsi. Basta dare un’occhiata alle stampe che compongono la Federazione; è invece espressio- raffigurano gli estensori della Costituzione del- ne, generalmente, di un parlamento partitocra- la Pennsylvania del 1776 (ne possiedo una mol- tico. Nel secondo caso, invece, il governo – quel- to bella): erano tedeschi protestanti a tutti gli lo che si definisce direttoriale – è espressione di- effetti, per come vestivano, per come si saluta- retta delle unità territoriali che formano la Fe- vano, per la lingua che ancora parlavano, per la derazione. Nel primo caso il federalismo è un cultura giuridica che avevano alle spalle e che orpello, qualcosa di esterno al sistema; ci si ac- era appunto quella della grande tradizione giu- contenta dunque, al massimo, della costituzione snaturalistica e federalista althusiana, tutta di una seconda Camera a base territoriale. Nel contrattuale, che aveva fatto grandi le città del- secondo invece il federalismo è il principio che l’Hansa, e delle Provincie Unite e garantito per orienta l’intero ordinamento costituzionale, a un lungo periodo la loro indipendenza politica e tutti i livelli. la loro crescita economica e civile. La Costitu- Purtroppo in Italia si parla di federalismo a zione federale americana ha invece distrutto sproposito. Lo si vuole realizzare salvando addi- questa autentica tradizione federalista di origi- rittura la struttura centralistica dello stato ed il ne europea. Alexander Ha- ruolo guida dei partiti nel milton non era un federali- parlamento e nel governo. sta, ma un seguace dell’uni- Le due cose sono incompa- tarismo monarchico di tibili. La stessa idea di “sta- stampo inglese. Non è un to federale” del resto è un caso che faccia da punto di ossimoro. Cerca di conci- riferimento ai “federalisti” liare due forme di aggrega- “europei” contemporanei e zione politica radicalmente alla loro visione statalista o opposte. Come dire “il che venga ossessivamente ghiaccio bollente”. Anche ripubblicato da centralisti coloro che sostengono il fe- in Italia per spacciarlo co- deralismo con convinzione me portatore del “verbo” fe- e in buona fede sono pur- derale. troppo ancora legati a una Io sono solito distinguere visione “alla Cattaneo”, ot- tra federalismo “falso” (o tocentesca, obsoleta, volta “apparente”), ma anche “de- a costruire l’unità, scarsa- generato” (nelle esperienze mente scientifica. storiche dello “stato federa- le”) e federalismo vero. Fal- L’oligarchia necessaria si, a mio giudizio, sono tutti All’interno della struttura i regimi federali spesso addi- federale è fondamentale, tati ad esempio: dagli Stati come ho accennato, l’orga- Uniti alla Germania. In que- no di governo, il direttorio. sti paesi l’accresciuto potere del governo federa- Ai governi direttoriali – così poco studiati dai le, soprattutto dal punto di vista dell’imposizio- costituzionalisti – ho dedicato negli ultimi tem- ne fiscale, ha progressivamente eroso il grado di pi una grande attenzione. Mi affascina l’idea che indipendenza degli States e dei Länder. Del resto il governo di una comunità politica sia affidato l’asse principale del potere corre in questi paesi non ad un pletorico Consiglio dei ministri (co- al di fuori della struttura federale, rappresentata me oggi accade nei regimi parlamentari), ma ad dalle entità “federate”. L’unico sistema che può un collegio ristretto formato dai vertici elettivi dirsi federale, sebbene anch’esso mostri non po- delle diverse unità politico-territoriali che com- che crepe in questo senso, è quello svizzero, ba- pongono la Federazione. Cinque, sette persone, sato sui Cantoni. coadiuvate da un segretario, capaci di attivare Cosa distingue il federalismo “falso” da quello processi decisionali autentici, frutto non di este- “vero”? Nel primo caso il potere supremo di go- nuanti mediazioni tra ministri che rappresenta- verno e di indirizzo politico non ha una reale no ognuno un partito o peggio una corrente, ma base territoriale, non fa cioè riferimento alle di accordi condotti alle luce del sole e in tempi

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 169 brevi. Come si vede, l’istanza decisionale perma- grandi aree metropolitane coese (Randstad Hol- ne al centro della mia visione politica: mi sono land, a struttura polinucleare, con sei milioni di convinto che venga meglio garantita da un regi- abitanti fra Amsterdam, Rotterdam, L’Aja e me direttoriale piuttosto che da uno parlamen- Utrecht, la stessa Padania), grandi centri urbani tare. – Milano, Lione, Parigi, Monaco, Londra, Fran- L’alternativa al regime parlamentare non è coforte – che sono a tutti gli effetti vere e pro- rappresentata dalla dittatura, come crede Sarto- prie megalopoli (nel senso di Gottmann), aree ri e con lui tutta la politologia accademica, ma di riferimento dal punto di vista degli scambi dall’oligarchia, quale appunto si esprime, in ma- economici, dello sviluppo demografico, dell’in- niera efficiente dal punto di vista del governo e novazione tecnologica e dei rapporti politici. dei processi decisionali, nel regime direttoriale. Vere e proprie comunità politiche sempre più Nella storia abbiamo grandi esempi di regimi quasi-indipendenti de facto, talvolta in stretta oligarchici che hanno dimostrato una grande relazione (e magari in competizione) le une con capacità di tenuta storica: penso ad esempio alla le altre e sempre meno in sintonia con i rispet- Repubblica Veneta. tivi stati nazionali, che vivono anzi come una li- Come si vede, all’interno della mia prospettiva mitazione. L’Europa ha già conosciuto qualcosa federalista ritornano e trovano un momento di di simile, all’epoca del Sacro Romano Impero, amalgama alcuni dei temi centrali della mia teo- che era una struttura “internazionale” plurali- ria politica: il decisionismo, il realismo di chi stica che non produceva sovranità (Pufendorf considera “necessaria” l’oligarchia, il prevalere sbagliava), nella quale le città godevano di una delle forme contrattuali, del contratto-scambio, grande indipendenza, pur potendo disporre di sulle forme di patto politico più tipiche invece un’autorità superiore alla quale rivolgersi per della politica statuale. Tutto sommato, la modifi- risolvere le proprie controversie. Mi è molto cazione della mia prospettiva scientifica e istitu- piaciuto, debbo dire, il richiamo del ministro zionale – da alcuni elementi dello statalismo al tedesco Fischer alla struttura del Sacro Roma- federalismo – è stata meno brusca di quanto no Impero come modello per l’Europa del futu- non sembri a prima vista… ro: un richiamo che non a caso non è stato in- vece gradito dai custodi del modello dello stato Città mercantili libere e Impero giacobino e livellatore, Chirac in testa. La realtà Io sostengo il federalismo come soluzione e è che la storia dello stato moderno ha diffuso via d’uscita al declino irreversibile dello stato un’idea limitata e parziale delle innumerevoli nazionale. Ma se debbo dire qual è il mio vero possibilità di organizzazione della convivenza modello politico di riferimento, il novum che mi internazionale. Costituzionalisti, studiosi di di- piacerebbe vedere realizzato, si tratta di un mo- ritto pubblico e giuristi internazionalisti però dello che definisco “anseatico”, che ricalca quel- non se ne rendono conto, se non confusamente, lo delle città commerciali libere che l’Europa ha a causa della concezione ossessiva della sovra- conosciuto prima che ovunque nel continente si nità nella quale sono cresciuti. Fra cinquant’an- imponesse la struttura statuale moderna, con i ni una nuova combinazione di elementi politici suoi eserciti e la sua burocrazia. Infatti la più e privatistici darà luogo a strutture di tipo neo- genuina tradizione federalista è stata quella dei federale quasi ovunque. secoli XII-XVII, delle città mercantili libere, so- Potrà suonare per alcuni come una bestem- praffatte dall’avvento violento dello stato moder- mia, per altri, tra cui mi annovero, come una no. Anche Otto von Gierke non è però andato al speranza: e se nel nostro futuro, una volta finita fondo della struttura contrattuale anseatica del- l’epoca degli stati nazionali (commerciali) chiusi le città commerciali libere. In questa fase nelle (il Geschlossener Handelsstaat teorizzato da Fi- città non c’erano persone di grande rilievo poli- chte), ci fosse la creazione di un nuovo spazio tico, né parlamenti, ma solo una gestione degli politico, di una struttura di tipo imperiale in affari quotidiani negoziata continuamente e un grado di unire, rispettandone le diversità, tutti i governo frammentato. Il libro che mi piacerebbe diversi popoli europei? scrivere dovrebbe intitolarsi L’Europa degli stati contro l’Europa delle città. Questo testo è la trascrizione, curata da Alessandro Campi e In realtà ci sono dei segnali che lasciano in- Alessandro Vitale, di un lungo colloquio svoltosi nei giorni travedere la possibilità di un’evoluzione nel 30 giugno-1 luglio 2000 nella casa di Como del professor Mi- senso da me auspicato. In Europa oggi esistono glio.

170 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 BIBLIOGRAFIA delle opere di Gianfranco Miglio (dal 1988 al 2001)

a bibliografia delle opere di Gianfranco Mi- bibliografia del volume di AA.VV. Multiformità e glio è molto vasta. I suoi primi lavori scien- unità della politica. Giuffrè, Milano 1988, conte- Ltifici, estremamente profondi e innovativi, nente gli Studi in Onore. nonché capaci di abbattere spesso in modo di- Nel 1988 l’attività scientifica di Gianfranco struttivo molti luoghi comuni, datano a partire Miglio incomincia a mutare. È l’ultimo anno dal 1942. Sono studi per lo più contenuti in vo- dell’insegnamento ufficiale nelle Cattedre delle lumi di diversi autori e di articoli scientifici che quali è titolare presso l’Università Cattolica di contengono sempre elementi di innovazione e Milano (Storia delle Dottrine Politiche e Scienza di critica di certezze consolidate e che sono della Politica). La sua più che trentennale Presi- sparsi nelle più disparate riviste scientifiche o di denza della Facoltà di Scienza Politica volge al critica politica. Questi studi spaziano nelle più termine. I tentativi infruttuosi degli anni prece- differenti discipline con una versatilità impres- denti di incidere sul mutamento politico-costi- sionante, dovuta alla sua sterminata cultura, ri- tuzionale italiano vedono a suo avviso nell’asce- conosciuta prevalentemente all’estero: dalla sa delle leghe regionali un’occasione unica per Teoria e Storia delle Relazioni Internazionali al- fare i conti con il conservatorismo ottuso e inte- la Storia delle Dottrine Politiche, alla Dottrina ressato di una classe politica abietta, parassita- dello Stato, alla Storia e alla Scienza dell’Ammi- ria, corrotta e dedita alla rapina delle ricchezze nistrazione Pubblica, alla Scienza della Politica, prodotte dai cittadini (soprattutto padani): una al Diritto Costituzionale, classe politica che per all Geografia Politica ed quindici anni ha ignorato Economica, agli Studi Po- e cercato di ridurre al si- litici e Sociali, alla Storia lenzio le proposte di rin- Economica, alla Teoria novamento politico e civi- pura del Diritto, alla Sto- le avanzate dal Professo- ria delle Università, alla re. I suoi scritti, che dal Storia locale, alla Storia 1994 figureranno preva- del Pensiero Giuridico, al- lentemente nella forma di la Storia del Diritto, alla intervista, ma non di me- Teoria Politica classica, al- no sono veri e propri sag- la Storia Antica e Medie- gi compiuti, si oriente- vale, alla Storia moderna ranno sempre più sul e contemporanea, alla problema di mettere ma- teoria pura della Politica. no a radicali riforme poli- Questa bibliografia ri- tiche e costituzionali, su comprende solo la sua tematiche padaniste e an- produzione successiva al ticentraliste, sulla disob- 1988. La ricostruzione bedienza civile e su tema- della sua produzione dal tiche giusnaturaliste (il 1988 al 2001 è però anco- diritto di secessione), ma ra in corso, pertanto que- soprattutto sul neofedera- sta bibliografia è incom- lismo contemporaneo, del pleta. Per una conoscenza quale diventerà nel de- invece di quella preceden- cennio successivo il mag- te al 1988, si rimanda alla giore teorico in Italia.

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 171 1988. Il nerbo e le briglie del potere. Scritti Per un’Italia federale. Edizioni Il Sole 24 brevi di critica politica. (1945-1988).Edi- Ore, Milano. 50 p. zioni del Sole 24 Ore, Milano. 365 pp. Una Costituzione per i prossimi trent’an- Le regolarità della politica. Giuffrè, Mila- ni. Intervista sulla Terza Repubblica, a no. 2 voll. I-LXXXV + 1104 pp. cura di Marcello STAGLIENO. Laterza, Bari IX + 176 + (3) p. Der Begriff des Politischen. Einleitung von 1971 zur italienischen Ausgabe. In: 1991. (Intervento): CONSIGLIO REGIONALE QUARITSCH Helmut (Ed.) Complexio DELL’EMILIA-ROMAGNA, Associazione Oppositorum. Über Carl Schmitt. ex Consiglieri regionali, Convegno: I Duncker & Humblot, Berlin, 275-281. Länder tedeschi e le Regioni italiane per l’Europa. Esperienze a confronto. Grafi- (Prolusione generale) Posizione dei pro- che Galeati di Imola, Bologna. 47-66. blemi. In: CENTRO INTERNAZIONALE PIO MANZÙ Rendez-vous. Imperi, Catte- Quale presidenzialismo? In: “Il Politico” drali, repubbliche marinare. Evoluzione 56, 241-244. di poteri e geografia di leadership. Rimi- ni 16-18 ottobre, Rimini, 299-301. Questa classe politica se ne deve andare. Intervista di F. Bergomi in: “Elementi”, I, Una Repubblica mediterranea? In: Jader 1. JACOBELLI (Ed.) Un’altra Repubblica? Perché, come, quando. Laterza, Bari, 1992. Gianfranco Miglio risponde. In: ORNA- 110-118. GHI Lorenzo, VITALE Alessandro (cur.) Multiformità ed Unità della Politica. Atti 1989. Il governo parlamentare sta per uscire del Convegno tenuto in occasione del 70° dalla storia. In: “Rivista di Studi Corpo- compleanno di Gianfranco Miglio (Scritti rativi” 19, 145-148. in Onore), (24-26 ottobre 1988). “Arcana Imperii”, Giuffrè, Milano, 397-414. (Intervento) in: AA.VV. Globalizzazione dei mercati e risposta competitiva delle Come cambiare? Le mie riforme. Monda- imprese minori. Villa d’Este. Atti del Con- dori, Milano. 113 pp. vegno, Editrice Arte Grafica, Como. Europa occidentale e orientale: la ri- (Relazione introduttiva) Posizione di composizione di un modello costituzio- problemi. In: CENTRO INTERNAZIONA- nale dominante. In: AA.VV. Una società LE PIO MANZÙ Il cactus e l’orchidea. libera per l’Europa. Enrico Di ROBI- Conflitti di opulenze e confronti di po- LANT, Gerard RADNITZKY (cur). Atti vertà nel sistema della pace program- del Convegno internazionale Una società mata. Rimini 14-17 ottobre. Rimini, libera per l’Europa. CIDAS, Torino 3-5 289-304. ottobre 1990. Franco Angeli, Milano. 309-318. Vocazione e destino dei lombardi. In: AA.VV. Lombardia contemporanea. Elec- Introduzione a Amicus (Inimicus) Hostis. ta Editrice, Milano. 9-18. Le radici concettuali della conflittualità ‘privata’ e della conflittualità ‘politica’. (Intervista) RIZZI Fabrizio (Ed.) Tra le- Ricerca direttta da Gianfranco Miglio e ghe e partiti. Ala fine della storia. I nuovi condotta da Moreno MORANI, Pierpaolo orizzonti della democrazia. Shakespeare PORTINARO e Alessandro VITALE. “Arca- & Company, Milano. 129-126. na Imperii”, Giuffrè, Milano. 1-6.

1990. Etica, politica e problema della demo- Io e la Sinistra (Conversazione con Ser- crazia. In: “Orientamenti” 9-10, 149- gio Scalpelli). In: “Micro-Mega” 2 (“Le ra- 161. gioni della Sinistra”). 24-34.

172 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Rapporti tra pubblica autorità e cittadi- Un federalismo forte. In : SABELLA Mar- no nell’esperienza della Costituzione ita- co (cur) Quale federalismo ?. Firenze, liana: dal 1948 ad oggi. In: AA.VV. Nuove Giunti. 77-96. norme in materia di procedimento am- ministrativo e di diritto di accesso ai do- Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei cumenti amministrativi. Aspetti generali miei quattro anni sul Carroccio. Monda- e di attuazione nell’amministrazione re- dori, Milano. Comprende anche : Voca- gionale. Legge 7 agosto 1980, n. 241. Atti zione e destino dei lombardi (da: Civiltà del Convegno di Milano, 21 marzo 1991. di Lombardia. Electa Editrice, Milano Giuffrè, Milano. 69-77. 1989).

Toward a Federal . In: “Telos. A Modello di Costituzione Federale per gli Journal of Critical Social Thought” 90 italiani. Edizione della Fondazione per (1991-1992) 19-42. un’Italia Federale, Milano. (Con traduzio- ni in inglese, francese e tedesco). I valori-chiave del laicismo sono il culto del privato e quindi il culto dell’indivi- Presentazione a BUCHANAN Allen Seces- dualismo. In: CAMPOLIETI Giuseppe sione. Quando e perché un paese ha il di- (Ed.) Voci dal mondo laico. Interviste sul ritto di dividersi. Mondadori, Milano. VII- laicismo. Edizioni Dedalo, Bari. 135-143. VIII.

Prefazione a ONETO Gilberto Bandiere La nuova classe politica italiana. Tavola di libertà. Effedieffe, Milano. rotonda con Beniamino Andreatta, Do- menico Fisichella, Angelo Panebianco, 1993. Prefazione a MORRA Gianfranco Breve Gianfranco Pasquino e Darko Bratina in: storia del pensiero federalista. Mondado- “Futuribili” 3, 25-26. ri, Milano. 1995. I rischi di un federalismo debole. In : Il sistema federale. In : PLURES Nuovo “Federalismo & Società”. II, 1 13-26. federalismo europeo. Atti del Convegno Internazionale, Stresa, 25-26 giugno Come cambiare la Costituzione secondo 1993. la volontà dei Costituenti. In : “Forum Federalista-Quaderni” I, 1 (settembre) Le radici culturali della “rivoluzione fe- 31-34. deralista”. Un colloquio con Gianfranco Miglio. In : “Diorama Letterario” 171 1996. Intervista Alessandro STORTI (cur.) in: (settembre), 33-37. “Quaderni Padani” II, 7 (settembre-otto- bre) 50-53. Cultural Roots of . In : “Telos” (Fall) 35-49. Èvitons de sacrifier la diversité européen- ne sur l’autel de l’integration! In: AA.VV. I dogmi dell’unità sono alle corde. (Inter- L’Europe a-t-elle besoin d’une Constitu- vista a cura di Daniele VIMERCATI) in: tion? “PMI – The Philip Morris Institute “Commentari” (novembre) 16-23. for Public Policy Research”, (Juin). 41-46.

(con il “Gruppo del lunedì”) Italia 1996. Intervento (estratto) al Convegno A che Così è andata a finire. Mondadori, Milano. punto siamo? Cinque anni di dibattito sul federalismo. Un bilancio. In: “Forum Disobbedienza civile. (Abbinato al saggio Federalista / Quaderni” 2 (1996) 17-18. di THOREAU Henry David Disobbedienza Civile). Mondadori, Milano. Modello di Costituzione Federale per gli italiani. Fondazione per un’Italia Federa- 1994. La prospettiva teorica del nuovo federali- le. Milano. (Con traduzioni in inglese, smo. In : “Federalismo & Società” I, 1, 38. francese e tedesco).

Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001 Quaderni Padani - 173 1997. Federalismo e secessione. Un Dialogo (di- Podhala. In : Zwiazek Podhalan ; Andrzej battito con Augusto Barbera). Mondadori, Pankowicz (Ed) Ziemie górskie u progu Milano. XXI wieku. Materialy Miedzynarodowej Konferencji, Ludzmierz, Zakopane (19- Federalismi falsi e degenerati. Gianfranco 21 wrzesnia 1997 roku). Università Jagel- MIGLIO (Ed). Sperling & Kupfer, Milano. lonica di Cracovia, Polonia.

Padania, Italia. Lo Stato nazionale è sol- 1999. L’Asino di Buridano. Gli italiani alle pre- tanto in crisi o non è mai esistito? (Li- se con l’ultima occasione di cambiare il bro-dibattito con Marcello VENEZIANI) loro destino. Neri Pozza, Vicenza. 102 pp. Casa Editrice Le Lettere, Firenze. 110 + Bibliografia. pp. Il contratto sovrano. Intervista su una I lineamenti di una futura Costituzione Costituzione federale, a cura di A. MIN- federale italiana. In: AA.VV. Regionali- GARDI. In: “élites” III, 2 (aprile-giugno) smo e federalismo in Europa. Atti del Se- 21-27. minario Internazionale, Trento 6-7 giu- gno 1996. Giunta della Provincia Autono- 2001. L’Asino di Buridano. Gli italiani alle pre- ma di Trento, Trento. 129-145. se con l’ultima occasione di cambiare il loro destino. Seconda Edizione, Robi Al Sud c’è più passione, i lombardi sono RONZA (Cur.) – Regione Lombardia. Edi- servi. In: AA.VV. Il Risorgimento imper- zioni Lativa, Varese. Postfazione di Sergio fetto. Ediz. Liberal, (collana Sentieri), ROMANO. 109 pp. Roma. 259-270. Oltre lo Stato nazionale: l’Europa delle 1998. Wprowadzenie a: Panel II : Problemy po- città. In: “Ideazione” VIII, 2 (marzo-apri- lityki regionalnej w Europie- doswiadc- le) 93-108. zenia polskie i wloskie. E Wystapienie koncowe a Czesc II : Wizie rozwoju a cura di Alessandro Vitale

174 - Quaderni Padani Anno VIl, N. 37/38 - Settembre-Dicembre 2001