XIV LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 500 di mercoledì 28 luglio 2004

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2145-B) (ore 14,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2145-B, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato. Secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, procederemo ora direttamente alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2145-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella, alla quale ricordo che ha a disposizione cinque minuti di tempo. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, rieccoci all'ennesimo voto di fiducia, il ventunesimo in questa legislatura ed il secondo - e ahinoi definitivo - su questa vera e propria controriforma pensionistica, dopo quello che avete imposto al Senato un mese e mezzo fa. Vorrei ricordare che la cosiddetta riforma Dini del 1995, forse la più importante legge di riforma in materia pensionistica, contemplava tra i suoi obiettivi il contenimento, per gli anni a venire, della spesa previdenziale. In tal senso, quella legge stabiliva che la verifica dell'andamento di detta spesa avrebbe dovuto essere condotta, ogni cinque anni, da un apposito nucleo di valutazione. Ebbene, nel marzo del 2002 fu presentata al ministro Maroni la relazione, predisposta dal nucleo di valutazione della spesa previdenziale, nella quale furono confermati i dati contenuti nel rapporto presentato il 3 settembre 2001 dalla commissione Brambilla, istituita presso il Ministero del welfare, in ordine ai risparmi conseguenti alla riforma stessa. Vorrei ricordare che, in quei cinque anni, i risparmi furono pari a quasi 55 miliardi di vecchie lire. In pratica, i risultati dell'attività della commissione Brambilla hanno rilevato, sostanzialmente, che i conti della previdenza avevano smesso di aumentare più della crescita del valore del PIL, evidenziando, dunque, sia il buon andamento del rapporto tra spesa pensionistica e prodotto interno lordo, sia la validità della riforma in relazione alla compatibilità tra la spesa previdenziale ed il trend della crescita economica, soprattutto nel medio-lungo periodo. Si è trattato di una risposta chiarissima allo spauracchio, fin troppo spesso sollevato, circa una spesa pensionistica fuori controllo. Si sarebbe dovuto attendere, dunque, la scadenza del 2005 per verificare nuovamente l'effetto sui conti pubblici della riforma previdenziale. Sarebbe stato forse più saggio attendere i risultati di tale verifica, intervenendo puntualmente sull'ipotizzata «gobba» della spesa previdenziale in rapporto al PIL, prevista negli anni 2030-2035.

1 Invece, avete voluto imprimere un'accelerazione per fare cassa e, soprattutto, per tentare di riconquistare un minimo di credibilità in sede europea, per farvi perdonare il ricorso eccessivo alle misure una tantum. Ma è una credibilità che vi siete completamente giocati in questi tre anni di governo del paese; e adesso vi state accingendo a modificare, in senso decisamente peggiorativo, un sistema previdenziale che è considerato ancora tra i migliori in Europa, caratterizzato da elementi di flessibilità e da sostenibilità finanziaria. Voi, di ciò avete deciso di fare carta straccia. Questa riforma, infatti, colpisce pesantemente i pensionati di domani. Avete reso impossibile il confronto sulla riforma sia nel paese sia con le parti sociali sia con il Parlamento. Vi sono state alcune lievissime modifiche migliorative, introdotte al Senato (penso alla giusta soppressione della decontribuzione, attraverso l'abbassamento dell'aliquota contributiva o al meccanismo del silenzio-assenso per il conferimento della TFR); tuttavia, nonostante tali modifiche, mancano sostenibilità, giustizia e coerenza, quali principi che dovrebbero informare il sistema delle pensioni. Si tratta di un provvedimento che - lo costateremo fin dal 2008, quando, di fatto, potrà vedere dispiegati i suoi effetti - aumenterà l'iniquità tra le diverse categorie di lavoratori, tra lavoratori dipendenti - cui si riferisce la riforma - e lavoratori autonomi, tra coloro che andranno in pensione tra pochi anni e che, sostanzialmente, non risultano svantaggiati dalla riforma e coloro che, al momento, si ritrovano in pieno periodo attivo e che subiranno gravi ripercussioni sulle prestazioni pensionistiche. Per non parlare, poi, dei giovani, soprattutto se precari, che vedono allontanarsi l'obiettivo di una pensione minima adeguata. Questa riforma, infatti, trascura colpevolmente tutte le nuove forme contrattuali, prevalentemente precarie, che si sono andate affermando e moltiplicando negli ultimi anni sul mercato del lavoro. Essa non fornisce...

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la pregherei di concludere.

LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente. La riforma non fornisce, signor Presidente - lei converrà con me - le necessarie garanzie ai sempre più numerosi giovani lavoratori con contratti di lavoro atipico. Pertanto, sulla questione di fiducia posta dal Governo esprimiamo, come gruppo dei Verdi, voto contrario, con convinzione e determinazione, ma anche con grande preoccupazione, perché assistiamo ad un'agonia troppo lunga e vieppiù pericolosa del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL- L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.

UGO INTINI. Signor presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, credo che si debbano oggi avanzare due critiche molto severe; una che riguarda la sostanza di questo provvedimento; l'altra che riguarda l'aspetto formale e politico. Nella sostanza, si dimostra - ancora una volta - che il Governo non ha vision, né progetto. Di fronte ad una crisi economica che si aggrava, interviene con esasperante monotonia, sempre allo stesso modo. Impone balzelli, tasse, aumenti indiretti e furbeschi della pressione fiscale e, poi, taglia. Taglia, ad esempio, pesantemente la spesa dei ministeri, senza rendersi conto che i casi, al riguardo, sono soltanto due: o, fino ad oggi, i ministeri effettuavano spese inutili - e ciò sarebbe uno scandalo - oppure le spese tagliate riducono l'efficienza, il funzionamento e la produttività della macchina pubblica, con grave danno per il progresso del paese. Il Governo taglia oggi i redditi futuri delle persone anziane, ovvero le pensioni, anche in questo caso senza un progetto di riforma organica, credibile e concordata, con l'idea che il mondo degli anziani sia un peso finanziario da ridurre, come e quando si può. Punto e basta. I governi dei contabili e dei ragionieri miopi vessano e tagliano dove risulta più facile. Aumentano, in tal modo, l'inflazione, riducono i consumi ed aggravano la spirale negativa della crisi.

2 Un governo di dirigenti politici veri, di economisti veri dovrebbe, invece, affrontare il nodo irrisolto e riavviare lo sviluppo; il che significa ricreare la competitività dell'Italia, investire sul futuro, con la ricerca scientifica, con la tecnologia, con un progetto industriale concordato tra imprese, sindacati e politica, con idee per i settori ancora trainanti che rischiano di declinare, con una politica estera rivolta ad individuare e a incoraggiare i mercati di possibile espansione, con il contenimento delle alte tariffe derivanti dalle rendite di monopolio, di quei monopoli privati che si sono sostituiti ai monopoli pubblici. Si deve fare una critica di sostanza, dunque, ma anche una critica formale e politica, che appare ancora più grave. Diciamo la verità: il Governo ha ritenuto che si dovesse pagare qualunque prezzo - un prezzo, dunque, molto alto - per tenere in piedi la maggioranza, ormai profondamente divisa. Ma questo prezzo lo ha fatto pagare al paese. Il primo prezzo pagato dall'Italia è stato quello di rendersi ridicola agli occhi dell'Unione europea con la scelta di Buttiglione al posto di Monti. In altre circostanze, Buttiglione sarebbe stato, per le sue caratteristiche personali, un degno e rispettabile candidato. Adesso egli è, per i Governi europei, un simbolo negativo: il simbolo di un paese, l'Italia, che usa le istituzioni sovranazionali per risolvere problemi di partito, anzi, peggio, di correnti di partito; anzi, peggio ancora, per consentire a un Presidente del Consiglio arrogante di invadere e piegare la volontà di un piccolo partito della coalizione. Il secondo prezzo che il Governo ha fatto pagare all'Italia è ancora più alto: l'insistenza maniacale sul federalismo. A qualunque costo, si vuole accontentare la Lega per placare il suo continuo ricatto; la si vuole accontentare per soddisfare i suoi miti ideologici, la pazza idea di una nazione padana che esiste soltanto nella fantasia di dirigenti politici che - non dimentichiamolo - rappresentano il 5 per cento degli italiani. Si tratta di dirigenti politici guidati non si sa più da chi, come e secondo quale logica; guidati in modo tale che la Lega ha appena minacciato di non votare la legge in materia pensionistica proposta da un suo stesso ministro. Attraverso il federalismo si vuole rompere l'unità nazionale, moltiplicare le spese burocratiche, complicare e rallentare tutte le decisioni con nuovi conflitti di competenza. Non si vuole vedere che l'Italia è l'Italia dei mille campanili e delle 100 province, prima ancora che l'Italia delle regioni, spesso create artificiosamente a tavolino. Si vuole per forza credere che lo stato federato del Molise possa essere trattato come lo Stato federato della California. Si vuole allontanare ancora di più l'Italia della politica dall'Italia vera, con un Parlamento di apprendisti stregoni che si occupa di stravolgere la Costituzione, mentre i cittadini italiani si occupano e si preoccupano di ben altro. Se ne occupa, questo Parlamento, non come ha giustamente chiesto oggi il Presidente del Senato Pera, cioè con una discussione corale che coinvolga anche l'opposizione. Se ne occupa, al contrario, come se la Costituzione fosse cosa propria, della sola maggioranza, da piegare alle esigenze di equilibrio interno della sola maggioranza. Il Governo, dunque, per mantenere compatta la maggioranza ha fatto pagare al paese due prezzi altissimi: il discredito in Europa e il rischio di rottura dell'unità nazionale. Ma il voto di oggi dimostra che il prezzo pagato è stato inutile. La maggioranza continua, infatti, a essere profondamente divisa, al punto che il Governo, ancora una volta, deve impedirle di discutere e di decidere liberamente, imponendo l'ennesimo voto di fiducia. Vogliamo sapere, signor Presidente, per quanto tempo ancora il paese dovrà sopportare sacrifici e pagare prezzi allo scopo di tenere in piedi una maggioranza che politicamente non esiste più (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-UDEUR-Alleanza Popolare e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Intini, la ringrazio anche per il rispetto dei tempi, che non è usuale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Franciscis. Ne ha facoltà. Ricordo all'onorevole De Franciscis che ha sei minuti a sua disposizione. Prego, onorevole De Franciscis, la invito a prendere la parola, vincendo gli entusiasmi teleguidati!

3 ALESSANDRO DE FRANCISCIS. Signor Presidente, signori del Governo, ancora una volta il Governo risolve le proprie difficoltà facendo ricorso, su questioni politiche di enorme interesse per il paese, alla posizione della questione di fiducia. Il punto che eccepiamo noi parlamentari dell'UDEUR e parlamentari di opposizione non è la legalità del ricorso a tale strumento; peraltro, già ieri pomeriggio, in quest'aula, il Presidente della Camera ha ricordato che la richiesta del Governo si pone nel rispetto delle norme costituzionali e regolamentari. Noi eccepiamo sull'opportunità politica del ricorso sempre più frequente a tale strumento, legato a questioni che, per ammissione degli stessi presidenti dei gruppi di maggioranza, sono considerate centrali. Con lo strumento della fiducia, e per giunta nell'approvazione di una legge di delega al Governo, vediamo un atto di sostanziale autodelegittimazione del Parlamento, nel quale, e solo in esso, per prerogativa costituzionale devono essere ricercate le soluzioni fra le diverse opinioni e posizioni che i rappresentanti del popolo sovrano ritengono di dover assumere. A noi non sfugge che il ricorso alla questione di fiducia ha registrato un significativo incremento ed una vera e propria accelerazione dopo l'approvazione dell'ultima legge finanziaria; come dicevamo già ieri, se la situazione non fosse drammatica, oggi ci sarebbe da ridere. La verifica politica della maggioranza, che dura ormai da anni, i rapporti tesi fra i singoli partiti di maggioranza, la totale insoddisfazione delle forze sindacali, la critica posizione di Confindustria e, ancora una volta, il silenzio imposto a questo ramo del Parlamento sono la cornice di un voto di fiducia che noi non daremo questo pomeriggio. Le norme in materia pensionistica e la delega al Governo nel settore della previdenza sono inoltre da noi ritenute misure sbagliate per una serie di motivi. La legge che la maggioranza si appresta a votare - e a nulla valgono, onorevole Cè, i bizantinismi e i distinguo che leggiamo in queste ore sulle agenzie di stampa - amplificherà la spesa pubblica nei prossimi primi anni di applicazione, poichè vedrà il conferimento di quel circa 33 per cento anche a quanti non avevano alcuna intenzione di avvalersene. Più che un bonus, si tratta, in un'ottica di finanza pubblica, di un malus, che segnala la raffazzonata leggerezza del vostro rapporto con la finanza pubblica. Se a ciò si aggiunge quanto riportato ieri da un vostro autorevole esponente - l'ex ministro Giancarlo Pagliarini, che cito testualmente: « Negli ultimi tre anni le spese correnti dello Stato sono tutte aumentate» - il disastro finanziario che il Governo Berlusconi ha determinato, e pervicacemente si ostina ad ingigantire, è sotto i nostri occhi. In quest'aula, oggi, dobbiamo gridare il nostro allarme: con il sistema pensionistico che state approvando si prefigura la creazione, tra circa venti anni, di un popolo di affamati pensionati. Chi infatti, onorevoli colleghi, sarà fra venti anni in pensione, godrà di un trattamento non superiore al 45-48 per cento del suo ultimo salario: se questo può essere ritenuto utile per la finanza pubblica, a ciò avrebbe dovuto accompagnarsi una legge che prevedesse immediatamente una previdenza integrativa tesa a riequilibrare e completare la copertura pensionistica. Onorevoli colleghi della maggioranza, per quale motivo non vediamo operare la previdenza integrativa, da voi fantasiosamente e pervicacemente immaginata? I fondi pensione non decolleranno mai, perché non potranno offrire ai lavoratori un rendimento minimo garantito più una quota variabile. Se voi pensate che oggi le aziende offrono una rivalutazione del trattamento di fine rapporto di un punto percentuale e mezzo l'anno più lo 0,75 per cento dell'inflazione, vi chiedo: chi è quel pazzo che «toglie» il suo trattamento di fine rapporto per darlo ad un fondo pensioni che non garantisce un rendimento minimo e, per giunta, in un clima di scarso controllo sul risparmio nel nostro paese, che proprio recentemente ha determinato e può ancora determinare tragedie, come quelle legate alla crisi del gruppo Parmalat? Perché, onorevoli colleghi della maggioranza, i fondi pensione, la cui organizzazione state per delegare al Governo, non possono offrire un rendimento garantito? Perché si continua ancora una volta pervicacemente a tassare i rendimenti dei fondi pensione, i quali, invece, dovrebbero essere totalmente esenti, per garantire un lento, ma costante montante della massa finanziaria investita in grado, a sua volta, di garantire un rendimento minimo?

4 D'altra parte, l'esenzione dalla tassazione dei fondi pensione, che pure avevamo suggerito attraverso i nostri emendamenti presentati sia al Senato sia alla Camera, non avrebbe determinato un aumento del costo dell'operazione, tenuto conto che già attualmente i trattamenti di fine rapporto per le aziende figurano come costi e, pertanto, non sono soggetti alle imposizioni sui ricavi. Se questo è vero, perché continuate a dire ipocritamente e genericamente nel testo che state per approvare che i rendimenti devono essere tassati? Gioverà ricordare che il mancato decollo dei fondi per la previdenza complementare ed integrativa, che voi oggi determinate, priva il nostro paese di uno strumento essenziale per destinare in maniera virtuosa il risparmio previdenziale verso il sistema produttivo. Se è vero - ed è vero - che l'attenzione internazionale è rivolta al nostro sistema pensionistico, avremmo dovuto in quest'aula dibattere e decidere per una reale attivazione dei fondi pensione, la cui importanza nel capitalismo europeo è assolutamente essenziale. Ad esempio, il 20-30 per cento del capitale ENI che oggi è nelle mani dei fondi pensione degli americani avrebbe potuto tornare ad essere nella disponibilità della finanza italiana. A voi, onorevoli colleghi della maggioranza, deve essere chiaro questo pomeriggio che l'avere delegato un ulteriore processo di privatizzazione senza la precedente disponibilità di fondi pensione con regole certe e rendimento garantito, decisi e controllati dal Parlamento, significa vendere l'Italia ai mercati finanziari internazionali e completare la definitiva colonizzazione di questo nostro sfortunato paese.

PRESIDENTE. Onorevole De Franciscis...

ALESSANDRO DE FRANCISCIS. Se questo vuole il Governo Berlusconi, sia chiaro, in quest'aula e fuori da essa, che ciò è possibile per la connivenza acritica di ciascuno di voi, onorevoli colleghi della maggioranza. A tale disegno i deputati di Alleanza Popolare-UDEUR, fedeli a quella cultura di Governo democratico cristiana nella quale ci riconosciamo ed alla responsabilità solidale che in un paese democratico vede legati reciprocamente gli interessi dei giovani e degli anziani, dei lavoratori e dei non occupati, dei ceti ricchi e dei ceti economicamente svantaggiati, dicono senza alcuna esitazione un «no» convinto ed irrevocabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Alleanza Popolare-UDEUR, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, vorrei sollevare tre questioni, tutte di merito. La prima è di ordine sociale: con il provvedimento in esame si conferma, infatti, la natura radicalmente antipopolare di questo Governo. Si aumenta l'età pensionabile, si dimezzano le cosiddette finestre, cioè la possibilità per i lavoratori che hanno già maturato il diritto alla pensione di potervi concretamente andare, si scippa il TFR, si accelera sull'odiosa previdenza integrativa, cioè privata. Se colleghiamo questa pessima controriforma alla già approvata legge n. 30, quella sul mercato del lavoro, la conclusione è terribile. I giovani - che oggi vengono assunti con forme interamente precarizzate, senza il contratto a tempo indeterminato, cioè senza un lavoro stabile, senza un salario certo, con fortissime decontribuzioni - la pensione, letteralmente, non l'avranno. Un'intera generazione - a meno che, come noi chiediamo, questi due provvedimenti non verranno drasticamente abrogati dal prossimo Governo di centrosinistra - rischia di essere condannata ad un massacro sociale. Ancora una volta, rendete milioni di italiani più poveri, più fragili, più insicuri. La seconda questione è squisitamente politica: voi non avete più la maggioranza in Parlamento. Nel paese ciò è stato già certificato da tre tornate elettorali da voi rovinosamente perdute. Da almeno un mese a questa parte appare chiaro che la maggioranza non vi è più neppure alle Camere: si è semplicemente dissolta. Senza voti di fiducia venite battuti in aula letteralmente tutti i giorni e la fiducia copre ricatti incrociati, scambi tra provvedimenti che stanno a cuore a questa o a quella parte

5 della vostra compagine. Si tratta di vergognosi baratti su temi delicatissimi: le pensioni oggi, in cambio, forse, della devoluzione domani. Tali temi richiederebbero giornate di discussione, di confronto ed anche di scontro tra maggioranza ed opposizione: niente di tutto ciò. La maggioranza non c'è più. Il Capo dello Stato ha richiamato ieri all'unità nazionale. Meglio avrebbe fatto se avesse convocato il Presidente del Consiglio per ammonirlo sull'abuso della posizione della questione di fiducia o se avesse inviato su tale tema un messaggio alle Camere utilizzando uno dei poteri a lui costituzionalmente garantiti. Meglio ancora sarebbe se prendesse atto, come è evidente, che la maggioranza non c'è più, se non formalmente, e, dopo un giro di consultazioni, avviasse le procedure per lo scioglimento anticipato delle Camere: risparmierebbe al paese ulteriori umiliazioni, danni gravissimi al tessuto sociale, pericoli democratici. Ciò ci porta alla terza questione: la questione democratica. Il Parlamento è stato messo in condizioni di non poter più lavorare. Il luogo per eccellenza della rappresentanza politica è privato, ormai, di potere reale a vantaggio dell'esecutivo. I principi democratici sono evidentemente vissuti da questo Governo come un impaccio, come un fastidio. Vedete, colleghi, intervenendo in questa stessa aula nel febbraio del 1947, nel corso dei lavori dell'Assemblea Costituente, Palmiro Togliatti si rivolse alla vecchia classe politica e democratica, che nel primo dopoguerra, tra il 1919 ed il 1924, non fu all'altezza di contrastare il fascismo nascente e poi trionfante. Non vide i pericoli, li sottovalutò, minimizzando o irridendo chi paventava il peggio, come poi concretamente accadde. Era una classe dirigente che non aveva compreso in definitiva la fase nuova e terribile che viveva l'Italia. Le parole di Togliatti furono appunto: «voi avevate occhi e non avete visto». Amici del centrosinistra, la situazione odierna è certo diversissima da quella del primo dopoguerra italiano, ma i pericoli sono alti, molto alti. Non vorrei che anche a noi, a posteriori, dovesse essere rinfacciato di avere avuto occhi, ma di non aver visto. Lo stravolgimento delle forme e della sostanza democratica sta già avvenendo. Occorre essere tutti insieme, noi del centrosinistra, all'altezza della sfida, che è enorme. Mandare a casa questo Governo pericoloso è diventato per noi, oltre che un obiettivo politico, una scelta morale ed è in questi tornanti stretti, cari colleghi, che si misura la statura di un gruppo dirigente. Noi Comunisti italiani siamo un drappello esiguo in questo Parlamento, ma faremo sino in fondo la nostra parte. Speriamo che tutti noi nel centrosinistra abbiamo ben chiara quale sia oggi per davvero la posta in gioco (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Socialisti democratici italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Noi negheremo per la tredicesima volta in questo ramo del Parlamento la fiducia a questo Governo e mi auguro che il numero 13 gli porti sfiga!

LUCA VOLONTÈ. Che parole...!

ALFONSO GIANNI. Sfortuna! È un Governo - ed una classe dirigente - irresponsabile verso il paese, per tante ragioni, ma vorrei sottolinearne almeno due, che riguardano l'argomento alla nostra attenzione. La prima è la seguente. La questione delle pensioni, signor ministro - lei lo sa bene, avendo avuto anche colloqui privati su questo tema -, così come quella concernente l'Europa, è stata ridotta a volgare merce di scambio entro la compagine governativa: una merce di scambio tra questioni che nulla c'entrano con milioni di pensionati, un gioco cinico! Volete un esempio? L'UDC offre il ritiro degli emendamenti sulle riforme istituzionali per buona pace della coalizione di quel partito; Alleanza nazionale accetta la devolution per incassare il premierato; la Lega dice di «sì» a

6 questa controriforma pensionistica, in nome della devolution. Ognuno dà qualcosa, per qualcosa, ad altro: la somma torna pari, ovvero zero, solo per questa classe dirigente e per questa coalizione governativa, ma è fatta sulla testa di milioni di persone reali. Signor ministro del lavoro, è una vergogna: altro che patto generazionale, qui siamo di fronte ai ladri di Pisa, che rubano di notte e litigano di giorno, per ripartirsi il bottino! Il guaio - questa è la seconda ragione (ancora più grave) di irresponsabilità - è che il bottino sono le pensioni degli italiani. Non solo le pensioni, ma persino le liquidazioni dei lavoratori dipendenti, vale a dire ciò che più si avvicina al concetto di salario differito. Altro che patto fra le generazioni! Siamo di fronte ad un fatto straordinario per la sua totale negatività. Per la prima volta, in modo incosciente, per quanto consapevole, il Parlamento, ovvero la sua maggioranza, sta decidendo che le generazioni che verranno avranno un futuro peggiore dei loro padri. Esagero, signor ministro? No, perché lo dicono tutti i dati: quelli che emergono dalla ricerca effettuata dal suo sottosegretario Brambilla, quelli riportati sulla stampa o sulle riviste specializzate. Prima della riforma degli anni Novanta (già ciò non ci piaceva), un lavoratore dipendente, indipendentemente dall'età, con 35 anni di anzianità contributiva, maturava una pensione pari al 67 per cento o al 77 per cento dell'ultima retribuzione, se impiegato, rispettivamente, nel settore privato o in quello pubblico. Nel sistema contributivo a regime, tenendo conto del previsto adeguamento del metodo di calcolo, un lavoratore dipendente, indifferentemente del settore pubblico o privato, che andrà in pensione con 35 anni di contributi a sessant'anni di età, avrà una pensione pari al 48,5 per cento dell'ultima retribuzione (il 20 per cento in meno). Nell'ipotesi massima di quarant'anni di anzianità e di 65 anni di età, il tasso di sostituzione, cioè il valore della pensione rispetto al salario, salirà solamente al 64 per cento, non raggiungendo il valore antecedente, ma, in questo caso, non vi sarà più la liquidazione. Se, invece, si tratta di un lavoratore precario, il valore della sua pensione oscilla tra il 30 ed il 39 per cento. Questo sarà il frutto delle nostre decisioni, cari irresponsabili colleghi! Non ci sarà più la liquidazione, lo ripeto, perché questa sarà stornata verso i fondi che si perdono sul mercato internazionale (leggetevi The Economist e qualunque altro più modesto quotidiano). I fondi, sia quelli chiusi, sia quelli aperti, a livello internazionale o interno, a causa dell'andamento finanziario, hanno perduto di valore. Non ci salva, onorevole Maroni, il silenzio-assenso. Complessivamente, lei lo sa qual è la partita e mi rivolgo anche a lei, signor Presidente (forse almeno lei mi ascolta): il flusso annuo relativo ai trattamenti di fine rapporto è di 13 miliardi di euro (26 mila miliardi di lire), vale a dire poco più della metà della manovra finanziaria che, disgraziatamente, discuteremo nelle prossime ore. Una parte di questi fondi, di questa cifra che appartiene al lavoro dei lavoratori dipendenti prenderà la strada incerta dei mercati finanziari interni ed internazionali (quelli che hanno prodotto i casi Parmalat o Enron). Un'altra parte prenderà la strada del circuito pubblico, il quale, però, sarà sottoposto alle direttive dell'attuale politica economica e potrebbe - questo è il gioco che si cela nelle decisioni che si stanno prendendo - diventare il finanziamento per la riduzione delle tasse dei ceti più ricchi. In altre parole, con questa fiducia irresponsabile, i signori della maggioranza stanno decidendo la più grande rapina del secolo. In questo senso entreranno nella storia, ma nel cono d'ombra negativo, perché dai poveri o dai poverissimi o da coloro che hanno ricevuto solo dalla loro fatica intellettuale o manuale passeranno ai ricchi su grande scala. Si è detto: al Senato abbiamo tolto la decontribuzione per i nuovi assunti. Non è vero, è una bugia - lo dico anche ai sindacati -, anche perché quella decontribuzione è prevista nel disegno di legge n. 8448-bis, attualmente giacente al Senato, quello che contiene la cancellazione per tutti dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e soprattutto perché, nella logica di una privatizzazione del settore, è indispensabile ridurre il costo del lavoro, essendo questa la vera finalità della controriforma pensionistica.

7 Infine, l'innalzamento dell'età pensionabile. Ma chi l'ha detto, quale autorità umana e civile ha mai detto che l'allungamento delle speranze di vita, frutto dell'avanzamento dell'umanità, delle lotte di classe, della scienza, dell'organizzazione sociale, debba essere pagato con l'allungamento del tempo di lavoro? Questa è la più grande ingiustizia che riserviamo alle prossime generazioni, alle quali abbiamo garantito di vivere di più, ma che poi puniamo dicendo loro: lavorate di più! È una logica perversa, alla quale non appartengo e non voglio appartenere. L'allungamento dell'età lavorativa penalizza i giovani, in quanto si occupano posti di lavoro che potrebbero essere liberi, ma li penalizza soprattutto perché toglie dalle responsabilità del Governo l'unico vero problema che giustificherebbe una vera riforma e non una controriforma del sistema pensionistico, vale a dire la garanzia di una pensione dignitosa per i giovani che hanno un lavoro precario. Ciò non può essere risolto senza una fiscalizzazione dei contributi. Di questa riforma ci sarebbe bisogno, ma di questa riforma ci faremo carico noi, cancellando, se riusciremo a sconfiggere le destre, l'attuale controriforma strappata a colpi di voti di fiducia e aprendo quindi realmente un discorso per il domani delle giovani e, contemporaneamente, delle nostre e delle vecchie generazioni. Allora, di nuovo «no» (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, la necessità di intervenire sul sistema previdenziale credo sia nota ad ognuno di noi. Le follie del passato, che si possono riassumere nel sistema di partizione, che non ha messo a frutto un solo euro di quanto versato dagli italiani per cinquant'anni, nei prepensionamenti di massa (ferrovie e aziende di Stato), nell'uso improprio dei contributi previdenziali nel campo dell'assistenza, hanno portato alla drammatica situazione di oggi. A questo si aggiunga la preoccupante situazione anagrafica, che ci presenta un paese di 57 milioni di abitanti, ma con solo 7 milioni di ragazzi al di sotto di 18 anni. Un paese cioè che, nell'arco di due generazioni, si dimezza come numero e diventa un paese di soli anziani, con le drammatiche conseguenze facilmente prevedibili. Anche per questo, che è e rimane il problema più importante, dobbiamo ringraziare la politica di distruzione della famiglia e di valori ad essa collegati, in nome di un mondialismo e di un laicismo ideologico che, già da tempo, stanno dimostrando tutti i loro devastanti effetti. Non a caso la , da anni, ha quale elemento fondante del proprio messaggio politico, oltre ovviamente alla libertà dell'individuo e dei popoli, quello del rispetto e del sostegno alla famiglia tradizionale, quale unico elemento capace di mantenere in vita la nostra società così come noi la conosciamo. In questo senso la riforma contiene elementi assolutamente indispensabili al mantenimento dell'equilibrio del sistema, quali l'innalzamento graduale dell'età pensionabile e gli incentivi al mantenimento del lavoro di chi, pur avendo i requisiti per la pensione, preferisca continuare a lavorare, con evidenti vantaggi economici e professionali per la collettività. Nondimeno vengono mantenuti elementi di rispetto per i lavori particolarmente pesanti e per le lavoratrici. Vengono introdotti, altresì, elementi di giustizia sociale e fiscale, quali il progressivo allineamento tra pensioni pubbliche e private, il recupero degli anni di contributi pagati soprattutto dalle lavoratrici in giovane età e non sufficienti al raggiungimento del minimo contributivo, la totalizzazione dei contributi pagati ad enti previdenziali diversi, la certificazione dei contributi stessi, per non parlare del contributo di solidarietà sulle cosiddette pensioni d'oro. Un'attenzione particolare è rivolta anche ai giovani e alle loro future pensioni, con l'allineamento contributivo dei contratti precari, i cosiddetti Co.Co.Co., peraltro introdotti proprio dal centrosinistra con il famoso pacchetto Treu. Da sottolineare anche l'avvio, finalmente, dopo anni di chiacchiere, dell'elemento di

8 capitalizzazione delle pensioni, con l'utilizzo volontario del TFR. Si tratta, quindi, di una riforma ragionevole ed indispensabile, che lascia scoperto solo qualche elemento, quale la gradualità delle pensioni di anzianità residue, che però - e ne sono sicuro - verrà affrontata nei prossimi anni dal Governo. Ricordo, infatti, che la riforma inizierà a decorrere solo a partire dal 2008. Per tutte queste ragioni, risultano davvero incomprensibili le proteste del centrosinistra. Di questa riforma si è parlato per tre anni, molti suggerimenti sono stati accolti, nonostante gli scioperi generali effettuati quando ancora non si era deciso praticamente nulla. Non ci sorprende tutto questo, ovviamente; il centrosinistra, a corto di argomenti, preferisce attaccarsi alle questioni formali e perdere il senso dello Stato. Siamo stati accusati di abuso di voto di fiducia, quando nella passata legislatura si è ricorso ad esso più frequentemente; si accusa di litigiosità un normale confronto di maggioranza, tra sensibilità ovviamente diverse, e si glissa allegramente sulla verifica permanente della scorsa legislatura, dei tre Presidenti del Consiglio e dei quattro Governi. Noi siamo ancora ad un Governo ed un Presidente del Consiglio! La necessità temporale di approvare la riforma, l'obbligo di presentarsi con i conti in ordine e il rischio di un'estate calda sul fronte dei rating internazionali e dei conseguenti tassi sul debito pubblico dovrebbero essere elementi sufficienti a tacitare chiunque abbia senso di responsabilità nei confronti della cosa pubblica. Non possiamo, quindi, che concordare nel merito della riforma e sulla necessità di una sua rapida approvazione. In conclusione - e mi rivolgo all'onorevole Presidente del Consiglio -, il gruppo della Lega Nord Federazione Padana conferma oggi la fiducia a lei e al Governo che lei rappresenta. In questi primi tre anni di legislatura, il nostro movimento si è sempre comportato con grande lealtà nei suoi confronti e nei confronti dei cittadini che ci hanno eletto. La Lega Nord è entrata nella Casa delle Libertà, accettando molte delle esigenze degli altri componenti la coalizione. Questo ci è costato un forte tributo elettorale, come le recenti elezioni europee, senza il vincolo di coalizione, hanno dimostrato. Noi, comunque, non rinneghiamo certo le scelte fatte nel 2000 e nel 2001. Pretendiamo, però, che i patti vengano rispettati da tutti. Quando questo non si è verificato ci siamo fatti sentire, ma sempre in maniera chiara, trasparente, senza dietrologie né secondi fini. Quando la coalizione è uscita dal patto con gli italiani, lo abbiamo immediatamente denunciato e apertamente dichiarato. Abbiamo fortemente protestato in occasione dell'«indultino», del decreto «salva calcio», della svendita degli immobili pubblici, oppure quando si è ventilata l'ipotesi di concedere il voto anticipato agli extracomunitari, o quando si è dimostrato di non voler aprire il vaso di Pandora del caso Parmalat. Così come saremo costretti a dimostrare la nostra contrarietà sul prestito-regalo ad Alitalia, forse già nelle prossime ore. Lo abbiamo comunque sempre fatto per questioni di giustizia e di rispetto dei cittadini che, quando ci hanno votato, certo non lo hanno fatto perché si portassero avanti quei provvedimenti. Siamo sempre stati chiari, non abbiamo fatto rischiare crisi al paese senza che se ne comprendessero le ragioni né tantomeno per rivalse personali, per avere un ministero o una poltrona di sottosegretario in più. Non ci siamo neppure mai sognati di fare prove tecniche del dopo-Berlusconi. Spero vorrà concordare con noi che il patrimonio di idee innovative, la cultura civile del fare e non dell'aspettare da altri, tipico delle regioni da cui proveniamo e delle quali rappresentiamo le culture più profonde, siano patrimonio irrinunciabile di questa coalizione. Altrettanto irrinunciabile credo sia la dimostrazione di affidabilità, di trasparenza politica, di chiarezza di posizioni e di rapporti che la Lega Nord rappresenta nella Casa della Libertà. Ci auguriamo che lei a tutto questo non voglia rinunciare. Oggi, signor Presidente del Consiglio, apriamo, con il nostro voto, una nuova linea di credito: contribuiamo ad approvare una riforma difficile, per certi aspetti dolorosa, ma assolutamente indispensabile per il futuro del nostro paese. Il sacrificio che chiediamo oggi a molti cittadini non deve diventare inutile. La riforma previdenziale assume significato solo se accompagnata da altre riforme: riforme che devono trasformare il nostro paese in un paese più snello, più agile, con uno Stato meno burocrate e più vicino alle esigenze del cittadino, con un apparato pubblico leggero che detti le regole della convivenza democratica ma non

9 ne diventi un inutile peso, uno Stato meno costoso per le tasche dei cittadini e che non assorba, annientandole, le risorse da destinare allo sviluppo. Di questo Stato c'è già un esempio, pur con i limiti imposti dal regime centralista: mi riferisco alle regioni del Nord e della Padania, dove i servizi funzionano, le strutture pubbliche già oggi sono più leggere e meno costose, dove si pagano le tasse ma l'avanzo territoriale primario è il più alto del mondo. La riforma federale, vero e unico motivo per il quale la Lega Nord è entrata in questa maggioranza - come peraltro è a tutti noto dall'inizio - è la riforma istituzionale indispensabile a questo cambiamento: avvicinare le istituzioni al cittadino, aumentare il potere di controllo reale, finalizzare la tassazione alle effettive necessità dei servizi sono l'unico modo per trasformare, migliorandolo, l'intero paese. Mantenere la libertà delle regioni del Nord e mantenere la loro vocazione imprenditoriale con la conseguente creazione di valore aggiunto è indispensabile a loro stesse, ma anche e soprattutto all'intero paese. Riuscire a trasformare nel tempo le altre regioni verso modelli più simili ai territori settentrionali è un augurio che formuliamo sinceramente, da padani, nei confronti di tutto il paese e dell'Italia intera. Se venisse meno dichiaratamente la volontà di portare avanti tale istanza, la conseguenza sarebbe ovvia: verrebbe meno l'unica ragione della nostra appartenenza alla Casa delle libertà. Anche in questo caso, comunque, non saremmo noi a mancare ai patti e la nostra scelta sarebbe assolutamente obbligata, per ragioni di chiarezza, trasparenza e coerenza politica. Lei oggi, onorevole Berlusconi, è l'unico garante di tutto ciò. È sua la responsabilità, l'onere e l'onore di mantenere la squadra in campo, possibilmente tutta dalla stessa parte. Diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità e lasciamo agli altri le alchimie politiche e i bizantinismi della prima Repubblica. I cittadini vogliono politici moderni, chiari, leali, professionali. Questa legislatura rappresenta ancora una grande occasione per tutto il paese: faccia in modo di non mancarla (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Maria Leone. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo una navigazione burrascosa, giunge finalmente in porto per la sua definitiva approvazione la riforma delle pensioni. Nel corso dell'iter parlamentare, durato quasi tre anni, non ci siamo sottratti al confronto con le altre forze politiche, recependo osservazioni e rilievi provenienti dalla società civile. Non ci siamo sottratti al dibattito, né oggi, né in occasione di altri importanti provvedimenti assunti da questo Governo (quali, ad esempio, il patto per l'Italia e la legge Biagi). Giunge tuttavia il momento nel quale occorre una svolta, anche per tener fede ai propri impegni e per tranquillizzare chi ci guarda dall'esterno e, nel caso delle agenzie di rating, ci giudica. Nella lunga marcia verso una rivisitazione del sistema delle prestazioni previdenziali non siamo soli. In Germania, il sistema è stato riformato nel 2001 e ulteriormente modificato nel 2003; in Francia, la riforma del 1993 è stata modificata già due volte, a significare che nulla è immodificabile e che tutto deve essere adattato alle esigenze e alle oggettive tendenze demografiche. Il provvedimento sul quale è stata posta la questione di fiducia è positivo sotto molti aspetti. In primo luogo, esso consente di completare la riforma pensionistica lasciata incompiuta dal Governo Dini. Esso, inoltre, consentirà di far decollare definitivamente il secondo pilastro della previdenza complementare. È ovvio che, come in ogni trasformazione epocale, esista qualche criticità, in particolare per quanto riguarda la scadenza del 2008 per il passaggio dell'età minima pensionabile da 57 a 60 anni. È tuttavia anche vero che negli ultimi dieci anni l'attesa di vita per uomini e donne si è ulteriormente allungata, e si tratta di un fatto che non può essere tralasciato. Onorevoli colleghi, manovre correttive, decreti taglia-spese e finanziarie varie sono utili a centrare gli obiettivi di finanza pubblica, ma tutto ciò non basta. Come ha recentemente confermato la magistratura contabile, servono soprattutto misure strutturali, misure che incidano sulla spesa

10 corrente. Se non vi saranno drastici rimedi - cito testualmente la Corte dei conti - il problema delle pensioni, già oggi assai pesante, non potrà che peggiorare a danno dei lavoratori attuali e delle generazioni future. Su quest'ultimo punto sappiamo che il sistema contributivo introdotto dalla legge Dini ha portato ad avere una pensione pari circa al 50 per cento dell'ultima retribuzione. Se non partisse subito il secondo pilastro - e siamo già in ritardo di quasi dieci anni - rischieremmo di creare fasce di pensionati di assoluta povertà. Il sistema previdenziale dunque necessitava di questa riforma, una riforma in grado di prefigurare un equilibrio finanziario e, allo stesso tempo, garantire condizioni di equità sociale ed intergenerazionale. Un altro aspetto che occorre sottolineare è che il provvedimento separa finalmente, dopo anni e anni di tentativi, la previdenza dall'assistenza: una semplice riclassificazione della spesa in senso stretto, depurata cioè dalla quota impiegata per fini socioassistenziali, come ad esempio le integrazioni al minimo, le invalidità, i prepensionamenti o la reversibilità. L'Italia si colloca sotto la media europea quanto a percentuale di spesa previdenziale rispetto al PIL. Per questo, dopo aver affrontato la riforma del mercato del lavoro, chiudiamo il capitolo delle pensioni e prepariamoci ad affrontare il nodo degli ammortizzatori sociali. Da qui occorre ripartire con l'aiuto del dialogo sociale per capire quale sia il migliore sistema di sicurezza che possiamo garantire ai cittadini. Vorrei dire ai colleghi dell'opposizione che hanno formulato critiche e cavalcano la tigre del dissenso - per usare un eufemismo - che tra il 1996 ed il 2001 i Governi dell'Ulivo hanno completamente abbandonato il tema delle pensioni, in ossequio ad una pax interna alla loro coalizione. Una riforma è stata avviata nei primi anni Novanta, per poi subirne un rallentamento, una riforma lasciata a metà (mi riferisco ai fondi pensione e alla totalizzazione). Ci avete lasciato in eredità le famose finestre, facendole accettare dai sindacati, e oggi ci accusate di spaccare la nazione. Tutto questo è poco rispettoso dell'intelligenza degli italiani, almeno di quelli che ricordano e voglio ricordare. Il voto di oggi è un voto per domani, quando ci presenteremo al tavolo dell'Ecofin con una nuova carta da giocarci. Per questi motivi, preannuncio il voto favorevole del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole ministro Maroni, siamo all'epilogo di un percorso parlamentare di un provvedimento che, per la sua rilevanza e il suo impatto sui cittadini, avrebbe meritato più serietà, più rigore, più apertura mentale, più senso dello Stato, più capacità di Governo. Il nostro giudizio su questo provvedimento e sul modo con cui viene approvato - l'ennesima fiducia - non può che essere critico, pesantemente critico. Si era partiti con obiettivi anche da noi condivisi (la costruzione di un vero secondo pilastro previdenziale, una progressiva liberalizzazione dell'età pensionabile, un'armonizzazione del sistema) e si è giunti, al contrario, in fondo con la certezza degli effetti negativi e la totale incertezza - anzi la inesistenza - dei suoi elementi positivi e delle sue convenienze per i cittadini italiani. Ciò che è certo è che si taglia, non si riconverte la spesa previdenziale e quindi si taglia la spesa sociale dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo, in un paese nel quale la spesa sociale complessiva è di oltre due punti sotto la media dell'Unione europea. Ciò che è certo è che si innalza l'età pensionabile dal 2008 di oltre tre anni, sino ad arrivare a cinque nel 2014 per i lavoratori dipendenti ed autonomi, colpendo pesantemente i lavoratori italiani ed in particolare, caro ministro, quelli del nord, che si caratterizzano per l'inizio precoce della loro carriera lavorativa. Ciò che è certo è che si fa tutto ciò senza una vera concertazione con le parti sociali; non si capirebbe altrimenti il giudizio critico che accomuna indistintamente i sindacati dei lavoratori dipendenti - CGIL, CISL, UIL e UGL, cari amici di AN - ed i sindacati delle imprese, dalla Confindustria alle associazioni degli artigiani e dei commercianti, e senza che il paese abbia coscienza di ciò che avviene.

11 Non vi fa riflettere il fatto che da un recente sondaggio pubblicato da un'importante testata nazionale sia emerso che l'86 per cento degli italiani non sa che è in corso una modifica del sistema pensionistico e non ne conosce i contenuti? Ciò testimonia che il dibattito in Parlamento e nel paese è stato pressoché inesistente. E si fa tutto ciò manifestando la totale indisponibilità ad un confronto con l'opposizione: due fiducie, una al Senato ed una alla Camera! Eppure, nel corso della discussione parlamentare, l'opposizione non aveva mai fatto trasparire, né in Commissione né in Assemblea, volontà ostruzionistiche, ma aveva presentato, responsabilmente, poco più di cento proposte emendative, tutte mirate, che prefiguravano una diversa e più efficace risposta ai limiti ed alle deficienze del testo in esame. Persino nella maggioranza vi era coscienza della loro importanza ed utilità! Ma da dove viene, cari colleghi, l'accanimento sulle pensioni di cui state facendo mostra? Ma che c'entra la riforma con un avvio solido e conveniente della previdenza complementare ed integrativa se il cuore delle norme al nostro esame è soltanto quello di fare cassa, di risparmiare sulla pelle dei cittadini solo per rassicurare l'Unione europea e l'Ecofin? Si stanno rastrellando euro per coprire i buchi di bilancio che sono stati causati da un'incapace gestione della finanza pubblica da parte di Tremonti e di tutti voi (proprio voi, a cominciare dal Presidente del Consiglio, lo state dichiarando)! Cosa c'entra la riforma in esame con gli equilibri finanziari degli enti previdenziali se gli effetti delle precedenti riforme - quelle sì che lo erano! - avevano già prodotto tra il 1995 ed il 2005, come ha dimostrato la commissione presieduta da Brambilla, risparmi di gran lunga al di sopra delle previsioni? E volete spiegarci cosa c'è di davvero conveniente a fronte del taglio della spesa e dell'innalzamento dell'età pensionabile, che sono elementi certamente di segno negativo? Noi, che pure siamo favorevoli, a seguito di atto volontario del lavoratore, ad utilizzare il TFR per avviare i fondi pensionistici complementari ed integrativi, non vediamo davvero dove stia la convenienza per i lavoratori. Dove sono le risorse e le norme certe, che pure abbiamo proposto, per garantire un mercato ampio, solido e sicuro? Ovvero, dove sta, nel disegno di legge in esame, la certezza di un regime fiscale agevolato che passi, come noi proponiamo, attraverso una piena e totale deducibilità dei contributi versati dai lavoratori ai fondi pensionistici? Dove sta la certezza di un regime fiscale che preveda il dimezzamento delle aliquote per la tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche? Dove sta, nel disegno di legge in esame, la certezza di un rendimento minimo garantito per quei lavoratori che intendono costruirsi una previdenza complementare, soprattutto a fronte di una volubilità dei mercati mobiliari che, come dimostrano i dati fornitici, ha fatto registrare, tra il 1999 ed il 2003, differenze notevoli tra il rendimento del TFR (che è garantito per legge), attestatosi al 17,7 per cento, quello dei fondi chiusi negoziali, attestatosi al 16,1, e quello dei fondi aperti, attestatosi addirittura ad un non molto lusinghiero 10,6 per cento? Per non parlare, poi, dei piani pensionistici individuali! Ma vi rendete conto che scaricate tutti i rischi della previdenza complementare sulla parte più debole, vale a dire sui lavoratori dipendenti e sugli autonomi? Dove sta, nel disegno di legge in esame, la certezza di un sistema dotato di capacità di vigilanza e di controllo in un mercato che, potenzialmente, si allargherà enormemente con l'immissione, solo per effetto del conferimento del TFR, di ben 12 miliardi di euro? Invece, che si fa? Si affida genericamente alla Covip, l'attuale Commissione di vigilanza sui fondi pensionistici, il controllo su questo mercato! Ma la Covip non è in grado di garantire una seria, solida e rassicurante vigilanza su un mercato così ampio e complesso, anche a causa della mancanza di norme, di mezzi e di personale, che voi non garantite affatto! D'altra parte, la vostra mano destra non sa quel che fa la sinistra: quando già era cominciato l'esame della riforma pensionistica, con il decreto-legge recante interventi urgenti per il contenimento della spesa pubblica avete tagliato risorse che erano finalizzate proprio al rafforzamento del sistema di vigilanza e di controllo dei fondi pensionistici! Siete proprio dei bei campioni di coerenza! Ma non vi hanno detto nulla sulla fragilità e sulla debolezza del nostro sistema i crac finanziari di Bipop, Cirio e Parmalat? E poi, siete stati sordi quando vi abbiamo chiesto di non innalzare l'età

12 pensionabile, così rigidamente ed ingiustamente, con lo scalone del 2008. Vi abbiamo detto che, così facendo, avreste danneggiato i lavoratori precoci, il nord, i lavoratori impiegati in lavori usuranti e le donne, le quali, secondo la vostra astratta - soltanto astratta - idea, dovrebbero ritornare a fare i figli e ad occuparsi della famiglia! Non ci avete ascoltato quando vi abbiamo indicato altre strade, come quella indicata da Dini, che interviene sui coefficienti di calcolo, o la strada flessibile della «quota 94», che permette un bilanciamento tra anzianità anagrafica e contributiva, o il percorso di gradualità nell'innalzamento. Siete stati sordi! Sordi ai buoni consigli! Ve ne siete infischiati anche dei nostri richiami a non introdurre deleghe nella delega, come quella che può ben definirsi una «delega al quadrato», di cui Maroni si vanta, che permette al Governo di predisporre un testo unico della previdenza, modificando - questo prevede la delega -, correggendo o abrogando norme che intervengono sulle aliquote contributive e sulle prestazioni. Tutto questo senza alcun criterio e principio direttivo, in palese violazione delle norme costituzionali. Inoltre, respingendo le proposte dell'opposizione, avete dimostrato che non vi interessa nulla del futuro pensionistico di tanti giovani e meno giovani che continuano a vivere in condizioni di totale precarietà a causa di un eccesso di flessibilità. Vi abbiamo proposto percorsi che permettessero la costruzione di contributi migliorativi e di meccanismi di piena e certa totalizzazione contributiva per questi lavoratori. Vi abbiamo chiesto di innalzare per tutti i lavoratori atipici le soglie delle tutele sociali per la malattia, l'infortunio e la maternità. Con questo provvedimento ci avete risposto «no». Avete persino negato, in barba ai vostri libri bianchi sul welfare, che si prevedessero norme previdenziali, dal riscatto ai contributi figurativi, che venissero incontro ai genitori che accudiscono i propri figli affetti da disabilità gravi. Per tutte queste motivazioni, dovevate tenere aperto il dibattito e permettere l'accoglimento di alcune di queste proposte emendative. Invece, nulla di nulla avete accolto! In conclusione, cari colleghi, in questo provvedimento certe sono le stangate. Rinviate, invece, con il meccanismo della copertura finanziaria creativa, in violazione dell'articolo 81 della Costituzione, che affida a future leggi finanziarie e al DPEF (lo vedremo) la definizione della manovra di finanza pubblica, le convenienze e le certezze per i cittadini e per le imprese, che soffriranno, perché non altrimenti compensate dalla mancata liquidità garantita dai TFR. E poi - lasciatemelo dire -, cari colleghi della Lega Nord Federazione Padana, squallido è stato anche il vostro comportamento, perché avete barattato una scatola piena, ovvero la riforma delle pensioni, che interviene sulla vita di centinaia di migliaia di lavoratori, sui loro diritti e sul loro futuro, con una scatola vuota: la inconcludente, quanto enfatizzata, devolution. Non è stata, cari colleghi, davvero una bella pagina, né per il paese né, caro Presidente Biondi, per il Parlamento. Per questo ci apprestiamo a non darvi la fiducia e ad esprimere voto contrario su questo dannoso, quanto pretenzioso, provvedimento. Colleghi del centrodestra, avete imboccato una brutta china per far quadrare i conti pubblici e le vostre divisioni. State prefigurando un impoverimento dello Stato sociale e un imbarbarimento delle regole del gioco democratico. Fermatevi colleghi finché siete in tempo! Fermatevi prima che il paese perda definitivamente fiducia e mezzi per guardare al futuro con convinzione di sé e delle istituzioni che lo governano (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso di questo dibattito sulla questione di fiducia nell'ambito del disegno di legge di riforma del sistema pensionistico, mi sarei aspettato che gli interventi degli esponenti...

13 PRESIDENTE Onorevole colleghi, sta parlando un collega. Capisco l'entusiasmo...

ANTONINO LO PRESTI. ... dell'opposizione affrontassero il merito della riforma e cogliessero l'occasione... Presidente, poiché i colleghi del centrosinistra continuano ad applaudire, posso conteggiare il tempo?

PRESIDENTE. Lei è un po' diffidente, ma la accontenterò. L'ho vista fare i dovuti controlli. Stia tranquillo. Vigilo anche per lei.

ANTONINO LO PRESTI. Grazie, Presidente: vigilando redimere.

PRESIDENTE. No, questo lo fanno in galera.

ANTONINO LO PRESTI. Appunto. Bisogna stare attenti. Mi sarei aspettato che i colleghi della sinistra cogliessero l'occasione per spiegare in Parlamento le ragioni della loro contestazione. Abbiamo invece assistito ancora una volta al teatrino delle contumelie, degli urli e degli strepiti lanciati contro il centrodestra, accusato addirittura di attentare alla democrazia, strozzando o impedendo il dibattito con il ricorso al voto di fiducia. Avete perso ancora una volta un'occasione, cari colleghi, per dimostrare al Paese quali siano le vostre idee, le vostre proposte di governo e quali responsabilità intendiate assumervi come classe dirigente per governare l'Italia, per garantire quel futuro dei giovani lavoratori che un sistema pensionistico prossimo all'implosione rischia di compromettere definitivamente, per colpe che, è bene ricordarlo, sono tutte dei Governi di centrosinistra degli ultimi quarant'anni. Noi, invece, abbiamo avuto la responsabilità, non dico il coraggio, di intervenire subito per riportare in equilibrio nei prossimi anni il sistema previdenziale, che a giudizio unanime di tutti gli studiosi, ma soprattutto della Commissione europea, andava subito riformato. E così abbiamo fatto dopo due anni di dibattito in Parlamento, di confronti interminabili con i sindacati, dai quali è venuto prima un «no», poi un «ni» e poi ancora un «no», e qualche «conato» di sciopero largamente abortito. Infatti, nonostante quello che voi, cari colleghi, volete fare apparire con la complicità di un'informazione mediatica parziale e allarmistica, gli italiani hanno capito che stiamo lavorando per il bene comune, per il futuro del nostro paese e contro i privilegi di pochi (come le pensioni di annata). Si tratta di privilegi che si sono sedimentati negli anni e hanno incancrenito il sistema, grazie alla politica demagogica dei sindacati e di quelle forze politiche di sinistra che hanno governato prima di noi, a partire dagli anni Sessanta, allorquando si passò da un sistema contributivo a capitalizzazione ad un sistema a ripartizione. Che gli italiani abbiano compreso le ragioni della nostra politica lo dimostra la tenuta complessiva della nostra coalizione alle ultime elezioni europee. Infatti, in quell'occasione il giudizio politico, e ribadisco politico, della maggioranza degli italiani è stato ancora una volta favorevole a noi. Avevate detto che della riforma delle pensioni avreste fatto un cavallo di battaglia in campagna elettorale. Ma gli italiani, che sono attenti, non vi hanno seguito, perché sanno che in questi tre anni il Governo di centrodestra, nonostante la grave crisi internazionale, ha varato importanti provvedimenti, come la riforma delle pensioni, che cambieranno in meglio il nostro paese. Voglio cogliere l'occasione di questo dibattito per fare una breve sintesi e dimostrare agli italiani quanto strumentali siano le vostre contestazioni ed accuse. La verità, cari colleghi, è che voi temete che in Italia qualcosa possa cambiare, come in realtà sta avvenendo, a cominciare dal mondo del lavoro, dove con la cosiddetta riforma Biagi abbiamo offerto alle imprese impegnate nella sfida della globalizzazione strumenti più flessibili per la ricerca e l'assunzione di manodopera, garantendo al contempo ai lavoratori la dignità della prestazione ed un lavoro che non sarà più soggetto a forme ipocrite di stabilità. Si tratta di una riforma che sta cominciando a dare i suoi frutti, se è vero come è vero che diverse grandi imprese (ad esempio la Telecom) hanno già avviato la stabilizzazione di diversi Co.Co.Co. e

14 di variegate altre forme di precari create dal famigerato pacchetto Treu. E che dire, poi, della riforma della scuola e della nuova politica di gestione del personale scolastico? Questa, ad onta di quanto blaterato da una minoranza politicizzata e ottusa del mondo scolastico, darà agli studenti la possibilità di presentarsi nel mondo del lavoro compiutamente formati, e anzi sul fronte della dignità del lavoro, sta già dando dei risultati. È proprio di questi giorni, infatti, anzi, di queste ore, la notizia che 17 mila precari saranno stabilizzati. Non è poca cosa, anche se molto rimane da fare su questo fronte. Ma noi, al contrario di voi, abbiamo iniziato a prenderci cura di questi lavoratori della scuola. E ancora, abbiamo operato riforme che non appaiono, ma che incidono profondamente sul nostro tessuto sociale e produttivo, come la riforma del diritto societario e fallimentare per dare alle imprese strumenti di gestione più agili e trasparenti. O come quella dell'immigrazione, che ha determinato l'emersione di ben 600 mila posizioni lavorative, che prima erano clandestine e che oggi, una volta regolarizzate, implementano il sistema previdenziale. E vi sono cento altri provvedimenti, come ad esempio la patente a punti, tanto criticata dalla sinistra ma che si sta rivelando una scelta decisiva per ridurre drasticamente il numero di feriti e di vite perdute, con benefici importanti per il nostro sistema sociale e sanitario. E ancora, nonostante la crisi internazionale, non abbiamo aumentato le tasse. Anzi, abbiamo ridotto la pressione fiscale di un punto percentuale. Sarà poca cosa, certamente, e faremo di più, come abbiamo promesso, ma è già tanto, se si pensa che voi, la sinistra, in oltre sette anni di Governo non l'avete mai fatto! Abbiamo prodotto, attraverso la legge obiettivo, investimenti per miliardi di euro in opere pubbliche ed infrastrutture che cambieranno il volto del paese, da nord a sud (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

EUGENIO DUCA. Sei ridicolo!

ANTONINO LO PRESTI. Eh, vi brucia, vi brucia! È una verità che vi brucia! Abbiamo fatto investimenti per rendere i nostri porti, le nostre strade ed i nostri aeroporti adeguati alle sfide che i mercati internazionali dell'est hanno già lanciato alle nostre imprese! In questo contesto, sono state varate norme rigide a difesa del made in , per smascherare le contraffazioni! Potrei continuare con gli interventi in materia di sicurezza, (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

ANTONINO LO PRESTI. ... con il terrorismo internazionale, (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non avete interrotto i precedenti oratori: fate la cortesia (Commenti del deputato Duca)!

ANTONINO LO PRESTI. ... con la politica internazionale, che ha portato il nostro paese ad un livello di prestigio mai ottenuto prima! Rimane ancora molto da fare, ma state pur certi, cari colleghi, che da qui alla fine della legislatura avremo completato il nostro programma di Governo ed avremo dato agli italiani - con buona pace dei nostri avversari - un paese più libero e più moderno, pronto a sostenere le sfide economiche, culturali e sociali che il nuovo secolo ci riserva! Avremo bisogno, tuttavia, del sostegno degli italiani, che sono sicuro non mancherà, ed anche di un po' di fortuna, quella che fino ad ora ci è mancata per colpa di eventi, come il terrorismo, che non abbiamo potuto dominare, ma che contrasteremo con tutta la forza e la determinazione di cui saremo capaci! Voi avete affermato - e mi avvio alla conclusione - che porre la questione di fiducia è un atto

15 antidemocratico; si tratta di parole grosse, di grande effetto. Non siate ridicoli! A parte il fatto che la questione di fiducia è un istituto costituzionale, cui il Governo può ricorrere quando lo ritiene, come voi avete fatto, in passato, per un numero di volte ben più ampio, trovo che la fiducia sia per un governo, ma soprattutto per chi la vota, un momento di grande assunzione di responsabilità. Si tratta, infatti, di un momento in cui una maggioranza è posta di fronte al dilemma di scegliere tra il subire il ricatto delle opposizioni che non pensano, non ragionano e non si confrontano, ma insultano, e decidere, invece, di andare avanti per il bene del paese! Noi abbiamo scelto di decidere di andare avanti, contro il vostro ostruzionismo...

MAURA COSSUTTA. Ma non abbiamo neanche cominciato!

ANTONINO LO PRESTI. ... e contro il vostro stolto catastrofismo, per garantire ai nostri giovani la certezza di un futuro e ai nostri anziani una serena vecchiaia, attraverso la stipula di un patto generazionale al quale solo voi vi opponete! Si tratta di un patto che trova la sua ragion d'essere nella necessità di contenere il divario, sempre più crescente, tra l'aumento delle aspettative di vita e la diminuzione della natalità. La riforma delle pensioni affronta questi problemi che voi, invece, che li nascondete al paese, non avete il coraggio di risolvere, come avvenne con il Governo D'Alema: infatti, allorquando timidamente accennaste a discutere di pensioni, foste successivamente costretti ad una rovinosa ed indecorosa marcia indietro per il diktat di Cofferati! Ricordatevelo! Da questo dibattito è emerso chiaramente agli occhi di tutti, ma soprattutto a quelli dei nostri elettori, che voi siete privi di contenuti e divisi su tutto: dalla politica estera a quella fiscale alla politica del lavoro (Commenti del deputato Abbondanzieri). Conoscete bene il linguaggio delle contumelie e le tecniche di propaganda e fondate la vostra azione politica in Parlamento - poveri illusi! - sulla speranza che il centrodestra si divida, e immagino lo «scorno» che vi ha colpito dopo la positiva conclusione della verifica!

AGAZIO LOIERO. Basta!

ANTONINO LO PRESTI. Mentre noi - e qui sta la differenza - nonostante le forti contrapposizioni dialettiche sul contenuto di alcune riforme, troviamo sempre il modo di unirci e di andare avanti, perché ci guida un solo interesse: quello degli italiani ad avere un paese competitivo, moderno e solidale! Sono queste tutte le ragioni per le quali il gruppo di Alleanza nazionale voterà convintamente a favore della fiducia, non fosse altro perché l'attuale Governo, tra mille difficoltà, sta dimostrando di completare, tassello su tassello, il grande mosaico delle riforme che questo paese attende da quarant'anni! E poi lo farà perché il peggiore governo della destra sarà sempre, comunque, migliore del miglior governo della sinistra, anche per una sola ed esclusiva ragione: perché noi garantiamo e garantiremo a questo paese la libertà e la certezza del proprio futuro (Vivi applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale - Applausi polemici del deputato Violante - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo si grida: «Buffoni!»)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.

ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, la decisione del Governo di porre la questione di fiducia sul disegno di legge di delega in materia previdenziale è grave e immotivata. Tale scelta è grave perché vi apprestate ad intervenire in un settore, le pensioni, senza il consenso del mondo del lavoro e delle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, comprese quelle organizzazioni sindacali e sociali delle quali in questi giorni, invece, vorreste la

16 corresponsabilizzazione nella costruzione del Documento di programmazione economico- finanziaria. È immotivata perché non potete spiegarla con l'ostruzionismo dell'opposizione. Noi abbiamo presentato, ieri ed oggi, emendamenti di merito limitati e selezionati, ed oggi, se voi non aveste posto la fiducia, avremmo potuto discuterli e votarli. Voi non ce lo permettete, perché avete deciso di porre la questione di fiducia. Pertanto, la fiducia non è dovuta all'ostruzionismo, ma alle vostre divisioni. Avete paura della vostra maggioranza. È evidente questo fatto, non solo in Parlamento, ma, soprattutto, nel paese. Non vi fidate di voi stessi. Per la prima volta, una riforma di questo tipo, con un grande e rilevante impatto sociale, è approvata senza un accordo con i sindacati, anzi, con il loro esplicito dissenso. L'intervento arriva in anticipo rispetto alla verifica del 2005, prevista dalla legge Dini. Esso non scaturisce da un'esigenza di equilibrio dei conti previdenziali, che non sono in affanno - sono dichiarazioni del nucleo previdenziale e del ministro Maroni, leggetevi gli atti di questo dibattito parlamentare - ma il testo che vi apprestate a votare scaturisce dall'esigenza di farsi perdonare dall'Unione europea le troppe misure una tantum, i troppi condoni, la finanza creativa del grande assente di questo dibattito, il vero, unico ed autentico ispiratore del provvedimento di cui stiamo discutendo, l'ex ministro Tremonti. Ciò che state facendo, e che il paese capisce, è molto semplice: tagliate la spesa sociale dello 0,7 per cento, nonostante stiate dicendo al paese esattamente il contrario. Non utilizzate questi tagli e questi risparmi per nuove politiche sociali, non date aiuti alle famiglie, non pensate a finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali, non costituite il fondo per i disabili gravi o per gli anziani non autosufficienti. La spesa sociale è tagliata, e basta. Questo è l'inizio. In questo dibattito avete avuto modo di misurarvi con un'opposizione competente e rigorosa, che ha usato argomenti e ha avanzato proposte, che ha parlato in nome dei diritti dei lavoratori e del bene del paese, a tal punto che due delle misure che il provvedimento conteneva durante il dibattito alla Camera, la decontribuzione e l'obbligatorietà del trasferimento del TFR, nel passaggio al Senato, sono stati modificati. Misure che erano il frutto dell'accordo con l'allora presidenza della Confindustria che, pur di ottenere la riduzione dell'aliquota contributiva, non si preoccupava dei conti dell'INPS, non si preoccupava degli effetti che tale misura avrebbe potuto determinare al nostro sistema previdenziale pubblico. I nostri argomenti, la lotta dei lavoratori e le nostre proposte vi hanno convinto a cambiare quelle norme. Ciò è stato ed è un bene, ma da quando questo percorso è iniziato, nel febbraio del 2002, sono passati diversi anni. Oggi stiamo discutendo di un'altra riforma previdenziale, di altri contenuti, perché è cambiata la fase economica del paese, perché l'Europa ha richiamato al controllo dei conti pubblici, sono avvenuti molti cambiamenti, come è intervenuto - lo vorrei ricordare all'onorevole Lo Presti - un voto elettorale che ha dimostrato cosa pensano gli italiani della maggioranza del centrodestra. E non è solo, a questo punto, l'opposizione ad esprimere tali orientamenti. Al Senato, nell'ultima fase, negli ultimi mesi, avete cambiato segno alla discussione della riforma della previdenza: non più solo previdenza complementare, non più solo incentivi per la permanenza al lavoro. Oggi ci troviamo di fronte ad interventi pesanti, ingiusti ed iniqui sull'età pensionabile. A partire dal 2008, la si eleva bruscamente di ben tre anni. Così, si spacca una generazione di lavoratori. Chi avrà 57 anni di età e 35 anni di lavoro nel dicembre 2007, si salverà rispetto a coloro che matureranno i requisiti soltanto il 1o gennaio 2008. Costui sarà bastonato! Un'altra modifica illogica, riguardante i lavoratori che vanno in pensione interamente con il metodo contributivo, concerne il fatto che avete tolto la possibilità di un pensionamento flessibile, che era il vero cuore della riforma Dini ed era in coerenza con l'introduzione di un sistema contributivo. Voi, la Casa delle libertà, la casa delle flessibilità, introducete la vera rigidità, incomprensibile anche rispetto ai mutamenti del mercato del lavoro! Un discorso a parte merita ancora la previdenza complementare, che era stata sostenuta da noi come un'esigenza che volevamo, anche noi, riuscire a realizzare. Avete trasformato l'obbligatorietà in silenzio-assenso, ma avete aperto la strada all'equiparazione della previdenza collettiva con quella privata e individuale, non preoccupandovi del futuro delle pensioni dei lavoratori. Ecco, il nostro giudizio è fortemente negativo, perché introducete - come dicevo - un iniquo e

17 ingiusto scalone a partire dal 2008, perché non salvate le normative per i lavoratori precari, quelli che svolgono lavori usuranti e quelli precoci, perché anche i risparmi finanziari che conseguirete dal 2008 non sono finalizzati alla spesa sociale. Fate solo cassa per coprire i buchi di bilancio, sperando di essere più credibili in Europa. Oltre a colpire le pensioni di anzianità, colpite al cuore il sistema introdotto nel 1995, laddove si definisce un percorso flessibile e incentivato del mantenimento al lavoro di chi è in età pensionabile. Soprattutto, non proponete nulla per i giovani che non hanno un lavoro stabile e per coloro che andranno in pensione con il metodo contributivo. Questa delega non fornisce loro alcuna tutela; nessuna tutela di fronte ai cambiamenti del mercato del lavoro e alla flessibilità del mercato del lavoro. Voi avete cambiato segno al dibattito parlamentare, avete cambiato segno ad una proposta che non può ottenere la nostra condivisione. Su tutti questi temi che ho elencato vi erano le proposte dell'opposizione in modo unitario. Ve le abbiamo avanzate con pochi, ordinati e selezionati emendamenti: non li avete voluti prendere in considerazione, non avete avuto neppure il coraggio di confrontarvi con essi in questo dibattito parlamentare, che vi avrebbe fatto perdere meno tempo di quello che avete, invece, perso con il voto di fiducia. Non avete voluto costruire una riforma che puntasse all'equità e all'efficacia dell'intervento riformatore, ma solo all'esigenza di risparmiare. E lo fate nel peggiore dei modi! È chiaro ed è evidente il nostro dissenso, così come sono chiare le ragioni di metodo e di merito che ci porteranno a votare contro questo provvedimento e a non dare la fiducia ad una proposta che voi definite di riforma, ma che io credo occorra cominciare a chiamare con il suo vero nome: siamo di fronte ad una controriforma (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-UDEUR-Alleanza Popolare)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santori. Ne ha facoltà.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, dopo due anni e mezzo di dibattiti, di confronti, di manifestazioni di forte contrarietà, ma anche di espressioni di consenso...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Santori. Chiedo ai colleghi in piedi nell'emiciclo di consentire al collega di parlare senza vedere le loro terga...

ANGELO SANTORI. Soprattutto, dopo due anni e mezzo di inviti ad operare da parte degli organismi internazionali, la maggioranza della Casa delle libertà può finalmente mantenere fede ai suoi impegni, concedendo la fiducia al Governo sulla riforma delle pensioni. Nel volgere di una settimana, il Governo e la maggioranza che lo regge hanno garantito al paese una politica economica e sociale che si può poggiare su due nuovi pilastri: quello del rigore, che responsabilmente contribuirà all'opera di risanamento delle finanze pubbliche che ci sono state consegnate dal consociativismo sull'orlo del collasso, tanto da rischiare l'impossibilità di governare il paese per mancanza di risorse, e quello che ci accingiamo a rendere operativo e che riguarda il nuovo sistema pensionistico. Questa riforma garantirà, in primo luogo, alle future generazioni di poter contare su un apparato previdenziale efficiente e, in secondo luogo, farà risparmiare alle casse dello Stato, solo nei primi cinque anni da quando entrerà in funzione, 39 milioni di euro da destinare alle politiche di sviluppo e al sostegno sociale. Nella storia della Repubblica, non si è mai assistito in quest'aula ad un'opposizione tanto astiosa ed irragionevole, votata allo scontro ad ogni costo, che continua ad alimentarsi ogni giorno di odio e di pregiudizi ideologici, che dovrebbero essere rinchiusi nello sgabuzzino delle cose vecchie ed inutili. Gli interessi dello Stato, le necessità del paese, i richiami pressanti di chi attende dalle istituzioni aiuto per sopravvivere dovrebbero di tanto in tanto smuovere il senso civico ed il peso della responsabilità della rappresentanza parlamentare. Invece, ogni occasione viene colta come

18 un'opportunità di derisione, di generazione di nuovo odio, di cieca ed ostinata opposizione manifestata anche attraverso la bugia. Non è infatti vero che questo Governo stia usando in maniera impropria il diritto costituzionale di porre la questione di fiducia: la verità non sta tra i vostri banchi, ma nell'archivio del Parlamento. Il vostro ultimo Governo ha posto la questione di fiducia per ben 36 volte e la Casa delle libertà dovrà farlo per altre 15 volte per pareggiare i conti! Intanto, la vostra foga polemica vi ha tolto la lucidità e la memoria al punto di non ricordare che la riforma Dini, nel 1995, fu approvata proprio con un voto di fiducia. Strano questo comportamento della sinistra: quando la riforma veniva da loro chiesta, era per il bene e l'interesse del paese; quando la chiede il centrodestra, questo non è più vero! Credo, amici del centrosinistra, che vi sia bisogno di un bagno di umiltà e di coerenza. Non è poi vero neppure che approveremo la riforma del sistema previdenziale evitando il confronto: quante bugie e quanta falsità! La cronaca e gli atti parlamentari ne sono giudici imparziali: il provvedimento che ci è stato chiesto dall'Europa e dagli organismi economici e finanziari del mondo è stato varato dal Consiglio dei ministri il 20 dicembre 2001 e quest'aula ne ha iniziato l'esame nel 2002, approvandolo in Assemblea il 23 febbraio 2003. Mentre nel paese non cessava il dibattito e lo scontro fra le forze sociali e le rappresentanze politiche e gli organismi economici continuavano a martellare il nostro Governo di raccomandazioni per un rapido varo della riforma, il Senato licenziava il provvedimento il 13 maggio 2004. Dopo due anni e mezzo di dibattito e di lunghissime e numerose sedute in Commissione, di pressioni di piazza ed incoraggiamenti da parte delle rappresentanze tecniche internazionali, siamo giunti oggi finalmente all'ultimo atto parlamentare! Beninteso, il voto di fiducia è stato richiesto perché il Governo ha il diritto di esercitare la propria volontà di mantenere la promessa verso il paese e l'Europa; pertanto, si è avvalso di questo strumento costituzionale per contrastare l'atto ostruzionistico della minoranza. Il presidente della XI Commissione, onorevole Benedetti Valentini, ha già illustrato il lungo e meticoloso lavoro svolto dall'inizio della legislatura per esaminare il provvedimento, con la collaborazione di tutti gruppi; egli ha ragione quando ha affermato che nessun atto normativo è stato così profondamente esaminato e dibattuto. È pura ipocrisia non ammettere che, se avessimo esaminato ogni emendamento presentato, il provvedimento sarebbe slittato in autunno, non facendoci osservare i tempi tecnici, politici ed organizzativi, nonché quelli giuridici, per l'attuazione della riforma. La XI Commissione, alla quale mi onoro di appartenere, ha garantito il più ampio confronto ed il più meticoloso esame sul provvedimento, permettendo di chiarire le contrapposte posizioni, tanto che oggi si giunge al voto di fiducia confortati da uno scrupoloso e corretto procedimento istruttorio. Si è detto che il ricorso alla fiducia umilia le prerogative democratiche ed istituzionali della centralità del Parlamento. Si tratta di un'affermazione dai forti contenuti politici, ma che non rispetta la verità del momento, non riconosce la valenza costituzionale del voto di fiducia e la legittimità del lavoro di Commissione, organismo intrinseco e costituzionale del Parlamento. Non c'è dubbio che il voto di fiducia rappresenti un atto politico coraggioso del Governo e della maggioranza che lo sostiene, poiché se ne assume ogni responsabilità e intende mantenere la parola data al paese. Con questa riforma l'Italia potrà godere finalmente di un intervento strutturale sul debito pubblico. Da troppi anni il mondo e gli esperti non compromessi dagli interessi di parte affermano la necessità di non affrontare il disavanzo solo con interventi una tantum e di eliminare le cause del deficit per poi aggredirlo e ridimensionarlo. Questa riforma non solo dà una concreta risposta a tale esigenza, ma ha anche una rilevante azione sociale perché lascia spazio alle scelte individuali dei lavoratori e, soprattutto, garantisce che il sistema previdenziale abbia un futuro.

19 È con l'orgoglio di chi si sente di compiere un servizio al paese che Forza Italia si accinge a dare un voto di fiducia al Governo ed un voto fortemente convinto a questo provvedimento di valore storico (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Serena, al quale ricordo che ha due minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

ANTONIO SERENA. Signor Presidente, signori ministri, onorevoli colleghi, sono essenzialmente tre le ragioni che inducono ad accelerare i tempi di questa riforma pensionistica. Innanzitutto, i guasti provocati in materia per sessant'anni dai Governi e dai sindacati di centro e centrosinistra. Vi è stata una politica fallimentare che ha confuso previdenza ed assistenza, che ha creato quantità vergognose di baby pensionati, che ha permesso l'incivile coesistenza di pensioni d'oro con pensioni da fame. In secondo luogo, vi è stato l'espandersi di una cultura e di modelli a noi estranei che hanno portato ad una denatalità che minaccia di farci scomparire addirittura come nazione e come popolo. Siamo un paese senza più giovani, siamo un continente vecchio che ha sposato forme di globalizzazione che mirano a distruggere ogni identità, ogni valore, ogni futuro per i popoli europei. In ultimo, ma non meno importante, a spingere su tale riforma è stato il monito pressante dell'Europa in ordine al debito pubblico, in particolare quello pensionistico. La sinistra si scandalizza perché il Governo ha messo mano al problema. Ha cominciato a minacciare tuoni e fulmini e ad indire scioperi ancor prima che si conoscessero i contenuti di questa riforma pensionistica e ancor prima di sapere se sul provvedimento sarebbe stata posta la questione di fiducia, dimenticando, ad esempio, che la riforma Dini del 1995 passò dopo tre richieste di fiducia. Personalmente, sono decisamente contrario, in linea di principio, al ricorso alla fiducia perché un Parlamento che non discute denuncia uno stato di malessere della politica e delle istituzioni. Tuttavia, altra cosa sono i teatrini, come quello inscenato ieri da un centrosinistra che protesta demagogicamente contro l'attuale Governo per i troppi ricorsi alla fiducia dimenticando, numeri alla mano, di essere ricorso alla fiducia con identica frequenza quando era al Governo. Avrebbero fatto meglio a scandalizzarsi dei baby pensionati, delle pensioni d'oro e di quelle da fame erogate ai lavoratori italiani: si tratta di fenomeni creati dai Governi di centro e centrosinistra, non da Berlusconi. Certo che, così come prospettata, questa riforma ha bisogno di modifiche, ad esempio...

PRESIDENTE. Onorevole Serena, sono spiacente, ma deve concludere.

ANTONIO SERENA. Sto terminando, signor Presidente. Dicevo che questa riforma ha bisogno di modifiche, ad esempio, per quanto concerne l'insufficiente gradualità nell'introduzione dei minimi di contribuzione oppure per quanto attiene alla mancata restituzione dei contributi versati da donne uscite dal mondo del lavoro per dedicarsi alla famiglia. Molti saranno ancora i problemi da risolvere anche dopo l'approvazione delle riforma, come quello delle false pensioni di invalidità. Si tratta di problemi che richiedono comunque tempi diversi da quelli stretti impostici dall'Europa. Quindi mi auguro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Serena, il tempo a sua disposizione è esaurito, ora devo dare la parola ad altri colleghi.

ANTONIO SERENA. Presidente, le chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

20 PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà. Per il momento concedo la parola per due minuti a chi chiede di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal proprio gruppo, avvertendo che sarà poi il Presidente della Camera, Casini, a decidere il tempo da concedere, anche in relazione al numero delle richieste avanzate.

ANTONIO BOCCIA. Presidente, mi avvalgo della facoltà prevista dal comma 3 dell'articolo 116 del regolamento, esprimendo ovviamente un voto diverso da quello annunziato dal collega Delbono per un fatto meramente formale. Questo perché abbiamo elevato al massimo, nel rispetto del regolamento, la nostra opposizione a questo provvedimento. Il collega Delbono ne ha già spiegato i motivi e quindi non li ripeto. Aggiungo solo che la scelta del Governo di porre la questione di fiducia ha ovviamente determinato, ancora di più, il nostro orientamento in questa attività, che è di vero e proprio ostruzionismo parlamentare. Noi useremo tutti i mezzi che abbiamo a disposizione per impedire che questo provvedimento venga approvato. Devo dire che ci auguriamo anche che i colleghi della Lega mantengano la loro coerenza e votino contro questo provvedimento; altrimenti, l'ennesimo bluff sarà scoperto. Però, Presidente, c'è anche un altro motivo. Noi iniziamo un'attività di forte protesta - noi del gruppo della Margherita, ma come lei vedrà anche il collega Innocenti e il collega Boato lo diranno per i rispettivi gruppi di opposizione e così pure i colleghi della sinistra, di Rifondazione comunista, i Comunisti italiani, i Verdi, insomma tutti - perché già si annuncia un diktat del gruppo parlamentare della Lega nei confronti del Presidente della Camera, ove non si dovesse procedere all'inversione dell'ordine del giorno, come essi chiedono. Quindi, come al solito, minacce... (Commenti del deputato Rizzi). Lo dicono le agenzie di stampa, perché voi, invece di parlare in quest'aula, parlate sui giornali!

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, la invito a concludere, perché il tempo a sua disposizione è trascorso.

ANTONIO BOCCIA. Concludo, Presidente, dicendo che questa sarebbe una grave violazione. Quindi la nostra protesta è volta anche ad evitare che si passi in maniera repentina ad approvare la riforma della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-UDEUR-Alleanza Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Maura Cossutta, alla quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, parlerò in dissenso - anche se è la prima volta - dal mio gruppo, perché preannuncio che non voterò contro la fiducia a questo Governo, bensì non parteciperò proprio all'espressione del voto di fiducia. Ritengo infatti doveroso dare un segnale ancora più forte, perché si tratta di un provvedimento terribilmente odioso contro la previdenza pubblica, che introduce la previdenza privata in modo sostitutivo di quella pubblica, che cancella diritti e conquiste di tutte le generazioni passate e che condanna la generazione futura a non avere un futuro. Ma non si tratta solo di questo. In realtà, con questa controriforma vi è ormai la scelta esplicita di procedere verso il totale smantellamento dell'intero assetto del sistema pubblico delle protezioni sociali: le pensioni, la scuola pubblica, la sanità pubblica. La scelta è quella della riduzione complessiva, totale, della spesa sociale, dalla previdenza alla scuola alla sanità, quindi di tutta la spesa sociale. Si tratta di una scelta politica ed ideologica, in virtù della quale tutto lo Stato sociale rappresenta un ostacolo, un peso per lo sviluppo, e i bisogni sociali devono essere coperti soltanto

21 dalle assicurazioni. Si passa dalla cultura costituzionalista alla cultura assicurativa, che è una cultura solo risarcitoria. Altro che individuo libero di scegliere! L'individuo è solo, sempre più solo e diseguale a contrattare i suoi bisogni di fronte e all'interno di un mercato delle assicurazioni. È un'ideologia, una politica che, per esempio, negli Stati Uniti ha creato sempre più disuguaglianze e povertà e che sta dimostrando in tutto il mondo il suo fallimento. Gli andamenti negativi della borsa, lo sapete, stanno drammaticamente lasciando i lavoratori, inseriti in un contesto lavorativo che non si uniforma agli schemi privatistici, senza adeguate pensioni. Pertanto, sarebbero state altre le misure da intraprendere: la lotta all'evasione ed al sommerso. Il sommerso costituisce il 17 per cento del PIL. Altro che spesa previdenziale che si attesta al 14,3 per cento del PIL! Sono contraria non solo a questo provvedimento odioso sulle pensioni, ma anche a tutta la politica restauratrice di questo Governo e, pertanto, non parteciperò al voto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo in dissenso dal mio gruppo, perché esprimere un voto contrario mi pare troppo poco e, pertanto, non parteciperò al voto sulla questione di fiducia posta ieri dal Governo. Continueremo ad esercitare un'opposizione politica fortissima al provvedimento in discussione ed a tutta la politica del Governo. È la ventiduesima questione di fiducia posta dal Governo in tre anni e riguarda uno dei provvedimenti strutturali più importanti di questa legislatura, che avrebbe richiesto una più ampia discussione parlamentare. È stato fortemente impedito alle opposizioni di discutere in merito a proposte emendative, migliorative del provvedimento in esame ed è stata abolita ogni traccia di concertazione da parte di questo Governo, tant'è vero che tutte le organizzazioni sindacali hanno fortemente protestato dal punto di vista politico per la mancata concertazione e per l'assenza di un dialogo vero e forte tra Governo e parti sociali (mi riferisco, in particolare, alle organizzazioni sindacali). Per tale motivo, continueremo ad esercitare la nostra protesta politica che si traduce, come ha detto il collega Boccia in precedenza, in una forma di ostruzionismo politico forte e, credo, autorevole. Infine, onorevoli colleghi, viene cancellata ogni forma di attenzione, anche minima, nei confronti dello Stato sociale. Un paese serio, che sta per varare una manovra di quasi 50 mila miliardi di vecchie lire, non può non porsi il problema dello Stato sociale. Per tale motivo, signor Presidente, onorevoli colleghi, non parteciperò al voto sull'ennesima questione di fiducia posta male da questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.

KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, anch'io interverrò in dissenso dal mio gruppo e, per coerenza, questo dissenso mi porterà a non partecipare al voto. È l'ennesimo voto di fiducia, l'ennesima vergognosa ed indegna mortificazione subita da quest'Assemblea parlamentare, l'ennesima manifestazione di disprezzo per il confronto democratico. Altro che paese più libero e più moderno, come ho sentito dire dai colleghi della maggioranza! Voi non avete nulla di moderno! La vostra pratica politica e la vostra politica sono basate su decisione unilaterali. Volete liquidare i lavoratori ed i pensionati come soggetti. Volete liquidare i sindacati come soggetti sociali e parti nel dialogo e nella contrattazione. Colleghi della maggioranza, la democrazia si restringe ed il vostro Governo, il Governo di Berlusconi, è la massima rappresentazione di questa tendenza. C'è poco da fare e da dire, colleghi della maggioranza: ancora una volta oggi, attorno a questo voto di fiducia, sentiamo che la

22 democrazia per tutti noi è e rimane il problema centrale. Per questa ragione non parteciperò al voto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 16,40)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, nell'associarmi a quanto esposto in precedenza dal collega Lusetti, vorrei sottolineare la cocente delusione che si prova in momenti come questi, che valicano i confini parlamentari ed avvolgono l'intero paese. Se il Governo e la maggioranza considerano il voto di fiducia una questione meramente tecnica, evidentemente trascurano colpevolmente i sentimenti più profondi che, in questo momento, animano milioni di pensionati, di pensionandi, di cittadini e di grandi soggetti collettivi, quali i sindacati confederali (e non solo). La materia in oggetto, infatti, non è di ordinaria amministrazione, in quanto attiene a progetti di vita ed a prospettive che riguardano milioni e milioni di persone. Con questa controriforma, voi del Governo e della maggioranza rendete tutto incerto, precario e preoccupante. Inoltre, creando una rottura con la precedente riforma Dini, determinate contestualmente una rottura generazionale, rimuovendo il vincolo solidaristico prima esistente. Ma tanto tutto ciò a voi non importa, visto che scambiate pensioni con pseudofederalismo, espropriate il ruolo del Parlamento, restringete gli spazi democratici, considerate sostanzialmente queste misure quali misure per far cassa, indipendentemente dai danni che producono nel paese. E tutto ciò per galleggiare ancora qualche mese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.

MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire in dissenso dal mio gruppo per comunicare all'Assemblea che non parteciperò al voto di fiducia. Ho fatto questa scelta per segnalare l'assurdità del provvedimento che state votando e l'assurdità del metodo. Che senso ha porre la questione di fiducia quando una maggioranza ha cento parlamentari in più dell'opposizione? A volte, in passato, è stata chiesta la fiducia per bloccare l'ostruzionismo, ma su questo provvedimento erano stati presentati solo 120 emendamenti, tutti di merito e migliorativi del testo. La verità è che il Governo ha posto la questione di fiducia perché non si fida dei parlamentari di maggioranza! Non condivido il provvedimento in esame, che si pone l'obiettivo di fare cassa a scapito dei lavoratori. Con la legge finanziaria e con la manovra correttiva approvata la scorsa settimana avete tagliato i fondi per gli enti locali, per le regioni; tutte risorse che si trasformano localmente in tagli alle spese sociali, quindi, in maggiori difficoltà per le famiglie, per i giovani, per gli anziani, per i portatori di handicap. Se avevate bisogno di fondi, perché non avete reintrodotto la tassa per la successione dei capitali e per le donazioni? Perché continuate ad ostinarvi a tirare la coperta sempre e comunque verso le classi forti? Questo dovrete spiegarlo al paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.

23 ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso dal mio gruppo, anche se mi riprometto di ascoltare gli altri colleghi che interverranno e di valutare alla fine quale posizione definitiva assumere. Le ragioni di questa mia decisione derivano dal contenuto generale, profondamente negativo, del disegno di legge di «controriforma» delle pensioni, ma sono dovute soprattutto ad un motivo specifico: questa legge non colpisce solo i lavoratori dipendenti ma anche i lavoratori autonomi e le piccole e medie imprese. Si colpiscono i lavoratori autonomi in quanto lo scalone di innalzamento dell'età non riguarda soltanto il lavoro dipendente, ma anche i commercianti, gli artigiani, milioni di lavoratori autonomi che dovranno lavorare tre, quattro, cinque, sei anni in più prima di avere diritto alla pensione. E tutti sappiamo quanto siano basse ed insufficienti le pensioni dei lavoratori autonomi! Inoltre, con questa misura, si colpiscono anche le piccole e medie imprese perché, decidendo di destinare il trattamento di fine rapporto ai fondi di previdenza complementare, non si attua nessuna misura a sostegno delle piccole e medie imprese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, anch'io come i colleghi che hanno appena parlato, intervengo in dissenso dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo. La controriforma degli scatenati, ma bolsi Maroni e Berlusconi impaurisce i lavoratori prossimi alla pensione, spingendoli ad anticipare il pensionamento, con effetti sull'INPS opposti a quelli da perseguire. Nel giro di un minuto, nella notte tra il 2007 e il 2008, darete una «legnata» ai lavoratori che non hanno ancora maturato i requisiti per il pensionamento! Avete poi un accanimento particolare verso i giovani; volete rompere il legame tra le generazioni, fondamento del sistema previdenziale. Se un giovane dovesse fare i conti, potrebbe scoprire di non sapere se e quando andrà in pensione o che, in ogni caso, avrà una pensione da miseria. Se poi dovesse comunicare tale scoperta tramite Internet ad altri giovani e questi - a loro volta - la comunicassero ad altri giovani, può darsi che tutti insieme, spinti da voi, sceglierebbero di tirarsi fuori da un sistema previdenziale che non li protegge più. Tirandosi fuori, metterebbero in crisi il sistema mutualistico, cosicché anche gli attuali pensionati non verrebbero più garantiti. Su questo chiedete la fiducia, ma siete degli irresponsabili (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, il mio dissenso si fonda sull'insufficienza del voto contrario, annunciato dall'onorevole Cordoni, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo. L'onorevole Cordoni è stata molto puntuale ed efficace nell'evidenziare la nostra contrarietà a questa controriforma delle pensioni, ma proprio per questo sarebbe necessaria una modalità di voto in grado di rendere ancora più evidente la radicalità del nostro dissenso. Il semplice voto contrario è inadeguato, ampiamente inadeguato, e non rende giustizia alla necessità di opporsi ad un atto di arroganza così grave come quello che si sta perpetrando. È un atto grave perché penalizza i lavoratori, soprattutto quelli più giovani e quelli precari, in nome dei quali si è detto di voler fare questa controriforma. È inoltre grave perché mina il sistema previdenziale pubblico e perché, con il voto di fiducia, si mortificano il Parlamento ed il confronto democratico, manifestando tutto il disprezzo possibile ed immaginabile alla partecipazione e al coinvolgimento delle parti sociali, a partire dai sindacati, che

24 sono già al quinto sciopero contro questa controriforma (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, anche se in questo momento sta parlando con esponenti importanti del Governo e del sottogoverno! Visto il poco tempo a disposizione, potrebbe anche ascoltarci. Constato, comunque, che a lei non interessa. Insisto, in modo che rimanga a verbale: neppure il presidente della Camera ascolta quanto stiamo dicendo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e del Misto-Comunisti italiani)! Faccio presente che stiamo parlando delle pensioni di milioni di persone in Italia!

PRESIDENTE. Onorevole Bellini, la sua reazione mi induce a prendere seriamente in considerazione la richiesta del capogruppo di Forza Italia di dimezzare i tempi. Capisco di essere in presenza di un legittimo ostruzionismo, ma francamente mi sembra del tutto ininfluente che lei si metta a fare la predica proprio a me! Le consiglio di continuare, perché le è rimasto soltanto un minuto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, la critica non era rivolta a lei personalmente, bensì al Presidente della Camera. Il Presidente è bene che guardi la Camera, invece di parlare con i suoi «amici» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale. Una voce a destra: «Buffone!»). Comunque, se mi è consentito dire qualcosa, intervengo per esprimere il mio dissenso rispetto alle politiche del Governo, della maggioranza e anche del mio gruppo, in quanto ritengo che si sarebbe dovuta condurre un'opposizione più dura e giungere alla conclusione che questo provvedimento non può essere votato dal Parlamento, così come è stato presentato. Esso giunge al nostro esame dopo un voto di fiducia al Senato. Si è trattato di un voto di fiducia immotivato, così come immotivato è quello che avete chiesto in questa sede. Infatti, nessuno ha fatto ostruzionismo: anzi, sono state formulate numerose proposte intelligenti, apprezzate in Commissione anche da una parte della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto- Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Trupia. Ne ha facoltà.

LALLA TRUPIA. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo, in quanto ritengo necessario un atto forte contro un provvedimento che dà un colpo pesante ai diritti di chi lavora e a quel sistema di solidarietà che rende un paese civile e di progresso. Questa è davvero una controriforma odiosa, che segnerà il futuro del nostro paese, che eliminerà la parte migliore della previdenza pubblica, che colpirà le generazioni più anziane come le più giovani. Non a caso, tutti i sindacati protesteranno unitariamente contro questo provvedimento, e protesteranno contro l'assenza del dialogo necessario per governare un paese moderno ed europeo. Il sistema previdenziale che ci propinate discrimina soprattutto i giovani, con cui vi riempite la bocca, che avete già condannato con la legge n. 30 del 2003 alla precarietà a vita, e che non potranno neppure costruirsi una pensione dignitosa: anzi, senza la totalizzazione andranno in pensione con meno del 50 per cento delle pensioni dei loro genitori. Non vi è l'ombra di altri strumenti, come il reimpiego di ammortizzatori sociali che aiutino chi è più debole nel mercato del lavoro. La beffa colpisce soprattutto chi ha la sventura di compiere 57 anni il

25 1o gennaio 2008, che dovrà aspettare altri quattro anni per andare in pensione rispetto a chi li compie il 31 dicembre 2007.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Angioni. Ne ha facoltà.

FRANCO ANGIONI. Signor Presidente, intervengo sulle norme in materia pensionistica, con riferimento alle quali il Governo ha posto la questione di fiducia. Il Governo può, ovviamente, porre la questione di fiducia su qualsiasi provvedimento legislativo e per i motivi più disparati, nel presupposto che l'urgenza e le contingenze facciano premio sulla discussione e sulla dialettica politica, tanto da poter accantonare il confronto con rappresentanze e parti sociali. Nel caso in esame, la discussione era ed è indispensabile. Non stiamo discutendo su misure fiscali, per rastrellare più fondi, e su come destinarli, o se la scuola media di secondo grado debba avere il 10 per cento di ore di insegnamento in più. Si tratta del futuro di milioni di persone e dei soldi che ogni operaio, impiegato, dirigente di questo paese ha versato e sta versando allo Stato per ogni giorno del suo impiego, affinché quando non sarà più idoneo ad operare, o quando qualcuno per lui deciderà che non lo si vuole più impiegare, non debba guardarsi intorno disperato perché privo di un dignitoso sostentamento e di un minimo di assistenza per decidere come e dove trascorrere le giornate della sua vecchiaia. La questione pensionistica è certamente grave e coinvolge tutti gli attori della comunità nazionale, a partire dallo Stato e fino a tutti noi, direttamente o indirettamente, perché prossimi a lasciare il lavoro, con molte incertezze sul quando e sul come, in un periodo più o meno lungo, o perché destinati a lasciarlo preoccupati e ansiosi per l'incerto futuro. Si tratta certamente di una questione importante, e proprio per questo non si può pretendere di affrontare un argomento così delicato, rilevante, coinvolgente, senza confrontarsi, senza discutere, senza ascoltare le parti in causa e accertare le preoccupazioni di chi, fiducioso, ha lasciato per tanti anni i propri soldi allo Stato. Su moltissime cause si può anche non discutere, ma non sulle speranze, sulle ansie, sul futuro di milioni di persone. Non mi basta votare «no»: questa volta...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Angioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Provera.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo in dissenso dall'intervento del nostro capogruppo, non tanto per i suoi contenuti, quanto perché mi pare che il tema in esame venga affrontato in modo tenue, in particolare il problema di una discussione che viene negata. Un provvedimento così gravoso sulla situazione pensionistica, che ha visto i giovani già penalizzati dai precedenti provvedimenti, richiederebbe un effettivo impegno di tutti per recuperare la situazione di questi giovani. I provvedimenti che voi proponete colpiscono invece la generazione dei cinquantenni, liquidando definitivamente il problema delle pensioni di anzianità e condannando persone che avevano già un'aspettativa di miglioramento della loro vita - quando passavano al momento della tregua, quello della pensione, della possibilità di una vita migliore, senza più un impegno fisso di lavoro, dopo anni di fatica - a dovervi rinunciare. Colpite anche le donne, con un atteggiamento totalmente familistico e negativo, eliminando la possibilità per le donne di andare in pensione in anticipo, non tanto per il riconoscimento della doppia fatica, quanto per il disconoscimento della capacità di reddito che nuovamente riconsegnate rispetto alle donne. Quindi, un doppio vulnus: quello all'essere donna e quello all'essere lavoratrice. Questo è, pertanto, un provvedimento pesantissimo, che peggiora una situazione pensionistica che nel nostro paese condanna già centinaia di giovani a non sapere quale sarà il loro futuro e condanna tutta la categoria dei cinquantenni...

26 PRESIDENTE. Onorevole Provera, la prego di concludere.

MARILDE PROVERA. ...di quei cinquantenni che anni fa conquistarono i provvedimenti pensionistici, ad avere anche loro una vita peggiore nel prossimo futuro. Per questo, non può essere tollerato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Provera. Mi dispiace doverle togliere la parola, però le porgo i miei auguri perché credo che questo sia uno dei sui primi interventi, se non proprio il primo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, anch'io, in dissenso dal mio gruppo, non parteciperò a questo voto di fiducia, perché penso che non sia assolutamente sufficiente un voto contro la fiducia richiesta dal Governo, ma che sia importante manifestare in ogni modo come sia totalmente inaccettabile questa controriforma, che non è altro che un ulteriore tassello aggiunto da questo Governo nell'opera di distruzione dello Stato sociale. Oggi state distruggendo la previdenza, finite di distruggerla; ma già ieri, ancora oggi e ancora domani distruggerete la sanità, la scuola e ogni altro residuo universalistico e solidale che esisteva nella nostra democrazia. Da domani, i lavoratori, soprattutto le future generazioni, si troveranno davanti - non soltanto grazie alle vostre leggi - a lavori sempre più precari e a salari sempre più bassi e insufficienti, ma anche con gravissime incognite sul futuro, con quote crescenti del salario affidate forzosamente ai fondi pensione. Sì, perché un'altra caratteristica di questa maggioranza, accanto a quella di voler distruggere lo Stato sociale, è la ricerca spasmodica di un profitto e di un mercato su tutto: avete creato il mercato dei servizi, il mercato della salute, ora create il mercato dei fondi pensione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, da adesso in poi a coloro che intervengono concederò soltanto un minuto di tempo, perché altri venti colleghi hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal proprio gruppo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

RENZO INNOCENTI. È un'ingiustizia!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Bellillo). È giusto contestare il Presidente, è democrazia anche questa! Però, il tempo rimane di un minuto. Prego, onorevole Vendola.

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, intervenire in dissenso dal proprio gruppo è uno dei modi di cui le opposizioni dispongono per far sentire le proprie ragioni di fronte al bavaglio che viene imposto al Parlamento da questo voto di fiducia. In un minuto vorrei semplicemente rimarcare l'ipocrisia insopportabile che vi è quando in un paese come l'Italia compaiono dibattiti stagionali sulle condizioni di vita degli anziani: in questi giorni siamo stati preoccupati per gli anziani a rischio del caldo e d'inverno siamo preoccupati per gli anziani a rischio del freddo. Contemporaneamente, la remunerazione del tempo di chi ha smesso di lavorare, di chi vive in quel tempo difficile e terribile che è la terza età, diventa oggetto non di un serio, delicato e complesso dibattito parlamentare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vendola. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

27 TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, per lealtà alla coalizione di cui faccio parte e per rispetto verso coloro che mi hanno eletto e che appartengono all'intera Casa delle libertà, voterò la fiducia (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). La mia amarezza non è legata all'iniziativa del Governo, ma al fatto che si è consentito al relatore, onorevole Maninetti, di inserire una materia del tutto estranea nel provvedimento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia. È stata cioè introdotta, in maniera un po' inquietante, una modifica, attraverso un emendamento, con cui si consente all'ENPAF, che ha violato la legge per ben due volte e che ha ingannato i propri inquilini, di annullare gli effetti della sentenza del TAR e il parere del Consiglio di Stato: con una legge, cioè, si annulla un provvedimento della magistratura e ciò che è stato deciso dai tecnici della Presidenza del Consiglio! Dunque, Presidente, ho presentato un ordine del giorno, che illustrerò con grande amarezza, affinché il Governo intervenga a posteriori per evitare che nel provvedimento in esame, sul quale è stata posta la questione di fiducia, vi sia una materia estranea al contenuto dello stesso. Chi la pensa diversamente, può fare una proposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, anch'io voterò in dissenso dal mio gruppo; non voterò la fiducia sul provvedimento in esame per stigmatizzare gli elementi di metodo e di merito che questa controriforma rappresenta per il paese. La scelta di porre la questione di fiducia è gravissima, perché la richiesta della fiducia è diventata una merce di scambio e di ricatti politici all'interno della maggioranza e perché il Parlamento è stato scippato di una sua prerogativa fondamentale, quella cioè di poter svolgere, in sintonia con il paese e con le forze democratiche, un dibattito pubblico e democratico. In secondo luogo, vi è una questione di merito, perché siamo di fronte ad un attacco pesantissimo ai diritti fondamentali previsti dalla nostra Carta costituzionale, alla previdenza pubblica in favore di quella privata, nonché al destino delle prossime generazioni (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, le devo porre una questione, che è bene dirimere subito, sul modo di procedere dei nostri lavori. Il collega Buontempo (mi dispiace fare questo intervento dopo che ha parlato il collega Buontempo, il quale, solitamente, a parte il tono della voce, è sempre molto garbato) ha utilizzato l'articolo 116, comma 3, ultimo periodo, del regolamento, che consente di intervenire nel caso in cui si intenda esprimere un voto diverso da quello dichiarato dal proprio gruppo. Il collega Buontempo, ora, non può più votare la fiducia al Governo. Presidente, il collega Buontempo - lei lo ha ascoltato - ha dichiarato che voterà la fiducia. Allora, tutti gli altri colleghi che stanno esprimendo un voto in dissenso dal proprio gruppo e che hanno annunziato un voto diverso dovrebbero poter coerentemente votare contro il Governo. In questo modo, però, si introducono una prassi ed una procedura nuove; quindi, io le chiedo che vi sia un trattamento uguale per tutti. Allora, mettiamoci d'accordo...

PRESIDENTE. Certo, onorevole Boccia, lei ha perfettamente ragione. Naturalmente, come lei può immaginare, a me è stato chiesto di poter intervenire in dissenso; poi, alla fine della dichiarazione di voto, mi sono accorto che il contenuto della stessa era diverso, come verificatosi in molti casi

28 precedenti. Tra le altre cose, onorevole Boccia, lei ha introdotto nel dibattito un argomento interessante. Da parte della maggioranza, mi si fa notare che anche la decisione di non partecipare al voto, che qualcuno dell'opposizione potrebbe annunciare, difficilmente potrebbe configurarsi come una dichiarazione di difformità (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)... Colleghi, potete certamente urlare, ma vi posso dire che esistono precedenti in materia: l'onorevole Iotti, che ritengo non molto distante dalle posizioni di chi ha ululato, teorizzava ed affermava che la dichiarazione di non partecipare al voto non poteva essere in alcun modo considerata come dichiarazione di dissenso, mentre l'onorevole Violante, nella scorsa legislatura, ha dato un'interpretazione diversa. Non dobbiamo dirimere adesso il problema, ma colgo l'occasione per preannunciare che convocherò la Giunta per il regolamento affinché la Presidenza possa meglio orientarsi, in futuro, davanti a situazioni analoghe.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. No, onorevole Boccia...

ANTONIO BOCCIA. Soltanto un secondo, signor Presidente!

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, onorevole Boccia, ma non possiamo continuare il dibattito su questo argomento.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, desidero sottoporle un rilievo che considero importante: il regolamento non parla di voto in dissenso, ma di voto diverso.

PRESIDENTE. È discutibile, onorevole Boccia, ma poiché lei è un autorevole componente della Giunta per il regolamento, ne riparleremo in quella sede. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio, mentendo a se stesso ed all'intero popolo italiano, ha dichiarato che la richiesta della fiducia sarebbe la conseguenza degli impegni assunti in sede Ecofin. Ebbene, secondo noi non sono in discussione gli impegni assunti, perché la credibilità del paese in sede internazionale ne impone, ovviamente, il rispetto. Sono in discussione, invece, la tenuta della maggioranza ed il ricatto continuo che il Presidente esercita nei confronti della stessa! Anziché prendere atto della crisi profonda che attraversa il centrodestra e trarne le dovute conseguenze, il Presidente del Consiglio continua a sostenere che tutto va bene. Purtroppo, non è così! Il paese va a rotoli e le prime vittime dello sfascio economico causato dal Governo in questi tre anni sono i pensionati, i pensionandi ed i giovani, i quali, senza un lavoro, rischiano di non andare mai in pensione. Per questo motivo, negherò la mia fiducia al Governo non partecipando al voto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, sebbene avessimo detto che questo Governo sarebbe stato deleterio per il paese, qualcuno ha voluto provare! Oggi, tutti gli italiani sanno cosa significhi essere governati da Berlusconi e dai suoi amici: questo paese è più povero e più insicuro!

29 Con quest'ultimo atto, con questa nuova richiesta di fiducia, con questa nuova imposizione al Parlamento, si vogliono togliere le pensioni. Cosa dovremmo dire ai nostri giovani? Dopo la legge n. 30 del 2003, essi non hanno più un lavoro stabile e sicuro; ora, non avranno più nemmeno la garanzia di una terza età tranquilla con un minimo di pensione! A proposito, dov'è andata a finire la promessa della pensione di un milione a tutti? Ebbene, io dissento dal «no» blando che è stato espresso dal mio capogruppo. Qui c'è bisogno di dire non uno solo, ma due, tre ed anche quattro «no»! Qui non si tratta di esprimere la fiducia, ma di manifestare la sfiducia provata, ormai, da tutto il popolo italiano, che soltanto un mese fa, chiamato alle urne, vi ha sonoramente bocciati: ha bocciato le vostre politiche liberiste e la vostra tendenza all'egoismo. Esprimo il mio, anzi, i miei «no» - diversi dal «no» semplice, se così si può dire, già espresso dal mio capogruppo - perché, con il disegno di legge in esame, cancellate un diritto fondamentale sancito dalla Carta costituzionale. Del resto, siete abituati a gettare nella disperazione le masse popolari: i lavoratori non hanno più sicurezze e nemmeno i sindacati possono più tutelarli con i contratti collettivi. Noi lo sappiamo, lo sappiamo bene (Applausi dei deputati dei gruppi Misto- Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bellillo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, intervengo in dissenso rispetto alla componente dei Verdi del gruppo Misto. Questo provvedimento, al contrario di ciò che è stato dichiarato, penalizza le donne e soprattutto i giovani. La grancassa sulla riforma pensionistica è stata battuta, sostenendo che occorreva assumere maggiori responsabilità verso le generazioni future. La situazione attuale dei giovani e delle donne è gravemente peggiorata in seguito all'approvazione della legge n. 30 del 2003; un'assoluta precarietà! Con l'allungamento dell'età pensionabile, nessuno più troverà lavoro, in particolare le giovani donne. In Europa, Presidente, siamo il fanalino di coda: abbiamo la più bassa percentuale di donne con un'occupazione. Credo sia vergognoso porre la questione di fiducia su un provvedimento che, invece, doveva essere discusso a fondo...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.

VALERIO CALZOLAIO. Signor Presidente, dissento dal mio gruppo. A differenza della maggioranza dei colleghi del mio gruppo, non ho ancora deciso di esprimere un voto contrario. Gli argomenti utilizzati dall'onorevole Cordoni certamente sono convincenti; tuttavia, non ho ancora deciso, perché si tratta dell'ennesima questione di fiducia posta da questo Governo. È possibile che nei prossimi giorni sia posta la questione di fiducia - così si legge sui giornali - sulla riforma del sistema energetico. Oggi, il Presidente del Consiglio ha annunciato la fiducia sulla par condicio. Se ci limitiamo a votare «no», come possiamo rapportarci in futuro a queste continue richieste di un voto di fiducia da parte di una maggioranza che sente di non avere altra scelta se non quella di restare avvinghiata ad un Governo che non regge? E che non regga lo dimostra anche il merito di questa fiducia. La riforma sulle pensioni del 1995 funzionava e prevedeva, nel 2005, una verifica ordinata che avrebbe consentito di individuare eventuali ombre. Inoltre, aveva il consenso delle organizzazioni sindacali... (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Abbondanzieri. Ne ha facoltà.

30 MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la non partecipazione al voto di fiducia e per ricordare ai colleghi della maggioranza che, quasi quasi, avete raggiunto il numero di questioni di fiducia poste dal centrosinistra (Commenti del deputato Di Luca). Almeno non lo ripeterete più, visto che chi lo afferma è caduto abbondantemente in disgrazia. Vorrei ricordarvi che avete posto la questione di fiducia su tutti i più grandi provvedimenti del vostro programma di Governo: la legge obiettivo, la delega ambientale, il rientro dei capitali all'estero, la cartolarizzazione, l'ordinamento giudiziario, il settore energetico, la manovra 2004, la manovra correttiva e, da ultimo, il provvedimento sulle pensioni. È una vergogna, ministro Maroni! Lei, ministro del welfare, consente che sia approvato un provvedimento che penalizza le donne! Proprio lei! Il ministro delle donne (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)...!

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo porre un problema del tutto diverso da quello sottoposto precedentemente dai miei colleghi ed è il seguente: siamo di fronte ad un fatto istituzionale molto grave, una sorta di rimpasto a fettine di salame. Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che il «rimpasto» è una parola che gli è ostica e che non vuole pronunciarla. Poi assistiamo alla sostituzione (niente po' po' di meno che...) del ministro dell'economia Tremonti con il ministro Siniscalco e del ministro delle riforme istituzionali Bossi (anche questo Ministero è importante) con il ministro Calderoli. Inoltre, con la nomina dell'onorevole Buttiglione in pectore a commissario europeo, avremo anche un nuovo ministro delle politiche comunitarie. Mi sembra che siamo di fronte veramente all'aggiramento della corretta dialettica politica in cui, se un Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà.

ALDO CENNAMO. Ha rubato il tempo al collega! Ha parlato solo 52 secondi!

PRESIDENTE. Onorevole Sabattini, il tempo sta scorrendo.

SERGIO SABATTINI. No, Presidente!

PRESIDENTE. Sì! Il tempo inizia a scorrere dal momento in cui le do la parola. Non decide una persona che fa un'interruzione!

ALDO CENNAMO. Ha tolto il tempo al collega! Ha parlato solo 52 secondi!

SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, è difficile intervenire in queste condizioni. Ritengo che il dissenso oggi possa essere molto profondo; d'altra parte, vi è anche una sensazione contraddittoria. Infatti, con questo atto, l'attuale maggioranza si separa dalla società e diventa sempre più autoreferente. Quindi si può anche sperare che prosegua seguendo questa linea: in tal modo, infatti, la maggioranza sta spiananando la strada al centrosinistra per candidarsi al Governo del paese. La separazione dalla società è grave, tanto più perché riguarda un argomento come le pensioni ed il welfare. Personalmente non voterò contro la fiducia ma quel tanto di contraddittorietà - cui mi rifacevo poc'anzi - mantiene in me aperta una speranza; quella che, proseguendo così, questa banda di fratelli

31 De Rege che dà vita al Governo possa finalmente cadere (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e del gruppo Misto-Comunisti italiani)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Reduzzi. Ne ha facoltà.

GIULIANA REDUZZI. Grazie signor Presidente. Intervengo per esprimere amarezza, delusione, indignazione e netta contrarietà alla richiesta di questo voto di fiducia. L'attuale Governo, a differenza del precedente esecutivo di centrosinistra della passata legislatura, gode di una maggioranza tanto ampia da poter approvare, quando vuole, qualsiasi provvedimento del suo programma, anche il più contrastabile dall'opposizione, visto che questa non ha la forza numerica per opporvisi ed impedirne l'approvazione. Si è dichiarato di temere l'ostruzionismo della minoranza: niente di più ridicolo. Nelle 24 ore intercorse tra l'annuncio del voto di fiducia e il momento della votazione, la proposta legislativa sarebbe stata convenientemente esaminata, discussa e portata al voto finale. Con il confronto in Parlamento si sarebbe offerta agli elettori la legittima e opportuna occasione per conoscere il contenuto di una legge in materia pensionistica di grande interesse per tutti. La verità è che nella maggioranza non vi è intesa su nulla, neppure su questa importante riforma. È evidente che il voto di fiducia serve soltanto a nascondere i dissensi ancora presenti all'interno della coalizione di centrodestra. L'altra verità è che il Presidente del Consiglio sta imponendo ai suoi alleati (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.

BEATRICE MARIA MAGNOLFI. La ringrazio, signor Presidente. Nel minuto di tempo che è a mia disposizione per parlare in dissenso dal mio gruppo vorrei rivolgere una domanda all'onorevole Stefania Prestigiacomo, ministro per le pari opportunità. Vorrei chiederle se si è accorta che le più colpite da questa controriforma sono le donne lavoratrici. Oggi, le donne che lavorano possono andare in pensione a 57 anni di età e con 35 anni di contributi. Esse, dopo il 2008, grazie al centrodestra, non solo non avranno pensioni più dignitose, come era scritto nelle vostre promesse elettorali, ma dovranno aspettare sino a 60 anni per andare in pensione oppure rassegnarsi ad una decurtazione di oltre il 30 per cento della loro pensione. Infatti, l'entità dell'assegno sarà calcolata con il metodo contributivo che, in quel caso, comporta la rinuncia ad un terzo del totale della pensione. Perché ve la prendete con le donne lavoratrici? Non sapete che le donne italiane svolgono ancora un doppio e talvolta anche triplo lavoro? È così che le ricompensate della doppia o tripla fatica? È così che volete favorire le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)?

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Intervengo in dissenso dal mio gruppo ricordando le parole che un uomo non di sinistra, uno dei leader dell'attuale maggioranza, talmente prestigioso e autorevole da soffiare il posto di Commissario europeo a Mario Monti, mi riferisco al professor Rocco Buttiglione, pronunciò in quest'aula il 31 luglio del 1996, in occasione di un voto di fiducia. Egli, in occasione di un voto di fiducia disse: «sembra che il Governo (...) abbia già consumato la propria luna di miele con il paese». Ma voi non avete avuto neanche quella! Disse ancora Buttiglione: «Il vostro è un modo per impedire che le proposte dell'opposizione

32 possano essere approvate anche con il consenso di una parte delle forze di Governo (...) Porre la fiducia (...) è un grave segno di debolezza di questo Governo.» Voi, con cento voti di maggioranza in più, avete paura di milioni di lavoratori, ma ormai anche di voi stessi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Vede, signor Presidente, a mio avviso il Governo non avrebbe potuto chiedere la fiducia su un provvedimento che reca, oltre alle firme del Presidente del Consiglio Berlusconi e del ministro Maroni, anche quella del ministro «truccaconti», un ministro che è stato sfiduciato dalla vostra maggioranza proprio perché ha truccato i conti dello Stato italiano, perché ha truccato i conti dell'Italia e degli italiani (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana: «Tempo!»)! Ebbene, oggi il ministro «truccaconti», o «tre carte», come lo vogliamo chiamare, che è stato sfiduciato, torna con una delle sue peggiori creature, vale a dire l'attacco al reddito di milioni di pensionati, al futuro di milioni di lavoratori e di lavoratrici, alle donne e alle giovani generazioni - che non sapranno più neanche cos'è la parola «pensione»! -, al trattamento di fine rapporto, vale a dire alla liquidazione dei lavoratori, che è salario differito, dunque proprietà di chi oggi lavora, e che non è nelle disponibilità di chi trucca i conti dello Stato ...

MASSIMO POLLEDRI. Tempo!

CESARE RIZZI. Tempo!

EUGENIO DUCA. ...non è nella nostra disponibilità. Voi che state mettendo le mani nelle tasche degli italiani con l'arroganza del potere e ricorrendo ad un voto di fiducia che toglie a voi la fiducia! Vi cacceranno via (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Duca.

EUGENIO DUCA. Vi cacceranno via (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra- L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.

VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, sono molto preoccupato per la sindrome da mancanza di fiducia nella propria maggioranza che affligge questo Governo. Capisco che la maggioranza è stata battuta in quest'aula, prevalentemente da se stessa, oltre cinquanta volte, e comprendo anche che le elezioni hanno dimostrato la crescente mancanza di fiducia dello stesso elettorato della maggioranza verso i propri eletti e verso il proprio Governo, ma su questioni come la giustizia, le pensioni, l'informazione e, come sembra, la par condicio, si pone la questione di fiducia per mettere un bavaglio sostanziale alla libertà dei parlamentari! Si tratta di uno strappo alla democrazia, e dalla sindrome di mancanza di fiducia si passa, allora, ad un esercizio tipico della vocazione autoritaria: il sonno della ragione! Noi non lo consentiremo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

33 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Nigra. Ne ha facoltà.

ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo sulla riforma delle pensioni perché si tratta di una riforma poco seria, inefficace ed inefficiente. Infatti, non vi è nessun effetto redistributivo positivo sulla finanza pubblica nell'immediato; forse, vi sarà a partire dal 2008; tuttavia, è altrettanto vero che, da domani mattina, inizierà la fuga verso la pensione di tutti coloro che potranno farlo. Non vi è nessuna giustizia sociale, né per quanto concerne la distinzione tra le diverse professioni, né in ordine ai tempi con i quali accedere ad un meritato riposo dal lavoro; inoltre, non vi è equità, né anagrafica, né retributiva. Infine, non vi è nessun atto di coraggio, all'interno di questa riforma, per riequilibrare il sistema previdenziale a favore delle future generazioni; in altri termini, non vi è nessun riequilibrio a favore di coloro che accedono al mondo del lavoro con il sistema della flessibilità. Ebbene, tutto ciò merita un voto più duro di quello espresso dal mio gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, la collega Cordoni ha giustamente messo in rilievo la devastazione dei diritti e delle aspettative dei lavoratori e la condanna dei giovani ad una prospettiva senza futuro; tuttavia, credo che non abbia sottolineato abbastanza la devastazione politica e culturale che questa maggioranza provoca rispetto all'idea stessa di fiducia. Ciò perché credo che la fiducia rappresenti un bene prezioso della nostra società, poiché regola non solo i rapporti tra le persone, ma anche le dinamiche di quel sistema relazionale per eccellenza rappresentato dalla politica. Ebbene, fiducia vuol dire affidamento, dialettica, consenso e riconoscimento di autorevolezza; per voi, invece, fiducia è diventata minaccia, ricatto, gioco di potere e richiesta di fedeltà acritica! Questa è l'idea di fiducia che voi state trasmettendo al nostro paese, ed è questa la ragione per cui state logorando quell'istituto fondamentale e democratico che è il voto di fiducia, attraverso cui si esprime la dialettica tra il Governo e le sue maggioranze ed attraverso cui si esprime la dialettica tra maggioranza ed opposizione!

MASSIMO POLLEDRI. Tempo!

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Cos'è per voi questo voto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, credo che i colleghi che mi hanno preceduto siano stati chiari sulle motivazioni di dissenso ad una forma, che io giudico troppo blanda, di opposizione da parte del mio gruppo a questo provvedimento. Mi limito a ricordare la questione del legame tra l'aumento di flessibilità e precarietà del mercato del lavoro e la difficoltà che, a seguito di quella che voi, colleghi della maggioranza, chiamate riforma, i nostri giovani incontreranno nell'ottenere un collocamento a riposo con una pensione dignitosa. Volevo, però, dare un segnale di speranza ai miei colleghi della minoranza, richiamando alcuni dati. È vero che il centrosinistra ha posto molte questioni di fiducia, nei cinque anni in cui ha governato,

34 però dovete constatare che è il trend a dare il senso delle cose. Il Governo Berlusconi ha chiesto la fiducia tre volte nel 2001, tre volte nel 2002, sei volte nel 2003 e nove volte nei sette mesi del 2004. Se la statistica non m'inganna, questo è un chiaro segnale che vi è un trend...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Santagata.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2145-B).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta avete posto la questione di fiducia, come già tante altre volte quest'anno. L'avete fatto sulla legge obiettivo, sulla delega ambientale, l'avete chiesta, clamorosamente, sul provvedimento inerente il rientro dei capitali all'estero e, ancora, sulla manovra per il 2004. La credibilità internazionale del nostro paese si riduce ogni giorno che passa. La maggioranza è sempre più indebolita, nonostante i numeri ampi, che le permetterebbero un iter parlamentare normale e tradizionale. Ministro Maroni, ministro cosiddetto del welfare, questa è una riforma iniqua, ingiusta ed inadeguata. Non preoccupatevi, otterrete la fiducia al Parlamento, ma la perderete progressivamente nel paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Gambale. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, voterò in dissenso dal mio gruppo, poiché non mi riconosco nelle posizioni prese dal gruppo stesso. Infatti, ritengo del tutto insufficiente la posizione assunta di votare contro. La posizione della questione di fiducia è un atto vergognoso: avete mortificato questo Parlamento, avete svuotato la nostra funzione legislativa, il ruolo che i cittadini e gli elettori ci hanno affidato. Vede, signor Presidente, non è grave l'offesa e l'attacco continuo che la maggioranza porta alle istituzioni: l'ha fatto da quando questo Governo si è insediato; sono molto più gravi l'offesa e l'attacco che la stessa maggioranza porta quotidianamente alla nostra società. Avete diviso la società, le generazioni e state logorando il tessuto sociale del paese che, con fatica e sforzo, era stato costruito dai Governi di centrosinistra negli anni passati. Avete tolto qualsiasi speranza alle nuove generazioni. Avete tolto la fiducia nell'investire, la fiducia alle famiglie. State logorando qualsiasi possibilità e speranza...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, con rammarico, debbo comunicare a lei ed ai colleghi che voto in dissenso rispetto a quanto dichiarato dal collega Delbono, perché - al di là del merito del provvedimento - quanto sta accadendo credo porti alla luce un disprezzo della dialettica parlamentare. Si stanno alterando profondamente le regole del gioco, lo dico con profonda convinzione. Quanto sta accadendo dimostra, secondo me, solamente la storica e cronica mancanza di un'autentica destra liberale nel nostro paese, che esalti il ruolo del Parlamento. Anche l'affermazione che il numero dei voti di fiducia è ancora lontano da quello del centrosinistra nella passata legislatura fa velo rispetto alla realtà, ossia una maggioranza che ha cento voti di differenza, mentre noi ne avevamo solamente quattro, e che su tutti i provvedimenti più importanti, annichilisce il Parlamento.

35 Le nostre istituzioni, se continuerete in tal modo, cari colleghi, saranno ridotte sul lastrico e, alla fine, non vi saranno né vinti né vincitori. Vi sarà, semplicemente l'esigenza di ricostruire il tessuto istituzionale del nostro paese, cui provvederemo noi, spero presto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio dissenso su questa controriforma delle pensioni. Per questioni di metodo, ancora una volta, il Governo ha posto la fiducia e sono, quindi, bloccati il dibattito democratico e la possibilità di migliorare, con gli emendamenti, il provvedimento. D'altronde, non è una novità: nessuna legge importante è stata approvata da questa maggioranza senza ricorrere alla camicia di forza della questione di fiducia e questa coalizione di centrodestra continua a dimostrare una sostanziale debolezza. Infatti, pur potendo contare su una larga maggioranza, vive in una condizione di fragilità permanente a seguito dei continui ricatti che, a turno, i partiti del Polo pongono. Ma il mio «no» è motivato anche sul piano del merito. Vorrei ricordare la ferma opposizione a questa riforma dichiarata dalle forze sindacali, che hanno promosso ben due scioperi generali con una grandissima partecipazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL- L'Ulivo)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Burtone. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.

ROBERTO RUTA. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo, per preannunciare che non parteciperò al voto, così come faranno molti altri colleghi. Aggiungo inoltre che credo sia opportuno da parte del centrosinistra assumere un impegno solenne, ossia che nel 2005 (come speriamo, nel caso si vada ad elezioni anticipate) o nel 2006 - se questa coalizione ha interesse a reggersi così come sta facendo nell'ultimo periodo e se continua a pensare di governare il paese in maniera così negativa - si modifichino gli effetti negativi di questo provvedimento. Dovrebbe farlo come primo atto, per recuperare fiducia tra le generazioni e riconoscere un Governo che governi nell'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, di fronte alla posizione della questione di fiducia siamo costretti a ricorrere a questo escamotage, ossia intervenire in dissenso dal gruppo di appartenenza ed annunciare la non partecipazione al voto. È un fatto grave, ma è ancora più grave il fatto di trovarci di fronte non ad una riforma, ma ad una controriforma. Quest'ultima smantella nelle sue fondamenta una buona riforma approvata nove anni fa - la cosiddetta legge Dini - che fu condivisa ed accettata da milioni di lavoratori, perché andava nel senso di una maggiore equità del sistema previdenziale e, al tempo stesso, di una sua sostenibilità finanziaria. Oggi, invece, si smantella quella buona riforma, si colpiscono i diritti di milioni di lavoratori, di pensionati e di giovani. Per questa ragione, ci opponiamo e ci opporremo non solo in Parlamento, ma nel paese. È uno dei danni che il Governo di centrodestra recherà all'Italia ed è una delle ragioni per cui auspichiamo che questo Governo vada a casa il prima possibile e non faccia più danni come questi, che - lo ripeto - colpiscono milioni di lavoratori e di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

36 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.

MARCO SUSINI. Signor Presidente, non parteciperò al voto di fiducia, dissentendo in ciò dal mio gruppo, perché giudico questo provvedimento ingiusto, sbagliato ed inaccettabile. Lo giudico una vera e propria foglia di fico per coprire i vostri errori, le vostre lacerazioni e il buco profondo come una voragine che avete scavato nei conti dello Stato. Voi mettete mano alle pensioni senza un confronto con le organizzazioni sindacali e senza un confronto con le parti sociali. In altri termini, continuate a fare strame della concertazione che - non dimentichiamolo mai - è stata la pietra miliare attraverso la quale si è risanato negli anni scorsi il paese. Lo fate cercando, in pari tempo, di dividere i sindacati e di ridurre i diritti dei lavoratori e degli anziani. È un provvedimento ingiusto e sbagliato, perché, anche con questa ennesima fiducia, espropriate il Parlamento e le sue prerogative, tanto da poter affermare che ormai sulla politica economica e sociale in questa sede non si può più discutere: c'è il bavaglio! Prima di tutto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, utilizzerò il minuto di tempo che ho a disposizione per intervenire in dissenso dal mio gruppo e soffermarmi su una questione che interessa questo provvedimento. Tra le righe della delega vi è una norma che esclude dall'applicazione della legge n. 104 del 1996 gli enti privatizzati e l'ENPAF. Si tratta di una norma falsamente interpretativa; una norma sterile, che difende gli interessi dell'ENPAF, calpestando il diritto, legittimamente rivendicato dagli inquilini, di comprare le loro case. Questa norma verrà utilizzata, e voi lo sapete, per chiudere i numerosi contenziosi; ciò non avverrà attraverso una decisione del giudice, che probabilmente avrebbe affermato ciò che è scritto nel parere del Consiglio di Stato, e quindi si fa una furbata, un inganno politico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur condividendo l'intervento che, a nome del gruppo ha svolto l'onorevole Cordoni, vorrei esprimere, come hanno fatto altri miei colleghi, la mia opinione, utilizzando questa opportunità che il regolamento ci offre, per sottolineare la gravità dell'atto che in questa sede viene compiuto dalla maggioranza ponendo la fiducia su questo provvedimento. Un provvedimento sbagliato e grave; una vera e propria controriforma rispetto alla legge approvata in questo paese sulle pensioni. Un provvedimento che i cittadini comprenderanno benissimo, con il quale voi «tagliate» pesantemente la spesa previdenziale e sociale nel nostro paese, non riconvertendola, ed in una situazione nella quale la spesa sociale nel nostro paese è già di oltre due punti inferiore alla media europea. Un provvedimento grave, con il quale è innalzata l'età pensionabile, a partire dal 2008, e questo i cittadini lo comprenderanno molto bene; è un provvedimento che colpisce i giovani, le donne, i lavoratori dipendenti, soprattutto quei lavoratori dipendenti che hanno cominciato a lavorare precocemente e che sono tutti lavoratori del Nord d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

37 LINO RAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso vi siano due cose sulle quali il Governo sta operando bene: la prima è costituita dalla cura delle «robe» di famiglia; la seconda è quella di impedire la discussione parlamentare. Questo è quanto sta avvenendo ed avviene in questi tre anni: abbiamo assistito alla richiesta di deleghe, ad una discussione o «non discussione» di decreti-legge sempre «blindati», alla richiesta di fiducia e, soprattutto, alla fiducia posta sulle deleghe, che è il completamento di questa situazione. Credo che la richiesta di questa fiducia dimostri ancora volta, se possibile, che voi ponete la questione di fiducia non su provvedimenti urgenti, per i quali un legittimo ostruzionismo può mettere in discussione la «sopravvivenza» del provvedimento stesso, bensì su questioni di carattere sostanziale nell'ambito dell'organizzazione sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rivolgere un invito al Governo. Giù le mani dai pensionati, quelli di ieri, perché non potendoli colpire nelle pensioni li colpite «tagliando» i trasferimenti agli enti locali, e gli anziani, i milioni di anziani, pagheranno! Giù le mani da coloro che tra breve saranno in pensione, perché voi, modificando i tempi, «colpite» le loro aspettative, colpendo in modo particolare le lavoratrici due volte. Innanzitutto perché, essendo casalinghe, le costringete a continuare a lavorare e, in secondo luogo, perché sono state lavoratrici. Giù le mani dai pensionati di domani, perché la domanda è la seguente: se nel sud d'Italia non si lavora ancora a trent'anni, come sarà possibile a sessant'anni avere trentacinque anni di contributi? Questo è il problema: avete di fatto «imbavagliato» questo ramo del Parlamento - e ciò è gravissimo - facendo uno scambio fra la fiducia e la discussione che, molto probabilmente, con la «pezzina» che hanno dovuto secernere i saggi lo scorso anno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michele Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voterò anch'io in dissenso rispetto alle posizioni espresse dal mio gruppo. Comprendo che sia una cosa incresciosa e non ce ne vorrà e non me ne vorrà la collega Cordoni, che ha rappresentato le posizioni ufficiali del gruppo. Ho ascoltato con stupore la dichiarazione di voto dell'onorevole Lo Presti, il quale ha detto che si libereranno risorse per ponti, strade e sviluppo, come se l'onorevole Lo Presti ignorasse che il Governo che tanto ha lodato nel suo intervento dovrà utilizzare risorse e «tagli» per colmare la voragine enorme che si è aperta nei conti pubblici. Voi oggi colpite il mondo del lavoro; la settimana scorsa avete colpito gli enti locali e il Mezzogiorno. Avete promesso sviluppo ed avete aumentato le tasse. Infine, vorrei dire all'onorevole Buontempo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Michele Ventura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, avremmo voluto discutere di una legge così importante perché, al di là dei contenuti che non condividiamo, essa modifica e ristruttura un'importante parte del sistema di welfare in vigore nel nostro paese. Se vi fosse stata la possibilità di esaminare i nostri emendamenti, vi avremmo sollecitato a prendere

38 maggiormente in considerazione i problemi di tanti lavoratori che dopo un certo numero di anni di lavoro, e spesso in condizioni difficili, avrebbero il diritto di andare in pensione. Voi negate loro tale diritto. Avremmo fatto presente il problema dei giovani: oggi i giovani vanno a lavorare più tardi rispetto al passato. Con le nuove regole saranno costretti a lavorare per quarant'anni. Quando prenderanno la pensione? A cosa serviranno i contributi che verseranno? Soprattutto, voi prospettate loro una pensione minima, che non sarà sufficiente, e li costringerete ad una pensione privata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Battaglia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, trenta secondi sono poco più di un battito di ciglia: li utilizzo per esprimere una considerazione di ordine generale che ritengo pregnante ed importante. La questione di fiducia sulle pensioni fa seguito ad una serie di altre fiducie poste da questo Governo. Abbiamo fatto il confronto dei numeri: soprattutto lo ha fatto la maggioranza e l'ha fatto anche lei, signor Presidente. Tuttavia, la questione non è il numero delle fiducie, ma quali fiducie e quando le si pongono. Fiducie poste sulla legge finanziaria, come è accaduto alcuni mesi or sono, fiducie poste sull'ordinamento giudiziario e sul nuovo ordinamento pensionistico hanno un valore politico, culturale e storico di enorme rilevanza, perché significano restringimento dei momenti di democrazia del paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonito. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

MICHELE VIANELLO. Signor Presidente, avremmo voluto discutere in aula questo provvedimento perché si tratta del futuro di milioni di persone, di giovani che non sanno se un domani avranno la pensione, di lavoratori che non sanno quando andranno in pensione, di pensionati che attraverso il taglio che state attuando vedono messi in discussione i loro livelli di vita. Di questo avremmo voluto discutere in aula liberamente. Voi, invece, nonostante abbiate cento parlamentari di scarto, avete bisogno di chiedere il voto di fiducia. Dimostrate ancora palesemente le vostre differenze: la profonda insofferenza che la Lega ha nei confronti dell'UDC, che l'UDC ha nei confronti della Lega, che Alleanza nazionale ha nei confronti di tutti. Il Presidente del Consiglio, ormai, non è più in grado di tenervi tutti assieme. Toglietevi di torno e liberate l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, credo si debba fare una riflessione sul provvedimento in esame. Si tratta di una riflessione che viene prima del mio dissenso dal gruppo, prima della mancanza di dibattito in quest'aula perché avete blindato il provvedimento e chiesto il voto di fiducia, prima del modo in cui avete gestito il provvedimento. Con le deleghe che avete ripetutamente chiesto, con i decreti legislativi in applicazione delle deleghe, con una linea di Governo che non prevede minimamente la concertazione state rompendo la coesione sociale necessaria alla crescita ed allo sviluppo di una moderna società. Questo si può realizzare solamente se tutte le componenti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

39 PRESIDENTE. Grazie, onorevole Preda. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cennamo. Ne ha facoltà.

ALDO CENNAMO. Signor Presidente, l'ineffabile ministro per i rapporti con il Parlamento...

EMERENZIO BARBIERI. Perché ineffabile?

ALDO CENNAMO. ... ha accolto ieri con un sorriso beffardo il disagio manifestato da questi banchi all'annuncio, da egli stesso dato all'Assemblea, dell'ennesima fiducia richiesta dal Governo sul disegno di legge delega in materia pensionistica. Signor Presidente, il disagio manifestato ieri è la spia di un'indignazione, che non si può non manifestare in quest'aula, nei confronti del Governo, che con i suoi comportamenti delegittima ed annulla il ruolo del Parlamento. I numeri di cui disponete, signori del Governo, e che richiamate a comando ponendo la fiducia, non riescono a nascondere la crisi profonda da cui è attraversata la vostra maggioranza. La dittatura dei numeri sta producendo una sistematica demolizione sia delle regole democratiche, sia, come in questo caso, dello Stato sociale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Anch'io, Presidente, faccio una dichiarazione di voto in dissenso dal mio gruppo. Non parteciperò al voto, negando così la fiducia al disegno di legge che ci presentate. È un progetto normativo che peggiora le prestazioni, senza risolvere i problemi del sistema previdenziale e senza togliere gli ulteriori privilegi che ancora oggi sussistono e che soprattutto rendono ancora meno sicuro il futuro dei nostri giovani, delle ragazze e dei ragazzi. Voi varate questo provvedimento perché cercate di riparare malamente a tre anni di politiche sbagliate. In questi tre anni avete governato voi, non il centrosinistra, né i Governi della Prima Repubblica! Avete aumentato la spesa pubblica corrente non per finanziare lo sviluppo, né per favorire le imprese, visto il disastro delle politiche industriali. Le imprese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Credo sia importante testimoniare il nostro punto di vista, in attesa che la Giunta per il regolamento chiarisca il concetto di dissenso rispetto ad un gruppo che decide di votare contro (forse più forte è l'uscita dall'aula). Si tratta di una scelta di dissenso rispetto ad un dibattito che si svolge in assenza del coinvolgimento del Parlamento - che avrebbe potuto discutere e migliorare sul merito il provvedimento - ed in assenza delle parti sociali che, pur essendo sottoscrittrici di quel patto del 1995, oggi non sono state coinvolte. Questo, Presidente, è un fatto grave, perché qui non si parla di riforma, dal momento che si sono solo cercati tagli per fare cassa rispetto ad una politica economica scellerata portata avanti...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Squeglia. Ne ha facoltà.

PIETRO SQUEGLIA. Signor Presidente, pur condividendo pienamente le motivazioni espresse per il gruppo della Margherita dall'onorevole Delbono, ritengo che la semplice espressione del voto contrario non sia sufficiente ad esprimere pienamente una posizione che deve essere non solo di netto rifiuto del provvedimento, ma anche di allarmata condanna rispetto ad un modo di procedere

40 della maggioranza caratterizzato da una pervicace volontà di nullificare la funzione ed il ruolo del Parlamento e per questa via mettere in forte pericolo le regole democratiche del nostro paese. Il Governo pone ancora una volta la questione di fiducia su un problema fondamentale, su cui maggiormente vi è la necessità di un confronto fra le diverse sensibilità esistenti in Parlamento. Tutto questo non perché teme l'ostruzionismo dell'opposizione, dato che la discussione aveva tempi contingentati e gli emendamenti erano meno di cento; anzi, alcuni emendamenti erano stati ritenuti sicuramente migliorativi del testo, tanto è vero (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, intervengo anch'io in dissenso rispetto all'orientamento del mio gruppo per svolgere qualche brevissima considerazione non nel merito del provvedimento su cui tanti colleghi hanno espresso le nostre valutazioni, quelle dei gruppi di opposizione, ma sugli aspetti di carattere politico. Ci troviamo di fronte ad un ennesimo provvedimento di divisione, ad un provvedimento, su cui il paese è diviso, che ha scatenato reazioni negative da parte delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, provocando giudizi di insufficienza e di inadeguatezza da parte di rappresentanze di altre categorie economiche. È un provvedimento di divisione, come lo è stato, la scorsa settimana, quello in materia economica!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.

ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi avvalgo della facoltà consentita dall'articolo 116, comma 3, del regolamento, che mi permette di esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal mio gruppo. Stiamo assistendo ad una tregua, dopo accuse, liti e l'ennesimo vertice (c'è sempre un ennesimo compiacimento). L'importante è non rompere ed andare avanti. Sono tanti ed importanti i temi di discussione che richiedono un confronto serio ed approfondito, utile alla costruzione di un progetto per la crescita della nostra nazione. La realtà, però, è diversa: si chiude la discussione con la posizione della questione di fiducia. È un voto obbligato che non rafforza, ma indebolisce, e che chiude quel dialogo costruttivo, utile e necessario. Il tema delle pensioni, importante quanto delicato, avrebbe bisogno di ben altro! L'opposizione ha presentato proposte emendative su tale tema, non ostruzionistiche, ma utili per un confronto che deve chiarire il progetto e migliorare il sistema pensionistico, che aveva e ha la necessità di un confronto. I giudizi sulle riforme...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, sino a qualche giorno fa, autorevoli esponenti del Governo Berlusconi negavano che sarebbe stata posta la questione di fiducia sul disegno di legge di delega per le pensioni. Capisco che oggi siamo in presenza, a quanto pare, di un Governo diverso (il Governo Brambilla, visto che al posto del Presidente del Consiglio siede irritualmente un sottosegretario), ma le questioni sono sempre le stesse e dimostrano che non si è voluto accettare un confronto non su migliaia di emendamenti ostruzionistici, ma su cento emendamenti; emendamenti che, in poche ore, se discussi ed approvati almeno in parte, avrebbero potuto - abbiamo l'ambizione di dirlo - migliorare un provvedimento che sta incontrando la più netta opposizione di tutte le forze sociali di questo paese, anche di quelle ...

41 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, credo che con la posizione della questione di fiducia, richiesta ancora una volta su un tema così importante, vi stiate assumendo, signori del Governo, la responsabilità di uccidere la concertazione. Non serve cambiare nome o parlare di ascolto delle parti sociali, di dialogo, di confronto con le categorie. Voi, in questo momento, state mettendo una pietra tombale su un processo, quello della concertazione, che ha consentito al nostro paese, in anni ben più difficili e pesanti, di superare comunque le difficoltà. È stato detto che questa riforma è un messaggio che viene lanciato ai mercati internazionali, all'Ecofin, al Fondo monetario internazionale. Ebbene, i mercati internazionali non hanno bisogno né di titoli né di etichette. Essi chiedono un paese che, nel sue insieme, dalle persone che lavorano a quelle che cercano occupazione, dai giovani agli anziani, dai sindacati alle categorie economiche...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Tonino Loddo. Ne ha facoltà.

TONINO LODDO. Signor Presidente, vorrei esprimere anch'io il mio dissenso dal gruppo, nonché le ragioni della mia astensione. In primo luogo, credo che esprimere un voto negativo sul provvedimento in esame sia poca cosa. Vorrei, infatti, manifestare ogni profondo e possibile dissenso nei confronti di un provvedimento che reputo iniquo e dannoso per i lavoratori e persino pericoloso per la pace sociale del nostro paese. La seconda ragione è che reputo questo voto di fiducia un'offesa nei confronti del Parlamento e di tutti parlamentari, che, a norma della Costituzione, operano senza vincolo di mandato e, quindi devono essere liberi e autonomi nell'esprimere le proprie posizioni. Presidente, queste sono le ragioni per le quali non parteciperò al voto di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, di fronte ad un atteggiamento di chiusura, siamo costretti ad utilizzare questo sistema per esprimere il nostro dissenso. Mi spiace per il collega Delbono, che ha svolto un ottimo intervento, illustrando in maniera dettagliata la nostra contrarietà sul merito del provvedimento. L'atteggiamento che tenete nei nostri confronti lo state dimostrando anche nei confronti del resto del paese: un atteggiamento di chiusura, di mancanza di dialogo, di mancanza di capacità di concertazione. Le norme che proponete sono frutto di un compromesso politico e non di un dialogo con le parti sociali e con chi oggi si trova all'opposizione. Siete capaci di tagliare la spesa previdenziale e non di convertirla, siete capaci di porre il nostro paese, che è già al di sotto della media europea per la spesa sociale, su un gradino ancora più basso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.

RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, siamo di fronte all'ennesima fiducia. Dichiaro la mia netta contrarietà a tale provvedimento; infatti, dopo le tante promesse fatte - l'ultima a giugno, quando il Presidente Berlusconi affermò che avrebbe diminuito le tasse -, siamo di fronte a più tasse e a meno pensioni. Dopo tre anni di Governo di centrodestra, il paese è più povero, gli italiani si sentono più poveri,

42 spendono più per i farmaci, consumano di meno, vanno meno in vacanza e, se hanno caldo, devono andare nelle caserme dei vigili del fuoco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, vorrei anch'io esprimere le ragioni per le quali non parteciperò al voto, in dissenso dal mio gruppo. A tale proposito vorrei riprendere un argomento, già esaminato nell'intervento dell'onorevole Lettieri, che se non affrontato rischia di ingenerare malintesi nell'opinione pubblica. L'onorevole Berlusconi, ieri sera, quasi scusandosi di aver posto la fiducia, ha dichiarato di averlo dovuto fare avendo assunto impegni con l'Ecofin. Ebbene, credo che l'Ecofin abbia chiesto di approvare provvedimenti per segnare una svolta nei conti pubblici e non di porre la fiducia sul presente testo. La fiducia è il portato domestico della crisi di questa maggioranza in quanto, senza fiducia, questo Governo non è più in grado di far fronte agli impegni. Questo è il problema che il Presidente del Consiglio si rifiuta di prendere in considerazione; forse, lo farà quando sarà troppo tardi per lui e per voi, spero comunque che non sia troppo tardi per il paese!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.

ROBERTA PINOTTI. Intervengo in quanto intendo sottolineare il grave stato in cui state riducendo il Parlamento e il paese. State svuotando il Parlamento delle discussioni più importanti; infatti, essendo stata posta la questione di fiducia, non abbiamo potuto discutere l'ultima finanziaria e neanche l'ultimo decreto-legge di revisione della spesa. Ma è ancora più grave il motivo per cui avete posto la fiducia: non l'urgenza, non gli interessi del paese, perché la fiducia è frutto di un braccio di ferro tra parti di forze della maggioranza. Quindi, a seguito del ricatto federalismo-pensioni, si è deciso di porre la fiducia. La relazione di un vostro sottosegretario, Brambilla, evidenziava che la riforma attualmente in atto funziona, dunque sarebbe stato possibile ragionare insieme. La gravità deriva anche dal fatto che avete interrotto il dialogo con i sindacati...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Mariotti. Ne ha facoltà.

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo in quanto questo è l'unico modo che abbiamo per svolgere una battaglia contro questo Governo che minaccia i lavoratori, le loro pensioni e la previdenza pubblica. Si tratta di una controriforma che va contro ogni buon senso e penalizza categorie nonché generazioni intere di lavoratori. Abbiamo di fronte un Governo che aveva promesso, come abbiamo più volte ricordato, pensioni più alte, mentre oggi propone una più lunga permanenza al lavoro e quindi un'età pensionabile più avanzata, non solo tagliando i diritti dei lavoratori, ma anche penalizzando le imprese che hanno bisogno di rinnovare la propria forza lavoro con l'utilizzo di meccanismi quali il prepensionamento e la mobilità. Per le ragioni sopra indicate, è bene che questo Governo vada subito a casa, per il bene dei lavoratori, dei pensionati, nonché del paese intero (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

43 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, voterò in dissenso dal mio gruppo perché la democrazia parlamentare sta subendo, di giorno in giorno, lesioni gravi nel nostro paese. La richiesta del voto di fiducia sul provvedimento che riforma il sistema pensionistico la dice lunga su quale rispetto abbia questo Governo del Parlamento, ma soprattutto del futuro di milioni di lavoratori e lavoratrici, di giovani che si affacciano senza alcuna certezza sul mercato del lavoro e, anzi, con l'assoluta garanzia che il sistema di protezione sociale li prenderà in scarsa considerazione. È una prova di forza, indice dell'intrinseca debolezza del Governo e della furbizia di un esecutivo, ormai arrivato al capolinea, alla fine della corsa per la sua finanza creativa, per i suoi bluff sui conti pubblici. L'operazione sulle pensioni non è diretta alla razionalizzazione rispetto alla crescente aspettativa di vita, ma a porre un rimedio rispetto al deficit pubblico, e la fiducia sul provvedimento è il guinzaglio che il Presidente del Consiglio ha messo alla sua maggioranza per tenerla stretta e senza proteste nella cuccia della sua gestione del potere, noncurante del futuro di milioni e milioni di lavoratori e cittadini. Lei, ministro Maroni, non è il ministro dello Stato...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, poiché sono previsti ancora trentotto interventi, secondo un precedente già utilizzato dall'onorevole Violante quando presiedeva questa Assemblea, concedo trenta secondi per ogni intervento (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Ha già parlato!

ROBERTA PINOTTI. Ha già parlato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Ha già parlato!

ROBERTA PINOTTI. Ha già parlato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.

DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, trenta secondi sono meno del soffio del vento. Se qualcuno si affacciasse adesso in quest'aula, scoprirebbe una cosa paradossale e si chiederebbe chi abbia mai scelto i portavoce dei gruppi, visto il dissenso manifestato dai deputati degli stessi gruppi. Mi aspetto che chi ha svolto la dichiarazione di voto intervenga per dire che lui stesso è in dissenso dal resto del gruppo! È però un escamotage a cui ci costringete per poter parlare su un provvedimento di questa gravità. Vi chiedo di ricordare quale fosse l'immagine del paese tre anni fa: sembrava che andassimo tutti verso un sogno, fatto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

44 CARMEN MOTTA. Signor Presidente, anche io non parteciperò al voto, in dissenso dal gruppo. Con la fiducia sulle pensioni questo Governo e questa maggioranza vogliono una cambiale in bianco sul presente e sul futuro di questo paese. Non sappiamo se le pensioni in futuro saranno garantite da questa riforma, mentre le pensioni odierne continuano a diminuire a causa dell'aumento del costo della vita. Altro che aumenti, promesse e sogni che mai si avvereranno! Colleghi della maggioranza, avete votato condoni su tutto, ma non siete stati capaci di portare alla discussione in quest'aula una delle riforme più importanti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paola Mariani. Ne ha facoltà.

PAOLA MARIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in dissenso dal mio gruppo e colgo l'occasione per dichiarare la mia totale contrarietà a questo provvedimento in materia pensionistica nonché al metodo con il quale è stato posto di fronte al Parlamento. Ricorrere ancora una volta al voto di fiducia, sprezzanti delle richieste di confronto che giungono dal Parlamento, è un'offesa alle istituzioni e ai suoi rappresentanti. In questo modo ci impedite di espletare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ottone. Ne ha facoltà.

ROSELLA OTTONE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto in dissenso rispetto a quello dichiarato dal mio gruppo, non perché non concordi con le motivazioni addotte dalla collega Cordoni, ma perché siamo veramente stanchi di subire un atteggiamento vessatorio da parte della maggioranza, che con menzogne continue insiste nel dire che l'opposizione non fa proposte. La realtà è che avete utilizzato tre anni del vostro tempo per approvare provvedimenti che garantivano (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, non voterò la fiducia. Le liti condominiali nel centrodestra sono finite non appena Siniscalco ha mostrato la situazione del bilancio pubblico ed è iniziata un'altra verifica, ben più importante per le tasche degli italiani, quella della compatibilità delle promesse elettorali di Berlusconi con i conti dello Stato. Si tratta di una verifica che avete sottratto al Parlamento, ma che non potrete sottrarre a lungo al paese. Il provvedimento sulle pensioni resta un provvedimento ingiusto e sbagliato, che non garantisce alcun riequilibrio a favore delle giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, questo Governo usa forme autoritarie tipiche degli imprenditori rampanti, che considerano lo Stato cosa propria. Il Parlamento è un disturbo e una perdita di tempo, la concertazione è il consensus opzione. Signor Presidente, c'è uno storico detto inglese, che si attaglia molto bene a questa situazione: una fiducia al giorno, toglie il Parlamento di torno, ed è un detto molto importante (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra- L'Ulivo)...

45 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole De Brasi. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO DE BRASI. Signor Presidente, con la fiducia date un colpo alla concertazione che dite di voler rilanciare, gettate l'allarme sui conti della previdenza, ma rinviate l'entrata al 2008, salvo poi ipotizzare tagli previdenziali nella prossima finanziaria, ledendo i diritti acquisiti previsti dal provvedimento. Il movimento che vi ha costretto a cancellare la decontribuzione e l'obbligo di trasferimento del TFR alla previdenza integrativa è ancora in campo, e per quanto ci riguarda continueremo la lotta. Se ritorneremo a governare, cambieremo questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Grotto. Ne ha facoltà.

FRANCO GROTTO. Signor Presidente, questo voto coinvolge la vita presente e futura di tutti i cittadini. Il fatto grave è che questo voto non si prefigge di risolvere nel modo migliore un problema importante, quale quello delle pensioni, ma ha come obiettivo principale quello di nascondere le notevoli divisioni e difficoltà interne alla maggioranza. Con il voto di fiducia si toglie la possibilità al Parlamento, e dunque ai cittadini, di esprimere valutazioni e proposte per migliorare il provvedimento in esame. Oggi è un giorno nero per la democrazia, perché con la fiducia si impedisce alla maggioranza degli italiani - è infatti evidente che ormai voi non lo siete più - di discutere delle sorti presenti e future della loro vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto- socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.

DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, intervengo per annunciare che voterò contro la fiducia al Governo, per le stesse ragioni per le quali l'onorevole Intini ha denunciato una serie di difficoltà e, soprattutto, la volontà da parte del Governo di mettere in discussione le conquiste sociali e di demolire continuamente le nostre istituzioni. Riteniamo invece che in materia pensionistica si sarebbe tranquillamente potuto attendere la verifica prevista per il 2005 dalla legge Dini per poi compiere con le forze sociali e complessivamente con il mondo del lavoro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pappaterra. Onorevoli colleghi, vorrei rivolgere, anche a nome dell'intera Assemblea, le condoglianze al nostro collega, onorevole Villetti, che è stato colpito dal grave lutto della perdita della madre. Gli siamo affettuosamente vicini ed esprimiamo tutto il nostro più sincero cordoglio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Meduri. Ne ha facoltà.

LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo per sottolineare che il voto di fiducia è solo un modo per continuare a considerarvi maggioranza. Non siete più una coalizione, ma il patto di interessi che ancora vi tiene insieme è molto forte ed il Governo continua a porre questioni di fiducia perché sa che è l'unica strada per rimanere unito. Tuttavia, la gente che è fuori di qui vive la quotidianità con difficoltà. Si tratta di del 60 per cento degli italiani, che da quando siete al Governo si sente più povero...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.

46 GIORGIO MERLO. Signor Presidente, credo che, con il ricorso a questo voto di fiducia, si confermi non la crisi, ma lo sfascio della cosiddetta Casa delle libertà. Con questo provvedimento, voi del centrodestra continuate platealmente a rinnegare gli impegni e le promesse «di carta» che avete fatto agli elettori. Non riuscite ad affrontare un solo argomento rilevante senza fare ricorso alla posizione della questione di fiducia, pur avendo ben oltre cento deputati in più. Il problema non è la crisi di questa destra, che è una cosa ormai ben chiara; il problema è lo stato di crisi in cui gettate il nostro paese, continuando a distruggere, pezzo dopo pezzo, ciò che resta dello Stato sociale e liquidando la stessa politica di concertazione...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.

RICCARDO MILANA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare con forza il disappunto per questa nuova pagina oscura che state scrivendo, una pagina oscura nei rapporti parlamentari, ma soprattutto nei rapporti con il paese. Continuate a dipingere una situazione del paese diversa da quella reale e pensate di riequilibrare i conti a spese dello Stato sociale, dei più deboli, alla faccia di tutte quelle persone che non riescono a far quadrare il bilancio familiare! Sono più di tre anni che governate il nostro paese: in tre anni avete prodotto dissesti e detto bugie. Ora, se non siete in grado di andare avanti, abbiate almeno un sussulto di orgoglio e rimettete il giudizio al popolo sovrano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo, preannunciando che non parteciperò al voto. Chiedete un voto di fiducia, sapendo che su questo provvedimento il paese la fiducia non ve la concede. È un provvedimento ingiusto, iniquo, che non rispetta le aspettative di milioni di lavoratori. Avete scelto il solito metodo dell'arroganza: altro che concertazione e ascolto delle parti sociali! Le pensioni sono state oggetto di scambio tra i partiti della maggioranza; le persone, la vita e le aspettative di milioni di lavoratori sono state (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Negate il confronto, rifiutate il dialogo, esautorate il Parlamento, ingannate i cittadini. State imponendo con sufficienza un pensiero che non ci appartiene. La sufficienza con cui leggete la nostra indignazione parla di voi più di tante parole: siamo certi che i cittadini le stanno dando tutto il suo significato e ben faranno a mandarvi a casa prossimamente (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiederei trenta secondi per svolgere, in primo luogo, un richiamo al regolamento e la pregherei, se è possibile, di ascoltarmi. L'articolo 16, comma 3-bis, del nostro regolamento recita: «Il Presidente concede la parola ai deputati che intendono esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo, stabilendone le modalità e i limiti di tempo». Signor Presidente, io credo quindi che lei abbia tale facoltà, ma - mi rimetto alla sua riflessione - questo è un momento delicato ed io non trascurerei le cose piccole che segnano anche la civiltà della convivenza all'interno di quest'aula.

47 Lei, signor Presidente, ha sicuramente la facoltà di stabilire dei criteri, ma questi criteri devono valere erga omnes. Lei, in questo momento, sta creando un regime diverso tra deputati, perché ha consentito ad alcuni deputati di parlare due minuti, ad altri un minuto, ad altri trenta secondi. A me, signor Presidente - glielo dico chiaramente -, non interessano assolutamente i precedenti: se ci sono dei precedenti, sono sbagliati (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Ma lei, signor Presidente, se vuole mantenere il ruolo ed il rispetto soprattutto a garanzia di chi siede da questa parte... È interesse suo, prima ancora che mio, avere la fiducia di chi siede da questa parte (Una voce dai banchi della Lega Nord Federazione Padana: «È una minaccia!»)! Io non sto minacciando nessuno! Lei deve garantire, signor Presidente, che chi siede da questa parte si senta effettivamente tutelato. L'umiliazione nella quale siamo costretti - ho concluso il mio richiamo al regolamento e in trenta secondi farò la mia dichiarazione di voto - cioè proprio quella di dichiarare il nostro voto in trenta secondi, è una vergogna, oggi come lo era ieri, per quanto mi riguarda. Sia chiaro: oggi come ieri! Ma se lei vuole, signor Presidente, non agganciarsi sempre ai precedenti - anche del Presidente Iotti, che era un ottimo Presidente, ma poteva commettere sbagli anche lei - ed innovare invece la prassi con qualcosa di positivo, lo faccia perché gliene renderà merito la storia! Detto questo, signor Presidente, non parteciperò al voto perché ci troviamo ancora una volta di fronte ad un voto di fiducia, peraltro, come ho già detto prima - e tornerò quando sarà possibile a chiederle di tutelare anche il rispetto della nostra dignità -, non in presenza di ostruzionismo, ma in presenza dello sfascio della maggioranza, unica ragione per cui si pone nuovamente la questione di fiducia.

PRESIDENTE, Onorevole Giachetti, sicuramente non posso essere un Presidente che ha la pretesa di non sbagliare; avrò fatto e farò tanti sbagli, come è umano. Credo, in coscienza, di non poter essere più garantista di quanto sono e dimostro giornalmente. In questo caso, il precedente al quale mi sono richiamato è stato evocato a tutela del Parlamento e dei parlamentari, perché proprio i precedenti ed il regolamento concorrono a creare quella prassi parlamentare fondamentale per garantire i diritti della minoranza, ma anche quelli della maggioranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, la mia contrarietà è radicale alla controriforma, perché mina il sistema previdenziale pubblico, penalizzando i giovani, i precari e non dando risposta per i benefici previdenziali ai lavoratori genitori di figli disabili gravi, come era stato già promesso in diverse circostanze dallo stesso ministro Maroni. Per questo noi riteniamo che vi sia una contrarietà da dovere esprimere nei confronti del Governo e che questo Governo debba andare a casa quanto prima (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, non voterò questa fiducia posta dal Governo sulla controriforma delle pensioni. Si vuole impedire di migliorare, attraverso il libero dibattito parlamentare, una riforma pensata esclusivamente per fare cassa, dopo il dissesto dei conti pubblici causati dalle scelte di questo Governo. I lavoratori ed i pensionati, quindi, dovrebbero pagare i danni da voi causati all'economia nazionale. Questa riforma, che è contestata da tutte le organizzazioni sindacali, criticata e avversata da tutte le diverse (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

48 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Cazzaro. Ne ha facoltà.

BRUNO CAZZARO. Signor Presidente, reputo di una gravità assoluta questo ennesimo atto di sopraffazione che il Governo compie nei confronti non solo dell'opposizione, ma anche del Parlamento e della Camera nel suo insieme. Per questa ragione, come atto di protesta ulteriore, io non parteciperò al voto e vorrei sottolineare che non si tratta tanto della quantità dei voti di fiducia, quanto della qualità. Ormai da troppo tempo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, spero che lei nelle sue interpretazioni si fermi, altrimenti non avremo neanche il tempo di salutarla, perché in trenta secondi si riesce a malapena a chiedere «come sta?». Detto questo, e sperando che si fermi nelle sue interpretazioni garantiste, vorrei anch'io affermare che non solo sono contrario alla fiducia al Governo Berlusconi (e ormai tantissimi italiani si stanno pronunciando sempre di più in questo senso), ma che, proprio per dimostrarlo ancora di più, non parteciperò al voto. Poiché nel provvedimento concernente le pensioni (cioè meno pensioni in futuro ai nostri pensionanti) si parla anche di trattamento di fine rapporto, vorrei chiedere al Governo che fine ha fatto il furto che avete operato nel 2003 nei confronti...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, non voterò la fiducia a questo Governo, per esprimere tutta la mia contrarietà ad una legge miope, ingiusta ed iniqua socialmente; precarietà e incertezza per il futuro dei giovani costituiscono la cifra di questo Governo. Sui giornali in questi giorni i ministri del centrodestra parlano di ripresa, di competitività. Mi chiedo come faranno con una legge che taglia il futuro dei giovani, che è un boomerang per il futuro del paese, che mina la...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, in dissenso dal gruppo, non parteciperò al voto di fiducia. Abbiamo sentito ieri sostenere dal portavoce del Presidente del Consiglio e oggi in aula negli interventi della maggioranza che in Parlamento vi è una posizione astiosa, irresponsabile, incapace di avanzare proposte. Eccole le proposte: le conoscete, sono qui! Sono qui dentro: non le avete volute discutere! Sono emendamenti scritti, firmati, correttamente formulati, ma quelle proposte non le avete volute discutere! Non avete detto di no all'onorevole Cordoni, Del Bono, Innocenti, Guerzoni e Gasperoni: avete detto di no al paese, alle attese dei cittadini!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso del proprio gruppo, l'onorevole Sciacca. Ne ha facoltà.

ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, il Governo pone la questione di fiducia; lei sta dimezzando i tempi degli interventi dell'opposizione. A questo punto, ci risulta abbastanza difficile capire quale possa essere il ruolo dei parlamentari che

49 non sono maggioranza in questo Parlamento, anche perché, com'è stato ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto, noi dell'opposizione le proposte le avevamo fatte: in Commissione, ci eravamo impegnati ad un confronto; poi, all'improvviso, il provvedimento è stato portato in Assemblea ed è stata posta la questione di fiducia! Si sa bene che le pensioni costituiscono un argomento di grande rilevanza per la vita di tutti i cittadini italiani ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, anch'io non parteciperò al voto, per manifestare, in tal modo, non solo la mia totale contrarietà a questo disegno di legge delega, ma anche la mia profonda indignazione per l'ennesima lacerazione nella vita democratica del nostro paese e nella democrazia parlamentare. Ma a voi non interessa: siete talmente disperati che siete pronti a tutto; siete talmente divisi ed avete così poca fiducia gli uni negli altri che siete costretti a ricorrere alla fiducia per rimanere in piedi, così coprendo le vostre divisioni ed i vostri ricatti interni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Oggi, il Presidente Berlusconi ha dichiarato ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, spero che i nostri interventi possano far riflettere i colleghi della maggioranza. Non so se sia colpito anche lei da questo spettacolo: metà del Parlamento viene costretta a tacere di fronte ad un disegno di legge che è ingiusto, perché colpisce i lavoratori che hanno lavorato molto e che è anche sbagliato, perché, costringendoli ad abbandonare il lavoro in anticipo, finisce per scaricare sullo Stato altri oneri. State provocando un disastro (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Non a caso, nel paese c'è un «giochino» ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, in occasione del voto di fiducia della settimana scorsa non era ancora chiaro se quella manovra correttiva fosse l'ultimo atto del «tremontismo» o un singolo episodio di esso: ora, ci rendiamo conto che Tremonti se ne è andato, ma il «tremontismo» è rimasto! Proseguendo sulla vecchia strada, scaricate i costi sulle categorie e sulle aree più disagiate del paese. Si tratta, beninteso, dei costi della vostra politica, della vostra incapacità di affrontare i termini veri della crisi economica che colpisce il paese. Ora, vi presentate con una manovra iniqua sulle pensioni, che certamente impoverirà (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Chianale. Ne ha facoltà.

MAURO CHIANALE. Voi della maggioranza rendete più drammatici i problemi del nostro sistema previdenziale. Le scelte inaccettabili, il cui prezzo volete far pagare alle lavoratrici ed ai lavoratori, nascono dalla necessità di coprire la vostra incapacità di governare e di determinare una corretta politica di sviluppo, di occupazione e di controllo della finanza pubblica. Scaricate sulle pensioni l'onere di ridurre un deficit che voi stessi avete provocato!

50 Nelle condizioni date, non potendo rispondere al gruppo con un più onesto e legittimo: «Parliamone!», e non ritenendo sufficientemente espresso il mio dissenso da un semplice «no», non parteciperò al voto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Nieddu. Ne ha facoltà.

GONARIO NIEDDU. Anch'io intervengo in dissenso dal mio gruppo per annunciare la mia intenzione di non partecipare al voto. Infatti, in ragione della gravità del provvedimento al nostro esame, considero insufficiente il semplice voto contrario. Voi impedite al Parlamento di discutere e di confrontarsi su una materia così delicata. Ma è altrettanto grave, dal mio punto di vista, il fatto che effettuate questa scelta contro il mondo del lavoro autonomo e contro i sindacati, non solo senza di loro, ma anche senza averli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, nell'accingermi ad esprimere il mio voto in base al comma 3 dell'articolo 116 del regolamento, colgo l'occasione per smentire alcune sue affermazioni relative alle questioni di fiducia poste in questa e nella precedente legislatura. La questione di fiducia è stata posta due volte nel 2001, due volte nel 2002, cinque volte nel 2003; nel 2004, a fine luglio, siamo già a sei! Se si fa la somma, si vede che i conti non tornano tra le dodici questioni di fiducia di cui lei ha parlato e le venti poste dai Governi del centrosinistra. Le indicazioni che ho fornito non sono astratte, ma esprimono una progressione: 2, 2, 5 e 6! Da quando (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bova. Ne ha facoltà.

DOMENICO BOVA. Signor Presidente, pur apprezzando le argomentazioni brillantemente sviluppate dalla collega Cordoni per sostenere il «no» al provvedimento in esame, intervengo, con rammarico, in dissenso dal mio gruppo. Non parteciperò al voto per due ragioni, una di metodo e l'altra di merito (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.

NICOLA CRISCI. Signor Presidente, in trenta secondi esprimo la mia forte indignazione, perché, ancora una volta, si imbavaglia il Parlamento, si rifiuta il confronto, si impedisce la discussione da parte di un Governo che, dopo tre anni, ci consegna un paese più povero, meno libero, più insicuro, meno democratico; un Governo che, senza pudore, chiede per la ventunesima volta la fiducia su un provvedimento che costituisce una inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, con l'approvazione di questo provvedimento, la maggioranza segna un'ulteriore distanza dal paese.

51 Le ultime elezioni hanno dimostrato che non siete più maggioranza. L'onorevole Berlusconi oggi ha dichiarato di voler riparare in Russia. Fatelo presto! Fate tornare a votare gli italiani. Voi non potete più governare questo paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Diana. Ne ha facoltà.

LORENZO DIANA. Signor Presidente, anch'io, in dissenso dal mio gruppo, non prenderò parte al voto di fiducia su un provvedimento che penalizza in particolar modo il Mezzogiorno, dove tantissimi lavoratori non potranno mai raggiungere i quarant'anni richiesti per l'età contributiva, perché si inizia a lavorare tardi e, quando si riesce a lavorare, lo si fa in nero. Ai colleghi meridionali del centrodestra vorrei chiedere come possano accettare una tale riforma che penalizza le loro regioni. Ai colleghi meridionali vorrei chiedere quanti lavoratori nell'edilizia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, protesto contro l'arroganza di una maggioranza che pone la questione di fiducia, ma protesto anche contro il taglio degli interventi. Quindi, la prego di prendere atto del mio dissenso e del mio silenzio. Però, per i trenta secondi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Carboni. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CARBONI. Signor Presidente, esprimo il dissenso dalle indicazioni di voto del mio gruppo. A mio avviso, non si tratta di dare o negare la fiducia al Governo su un determinato provvedimento, anche se è gravissimo e di vitale importanza quello di cui discutiamo, perché attacca pesantemente i diritti dei lavoratori. Siamo di fronte ad una vera e propria gravissima emergenza democratica. Il Governo, dominato da un Presidente politicamente incapace quanto arrogante, vuole soffocare l'istituzione parlamentare, vuole saccheggiare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, ci siamo: la coalizione che ha vinto le elezioni, annunciando che avrebbe ridotto le tasse e aumentato le pensioni, si trova ad aumentare le tasse e a ridurre le pensioni. Male per il popolo italiano, però tutto sommato non tanto male per noi; anzi, vi debbo ringraziare perché, in questi giorni, stiamo facendo le feste per celebrare le vittorie delle ultime competizioni elettorali e ci state fornendo formidabili argomenti per fare splendidi comizi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere tutta la mia forte contrarietà, indignazione ed una radicale opposizione a questo provvedimento governativo. Signor Presidente, le chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta

52 odierna di considerazioni integrative del mio intervento. La ringrazio anticipatamente. In tale modo, potrò aggiungere altre motivazioni a quelle già espresse dal gruppo e da chi ha parlato in dissenso dal gruppo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Carli, per la cortesia. La Presidenza lo consente sulla base dei consueti criteri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, in pochi giorni questo Governo, con due voti di fiducia, è riuscito a portare a termine un capolavoro eccezionale; da una parte, la fiducia su una manovra finanziaria dannosa ed inefficace, che provoca danni ai comuni, allo Stato sociale e all'economia del paese; dall'altra, la fiducia su questo provvedimento che colpisce milioni di lavoratori, a tutto vantaggio di rendite, di posizioni di gruppi di potere e di oligarchie finanziarie che stanno distruggendo la nostra economia. Con questo provvedimento tradite anche la fiducia e le speranze di quei milioni di giovani (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.

SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, il Governo ha chiesto l'ennesimo voto di fiducia su un provvedimento che, per sua natura, meritava di essere discusso ampiamente in quest'aula. La verità è che il motivo per il quale il Governo chiede il voto di fiducia è l'esistenza di un vuoto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e del gruppo Misto-Comunisti italiani). Esiste un vuoto democratico, un vuoto finanziario, un vuoto di idee innovative che questo Governo non riesce a trovare, tanto che Berlusconi ammette di voler riparare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e del gruppo Misto-Comunisti italiani)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.

RINO PISCITELLO. Signor Presidente, avevo predisposto un testo che mi avrebbe consentito di parlare per un minuto. Francamente in 30 secondi non riesco a sintetizzare le mie dichiarazioni... Ho calcolato che la sola lettura del titolo del provvedimento in esame e la lista dei ministri firmatari richiede oltre 30 secondi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevole Piscitello, come lei sa, può chiedere alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta del testo del suo intervento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, sappiamo tutti che questa riforma delle pensioni reca incertezza, ansia, sfiducia nel futuro e paura per milioni di cittadini italiani. È per questo che tale riforma non serve a far ripartire lo sviluppo e a dare fiducia al paese. Lo stesso calo degli acquisti registrato va messo in relazione alla scelta di creare continuamente traumi e incertezze al paese. È una scelta che credo pagheremo pesantemente. Devo anche aggiungere che la speranza di far sopravvivere il Governo, raschiando il fondo del barile (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

53 CARLA ROCCHI. Non voterò questo provvedimento per motivi estetici. Il provvedimento, oltre che ingiusto ed inopportuno, è anche antiestetico. Sono antiestetiche le divisioni nella maggioranza, è antiestetica la procedura cui ci costringete per avere diritto di parola. Quello che non è estetico non può essere etico. Per tali ragioni, mi asterrò dal voto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, devo dire che l'intervento del rappresentante del mio gruppo non è stato un granché. In effetti, il Governo ha dimostrato di essere un esecutivo serio... Sino a ieri Maroni ha affermato che non avrebbe mai votato la fiducia, e questa sera la voterà... Berlusconi ha affermato che, da ora in poi, i panni sporchi si laveranno in famiglia. Ebbene, possiamo dire che, da oggi, i panni sporchi del Governo si laveranno nelle famiglie degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MAURO MARIA MARINO. Signor Presidente, avrei voluto svolgere il mio primo intervento da neo parlamentare in dissenso. Ma siccome in soli trenta secondi non si possono affermare le tesi di senso compiuto, mi permetto una sola breve considerazione. Ho svolto anch'io un ruolo analogo al suo, sia pure a livello locale, e mi permetto una riflessione da ragazzo di campagna. Un precedente non ha valore in sé: può essere giusto o sbagliato. Riapplicarlo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. La ringrazio e colgo occasione per farle gli auguri. Anzi, le auguro, scherzosamente, di poter svolgere la prossima volta un intervento più lungo. Il mio è un affettuoso augurio che le rivolgo a nome di tutti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dalla propria componente politica del gruppo Misto, l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Il Governo mortifica ulteriormente, una volta ancora, il Parlamento, con un atto di arroganza, in primis verso i cittadini, verso i nostri figli che saranno sempre più insicuri. Questo provvedimento sulle pensioni aveva bisogno di ben altro! Non sono d'accordo con il segretario del mio gruppo, che ha deciso di votare «no» a questa fiducia troppo blandamente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, il Governo è costretto a porre la fiducia sul provvedimento concernente le pensioni dopo le minacce della Lega Nord di far slittare il voto a settembre, quando sarà in discussione anche l'improbabile legge sul federalismo. Per chiedere la fiducia bisognerebbe averla, e in questa maggioranza manca da tempo. Nel gioco dei ricatti e dei veti incrociati all'interno della Casa delle libertà, lo scippo alle pensioni serve a far sopravvivere ancora per qualche mese una maggioranza inaffidabile. Sarebbe più serio andare a votare.

54 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.

RICCARDO VILLARI. «Mai mulà, tegn dur», signor Presidente, ma è piuttosto difficile, visti i comportamenti autarchici di questa maggioranza! Vorrei utilizzare il poco tempo che ho a disposizione ripetendo le affermazioni di esponenti autorevoli di questa maggioranza e del Governo, che danno l'esatta dimensione dello stato politico comatoso della stessa maggioranza. C'è chi ha parlato di fiducia...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il Governo vuole nascondere al paese che, dopo il «Libro in bianco» sul welfare, che accolla alla famiglia tutte le responsabilità ed i costi della cura di bambini, anziani e persone non normodotate, senza alcun sostegno strutturale, il ministro Maroni, della Lega Nord, dà oggi un'altra «stangata» alle famiglie, all'equità tra le generazioni ed alle donne. Cosa racconterà la Lega alle donne del nord? Una donna di 57 anni...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Santino Adamo Loddo. Ne ha facoltà.

SANTINO ADAMO LODDO. Signor Presidente, auguri per la sua figliola che è appena nata!

PRESIDENTE. Grazie, grazie (Generali applausi)! Cosa non si farebbe per utilizzare qualche secondo, caro onorevole Santino Adamo Loddo!

SANTINO ADAMO LODDO. Lei non sa da dove vengo, signor Presidente! Sto imparando! Comunque, volevo dire che non voterò la fiducia a questo Governo, perché, purtroppo, sta tagliando i viveri ai pensionati. Chiedo al ministro Maroni di ripensarci veramente, perché oggi l'avete fatto, ma per le prossime volte cercate di correggere quanto avete fatto, perché è allucinante! Ci dobbiamo arrivare anche noi alla pensione, uno alla volta: capito? Quindi, mi raccomando: cerchiamo di sensibilizzare tutti gli altri componenti del Governo, affinché venga apportata una correzione in merito (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2145-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione delle questione di fiducia. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo unico del disegno di legge n. 2145-B, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

Comincerà dall'onorevole Armani.

Prima di procedere alla chiama, avverto che la Presidenza ha autorizzato a votare per primi i seguenti deputati, che ne hanno fatto espressa e motivata richiesta con congruo anticipo: Pisanu,

55 Frattini, Maceratini, Aprea, Baccini, Ballaman, Enzo Bianco, Bono, Boselli, Bruno, Cola, Deodato, Falanga, Falsitta, Fiori, Foti, La Russa, Maninetti, Martinat, Martino, Martusciello, Marzano, Matteoli, Micciché, Muratori, Pecoraro Scanio, Pezzella, Prestigiacomo, Ronchi, Rositani, Paolo Russo, Scajola, Scarpa Bonazza Buora, Serena, Strano, Tremaglia, Urso, Valentino, Viceconte, Vietti e Gasparri. Non posso accettare ulteriori richieste di anticipare il voto, salvo che per l'onorevole Biondi, che deve sostituirmi alla Presidenza dell'Assemblea.

ANTONIO MAZZOCCHI, Segretario, fa la chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE (ore 18,45)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. È così esaurita la seconda chiama. In considerazione dell'elevato numero di deputati che intendono esprimere il voto, per assicurare un ordinato svolgimento della votazione, conformemente a quanto avvenuto in circostanze analoghe, procederemo ad una terza chiama. Avverto tuttavia che, conclusa questa chiama, eventuali ritardatari non potranno esprimere il voto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE (ore 20,08)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. È così esaurita la terza chiama. Ci sono deputati che devono ancora votare?

ELIO VITO. Signor Presidente, si era detto che sarebbe stata l'ultima!

PRESIDENTE. Fino a quando sono presenti in aula deputati che intendono esprimere il proprio voto, devo poterlo permettere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 20,20)

PRESIDENTE. Avevo avvertito che sarebbe stata l'ultima chiama per chi non era presente in aula. Ma, dal momento che sono notoriamente tollerante, autorizzo il voto dei soli presenti. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 2145-B, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia: Presenti 482 Votanti 481 Astenuti 1 Maggioranza 241 Hanno risposto sì 333 Hanno risposto no 148

(La Camera approvai)

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

56 Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando Airaghi Marco Alboni Roberto Alfano Angelino Alfano Ciro Alfano Gioacchino Amato Giuseppe Amoruso Francesco Maria Anedda Gian Franco Aprea Valentina Aracu Sabatino Armani Pietro Armosino Maria Teresa

Arnoldi Gianantonio Arrighi Alberto Ascierto Filippo Azzolini Claudio Baccini Mario Baiamonte Giacomo Baldi Monica Stefania Barbieri Antonio Barbieri Emerenzio Bellotti Luca Benedetti Valentini Domenico Berlusconi Silvio Berruti Massimo Maria Berselli Filippo Bertolini Isabella Bertucci Maurizio Bianchi Dorina Bianchi Clerici Giovanna Biondi Alfredo Blasi Gianfranco Bocchino Italo Bonaiuti Paolo Bondi Sandro Bono Nicola Bornacin Giorgio Borriello Ciro Brancher Aldo Bricolo Federico Briguglio Carmelo Bruno Donato Brusco Francesco Buontempo Teodoro Burani Procaccini Maria Butti Alessio Buttiglione Rocco

57 Caligiuri Battista Caminiti Giuseppe Cammarata Diego Campa Cesare Canelli Vincenzo Cannella Pietro Caparini Davide Capuano Antonio Cardiello Franco Carlucci Gabriella Carrara Nuccio Caruso Roberto Casero Luigi Castellani Carla Catanoso Basilio Cè Alessandro Cesaro Luigi Cicala Marco Cicchitto Fabrizio Cicu Salvatore Cola Sergio Collavini Manlio Colucci Francesco Conte Gianfranco Conte Giorgio Contento Manlio Conti Giulio Conti Riccardo Coronella Gennaro Cosentino Nicola Cossa Michele Cossiga Giuseppe Costa Raffaele Craxi Bobo Crimi Rocco Cristaldi Nicolò Crosetto Guido Cuccu Paolo D'Agrò Luigi D'Alia Giampiero Degennaro Carmine de Ghislanzoni Cardoli Giacomo De Laurentiis Rodolfo Delfino Teresio Dell'Anna Gregorio Dell'Elce Giovanni Delmastro Delle Vedove Sandro Deodato Giovanni Didonè Giovanni Di Giandomenico Remo Di Luca Alberto

58 Di Teodoro Andrea Di Virgilio Domenico Dozzo Gianpaolo Drago Filippo Maria Drago Giuseppe Dussin Guido Dussin Luciano Ercole Cesare Falanga Ciro Fallica Giuseppe Falsitta Vittorio Emanuele Fasano Vincenzo Fatuzzo Fabio Ferro Giuseppe Massimo Fini Gianfranco Fiori Publio Floresta Ilario Follini Marco

Fontana Gregorio Fontanini Pietro Foti Tommaso Fragalà Vincenzo Fratta Pasini Pieralfonso Frigerio Gianstefano Galati Giuseppe Galli Daniele Galli Dario Gallo Giuseppe Galvagno Giorgio Gamba Pierfrancesco Emilio Romano Garagnani Fabio Garnero Santanchè Daniela Gasparri Maurizio Gastaldi Luigi Gazzara Antonino Geraci Giuseppe Germanà Basilio Ghedini Niccolò Ghiglia Agostino Gianni Giuseppe Gibelli Andrea Gigli Nando Giorgetti Alberto Giorgetti Giancarlo Giovanardi Carlo Giudice Gaspare Grillo Massimo Grimaldi Ugo Maria Gianfranco Iannuccilli Sergio Jacini Giovanni

59 Jannone Giorgio La Grua Saverio Lainati Giorgio La Malfa Giorgio Lamorte Donato Landi di Chiavenna Gian Paolo Landolfi Mario La Russa Ignazio La Starza Giulio Antonio Lavagnini Roberto Lazzari Luigi Leccisi Ivano Lenna Vanni Leo Maurizio Leone Anna Maria Leone Antonio Lezza Giuseppe Licastro Scardino Simonetta Liotta Silvio Lisi Ugo Lo Presti Antonino Lorusso Antonio Losurdo Stefano Lucchese Francesco Paolo Lupi Maurizio Enzo Lussana Carolina Maceratini Giulio Maggi Ernesto Maione Francesco Malgieri Gennaro Mancuso Filippo Mancuso Gianni Maninetti Luigi Marinello Giuseppe Francesco Maria Maroni Roberto Marras Giovanni Martinat Ugo Martinelli Piergiorgio Martini Francesca Martini Luigi Martino Antonio Martusciello Antonio Marzano Antonio Masini Mario Massidda Piergiorgio Matteoli Altero Mauro Giovanni Mazzocchi Antonio Mazzoni Erminia Menia Roberto Mereu Antonio

60 Meroi Marcello Messa Vittorio Miccichè Gianfranco Michelini Alberto Migliori Riccardo Milanato Lorena Milanese Guido Milioto Vincenzo Minoli Rota Fabio Stefano Misuraca Filippo Molgora Daniele Mondello Gabriella Mongiello Giovanni Moretti Danilo Mormino Nino Moroni Chiara Muratori Luigi Nan Enrico Napoli Angela Napoli Osvaldo Naro Giuseppe

Nespoli Vincenzo Nicolosi Nicolò Nicotra Benedetto Nuvoli Giampaolo Onnis Francesco Oricchio Antonio Orsini Andrea Giorgio Felice Maria Pacini Marcello Pagliarini Giancarlo Palma Nitto Francesco Palmieri Antonio Palumbo Giuseppe Paniz Maurizio Paoletti Tangheroni Patrizia Paolone Benito Parodi Eolo Giovanni Paroli Adriano Parolo Ugo Patarino Carmine Santo Patria Renzo Pecorella Gaetano Pepe Antonio Pepe Mario Peretti Ettore Perlini Italico Perrotta Aldo Pescante Mario Pinto Maria Gabriella Pisanu Beppe

61 Pittelli Giancarlo Polledri Massimo Porcu Carmelo Possa Guido Prestigiacomo Stefania Previti Cesare Raisi Enzo Ramponi Luigi Ranieli Michele Riccio Eugenio Ricciotti Paolo Ricciuti Riccardo Rivolta Dario Rizzi Cesare Rodeghiero Flavio Romani Paolo Romano Francesco Saverio Romele Giuseppe Romoli Ettore Ronchi Andrea Rositani Guglielmo Rossi Guido Giuseppe Rossi Sergio Rosso Roberto Rotondi Gianfranco Russo Antonio Russo Paolo Saglia Stefano Saia Maurizio Santori Angelo Santulli Paolo Sanza Angelo Saponara Michele Sardelli Luciano Mario Saro Giuseppe Ferruccio Savo Benito Scajola Claudio Scalia Giuseppe Scaltritti Gianluigi Scarpa Bonazza Buora Paolo Scherini Gianpietro Selva Gustavo Serena Antonio Sospiri Nino Spina Diana Domenicantonio Stagno d'Alcontres Francesco Stefani Stefano Sterpa Egidio Stradella Francesco Strano Nino Tabacci Bruno

62 Taborelli Mario Alberto Taglialatela Marcello Tanzilli Flavio Taormina Carlo Tarantino Giuseppe Tarditi Vittorio Tassone Mario Testoni Piero Tortoli Roberto Tremaglia Mirko Tucci Michele Urso Adolfo Valducci Mario Valentino Giuseppe Vascon Luigino Ventura Giacomo Angelo Rosario Verdini Denis Verro Antonio Giuseppe Maria Viale Eugenio Viceconte Guido Viespoli Pasquale Vietti Michele Giuseppe Villani Miglietta Achille Vitali Luigi

Vito Alfredo Vito Elio Volontè Luca Zacchera Marco Zama Francesco Zanetta Valter Zanettin Pierantonio Zorzato Marino

Hanno risposto no:

Acquarone Lorenzo Adduce Salvatore Agostini Mauro Albertini Giuseppe Amici Sesa Angioni Franco Barbieri Roberto Bellillo Katia Bellini Giovanni Benvenuto Giorgio Bettini Goffredo Maria Bianchi Giovanni Bianco Gerardo Bielli Valter Bindi Rosy

63 Boato Marco Bogi Giorgio Bolognesi Marida Bonito Francesco Borrelli Luigi Boselli Enrico Bressa Gianclaudio Buemi Enrico Buglio Salvatore Caldarola Giuseppe Calzolaio Valerio Carboni Francesco Cardinale Salvatore Carli Carlo Carra Enzo Castagnetti Pierluigi Cazzaro Bruno Cento Pier Paolo Ceremigna Enzo Chiaromonte Franca Chiti Vannino Cialente Massimo Cima Laura Colasio Andrea Collè Ivo Coluccini Margherita Cordoni Elena Emma Cossutta Armando Crisci Nicola Crucianelli Famiano Cusumano Stefano De Franciscis Alessandro Deiana Elettra Delbono Emilio De Luca Vincenzo Detomas Giuseppe Di Gioia Lello Diliberto Oliviero Di Serio D'Antona Olga Duca Eugenio Fanfani Giuseppe Filippeschi Marco Fioroni Giuseppe Fistarol Maurizio Fluvi Alberto Folena Pietro Franceschini Dario Franci Claudio Fumagalli Marco Fusillo Nicola Galeazzi Renato

64 Gambini Sergio Gasperoni Pietro Giacco Luigi Gianni Alfonso Giordano Francesco Giulietti Giuseppe Grandi Alfiero Grignaffini Giovanna Grillini Franco Guerzoni Roberto Iannuzzi Tino Innocenti Renzo Intini Ugo Ladu Salvatore Leoni Carlo Lion Marco Loiero Agazio Lucà Mimmo Lucidi Marcella Luongo Antonio Maccanico Antonio Magnolfi Beatrice Maria Mancini Giacomo Mantini Pierluigi Mantovani Ramon Marcora Luca Mariani Paola

Mariani Raffaella Marini Franco Marone Riccardo Mascia Graziella Mattarella Sergio Maurandi Pietro Melandri Giovanna Minniti Marco Monaco Francesco Montecchi Elena Mosella Donato Renato Motta Carmen Mussi Fabio Nesi Nerio Ottone Rosella Parisi Arturo Mario Luigi Pasetto Giorgio Pecoraro Scanio Alfonso Pennacchi Laura Maria Pepe Luigi Petrella Giuseppe Piglionica Donato Pinza Roberto

65 Pisa Silvana Pisicchio Pino Pollastrini Barbara Quartiani Erminio Angelo Raffaldini Franco Ranieri Umberto Rognoni Carlo Rossi Nicola Ruggieri Orlando Russo Spena Giovanni Ruzzante Piero Sciacca Roberto Sgobio Cosimo Giuseppe Siniscalchi Vincenzo Sinisi Giannicola Soda Antonio Spini Valdo Stramaccioni Alberto Tanoni Italo Tidei Pietro Tolotti Francesco Turco Livia Vertone Saverio Vianello Michele Vigni Fabrizio Violante Luciano Visco Vincenzo Volpini Domenico Widmann Johann Georg Zanella Luana Zeller Karl Zunino Massimo

Si sono astenuti:

Sgarbi Vittorio

Sono in missione:

Alemanno Giovanni Ballaman Edouard Brugger Siegfried De Simone Alberta Frattini Franco Kessler Giovanni Manzini Paola Pistone Gabriella Santelli Jole Soro Antonello Stucchi Giacomo

66 Trantino Enzo Urbani Giuliano

Dobbiamo ora passare alla fase conclusiva dell'esame del provvedimento, nella quale sono previste votazioni. Sospendo brevemente la seduta.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2145-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2145- B sezione 1). Avverto che procederemo, ai sensi dell'articolo 88 del regolamento, in questo modo: dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, il parere del Governo su di essi e la manifestazione da parte dei presentatori della loro volontà di insistere o meno per la votazione, avranno luogo le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno da porre in votazione, cui seguiranno infine le votazioni. Avverto che l'ordine del giorno Fiori n. 9/2145-B/5 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Landolfi. L'onorevole Pennacchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/38.

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno di cui sono prima firmataria pone la questione della mancata riforma degli ammortizzatori sociali, in conseguenza della quale, nonché delle misure contemplate nella delega previdenziale su cui è stata posta la questione di fiducia, non si verifica alcuna estensione delle tutele per i lavoratori più giovani, per i lavoratori atipici e per i parasubordinati. Va altresì ricordato che per la promessa riforma degli ammortizzatori sociali era stata predisposta una dotazione finanziaria modestissima e risibile. Tuttavia, il Governo, e in particolare il ministro Maroni, è riuscito a superare se stesso, utilizzando una parte cospicua di quell'esiguo stanziamento per finanziare i tagli alla difesa nel decreto-legge sul quale abbiamo votato la fiducia la settimana scorsa. Usando gli slogan che piacciono tanto alla cosiddetta Casa delle libertà, potremmo dire: più armamenti, meno sostegno ai disoccupati. Il centrodestra si era presentato alle elezioni del 2001 con la duplice promessa di diminuire le tasse e di aumentare le pensioni. Oggi viene posta la questione di fiducia su un drastico taglio alla ricchezza pensionistica degli italiani, perché di questo si tratta. Viene operata infatti la soppressione di fatto del pensionamento di anzianità: i requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva significano, tradotti in un linguaggio più esplicito, che resterà la possibilità di andare in pensione prima di 65 anni soltanto una volta che si siano raggiunti 62 o 63 anni di età. Ciò va chiamato con nome e cognome: soppressione di fatto del pensionamento di anzianità. La fiducia, dunque, viene posta su misure che prevedono la soppressione di fatto del pensionamento di anzianità e la soppressione del differenziale di età che era stato fin qui mantenuto, a ragion veduta, per le donne. Questo differenziale viene soppresso: alcuni colleghi si sono giustamente chiesti cosa dirà la Lega alla classe operaia del nord e alle donne del nord, che rappresentano una parte cospicua della popolazione attiva. Queste misure non creano affatto le condizioni per l'espansione della previdenza complementare, anzi, c'è una possibilità molto reale di contrasto allo sviluppo della stessa, perché le misure su cui è stata posta la questione di fiducia mettono sullo stesso piano i fondi chiusi su base negoziale, i fondi

67 aperti ed i conti individuali assicurativi, creando anche qui una fattispecie di conflitto di interessi molto seria. Indovinate quale gruppo assicurativo ha venduto di più nell'ultimo anno polizze assicurative che verranno equiparate ai fondi negoziali? La risposta è facile: il gruppo assicurativo in questione si chiama Mediolanum, che ha partecipato all'80 per cento del totale delle maggiori vendite di polizze assicurative. La soppressione del pensionamento per anzianità pone un problema molto serio, un rischio - che è una certezza - di incremento possibile della disoccupazione per le fasce di età anziana quando arriveremo al 2008 e per quelle fasce di età che hanno superato i 55 anni. Le ricerche empiriche documentate - quelle che abbiamo per la verità sono poche, ma molto argomentate - ci dicono che in primo luogo sono le imprese a liberarsi per la necessità di operare il turn over, il rinnovamento della forza lavoro, non appena i lavoratori raggiungono i requisiti richiesti per andare in pensione, anche anticipata, al fine di ridurre così le spese di retraining, di formazione, di istruzione e di educazione permanente, quelle doverose spese che sarebbero le vere misure per operare in direzione dell'invecchiamento attivo. Le stesse ricerche ci dicono che i lavoratori, specialmente delle piccole e medie imprese, cambiano vorticosamente occupazione nella fase finale della loro vita lavorativa e rimangono senza lavoro...

PRESIDENTE. Bisogna che concluda, collega. Io non tolgo mai la parola, però conto sulla sua collaborazione.

LAURA MARIA PENNACCHI. Concludo, Presidente. Sappiamo quante sono le leve che andranno in pensione, quindi dal 2008 ci troveremo con numerosissime persone che non potranno più andare in pensione e che saranno state comunque «espulse»; quindi potremmo trovarci di fronte alla necessità di fronteggiare problemi di disoccupazione fino a due milioni di unità...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pennacchi. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/37.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono prima firmataria intende rappresentare al Governo e all'Assemblea la necessità di estendere taluni diritti ai nuovi lavori e quindi ai nuovi soggetti che svolgono questi lavori, i cosiddetti parasubordinati, cioè quei lavoratori iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2 della legge n. 35 del 1995. Il testo su cui è stata posta la questione di fiducia, infatti, non contiene alcuna specifica norma che preveda l'estensione di forme di sostegno al reddito e di tutela nel caso di disoccupazione o di sospensione del rapporto di lavoro per quei lavoratori che attualmente ne sono privi. Non è stata prevista in sostanza alcuna specifica misura che preveda l'estensione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori parasubordinati che siano attualmente privi non solo di questo ma di qualsiasi forma di sostegno al reddito in caso di perdita o di interruzione dell'attività lavorativa. Sappiamo bene che vi è una difficoltà di questo Governo e di questa maggioranza a mantenere gli impegni assunti con il paese. In concreto, nell'ultimo triennio il Governo ha tolto dalla disponibilità dei disoccupati circa 2 mila e 200 milioni di euro, dovuti al mancato aumento dell'indennità di disoccupazione, e altri 479 milioni di euro, tolti perché dirottati per altri scopi - così come ricordava la collega Pennacchi prima - cioè per le spese del Ministero della difesa, attraverso l'emendamento presentato dal Governo al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 168 del 2004, su cui è stata posta la fiducia alcuni giorni fa, una delle tante di cui abbiamo avuto 'notizia' in quest'ultimo periodo, avendovi anche noi partecipato, ovviamente con un voto contrario. Per questi lavoratori, i parasubordinati, non è più tollerabile che non siano previste quelle tutele sociali minime di cui sono totalmente privi: sono privi della copertura figurativa dei periodi di maternità e di malattia, privi di permessi retribuiti per le lavoratrici, ad esempio, nel periodo di allattamento. Non credo che l'importanza della famiglia e dei figli possa valere soltanto per i lavoratori a tempo indeterminato; a tale scopo, ad esempio, sarebbe quanto mai opportuno

68 prevedere una forma di indennizzo al datore di lavoro per eventuali assenze facoltative connesse alla maternità o alla paternità. Per questi lavoratori parasubordinati, non tutelati in caso di malattia, che dovrebbero potersi costruire il proprio futuro pensionistico, devo dire ormai alquanto incerto, non solo per loro ma per tutti, in quanto privi di copertura di altre forme obbligatorie di previdenza, il Governo deve impegnarsi ad adottare iniziative normative volte ad estendere la tutela assicurativa contro la disoccupazione involontaria. L'attuale Governo, attraverso la riforma del mercato del lavoro, ha introdotto una pletora di fattispecie di lavori flessibili, che sono veramente troppi, tanto che per alcuni tipi di contratto vi è addirittura difficoltà ad applicarli in quanto comportano maggiori costi per le imprese. Questo Governo non ha proceduto alla riforma degli ammortizzatori sociali, che dovevano essere una parte così importante della riforma del welfare e che dovevano tutelare proprio coloro che svolgono lavori flessibili e che non possono usufruire delle tutele di chi ha un lavoro a tempo indeterminato. A fronte, quindi, di tutti questi problemi (così sentiti da una categoria di lavoratori cosiddetti flessibili, che vivono sulla loro pelle le contraddizioni di una flessibilità perlopiù non scelta), l'ordine del giorno in esame, di cui sollecitiamo vivamente l'accoglimento da parte del Governo, sarebbe un primo segnale per un impegno nei confronti di lavoratori e di lavoratrici per i quali sono state spese molte parole ma compiuti pochi fatti, e ai quali si continua a chiedere di adattarsi ad un mercato del lavoro che poco lascia alle aspettative positive per costruire il proprio futuro. Ritengo - e concludo, Presidente - che debbano essere date a questi lavoratori, con misure non certo assistenzialistiche, garanzie minime per il presente, al fine di riconoscere la dignità di chiunque svolga un'onesta attività lavorativa, in particolar modo se giovane.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Motta. Colleghi, attesa la necessità di contenere gli interventi nel tempo previsto conto sulla vostra collaborazione, perché vorrei evitare di togliere la parola mentre un deputato interviene. Pertanto, quando ci si appresta a concludere, lo si faccia, come si suol dire, con una previsione tempestiva dell'evento. L'onorevole Cordoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/39.

ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, con gli ordini del giorno presentati cerchiamo di fare quanto non siamo riusciti a fare a causa della posizione della questione di fiducia, che ci ha impedito di illustrare le nostre proposte e di dare conto delle misure alternative che ritenevamo necessarie sul terreno dei temi della previdenza. Gli ordini del giorno sono stati presentati con l'obiettivo di segnalare le misure adottate, che riteniamo sbagliate, nel provvedimento che vi apprestate a votare, le questioni non affrontate ed i problemi critici che ne deriveranno per il paese. Il provvedimento in esame, dopo le due letture effettuate dalla Camera e dal Senato, propone novità che noi respingiamo. Anzitutto, dopo molti anni nel corso dei quali noi avevamo lavorato per approvare norme che non facessero distinzioni, nell'ambito dei lavoratori, tra figli e figliastri, che non prevedessero privilegi e che fossero in grado di cogliere differenze che sono ben visibili agli occhi dell'opinione pubblica, il cosiddetto «scalone» introduce un'altra iniquità nel sistema previdenziale (anche molti giornali, oggi, sbagliano; e spero che, da domani, essi correggano le cose che hanno scritto). Le norme che avete elaborato non tengono conto delle peculiari situazioni dei lavoratori precoci e di quelli che sono stati addetti a lavorazioni usuranti: tutti andranno in pensione con 40 anni di contribuzione ed a 65 anni di età! Alla base di questa disciplina, vi è l'idea che tutti i lavori siano identici e che tutti richiedano la stessa fatica. Non è affatto così: poiché nel nostro paese vengono ancora svolti lavori faticosi ed usuranti, un elementare senso di giustizia dovrebbe indurci a dettare disposizioni di legge che differenzino la posizione dei lavoratori che vi si dedicano!

69 Ebbene, queste disposizioni esistevano: i lavoratori precoci, i quali, avendo cominciato a lavorare a 14 anni, non hanno potuto studiare, godevano della possibilità di andare in pensione anticipatamente. In tal modo, lo Stato riconosceva loro, al momento del pensionamento, ciò che non era riuscito a garantire prima sul terreno della scuola e della formazione. Esistevano disposizioni di favore anche per i lavoratori che svolgono lavori particolarmente pesanti (penso a quanti lavorano sulle piattaforme petrolifere, ai subacquei, ai lavoratori delle cave, ai lavoratori notturni, non solo dipendenti, ma anche autonomi). Voi cancellate tutto questo! Pensate che tutti svolgano lavori di tipo impiegatizio e che tutti siano tenuti a rispettare orari di lavoro normali: sembra quasi che non conosciate il mondo del lavoro! Sembra quasi che non siate a conoscenza di diversificazioni che pure esistono. Avete dato forma ad una disciplina che non fa distinzioni ed avete dimostrato di non avere rispetto per il mondo del lavoro e per la fatica che lo svolgimento di molti lavori ancora richiede. Allo stesso modo vi siete comportati quando avete eliminato ogni meccanismo di flessibilità per quanto riguarda l'uscita dal mondo del lavoro. La riforma Dini, nell'introdurre il sistema contributivo, aveva dettato una norma civile. In sostanza, si diceva ai lavoratori: da domani, da quando la riforma sarà a regime, avrete la possibilità di andare in pensione a partire dall'età di 57 anni; chi andrà in pensione a tale età sarà disincentivato, perché la pensione sarà più bassa. Inoltre, partendo dal presupposto che il punto di equilibrio e di indifferenza era a 62 anni, si era aggiunto: chi rimarrà al lavoro avrà un premio, un incentivo. Voi cancellate tutto ciò e, così facendo, cancellate anche le storie personali dei lavoratori e togliete loro la possibilità di esercitare un'opzione ...

PRESIDENTE. Onorevole Cordoni...

ELENA EMMA CORDONI. ...che sicuramente avrà ripercussioni sulle loro vicende personali e familiari. A chi aveva un lavoro faticoso, a chi aveva familiari a carico, a chi aveva altre storie veniva data la possibilità di esercitare una facoltà: chi non la esercitava veniva premiato; chi intendeva esercitarla veniva disincentivato. Voi considerate tutti allo stesso modo, senza considerare, invece, le diversificazioni che possono connotare la vita di ciascuno di noi. Ecco perché avete scritto norme inique! Ecco perché speriamo che, con gli ordini del giorno, si riesca a recuperare ciò che non è stato possibile garantire sul piano normativo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. L'onorevole Carli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/83.

CARLO CARLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, sempre di più, oggi, le giovani lavoratrici ed i giovani lavoratori stipulano contratti di lavoro appartenenti ad una tipologia che non li tutela adeguatamente, in particolare nel caso di maternità. Dunque, si impone con urgenza, per il Governo e per il Parlamento, la necessità di adottare le opportune iniziative volte ad estendere alle lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti. In caso di maternità è un atto di civiltà nei confronti delle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995 n. 335. Vorrei ricordare inoltre che da parte dei gruppi del centrosinistra sono state presentate due importanti proposte di legge; la prima, a prima firma del nostro segretario di partito, onorevole Fassino, riguarda la carta dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; la seconda, a prima firma del leader della Margherita, onorevole Rutelli, concerne i diritti di sicurezza sociale in materia di tutela del lavoro e del reddito. L'urgenza di affrontare il tema degli ammortizzatori sociali si lega alla centralità che lo stesso riveste nell'attuale momento storico e alla necessità di contrapporre un'organica riforma alle proposte del Governo, del tutto inadeguate nei contenuti, nelle estensioni e nelle risorse finanziarie

70 stanziate. Un sistema efficiente ed universale di sicurezza sociale è una priorità della nostra politica e un presupposto essenziale affinché la flessibilità del mercato del lavoro sia sostenibile. In un mercato del lavoro ove la mobilità si caratterizza come aspetto fisiologico e non come un evento eccezionale, le misure di sostegno del reddito e dell'occupazione non possono concepirsi in funzione di eventi saltuari, legati solamente al mondo del lavoro subordinato, ma devono rispondere ai bisogni ricorrenti nella vita di tutti i lavoratori. Le tutele devono pertanto applicarsi anche ai lavoratori temporanei e a quelli economicamente dipendenti, che ora ne sono privi, perché i requisiti attuali per la loro fruizione sono pensati soprattutto per i lavoratori subordinati e stabili. Occorre, inoltre, ampliare il contenuto delle provvidenze per rispondere ai bisogni ancora largamente insoddisfatti, di chi svolge nuovi lavori o di chi ha un reddito insufficiente. In questo senso, vanno considerati meritevoli di sostegno la continuità dei versamenti previdenziali, le esigenze personali relative, ad esempio, alle tasse scolastiche o al mutuo della casa, il reddito nel periodo di disoccupazione, ancorché con requisiti ridotti che non scoraggino la ricerca e lo svolgimento di attività lavorative. Il sistema si deve orientare verso un modello universalistico che risponda alle esigenze del lavoratore sia nel caso di disoccupazione (indennità di disoccupazione) sia nel caso di sospensione del rapporto di lavoro (trattamento di integrazione salariale). Vorrei inoltre fare riferimento alla proposta di legge dell'onorevole Fassino riguardante la carta dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici per rilevare la diversificazione in atto fra le diverse tipologie di lavoro, che da tempo ha messo in crisi l'impostazione tradizionale incentrata sul rapporto di lavoro subordinato. Nei confronti della miriade di forme di attività espresse dall'attuale organizzazione economica si è intervenuti sino ad ora con adattamenti parziali, in particolare preferendo rapporti di lavoro cosiddetti atipici, ossia regolati diversamente - solitamente con minori tutele rispetto a quelli tradizionali - con maggiore flessibilità e con minori costi, specie previdenziali (tipico è il cosiddetto lavoro parasubordinato). È necessario modificare profondamente questa situazione, pena il rischio che prendano piede tendenze destabilizzanti, sia sul piano della conformazione del rapporto di lavoro e dei diritti che in esso si devono radicare sia perché i rapporti atipici sono affiancati da istituti di sicurezza sociale assolutamente frammentari ed incerti.

PRESIDENTE. Onorevole Carli...

CARLO CARLI. Sto per concludere Presidente. Essi, quindi, sono soggetti ad una corrosione surrettizia e non controllata delle tutele che punta anche ad altri rapporti e che può pericolosamente destrutturare il mercato del lavoro. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli deputati della maggioranza, per questi motivi vi invitiamo ad approvare i nostri ordini del giorno, che indubbiamente tendono a ridurre il grave danno che attraverso il vostro provvedimento provocherete alla nostra società (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Guerzoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145- B/33.

ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, sono cofirmatario di diversi ordini del giorno con i quali tentiamo di sottoporre all'attenzione del Governo alcune questioni molto importanti che riguardano il futuro di migliaia di lavoratori, di giovani e di futuri pensionati. È evidente, però, che la gran parte di tali questioni avrebbe già dovuto trovare risposta nel disegno di legge di delega in esame. Si tratta di questioni che richiederebbero interventi veri ed impegni fattivi, determinati sulla base di finanziamenti e di misure che abbiano un'immediata efficacia e attuazione.

71 I nostri ordini del giorno raccomandano al Governo che nella stesura dei decreti legislativi si tenga conto di tali questioni importanti. Mi auguro, quindi, che almeno possano essere accolti i nostri ordini del giorno, che prendono spunto dal fatto che questa legge delega non ha affrontato le problematiche sulle quali, all'inizio del suo lungo iter parlamentare, si era avviata una discussione anche fattiva. Ma poi, nel corso della discussione, queste tematiche sono scomparse o sono state stravolte. Più volte il ministro - sono certo che lo ricorderà - affermò in Commissione che si sarebbe intervenuto soltanto con incentivi, in quanto non vi era bisogno di misure e interventi che incidessero in modo radicale sulla condizione pensionistica dei lavoratori. Anzi, si disse che bisognava contrastare chi allora parlava addirittura di disincentivi. L'importante era innalzare l'età pensionabile attraverso meccanismi che incentivassero la permanenza al lavoro. Ma tutto ciò poi scomparve e, accanto a meccanismi incentivanti, sono arrivate le tagliole rappresentate dallo «scalone» che colpisce pesantemente i lavoratori che andranno in pensione dopo il 2008. Ma, soprattutto, è giunto un testo che non affronta quelle questioni nei confronti delle quali la delega pensionistica oggi in esame sarebbe dovuta intervenire. Mi riferisco in modo particolare al grande tema (che evidenziamo nei nostri ordini del giorno) dei lavori discontinui, del lavoro precario. Da parte nostra tale questione è stata più volte evidenziata nel corso del dibattito, anche perché, in questi anni di iter parlamentare, lo stesso Governo, attraverso l'approvazione di nuove regole nel mercato del lavoro, ha ulteriormente incentivato la cosiddetta flessibilità nel lavoro, aumentando così gli elementi di precarietà. Nel corso della discussione abbiamo sostenuto che sarebbe fondamentale affiancare a questa flessibilità degli elementi di tutela tali da non farla sconfinare, come sta avvenendo, nella precarietà. Ebbene, su questo fronte non abbiamo ottenuto nessuna risposta. Anzi, nel corso dell'esame dell'ultima legge finanziaria sono state aumentate le aliquote contributive, portandole al 19 per cento, ma nulla è stato fatto in termini di diritti. Né per i diritti riguardanti le malattie, né per quanto riguarda l'intervento in favore dei periodi di lavoro discontinuo, ad esempio attraverso contribuzioni figurative o interventi di sostegno al reddito. Ebbene, chiediamo al Governo un impegno su questi temi. È evidente che sarebbe stato diverso intervenire al riguardo con norme di legge nel corso del dibattito sulla delega previdenziale. Chiediamo, però, che almeno si tenga conto dei nostri ordini del giorno e si manifesti così l'intenzione di andare in questa direzione. Una seconda questione riguarda la previdenza complementare. Nel corso della discussione e del lungo iter che abbiamo seguito, il Governo ha sempre affermato, anche dinanzi al tavolo con le organizzazioni sindacali, che si doveva favorire la previdenza complementare di fonte contrattuale. Ma il testo che ci è stato consegnato dal Senato fa riferimento a fondi privati assicurativi e a forme pensionistiche individuali equiparate a quelle contrattuali.

PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.

ROBERTO GUERZONI. Noi, con questi ordini del giorno vi chiediamo di mantenere fede agli impegni assunti. Se non farete nemmeno questo e non accoglierete tali ordini del giorno, confermerete che il disegno che avete in mente è quello di stravolgere la struttura previdenziale attuata con la riforma degli anni Novanta e con la legge n. 335 del 1995 (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. L'onorevole Gasperoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145- B/32.

PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, attraverso gli ordini del giorno che abbiamo presentato ci proponiamo di acquisire almeno qualche impegno minimo, da parte del Governo, in ordine a quelle che consideriamo le principali lacune ed iniquità contenute nel disegno di legge in esame. Non possiamo certo pensare, né ci illudiamo che così possa essere, di apportare le modifiche

72 sostanziali e radicali che il testo del provvedimento meriterebbe. Gli ordini del giorno che abbiamo presentato intendono apportare alcune correzioni minime. Forse è utile fare chiarezza su alcune questioni che, in termini di quadro di riferimento, sono state sollevate in questa sede; mi riferisco, ad esempio, all'asserzione per cui, attraverso il provvedimento in esame, si toglie qualcosa ai padri per dare ai figli. Vede, signor Presidente, già tale idea è aberrante in sé, ma è ancora più aberrante, come è stato già affermato nel corso della discussione svolta in questi due giorni, il fatto che con i soldi sottratti alle pensioni - perché si tratta di risorse cospicue! - verranno realizzati più porti e più strade. In ogni caso, non avverrà niente di tutto ciò: si taglieranno unicamente (anche se con qualche differimento rispetto ad oggi) quasi 9 miliardi di euro alle pensioni, per trasferirli ai ricchi e agli evasori. Se torniamo a quanto affermato dal Presidente del Consiglio dei ministri nel corso di un suo monologo televisivo di qualche mese fa, ricordiamo bene quali furono le ragioni alla base della necessità di un intervento sulla previdenza che egli indicò. Infatti, il Presidente del Consiglio affermò in quella circostanza, senza contraddittorio, che l'attuale sistema previdenziale costa troppo, e a questo riguardo vorrei subito rispondergli che non aveva evidentemente letto il cosiddetto rapporto Brambilla (che prende il nome dal qui presente sottosegretario che presiedeva la commissione ministeriale di studio), il quale, invece, testimonia esattamente il contrario, vale a dire come il sistema goda attualmente di buona salute e sia in sostanziale equilibrio. Il Presidente del Consiglio aggiunse che occorreva chiedere un sacrificio ai padri per fare in modo che anche i figli potessero avere una pensione garantita. Ebbene, per i giovani e per le nuove generazioni, impegnate soprattutto in lavori precari, non c'è un solo euro messo a disposizione! Il Presidente del Consiglio aggiunse, inoltre, che i pensionati dovevano stare tranquilli: guardate, con voi al Governo, nessuno, tanto meno i pensionati, può stare tranquillo! È falso, quindi, affermare che il nostro sistema costa troppo; ciò non è assolutamente vero, così come non è vero sostenere che costa troppo rispetto agli altri paesi europei: anche questo, infatti, è falso! È vero, invece, che il nostro sistema pensionistico va migliorato nella sua capacità di soddisfare la realtà in continuo mutamento. Se si pensa ai giovani, al precariato, al futuro aumento delle forme di lavoro precario e marginale, soprattutto a causa dell'approvazione della legge n. 30 del 2003, ebbene vorrei dirvi che togliete ai padri non per dare ai figli, ma per ridurre le tasse ai ricchi! State minando il miglior sistema pensionistico d'Europa, e dunque del mondo, pur senza nascondere le sue esigenze di miglioramento e di attualizzazione, ma che meritano interventi in direzione esattamente opposta a quella che vi proponete di intraprendere!

PRESIDENTE. Onorevole Gasperoni, concluda!

PIETRO GASPERONI. Concludo, signor Presidente, dicendo al Governo che, in questo modo, sta facendo saltare il perno del sistema costruito con la riforma varata nel 1995, vale a dire la flessibilità su cui si basa, la quale garantisce le esigenze diverse delle persone in carne ed ossa e rende certo l'equilibrio finanziario dei conti pubblici. Gli italiani, comunque, non disperino: sappiano che, molto presto, il centrosinistra salverà loro e le loro pensioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. L'onorevole Trupia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/43.

LALLA TRUPIA. Signor presidente, abbiamo presentato alcuni ordini del giorno tentando di esprimere, almeno con essi, ciò che, con la fiducia, la maggioranza ci ha impedito di dire in quest'aula. Questo provvedimento, com'è stato ricordato, introduce - anziché sanare - tante, troppe disparità in materia di previdenza. Innanzitutto, una disparità molto grande tra lavoratori pubblici e lavoratori privati. In secondo luogo, una disparità - come ricordava testé l'onorevole Gasperoni - tra genitori e figli, ma che non attribuisce di meno ai figli rispetto ai genitori. Voi siete riusciti a compiere un

73 miracolo: a danneggiare entrambi, i figli ed i genitori. I giovani, in modo particolare - già condannati dalla legge n. 30 del 2003, che purtroppo avete approvato qualche mese fa -, non potranno costruirsi una pensione decente; già condannati da tale legge alla precarietà a vita, dovranno lavorare non so fino a quando - probabilmente, fino a tardissima età - e la loro pensione sarà almeno la metà di quella che oggi percepiscono i loro genitori e che non è poi una grande pensione, se si tiene conto che questi ultimi non riescono, in molti casi, ad arrivare alla fine del mese. Inoltre, chi, tra gli adulti, ha la sventura di compiere 57 anni d'età il 1o gennaio 2008, dovrà aspettare quattro anni per andare in pensione, a differenza di chi li compie il 31 dicembre 2007. È pazzesco, ma vero. Voi non vi rendete conto che, con una norma come questa, mandate all'aria progetti di vita di milioni di lavoratori e di lavoratrici. Discriminate peraltro - su ciò voglio soffermarmi in modo particolare - in modo ingiusto le donne lavoratrici. Con questo ordine del giorno, tentiamo di impegnare il Governo a presentare almeno una relazione annuale al Parlamento, in previsione di una modifica della normativa prevista dall'articolo 1, comma 9, di questo provvedimento. Che cosa prevede tale disposizione? Semplicemente la possibilità di togliere alle donne italiane, sotto l'ipocrita proposta di un falso beneficio o vantaggio, un terzo del valore della loro pensione rispetto ai colleghi uomini. In sostanza, a differenza dei lavoratori, le lavoratrici potranno andare in pensione con 57 anni d'età e 35 anni di contributi anche dopo il 2008, ma vi è un piccolo particolare: se sceglieranno tale vantaggio, la pagheranno cara, e molto. La loro pensione sarà calcolata solo con il sistema contributivo e, quindi, sarà il 30 o 40 per cento in meno di quella che percepirebbero se non vi fosse tale norma. Cara ministra Prestigiacomo - che questa sera non è presente - me lo lasci dire: oggi mi sono chiesta, vedendola sul banco del Governo felice, sorridente e giuliva, se i suoi colleghi di Governo si siano ricordati di avvisarla che, con questa norma, si colpiscono i pari diritti delle donne e le pari opportunità che lei finge di difendere e di promuovere, ma che - in realtà - non persegue mai quando si presenta l'occasione opportuna. Questa era una di quelle occasioni per fare davvero il ministro delle pari opportunità, ma lei non l'ha fatto, né nel Governo, né qui in Parlamento. Lei è, in qualche modo, il ministro più inutile - o uno dei più inutili, se non dannosi - del Governo in carica. Mi verrebbe da chiedere - qualcuno lo riferisca al ministro Prestigiacomo - se lei non sappia o non legga i provvedimenti (ed allora sono in discussione le sue capacità di ministro) o se sappia e faccia finta di non sapere (ed allora è in discussione la sua carica). Allora, ritengo che le discriminazioni e le disparità siano molte. Con la disposizione che ho ricordato e che riguarda le donne, si premiano ancora una volta i forti e si rendono le donne più deboli. Colleghi del Governo, smettetela di rivolgere appelli - con quella retorica che ormai dà fastidio - alla famiglia. Rispetto ad essa - e concludo, signor Presidente - mettete in discussione prima i servizi, poi la sanità e il diritto alla scuola ed oggi la previdenza. Allora, cari colleghi, lasciate che di famiglia parli chi, invece, fa politiche familiari serie, chi non fa rimanere i giovani a casa fino a quarant'anni, con i genitori costretti a mantenerli con le pensioni da fame che percepiranno con la vostra proposta (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto- Comunisti italiani).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Trupia. Lei ha utilizzato 40 secondi in più e ci sarà chi mi rimprovererà, giustamente, per questo. L'onorevole Benvenuto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/10.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, intendo illustrare l'ordine del giorno n. 9/2145-B/10, di cui sono primo firmatario e che è sostanzialmente analogo agli ordini del giorno Delbono n. 9/2145-B/9 e Di Giandomenico n. 9/2145-B/48. Ho dovuto presentare questo ordine del giorno perché non è stato possibile esaminare un emendamento riferito ad alcune parti del provvedimento modificate al Senato. Mi riferisco alle importanti modifiche introdotte dall'altro ramo del

74 Parlamento per quanto concerne l'utilizzo del trattamento di fine rapporto e, soprattutto, l'introduzione del meccanismo del silenzio-assenso. La norma introdotta al Senato stabilisce che, se il lavoratore non esprime espressamente una volontà contraria all'utilizzo del trattamento di fine rapporto e, contemporaneamente, non esprime una scelta, il Governo, nell'attuazione della delega, deve individuare modalità tacite per il conferimento del trattamento di fine rapporto a forme pensionistiche completamente realizzate su base contrattuale collettiva. Sempre nel provvedimento di delega, si dice che questo meccanismo dovrebbe essere attuato da parte del Governo, prevedendo soggetti possibili istitutori di forme pensionistiche complementari anche da realizzarsi su base contrattuale collettiva: ciò senza che venga operata una distinzione in ordine ai reciproci rapporti tra gli stessi. Questo, a nostro avviso, pone problemi interpretativi rispetto alle opzioni di scelta che possono essere espresse. Ecco il motivo per cui nell'emendamento ed ora nel mio ordine del giorno si chiede che il Governo, nell'attuazione della delega, mantenga un'interpretazione che sia maggiormente favorevole alla tutela degli interessi collettivi dei lavoratori. Ciò può avvenire consentendo la destinazione prioritaria delle quote di accantonamento annuale del trattamento di fine rapporto alle forme pensionistiche complementari realizzate comunque su base contrattuale collettiva. È importante che non vi siano ambiguità e riteniamo particolarmente importante che l'utilizzo del trattamento di fine rapporto vada a favorire la previdenza integrativa. Ne avvertiamo fortemente la mancanza. Vorrei ricordare che nel corso dell'indagine conoscitiva che abbiamo svolto sulla tutela del risparmio in questi ultimi due anni, i fondi contrattuali sottoposti alla vigilanza della Covip e i fondi gestiti da Assogestione hanno avuto risultati di eccellenza. Non sono stati coinvolti nelle operazioni speculative, come ad esempio è accaduto per i bond argentini, per la Parmalat e per la Cirio: vi è stata, cioè, un'oculata vigilanza. Devo dare atto al ministro del welfare di aver trovato una soluzione condivisa, per quanto riguarda il comitato di vigilanza della Covip, rinnovando il suo presidente, integrando il consiglio di amministrazione in modo condiviso, ovvero tenendo anche conto delle osservazioni e delle proposte che sono intervenute: è stato così evitato che potessero passare pericolose soluzioni di inglobamento della Covip nell'Isvap. Tengo particolarmente a sottolineare l'importanza che vi sia questa interpretazione. In conclusione, penso che i fondi integrativi su base contrattuale collettiva possano rappresentare finalmente nel nostro paese una grande occasione per la stabilità dei mercati e per il loro sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Giacco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/52.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la funzione del Parlamento viene «svuotata» dai continui voti di fiducia che non consentono un confronto democratico. Su questo provvedimento l'opposizione aveva presentato 120 emendamenti, su alcuni dei quali il relatore aveva espresso parere favorevole. Poiché non è possibile emendare il testo, ho presentato un ordine del giorno che mi auguro il Governo possa accogliere e tenere presente nella stesura dei decreti legislativi attuativi. L'ordine del giorno impegna il Governo a riconoscere ai lavoratori genitori di soggetti disabili gravi, così come previsto dall'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, benefici previdenziali in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica, riconoscendo la facoltà di procedere al riscatto, fino ad un massimo di tre anni, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa, presso forme di previdenza obbligatoria. Si possono utilizzare anche, per la copertura di maggiori oneri, i fondi di cui al contributo di solidarietà previsto nel disegno di legge in oggetto. Il mio ordine del giorno, già presentato sotto forma di emendamento durante l'esame in prima lettura in quest'aula, ha raccolto l'intervento di altri deputati di diversi gruppi, anche di

75 maggioranza. Lei, signor ministro, ha chiesto di trasfondere il contenuto di quell'emendamento in un ordine del giorno, impegnandosi a farlo approvare nel corso della seconda lettura presso il Senato. Purtroppo, questo Governo, al di là degli spot pubblicitari e al di là delle false promesse che non vengono mantenute, non dà alcuna risposta in termini positivi. In pratica, le chiedo, con questo ordine del giorno, di poter portare da due a cinque anni i contributi figurativi, perché riteniamo che chi assiste i disabili per 24 ore al giorno e per 365 giorni all'anno, per un periodo paragonabile agli arresti domiciliari, sconti, oltre che il peso dell'attività lavorativa, la fatica che comporta l'assistenza e la cura del familiare disabile. Questo Governo elimina le tasse sui grandi patrimoni e approva condoni edilizi e fiscali; premia chi ha esportato capitali all'estero e, con la legge Gasparri, premia i grandi gruppi quali Mediaset, facendo chiudere invece Telestreet, che è una cooperativa gestita da disabili di Senigallia. Non riesce quindi a dare una riposta positiva a questi genitori di disabili gravi, che, tra l'altro, con la loro disponibilità ad assistere i familiari in modo continuativo, fanno risparmiare alle casse dello Stato notevoli risorse. Signor Presidente, signor ministro, penso sia importante prendere in considerazione tutto questo. Abbiamo anche chiesto di prevedere nell'ambito dell'istituto della pensione di reversibilità misure specifiche di tutela, in sede di ripartizione dell'assegno di reversibilità, per i figli dei portatori di handicap grave. Un sistema efficiente ed universale di sicurezza sociale è una priorità della nostra politica, è un presupposto essenziale per una società coesa. È quindi necessario realizzare una tutela attiva della continuità del reddito che abbia caratteristiche di adeguatezza e sia finalizzata al mantenimento ed al miglioramento della qualità della vita, soprattutto delle fasce più deboli. L'attuale Governo è pericoloso non solo per le politiche economiche e sociali, ma anche sul terreno della democrazia. Per tale motivo, questo Governo se ne deve andare a casa quanto prima (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. L'onorevole Bellini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/44.

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, la discussione su questo provvedimento ci è stata impedita. Il voto di fiducia - lo abbiamo detto più volte - ha impedito un reale confronto parlamentare. Il testo presentato all'XI Commissione è diverso da quello che avevamo esaminato per la prima volta tre anni fa: nel corso di questi tre anni è stato completamente modificato ed un voto di fiducia al Senato lo ha definitivamente portato alla nostra attenzione con soluzioni assolutamente nuove. Devo dire che alcune soluzioni che ritenevamo negative sono state definitivamente abbandonate. Mi riferisco, ad esempio, alla decontribuzione - che era un chiaro patto politico tra il Governo, la maggioranza e la Confindustria presieduta da D'Amato - ed all'obbligo del conferimento del TFR ai fondi, che è stato modificato nel silenzio- assenso, su cui continuiamo ad esprimere preoccupazione e riserve soprattutto per la parte che concerne l'equiparazione dei fondi pensione contrattuali aperti e chiusi ai fondi assicurativi, ai piani privati pensionistici. Di questo abbiamo parlato molto anche durante la discussione sulle linee generali. Rimane un problema, a nostro avviso, concernente l'impianto complessivo del provvedimento. Si tratta di un provvedimento iniquo, perché colpisce le categorie più deboli e perché è stato realizzato senza il consenso delle organizzazioni sindacali e senza il confronto attivo con le parti sociali. Per la prima volta, una riforma di così grande impatto sociale nel nostro paese verrà approvata senza un accordo con le organizzazioni sindacali. Insomma, quello che sta per essere deliberato rimane, a nostro avviso, un provvedimento sbagliato, non giustificato e, per molti aspetti, iniquo e contraddittorio. Oggi non ci è stato consentito di entrare nel merito, ma abbiamo presentato alcuni ordini del giorno che in modo propositivo cercano di modificare, laddove possibile, le parti peggiori del provvedimento. Mi riferisco, in particolare, al mio ordine del giorno 9/2145-B/44, sottoscritto anche

76 da altri colleghi del centrosinistra, che riguarda la questione della pensione dei lavoratori dello spettacolo. Si tratta di un tema molto sentito in quest'aula, visto che altri ordini del giorno, presentati anche da colleghi di Alleanza nazionale, insistono sullo stesso argomento. Ad esempio, il collega Strano, che stasera non vedo, è il primo firmatario di un ordine del giorno che concerne analoghe valutazioni generali sulla questione della pensione del personale dipendente degli enti lirici ed, in particolare, dei ballerini e dei tersicorei. Con il comma 54 dell'articolo unico del provvedimento si prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore dello stesso, il diritto alla pensione di vecchiaia per il personale artistico dipendente dagli enti lirici e dalle istituzioni concertistiche assimilate è subordinato al compimento dell'età indicata nella tabella A allegata al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e successive modificazioni, cioè le donne potranno andare in pensione a 60 anni, gli uomini a 65 anni. È un innalzamento dell'età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei dipendenti dagli enti lirici e dalle istituzioni concertistiche assimilate che costringerà i medesimi a continuare, senza averne più le capacità fisiche, un'attività lavorativa che, per sua natura, presuppone forza fisica, agilità e vigore. Attualmente, costoro vanno in pensione a 47 anni (le donne) e a 52 anni (gli uomini). Se ci sarà tempo, cercherò di entrare meglio nel merito per spiegare come si è giunti ad individuare quel tetto di età. Tutti sanno che le ore di continuo allenamento (quotidiano) da parte di questi lavoratori agiscono sull'apparato muscolo-scheletrico come veri e propri elementi di usura, con la conseguenza che, giunto ad un'età avanzata, il ballerino svolge con grande difficoltà la propria attività lavorativa. Ci chiediamo quindi se non sia il caso di prevedere per questa categoria di lavoratori una deroga ai limiti previsti dal comma 54. Pertanto, nell'esercizio delle deleghe legislative da parte del Governo, chiediamo che sia previsto per tali lavoratori il collocamento a riposo così come esso è attualmente, considerandoli appunto appartenenti a categorie usuranti. Ci sembra sia estremamente intelligente accogliere questa indicazione, anche perché ciò riporterebbe la questione su un aspetto inerente la parità dei diritti tra i dipendenti degli enti lirici e i dipendenti degli altri enti, che invece continuerebbero ad avere il vecchio trattamento. D'altronde...

PRESIDENTE. Onorevole Bellini, dovrebbe concludere.

GIOVANNI BELLINI. ... l'accettazione di questo ordine del giorno significherebbe che anche il Governo e la maggioranza effettivamente capiscono che quando le cose sono sbagliate devono essere corrette (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Nannicini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145- B/54.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con l'ordine del giorno in esame - non avendo potuto discutere gli emendamenti presentati - l'obiettivo è quello di chiarire il contenuto della delega, con particolare riferimento a quanto previsto dal comma 31 dell'articolo 1 del provvedimento. Riteniamo che tale disposizione normativa sia troppo generica, una sorta di delega in bianco al Governo, mentre il sistema di gestione e di organizzazione del sistema previdenziale, con la sua dualità prevista dalla legge n. 88 del 1999, ha attribuito agli enti previdenziali funzioni da realizzare con criteri di economicità e di imprenditorialità, con la previsione di un comitato di indirizzo e di vigilanza (CIV) e di un consiglio di amministrazione con forti compiti di gestione. Dunque, ci crea preoccupazione una delega in bianco, anche seguita da alcune circolari del ministro, che vuole vistare tutte le circolari che l'INPS (ossia il CIV e il consiglio di amministrazione) invia nell'interpretazione e nell'attuazione delle leggi previdenziali. Invitiamo quindi il Governo, pur nel rispetto della delega di cui al comma 31 dell'articolo 1, a non considerare tale delega in bianco, bensì ad esercitarla rispettando i livelli di autonomia degli enti previdenziali.

77 Peraltro, tale autonomia rappresenta un elemento anche giusto, se consideriamo l'effettivo meccanismo finanziario del sistema previdenziale: della fiscalità generale va, infatti, al sistema previdenziale circa il 2,5 per cento del PIL. Se compariamo questo dato a quello di altri sistemi europei, ci rendiamo conto che non è così il livello di intervento dello Stato. L'Italia continua ad essere un paese in cui la spesa sociale è la più bassa, nei vari elementi di quantificazione, rispetto a quella degli altri paesi europei. Se poi consideriamo la contribuzione operata dallo Stato, senza l'intervento diretto sul lavoratore, si prefigura un certo livello di assistenza (penso alla cassa integrazione, alle pensioni al minimo e ad altre forme di integrazioni in generale). A tale sistema, nel corso degli anni Novanta, sono state apportate alcune opportune modifiche: pensiamo agli interventi posti in essere con il Governo Amato, successivi alla legge n. 355 del 1995, approvata con il Governo Dini, che ha riportato il sistema italiano ad un rapporto tollerabile fra contribuzione e pensioni erogate. È, quindi, incomprensibile che da parte del Governo vi sia la volontà costante di togliere autonomia al sistema previdenziale. E ciò, anche per quanto riguarda il sistema della cartolarizzazione degli immobili, con riferimento al quale non si sono avuti interventi diretti legislativi o da parte dei consigli di amministrazione degli enti di indirizzo. Questo ci preoccupa, perché il sistema previdenziale verrebbe visto come un «tappabuchi» dei conti pubblici. In tale contesto, la delega verrebbe attribuita per sanare i conti pubblici (che non sono stati sottoposti a controllo da parte del Governo) e ciò comporterebbe la necessità di intervenire successivamente sul sistema previdenziale. Alcuni dati lo evidenziano: in Europa, per quanto riguarda l'accesso al sistema previdenziale e pensionistico, vi è una media di 59 anni e 9 mesi, mentre in Italia quella di 59 anni e 4 mesi. Ricordo che prima degli anni Novanta, prima degli interventi dei Governi Amato e Dini, si poteva andare in pensione dopo 15 anni, sei mesi ed un giorno. Addirittura, non computando la laurea, si poteva lavorare 11 anni e poi andare in pensione. Quando il Presidente del Consiglio fa presente che il nostro sistema previdenziale non si è aggiornato all'evoluzione della popolazione e non ha trovato, anche negli anni Novanta, i dovuti adeguamenti, credo dica delle menzogne. Anche abbandonare il sistema della concertazione significa porre fine ad un sistema che ha dato alcuni risultati sul fronte previdenziale italiano. Quindi, spero che il Governo faccia in modo da rafforzare l'autonomia degli enti previdenziali e la rappresentanza dei lavoratori nel comitato di indirizzo e, successivamente, nell'azione del consiglio di amministrazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Lucidi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/197.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 21,45)

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, intendo intervenire per illustrare l'ordine del giorno che reca la mia prima firma e che è sottoscritto anche dai colleghi Pistone, Tocci e Buontempo. Preannuncio, inoltre, la mia intenzione di sottoscrivere l'ordine del giorno, che verte sulla stessa materia, presentato dall'onorevole Buontempo. Più volte, in quest'aula è stata richiamata l'attenzione su una norma estranea alla materia della delega previdenziale, furbescamente introdotta dal Governo, che è stato impossibile discutere, stralciare o emendare, a causa della questione di fiducia posta prima al Senato e ora qui alla Camera. Mi riferisco al comma 38 dell'articolo 1 del disegno di legge di delega di riforma del sistema previdenziale, nel quale si afferma che vengono esclusi dall'applicazione del decreto legislativo n. 104 del 1996 gli enti privatizzati, ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994, ancorché la trasformazione in persona giuridica di diritto privato sia intervenuta successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 104 del 1996. Si tratta di una norma che, dietro il carattere della generalità, cela una precisa scelta di

78 salvaguardare gli interessi dell'unico ente privatizzato al quale la norma fa riferimento, l'ENPAF. È una norma ritagliata ad hoc per questo ente, una norma ingiusta, faziosa, servile ad un interesse di parte, quello di un ente che, dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 104 del 1996, si è sempre rifiutato di sottoporsi alla disciplina dello stesso decreto legislativo e ciò nonostante questo ente - lo ricordo ai colleghi - percepisca ancora contributi pubblici dalle ASL e dalle farmacie per conto del Servizio sanitario nazionale, per circa 130 milioni di euro. Proprio la norma stabilisce che gli inquilini dell'ENPAF avevano ragione a richiedere l'inserimento dei loro immobili nelle procedure di dismissione previste dal decreto legislativo n. 104 del 1996. Non si tratta infatti di una norma interpretativa, ma di una vera e propria riforma del dettato normativo precedente ed è sempre più triste constatare come questo Governo si pieghi agli interessi di una parte economicamente forte, pagando senza ritegno il prezzo del sacrificio di diritti già maturati che i cittadini sono stati costretti a portare all'attenzione dei giudici, sostenendo anche gli oneri economici dei relativi contenziosi per contraddire quell'arroganza che oggi qui si intende difendere. E la riprova che tale arroganza è stata difesa in passato sta anche nel fatto che il ricorso degli inquilini delle case dell'ENPAF al Capo dello Stato ha registrato il parere favorevole del Consiglio di Stato. Tale parere, successivamente, è stato contraddetto attraverso un ulteriore passaggio, vale a dire il «contrario avviso» - è qui presente il ministro interessato - con il quale lei, ministro Maroni, si è presentato nella riunione del Consiglio dei ministri, favorendo così la decisione finale negativa del Capo dello Stato, attraverso un comportamento procedurale del quale non abbiamo precedenti nella storia repubblicana, vale a dire il «contrario avviso» del ministro su un parere del Consiglio di Stato. Dunque, vi era già una volontà di penalizzare questi inquilini, vi era già una chiara volontà di schierarsi dalla parte dell'ENPAF per tutelarne le ragioni che, all'epoca, non erano scritte da nessuna parte e che, oggi, invece sono scritte qui e che, probabilmente, saranno addotte da tale ente nei giudizi per sostenere che il Parlamento - in realtà, solo questa maggioranza - le ha appoggiate. L'ordine del giorno in esame intende dunque riparare il danno, chiedendole, signor ministro, di far sì che ciò che non è scritto nella legge consenta comunque, attraverso un tavolo, di prevedere un percorso nel quale siano tutelati gli interessi degli inquilini. Le chiedo pertanto di accettare il mio ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Francesca Martini n. 9/2145-B/1, accetta l'ordine del giorno Dario Galli n. 9/2145-B/2, nonché l'ordine del giorno Guido Giuseppe Rossi n. 9/2145-B/3, a condizione che venga riformulato, nel senso di sostituire, nel dispositivo, la parola: «agganciato» con le seguenti: «tutelato con riferimento», altrimenti il parere è contrario. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Biondi 9/2145-B/4, il Governo lo accetta, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire, alla terz'ultima riga del dispositivo, la parola: «rivalutazione» con la seguente: «adeguamento» e, alla penultima riga, le parole: «parzialmente collegati con» con le seguenti: «con riferimento anche alla». Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiori 9/2145-B/5, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole: «ad assumere periodicamente i provvedimenti e le iniziative necessari» con le seguenti: «ad assumere le iniziative necessarie per impedire». Il Governo non accetta gli ordini del giorno Daniele Galli 9/2145-B/6, Molinari 9/2145-B/7 e Pasetto 9/2145-B/8, mentre accetta gli identici ordini del giorno Delbono 9/2145-B/9, Benvenuto 9/2145-B/10 e Di Giandomenico 9/2145-B/48, a condizione che siano riformulati, eliminando l'ultimo periodo da: «a tal fine, la disposizione dovrà essere volta» fino a: «su base contrattuale

79 collettiva», esprimendo altrimenti parere contrario. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Castagnetti 9/2145-B/11 e Camo 9/2145-B/12. Il Governo accetta, invece, l'ordine del giorno Strano 9/2145-B/13 (Nuova formulazione), a condizione che sia riformulato, eliminando il secondo periodo della parte motiva e, nel dispositivo, l'avverbio: «notevolmente», esprimendo altrimenti parere contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Perrotta 9/2145-B/14, mentre invita il presentatore a ritirare l'ordine del giorno Santori 9/2145-B/15, altrimenti il parere è contrario. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bottino 9/2145-B/16, a condizione che venga riformulato, nel senso di aggiungere alla fine la frase: «ai quali è stato attribuito il 100 per cento di invalidità», altrimenti il parere è contrario; accetta, altresì, l'ordine del giorno Duilio 9/2145-B/17, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire alle ultime tre righe le parole: «in particolare provvedendo a compensare minori periodi» con le seguenti: «in particolare provvedendo ad individuare opportune modalità di copertura contributiva per i minori periodi utilizzati per accudire i soggetti disabili». Il Governo accetta gli ordini del giorno Squeglia 9/2145-B/18, gli identici ordini del giorno Lusetti 9/2145-B/19 e Montecchi 9/2145-B/67 e l'ordine del giorno Castaldi 9/2145-B/20. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Annunziata 9/2145-B/21, Carbonella 9/2145-B/22, Ruggieri 9/2145-B/23, Santino Adamo Loddo 9/2145-B/24, Tonino Loddo 9/2145-B/25 e Marino 9/2145-B/26, mentre invita il presentatore a ritirare l'ordine nel giorno Fusillo 9/2145-B/27, altrimenti il parere è contrario. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Rocchi 9/2145-B/28, Reduzzi 9/2145-B/29, Banti 9/2145-B/30, Ladu 9/2145-B/31, Gasperoni 9/2145-B/32, Guerzoni 9/2145-B/33 e Agostini 9/2145- B/34, mentre accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Di Serio 9/2145-B/35, a condizione che venga riformulato nel senso di eliminare, nel dispositivo, le parole da: «in particolare la riduzione dell'età anagrafica» sino alla fine, altrimenti il parere è contrario. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Sciacca n. 9/2145-B/36, in quanto estraneo alla materia oggetto del disegno di legge in esame, Motta n. 9/2145-B/37, Pennacchi n. 9/2145-B/38, Cordoni n. 9/2145-B/39, Diana n. 9/2145-B/40, Lulli n. 9/2145-B/41, Battaglia n. 9/2145-B/42 e Trupia n. 9/2145-B/43. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bellini n. 9/2145-B/44, a condizione che venga soppresso il secondo capoverso della premessa; in caso contrario, l'ordine del giorno non è accettato. Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Maria Leone n. 9/2145-B/45, a condizione che nel dispositivo le parole «di carattere normativo» siano soppresse e le parole da «i cui piani di gestione» fino alla fine siano sostituite con le seguenti: «soggette a programmi o piani di riorganizzazione o di ristrutturazione aziendale»; qualora non sia accolta tale riformulazione, l'ordine del giorno non è accettato. Il Governo invita l'onorevole Ranieli a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/2145-B/46, il cui contenuto è già previsto nella delega; in caso contrario, l'ordine del giorno non è accettato. Il Governo accetta l'ordine del giorno Peretti n. 9/2145-B/47, a condizione che venga soppresso il secondo capoverso del dispositivo; qualora non sia accolta tale riformulazione, l'ordine del giorno non è accettato. Il Governo accetta l'ordine del giorno Mereu n. 9/2145-B/49, a condizione che le parole «anche per quei lavoratori collocati in mobilità» vengano sostituite dalle seguenti: «a tutti i lavoratori collocati in mobilità» e che le parole «oltre la data indicata dal presente disegno di legge» vengano sostituite dalle seguenti: «entro la data indicata dal presente disegno di legge, anche oltre il limite numerico di cui al comma 18 dell'articolo 1»; qualora non sia accolta tale riformulazione, l'ordine del giorno non è accettato. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cristaldi n. 9/2145-B/50, a condizione che siano soppressi il secondo, il terzo e il quarto capoverso delle premesse. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marinello n. 9/2145-B/51 e accetta l'ordine del giorno Giacco n. 9/2145-B/52.

80 Il Governo accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2145-B/53, a condizione che nel terzo capoverso delle premesse vengano soppresse le parole «il Governo ha inteso avallare una situazione di palese legittimità», che, nel dispositivo, le parole: «attivando un tavolo di trattativa» siano sostituite dalle seguenti «attraverso un tavolo di trattativa», al fine di garantire l'autonomia dell'ente che deve istituire il tavolo di trattativa, e le parole «delle quali il Governo si rende garante» siano soppresse. Il Governo accetta l'ordine del giorno Nannicini n. 9/2145-B/54, a condizione che venga soppresso il terzo capoverso della premessa; in caso contrario, l'ordine del giorno non è accettato. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/2145-B/55. Il Governo accetta l'ordine del giorno Boato n. 9/2145-B/56, a condizione che nel dispositivo le parole «stabilendo per essi una tassazione inferiore di 1, 5 punti percentuali» siano sostituite dalle parole «stabilendo per essi una tassazione più favorevole» e siano soppresse le parole da «e definendo a tal fine come fondi etici» alla fine. I temi contenuti in questa ultima parte dell'ordine del giorno sono già presenti nell'articolo 1, comma 2, lettera l), della delega. Qualora sia accolta tale riformulazione, l'ordine del giorno è accettato; in caso contrario, esso non è accettato. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bulgarelli n. 9/2145-B/57, mentre non accetta gli ordini del giorno Cento n. 9/2145-B/58, Cima n. 9/2145-B/59 e Pecoraro Scanio n. 9/2145-B/60. Il Governo accetta gli ordini del giorno Zanella n. 9/2145-B/61 e Riccio n. 9/2145-B/63, mentre non accetta gli ordini del giorno Lion n. 9/2145-B/62, Crisci n. 9/2145-B/64, Magnolfi n. 9/2145-B/65, Ruzzante n. 9/2145-B/66, Bettini n. 9/2145-B/68, Roberto Barbieri n. 9/2145-B/69, Bandoli n. 9/2145-B/70 e Angioni n. 9/2145-B/71. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Amici n. 9/2145-B/72, il Governo lo accoglie come raccomandazione, a condizione che nel dispositivo vengano eliminate le espressioni «ampliandoli» e «prevedendo in particolare l'aumento al doppio del reddito individuale dei limiti del reddito familiare per poter usufruire del beneficio». Lo stesso dicasi per l'ordine del giorno Albonetti n. 9/2145-B/73. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Adduce n. 9/2145-B/74 e Abbondanzieri n. 9/2145- B/75, mentre accetta gli ordini del giorno Coluccini n. 9/2145-B/76, Chiti n. 9/2145-B/78 e Chiaromonte n. 9/2145-B/79. L'ordine del giorno Cialente n. 9/2145-B/77 è accolto come raccomandazione. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Chianale n. 9/2145-B/80, Cennamo n. 9/2145-B/81, Cazzaro n. 9/2145-B/82, Carli n. 9/2145-B/83, Carboni n. 9/2145-B/84, Capitelli n. 9/2145-B/85, Calzolaio n. 9/2145-B/86 e Caldarola n. 9/2145-B/87, mentre accetta l'ordine del giorno Cabras n. 9/2145-B/88. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Burlando n. 9/2145-B/89, Buglio n. 9/2145-B/90, Bova n. 9/2145-B/91, Borrelli n. 9/2145-B/92, Bonito n. 9/2145-B/93, Bolognesi n. 9/2145-B/94, Boiardi n. 9/2145-B/95, Bogi n. 9/2145-B/96 e Bielli n. 9/2145-B/97. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Dameri n. 9/2145-B/98, il Governo lo accetta, a condizione che, alla fine del dispositivo, vengano aggiunte le parole «è stato attribuito il cento per cento di invalidità»; altrimenti, il parere è contrario. Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Crucianelli n. 9/2145-B/99 a Grandi n. 9/2145-B/119. Il Governo, infine, non accetta gli ordini del giorno da Grignaffini n. 9/2145-B/120 a Bindi 9/2145- B/202 (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno. Ricordo ai colleghi che le dichiarazioni di voto avranno luogo sul complesso degli ordini del giorno. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, la riforma in oggetto penalizza tutti; è il conto salato che presentate ai cittadini per la vostra dissennata politica economica; è una riforma che toglie ai

81 padri per non dare ai figli; è una controriforma di una riforma come quella Dini, che invece ha funzionato, come dimostrano inevitabilmente i dati forniti dalla commissione Brambilla, istituita all'inizio della legislatura. I risparmi ci sono stati e i conti sono in ordine; i sindacati chiedevano di attendere il 2005 per una verifica della previdenza in termini complessivi, così come previsto dal calendario della legge Dini, ma il dialogo sociale è una chimera, visto che non riuscite a dialogare neppure tra di voi e che siete costretti a chiedere un voto di fiducia per approvare i provvedimenti più delicati, una fiducia che ormai i cittadini vi hanno tolto e che non vogliono concedervi. State compiendo un atto ingiusto ed iniquo, privo di ogni principio di solidarietà generazionale, volto solo a fare cassa e a coprire i vostri buchi, creati con la creatività di un ex ministro che non avete esitato a defenestrare. Occorre analizzare a fondo i contenuti di questa delega: si colpiscono fasce di lavoratori che, magari per un giorno, una settimana o un mese, saranno costretti a lavorare per tre anni; siete ingiusti e poco flessibili, perché a voi la flessibilità piace quando si traduce in precarietà, e siete rigidi quando si tratta di colpire i più deboli. Dite di preoccuparvi per le nuove generazioni, ma in questa delega non vi è una sola riga dedicata al problema della copertura previdenziale per i giovani lavoratori atipici, che avranno in futuro una pensione da fame, perché il calcolo contributivo e la precarietà contrattuale costituiscono davvero un mix micidiale per le aspettative di vita. In assenza di una vera riforma degli ammortizzatori sociali, questo Governo punta solamente a colpire la spesa previdenziale. Voglio fare qualche esempio. Sono persone vere i lavoratori in mobilità, i quali saranno estromessi, non per loro volontà, da fabbriche e da aziende in crisi. Dopo il ricorso alla mobilità lunga, tanti lavoratori si trovano, adesso, nella più completa incertezza. Quanti di essi rientreranno tra i famosi diecimila fortunati che potranno andare in pensione con i vecchi requisiti? Quello che proponete non è certo un modo corretto di affrontare un tema di così vasta portata! Come può valere, per questi lavoratori estromessi, il principio di incentivazione alla permanenza al lavoro? Nel nostro paese, il lavoratore ultracinquantenne è un anziano da rottamare, da mandare via, da estromettere dal mondo del lavoro! L'incentivo non sarà certo una soluzione e, anzi, aggraverà le problematiche esistenti, accrescerà le vertenze, costituirà un elemento discriminante. Allora, è inutile dire che, con gli incentivi, resteranno più persone al lavoro: lo potranno fare soltanto coloro i quali potranno esercitare il diritto e potranno compiere una scelta volontaria; quindi, il fenomeno sarà limitato a particolari professionalità e qualifiche ed a determinati ambiti (come quello del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche). Ma gli ammortizzatori sociali quando li riformerete? Nel sud, la situazione sarà esplosiva. Gli incentivi di certo non freneranno l'emorragia di posti e l'estromissione dal mondo del lavoro degli ultracinquantenni. Noi chiediamo che il Governo si impegni ad assicurare a tali lavoratori il mantenimento dei requisiti previsti dalla legge Dini ed a consentire loro di ricevere una pensione dignitosa. Purtroppo, questo diritto viene posto a rischio da tale disegno di legge e dall'assenza di un'adeguata politica attiva per il lavoro finalizzata a far rimanere al lavoro gli ultracinquantenni il più a lungo possibile. Non è possibile continuare ad ignorare questa emergenza! Ogni anno, in attesa di programmi di rilancio e di investimenti che possano consentire il rientro di tanti lavoratori esclusi dal ciclo produttivo, vengono previste proroghe di indennità di mobilità ed altre forme di assistenza. I lavoratori interessati si trovano, spesso, in aree nelle quali è difficilissimo trovare una nuova occupazione nel caso di perdita del posto di lavoro. Lo chiamano assistenzialismo, ma non vi è altro, non vi è alternativa! Dove sono gli investimenti? Dov'è l'impegno per il rilancio dell'economia? Cosa è stato fatto, in questa legislatura, per lo sviluppo del sud? L'abolizione dell'automatismo del credito di imposta? I tagli alla programmazione negoziata, ai patti territoriali, ai contratti d'area, ai contratti di programma? La cosiddetta Tremonti-bis è servita soltanto ad alcuni imprenditori del nord per fare

82 qualche acquisto, ma non per elaborare una strategia imprenditoriale. È fermo l'autoimpiego; è ferma qualsiasi politica attiva per il lavoro, soprattutto per i lavoratori ultracinquantenni, esclusi dai cicli produttivi nel Mezzogiorno. Ma come si fa ad ignorare tutto ciò? Lo chiediamo ai colleghi della maggioranza, a quelli che sono stati eletti nel Mezzogiorno. Credo che anche voi dobbiate essere interpellati per il declino produttivo, per le chiusure di fabbriche, per le estromissioni di lavoratori che debbono accontentarsi degli ammortizzatori sociali. Ma come pensiamo di garantire un'esistenza dignitosa - per sé e per la famiglia - a colui che è prossimo alla pensione se proprio noi che legiferiamo lo penalizziamo e gli diciamo che il suo bisogno non ha diritto di cittadinanza? Davvero si può pensare di giocare con il destino delle persone, magari fissando un tetto di diecimila lavoratori che potranno usufruire del mantenimento dei vecchi requisiti per il pensionamento? Una lotteria per i poveri! E per gli altri, per coloro che sono costretti a ricominciare a lavorare a 52 o 53 anni, come si fa? Li abbandoniamo al loro destino? Ecco perché, colleghi, vi invito a sostenere il mio ordine del giorno n. 9/2145-B/7, che ho presentato per le fondate ragioni che vi ho testé esposto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, siamo stati costretti da un atteggiamento di chiusura ad illustrare i nostri ordini del giorno e, ora, ad esprimere su di essi le nostre dichiarazioni di voto. Come ho già detto quando ho manifestato il mio dissenso in occasione delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, ciò che state facendo dimostra la vostra incapacità di dialogare non soltanto con l'opposizione, ma anche con la società civile, cioè con coloro che si attenderebbero una maggiore capacità di dialogo da parte dei rappresentanti delle istituzioni proprio sui temi che più incidono sul futuro del nostro paese. Tagliate la spesa previdenziale in modo rilevante senza disporre di un quadro complessivo e senza convertirla in una spesa sociale. Il nostro paese - lo hanno ricordato anche altri colleghi - si colloca al di sotto della media europea per quanto riguarda la spesa sociale. Non comprendiamo, dunque, il senso di questi sacrifici. Infatti, non c'è una politica nella quale queste scelte possano collocarsi in maniera logica. Questi sacrifici servono forse a tagliare le tasse con riferimento agli altri redditi? Servono forse a finanziare il taglio delle tasse sulle successioni, sui grandi patrimoni? Voi, oggi, state consentendo la nascita dei nuovi poveri, dei poveri di domani, di coloro che, con una pensione non adeguata ai livelli di sopravvivenza, non potranno soddisfare i bisogni primari. Nel vostro programma elettorale c'era scritto che avreste aumentato le pensioni e diminuito le tasse. Non solo non avete aumentato le pensioni, ma state lavorando per diminuire quelle del futuro; non solo non avete tagliato le tasse, ma state lavorando alacremente per aumentarle. Il decreto «taglia spese» su cui è stata posta la questione di fiducia pochi giorni fa ne è la dimostrazione. Critichiamo non solo il metodo utilizzato, che elimina ogni confronto, ma anche il merito. Gli obiettivi da condividere nel paese e in questo Parlamento erano tanti, anche con riferimento alle questioni previdenziali, come ha dichiarato chiaramente il collega Delbono nella sua dichiarazione di voto sulla fiducia. La liberalizzazione dell'età pensionabile, l'armonizzazione dei sistemi previdenziali, un sistema di fondi pensionistici complementari potevano essere temi di confronto per cercare soluzioni adeguate. Invece, avete scelto altre strade, valorizzando solo gli effetti negativi, incerti, tesi a contrapporre giovani e anziani. Avete ricevuto un giudizio critico da tutte le organizzazioni sindacali, sia dei lavoratori sia delle imprese. Avete costruito un sistema di fondi pensionistici complementari carente negli strumenti di controllo, negli elementi qualitativi che dovevano differenziarlo, in cui lo Stato doveva essere lo strumento di garanzia rispetto alla qualità e ai rendimenti garantiti. Avete percorso strade diverse e sbagliate, che conducono ad una delega al Governo che credo non sarà esercitata pienamente e che porterà ad una pesante discriminazione nel mondo del lavoro.

83 La cosiddetta riforma al nostro esame è unicamente il frutto di uno scambio politico, una merce per mantenere in piedi questa maggioranza. Non è una priorità del paese, non lo è soprattutto per il modo in cui è stata impostata. Se l'intenzione fosse stata di valorizzare questa priorità, sarebbe stato utilizzato un metodo diverso. Cari colleghi, avete imboccato una strada sbagliata, contraria agli interessi di sviluppo del paese e agli interessi dei nostri concittadini. Il nostro atteggiamento, dunque, è la presa d'atto di una scelta che è tutta vostra, una scelta di divisione nel paese, di divisione nelle classi sociali. Una scelta che punta al passato, e non allo sviluppo del nostro paese e della sua popolazione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, nell'accogliere la proposta di riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/2145-B/9, ricordo che la nostra volontà di esprimere, come ha già fatto l'onorevole Benvenuto, una priorità, un favor legis nei confronti dei fondi contrattuali deriva da una posizione non banale. Innanzitutto non le sfuggirà, ministro Maroni, che i fondi negoziali si caratterizzano per un principio di solidarietà tra datore di lavoro e lavoratore nella costruzione del secondo pilastro, il che ovviamente non si riscontra nei piani pensionistici individuali; in secondo luogo, questo rappresenta un ulteriore incentivo alla contrattazione. Le parti, com'è a tutti noto, contrattano tenendo conto di un aspetto fondamentale come la costruzione della previdenza complementare. Se togliamo loro questo fondamentale strumento di contrattazione per il bene dei lavoratori, verrà meno una parte assai rilevante dell'autonomia negoziale delle parti sociali. Quindi, è chiaro che il favor non è privo di una giustificazione anche nell'ambito della logica di una sempre maggiore autonomia contrattuale e negoziale e di una sempre minore intromissione del legislatore nella disciplina dei contratti. Vi è poi una terza questione. Chi come noi proviene da una tradizione economica democratica sa che la costruzione dei fondi pensionistici, frutto di contrattazione, permette una presenza, seppure indiretta, dei lavoratori nella gestione o, perlomeno, nella vigilanza e controllo degli stessi fondi. Ciò secondo un sistema duale che la riforma del diritto societario ha ulteriormente introdotto in relazione alla presenza dei lavoratori nella gestione dei fondi. Si tratta di una garanzia per i lavoratori, come ha dimostrato nel corso degli anni persino il rendimento di questi fondi, ovviamente superiore a quello dei fondi aperti non negoziali. E anche questo vorrà dire pur qualcosa. Ciò significa, infatti, che quando i lavoratori, sia pure in modo indiretto, sono presenti nella gestione dei fondi la migliorano anche sotto il profilo finanziario e degli investimenti. Insomma, il fiato sul collo della conduzione è superiore se vi è una presenza dei lavoratori nella gestione. Inoltre, vi è un tema che non va sottovalutato: i fondi negoziali, com'è del tutto evidente, non solo sono i fondi chiusi, ma possono essere anche i fondi aperti, sempre che ovviamente siano frutto di contrattazione e, quindi, di negoziazione. Ministro, vorrei gentilmente chiederle di valutare con maggiore attenzione, sia pure con una diversa formulazione, l'ordine del giorno Reduzzi n. 9/2145-B/29. Mi rendo conto che esso affronta un tema assai rilevante e difficilmente comprimibile in un ordine del giorno, quale il tema dei lavoratori che svolgono attività usuranti. Forse, il riferimento al decreto legislativo in oggetto non è puntuale e può apparire non pertinente, ma il tema esiste: si prevedono disposizioni per alcune categorie di lavoratori, quelli dei fondi di solidarietà e coloro che si trovano in mobilità. Ma sarà difficile applicare tali norme ai soli 10.000 beneficiari previsti. Certamente, sarebbe opportuno estendere la platea di lavoratori cui non si applicherà lo «scalone» nel 2008. È un tema, ministro, che meriterebbe una maggiore attenzione da parte del Governo, magari con un provvedimento ad hoc; il tema dei lavori usuranti, infatti, è ancora del tutto insoluto, e credo sia oggetto di un confronto con le parti sociali non ancora concluso.

84 Infine, vorrei segnalarle l'ordine del giorno Ruggieri n. 9/2145-B/23, relativo al sistema di totalizzazione dei contributi. Nella delega in esame tale sistema è previsto con una sorta di tagliola per cui, per usufruire della totalizzazione, bisogna aver versato contributi per almeno cinque anni in ogni gestione. Anche in questo caso, non le sfuggirà il futuro problema delle collaborazioni coordinate e continuative, che generalmente hanno durata anche più breve di cinque anni e rischiano di essere assolutamente inutilizzabili da parte dei giovani che magari vi fanno ricorso per avvicinarsi al posto del lavoro. Quindi, il limite di cinque anni ci appare assolutamente ingiustificato. Chi ha versato contributi dovrebbe vedersi garantito il meccanismo della totalizzazione, a prescindere dal numero minimo di anni in cui si sono versati dei contributi nella singola gestione. Non viene chiarito, all'interno della delega, quale sarà il sistema con cui si realizzerà la totalizzazione; quindi, la valutazione tecnica di come questa totalizzazione verrà attuata è affidata al Governo. Ecco perché il termine di cinque anni non ha giustificazione. Certo, se si fosse decisa una opzione sul meccanismo, sulla metodologia, forse tutto ciò avrebbe avuto un significato, ma così non è. In conclusione, signor ministro, attendiamo una sua risposta anche sui due ordini del giorno sopra richiamati (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo e del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, desidero intervenire tenendo conto di quanto affermato dal signor ministro a proposito del mio ordine del giorno n. 9/2145-B/17. Vorrei svolgere preliminarmente una considerazione, che supporta quanto sosterrò successivamente nel corso del mio intervento, a proposito del tema oggetto del mio ordine del giorno. Signor ministro, abbiamo presentato una serie di ordini del giorno non solo, come accade nell'ambito della dialettica parlamentare, per porre in essere pratiche più o meno ostruzionistiche, bensì, come lei comprenderà, come forma più o meno surrettizia di proposte emendative. Infatti, non avendo potuto presentarle, essendo stata posta la questione di fiducia (circostanza sulla quale ci siamo già intrattenuti preliminarmente), abbiamo presentato una serie di ordini del giorno su questioni che riteniamo rilevanti (alcune delle quali, peraltro, sono state già illustrate dai colleghi Molinari e Delbono). Desidero ringraziare innanzitutto il signor ministro per l'attenzione che ha rivolto a tali ordini del giorno, poiché ho osservato che non si è limitato a non accettarli a prescindere dal loro contenuto. Tuttavia, per quanto concerne alcuni di essi, vorrei che il ministro Maroni considerasse che - nell'ambito di una pratica parlamentare che, al di là delle valutazioni politiche che si possono formulare, ha visto porre la questione di fiducia, non consentendo, pertanto di esercitare un'attività emendativa che, dal nostro punto di vista, era volta a migliorare il disegno di legge di delega in esame) - occorre tener conto del merito dei nostri ordini del giorno (perché, come ho già detto, costituiscono una forma surrettizia di proposte emendative), senza valutarli acriticamente. Quanto detto mi spiana la strada per potermi soffermare sul mio ordine del giorno, che il ministro ha accettato se riformulato nel senso da egli proposto. Accedo a tale proposta di riformulazione, e ringrazio il ministro Maroni per quanto ha affermato, tuttavia vorrei evidenziare che il mio ordine del giorno segnala, l'esigenza che il nostro sistema di welfare mostri uno Stato dal volto umano. Ciò perché, sia per quanto concerne il fatto che la contribuzione debba aiutare, in qualche modo, la famiglia a sostenere i portatori di handicap, sia su altri temi su cui potremmo soffermarci, occorre considerare che il disabile è tuttora considerato una persona come tutte le altre; pertanto, il welfare non interviene per aiutarlo e per sostenere la sua famiglia in modo che possa essere inserito più organicamente all'interno della nostra società. Per questo motivo, vorrei semplicemente segnalare che il mio ordine del giorno - e ribadisco il mio ringraziamento al ministro per averlo accettato, seppur riformulato - intende sostanzialmente evidenziare l'esigenza di predisporre un sistema di welfare che affronti alcuni problemi particolari.

85 Infatti, una famiglia - e vorrei ricordare che celebriamo la retorica della famiglia molto spesso - che abbia al suo interno un portatore di handicap non è certamente nelle stesse condizioni di una famiglia che non soffre di questo tipo di problemi. Pertanto, riteniamo che in quella formula un po' più sfumata che il ministro, dal suo punto di vista, ha comprensibilmente formulato, vale a dire individuare modalità di copertura per i parenti che si dedicano a curare i familiari in tali condizioni, vi sia il riconoscimento - non nutro dubbi, al riguardo, sulla sensibilità del ministro Maroni - di una situazione del tutto particolare, e vi sia altresì, nella solennità dei lavori di questa Assemblea, un accoglimento che non sia solo formale. Nella pubblicistica e nella vulgata ricorrente a proposito dei lavori parlamentari, infatti, si afferma sempre, con una battuta, che una sigaretta ed un ordine del giorno non si negano a nessuno! Pertanto, sia per quanto affermato prima, vale a dire che non abbiamo potuto presentare proposte emendative a causa della posizione del voto di fiducia, sia per il fatto che stiamo facendo riferimento a questioni sostanziali, vorrei che l'accettazione da parte del Governo, sia pure con una riformulazione, del mio ordine del giorno, che impegna l'esecutivo ad adottare certe misure...

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, concluda!

LINO DUILIO. ...avvenga non perché un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma affinché, in sede di attuazione della delega, i problemi particolari dei portatori di handicap e delle relative famiglie trovino, anche in ambito previdenziale, un trattamento ed una trattazione adeguati ai problemi drammatici che tali famiglie presentano (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, ho molto apprezzato la meticolosità con cui lei ha espresso il parere sugli ordini del giorno presentati. È evidente che li ha analizzati bene e ha dato un parere ponderato. Su alcuni di essi il parere è stato favorevole, su altri contrario, su altri ancora lei ha chiesto un ripensamento o, comunque, una modifica. Penso che questo suo lavoro, apprezzabile anche dall'opposizione, sia dovuto al grande senso di colpa che lei avverte a fronte del Governo di cui fa parte. Poiché il Governo di cui lei fa parte ha obbligato sia lei, signor ministro, sia gli altri componenti - mi dispiace che il ministro Giovanardi se ne sia andato nel momento più importante - a porre la questione di fiducia, costringendo tutti i parlamentari a rimanere in quest'aula fino a tarda notte a discutere su questo tema; lei sa, infatti, che gli emendamenti dell'opposizione erano circa un centinaio e, quindi, non vi erano intenti ostruzionistici. Immagino che il suo lavoro sia stato rivolto a porre rimedio a quanto di male ha fatto il Governo nel porre la questione di fiducia. Noi apprezziamo l'impegno; però, vede, signor ministro, noi non abbiamo presentato più di duecento ordini del giorno per fare ostruzionismo (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia si esclama: «nooo!»). Non siamo arrivati a questo punto. Noi abbiamo presentato gli ordini del giorno perché vogliamo discutere, sul piano politico e parlamentare di un provvedimento strutturale così importante, qual è quello di cui lei si sta occupando, ossia la delega sulla riforma del sistema pensionistico italiano. Per di più, la nostra preoccupazione, signor ministro, è legata al fatto che in questo provvedimento sono contenute deleghe «oceaniche», per alcuni versi anche molto pericolose. Infatti, signor ministro, se noi pensiamo alla legge n. 30 del 2003, che lei ricorda molto bene, quella sul mercato del lavoro...

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La legge Biagi.

86 RENZO LUSETTI. ...possiamo affermare che si è passati dalla legge al decreto legislativo, ai decreti ministeriali, alle circolari e a molti altri provvedimenti, e vi è stato un preoccupante decalogo di contenuti in tali vari passaggi. Alcuni di tali contenuti sono forse anche al limite dell'illegalità. La nostra preoccupazione è che la delega eccessiva che ha il Governo in materia pensionistica possa essere nociva per i lavoratori. Pertanto, con gli ordini del giorno che voteremo probabilmente tra qualche ora, dette deleghe «oceaniche» non possono essere sotto il controllo arbitrario del ministro di turno. Le auguro, signor ministro, di continuare a svolgere la sua funzione ancora nei prossimi governi; non ho capito bene se la verifica si è conclusa oppure no, se è rinviata a settembre, ma questo è un problema che riguarda la maggioranza e non sicuramente l'opposizione. Noi cerchiamo di far fronte al grave atto compiuto dal Governo nel porre la fiducia su un provvedimento molto importante, con alcuni ordini del giorno, molto semplici, ma anche molto articolati, che diano un indirizzo al suo Ministero, onorevole Maroni, e che non diano un arbitrio al ministro del lavoro - chiunque egli sia - per poter emanare decreti legislativi o circolari o altre iniziative di carattere amministrativo che possano essere lesive nei confronti dei diritti che i lavoratori hanno maturato in molti anni di duro lavoro. Per questo motivo, onorevole ministro, onorevoli colleghi, stiamo discutendo molto pacatamente, con molta serenità, di argomenti importanti affrontati in questi ordini del giorno. Onorevoli colleghi, vi chiedo veramente un'attenzione che non avete avuto durante l'espressione del voto di fiducia, dal momento che vi hanno imposto di votare la fiducia al Governo. Vi chiedo un'attenzione forte su tutti gli ordini del giorno presentati. Votando a favore degli ordini del giorno - anche a favore di quelli sui quali il ministro ha espresso parere contrario - si potrebbe realizzare ciò che non siamo riusciti a fare con gli emendamenti, ossia migliorare questo bruttissimo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, se in altre occasioni abbiamo stigmatizzato con forza la scelta del Governo di porre la questione di fiducia, in questa particolare circostanza non possiamo fare a meno di esprimere, con grande veemenza e convinta determinazione, la nostra più netta condanna sul metodo adottato in ragione della importante rilevanza che riveste il provvedimento in esame. Consideriamo assolutamente inaccettabile, infatti, che su una materia che afferisce ai progetti di vita e alle prospettive di milioni di cittadini si possa decidere con un «sì» o un «no» imposti al Parlamento. Una riforma previdenziale non si liquida in questo modo. La riforma delle pensioni non può essere né sacrificata a giochi politici e trattata come merce di scambio, né strumentalmente utilizzata per meschine esigenze economiche e finanziarie al fine di accontentare soggetti terzi, pur se denominati Ecofin. Fare cassa sulle spalle e sulla pelle di milioni di pensionati, di pensionandi e di lavoratori precari non è socialmente sopportabile. Negare al Parlamento la possibilità di emendare, migliorare ed integrare il testo del Governo significa mortificare sensibilità sociali e tensioni ideali in esso presenti. Emarginare l'opposizione e ridurre al minimo il confronto è sintomo di grave debolezza democratica. Questo modo di governare ed usare le istituzioni non può non suscitare allarme e mobilitazione sociale, così come confermato già dalle organizzazioni sindacali. Colleghi, le questioni innanzi sollevate non afferiscono a questioni di carattere formale. Esse sono tutt'uno con l'esigenza di mantenere saldo il vincolo tra cittadini e istituzioni, che si estrinseca tramite il confronto, l'informazione, il coinvolgimento soprattutto dei soggetti che hanno la rappresentanza sociale, politica e istituzionale. Con la predisposizione di provvedimenti come questi, che rendono nebuloso il presente e incerto il futuro, non fate altro che accrescere preoccupazioni e inquietudine e diventa difficile avere fiducia nella prospettiva.

87 Ma non era il Presidente del Consiglio che esortava alla fiducia, all'ottimismo, a pensare positivo? Dopo questa ennesima stangata, andate voi a far sorridere gli italiani, i lavoratori, i pensionati, i pensionandi, i giovani, le donne e milioni di famiglie che non arrivano più alla fine del mese con lo stipendio che si ritrovano e non sanno più cosa significa fare le ferie perché non possono permettersele! Signor Presidente, onorevoli colleghi, il giudizio che esprimiamo su questa riforma è fortemente negativo. Pensavamo ad una riforma che migliorasse la precedente, la quale - checché ne possiate pensare - ha prodotto ottimi risultati e lo avete verificato. Voi ci presentate una pessima riforma, il cui testo scardina uno dei principi fondamentali della riforma Dini. Determinate, infatti, una rottura generazionale, rimuovendo il vincolo solidaristico su cui essa si reggeva. Avete innalzato l'età pensionabile in modo iniquo e repentino; avete reso impraticabile l'età pensionabile flessibile, elemento cardine del sistema contributivo; avete cancellato le pensioni di anzianità, mentre vi sono norme penalizzanti per le donne, i lavoratori in mobilità e i prosecutori volontari. Non sono coperti i lavoratori atipici, sono insoddisfatti quelli autonomi ed infine avete smantellato gli ammortizzatori sociali. Cari colleghi, questa riforma di fine luglio prevede solo «tagli» allo Stato sociale. Una volta le riforme si facevano per far star meglio la gente: si vede che con questo Governo non è più vero. Gli italiani sapranno come ricambiare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Congratulazioni)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meduri. Ne ha facoltà.

LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la riforma previdenziale contenuta in questa legge delega penalizza in particolare i lavoratori giovani, quelli flessibili interessati dai contratti atipici che la legge Biagi ha purtroppo contribuito a rendere ancora maggiormente precari. Qualcuno aveva affermato che chi scendeva in piazza lo faceva contro i figli; in verità, chi ha scioperato - e vi sono stati ben due scioperi generali sulle pensioni! - e chi ha manifestato e protestato contro questa controriforma, lo ha fatto proprio per l'esatto motivo opposto. Lo ha fatto perché ha ben presente il valore della solidarietà e della necessità di un vero patto generazionale; non è che togliendo al padre o al nonno si tuteli il figlio o il nipote precario. Si tratta assolutamente di una delega iniqua che non affronta i problemi delle categorie marginali. Oggi abbiamo un problema che riguarda il futuro del nostro assetto previdenziale e le nuove generazioni. Siete voi che li condannate alla povertà: voi siete in grado di considerare privilegio un assegno previdenziale di un lavoratore andato in pensione dopo 35 anni di lavoro e di contrapporre a lui il figlio. Dai dati INPS, su 14 milioni e 400 mila vitalizi in pagamento al 1o gennaio 2003, più di 12 milioni, pari all'84 per cento, sono sotto i mille euro al mese. Altri 7,3 milioni, il 50, 6 per cento, sono addirittura sotto i 500 euro. All'opposto, a ricevere dai duemila euro in più sono appena 260 mila persone, l'1,82 per cento del totale. Stiamo parlando di pensioni calcolate per la maggior parte con il sistema retributivo. In base ai dati Istat, resi noti il 18 maggio 2004, 590 mila pensionati vivono con meno di 400 euro al mese, nonostante risultino beneficiari dell'aumento delle pensioni minime fino a 516 euro al mese, disposto con la legge finanziaria per il 2002. Il 50,1 per cento dei beneficiari usufruisce di una pensione di 516 euro al mese, ma per il 37 per cento la pensione integrata ha raggiunto un importo lordo mensile compreso fra i 400 e 516 euro e il 12,9 per cento percepisce, nonostante l'aumento, una pensione di 400 euro al mese. Di questi, quasi il 4 per cento, vive con una pensione tra i 100 e i 300 euro mensili. Questo è il quadro della previdenza oggi e questo quadro sarà ben più grave domani, quando ad andare in pensione saranno i giovani della gestione separata: la loro tutela appare limitata ed il combinato disposto con il sistema del calcolo contributivo farà esplodere nel prossimo futuro il problema della povertà, ovvero dei futuri pensionati con assegni previdenziali da fame. L'assenza di forme di tutela e l'impossibilità di potersi fare una pensione integrativa pongono a

88 questi lavoratori l'incognita del proprio futuro previdenziale. È un paradosso: dopo aver lavorato per una vita, come fa un giovane precario, a cui non spetta nemmeno il trattamento di fine rapporto a costruirsi una pensione integrativa? Come farà ad investire in un fondo i suoi soldi, se è fuori da ogni previsione contrattuale? Come potrà esercitare il suo silenzio-assenso se per la normativa non esiste? La delega che state approvando con un voto di fiducia ignora assolutamente questa emergenza; la omette, ma non è omettendo che si risolvono i problemi. Voi chiedete i sacrifici a persone che guadagnano poco e sono precarie; fingete poi di non cogliere quale sia la situazione nel Mezzogiorno d'Italia. Invece di puntare a sconfiggere il lavoro nero, la piaga del sommerso e dell'assenza dei diritti, si punta a ridurre le prestazioni alle fasce deboli della popolazione. Non sorprende la preoccupazione dei sindacati. Avete perso un anno e mezzo dietro la modifica dell'articolo 18 e ne siete usciti sconfitti. Avete fallito sul patto per l'Italia, ma la riforma degli ammortizzatori sociali non l'avete fatta. Addirittura, nel decreto di aggiustamento dei conti pubblici avete tagliato dal bilancio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ben 800 miliardi delle vecchie lire che sarebbero dovute andare alla riforma degli ammortizzatori sociali: è evidente che anche su questo punto avete fallito, la riforma non si farà perché non vi sono le risorse.

PRESIDENTE. Onorevole Meduri...

LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Sto concludendo, signor Presidente. Ora il conto sta arrivando un po' per volta: avete iniziato con una manovra da 15 mila miliardi di vecchie lire e proseguirete con una finanziaria da 60 mila miliardi delle vecchie lire. Per tali motivi ci opponiamo a questa ingiusta riforma ed abbiamo presentato numerosi ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole sugli ordini del giorno presentati dai colleghi del centrosinistra che non sono stati accettati dal Governo e, credo, saranno sottoposti a votazione. Si tratta di ordini del giorno che non hanno l'obiettivo di segnare una bandierina, un risultato poco utile, ma hanno il significato di dare un orientamento al Governo per rendere meno ingiusta la riforma che tra poco sarà approvata con il voto della maggioranza di centrodestra. Vorrei aggiungere due considerazioni. In primo luogo, il Governo ha dichiarato una raffica di «no» agli ordini del giorno presentati. Sono pochi, infatti, gli ordini del giorno che hanno ricevuto una disponibilità da parte del Governo. Ho voluto fare alcune verifiche e devo dire che sono rimasto particolarmente colpito da alcune scelte operate dal Governo. Il Governo ha accettato, purché riformulato, un ordine del giorno presentato da alcuni parlamentari di Alleanza nazionale che impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a ridurre notevolmente il limite di età per il collocamento a riposo della categoria dei ballerini dipendenti dagli enti lirici e dalle istituzioni concertistiche assimilate. Nel contempo, però, sono rimasto colpito dal fatto che l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2145-B/144, che prevede la possibilità di introdurre un limite all'età pensionabile per coloro che svolgono lavori usuranti, non sia stato accettato dal Governo. Ancor più grave il «no» espresso dal Governo su un ordine del giorno presentato dal collega Battaglia che impegna il Governo ad individuare ulteriori forme di agevolazione, anche contributive e previdenziali, in favore di coloro che assistono un familiare convivente con disabilità grave che consentano il raggiungimento del massimo del trattamento pensionistico anche a fronte di una riduzione del periodo lavorativo svolto. Signor Presidente, non ho nulla contro la categoria dei ballerini, ma ci saremmo aspettati un'eguale sensibilità da parte del ministro anche per le altre categorie di lavoratori impiegati in lavori usuranti.

89 Purtroppo, verifichiamo che di fronte a questioni rilevanti dal punto di vista sociale, se indicate dall'opposizione, il Governo non ha alcuna disponibilità. La seconda considerazione si riferisce all'ordine del giorno da me presentato e trae spunto dalle difficoltà produttive in cui versano alcune aziende. Sono, infatti, tanti i siti industriali in crisi, soprattutto nelle aree meridionali del paese. Conoscendo quelle della Sicilia, mi riferisco in particolare al petrolchimico di Priolo e di Gela, ma anche alle difficoltà in cui si trova la Cesame, per la quale proprio stamani c'è stato un incontro presso il Ministero delle attività produttive, nel corso del quale sono stati messi in evidenza i problemi di numerosi lavoratori di quella realtà, i quali temono di perdere il posto di lavoro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 22,50)

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Ebbene, queste condizioni di recessione sono in larga parte determinate dalla mancanza di risorse per l'innovazione, per la ricerca, per il rilancio produttivo. Sono situazioni di crisi che sono state finora sottovalutate dal Governo, che non ha percepito la gravità del fenomeno. A seguito di queste difficoltà lavorative potrebbero perdere il loro posto di lavoro migliaia di lavoratori ultracinquantenni. Si tratta di lavoratori padri di famiglia che non troveranno sostegno adeguato negli ammortizzatori sociali, né saranno facilmente ricollocabili e che saranno penalizzati da questa riforma, che il centrodestra vuole approvare. Chiediamo quindi al Governo di impegnarsi per tutelare anche gli ultracinquantenni che potrebbero perdere il posto di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. La cosiddetta delega sulle pensioni è un ulteriore colpo inferto allo Stato sociale e alle persone che vivono non di rendite parassitarie o di speculazioni finanziarie, bensì di duro quotidiano lavoro. Verso costoro il Governo con la delega richiesta agisce violando ogni criterio di equità e di giustizia. Del tutto assente è, inoltre, il principio di solidarietà generazionale: si toglie ai padri - è stato detto - e non si dà nulla ai figli. Si ignora in fondo che il vero problema di questo nostro paese è quello di un lavoro sicuro e duraturo. L'altro giorno l'ISAE rivelava, in un suo rapporto, come da un'indagine effettuata risulti che circa il 70 per cento degli intervistati si senta più insicuro, laddove l'insicurezza dipende ovviamente dalla mancanza di una prospettiva per il proprio futuro e, per i giovani, dalla mancanza di prospettiva di trovare un lavoro stabile, che consenta loro di avere una retribuzione adeguata e di versare quindi anche i giusti contributi per avere la pensione al momento opportuno. Si eleva l'età pensionabile prevedendo quarant'anni di contributi, ma il Governo sa che oggi i giovani entrano nel mercato del lavoro con difficoltà e spesso dopo aver superato i trent'anni. Per non dire poi delle difficoltà che incontrano gli ultratrentaduenni ad inserirsi o a reinserirsi nel mercato del lavoro, perché le aziende ormai preferiscono persone più giovani, magari utilizzando i vari contratti cosiddetti atipici, che stanno accentuando il carattere di provvisorietà e precarietà del lavoro nel nostro paese. Il Governo si sarebbe dovuto preoccupare anzitutto del rilancio dell'economia, di una seria politica industriale e di una politica di sostegno alla ricerca e all'export, per vendere meglio e in quantità maggiore i prodotti italiani e l'immagine del nostro paese, al fine di attrarre più turisti ed investitori. Di previdenza, signor Presidente, si parla da troppo tempo e spesso a sproposito, signor ministro. Si drammatizza la situazione dei conti previdenziali, sapendo che essi sono pesanti soprattutto per la mancata separazione tra quanto è realmente previdenza e quanto invece è assistenza o Stato sociale, quale l'indennità di disoccupazione, la cassa integrazione guadagni e così via. Con questa riforma, o pseudo tale - non me ne voglia il ministro Maroni - forse si eviterà per il

90 momento la bocciatura dei conti pubblici in sede europea, però il problema di avere pensioni dignitose, nonché una giusta redistribuzione del reddito nel nostro paese, resta tutto per intero. Io forse non sarò moderno, ma la penso così. Ecco perché avrei voluto che il Governo si preoccupasse prioritariamente del lavoro che non c'è, ma che andrebbe creato per i nostri giovani, anche per poter ampliare la massa contributiva a favore dei fondi pensione e quant'altro. Il Governo, invece, più che pensare ai giovani ed ai pensionandi, evidentemente ha pensato e pensa alle grandi compagnie di assicurazione. A tale proposito, Luca Pagni su la Repubblica di oggi scrive: ci sono leggi dello Stato e ci sono quelle della borsa: per le prime, la questione del conflitto di interessi non c'è più. Piazza affari, però, continua a pensarla diversamente. Basta ricostruire cosa è accaduto ieri nel breve volgere di un paio d'ore. Alle 15, il valore delle azioni di Mediolanum era dell'1,6 per cento; poi, dopo le 15,30, al termine del vertice di maggioranza convocato dal Presidente del Consiglio, le agenzie battono la notizia che sulla riforma delle pensioni verrà posta la fiducia. La reazione degli operatori finanziari e dei mercati è immediata. Il titolo Mediolanum prende la rincorsa e chiude con un più 4,87 per cento. La riforma delle pensioni, com'è noto, stabilisce che il TFR, pari ad oltre 14 miliardi di euro ogni anno, venga destinato ai piani pensionistici ed alle varie assicurazioni. Ognuno ne tragga le sue conclusioni, ma sono certo che i pensionati italiani e tutti i cittadini le trarranno al momento opportuno (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, gli ordini del giorno che abbiamo presentato sono un mosaico, anche parziale, di quanto l'opposizione ha da dire e da suggerire sulla materia pensionistica. Il ricorso alla fiducia non ci ha consentito di sviluppare il dibattito come avremmo voluto e di esercitare a pieno il nostro compito. Tuttavia, siamo qui a quest'ora a spiegare all'Assemblea, ma anche al paese, le nostre ragioni, il motivo per cui siamo preoccupati del merito (a tale riguardo, svolgeremo alcune considerazioni), ma anche del metodo da voi scelto per trattare una materia che, per le sue ricadute sulle persone, avrebbe meritato maggiore rispetto. In una situazione demografica caratterizzata da un progressivo invecchiamento della popolazione, è naturale che una forza politica che si candida a governare il paese non possa esimersi dall'affrontare una seria riforma del nostro sistema sociale, per adattarlo alle esigenze dei tempi nuovi. Noi abbiamo elaborato ed avanzato alcune proposte anche in sede parlamentare per evitare che qualcuno possa immaginare che, nella foga di fare opposizione, ci si dimentichi ciò che abbiamo costruito in termini di contributo ponendoci in un atteggiamento costruttivo che è doveroso, in particolare quando si affrontano temi che riguardano così da vicino la vita di milioni di cittadini. Siamo per una riforma complessiva che disegni un nuovo Stato sociale moderno ed efficace. Il nuovo welfare per noi vuol dire sostenere concretamente i figli e le famiglie, attraverso risorse economiche e la diffusione di servizi di cura, innescando meccanismi virtuosi di integrazione tra pubblico, privato e no profit. Nuovo welfare per noi significa avanzare proposte concrete per la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Nuovo welfare vuol dire dare una nuova centralità alla famiglia da promuovere come soggetto sociale attivo, sostenere ed accompagnare i giovani, i soggetti più svantaggiati e disabili, i non autosufficienti e gli immigrati. Nuovo welfare è la carta dei diritti di tutti i lavoratori che raccoglie le nostre proposte per conciliare flessibilità e sicurezza. Nuovo welfare è quello che promuove un servizio sanitario pubblico che non abdica alle proprie responsabilità di fronte ai cittadini che ad esso si affidano. Per ognuno di questi temi, potremmo citarvi puntualmente le proposte che abbiamo avanzato nelle sedi parlamentari e presso i tavoli di discussione con tecnici, politici e cittadini. Ma veniamo al tema in discussione: la riforma del sistema pensionistico. Tanto credibili e concrete erano le nostre proposte che, su alcuni punti, neppure il Governo ha potuto negarne la validità, modificando il suo progetto iniziale; non abbastanza, però, da renderlo accettabile per noi, forze del

91 centrosinistra, né per i sindacati, né tantomeno per i lavoratori. La nostra proposta è alternativa a quella del centrodestra, in quanto si pone l'obiettivo di riequilibrare e potenziare il nostro sistema previdenziale, attraverso una riforma equa e moderna e non di intervenire sulle pensioni per finanziare i buchi delle pubbliche finanze, come state facendo voi. Riformare il sistema pensionistico per noi significa adeguamento delle pensioni al costo della vita, rafforzamento delle pensioni minime, incentivi al lavoro degli anziani, promozione della vecchiaia attiva, assicurazione di pensioni dignitose ai lavoratori precari e discontinui, soprattutto giovani, sviluppo della previdenza complementare, abolizione dei residui regimi pensionistici speciali, separazione della previdenza dall'assistenza, accelerazione della riforma Dini. Si tratta, insomma, di armonizzare il sistema pensionistico per far fronte alle esigenze di un paese come il nostro in cui la vita media è aumentata di due anni negli ultimi dieci. Il problema delle pensioni dunque esiste, non lo neghiamo, ma la ricetta proposta dal Governo non aiuta a risolverlo in modo duraturo e strutturale e ancora una volta, nel metodo e nel merito, non si preoccupa di salvaguardare i diritti dei cittadini, come un Governo serio avrebbe il dovere di fare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.

ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, signori ministri, onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio, per giustificare questa forzatura, afferma: era nei patti, l'ho promesso all'Ecofin. Ma, era nei patti o c'era uno scontro nella Casa delle libertà? Lo scontro c'era, era palese; era uno scontro di posizione: io voglio questo, tu me lo devi dare, poi il Presidente interviene... Intanto, l'Italia va male, sempre più male e tanti sono i segnali. Sono d'accordo con quanto rileva l'ANCI in ordine alle preoccupazioni dei sindaci sul futuro delle amministrazioni. Tagliando risorse ai comuni per recuperare soldi per motivi contabili, insomma per fare cassa, si realizzeranno meno asili, meno assistenza agli anziani, meno servizi ai cittadini. E, quando i comuni comunicano di disporre di risorse in più, il Governo dice di non spendere. L'esecutivo ha posto la questione di fiducia sulla riforma delle pensioni e il ministro ha spiegato che la decisione è una necessità, in quanto il paese ha bisogno di certezze. Appare chiaro che, probabilmente, il problema non è quello evidenziato dal ministro, ma il fatto che una maggioranza schiacciante, sempre in lite su qualsiasi questione, si rifugia in un sistema ormai istituzionalizzato volto a porre la fiducia su qualunque provvedimento. Tale fiducia, ultimamente un po' abusata, non permette al Parlamento di discutere, come invece sarebbe necessario. In un momento così difficile per l'economia, invece di costruire un dibattito serio sui problemi, si raccontano frottole, si sparge ottimismo, si dice che tutto va bene e che il Governo gode di ottima salute. Sappiamo che non è così, che la maggioranza lo è solo sulla carta e che quell'ottimismo su tutto, soprattutto sui conti pubblici, è fuori luogo. La politica di Tremonti, quella politica che si basava sulle invenzioni, sui condoni, sul Governo che non regola, comincia a dare i suoi frutti. Non si può continuare a mentire, ad utilizzare il solito tono da imbonitori: i conti non sono proprio a posto e l'entità prevista dalla manovra dimostra la difficoltà del debito e del deficit. Questi numeri non devono indurre ottimismo: gli imprenditori chiedono rigore ma anche iniziativa per lo sviluppo e l'esecutivo sottovaluta e svaluta anche il patto di stabilità. Esistono delle regole ma, a quanto pare, non vengono rispettate. È il momento della concertazione, delle discussioni, del confronto; dunque, non si può rispondere con la chiusura e con la fiducia obbligata. Sarebbe bello sapere in questo momento come verranno applicati i tagli per reperire le risorse, se si vogliono mantenere le promesse fatte. L'esecutivo attuale non ha ancora fatto chiarezza al suo interno e penso che sia difficile, in questa situazione, trovare il modo di agire. Da qui la necessità di far cassa; e la rapidità con cui si deve arrivare al risultato genera confusione istituzionale e sfiducia, anche perché vengono a mancare

92 alcuni correttivi che avrebbero procurato benefici, soprattutto per quanto riguarda il Mezzogiorno. In un momento in cui si taglia o si modifica, si blocca lo sviluppo di progetti che assicurano un certo progresso. Forse esiste un modo per far cassa e per destinare risorse alla previdenza, alla sanità e in generale alle necessità di uno Stato che continua ad indebolirsi. Forse, per far cassa, il Governo avrebbe dovuto impostare una più efficace lotta all'economia sommersa, difficile però da applicare da parte di chi ha portato avanti la politica dei condoni e del perdono fiscale, da parte di chi ha sempre detto che è giusto non pagare le tasse e ritiene poco furbo chi invece le paga (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia) Questa riforma delle pensioni, che vede la sua conclusione in Parlamento con il voto di fiducia, dà l'impressione, al contrario, di creare ancora maggiore sfiducia in un esecutivo che ormai arranca a stento e in salita, verso risultati opposti a quelli prefissati. Così non si riuscirà a rilanciare la competitività, né a mettere ordine nelle finanze pubbliche, per evitare l'aumento, già pesante, del carico fiscale.

PRESIDENTE. Onorevole Bottino, la invito a concludere.

ANGELO BOTTINO. In economia non si possono aggirare leggi e numeri né rinviare decisioni su riforme che hanno bisogno di attenzione e buonsenso. Ci vorrebbe forse maggiore senso dello Stato, ma chi lo fa questo annuncio?

PRESIDENTE. Porto a conoscenza dei colleghi che l'onorevole Bottino non aveva ancora esaurito il tempo a sua disposizione e avrebbe potuto usufruire ancora di 30 secondi. Ho avvertito l'onorevole con un po' di anticipo. Lo sottolineo perché è inutile protestare quando un collega esercita un suo diritto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Faccio presente che il tempo a disposizione del gruppo Margherita, DL-L'Ulivo è esaurito, ma le concedo comunque due minuti per svolgere il suo intervento. Ha facoltà di parlare, onorevole Bindi.

ROSY BINDI. Signor Presidente, la ringrazio, ma due minuti non sono sufficienti e quindi rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Mi rincresce, onorevole Bindi. Pensavo che la sua capacità di sintesi fosse pari all'eloquenza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.

NICOLA CRISCI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il miracolo annunciato tre anni fa è svanito. La riduzione delle tasse è sempre più confinata nella fantasia del Presidente del Consiglio: lo attendono un autunno denso di nubi ed una legge finanziaria dura e severa. La lunga e paludosa verifica ha un sapore antico. La crisi di Governo non è stata chiusa e le soluzioni adottate ci riportano indietro nel tempo, all'epoca dei Governi balneari. Il paese è più diviso, più debole, più insicuro, ed oggi, con la ventunesima fiducia posta su un provvedimento che riscrive il sistema previdenziale italiano nella generale insoddisfazione e con un diffuso dissenso, è ancora più difficile credere nell'azione positiva di un Governo che non si fida più neanche della sua stessa maggioranza. È un Governo che legifera sul sistema pensionistico incidendo, nell'immediato e nei prossimi anni, sul destino di milioni di donne e di uomini. Il Governo legifera chiedendo un voto di fiducia e privando ancora una volta il Parlamento delle proprie prerogative costituzionali. Impedisce una discussione doverosa su un tema delicatissimo come quello delle pensioni. Il Governo conferma ancora una volta, in un mix di arroganza e debolezza, il suo disprezzo verso un'istituzione democratica come il Parlamento e, incurante delle

93 posizioni dei rappresentanti dei lavoratori, chiede ai suoi parlamentari di non parlare, ma di votare in silenzio e di avere fiducia nel loro capo. Ma la crisi di Governo non si chiude, la crisi del berlusconismo è sotto gli occhi di tutti. Con la manovrina correttiva prima, pari a 7, 5 miliardi di euro, e poi con l'annuncio di un DPEF corrispondente ad almeno 24 miliardi di euro, si è celebrato ufficialmente il tramonto di Tremonti e della sua dannosa finanza creativa. E se il Governo ha la fiducia della sua maggioranza, certamente non ha più la fiducia del paese. Il paese chiede altro, ha bisogno di un'altra politica e di un altro Governo. L'opposizione tutta dovrà e - ne sono certo - saprà rapidamente e responsabilmente aprire con il e nel paese un confronto serio per definire un programma credibile e condiviso, che dovrà essere il programma del prossimo Governo Prodi. È questo che ci chiedono, è questo che chiedono alle opposizioni, è questo che le opposizioni faranno e, credo, sapranno fare. Tali considerazioni sulla preoccupante situazione del paese, sul merito del provvedimento e, ancor più, sul metodo seguito per la sua approvazione, rafforzano la mia valutazione fortemente negativa sulla controriforma delle pensioni approvata dalle destre. Tuttavia, voglio sperare nel buonsenso e nella libera decisione dei colleghi della maggioranza e chiedo loro di valutare e sostenere l'ordine del giorno con cui si impegna il Governo ad assumere idonee misure di tutela previdenziale per i lavoratori che sono e sono stati impegnati per periodi prolungati in attività produttive classificate a rischio di incidente rilevante, e che hanno quindi lavorato in condizioni di particolare disagio e pericolosità per la loro salute. Si chiede pertanto di assumere per questi lavoratori misure analoghe a quelle a suo tempo disposte per i lavoratori dell'area Seveso. Ritengo si tratti di un problema serio e meritevole di attenzione e voglio sperare che questa Assemblea, per una volta, sappia differenziarsi dal parere del Governo che, ottusamente, anche in questo caso è stato negativo (Applausi dei deputati del gruppo dei democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, signor ministro, il nostro ostruzionismo continua di fronte all'arroganza del Governo e della maggioranza. Avete infatti impedito una discussione seria e la votazione di emendamenti seri, da noi presentati. Avete impedito la discussione in Parlamento, così come avete rotto il confronto con i sindacati: tutti i sindacati sono contro questo provvedimento. L'ostruzionismo continua, perché è giusto che il paese sappia e che si lanci un allarme: in questa Assemblea, infatti, sta avvenendo uno scempio. Si tratta di un provvedimento odioso, che decide la vita e il futuro di milioni di lavoratori, tanto iniquo quanto assolutamente non necessario. È iniquo, onorevole Galli, ed è considerato tale anche dai lavoratori della Lombardia e della Padania, dai numerosi lavoratori del cosiddetto vostro popolo padano, che capiranno da che parte sta la Lega. La devolution ha un prezzo da pagare? La devolution in cambio della pelle di questi lavoratori e di questi futuri pensionati? Andate a dirlo ai lavoratori dipendenti del cosiddetto popolo padano! Un provvedimento tanto iniquo, dunque, quanto assolutamente non necessario. Vi è stato un allarmismo ingiustificato e falso: i dati evidenziano che la spesa previdenziale del nostro paese è cresciuta molto meno di numerosissimi altri paesi europei. Insistiamo nei nostri ordini del giorno, in quanto riteniamo che i problemi del sistema previdenziale siano ben altri (e a tale considerazione erano altresì ispirati i nostri emendamenti). Mi riferisco, in primo luogo, alla lotta all'evasione, che costituisce la vera, grande anomalia del nostro paese: altro che la spesa pensionistica! Ma la vostra è un'altra linea e un'altra scelta, ispirata alla cultura - si fa per dire - dei condoni (fiscale, ambientale e via dicendo). Questo Governo incentiva e premia - ricordiamo le parole del Presidente Berlusconi - chi non paga il dovuto (i contributi e le tasse). Si tratta della linea del vostro capo, del premier, del padrone della coalizione, del padrone di Mediaset. Perché la famiglia Berlusconi - che ha il 51 per cento delle azioni Mediaset ed è l'azionista di

94 maggioranza - ha risparmiato 130 milioni di euro, una cosa come 260 miliardi di vecchie lire, mentre 9 milioni e mezzo di pensionati vivono, anzi sopravvivono, carissimi colleghi della Lega, con dieci milioni di lire l'anno! Questa è la vergogna che continuate a portare avanti! Contro queste evasioni, contro queste anomalie servirebbero ispettori del lavoro, assunzioni straordinarie a tempo indeterminato. Anche sulla lotta al sommerso, i dati, quelli veri, dicono che è almeno il 17 per cento del PIL: altro che spesa previdenziale che rimane al 14, 32 per cento! Serviva rivalutare le pensioni, soprattutto di fronte all'inflazione. I conti non ci sono, sono tutti fasulli; adesso presenterete un DPEF - non sappiamo quando - presenterete una manovra finanziaria, ma avete avuto il coraggio di non indicare neppure il tasso di inflazione programmata. Ma di che parla, onorevole Maroni? Tutti gli impegni, gli ordini del giorno accettati, non accettati, le riformulazioni... Di che parlate se non saprete indicare al paese neppure il tasso di inflazione programmata? E come si difenderanno i salari e le pensioni di milioni di lavoratori? È una vergogna! Dovevamo tutelare i lavoratori più fragili, i più deboli, i genitori dei disabili gravi, i lavoratori senza continuità lavorativa, i lavoratori che svolgono lavori usuranti, quelli che aspettano le tutele garantite, i lavoratori esposti all'amianto, servivano forme di aiuto al reddito; ma per voi l'emergenza demografica c'è soltanto per tagliare le pensioni e non quando bisogna stanziare le risorse per il fondo per la non autosufficienza. Gli anziani li mandate nei supermercati, ma non aumentate le pensioni per permettere loro di comprare magari un condizionatore. È una vergogna, ed è contro questa vergogna che tutta l'opposizione sta facendo ostruzionismo. E il paese è con noi, protesterà, sciopererà! Questo non è soltanto un provvedimento iniquo e pernicioso, ma è un provvedimento che porterà uno scontro...

PRESIDENTE. Bisogna che concluda, onorevole Maura Cossutta (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...

MAURA COSSUTTA. ...un conflitto sociale che pagherete pesantemente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cossutta (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Ha superato di 13 secondi il tempo a sua disposizione: non è la morte di nessuno!

MAURA COSSUTTA. I secondi sono come le fiducie!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Riccio. Ne ha facoltà.

EUGENIO RICCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo tante doglianze, desidero brevemente ringraziare il Governo per il pieno accoglimento del mio ordine del giorno n. 63, che non è altro che il naturale secondo tempo di un mio precedente ordine del giorno già accettato dal Governo. L'ordine del giorno affronta ancora una volta l'annoso problema del computo dei contributi versati dai lavoratori atipici - i Co.Co.Co - presso l'assicurazione generale obbligatoria INPS. Oggi i Co.Co.Co hanno la facoltà di chiedere il computo di detti contributi solo nell'ambito della gestione speciale alla quale sono iscritti, mentre non possono farlo nell'ambito dell'assicurazione generale obbligatoria, e ciò è una palese ingiustizia oltre che una discriminazione a danno di una categoria di lavoratori che è divenuta in questi anni di alcuni milioni e probabilmente oggi costituisce il riferimento principale del mercato del lavoro. I Co.Co.Co hanno ricevuto una adeguata attenzione dalla riforma Biagi ed anche per l'adeguamento dell'aliquota contributiva di cui all'articolo 45 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269. In sede di finanziaria 2004 ebbi a presentare un ordine del giorno che impegnava il Governo ad

95 adottare apposita iniziativa legislativa volta a colmare la lacuna denunciata. Il Governo accolse molto favorevolmente l'iniziativa. Ora si fa un passo in avanti, impegnando il Governo ad adottare, nell'ambito dei decreti legislativi che saranno emanati in attuazione della legge di delega, misure che consentano ai Co.Co.Co di chiedere il computo dei citati contributi nell'ambito dell'assicurazione generale obbligatoria. Si colmerà in tal modo una ingiustizia; si compirà un vero atto di socialità. La particolare natura del lavoro atipico imponeva il riconoscimento di questa facoltà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Voglio far presente ai colleghi del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo che il tempo a loro disposizione è di quindici minuti. Non è colpa mia! I colleghi Pennacchi, Carli, Benvenuto e Lucidi sono quattro e se si accordano tra loro il problema non sussiste; mi dispiace poi dover togliere la parola. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, queste misure sul sistema pensionistico italiano, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, provocano effetti molto gravi e seri, perché costituiscono un taglio alla ricchezza pensionistica degli italiani, sopprimendo di fatto il pensionamento di anzianità, senza creare le condizioni affinché la previdenza complementare si sviluppi, anzi ostacolando questo sviluppo, visto che i fondi pensione su base negoziale vengono equiparati ai conti assicurativi individuali. Abbiamo molto discusso di tutti questi temi, anche se la posizione della fiducia espropria il Parlamento delle sue funzioni e blocca la possibilità che la discussione abbia degli esiti, ma ormai è il momento di chiederci anche il perché tutto ciò accade, compreso questo esproprio. È certo che questo non accade per ragioni di sostenibilità finanziaria, come invece spesso si è detto. E basta a dimostrare che non vi sono ragioni di sostenibilità finanziaria il fatto che le misure che verranno adottate saranno poi concretamente applicate dal 2008: vi è un rinvio della loro effettività e questo vuol dire che non c'è alcuna emergenza finanziaria, altrimenti le misure stesse verrebbero applicate immediatamente. Inoltre, noi sappiamo da tutti i dati che regolarmente ormai da molti anni la Ragioneria mette a nostra disposizione che le riforme - quelle sì vere riforme, non come questa controriforma pensionistica di cui stiamo discutendo - adottate negli anni Novanta hanno realizzato la stabilizzazione della spesa pensionistica rispetto al PIL, una spesa che sarebbe cresciuta arrivando al 23 per cento del prodotto interno lordo senza le riforme adottate, e che, secondo le previsioni della Ragioneria, è oggi intorno al 14 per cento del PIL, mentre alla fine del periodo di previsione sarà addirittura al di sotto del 14 per cento del PIL: vi si è realizzata quindi una stabilizzazione. Non vi è dunque alcuna emergenza finanziaria; nemmeno possiamo ritenere che tutto questo accada per ragioni di equità o per dare maggiore flessibilità al nostro sistema pensionistico; anzi, al contrario, le misure, che sono anche state adottate con notevole caoticità e contraddittorietà, distruggono uno dei requisiti più importanti del sistema pensionistico messo in atto dalla legge n. 335 del 1995, cioè la possibilità di scegliere, ad esempio, l'età di pensionamento nell'arco di vita tra i 57 e i 65 anni (come allora previsto). Tale flessibilità era anche un grande vantaggio per le imprese, le quali, come abbiamo a lungo motivato, hanno a volte, per ristrutturazioni o per turnover, motivi per spingere i lavoratori, appena raggiunti i requisiti per il pensionamento di anzianità, ad andare in pensione: non potranno avvalersi di questo canale di flessibilità. Le ragioni, dunque, per cui tutto questo accade sono altre; sono, in primo luogo, ragioni di utilizzo della materia pensionistica come oggetto di ricatto generalizzato: la materia pensionistica viene usata come uno scalpo. Peccato che lo scalpo in questione - da offrire a Bruxelles, all'Unione europea - appartenga alle lavoratrici ed ai lavoratori italiani, ai cittadini italiani. Del resto, il Presidente del Consiglio l'ha ricordato quando ha ricattato i suoi alleati: per far accettare alla Lega, ad esempio, di votare la fiducia.

96 Tutto ciò avviene perché è stata distrutta la finanza pubblica italiana e, con essa, il risanamento attuato dai Governi di centrosinistra. Oggi, si è totalmente incapaci di porre rimedio alla distruzione che è davanti ai nostri occhi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carli, al quale raccomando la sintesi che ho invano richiesto poco fa. Ha facoltà di parlare, onorevole Carli.

CARLO CARLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è molto grave che il Governo ed il ministro Maroni non abbiano voluto accettare il mio ordine del giorno n. 9/2145-B/83, con il quale propongo, in sostanza, di estendere i diritti assicurati alle lavoratrici dipendenti, alle lavoratrici che, sempre di più, vengono assunte tramite tipologie contrattuali che non le tutelano adeguatamente in caso di maternità. Il Governo e la maggioranza hanno blindato il provvedimento in esame ed hanno impedito, in tal modo, che avesse luogo un confronto parlamentare (non solo tra maggioranza ed opposizione, perché anche all'interno della stessa maggioranza è stato impedito ai deputati di esprimere opinioni e valutazioni e di dare un contributo). Inoltre, signor ministro Maroni, cosa le ha fatto cambiare idea rispetto alla dichiarazione secondo la quale sulle pensioni la fiducia non serviva?

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Non ho cambiato idea!

CARLO CARLI. Come abbiamo visto, signor ministro, così non è stato. Sarebbe interessante che lei ci esponesse le ragioni per le quali ha cambiato così profondamente e radicalmente la sua opinione. Inoltre, signor ministro, tengo a dirle - ma lei lo sa già - che, nel nostro paese, ci sono condizioni estese di povertà: dai dati dell'INPS risulta che oltre otto milioni e mezzo di pensionati vivono con un reddito inferiore a 750 euro mensili e che la metà non raggiunge i 516 euro al mese! Quindi, le questioni della povertà e dell'emarginazione sociale dei pensionati al minimo si sono aggravate per effetto della forte spinta inflazionistica e dei rincari che hanno colpito pesantemente proprio i settori in cui i pensionati sono più sensibili (generi alimentari e tariffe). Il provvedimento in esame è profondamente ingiusto e profondamente sbagliato! Sono convinto che esso sarà senz'altro modificato: ciò accadrà quando noi - presto - andremo al Governo. Le stesse organizzazioni sindacali hanno affermato che, prima del 2008, la loro forza e la mobilitazione parlamentare porteranno a modificare un provvedimento che è profondamente ingiusto e dannoso per la nostra società (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Carli per avere espresso la sua dichiarazione di voto in tre minuti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ricordo che restano a disposizione del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo otto minuti. Ha facoltà di parlare, onorevole Benvenuto.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, anzitutto, dichiaro di voler aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Lucidi n. 9/2145-B/197, sostanzialmente identico all'ordine del giorno Buontempo n. 9/2145-B/53. Inoltre, insisto sulle precisazioni fornite dal ministro. Richiamo altresì l'attenzione del Governo e di tutti i colleghi su una modifica che è stata introdotta al Senato di «soppiatto» e che non è stato possibile discutere perché il Governo ha posto la questione di fiducia prima al Senato e poi alla Camera. Quanto è avvenuto è particolarmente grave perché a favore degli inquilini dell'ENPAF, l'ente di previdenza dei farmacisti, si era espresso, in maniera molto argomentata, anche il Consiglio di

97 Stato. Il parere del Consiglio di Stato è stato cancellato da un'interpretazione inserita nel testo su cui è stata chiesta la fiducia al Senato e confermata alla Camera. Il ministro ha proposto alcune modifiche dell'ordine del giorno, aggiungendo che il Governo non può farsi garante della salvaguardia dei diritti degli inquilini. Il ministro ha affermato, inoltre, che si deve rispettare l'autonomia dell'ENPAF. Più che salvaguardare l'autonomia dell'ENPAF (capisco quali possano essere le pressioni), inviterei il Governo a rispettare l'autonomia del Consiglio di Stato e del TAR di esprimere giudizi. Sarebbe auspicabile, parlando di autonomia, che fosse salvaguardata l'autonomia del Governo rispetto a pressioni esterne, lobbistiche, che anche l'onorevole Buontempo ha duramente stigmatizzato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, precedentemente ho illustrato le ragioni che sottendono il mio ordine giorno n. 9/2145-B/197 (si tratta di una grave analisi illustrata, poco fa, anche dal collega Benvenuto) ed ho esposto gli auspici rispetto al voto finale sul provvedimento in esame. Chiedo al ministro di rivedere il parere espresso sul mio ordine del giorno. Se lei confermasse tale parere, il suo, più che un giudizio, sembrerebbe un pregiudizio sul merito dell'ordine del giorno stesso. L'ora tarda potrebbe aver indotto il ministro a non accorgersi che il contenuto del mio documento di indirizzo è molto simile a quello dell'ordine del giorno del collega Buontempo, accettato dal Governo. Oltretutto, nel mio ordine del giorno manca quella parte che il ministro ha chiesto al collega Buontempo di eliminare. Tornando al mio ordine del giorno, ricordo ancora una volta, ad un'aula che gradualmente si sta riempiendo, che l'oggetto è davvero importante e riguarda la vita di molte famiglie ed in particolare un diritto importante, essenziale, ormai difficile da ottenere nel nostro paese: il diritto alla casa. Vorrei invitare il ministro Maroni ad una riflessione. Oggi, il diritto alla casa non può rimanere estraneo alle politiche di welfare di uno Stato. Non possiamo concepire modelli di welfare e confrontarci su di essi senza sapere che attraverso questo diritto si misura davvero la possibilità di una persona, di una famiglia di vivere nella società. In questo ordine del giorno si affronta anche una questione di giustizia sociale che non interessa soltanto le famiglie degli inquilini dell'ENPAF, che hanno atteso e auspicato, attraverso la precedente previsione legislativa, di acquistare le case, ma tutti i cittadini ai quali dobbiamo lanciare il messaggio che non ci si schiera dalla parte di chi, con arguzia, perché ha più potere economico, può incidere su un percorso legislativo o sulle scelte del Governo. Questo sarebbe molto grave. Pertanto, rinnoviamo l'invito al Governo a voler tener conto, nel dispositivo, della gravità della situazione e a favorire le trattative. Non conosco la sua formulazione, signor ministro; noi comunque auspichiamo che il Governo mantenga uno sguardo vigile su ciò che accadrà dopo l'approvazione di questo provvedimento. Se dagli inquilini sarà richiesta la sede opportuna per una trattativa e se questa potrà essere avviata, auspichiamo che la stessa ottenga dal Governo la massima attenzione affinché si possa procedere e andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, intervengo brevemente per chiedere al Governo una riconsiderazione del parere espresso sul mio ordine del giorno n. 9/2145-B/50, che porta la firma anche di tutti i parlamentari di Alleanza nazionale. In fin dei conti, l'ordine del giorno non prevede altro che l'attivazione di procedure già previste dalla legge, e in particolare dal decreto legislativo n. 374 del 1993. Si chiede di intraprendere delle iniziative per convocare il tavolo previsto dalla legge, che prevede di sottoporre al consiglio sindacale e agli altri componenti dello stesso consiglio la valutazione dell'inserimento della

98 categoria dei pescatori, dei marittimi imbarcati tra le categorie usuranti. La stessa categoria, mi permetto di ricordarlo al ministro, era già prevista nella tabella A dello stesso decreto legislativo n. 334 del 1993. Soltanto successivamente questa indicazione fu inspiegabilmente abolita. Vorrei pregare il ministro di approfondire questo tema. Insistiamo affinché venga espresso un parere positivo sul mio ordine del giorno n. 9/2145-B/50.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il sistema previdenziale italiano è sicuramente influenzato dalla rivoluzione demografica in corso (caratterizzata sia dall'abbassamento della natalità sia da quello della mortalità) e richiede quindi maggiori risorse per essere alimentato. Il problema delle pensioni esiste. L'invecchiamento della popolazione riduce la redditività dei nostri sistemi pensionistici al punto che, a parità di aliquote contributive, non sarà più possibile erogare le pensioni per le prossime generazioni. La riforma Dini ha già affrontato i nodi strutturali che rischiavano di provocare una vera e propria implosione della spesa previdenziale, introducendo un sistema di calcolo contributivo che gradualmente avrebbe dovuto sostituire il vecchio sistema retributivo, salvo apportare, in fase di verifica, aggiustamenti da attuare nel periodo dal 2001 al 2005. Ebbene, in seguito alla pubblicazione dei dati definitivi del censimento ISTAT del 2001 sulla struttura demografica della popolazione, il numero degli italiani risulta stabile. Ciò che è cambiato, invece, è il rapporto fra bambini ed anziani: per ogni bambino ci sono 3,4 anziani; sono, inoltre, raddoppiati gli ultracentenari. Questi fenomeni porteranno ad un netto peggioramento del trattamento pensionistico dovuto alla riduzione dei contributi versati e ad un aumento del costo delle prestazioni previdenziali per l'allungamento della vita media. Soltanto in pochi casi si supererà il 50 per cento dell'ultimo compenso o dell'ultima retribuzione. Il Governo, però, ha scelto di fare questa riforma, in questo momento e in tempi brevissimi, perché ha urgenza di regolarizzare i conti interni, modificando le regole delle pensioni. Questa riforma, com'è stata presentata dal Governo, e nei tempi con cui è stata presentata, non c'entra nulla con i problemi della previdenza, né mira a risolverli: serve solo a far quadrare i conti del bilancio interno, con i parametri richiesti dall'Europa. Non sorprende, dunque, che e abbiano enfatizzato l'assoluta necessità di intervenire sul sistema pensionistico per garantire la sua sostenibilità finanziaria, la valenza europea di tale riforma e la sua presunta equità, evitando ogni riferimento allo scontro generazionale. In realtà, l'attuale riforma è tutt'altro che socialmente equa: di tutto si può parlare, ma sicuramente non di equità della riforma delle pensioni! Infatti, l'aumento delle aliquote contributive e l'irrigidimento dei criteri di accesso al sistema pensionistico accollano i costi della riforma ai lavoratori, mentre la riduzione della generosità delle prestazioni danneggia i pensionati. Si tratta di una riforma concepita per incidere a danno dei lavoratori e dei pensionati, e pertanto è una riforma che deve essere assolutamente rivista e modificata. A ben vedere, anche l'equiparazione dei fondi pensione contrattuali a quelli aperti, gestiti quasi sempre dalle assicurazioni, mina alla base la finalità sociale del sistema previdenziale. Le compagnie e le assicurazioni, infatti, premevano da tempo per la completa equiparazione, anche fiscale, dei fondi pensione. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che i fondi pensione hanno una finalità sociale che sicuramente non rientra in quella delle compagnie assicurative, le cui prestazioni, infatti, non formeranno oggetto di negoziazione con le parti sociali, rappresentate dalle organizzazioni sindacali. In questa riforma, inoltre, si trascura totalmente il problema dei contributi dei lavoratori autonomi, che risulterebbero estremamente danneggiati dalla nuova disciplina e per i quali si prevede la possibilità di aumentare la contribuzione, attualmente intorno al 17 per cento, con la conseguenza che, per tale categoria, a seguito della riforma si manifesterà comunque la necessità di ricorrere

99 sempre alla previdenza integrativa. D'altra parte, il progetto del Governo di dirottare verso i fondi pensione, attraverso il meccanismo del silenzio-assenso, gli accantonamenti futuri del trattamento di fine rapporto è una soluzione che riguarda solo 11 milioni di lavoratori, tralasciando i restanti 11 milioni di lavoratori autonomi, che più di tutti avranno bisogno della pensione integrativa. Infatti a regime, dopo la riforma, con una contribuzione obbligatoria del 33 per cento, i dipendenti potranno contare su un rapporto tra pensione ed ultima retribuzione pari al 61 per cento. Per gli 11 milioni di lavoratori autonomi, invece, sui quali grava una contribuzione effettiva del 10-16 per cento, tale rapporto sarà compreso...

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia...

LELLO DI GIOIA. ...tra il 22-23 ed il 31 per cento. È inevitabile, come già detto, che si debbano integrare i contributi obbligatori...

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, il tempo a sua disposizione è esaurito e le sarei grato se concludesse!

LELLO DI GIOIA. Tento di concludere rapidamente...

PRESIDENTE. Non deve tentare, lo deve fare!

LELLO DI GIOIA. Tento di tentare di concludere rapidamente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...

LUIGI MURATORI. Basta!

LELLO DI GIOIA. Egregio Presidente, credo che le proteste siano un atto di grande inciviltà, perché ogni volta noi ascoltiamo con dovuta pazienza gli interventi, anche inconcludenti, che sistematicamente fate da quella parte! Vergognatevi anche per questo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche - Vivi commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ora però concluda, perché altrimenti fa vergognare me di non averla interrotta!

LELLO DI GIOIA. Io concludo...

PRESIDENTE. Ed io ho dei doveri verso tutti, anche verso di lei!

LELLO DI GIOIA. Concludo dicendo questo, signor Presidente: che la riforma andrà ad incidere tra i più deboli e sui più deboli e noi saremo con le organizzazioni sindacali per difendere i diritti dei cittadini e dei lavoratori italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-L'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche - Vivi commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei rilevare che, quando si pratica l'ostruzionismo, si crea un problema che riguarda non solo l'esercizio di un diritto, ma anche la limitazione dello stesso nei tempi previsti. Pertanto, quando si va oltre, non si commette qualcosa di cattivo, ma si fa qualcosa che non corrisponde agli impegni che si sono assunti nel momento in cui si è scelto questo tipo di

100 battaglia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone, alla quale ricordo che ha 5 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, le misure assunte con il provvedimento in esame sono assai gravi, come hanno già spiegato, in maniera eccelsa, i miei colleghi. Siamo in tanti a dirlo, ma sono in tanti a pensarlo nel popolo italiano e tra i cittadini italiani. Non ci sono misure di tutela di natura previdenziale specifica. Sono misure contro i più deboli. Noi staremo dalla parte dei più deboli. Penso che sarebbero stati ben altri i provvedimenti da prendere, a partire, ad esempio, da quelli contenuti in alcuni nostri ordini del giorno, come l'esigenza di avere più ispettori del lavoro, con una specifica competenza: verificare gli evasori contributivi. Si tratta di una misura molto importante ed utile. Si potevano e dovevano colpire coloro che danneggiano la previdenza, ed i lavoratori in particolare. Vorrei, inoltre, parlare a proposito di due ordini del giorno che vorrei sottoscrivere: sono, rispettivamente, gli ordini del giorno Bellini n. 9/2145-B/44 e Buontempo n. 9/2145-B/53. Sottoscrivo il primo, assolutamente analogo per materia a quello a mia prima firma n. 9/2145- B/199, e che, sostanzialmente, pone il problema relativo ai ballerini ed ai tersicorei. Riguardo a queste categorie, nel provvedimento sono previste misure assolutamente incomprensibili e quasi risibili.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (Ore 23,48)

GABRIELLA PISTONE. Sottoscrivo anche l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2145-B/53, poiché anche il nostro ordine del giorno Lucidi n. 9/2145-B/197 riguarda il problema dell'ENPAF, sollevato in aula - in maniera molto calorosa - dal collega Buontempo, con il quale ci siamo trovati mille e una volta a sostenere le stesse identiche ragioni presso i comitati degli inquilini dell'ENPAF. Vorrei dire al collega Buontempo che questa era un'occasione d'oro per dimostrare il suo dissenso verso la propria maggioranza rispetto a tale tema ed a tanti altri che, evidentemente, non sono da lui condivisi. Vorrei poi sommessamente suggerire al ministro Maroni di rivedere la propria posizione sull'ordine del giorno Lucidi n. 9/2145-B/197, che riguarda una questione molto delicata e sulla quale sia il TAR sia il Consiglio di Stato si sono espressi. Non accettarlo significa dare un giudizio contrario a ciò che una parte della magistratura ha già espresso, con giudizi assolutamente netti e condivisibili, dal nostro punto di vista. Chiedo anche che sia espresso un giudizio positivo su ordini del giorno specifici, come quello riguardante l'amianto, perché ritengo sia assolutamente nostro dovere, come parlamentari, essere custodi di alcuni lavoratori che hanno solo pagato nella propria vita lavorativa e che non hanno bisogno di subire ulteriori atteggiamenti negativi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto e venti secondi di tempo. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, domando un po' di attenzione al ministro Maroni, perché credo che non abbia letto attentamente il mio ordine del giorno n. 9/2145-B/97, volto a chiedere che si rispetti ciò che Berlusconi ha detto in una trasmissione televisiva di fronte a Bruno Vespa, quando ha siglato il «contratto con gli italiani». Vi era l'impegno a dare un milione di lire a tutti i pensionati. È un impegno che avete sottoscritto. Chiedo che il Governo si impegni a tener conto degli accordi sottoscritti! Qualora il ministro Maroni non avesse letto il mio ordine del giorno n. 9/2145-B/97, lo invito a chiedere il parere al ministro Giovanardi o ad altri ministri, perché si tratta di affermazioni che

101 avete fatte ed è strano che ciò che avete affermato non siete neanche in grado di accoglierlo come ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. Ricordo all'onorevole Boato che ha cinque minuti di tempo a disposizione.

MARCO BOATO. Signor Presidente, cercherò di essere più sintetico e di svolgere il mio intervento in un tempo più breve. Vorrei ringraziare il ministro Maroni che, in sede di formulazione puntuale dei pareri, al di là dei dissensi e dei consensi che possiamo manifestare, ha attirato la nostra attenzione sul mio ordine del giorno n. 9/2145-B/56, sottoscritto anche dai colleghi Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio e Zanella, riguardante i cosiddetti fondi pensione etici. Tale ordine del giorno - che fa riferimento all'articolo 1, comma 2, del provvedimento in esame, concernente le forme pensionistiche complementari, collettive e individuali a cui conferire il trattamento di fine rapporto - impegna il Governo ad adottare opportune iniziative per incentivare la diffusione dei fondi pensione etici socialmente ed ecologicamente responsabili. Mi sembra che il ministro Maroni accetti questa parte dell'ordine del giorno e proponga una riformulazione per la restante parte. Si stabilisce, infatti, per essi una tassazione più favorevole, senza quantificarla - come noi facciamo - rispetto al regime tributario previsto per i fondi pensione stabiliti dal decreto legislativo n. 124 del 1993 e successive modificazioni. Il ministro ci ha chiesto anche di stralciare dal dispositivo dell'ordine del giorno la parte in cui cerchiamo di specificare meglio le caratteristiche di questi fondi etici. Vorrei ringraziarlo dell'attenzione che ha prestato e vorrei ricordare che, in sede di espressione del parere, ha fatto riferimento all'articolo 1, comma 2, lettera l), della delega, nella quale (ho svolto un controllo anche per rispetto alle sue osservazioni) si fa riferimento all'obbligo di specificare, per le forme pensionistiche complementari, se e in quale misura siano presi in considerazione aspetti sociali, etici ed ambientali nella gestione delle risorse così come nell'esercizio dei diritti legati alla proprietà. Vorrei solo ricordare - almeno affinché ne resti traccia negli atti dell'Assemblea - che, in modo pienamente compatibile con quanto scritto nella lettera l), del comma 2, dell'articolo 1, il nostro ordine del giorno, nella parte che il ministro ci chiede di riformulare, intendeva definire a tal fine come etici quei fondi che dichiarano, tra i criteri guida degli investimenti, criteri morali orientati su imprese che in primo luogo adottano politiche virtuose in tema di rispetto dell'ambiente; in secondo luogo, rispettano i diritti umani e, in particolare, bandiscono lo sfruttamento del lavoro minorile e infantile; in terzo luogo, favoriscono lo sviluppo dell'occupazione; in quarto luogo, rispettano l'etica professionale nella conduzione degli affari; in quinto luogo, non investono nel settore degli armamenti, del gioco d'azzardo e della pornografia ed infine non praticano sperimentazioni non rispettose della salute e del benessere degli animali. Poiché miriamo alla sostanza e prendiamo atto positivamente del fatto che il ministro ha accettato l'ordine del giorno, purché riformulato, accogliamo la richiesta di riformulazione e non insisteremo per la votazione. Però, ci tenevo che rimanesse traccia nel nostro dibattito, pur così difficile, e nel nostro resoconto stenografico di quali fossero le esplicitazioni delle finalità che fanno riferimento alla lettera l) del comma 2 dell'articolo 1, in modo che, in sede di esercizio della delega, il Governo ne possa comunque tenere conto. La ringrazio, signor Presidente, anche per l'attenzione prestata all'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo e della Margherita, DL- L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà. Ricordo all'onorevole Gasperoni che ha 30 secondi di tempo a disposizione.

102 PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al ministro Maroni di riconsiderare il parere espresso sul mio ordine del giorno n. 9/2145-B/32, in considerazione del fatto che poche decine di ex funzionari dell'INPS attendono la realizzazione di un impegno teso a sanare una situazione di stridente disparità. Si tratta, signor ministro, di far sì almeno che l'INPS soprassieda alla richiesta di restituzione di somme pensionistiche del passato in termini di sanatoria.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, chiedo ai colleghi se insistano o meno per la votazione degli ordini del giorno.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal momento che alcuni colleghi hanno chiesto al Governo se intendeva riconsiderare il parere è espresso, vorremmo sapere qual è la posizione del ministro: può anche non accettarli!

PRESIDENTE. Il Governo si esprimerà in sede di votazione. Prendo atto che l'onorevole Francesca Martini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/1, accolto come raccomandazione. Prendo atto che gli onorevoli Dario Galli e Guido Giuseppe Rossi accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n.9/2145-B/2 e n.9/2145-B/3. Prendo altresì atto che gli onorevoli Biondi e Fiori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/2145-B/4 e n. 9/2145-B/5. Prendo atto, infine, che l'onorevole Daniele Galli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/6. Chiedo all'onorevole Molinari se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/7.

GIUSEPPE MOLINARI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molinari n. 9/2145-B/7, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 497 Maggioranza 249 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 287).

Chiedo all'onorevole Pasetto se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/8.

GIORGIO PASETTO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pasetto n.

103 9/2145-B/8, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 494 Maggioranza 248 Hanno votato sì 209 Hanno votato no 285).

Prendo atto che i presentatori degli identici ordini del giorno Delbono n. 9/2145-B/9, Benvenuto n. 9/2145-B/10 e Di Giandomenico n. 9/2145-B/148 accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione. Chiedo all'onorevole Castagnetti se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/11.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castagnetti n. 9/2145-B/11, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 495 Maggioranza 248 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 284).

Chiedo all'onorevole Camo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/12.

GIUSEPPE CAMO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Camo n. 9/2145-B/12, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 494 Maggioranza 248 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 284).

Prendo atto che l'onorevole Strano accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo del giorno n. 9/2145-B/13.

104 Prendo atto che l'onorevole Perrotta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/14. Chiedo all'onorevole Santori se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/15.

ANGELO SANTORI. No, signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di riconsiderare questo ordine del giorno, soprattutto nella lettera a), dove si chiede di rivedere le disposizioni concernenti la determinazione induttiva del fabbisogno di manodopera, sulla base di criteri oggettivi. Per quanto riguarda la lettera d), si invita il Governo a recepire le indicazioni contenute nell'avviso comune per l'emersione del lavoro irregolare nel settore dell'agricoltura.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Santori n. 9/2145-B/15 modificando il parere precedentemente espresso.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bottino accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno 9/2145-B/16. Prendo altresì atto che l'onorevole Duilio accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/17. Prendo atto infine che i presentatori degli ordini del giorno Squeglia n. 9/2145-B/18, Lusetti n. 9/2145-B/19, Montecchi n. 9/2145-B/20 e Gastaldi n. 9/2145-B/21 non insistono per la votazione. Chiedo all'onorevole Annunziata se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/21.

ANDREA ANNUNZIATA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Annunziata n. 9/2145-B/21, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Presenti 498 Votanti 495 Astenuti 3 Maggioranza 248 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 285).

Chiedo all'onorevole Carbonella se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/22.

GIOVANNI CARBONELLA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Sta bene. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carbonella n. 9/2145-B/22, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

105 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Presenti 504 Votanti 501 Astenuti 3 Maggioranza 251 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 289).

Prendo atto che l'onorevole Ruggeri insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/23. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruggeri n. 9/2145-B/23, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Presenti 499 Votanti 497 Astenuti 2 Maggioranza 249 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 287).

Prendo atto che l'onorevole Santino Adamo Loddo insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/24. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santino Adamo Loddo n. 9/2145-B/24, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Presenti 499 Votanti 497 Astenuti 2 Maggioranza 249 Hanno votato sì 215 Hanno votato no 282).

Prendo atto che l'onorevole Tonino Loddo insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/25. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tonino Loddo n. 9/2145-B/25, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

106 (Presenti e Votanti 496 Maggioranza 249 Hanno votato sì 209 Hanno votato no 287).

Prendo atto che l'onorevole Marino insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/26. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marino n. 9/2145-B/26, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Presenti 499 Votanti 498 Astenuti 1 Maggioranza 250 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 286).

Chiedo all'onorevole Fusillo se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/27.

NICOLA FUSILLO. No, signor Presidente e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fusillo n. 9/2145-B/27, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 501 Maggioranza 251 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 290).

Prendo atto che l'onorevole Rocchi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/28. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rocchi n. 9/2145-B/28, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

(Presenti 495 Votanti 493 Astenuti 2

107 Maggioranza 247 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 286).

Prendo atto che l'onorevole Reduzzi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/29. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Reduzzi n. 9/2145-B/29, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 500 Maggioranza 251 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 289).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Banti n. 9/2145-B/30 e Ladu n. 9/2145-B/31, non accettati dal Governo, insistono per la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Banti n. 9/2145-B/30, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 496 Maggioranza 249 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 284).

Prendo atto che l'onorevole Fusillo non è riuscito ad esprimere il proprio voto. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ladu n. 9/2145-B/31, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 500 Maggioranza 251 Hanno votato sì 214 Hanno votato no 286).

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Gasperoni n. 9/2145-B/32.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, a condizione che nel dispositivo, dopo le parole «al fine di» vengano inserite le parole «impegnare l'INPS a», il Governo accetta l'ordine del giorno Gasperoni n. 9/2145-B/32.

108 PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Gasperoni accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Guerzoni n. 9/2145-B/33 e Agostini n. 9/2145- B/34, non accettati dal Governo, insistono per la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guerzoni n. 9/2145-B/33, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 502 Maggioranza 252 Hanno votato sì 213 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostini n. 9/2145-B/34, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 502 Votanti 501 Astenuti 1 Maggioranza 251 Hanno votato sì 213 Hanno votato no 288).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Di Serio D'Antona n. 9/2145-B/35 non accettano la riformulazione proposta dal Governo ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Serio D'Antona, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 495 Astenuti 1 Maggioranza 248 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 285).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Sciacca n. 9/2145-B/36, Motta n. 9/2145-B/37, Pennacchi n. 9/2145-B/38, Cordoni n. 9/2145-B/39, Diana n. 9/2145-B/40, Lulli n. 9/2145-B/41, Battaglia n. 9/2145-B/42 e Trupia n. 9/2145-B/43, non accettati Governo, insistono per la votazione dei loro ordini del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sciacca n.

109 9/2145-B/36, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 499 Maggioranza 250 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Motta n. 9/2145-B/37, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 499 Maggioranza 250 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pennacchi n. 9/2145-B/38, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 495 Maggioranza 248 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cordoni n. 9/2145-B/39, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 493 Maggioranza 247 Hanno votato sì 209 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Diana n. 9/2145-B/40, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 498

110 Astenuti 1 Maggioranza 250 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lulli n. 9/2145-B/41, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 495 Maggioranza 248 Hanno votato sì 214 Hanno votato no 281).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Battaglia n. 9/2145-B/42, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti e Votanti 497 Maggioranza 249 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Trupia n. 9/2145-B/43, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 502 Votanti 500 Astenuti 2 Maggioranza 251 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 290).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bellini n. 9/2145-B/44 e Anna Maria Leone n. 9/2145-B/45 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno, accettati dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Ranieli accede all'invito al ritiro avanzato dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/46. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Peretti n. 9/2145-B/47 e Mereu n. 9/2145-B/49 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno, accettati dal Governo. Passiamo all'ordine del giorno Cristaldi n. 9/2145-B/50

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

111 PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, se riformulato come avevo precedentemente chiesto, cioè eliminando i tre paragrafi della premessa, il Governo accetta l'ordine del giorno Cristaldi n. 9/2145-B/50.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Cristaldi accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, essendo il mio ordine del giorno n. 9/2145-B/51 di contenuto analogo all'ordine del giorno Cristaldi n. 9/2145-B/50, chiedo al Governo l'opportunità di riformularlo perché possa essere accettato.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/2145-B/51, a condizione che venga riformulato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo accede alla richiesta di riconsiderare il parere precedentemente espresso sull'ordine del giorno Marinello 9/2145-B/51 e che i presentatori non insistono per la votazione. Prendo atto che l'onorevole Giacco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/52, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Buontempo n. 9/2145-B/53 e Nannicini n. 9/2145-B/54 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Nan n. 9/2145-B/55, non accettato dal Governo, insistono per la votazione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan n. 9/2145-B/55, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 489 Astenuti 8 Maggioranza 245 Hanno votato sì 215 Hanno votato no 274).

Prendo atto che l'onorevole Boato accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/56, accettato dal Governo. Prendo, altresì, atto che l'onorevole Bulgarelli accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/57, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Cento n. 9/2145-B/58, Cima n. 9/2145-B/59 e Pecoraro Scanio n. 9/2145-B/60, non accettati del Governo, insistono per la votazione dei loro ordini del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cento n.

112 9/2145-B/58, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 498 Astenuti 3 Maggioranza 250 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 291).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cima n. 9/2145-B/59, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 504 Votanti 493 Astenuti 11 Maggioranza 247 Hanno votato sì 204 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/2145-B/60, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 500 Votanti 495 Astenuti 5 Maggioranza 248 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 297).

Prendo atto che l'onorevole Zanella non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/61, accettato dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Lion insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/62, non accettato dal Governo. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lion n. 9/2145-B/62, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 497 Astenuti 4

113 Maggioranza 249 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 286).

Prendo atto che l'onorevole Riccio non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/63, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Crisci n. 9/2145-B/64, Magnolfi n. 9/2145- B/65, Ruzzante n. 9/2145-B/66, Bettini n. 9/2145-B/68, Roberto Barbieri n. 9/2145-B/69, Bandoli n. 9/2145-B/70 e Angioni n. 9/2145-B/71, non accettati del Governo, insistono per la votazione dei loro ordini del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crisci n. 9/2145-B/64, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 503 Votanti 502 Astenuti 1 Maggioranza 252 Hanno votato sì 215 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Magnolfi n. 9/2145-B/65, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 493 Astenuti 2 Maggioranza 247 Hanno votato sì 208 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruzzante n. 9/2145-B/66, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 502 Votanti 497 Astenuti 5 Maggioranza 249 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 290).

114 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bettini n. 9/2145-B/68, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 500 Votanti 496 Astenuti 4 Maggioranza 249 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Roberto Barbieri n. 9/2145-B/69, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 493 Astenuti 8 Maggioranza 247 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bandoli n. 9/2145-B/70, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 492 Votanti 484 Astenuti 8 Maggioranza 243 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Angioni n. 9/2145-B/71, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 498 Astenuti 3 Maggioranza 250 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 287).

115 Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Amici n. 9/2145-B/72 e Albonetti n. 9/2145- B/73 accolgono la riformulazione dei loro ordini del giorno, accettati dal Governo, e non insistono per la loro votazione. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Adduce n. 9/2145-B/74 e Abbondanzieri n. 9/2145-B/75, non accettati del Governo, insistono per la votazione dei loro ordini del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adduce n. 9/2145-B/74, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 491 Astenuti 7 Maggioranza 246 Hanno votato sì 191 Hanno votato no 300).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Abbondanzieri n. 9/2145-B/75, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 504 Votanti 500 Astenuti 4 Maggioranza 251 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 289).

Prendo atto che l'onorevole Coluccini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/76, accettato dal Governo. Prendo, altresì, atto che l'onorevole Cialente non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/77, accolto dal Governo come raccomandazione, e che i presentatori degli ordini del giorno Chiti n. 9/2145-B/78 e Chiaromonte n. 9/2145-B/79, accettati dal Governo, non insistono per la votazione. Prendo atto inoltre che i presentatori degli ordini del giorno Chianale n. 9/2145-B/80, Cennamo n. 9/2145-B/81, Cazzaro n. 9/2145/82, Carli n. 9/2145-B/83, Carboni n. 9/2145-B/84, Capitelli n. 9/2145-B/85, Calzolaio n. 9/2145-B/86 e Caldarola n. 9/2145-B/87, non accettati del Governo, insistono per la votazione dei loro ordini del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chianale n. 9/2145-B/80, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 503 Votanti 499 Astenuti 4

116 Maggioranza 250 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cennamo n. 9/2145-B/81, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 498 Astenuti 1 Maggioranza 250 Hanno votato sì 208 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cazzaro n. 9/2145-B/82, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 503 Votanti 498 Astenuti 5 Maggioranza 250 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carli n. 9/2145-B/83, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 495 Astenuti 3 Maggioranza 248 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carboni n. 9/2145-B/84, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 489

117 Astenuti 9 Maggioranza 245 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capitelli n. 9/2145-B/85, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 496 Astenuti 3 Maggioranza 249 Hanno votato sì 208 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calzolaio n. 9/2145-B/86, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 490 Astenuti 11 Maggioranza 246 Hanno votato sì 204 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caldarola n. 9/2145-B/87, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 489 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 286).

Prendo atto che l'onorevole Cabras non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/88, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Burlando n. 9/2145-B/89, Buglio n. 9/2145- B/90, Bova n. 9/2145-B/91, Borrelli n. 9/2145-B/92, Bonito n. 9/2145-B/93, Bolognesi n. 9/2145/94, Boiardi n. 9/2145-B/95, Bogi n. 9/2145-B/96 e Bielli n. 9/2145-B/97, non accettati del Governo, insistono per la votazione dei loro ordini del giorno. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Burlando n.

118 9/2145-B/89, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 489 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buglio n. 9/2145-B/90, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 484 Astenuti 12 Maggioranza 243 Hanno votato sì 154 Hanno votato no 330).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bova n. 9/2145-B/91, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 502 Votanti 493 Astenuti 9 Maggioranza 247 Hanno votato sì 201 Hanno votato no 292).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borrelli n. 9/2145-B/92, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 488 Astenuti 10 Maggioranza 245 Hanno votato sì 199 Hanno votato no 289).

119 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonito n. 9/2145-B/93, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 500 Votanti 496 Astenuti 4 Maggioranza 249 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bolognesi n. 9/2145-B/94, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 502 Votanti 491 Astenuti 11 Maggioranza 246 Hanno votato sì 188 Hanno votato no 303).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boiardi n. 9/2145-B/95, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 489 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bogi n. 9/2145-B/96, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 505 Votanti 502 Astenuti 3 Maggioranza 252

120 Hanno votato sì 213 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bielli n. 9/2145-B/97, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 489 Astenuti 6 Maggioranza 245 Hanno votato sì 172 Hanno votato no 317).

Prendo atto che l'onorevole Dameri accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2145- B/98, accettato dal Governo, e non insiste per la votazione. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Crucianelli n. 9/2145-B/99 a Volpini n. 9/2145-B/196 insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crucianelli n. 9/2145-B/99, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 484 Astenuti 15 Maggioranza 243 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Innocenti n. 9/2145-B/100, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 500 Votanti 496 Astenuti 4 Maggioranza 249 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 294).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Brasi n. 9/2145-B/101, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

121 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 488 Astenuti 9 Maggioranza 245 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Manzini n. 9/2145-B/102, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 497 Astenuti 4 Maggioranza 249 Hanno votato sì 205 Hanno votato no 292).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maran n. 9/2145-B/103, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 500 Votanti 491 Astenuti 9 Maggioranza 246 Hanno votato sì 193 Hanno votato no 298).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Raffaella Mariani n. 9/2145-B/104, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 488 Astenuti 9 Maggioranza 245 Hanno votato sì 204 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marone n. 9/2145-B/105, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

122 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 500 Votanti 492 Astenuti 8 Maggioranza 247 Hanno votato sì 179 Hanno votato no 313).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martella n. 9/2145-B/106, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 489 Astenuti 10 Maggioranza 245 Hanno votato sì 190 Hanno votato no 299).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzarello n. 9/2145-B/107, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 490 Astenuti 6 Maggioranza 246 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Minniti n. 9/2145-B/108, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 493 Astenuti 8 Maggioranza 247 Hanno votato sì 199 Hanno votato no 294).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mussi n. 9/2145-B/109, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

123 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 491 Astenuti 6 Maggioranza 246 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nigra n. 9/2145-B/110, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 484 Astenuti 12 Maggioranza 243 Hanno votato sì 178 Hanno votato no 306).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Olivieri n. 9/2145-B/111, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 485 Astenuti 13 Maggioranza 243 Hanno votato sì 184 Hanno votato no 301).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ottone n. 9/2145-B/112, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 492 Astenuti 3 Maggioranza 247 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Petrella n. 9/2145-B/113, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

124 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 486 Astenuti 10 Maggioranza 244 Hanno votato sì 160 Hanno votato no 326).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Panattoni n. 9/2145-B/114, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 489 Astenuti 7 Maggioranza 245 Hanno votato sì 192 Hanno votato no 297).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piglionica n. 9/2145-B/115, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 491 Astenuti 5 Maggioranza 246 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberta De Simone n. 9/2145-B/116, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 481 Astenuti 12 Maggioranza 241 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippeschi n. 9/2145-B/117, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

125 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 492 Votanti 487 Astenuti 5 Maggioranza 244 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Folena n. 9/2145-B/118, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 487 Astenuti 10 Maggioranza 244 Hanno votato sì 206 Hanno votato no 281).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grandi n. 9/2145-B/119, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 486 Astenuti 11 Maggioranza 244 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grignaffini n. 9/2145-B/120, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 498 Astenuti 3 Maggioranza 250 Hanno votato sì 213 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillini n. 9/2145-B/121, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

126 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 494 Astenuti 7 Maggioranza 248 Hanno votato sì 217 Hanno votato no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Luca n. 9/2145-B/122, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 489 Astenuti 4 Maggioranza 245 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duca n. 9/2145-B/123, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 489 Astenuti 6 Maggioranza 245 Hanno votato sì 205 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Finocchiaro n. 9/2145-B/124, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 493 Astenuti 5 Maggioranza 247 Hanno votato sì 212 Hanno votato no 281).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fluvi n. 9/2145-B/125, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

127 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 488 Astenuti 6 Maggioranza 245 Hanno votato sì 205 Hanno votato no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fumagalli n. 9/2145-B/126, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 484 Astenuti 10 Maggioranza 243 Hanno votato sì 201 Hanno votato no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gambini n. 9/2145-B/127, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 492 Votanti 485 Astenuti 7 Maggioranza 243 Hanno votato sì 204 Hanno votato no 281).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/2145-B/128, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 492 Astenuti 3 Maggioranza 247 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 292).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tocci n. 9/2145-B/129, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

128 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 490 Astenuti 8 Maggioranza 246 Hanno votato sì 210 Hanno votato no 280).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luongo n. 9/2145-B/130, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 492 Astenuti 5 Maggioranza 247 Hanno votato sì 176 Hanno votato no 316).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nieddu n. 9/2145-B/131, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 488 Astenuti 7 Maggioranza 245 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Labate n. 9/2145-B/132, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 492 Votanti 487 Astenuti 5 Maggioranza 244 Hanno votato sì 208 Hanno votato no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leoni n. 9/2145-B/133, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

129 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 491 Astenuti 7 Maggioranza 246 Hanno votato sì 206 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pinotti n. 9/2145-B/134, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 482 Astenuti 14 Maggioranza 242 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucà n. 9/2145-B/135, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 487 Votanti 480 Astenuti 7 Maggioranza 241 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lumia n. 9/2145-B/136, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 489 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 204 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mancini n. 9/2145-B/137, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

130 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 485 Astenuti 8 Maggioranza 243 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paola Mariani n. 9/2145-B/138, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 491 Votanti 483 Astenuti 8 Maggioranza 242 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mariotti n. 9/2145-B/139, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 490 Votanti 486 Astenuti 4 Maggioranza 244 Hanno votato sì 206 Hanno votato no 280).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurandi n. 9/2145-B/140, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 490 Votanti 482 Astenuti 8 Maggioranza 242 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melandri n. 9/2145-B/141, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

131 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 487 Astenuti 6 Maggioranza 244 Hanno votato sì 196 Hanno votato no 291).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vertone n. 9/2145-B/142, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 493 Astenuti 6 Maggioranza 247 Hanno votato sì 169 Hanno votato no 324).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sgobio n. 9/2145-B/143, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 491 Astenuti 3 Maggioranza 246 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2145-B/144, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 488 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 206 Hanno votato no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pappaterra n. 9/2145-B/145, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

132 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 485 Votanti 480 Astenuti 5 Maggioranza 241 Hanno votato sì 202 Hanno votato no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceremigna n. 9/2145-B/146, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 493 Astenuti 5 Maggioranza 247 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Diliberto n. 9/2145-B/147, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 491 Votanti 481 Astenuti 10 Maggioranza 241 Hanno votato sì 170 Hanno votato no 311).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buemi n. 9/2145-B/148, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 492 Astenuti 3 Maggioranza 247 Hanno votato sì 193 Hanno votato no 299).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grotto n. 9/2145-B/149, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

133 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 489 Astenuti 6 Maggioranza 245 Hanno votato sì 205 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Burtone n. 9/2145-B/150, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 489 Votanti 484 Astenuti 5 Maggioranza 243 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosella n. 9/2145-B/151, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 490 Astenuti 3 Maggioranza 246 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meduri n. 9/2145-B/152, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 492 Astenuti 4 Maggioranza 247 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Morgando n. 9/2145-B/153, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

134 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 501 Votanti 500 Astenuti 1 Maggioranza 251 Hanno votato sì 218 Hanno votato no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monaco n. 9/2145-B/154, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 492 Astenuti 2 Maggioranza 247 Hanno votato sì 199 Hanno votato no 293).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milana n. 9/2145-B/155, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 491 Astenuti 8 Maggioranza 246 Hanno votato sì 201 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Merlo n. 9/2145-B/156, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 493 Astenuti 5 Maggioranza 247 Hanno votato sì 200 Hanno votato no 293).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Micheli n. 9/2145-B/157, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

135 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 496 Astenuti 1 Maggioranza 249 Hanno votato sì 208 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franceschini n. 9/2145-B/158, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 488 Astenuti 11 Maggioranza 245 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mattarella n. 9/2145-B/159, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 493 Astenuti 4 Maggioranza 247 Hanno votato sì 209 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marini n. 9/2145-B/160, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 486 Votanti 476 Astenuti 10 Maggioranza 239 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcora n. 9/2145-B/161, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

136 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 491 Votanti 483 Astenuti 8 Maggioranza 242 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 276).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantini n. 9/2145-B/162, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 490 Votanti 482 Astenuti 8 Maggioranza 242 Hanno votato sì 136 Hanno votato no 346).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maccanico n. 9/2145-B/163, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 476 Votanti 470 Astenuti 6 Maggioranza 236 Hanno votato sì 191 Hanno votato no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Loiero n. 9/2145-B/164, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 484 Astenuti 9 Maggioranza 243 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lettieri n. 9/2145-B/165, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

137 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 489 Votanti 484 Astenuti 5 Maggioranza 243 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/2145-B/166, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 492 Votanti 484 Astenuti 8 Maggioranza 243 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/2145-B/167, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 482 Astenuti 13 Maggioranza 242 Hanno votato sì 135 Hanno votato no 347).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/2145-B/168, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 489 Votanti 488 Astenuti 1 Maggioranza 245 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 291).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gambale n. 9/2145-B/169, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

138 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 487 Astenuti 7 Maggioranza 244 Hanno votato sì 164 Hanno votato no 323).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frigato n. 9/2145-B/170, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 489 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fistarol n. 9/2145-B/171, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 490 Votanti 481 Astenuti 9 Maggioranza 241 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fioroni n. 9/2145-B/172 , non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 491 Votanti 476 Astenuti 15 Maggioranza 239 Hanno votato sì 112 Hanno votato no 364).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fanfani n. 9/2145-B/173, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

139 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 479 Votanti 472 Astenuti 7 Maggioranza 237 Hanno votato sì 196 Hanno votato no 276).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colasio n. 9/2145-B/174, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 484 Votanti 470 Astenuti 14 Maggioranza 236 Hanno votato sì 163 Hanno votato no 307).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciani n. 9/2145-B/175, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 489 Astenuti 4 Maggioranza 245 Hanno votato sì 205 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carra n. 9/2145-B/176, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 482 Votanti 475 Astenuti 7 Maggioranza 238 Hanno votato sì 189 Hanno votato no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bressa n. 9/2145-B/177, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

140 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 484 Votanti 479 Astenuti 5 Maggioranza 240 Hanno votato sì 194 Hanno votato no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bimbi n. 9/2145-B/178, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 486 Astenuti 11 Maggioranza 244 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Realacci n. 9/2145-B/179, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 481 Votanti 471 Astenuti 10 Maggioranza 236 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 273).

Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito ad esprimere il proprio voto. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piscitello n. 9/2145-B/180, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 488 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 116 Hanno votato no 372).

141 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pinza n. 9/2145-B/181, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 488 Astenuti 5 Maggioranza 245 Hanno votato sì 201 Hanno votato no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Papini n. 9/2145-B/182, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 482 Astenuti 12 Maggioranza 242 Hanno votato sì 169 Hanno votato no 313).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gerardo Bianco n. 9/2145-B/183 , non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 488 Astenuti 10 Maggioranza 245 Hanno votato sì 230 Hanno votato no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruta n. 9/2145-B/184, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 494 Astenuti 4 Maggioranza 248 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 291).

142 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rusconi n. 9/2145-B/185, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 495 Astenuti 3 Maggioranza 248 Hanno votato sì 207 Hanno votato no 288).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rosato n. 9/2145-B/186, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 492 Astenuti 3 Maggioranza 247 Hanno votato sì 208 Hanno votato no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Enzo Bianco n. 9/2145-B/187, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 474 Astenuti 22 Maggioranza 238 Hanno votato sì 145 Hanno votato no 329).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santagata n. 9/2145-B/188, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 498 Votanti 485 Astenuti 13 Maggioranza 243 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 290).

143 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sinisi n. 9/2145-B/189, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 496 Votanti 487 Astenuti 9 Maggioranza 244 Hanno votato sì 193 Hanno votato no 294).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Soro n. 9/2145-B/190, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 499 Votanti 492 Astenuti 7 Maggioranza 247 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tanoni n. 9/2145-B/191, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 497 Votanti 484 Astenuti 13 Maggioranza 243 Hanno votato sì 186 Hanno votato no 298).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giovanni Bianchi n. 9/2145-B/192, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 482 Astenuti 11 Maggioranza 242 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 271).

144 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tuccillo n. 9/2145-B/193, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 493 Votanti 484 Astenuti 9 Maggioranza 243 Hanno votato sì 195 Hanno votato no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vernetti n. 9/2145-B/194, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 494 Votanti 483 Astenuti 11 Maggioranza 242 Hanno votato sì 95 Hanno votato no 388).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villari n. 9/2145-B/195, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 478 Votanti 472 Astenuti 6 Maggioranza 237 Hanno votato sì 181 Hanno votato no 291).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpini n. 9/2145-B/196, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 495 Votanti 487 Astenuti 8 Maggioranza 244 Hanno votato sì 201 Hanno votato no 286).

145 Prendo atto che l'onorevole Pinto non è riuscita a votare. Passiamo all'ordine del giorno Lucidi n. 9/2145-B/197.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il testo dell'ordine del giorno in oggetto corrisponde grosso modo all'ordine del giorno Buontempo n. 9/2145-B/53, accettato dal Governo a condizione che fosse riformulato. Rettifico quindi il mio precedente parere, accettando l'ordine del giorno Lucidi n. 9/2145-B/197 a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire nel dispositivo le parole «ad attivare» con la parola «attraverso» e sopprimendo le parole «delle quali lo stesso Governo si rende garante».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Lucidi accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2145-B/197. Prendo altresì atto che i firmatari degli ordini del giorno Bellillo n. 9/2145-B/198, Pistone n. 9/2145-B/199, Maura Cossutta n. 9/2145-B/200, Armando Cossutta n. 9/2145-B/201 e Bindi n. 9/2145-B/202 insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellillo n. 9/2145-B/198, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 486 Votanti 481 Astenuti 5 Maggioranza 241 Hanno votato sì 203 Hanno votato no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pistone n. 9/2145-B/199, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 491 Votanti 487 Astenuti 4 Maggioranza 244 Hanno votato sì 211 Hanno votato no 276).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maura Cossutta n. 9/2145-B/200, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

146 Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 485 Votanti 482 Astenuti 3 Maggioranza 242 Hanno votato sì 192 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armando Cossutta n. 9/2145-B/201, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 477 Votanti 475 Astenuti 2 Maggioranza 238 Hanno votato sì 185 Hanno votato no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bindi n. 9/2145-B/202, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 491 Votanti 488 Astenuti 3 Maggioranza 245 Hanno votato sì 197 Hanno votato no 291).

È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2145-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole della componente dei Liberal-democratici repubblicani e per chiedere l'autorizzazione alla pubblicazione del testo del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

147 LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, annuncio il voto contrario sul provvedimento della componente dei socialisti democratici italiani e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione del testo del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione del testo del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, voteremo contro il provvedimento in esame. Esso, infatti, penalizza fortemente i lavoratori italiani e, soprattutto, i giovani lavoratori. Si tratta di un provvedimento che, unitamente alla legge n. 30 del 2003, impedirà alle giovani generazioni di usufruire del sistema previdenziale del nostro paese, così come lo hanno conosciuto i loro genitori. Non è assolutamente vero che questo provvedimento serva. È esattamente il contrario, per una ragione ancora più pregnante (Commenti)... Non mi fermo comunque!

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sgobio. Onorevoli colleghi, prendiamo la cosa con calma: è inutile rumoreggiare, si perde solo tempo. Capisco che può essere fastidioso, ma vi sono regole da rispettare. Vi sono le dichiarazioni di voto con il tempo residuo a disposizione, e vi sono anche alcuni - per usare un eufemismo - interventi a titolo personale. Pertanto, chi vuole allontanarsi si allontani, ma va data a ciascuno la possibilità di parlare con serenità e di essere ascoltato con attenzione. Prego, onorevole Sgobio.

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Gli interventi potrebbero essere più contenuti, se ci fosse consentito di svolgerli con serenità. Avete già imposto la questione di fiducia: dateci almeno la possibilità di spiegare le ragioni della nostra contrarietà! Non condividiamo il provvedimento in esame, perché esso dovrebbe servire a garantire le pensioni ai giovani lavoratori italiani e invece, di fatto, innesca un'azione dissolutiva del sistema previdenziale pubblico. Si tratta di un provvedimento adottato perché non vi sarebbero le risorse per garantire le pensioni ai giovani, ma che comporta oggi e da subito una riduzione del gettito previdenziale che dovrebbe essere garantito dagli imprenditori. Non si capisce dunque per quale motivo vengano penalizzati i lavoratori e vengano d'altro canto premiati gli imprenditori, che in virtù della delega dovrebbero versare il 5 per cento in meno rispetto al gettito previdenziale attualmente previsto. Non si comprende per quali ragioni questo provvedimento, che se dovesse servire a salvare il sistema previdenziale pubblico dovrebbe entrare immediatamente in vigore, venga procrastinato al 2008. È anche questo un ulteriore elemento di politica virtuale che non paga e che non potrà pagare in seguito. Ho sentito rivolgere l'invito alla Casa delle libertà a tornarsene a casa. Io ritengo che questo non sia un invito logico da farsi. Noi vi lasciamo la libertà - così come noi non l'abbiamo avuta oggi di discutere questo argomento - di andare dove volete: andate a casa, andate in vacanza, andate in Russia, in Albania, ovunque vogliate, ma lasciate il Parlamento, liberate il Parlamento, liberate palazzo Chigi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)... Liberate il paese dalla vostra presenza, si torni a votare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sgobio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

148 ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, nella dichiarazione di voto sulla «sfiducia» al Governo ho avuto modo di esporre ampiamente le ragioni di critica...

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, solo per cortesia, le ricordo che lei ha tre minuti di tempo.

ALFONSO GIANNI. Ma sì...

PRESIDENTE. Magari lei si programmava per due, io invece le volevo dire che ne ha tre.

ALFONSO GIANNI. Ma no, io mi programmavo per circa 27!

PRESIDENTE. Lei è sempre ottimista...

ALFONSO GIANNI. Sa, è un'età che mi piaceva quella dei 27, ci sono affezionato. Allora, come dicevo, nella mia dichiarazione di voto sulla fiducia ho espresso le ragioni di una critica radicale al disegno di legge del Governo. Ora, nei due minuti e 30 secondi che mi restano, vorrei dire che la nostra non è un'opposizione a qualunque tipo di riforma, tutt'altro: una riforma è necessaria, riguarda il mondo del precariato che è privo di una protezione contributiva ai fini di una pensione dignitosa ed è un problema drammatico che riguarda i nostri figli, anche i figli di molti deputati che fanno magari i precari un po' di lusso, naturalmente, non certo i muratori, però non hanno una continuità di lavoro tale da poter far loro prevedere una tranquillità dal punto di vista della pensione. Il secondo tema riguarda la questione dell'età pensionabile. L'ho detto in tutte le salse, non pretendo naturalmente di essere ascoltato, ma almeno che sia messo a verbale. Noi pensiamo che l'innalzamento delle speranze di vita sia un fatto estremamente importante per la civiltà umana, frutto anche della lotta di classe, della creatività in campo scientifico, dei sistemi di aggregazione sociale e di protezione sociale e che però questo non possa essere fatto pagare alle classi che stanno in basso nella gerarchia sociale. Dunque ritengo che chi fa un lavoro ripetitivo, manuale, naturalmente a maggior ragione se questo lavoro è pericoloso, ma anche se, pur non essendo pericoloso, rovina la psiche e la condizione della persona, vuoi che sia un lavoro manuale, come il lavoro operaio, vuoi che sia un lavoro impiegatizio, ma ripetitivo, come è nei bassi livelli del lavoro impiegatizio, dopo 35 anni - si può discutere su quella cifra, un anno più, un anno meno, ma non cambia - debba poter andare in pensione. Credo cioè che la collettività, per coloro che assicurano la continuità del lavoro in un sistema produttivo complesso e diversificato, debba farsi carico dei più bassi livelli. Questo è un ragionamento che i migliori sociologi - di destra, di sinistra, di centro e tutte le varianti che volete immaginare - discutono, perché è un problema che riguarda il futuro, è un problema di «futurologia» che io proporrei alla discussione. Quelli che invece fanno un lavoro creativo, come lei, Presidente Casini, come lei, presidente Maroni...

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Sono ministro, non sono presidente.

ALFONSO GIANNI. ...come me, onorevole Alfonso Gianni, beh, noi vorremmo rimanere Presidente della Camera, ministro e deputato finché abbiamo fiato in corpo. Intendiamoci: anche noi abbiamo dei problemi dopo una certa età, ma non sono i 75, i 77, i 78 e neppure gli 80 anni che ci fanno paura; è l'integrità del nostro intendere e del nostro volere, caso mai, che può essere messo in discussione anche in età inferiori, ma naturalmente non sto facendo riferimento ad alcuno dei presenti, se non a me stesso. È evidente che queste persone, chirurghi, avvocati (Oddio! Costoro forse...), magistrati, insegnanti,

149 grandi intellettuali possono lavorare a lungo, ma non debbono guadagnare di più in quanto intelligenti (questa è una stupidata!), ma in quanto gratificati dal loro lavoro: vivono di più se lavorano di più ... Presidente Casini, se solo mi ascoltasse! E penso alla sua bambina, che lei coltiverà, naturalmente! E vedrà che il ragionamento che io sto facendo le si adatterà!

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, si attenga al tema! La mia bambina non c'entra! Altrimenti le tolgo la parola per estraneità della materia.

ALFONSO GIANNI. Ed allora io le tolgo la Presidenza, perché lei sta al telefono! Facciamo uno a uno, palla al centro (Applausi) ! Abbia pazienza! Il mio era un atto di cortesia, il suo anche...

PRESIDENTE. Era per motivi istituzionali, con un suo collega!

ALFONSO GIANNI. Siamo pari: io ho apprezzato; lei - credo - anche. E qui finisce il discorso. Per coloro che hanno un lavoro gratificante, come quello che faccio io, si può pensare anche ad una età che vada molto al di là dei limiti prefissati. Tutto questo può essere regolato manovrando i tassi di sostituzione (lo dico per i tecnici: non so se è presente Brambilla - chissà se Maroni mi intende - ma se vi fosse Brambilla capirebbe quello che dico); può essere manovrato attraverso altre leve, per cui chi trae meno soddisfazione nel lavoro avrebbe un rapporto migliore tra la pensione ed il proprio stipendio, mentre chi trae maggiore soddisfazione ne avrebbe uno peggiore, per la qual cosa sarebbe naturalmente portato a lavorare di più in modo da avere una determinata relazione tra lo stipendio e la pensione. Tutto questo si potrebbe fare se ragionassimo seriamente, Presidente, se non ragionassimo in termini di cassa o sotto la spada di Damocle del patto di stabilità di Amsterdam e di Dublino, se non ragionassimo in modo ristretto. Noi abbiamo bisogno di fantasia, di immaginazione, di «futurologia», che pare essere una scienza strana e che invece è la scienza che noi vorremmo regalare ai nostri figli, anche alla sua bambina, signor Presidente, poiché finisco il mio intervento, suo malgrado, con una nota di dolcezza.

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei consueti criteri, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Emerenzio Barbieri, che ne ha fatto richiesta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, consegno le mie parole, che saranno telegrafiche, al verbale. Vorrei fare soltanto una precisazione. Annuncio ovviamente il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale a questo provvedimento, svolgendo una constatazione. L'ostruzionismo, cari colleghi dell'opposizione, non è servito a nulla; lo ha dimostrato questo dibattito; non è servito alle finalità per le quali è stato messo in campo. È servito però ed è stato utile alla maggioranza, che dalla nostra iniziativa - e i numeri delle votazioni lo dimostrano - ha tratto nuova forza, nuova linfa e nuova determinazione ad andare avanti in questo percorso riformatore, che porteremo avanti, che concluderemo da qui alla fine della legislatura, consegnando agli italiani sicuramente un paese più moderno e più adeguato. Grazie, colleghi, per quello che avete fatto per noi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, molti colleghi hanno già motivato la nostra ferma contrarietà ad un provvedimento che modifica, in senso molto negativo, le riforme approvate in passato in materia pensionistica.

150 Qualcuno della maggioranza, nei giorni scorsi, ha tentato di descrivere le misure previste dal disegno di legge in esame come una naturale conseguenza delle riforme degli anni 1992, 1995 e 1997, con le quali vi sarebbe, pertanto, piena coerenza. Niente di più falso: con il provvedimento al nostro esame scardinate i pilastri delle riforma degli anni passati, di cui alterate completamente le finalità e le norme fondamentali. La prima questione è relativa all'innalzamento dell'età pensionabile (mentre disponevamo di uno strumento di flessibilità). Nei mesi passati, nelle settimane appena trascorse, avete invocato la flessibilità nel lavoro, in entrata ed in uscita. Ora, invece, innalzando l'età ed allungando i tempi per poter andare in pensione, irrigidite il sistema. Così facendo, come molte colleghe hanno già sottolineato, penalizzerete le donne ed i lavoratori delle aziende in difficoltà: costoro non potranno godere di uno strumento che viene utilizzato nei casi di crisi aziendali - voi lo sapete bene - per passare dallo stato di disoccupazione alla possibilità di avere comunque un sostegno al reddito a fine carriera. Guardate che stiamo parlando di persone che vantano 35, 36 e finanche 37 anni di storia lavorativa pesante e non di «pensioni baby», non di persone che hanno lavorato poco, ma di persone che hanno una dura vita di lavoro alle spalle! Caro ministro Maroni, non vorrei che, tra qualche mese, venisse qui a proporci di approvare, a favore di qualche gruppo o azienda in crisi, provvedimenti che prevedessero mobilità lunga e prepensionamenti: sono proprio queste le contraddizioni che, molte volte, non riuscite a risolvere in radice! State approvando provvedimenti che irrigidiscono il sistema e che penalizzano le lavoratrici ed i lavoratori. State creando le condizioni per un futuro di profonde incertezze: quelle che prospettate oggi vanno a sommarsi a quelle già prodotte dalla legge n. 30 del 2003, con la quale avete creato, non solo sotto il profilo dell'ingresso, ma anche dal punto di vista del mantenimento del rapporto, un mercato del lavoro fondato sulla precarizzazione dei giovani e dei non giovani. Nel nostro paese, il lavoro è stato precarizzato al punto da rendere fortemente incerto il futuro dei giovani ed anche di coloro che non sono più tali. In molte parti del nostro paese, gli effetti fallimentari delle vostre politiche economiche e la vostra incapacità di varare misure di politica industriale efficaci hanno estremamente ridotto le opportunità di lavoro e la sicurezza in tale campo. Ora, con il provvedimento in esame, scardinate uno degli elementi fondamentali delle riforme del 1995 e del 1997. La seconda questione riguarda la previdenza complementare. La vostra vera finalità è quella di trasformare in senso privatistico l'intero sistema pensionistico del nostro paese! Le modifiche che avete apportato al Senato e che oggi vi accingete ad approvare in via definitiva annullano e penalizzano quella previdenza complementare che abbiamo ideato noi nel 1995 e che, successivamente, abbiamo confermato con i provvedimenti approvati nella passata legislatura. Voi affossate l'elemento che consente alla previdenza di mantenere la fiducia e la sicurezza nel risparmio differito che va sotto il nome di liquidazione. Con questo provvedimento, cercate di indirizzare il risparmio nella versione «conferimento dal trattamento di fine rapporto di lavoro» verso le polizze individuali gestite dalle assicurazioni. È tutt'altra cosa, come è stato dichiarato dal sistema delle imprese e dalle associazioni imprenditoriali e unanimemente dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Non avete voluto e non volete dare ascolto a queste critiche.

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti...

RENZO INNOCENTI. Credo sia questo il vero motivo per il quale avete posto la questione di fiducia con tanta energia da non far emergere tali aspetti. Ma se qualcuno pensa che con la posizione della questione fiducia si possano mettere a tacere le critiche e le riserve, si sbaglia. L'onorevole Lo Presti precedentemente ha rilevato che il nostro ostruzionismo non è servito a nulla. Non è vero. È servito a milioni di lavoratrici e di lavoratori del paese che, in quest'aula, sono rappresentati dai noi, deputati dell'opposizione. Vi diciamo «no» alla fiducia e «no» a questo

151 provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto convintamente contrario del gruppo della Margherita su un provvedimento che riteniamo profondamente iniquo e sbagliato nei presupposti. La riforma Dini ha funzionato ed è stata una vera riforma che paesi come la Francia e la Germania si accingono a realizzare soltanto in questi anni e che la Svezia ci ha letteralmente copiato. Il sottosegretario Brambilla sa bene che ha funzionato, a giudicare dai conti, che lui stesso ha preparato. Una riforma sbagliata sia nel metodo, fatta contro le parti sociali ed imponendo al Parlamento l'umiliazione dell'ennesimo voto di fiducia, sia nei tempi. Potevamo aspettare il 2005 e ci chiediamo che senso abbia aspettare il 2008. Una riforma sbagliata come tecnica legislativa, una delega del tutto incostituzionale che offre arbitrio al Governo in una materia così delicata; sbagliata ed ingiusta perché ne avete fatto oggetto di scambio politico che si ritorcerà contro il paese, ma anche contro di voi. Una riforma profondamente iniqua perché, com'è stato spesso rilevato, abolisce una delle prerogative ed uno dei contenuti più interessanti, più importanti, più innovativi della riforma Dini. Per questo si propone come una vera e propria controriforma laddove abolisce ogni gradualità e ogni flessibilità nell'uscita dal mondo del lavoro, ogni facoltatività, ogni volontarietà. Non di questo ha bisogno un paese che invecchia. Non di questo ha bisogno un paese che vuole rispettare soprattutto le donne. Una riforma iniqua, perché penalizza i padri e i figli, i quali sicuramente non potranno più contare su un vero e proprio sistema previdenziale pubblico. Una riforma profondamente iniqua per ciò che è stato introdotto al Senato nella regolamentazione della previdenza complementare. Noi riteniamo che l'aver posto sullo stesso piano l'investimento del trattamento di fine rapporto in fondi chiusi ed in fondi aperti ed aver posto sullo stesso livello i fondi aventi impostazione mutualistica con quelli assicurativi privati, apra la via alla privatizzazione della previdenza nel nostro paese. Questi non sono solo l'ennesimo regalo al Presidente del Consiglio, ma anche l'affossamento definitivo della previdenza pubblica. Vi chiediamo cosa ne sarà dei nostri lavoratori in un'economia globalizzata, visto che essi vedranno il loro TFR nell'in certezza del mercato. Cosa accadrà quando si dovessero verificare fatti analoghi alla vicenda Parmalat? Vedremo non solo tanti risparmiatori beffati, ma anche tanti lavoratori e tanti pensionati bruciare i loro risparmi ed il loro capitale. Per questo motivo diciamo «no» in maniera convinta a questo provvedimento. E lo facciamo anche per un altro motivo. Qual è il limite più forte in questo intervento di controriforma? È il fatto che voi usate le pensioni per fare cassa, per coprire i buchi dei conti pubblici. Ossia ciò che il Presidente del Consiglio ha già promesso a Bruxelles. Vedete, noi ci eravamo resi disponibili a prendere in considerazione un'ulteriore riforma del sistema pensionistico italiano, sulla scia della «riforma Dini»; ma soprattutto ci eravamo resi disponibili ad una riforma per un moderno welfare nel nostro paese. Vi avevamo detto di essere disponibili persino ad anticipare gli effetti della stessa «riforma Dini» se vi sarà la disponibilità a realizzare interventi sul sistema previdenziale italiano e, soprattutto, se vi sarà la disponibilità ad intervenire sui percorsi pensionistici dei lavoratori precari e discontinui, nonché a riformare il welfare italiano. Ebbene, la riforma delle pensioni per nuovi ammortizzatori sociali; la riforma delle pensioni per la non autosufficienza; la riforma delle pensioni per il reddito minimo di inserimento; la riforma delle pensioni per finanziare il Libro bianco: sono tutti interventi che non avete voluto realizzare! Avete piuttosto voluto fare cassa sulle pensioni degli italiani, indebolendo contestualmente il sistema sanitario, non facendo nulla per l'invecchiamento della popolazione, lasciando nella precarietà i giovani e non realizzando nessun intervento né per la povertà né a favore delle famiglie

152 italiane. Questo è il risultato del vostro scambio politico. Ma gli italiani sono già accorti (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Grazie, signor Presidente. Intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Federazione Padana su questo provvedimento. Le ragioni di ciò sono già state ampiamente illustrate in occasione dello dibattito sulla fiducia. Vorrei aggiungere, a nome del mio gruppo, che con questo provvedimento si realizza un passaggio importante, e questo per i motivi che già abbiamo evidenziato oggi. Si tratta di un intervento utile, oltre che per sistemare i conti pubblici, anche per fornire una maggiore presentabilità alla situazione finanziaria dello Stato. La parte prevalente della riforma prenderà il via dal 2008, mentre le altre disposizioni, certamente altrettanto importanti, entreranno in vigore praticamente da subito. Quindi avremo comunque a disposizione vari anni per rivedere alcuni meccanismi importanti, da noi più volte sottolineati nel corso di questi anni. Ci auguriamo che il Governo ed il ministro, come sicuramente faranno, tengano conto di queste esigenze e risolvano tali questioni prima del 2008. In particolare ci riferiamo al tema delle pensioni di anzianità; nonostante il loro numero sia già statisticamente vicino a quanto riportato nella riforma, vorremmo - anche formalmente - che si riprenda in considerazione il contenuto di alcuni emendamenti presentati in questi mesi e si conceda la possibilità, a chi lo desidera, di usufruire di un'uscita più graduale rispetto a quanto previsto dalla riforma. Allo stesso modo sottolineiamo altre questioni, come il tema a noi particolarmente caro delle «donne silenti», cioè delle lavoratrici che hanno pagato dei contributi per anni, ma non in misura sufficiente per ottenere un incremento della pensione minima. Si tratta di un tema in qualche modo già affrontato dalla riforma; noi desidereremmo, però, che l'intervento al riguardo fosse completato. Vi sono poi altre questioni che abbiamo illustrato in questi mesi; credo che il Governo, una volta compiuto questo primo passo fondamentale, teso a sistemare complessivamente il sistema, avrà sicuramente tempo a volontà per affrontare e risolvere le altre tematiche. Confermiamo quindi il nostro voto favorevole sul disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella, alla quale ricordo che ha a disposizione 3 minuti di tempo. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, parlerò solo per alcuni minuti e le chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.

LUANA ZANELLA. Nel poco lasso di tempo che mi è rimasto, desidero preannunziare che i deputati della componente politica Verdi-L'Ulivo del gruppo Misto voteranno contro il disegno di legge in esame, perché la controriforma del sistema pensionistico presentata dal Governo, come è stato illustrato anche nel corso del dibattito, in sede di dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, è una controriforma nel vero senso la parola. Essa è iniqua ed ingiusta, innalza in modo brusco e rigido l'età pensionabile e chiede di lavorare di più, dando in cambio una pensione minore. Il vero obiettivo del provvedimento è ripianare, in modo improprio, i conti pubblici che sono stati da voi devastati, ed il suo risultato finale è «spaccare» intere generazioni di lavoratori e lavoratrici, portandoci in una situazione in cui, a parità di contributi, non saranno più corrisposte le stesse

153 prestazioni. State per approvare una legge che non offre nessuna delle garanzie necessarie ai sempre più numerosi giovani, lavoratori e lavoratrici, impiegati con contratti atipici. Si tratta di contratti che si traducono quasi sempre in lavori intermittenti e malpagati: si lavora un mese e poi si sta a casa quindici giorni, senza nessuna possibilità di ricevere un sostegno serio a questo lavoro discontinuo e precario. Così, scopriremo che il provvedimento in esame non affronta il nodo principale della contemporaneità, rappresentato da un'intera generazione di tanti, troppi «giovani». Lo dico tra virgolette perché, quasi sempre, si tratta non di giovani nel senso autentico del termine, ma spesso di ultratrentenni che ancora non hanno un lavoro o, se lo trovano, assai spesso si tratta di un lavoro temporaneo, un lavoro perennemente e stabilmente - ahinoi! - precario, al contrario della mia generazione e di quelle che mi hanno preceduto, che magari, anche a costo di grandi sacrifici e sforzi, alla medesima età avevano tuttavia la possibilità di rimanere, in modo stabile, nel mondo del lavoro, con tutti i vantaggi che ciò comportava in termini di concreta possibilità di progettarsi una vita e di farsi una famiglia. Vorrei comprendere come questi giovani riusciranno a garantirsi uno straccio di pensione: cosa pensate di fare e cosa avete pensato di fare per aiutarli a costruire una carriera pensionistica degna di questo nome? Non avete voluto garantire...

PRESIDENTE. Onorevole Zanella...

LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente. Non avete voluto garantire alcuna possibilità di una continuità e di una ricomposizione dei contributi, in barba a tanti slogan sulla necessità di varare una riforma per garantire il futuro ed una prospettiva ai giovani. L'altra falsità, come è stato già affermato, riguarda le donne. Infatti, presentate la possibilità per le donne di andare in pensione, a partire dal 2008, con 57 anni di età e 35 anni di contributi come se fosse un favore per le donne stesse. In realtà, voi state penalizzando pesantemente le donne, perché non viene detto che la pensione verrà calcolata non più con il vecchio sistema pro rata, in base al periodo in cui erano stati versati i contributi, ma l'intera vita lavorativa delle donne (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, concluda!

LUANA ZANELLA. ... viene adesso calcolata con il metodo contributivo...

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, lei aveva...

LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente! Comunque, non è possibile che, rispetto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)...

ADRIANO PAROLI. Basta!

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, anche per educazione!

LUANA ZANELLA. Abbiate la pietà di...

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, lei è stata gentile; peraltro, all'inizio del suo intervento ha chiesto l'autorizzazione alla pubblicazione di considerazioni integrative del suo intervento...

LUANA ZANELLA. Esatto!

154 PRESIDENTE. Per cui...

LUANA ZANELLA. I deputati della componente politica Verdi-L'Ulivo del gruppo Misto non sono intervenuti in maniera ostruzionistica, peraltro...

PRESIDENTE. Però...

LUANA ZANELLA. Quindi, mi sono assunta seriamente la responsabilità di intervenire, ed adesso vi farò perdere un tempo ulteriore, come non avrei voluto fare, perché diventa un fatto personale. Questo è un provvedimento talmente importante che avrebbe richiesto serietà da parte di tutta l'aula. Ho appena ascoltato il collega Dario Galli invitare il Governo, appena fatta una riforma, a riformare nuovamente... Ma è serietà questa (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presente, mi siano consentite alcune brevi riflessioni. Il nostro difficile cammino verso la riforma e, quindi, verso la salvezza del sistema pensionistico sta per concludersi. Tale cammino ha trovato il maggiore ostacolo nella testarda opposizione della sinistra che, ancora una volta, ha continuato ad alimentare sospetti e discorsi che nulla hanno a che fare con la riforma delle pensioni. Da parte nostra, vi è una concezione che è l'esatto opposto di quella della sinistra, riguardo alla politica del lavoro. La sinistra intende il lavoro come una schiavitù, come qualcosa a cui il lavoratore è sottoposto...

ENZO CARRA. Non sottoposto, ma sovrapposto!

CESARE CAMPA. ...ad un potere superiore tirannico, ad uno sfruttamento da parte del capitale, insomma, causa del proletariato. Prigionieri di tali principi marxisti, noi non andremo da nessuna parte. Noi, invece, crediamo che il lavoro sia, per molti cittadini, una fonte di libertà di espressione, di soddisfazione...

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Quale soddisfazione, se vengono violati i diritti dei lavoratori?

CESARE CAMPA...l'esaltazione della personalità e la salvaguardia della dignità della persona. Ecco perché questa sinistra ha condizionato tutti nostri lavori e ritiene che, a 57 anni, le persone debbano assolutamente andare in pensione, quando la vita biologica riserva ancora notevoli potenzialità, arricchite dal valore aggiunto dell'esperienza.

MAURA COSSUTTA. Che lavoro fai? Diccelo!

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. In acciaieria!

CESARE CAMPA. Credo che basterebbe ricordare alla sinistra, all'onorevole Bindi - così come hanno fatto, molto bene, nei loro interventi, sia l'onorevole Perrotta sia l'onorevole Santori - quanto diceva Franco Modigliani, il polemico premio Nobel dell'economia, nel ricordare, rispetto alla precedente riforma presentata da Berlusconi, come la difficoltà di intendere della sinistra fosse con fatica capita dal paese, mettendo tra coloro che avevano accusato la sinistra di essere responsabile anche Prodi che oggi, invece, disconosce, guarda caso, quella posizione. Cari colleghi, forse da questo risultato emergono due comportamenti: quello di Prodi, che, dopo essere stato esponente della DC, diga contro il comunismo, ora vuole essere leader di una

155 maggioranza assieme ai comunisti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)... Concludo, signor Presidente, ricordando che il paese, oggi, ha dato una risposta in positivo: la borsa ha visto l'impennata dei titoli assicurativi, significando che il lavoro che stiamo concludendo questa sera è un risultato positivo per il paese.

ELENA EMMA CORDONI. Avete perso quattro milioni di voti!

VALTER BIELLI. Ma cosa dici?

CESARE CAMPA. Se vi è una nota di rammarico, è solamente nei confronti del Presidente Violante (Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non capisco perché l'onorevole Campa, contrariamente agli altri, è continuamente interrotto. Prego anche i colleghi della maggioranza di non interrompere.

LUCIANO VIOLANTE. È l'interesse che suscita il suo intervento!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Campa, prosegua.

CESARE CAMPA Abbiamo letto oggi, sui giornali, le dichiarazioni di un autorevole rappresentante, che fu Presidente di questo consesso: «bisogna rinviare tutto a settembre». Quindi, non solo un discorso di voto di fiducia, e una non discussione che va avanti da due anni, ma una volontà pervicace di non raggiungere l'obiettivo di una riforma che il paese vuole (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, abbiamo ancora alcuni piccoli adempimenti da svolgere! Vi sono alcuni interventi a titolo personale, per ciascuno dei quali concedo 30 secondi di tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, non può certo definirsi una bella pagina quella scritta oggi dal Parlamento italiano. La ricorderanno i tanti giovani ai quali è negata la possibilità di accedere ad un sistema previdenziale pubblico equo e garantito. La ricorderanno i pensionandi ai quali viene inopinatamente sottratta la scadenza naturale prevista e su cui avevano costruito un percorso di vita ad essa legato. La ricorderanno i tanti lavoratori e lavoratrici a cui viene meno il sostegno degli ammortizzatori sociali e lo ricorderanno i tanti italiani...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, vorrei semplicemente rivolgere un invito al ministro Maroni. Onorevole ministro, ascolti di più il suo sottosegretario Brambilla, che è una persona competente, e capirà che questa riforma è una controriforma e non risponde alle vere esigenze del paese e dei pensionati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi riteniamo che complessivamente questa riforma, che parte dal presupposto che bisogna introdurre dei cambiamenti, produce però una

156 eterogenesi dei fini. In altri termini, produce sostanzialmente conseguenze che non si riveleranno positive per il futuro previdenziale del welfare nel nostro paese. Spero che con la prossima legislatura il centrosinistra possa vincere le elezioni...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo in dissenso rispetto al mio gruppo. Non parteciperò al voto finale, ma esprimo una posizione fortemente contraria a questa riforma delle pensioni voluta dal Governo Berlusconi e che sarà votata dalla maggioranza di centrodestra (Applausi polemici dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). È una controriforma che è stata fortemente combattuta dal sindacato - lo voglio ricordare - per ben due volte...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal collega Burtone, perché questa non è una maggioranza di centrodestra, ma è una maggioranza di destra. Infatti, se noi siamo la sinistra, loro sono la destra (Applausi polemici dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! Vedo di suscitare soddisfazione in una parte dell'Assemblea ed è giusto che sia così. Signor Presidente, questa non è una riforma, ma un'imposizione che viene fatta al paese, una riforma che viene fatta imponendo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morgando. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MORGANDO. Signor Presidente, naturalmente questi interventi in dissenso intendono semplicemente sottolineare, ancora una volta, la nostra posizione di forte contrarietà nei confronti di questo provvedimento. Tra le tante ragioni che abbiamo cercato di sottolineare, vorrei soltanto evidenziare la contrarietà politica. È un provvedimento che acuisce lo scontro sociale e che rifiuta la concertazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.

ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, gli ordini del giorno presentati - alcuni accettati, altri accolti come raccomandazione - sono serviti a sensibilizzarci su diversi temi. Si tratta di temi che, forse, si sarebbero dovuti discutere più ampiamente, se avessimo avuto la possibilità di un confronto leale e senza forzature. Nel 1995 il sistema aveva trovato un certo equilibrio; forse, ora il provvedimento in questione denota diverse disparità. Siamo preoccupati perché è stato anteposto un interesse...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Meduri. Ne ha facoltà.

LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Signor Presidente, intervengo in dissenso perché, questa delega, che fate passare con il voto di fiducia, è ingiusta, non ha il consenso dei lavoratori e viene votata da una maggioranza che tale non è più fuori di qui.

EMERENZIO BARBIERI. Non è vero!

157 LUIGI GIUSEPPE MEDURI. I cittadini lo sanno e la fiducia, alla prima occasione utile (che ci auguriamo giunga al più presto possibile), non ve la concederanno più (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, non sappiamo, a questo punto, quali sono le vostre certezze. Noi di certezze ne abbiamo una: il futuro che state disegnando non è quello che avevate promesso. Il paese non avrà quel che desidera e spera per sé. Dato che l'avete dimenticato, vorrei ricordarvi che il paese è fatto di bisogni concreti e necessità reali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà (Applausi). Onorevole Giachetti, come vede, gode di un consenso trasversale in quest'aula!

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voterò in dissenso dal mio gruppo ed uscirò dall'aula. Vorrei approfittare dei venti secondi che mi rimangono, per chiedere semplicemente se lei, signor Presidente, considerato che il collega Vito parlava con lei e ci ha ridotto il tempo della metà, intende - come dire? - innovare e novellare la prassi riducendo ulteriormente a 15 secondi il tempo degli interventi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Le chiedo se lei intende novellare questa infelice prassi, riducendo a 15 o magari a cinque secondi gli interventi dei deputati, oppure se ritiene che trenta secondi siano sufficienti per umiliarci!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la posso rassicurare: se permette, il riferimento non è all'onorevole Vito, ma all'onorevole Violante (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)! Stavo scherzando: evidentemente facevo riferimento alla scorsa legislatura, per cui trenta secondi sono collegati ad una situazione di ostruzionismo. È chiaro che non provo alcun godimento ed anzi sono rammaricato di questa situazione. Lei, onorevole Giachetti, lo sa bene!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.

RINO PISCITELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non avrei mai cominciato il mio intervento togliendogli gli applausi che le venivano tributati (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Avete modificato le pensioni attraverso il voto di fiducia, avete espropriato il Parlamento ed arrecato un danno al Paese e ai lavoratori. È un danno al Parlamento perché non chiedete la fiducia sulla base di un progetto, ma l'avete chiesta per andare avanti alla giornata. Anche oggi è andata: per quanto tempo andrà? Io non esprimerò il voto finale sul complesso del provvedimento per non svilire..

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MAURO MARIA MARINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sto rendendo conto di come questo regolamento tuteli troppo poco le minoranze (Commenti dei deputati di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Questo mi permette di dire che contesto sia il metodo sia il merito di quello che sta accadendo. Il metodo, perché nella mia breve esperienza di dieci giorni ho visto due volte

158 porre la questione di fiducia; il merito, perché penso che quello che stiamo facendo rappresenti un danno reale per il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è una vicenda vergognosa aver posto la questione di fiducia (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale) su un tema così importante e strutturale, rispetto al quale avete la responsabilità di dividere Paese. Aver tolto il dibattito parlamentare vuol dire non avere il minimo rispetto per il paese e per le parti sociali, per la democrazia. Vuol dire modificare la concertazione, penalizzare i lavoratori e le aspettative di vita dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, continuando l'intervento di oggi pomeriggio, ribadisco che sono fortemente contraria a questo provvedimento, in particolare perché penalizza le donne ed è l'ultimo anello di una politica del Governo che non tiene conto né delle donne né delle famiglie, né del lavoro di cura. Una donna ultracinquantenne con un anziano non autosufficiente a carico e due figli ancora senza reddito si troverà tra l'incudine e il martello!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoruso. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento. Avverto che dopo il voto finale sul provvedimento è previsto l'esame della deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera in relazione ad un conflitto di attribuzioni.

(Votazione finale e approvazione - A.C. 2145-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2145-B, di cui si è testé concluso l'esame. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: S. 2058 - «Norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2145-B): Presenti e Votanti 407 Maggioranza 204 Hanno votato sì 288 Hanno votato no 119. (La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale,

159 dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana ).

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI ANTONIO SERENA E CARLO CARLI SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA (DISEGNO DI LEGGE N. 2145-B)

ANTONIO SERENA. Mi auguro che i molti problemi che rimangono sul tappeto anche dopo l'approvazione di questa riforma - primo fra tutti quello delle false pensioni di invalidità che il Governo sta già affrontando in vista della prossima finanziaria - possano essere risolti da chi ha il dovere prioritario di rimettere a posto i conti dopo decenni di finanza allegra, facendo finalmente riacquistare al nostro paese una solida credibilità internazionale.

CARLO CARLI. Questo provvedimento del Governo, e della maggioranza che lo sostiene, è profondamente ingiusto e fortemente sbagliato e nella sua ingiustizia e nella sua gravità si abbatte particolarmente sulle categorie più deboli della società e sulle donne. Vorrei ricordare che negli ultimi anni e in seguito all'insediamento del Governo Berlusconi si verifica la costante perdita di potere di acquisto delle pensioni che, a causa della situazione di grave crisi economica, permane; inoltre, il meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, sganciato dall'incremento di produttività del paese, negli ultimi dieci anni ha registrato la perdita di circa il 20 per cento. Dai dati dell'INPS risulta che oltre otto milioni e mezzo di pensionati vivono con un reddito inferiore a 750 euro mensili e la metà non raggiunge i 516 euro al mese. La questione della povertà e marginalizzazione sociale dei pensionati al minimo si è estesa per effetto della forte spinta inflazionistica e dei rincari che hanno colpito pesantemente i settori della spesa più sensibili per i pensionati: i generi alimentari e le tariffe. Manca qualsiasi impegno da parte del Governo a rivedere le metodologie di rilevazione e la composizione del «paniere» per il calcolo dell'indice del prezzo al consumo e per le famiglie di operai e impiegati affinché l'ISTAT, previa consultazione delle organizzazioni sindacali e dei consumatori maggiormente rappresentative a livello nazionale, possa adeguarle alla reale composizione dei consumi affinché sia istituito l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie il cui capofamiglia abbia un'età superiore ai sessantacinque anni.

DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI CHIARA MORONI, LELLO DI GIOIA, LUIGI PEPE, EMERENZIO BARBIERI, LUANA ZANELLA, CESARE CAMPA E FRANCESCO MARIA AMORUSO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2145-B

CHIARA MORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione della riforma del sistema previdenziale, il cui testo è stato già approvato in prima lettura da quest'aula e poi modificato dal Senato, è una questione importante, seria e - aggiungo - necessaria. Essa riguarda l'asse lungo il quale si muovono categorie e soggetti diversi che compongono la struttura stessa della nostra società: gli anziani e i pensionati di oggi, gli attuali percettori dei trasferimenti pensionistici; i meno giovani e i giovani, ossia coloro i quali sono già attivi o stanno per entrare nel mercato del lavoro; e infine chi è ancor più giovane e verso cui dobbiamo forse prestare le attenzioni maggiori. Lungo questo asse si muove una consistente quanto importante redistribuzione del reddito nazionale, e al tempo stesso un vero e proprio patto intergenerazionale. La modernizzazione del nostro modello sociale, in sintonia con la «strategia di Lisbona», deve avere come obiettivo quello di creare le condizioni per una economia più competitiva e dinamica, con tassi di crescita e di occupazione più elevati. In altre parole, una società più prospera e stabile, coesa e inclusiva. Questa sfida implica naturalmente il perseguimento di politiche macroeconomiche sane, le quali, a loro volta, costituiscono il presupposto stesso della crescita. Queste politiche hanno infatti un ruolo

160 chiave nell'orientare la crescita in modo equilibrato e stabile. Di fronte alle debolezze ed alle incertezze del contesto internazionale, occorre rafforzare la nostra economia ai fini del potenziale di crescita e di sviluppo, e contestualmente perseguire la stabilità di bilancio. Per fare questo servono riforme economiche strutturali, un tasso di occupazione più elevato e un percorso di sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. La crescita tuttavia - e qui sta il punto di congiunzione con la questione della riforma delle pensioni - sarà sostenibile solo a patto di dedicare grande attenzione alla variabile demografica poiché l'invecchiamento della popolazione e le sue conseguenze sottoporranno ad una pressione sempre crescente i conti pubblici. L'incremento della spesa per pensioni e per le altre voci del Welfare sono infatti destinate a crescere e tale aumento, a sua volta, è destinato a pesare su una quota sempre più ridotta di lavoratori attivi. È dunque necessario affrontare questa sfida per tempo con una strategia precisa, appena richiamata: incrementare il tasso di occupazione e di occupabilità (ivi compreso il tasso di permanenza dei lavoratori anziani che nel nostro paese è tra i più bassi d'Europa), ridurre il debito pubblico e riformare il sistema pensionistico. Quest'ultimo, in particolare, va rimodulato alla luce di quei principi e di quegli orientamenti già individuati in sede europea: vale a dire, la salvaguardia dell'adeguatezza delle pensioni; la garanzia della sostenibilità finanziaria del sistema e, infine, la sua modernizzazione per rispondere alle mutate esigenze dell'economia, della società e degli stessi individui, con regimi pensionistici più trasparenti e adattabili alla nuova realtà economica e sociale. E si potrebbe aggiungere: la questione della sostenibilità finanziaria a lungo termine non è importante solo di per se, ossia in rapporto alla stabilità della finanza pubblica; semmai perché costituisce il presupposto stesso per garantire l'erogazione delle pensioni future. Vi è dunque un nesso inscindibile tra sostenibilità finanziaria, equità, obiettivi sociali e modernizzazione del nostro sistema previdenziale, nonché tra questi ultimi e andamento dell'economia e livelli di occupazione. Ebbene, proprio in questo scenario si muove il provvedimento al nostro esame. Le riforme realizzate negli anni Novanta hanno consentito in qualche modo di stabilizzare la spesa pensionistica in rapporto al PIL evitando il crack del sistema grazie a consistenti risparmi di spesa nel decennio. Queste misure non sono tuttavia in grado di intervenire - come rilevato da più parti - sul «picco» previsto per il 2030 o sul deterioramento dell'equilibrio complessivo del sistema sino a quella data, quando il rapporto tra anziani e popolazione in età lavorativa si avvicinerà intorno ai due terzi contro un quarto del 2000. La riforma messa a punto - che vuole contrastare per tempo le criticità presenti - intende per l'appunto colmare quei ritardi che trovano origine nelle riforme degli anni Novanta; tra essi vi è il mancato avvio e il sostegno alla previdenza complementare per promuovere, accanto ad un pilastro pubblico fondamentale, un «secondo pilastro» previdenziale, integrativo del primo, tale da garantire nel futuro - in particolare per i lavoratori discontinui - pensioni adeguate; così come il completamento del percorso di separazione tra previdenza e assistenza o quello relativo alle politiche incentivanti, per far sì che convenga rimanere al lavoro. Come si fa a sostenere, allora, che quanto promosso oggi sulle pensioni sarebbe una scelta irrazionale e persino pericolosa, quando si ispira alle medesime ragioni e ai medesimi principi che hanno mosso le riforme degli anni Novanta ? Misurandoci nel merito delle cose, si dovrebbe in realtà condividere il fatto che solo promuovendo queste misure - oltre a contrastare le tendenze appena richiamate, che peraltro si saldano con un rallentamento generale dell'economia che coinvolge tutta Europa da tempo - potremo assicurare nel lungo termine l' erogazione di pensioni adeguate, salvaguardando gli obiettivi sociali che il sistema previdenziale deve poter realizzare. È questa del resto una preoccupazione generale, che coinvolge larga parte dei paesi dell'Unione europea, tanto da essere divenuta una delle priorità di intervento nelle questioni di politica

161 economica, coerentemente con gli obiettivi definiti con la strategia di Lisbona, confermata nei vertici di Stoccolma, Goteborg e Barcellona. In tutta Europa si sono introdotte misure volte a imprimere una inversione di tendenza, puntando sull'innalzamento dell'età effettiva di pensionamento, sul rafforzamento del legame tra prestazioni e contributi, incoraggiando una vita lavorativa più lunga. Penso alla Germania con le riforme del 2001 e del 2003, fortemente volute dal Cancelliere Schroder; alla Gran Bretagna, dove è stata proposta una vera e propria strategia di «invecchiamento attivo»; infine alla Francia, dove si è introdotto un meccanismo di incentivi-disincentivi al fine di aumentare le annualità di lavoro. Non ripercorrerò l'insieme delle misure contenute nella delega, ampiamente illustrate dal relatore. Su molte di queste misure vi è stata - come è noto - una posizione convergente, frutto di un dialogo costante e costruttivo tra il Governo, la maggioranza e le parti sociali; e proprio questo confronto ha fatto sì che si pervenisse ad una condivisione di merito e di sostanza tale da migliorare e perfezionare il testo uscito dal Senato. Su altri punti - come sulla questione nodale dell'innalzamento dell'età pensionabile - noi Socialisti abbiamo espresso delle perplessità, segnalando e proponendo una maggiore gradualità dell'intervento, parallelamente all'introduzione di un meccanismo di incentivi-disincentivi sin dal 2005 e la rimodulazione delle aliquote contributive per il lavoro autonomo al fine di assicurare una maggiore flessibilità e adattabilità al sistema, coerentemente con la liberalizzazione dell'età pensionabile. Ritenevamo e riteniamo ancora oggi che un cambiamento della struttura del provvedimento in tal senso - peraltro finanziariamente equivalente - sia un punto di equilibrio tale da incontrare maggiori e più ampi consensi intorno alla riforma. Onorevoli colleghi, siamo convinti - e lo abbiamo sottolineato lungo tutto l'iter del provvedimento - che il nodo della riforma previdenziale debba essere in ogni caso affrontato per non scaricare sulle generazioni future gli attuali squilibri. È necessario farlo con responsabilità e lungimiranza, ricercando le intese e le convergenze più ampie possibili. Conformemente a tale convinzione, voteremo naturalmente a favore della delega perché riteniamo che - in sintonia con l'«Agenda di Lisbona», al fine di assicurare una crescita economica improntata alla sostenibilità finanziaria, all'equità e alla coesione sociale - siano indispensabili riforme economiche strutturali, e tra queste quella della previdenza. Siamo altresì convinti che, una volta approvata la legge delega, sia necessario coltivare e ricreare le condizioni per incoraggiare, rinnovare e rilanciare una forte azione di dialogo e di ampia collaborazione tra le istituzioni (Governo in primo luogo) e parti sociali nell'ambito di obiettivi generali e condivisi nell'interesse del paese; l'occasione ce la può dare la stessa attuazione della riforma.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il sistema previdenziale italiano è sicuramente influenzato dalla rivoluzione demografica in corso, che è caratterizzata sia dall'abbassamento della natalità, sia da quello della mortalità e, quindi, richiede maggiori risorse per essere alimentato. Il problema delle pensioni esiste, l'invecchiamento della popolazione riduce la redditività dei nostri sistemi pensionistici al punto che, a parità di aliquote contributive, non sarà più possibile erogare le pensioni promesse. La riforma Dini ha già affrontato i nodi strutturali che rischiavano di provocare una vera e propria implosione della spesa previdenziale, introducendo il sistema di calcolo «contributivo» che gradualmente avrebbe dovuto sostituire il vecchio sistema «retributivo», salvo apportare aggiustamenti in base a verifiche da attuare dal 2004 al 2005. Ebbene, in seguito alla pubblicazione dei dati definitivi di censimento ISTAT 2001 sulla struttura demografica della popolazione, il numero degli italiani risulta stabile. Quello che è cambiato è, invece, il rapporto fra bambini ed anziani; per ogni bambino ci sono 3,4

162 nonni; inoltre sono raddoppiati gli ultracentenari. Questi fenomeni porteranno ad un netto peggioramento del trattamento pensionistico dovuto alla riduzione dei contributi versati (per la diminuzione delle nascite, appunto) ed ad un aumento del costo delle prestazioni previdenziali, per 1'allungamento della vita media. Soltanto in pochi casi si supererà il 50 per cento dell'ultimo compenso o dell'ultima retribuzione. Il Governo ha scelto di fare questa riforma, in questo momento e in tempi brevissimi, perché ha l'urgenza di regolarizzare i conti interni, modificando le regole delle pensioni. Questa riforma, come è stata presentata dal Governo e nei tempi in cui è stata presentata, non c'entra nulla con i problemi della previdenza, non mira a risolvere questi problemi, ma serve solo a far quadrare i conti del bilancio interno con i parametri richiesti dall'Europa. Non sorprende, dunque, che Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti abbiano enfatizzato l'assoluta necessità di intervenire sul sistema pensionistico per garantire la sua sostenibilità finanziaria, la valenza europea di tale riforma e la sua presunta equità, evitando ogni riferimento allo scontro generazionale. In realtà l'attuale riforma è tutt'altro che socialmente equa, di tutto si può parlare ma sicuramente non di equità della riforma delle pensioni. Infatti l'aumento delle aliquote contributive e l'irrigidimento dei criteri di accesso al sistema pensionistico accolla i costi della riforma ai lavoratori, mentre la riduzione della generosità delle erogazioni danneggia i pensionati. Una riforma concepita per incidere a danno dei lavoratori e dei pensionati è una riforma che deve essere assolutamente rivista e modificata. A ben vedere anche l'equiparazione dei fondi pensione contrattuali a quelli aperti, gestiti quasi sempre dalle assicurazioni, mina alla base le finalità sociali del sistema previdenziale. Le compagnie d'assicurazioni, infatti, da tempo spingevano per la completa equiparazione, anche fiscale, dei fondi pensione; ma non bisogna dimenticare che i fondi pensione hanno una finalità sociale che sicuramente non rientra nelle finalità delle compagnie di assicurazioni, le cui prestazioni, infatti, non formeranno oggetto di negoziazione con le parti sociali rappresentate dalle organizzazioni sindacali. Inoltre, in questa riforma si è trascurato totalmente il problema dei contributi dei lavoratori autonomi, che risulterebbero estremamente danneggiati dalla nuova disciplina, per i quali si prevede la possibilità di aumentare la contribuzione, attualmente intorno al 17 per cento, con la conseguenza che per tale categoria comunque a seguito della riforma si manifesterà la necessità di ricorrere sempre alla previdenza integrativa. D'altra parte, il progetto del Governo di dirottare verso i fondi pensione, con il meccanismo del silenzio-assenso, gli accantonamenti futuri del TFR è una soluzione che riguarda solo 11 milioni di lavoratori e tralascia gli altri 11 milioni di lavoratori autonomi che più di tutti avranno bisogno della pensione integrativa. A regime, dopo la riforma, con una contribuzione obbligatoria del 33 per cento, i dipendenti potranno contare su un rapporto tra pensione e ultima retribuzione del 61 per cento. Per gli 11 milioni di autonomi, sui quali grava una contribuzione effettiva del 10-16 per cento, questo rapporto sarà compreso tra il 22-23 per cento e il 31 per cento. È inevitabile, come già detto, che si debbano integrare i contributi obbligatori (INPS) con versamenti in forma volontaria. Ma, l'iniquità della riforma si manifesta soprattutto nello scalino generazionale che essa viene a creare tra i lavoratori che potranno andare in pensione fino al 31 dicembre 2007 con 57 anni di età e 35 di contributi e coloro che tali requisiti li avranno solo nel 2008, e dunque dovranno aspettare 40 anni di contributi o 65 di età. Non si tratta evidentemente di una misura equa e graduale, giustificata dalla necessità di consentire agli individui di aggiustare le proprie scelte economiche, bensì di una decisione mirata, che apre un divario tra due generazioni di persone. La mancanza di equità di questa misura, rappresentata dal gradino del 2008, è dunque il prezzo

163 politico che i lavoratori dovranno pagare per le scelte economiche sbagliate fatte fino a questo momento dall'attuale Governo. Al contrario, affinché la riforma sia improntata a criteri di giusta politica sociale, che tenga conto delle categorie più deboli della popolazione e delle esigenze economiche di bilancio, è necessario che la pensione sia considerata la somma di tre blocchi che si completano l'un l'altro. Il primo è la pensione di solidarietà di cui si fa carico la collettività nel suo complesso e corrisponde all'esigenza che nessuno sia indigente da vecchio: la cosiddetta «minima». Il secondo blocco è la pensione da lavoro, frutto della storia contributiva, obbligatoria, di ciascuno e determinata in funzione dei versamenti, del lavoratore e del datore di lavoro. Il terzo blocco, volontario, è legato ai versamenti integrativi volontari ed è determinato in base al rendimento dei versamenti effettuati. La pensione che si percepisce in questo modo diventa dunque la somma di tre addendi: pensione di solidarietà, finanziata anno su anno dalla fiscalità generale; pensione da lavoro pagata dal rendimento, garantito dallo Stato, dei contributi obbligatori versati dal lavoratore e dal suo datore di lavoro; pensione privata integrativa, finanziata dal fondo pensione a cui si è aderito volontariamente, magari conferendo il TFR, sempre volontariamente. Di tutte le nostre proposte il Governo si è sempre disinteressato, privilegiando invece un sistema pensionistico che, per cercare di far quadrare i conti interni, finisce col sacrificare i diritti dei lavoratori e dei pensionati. Ci troviamo di fronte all'ennesima scelta sbagliata fatta dal Governo e da questa maggioranza, scelta che risulta sbagliata sia sul piano politico che su quello socio-economico e le cui conseguenze finiranno per colpire le fasce più deboli della popolazione, che sono, appunto, rappresentate, dai lavoratori e dai pensionati.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo chiamati, oggi, ad esprimere un voto su una riforma - appunto quella delle pensioni - che, in realtà, esigeva un confronto parlamentare più approfondito, libero e democratico e che, considerata anche la grande rilevanza del tema e la sua evidente valenza sociale e politica che riguarda milioni di individui, meritava un dibattito ben più ampio e significativo. Credo, soprattutto, che questa riforma, priva del consenso sociale, porti a conseguenze molto rischiose per il nostro paese. È inutile nascondere, oggi, la situazione drammatica dell'esecutivo, che non si fida più della sua stessa maggioranza. Solo un Governo pavido e spudorato può andare avanti così irresponsabilmente, seminando disastri nei conti pubblici pur di nascondere la crisi irreversibile all'interno della maggioranza. Se sarà approvata anche la riforma delle pensioni, certamente si tratterà di un provvedimento che creerà confusione e disparità all'interno del sistema previdenziale: un vero cappio al collo dei lavoratori di oggi e di domani, che toglie qualunque certezza al futuro delle generazioni. Riformare le pensioni, o quanto meno dimostrare che la legge Dini necessita di modifiche, rappresenta un preciso obiettivo politico del Presidente del Consiglio, e non una necessità del nostro paese, poiché il sistema previdenziale vigente con tre riforme di carattere strutturale, ha determinato una forte stabilità del sistema nel tempo, fino a renderlo così tra i più sostenibili in tutta Europa. All'Italia è stato riconosciuto il merito di aver fatto una riforma strutturale completa, cosa non ancora avvenuta in altri paesi, arrivando ad occupare una tra le posizioni migliori. Si è voluto scaricare interamente sulle pensioni l'onere di ridurre il deficit pubblico, nella misura di un punto di PIL, socialmente insostenibile. La scarsa natalità e l'invecchiamento della popolazione andrebbero, invece, affrontati con una politica generale di welfare e non con tagli alle pensioni. Non si è puntato essenzialmente sui problemi strutturali e sulla composizione demografica del Paese; al contrario è una controriforma che stravolge il sistema pensionistico del nostro Paese, puntando - fra l'altro - a far saltare il sistema pubblico di previdenza.

164 Insomma, ci sono tutte le premesse affinché i futuri pensionati diventino i nuovi poveri. Per noi, onorevoli colleghi, rimangono inaccettabili le questioni di fondo, l'impianto stesso della proposta. Anche se il provvedimento sarà approvato, permarrà comunque il problema di una vera riforma previdenziale, che occorrerà affrontare in futuro con ben altre scelte e volontà politiche. Pertanto, nell'avviarmi a concludere, vorrei ribadire (mi auguro che il Governo ne tenga conto) la speranza che emerga un chiaro voto di contrarietà sul provvedimento in esame. Onorevoli colleghi, vorrei ribadire a tutti noi, che con questa riforma non si sono affrontati i veri problemi relativi alle nuove generazioni, ne tantomeno è stata data una risposta positiva ai milioni di lavoratori che prestano lavoro in nero, irregolare e quindi con forti evasioni. È una riforma inutile, iniqua, dannosa, che crea sfiducia e paura, determina le incertezze per il futuro e le disparità di trattamento. Ancor di più produce solo effetti diseguali e presenta disposizioni parziali volte a creare solo diversificazioni tra i lavoratori. Alla luce delle considerazioni esposte, i deputati dell'UDEUR voteranno convintamente contro un provvedimento che avrebbe meritato un maggiore approfondimento e un più intenso coinvolgimento delle diverse parti politiche, sociali, sindacali e dei soggetti interessati.

EMERENZIO BARBIERI. Onorevoli colleghi, nel richiamarmi alle osservazioni svolte dalla collega Leone nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia, svolgerò solo alcune brevi considerazioni annunciando sin d'ora il voto favorevole del gruppo dell'UDC. Trovo singolare, innanzitutto, che nelle dichiarazioni fatte dai gruppi dell'opposizione non vi sia mai un riferimento ai moniti ed di responsi provenienti dalle riunioni dell'Ecofin che sono stati sempre molto chiari nei confronti del nostro paese. Le conclusioni dei quindici ministri europei sono state sempre concordi su un fatto: l'Italia deve accelerare sul fronte delle riforme, a partire proprio da quella della previdenza. Un monito ripreso e rilanciato anche dal Presidente Casini, che lo ha definito un tema doloroso ma che non deve essere considerato un tabù. Tenuto conto dei moniti europei e degli inviti delle più alte cariche istituzionali, trovo - ripeto - abbastanza singolare l'atteggiamento dell'opposizione, tanto più che questo provvedimento si inserisce nel solco tracciato dai precedenti governi di centrosinistra, in particolare con il pacchetto Treu del 1997. Il sistema previdenziale necessitava di questa riforma, una riforma in grado di prefigurare un equilibrio finanziario e allo stesso tempo garantire condizioni di equità sociale ed intergenerazionale e perché con essa si consentirà di far decollare definitivamente il secondo pilastro della previdenza complementare. Onorevoli colleghi, già dalla seconda metà degli anni Novanta i principali organismi economici internazionali hanno messo in guardia i paesi dai pericoli di questo squilibrio generazionale, a causa delle conseguenze dell'invecchiamento della popolazione sugli equilibri finanziari dei sistemi di protezione sociale e dei sistemi pensionistici in particolare. Gli obiettivi di finanza pubblica non possono essere raggiunti solo con le finanziarie e le manovre di aggiustamento, non possono bastare, come ha recentemente confermato la magistratura contabile: servono infatti soprattutto misure strutturali. Se non vi saranno «drastici rimedi» (cito testualmente la Corte dei conti) il problema delle pensioni, già oggi assai pesante, non potrà che peggiorare a danno dei lavoratori attuali e delle generazioni future. Conti alla mano, il sistema contributivo introdotto dalla legge Dini ha portato ad avere una pensione pari circa al 50 per cento dell'ultima retribuzione: il rapporto tra la pensione e l'ultimo stipendio andrà nel tempo riducendosi sempre più, non consentendo, quindi, il mantenimento dello stesso tenore di vita oltre il periodo lavorativo. Se non partisse subito il cosiddetto secondo pilastro, e siamo già in ritardo di quasi dieci anni, rischieremmo di creare fasce di pensionati di assoluta povertà. Altro discorso è poi la riforma degli ammortizzatori sociali sui quali dobbiamo aprire un confronto con le parti sociali per cercare il miglior sistema di sicurezza per i nostri concittadini.

165 Dai banchi delle opposizioni ho sentito un livore e degli attacchi che non hanno senso, soprattutto se si considera che i governi dell'Ulivo che si sono succeduti non hanno messo mano al sistema previdenziale, presi come erano dai ricatti e dalle minacce di Bertinotti. Una politica fallimentare che ha confuso previdenza con assistenza, lasciando intatte sacche di privilegi ereditate dal passato. Onorevoli colleghi, le statistiche parlano chiaro: oggi il tasso di natalità dell'Italia è pari allo zero, i progressi della scienza e le migliori condizioni di vita consentono di vivere più a lungo, lo scenario che possiamo prefigurare per il domani è facilmente immaginabile. Occorre quindi un ideale patto tra generazioni; sarebbe da irresponsabili non farlo, ed è per questo che oggi approviamo il presente provvedimento.

LUANA ZANELLA. Il 13 maggio al Senato avete approvato, grazie all'ennesimo voto di fiducia, questo disegno di legge per la riforma del sistema pensionistico, che è ora torna all'esame della Camera in terza lettura e con un'altra nuova e mortificante richiesta di fiducia. Una fiducia grave e soprattutto immotivata su una riforma fondamentale che coinvolge il presente e il futuro di milioni di lavoratori, che ha un impatto socio-economico pesantissimo, che incide profondamente nel corpo sociale del nostro paese. Chiariamo subito che il vero obiettivo del provvedimento è di risanare le casse dello Stato, cercando di riparare i danni fatti altrove nella finanza pubblica; ciò lo volete ottenere attraverso una misura socialmente devastante arrecando di fatto una ferita del sistema pubblico di previdenza. Ma questa vostra controriforma servirà a poco dal punto di vista del risparmio nella spesa previdenziale. Secondo i calcoli basati sul modello previdenziale dell'INPS e presentati il 25 maggio scorso, la riforma produrrà soltanto l'effetto di spostare in avanti di qualche anno la cosiddetta «gobba» della spesa, portando benefici nel breve periodo ma non a lungo termine. Un risparmio calcolato nello 0,4 per cento del PIL, ma con una tendenza per il 2005 di incidenza della spesa pari all'8,6 per cento del prodotto interno lordo, sensibilmente superiore a quell'8,3 per cento, stimabile con la legislazione vigente. Infatti, con questa delega c'è un beneficio nei primi dieci anni, in quanto ritarda l'uscita verso la pensione. Negli anni successivi la spesa tuttavia aumenta, per la semplice ragione che chi esce dal mercato del lavoro più tardi, continua a versare contributi previdenziali, e alla fine ha diritto a ricevere un assegno più sostanzioso. La gravità di queste due richieste di fiducia (prima al Senato, ora qui alla Camera), sta nella negazione del confronto delle varie posizioni per poter contribuire al miglioramento di questa riforma affinché fosse il più ampiamente condivisa. Avete bisogno di reperire nuove risorse, e visto che i conti pubblici sono allo sfascio, dove prendere queste risorse se non ricorrendo a chi non può nascondersi, ossia ai lavoratori dipendenti, sui quali quindi è più facile intervenire? E questo lo dico in quanto - tra l'altro - non vi è praticamente alcuna misura nei confronti dei lavoratori autonomi, proprio mentre, al contrario, si imporrebbe una reale armonizzazione dei trattamenti previdenziali. Voglio ricordare che attualmente i lavoratori autonomi pagano il 17 per cento dei contributi e percepiscono la pensione come se avessero pagato il 20 per cento. Il 44,4 per cento del deficit degli enti previdenziali è del fondo degli autonomi perché hanno dei contributi che sono la metà di quelli dei lavoratori dipendenti. Vi è stata chiesta con forza, sia da parte delle opposizioni che da parte delle organizzazioni sindacali, la separazione di previdenza e assistenza, ma questa separazione della spesa previdenziale ed assistenziale, che doveva essere realizzata a monte, non c'è ancora. Attualmente l'INPS eroga - con soldi provenienti da contributi dei lavoratori dipendenti e non a carico dello Stato - ben 20 prestazioni quali elementi di solidarietà. È la previdenza che sostiene il bilancio dello Stato, accollandosi buona parte delle spese che dovrebbero invece gravare sulla fiscalità generale.

166 CESARE CAMPA. Sono anni che gli organismi internazionali ammoniscono i governi italiani a realizzare le riforme strutturali per evitare le cause alla base del debito pubblico. Prima fra tutte le ragioni dell'impressionante deficit, c'è la spesa per le pensioni che secondo le stesse autorità monetarie internazionali ha raggiunto livelli incontrollabili. Ma la sinistra non intende ascoltare questi moniti e ha risposto con la legge Dini, timida manovra che non risolve minimamente il problema, tanto che il capo economista dell'OCSE Jean Philippe Cotis ha chiesto, nei giorni scorsi agli italiani, di non assumere iniziative tampone ma capaci di eliminare il debito pubblico. «Le riforme - ha detto - vanno fatte subito, non per agganciarsi alla ripresa, ma per il lungo termine, affinché la crescita sia costante e non momentanea. È tantissimo tempo che queste riforme vengono rimandate. È giunto il momento di farle». Il nostro difficile cammino verso la riforma e, quindi, la salvezza del sistema pensionistico ha trovato il maggiore ostacolo nella testarda opposizione della sinistra. Ragioni ideologiche, maturate negli anni bui della militanza marxista, stanno condizionando l'ostinata intransigenza di non accettare un intervento che il mondo intero ci chiede e che sta attuando. Ad alimentare tanta avversione per il prolungamento dell'età lavorativa c'è anche da parte della sinistra una concezione politica del lavoro: esso è inteso come schiavitù ad un potere superiore e tirannico, sfruttamento da parte del capitale, insomma causa del proletariato. Prigionieri dei principi marxisti, nel lavoro non viene vista anche la possibilità di emancipazione, l'espressione di libertà creativa, l'esaltazione della personalità e la salvaguardia della dignità. Il lavoro per un marxista è condanna, non conquista di un nuovo livello sociale. Ecco perché la sinistra, condizionata dalla memoria ideologica, sostiene che il lavoro, anche quello non pesante, debba cessare a 57 anni, quando la vita biologica riserva ancora notevoli potenzialità, arricchite dal valore aggiunto dell'esperienza. Il sindacato non si è reso conto che non sta perseguendo l'equità sociale, ma ha alzato le barricate per difendere privilegi, perché così facendo presto le pensioni non potranno essere pagate. Non è disposto a considerare il peso insostenibile dell'attuale sistema sulla spesa pubblica e non si arrende neppure di fronte all'esempio delle riforme portate a termine in altri paesi, anche con l'apporto delle rappresentanze sociali, e che prevedono limiti di età sempre più vicini al 65 anni. Anche Franco Modigliani, il polemico Nobel per l'economia, aveva dato una bacchettata alla sinistra per la sua rigidità ideologica in fatto di pensioni. Intervento autorevole non solo perché era venuto da un premio Nobel, ma per la sua riconosciuta imparzialità. Il premio Nobel aveva fatto parte, infatti, del gruppo di keynesiani della vecchia generazione, composta da Paul Samuelsson, Robert Solow del Massachusetts Istitute of Technology, James Tobin di Yale e Lawrence Klein dell'Università di Pennsylvania. Dopo aver criticato Berlusconi, a distanza di anni, Modigliani aveva avuto un ripensamento clamoroso, al punto che aveva scritto nella sua autobiografia Avventure di un economista: «Finalmente il governo (di Berlusconi del '94) decise di riconquistare la fiducia dei mercati, presentando un pacchetto di misure decisamente restrittive che accompagnavano la finanziaria. Berlusconi proponeva un insieme di tagli alla spesa, piuttosto profondi, soprattutto nel settore delle pensioni. Il concetto fondamentale di quella riforma era giusto e appoggiai la proposta in un'intervista al telegiornale. Spiegai che trovavo ingiustificata e inopportuna la reazione violenta del sindacato e la proposta di indire uno sciopero generale. Cercai dunque di spiegare che la riforma delle pensioni, e anche la riduzione dei benefici per le classi di età vicine al pensionamento, non era una questione classista, lavoratori contro imprenditori, ma era intergenerazionale. Il vecchio sistema dava pensioni esageratamente a favore di coloro i quali si ritirano oggi, che ricevono spesso più di quanto hanno versato. Invitai i membri del sindacato a desistere dallo sciopero che era contro i loro stessi figli. Lo scontro finì nel peggiore dei modi. Sbagliò l'opposizione a farne una grande vittoria contro Berlusconi. Promossi così una lettera pubblica, che scrissi insieme a Mario Baldassarri, Franco De Benedetti, Romano Prodi (!), Paolo Sylos Labini; e invitammo molta altra gente ad aderire a questa lettera, contraria al rinvio del problema, che era un j'accuse contro tutti, tipica dell'irresponsabilità italiana. L'appello non ebbe l'eco sperata». Da queste righe emergono due realtà importanti: la prima riguarda il fatto che il paese non si è

167 ancora liberato della vecchia politica consociativa e che il sindacato guida sempre i poteri forti che condizionano lo Stato; secondo, che Romano Prodi, vecchio del mestiere imparato ai tempi in cui era boiardo di Stato, conosce l'arte di rimanere a galla. Quello che sarà più tardi il Presidente del Consiglio dei ministri, del primo Governo italiano formato con una maggioranza retta organicamente dai comunisti, fu anche il firmatario della lettera pro riforma delle pensioni, citata da Modigliani. Il che significa che Prodi non esiterà a rimangiarsi le sue idee in tema di riforma pensionistica (facendosi scudo della blanda legge Dini), per non disturbare la suscettibilità dei comunisti, dei postcomunisti, dei dossettiani e dei verdi, suoi alleati. Prodi non ha fatto altro che ricalcare il modo di fare politica in Italia: bando alle idee e ai programmi, ma uso in quantità industriale di trasformismo, Dopo essere stato esponente della DC, diga al comunismo, ora vuole essere leader di una maggioranza assieme al comunisti. L'evidenza non basta per assalire il fortino dell'ideologia della sinistra. Non serve neppure ammonire Governo e sindacato che i pensionamenti d'anzianità nei prossimi cinque anni causeranno un ulteriore deficit di 60 mila miliardi che si aggiungeranno ad oltre la metà del deficit pubblico causato dal sistema pensionistico! Se queste enormi risorse fossero state investite nel mondo produttivo e della ricerca, quanti posti di lavoro sarebbero stati creati? Ciò che non osano i paesi più ricchi, noi lo facciamo con la sicumera di una politica condizionata dalla cultura egemone centralista. Quando diventeremo realmente liberi di scegliere tra una politica dirigista e la modernità? Perché il caso Italia sta proprio nell'incapacità del paese civile di compiere scelte, prigioniero di luoghi comuni ideologici. Se si parla di riforme delle pensioni nella suggestione collettiva, alimentata dalla malafede della sinistra, si pensa al taglio degli assegni, ma non viene in mente che si vuole attuare un sistema senza privilegi (perché è stato un privilegio che gente di 40 anni fosse andata in pensione), capace di non pesare sulle casse del Tesoro (previsto un risparmio di 39 miliardi di euro solo nei primi cinque anni di applicazione della riforma) e soprattutto in grado di garantire un futuro pensionistico ai nostri figli. Perché tutti i paesi ricchi stanno attuando meccanismi che vanno verso i 65 anni del limite lavorativo? Conosce solo la sinistra italiana quali sono i doveri sociali e una politica solidale? I lavoratori tedeschi, francesi, inglesi sono forse prigionieri di governi autoritari capitalisti? Soffrono di allucinazioni gli organismi internazionali che pretendono, ripeto, pretendono dall'Italia la riforma pensionistica, che significa in poche parole l'allungamento dei limiti degli anni lavorativi? Poiché l'economia dà più retta ai numeri della scienza che a quelli dell'ideologia, una buona riforma del sistema pensionistico raggiunge due obiettivi di immensa importanza: prima salva lo stesso meccanismo, per cui garantisce alle future generazioni di contare su un assegno, secondo aumenta i posti di lavoro poiché con i soldi risparmianti può essere finanziato lo sviluppo che crea occasioni di occupazione attiva e non passiva, che vuol dire generatrice di ulteriore crescita economica. Com'è possibile non tener conto che sono sempre di più le persone che oggi continuano a lavorare raggiunto il limite d'età? Allora perché dobbiamo chiudere gli occhi e incoraggiare l'abusivismo e l'evasione fiscale, danneggiando soprattutto i lavoratori legali che non possono usufruire dell'apporto assicurativo dei pensionati divenuti lavoratori abusivi non per la loro volontà? E che dire del fatto che la riforma offre il più cospicuo aumento di stipendio di tutta la storia d'Italia, dal momento che il lavoratore che decide di non andare in pensione avrà un aumento netto del 32,7 per cento? Diamo allora al paese una riforma moderna, capace di garantire un futuro ai lavoratori ed eliminiamo, finalmente, una delle cause strutturali del deficit pubblico. E il paese ha dato subito un segnale positivo, tanto che oggi i titoli assicurativi hanno avuto in Borsa una generale impennata: ciò significa che l'azione in favore della rimozione di una delle cause del debito pubblico, è stata accolta con il massimo favore. Stiamo facendo quello che la demagogia ci ha impedito di fare 10 anni fa e mostriamo all'Europa e al mondo di essere capaci di stare tra le economie moderne e capaci di creare sviluppo. Infine, un'amara nota politica sull'atteggiamento dell'opposizione. Il Governo ha ritenuto di avvalersi, con il voto di fiducia, di un diritto costituzionale, rimanendo scrupolosamente nell'ambito istituzionale, come d'altronde l'aveva fatto la sinistra in occasione della legge Dini, nove anni fa, ma

168 il tentativo di ostruzionismo e la minaccia pronunciata dall'onorevole Violante: «Rinviate tutto a settembre, altrimenti vi bloccheremo in aula», non ha nulla a che fare con la Costituzione, i regolamenti della Camera e i principi della democrazia, perché si tratta di una intimidazione, un atto arrogante con il quale si vuole impedire al Governo e alla maggioranza parlamentare di esercitare le proprie prerogative costituzionali. Ed è grave che simili espressioni siano state pronunciate da un esponente di questo Parlamento che ha avuto nel recente passato l'alta responsabilità di presiederlo. Lui, più degli altri, dovrebbe sentire il dovere di rispettarlo. Il Parlamento è lo strumento costituzionale più alto della nostra democrazia e non può essere svilito in un ring dove ogni colpo è lecito.

FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non si può che salutare con soddisfazione l'arrivo di questa legge delega alla fase finale di discussione. Infatti, se pure non si può dire che questa legge risolve definitivamente tutti i problemi del sistema previdenziale italiano, certo la si può considerare un passo molto importante nell'affrontare questioni assolutamente improcrastinabili. Intendo sostenere, nel seguito di questo mio intervento, tale affermazione, avvalendomi, fra l'altro, delle analisi svolte dalla Commissione bicamerale di controllo sugli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, che ho l'onore di presiedere. Mi propongo innanzitutto di svolgere alcune considerazioni in merito alle Casse di previdenza private, per poi giungere al cuore delle questioni sollecitate da questa legge delega e cioè quelle relative alla sostenibilità del sistema di previdenza pubblica. Gli argomenti che intendo principalmente affrontare sono quindi i seguenti: situazione della previdenza privata; impatto della legge delega sul sistema della previdenza privata; autonomia e trasparenza del sistema di previdenza privata; sostenibilità degli enti previdenziali pubblici; necessità della riforma; importanza del periodo 2004-2008; sistema di vigilanza; commistione fra attività di previdenza e di assistenza nei conti INPS; opportunità di interventi per incrementare servizio ed efficienza degli enti. Partiamo, dunque, dalle Casse professionali. Le analisi svolte dalla Commissione da me presieduta hanno indicato per le Casse di previdenza privata una situazione di relativa tranquillità: per la maggior parte delle Casse non si dovrebbero porre problemi gravi di sostenibilità per almeno 10-15 anni. Ciò non toglie che per questo tipo di enti debba essere mantenuto elevato il livello di attenzione in quanto i conti degli stessi sono profondamente influenzati da vari fattori: gli andamenti «demografici» dei ristretti bacini di utenza, costituiti in prevalenza dagli associati ad uno specifico ordine professionale, con tutti gli impatti possibili derivanti dall'evoluzione del sistema degli ordini; i mutamenti dell'ordinamento dell'istruzione secondaria e dell'università; i cambiamenti del mercato del lavoro e le ricadute in termini di variazioni delle figure professionali; i profili di maturazione della platea di contributori e percettori di ciascun ente: si tratta infatti di enti di recente costituzione (molti hanno da poco superato il decennio di attività) che godono fisiologicamente di rapporti fra iscritti e pensionati assai favorevoli in questa fase di vita, ma che, altrettanto fisiologicamente, sono destinati a deteriorarsi in periodi futuri; la difficoltà di raggiungere obiettivi di rendimento dei patrimoni mobiliari ed immobiliari coerenti con i meccanismi di rivalutazione previsti dalla legge, in ragione anche di mutamenti dei mercati finanziari che possono ritenersi strutturali. In questa situazione vanno accolti ed incoraggiati gli sforzi di riassetto (passaggio da retributivo a contributivo, rinnovo dei meccanismi di calcolo) che molte Casse perseguono, anche a conferma della validità della scelta di «privata» autonomia: tali interventi sembrano in molti casi, infatti, confermare la volontà degli enti stessi di assicurare la necessaria sostenibilità di lungo periodo. In ordine agli impatti della legge delega sul comparto privato se è vero che la stessa, probabilmente nella sua iniziale formulazione, non risultava forse rispettare pienamente l'autonomia delle Casse, ora penso sia incontestabile come detta autonomia venga assolutamente valorizzata. Essa è espressamente riconosciuta all'articolo 1, comma 6, dove si escludono gli enti privati

169 dall'innalzamento dei requisiti per le pensioni e dalla riduzione delle finestre di uscita. Ritengo, sul punto, che sia stato fondamentale, ai fini della salvaguardia della stessa coerenza del sistema privato, superare precedenti emendamenti governativi che «assoggettavano» le Casse alle modifiche previste per i requisiti anagrafici e contributivi, soprattutto in considerazione del fatto che le Casse già chiedono ad esempio i 65 anni per la pensione di vecchiaia. Sempre nella direzione della valorizzazione dell'autonomia delle Casse, si apprezza anche il riconoscimento alle stesse di importanti «leve gestionali» che, se opportunamente utilizzate, ritengo potranno avere impatti positivi in termini di miglioramento della sostenibilità finanziaria. Mi riferisco anzitutto all'esplicita previsione della possibilità per gli enti di diritto privato, cito il testo della legge, «di accorparsi tra di loro nonché di includere altre categorie professionali similari di nuova istituzione che dovessero risultare prive di una protezione previdenziale pensionistica». Sul punto più volte la Commissione ha sottolineato che il problema dei bacini demografici delle Casse dei professionisti debba essere affrontato intervenendo principalmente lungo due direttrici: da una parte tutelando l'ampiezza complessiva della popolazione iscritta, ossia verifìcando che i provvedimenti normativi adottati in ordine alle categorie professionali emergenti non distolgano queste ultime dai bacini delle attuali casse, per le quali rappresentano una possibilità di sopravvivenza; dall'altra, alla luce delle attese evoluzioni dei bacini demografici delle singole categorie, intervenendo nel ridisegnarne i confini. Chiaramente è importante che la stessa eventuale «fusione» tra enti (ad esempio quelli «vicini», che in molti casi, con la riforma scolastica, stanno assistendo l'uno ad una progressiva riduzione della propria platea di nuovi iscritti a favore dell'altro) venga vista dagli stessi come un'opportunità per eventualmente superare problemi di sostenibilità finanziaria. In secondo luogo, occorre riconoscere la possibile modulazione da parte delle Casse dell'aliquota contributiva in misura differenziata, con facoltà di scelta per gli iscritti. In questo modo le Casse si riappropriano di un importante strumento di gestione delle proprie entrate; possono, infatti, adottare soluzioni finalizzate all'incremento del gettito contributivo, ad oggi generalmente funzione diretta solo del numero degli iscritti, e quindi di fatto sottratto a qualsiasi possibilità di «manovra» da parte delle stesse Casse. In terzo luogo, deve esservi la possibilità di istituire forme pensionistiche complementari: un'opportunità di estensione della propria attività che le Casse potranno realizzare sfruttando anche rilevanti sinergie con la loro attuale attività istituzionale. Ritengo che questa previsione possa, inoltre, dare nuovo impulso al secondo pilastro previdenziale che ad oggi, come i dati dimostrano, stenta ancora a decollare. Ho già avuto modo di sottolineare il grande valore dell'autonomia degli enti di previdenza privati. Tale autonomia garantisce che i vertici degli enti orientino la propria azione agli obiettivi di sostenibilità di medio e lungo periodo. L'autonomia, per evitare ogni rischio di scadere in gestione arbitraria, deve però essere temperata da sistemi di comunicazione e «controllo sociale» improntati alla massima trasparenza. Ritengo che nei prossimi mesi sarà necessario lavorare per incrementare il livello di trasparenza del sistema della previdenza privata, in particolar modo per quanto riguarda le decisioni di investimento mobiliare. Le analisi della Commissione, infatti (e qui concludo l'esame delle Casse privatizzate) hanno in effetti messo in evidenza atteggiamenti assai diversificati in termini di scelte di portafoglio mobiliare, che, in mancanza di trasparenza di informazioni e dati, potrebbero non apparire pienamente giustificate. Passando al versante statale, bastano pochi dati per mettere in evidenza lo stato di gravissimo squilibrio del sistema della previdenza pubblica italiana (e faccio riferimento ancora una volta alle analisi svolte dalla Commissione bicamerale). L'INPS, che da solo vale più dei due terzi del sistema, nel 2002 per ogni 100 euro di pensioni pagate (escludendo quelle direttamente a carico dello Stato per motivi assistenziali) ha incassato 82 euro di contributi; il risultato economico di INPS del 2002, vicino a 3,2 miliardi di euro, è raggiunto grazie agli avanzi della gestione «trattamenti economici temporanei» (+6,3 miliardi di euro) e «parasubordinati» (+3,4 miliardi di euro) che coprono i disavanzi del Fondo lavoratori dipendenti (-2,3 miliardi di euro), della Gestione

170 coltivatori diretti coloni e mezzadri (-3,0 miliardi di euro) e della Gestione artigiani (-1,5 miliardi di euro). II risultato dell'attività previdenziale di INPS del 2002 si azzererebbe ed anzi diverrebbe negativo per 0,3 miliardi di euro qualora non si tenesse conto dei trasferimenti pari a circa 3,5 miliardi di euro da parte dello Stato, girati attraverso la gestione GIAS, per la copertura di situazioni di squilibrio previdenziale strutturale (in massima parte Fondo Ferrovie dello Stato di 3,3 miliardi di euro). L'INPDAP, sempre al 2002, ha incassato contributi in misura sostanzialmente pari al valore delle pensioni pagate, ma il perdurare del blocco delle assunzioni di dipendenti statali, a fronte di un continuo incremento del numero dei pensionati, ha allontanato nel giro di pochi anni l'ente dall'equilibrio. In pratica il sistema di previdenza pubblica già nel 2002 si faceva carico di situazioni strutturalmente in perdita con prospettive di aggravamento continuo per il futuro quali quelle della previdenza CD/CM ed artigiani, cui si dovrebbe aggiungere la situazione dei Ferrovieri, per un assorbimento complessivo di circa 7,8 miliardi di euro. Assorbiva ulteriori 12,8 miliardi di euro di risorse girate alla gestione GIAS, ufficialmente con finalità assistenziali, ma in pratica con impatto sui conti del sistema previdenziale (ad esempio: integrazioni al minimo). Esso presentava risultati apparentemente vicini all'equilibrio, solo grazie ai contributi della gestione trattamenti temporanei e dei parasubordinati: si potrebbe paradossalmente affermare che le pensioni si riescono ancora a pagare solo grazie al boom del lavoro interinale e di quelli che una volta si chiamavano Co.Co.Co. e al fatto che la scarsa natalità riduce il costo dei periodi di maternità delle lavoratrici dipendenti. Non va poi sottovalutato il fatto che gli enti previdenziali pubblici sono stati investiti in questi anni dai fenomeni di cartolarizzazione del patrimonio immobiliare, con il rischio che a chiusura del processo di dismissione venga a mancare una fonte di introito che in passato aveva in qualche modo contribuito a sostenere i conti degli enti. È evidente che questo sistema non è assolutamente autosostenibile nel medio e breve periodo ed anzi la situazione della previdenza pubblica giungerebbe in pochi anni al collasso a meno di interventi correttivi importanti. Da quanto sin qui detto credo emerga con chiarezza l'assoluta necessità della riforma che oggi dovremo approvare. Infatti, se, come si è sostenuto da qualche parte nel corso della discussione che ha preceduto il varo di questa legge, si lasciasse la situazione immutata, ritenendo che in fin dei conti «la previdenza pubblica non sta poi così male», non si garantirebbe affatto il diritto costituzionale di chi oggi lavora, e soprattutto di quei giovani che oggi iniziano a lavorare, ad avere una pensione al termine della loro carriera. Si correrebbe anzi il rischio che, in un collasso complessivo del sistema, anche chi oggi percepisce a buon diritto una pensione sarebbe costretto a rinunciarvi o a vederla pesantemente ridimensionata. Si vedrebbe costantemente aumentare la quantità di risorse che il sistema previdenziale pubblico assorbe dallo Stato, fino a raggiungere livelli del tutto insostenibili. Si confermerebbero situazioni di palese ingiustizia nella ripartizione fra le varie categorie degli «oneri» e degli «onori» del sistema; con chi è arrivato prima che riesce a far gravare il peso dei propri deficit strutturali sullo Stato (come Ferrovieri o coltivatori diretti) e chi arriva dopo (come i parasubordinati) che non solo oggi paga con i propri contributi le pensioni di altre categorie ma in più corre il rischio di non giungere a percepire alla fine la pensione faticosamente maturata. Una volta confermata la necessità e la non procrastinabilità della riforma, ci preme richiamare l'attenzione sull'eccezionale importanza del periodo compreso fra oggi e il 2008. Il 2008 è infatti un termine lontano e sarà quindi necessario da un lato monitorare con attenzione l'andamento dei conti della previdenza pubblica (e privata) per identificare con prontezza ogni «deriva»; dall'altro verifìcare momento per momento l'eventuale necessità di anticipare l'operatività della riforma, confrontandosi con le parti sociali ed intervenendo per garantire la complessiva sostenibilità ed equità del sistema. Il periodo 2004-2008 dovrebbe quindi, a mio parere, essere sfruttato per rafforzare il sistema di vigilanza, a partire dalla stessa Commissione bicamerale che presiedo; per intervenire in modo tale da riordinare l'attuale commistione che caratterizza le attività di previdenza e di assistenza svolte da

171 INPS; per riformare gli enti di previdenza pubblica mettendoli in grado di elevare il proprio livello di servizio e rendendoli più efficienti. Il panorama dell'attuale sistema di vigilanza appare costellato di numerosi soggetti (Commissione bicamerale, Ministero del welfare - Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, Corte dei Conti, Ministero dell'economia - Ragioneria generale dello Stato), eterogenei dal punto di vista dell'inquadramento istituzionale, ciascuno dei quali è stato nel tempo investito del compito di «concorrere a controllare e vigilare» il sistema previdenziale e gli enti che lo compongono. Si è così venuto progressivamente a creare un modello di vigilanza «per obiettivi», in cui peraltro non vi è una chiara distinzione dei perimetri di competenza e di responsabilità dei diversi soggetti deputati a svolgere funzioni di controllo. Con riferimento a tale sistema, emergono due principali aspetti di criticità: anzitutto, l'eccessivo onere a carico degli enti e, direi soprattutto, l'efficacia della vigilanza. Sotto il profilo dell'efficienza, è immediatamente percepibile come l'attuale sistema sia per gli enti eccessivamente oneroso, dovendo gli stessi procedere a comunicare spesso gli stessi dati ad una molteplicità di soggetti controllori. In ordine al secondo aspetto, ossia l'efficacia dei controlli, si segnalano problemi di sovrapposizione e carenza di collaborazione tra i diversi soggetti. Emergono, inoltre, con sempre maggiore evidenza, aspetti di assoluta rilevanza nella vita gestionale degli enti non adeguatamente presidiati (in particolare ci si riferisce alla gestione del patrimonio mobiliare che costituisce ormai per le Casse previdenziali la principale forma di investimento). È questo un aspetto in cui le maglie dell'attuale architettura dei controlli sono eccessivamente ampie, con il rischio che il problema sfugga a forme di controllo specifiche ed adeguate. Tra l'altro, vorrei evidenziare, per quanto in particolare attiene al controllo della gestione del patrimonio mobiliare, come nell'attuale sistema le Casse effettuino le loro scelte di investimento in autonomia, in assenza di qualsiasi tipo di quadro di riferimento e con un livello di controllo relativamente limitato (l'unico soggetto che analizza la composizione del portafoglio mobiliare delle Casse è la Commissione bicamerale, la quale dispone peraltro di strumenti di analisi necessariamente limitati). Con riferimento a questo aspetto, l'evidenza è che per la previdenza obbligatoria sia prevista una disciplina molto meno stringente che per la previdenza complementare per la quale ricordo il decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, recante la disciplina delle forme pensionistiche complementari a norma dell'articolo 3, comma 1, lettera v), della legge 23 ottobre 1992, n. 421: essa espressamente stabilisce, all'articolo 6, una asset allocation di massima, indicando dei limiti per categoria/tipologia di investimento. Istituisce, all'articolo 16, un'apposita autorità amministrativa, la COVIP, altamente specializzata e tecnica, cui attribuisce la funzione di garantire ed assicurare la trasparenza e la correttezza nella gestione e nell'amministrazione dei fondi pensione. Ciò detto non ritengo vi siano giustificazioni perché per la previdenza complementare siano state previste (con la preventiva definizione di un asset allocation di massima cui i Fondi devono attenersi nella gestione del patrimonio e con l'istituzione di un'autorità ad hoc, la COVIP) forme di controllo più incisive e penetranti di quelle disposte per il primo pilastro. Sembra quindi opportuno e necessario, quanto prima, rivedere l'intero sistema di vigilanza degli enti previdenziali in termini di finalità, funzioni di controllo, soggetti competenti. Altro tema delicato che vorrei affrontare riguarda la commistione fra attività di previdenza e di assistenza nei conti INPS. Già trattando dei risultati dell'INPS ho avuto modo di citare il fatto che flussi importanti di risorse transitano attraverso la gestione GIAS per affluire alle gestioni previdenziali. Attraverso la gestione GIAS, INPS realizza, per conto dello Stato, obiettivi di carattere assistenziale; i volumi gestiti da GIAS sono aumentati costantemente negli ultimi anni raggiungendo il livello di 64,4 miliardi di euro nel 2002. Peraltro, come si è visto, una parte importante di tali fondi, che dovrebbero realizzare obiettivi di assistenza, supporta più o meno direttamente le attività di previdenza.

172 Si realizza in tal modo una commistione che riduce la trasparenza e la leggibilità del sistema INPS. L'esigenza di districare questa matassa imbrogliata è stata messa in evidenza dallo stesso Consiglio di indirizzo e vigilanza di INPS, che ha recentemente scritto «Ciò che oggi emerge con sferzante nitidezza è che non è più possibile elaborare ed attuare una chiara politica assistenziale e una chiara politica previdenziale avendo a riferimento una documentazione confusa e contraddittoria». Ritengo che l'occasione del programma di interventi del Governo per la riforma del sistema previdenziale dovrebbe affrontare anche il tema del riordino dei sistemi di rilevazione e della separazione delle attività di assistenza da quelle di previdenza. Riguardo l'opportunità di interventi atti a favorire l'efficienza degli enti, è mia convinzione che esistano importanti spazi di miglioramento nella operatività degli enti previdenziali pubblici. Interventi tali da consentire un importante miglioramento dei livelli di servizio prestati agli associati. Significativi incrementi di efficienza tali da consentire, nel periodo di transizione fino al raggiungimento del regime, minori assorbimenti di risorse pubbliche. Si tratterà, quindi, di intervenire indirizzando e dando supporto agli sforzi che i vertici degli enti dovranno attivare per introdurre nuovi modelli organizzativi; di ripensare le modalità di comunicazione con i «clienti»; di sviluppare sistemi di controllo e supporto adeguati; di rafforzare il proprio ruolo di servizio pubblico. Vorrei a questo proposito fare tre esempi, che ritengo significativi. Relativamente all'INPS, in un'unica «struttura aziendale» convivono più di 33.000 addetti: gli obiettivi di incremento della soddisfazione dei «clienti» e di mantenimento/miglioramento dei livelli di efficienza sono ormai raggiungibili solo attraverso azioni organizzative e sui processi. Riguardo all'INAIL, per tenere fede alla missione di servizio pubblico propria dell'ente è necessario dare forte impulso alle attività di prevenzione, ricerca, comunicazione sociale, che oggi non sono sufficientemente presidiate. Per quanto concerne l'INPDAP, nella situazione di crescente necessità di monitorare gli andamenti dei fenomeni economici e finanziari diviene assolutamente imprescindibile la definizione dei nuovi modelli di controllo e dei relativi sistemi di supporto, che ora sono assolutamente carenti. In conclusione, riallacciandomi a quanto detto in premessa e cioè alla necessità non più procrastinabile di una riforma del sistema pensionistico, anche alla luce delle analisi svolte in Commissione e di cui ho reso breve sintesi in questa sede, non posso che salutare con favore l'approvazione del provvedimento in discussione.

173 Allegato A Seduta n. 500 del 28/7/2004

DISEGNO DI LEGGE: NORME IN MATERIA PENSIONISTICA E DELEGHE AL GOVERNO NEL SETTORE DELLA PREVIDENZA PUBBLICA, PER IL SOSTEGNO ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE E ALL'OCCUPAZIONE STABILE E PER IL RIORDINO DEGLI ENTI DI PREVIDENZA E ASSISTENZA OBBLIGATORIA (APPROVATO DALLA CAMERA E MODIFICATO DAL SENATO) (2145-B) (A.C. 2145-B - Sezione 1) ORDINI DEL GIORNO

La Camera, valutate le misure di carattere sociale alla luce delle finalità del provvedimento, teso a frenare il previsto aumento del rapporto tra spesa pensionistica e PIL nei prossimi anni; giudicate positivamente le agevolazioni contributive per i soggetti che siano in situazione di disabilità grave, nonché per i soggetti che assistano familiari conviventi che versano nella predetta situazione di disabilità, di cui all'articolo 1, comma 2, lettera r), del testo; ravvisata, tuttavia, l'esistenza di problematiche in materia di pensioni di reversibilità, stante la sempre più frequente contrazione di matrimonio fra soggetti in età avanzata e giovanissime donne extracomunitarie e non, finalizzati unicamente a garantirsi la percezione della pensione,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a rivedere, superato l'obiettivo primario di garantire la stabilizzazione del rapporto spesa previdenziale/PIL, l'istituto della pensione di reversibilità, ipotizzando una diversa ripartizione dell'assegno di reversibilità qualora sussistano figli di primo letto privi di reddito o a basso reddito ovvero disabili in concorrenza col coniuge superstite non genitore. 9/2145-B/1 Francesca Martini, Dario Galli, Guido Giuseppe Rossi.

La Camera, premesso che: le misure contenute nel provvedimento in esame sono finalizzate a stabilizzare il rapporto tra spesa previdenziale e PIL, onde assicurare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico obbligatorio nel medio-lungo periodo; esiste il problema irrisolto delle cosiddette «donne silenti», ovvero di quella categoria di lavoratrici che, per scelta o per necessità, hanno prestato attività lavorativa per brevi periodi ovvero hanno sacrificato la loro carriera professionale per dedicarsi alla famiglia e, pertanto, hanno versato contributi per un numero di anni non sufficienti a garantire loro un minimo pensionabile,

impegna il Governo ad adottare, in via prioritaria, una volta perseguita la stabilità finanziaria del sistema pensionistico, le opportune iniziative al fine di ridefinire del trattamento previdenziale delle lavoratrici che hanno prestato attività lavorativa per un periodo di tempo tale da non giungere al completamento dei versamenti contributivi minimi di legge ai fini pensionistici. 9/2145-B/2 Dario Galli, Guido Giuseppe Rossi.

La Camera, valutata la riforma previdenziale un atto necessario e non più rinviabile per frenare il crescente aumento del rapporto tra spesa previdenziale e PIL e garantire la sostenibilità finanziaria del sistema

174 pensionistico obbligatorio; tenuto conto che permane il rischio di povertà per i soggetti in età avanzata che non possono più prestare attività lavorativa e percepiscono una pensione di importo irrisoria rispetto al continuo aumento del costo della vita,

impegna il Governo ad attivarsi nell'ambito di una strategia fiscale improntata alla sostenibilità, affinché il potere di acquisto delle pensioni percepite da soggetti in età avanzata sia tutelato con riferimento al reale costo della vita. 9/2145-B/3 (Testo modificato nel corso della seduta) Guido Giuseppe Rossi, Dario Galli.

La Camera, premesso che: il problema delle «pensioni d'annata», in altre parole dei trattamenti di quiescenza che perdono con il passare del tempo gran parte del loro valore e del loro potere d'acquisto, sta diventando sempre più angoscioso per milioni di famiglie che non arrivano materialmente alla fine del mese; questa condizione rappresenta un costo umano, sociale e politico difficilmente sopportabile; il problema dell'adeguamento delle pensioni, la cui esistenza è stata riconosciuta dalla Corte costituzionale con la sentenza 13-23 gennaio 2004, n. 30, diventa un elemento essenziale di tutte le prossime contrattazioni, riconoscere l'esistenza della questione sarebbe una dichiarazione d'intenzioni, cui conseguirebbe la traslazione di questa problematica nell'ambito delle prossime contrattazioni; ciò impedirebbe che, com'è avvenuto in passato, si facciano accordi ignorando l'esistenza dei lavoratori in quiescenza del settore,

impegna il Governo a riconoscere l'esistenza della questione e ad adottare iniziative normative, che ne impediscano il riprodursi esasperato per l'avvenire, nonché a prevedere, nei limiti consentititi dai vincoli di bilancio, forme di adeguamento dei trattamenti pensionistici con riferimento anche alla dinamica delle retribuzioni dei lavoratori. 9/2145-B/4 (Testo modificato nel corso della seduta) Biondi, Nan.

La Camera, premesso che: le pensioni, sia pubbliche che private, debbono considerarsi, come ha più volte ribadito la Corte costituzionale, retribuzioni differite nel tempo e che, pertanto, debbono mantenere un potere d'acquisto che non si discosti eccessivamente da quello degli stipendi e salari correnti; le pensioni sono escluse dalle trattative per i rinnovi (sia aziendali che nazionali) dei contratti di lavoro e vengono a perdere ogni anno qualcosa come il 4-5 per cento del loro potere d'acquisto e, pertanto, a dieci anni dall'andata in quiescenza, il trattamento economico dei pensionati si riduce di circa il 50 per cento; tale fenomeno viola principi morali e costituzionali e richiede pertanto un immediato intervento dell'esecutivo,

impegna il Governo ad assumere le iniziative necessarie per impedire che le pensioni perdano il loro potere d'acquisto e finiscano per assumere un valore puramente assistenziale, se non addirittura simbolico. 9/2145-B/5 (Testo modificato nel corso della seduta) Fiori, Landolfi.

175 La Camera, premesso che: all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 10), si assume che i fondi pensione possano dotarsi di linee d'investimento tali da garantire fondi d'investimento «comparabili» al tasso di rivalutazione del trattamento di fine rapporto; i gestori dei fondi pensione non debbono tassativamente avere anche le capacità di specializzazione finanziaria richiesta per tale possibilità,

impegna il Governo con atto successivo, a subordinare il caso previsto dall'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 10), all'autorizzazione preventiva della COVIP. 9/2145-B/6 Daniele Galli.

La Camera, premesso che: in molte aree industriali interessate da crisi strutturali in cui si sono innescati processi di dismissione e di conseguente ridimensionamento occupazionale si è cercato con la programmazione negoziata di porre in essere iniziative di reindustrializzazione per il rilancio economico ed occupazionale dei comprensori interessati; molto spesso i processi di espulsione dai cicli produttivi hanno interessato lavoratori con una età contributiva e anagrafica elevata per i quali è oggettivamente difficile trovare nuova occupazione; in assenza di una vera riforma degli ammortizzatori sociali questi lavoratori al termine del periodo di mobilità previsto ai sensi della legge 23 luglio 1991, n. 223, si trovano fuori da ogni tutela e impossibilitati ad andare in pensione; il problema si accentua in particolar modo nelle aree depresse del Sud ma anche del Nord con fenomeni di nuova indigenza; la stessa formazione professionale vede i suddetti lavoratori marginali nei programmi di recupero e reinserimento lavorativo,

impegna il Governo entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ad adottare le opportune iniziative, nelle aree interessate da strumenti della programmazione negoziata, al fine di favorirne il rilancio, di concerto con le organizzazioni sindacali, volte a introdurre una serie di deroghe al nuovo regime previdenziale, prevedendo la possibilità per i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, ultracinquantenni e con più di 32 anni di contribuzione, di poter accedere alla pensione al termine dei periodi di mobilità previsti per legge. 9/2145-B/7 Molinari, Adduce, Burtone, Meduri.

La Camera, premesso che: i requisiti psico-fisici attitudinali necessari per esercitare professionalmente l'attività di controllore del traffico aereo sono legati anche all'età in quanto le capacità di reazione si riducono con l'avanzare del tempo; la professione di controllore del traffico aereo ha un impatto usurante,

impegna il Governo ad adottare tutte le misure necessarie ad abbassare l'età pensionabile dei controllori del traffico aereo, prevedendo che per tale tipologia di lavoratori l'età di pensionamento non superi i 57 anni

176 così come mediamente avviene negli altri paesi comunitari. 9/2145-B/8 Pasetto, Carbonella, Rosato, Tuccillo, Gentiloni Silveri.

La Camera, premesso che: il progetto di legge in esame, all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 2), prevede che il Governo debba individuare modalità tacite di conferimento del trattamento di fine rapporto alle forme pensionistiche complementari realizzate su base contrattuale collettiva, nel caso in cui il lavoratore non esprima la volontà di non aderire ad alcuna forma pensionistica complementare e non abbia esercitato la facoltà di scelta in favore di una delle forme medesime entro il termine previsto; il medesimo progetto di legge stabilisce che a tale fine il Governo debba prevedere che il conferimento possa essere destinato ai soggetti possibili istitutori di forme pensionistiche complementari da realizzarsi su base contrattuale collettiva senza, peraltro, operare distinzioni in ordine ai reciproci rapporti fra di essi; tale previsione pone rilevanti problemi interpretativi e, specialmente, attuativi, attinenti in particolar modo ai meccanismi operativi attraverso i quali le opzioni di scelta dell'aderente possano essere espresse,

impegna il Governo a disporre, in sede di attuazione della delega conferita, che il rinvio contenuto all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 2), alle forme previdenziali richiamate debba essere inteso e realizzato, per il caso in cui operi il principio del «silenzio-assenso» stabilito dal progetto di legge stesso, nel senso maggiormente favorevole alla tutela degli interessi collettivi dei lavoratori, tenendo nella massima considerazione la rilevanza sociale dello sviluppo dei sistemi di previdenza complementare, in accordo con i principi stabiliti dalla legge di riforma del sistema previdenziale n. 335 del 1995. *9/2145-B/9 (Testo modificato nel corso della seduta) Delbono.

La Camera, premesso che: il progetto di legge in esame, all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 2), prevede che il Governo debba individuare modalità tacite di conferimento del trattamento di fine rapporto alle forme pensionistiche complementari realizzate su base contrattuale collettiva, nel caso in cui il lavoratore non esprima la volontà di non aderire ad alcuna forma pensionistica complementare e non abbia esercitato la facoltà di scelta in favore di una delle forme medesime entro il termine previsto; il medesimo progetto di legge stabilisce che a tale fine il Governo debba prevedere che il conferimento possa essere destinato ai soggetti possibili istitutori di forme pensionistiche complementari da realizzarsi su base contrattuale collettiva senza, peraltro, operare distinzioni in ordine ai reciproci rapporti fra di essi; tale previsione pone rilevanti problemi interpretativi e, specialmente, attuativi, attinenti in particolar modo ai meccanismi operativi attraverso i quali le opzioni di scelta dell'aderente possano essere espresse,

impegna il Governo a disporre, in sede di attuazione della delega conferita, che il rinvio contenuto all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 2), alle forme previdenziali richiamate debba essere inteso e realizzato, per il caso in cui operi il principio del «silenzio-assenso» stabilito dal progetto di legge stesso, nel senso maggiormente favorevole alla tutela degli interessi collettivi dei lavoratori, tenendo nella massima considerazione la rilevanza sociale dello sviluppo dei sistemi di previdenza complementare, in accordo con i principi stabiliti dalla legge di riforma del sistema previdenziale n. 335 del 1995.

177 *9/2145-B/10 (Testo modificato nel corso della seduta) Benvenuto, Fluvi, Coluccini, Innocenti, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Bellini, Motta, Trupia, Sciacca, Diana.

La Camera, premesso che: il progetto di legge in esame, all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 2), prevede che il Governo debba individuare modalità tacite di conferimento del trattamento di fine rapporto alle forme pensionistiche complementari realizzate su base contrattuale collettiva, nel caso in cui il lavoratore non esprima la volontà di non aderire ad alcuna forma pensionistica complementare e non abbia esercitato la facoltà di scelta in favore di una delle forme medesime entro il termine previsto; il medesimo progetto di legge stabilisce che a tale fine il Governo debba prevedere che il conferimento possa essere destinato ai soggetti possibili istitutori di forme pensionistiche complementari da realizzarsi su base contrattuale collettiva senza, peraltro, operare distinzioni in ordine ai reciproci rapporti fra di essi; tale previsione pone rilevanti problemi interpretativi e, specialmente attuativi, attinenti in particolar modo ai meccanismi operativi attraverso i quali le opzioni di scelta dell'aderente possano essere espresse,

impegna il Governo a disporre, in sede di attuazione della delega conferita, che il rinvio contenuto all'articolo 1, comma 2, lettera e), numero 2), alle forme previdenziali richiamate debba essere inteso e realizzato, per il caso in cui operi il principio del «silenzio-assenso» stabilito dal progetto di legge stesso, nel senso maggiormente favorevole alla tutela degli interessi collettivi dei lavoratori, tenendo nella massima considerazione la rilevanza sociale dello sviluppo dei sistemi di previdenza complementare, in accordo con i princìpi stabiliti dalla legge di riforma del sistema previdenziale n. 335 del 1995. *9/2145-B/48 (Testo modificato nel corso della seduta). Di Giandomenico.

La Camera, premesso che: l'ultimo contratto stipulato dalle parti in relazione alle attività ferroviarie ha riproposto con evidenza la problematica connessa ai permessi di viaggio (ex concessioni di viaggio), in particolare le modalità ed i costi della loro fruizione per gli ex lavoratori,

impegna il Governo sulla scorta del principio costituzionalmente garantito del divieto di reformatio in peius, di non modificare in peggio le concessioni di viaggio nei confronti dei ferrovieri in pensione, ossia nei confronti di coloro che hanno oramai acquisito tale diritto in forza di legge e non possono rientrare tra i soggetti destinatari della contrattazione collettiva, per essere la loro regolamentazione affidata esclusivamente alla normativa generale. 9/2145-B/11 Castagnetti, Delbono.

La Camera, premesso che: i contratti collettivi nazionali di lavoro dei vari settori del pubblico impiego prevedono che i miglioramenti vanno attribuiti integralmente a tutti i lavoratori comunque collocati a riposo nell'arco della vigenza contrattuale; dal 1o gennaio 1994 al 1o ottobre 1995, al contrario, i pensionati dell'allora Ente poste italiane si trovarono estromessi da tali benefici,

178 impegna il Governo ad adottare le iniziative di propria competenza per risolvere il problema degli ex dipendenti dell'Ente poste andati in quiescenza nel biennio 1994-1995 che al momento della collocazione a riposo, durante la vigenza del contratto triennale, hanno visto riconosciuto lo stipendio, e di conseguenza una pensione, calcolata solo sui dati in essere fino al giorno della messa in quiescenza, con l'esclusione degli aumenti retributivi dilazionati e concessi dopo la data del pensionamento. 9/2145-B/12 Camo, Delbono.

La Camera, premesso che: l'innalzamento dell'età pensionabile per i ballerini e tersicorei, dipendenti degli enti lirici e delle istituzioni concertistiche assimilate, costringerà i medesimi a continuare, senza averne più le capacità fisiche, una attività lavorativa che per sua natura presuppone forza fisica, agilità e vigore;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a ridurre il limite di età per il collocamento a riposo della categoria dei ballerini e dei tersicorei dipendenti dagli enti lirici e dalle istituzioni concertistiche assimilate. 9/2145-B/13 (ulteriore formulazione). Strano, Anedda, Trantino, Catanoso, Fatuzzo, Paolone, La Russa, Garnero Santanchè.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte ad estendere ai lavoratori iscritti alla gestione di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, adattandole alle caratteristiche di tali soggetti, le prestazioni e le garanzie a carattere sociale e formativo previste per i lavoratori dipendenti e autonomi, in modo che sia comunque garantito, per ogni tipologia di prestazione, l'equilibrio finanziario delle apposite evidenze contabili da istituire presso l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS). 9/2145-B/14 Perrotta.

La Camera, premesso che: la disposizione di cui all'articolo 1, comma 50, ultimo periodo prevede che «Il Governo è altresì delegato ad adottare, nell'ambito del testo unico, disposizioni per la semplificazione e la razionalizzazione delle norme previdenziali per il settore agricolo, secondo criteri omogenei a quelli adottati per gli altri settori produttivi e a quelli prevalentemente adottati a livello comunitario, nel rispetto delle sue specificità, anche con riferimento alle aree di particolare problematicità, rafforzando la rappresentanza delle organizzazioni professionali e sindacali nella gestione della previdenza, anche ristrutturandone l'assetto e provvedendo alla graduale sostituzione dei criteri induttivi per l'accertamento della manodopera impiegata con criteri oggettivi. Dall'emanazione del testo unico non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica»; la citata disposizione, stando alla sua dizione testuale, non sembra solo delegare il Governo a razionalizzare e semplificare le norme in materia di previdenza agricola al fine di predisporre un apposito testo unico, ma anche a realizzare una vera e propria riforma sostanziale del sistema previdenziale in agricoltura; a tal fine i principi fissati come linee guida della delega al Governo appaiono non sufficientemente

179 circostanziati e troppo generici; la riforma della previdenza agricola, invece, necessita di principi e criteri sufficientemente chiari e circostanziati, considerata la delicatezza e complessità della materia, nonché le implicazioni di carattere sociale, economico, produttivo e ambientale connesse all'eventuale modifica del sistema previdenziale agricolo;

impegna il Governo a garantire, in sede di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 50, ultimo periodo, del provvedimento in esame, il recepimento delle seguenti indicazioni: a) rivedere le disposizioni di cui all'articolo 8, commi 2, 3 e 5 del decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 375, come modificate dall'articolo 9-ter, comma 3, della legge 28 novembre 1996, n. 608, concernenti la determinazione induttiva del fabbisogno di manodopera, sulla base di criteri oggettivi; b) prevedere una contribuzione speciale ed adeguata per i lavoratori stagionali ed occasionali, con modalità di pagamento semplificate; c) introdurre sistemi premianti, mediante agevolazioni contributive mirate, per le aziende che occupano manodopera per un numero rilevante di giornate o che ne incrementano il numero; d) recepire le indicazioni contenute nell'avviso comune per l'emersione del lavoro irregolare in agricoltura sottoscritto il 4 maggio 2004 presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dalle parti sociali agricole; e) equiparare l'aliquota dei contributi agricoli unificati alla media di quanto corrisposto dalle aziende agricole dell'Unione europea; f) favorire l'istituzione, quale struttura dell'INPS, di un'apposita direzione centrale agricola con articolazioni provinciali. 9/2145-B/15 Santori.

La Camera,

impegna il Governo ad estendere gradualmente la platea dei beneficiari dell'elevazione a 516,45 euro delle pensioni al minimo a tutti gli invalidi civili, ai sordomuti e ai ciechi ai quali è stato attribuito il cento per cento di invalidità. 9/2145-B/16 (Testo modificato nel corso della seduta) Bottino.

La Camera,

impegna il Governo a riconoscere ai lavoratori parenti di soggetti disabili gravi l'applicazione di un regime previdenziale più favorevole che consenta la conciliazione dei tempi lavorativi con la cura dei soggetti disabili, in particolare provvedendo ad individuare opportune modalità di copertura contributiva per i minori periodi contributivi utilizzati per accudire i soggetti disabili. 9/2145-B/17 (Testo modificato nel corso della seduta) Duilio.

La Camera,

impegna il Governo

180 ad adottare le opportune iniziative normative volte a riconoscere ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di gravità con ridotta autonomia personale correlata all'età i benefici previdenziali in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica consentendo la facoltà di procedere al riscatto degli anni mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria. 9/2145-B/18 Squeglia, Ruggeri.

La Camera, premesso che: il disegno di legge in esame prevede l'istituzione del Casellario delle posizioni previdenziali come scelta per un maggior controllo dei percorsi lavorativi di ciascun cittadino; è necessario evitare che aspetti burocratici e di disorganizzazione della pubblica amministrazione si riflettano negativamente sui diritti pensionistici dei lavoratori, in particolare di quelli dipendenti dalle amministrazioni pubbliche,

impegna il Governo a prendere iniziative atte ad individuare più stringenti forme di tutela per garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali dei lavoratori pubblici e privati. *9/2145-B/19 Lusetti.

La Camera, premesso che: il disegno di legge in esame prevede l'istituzione del Casellario delle posizioni previdenziali come scelta per un maggior controllo dei percorsi lavorativi di ciascun cittadino; è necessario evitare che aspetti burocratici e di disorganizzazione della pubblica amministrazione si riflettano negativamente sui diritti pensionistici dei lavoratori, in particolare di quelli dipendenti dalle amministrazioni pubbliche,

impegna il Governo a prendere iniziative atte ad individuare più stringenti forme di tutela per garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali dei lavoratori pubblici e privati. *9/2145-B/67 Montecchi, Ruzzante, Magnolfi.

La Camera,

impegna il Governo a consentire, per le forme pensionistiche complementari su base collettiva in regime di contribuzione definita, di fare ricorso a convenzioni con le imprese di assicurazione autorizzate all'esercizio dei rami I e V del punto A) della tabella allegata al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 174, ferma restando l'approvazione preventiva da parte del Covip di dette convenzioni, tenuto conto in particolare dell'esigenza di garantire la trasparenza dei contratti e la titolarità in capo al Fondo pensione dei diritti di voto. 9/2145-B/20 Gastaldi.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di

181 previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo a garantire, in sede di predisposizione dei relativi decreti legislativi di attuazione, che la normativa in corso di approvazione ricomprenda anche i lavoratori titolari di rapporti di collaborazione a progetto e l'attività degli incaricati delle vendite a domicilio di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, utilizzando come parametro di riferimento quanto stabilito in materia per il lavoratore dipendente. 9/2145-B/21 Annunziata.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo a garantire, in sede di predisposizione dei relativi decreti legislativi di attuazione, che la normativa in corso di approvazione comprenda la definizione di un rendimento minimo per il lavoratore che conferisce il proprio trattamento di fine rapporto ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera e), numeri 1 e 2, pari almeno a quello che avrebbe maturato mantenendolo presso il proprio datore di lavoro. 9/2145-B/22 Carbonella.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale premesso che: tra le deleghe ricomprese nel disegno di legge in discussione compare la ridefinizione della disciplina della totalizzazione dei contributi versati in varie gestioni, casse o fondi ai fini di un unico trattamento di pensione; nello specifico, la totalizzazione sarà possibile in tutti i casi e cioè sia nel caso in cui il lavoratore non raggiunga il diritto a pensione in nessuna gestione, sia nel caso in cui il lavoratore maturi il diritto a pensione in una gestione. Il cumulo gratuito dei contributi sarà possibile, però, solo a certe condizioni: aver compiuto il sessantacinquesimo anno di età o aver maturato complessivamente almeno 40 anni di contribuzione. Inoltre sarà possibile cumulare i periodi di contribuzione versati nelle varie gestioni solo se la loro durata è pari almeno a 5 anni di contributi; la norma appare estremamente restrittiva e penalizza soprattutto le lavoratrici che, rispetto al compimento dell'età pensionabile, dovrebbero aspettare almeno 5 anni per poter cumulare i vari spezzoni assicurativi ed avere diritto ad un unico trattamento di pensione; la norma appare penalizzante anche nei confronti di quei lavoratori che per la peculiarità del loro lavoro continuano ad avere un'età pensionabile più bassa rispetto a quella prevista per la generalità degli altri lavoratori; il periodo di 5 anni di contribuzione appare poi del tutto incomprensibile o meglio è comprensibile ma solo con riferimento al costo della totalizzazione e quindi alla necessità manifestata dal Governo che molte posizioni di lavoratori e lavoratrici rimangano «silenti» e quindi non diano luogo all'erogazione di alcuna prestazione,

182 impegna il Governo a estendere la disciplina della totalizzazione dei contributi al compimento dell'età pensionabile e per tutti i periodi contribuzione versata indipendentemente dalla durata. 9/2145-B/23 Ruggieri.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo a definire una disciplina della ricongiunzione di tutti i periodi contributivi, nonché della totalizzazione dei contributi maturati nell'ambito di altre gestioni previdenziali obbligatorie, prevedendo altresì forme di contribuzione figurativa a copertura dei periodi di inattività per i soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, nonché i titolari di rapporti di collaborazione a progetto e gli incaricati delle vendite a domicilio. 9/2145-B/24 Santino Adamo Loddo.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo a prevedere forme di agevolazioni fiscali per la previdenza complementare introdotta dal decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 47, in modo da tendere alla totale deducibilità dei contributi versati dal lavoratore dipendente o autonomo alle forme pensionistiche complementari, collettive ed individuali. 9/2145-B/25 Tonino Loddo.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere il dimezzamento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/26 Marino.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale,

183 misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative affinché sia prevista una specifica forma di incentivazione fiscale per il conferimento, in via volontaria, del trattamento di fine rapporto maturato alle forme pensionistiche complementari, tale da garantire un adeguato ampliamento del massimale deducibile. 9/2145-B/27 Fusillo.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte a rivedere al ribasso i requisiti di età anagrafica per le lavoratrici. 9/2145-B/28 Rocchi.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale, premesso che: le disposizioni introdotte in materia di pensionamento di anzianità fanno sì che continuino ad applicarsi, nei limiti del numero di 10.000 lavoratori beneficiari, le disposizioni della normativa vigente prima della entrata in vigore della legge delega: ai lavoratori collocati in mobilità, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 1o marzo 2004, e che maturano i requisiti entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità stessa; ai lavoratori dei Fondi di solidarietà di settore, di cui all'articolo 2, comma 28, della legge n. 662 del 1996 (enti ed aziende pubblici e privati erogatori di servizi di pubblica utilità, categorie e settori di impresa sprovvisti del sistema di ammortizzatori sociali), per i quali siano già intervenuti al 1o marzo 2004 gli accordi sindacali,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative, al fine di estendere la platea di lavoratori ai quali si continuerà ad applicare la normativa vigente prima della entrata in vigore della legge delega, inserendovi tra gli altri i lavoratori che svolgono attività usuranti di cui al decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374. 9/2145-B/29 Reduzzi.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di

184 previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione, più specificamente, agli obblighi previdenziali dei prestatori di lavoro occasionale,

impegna il Governo a prevedere forme di incentivo per gli imprenditori che assumono lavoratori ultracinquantenni dipendenti di imprese interessate da processi di crisi, prevedendo tra l'altro la completa fiscalizzazione degli oneri contributivi dovuti dal datore di lavoro che assume con contratto a tempo indeterminato un lavoratore dipendente di impresa dichiarata in stato di insolvenza ed ammessa alle procedure di amministrazione straordinaria ovvero iscritto alle liste di mobilità o comunque interessato da processi di riduzione del personale ovvero ammesso agli interventi straordinari di integrazione salariale di cui alla legge 27 luglio 1991, n. 223. 9/2145-B/30 Banti.

La Camera, in sede di esame del disegno di legge 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria, in relazione alle disposizioni relative agli enti previdenziali di diritto privato,

impegna il Governo ad intervenire urgentemente affinché al patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici privatizzati, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, acquisito antecedentemente alla trasformazione in enti di diritto privato, si applichino le disposizioni del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351 convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, e successive modificazioni, nonché le disposizioni del decreto-legge 23 febbraio 2004, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2004, n. 104; ad adottare tutte le misure necessarie a promuovere l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, ai contratti di locazioni rinnovati o stipulati, senza soluzione di continuità, nella detenzione dell'immobile con i precedenti conduttori, dalle compagnie di assicurazione, dagli enti privatizzati, dai soggetti giuridici od individuali detentori di grandi proprietà immobiliari. 9/2145-B/31 Ladu.

La Camera, premesso che: con l'articolo 15 della legge 9 marzo 1989, n. 88, sono stati riconosciuti dei benefici economici per il personale di enti pubblici che possedevano la qualifica di direttore o consigliere capo, applicabili, secondo l'articolo 33 del regolamento di previdenza dell'INPS, anche al personale pari grado già in pensione, attraverso la rivalutazione del trattamento pensionistico; l'INPS ha applicato la norma suddetta solo al personale in servizio, portando i lavoratori a promuovere dei ricorsi al TAR per ottenere l'accoglimento delle loro istanze, accolte in sede giudiziaria; il ricorso dell'INPS al Consiglio di Stato solo contro alcuni pensionati ex dirigenti, circa 50, e non contro altri, ha generato una situazione di disparità tra lavoratori con identica posizione professionale ed identica situazione previdenziale, ai quali è stata inoltre chiesta la restituzione delle somme già erogate negli anni precedenti,

impegna il Governo

185 ad adottare le opportune iniziative al fine di impegnare l'INPS a superare la situazione di disparità di trattamento, che si trovano a vivere i pensionati ex dirigenti dell'INPS, uniformando il trattamento pensionistico in applicazione dell'articolo 15, comma 1, della legge 9 marzo 1989, n. 88, riportando gli elementi di retribuzione a quelli previsti dai benefici della legge e quindi ripristinando il trattamento pensionistico che già veniva praticato o quantomeno, in subordine, a disporre l'abbandono dell'azione di recupero degli importi da parte dell'INPS, oggetto di ripetizione di indebito pensionistico riguardante 46 ex funzionari INPS, derivante da sentenze favorevoli del TAR del Lazio, poi riformate nel successivo grado di giudizio con sentenze definitive del consiglio di Stato. 9/2145-B/32 (Testo modificato nel corso della seduta) Gasperoni, Cordoni, Guerzoni, Innocenti, Bellini.

La Camera, premesso che: il provvedimento in esame è volto a ridefinire la materia pensionistica; la legge 15 marzo 1973, n. 44, recante norme integrative sulla previdenza di aziende industriali, prevede, all'articolo 5, che i periodi di contribuzione all'assicurazione generale obbligatoria, siano riconosciuti validi, su richiesta degli interessati non solo ai fini dell'anzianità contributiva, ma anche dell'importo delle retribuzioni; il decreto ministeriale approvato il 7 luglio 1973, laddove poteva dare adito ad interpretazione in contrasto con la legge, ha dato origine a contenziosi e ricorsi ancora pendenti; è opinione comune e condivisa l'esigenza di agevolare i cittadini nel rapporto con la pubblica amministrazione riducendo il ricorso alla giurisdizione;

impegna il Governo a considerare l'articolo 2, terzo comma, del decreto ministeriale del 7 luglio 1973 interpretabile, come si evince dalla ratio dell'articolo 5 della legge del 15 marzo 1973, n. 44, nell'ottica di applicare le norme solo se più favorevoli agli interessati e, conseguentemente, con circolare ministeriale, a dare indicazioni agli enti per una corretta applicazione. 9/2145-B/33 Guerzoni, Innocenti.

La Camera, premesso che: da anni si verifica la costante perdita di potere di acquisto delle pensioni che, a causa della situazione di grave crisi economica in atto e del meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, sganciato dall'incremento di produttività del Paese, negli ultimi dieci anni ha registrato una perdita di circa il 20 per cento; dai dati dell'INPS risulta che oltre 8 milioni e mezzo di pensionati vivono con un reddito inferiore a 750 euro mensili e la metà non raggiunge i 516 euro al mese; la questione della povertà e marginalizzazione sociale dei pensionati al minimo si è estesa, per effetto della forte spinta inflazionistica e dei rincari che hanno colpito pesantemente i settori della spesa più sensibili per i pensionati: i generi alimentari e le tariffe,

impegna il Governo a rivedere le metodologie di rilevazione e la composizione del «paniere» per il calcolo dell'indice dei prezzi al consumo e dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, affinché l'ISTAT, previa consultazione delle organizzazioni sindacali e dei consumatori maggiormente rappresentative a livello nazionale, possa adeguarle alla reale composizione dei consumi e sia istituito l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie con capofamiglia di età

186 superiore ai sessantacinque anni. 9/2145-B/34. Agostini, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: con l'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (Legge Finanziaria 2002) è stato previsto l'innalzamento a 516,46 euro, dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra; i requisiti di età e di reddito stabiliti nel medesimo articolo per la concessione del suddetto beneficio sono particolarmente restrittivi ed iniqui, portando conseguentemente la concessione dell'aumento solo ad una parte esigua della platea dei potenziali aventi diritto (22 per cento nel 2002); nel testo in esame non sono previste norme che modifichino i criteri di accesso all'aumento a 516,46 euro, nonostante ancora ad oggi la maggior parte degli aventi diritto risulti esclusa,

impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a modificare, ampliandoli, i parametri stabiliti dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, per la concessione dell'aumento a 516,46 euro dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra, prevedendo in particolare la riduzione dell'età anagrafica in rapporto ai contributi versati, l'aumento al doppio del reddito individuale dei limiti del reddito familiare per poter usufruire del beneficio. 9/2145-B/35. Di Serio D'Antona, Benvenuto, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: il testo in esame non contiene specifiche norme che prevedano l'estensione di forme di sostegno al reddito e di tutela nel caso di disoccupazione o di sospensione del rapporto di lavoro per quei lavoratori che attualmente ne sono privi; in particolare, non vi è nel testo in esame alcuna specifica misura che preveda l'estensione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori subordinati discontinui che, durante la loro intera vita lavorativa, possono subire interruzioni nei diversi periodi di lavoro e si trovano attualmente privi di forme di sostegno al reddito,

impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte ad estendere il trattamento di disoccupazione a requisiti ridotti ai lavoratori subordinati discontinui, prevedendo, in particolare la riduzione e l'uniformazione del requisito di anzianità lavorativa per l'accesso al trattamento e prescindendo, ai fini della maturazione del diritto al trattamento, dal requisito della anzianità assicurativa. 9/2145-B/36. Sciacca, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Diana.

La Camera, premesso che: il testo in esame non contiene specifiche norme che prevedano l'estensione di forme di sostegno al reddito e di tutela nel caso di disoccupazione o di sospensione del rapporto di lavoro per quei lavoratori che attualmente ne sono privi; in particolare, non vi è nel testo in esame alcuna specifica misura che preveda l'estensione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori parasubordinati che sono attualmente privi di qualsiasi forma di sostegno al reddito in caso di perdita o di interruzione dell'attività lavorativa,

187 impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte ad estendere le disposizioni dell'assicurazione contro la disoccupazione involontaria ai lavoratori che svolgono rapporti di collaborazione aventi a oggetto una prestazione d'opera coordinata e continuativa e a progetto, prevalentemente personale, svolta senza vincolo di subordinazione, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e privi di copertura da parte di altre forme obbligatorie di previdenza. 9/2145-B/37. Motta, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: non è stata ancora realizzata una riforma generale degli ammortizzatori sociali che provveda ad aumentare ed estendere i trattamenti di sostegno al reddito secondo un principio di universalità, che dovrebbe prevedere non solo un generico innalzamento dell'indennità di disoccupazione, ma dovrebbe interessare anche i lavoratori precari impiegati in nuove forme di lavoro,

impegna il Governo ad avviare la riforma dell'istituto dell'indennità di disoccupazione involontaria, spettante ai lavoratori subordinati, prevedendo in particolare l'aumento della durata e della misura del trattamento, ed inoltre prevedendo norme specifiche per quei lavoratori che perdono il posto di lavoro dopo i quarantacinque anni e per i disoccupati delle aree svantaggiate. 9/2145-B/38. Pennacchi, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: la previsione contenuta al comma 20 dell'articolo 1 del testo in esame, relativa a misure per la riduzione del costo del lavoro, appare generica e sottodimensionata rispetto all'obiettivo di un concreto intervento per ridurre i costi gravanti sui datori di lavoro; appare necessario prevedere un intervento che agisca concretamente per la riduzione del cuneo contributivo a carico delle imprese per la riduzione effettiva del costo del lavoro,

impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a riconoscere ai datori di lavoro, al fine di ridurre il costo del lavoro, un esonero dal versamento dei contributi sociali per assegno al nucleo familiare, nonché dei contributi per maternità e per disoccupazione, dovuti dai medesimi alla gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti di cui all'articolo 24 della legge 9 marzo 1989, n. 88, trasferendo, a carico del bilancio dello Stato, alla predetta gestione le corrispondenti risorse finanziarie, ed armonizzando, a quelle dei lavoratori dipendenti, le relative prestazioni per i lavoratori di cui alla gestione di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e per i lavoratori autonomi. 9/2145-B/39. Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: la previsione contenuta al comma 20 dell'articolo 1 del testo in esame, relativa a misure per la riduzione del costo del lavoro, appare generica e sottodimensionata rispetto all'obiettivo di un concreto intervento per ridurre i costi gravanti sui lavoratori e sui datori di lavoro;

188 appare necessario prevedere un intervento che agisca concretamente per la riduzione del cuneo contributivo a carico dei lavoratori e delle imprese gravante sul costo del lavoro,

impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a riconoscere la completa fiscalizzazione degli oneri di natura non previdenziale gravanti sul costo del lavoro, attraverso la corrispondente soppressione dei relativi obblighi di contribuzione a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro. 9/2145-B/40. Diana, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Sciacca.

La Camera, premesso che: con l'articolo 1, comma 2, lettera e), viene stabilito il conferimento, attraverso forme tacite, del trattamento di fine rapporto maturando alle forme pensionistiche complementari collettive ed individuali; le misure previste dal testo in esame a favore delle imprese per compensare la perdita del trattamento di fine rapporto sono caratterizzate da evidente genericità, mentre appare necessario individuare forme concrete di sostegno,

impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a prevedere l'istituzione di un Fondo, finalizzato alla prestazione di garanzie sull'emissione di prestiti obbligazionari a tasso di interesse di mercato, da parte di uno o più istituti finanziari, selezionati con le modalità e ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, il cui netto ricavo sia destinato alla concessione di credito agevolato a medio e lungo termine a piccole e medie imprese, per un importo complessivo annuo pari al totale delle quote annuali di accantonamento del trattamento di fine rapporto di lavoro (TFR) relativo ai lavoratori dipendenti delle predette imprese e prevedere che tali emissioni siano finalizzate al collocamento di titoli obbligazionari di durata pari alla durata media della permanenza dei lavoratori presso le aziende, che potranno ricevere, a richiesta, un prestito almeno pari alla quota di accantonamento del TFR per ciascun anno, rimborsabile, per capitale e interessi, secondo un piano di ammortamento decennale. 9/2145-B/41. Lulli, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: l'articolo 1, comma 2, lettera r), prevede una agevolazione contributiva per i soggetti che siano in situazione di disabilità grave, nonché per coloro che assistano familiari conviventi gravemente disabili, attraverso forme specifiche di contribuzione figurativa in caso di trasformazione di rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale; la vita di chi assiste familiari gravemente disabili è sovraccaricata, oltre che dal peso dell'attività lavorativa, in misura rilevante dalla fatica che comporta l'assistenza e la cura del familiare disabile,

impegna il Governo ad individuare ulteriori forme di agevolazione, anche contributive e previdenziali, a favore di coloro che assistono un familiare convivente con disabilità gravi, che consentano il raggiungimento del massimo del trattamento pensionistico anche a fronte di una riduzione del periodo lavorativo svolto. 9/2145-B/42. Battaglia, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia, Capitelli, Giacco, Diana, Sciacca.

189 La Camera, premesso che: l'articolo 1, comma 9, del testo in esame prevede, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, la possibilità di conseguire il diritto all'accesso al trattamento pensionistico di anzianità, in presenza di un'anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un'età pari o superiore a 57 anni per le lavoratrici dipendenti e a 58 anni per le lavoratrici autonome, nei confronti delle lavoratrici che optano per una liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, prevedendo, entro il 31 dicembre 2015 che il Governo verifichi i risultati della predetta sperimentazione, al fine di una sua eventuale prosecuzione; questa norma di fatto non rappresenta una vera opportunità, ma avrà come l'effetto, qualora ci si avvalga dell'opzione prevista, di penalizzare le lavoratrici che subiranno pesanti decurtazioni del proprio trattamento pensionistico,

impegna il Governo ad effettuare, in via preliminare, uno studio approfondito sull'impatto della normativa prevista dall'articolo 1, comma 9 del disegno di legge in esame, nonché, stante la sua natura sperimentale, a monitorare, dal momento della sua applicazione, i numeri e gli effetti della suddetta norma e a riferire i risultati al Parlamento, con una relazione annuale, anche in previsione di una revisione della normativa. 9/2145-B/43. Trupia, Cordoni, Gasperoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Diana, Sciacca.

La Camera, premesso che: l'innalzamento dell'età pensionabile di ballerini e tersicorei dipendenti dagli enti lirici e dalle istituzioni concertistiche assimilate costringerà i medesimi a continuare, senza averne più le capacità fisiche, una attività lavorativa che, per sua natura, presuppone forza fisica, agilità e vigore;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche con riferimento all'esercizio della delega di cui al comma 10 del disegno di legge in esame, al fine di prevedere una apposita deroga ai limiti di età per il collocamento a riposo previsti dal comma 54 per la categoria dei ballerini e tersicorei dipendenti da enti lirici e dalle istituzioni concertistiche assimilate, in ragione della peculiarità dell'attività lavorativa esercitata dagli stessi. 9/2145-B/44. (Testo modificato nel corso della seduta) Bellini, Gasperoni, Cordoni, Motta, Innocenti, Guerzoni, Trupia, Grillini, Pistone.

La Camera, premesso che: le nuove norme in materia pensionistica recano disposizioni volte ad incentivare, nel periodo 2004- 2007, la permanenza al lavoro da parte di coloro che sono in possesso dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità; tale incentivazione presenta elementi di forte criticità in quei settori produttivi, ovvero in quelle particolari tipologie di imprese, nelle quali sono in corso processi di ristrutturazione/riorganizzazione aziendale; in particolare, l'applicazione dell'incentivo in parola rende problematico l'utilizzo, anche in termini di maggiore onerosità per le aziende, di strumenti non traumatici di gestione delle eccedenze, specie laddove non siano al momento disponibili strumenti normativi di ammortizzazione sociale,

impegna il Governo

190 ad adottare iniziative volte ad escludere, dall'ambito di applicazione della norma volta ad incentivare la permanenza al lavoro dei lavoratori dipendenti da imprese o gruppi di imprese soggetti a programmi o piani di riorganizzazione o di ristrutturazione aziendale. 9/2145-B/45. (Testo modificato nel corso della seduta) Anna Maria Leone.

La Camera

impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte al riordino degli enti di previdenza ed assistenza obbligatoria, prevedendo per le nuove categorie professionali, il cui esercizio dell'attività autonoma non è condizionato dall'iscrizione in appositi albi o elenchi, prive di copertura previdenziale specifica, la possibilità d'istituire enti previdenziali privati ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996. 9/2145-B/46. Ranieli.

La Camera, premesso che: il disegno di legge n. 2145-B, recante delega al Governo in materia previdenziale, misure di sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione e riordino degli Enti di previdenza e assistenza obbligatoria, contiene all'articolo 1, comma 2, lettera e) ed i), disposizioni finalizzate ad incrementare l'entità dei flussi di finanziamento alle forme pensionistiche complementari; tra tali misure è previsto il conferimento dei flussi annuali di TFR mediante il meccanismo del silenzio-assenso; il contributo aziendale e le modalità di versamento dello stesso costituiscono oggetto di determinazione in sede di negoziazione collettiva

impegna il Governo a favorire la diffusione delle forme di previdenza complementare senza tuttavia interferire con le attuali regole in materia di istituzione delle stesse; a tener fermo il principio generale della competenza dell'autonomia negoziale collettiva nella determinazione delle modalità di destinazione del contributo dovuto dalle aziende e a riservare pertanto alla stessa il compito di stabilire l'ambito nel quale è riconosciuto al lavoratore dipendente il diritto al versamento. 9/2145-B/47. (Testo modificato nel corso della seduta) Peretti.

La Camera

impegna il Governo a valutare l'opportunità, attraverso successivi interventi normativi, di estendere la possibilità di accesso al pensionamento a tutti i lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi, a seguito di accordi stipulati entro la data indicata dal presente disegno di legge, anche oltre il limite numerico di cui al comma 18 dell'articolo 1. 9/2145-B/49. (Testo modificato nel corso della seduta) Mereu.

La Camera, premesso che: il decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 23 settembre 1993, n. 224, individua, all'interno della tabella A, le categorie del mondo del lavoro a cui applicare i

191 benefici e le agevolazioni di categoria usurante e all'interno della stessa Tabella è inserita la categoria dei «marittimi imbarcati a bordo»; i marittimi imbarcati, e soprattutto quelli imbarcati su natanti dediti alla pesca, vivono in condizioni assolutamente disagiate, tanto che un marittimo di soli cinquant'anni non è più considerato completamente idoneo all'attività di pesca,

impegna il Governo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie perché i marittimi imbarcati su natanti da pesca vengano inclusi nella relativa tabella delle categorie usuranti e possano beneficiare di quanto prevede la legge alla stessa stregua di altri lavoratori che esercitano la propria attività con le stesse difficoltà dei lavoratori del mare dediti alla pesca. 9/2145-B/50. Cristaldi, Anedda, Airaghi, Alboni, Amoruso, Armani, Arrighi, Ascierto, Bellotti, Benedetti Valentini, Bocchino, Bornacin, Briguglio, Buontempo, Butti, Canelli, Cannella, Cardiello, Carrara, Caruso, Castellani, Catanoso, Cirielli, Cola, Giorgio Conte, Giulio Conti, Coronella, Delmastro Delle Vedove, Fasano, Fatuzzo, Fiori, Foti, Fragalà, Franz, Gallo, Gamba, Geraci, Ghiglia, Alberto Giorgetti, Gironda Veraldi, La Grua, La Russa, La Starza, Lamorte, Landi di Chiavenna, Landolfi, Leo, Lisi, Lo Presti, Losurdo, Maceratini, Maggi, Malgieri, Gianni Mancuso, Luigi Martini, Mazzocchi, Menia, Meroi, Messa, Migliori, Angela Napoli, Nespoli, Onnis, Paolone, Patarino, Antonio Pepe, Pezzella, Porcu, Raisi, Ramponi, Riccio, Ronchi, Rositani, Saglia, Saia, Garnero Santanchè, Scalia, Selva, Strano, Taglialatela, Trantino, Villani Miglietta, Zaccheo, Zacchera.

La Camera, premesso che: ai sensi del comma 1 dell'articolo 1 del decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, «sono considerati lavori particolarmente usuranti quelli per il cui svolgimento è richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee»; in base alla definizione appena citata, la Tabella A allegata al decreto legislativo n. 374 del 1993 individuava tra le attività particolarmente usuranti, in relazione al profilo dell'aspettativa di vita e dell'esposizione al rischio professionale di particolare intensità, quella dei «marittimi imbarcati a bordo»; successivamente, la legge 27 dicembre 1997, n. 449, all'articolo 59, comma 11, affidava - in attuazione di quanto previsto nella legge 8 agosto 1995, n. 335, di riforma del sistema previdenziale - ad un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali l'identificazione dei criteri per pervenire ad un elenco delle mansioni usuranti; nel decreto ministeriale 19 maggio 1999, l'attività dei marittimi imbarcati a bordo non risultava più essere inclusa tra quelle particolarmente usuranti, escludendo in tal modo i lavoratori interessati dai relativi benefici previdenziali,

impegna il Governo a prendere iniziative atte a sanare l'evidente ingiustizia, al fine di reinserire l'attività dei marittimi imbarcati a bordo tra quelle particolarmente usuranti. 9/2145-B/51. (Testo modificato nel corso della seduta) Marinello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Fallica, Grimaldi, Scaltritti, de Ghislanzoni Cardoli, Minoli Rota, Masini, Cristaldi, Ricciuti, Lo Presti, Jacini.

La Camera

impegna il Governo

192 ad adottare le opportune iniziative normative volte a riconoscere, ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di handicap grave, benefici previdenziali, in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica consentendo, in particolare la facoltà di procedere al riscatto, fino ad un massimo di tre anni, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria. 9/2145-B/52. Giacco, Duca.

La Camera, premesso che: sussiste un contenzioso aspro e diffuso tra gli oltre 50.000 inquilini degli immobili degli Enti previdenziali e gli stessi enti - che sta gravando sulle casse di questi ultimi ben oltre la redditività del relativo patrimonio - sulla mancata dismissione, da parte di questi ultimi delle unità immobiliari di loro proprietà; con l'articolo 1, comma 38, del disegno di legge in esame il Governo ha manifestato la volontà di porre fine al contenzioso predetto, ledendo il diritto degli inquilini di acquistare le unità condotte in locazione, salvaguardando nel contempo, attraverso una norma ad hoc la situazione dell'ENPAF, unico ente previdenziale privatizzato dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 104 del 1996; con lo stesso articolo, rilevato che l'ENPAF è stato privatizzato e trasformato in fondazione con decreto del 7 novembre 2000 emanato dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale di concerto con quello del tesoro nonostante percepisca, ancora oggi, contributi pubblici dalle A.S.L. e dalle farmacie, per conto del SSN, per circa 130 milioni di euro annui; oltre a ciò, detto articolo consentirebbe all'ENPAF di vendere i propri immobili a società immobiliari - come, in alcuni casi, è già accaduto - invece che agli inquilini, e a prezzi non dissimili da quelli di legge e consentendo, così, alle stesse società di rivendere a terzi e con finalità speculative gli appartamenti, scevri dal vincolo di inalienabilità quinquennale; anche il Consiglio di Stato, il 6 giugno 2003, in seguito ad un ricorso presentato da circa 150 inquilini ha reso il proprio parere nel senso di riconoscere l'illegittimità della privatizzazione e l'obbligo a carico dell'ENPAF di vendere agli inquilini il proprio patrimonio immobiliare alle condizioni fissate per tutti gli altri enti previdenziali dal decreto legislativo n. 104 del 1996; il 5 dicembre 2003, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 135, ha espresso il proprio «contrario avviso» rispetto al parere del Consiglio di Stato ed ha richiesto al Presidente della Repubblica di respingere il ricorso, caso senza precedenti nella storia repubblicana, disattendendo il parere predetto e che, il 5 marzo 2004, il Capo dello Stato ha firmato il decreto del Presidente della Repubblica che ha respinto il ricorso predetto; tale inspiegabile ed indebito comportamento, censurato persino dall'ufficio giuridico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, rischia di produrre conseguenze particolarmente gravi, considerato, tra l'altro, che la maggior parte degli inquilini è stata indotta, nella corretta convinzione che il citato decreto legislativo n. 104 del 1996 trovasse, come trova, applicazione anche nei confronti dell'ENPAF, a rinunciare ad altre opportunità di acquisto, in un momento in cui il mercato immobiliare era maggiormente accessibile; comunque, tale provvedimento è stato immediatamente impugnato dinanzi al T.A.R. del Lazio dagli inquilini, i quali si sono rivolti anche alla magistratura ordinaria per chiedere che l'ENPAF risarcisca loro il danno derivante dalla mancata dismissione del patrimonio immobiliare cui si era, in più occasioni, impegnato,

impegna il Governo ad evitare che il quadro normativo sopra descritto apporti modifiche sostanziali alla moltitudine di situazioni giuridiche delle quali sono titolari tutti gli inquilini dell'ENPAF, attraverso un tavolo di

193 trattativa enti/inquilini che individui, nell'arco di un semestre, le più idonee soluzioni finalizzate alla salvaguardia dei diritti degli stessi inquilini. 9/2145-B/53. (Testo modificato nel corso della seduta) Buontempo, Fiori, Lucidi, Pistone.

La Camera, premesso che: all'articolo 1, comma 31, viene prevista la delega al Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi contenenti norme intese a riordinare gli enti pubblici di assistenza e previdenza obbligatoria; la legge n. 88 del 1999 ha attribuito agli enti previdenziali funzioni da realizzare con criteri di economicità e di imprenditorialità, adeguando autonomamente la propria organizzazione all'esigenza di efficiente e tempestiva acquisizione dei contributi ed erogazione delle prestazioni e che il decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 479, e la legge n. 127 del 1997 hanno previsto un modello di governo degli enti fondato sulla separazione tra le funzioni di indirizzo e vigilanza e quelle di tipo gestionale, «sistema duale»,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte a rafforzare l'autonomia degli enti previdenziali, provvedendo ad un più puntuale e definitivo coordinamento tra quanto previsto nel merito dalla legge n. 88 del 1999 ed il decreto legislativo n. 479 del 1994 e successive modificazioni ed integrazioni, eliminando ogni possibile carenza interpretativa. 9/2145-B/54. (Testo modificato nel corso della seduta) Nannicini, Gasperoni, Cordoni, Guerzoni, Innocenti, Motta, Bellini, Trupia.

La Camera, premesso che: il problema in materia previdenziale urge di misure di sostegno alla previdenza complementare, all'occupazione stabile e al riordino degli enti di previdenza e assistenza obbligatoria,

impegna il Governo a considerare l'introduzione, nell'allegato alla dichiarazione dei redditi «scelta per la destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF», di un apposito riquadro «perequazione pensioni d'annata» da destinare al fondo pensioni statali; a costituire, presso l'INPDAP, una Cassa autonoma per la gestione delle pensioni civili e militari dello Stato; a disciplinare le norme d'aggancio automatico delle pensioni al trattamento previsto per il personale in servizio; a prevedere l'estensione automatica degli aumenti concessi al personale in servizio anche al personale in quiescenza dello Stato nella misura del 60 per cento, appena raggiunto l'equilibrio finanziario della Cassa autonoma da costituire; a rideterminare le quote di pensioni di reversibilità, al solo coniuge superstite, nella misura del 20 per cento; a prevedere la presenza negli organi di gestione e controllo dell'INPDAP di rappresentanti dei pensionati. 9/2145-B/55. Nan, Biondi.

La Camera, premesso che: all'articolo 1, comma 2, si stabiliscono principi e criteri direttivi a cui il Governo si dovrà attenere

194 nell'emanazione di decreti legislativi, relativamente, tra l'altro, alle forme pensionistiche complementari, collettive e individuali, a cui conferire il trattamento di fine rapporto;

impegna il Governo ad adottare opportune iniziative per incentivare la diffusione dei fondi pensione «etici, socialmente ed ecologicamente responsabili», stabilendo per essi una tassazione più favorevole rispetto al regime tributario previsto per i Fondi pensione previsti dal decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124 e successive modificazioni. 9/2145-B/56. (Testo modificato nel corso della seduta) Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte a prevedere la cumulabilità tra le pensioni di inabilita e di invalidità a carico dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, liquidate in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, con la rendita vitalizia liquidata dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. 9/2145-B/57. Bulgarelli, Boato, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

La Camera, con riferimento all'articolo 1, nella parte che concerne il trattamento pensionistico di anzianità;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere, previo confronto con le parti sociali, un limite di età pensionabile differenziato a seconda delle tipologie di lavoro svolte dai soggetti aventi diritto, prevedendo in ogni caso che il conseguimento della pensione di anzianità possa avvenire per i lavori usuranti, pesanti e ripetitivi, alle condizioni previste prima della data di entrata in vigore della legge n. 335 del 1995. 9/2145-B/58. Cento, Boato, Bulgarelli, Cima, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

La Camera, nell'ambito dell'articolo 1, relativamente ai lavoratori e lavoratrici iscritti alla gestione separata Inps, e alla necessità di una maggiore tutela delle lavoratrici suddette,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere che, in caso di maternità ed aborto alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modifiche e integrazioni, vengano estesi i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti e che, in costanza di rapporto, alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 e successive modifiche e integrazioni, venga mantenuto il rapporto di lavoro estendendo a queste lavoratrici le tutele previste dalla legge 30 dicembre 1971, n. 1204. 9/2145-B/59. Cima, Boato, Bulgarelli, Cento, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella.

La Camera, premesso che:

195 il disegno di legge in esame, non affronta adeguatamente le nuove forme contrattuali, prevalentemente precarie, che si sono andate affermando in questi ultimi anni sul mercato del lavoro,

impegna il Governo ad adottare opportune iniziative normative volte a garantire adeguati strumenti di protezione per i periodi di inoccupazione, disoccupazione e in genere per i periodi di discontinuità nei rapporti di lavoro. 9/2145-B/60. Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Zanella.

La Camera

impegna il Governo ad adottare opportune iniziative volte a garantire la fruizione ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di gravità di cui all'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di benefici previdenziali, in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica, consentendo, in particolare, la facoltà di procedere al riscatto, fino ad un massimo di tre anni, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria. 9/2145-B/61. Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Lion, Pecoraro Scanio.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte ad estendere ai lavoratori iscritti alla gestione di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e sue successive modifiche, adattandole alle caratteristiche di tali soggetti, le prestazioni e le garanzie a carattere sociale e formativo previste per i lavoratori dipendenti e autonomi, nel quadro di una generale estensione a tali lavoratori degli istituti di sostegno e integrazione del reddito. 9/2145-B/62. Lion, Boato, Bulgarelli, Cento, Cima, Pecoraro Scanio, Zanella.

La Camera, premesso che: i lavoratori atipici (co.co.co.) costituiscono in Italia una platea ormai vastissima, che supera i due milioni e mezzo di persone; ai fini previdenziali essi sono iscritti alla gestione separata e possono chiedere il computo dei contributi versati presso l'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori dipendenti, solo nell'ambito della medesima gestione separata, e non anche nell'ambito della assicurazione generale obbligatoria; ciò è profondamente ingiusto, perché penalizzante rispetto alle altre categorie di lavoratori, autonomi o subordinati, cui detta facoltà è riconosciuta dall'articolo 3 del decreto ministeriale 2 maggio 1996, n. 282, tanto più ingiusto, in quanto ai co.co.co. hanno riservato adeguata attenzione sia la «riforma Biagi», sia l'articolo 45 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326; allo scopo di sanare questa palese ingiustizia, venne presentato in Assemblea nel corso della discussione della legge finanziaria per l'anno 2004 l'ordine del giorno Riccio 9/4489/41, con il quale si impegnava il Governo ad adottare una apposita iniziativa legislativa volta a consentire agli iscritti alla gestione separata istituita presso l'INPS di poter esercitare la facoltà di chiedere il computo dei

196 contributi relativi a periodi lavorativi presso l'A.G.O. anche nell'ambito della assicurazione generale obbligatoria; l'ordine del giorno venne accolto dal Governo; con il provvedimento in esame vi è l'opportunità di dare concreta attuazione negli emanandi decreti delegati all'impegno assunto,

impegna il Governo ad adottare, nell'ambito dei decreti legislativi, che saranno emanati in attuazione della presente legge di delega, misure che consentano agli iscritti alla gestione separata di esercitare la facoltà riconosciuta dall'articolo 3 del decreto ministeriale 2 maggio 1996, n. 282, anche nell'ambito dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, vecchiaia e superstiti dei lavoratori dipendenti, delle forme esclusive e sostitutive della medesima, delle gestioni pensionistiche dei lavoratori autonomi, nelle forme e nei modi ritenuti idonei allo scopo. 9/2145-B/63. Riccio.

La Camera, premesso che: la condizione dei lavoratori che sono impegnati per periodi prolungati in attività produttive classificate a rischio di «incidente rilevante», merita una particolare considerazione nel momento in cui si intende affrontare la revisione della legislazione in materia previdenziale; con il decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 17 maggio 1998 si è data attuazione alla direttiva CEE n. 82/51 relativa ai rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali, ai sensi della legge n. 183 del 16 aprile 1987; con il decreto legislativo n. 334 del 17 agosto 1999 è stata recepita la direttiva n. 96 del 1982 relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose; i dipendenti di dette aziende lavorano o hanno lavorato in condizioni critiche, sia sul fronte della sicurezza che su quello dell'igiene e del lavoro; i gestori degli impianti a rischio di incidenti rilevanti sono tenuti a predisporre tutte le misure necessarie a prevenire gli incidenti ed a limitare le conseguenze per l'uomo e l'ambiente; nella situazione sopra descritta, si trovano senz'altro le maestranze della ex SAIG SpA che, ai sensi dell'articolo 18 del citato decreto legislativo n. 334 del 1999, con provvedimento della regione Abruzzo, è stata classificata impresa «a rischio di incidente rilevante»; in analogia con quanto disposto per i lavoratori dell'area di Seveso, sembra appropriata la predisposizione di idonei provvedimenti di tutela specifica per tali maestranze,

impegna il Governo ad assumere idonee misure di tutela previdenziale per i lavoratori della ex SAIG SpA e per tutte le maestranze che si trovino nelle medesime condizioni di esperienza lavorativa, esercitata in condizioni critiche e di particolare disagio e pericolosità per la loro salute ed incolumità. 9/2145-B/64. Crisci.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad acclarare, come interpretazione autentica del principio dei 65 anni di età contemplato all'articolo 1, lettera o), il riferimento al limite di età attualmente contemplato dalle norme vigenti in materia di età pensionabile, salvaguardando conseguentemente

197 il riferimento generale per le donne al termine dei 60 anni di età. 9/2145-B/65. Magnolfi, Ruzzante, Montecchi.

La Camera,

impegna il Governo ad esplicitare, in sede di predisposizione dei relativi decreti legislativi di attuazione, che la normativa in corso di approvazione ricomprenda anche l'attività degli incaricati delle vendite a domicilio di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114. 9/2145-B/66. Ruzzante, Montecchi, Magnolfi.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative al fine di prevedere il riconoscimento dei benefici economici a regime previsti nel relativo contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale già dipendente dell'Amministrazione delle poste e delle telecomunicazioni, trasformata in ente pubblico economico denominato Ente poste italiane ai sensi del decreto-legge 1o dicembre 1993, n. 487, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 1994, n. 71, che sia comunque cessato dal servizio nel periodo dal 1o ottobre 1994 al 1o ottobre 1995 con diritto al trattamento di quiescenza. 9/2145-B/68. Bettini.

La Camera, premesso che: l'articolo 1, comma 9 del testo in esame prevede, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, la possibilità di conseguire il diritto all'accesso al trattamento pensionistico di anzianità, in presenza di un'anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un'età pari o superiore a 57 anni per le lavoratrici dipendenti e a 58 anni per le lavoratrici autonome, nei confronti delle lavoratrici che optano per una liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, prevedendo, entro il 31 dicembre 2015 che il Governo verifichi i risultati della predetta sperimentazione, al fine di una sua eventuale prosecuzione; questa norma di fatto non rappresenta una vera opportunità, ma avrà come l'effetto, qualora ci si avvalga dell'opzione prevista, di penalizzare le lavoratrici che subiranno pesanti decurtazioni del proprio trattamento pensionistico,

impegna il Governo a monitorare, stante la natura sperimentale della norma in oggetto, dal momento della sua applicazione, i numeri e gli effetti della suddetta norma e a riferire i risultati al Parlamento, con una relazione biennale, anche in previsione di una revisione della normativa. 9/2145-B/69. Roberto Barbieri.

La Camera, premesso che: non è stata ancora realizzata una riforma generale degli ammortizzatori sociali che provveda ad aumentare ed estendere i trattamenti di sostegno al reddito secondo un principio di universalità, che dovrebbe prevedere non solo un generico innalzamento dell'indennità di disoccupazione, ma dovrebbe interessare anche i lavoratori precari impiegati in nuove forme di lavoro,

198 impegna il Governo ad avviare la riforma dell'istituto dell'indennità di disoccupazione involontaria, spettante ai lavoratori subordinati, prevedendo in particolare norme specifiche per quei lavoratori che perdono il posto di lavoro dopo i quarantacinque anni e per i disoccupati delle aree svantaggiate. 9/2145-B/70. Bandoli.

La Camera, premesso che: non è stata ancora realizzata una riforma generale degli ammortizzatori sociali che provveda ad aumentare ed estendere i trattamenti di sostegno al reddito secondo un principio di universalità, che dovrebbe prevedere non solo un generico innalzamento dell'indennità di disoccupazione, ma dovrebbe interessare anche i lavoratori precari impiegati in nuove forme di lavoro,

impegna il Governo ad avviare la riforma dell'istituto dell'indennità di disoccupazione involontaria, spettante ai lavoratori subordinati, prevedendo in particolare l'aumento della durata e della misura del trattamento. 9/2145-B/71. Angioni.

La Camera, premesso che: con l'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, (Legge Finanziaria 2002) è stato previsto l'innalzamento a 516,46 euro, dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra; nel testo in esame non sono previste norme che modifichino i criteri di accesso all'aumento a 516,46 euro, nonostante ancora ad oggi la maggior parte degli aventi diritto risulti esclusa,

impegna il Governo ad adottare opportune iniziative volte a modificare i parametri stabiliti dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 per la concessione dell'aumento a 516,46 euro dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra. 9/2145-B/72. (Testo modificato nel corso della seduta) Amici.

La Camera, premesso che: con l'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, (Legge Finanziaria 2002) è stato previsto l'innalzamento a 516,46 euro, dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra; nel testo in esame non sono previste norme che modifichino i criteri di accesso all'aumento a 516,46 euro, nonostante ancora ad oggi la maggior parte degli aventi diritto risulti esclusa,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a modificare, ampliandoli, i parametri stabiliti dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 per la concessione dell'aumento a 516,46 euro dei trattamenti pensionistici inferiori a tale cifra. 9/2145-B/73. (Testo modificato nel corso della seduta) Albonetti.

La Camera, premesso che:

199 da anni si verifica la costante perdita di potere di acquisto delle pensioni che, a causa della situazione di grave crisi economica in atto e del meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, sganciato dall'incremento di produttività del Paese, negli ultimi dieci anni ha registrato una perdita di circa il 20 per cento; dai dati dell'INPS risulta che oltre 8 milioni e mezzo di pensionati vivono con un reddito inferiore a 750 euro mensili e la metà non raggiunge i 516 euro al mese;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere l'istituzione di un apposito indice dei prezzi al consumo per le famiglie con capofamiglia di età superiore a sessantacinque anni. 9/2145-B/74. Adduce.

La Camera, premesso che: da anni si verifica la costante perdita di potere di acquisto delle pensioni che, a causa della situazione di grave crisi economica in atto e del meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, sganciato dall'incremento di produttività del Paese, negli ultimi dieci anni ha registrato una perdita di circa il 20 per cento;

impegna il Governo a rivedere le metodologie di rilevazione e la composizione del «paniere» per il calcolo dell'indice dei prezzi al consumo e dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, affinché l'ISTAT, previa consultazione delle organizzazioni sindacali e dei consumatori maggiormente rappresentative a livello nazionale, possa adeguarle alla reale composizione dei consumi. 9/2145-B/75. Abbondanzieri.

La Camera, premesso che: alcuni lavoratori devono sobbarcarsi, per la carenza di servizi pubblici adeguati, oltre alla propria attività lavorativa, la cura dei propri figli gravemente disabili;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a garantire la fruizione ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di gravità, di benefici previdenziali, in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica consentendo, in particolare, la facoltà di procedere al riscatto, fino ad un massimo, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria. 9/2145-B/76. Coluccini.

La Camera, premesso che: la riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare ha stabilito il divieto di cumulo tra le pensioni di inabilità, di reversibilità o l'assegno ordinario di invalidità a carico dell'istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) - liquidati in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale - e la rendita vitalizia liquidata dall'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) per lo stesso evento invalidante, fino a concorrenza della rendita stessa;

200 la norma in questione genera alcune gravi contraddizioni, che si sostanziano in un trattamento discriminatorio a carico dei lavoratori. Infatti, mentre nel caso di un incidente coperto da assicurazione privata la vittima potrà percepire l'indennizzo assicurativo e, contemporaneamente, altre prestazioni previdenziali di invalidità, nel caso di un incidente sul lavoro, al lavoratore sarà corrisposta soltanto la rendita vitalizia dell'INAIL, azzerando la contribuzione versata dall'INPS,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a consentire la cumulabilità tra le pensioni di inabilità e di invalidità a carico dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, liquidate in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, con la rendita vitalizia liquidata dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. 9/2145-B/77. Cialente.

La Camera, premesso che: alcuni lavoratori devono sobbarcarsi, per la carenza di servizi pubblici adeguati, oltre alla propria attività lavorativa, la cura dei propri figli gravemente disabili;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a riconoscere ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di gravità, benefici previdenziali in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica consentendo, in particolare, la facoltà di accedere al trattamento pensionistico al raggiungimento del requisito di 35 anni di contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria, a prescindere dall'età anagrafica. 9/2145-B/78. Chiti.

La Camera, premesso che: alcuni lavoratori devono sobbarcarsi, per la carenza di servizi pubblici adeguati, oltre alla propria attività lavorativa, la cura dei propri figli gravemente disabili;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a riconoscere ai lavoratori genitori di soggetti disabili in situazione di gravità, benefici previdenziali, in funzione dell'anzianità contributiva e dell'età anagrafica consentendo, in particolare, la facoltà di procedere al riscatto, fino ad un massimo di tre anni, dei periodi mancanti al raggiungimento del massimo pensionistico non coperti da contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa presso forme di previdenza obbligatoria. 9/2145-B/79. Chiaromonte.

La Camera, premesso che: migliaia di lavoratori sono coinvolti da operazioni di ristrutturazione e risanamento aziendale;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a garantire ai lavoratori interessati a programmi per riorganizzazione e ristrutturazione aziendale già adottati ed in presenza di reali situazioni di crisi, il

201 mantenimento dei requisiti previgenti per la pensione. 9/2145-B/80. Chianale.

La Camera, premesso che: spesso le lavoratrici (ed in minore misura, gli stessi lavoratori di sesso maschile) sono, per le carenze delle strutture pubbliche dei servizi alle persone, costrette a sospendere la propria attività lavorativa per fornire cure a figli e parenti anziani;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a equiparare progressivamente le condizioni per l'accesso al pensionamento di vecchiaia delle donne a quello degli uomini, destinando le economie così realizzabili al riconoscimento di contribuzione figurativa del lavoro di cura svolto in favore di familiari, parenti e affini, per i periodi non coperti da altre forme di contribuzione pensionistica. 9/2145-B/81. Cennamo.

La Camera, premesso che: i lavoratori assunti tramite tipologie di contratti cosiddetti atipici non sono adeguatamente tutelati in caso di infortunio;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad estendere il premio assicurativo previsto dall'articolo 5 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, relativo all'obbligo assicurativo contro gli infortuni e le malattie professionali, anche nei confronti dei lavoratori iscritti alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, nonché al fine di porlo a totale carico del committente. 9/2145-B/82. Cazzaro.

La Camera, premesso che: molte giovani lavoratrici sono sempre più assunte tramite tipologie contrattuali che non le tutelano adeguatamente per i periodi di maternità;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad estendere i trattamenti economici previsti per le lavoratrici dipendenti; in caso di maternità alle lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335. 9/2145-B/83. Carli.

La Camera, premesso che: si moltiplicano, anche in conseguenza dell'attuazione della legge n. 30 del 2003, le forme di rapporto di lavoro precarie che non consentono al lavoratore di ottenere un'adeguata copertura previdenziale;

impegna il Governo

202 ad adottare le opportune iniziative volte ad estendere ai lavoratori iscritti alla gestione di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, adattandole alle caratteristiche di tali soggetti, le prestazioni e le garanzie a carattere sociale e formativo previste per i lavoratori dipendenti e autonomi, nel quadro di una generale estensione a tali lavoratori degli istituti di sostegno e integrazione del reddito. 9/2145-B/84. Carboni.

La Camera, premesso che: si moltiplicano, anche in conseguenza dell'attuazione della legge n. 30 del 2003, le forme di rapporto di lavoro precarie che non consentono al lavoratore di ottenere un'adeguata copertura previdenziale;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a garantire ai lavoratori iscritti alla gestione di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, adeguati strumenti di protezione per i periodi di inoccupazione, disoccupazione e in genere per i periodi di discontinuità nei rapporti di lavoro. 9/2145-B/85. Capitelli.

La Camera, premesso che: si moltiplicano, anche in conseguenza dell'attuazione della legge n. 30 del 2003, le forme di rapporto di lavoro precarie che non consentono al lavoratore di ottenere un'adeguata copertura previdenziale;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a garantire che indipendentemente dal valore dei contributi versati, ogni anno di contribuzione produca un minimo di pensione pari ad una quota del trattamento minimo. 9/2145-B/86. Calzolaio.

La Camera, premesso che: è necessario diffondere e stimolare la partecipazione dei lavoratori, con adeguate garanzie, alle forme più sicure di previdenza integrativa;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere forme più favorevoli di incentivazione fiscale al conferimento, su base volontaria, delle quote del trattamento di fine rapporto (TFR) ai fondi di fonte collettiva, di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 124 del 1993. 9/2145-B/87. Caldarola.

La Camera, premesso che: permangono differenziazioni e privilegi nell'ambito dei regimi previdenziali, non più giustificabili anche rispetto alla situazione della finanza pubblica e di alcuni Fondi previdenziali;

203 impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a completare il processo di armonizzazione dei regimi contributivi relativi a tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati iscritti a gestioni previdenziali obbligatorie istituite presso l'INPS, ivi compresi i Fondi speciali di previdenza. 9/2145-B/88. Cabras.

La Camera, considerato che: in una società moderna l'età pensionabile non può essere determinata rigidamente per tutte le persone che devono potere disporre, a determinate condizioni, della libertà di scelta rispetto al proprio pensionamento;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a consentire un percorso flessibile e personalizzato di uscita dal lavoro. 9/2145-B/89. Burlando.

La Camera, premesso che: di fatto per gli addetti ai lavori usuranti non è previsto, se non in casi di lavori particolarmente usuranti di ristrette categorie, nessuna agevolazione previdenziale, discriminando così chi ha operato in situazione nocive per la propria salute e incolumità;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere, previo confronto con le parti sociali, un limite di età pensionabile differenziato a seconda delle tipologie di lavoro svolte dai soggetti aventi diritto, prevedendo in ogni caso che il conseguimento della pensione di anzianità possa avvenire, per gli addetti a lavori usuranti, pesanti e ripetitivi, a condizioni più favorevoli rispetto a quelle previste per la generalità dei lavoratori. 9/2145-B/90. Buglio.

La Camera, premesso che: la cosiddetta no-tax area (cioè la deduzione dall'imponibile dell'IRE di una quota di reddito al fine di favorire fiscalmente i redditi più bassi) discrimina i pensionati nei confronti dei lavoratori dipendenti vanificando parte delle erogazioni previdenziali appena al di sopra del minimo vitale;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a parificare la deduzione riconosciuta ai fini Irpef ai redditi da pensione a quella riconosciuta ai redditi da lavoro dipendente (incrementandola da 7.000 euro a 7.500 euro). 9/2145-B/91. Bova.

La Camera, premesso che: il meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, non è riuscito ad impedire una progressiva perdita del potere d'acquisto delle pensioni che in dieci anni ha sfiorato il 20 per cento,

204 come risulta da uno studio del CER; la rivalutazione è peraltro differenziata a seconda delle diverse fasce d'importo del trattamento pensionistico: 100 per cento per la fascia fino a tre volte il trattamento minimo annuo INPS (tenendo presente che per il 2002 il trattamento minimo INPS è stato fissato in 392,69 euro mensili - 5.104,97 euro annui; per il 2003 il suddetto importo è fissato in 402,12 euro mensili - 5.227,56 euro annui, e per il 2004, esso è pari a 412,18 euro - 5.358,34 euro annui); 90 per cento per lo scaglione compreso fra tre e cinque volte il parametro anzidetto; 75 per cento per la quota eccedente; in base all'articolo 59, comma 13, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, (collegato per il 1998) e all'articolo 69, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, (legge finanziaria 2001) la rivalutazione, limitatamente agli anni 1999-2000, è stata ulteriormente ridotta (30 per cento) per le fasce di importo comprese tra cinque e otto volte il trattamento minimo, e non trova applicazione per le fasce di importo superiori a tale ultimo limite;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad abrogare (o perlomeno mitigare) gli scalini di reddito per la rivalutazione annuale delle pensioni rispetto al costo della vita. 9/2145-B/92. Borrelli.

La Camera, premesso che: i dati dell'Inps confermano che oltre 8 milioni e mezzo di pensionati vivono con un reddito inferiore a 750 euro mensili. Più della metà non raggiunge i 516 euro; questa situazione si è aggravata negli ultimi dieci anni perché il meccanismo di indicizzazione delle prestazioni previdenziali, sganciato dall'incremento di produttività del Paese (Riforma Amato del 1992), non è riuscito ad impedire una progressiva perdita del potere d'acquisto delle pensioni che in dieci anni ha sfiorato il 20 per cento, come risulta da uno studio del CER; la maggior fonte di risparmio previdenziale realizzata con le riforme che si sono susseguite negli ultimi dodici anni, è peraltro proprio quella della deindicizzazione rispetto ai salari, che ha prodotto, secondo stime dal 1993 ad oggi, una quantità di denaro assai notevole (almeno 90-100 mila miliardi, secondo il Governo; circa 150 mila miliardi di lire secondo i sindacati); l'articolo 11 del decreto legislativo n. 503 del 1992 ipotizza peraltro anche una diversa, eventuale modalità di perequazione, legata all'effettivo andamento dell'economia, disponendo che «ulteriori aumenti possano essere stabiliti con legge finanziaria in relazione all'andamento dell'economia», tenendo comunque conto dell'obiettivo di stabilizzare la spesa pensionistica in rapporto al PIL, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della legge di delega 23 ottobre 1992, n. 421. L'articolo 1, comma 33, della legge 8 agosto 1995, n. 335, ha poi aggiunto un ulteriore periodo con il quale si dispone che, a decorrere dal 2009, gli aumenti di cui sopra vengano stabiliti «nel limite di un punto percentuale della base imponibile a valere sulle fasce di pensione fino a dieci milioni annui»; escludendo l'indicizzazione automatica delle pensioni alle retribuzioni, rimane il problema della consistente perdita del potere d'acquisto delle pensioni nonché della riduzione relativa del reddito nazionale distribuito alla popolazione anziana;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a rendere effettivamente operante il meccanismo (previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 503 del 1992) che attribuisce ulteriori aumenti, stabiliti ogni anno con legge finanziaria, in relazione all'andamento dell'economia, nonché a modificare la norma già citata dell'articolo 1, comma 33, della legge n. 335 del 1995. 9/2145-B/93. Bonito.

205 La Camera, premesso che: l'articolo 38 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002) ha previsto, a determinate condizioni, l'aumento delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici fino a garantire un reddito mensile di 516,46 euro; l'aumento spetta ai pensionati, ai titolari di assegno e di pensione sociale, agli invalidi civili che soddisfino determinati requisiti di età e di reddito;

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad escludere dal calcolo del limite di reddito, in analogia con quanto accade per i pensionati relativamente all'Irpef (articolo 2, comma 1, lettera c) della legge n. 289 del 2002), il reddito derivante dal possesso di terreni fino ad un importo pari a 185,92 euro. 9/2145-B/94. Bolognesi.

La Camera, premesso che: l'articolo 38 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002) ha previsto, a determinate condizioni, l'aumento delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici fino a garantire un reddito mensile di 516,46 euro; l'aumento spetta ai pensionati, ai titolari di assegno e di pensione sociale, agli invalidi civili che soddisfino determinati requisiti di età e di reddito; la norma approvata sostanzialmente equipari in maniera iniqua chi ha versato contributi e chi non lo ha fatto. Il criterio di riduzione del limite di età dai 70 anni in giù, così com'è stato formato, infatti non compensa efficacemente questa sperequazione,

impegna il Governo a premiare in maniera più efficace chi ha versato contributi previdenziali, adottando le opportune iniziative volte a prevedere l'esclusione, nel computo del reddito per il diritto al beneficio, di una quota della pensione o delle pensioni a calcolo di cui è titolare il soggetto interessato all'incremento, nella misura di un terzo del loro importo complessivo ed entro il limite di un terzo dell'importo garantito di «un milione al mese», ovvero entro il limite di un terzo di 535,95 euro per il 2004 (178,65 euro: in pratica il limite di reddito in questo caso diventa pari a 714,60 euro). 9/2145-B/95. Boiardi.

La Camera, premesso che: l'articolo 38 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002) ha previsto, a determinate condizioni, l'aumento delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici fino a garantire un reddito mensile di 516,46 euro; l'aumento spetta ai pensionati, ai titolari di assegno e di pensione sociale, agli invalidi civili che soddisfino determinati requisiti di età e di reddito; la norma approvata sostanzialmente equipari in maniera iniqua chi ha versato contributi e chi non lo ha fatto. Il criterio di riduzione del limite di età dai 70 anni in giù, così com'è stato formato, infatti non compensa efficacemente questa sperequazione,

impegna il Governo a premiare in maniera più efficace chi ha versato contributi previdenziali, adottando le opportune iniziative volte a prevedere un abbassamento dell'età anagrafica utile per potere beneficiare di tale

206 maggiorazione pari ad un anno ogni tre anni di contributi versati (ad esempio: chi ha versato 15 anni di contributi potrà ottenere una pensione di 535,95 euro - valore per l'anno 2004 - all'età di 65 anni anziché di 67 anni). 9/2145-B/96. Bogi.

La Camera, premesso che: il punto 3 del Contratto di Silvio Berlusconi con gli italiani sottoscritto nel salotto televisivo di Vespa prevedeva «(l') innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese; i pensionati beneficiari, residenti in Italia, delle disposizioni di cui all'articolo 38 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria per il 2002), risultano essere stati pari a 1.597.485, per un impegno di spesa pari a 1.050 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti 75.000 pensionati residenti all'estero; oltre 5,5 milioni di pensionati con reddito minimo, malgrado le solenni promesse elettorali, sono stati esclusi dall'aumento,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a razionalizzare e armonizzare i trattamenti previdenziali al minimo e gli istituti assistenziali di sostegno al reddito, con l'obiettivo di incrementare complessivamente i livelli di tutela dei cittadini anziani, individuando una soglia delle prestazioni economiche di base non inferiore a 516 euro su base mensile. 9/2145-B/97. Bielli.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a ad estendere gradualmente la platea dei beneficiari dell'elevazione a 516,45 euro delle pensioni al minimo a tutti gli invalidi civili, ai sordomuti e ai ciechi ai quali è stato attribuito il cento per cento di invalidità. 9/2145-B/98. (Testo modificato nel corso della seduta) Dameri.

La Camera, premesso che: l'articolo 1, comma 9, del testo in esame prevede, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, la possibilità di conseguire il diritto all'accesso al trattamento pensionistico di anzianità, in presenza di un'anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un'età pari o superiore a 57 anni per le lavoratrici dipendenti e a 58 anni per le lavoratrici autonome, nei confronti delle lavoratrici che optano per una liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, prevedendo, entro il 31 dicembre 2015 che il Governo verifichi i risultati della predetta sperimentazione, al fine di una sua eventuale prosecuzione; questa norma di fatto non rappresenta una vera opportunità, ma avrà come l'effetto, qualora ci si avvalga dell'opzione prevista, di penalizzare le lavoratrici che subiranno pesanti decurtazioni del proprio trattamento pensionistico,

impegna il Governo a monitorare, stante la natura sperimentale della suddetta norma, dal momento della sua applicazione, i numeri e gli effetti della suddetta norma e a riferire i risultati al Parlamento, con una

207 relazione semestrale, anche in previsione di una revisione della normativa. 9/2145-B/99. Crucianelli.

La Camera, considerato che il disegno di legge n. 2145-B reintroduce per gli anni 2007-2015 il contributo di solidarietà; ricordato che l'analogo contributo previsto dall'articolo 37 della legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000), è stato sottoposte al giudizio della Corte costituzionale, che lo ha ritenuto compatibile con il principio di ragionevolezza ed uguaglianza, in relazione alla capacità contributiva, sancito dagli articoli 3 e 53 della Costituzione, sottolineando che tale contributo è volto «a realizzare un circuito di solidarietà interna al sistema previdenziale, evitando una generica fiscalizzazione del prelievo contributivo effettuato»; rilevato che, alla luce della giurisprudenza della Corte, il contributo di solidarietà costituisce «una prestazione patrimoniale avente la finalità di contribuire agli oneri finanziari del regime previdenziale dei lavoratori» in attuazione del principio solidaristico di cui all'articolo 2 della Costituzione; visti i pareri espressi dalle Commissioni permanenti I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni), VI (Finanze) e XII (Affari sociali);

impegna il Governo ad adeguare la disciplina del contributo di solidarietà ai principi costituzionali richiamati nei citati pareri parlamentari: a) prevedendo che i relativi proventi siano utilizzati per concorrere al finanziamento del sistema previdenziale; b) evitando forme di imposizione fiscale su somme che costituiscono prestazioni patrimoniali imposte per legge, ai sensi dell'articolo 23 della Costituzione; c) applicando il contributo, in attuazione dei principi solidaristici sanciti dall'articolo 2 della Costituzione, sulla parte di reddito previdenziale che superi l'importo stabilito nel comma 2, lettera u). 9/2145-B/100. Innocenti.

La Camera, premesso che: occorre restituire l'istituto dell'integrazione al trattamento minimo all'ambito dei diritti soggettivi; la considerazione del limite reddituale cumulato con il reddito del coniuge stravolge infatti la ratio, la natura stessa dell'istituto dell'integrazione al trattamento minimo, che ha peraltro natura previdenziale, come ribadito da una sentenza della Corte costituzionale; il trattamento dell'integrazione alle pensioni minime va in ogni caso considerato diritto soggettivo, derivante dall'attività svolta dal lavoratore e dalla lavoratrice e non parcellizzabile, né cumulabile con altre prestazioni,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a ripristinare il diritto individuale all'integrazione al trattamento minimo. 9/2145-B/101. De Brasi.

La Camera, premesso che il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del

208 sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; l'articolo 1, comma 2, lettera r), prevede una agevolazione contributiva per i soggetti che siano in uno stato di disabilità grave, nonché per i soggetti che assistono familiari conviventi gravemente disabili

impegna il Governo a predispone ogni utile misura volta a tutelare, in sede di ripartizione dell'assegno di reversibilità, i figli portatori di handicap e handicap grave qualora questi debbano concorrere con il coniuge superstite non genitore. 9/2145-B/102. Manzini.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; l'articolo 1, comma 2, lettera r), prevede una agevolazione contributiva per i soggetti che siano in uno stato di disabilità grave, nonché per i soggetti che assistono familiari conviventi gravemente disabili

impegna il Governo a predispone ogni ulteriore misura volta a tutelare i familiari che assistono i portatori di handicap e gravi. 9/2145-B/103. Maran.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell' articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 10 gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione annuale sugli effetti della suddetta disposizione. 9/2145-B/104. Raffaella Mariani.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del

209 sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 10 gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione annuale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia settentrionale. 9/2145-B/105. Marone.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 1o gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione annuale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia centrale. 9/2145-B/106. Martella.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia dì pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 1o marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'IINPS dopo il 10 gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo

210 a presentare al parlamento una relazione annuale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia meridionale. 9/2145-B/107. Mazzarello.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nei parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 10 gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione annuale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia insulare. 9/2145-B/108. Minniti.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 10 gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione semestrale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia settentrionale. 9/2145-B/109. Mussi.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari;

211 come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 1o gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione semestrale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia centrale. 9/2145-B/110. Nigra.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 10 marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 10 gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali;

impegna il Governo a presentare al parlamento una relazione semestrale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia meridionale. 9/2145-B/111. Olivieri.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come anche evidenziato nel parere espresso dalla Commissione affari costituzionali della Camera, i commi 18 e 19 dell'articolo 1 - escludendo l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di pensioni di anzianità ai lavoratori collocati in mobilità o destinatari di trattamenti analoghi prima del 1o marzo 2004 - riservano tale beneficio ai soli primi 10.000 lavoratori che presenteranno domanda di pensionamento all'INPS dopo il 1o gennaio 2008, determinando un criterio suscettibile di produrre ingiustificata disparità di trattamento non ragionevolmente motivate da obiettive diversità di condizioni personali

impegna il Governo

212 a presentare al parlamento una relazione semestrale sugli effetti della suddetta disposizione, avuto particolare riguardo alle regioni dell'Italia insulare. 9/2145-B/112. Ottone.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; la previsione di cui all'articolo 1, comma 12, introduce, solo con riferimento ai lavoratori dipendenti del settore privato, un meccanismo di incentivazione finalizzato al posticipo del pensionamento, escludendo, in tal modo, i dipendenti del settore pubblico dal diritto dell'esercizio ditale facoltà

impegna il Governo a predisporre ogni misura volta ad estendere tale facoltà anche ai lavoratori del comparto pubblico. 9/2145-B/113. Petrella.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; la previsione di cui all'articolo 1, comma 12, introduce, solo con riferimento ai lavoratori dipendenti del settore privato, un meccanismo di incentivazione finalizzato al posticipo del pensionamento, escludendo, in tal modo, i dipendenti del settore pubblico dal diritto dell'esercizio ditale facoltà

impegna il Governo a presentare una relazione semestrale al Parlamento sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione della previsione di cui al comma 12. 9/2145-B/114. Panattoni.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; la previsione di cui all'articolo 1, comma 12, introduce, solo con riferimento ai lavoratori dipendenti del settore privato, un meccanismo di incentivazione finalizzato al posticipo del pensionamento, escludendo, in tal modo, i dipendenti del settore pubblico dal diritto dell'esercizio di tale facoltà,

impegna il Governo a presentare una relazione semestrale al Parlamento sugli effetti finanziari derivanti dall'applicazione della previsione di cui al comma 12. 9/2145-B/115. Piglionica.

213 La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come evidenziato nel parere espresso dal Comitato per la legislazione le previsioni di cui ai commi 50-53, laddove dispongono un termine temporale di diciotto mesi per l'esercizio della delega ivi prevista, mal si conciliano con l'analogo termine temporale previsto per le deleghe di cui ai commi 10 e 11, tanto da «non assicurare che si possa tener conto, nell'adozione del testo unico, delle modifiche apportate alla legislazione previdenziale dai decreti legislativi di attuazione delle deleghe di cui ai commi 10 e 11»,

impegna il Governo ad adottare i decreti legislativi di cui ai commi 10 e 11 in tempi tali da consentire l'emanazione di un testo unico che contempli tutte le innovazione prodotte ai sensi della presente legge. 9/2145-B/116. Alberta De Simone.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; come evidenziato nel parere espresso dal Comitato per la legislazione le previsioni di cui ai commi 50-53, laddove dispongono un termine temporale di diciotto mesi per l'esercizio della delega ivi prevista, mal si conciliano con l'analogo termine temporale previsto per le deleghe di cui ai commi 10 e 11, tanto da «non assicurare che si possa tener conto, nell'adozione del testo unico, delle modifiche apportate alla legislazione previdenziale dai decreti legislativi di attuazione delle deleghe di cui ai commi 10 e 11»,

impegna il Governo ad adottare i decreti legislativi di cui ai commi 10 e 11 in tempi tali da consentire l'adozione del testo unico di cui al comma 50 e l'espressione dei pareri delle commissioni parlamentari nei tempi e con le procedure previste dal comma 51. 9/2145-B/117. Filippeschi.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; la disposizione di cui al comma dell'articolo unico, nel testo proveniente dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, prevede che «Tutti i maggiori risparmi e tutte le maggiori entrate derivanti dalle misure previste dai commi 1 e 2 sono destinate alla riduzione del costo del lavoro, nonché a specifici incentivi per promuovere lo sviluppo delle forme pensionistiche complementari anche per i lavoratori autonomi» e che tale previsione non sembra risultare coerente con quella di cui ai commi 41-43,

214 impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti finanziari derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge. 9/2145-B/118. Folena.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; la disposizione di cui al comma dell'articolo unico, nel testo proveniente dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, prevede che «Tutti i maggiori risparmi e tutte le maggiori entrate derivanti dalle misure previste dai commi 1 e 2 sono destinate alla riduzione del costo del lavoro, nonché a specifici incentivi per promuovere lo sviluppo delle forme pensionistiche complementari anche per i lavoratori autonomi» e che tale previsione non sembra risultare coerente con quella di cui ai commi 41-43,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione semestrale sugli effetti finanziari derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge. 9/2145-B/119. Grandi.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; la disposizione di cui al comma dell'articolo unico, nel testo proveniente dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, prevede che «Tutti i maggiori risparmi e tutte le maggiori entrate derivanti dalle misure previste dai commi 1 e 2 sono destinate alla riduzione del costo del lavoro, nonché a specifici incentivi per promuovere lo sviluppo delle forme pensionistiche complementari anche per i lavoratori autonomi» e che tale previsione non sembra risultare coerente con quella di cui ai commi 41-43,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione trimestrale sugli effetti finanziari derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge. 9/2145-B/120. Grignaffini.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari;

215 tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge. 9/2145-B/121. Grillini.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Marche. 9/2145-B/122. De Luca.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Abruzzi. 9/2145-B/123. Duca.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo

216 a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Molise. 9/2145-B/124. Finocchiaro.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Campania. 9/2145-B/125. Fluvi.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Puglia. 9/2145-B/126. Fumagalli.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge,

217 avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Basilicata. 9/2145-B/127. Gambini.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Calabria. 9/2145-B/128. Giulietti.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Sicilia. 9/2145-B/129. Tocci.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Sardegna. 9/2145-B/130. Luongo.

218 La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Umbria. 9/2145-B/131. Nieddu.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Valle d'Aosta. 9/2145-B/132. Labate.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Lombardia. 9/2145-B/133. Leoni, Lolli.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura

219 derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Lazio. 9/2145-B/134. Pinotti, Oliverio.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Piemonte. 9/2145-B/135. Lucà.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Trentino Alto Adige. 9/2145-B/136. Lumia.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari;

220 tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Veneto. 9/2145-B/137. Mancini.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Friuli-Venezia Giulia. 9/2145-B/138. Paola Mariani.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Liguria. 9/2145-B/139. Mariotti.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

221 impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Emilia-Romagna. 9/2145-B/140. Maurandi.

La Camera, premesso che: il presente disegno di legge, attraverso la procedura della delega legislativa, anche nella stesura derivante dall'esame dell'altro ramo del Parlamento, dispone un radicale e drastico ridisegno del sistema pensionistico e della previdenza complementare di cui risultano indefiniti e imprecisati numerosi risvolti sociali e finanziari; tale nuovo assetto normativo potrà avere una incidenza sul mercato del lavoro e sugli assetti occupazionali del nostro paese,

impegna il Governo a presentare al Parlamento una relazione annuale sugli effetti occupazionali derivanti dall'applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi previsti dalla presente legge, avuto particolare riguardo ai dati relativi alla regione Toscana. 9/2145-B/141. Melandri.

La Camera, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali,

impegna il Governo ad intervenire affinché la percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali, di cui all'articolo 19, primo comma, del regio decreto-legge 14 aprile 1939, n. 636, convertito, con modificazioni dalla legge 6 luglio 1939 n. 1272, e successive modificazioni, sia elevata al 60 per cento dal 10 gennaio 2004 ed estesa fino a dodici mesi, e fino a venti mesi per i soggetti con età anagrafica pari o superiore a 50 anni. 9/2145-B/142. Vertone, Sgobio, Bellillo, Maura Cossutta, Pistone.

La Camera, premesso che: i lavoratori che i lavoratori esposti all'amianto non beneficiano di particolari tutele,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a riconoscere ai lavoratori che abbiano contratto malattia da esposizione all'amianto, ed ai quali sia stata liquidata la pensione anteriormente alla data di entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, a titolo di risarcimento una tantum l'importo di 30.000,00 euro da corrispondersi, in tre rate di euro 10.000, entro il 31 dicembre di ciascuno degli anni del triennio 2004-2006, con onere a carico del Fondo nazionale per le vittime dell'amianto; ad adottare le opportune iniziative volte a rivedere la normativa prevista dall'articolo 47, comma 3 del decreto legge n. 269 del 2003, come modificato dalla legge di conversione n. 326 del 2003, laddove è previsto che i benefici previdenziali di cui alla legge n. 257 del 1992 sono concessi solo a quei lavoratori esposti all'amianto per un periodo non inferiore ai dieci anni in concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al giorno, prevedendo di

222 allargare la platea dei beneficiari estendendo il diritto ai benefici previdenziali di cui alla predetta legge, anche a quei lavoratori che, a causa della loro mansione lavorativa sono esposti all'amianto per un periodo inferiore alle otto ore giornaliere (cosiddetti turnisti), nonché a fare comunque salve le domande avanzate per il riconoscimento del trattamento pensionistico di cui alla legge n. 257 del 1992 dei lavoratori impiegati in aziende in crisi o dichiarate fallite che usufruiscono della cassa integrazione speciale alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 269 del 2003 e/o in procinto di mobilità a decorrere dal 10 gennaio 2004. 9/2145-B/143. Sgobio, Pistone, Maura Cossutta.

La Camera, con riferimento all'articolo 1, nella parte che riguarda le pensioni di anzianità,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a prevedere un limite di età pensionabile che sia differenziato a seconda del tipo di lavoro svolto dai vari soggetti, in particolare prevedendo specifiche condizioni per il conseguimento della pensione di anzianità per coloro che svolgono lavori usuranti. 9/2145-B/144. Di Gioia, Pappaterra, Grotto, Buemi, Ceremigna.

La Camera, premesso che: il disegno di legge oggi in esame non affronta la problematica relativa alle nuove forme contrattuali che si sono diffuse in questi ultimi anni sul mercato del lavoro e che sono caratterizzate dall'essere prevalentemente precarie,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a prevedere strumenti di protezione per i periodi che il lavoratore si trova ad essere privo di lavoro e, più in generale, per i periodi di disoccupazione e discontinuità del lavoro. 9/2145-B/145. Pappaterra, Di Gioia, Grotto, Buemi, Ceremigna.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a risolvere il problema dei contributi dei lavoratori autonomi per i quali attualmente si manifesta la necessità di puntare sulla previdenza integrativa, non ricevendo dalla nuova riforma nessuna tutela di natura previdenziale specifica. 9/2145-B/146. Ceremigna, Albertini, Di Gioia, Pappaterra, Grotto, Buemi.

La Camera, premesso che: il controllo delle aziende ove insistono prestazioni a contatto con l'amianto richiede particolare cura ed attenzione,

impegna il Governo ad intervenire affinché l'ispettorato del lavoro provveda all'assunzione straordinaria di cinquemila ispettori del lavoro per 24 mesi a tempo determinato, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore

223 della presente legge, ai fini della verifica del versamento del contributo di cui al comma 10, dell'articolo 13 della legge 27 marzo 1992, n. 257, al controllo di tutte le aziende ove insistono prestazioni a contatto con l'amianto. 9/2145-B/147. Diliberto, Maura Cossutta, Sgobio, Pistone.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a prevedere una particolare disciplina per il trattamento pensionistico dei lavoratori nella pubblica amministrazione che si differenzi rispetto a quello degli altri lavoratori e che sia adeguato alle particolari norme che disciplinano il lavoro nell'ambito della pubblica amministrazione. 9/2145-B/148. Buemi, Pappaterra, Di Gioia, Grotto, Ceremigna.

La Camera,

impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a definire le pensioni di anzianità tenendo conto di tre elementi: il primo è costituito dalla pensione di solidarietà, la cosiddetta minima; il secondo è la pensione di lavoro frutto della storia contributiva obbligatoria di ciascuno e determinata in funzione dei versamenti del lavoratore e del datore di lavoro; il terzo, volontario, legato ai versamenti integrativi. 9/2145-B/149. Grotto, Pappaterra, Di Gioia, Buemi, Ceremigna.

La Camera, premesso che: la riforma previdenziale contenuta in questa delega penalizza in particolare i lavoratori estromessi dal mondo produttivo a seguito di ristrutturazioni aziendali; la salvaguardia dei lavoratori in mobilità appare limitata con un tetto discriminante e non assolutamente congruo rispetto alla reale situazione del paese; il processo di ristrutturazione in atto nel sistema produttivo e industriale su tutto il territorio nazionale e in particolare al sud sta determinando la fuoriuscita di migliaia di lavoratori ultracinquantenni il cui ricollocamento diventa improbabile; l'aspetto volontaristico non è assolutamente preso in considerazione; l'assenza di una vera riforma degli ammortizzatori sociali pone questi lavoratori al di fuori di ogni protezione sociale,

impegna il Governo ad adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere la tutela dei lavoratori ultracinquantenni estromessi dal mondo produttivo e ad assicurare loro il mantenimento dei requisiti per il pensionamento ai sensi della legge n. 335 del 1995 al fine di assicurarne un trattamento previdenziale dignitoso. 9/2145-B/150. Burtone.

La Camera, premesso che: il Presidente del consiglio aveva promesso l'aumento delle pensioni minime a 516 euro per tutti gli aventi diritto;

224 i meccanismi introdotti hanno di fatto discriminato molti possibili beneficiari escludendoli ingiustamente dal beneficio o addirittura hanno creato un indebito di cui si attende una sanatoria; le obiezioni erano state formulate da parte della opposizione e delle organizzazioni sindacali a partire dal tetto di reddito; i beneficiari sono stati circa 1 milione e 400 mila rispetto ai 7 milioni di aventi diritto,

impegna il Governo entro 30 giorni dalla entrata in vigore della presente legge, ad adottare le opportune iniziative normative volte a modificare i requisiti usufruire dell'aumento delle pensioni minime al fine di assicurane il beneficio a tutti gli aventi diritto. 9/2145-B/151. Mosella.

La Camera, premesso che: la riforma previdenziale contenuta in questa delega penalizza in particolare i lavoratori giovani, quelli flessibili interessati da contratti atipici che la legge Biagi ha contribuito a render ancora maggiormente precari; la loro tutela appare limitata e il combinato disposto con il sistema a calcolo contributivo farà esplodere nel prossimo futuro il problema della povertà dei futuri pensionati; l'assenza di forme di tutela e l'impossibilità di potersi costruire una pensione integrativa pone a questi lavoratori l'incognita del proprio futuro previdenziale caratterizzato da bassi assegni mensili al di sotto anche del minimo previsto attualmente; l'assenza di una vera riforma degli ammortizzatori sociali pone questi lavoratori al di fuori di ogni protezione sociale,

impegna il Governo ad adottare opportune iniziative normative volte a prevedere la tutela dei giovani lavoratori precari assicurando una forma di copertura previdenziale nei periodi di disoccupazione tra un impiego e l'altro al fine di garantire loro un minimo previdenziale dignitoso. 9/2145-B/152. Meduri.

La Camera, premesso che: il disegno di legge in esame prevede l'istituzione del Casellario delle posizioni previdenziali come scelta per un maggior controllo dei percorsi lavorativi di ciascun cittadino; è necessario evitare che aspetti burocratici e di disorganizzazione della pubblica amministrazione si riflettano negativamente sui diritti pensionistici dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche,

impegna il Governo a prendere iniziative atte ad individuare più stringenti forme di tutela per garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali dei lavoratori del comparto scuola pubblica e privata 9/2145-B/153. Morgando.

La Camera, premesso che: il disegno di legge in esame prevede l'istituzione del Casellario delle posizioni previdenziali come scelta per un maggior controllo dei percorsi lavorativi di ciascun cittadino;

225 è necessario evitare che aspetti burocratici e di disorganizzazione della pubblica amministrazione si riflettano negativamente sui diritti pensionistici dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche,

impegna il Governo a prendere iniziative atte ad individuare più stringenti forme di tutela per garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali dei lavoratori del compatto sicurezza. 9/2145-B/154. Monaco.

La Camera, premesso che: il disegno di legge in esame prevede l'istituzione del Casellario delle posizioni previdenziali come scelta per un maggior controllo dei percorsi lavorativi di ciascun cittadino; è necessario evitare che aspetti burocratici e di disorganizzazione della pubblica amministrazione si riflettano negativamente sui diritti pensionistici dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche,

impegna il Governo a prendere iniziative atte ad individuare più stringenti forme di tutela per garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali dei lavoratori del compatto enti locali. 9/2145-B/155. Milana.

La Camera, premesso che: il disegno di legge in esame prevede l'istituzione del Casellario delle posizioni previdenziali come scelta per un maggior controllo dei percorsi lavorativi di ciascun cittadino; è necessario evitare che aspetti burocratici e di disorganizzazione della pubblica amministrazione si riflettano negativamente sui diritti pensionistici dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche,

impegna il Governo a prendere iniziative atte ad individuare più stringenti forme di tutela per garantire la correttezza dei dati contributivi e previdenziali dei lavoratori delle Regioni. 9/2145-B/156. Merlo.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 48 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/157. Micheli.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino

226 misure atte a prevedere una riduzione del 45 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/158. Franceschini.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 44 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/159. Mattarella.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 43 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/160. Marini.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 42 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/161. Marcora.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 41 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/162. Mantini.

La Camera,

impegna il Governo

a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 40 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/163. Maccanico.

La Camera,

227 impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 39 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/164. Loiero.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 38 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/165. Lettieri.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 37 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/166. Iannuzzi.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 36 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/167. Giachetti.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l), del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 35 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/168. Gentiloni Silveri.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 34 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/169. Gambale.

228 La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 33 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/170. Frigato.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 32 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/171. Fistarol.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 31 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/172. Fioroni.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 30 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/173. Fanfani.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 29 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/174. Colasio.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino

229 misure atte a prevedere una riduzione del 28 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/175. Ciani.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 27 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/176. Carra.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 26 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/177. Bressa.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 25 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/178. Bimbi.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 24 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/179. Realacci.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 23 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/180. Piscitello.

La Camera,

impegna il Governo

230 a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 22 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/181. Pinza.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 21 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/182. Papini.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 20 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/183. Gerardo Bianco.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 19 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/184. Ruta.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 18 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/185. Rusconi.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 16 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/186. Rosato.

La Camera,

231 impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 15 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/187. Enzo Bianco.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 14 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/188. Santagata.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 13 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/189. Sinisi.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 12 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/190. Soro.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione dell'11 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/191. Tanoni.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 10 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/192. Giovanni Bianchi.

232 La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 9 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/193. Tuccillo.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione dell'8 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/194. Vernetti.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 7 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/195. Villari.

La Camera,

impegna il Governo a far sì che in sede di revisione della tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche di cui all'articolo 1, comma 2, lettera l) del disegno di legge in esame si identifichino misure atte a prevedere una riduzione del 6 per cento dell'aliquota attuale. 9/2145-B/196. Volpini.

La Camera, considerato: che sussiste un contenzioso aspro e diffuso tra gli oltre 50.000 inquilini degli immobili degli Enti previdenziali privatizzati e gli stessi enti - che sta gravando sulle casse di quest'ultimi ben oltre la redditività del relativo patrimonio - sulla mancata dismissione, da parte di questi ultimi, delle unità immobiliari di loro proprietà; che con l'articolo 1, comma 38, del disegno di legge delega di riforma del sistema previdenziale il Governo ha dato il proprio sostegno ad una soluzione che potrà incidere nel contenzioso predetto, ledendo il diritto degli inquilini finora riconosciuto dalla legge di acquistare le unità condotte in locazione, specificamente estendendo detta soluzione, attraverso una norma ad hoc, all'ENPAF, unico ente previdenziale privatizzato dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo 104/1996, che percepisce, ancora oggi, contributi pubblici dalle A.S.L. e dalle Farmacie, per conto del SSN, per circa 130 milioni di euro; che, oltre a ciò, l'articolo 1, comma 38, richiamato consentirebbe all'ENPAF di vendere i propri immobili a Società immobiliari - come, in alcuni casi, è già accaduto - invece che agli inquilini, e a

233 prezzi non dissimili da quelli di legge e consentendo, così, alle stesse Società di rivendere a terzi e con finalità speculative gli appartamenti, scevri dal vincolo di inalienabilità quinquennale; che anche il Consiglio di Stato, il 6 giugno 2003, in seguito ad un ricorso presentato da circa 150 inquilini ha reso il proprio parere nel senso di riconoscere l'illegittimità della privatizzazione e l'obbligo a carico dell'ENPAF di vendere agli inquilini il proprio patrimonio immobiliare alle condizioni fissate per tutti gli altri Enti previdenziali dal decreto legislativo n. 104 del 1996; che il 5 dicembre 2003, su proposta del Ministero del Lavoro, il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 135, ha espresso il proprio «contrario avviso» - decisione di cui non si ricordano precedenti nella storia repubblicana - rispetto al parere del Consiglio di Stato ed ha richiesto al Presidente della Repubblica di respingere il ricorso, disattendendo il parere predetto e che, il 5 marzo 2004, il Capo dello Stato ha firmato il decreto del Presidente della Repubblica che ha respinto il ricorso predetto. che tale inspiegabile ed indebito comportamento, censurato nella modalità persino dall'ufficio giuridico della Presidenza del Consiglio, rischia di produrre conseguenze particolarmente gravi, considerato, tra l'altro, che la maggior parte degli inquilini è stata indotta, nella corretta convinzione che il citato decreto legislativo 104/96 trovasse, come trova, applicazione anche nei confronti dell'ENPAF, a rinunciare ad altra opportunità di acquisto, in un moménto in cui il mercato immobiliare era maggiormente accessibile; che, comunque, tale provvedimento è stato immediatamente impugnato dinanzi al T.A.R. del Lazio dagli inquilini, i quali si sono rivolti anche alla magistratura ordinaria per chiedere che l'ENPAF risarcisca loro il danno derivante dalla mancata dismissione del patrimonio immobiliare cui si era, in più occasioni, impegnato;

impegna il Governo: a tenere nella massima considerazione i gravi effetti che l'adozione dell'articolo 1, comma 38, del disegno di legge delega di riforma del sistema previdenziale può produrre in danno di migliaia di famiglie di inquilini degli immobili degli enti privatizzati e dell'ENPAF, che legittimamente hanno rivendicato il loro diritto di acquisto fino a doverlo sostenere con onerosi contenziosi; ad impedire che tali effetti si producano incidendo sulla moltitudine di situazioni giuridiche delle quali sono titolari tutti gli inquilini dell'ENPAF; ad attivare attraverso un tavolo di trattativa Enti/inquilini che individui nell'arco di un semestre le più idonee soluzioni finalizzate alla salvaguardia dei diritti degli stessi inquilini. 9/2145-B/197. (Testo modificato nel corso della seduta)Lucidi, Pistone, Tocci, Buontempo, Benvenuto.

La Camera, premesso che: le collaborazioni coordinate e continuative sono prive delle necessarie ed adeguate tutele previdenziali

impegna il Governo: ad intervenire con atti legislativi adeguati al fine di prevedere che la contribuzione previdenziale dovuta per i lavoratori di cui all'articolo 47, comma 1, lettera c-bis), del testo unico dette imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 sia parificata dal 1o gennaio 2004 a quella già prevista dalla normativa vigente per i lavoratori dipendenti di cui all'articolo 2094 c.c.; ad adottare le opportune iniziative volte a riconoscere, per l'anno 2004, ai datori di lavoro un credito contributivo compensabile sul debito contributivo mensile complessivo, pari all'importo forfetario di 200 euro, moltiplicato per il numero dei lavoratori di cui all'articolo 47, comma, 1, lettera c-bis), del decreto del Presidente della Repubblica 917 del 1986; nonché a prevedere la detrazione

234 dall'imposta lorda prevista per i lavoratori dipendenti per le spese inerenti alla produzione del reddito, anche per i soggetti titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa; 9/2145-B/198. Bellillo, Sgobio, Maura Cossutta, Pistone.

La Camera, premesso che: il decreto legislativo del 30 aprile 1997 n. 182 introdusse, l'innalzamento graduale dell'età pensionabile dei tersicorei e ballerini fino a raggiungere l'età dei 52 per gli uomini e di 47 per le donne; una previsione legislativa che l'intero mondo della musica e della danza ha giudicato irragionevole sotto il profilo artistico e culturale e pregiudizievole dal punto di vista economico e operativo, in particolare per le istituzioni che si avvalgono di corpi di ballo, costituito da tersicorei con supposti di lavoro a tempo indeterminato;

impegna il Governo ad intervenire con atti legislativi alfine di prevedere per i lavoratori dello spettacolo appartenenti alle categorie dei tersicorei e ballerini, già iscritti all'ENPALS alla data del 31 dicembre 1995, il diritto alta pensione di vecchiaia subordinandolo al compimento dei 45 anni per gli uomini e 40 per le donne. 9/2145-B/199. Pistone, Bellillo, Maura Cossutta, Sgobio.

La Camera,

impegna il Governo ad intervenire, con atti legislativi, al fine di garantire il conferimento, su scelta volontaria del lavoratore, del trattamento dl fine rapporto maturando dei fondi pensione istituiti in base a contratti ed accordi collettivi di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), all'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, e successive modificazioni, e l'individuazione di forme tacite di conferimento del trattamento di fine rapporto medesimo. 9/2145-B/200. Maura Cossutta, Sgobio, Pistone, Bellillo.

La Camera,

impegna il Governo al fine di garantire la continuità del reddito per i lavoratori e le lavoratrici iscritte nell'apposita gestione separata istituita presso l'Inps, ai sensi del comma 26, dell'articolo 2, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e privi di copertura da parte di altre forme di previdenza, ad applicare le disposizioni sull'indennità ordinaria di disoccupazione, di cui al regio decreto-legge 14 aprite 1939, n. 636, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 luglio 1939, n. 1272, e successive modificazioni. 9/2145-B/201. Armando Cossutta, Sgobio, Bellillo, Pistone.

La Camera, premesso che: la delega previdenziale presenta aspetti di indubbia iniquità colpendo determinate fasce di lavoratori, a partire dalle donne, già interessati dalla modifica dei requisiti da parte della riforma introdotta con la L. 3 35/95; l'innalzamento della età pensionabile senza alcuna gradualità e senza flessibilità è fattore penalizzante per tantissimi lavoratori soprattutto per coloro che esercitano attività usuranti;

235 la media dell'età pensionabile in Italia è di 59 anni e 4 mesi in linea con la media europea che corrisponde a 59 anni e 9 mesi; la riforma Dini come dimostrato dalla Commissione Brambilla ha dispiegato, in questi anni, positivamente i suoi effetti di risparmio e di razionalizzazione della spesa previdenziale; era opportuno attendere, come sostenuto dalle organizzazioni sindacali, il 005, come previsto dalla legge, per una verifica complessiva dell'andamento della, riforma Dini; in assenza di una seria riforma degli ammortizzatori sociali e del sistema di welfare la presente delega assume la caratteristica di un provvedimento emanato esclusivamente per fare cassa ai danni della spesa previdenziale senza alcuna prospettiva di riorganizzazione della spesa sociale; ciò è dimostrato dalle stesse dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri che per evitare l'ammonimento della Commissione europea sui conti pubblici ha assicurato di intervenire in maniera indiscriminata sulle pensioni; gli interventi sulle pensioni sembrano non fermarsi alla delega in oggetto in quanto dalle indiscrezioni sul prossimo Dpef si ipotizzano ulteriori blocchi delle finestre per le pensioni di anzianità previste dalla legge 335/95; il combinato disposto dell'innalzamento dell'étà pensionabile e del sistema a calcolo contributivo costituisce una grave mortificazione delle aspettative di vita di milioni di persone non assolutamente compensabili dal meccanismo degli incentivi per il prolungamento dell'età pensionabile; con la presente delega vengono ad essere penalizzati i lavoratori ultracinquantenni senza nel contempo assicurare alle nuove generazioni, condizionate da una precarietà contrattuale nel mondo del lavoro, un futuro per una previdenza dignitosa; l'equiparazione dei fondi previdenziali integrativi aperti con quelli chiusi di natura rappresenta un ennesima pericolosa penalizzazione per i lavoratori introducendo il principio dell'assicurazione privata quale controprova dell'ennesimo conflitto d'interesse in capo al premier; non si intende dare seguito ai punti non ancora applicati della legge Dini a partire da una seria separazione della previdenza dall'assistenza e ad un vero sviluppo della previdenza integrativa,

impegna il Governo: ad attivare un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per vincolare i risparmi ottenuti dalla entrata in vigore della presente delega in materia previdenziale verso i seguenti capitoli d'intervento nella spesa sociale: a) ad assicurare la copertura previdenziale per i periodi contributivi non coperti nel vuoto tra un impiego e l'altro, in favore dei lavoratori discontinui interessati da forme contrattuali atipiche; b) ad assicurare l'aumento effettivo delle pensioni minime a tutti gli aventi diritto; c) ad istituire finalmente il fondo per le persone non autosufficienti; d) ad assicurare l'introduzione, e la sua estensione su tutto il territorio nazionale, del reddito minimo di inserimento. 9/2145-B/202. Bindi.

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