CCAPRIAPRI››IISCHIASCHIA››PPROCIDAROCIDA informazioni turistiche

Luoghi, eventi, feste Shopping Gusto ›ISCHIA›PROCIDA informazioni turistiche Indice

Capri 9

Luoghi, eventi, feste Marina Grande, dalla piazzetta a San Michele 11 Gusto I ravioli, l’insalata, la torta 34 Shopping Boutique, botteghe d’artigiani e laboratori di creazioni 36 Ischia 39

Luoghi, eventi, feste Un tour insulare attraverso i comuni dell’isola 41

Gusto Il coniglio all’ischitana, il vino e gli ortaggi spontanei 72

Shopping Copyright © 2010 Vasi, piatti e formelle in ceramica, i cestini in rafia 74 COM.TUR - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Napoli Corso Meridionale, 58 - 80143 Napoli Tel. 081.266512 - Fax 081.5634839 www.com-tur.com Procida 77 [email protected] Luoghi, eventi, feste L’architettura isolana, il venerdì santo, il paesaggio 79 testo Ciro Cenatiempo Gusto foto Il limone, la pesca, la lingua in pastasfoglia 92 Marco Maraviglia by Clik for look Archivio Com.Tur Shopping 94 realizzazione grafica e stampa a cura di Limoncello, merletti e gli orecchini fatti ad uncinetto Massa Editore s.r.l. PRESENTAZIONE

Area Marina Protetta del Regno di Nettuno. Un rigoglioso popolamento coralligeno, su cui Presentazione spiccano i grandi ventagli delle Gorgonie gialle.

er i viaggiatori dell’anti- esse i paradisi lontani, l’Isola Feli- dani nella loro intimità, contri- mai uguali che ribollono d’acqua chità le isole rappresen- ce, l’Isola Beata, l’isola del Rubi- buendo comunque a creare, di termale sulfurea. tavano le sedi del Mito, no. nuovo, altri miti globali intorno ai Procida è più marittima, verace dell’Utopia, della Mera- Del resto, Capri, Ischia e Proci- tre microcosmi circondati dall’az- come una vongola, quasi una Pviglia. I racconti e le storie del da hanno condiviso per molti zurro del Mare Tirreno. trappola magica di architetture, passato consideravano le terre in secoli gli aspetti sfuggenti e accat- Capri, Ischia e Procida conti- con la sua flotta di pescatori e i mezzo al mare come i luoghi del- tivanti di quelle narrazioni insula- nuano, così, ad essere tre isole suoi marinai inossidabili. l’esotismo per eccellenza, diverse, ri e visionarie, di cui erano prota- diverse, irresistibili, affascinanti. Questa agile guida dedicata misteriose, affascinanti. gonisti, di volta in volta, le amma- Avvicinarsi ad esse, colma l’animo alle tre isole dell’arcipelago par- Le descrizioni geografiche si lianti e splendide Sirene, il vulca- di una ebbrezza unica, ancora pri- tenopeo è pertanto uno strumen- arricchivano di simboli esotici, si nico gigante Tifeo, il poderoso e ma dello sbarco. to utile per navigare tra le emo- coloravano di atmosfere magiche divino Eracle. Poi, durante il Capri rappresenta la mondanità zioni, è una piccola bussola per AZIONE e leggendarie. Grand Tour ottocentesco, le sen- esclusiva in un contesto di segni orientare i sentimenti verso la

Per i turisti contemporanei che sazioni e le percezioni delle isole millenari un po’ dionisiaci che si scoperta di scorci naturalistici, RESENT P arrivano nel golfo di Napoli, lo si sono modernizzate. Anche per rinnovano da Augusto a Tiberio, evidenze monumentali, curiosità, scenario di suggestioni non è merito dell’arte e della letteratura, da Malaparte a Fersen, e oltre. folclori e sapori tradizionali che cambiato: ancora oggi si dirigono della ricerca scientifica, biologica Ischia è un vero continente in trasformano il viaggio in un’espe- verso Capri, Ischia, e Procida, e archeologica che hanno svelato i miniatura, per le sue caratteristi- rienza memorabile. con il desiderio di ritrovare in luoghi capresi, ischitani e proci- che climatiche, i suoi paesaggi

6 7 CAPRI

In nessun luogo al mondo, vi sono tante occasioni di deliziosa quiete, “come in questa piccola isola. (Charles Dickens) ” ISOLA DI CAPRI Luoghi, eventi, feste ISOLA DI CAPRI

apri è la seconda per estensione e nume- ro di abitanti tra le isole dell’arcipelago partenopeo. Secondo alcuni studiosi sul- l’origine del nome c’è una duplice spie- Cgazione, perché più che “isola delle capre”, potrebbe essere piuttosto “isola dei cinghiali”, dal greco kapros, cinghiale appunto, animale del qua- le sono stati trovati numerosi reperti fossili. È stata definita “una scheggia di promontorio”, perché in origine rappresentava l’estrema punta delle penisola sorrentina, di cui conserva le carat- teristiche morfologiche carsiche (è ricca di grotte e anfratti), e dalla quale si è separata in seguito a movimenti tellurici. Colonizzata dai Greci dell’A- carnania, divenne romana con Augusto che vi sbarcò nel 29 avanti Cristo. In seguito a un prodi- gio, Augusto l’acquistò dalla Napoli greca in cam- bio di Ischia, e vi costruì grandi insediamenti, lan- ciandone lo sviluppo. Alla sua morte, nel 14 dopo Cristo, Tiberio - che ereditò l’Impero - la scelse per trascorrervi i suoi ultimi dieci anni, lontano da La Torre dell’orologio nella Roma. Piazzetta. 11 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

Capri, l’arrivo al Porto.

CAPRI Appena scesi dal traghetto o dall’aliscafo, ci si trova a Marina Grande, approdo commerciale e turistico. È un po’ come un gran bazar di negoziet- ti e uffici di agenzie, pullulante di escursionisti e viaggiatori d’un giorno; e un po’ è come un villag- gio galleggiante per le centinaia di natanti attracca- ti (molti altri ormeggiano in rada), i cui “abitanti” amano scendere a terra di sera, quando i gitanti abbandonano l’isola. Si può scegliere di andare a fare un tuffo ai Bagni di Tiberio o alla spiaggia libe-

ra, non lontana, oppure si va a piedi per le viuzze ISOLA DI CAPRI pedonali e le gradinate che spuntano su via Acqua- viva, alla fine della quale c’è la porta medievale di Capri. Salendo dal porto per la via provinciale Marina Grande, c’è la Chiesa di San Costanzo (divenuto patrono dell’isola contro le invasioni saracene) che è però dedicata alla Madonna della

Vista sul porto. Il suo territorio è diviso in due dal (589 metri) che, per gli strapiombi delle sue falesie, ne ha condizionato gli insediamenti in due luoghi separati, Capri e , che sono Comuni auto- nomi. Partendo da questi centri principali, i per- corsi si dipanano a raggiera verso l’interno e le coste, tra i luoghi più significativi da visitare nell’I- sola delle Sirene. 12 13 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

La piazzetta di Capri.

si affacciano le coppie di innamorati: è il primo approccio con un’infinità di punti di osservazione incantevoli. Si entra così a , ovve- ro nella Piazzetta, espressione del mito e dell’iden- tità caprese, nonché la certificazione della monda- nità dell’isola. È il cuore dal quale si diparte la vita- lità caprese, di giorno e soprattutto di notte; il pun- to di riferimento del jet-set mondiale che qui ama farsi vedere, incontrarsi, mescolandosi ai turisti, tra tavolini di bar, spazi angusti, chiacchiere multilin- gue. Nel Settecento (seconda metà) era il luogo del

mercato, dunque strategico allora come oggi. In ISOLA DI CAPRI Piazzetta c’è il Municipio, la Torre dell’Orologio, la Chiesa di Santo Stefano, già cattedrale (fino al 1818, anno in cui fu abolito il vescovado), il cui edi- ficio attuale fu terminato verso la fine del Seicento: è interessante il pavimento policromo in tarsie mar-

Libera, ed è stata sede vescovile fino al 1596. Pro- babilmente eretta su una preesistente basilica paleocristiana, ha una struttura a croce greca di influenza bizantina. La festa in onore della Maria Santissima della Libera, rievoca una tradizione reli- La scala d’accesso dalla giosa e folcloristica antichissima e molto sentita, e si funicolare. celebra la domenica successiva all’8 settembre pro- prio nel borgo marinaro. La cornice tradizionale della processione e delle luminarie per le strade si conclude con un concerto, al quale, a mezzanotte, fa seguito lo spettacolo di fuochi pirotecnici. Per spostarsi dall’approdo, in ogni caso, l’alterna- tiva è prendere la funicolare, da piazza Vittoria: in cinque minuti si arriva in paese, dopo aver percor- so un tratto di 648 metri. Fu inaugurata ai primi del ‘900 e, da allora, funziona senza soste, a gran ritmo, soprattutto in estate. Dalla sua terrazza panoramica 14 15 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

La piazzetta di Capri. Lo shopping per le vie del Centro.

moree davanti all’altare maggiore, che proviene detto, tornando alla dimensione profana, che si dagli scavi di . Qui è conservata la statua deve all’inventiva di Raffaele Vuotto, giovane di San Costanzo, il santo protettore di tutta l’isola. caprese, la sistemazione dei primi tavolini in Piaz- La festa in suo onore si celebra il 14 maggio. Il gior- zetta: era il lontano 1938. La Piazzetta, manco a dir- no prima la statua viene esposta e, dunque, traspor- lo, è anche il teatro delle manifestazioni di Capo- tata in processione nella Chiesa di Marina Grande, danno ed Epifania (si svolgono anche ad Anacapri), dove vengono allestite, per l’occasione, giostre e caratterizzate dal ballo della Tarantella. Sono even- bancarelle. In pieno abitato e negli immediati din- ti emblematici tra i tanti che l’isola accoglie anche torni, non è l’unica chiesa: c’è ad esempio quella di dal punto di vista congressuale. Le opzioni, spostandosi dalla Piazzetta, sono ovviamente molteplici e fascinose. Via Le Botteghe

ha una atmosfera araba, strettissima, nel centro ISOLA DI CAPRI antico: è qui che furono aperte le prime botteghe di generi alimentari. In via Camerelle si entra nel para- diso dello shopping, tra negozi eleganti e griffe mondiali: ma non bisogna dimenticare che questa strada che lega il piazzale del Quisisana con via Tra- gara, ha origini romane, ed era caratterizzata da una serie di vani (camerelle, appunto: forse erano cister- ne) realizzati in un muro di sostegno. Tragara è con- siderata la più romantica tra le vie di Capri, ci si muove tra ville, alberghi, colori e profumi, fino a un belvedere e giù alla cala dove, tra i e lo Scoglio del Monacone, c’era il principale porto dei Romani. Loro, in un’era di sfarzi, in questa zona, costruirono dimore e ninfei, e molto tempo dopo furono imitati da numerosi artisti che, nel Nove- cento, l’hanno eletta a rifugio ideale. Sant’Anna, eretta alla fine del ’300, con una faccia- I Faraglioni, i tre scogli del mito, erano chiamati ta seicentesca; senza dimenticare la Chiesa del SS. Sirenum Scopuli, gli scogli delle sirene. Sono tre pin- Salvatore con il convento delle Teresiane. Nel tre- nacoli risparmiati da frane ed erosioni. Hanno tre centesco palazzetto di fronte alla Chiesa di Santo nomi diversi. Stella, che è alto 111 metri, è il primo, Stefano c’è il Museo archeologico del Centro ed è il più vicino alla costa; il Faraglione di mezzo, caprense “”, che fu fondato da Edwin alto 81 metri, è legato allo Scopolo (o Faraglione di Cerio nel 1949 e dedicato al padre, che era un fuori), da uno spazio marino di otto metri che ha un medico naturalista divenuto un profondo conosci- arco nel centro. Solo sullo Scopolo vive la famosa tore dell’isola in cui si era trasferito nel 1868. Va lucertola azzurra, Podarcis sicula coerulea o Lacerta 16 17

ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

I resti archeologici di Villa Jovis.

glio delle Sirene che divide l’insenatura in due, Marina di Pennauro e Marina di Mulo. Secondo alcuni è qui che si trovava “il prato fiorito sul mare”, quello che nei racconti di Omero e di Apol- lonio Rodio era il luogo da cui le Sirene tentarono Ulisse con il loro canto melodioso. Al di sopra di Marina Picola, sul versante di sud-est del monte Solaro, a 150 metri sul mare, c’è la Grotta delle Fel- ci, dove sono state rinvenute le tracce umane più antiche, datate dal paleolitico superiore all’età del bronzo, e in particolare del periodo neolitico inter-

medio. ISOLA DI CAPRI Sempre dalla Piazzetta, in alternativa, da via Lon- I Faraglioni. coerulea faraglionensis, che fu scoperta da Ignazio gano, per via Supramonte e, dopo il quadrivio del- Cerio nel 1870. la Croce, entrando in via Tiberio, si può procedere A un quarto d’ora dalla Piazzetta, sul versante verso l’itinerario caprese più celebre, quello che sud, c’è invece la baia di , dove si conduce fino a Villa Jovis e al Monte di Tiberio giunge percorrendo via Mulo che, per interi tratti, è (335 metri). Scenario rurale, tra vigneti, orti, giardi- stata costruita a gradini: qui c’è la Villa Pierina, che fu acquistata - con la vicina Villa Serafina - dal gran- de scrittore russo Maxime Gorkij che, agli inizi del Novecento, vi abitò impegnandosi a organizzare la scuola rivoluzionaria, con gli altri esuli russi. Mari- na Piccola è un polo del turismo balneare, con i suoi rinomati stabilimenti. Qui, fino alla fine del- l’Ottocento, c’erano solo le casupole dei pescatori Lo scrittore russo Maxime Gorkij. di corallo. Scendendo qualche gradino s’incontra la cappelletta di Sant’Andrea, fatta costruire nel 1900, su progetto del pittore Riccardo Fainardi, da Ugo Andreas, ingegnere tedesco proprietario di Villa Capricorno a Tragara. Va detto che Ugo Andreas, con Mortiz von Bernus, pagò la fabbrica - tra il 1899 e il 1901 - per la costruzione della chiesa Evangelica, sempre a Tragara, che veniva incontro alle esigenze della folta comunità tedesca di allora: si fa notare per il tetto spiovente e lo stile goticiz- zante. Continuando, comunque, si arriva allo Sco- 20 21 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

F. Alvino, Veduta delle rovine di Villa Jovis. Panorama verso la penisola sorrentina e Punta Campanella.

i pavimenti in mosaico di marmo; e la seconda visi- bile nei pavimenti ricoperti di lastre di marmo e pareti rivestite con mosaico di vetro. Andando oltre, verso l’estremità settentrionale della Villa, si arriva al cosiddetto Salto di Tiberio, 297 metri a picco sul mare, che - seguendo i leggendari raccon- ti di Svetonio - era il punto dal quale l’imperatore faceva scaraventare “vittime umane per il proprio divertimento”. Sulla terrazza più alta della Villa, proprio per fronteggiare “l’atmosfera pagana”, i capresi vollero costruire la chiesetta di Santa Maria

del Soccorso, ritrovo dei pescatori che lì si incon- ISOLA DI CAPRI travano per ringraziare del buon andamento delle battute di pesca. Qui, il 7 e l’8 settembre, si celebra la festa in onore della Vergine, cui si collega la Pie- digrotta Tiberiana, con concerti e degustazioni. Dalla prima parte dell’itinerario precedente, deviando per via Lo Capo, si giunge a Villa Fersen, ni, agrumeti e boschetti, passando davanti alle cap- costruita dal poeta e conte francese Jacques d’Adel- pelle di San Michele (piccolo complesso conven- sward Fersen (1880-1923), conosciuta anche come tuale con campanile a vela e dai caratteri bizantini), , dal nome del giovane amico del filosofo in località Cesina, di Monetella e Moneta. Dedicata Socrate. Fersen era un dandy del Decadentismo, un a Giove, il capo degli dei, la Villa Jovis dell’impera- esteta simbolista, che fu perseguitato in patria per la tore Tiberio è la prima tra le dodici ville isolane d’e- sua omosessualità. Il contesto naturalistico è mera- poca romana. Immensa, con settemila metri qua- viglioso, e l’edificio è di gusto neoclassico, rivisitato drati di costruzioni, tredicimila metri di parco con in stile liberty. terrazze e ninfei disseminati su 40 metri di dislivel- Dal quadrivio della Croce ci si può invece orien- lo, si protende, maestosa, verso la penisola sorrenti- tare verso gli scenari selvatici dell’, na e Punta Campanella. Gli scavi di Amedeo Maiu- della Grotta di Matermania (o Matromania), fino al ri hanno riportato alla luce il nucleo centrale con Pizzolungo e oltre, costeggiando le pendici del grandi cisterne, intorno alle quali s’identificano monte Tuoro, fino a scoprire la curiosa sagoma di quattro aree: il quartiere dell’imperatore e della Villa Malaparte. L’Arco Naturale si trova a 200 corte; la zona della servitù, quella delle terme e lo metri di altezza sul mare, nella cala di Matermania, spazio per le udienze pubbliche. Si possono comun- ed è ciò che resta di uno smottamento di una gran- que notare almeno due fasi di stratificazione: la pri- de cavità nella montagna, allargatosi nel tempo, per ma dell’epoca augustea, con l’uso di pietra calcarea effetto dell’erosione marina, prima; dell’acqua e del ricoperta di opus reticolatum con intonaco e pitture, vento, dopo. Continuando, in discesa, la Grotta di 22 23 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

Via Krupp.

caprese, che fu realizzato dallo scultore Giacomo Manzù. A congiungere i Giardini di Augusto con la Marina di Pennaulo, sul versante di Marina Picco- la, c’è un altro spicchio di mito caprese: la , considerata non a caso una vera e propria opera d’arte. Ripida, con i suoi tornanti a 90 gradi, si snoda a zig-zag per 1346 metri: fu opera dell’in- gegnere svizzero Emilio Mayer, fu costruita in meno di due anni nel 1902, e finanziata da Krupp intera- mente, con la somma di 43.000 lire. A pochi minuti dai Giardini, c’è una conca pia- neggiante, scelta per costruirvi il monastero, la Cer- ISOLA DI CAPRI Villa Malaparte. Matermania è interessante perché si pensa che fos- tosa di San Giacomo, fondata nel 1371 dal conte se la sede del culto di Cibele, la Mater Magna del- caprese Giacomo Arcucci, segretario della Regina l’antichità, la dea della fecondità. In età imperiale fu Giovanna I di Napoli. Seguendo le regole del codi- utilizzata - lo dimostrano i decori con mosaici alle ce certosino (la preghiera, il lavoro, la solitudine), pareti - come lussuoso ninfeo. Qui si riposava e l’impianto monumentale presenta prima un ingres- banchettava. Proseguendo, lo sguardo si posa sul- so con la foresteria e la farmacia; quindi, il chiostro l’architettura particolare di Villa Malaparte. Lo piccolo dell’ultimo quarto del Trecento, sul portico scrittore Curzio Malaparte, nel 1936, spese 360 lire del quale convergevano refettorio, biblioteca e chie- per comprare il promontorio su Punta Massullo, dove fece costruire - dal 1938 al 1940 - la “Casa come me”. Pensata e fatta a propria immagine e somiglianza con l’aiuto del progettista razionalista Adalberto Libera. Il panorama spazia dai Faraglio- ni alla parete di Matermania, mentre a est ci si per- de nella costiera amalfitana: è davvero un luogo suggestivo. Ancora partendo dalla Piazzetta, l’orizzonte vici- no impone di andare ai Giardini di Augusto, a pochi passi. A terrazze panoramiche, questi giardi- ni pubblici facevano parte delle proprietà dell’in- dustriale tedesco dell’acciaio Alfred Krupp, il re dei cannoni che adorava Capri ma non fu ricambiato di tanto amore. Krupp donò questo parco, intitolato al suo nome fino al 1918, al Comune. Ospita un monumento a Lenin, in ricordo del suo soggiorno 24 25 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

La Casa Rossa.

ANACAPRI Spostandosi sull’altro versante dell’isola, verso occidente, c’è la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, il protettore di Anacapri (è conosciuta anche come Chiesa de’ Marinai), che ha un impianto seicente- sco, ed è stata restaurata e ampliata nel 1899. Ha una piccola terrazza panoramica, ed è attraversata dalla cosiddetta Scala Fenicia, che in realtà è greca: questa era l’unica via d’accesso, verticale e faticosis- sima, diretta tra il porto e Anacapri, fino a quando fu costruita la strada nel 1874.

Giunti nel centro storico, da piazza Vittoria, si ISOLA DI CAPRI La certosa. sa; poi, il vero e proprio convento con il chiostro procede per la strada pedonale alla sinistra del grande della fine del ’500 con le celle e le zone di monumento ai Caduti, e si trova la Casa Rossa, servizio, la sala capitolare, gli orti e l’alloggio del dipinta in rosso pompeiano. È stata realizzata con priore, esposti a ovest verso il mare. La chiesa, a più stili architettonici, ispirati al collezionismo tar- navata unica, presenta tre volte a crociera, mentre il do ottocentesco, ha finestre bifore e merlature, refettorio ospita la sala-museo con i dipinti del pit- ingloba una torre Aragonese cinquecentesca a pian- tore simbolista tedesco ta quadrata e, all’interno, ha il cortile porticato. La che visse a Capri dal 1900 alla sua morte, nel 1913; sua storia è legata alla vicenda del generale ameri- una collezione di pittura tra ’600 e ’800, e le statue cano John Clay H. Mac Kowen, che sbarcò a Capri romane rivenute sui fondali della Grotta Azzurra. reduce dalla guerra civile americana, e vi rimase per La Torre dell’Orologio, infine, presenta una cuspi- 23 anni. La sua vita presenta analogie con quella di de con volute barocche. Va ricordato che nel 1534 che pure trasformò la Certosa subì seri danni per l’incursione di Bar- in una casa museo, infatti raccolse e custodì nume- barossa, alla quale seguirono quelle di Mustafà rosi reperti archeologici, tra epigrafi, bassorilievi, Pascià (1553) e quella del corsaro Dragut. Dopo la statue recuperate qua e là sull’isola. La Casa Rossa fuga dei monaci, il complesso fu ampliato e fortifi- ospita una mostra permanente con tele di maestri cato. I lunghi lavori si conclusero nel 1636, ripren- italiani e stranieri, collezione che è stata acquistata dendo poi, nel 1691, con il restauro della torre, del dal Comune di Anacapri grazie all’offerta di Spiri- chiostro grande e del presbiterio, oltre alla costru- dione e Savo Raskovich due appassionati che hanno zione del campanile a tre arcate posto tra i due raccolto e conservato opere dedicate a Capri. Dal chiostri e demolito nel 1908. Oggi la Certosa è 2008 vi si trovano anche le tre statue romane ritro- sede, oltre che del museo, di una scuola e della vate nel 1964 e nel 1974 nella Grotta Azzurra. biblioteca comunale. La Villa San Michele è uno dei luoghi più visitati in assoluto: si trova in zona Capodimonte, a cinque minuti dal centro. Fu costruita con un personale 26 27 ISOLA DI CAPRI

Villa San Michele, progettata dallo svedese Panorama. Axel Munthe.

progetto da Axel Munthe, il medico e scrittore sve- dese (1857-1949) autore del celebre romanzo auto- biografico “Storia di San Michele”, in parte su rovi- ne di epoca romana. Secondo alcuni ci troviamo di fronte a una sorta di “follia personale”, sulla scorta di quella che ispirò il conte Fersen, per lo stile eclet- tico, discusso e affascinante, dell’architettura. La Villa è gestita dalla Fondazione Axel Munthe “San Michele”. Nel 1940 Munthe ottenne il divieto di caccia agli uccelli di passo, con grande lungimiran- za. Alla sua morte, nella grande tenuta, l’Università

di Stoccolma ha impiantato una stazione ornitologi- ISOLA DI CAPRI ca di studio sulle migrazioni, che resta un punto di riferimento per gli studiosi che si occupano di ricerca sull’avifauna e di tutela dell’ambiente, in un contesto che comprende anche il Castello Barba- rossa, ricoperto di vegetazione a dir poco straordi- naria. Il Barbarossa in questione è Khair ad-Dîn, che anche per l’isola di Capri fu un vero flagello, cingendo d’assedio il castello di Anacapri (eretto nell’anno Mille) e incendiandolo. Restando in un contesto paesaggistico-naturali- stico, s’impone l’escursione al Monte Solaro; o all’eremo di e, eventualmen- te, azzardare una passeggiata per il Passetiello, che era una volta l’unica e difficile via di collegamento tra Anacapri e Capri. Durante l’occupazione fran- cese, nel 1808, il Passetiello ricoprì un ruolo strate- gico, perché consentì il passaggio delle truppe da un Comune all’altro. La cima del Solaro, invece, si può raggiungere a piedi o, più comodamente, in seggiovia prendendo - da piazza Vittoria - per via Caposcuro, a destra. Lo sguardo resta ammaliato dagli scenari che levano il fiato. Nella valle com- presa tra il Solaro e il monte Cappello, dominando Marina Piccola, si trova l’eremo che deve il suo nome alla cedrina, l’erba aromatica, simbolo pro- 29 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

Resti archeologici della Villa imperiale di Damecuta

storia, per la presenza dei Fortini (di Pino, di Meso- la, di Orrico) che, insieme alle torri di Damecuta e della Guardia, costituivano il sistema difensivo occidentale fino a nord, fino alla Grotta Azzurra, in un’alternanza di baiette, tra le quali Cala del Tom-

bosiello e Cala del Rio, caratterizzate da una bellez- ISOLA DI CAPRI Il Faro di Punta Carena. fumato tra i tanti, in un angolo esclusivo di solitu- za memorabile. dine e contemplazione, scelto per questo dagli ere- Della grandiosa Villa imperiale di Damecuta, miti domenicani alla fine del ’400. Annessa al con- restano pochi resti sull’altopiano: lo scavo fu inizia- vento c’è una chiesetta con il campanile quadrato, to nel 1937 da Amedeo Maiuri. Si è riusciti a defi- che costituisce un esempio dell’architettura tardo- nire l’esistenza di una lunga loggia sostenuta da gotica caprese. Qui si celebravano i riti di devozio- arcate, la presenza di frammenti di colonne in puro ne dei pescatori di corallo. marmo greco. Di certo era ricca di pavimenti in Dal cuore di Anacapri si diparte un’altra passeg- marmo, di stucchi, e decorazioni di pregio. La Tor- giata cruciale per gli escursionisti dal pollice verde re cilindrica di Damecuta, all’estremità ovest della Uno dei Fortini lungo la che, partendo a sinistra della stazioncina della seg- Villa, a 151 metri sul mare, fu costruita a difesa del- costa. giovia, conduce al belvedere della Migliera. Qui sono stati ritrovati resti di costruzioni di età impe- riale. Ci si affaccia sulle rocce scoscese delle cale del Tuono e del Limno o, verso ovest, si punta lo sguar- do fino a Punta Carena e al Faro che, inaugurato il 1 dicembre 1867, è il secondo in Italia per impor- tanza e potenza d’illuminazione. La migliera è “il luogo dove si coltiva il miglio”, che era un cereale diffuso moltissimo, prima dell’arrivo del granturco. Si cammina tra vigneti, uliveti, giardini e orti, e la meta finale è davvero spettacolare. Volendo, un po’ più in alto, ai piedi di una croce di ferro, si gode finanche della vista dei Faraglioni. Punta Carena e il Faro sono raggiungibili comunque da via Nuova del Faro, sempre tra scenari unici, che evocano la 30 31 ISOLA DI CAPRI ISOLA DI CAPRI

netario. L’ingresso è largo due metri e alto uno. Il colore azzurro del mare con gli avvolgenti riflessi sulle rocce è dovuto a un varco sottomarino da cui penetra la luce. Vi sono stati trovati resti di un anti- co approdo: i Romani la usarono come ninfeo, adorno di mosaici e statue. Tornando, infine, al centro di Anacapri, da visita- re restano alcuni luoghi di culto. La chiesa monu- mentale di San Michele, barocca, settecentesca, con architetture ideate da Antonio Vaccaro: ha una pianta centrale con una cupola su un ottagono che

si dirama in sei nicchie absidate. Sul pavimento in ISOLA DI CAPRI maiolica, c’è la famosa Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. La Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli è invece della fine del ‘300, quando fu eretta con il nome di Santa Maria “alli Curti”. La Grotta Azzurra. le incursioni saracene, e riutilizzata come fortino Chiesa di Santa Sofia, a tre navate, è il risultato di dagli inglesi nel periodo del conflitto con i francesi numerose stratificazioni: presenta una facciata (1806-1815). Dal belvedere si intravede il piccolo bianca settecentesca, con un campanile a più orolo- scalo di Gràdola con la spiaggetta rocciosa a ridos- gi e si apre sulla piazzetta. Da non dimenticare, poi, so della Grotta Azzurra. Le Boffe, il quartiere seicentesco descritto da Maiu- Della Grotta Azzurra, che lo scrittore Domenico ri. Sul nome, “le boffe”, pare che venga dal dialetto Rea definì come “la grotta più celebre dopo quella perché così si indicano le bolle sotto la crosta del di Betlemme”, si sa che nell’immaginario collettivo pane; ma, per altri, il termine da una deformazione rappresenta uno dei luoghi più famosi del mondo. di d’Elboeuf, il comandante della guarnigione fran- Fu esplorata il 18 aprile 1826 da quattro personag- cese sull’isola. In tale scenario, il 13 giugno si tiene gi entrati nella leggenda: c’era il pittore tedesco la festa patronale di Sant’Antonio, con la proces- , con l’amico paesaggista Ernst sione della statua del santo. All’inizio di settembre, Fries, spinti dall’unico oste dell’isola dell’epoca, si svolge la Settembrata Anacaprese, una coinvol- don Giuseppe Pagano. Con loro c’era il pescatore gente kermesse folclorica organizzata dal Comune, Angelo Ferraro detto “Il Riccio”, l’unico ad averla in una cornice di sagra dell’uva, enogastronomia, visitata tra i contemporanei che ne ignoravano l’esi- artigianato, eventi musicali, sfilata di carri allegori- stenza, a dispetto di un profondo passato durante il ci, che è una vera e propria gara tra le quattro con- quale la grotta era stata frequentata e conosciuta. trade locali: Le Boffe, La Porta, Le Stalle, la Pietra. Kopisch, ne “La scoperta della Grotta Azzurra”, Ogni anno c’è un tema da seguire, in un gioco di descrisse con entusiasmo e meraviglia quei momen- abilità non solo di tipo organizzativo e creativo, ma ti: da allora in poi, la grotta è entrata nel mito pla- anche estetico e artistico. 32 33 ISOLA DI CAPRI

PEZZOGNA ALL’”ACQUA PAZZA” Gusto Pulire la pezzogna eviscerandola e privarla delle squame, in una padella alta prepara- j re un fondo con aglio in camicia, olio e peperonci- ravioli, l’insalata, la torta: tutto è unito all’agget- no. Quando il tutto sarà tivo “caprese” e, dunque, ogni piatto è un vero rosolato, aggiungere i pomodori tagliati in simbolo dell’identità, in una cornice di semplici- j I quattro, la pezzogna e le tà assoluta. In questo modo anche i tesori isolani del patate precedentemente gusto hanno conquistato un’eco internazionale. I tagliate a quadri e fate ravioli capresi sono considerati il “primo piatto per cuocere in acqua per 5 minuti con il sale, il pepe e il vino bian- eccellenza” dell’isola: sono molto delicati e farciti co. Dopo che il vino sarà sfumato, aggiungere due mestoli di con la caciotta, accompagnati da un fresco condi- fumetto di pesce e portare a cottura per circa 10 minuti. Alla mento di pomodoro e basilico. Ma c’è chi li prefe- fine si uniscono le erbe e servire con il pane raffermo tostato. risce con burro e salvia oppure fritti. L’insalata caprese, lo sanno tutti, è composta da mozzarella, carni, ci sono anche il pollo e il coniglio allevati in pomodoro, basilico e olio di oliva, ma molti ignora- zona. Più tipica ancora è la zuppa di cicerchie, legu- ISOLA DI CAPRI no che fu inventata ad Anacapri nei primi anni del me ormai raro, che comunque trova ancora spazio Novecento. E che dire della , a base di nei campi ed estimatori convinti. Il vino buono, mandorle e cioccolato, alla quale proprio non si oggi a denominazione d’origine controllata (da viti- può rinunciare? Da assaggiare anche nella versione gni autoctoni), sia bianco che rosso, era apprezzato al limone o accompagnata con il gelato. Si dice che già dall’imperatore Tiberio. Dai profumatissimi sia arrivata a Capri al seguito di una famiglia di rus- limoni capresi, si ricava, infine, si, grazie alle mani di una cuoca che, pare, la prepa- un ottimo limoncello. La cucina veloce dell’estate caprese è ricca rasse per ufficiali delle truppe napoleoniche duran- Fino a qualche decennio fa la di molteplici preparazioni semplici, da te la campagna di Russia. Nella tradizione culinaria pezzogna veniva considerata dai gustare spesso all’aperto, dopo aver appa- pescatori, ma anche dai cuochi recchiato la tavola in giardino, al riparo di non manca mai l’accostamento tra pesce e ortaggi, un caratteristico pergolato, e lasciandosi un pesce minore e di scarsa come resta consolidato, nelle cucine di casa, il tota- avvolgere dalla brezza salmastra e rilassante no ripieno o il totano con le patate. La pasta con il importanza ma, da qualche tem- dei pomeriggi in cui soffia il nobile vento di sugo della cernia o dello scorfano o, ancora, con la po, la pezzogna, conosciuta maestrale. Uno di questi piatti è un primo a polpa di riccio, è sempre un must, così come la anche come “occhialone”, non base di pasta, ed è conosciuto popolarmen- minestra di ceci con le seppioline. In generale, il manca mai nelle proposte della te come la “Chiummenzana”. È caratteriz- pesce pregiato, con crostacei e i molluschi, non gastronomia di eccellenza, per la zato da una freschezza esemplare. In pratica qualità organolettica delle sue è una variazione sul tema dei classicissimi manca mai. La pezzogna all’“acqua pazza”, ad spaghetti “saltati” in padella con l’aglio, esempio, conquista per la sua bontà. Altrettanto carni. In particolare le acque al largo di Anacapri, a qualche l’olio e il peperoncino piccante. In questo saporite: le alici indorate e fritte o marinate agli caso c’è l’aggiunta di pomodori rossi tagliati miglio da Punta Carena, sono agrumi, i calamaretti in umido o ripieni con uva grossolanamente, con un bel po’ di basilico tra le più ricche di questo pesce passa e pinoli. Una storia di gastronomia più rurale e un pizzico di origano selvatico. È pronto in che vive sui fondali rocciosi tra i la si incontra nello specifico ad Anacapri, dove c’è un quarto d’ora. Con i suoi colori mediterra- cento e i trecento metri di pro- sempre chi prepara le quaglie con la pancetta affu- nei, e il suo profumo unico, è un peccato di fondità. gola al quale è difficile resistere. micata, i piselli e gli aromi selvatici. In tavola, tra le 34 35 ISOLA DI CAPRI Shopping

apri e Anacapri, per definizione, costituisco- no due location esclusive amate dai grandi Cpersonaggi che contano, della politica, del- l’industria, del cinema, della moda, dell’arte, dello spettacolo, della cultura in generale. Una ambienta- zione internazionale senza frontiere che, anche per questo, rappresenta un contenitore completo di tut- to quanto ci si sia di “firmato”, tra negozi e bouti- que, botteghe d’artigiani e laboratori di creazioni “da comprare”, come ricordo, souvenir, ma anche nel segno dell’originalità e del lusso. Tutto si tra-

sforma nel marchio distintivo di Capri. E tutte le ISOLA DI CAPRI Grandi Firme si trovano qui, nelle vie più impor- tanti e note. Capi d’abbigliamento e gioielli esage- rati, perle e coralli; bigiotteria raffinata, monili e orecchini, ma anche t-shirt o ceramiche artistiche di alta qualità. E ancora, stoffe che evocano una tradi- zione lontana; oppure scarpe di corda, come quelle mitiche espadrillas che diventarono qui le «zappate- glie», tanto per citare un oggetto “portato”, soprat- tutto nel recente passato, e che oggi fanno il paio con i sandali fatti su misura. Per non dimenticare un’altra esclusiva, quella dei profumi capresi creati artigianalmente usando le erbe speciali e le spezie che la Natura ha regalato all’isola nel corso dei secoli, e che si cercano con cura lungo le coste e i camminamenti scoscesi. Essenze che, a dir poco, sono inebrianti, eleganti. E poi, antiquariato, stam- pe, quadri d’autori isolani, sculture, pizzi e merletti fatti a mano, come i parei, i costumi da bagno, gli scialli, o gli intarsi in legno. Come dire, si passeggia, si ammira e si compra, sempre in uno stupefacente Barnum. Da non perdere.

36 37 ISCHIA

L'isola d'Ischia, che separa il golfo di Gaeta da quello di Napoli ed è separata, da uno stretto canale, dall'isola di Procida,“ non è che una montagna a picco, la cui cima bian- ca e folgorante immerge i denti scheggiati dal cielo. I suoi fianchi scoscesi, solcati da vallette, da burroni, letti di tor- renti, sono rivestiti dall'alto in basso da castagneti di un ver- de scuro. I pianori più vicini al mare e inclinati sui flutti han- no delle casupole, delle ville rustiche e dei villaggi per metà celati sotto i pergolati delle vigne. Ognuno di questi villaggi ha la sua marina. Si chiama così il piccolo porto dove si don- dolano le barche dei pescatori dell'isola e dove ondeggiano alcuni alberi di navi a vela latina (la vela latina è triangolare, stretta e sospesa a un albero leggermente inclinato indietro). I pennoni quasi toccano gli alberi e le vigne della costa. (Alphonse de Lamartine) ” ISOLA D’ISCHIA Luoghi, eventi, feste  ISOLA D’ISCHIA

schia è l’isola più estesa e popolata delle perle del Golfo di Napoli. Occupa da millenni una posizione di rilievo sulle rotte di navigazione nel bacino centrale del Mediterraneo e, in partico- Ilare, i Greci d’Eubea decisero di realizzarvi il primo insediamento durante la loro colonizzazione del- l’Occidente, nell’ottavo secolo avanti Cristo. È divi- sa in sei Comuni: Ischia, Casamicciola Terme, Lac- co Ameno, Forio, Serrara Fontana, Barano. Ognu- no di questi municipi, che si susseguono geografica- mente nel tour insulare, è identificato come una sta- zione termale di cura e soggiorno, per esprimere le peculiarità storiche del territorio, che sono legate alla ospitalità nel segno del benessere. Una caratteri- stica secolare che si è evoluta negli ultimi decenni con la realizzazione - lungo la costa - di splendidi parchi e giardini balneo-termali, vere e proprie oasi naturalistiche, uniche nel loro genere, realizzate da operatori lungimiranti. Proprio per la sua natura affascinante, del resto, Ischia (sul cui nome si sono fatte numerosissime ipotesi, circa l’origine) è soprat- tutto conosciuta, oggi, come l’Isola Verde. 41 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Castello Aragonese.

ISCHIA PORTO è tra gli angoli caratteristici della movida. Sulla ban- china, a pochi passi dalle bitte, c’è la chiesa parroc- La città capoluogo dell’isola, Ischia, è il centro chiale di Santa Maria di Portosalvo e, a breve più popoloso. E’ delimitata a nord-est dalle spiagge distanza, lo stabilimento termale militare Francesco di sabbia sottile e dalle pinete pubbliche e private, Buonocore: era il palazzo del protomedico del mentre verso sud c’è una prevalenza di paesaggio regno di Napoli, che lo fece costruire nella prima collinare boscoso e agricolo che domina il luogo- metà del secolo XVIII. Da qui si entra nel regno cartolina per eccellenza: il Castello Aragonese con il dello shopping, attraverso via Roma. Si incontra la suo isolotto. Si sbarca a Ischia Porto che, con il vici- chiesa cosiddetta di San Pietro con il piazzale Batti- no borgo di Sant’Alessandro, un tempo era chiama- stessa: qui, nella prima decade di settembre, si tie- to Villa dei Bagni per la presenza di diverse sorgen- ne il Settembre sul Sagrato, una kermesse di ti termali, che oggi sono sfruttate grazie a moderne mostre, presentazioni di libri, spettacoli musicali e ISOLA D’ISCHIA aziende ricettive. In tempi remoti qui c’era un lago degustazioni enogastronomiche. Si procede per il formatosi su un antico cratere vulcanico poi spro- corso Vittoria Colonna, fino alla Piazzetta dove, tra fondato, che il re Ferdinando II di Borbone tra- boutique e locali notturni, spunta la cappellina det- sformò in porto nel 1854. La suggestiva Riva Destra ta di San Girolamo: esisteva già all’inizio del secolo Ischia Porto. dell’approdo accoglie ristoranti e american bar, ed XVI.

42 43 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Ischia Ponte.

Si procede verso la costa, in direzione Ischia Pon- te, fino al limitare della colata lavica dell’Arso, rico- perta dalla pineta borbonica, dove si trovano la chiesa e il convento francescano di Santa Maria del- le Grazie e Sant’Antonio, e la Biblioteca Antoniana. Verso Ischia Ponte, conosciuta come l’antico Bor- go di Mare medioevale o, in epoca più moderna, come il Borgo di Gelsa, si avverte subito l’impor- tanza del Palazzo del Seminario, dove c’è l’abitazio- ne del vescovo della Diocesi ischitana. Fu fondato nel 1741. D’intorno si notano il palazzo della fami-

glia Lanfreschi di Bellarena e quello della famiglia ISOLA D’ISCHIA Lauro. Più avanti, tra le caratteristiche botteghe del mare, ricco di testimonianze della vita dei mari- Castello Aragonese degli artigiani e dei pittori, la chiesa Collegiata del- nai e dei pescatori isolani. lo Spirito Santo, fondata intorno al 1570 dai marinai Il Castello Aragonese, che si scorge subito dopo, del Borgo di Gelsa: è la sede del culto di San Gio- è il paradigma della storia locale. Sorge sulla cosid- van Giuseppe della Croce, francescano alcantarino detta “isola minore”: con essa forma un unicum (nacque a Ischia nel 1654 con il nome di Carlo Gae- monumentale e naturalistico. La fortezza fu costrui- tano Calosirto e morì a Napoli nel 1734), personali- ta nel 474 avanti Cristo da Gerone I, sbarcato per tà di spicco nella storia religiosa napoletana del aiutare i Cumani nella guerra contro i Tirreni. Ma la secolo XVIII e patrono dell’isola. Nel calendario sua importanza è tangibile a partire dal V secolo, e ecclesiastico viene ricordato il 5 marzo, ma i festeg- si accresce fino a raggiungere il massimo splendore giamenti veri e propri si svolgono per quattro gior- tra XIV e XVI secolo. Il Castello è alto 115 metri, e ni a partire dalla prima domenica di settembre. La vi si accede da una strada scavata nella roccia per reliquia del Santo viene portata in processione per volontà di Alfonso I d’Aragona (1447 circa): prima le strade e per mare con un lungo corteo di imbar- c’era solo una scala esterna, che si intravede pas- cazioni di pescatori. Al termine dei festeggiamenti, sandovi vicino in barca. Il collegamento con il bor- Jacob Philip Hackert, Veduta del lago di Ischia. si svolge uno spettacolo di fuochi pirotecnici. go antico di Ischia è garantito da un ponte, voluto A pochi passi c’è la chiesa cattedrale dedicata sempre da Alfonso I. Da visitare: la Chiesa dell’Im- all’Assunta o Santa Maria della Scala. Nella prima macolata, barocca, costruita nel XVIII secolo; il cappella della navata di sinistra vi è il battistero: la Convento delle Clarisse (è del 1575) con il cimitero; vasca è quella dove fu battezzato il 15 agosto 1654 i ruderi della Cattedrale dell’Assunta, che risale al proprio il futuro San Giovan Giuseppe della Croce. 1301: nella cripta ci sono affreschi della scuola di All’angolo della Cattedrale vi è il Palazzo dell’Oro- Giotto. L’antica cattedrale era a tre navate con cap- logio, con l’orologio pubblico sulla facciata. Nel pelle laterali. All’altare in fondo alla navata di sini- XVIII secolo era chiamato la Casa dei Parlamenta- stra, nel 1509, si celebrarono le nozze tra il condot- ri: era la sede del municipio. Oggi ospita il Museo tiero Ferrante d’Avalos e la poetessa Vittoria Colon- 44 45 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Castello Aragonese.

secolo XVI. Qui venivano in pellegrinaggio le fami- glie ischitane con le proprie barche, il 26 luglio, giorno della festa di Sant’Anna, per onorare la san- ta e concludere il rito con un classico rendez-vous gastronomico a base di parmigiana di melanzane. Nel 1934, alcuni giovani pensarono di addobbare con luci e festoni le barche dei fedeli: nacque così la festa con il corollario di fuochi d’artificio straordi- nari, che è diventata uno degli eventi più caratteri- stici dell’estate ischitana, caratterizzata da un con- corso tra imbarcazioni addobbate come carri alle-

gorici e teatrali, che si contendono un Palio realiz- ISOLA D’ISCHIA Anonimo, Veduta di Ischia na, donna di eccezionale personalità che sul Castel- zato da un artista di chiara fama, ed assegnato da nella prima metà dell’Ottocento. lo creò uno dei più importanti cenacoli di intellet- una giuria composta da personaggi illustri in vacan- tuali del Rinascimento. Le nozze sono rievocate in za sull’isola. occasione della festa di Sant’Alessandro, il 26 ago- Ischia Ponte e il Piazzale Aragonese ospitano altri sto, con uno straordinario corteo in costumi d’epo- numerosi eventi di rilievo, nel corso dell’estate. Dal- ca che rappresentano le varie fasi storiche dell’isola: la zona costiera si procede verso l’interno fino alla si snoda nelle vie del centro ed è organizzato dagli piazza di Campagnano, con la Chiesa parrocchiale abitanti del borgo di Sant’Alessandro, appunto, con di San Domenico nella SS. Annunziata. La piazza è il corollario di sbandieratori e importanti gruppi il punto di partenza per escursioni-mozzafiato, ver- folcloristici italiani gemellati per l’occasione. so Piano Liguori ed i promontori orientali: paesag- L’itinerario sul castello continua con la Chiesa gi indimenticabili. Festa di Sant’Anna. Vittoria Colonna. ortogonale di San Pietro a Pantaniello del periodo rinascimentale (metà secolo XVI) che conserva ancora tutto il suo fascino. Nelle vicine carceri, durante il periodo risorgimentale, furono detenuti alcuni patrioti. Oggi i locali ospitano mostre e per- formance artistiche e sono inseriti nel percorso “del sole” che si affaccia sulle isole di Vivara e Procida, abbracciando il maestoso golfo partenopeo e la baia di Cartaromana, dominata dalla svettante torre det- ta di Michelangelo, con le sue sale ricche di affre- schi del secolo XVI: ai suoi piedi c’è la chiesetta di Sant’Anna, da cui prendono il nome gli scogli che si trovano a pochi metri. Risale alla prima metà del 46 47

ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Bagni di Casamicciola. William J. Ferguson. Veduta di Casamicciola.

CASAMICCIOLA TERME La località dove è nato il termalismo curativo, come riferisce il nome di questo centro costiero, si è evoluta negli ultimi anni come polo del diporti- smo nautico grazie allo sviluppo delle infrastrutture portuali: quello di Casamicciola è il secondo scalo, Buchner, il grande archeologo, rispecchiano l’abili- per importanza, dell’isola, anche da un punto di tà tecnica dei vasai del tempo. Muovendosi dall’a- vista commerciale. Le terme di piazza Bagni hanno rea portuale di piazza Marina, che durante la setti- attratto personaggi quali Lamartine, Renan, Ibsen, mana Santa di Pasqua ospita rappresentazioni Garibaldi (che qui ha curato le ferite d’Aspromon- sacre, s’incontra la chiesetta del Buon Consiglio, te), mentre i ricchi giacimenti di argilla, nel corso detta anche la Chiesa dei Marinai, fondata da un dei secoli, hanno consentito la crescita di un fioren- gruppo di padroni marittimi a partire dal 1821. ISOLA D’ISCHIA te artigianato, incrociandosi con i destini storici Orientandosi verso il corso Vittorio Emanuele, c’è degli abitanti e lo sviluppo del turismo. Il marchio la Chiesa di San Pasquale Baylon, fondata nella pri- delle fabbriche locali di ceramica è ancora piuttosto ma metà del 1700 da Francesco Antonio Corbera, noto. Sull’etimologia di Casamicciola, svariate sono nipote di San Giovan Giuseppe della Croce. Si le supposizioni e il toponimo è attestato per la pri- entra poi nel cuore termale di Casamicciola, oltre il ma volta nel 1265 come Casamiczula. Sulla collina bacino del Gurgitello: qui c’è la famosa piazza del Castiglione sorse un villaggio di capanne con i Bagni con i suoi antichi stabilimenti di soggiorno e caratteri tipici della civiltà appenninica (età del cure. bronzo medio-inizi età del Ferro). Vi si sono rinve- Tutte le chiese dei dintorni mostrano segni di una nute ciotole, anfore e catini di grandi dimensioni; storia avvincente, come la parrocchia dedicata al Sacro Cuore e a Santa Maria Maddalena Penitente, Casamicciola. vasi decorati a incisione, che secondo Giorgio a tre navate e con nove altari. Per via Castanito ver- so la Sentinella, oltre l’antica sede dell’Osservatorio Geofisico di Casamicciola, c’è la Chiesa dell’Imma- colata, fondata nel 1703. A pochi c’è Villa Parodi Delfino, che una volta era l’hotel Bellevue Villa Villa Bellavista. Zavota, che ospitò dal 21 giugno al 18 luglio 1864, Giuseppe Garibaldi reduce dall’Aspromonte. Altro ospite di illustre talento fu Ernest Renan, che vi tor- nò, dopo il primo soggiorno del 1875, anche nel ’77 e nel ’79, con la moglie Cornelia Scheffer. A Renan resero omaggio, in visita, anche intellettuali e scrit- tori quali il norvegese Henrik Ibsen e il danese Vilh- lem Bergsøe. 50 51 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

La spiaggia del parco termale Negombo.

dagli scavi e gli studi del grande Giorgio Buchner, del prete-archeologo don Pietro Monti e di David Ridgway. Esperti dell’arte figulina, i Greci sfrutta- rono i giacimenti argillosi dell’isola, dando vita ad una fiorente industria vasaria. La produzione in un primo tempo ripeteva le forme euboiche, poi si arricchì fino a creare vasi tipicamente pithecusani. Si specializzarono anche come modellatori del fer- ro, importato dall’isola d’Elba, e si dimostrarono abili nella lavorazione degli oggetti preziosi. Gli scavi archeologici, eseguiti alle falde di Monte di

Vico hanno anche messo in luce un tempio di età ISOLA D’ISCHIA Il caratteristico “Fungo” LACCO AMENO repubblicana ed una palestra recintata da parapetti sul lungomare di Lacco in opus reticulatum, segni d’un villaggio romano del Ameno. Il più piccolo per superficie tra i Comuni isolani I secolo a. C. Il complesso, detto Eraclius, era il si distende sulla sottile striscia di costa punteggiata centro di vita del villaggio. Un insieme di reperti dal notissimo scoglio tufaceo dalla forma di un Fun- fanno pensare alla presenza di una comunità cri- go, ed è uno degli approdi ideali per la piccola nau- stiana, pronta ad accogliere la salma di Santa Resti- tica, per i boat delle gite turistiche via mare e i goz- tuta, la martire cartaginese che, secondo un raccon- zi dei pescatori. Lacco Ameno divenne la perla del- to dell’XI secolo, fu sepolta “in loco qui dicitur le vacanze d’élite per merito di Angelo Rizzoli, valo- Eraclius”: la Santa è l’altra patrona dell’isola d’I- rizzatore su scala mondiale di una ricchezza terma- le che resta il cuore pulsante degli alberghi di pre- stigio della zona. Il toponimo deriva da laccos, con- ca, avvallamento. La cittadina è legata indissolubil- mente a quanto accadde verso la metà dell’VIII secolo a.C., quando i Greci provenienti da Calcide e da Eretria, importanti centri dell’isola Eubea, sbarcarono, fondandovi Pithekoussai. Scelsero il promontorio di Monte di Vico, facile da difendere, e con una superficie piuttosto pianeggiante che risultò adatta a farvi sorgere l’acropoli. Si sviluppa- rono poi la necropoli nella valle di San Montano, un quartiere metallurgico a Mazzola sulla collina di Mezzavia e gli approdi. Il sito fu individuato dal sacerdote e fisico di Lacco Ameno, Francesco De Siano (1740-1813), le cui tesi sono state confermate 52 53 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Villa Arbusto. La coppa di Nestore.

schia. La festa religiosa, si svolge nel mese di mag- “Scavi e Museo Santa Restituta”, voluti sempre da gio, dal 16 al 18. Per le strade, bancarelle e luci don Monti: sono un esempio di aree di scavo diven- colorate, rinnovano un rituale antico che ha il suo tate entità museali autonome. Un affascinante clou il primo giorno, quando, nella baia di San museo sotterraneo. Gli scavi mostrano le tracce Montano, si organizza la rappresentazione del mar- lasciate dall’uomo nell’intrecciato succedersi delle tirio e dell’approdo della Santa a Lacco Ameno. culture del passato: è uno spaccato visivo della sto- Il cuore di Lacco Ameno è appunto la piazza San- ria isolana, dalla preistoria al periodo greco-elleni- ta Restituta che ospita eventi estivi di grande respi- stico-romano fino alle testimonianze del primo cri- ro, ai quali partecipano personaggi dello spettacolo stianesimo sull’isola. di grande notorietà. La piazza, in ogni caso, dai Dagli scavi di Santa Restituta al Museo archeolo- gico di Villa Arbusto, il passaggio è obbligato. Gra- tempi remoti, conserva una fortissima peculiarità

zie a questa struttura, la mitica “Alba della Magna ISOLA D’ISCHIA religiosa, ben evidenziata dalla singolare vicenda Grecia” è diventata una testimonianza visibile. Il dei templi che vi sono stati costruiti e dal percorso museo è suddiviso in sale tematiche che vanno dal- spirituale e intellettuale di don Pietro Monti, il pre- la Preistoria (Neolitico medio superiore, Età del te-archeologo, che ha contribuito a svelare i segreti Bronzo), alla Preistoria (Età del Ferro); poi la colo- del passato. Il Santuario di Santa Restituta si distin- nia greca di Pithecusae e la necropoli; dal VI al IV gue per una chiesa cosiddetta “grande”, costruita secolo a. C. e in età ellenistica; infine Ischia in età dai Carmelitani con l’annesso convento; e la chie- romana. Le sale contengono i più significativi setta e la basilichetta ricavata da un edificio roma- reperti dell’insediamento fondato dai Greci. Le no. Nel complesso del Santuario ci sono anche gli popolazioni dell’Italia centrale mutuarono proprio dai Greci pitecusani l’alfabeto, come testimonia l’e- pigramma in tre versi inciso dopo la cottura su una famosa tazza che allude, in euboico, alla celebre Coppa di Nestore descritta nell’Iliade. Squarci di un’epoca di traffici intensi e di un’importanza poli- tica forte che cominciò a declinare solo dopo lo svi- luppo di Cuma. Nella piccola Lacco Ameno, passando dal lungo- mare Angelo Rizzoli, ai dolci pendii collinari, si respira un’atmosfera nobile e popolare insieme, spostandosi fino alla frazione di Fango, con la chie- sa di San Giuseppe. Tornando verso la costa, infine, non si può sfuggire alla mole della Torre di Monte- vico, costruita da Alfonso I d’Aragona (XV secolo) come torre di avvistamento e di difesa contro le incursioni saracene. 54 55 ISOLA D’ISCHIA

Chiesa del Soccorso.

FORIO D’ISCHIA Palazzi, vicoli, contrade, monumenti come i Tor- rioni, e scorci architettonici, contribuiscono a con- ferire al flos, il fiore dell’isola, Forio, una inconfon- dibile identità. Buen retiro di artisti e intellettuali provenienti da ogni parte del mondo, da W. H. Auden a Visconti, da Moravia a Capote, da Walton a tanti altri, il più ampio territorio comunale isola- no è stato considerato per decenni come un salotto multilingue che aveva il suo “centro di attrazione fatale” tra i tavoli del mitico Bar Internazionale di Maria. Geograficamente, scivola dall’Epomeo alle ISOLA D’ISCHIA sabbie di Citara, fino a San Francesco, e s’incunea nei quartieri di Santa Maria al Monte, Monterone, Cierco, San Vito, Soccorso con i loro luoghi di cul- to, come la Basilica pontificia di Santa Maria di Loreto, l’Arciconfraternita di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa di Santa Maria della Neve, la Chiesa di San Carlo Borromeo ed altre. Luoghi che conservano molteplici segreti da scoprire, fin dal centro storico, la piazzetta Luca Balsofiore con la Chiesa di San Gaetano, con una facciata tipica del-

Ad un tavolo del mitico Bar Maria in una foto degli anni Sessanta. 57 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Chiesa di San Gaetano. Chiesa del Soccorso.

le chiese locali e la cupola che caratterizza il pano- Dalla via dello shopping e dello struscio, il cuore rama. Pochi metri dopo, ecco una vera e propria pulsante della cittadina, ci si inoltra verso il pro- pinacoteca: la Basilica Pontificia di Santa Maria di montorio del Soccorso. Sulla piazza del Municipio Loreto che, con l’annesso antico ospedale e l’orato- due chiese: San Francesco di Assisi, con l’antico rio dell’Assunta, appartiene all’Arciconfraternita di convento (oggi è la sede del palazzo comunale), e Santa Maria di Loreto. Considerata il centro della l’Arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri. Nel spiritualità mariana, ha avuto origine, secondo la chiostro del convento vi sono i resti di pitture raffi- tradizione, nel secolo XIV. Nel corso dei secoli è guranti episodi della vita di San Francesco e dei stata il centro di una intensa attività benefica che si suoi primi seguaci, opera del pittore napoletano realizzava attraverso forme di assistenza e con la Filippo Baldi. La confraternita e la chiesa furono gestione dell’ospedale, fondato nel 1596. La vene- fondate verso il 1614 e costituirono il centro di razione speciale è rivolta soprattutto alla Madonna un’intensa attività spirituale e di culto verso la ISOLA D’ISCHIA di Loreto la cui icona è collocata in fondo all’absi- Madonna delle Grazie. L’architettura presenta una de su un trono di marmo. caratteristica propria nella duplice facciata: quella

58 59 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

La Chiesa di Santa Maria sul Monte Epomeo in una foto d’epoca.

L’opera più importante conservata è proprio la sta- tua di San Vito, in argento e rame dorato del 1787, opera degli orefici napoletani Del Giudice, su boz- zetto dello scultore Giuseppe Sanmartino. La festa religiosa di San Vito si celebra dal 14 al 17 giugno ed è caratterizzata da momenti intensi sia dal punto di vista della fede che del folclore, tra messe, pro- cessioni (anche via mare) e concerti bandistici, in un coinvolgente scenario di bancarelle e giostre, oltre che di spettacolari fuochi artificiali. Tutta Forio è coinvolta e invasa da migliaia di turisti,

curiosi e fedeli. ISOLA D’ISCHIA La via Gaetano Morgera, già via Cierco, ospita Giardini termali. della chiesa e quella che chiude il cortile. La chiesa invece la Chiesa di San Carlo Borromeo, un capola- presenta una “summa” del pittore Alfonso Di Spi- voro architettonico fatto costruire dai fratelli Spor- gna. Pochi passi verso il mare ed ecco la Chiesa del tiello nel 1620. La chiesa è a croce latina con una Soccorso, dedicata a Santa Maria della neve, una sola navata ed è singolare per l’uso del tufo verde delle cartoline più belle d’Italia per la sua tipica fac- locale, abituale materiale di costruzione per le abi- ciata. Il sagrato, parte delle pareti laterali, sono rive- tazioni, qui utilizzato per il portale esterno, gli stiti di maioliche con motivi ornamentali, scene del- archi, il cornicione; i pilastri, le basi delle lesene e il la passione di Gesù e vari Santi che risalgono al rivestimento di alcune cappelle che presentano una secolo XVIII. mezza valva di conchiglia realizzata con un solo Sul piazzale antistante, il venerdì santo, si con- blocco di tufo. Meraviglioso. Tutte le opere pittori- clude la processione sacra dell’Actus Tragicus, rap- che sono opera del pittore foriano Cesare Calise. presentazione in stile teatrale di rara intensità, che Senza dimenticare l’importanza del borgo di Mon- vede protagonisti veri e propri attori in costume. terone, e della zona panoramica, sull’altro versante, Prelude alle manifestazioni della settimana santa, di San Francesco, non si può sfuggire all’arrampi- che culminano con il cosiddetto Volo dell’Angelo cata che conduce quasi alle pendici dell’Epomeo. nel giorno di Pasqua. Qui, ad oltre quattrocento metri sul livello del Sul versante collinare si incontrano scorci di rara mare, spicca la Chiesa di Santa Maria al Monte, fon- suggestione ed ancora templi religiosi importanti data dalla famiglia Sportiello nel 1596: è proprio al per le loro caratteristiche storico-culturali. Da non culmine di un percorso immerso in un habitat affa- perdere la chiesa madre del paese dedicata al patro- scinante, ideale per gli appassionati di trekking. Da no San Vito, elevata al titolo di Basilica Pontificia. questo strategico punto di partenza, si può sceglie- Le sue origini sono antiche: un documento del 1306 re tra un’escursione ai Frassitelli, la terra del vino rivendica ai Foriani il diritto di patronato sulla chie- bianco, o dirigersi al Bianchetto, per raggiungere il sa che essi detenevano già da epoca precedente. bosco della Falanga, un’oasi di macchia e castagne- 60 61 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Giardini La Mortella.

ti, misteriosa e avvolgente, con le sue case di pietra, miscela con quella del mare) e verso Sant’Angelo. cantine e antichi ricoveri dei pionieri contadini del- Al centro dell’abitato, sull’alto di una gradinata con la zona, tra le quali spuntano le «neviere», le fosse ampio cortile, c’è la Chiesa parrocchiale di San Leo- per la conservazione della neve, riconoscibili dalle nardo Abate. La sua esistenza è documentata già felci tropicali che vi hanno attecchito lungo i muri a nel 1536. secco di contenimento. Lo scenario è unico. Natu- Ma una escursione nel territorio di Forio impone ralmente, da qui, la via che conduce alla vetta del- anche una tappa a Villa La Mortella, nel bosco di l’Epomeo è una traccia da sogno. Dall’alto si domi- Zaro, dove si svolge una lunga stagione concertisti- nano le baie, come quella splendida di Citara, con ca durante tutti i weekend da aprile a settembre, e la teoria di arenili fino a Cava dell’Isola e oltre, dal- conosciuta anche come Villa Walton, con il suo stu- la Chiaia a San Francesco; e, ovviamente, gli abitati pendo giardino, già considerato il più bel parco d’I-

periferici, come la popolosa frazione di Panza, pun- talia, alcuni anni fa. Sir William Walton, grande ISOLA D’ISCHIA to di riferimento per le escursioni verso Sorgeto, la musicista inglese, con la moglie Susana si stabilì nel minuscola baia marina e termale (le sorgenti calde 1956 a Ischia, e decise di costruire la sua dimora sgorgano tra gli scogli: l’acqua delle sorgenti si con uno splendido giardino nella zona vulcanica di Monte Zaro. Un luogo denso di magnetismo e sug- gestioni. Progettato dal paesaggista Russel Page, il giardino ospita oltre 3000 piante rare. Lady Susana si spostò dall’Argentina in Europa nel 1948, anno in cui sposò William: entrambi, insieme al trio dei fra- telli Sitwell, parteciparono a una delle stagioni più significative del Novecento inglese. Il giardino eso- tico, per quel gruppo, era la “summa” del pensiero estetico, interpretato poi dal genio di Page. Il giar- dino è progressivo, ed i microclimi costituiscono il suo segreto, in un trionfo di biologia e tecnologia. Una ampia serra tropicale ospita la più grande nin- fea del mondo, la Victoria Amazonica, che presenta fiori larghi fino a 40 centimetri e foglie-vassoio dal diametro che raggiunge anche i due metri e mezzo. Non lontano dalla Mortella, sempre nel bosco di Zaro, è possibile visitare la Colombaia, villa sugge- stiva, con un notevole giardino, di cui fu proprieta- rio il grande regista di cinema e teatro Luchino Visconti, che qui decise di farsi tumulare.

62 63 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

L’istmo di Sant’Angelo. Il centro turistico di Sant’Angelo.

SERRARA FONTANA luogo del cuore, in tutti i sensi, ed è il centro turi- stico principale del Comune, anche per le sue carat- Il clima è quello dell’alta collina, un po’ conti- teristiche geografiche intrise di storia, e legate in nentale, se si resta in vetta al Monte Epomeo, la modo speciale alle vicende dell’istmo alto 106 metri cima dell’isola (788 metri), che è diventato ormai il che si congiunge al paese con una striscia di sabbia consolidato punto d’arrivo di un’escursione tra le lunga 119 metri. Lassù c’era un mini monastero. In più belle della Campania. Calanchi scoscesi, orti e seguito vi fu costruita una torre di vedetta, della vigneti eroici, boschi e radure sono gli aspetti tipici quale si vede ancora la parte inferiore e che fu del territorio. È diviso nelle due frazioni principali distrutta dalle cannonate nel 1809. di Serrara e Fontana, ed è punteggiato da toponimi Vi si celebra la festa di San Michele Arcangelo, come Kalimera e Noia, villaggi di chiara impronta durante la settimana che include il 29 Settembre greca, ed ancora avvolti nel mistero per i residui di

(quando si celebrano i Santi Arcangeli). La kermes- ISOLA D’ISCHIA un dialetto misto-ellenico tuttora in uso; poi il se è coinvolgente per una serie di particolarità, Ciglio e Succhivo, con le loro immancabili chieset- caratterizzate non solo dalla banda musicale ma, te bianche; e infine, l’istmo di Sant’Angelo, l’oasi soprattutto da una affascinante processione per pedonale col porticciolo frequentato dai vip e da mare, con l’imbarco nel porticciolo dei pescatori: si yachtmen di ogni nazionalità, le sue scalinatelle e fa rotta verso punta Chiarito e poi verso la baia dei stradine che avvolgono il borgo. Sant’Angelo è un Maronti, in un contesto di fuochi d’artificio che si

64 65 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Vedute di Sant’Angelo.

neggia sull’altare. Procedendo in salita, verso Fon- tana, a metà strada, spunta il villaggio di Kalimera (dal greco: “bel giorno”) e, non lontano, quello di Noia, altro nome di chiarissima etimologia greca (significherebbe “luogo alto - terra di sopra”), che nasconde alle spalle il sito di un antichissimo luogo abitato. Comunque quell’eredità greca è rimasta per secoli con tracce evidenti nel dialetto locale, come si è ricordato prima. In questa zona, va detto, è stata trovata una notevole quantità di reperti fitti- li che vanno dal III secolo a.C. all’VIII d.C. Fonta- na è un antico villaggio medioevale del quale si par- ISOLA D’ISCHIA la già nei Registri Angioini del 1270 e in un monu- mento marmoreo del 1374 del vescovo Bussolaro, proveniente dalle fabbriche fatte da questo costrui- re a Noia. Da questo punto, l’emozione si moltiplica puntando gli occhi alla cima dell’Epomeo con l’e- prolungano senza soluzione di continuità fino allo remo di San Nicola, rag- spettacolo finale, notturno, in un rincorrersi di sug- giungibile tra itinerari di gestioni uniche. fenomenale bellezza a piedi Verso Succhivo e le zone interne, s’incontra la o a dorso di mulo. La vetta Chiesa della Madonna di Montevergine, fondata è un enorme masso di tufo verde nel quale sono scava- nel 1684 dalla famiglia Mattera. Nel XVIII secolo, ti i locali dell’ex eremo e la per alcuni anni, fu custodita da un eremita. A Ser- chiesetta dedicata San rara la sosta tradizionale è quella intorno alla balco- Nicola di Bari. La presenza nata che si apre al panorama marino e costiero che dell’eremo e della chiesa domina l’istmo santangiolese, e si rivolge alle isole risale al secolo XV, ma ebbe pontine ad occidente ed a Capri, verso sud-est. Nei un momento di grande fer- pressi c’è la Chiesa parrocchiale di Maria SS. del vore nel corso del secolo Carmine: si compone di due navate. Quella di XVIII, quando vi soggior- destra non è che l’antica cappella di San Pasquale, narono alcuni eremiti famosi, come fra’ Giorgio il fondata da Natale Iacono nel 1733. Oggi costituisce Bavaro e il governatore dell’isola Giuseppe d’Ar- la cappella di San Vincenzo Ferreri (il suo culto qui gouth di origine fiamminga: sono rimasti qui fino è molto avvertito), la cui immagine ovviamente tro- alla seconda guerra mondiale. 66 67 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Belvedere di Barano.

BARANO D’ISCHIA Per estensione, è il secondo Comune dell’isola e conserva una fisionomia agricola di fascino indiscu- tibile. Ha uno sviluppo collinare che digrada verso il mare sul versante meridionale, dove si apre la baia dei Maronti, polo turistico molto importante. Oltre al capoluogo, l’itinerario tra gli agglomerati interni offre opportunità di escursioni e trekking, tra canti- ne, case dal tetto “a botte” e segni eloquenti della cultura contadina, da Chiummano allo Schiappone, dalla Molara a Testaccio. A Buonopane, la sorgente di Nitrodi, conosciuta già nel primo secolo avanti ISOLA D’ISCHIA Cristo per le sue proprietà miracolose, è una tappa irrinunciabile per i vacanzieri del benessere, come la fonte di Buceto, a Fiaiano, tra boschi e pinete. Proprio a Buonopane, l’antica Moropano, il 24 Giugno si celebra la festa di San Giovanni Battista, La spiaggia dei Maronti. patrono del borgo: sul sagrato della chiesa viene eseguita la più nota danza del folclore ischitano, la ‘Ndrezzata, un ballo caldo e ritmato, molto caratte- ristico e denso di significati simbolici, che si svolge anche il lunedì dopo Pasqua. Partendo da sud, da Testaccio, a sud, si domina la splendida baia marontiana. La piazza ospita il monumento a San Giorgio, santo patrono della località, con la lapide che ricorda l’opera del gene- rale Giorgio Carafa, di origine greca che, nel 1763, a proprie spese, fece costruire la strada che condu- ce appunto al litorale dei Maronti. Non lontano, verso la collina, c’è la Chiesa della Madonna delle Grazie fondata nel 1748 dal sacerdote Aniello Nobilione. Oltrepassata la chiesa, si scorge l’antica Torre della famiglia Siniscalchi e la Chiesa parroc- chiale di San Giorgio, molto antica, di cui si hanno notizie a partire dal secolo XVI. Il culto di San Giorgio è documentato già dal secolo XIV: del resto è venerato come patrono minore dell’isola. Non va 68 69 ISOLA D’ISCHIA ISOLA D’ISCHIA

Il Testaccio visto da Sant’Angelo.

dimenticato che, grazie all’archivio parrocchiale, Visitando invece il centro di Barano, il capoluo- sono state tramandate preziose informazioni stori- go, s’incontrano la Chiesa parrocchiale di san Seba- che sull’invasione dell’isola d’Ischia, ad opera dal stiano Martire, eretta forse alla fine del secolo XVI, corsaro turco di origine greca Khair ad-Dîn, detto il e la chiesa di San Rocco, restaurata di recente. Sul Barbarossa nel 1536 e, soprattutto, nel 1544; non- fronte opposto del territorio comunale, non biso- ché il numero dei prigionieri che portò via per esse- gna tralasciare il Santuario dello Schiappone, dedi- re venduti schiavi in Algeria. cato alla Natività della Madonna, un antico eremi- Costeggiando le Pianole, la pianura ancora colti- taggio fondato nel secolo XVII dalla famiglia Sini- vata a mele ed alberi da frutta, ci si avvia verso il scalchi. La chiesa, all’inizio del secolo XIX, fu Vatoliere, con il suo pro- decorata da stucchi da Domenico Savino, mentre La spiaggia di Fumarole, sul versante ovest della fondo vallone vulcanico, l’altare e la balaustra di marmo sono del secolo baia dei Maronti, è nota per i fenomeni di vulcanesimo il mitico “fosso”, poco XVIII. Da qui, altra tappa essenziale, non solo dei secondario: acqua e vapori a 100 gradi raggiungono la ISOLA D’ISCHIA dopo la chiesa di San- pellegrini che lo frequentano durante il mese di superficie. Qui si conserva la tradizione di cuocere il cibo direttamente in buche scavate nell’arenile, veri e propri t’Alfonso Maria de’ maggio, è il promontorio di San Pancrazio con la forni naturali. Si preparano patate, pesci, polli, uova Liguori: da qui si può cappellina dedicata al santo che ha dato il nome al avvolti in cartocci legati ad una fune, infilati con atten- procedere per un trek- luogo: si affaccia su uno scenario naturale davvero zione nella “bocca della fumarola” e ricoperti di sabbia king fino al panorama di straordinario di costa scoscesa e macchia mediter- bollente. Alle patate, non sbucciate, si aggiunge un Chiummano, a picco sul ranea. rametto di rosmarino. Analogamente, le uova diventano mare, e percorrere la quasi sode, con leggero sapore sulfureo, in poche deci- mulattiera che conduce ne di minuti. Molto apprezzato il pollo: tagliato in pez- al bagnasciuga ciottolo- zi, unito alle erbe aromatiche, in un involucro di carta so della Scarrupata. Pro- argentata, viene sistemato a 70 centimetri di profondi- tà. Dopo circa un’ora è pronto: si ritira lentamente la seguendo, c’è il borgo di fune con il fagotto nascosto sotto la sabbia e si mangia Piedimonte, anticamen- caldissimo. te Piejo, con la Chiesa di Santa Maria la Porta, un tempo dedicata all’Immacolata. Si va poi in salita, verso la frazione di Fiaiano da dove nel 1301 sgor- gò la lava vulcanica che creò la zona dell’Arso d’I- schia. C’è una bella pineta, e poi ci inoltra nell’oasi boscosa del Cretaio con la fonte di Buceto, una destinazione obbligata per i camminatori, grazie ad un percorso attrezzato. La strada per il Cretaio, che si apre alla veduta del golfo di Napoli, si snoda in mezzo ai castagneti fino alla suggestiva chiesetta rurale del Crocifisso, costruita dalla famiglia Menga nel 1731.

70 71 ISOLA D’ISCHIA Gusto j spressione di una terra molto fertile, vocata se tipologie (rari, quelli “a spaghetto”), broccoli, all’agricoltura e alla viticoltura soprattutto, melanzane, zucchine, patate, carciofi, peperoni. Ela gastronomia ischitana deve tutto alla for- Non mancano lenticchie, piselli, cicerchie e fagioli, j mula di cucinare “alla cacciatora” il coniglio questi ultimi nelle curiose e varietà denominate ruspante, che è allevato in fosse scavate nel tufo o zampognari, maculati dal colore rosso porporino, nel lapillo dei fondi rurali, e in gabbie. Viene anche ideali per le zuppe; tabacchini, e fascisti, piccoli, catturato nei boschi dove vive tuttora allo stato bra- allungati e dalle sfumature bianche e nere. Il suolo do, in un contesto ambientale ricco peraltro di fun- vulcanico favorisce la crescita dei pomodori, che ghi porcini straordinari, more, corbezzoli, asparagi. sono abitualmente raccolti in grappoli ed intreccia- La ricetta è entrata negli annali dell’alta cucina. In ti uno sull’altro per formare i caratteristici pendoli, tavola prevalgono i profumi degli aromi dell’orto e poi conservati in luoghi areati e asciutti per l’inver-

selvatici quali origano, mentuccia, rosmarino, ane- no. Trionfale, appare poi la frutta coltivata nei giar- ISOLA D’ISCHIA to, timo, maggiorana, ma anche le molte erbe che dini: arance, limoni, mandarini, mandaranci, mele, crescono spontanee: bietola, rughetta, melissa, bor- pere, prugne, fichi, pesche, albicocche; e poi olive, ragine. Antica e consolidata è l’eccellente tradizione dalle quali si ricava anche un ottimo olio. Diffusa del pane cotto a legna che, un po’ ovunque, è pos- anche la produzione di miele. Lungo le coste, l’atti- sibile acquistare presso i maestri fornai. Gli innu- vità dei pescatori fornisce ogni giorno, seguendo le merevoli tesori ischitani del gusto sono accompa- stagioni, una buona quantità di spigole, saraghi, gnati da una millenaria produzione di vino a deno- pagelli, orate, rombi, merluzzi, piccoli tonni, pesce minazione d’origine controllata da parte di nume- azzurro; e poi gamberi, calamari, totani e aragoste rose aziende che lo esportano anche in Italia e all’e- che, con i pesci meno pregiati, finiscono in tavola secondo un ricettario semplice e saporito. stero. La fortuna del vino è legata ad alcuni vitigni nobili denominati Biancolella, Forastera (è stata introdotta nel 1850 ed è diventata una peculiarità IL CONIGLIO ALL’ISCHITANA del territorio); Rilla, per i vini bianchi; Guarnaccia «Il coniglio insieme a una testa d’aglio intera, viene rosolato a tocchi nella sartana, la e Per’ e palummo, variante locale del Piedirosso, tradizionale padella di rame. Dopo la rosolatura, viene trasferito nel “tiano”, pentola di per i rossi. Di rilievo, anche San Lunardo, Canna- terracotta, particolarmente indicata perché uniforma il calore della fiamma e mantiene melu e altri vitigni autoctoni, ma non mancano le l’umidità. Si aggiungono quindi vino bianco, pomodorini e un rametto di timo. A cottu- ra ultimata, l’intingolo è insaporito con basilico e coltivazioni di Fiano, Aglianico e uve speciali utiliz- prezzemolo, mentre le interiora, in particolare zate per produrre blend di prestigio. Da secoli, ‘mbrugliatelli e fegato, considerato uno dei pezzi inoltre, sulle colline dell’isola si allevano capre e più pregiati, precedentemente pulite e messe a pecore, dalle quali si ricavano latte e formaggi; ed bagno in acqua, limone e vino, sono cucinate (ven- ancora, buoi, cinghiali, e moltissimi maiali, grazie ai gono aggiunte dopo la fase di rosolatura) avvolte quali è stata rilanciata la produzione di insaccati. La nel prezzemolo. Il sugo che si ottiene al termine prevalente cultura rustica è rafforzata dalle coltiva- della cottura è utilizzato per condire la pasta». zioni di tutte le specie di vegetali: fagiolini di diver- 72 73 ISOLA D’ISCHIA Shopping

er acquistare un souvenir si va a colpo sicuro. L’abilità dei vasai di Ischia risale ad epoche Premote, ed è rimasta un po’ magica questa capacità degli artigiani e maestri locali della terra- cotta, di lavorare l’argilla con grande passione e creatività: sono gli eredi perfetti di una passato glo- rioso, fatto di scambi e splendidi affari commercia- li, di caratura internazionale, che rievocano la civil- tà greca. Le loro botteghe si trovano proprio nel cuore di tutti i centri storici dell’isola e nei luoghi strategici del turismo dove è possibile assistere a una vera e propria gara di colori, forme e inventiva, ISOLA D’ISCHIA tra vasi, piatti, formelle dai motivi floreali; maioli- che fantasiose, raffinate raffigurazioni paesaggisti- che ed oggetti preziosi che sono da considerare del- le vere opere d’arte in esposizione permanente. Un tipo di artigianato che esprime il radicamento della cultura contadina è poi quello della lavorazione a intreccio delle canne o dei rami di mortella: con questa tecnica, in particolare a Buonopane, si rea-

lizzano ceste di varie dimensioni, gerle, contenitori di varia misura, oggetti d’uso comune, che è possi- bile trovare soprattutto durante le manifestazioni fieristiche e le diverse feste patronali che si celebra- no durante l’anno. A Forio, nel ricordo della tradi- zione della coltivazione del grano, ormai scompar- sa, è ancora possibile incontrare chi utilizza la paglia e la rafia per creare cestini di varia misura e curiose bambole. Non mancano, sull’isola, i negozi di ispirazione etnica, ricchi di una oggettistica viva- ce e colorata, e le botteghe dove si utilizza il legno per dare sfogo alla fantasia artistica. Per gli amanti delle stampe antiche, a Ischia Ponte e Forio, infine, è possibile comprare pezzi da collezione.

74 75 PROCIDA

Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei di essere uno scorfano, “ ch'è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell'acqua

(“L’isola di Arturo”- Elsa Morante, 1957) ” ISOLA DI PROCIDA Luoghi, eventi, feste A ISOLA DI PROCID

rocida è la più piccola delle isole parteno- pee. Conserva un fascino autentico, che esprime una profonda identità marinara punteggiata da tradizioni contadine. Il suo Pnome deriva da Prochyta, che significa profusa, sol- levata dalle acque ed è inserita nel contesto vulcani- co dell’area flegrea. Del resto, è possibile identifica- re ben sette crateri intorno alle sue coste che si caratterizzano per l’alternanza di falesie e spiagge all’interno di insenature e suggestivi golfi. I reperti rinvenuti nel vicino isolotto di Vivara testimoniano che fu abitata dai Micenei a partire dal XVII e XVI secolo avanti Cristo: epoche durante le quali diven- ne un importante crocevia per la lavorazione e la commercializzazione dei metalli. Il passato più Marina Grande in una recente rievoca invece le vicende del signore e feu- vecchia cartolina. datario Giovanni da Procida, noto per aver orga- nizzato i Vespri Siciliani. Ma l’aspetto più accattivante dell’isola è attribui- to all’architettura delle abitazioni che costituiscono l’anima dei suoi borghi vecchi. Le case sono colora- te, affinché fossero riconoscibili da lontano, ovvero 79 ISOLA DI PROCIDA

La Graziella. Alphonse de Lamartine.

renza. Alla sinistra della darsena c’è invece il lido della Lingua, presa d’assalto abitualmente dai pen- dolari dei tuffi e delle nuotate che arrivano in tra- ghetto da Pozzuoli e Napoli. Si entra nel cuore del-

lo struscio da via Roma, tra ristoranti, negozi e bar, A e si nota un altro simbolo dell’identità, il crocifisso di legno che, dal 1845, rappresenta la testimonian- . dai naviganti in mezzo al mare; e originali, quasi za della devozione dei marinai, a pochi passi dalla incastonate come un puzzle: colpiscono i viaggiato- piazza di Sent’ Cò (termine dialettale che sta per ri fin dallo sbarco a Marina Grande, il porto com- Sancio Cattolico), che è il polo d’attrazione per gli merciale che è affiancato dall’approdo per i pesche- eventi folclorici e pubblici più importanti, con la

recci e dalla marina turistica per gli yacht e i natan- chiesa di Santa Maria della Pietà, il cui primo ISOLA DI PROCID ti dei diportisti. nucleo, una cappella, è del 1616. Proseguendo lun- L’impatto visivo è immediatamente accattivante. go il porto nuovo si può avvertire una suggestione Non a caso il grande Cesare Brandi, fondatore del- lontana, tra i luoghi dove soggiornò Alphonse de l’Istituto del restauro, esaltava questi scorci che Lamartine, l’autore del romanzo Graziella, scritto lasciano «senza fiato», sottolineando l’«allineamen- nel 1852, che ha trasformato in mito globale le vir- to di case alte, di tutti colori, strette come una bar- tù delle donne isolane. Un edificio del 1786, con un ricata, con tante arcate chiuse a mezzo, come striz- alto portale, è la sede dell’Istituto tecnico nautico zassero un occhio». Simbolo di un raccoglimento Francesco Caracciolo, il più antico d’Europa. cruciale, di una architettura che «è mediterranea e La zona portuale è quella che esprime, anche in rappresenta la propaggine ancora viva, fino a poco termini spettacolari, l’orgoglio procidano. Questo è tempo fa, dell’architettura tardo-romana e bizanti- il teatro della Sagra del Mare che si svolge a fine na. Archi e volte, niente altro che archi e volte, con luglio. Un avvenimento che, al di là degli aspetti lati certe soluzioni di scale esterne che sono amabili ludici, divertenti e sportivi, offre due momenti mol- L’Istituto Nautico visto dal come un complimento». Espressioni emblematiche, to significativi: il lancio a mare della corona di allo- mare a Marina Grande. che fanno da guida lungo i percorsi e gli itinerari ro, e l’elezione della Graziella. La corona, dopo procidani. Dal porto lo sguardo si rivolge alla strut- una messa di suffragio per quanti hanno perso la tura merlata di Palazzo Montefusco, detto della Cate- vita in mare, celebrata nella chiesa dei Marinai, vie- na (era sistemata come barriera mobile all’ingresso, ne lanciata nelle acque del canale di Procida, da una per ostacolare i più indiscreti tra i passanti), già motovedetta della capitaneria di Porto. Graziella è buen retiro per l’estate della famiglia reale. In que- ovviamente la protagonista del capolavoro di st’area, caratterizzata in passato da ricoveri scavati Lamartine, scritto pare in seguito al naufragio pati- nel tufo per ospitarvi le barche in secca, si notano i to nelle acque dell’isola. Lo scrittore si innamora di cantieri navali, segni tangibili delle attività e delle una dolce fanciulla procidana che morirà d’amore vocazioni storiche degli abitanti. Sulla destra, verso alla sua partenza per Parigi. Ma la storia esalta occidente, c’è la spiaggia delle Grotte o della Silu- anche l’amore per l’isola. L’elezione della ragazza, 80 81

ISOLA DI PROCIDA ISOLA DI PROCIDA

Terra Murata.

scelta per bellezza, accessori e acconciatura tra le rappresentanti delle «grancie» (quartieri), simboli- camente erede di quella Graziella ormai mitizzata, vuole perpetuare la dolcezza delle donne procidane

che, per l’occasione, indossano il costume dell’epo- A ca, il vestito alla greca, con ricami d’oro, di cui esi- stono ormai pochi esemplari originali. Folclore e cultura viaggiano insieme anche per gli altri appuntamenti di richiamo, quale il percorso di Procida Portoni Aperti, in agosto con la visita agli androni dei palazzi storici isolani, animati da varie Si entra nel cuore antico delle architetture di Ter- Piazza dei Martiri. ISOLA DI PROCID iniziative artigianali, culturali e musicali. ra Murata, Marina Corricella, Casale Vascello, in un Ci si inoltra nel centro antico, in via Vittorio rincorrersi di panorami incantevoli. Terra Murata è Emanuele II, passando per la chiesa dedicata a san di fatto la rocca procidana, ed è la splendida sintesi Leonardo (fine secolo XVI), che era il patrono degli delle emozioni più avvolgenti, trasformate in pagine schiavi, ovvero degli abitanti dell’isola catturati in indimenticabili di letteratura da Elsa Morante, gran numero durante le invasioni barbaresche. autrice de L’Isola di Arturo. Del resto proprio a lei, va ricordato, all’inizio di settembre, è dedicato il Premio internazionale di Letteratura «Procida Iso- la di Arturo Elsa Morante», nell’ambito di una ker- messe di assoluto interesse. A Terra Murata, dun- que, si trova l’Abazia di san Michele Arcangelo, il patrono dell’isola. E qui ci si rifugiava quando l’iso- S. Michele Arcangelo. la era assalita dai pirati. L’Abazia è l’emblema della storia ed è una pinacoteca ricca di libri e testimo- nianze straordinarie del passato. Risale all’anno Mille, quando ospitò una comunità Benedettina, per essere poi secolarizzata nel XV secolo: subì devastazioni, incendi e saccheggi durante le inva- sioni. Nell’abside c’è una tela di Nicola Russo del 1690 che raffigura l’affondamento della flotta dei barbari grazie all’intervento miracoloso dell’Arcan- gelo protettore, ma tutto il contesto degli ambienti sottostanti, con gli oratori che appartenevano alle varie congreghe, è denso di fascino. Accanto, c’è il Castello d’Avalos, imponente edificio del XVI seco- 84 85 ISOLA DI PROCIDA ISOLA DI PROCIDA

Il Castello d’Avalos. Processione del Venerdì Santo.

lo, conosciuto anche come Palazzo Reale: durante il Terra Murata vengono portati, a braccia, dai giova- regno borbonico fu adibito a residenza del sovrano. ni isolani, i cosiddetti Misteri, ovvero tavole icono- Il re arrivava a Procida, che era un dei tanti siti rea- grafiche rappresentanti gli episodi della vita e della li di caccia, per catturare i fagiani. Nel 1800 il morte del Cristo. Queste tavole sono costruite, di

Castello venne modificato e adibito a Casa Penale. anno in anno, dai ragazzi di Procida nei portoni dei A Il carcere è stato chiuso nel 1986. Al Casale Vascel- palazzi antichi che, così, nel periodo pasquale, lo si arriva da Piazza dei Martiri, dove furono diventano un vero e proprio laboratorio d’artigia- impiccati i patrioti che avevano aderito alla Repub- nato artistico. I Misteri, dopo essere stati preparati, blica Napoletana del 1799, ed è un’ampia corte sono trasferiti a Terra Murata nella notte del giove- completamente cinta dalla schiera di abitazioni su dì santo. Durante la stessa sera ha luogo la Proces- tre livelli. Fu il primo nucleo edilizio edificato ad di sione dei dodici Apostoli incappucciati che visitano

fuori del borgo medievale di Terra Murata, ed è i cosiddetti Sepolcri, allestiti nelle otto parrocchie ISOLA DI PROCID databile intorno alla fine del XVI secolo. procidane. Va sottolineato che questa processione è Dalla Piazza d’Armi nel giorno del venerdì santo organizzata dalla Confraternita dei Bianchi, mentre parte la Processione dei Misteri o del Cristo Mor- quella del venerdì santo è opera della Confraternita to l’evento più avvincente e rappresentativo del dei Turchini. Oltre ai Misteri, nel venerdì santo, vie- profondo legame di Procida alla cultura religiosa. ne portata, sempre a spalla, una statua lignea raffi- Processione del Venerdì Santo. La Processione si svolge all’alba del venerdì. Da gurante il Cristo Morto, opera dello scultore napo- letano Carmine Lantriceni, nel 1724, insieme ad altri simboli funebri. I partecipanti indossano tutti una veste bianca e una mantellina turchina. Un sen- so di grande commozione, alimentato dalle marce della banda cittadina, si insinua tra le migliaia di persone (moltissimi i turisti) assiepate lungo le stra- de per assistere al rito. L’isola è coinvolta completa- mente nella processione alla quale partecipano anche i piccoli in tenera età che, in braccia ai loro papà, con un vestitino nero, ricamato in oro zecchi- no, rappresentano gli angioletti in lutto. La Corricella (dal greco: kora kalè, «il luogo bel- lo»), è uno dei set preferiti dai registi che scelgono Procida per ambientarvi le scene di un film: è un villaggio di pescatori, ma anche un punto d’appro- do per la nautica e, soprattutto, una location per- fetta dell’accoglienza, con i suoi ristoranti e nego- zietti. Le case, tutte aggrappate tra loro, evocano una dimensione presepiale, con vefi (terrazze), sca- 86 87 ISOLA DI PROCIDA ISOLA DI PROCIDA

Chiaiolella

dipartono le discese affiancate da limoneti stupefa- centi. Sulla destra, altrettanto interessanti, ancorché privi dei camminamenti diretti sulla baia della Chiaia, ci sono palazzo Scotti Lachianca detto

anche Mamozio (così come è definito popolarmen- A te il mascherone ornamentale del portone); Para- scandola, Esposito, Figoli, e altri. Dopo la chiesetta di san Vincenzo (1571) c’è un’altra stradina che conduce al lido, la via dei Bagni: più avanti ci sono i Giardini di Elsa, Parco Letterario dedicato a Elsa Morante che qui scrisse il suo romanzo che ha tra-

sformato Procida nell’isola di Arturo. Tra abitazio- ISOLA DI PROCID La Corricella. le e ballatoi comuni. Vi si accede attraverso ampi ni residenziali e altri palazzi (il Manzo è del 1865) si scaloni o strette scalinate come la caratteristica arriva alla chiesa di Sant’Antonio Abate (secolo «Grariata scura», situata a Callìa (altro toponimo di XVII), all’inizio di via Cavour da cui ci si può orien- matrice greca che allude alla bellezza); poi la Gra- tare verso la torre dei De Jorio oppure inoltrarsi dinata larga e la Gradinata del Pennino, la più fre- verso gli spazi fertili, tra campi e vigneti, della loca- quentata, di fronte alla chiesetta di san Rocco (XV lità Starza, fino a percorrere i sentieri che conduco- secolo). In un vortice di strettoie, sono segni viari no a Punta Pioppeto con il suo faro, acceso dal lon- che rappresentano una delle dimensioni della mobi- tano 1849. A ritroso, si possono scoprire ulteriori lità isolana: dai centri, si snodano percorsi e scale scorci di campagna, fino a Punta Cottimo, per giun- che conducono tutte sulla fascia costiera. Alla Cor- gere alla Torre di difesa aragonese, una delle tre fat- ricella, che è un’oasi pedonale, tra i ritmi lenti mari- te costruire nel XVI secolo dal viceré di Napoli don nareschi e le visioni monumentali e paesaggistiche, Pietro da Toledo. con l’eco dei pescatori che lavorano le reti, si resta Attraversando ancora vigneti e frutteti si giunge abbagliati da una luce naturale davvero unica, spe- al culmine della collina da dove si gode il panorama ciale. dell’insenatura del Pozzo Vecchio (uno dei crateri Da via san Rocco, per Callia, si giunge alla via antichi), con la spiaggetta detta ora «Spiaggia del Marcello Scotti, erudito e sacerdote che fu vittima Postino», dopo le scene girate nel film di Massimo della reazione borbonica del 1799. Il contesto, Troisi, sovrastata dal piccolo cimitero, e chiusa a quindi, da via Vittorio Emanuele a Piazza Olmo, è sud da Punta Serra, oltre la quale si distende il lito- formato sulla sinistra da palazzi con bellissimi cor- rale di Ciraccio. Questo si conclude con una stri- tili interni e giardini, insediamenti dei notabili di scia, una lingua di terra che lega l’isola al promon- epoca settecentesca e degli inizi dell’Ottocento, torio di Santa Margherita che fa da sfondo al borgo quali Minichini, Romeo, Miramare o Scotto di della Chiaiolella. Ed è da qui che si «salta» sull’iso- Pagliara, e altri che dominano il mare e la spiaggia lotto di Vivara (o Vivaro) risorsa ambientale, cultu- della Chiaia, verso la quale - da un belvedere - si rale e turistica di valenza internazionale che, dal 88 89 ISOLA DI PROCIDA ISOLA DI PROCIDA

Il porto turistico della Chiaiolella.

ospiti hanno acquistato per trasferirsi d’estate. Dal- la marina ci si può addentrare in via Simone Schia- no dove c’è villa Chiaiozza, fatta costruire nell’im- mediato dopoguerra dal console inglese M. Went-

worty Gurney in stile neoclassico; oppure di nuovo A verso il cuore di Procida alla ricerca di ulteriori sor- prese, percorrendo via Giovanni da Procida e i sen- tieri alternativi, in un gioco di ricerca che può ave- re come punto di riferimento Piazza Olmo. Si arri- va alla zona delle «parùle», terreni un tempo palu- dosi irrigati con l’impiego di caratteristiche norie, che estraevano l’acqua dai pozzi artesiani. Così, da ISOLA DI PROCID via monsignor Dom. Scotto Pagliara, si giunge alla L’isolotto di Vivara . 1956, è attaccata a Procida grazie a un piccolo pon- chiesa di sant’Antonio di Padova fondata nel 1635 te, costruito dalla Cassa del Mezzogiorno per soste- da Scipione e Giacomo Cacciuttolo, poi per via IV nere le tubazioni dell’acquedotto che fornisce l’ac- Novembre fino alla punta di Pizzàco, qua potabile all’isola d’Ischia, proveniente dalla dove sulla via Raia sorgente continentale del Serino. Per accogliere c’è la casa dove abi- degnamente la principessa Maria Josè, moglie di re tò Cesare Brandi, Umberto di Savoia, era stata invece costruita una che è stata pure scala di accesso, che in origine era un canalone. Con L’isolotto di Vivara e il identificata come ponte d’accesso dal 34 ettari di superficie, tre chilometri di sviluppo l’abitazione della promontorio di Santa costiero, Vivara con la sua macchia fittissima di flo- Margherita. Graziella di Lamar- ra e fauna protetta, è stata istituita quale Riserva tine. Dallo spiazzo Naturale dello Stato, ed è un vero e proprio labora- della chiesa si va torio della Natura. Vi sono stati censiti 800 biotopi avanti fino a una floristici, mentre sono alcune centinaia le specie di tappa d’obbligo, il uccelli di passo e stanziali, in un ambito archeologi- maestoso palazzo co importante, visto che vi sono reperti micenei Guarracino già scoperti nella zona di Punta D’Alaca e nel prospi- casino di caccia dei ciente braccio di mare del golfo del Genito. Borbone: costruito Alla Chiaiolella, da decenni marina turistica del- su due piani, con l’isola, con un porticciolo altamente attrezzato per interni che presentano stucchi ed elementi decora- il diportismo nautico (non mancano alberghi e tivi piuttosto raffinati, domina la Cala del Carbonio ristoranti), lungo la salita verso Punta Solchiaro, si in località Centane, con il suo belvedere sula mare trovano ancora piccole case di pescatori che molti sud-occidentale. 90 91 Gusto j ISOLA DI PROCIDA

vviamente il pesce, in tutte le opzioni, LIMONE AL PIATTO meglio se «povero» (ovvero la saporitissima Si tritano l’aglio, la men- «mazzamma», il pesce minuto di paranza), j O ta e il peperoncino, e si ma comunque per tutti i gusti, e per tutte le tasche, versano in un piatto, è il piatto che eccelle in una cucina semplice, sem- dove, insieme ai limoni A pre accompagnata da vinelli locali, bianchi e rossi sbucciati e tagliati a pez- (Aglianico in prevalenza), tuttora prodotti in ver- zi, c’è una piccola quanti- sione domestica e familiare. A Procida ci sono una tà d’acqua. Si condisce con olio e sale. In molti non conoscono questa zuppa, ma è decina di pescherecci che, ogni giorno, scaricano una vera bandiera gastronomica, profumatissima e colorata nell’isola diversi quintali di pescato: alici, polpi e dell’isola di Procida. pregiatissime mazzancolle, orate, spigole, frutti di ISOLA DI PROCID mare, crostacei e moltissime altre tipologie e varie- ni e con un alpedo molto spesso), che sintetizza la tà. Il ricettario è molto variegato, ed evoca curiose bontà fenomenale degli agrumi locali, ai quali si tradizioni. In tempi di miseria, quando non ci si inneggia anche con la produzione di liquori e di un poteva permettere neppure l’acquisto dei pescetti ottimo limoncello. La carne non manca, ed è più modesti, fu inventato un piatto emblematico, il soprattutto quella del pollame ruspante e del coni- «pesce fjiuto», ovvero una zuppa di pesce dalla glio, che si prepara nel giorno di quale il pesce «fugge» dalla pentola: aglio, prezze- festa. Gli ortaggi e le verdure molo, pomodorino, olio, e tanto peperoncino che si delle famose «parùle» trovano mettono a bollire e poi si versano sul pane raffermo. una sintesi ideale nella «bobba», Quasi a dire: «acqua calda con desiderio di pesce!». una minestra a base di melanza- Altra ricetta tipica è il limone al piatto, conosciuta ne, zucchine, patate, zucchetta come «insalata di limone» che in realtà è una zuppa del prete e basilico. Ma le ver- preparata con i limoni procidani (grossi come melo- dure finiscono anche nell’im- bottitura delle pizze, come quel- la di scarole e carciofi. Proprio i C’è un “frutto” del mare, non troppo conosciuto, che - proprio per la sua definizione - carciofi sono a dir poco eccezio- sembra piuttosto un prodotto della terra. È la carnummola: non somiglia affatto a una nali, e rappresentano il cibo del- cozza o a una vongola, è conosciuta come “limone di mare” o “uovo di mare”, ha però la forma di un grosso tartufo nero, e vive aggrappato alle rocce sommerse, anche lungo la quaresima e della settimana le coste procidane. Le carnummole sono ricche di acido fenico e di potassio e, per que- santa. In parallelo la parmigiana sto, sono considerate un leggendario e potentissimo afrodisiaco. I pescatori di solito le di melanzane tocca livelli di mangiano appena pescate, aperte, con l’aggiunta di qualche goccia di limone. Ma a Pro- assoluta squisitezza. Tra i dolci, cida è diffusa una ricetta che le abbina alla pasta. Si possono fare macerare per due gior- caratteristica (anche se d’impor- ni nel frigo condite con aglio, prezzemolo, menta, peperoncino, olio e sale: il tutto deve tazione) di Procida è la cosid- essere pestato, possibilmente nel “murtieddu”, il mortaio. Poi, a freddo, si mescola con detta «Lingua», preparata con la gli spaghetti. pasta sfoglia e la crema.

92 93 ISOLA DI PROCIDA Shopping Orecchini realizzati con l’uncinetto.

l gigantesco limone di Procida, acquistato sul carrettino dell’ambulante, è il souvenir più gra- Idevole. Non mancano i laboratori di ceramica, e quelli dove si lavorano le pietre dure policrome. Ma

l’isola nel suo insieme esprime non pochi tesoretti A dell’artigianato. Alcuni dei quali vantano un radica- mento profondo nella cultura locale, come i segni delicati dei merletti e dei ricami attraversano i qua- li si identificavano i corredi delle spose: sono sem- pre conservati gelosamente nei mobili a cassettoni, e racchiudono la memoria di una tradizione sempre

più rara. Del resto ogni ricamo ha una storia e ISOLA DI PROCID riproduce una «appartenenza» irrinunciabile. In genere, poi, ci sono le tecniche della maglia e del- l’uncinetto che sono ancora oggi molto diffuse, dopo essere state utilizzate a lungo per la produzio- ne di capi d’abbigliamento e di biancheria per la casa. In particolare c’è usa l’uncinetto per realizza- re orecchini di vari di modelli e molteplici colori,

con filo e cotoni pregiati, impreziositi da accurate applicazioni di bigiotteria: oggetti originali, la cui fama ha trovato ampio spazio su magazine e riviste specializzate. Una forma d’arte che si collega in qualche modo anche a quella dell’intreccio delle reti, evidente nelle velocissime pratiche quotidiane dei pescatori, ed al lavoro dei vimini e della paglia, nelle zone di campagna. Ma sull’isola c’è anche una produzione vasta e varia, di ceramica dai colori solari e marini dell’arancio, del blu e del giallo: taz- ze, bicchieri, mestoli, piatti, brocche. E ci son o arti- giani che preparano complementi d’arredo tra lam- padari e vasi, orologi e piatti di sicuro effetto, por- taombrelli, portacandele, orologi, piatti murali, e poi centrotavola, cesti e borse intrecciate, bambole di porcellana e così via.

94 95 Finito di stampare nel mese di maggio 2010 per conto della Massa Editore s.r.l. - Napoli