La rassegna stampa diOblique settembre 2012

Per gentile concessione della casa editrice 66thand2nd, pubblichiamo un estratto del romanzo di Florent Couao-Zotti Non sta al porco dire che l'ovile è sporco

© 66thand2nd 2012 – vietata la riproduzione

Da una parte, i binari, due parallele di ferro che si occhi di colui che capeggiava la folla – un vecchiet- univano per poi perdersi nel paesaggio umido di to non più alto di un orcio per l’acqua –, sperando Cococodji, il quartiere-giungla di Godomey; dall’al- che la rabbia che le circondava, la bramosia omicida tra, i tetti delle case e i cantieri – lamiere arrugginite, che avevano istigato, potesse dissolversi. Ma quelle tegole, cemento – che salivano come ombre dentel- persone indossavano maschere dure e irremovibi- late e irregolari, alternandosi alle scompigliate cime li, i lineamenti contratti da spasmi nervosi che, di degli alberi. tanto in tanto, gli solcavano i volti. Continuavano Al centro, una ventina di uomini e donne armati di a puntargli addosso le torce, le cui luci vive, sovrap- machete e coltelli, minacciosi e determinati, i volti ponendosi, enfatizzavano i loro gesti e ogni minima che trasudavano odio. espressione. Non parlavano, non si muovevano, aspettavano solo Lo yovo non credeva ai suoi occhi e men che meno un segno o un ordine per dare libero sfogo alle loro al suo braccio. pulsioni e gettarsi sui tre individui attorno ai quali Proprio lui, così temuto e rispettato, stava per fare la avevano formato un cerchio compatto. fi ne di un pollo allo spiedo? Proprio lui, che allun- Tre individui. Un uomo e due donne. gava alla polizia mazzette da centinaia di milioni, L’uomo, a quanto pare, aveva due particolarità: era doveva fi nire arrostito? E da chi, poi? Una masnada yovo e monco. Gli occhi vitrei, il respiro rotto dalla di parassiti, di bana-bana pigri e rognosi, che non corsa, i vestiti laceri e insanguinati, sembrava rie- esitavano a ricorrere all’estorsione pur di spillare merso da una tomba con tutto lo schifo del caso. quattrini ai cittadini onesti! Uno zombie uscito fresco fresco dalla terra, il suo Eppure nella fuga era riuscito a seminare tutti gli in- ossame barcollante e gli stracci al posto dei vestiti, seguitori, li aveva messi fuori gioco uno dopo l’altro: avrebbe senz’altro sortito lo stesso eff etto. sbirri, gendarmi, un detective privato e qualche altro Accanto a lui, le due donne. Due gioiellini da bor- imbecille. Aveva fatto mangiare la polvere a tutto dello. Due sbocconcellatrici di verghe. Due star. quel po’ po’ di gente per farsi riacciuff are? Nate, a quanto pare, per darsi al miglior off erente e Si abbassò e impugnò la pistola. Gli restava ancora appagare le voglie e i pruriti maschili. qualche pallottola. Supponendo di sparare e ucci- Sui loro volti, tumefatti e lacerati dai graff , il panico dere sempre al primo colpo, quanti ne avrebbe fatti e la supplica. Mendicavano un briciolo di pietà negli secchi? Quattro, cinque? E poi?

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1 110/10/20120/10/2012 111:56:591:56:59 Florent Couao-Zotti Non sta al porco dire che l’ovile è sporco Traduzione dal francese di Claudia Ortenzi 66thand2nd, b-polar pp. 176 – euro 15

Cotonou, Benin, un’interminabile notte di pioggia. Il corpo di Saadath, bellissima squillo di lusso, viene ritro- vato senza vita e orribilmente mutilato. Sulla scena del crimine accorrono il commissario Santos e l’ispettore Kakanakou, incaricati delle indagini. In cima alla lista dei sospetti c’è Smaïn, noto uomo d’aff ari libanese stabi- litosi in Benin, che fa parte di una rete internazionale di traffi canti di droga e gode di importanti protezioni po- litiche. L’inchiesta conduce a una valigetta piena di cocaina purissima che Saadath aveva incautamente rubato, e che la sua amica Sylvana, detta «la Tigre», vorrebbe scambiare con un bel po’ di denaro. La caccia all’assassino – e alla valigetta – da parte di Santos e Kakanakou è complicata dalla presenza di una terza prostituta, Rockya, e di un investigatore privato che ha più di un conto in sospeso con l’ispettore Kakanakou, sullo sfondo di una delle più grandi metropoli africane abitata da una popolazione in continuo confl itto tra la tradizione e il richiamo irresistibile di denaro e progresso. Tra colpi di scena e inseguimenti, tra baraccopoli e strade allagate di una città corrotta e caotica, Couao-Zotti dà vita a una galleria di personaggi a tratti caricaturali – nella tradizione del noir classico come della più recente letteratura pulp –, contaminando la sua scrittura dotta con espressioni gergali beninesi, perché, come lui stesso dichiara, «lo scrittore è un produttore di emozioni che il suo ambiente gli ha comunicato». Couao-Zotti, nel solco di Manchette, Izzo e McCall Smith, rappresenta il formidabile antidoto al freddo thriller scandinavo.

Giornalista, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore, Florent Couao-Zotti è nato nel 1964 nella Repubblica del Benin. Laureato in Lettere moderne, si è formato come operatore culturale a Kinshasa (Congo) e An- goulême (Francia). Ha scritto oltre venti opere tra romanzi, raccolte di racconti e testi teatrali, tra cui Un enfant dans la guerre, vincitore nel 1996 del premio Acct, e Poulet-bicyclette et Cie (Gallimard). Nel 1997 ha vinto il Premier Prix de l’Union Européenne con il racconto Ci-gît ma passion, confl uito poi nella raccolta L’Homme dit fou et la mauvaise foi des hommes, uscita nel 2000 per Le Serpent à Plumes, che ha pubblicato anche Notre pain de chaque nuit (1998) e Non sta al porco dire che l’ovile è sporco, vincitore a Ginevra nel 2010 dell’importante premio Ahmadou Kourouma conferito per la prima volta a un polar.

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 Raccolta di articoli pubblicati da quotidiani e periodici nazionali tra il primo e il 30 settembre 2012. Impaginazione a cura di Oblique Studio

– Anais Ginori, «Gallimard su Millet: “Ha il diritto di esprimersi”» la Repubblica, primo settembre 2012 5 – David Lodge, «La letteratura torna al futuro» Il Sole 24 Ore, 2 settembre 2012 6 – Antonio D’Orrico, «Romanzi, le pagelle dell’attesa» Corriere della Sera, 2 settembre 2012 8 – Antonio Gnoli, «Hermann Hesse. Io, Siddharta» la Repubblica, 3 settembre 2012 10 – Maurizio Bono, «Se l’altra Italia vince al Campiello» la Repubblica, 3 settembre 2012 13 – Giacomo Sartori, «La mia agente letteraria» Nazione indiana, 6 settembre 2012 14 – Francesco Erbani, «Libri al potere» la Repubblica, 6 settembre 2012 18 – Antonella Fiori, «Piccoli librai crescono» l’Espresso, 7 settembre 2012 20 – Edoardo Vigna, «Come divento milionario raccontando le vite degli altri» Sette, 7 settembre 2012 23 – Stefano Gallerani, «Lui sospende lo spettacolo» Alias del manifesto, 9 settembre 2012 29 – Walter Siti, «Il caso Henry Miller» la Repubblica, 9 settembre 2012 31 – Ida Bozzi, «I nipotini di Giordano» Corriere della Sera, 9 settembre 2012 35

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 «Il nostro lavoro non è solo consigliare ma sconsigliare» Gérard Collard, libraio

– Romana Petri, «Il primo libro (non) cambia la vita» La Lettura del Corriere della Sera, 9 settembre 2012 37 – Luca Doninelli, «Berto, un talento immenso anche nell’autodistruggersi» il Giornale, 12 settembre 2012 40 – Tim Neshitov, «Ragıp Zarakolu, in difesa dei libri» Internazionale, 14 settembre 2012 42 – Antonio Prudenzano, «Libri, se l’editor si mette in proprio…» Aff ari italiani, 14 settembre 2012 45 – Paolo Mastrolilli, «Zadie Smith. Se un estraneo di notte bussa alla tua porta» La Stampa, 16 settembre 2012 47 – Antonio Prudenzano, «Legge Levi, tempo di bilanci» Aff ari italiani, 18 settembre 2012 49 – Simone Barillari, «Glauco Felici, scrittore segreto» il manifesto, 21 settembre 2012 51 – Philip Roth, «Cara Wikipedia, mi hai deluso» Internazionale, 21 settembre 2012 52 – Gabriele Pedullà, «Eduardo Galeano: “Il mio viaggio a zig zag nella storia del mondo”» Pubblico, 23 settembre 2012 56 – Cristina Taglietti, «Spegnete sms e tablet. I ragazzi non sanno leggere» Corriere della Sera, 23 settembre 2012 58 – Paolo Di Paolo, «Giovani scrittori e marketing editoriale» Corriere della Sera, 25 settembre 2012 61 – Raff aello Masci, «Si temeva il diluvio, c’è stato un acquazzone» La Stampa, 26 settembre 2012 62 – Lila Azam Zanganeh, «Quando nasce un editore» la Repubblica, 26 settembre 2012 63 – Bernando Valli, «Benvenuti nel vero romanzo» la Repubblica, 27 settembre 2012 66 – Emanuela Audisio, «Agassi, la racchetta dello scrittore» la Repubblica, 28 settembre 2012 69 – Emmanuel Carrère, «Così è nato A sangue freddo, capolavoro della docu-fi ction» la Repubblica, 30 settembre 2012 71

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 Gallimard su Millet: «Ha diritto di esprimersi» Anais Ginori, la Repubblica, primo settembre 2012

Dopo un silenzio che molti autori ritenevano in- sul titolo: «Sono stato ingenuo, pensavo che se ne co- comprensibile, Antoine Gallimard ha deciso di gliesse l’ironia». L’editor, 59 anni, è stato sopranno- prendere posizione nella polemica che coinvolge minato «fabbrica dei Goncourt» dopo aver lavorato Richard Millet, editor della prestigiosa maison e con alcuni degli autori che hanno vinto il massimo autore del controverso pamphlet Elogio letterario di premio letterario francese, Jonathan Littell e Alexis Anders Breivik. Il libello di Millet, secondo Galli- Jenni. Secondo gli Inrockuptibles, l’autore de Le Be- mard, appartiene alla sfera della libertà di espres- nevole avrebbe da tempo scelto di non lavorare più sione e non incide sul lungo e profi cuo rapporto di con Millet proprio a causa delle sue idee politiche. lavoro con la casa editrice. «È sempre stato un editor Jenni, che ha avuto il Goncourt l’anno scorso, è stato di qualità e attento. Con noi non ha mai avuto ce- invece più conciliante. «Mi fa pensare a Céline», ha dimenti di alcun tipo», ha ricordato l’editore che è osservato l’autore di L’arte francese della guerra ricor- ancora in vacanza e incontrerà Millet lunedì, al suo dando l’incoerenza tra il talento letterario e le opinio- ritorno a Parigi. Nel ribadire la sua fi ducia al proprio ni antisemite. Finora le reazioni sono state unanime- collaboratore, Gallimard ha comunque preso le di- mente critiche con Millet. Il Nouvel Observateur ha stanze dai contenuti del pamphlet, nel quale si parla sottolineato la pericolosità ideologica del pamphlet, tra l’altro di «perfezione formale» dell’attentatore mentre Le Monde lo ha liquidato come un inaccet- norvegese che ha ucciso 77 persone oltre un anno fa. tabile tentativo di conquistare un po’ di notorietà. «Non condivido assolutamente la sua analisi,» ha «Un testo fascista», secondo gli Inrockuptibles. Nel spiegato l’editore «una sorta di ciarpame intellettua- 2008 Gallimard aveva scelto di non avere più Millet le fi nalizzato a lanciare una crociata contro il mul- tra i suoi autori, dopo aver pubblicato un altro suo ticulturalismo». La dichiarazione di Gallimard arri- discusso pamphlet, L’Opprobre. Ora l’editore spera di va dopo giorni di accesa polemica intorno al libro, chiudere la polemica con una difesa di principio più diff uso a metà agosto dall’editore Pierre-Guillaume che nel merito. de Roux. Molti autori della maison, da a Annie Ernaux, avevano chiesto l’estromis- sione dell’editor. «Sono scioccato dalle sue opinioni ma ha il diritto di esprimersi», ha replicato Galli- mard per poi aggiungere: «Il suo statuto di editor diventerebbe incompatibile solo se le sue opinioni Il breve commento del patron interferissero nel suo lavoro con noi». che dopodomani incontrerà il suo editor Millet fa anche parte del comitato di lettura che svolge la selezione dei manoscritti da pubblicare. «Le sue convinzioni ideologiche non hanno mai pe- sato sulle segnalazioni letterarie», ha chiosato l’erede della maison fondata un secolo fa e che ha appena avuto il via libera all’acquisto di Flammarion da par- te dell’autorità per la concorrenza. Nonostante le violente critiche di cui è stato oggetto, Millet non ha mai arretrato. Ha fatto solo autocritica

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 La letteratura torna al futuro

Considerarla in antitesi con la scienza non ha senso: l’una e l’altra offrono insostituibili chiavi di conoscenza. Che a volte profi cuamente convergono, come in Wells, o oggi in McEwan o Powers. E nell’autore di questo testo

David Lodge, Il Sole 24 Ore, 2 settembre 2012

Da bambino non provavo alcuna curiosità per le tipo di istruzione superiore alla formazione scientifi ca scienze naturali e la scuola secondaria non fece niente fondata sui criteri utilitaristici di Snow. Per quanto per farmi superare quella mia indiff erenza. La biolo- la mia stessa formazione mi schierasse dalla parte di gia, che invece avrebbe potuto interessarmi, non era Leavis, ricordo di aver percepito con un certo imba- contemplata fra le materie scolastiche, la fi sica e la razzo che Snow aveva ragione nel dire che i laureati chimica erano insegnate male e ben presto le la sciai in lettere come me erano degli analfabeti dal punto di stare per seguire un percorso di studi che, matematica vista scientifi co. Tuttavia dovette passare ancora un a parte, verteva esclusivamente su materie «artistiche» bel pezzo prima che io facessi qualcosa a riguardo. (oggi non sarebbe potuto succedere, i miei nipoti Fino a metà degli anni Novanta io davo per sconta- hanno ricevuto un’impostazione immaginativa nello to il fenomeno della coscienza umana, problematico studio delle scienze sin dalle elementari). All’univer- solo per i diversi modi in cui poteva essere rappre- sità studiai lingua e letteratura inglese e quel che im- sentato nella letteratura, ed ero solo vagamente con- parai non mi diede mai ragione di preoccuparmi della sapevole della questione mente-corpo nella storia mia ignoranza scientifi ca. Gran parte del massimi della fi losofi a. Poi scoprii che da qualche tempo la scrittori che leggevo dell’Ottocento e del Novecen- coscienza era diventata oggetto di studio e discus- to erano indiff erenti, se non apertamente ostili, alla sione in tante, sva riate discipline scientifi che fra le scienza e alla tecnologia. quali la zoologia, la neuroscienza, la biologia evo- Nel 1959, l’anno in cui conclusi il mio dottorato, lutiva, la fi sica quantistica, l’intelligenza artifi ciale e scoppiò in Inghilterra un famoso dibattito scatena- la psicologia cognitiva. A me interessava la sfi da che to da una conferenza di Charles Percy Snow, esperto buona parte della nuova scrittura scientifi ca sulla scientifi co governativo e rispettato romanziere, dal coscienza di autori quali Da niel Dennett (Coscien- titolo Le due culture e la rivoluzione scientifi ca (stam- za. Che cosa è, Laterza, 2009) e Francis Crick (La pata nel 1959 con il titolo Th e Two Cultures and the Scienza e l’anima. Un’ipotesi sulla co scienza, Rizzoli, Scientifi c Revolution e tradotta in italiano da Feltri- 1994) rappresentava per i concetti umanistici e re- nelli nel 1964 con il titolo Le due culture, ndt), nella ligiosi del sé individuale su cui si basa gran parte quale egli deplorava l’ignoranza scientifi ca dimostra- della grande letteratura mondiale. Crick so steneva ta dall’élite politica e intellettuale inglese che aveva che «proprio “Tu”, con le tue gioie e i tuoi dolo ri, i perlopiù una formazione umanistica. Snow venne tuoi ricordi e le tue ambizioni, il tuo senso di identi- attaccato dal critico letterario inglese più in vista del tà personale e il tuo libero arbitrio, in realtà non sia momento, Frank Raymond Leavis dell’Università di al tro che la risultante del comportamento di una Cambridge, il quale sosteneva che essendo centrato miriade di cellule nervose e delle molecole in esse sui valori umani, lo studio della letteratura off risse un contenu te». (La Scienza e l’anima, trad. di I. Blunn,

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

pag. 17). Dennett aff ermava che l’autocoscienza è Oggi questo principio viene generalmente accet- un’illusione pro dotta da un cervello fi sico che opera tato e non sorprende trovare romanzieri contem- come un computer parallelo. In queste posizioni io poranei come Ian McEwan e l’americano Richard vedo un’analogia con il declassamento della creati- Powers che attingono con cognizione di causa alla vità propria a ogni sin golo autore operato da parte sfera scientifi ca per il tema e la retorica delle loro della teoria letteraria post strutturalista, rispetto alla storie. Un raro esem pio di scrittore che lo faceva più quale non mi sono mai senti to a mio agio. Comin- di cent’anni or sono è H.G. Wells. A diff erenza di ciai a mettere in cantiere un ro manzo che parlava quasi tutti gli autori inglesi di quel periodo, Wells di una scrittrice e di un docente di intelligenza ar- studiò scienze all’università ed ebbe la grande for- tifi ciale che, pur essendo in disaccordo sulla natura tuna di avere come insegnante Th o mas Huxley, il della coscienza e sul modo migliore per descriverla, grande discepolo di Charles Darwin; Wells fece un cominciano a provare una certa attrazio ne l’uno per uso creativo di quelle lezioni nei suoi pio nieristici l’altra. Il libro uscì nel 2001 con il titolo Pensieri, romanzi di fantascienza quali La macchina del tem- pensieri. Tempo dopo presi spunto dalle ricerche po, La guerra dei mondi e L’isola del dottor Moreau . fatte con questo romanzo per scrivere un lungo ar- Egli aveva colto la raggelante verità secondo la quale ticolo sul tema della «Coscienza e il romanzo» che l’evoluzione non garantisce all’umanità un progres- poi diventò il titolo di un saggio. so infi nito e che potremmo facilmente cadere in un Fu una fortuna per me che gli ultimi decenni fossero declino terminale a causa della nostra stessa follia stati signifi cativi in termini di quantità e qualità di autodistruttiva o di qualche catastrofe inaspetta- libri scritti da scienziati per il lettore comune, e non ta che tra scende il nostro controllo. Con il tempo solo nel campo degli studi cognitivi. A diff erenza di sarebbe diven tato più fi ducioso di poter risolvere i molti teorici letterari, autori come Richard Dawkins problemi del mon do attraverso l’applicazione della sembrano davvero intenzionati a illuminare i lettori scienza e scrisse libri di ogni genere – favole utopi- più che a intimorirli con il loro linguaggio astruso. E stiche, romanzi polemici sulla vita contemporanea scoprii anche che non tutti gli emeriti scienziati che e saggi – per perorare la causa, fi nché la Seconda avevano scritto sulla coscienza erano materialisti così guerra mondiale non lo fece ri piombare in una vi- estremi come Crick e Dennett. Il neurobiologo An- sione pessimistica sul futuro della civiltà. Nono- tonio Damasio, per esempio, riconosce che «qualco- stante il successo dei suoi primi libri e il sostegno di sa di simile al senso di sé esiste eff ettivamente nella molti fra i più grandi scrittori dell’epoca, negli anni mente umana normale mentre è in atto il processo Venti la sua opera aveva perso i favori dei letterati e di conoscenza». (Antonio R. Damasio, Emozione e il suo nome non fi gurava tra gli autori che studiava- coscienza, trad. di S. Frediani, p. 231, Adelphi, 2000) mo al corso di Letteratura moderna della Lon don e il neuroscienziato, premio Nobel per la medicina, University nei primi anni Cinquanta. Al momen- Gerald Edelman aff erma che le leggi formulate dal- to, tuttavia, c’è un certo ritorno di interesse nei suoi la scienza «non potranno mai descrivere l’esperien- confronti e spero che il mio romanzo biografi co su za nella sua totalità, o rimpiazzare la storia. […] Gli di lui, A Man of Parts, possa incrementarlo. Wells eventi sono caratterizzati da una densità che nessuna scrisse troppo, troppo in fretta (diverse centinaia di descrizione scientifi ca può rendere» (Gerald M. Edel- libri e innumerevoli articoli) ed era tanto promiscuo man, Sulla materia della mente, trad. di S. Frediani, p. nel perseguire le proprie idee quanto lo era nella vita 252, Adelphi, 1993). Ecco perché poesia e narrativa privata, ma resta una specie di genio e i suoi libri sono un tipo di conoscenza valido, pur essendo frutto migliori rispecchiano con grande attualità le nostre dell’invenzione – ricreano la densità dell’esperienza. odierne paure, specialmente la sua consapevolezza Snow e Lewis stavano discutendo di una falsa antite- che la Terra è un pianeta molto piccolo, vulnerabile, si: scienza e letteratura non sono in competizione fra con un ecosistema molto fragile, in un universo va- loro, ma sono complementari. sto e inospitale.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 7 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 Romanzi, le pagelle dell’attesa

Giordano, Faletti, Cappelli: chi sbancherà l’autunno?

Antonio D’Orrico, La Lettura del Corriere della Sera, 2 settembre 2012

C’era una volta l’Applausometro, una meraviglia È stato annunciato in questi giorni che Roberto della scienza e della tecnica che misurava l’intensità Saviano pubblicherà il suo prossimo libro non più degli applausi nelle gare canore degli show televisivi. con Mondadori ma con Feltrinelli. La data non è Vinceva chi faceva registrare l’indice più alto. Ispi- ancora stata stabilita (si parla del 2013) e così il ti- randomi a quella geniale invenzione, ho costruito un tolo e anche il tema. Ma solo a sentire il nome di apparecchietto simile e l’ho chiamato Attesometro. Saviano, l’Attesometro schizza a 1.000 e si mette a Serve a misurare le aspettative dei lettori riguardo tremare come se stesse per esplodere. Procedo con alle novità librarie della stagione autunno-inverno. urgenza a una taratura immettendo elementi a sfa- Cosa ci riserverà il futuro? vore di Saviano. La sua colleganza con Fabio Fazio, Ecco il primo dei romanzi in uscita. L’Attesometro ad esempio. La macchinetta è come se entrasse in schizza subito a 1.000, il massimo. Si tratta, infat- ebollizione, sbuff a e ulula. Allarmato butto dentro ti, del romanzo più atteso di tutti, Il corpo umano, il il nome di Luciana Littizzetto (per associazione nuovo (e secondo) libro di Paolo Giordano a cin- automatica con Fabio Fazio), certo che il nuovo que anni dal clamoroso debutto con La solitudine dei dato raff redderà gli entusiasmi dell’apparecchio. Ma numeri primi. Sul nuovo Giordano trapelano scarne l’Attesometro è come impazzito e sembra che stia notizie. Parla dei soldati italiani in Afghanistan, di per andare in orbita. Mi sa che questa macchinetta un tenente medico con uno scheletro nell’armadio è da buttare. Poi capisco che lo strumento fa one- della sua giovinezza. Come tutti gli strumenti di stamente il suo lavoro e non ha colpa se gli italiani fresca invenzione, l’Attesometro ha bisogno di un hanno certe aspettative invece che altre (quelle che periodo di collaudo. Procedo a un’operazione di piacerebbero a me). Sto eff ettuando un esperimento taratura. Metto nell’apparecchio un po’ di zavorra. scientifi co e non devo farmi infl uenzare da preferen- Sono gli elementi che potrebbero giocare a sfavore ze o idiosincrasie personali. L’Attesometro ha rea- del nuovo Giordano. Per esempio il titolo. Tanto zioni da italiano medio, da lettore normale. Quindi del successo del primo libro fu dovuto alla sugge- Fazio e Littizzetto lo mandano in fi brillazione. stione di un titolo come La solitudine dei numeri pri- Sottopongo all’apparecchio Miele, il nuovo Ian mi. Il corpo umano ha molto meno appeal. Procedo McEwan. La macchina segna un punteggio di a un’ulteriore taratura. Il tema delle guerre recenti 1.000 per questa storia (anche spionistica oltre che combattute dagli italiani: su qualcosa di simile si è d’amore) ambientata negli anni Settanta, con una esercitata, nel suo ultimo romanzo, Melania Maz- protagonista femminile della quale già si dice un zucco. Particolare che non depone a favore di Gior- sacco di bene. Da Einaudi, editore di McEwan, mi dano. Procedo, dopo aver immesso i nuovi dati, a hanno detto che Miele è anche un pretesto per un un’altra misurazione. Il risultato questa volta è 800. ritratto di quell’epoca che resta tra le più complesse

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 8 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

e diffi cili da interpretare. Pare che lo scrittore ci sia ta di (Mondadori), storia di Arno riuscito benissimo e non stento a crederlo. Il mio Cange, violoncellista alla Scala. Per verifi care se Attesometro personale segnerebbe almeno 2.000 l’Attesometro è guasto, gli propongo un titolo, Da per McEwan, ma mi ritengo comunque soddisfatto. quando a ora, e un autore, Giorgio Faletti, le uniche Con colpevole ritardo, ho scoperto la grazia e la gen- cose che so della sorpresa di novembre di Einaudi tilezza narrativa di Marco Malvaldi (e il suo fi nissi- Stile libero. La macchina schizza a 1.000. Poi mi dà mo senso dell’umorismo). Sottopongo al responso zero per Questa gente è la mia gente (titolo provviso- dell’Attesometro il suo nuovo romanzo, Come i fumi rio, Rizzoli) di Ivan Scalfarotto, vicepresidente Pd, confusi (titolo provvisorio, Sellerio), le avventure nel che citando Nanni Moretti dichiara di avere scritto Chianti di due nuovi personaggi: un medico e un il libro per scoprire se quelli del suo partito sono «in carabiniere. L’Attesometro dice 950. Do un calcio grado di tirarla, questa palombella rossa, e di vincere all’apparecchio per vedere se la lancetta sale anco- questa partita» (poi dice che uno si butta a destra). ra. L’aiutino aiuta e la lancetta segna 1.000, come E mi dà 1.000 per Le prime pagine della Gazzetta è giusto. dello sport (Rizzoli, più che un libro un monumento) Lascio lavorare l’Attesometro. 150 per Stefano Benni e ancora 1.000 per Il manoscritto di Stephen Gre- con Di tutte le ricchezze (Feltrinelli), dove appare un enblatt (Rizzoli), premio Pulitzer 2012, l’avventu- cane fi losofeggiante di nome Ombra. 700 per Erri De rosa storia del ritrovamento, nel 1417, dell’ultima Luca con La doppia vita dei numeri (Feltrinelli), titolo copia del De rerum natura di Lucrezio. Questo At- vetero-giordaniano per una «commedia quasi edoar- tesometro comincia a capirne di libri. diana» (leggo nella scheda dell’editore) su una partita L’ultimo test è per Romanzo irresistibile della mia vita a tombola, una sera di Natale, tra fratello e sorella con vera raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari convocazione dall’aldilà dei genitori defunti. C’è un sviluppi di Gaetano Cappelli (Marsilio), il racconto personaggio, la domestica, che si chiama Italia. Non di un giovane nato per essere il nuovo Arturo Bene- amo particolarmente Erri De Luca (esageratamente detti Michelangeli e della sua storia d’amore alla Jay ieratico), però questa trama mi attira e mi scopro a Gatsby. Qui l’Attesometro sale spasmodicamente e, fare un po’ il tifo per lui. Tombola! alla fi ne, si disintegra. Signifi ca che sarà quello di 500 per Di che cosa parliamo quando parliamo di Anne Cappelli, come promette il titolo, il romanzo irresi- Frank, titolo spudoratamente carveriano dei racconti stibile della prossima stagione? di Nathan Englander (molto lodati da Philip Roth, per cui arrotondo subito a 800 il responso). 500 per Il tempo è un dio breve di Mariapia Veladiano (già seconda allo Strega e riproposta da Einaudi Stile li- «Poi l’Attesometro spara uno zero. bero), risultato con il quale l’Attesometro mi riporta Si deve essere rotto. Riprovo. alla realtà ricordandomi che la questione editoriale è Ancora zero. Il libro è ”L’acustica perfetta“ una questione quasi esclusivamente femminile (nel di Daria Bignardi (Mondadori), storia di senso delle lettrici). 500 per una curiosità come Lo Arno Cange, violoncellista alla Scala» spacciatore di carne di Giuliano Sangiorgi, l’esordio narrativo del leader dei Negramaro, una storia di sangue, follia d’amore e macelleria di sicura origina- lità. 800 per I re del mondo di Don Winslow (sempre Stile libero), rievocazione della California anni Set- tanta (ancora loro!) e del suo sogno di libertà mentre si profi la l’ombra del narcotraffi co. Poi l’Attesometro spara uno zero. Si deve essere rot- to. Riprovo. Ancora zero. Il libro è L’acustica perfet-

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 9 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 Hermann Hesse. Io, Siddharta

A novant’anni dall’uscita del romanzo-leggenda che ha mosso generazioni di giovani a cercare «la verità oltre la dottrina», le confessioni inedite dell’uomo che non voleva essere un guru

Antonio Gnoli, la Repubblica, 3 settembre 2012

Sono trascorsi novant’anni dalla pubblicazione di lettere, a brani di diario e ad altri contributi – in ap- Siddhartha. Il piccolo romanzo – che Hermann pendice a una nuova edizione di Siddhartha, in usci- Hesse iniziò a scrivere nell’inverno del 1919 – na- ta il 5 set tembre da Adelphi (nella bella traduzione sceva anche come reazione alla guerra e alle sue de- di Massimo Mila). vastazioni. Da tempo nella sua mente si era aff accia- Completare il libro non fu semplice. Una seve- ta l’idea che l’Europa fosse una civiltà al tramonto. rissima crisi ne aveva inaridito la vena narra tiva. La Qualche anno prima lo scrittore aveva compiuto un moglie malata di mente e chiusa in un manicomio, viaggio in India che ebbe il sapore dell’iniziazione la povertà sempre più in sidiosa, la separazione dai e dell’allontanamento dall’Europa: «Io la fuggivo fi gli contribuirono ad accrescere la precarietà dello e quasi la odiavo, l’Europa, con il suo gusto pac- scrittore. Ci vollero più di due anni perché Hesse chiano, con il suo frastuono da fi era di paese, con portasse a compi mento la sua «leggenda indiana». la sua inquietudine senza respiro, con la sua rozza E quando, nel 1922, il romanzo uscì, l’accoglien- e stolida smania di godere», scrisse in un saggio che za non fu esaltante. Co municò a Romain Rolland ora vede la luce – insieme a una piccola raccolta di la delusione per gli amici più stretti che taceva no

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1010 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

e aggiunse che dalla critica sui giornali non aveva false. Anzi. Ma egli misterio samente sapeva di do- udito «altro fi nora se non espressioni di rispettoso ver continuare il viaggio, «non per cercare un’altra im barazzo». Si può capire la reazione sfavorevole a e migliore dottrina, perché non ve ne è alcuna, ma un libro insolito che, con gli occhi di un europeo, per abbandonare tutte le dottrine e tutti i maestri raccontava l’India attraverso l’India. e raggiunge re da solo la mia meta o morire», disse Da tempo abbiamo appreso che esistono libri nati Siddhartha. per segnare la stagione di una vita. Che irrorano con La verità, spiega Hesse, non è il frutto di una dot- le proprie semplici trame l’immaginazione di un’e- trina che un maestro trasmette all’allievo, non è un tà non ancora adulta né formata. Le loro pagine si sapere codifi cato e appreso. Ma una predispo sizione vivono con tanta più intensità quanto più è forte il dell’animo, uno sguardo libe ro e smarrito rivolto al disagio di chi si aggrappa ad esse come a un oggetto proprio interno. È ciò che Siddhartha, anche in que- di culto e di salvezza. Siddhartha avrebbe egregia- sto diversamente da Govinda, in tuisce. Egli sa che il mente svolto il compito di traghettare anime incerte viaggio è più importante della meta e che perdersi, in mondi avvolti nel sogno orientale. Col tempo, o deviare dalla retta strada, è altrettanto necessario infatti, quel rac conto – dai toni a volte favolistici e del ritrovarsi. L’incon tro con Kamala, la prostituta lievemente ammonitori – avrebbe guadagnato alla di cui si innamora, e il successo che gli arride negli propria causa letteraria decine di milioni di lettori. aff ari trascinano, apparentemente, Siddhartha in un Dov’era il suo fascino? gorgo di bru tali sensazioni. In realtà, anche il più Hesse scrisse una storia senza pre tese speculati- ignobile dei comportamenti fa parte di un disegno ve. Chiunque avesse letto della vita di Siddhartha misterioso: «Aveva do vuto scendere nel mondo, per- avrebbe colto la determinazione con cui il gio vane dersi nel piacere e nel potere, nelle donne e nell’oro, fi glio di un bramino cercava la propria strada sen- aveva dovuto diventare un mercante, un giocatore za compromessi. L’inquieto Siddhartha desiderava di dadi, un beone e un avaro, fi nché il sacerdote e il un’iniziazione alla vita e alla verità. In principio vo- samana in lui fossero morti». leva diventare un samana , un asceta le cui pratiche Hesse ci mostra le tappe di un risveglio e la via per mistiche lo avrebbero aiutato a spersonalizza re il raggiungere la saggezza. Che non è comunicabile, né proprio essere, a creare quel vuo to interiore, con- trasmissibile. Ad essa si approda nell’alternanza del dizione necessaria per assumere ogni nuova forma dolore e del piacere, della caduta e della rinascita, che il mondo gli off riva: quella di un airone o di uno sciacallo, della pietra o del le gno, della fame o della sete. «Molto apprese Siddhartha dai samana, molte «Hesse ci mostra le tappe di un risveglio e vie imparò a percorrere per uscire dal proprio Io», la via per raggiungere la saggezza. Che non scrive Hesse. Ma al giovane, dotato di grande in- è comunicabile, né trasmissibile. Ad essa si telligenza e sensibilità, non bastava l’in segnamento approda nel l’alternanza del dolore e del piacere, delle arti dei samana. A quel tempo un’altra fi gura si della caduta e della rinascita, del samsara e del aggirava e faceva proseliti: era quella del Buddha. E nirvana, dell’illusione e della verità» quando Siddhartha lo in contrò lo riconobbe subito: «Lo vide, un ometto semplice, in cotta gialla, che camminava tranquillo con la sua ciotola in mano per le elemosine». Siddhartha – diversamente dall’ami- del samsara e del nirvana, dell’illusione e della verità: co Govinda – non volle tuttavia convertirsi alle idee «Di ogni verità anche il contrario è vero», sentenzia del nuovo mae stro. E per quanto ne ammirasse la Siddhartha. E la verità non è il frutto di una dottrina, calma e la forza, e ne apprezzasse la dottrina com- per quanto nobile possa essere, come quella insegnata passionevole, qualcosa gli impediva di abbracciarne dal Buddha. La verità – che gli indica con il proprio la fede. Non che le parole del Buddha suo nassero esempio il barcaiolo Vasudeva – era l’accordo della

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1111 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 propria voce con la voce del fi ume. Con l’acqua che della Beat Generation e di qualche gradevole canzo- lo compone. E questa non è un principio, non è un ne. Le paro le che Siddhartha aveva loro insegnato concetto ma una pura superfi cie sulla quale si rifl ette – come cura contro le nevrosi, l’alienazione, l’ag- la mente di Siddhartha. La verità che egli cerca non gressività – non c’erano negli altri libri. Quel sin- è il logos occidentale: è la fl uida pienezza della mente cero en tusiasmo raramente fu sfi orato dal dubbio che il fi ume ha riempito. che una civiltà per quanto la si possa amare è pur Fu il messaggio che oscuramente milioni di lettori sempre distante, diffi cile da penetrare e refrattaria carpirono al libro. Dopo il Nobel, vinto nel 1946, ai facili entusiasmi. Sorprendentemente l’eretico e i riconoscimenti di Th omas Mann, Stefan Zweig, Siddhartha divenne la più addolcita realizzazione Hugo Ball (bilanciati dalle sferzanti critiche di del «superuomo» nicciano: con lui rivivevano la Gottfried Benn), Hesse divenne suo malgrado un morte e la rinascita di tutti i valori. Credo che guru, una fonte di illuminazione spirituale, il testi- qui risieda il più suggestivo segreto del successo: mone di una saggezza vissuta con sincerità. Fu così insegnare la trasgressione e la sottomissione. Far che Siddhartha fi nì nello zaino di quei ragazzi che ne- convivere la devianza e la norma. Accettare la vita gli anni Sessanta intrapresero il loro viaggio di cono- cambiandone il senso. A ben guardare, Siddhar- scenza a Oriente. Una moda che dilagò dall’America tha fu il pri mo di una infi nita serie di libri «peda- all’Europa: complici la musica, le droghe, e una vaga gogici» destinati a prendersi cura delle nostre ani- adesione al misticismo. Carovane di giovani partiro- me. Anche se l’India, signora mia, oggi non è più no alla scoperta dell’India con la benedizione dei poeti quella di una volta.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1212 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 Se l’altra Italia vince al Campiello Maurizio Bono, la Repubblica, 3 settembre 2012

Carmine Abate, il vincitore con un distacco a sorpresa di stagione nella percezione dei suoi protagonisti è an- di 40 punti, è così contento che dalla giostra del Cam- che e soprattutto questo: un sollievo perché i libri «nor- piello, dieci incontri d’estate da Cortina d’Ampezzo mali», che fanno letteratura e con mix diversi mettono a Punta Ala passando per Milano, Roma e Venezia in scena un’Italia povera di lavoro e ricca di storia (ca- fi no alla fi nale alla Fenice, non vorrebbe scendere più. labrese come quella della valle degli albanesi di Abate, «Un’esperienza straordinaria, condividere con gli altri sarda come in Fois, insanguinata e incarcerata come in scrittori gli incontri con la gente e trovare tanta iden- Melandri), vengono presi sul serio, almeno dal varietà tifi cazione con la storia della mia famiglia contadina con canzoni da seconda serata presentato da Bruno Ve- degli Arcuri di La collina del vento, che vuole essere un spa, e poi sul mercato si vedrà. In questa festa Carmine ritratto di speranza e fi ducia nella difesa della terra e Abate, 58 anni, che al nono libro ha messo a punto dei propri valori, contro le prepotenze e gli interessi». una scrittura precisa e suggestiva, fa premio con un li- E con lui brinda Mondadori, che bissa lo Strega di Pi- bro voluto come un omaggio alla parola dei padri e alla perno con un romanzo, quello di Abate, fi nora sulle 20 memoria: «Nella mia saga di una famiglia che attaccata mila copie dichiarate ma dall’inizio dell’anno mai nella alla sua collina resiste ai latifondisti durante il fascismo, vetrina dei più venduti. «A parte un po’ di dispiacere a una mafi a che vuole farci un villaggio turistico, oggi a per la non vittoria», è comunque soddisfatta anche la un impianto di pale eoliche che la sfi gurerebbe, ho vo- «medaglia d’argento» , che partiva luto raccontare una speranza. In questo, anche se parlo ex equo nel voto della giuria dei letterati con la sua sto- del passato, di misteri e segreti, perfi no di archeologia ria di terrorismo anni Settanta, di carcere e d’amore Più e non mi sono trattenuto neppure da qualche scena alto del mare e non recrimina «sul gusto personale di erotica, mi sento uno scrittore del presente. Per dirla una platea ampia di lettori che ho trovato ben più ap- con una frase di Canetti che cito spesso, lo scrittore passionata ai libri e alle storie di quello che si potrebbe dev’essere “custode delle nostre metamorfosi”, capace pensare, in questi tempi di crisi dell’editoria». E – nelle di dire ciò che siamo diventati». Nel suo caso, come ha dichiarazioni uffi ciali – non c’è tensione neppure in casa sottolineato presentandolo in tv Jas Gawronski, «senza Mondadori-Einaudi, per il terzo posto al Campiello puntare alla denuncia, ma solo al racconto». Condivide con la severa e immaginifi ca saga nuorese Nel tempo di la sottolineatura? «Del tutto, se vuol dire che non è un mezzo di , che dopo aver travasato voti libro politico, ma l’opera di un semplice aff abulatore, su Piperno al premio romano si poteva sospettare pun- che suggerisce rifl essioni credo serie, ma in una trama tasse più in alto. Fois è cristallino: «Ogni premio ha la avvincente». E così, oltre che con la crisi, il Campiello sua logica, e la mia doppia partecipazione è stato un si sintonizza anche con la stagione del sospetto per la felice dispositivo messo in campo da Einaudi, che ha politica dichiarata. A Melandri, che invece parlava di avuto ottimo esito. Il Campiello, organizzazione for- anni di piombo, resta un solo rimpianto: «Mi spiace midabile, paga già con l’ingresso in cinquina, e se devo di non aver vinto perché avevo preparato una dedi- essere onesto la classifi ca della giuria popolare mi pare ca bellissima. Posso dirla ora? “A mio padre, da poco uno specchio abbastanza preciso del lettore italiano. Il scomparso, e a tutti i parenti dei detenuti di tutte le car- terzo posto me lo sento giusto». Cinquantamila copie ceri italiane”». Molto politica, appunto. Infi ne, quella fi nora vendute secondo l’editore convalidano l’atto di di Fois «ai miei compagni che sono sottoterra ma non apparente modestia. Alla fi ne dell’estate del libro, mo- sono morti». Che in tv Vespa aveva subito assorbito vimentata dalle Cinquanta sfumature, l’ultimo premio chiedendo per i minatori del Sulcis «un bell’applauso».

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1313 110/10/20120/10/2012 111:57:071:57:07 La mia agente letteraria Giacomo Sartori, Nazione indiana, 6 settembre 2012

Ieri pomeriggio ho ricevuto una mail della mia hanno sete di reiterate conferme, e anche lì ci sono agente letteraria. Fa sempre piacere trovare una le persone per bene, quelli che hanno diamanti da mail dalla propria agente. O almeno fa piacere a uno mostrare e li mostrano. A modo loro, scrivendo. come me, che nel cosiddetto mondo dell’editoria ha Pochi, pochissimi, ma ci sono. Insomma, sto di vendemmiato suo malgrado non poche ruggini. nuovo perdendomi per strada: in allegato alla mail Come dire, è segno che le cose avanzano, o che co- dell’agente c’era il resoconto delle vendite del mio munque qualcosa bolle in pentola. Quando è calma ultimo romanzo. Qualcosa dentro di me ha deciso piatta l’agente non ti scrive, puoi stare sicuro. Scrive di cominciare da quello. Checché se ne dica fa sem- ai suoi pupilli, gli scrittori che vendono bene, e a pre bene imbattersi in una riprova nero su bianco te nemmeno ci pensa. O anche li chiama personal- di un minimo senso – qualcuno preferirebbe forse mente, i suoi preziosi pezzi da novanta, e sta tre ore chiamarlo riconoscimento, o dose minima di grati- al telefono con ciascuno di loro, magari anche solo fi cazione – dei propri sforzi letterari, mi sono det- sguazzando nelle indiscrezioni della cosiddetta re- to. Si ha un bel ripetere che si scrive per sé stessi, e pubblica delle lettere, quei meschini pettegolezzi, che si scriverebbe anche se non si avessero lettori, per non chiamarle maldicenze, che sono il prezze- in realtà l’atto di scrivere è uno struggente appello, molo delle cucine in cui si sfornano i libri. Per quan- una supplica. L’invocazione di un agonizzante, un to ho avuto modo di vedere nove volte su dieci gli lancinante urlo di dolore. I manzoniani venticinque agenti letterari adorano i pettegolezzi, proprio come lettori sono solo bassa propaganda, la maschera da i commercialisti, che proprio nella perversa curiosità fraticello indossata dalla montagna di orgoglio alli- per le fragilità più umane, per non dire più basse, gnante nell’autore, lo sanno tutti. Ho aperto quindi dei loro clienti, sembrano trovare un contrappeso il documento allegato al messaggio, e prima ancora all’aridità delle cifre che maneggiano tutto il san- che me ne rendessi conto i miei occhi si sono tuf- to giorno. Ma non è questo quello che volevo dire. fati come avvoltoi verso la riga delle copie vendute. I Quello che intendevo chiarire è che quando l’agente miei occhi hanno vacillato, increduli della cifra che ti cerca, ti cerca lui, dopo un sacco di tempo che non mettevano a fuoco: centosessantasette. I miei occhi lo senti, vuol dire che una casa editrice è interessata hanno verifi cato se dopo le tre misere cifre seguisse all’ultimo tuo manoscritto, o si profi la una tradu- per caso qualche zero che si leggeva male, ma anche zione in un qualche paese straniero. Una di quelle a strizzare come limoni i muscoli degli zigomi non traduzioni che proprio non ti aspettavi, e come per c’era nessun zero: centosessantasette e basta. Cen- miracolo si materializza sotto forma di un numero tosessantasette è un numero bassissimo. O meglio, con tre zeri nella colonna dei crediti del tuo estratto ridicolo. Meglio ancora, off ensivo. O anche tragico. conto. Questo è il ragionamento che ha fatto il mio Ho respirato a fondo, dicendomi che certo i miei cervello rettiliano. Un po’alla volta anche in queste occhi avevano preso un abbaglio. Come tante per- cose ci si fa un’esperienza, come in tutte le altre. sone che passano la vita a leggere e a scrivere non è Non è che le faccende letterarie siano poi così diver- che ci veda poi così bene. Ho cinque paia di occhia- se dalle altre, per esempio il mio lavoro scientifi co. li, ognuno adeguato a un preciso spettro di condi- Anche lì ci sono gli sgomitatori, i millantatori spe- zioni e di esigenze, tanto che ogni volta che vado cializzati nel vendere fumo, gli stronzi fatti e fi niti, dall’oculista ci metto mezz’ora a spiegargli perché le vedettes che si credono meglio di tutti gli altri, e ne ho appunto cinque paia. Per gli oculisti con-

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1414 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

temporanei si dovrebbe però avere un solo paio di percorso letterario, s’era accasato solo centosessan- occhiali, quelle lenti che fanno tutto, e già quando tasette miserissime volte. Io a dire la verità non mi ne hai due paia cominciano a sospirare. Se ne hai ero mai domandato quante copie fossero state smer- tre aggrottano le sopracciglia. Con cinque ti trat- ciate, ma presupponevo molte di più. Come dire, tano come se fossi pazzo da legare: la calibrazione una cifra non stratosferica ma degna. empirica eff ettuata da un essere libero di pensare Per esempio appunto millecentoquarantanove. Cer- contraddice di netto tutta la loro dottrina, fa a pugni to i miei romanzi precedenti non avevano mai sba- con le loro infl essibili credenze. Per questo nelle mie ragliato, però nel loro piccolo si erano difesi bene. spiegazioni oftalmiche fi nisco sempre per ingarbu- Ma a quanto pare questa volta le copie acquistate gliarmi: quando ti fi ssano come se fossi pazzo fi ni- erano centosessantasette, e nemmeno una di più. Il sci per sentirti un po’ pazzo tu stesso. Una volta mi mio cervello a questo punto ha avuto uno scatto di sono perfi no messo a litigare, con una oculistina che orgoglio, si è concentrato come una micidiale arma pensava di sapere tutto. Per farla breve, diffi dando dei di precisione su quello sbifi do Copie vendute tramite miei occhi ho preso in mano la situazione in prima distributori e privatamente. Sicuro che avrebbe stana- persona, intenzionato a dipanare l’equivoco che mi to l’indizio ben nascosto ma inequivocabile suscetti- aveva inculcato quel funesto spavento. Ho aff ronta- bile di ribaltare la situazione, traendoci d’impiccio. to di nuovo il resoconto della casa editrice, questa Io sono un tipo che di fronte alle diffi coltà tende volta sotto la vigile supervisione del mio cervello. La a demoralizzarsi, per non dire a deprimersi, se non dizione precisa, il mio cervello abituato alle analisi addirittura a imboccare i vertiginosi sentieri della approfondite e ai complessi enigmi scientifi ci sapeva paranoia, e quindi il mio cervello molto spesso si ri- che per fare le cose bene bisognava cominciare da lì, solve a indossare i panni del crocerossino. Calcando era Copie vendute tramite distributori e privatamente. sugli aspetti positivi mi fa capire che non c’è ragione Il mio medesimo cervello ha poi vegliato che scor- per vedere tutto in nero, a suon di analisi inconfu- rendo verso destra i miei occhi non slittassero di una tabili mi convince a perseverare. Insomma, memore riga, come può sempre capitare anche agli occhi più delle esperienze passate il mio cervello si aspettava allenati. Contro ogni aspettativa la cifra continuava a di tirarmi per l’ennesima volta fuori dalle peste, e io essere centosessantasette. Ancora centosessantasette. stesso speravo tanto che lo facesse. Non mi restava Sempre quel maledetto centosessantasette. Abbina- del resto altra soluzione. E invece senza volerlo que- to, non c’era possibilità di sbagliarsi, a quel Copie vendute tramite distributori e privatamente. Più sotto, accanto alla frase un po’criptica Giacenza nostro ma- gazzino e distributore, c’era una cifra che suonava in «Il grande romanzo che mi aveva preso per qualche modo come una conferma: millecentoqua- anni, per il quale avevo dato l’anima, e che rantanove. Millecentoquarantanove è un numero consideravo fondamentale nel mio cosiddetto degno di ogni rispetto, accettabilissimo: peccato che percorso letterario, s’era accasato solo avesse pensato bene di schierarsi nel campo avverso. centosessantasette miserissime volte» Se millecentoquarantanove esemplari restavano a ammuffi re in magazzino, sommando le copie per la stampa e tutto il briciolame delle altre voci, le copie vendute dovevano essere davvero pochissime: i conti sta volta il mio cervellaccio ha aggravato ancora di più tornavano. Era ineluttabile, le copie vendute del mio le cose, come quei soccorritori maldestri che fanno romanzo erano eff ettivamente centosessantasette. sprofondare ancora di più nel pozzo scuro e umido il Solo centosessantasette. Il grande romanzo che mi derelitto bimbo gemente, allontanando ancora di più aveva preso per anni, per il quale avevo dato l’anima, la speranza di tirarlo fuori vivo. Quel privatamente e che consideravo fondamentale nel mio cosiddetto del Copie vendute tramite distributori e privatamente,

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1515 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 ha arguito il mio petulante cervello, includeva senza tuto essere interessate, per non dire avrebbero potu- ombra di dubbio anche le copie che avevo comprato to entusiasmarsi. Avevo passato settimane a trovare io. Quindi la cifra andava rivista al ribasso. E di mol- i contatti, a cercare di attivarli, a tastare il terreno, to: questa volta avevo acquistato davvero tante copie. a carpire assensi, a mandare pacchetti. Il libro aveva Avevo deciso di fare le cose in grande. Mi ero detto al centro una vicenda storica, e quindi avevo stana- che per me questo era un libro importante, per non to molti storici. Mi ero presentato, avevo riassunto dire capitale, e quindi era assurdo lesinare sui mezzi in maniera sobria ma accattivante la vicenda, avevo chiesto se per caso erano interessati a dargli un’oc- chiata. Specifi cando naturalmente che non si impe- «Naturalmente l’uffi cio stampa della casa gnavano a nulla: se avessero visto che non era nelle editrice avrebbe fatto il suo lavoro, ma ormai loro corde avrebbero potuto buttarlo dalla fi nestra, o li conoscevo gli uffi ci stampa, presi per il collo anche da un aereo in volo, o sotto il piede di un mo- dall’esorbitante numero di libri che devono bile traballante, dove volevano loro. Ci tenevo a non sostenere, e animati dallo stesso entusiasmo, apparire insistente, e quindi calcavo sempre molto specie quando l’autore non è tanto noto, di un su questo punto, inventavo sempre nuovi mezzi di operaio che sgobba a una catena di montaggio» distruzione del mio libro. Se c’è una cosa che vo- glio evitare è proprio assillare gli storici. Molti non mi hanno nemmeno risposto, alcuni invece si sono che mi sarebbero serviti per promuoverlo. Natural- mostrati disponibili. Tra gli altri uno storico molto mente l’uffi cio stampa della casa editrice avrebbe famoso, con il quale avevo scambiato diverse cordia- fatto il suo lavoro, ma ormai li conoscevo gli uffi ci li mail. Fatta qualche sporadica eccezione nessuno stampa, presi per il collo dall’esorbitante numero di aveva poi letto il romanzo, nonostante trattasse di libri che devono sostenere, e animati dallo stesso en- un grande personaggio storico che nessuno scrittore tusiasmo, specie quando l’autore non è tanto noto, aveva mai osato tirare in ballo, e a dispetto dei miei di un operaio che sgobba a una catena di montaggio: più o meno patetici tentativi di rilanciare la cosa: questa volta dovevo impegnarmi di persona. Certo non avevo avuto quasi nessun riscontro. Nemmeno non avevo tanti contatti, anzi ne avevo proprio po- dallo storico molto famoso che si era mostrato tanto chini, perché ero sempre stato molto isolato, questo gentile e alla mano. Tutta fatica inutile. Tentativi nessuno avrebbe potuto negarlo, ma in fondo qual- privi di senso, macchiati da quella stessa indegnità cuno lo conoscevo, qualche pista potevo provare a di una madre che si prostituisce per nutrire i suoi fi - batterla. Per il romanzo precedente avevo adotta- gli. Queste cose però le penso adesso, quello che ca- to la strategia opposta, e dalla casa editrice, che era pivo mentre guardavo i conteggi della casa editrice, un’altra – ogni volta mi epurano e devo ricominciare e che appunto aggrava ulteriormente la situazione, altrove – ne avevo comprati pochissimi. Nemmeno rendendola luttuosa, è che alle centosessantasette a certi amici intimi, lo avevo dato, il romanzo pre- copie dovevo sottrarre le molte che avevo comprato cedente, e qualcuno se l’era legata al dito. Questo io. Il che era come sottrarre il mangiare a chi non invece lo avevo distribuito in giro come si lanciano ha niente da mangiare. Lì per lì ero troppo confuso in aria i coriandoli, senza pensare alle fatture che per ricordarmi esattamente quanti esemplari mi ero mi sarebbero arrivate da pagare, e che anzi puntual- fatto mandare al prezzo di favore stipulato dal con- mente arrivavano (se c’è un’attività nella quale le tratto, ma dovevano essere almeno un’ottantina, se case editrici si mostrano sempre molto effi cienti è non di più. Quindi le copie vendute in libreria scen- proprio questo). Ma soprattutto, a parte i conoscenti devano, al meglio, a ottantasette. Nemmeno cento. per così dire privati, lo avevo mandato o fatto avere Nemmeno novanta. Comprendendo naturalmente a un sacco di persone che secondo me avrebbero po- anche le librerie online. Tutti quegli sforzi durati

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1616 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

anni, quelle ricerche, quelle letture, quelle cattedrali mio cervello non mi diceva più niente, non pensa- mentali, quelle abissali rifl essioni, quell’accanimen- va più niente: era anche lui spezzato, annientato, to sulla lingua, quelle infi nite revisioni, quelle inter- esattamente come me. È in questo stato di spirito minabili limature fi nali, quelle battaglie con l’ottuso che mi sono ricordato del messaggio dell’agente, editor della casa editrice, e poi appunto quelle mail, che non avevo ancora letto. Certo qualche frase di quelle telefonate, quell’attenzione a giornalisti insi- conforto mi tirerà su un po’ il morale, mi sono det- pienti, quelle interviste radiofoniche con conduttori to. Le cose sono andate come sono andate, ma il che non avevano letto il testo, quel vano darsi da tuo romanzo è magnifi co, mi aspettavo di leggere. fare, quell’umiliarsi – perché di questo si trattava, di L’importante è che tu non ti demoralizzi, perché umiliazione – per spacciare non venticinque copie, il nonostante tutto sei davvero bravo, molto più in che nella disdetta avrebbe pur sempre rappresentato gamba di tanti nomi che sono sulla bocca di tutti. un traguardo onorevole, ma ottanta. Perfi no la ten- Verrà il momento in cui i tuoi testi verranno ap- zone con il famoso critico che sosteneva che il mio prezzati, puoi starne certo. O insomma qualcosa libro fosse scritto malissimo, e non vedeva che pro- del genere. E invece l’agente mi comunicava che nel prio nel discostamento da quella che lui considerava corso degli ultimi mesi aveva rifl ettuto sul nostro una bella scrittura erano annidati i segreti più pre- rapporto di lavoro, testuali parole, e le pareva che ziosi del testo, prendeva una luce sinistra, alla luce in fondo questo non si fosse rivelato molto soddi- di quel benedetto centosessantasette. Ero proprio sfacente per nessuna delle due parti, testuali parole. abbattuto, non posso negarlo. Io sono una persona Pertanto le pareva più corretto che la nostra colla- che si scoraggia facilmente, l’ho già detto, ma que- borazione, parole testuali, cessasse a partire da quel sto non era uno dei soliti inghippi che la mia indole giorno stesso, cioè ieri. Mi ringraziava per la fi ducia saturnina ingigantisce e ingrigisce a suo piacimento: che le avevo accordato in quel periodo e mi faceva, era una vera e propria mazzata a tradimento. Una testuali parole, i suoi più sinceri auguri. Quindi da cannonata sparata nelle spalle, un colpo mortale. Il oggi sono anche senza agente.

«Tutti quegli sforzi durati anni, quelle ricerche, quelle letture, quelle cattedrali mentali, quelle abissali rifl essioni, quell’accanimento sulla lingua, quelle infi nite revisioni, quelle interminabili limature fi nali, quelle battaglie con l’ottuso editor della casa editrice, e poi appunto quelle mail, quelle telefonate, quell’attenzione a giornalisti insipienti, quelle interviste radiofoniche con conduttori che non avevano letto il testo, quel vano darsi da fare, quell’umiliarsi – perché di questo si trattava, di umiliazione – per spacciare non venticinque copie, il che nella disdetta avrebbe pur sempre rappresentato un traguardo onorevole, ma ottanta»

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1717 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 Libri al potere

A Mantova Sergio Dogliani spiega gli Idea Store che hanno rivoluzionato l’approccio agli scaffali. «Letture con caffè, asili e design. Così ho aperto le biblioteche inglesi»

Francesco Erbani, la Repubblica, 6 settembre 2012

Come molti italiani che arrivavano a Londra, an- lavorano manager e impiegati con stipendi anche che Sergio Dogliani cominciò lavorando in un ri- molto alti. «Nel 1998 il Comune di Londra avviò storante e imparando lì l’inglese. Era il 1984. To- un’inchiesta», inizia a raccontare Dogliani, che do- rinese, venticinque anni, studi interrotti, Dogliani menica sarà al Festivaletteratura di Mantova, in- era un gran lettore e, lasciato il ristorante, prese a sieme a Nicola Labanca. «Si voleva capire perché a insegnare italiano agli adulti. Poi diventò direttore Tower Hamlets alcune biblioteche non funziona- dei corsi di italiano in un college. E quindi, sem- vano ed erano prossime a chiudere. Fu preparato pre come professore della nostra lingua, approdò a un questionario per chiedere agli abitanti che cosa Idea Store. Di cui ora è direttore (la qualifi ca pre- volevano che contenesse una biblioteca». E qua- cisa è Deputy Head). In qualche modo questo suo li furono le risposte? «Vogliamo più libri, più in- percorso irregolare, sostenuto da uno sconfi nato ternet, allora agli esordi, orari più lunghi. Ma una amore per i libri e per tutto quello che trasmetto- questione prevaleva sulle altre: la biblioteca doveva no, è dentro la fi losofi a di Idea Store, che a Londra essere in un luogo accessibile, anzi di passaggio per è il pilastro di un welfare culturale che non conosce andare al lavoro, per fare la spesa. Vicino a un mer- crisi e che anzi alla crisi replica innovando, inven- cato rionale o a una stazione della metropolitana. tando e attirando sempre più persone. Doveva appartenere a una routine». Idea Store è una biblioteca. Soprattutto, ma non solo. Ospita un caff è, un asilo nido, corsi di for- Ed è su questo che ci si è concentrati? mazione, corsi di lingua, di yoga, di danza, di po- Sì. È stato affi dato l’incarico a ottimi studi di archi- esia, gruppi di lettura, mostre d’arte, dj mixing, tettura, il Bisset Adams e quello del ghanese David club anziani. Garantisce accesso libero a internet e, Adjaye, i quali hanno tradotto questi concetti. Una tramite internet, molti disoccupati hanno trovato biblioteca va messa in un luogo frequentato dalle un lavoro collegandosi da Idea Store. A Londra ci persone. Sono bellissime quelle ospitate in un pa- sono quattro Idea Store, un quinto aprirà a maggio lazzo storico, che ha accessibilità limitata. Ma sono prossimo, tutti a Tower Hamlets, uno dei 32 co- biblioteche di conservazione. Idea Store deve acco- muni della capitale inglese, 235 mila abitanti, metà gliere lettori e farli incontrare. dei quali bianchi, il resto del Bangladesh, e poi somali, cinesi, vietnamiti… Tower Hamlets è al La parola «store» non allude a qualcosa di commerciale? quarto posto nella graduatoria inglese del disagio Sì, ma è un gioco linguistico. Noi non facciamo sociale. I disoccupati sono il 22 per cento, i semi- profi tti. Il design è quello di un grande magazzino, analfabeti il 26. D’altro canto, nella stessa zona, le pareti sono trasparenti, i pannelli colorati, invi- a Canary Wharf, c’è un centro direzionale dove tanti. I pavimenti lucidi. Le sale non somigliano a

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1818 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

un uffi cio. I libri sono a disposizione negli scaff ali. Altrove, però, i tagli sono mortifi canti. Molte bibliote- Non appendiamo cartelli di divieto. I lettori pos- che sono costrette a ridurre l’acquisto di libri o addirit- sono anche portare da bere o da mangiare e perfi no tura chiudono. usare, moderatamente, il cellulare. Lo so ed è terribile. Ma le dico questo. Tempo fa mi hanno chiesto di aderire a una campagna per salvare È un’iniziativa pubblica? biblioteche che spariscono perché poco frequentate. Tutta pubblica. L’investimento iniziale è stato di Non ho fi rmato. 30 milioni di sterline, 10 dei quali del Comune, 20 stanziati dal governo centrale. Attualmente il bud- Lei lascerebbe morire una biblioteca? get è di 8 milioni l’anno, dai quali vanno sottratti 2 Se in una biblioteca calano i lettori, bisogna capirne milioni di incassi. il motivo. Non ci si può difendere dall’aggressione dei governi che riducono i fondi arroccandosi a tu- Nel mondo, in Italia più che altrove, si taglia. Da voi tela di formule che non funzionano. La cultura si niente? salva con le idee, cercando di approfondire perché ci I fi nanziamenti non sono mai calati, nonostante Idea si allontana da essa e provando soluzioni innovative. Store fosse nata con i laburisti al governo centrale e I bibliotecari non devono stare dietro un bancone in quello di Londra. L’attuale ministro conservatore aspettando il lettore, devono andargli incontro. E ci sostiene apertamente. Per il prossimo Idea Store inoltre i libri stanno dentro un sistema di mediazio- sono stati destinati 4 milioni di sterline. ne culturale più complesso. Non ci si può scandaliz- zare se insieme a essi noi pratichiamo corsi di con- Chi frequenta Idea Store? tabilità, di ceramica o di design. Inoltre sono corsi La composizione sociale e anagrafi ca corrisponde a pagamento, che servono a fi nanziare la biblioteca. a quelle del quartiere. Nel 1998 a Tower Hamlets frequentavano le biblioteche il 18 per cento degli Ma spesso le biblioteche riducono gli orari per mancanza abitanti, poco più di 500 mila visite l’anno. In tut- di fondi. ta la Gran Bretagna la media era del 50. Ora noi È vero. Noi siamo aperti 71 ore la settimana, anche abbiamo oltre 2 milioni di visite. E ci frequenta il il sabato e la domenica. Per quattro giorni dalle 9 56 per cento della popolazione. Mentre in tutta la alle 21. Se si vuole garantire un buon servizio non Gran Bretagna si è scesi sotto il 50 per cento. Siamo si può fare un orario di uffi cio. Bisogna sfruttare il riusciti a rimuovere le barriere che escludevano dalla weekend e la sera. Nella piccola biblioteca di Casier, lettura gran parte degli abitanti di Tower Hamlets. vicino a Treviso, possono restare aperti solo 23 ore Tenga conto che chi viene dal Bangladesh o dalla la settimana, ma il giovedì si può entrare fi no a tardi: Somalia non sa che cosa sia una biblioteca pubblica, pur nella ristrettezza, hanno inventato un sistema una biblioteca di lettura. La biblioteca, per loro, è che attrae lettori. un luogo accademico. È possibile portare Idea Store in Italia? Mentre la vostra è un luogo aperto, dove si impara a A Monza partecipo alla costruzione di una nuo- cucinare o a ballare la salsa. va biblioteca insieme allo studio londinese Bisset Molti miei colleghi, anche in Italia, storcono il Adams. Un po’ di Idea Store viene anche in Italia. naso. Ma non ce n’è motivo. E la prova è che noi Trovo comunque molto interesse, ma altrettanto mi non riduciamo i servizi: i prestiti sono cresciuti del imbatto in amministratori pubblici che hanno il cul- 30 per cento, in tutta la Gran Bretagna sono calati to del grande evento. Alcuni direttori di biblioteche del 2. ci guardano con sospetto, sono avvinghiati all’idea che esse siano come un qualunque servizio pubblico.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 1919 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 Piccoli librai crescono

Sorpresa: romanzi, saggi e poesie si vendono meglio nei negozi di quartiere. In crisi sono invece i megastore dell’editoria. Ecco le ragioni e i protagonisti di una rivoluzione in atto. Non solo in Italia

Antonella Fiori, l’Espresso, 7 settembre 2012

Per comprare un libro ci vuole fi ducia. Ai tempi chiesta che mette in diffi coltà chi punta solo sulla della crisi è sull’affi damento al libraio che si basa quantità e sulla novità (libri che se non vendono nei il futuro dell’editoria. Oggi chi sceglie una novità, primi 60 giorni fi niscono nelle rese) e non sulla pro- saggio o romanzo che sia, non vuole fare passi falsi, fessionalità del libraio. acquisti sbagliati. «Sono disposto a spendere cinque euro in più pur di ricevere il consiglio giusto, piut- Modello Daunt tosto che comprare un libro in saldo rischiando di L’esempio più eclatante arriva dall’Inghilterra. Per portare a casa un volume che non corrisponde alle risanare il colosso Waterstones – 300 megalibrerie, mie aspettative o ai miei interessi» dice Claudio, 54 4.500 dipendenti, un business di oltre 500 milioni anni, insegnante romano, lettore «forte» secondo la di sterline, ma con vendite in caduta libera per la media italiana (nel senso che compra tra i 10 e i 12 concorrenza di Amazon – il proprietario, il miliar- libri l’anno) tornato a fare acquisti dal libraio sotto dario russo Alexandre Mamut, ha chiamato non un casa dopo l’esperienza pluriennale dei megastore. tagliatore di teste ma un libraio indipendente, Ja- La storia di Claudio è esemplare: «Guadagno meno mes Daunt. Dopo il successo della sua prima libre- di duemila euro al mese. Ne destino cento, qualche ria, in auge da 22 anni in Marylebone High Street a volta centocinquanta ai consumi culturali, tra libri, Londra, il modello Daunt si è imposto, partendo da cinema, dischi, concerti. Prima di spenderli, devo appena cinque punti vendita che però hanno tenuto aver la certezza di fare un acquisto giusto. Nei me- testa ai megastore della capitale inglese. L’uovo di gastore, magari ti fanno lo sconto, e puoi anche sfo- Colombo? La vecchia idea di libreria che ha come gliare a lungo il libro, ma se chiedi un consiglio per fulcro la competenza del librario. Proprio lui: in car- un testo sull’India i commessi si limitano a indicarti ne, ossa e neuroni. Se Waterstones era famosa per il reparto viaggi in fondo a sinistra». l’altissimo turnover delle persone che ci lavoravano, La vulgata degli anni scorsi aveva accreditato la ver- Daunt ha valorizzato invece il pedigree di prepara- sione dell’inarrestabile successo delle librerie di ca- tissimi personal shopper che sanno guidare anche i tena – dove oltre ai libri, trovi i cd, i dvd, le agende, più inesperti all’acquisto. Sono librai che non chie- le penne e i pennarelli – che si erano mangiate le dono al cliente lo spelling di P.G. Woodhouse, o piccole librerie di quartiere esattamente allo stesso consigliano Don DeLillo a chi ama invece Wilbur modo con cui il supermarket ha fatto fuori la bot- Smith (avviene in tante librerie italiane, e non solo). tega alimentare sotto casa. Ebbene, occorre fare un «La nostra è una fi losofi a precisa dove non importa aggiornamento. La crisi sta portando a una ricerca sprecare spazio, ma guardare, assaporare, sceglie- di qualità che riguarda anche il libro: «Spendo ma re», dice Daunt, autore di un saggio illuminante voglio spendere bene» è il motto del cliente. Ri- uscito di recente nell’Almanacco Guanda dedicato

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all’editoria a cura di Ranieri Polese. Ambientazione ammette che sì, il piccolo funziona meglio: «Al 90 studiatissima – luci naturali, fi nestre ad arco, scaf- per cento paga la capacità di gestione dei librai. Per fali e tavoli rigorosamente in legno – all’opposto dei stare sul mercato bisogna essere preparati. I negozi supermarket di libri con le fi le tutte uguali, nelle che hanno saputo reggere alla crisi sono quelli che librerie modello Daunt è importante anche come danno un certo servizio. I cinque milioni di lettori sono sistemati i testi: esposti di faccia, anziché di forti che ci sono in Italia vanno dove trovano assi- dorso e tenendo conto dell’argomento trattato e stenza». Esempi? «A Modica una libraia bravissima non dell’editore (come spesso avviene nelle librerie, che gestisce un franchising Mondadori. Oppure Lu- ad esempio tedesche). E anche: le librerie della ca- cio Morawetz della libreria Utopia di Milano. Negli tena sono incoraggiate a comportarsi come se fos- anni ha conquistato uno zoccolo duro di clienti che sero negozi di quartiere. È il direttore locale a de- ha massima fi ducia in lui. Chi va lì “compra” anche cidere quali volumi esporre in evidenza e come, in il suo parere. E nonostante abbia solo 80 metri qua- modo da venire incontro alle esigenze del pubblico dri di spazio, fa 800 mila euro l’anno di fatturato». del luogo. L’acquisto dei volumi è centralizzato Il trend è globale. Prendiamo le vendite dei libri insomma, la loro commercializzazione è invece la- in Francia: negli ultimi otto anni sono aumentate sciata all’iniziativa locale. Ed è stato Daunt il primo del 6,5 per cento, soprattutto grazie alla rete di li- a capire e teorizzare che per la vendita di un libro brai di quartiere. Un negozio come La griff e noi- non è decisivo il prezzo, ma il libraio. re, a Saint-Maur-des-Fossès, è diventato il punto di riferimento per i parigini pronti a farsi mezz’o- Consiglio e «sconsiglio» ra di treno pur di non perdere i preziosi consigli In Italia l’allarme è scattato con le montagne di libri del libraio, Gérard Collard. «Il nostro lavoro non invenduti nei megastore, eterogenesi dei fi ni della è solo consigliare ma sconsigliare. loro disposizione in libreria, dettata da accordi con Rispetto alla mole di novità che escono bisogna le case editrici che pagano perché i loro volumi siano avere il coraggio di dire al cliente che un certo messi in vista. «I lettori sono stufi dell’omogenei- romanzo, molto pubblicizzato, non è granché», tà di proposta. Ogni libreria deve avere un proprio spiega Andrea Spazzali della Libreria Centofi ori carattere e proporre titoli diversi» dice Davide Ruf- di Milano, che nel quartiere resiste dal 1976. Una fi nengo che ha lanciato assieme a Davide Ferra- rio a Torino il progetto di Th erese e Profumi per la mente. Oltre al negozio in corso Belgio, anche la vendita itinerante. «Abbiamo aperto da tre anni «Il nostro lavoro non è solo consigliare ma e c’è sempre stato il segno “più” sui nostri introiti. sconsigliare. Rispetto alla mole di novità Il segreto? Selezione con sigillo di garanzia per l’e- che escono bisogna avere il coraggio di norme lavoro di ricerca sulle piccole case editrici». dire al cliente che un certo romanzo, molto Che in libreria non si compra più in maniera gene- pubblicizzato, non è granché» ralizzata è anche la tesi di Romano Montroni, una specie di mago del nostro mercato editoriale. Dopo 45 anni in Feltrinelli Montroni, oggi consulente delle librerie Coop, inizia col dire che la diff erenza credibilità guadagnata anche grazie all’interscam- non sta tanto nella misura della libreria, quanto nelle bio con un circuito di amici clienti. «Sono loro che competenze. «I nostri store, con il mercato che a lu- ci danno pareri su quello che noi consigliamo, a glio ha perso circa 10 punti (dati Nielsen Gsk), han- volte facendoci delle schede». Così sul bancone no tenuto e addirittura incrementano il fatturato». del negozio trovi titoli che in una grande catena Ma poi, quando deve spiegare i motivi di successo, farebbero già parte delle rese e invece diventano

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2121 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 i longseller della libreria: romanzi strepitosi come sa a pochi mesi dall’apertura. Si dice che l’omonimo Stoner di John Williams (Fazi) o Il tempo è un ba- gruppo editoriale ne stia traendo una conclusione: stardo di Jennifer Egan (minimum fax). puntare sulle librerie di quartiere, ma anche trasfor- mare i megastore. «Abbiamo lavorato sulla raziona- L’insidia dell’online lizzazione del network. Non abbiamo in programma Se la strada pare quella di ridare alle librerie un’iden- nuove importanti aperture», dice Renato Rodenghi, tità perduta, le diffi coltà sono legate pure alla concor- direttore generale direct del Gruppo Mondadori, 595 punti vendita, tra librerie in gestione diretta e in franchising, multicenter e simili. Niente più nuove librerie, quindi. E quelle esistenti? «Sono in crescita «Un fenomeno tipicamente nostro è la i punti vendita con la formula del franchising», qual- sopravvivenza dei librai indipendenti che in Italia cosa di simile alle librerie di quartiere dunque. Ma pesano per più del 30 per cento. Come editore non basta: c’è un cambiamento radicale della formu- non posso che rallegrarmene, più sono, più la la megastore: «In quello di piazza Duomo a Milano concorrenza si fa sulla qualità della proposta» abbiamo dato il via a iniziative come Cook&Books, un intero piano dove libri di cucina sono affi anca- ti da utensili e dove c’è una vera scuola di cucina». Il fenomeno in corso nelle grandi catene è appunto renza della vendita su internet. «Le librerie più grandi quello di una mutazione genetica. Finora Feltrinelli, contengono al massimo 50-80 mila volumi, mentre Mondadori, Coop, Giunti, hanno venduto per il 70 in rete ce ne sono disponibili almeno 300 mila. Chi per cento libri, per il 20 per cento gadget, per il 10 per vuole un libro preciso, di nicchia, può trovarlo con cento cibo: adesso si riparte dal libro ma per ridefi nire più certezza sul web e per di più scontato», dice Stefa- e ampliare l’off erta. Un abbinamento, quello di libri no Mauri, presidente del gruppo Gems (Longanesi, e food, per scaldare l’asetticità dei megastore, su cui Guanda, Garzanti, Salani, Ponte alle Grazie). Mauri scommette la catena delle Feltrinelli che ha lanciato non è d’accordo con la condanna totale dei megasto- a Roma a via del Corso il progetto red: read-eat- re. La moltiplicazione in Italia dei supermarket dei dream (leggi, mangia, sogna), slogan che evoca un’e- libri ha riempito un vuoto imprenditoriale, dice. «I sperienza sensoriale completa. E i libri? librai, in particolare Alberto Galla presidente di Ali Risponde Stefano Sardo, amministratore delegato (Associazione italiana librai), accusano i gruppi edi- di librerie Feltrinelli, 106 negozi in tutta Italia: «In toriali che hanno sviluppato catene di librerie (come il red ci sono meno titoli ma c’è più attenzione alla caso di Gems, ndr) di essere giocatori ma anche giu- proposta tematica». Precisa :«I volumi saranno espo- dici. In realtà l’unico arbitro resta il mercato». Ma poi sti con la copertina visibile e le recensioni dei librai». fi nisce per apprezzare le piccole librerie: «Un feno- Un modello che riprende quello di Daunt, appunto. meno tipicamente nostro è la sopravvivenza dei librai Conclude Alberto Galla, presidente dei librai ita- indipendenti che in Italia pesano per più del 30 per liani e titolare di una storica libreria a Vicenza: «Da cento. Come editore non posso che rallegrarmene, una parte stiamo constatando che qualsiasi libreria più sono, più la concorrenza si fa sulla qualità della di medie o piccole dimensioni non può avere un as- proposta». E del resto è stato Mauri a portare qualche sortimento universale. E quindi dovrà diff erenziar- mese fa Daunt alla sua scuola di librai di Venezia. si per sopravvivere. È una chance e tutti lavorano a questo. Dall’altra i megastore, le grandi cattedrali La mutazione delle catene costruite in questi anni, diventeranno altro: luoghi E le librerie di catena come reagiscono? C’è stato re- dove si mangia, si beve, ma dove si venderanno centemente il caso della Mondadori di Napoli: chiu- meno libri».

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2222 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 Come divento milionario raccontando le vite degli altri

«Una svolta ogni 4 pagine, tanta guerra, slealtà e sesso ben scritto». Ken Follet svela i 9 segreti di un bestseller

Edoardo Vigna, Sette, 7 settembre 2012

«Un bel confl itto. Vuoi scrivere un bestseller? Nella tutta piena di colori… No, pensi a un’insegnante che prima scena deve esserci subito un bel confl itto. Se comanda a bacchettate. Ci faceva cantare per ogni non c’è, manca la storia, non c’è niente. Ecco la prima cosa: per imparare le tabelline, studiare l’alfabeto, regola del successo». Ken Follett, di bestseller, ne ha compulsare le sillabe. Grandi cantate in coro! Insop- fi rmati così tanti da vendere 130 milioni di libri. portabile. Io, naturalmente, come tutti i bambini, «Da dove comincerei un romanzo su Ken Follett? O dovetti piegare la testa. Proprio come con i miei ge- bella… Ma certo, dal primo confl itto della mia vita. nitori, così religiosi, che tentavano di farmi diventare A sette anni, in una scuola elementare in Galles (è come loro. Ecco, la mia storia comincia lì. E pochi nato a Cardiff , ndr). S’immagini una classe spoglia, anni dopo la lotta è continuata esattamente allo stesso mica come quelle di oggi, con bellissimi disegni alle modo, a Londra, dove ci siamo trasferiti». pareti, fatti dai bambini, insetti vivisezionati, l’Africa «I bambini vennero presto per assistere all’impicca-

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2323 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 gione», è l’incipit fulminante che apre un’immediata ning Standard, il giornale londinese dove lavoravo, voragine sui confl itti e i drammi medievali de I pila- mi chiamò: vai là sul Tamigi, disse, c’è da fare un stri della terra. La cruna dell’ago comincia con un ge- articolo sul millesimo o sul decimillesimo visitatore, lido omicidio del protagonista Faber, che rivela su- non ricordo…». Il classico servizio per il pivellino di bito di essere una spia tedesca in Inghilterra. «Carla redazione. Follett, in realtà, se lo ricorda bene. Poi capì che i genitori stavano per litigare» è la prima alza il mento, si guarda intorno. Soddisfatto come riga de L’inverno del mondo, il volume che esce l’11 un gatto che alla fi ne, il topo, se l’è mangiato: il cro- nista ventiquattrenne, quarant’anni dopo, c’è venu- to nei panni del «comandante», elegantissimo, con tanto di gilet. «L’ha raccontato mille volte così, il suo esordio. Il caporedattore, le maestre, i genitori. L’autorità, Robetta di serie B, all’inizio. Finché sforna ”La cruna dell’ago“. E diventa la griffe di insomma: ora sì, confl itto garantito, a 360 gradi… bestseller garantiti. ”Come se ne scrive uno? «Però io, nella mia vita professionale, di confl itti La trama, il segreto sta tutto nella trama“, non ne ricordo», precisa, pacifi co, lo scrittore. No, si è sempre limitato a rispondere» dice anche con la testa, increspando le labbra. Nien- te scontri. «Gli anni da giornalista sono stati pure divertenti: ogni mattina arrivi in redazione e non sai che pezzo ti faranno scrivere. Quando sei giovane, settembre in anteprima mondiale in Italia, il secon- è perfetto. Certo, con i libri ti togli delle belle sod- do della Century Trilogy, la monumentale opera con disfazioni…», conclude quasi con un ghigno dise- cui Follett ha deciso di raccontare «il Secolo Breve», gnato sul volto. E una bella e grassa risata se la fa, dalla Guerra del ’14-’18 alla Caduta del Muro di di diaframma, come spesso, durante l’incontro. A Berlino, attraverso gli incroci di vita di cinque fa- sottolineare l’ironia positiva degli episodi che rac- miglie – una inglese, una americana, una russa, una contano la sua vita. tedesca e, guarda un po’, una gallese – alle prese qui con nazismo e Seconda guerra mondiale (la storia One man business corre dal 1933 al 1949). Come che sia, Ken Follett, le sue catene, le ha spez- Allora, mister Follett, abbiamo un bimbo vispo e zate presto. Squattrinato e già con un fi glio, lavorava insoff erente, i suoi insegnanti duri e tradizionali, un al giornale, la macchina per scrivere gli si era rotta papà e una mamma infl essibili, quasi bigotti. Ep- e aveva bisogno di soldi, così cominciò a scrivere li- pure manca qualcosa… Che arriva all’improvviso, bri. L’ha raccontato mille volte così, il suo esordio. come in ogni storia che si rispetti. Mentre Follett, Robetta di serie B, all’inizio. Finché sforna La cru- docile come una star consumatissima, nel suo abito na dell’ago. E diventa la griff e di bestseller garantiti. stazzonato color panna, aspetta indicazioni dal foto- «Come se ne scrive uno? La trama, il segreto sta tut- grafo per il nuovo scatto, si avvicina timido, a dare to nella trama», si è sempre limitato a rispondere. Se il benvenuto all’ospite illustre, il responsabile della gli avessero dato una sterlina per ogni volta che gli HMS Belfast. Siamo nel mezzo della photo session è stato chiesto di svelare i suoi segreti, sarebbe ricco per il servizio di copertina. Ci troviamo sulla prua due volte. E ricco lo è davvero, con 12 persone – tra dell’incrociatore britannico che partecipò allo sbarco esperti in information technology, marketing e con- in Normandia e ora è un museo, alla fonda nel Ta- tabilità – che lavorano a tempo pieno per lui, negli migi, davanti al Tower Bridge: «Sa quando è stata uffi ci non lontano dalla sua residenza di campagna. la prima volta che sono venuto qui?», confessa Fol- «Di case ne ho tre», precisa, quasi ragionieristica- lett all’interlocutore. «Era il 1973: la Belfast aveva mente, «una a Chelsea, una nel countryside, a nord aperto da un paio d’anni. Il caporedattore dell’Eve- di Londra, e una nell’isola di Antigua. Anche se

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2424 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

quella che amo di più è quella della capitale. Adoro ni, che telefonavano, e se ne stavano quasi sempre essere nel cuore della città, è qui che si trova il mio nei loro uffi ci. Ho pensato: non funzionerà. E l’ho spirito. Mi piacciono le strade, i ristoranti, i locali: gettato via». Oggi però i banchieri potrebbero essere come il mio preferito, un bar di Soho, vicino a Car- degli ottimi «cattivi» di una storia. In tutta Europa, naby Street, che si chiama Ain’t nothing but. Alle 9 come a Londra, sono odiatissimi. «No, troppo sem- e mezzo d’ogni sera c’è una blues band che suona: il plice. Serve qualcosa di più originale. Oggi, forse, la palco è minuscolo, il locale è piccolo e sempre pieno. parte del “cattivo” la assegnerei a un giornalista…». Non ci ho ancora suonato. Ma forse un giorno lo La tavolozza delle emozioni. Ricapitolando: regola farò (Follett suona il basso in un gruppo, ndr)». numero uno, un confl itto in apertura. Due, la trama. Pian piano, però, questa volta Ken Follett, i suoi se- Poi servono gli ingredienti di scrittura. «L’impor- greti di scrittura, comincia a srotolarli. «In ognuna tante è che i lettori provino certe emozioni. Se ti delle mie case c’è una stanza-biblioteca. È lì che scri- provoco una reazione, ti ho catturato. E tu vai avanti vo. Amo essere circondato dai libri. Ovviamente c’è a leggere». E su quali sensazioni si deve puntare? l’Enciclopedia Britannica: la consultavo sempre per «Vediamo… l’ansia è molto importante. Chi legge i miei libri, almeno una volta al giorno, oggi quasi deve rimanere sempre in ansia, rispetto a ciò che ac- non la apro più. È così semplice googlare! Come si cade ai personaggi del libro. Poi c’è anche la rabbia: scrive Kruscev? Vado su internet, lo scopro e via… ottima. Ah, un elemento ideale è l’ingiustizia. Se Ma adoro la sensazione di stare in un luogo pieno di uno dei protagonisti viene trattato in modo sleale, se libri. Mi metto una felpa e scrivo». Dalle 9 alle 16, è vessato, angariato, se subisce prepotenze… “odio con una regolarità da impiegato. «E niente musica questa gente che lo tratta così”, viene da pensare. di sottofondo! Alla fi ne del cd non mi accorgerei Perfetto. Poi c’è l’ambiguità: di personaggi aff asci- nemmeno che cosa ha suonato: sono immerso nella nanti e unici come Amleto, il mio Shakespeare pre- trama». ferito. Sono andato a vederlo a teatro forse 40 volte. Il canovaccio. Da lì comincia tutto. «La storia deve Una volta all’anno, è talmente sfuggente che ogni convincermi completamente», aggiunge. «Quante interpretazione aggiunge qualcosa. Poi… qualche ne ho buttate! Posso lavorarci anche per un anno volta funziona la pietà: sei dispiaciuto per qualco- intero e poi farle fi nire nel cestino, come è accaduto sa che accade nella storia? Benissimo. E infi ne c’è una volta, molto tempo fa. Era una storia che ave- vo intitolato Country Risk. Il Rischio-Paese è l’e- spressione con cui banchieri e uomini della fi nanza chiamano il grado di possibilità di bancarotta di una «Ricapitolando: regola numero uno, un confl itto nazione. L’avevo ambientata negli anni Ottanta: in apertura. Due, la trama. Poi servono gli c’erano le spie sovietiche del Kgb che prendevano ingredienti di scrittura. ”L’importante è che i il controllo di un istituto di credito di Londra con lettori provino certe emozioni. Se ti provoco una il progetto di usarlo per provocare il collasso del ca- reazione, ti ho catturato“» pitalismo». Non era una cattiva idea, anche alla luce di quanto accade oggi… «In realtà, all’editore piace- va, e pure al mio agente piaceva. Ma dopo un anno che ci lavoravo mi arrivò la lettera da una lettrice l’eccitazione di una scena di sesso, naturalmente…». che aveva appena fi nito La cruna dell’ago. Scriveva: Che merita una regola a parte (4). Follett, fi n dal- “È stato così eccitante, l’ho letto tutto in bilico sul- la Cruna, ne è considerato un maestro. «Io amo il la punta della sedia”. Ho pensato: le accadrebbe la romanzo vittoriano, scrivo in quella tradizione: per stessa cosa con questo? La risposta era no. Come sa- noi scrittori inglesi, Charles Dickens è fondamen- rebbe stato possibile? Persone che facevano riunio- tale. Adoro il suo Dombey e fi glio: non è tra le opere

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2525 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 più note, ma è molto forte. Ma in lui, o nelle pagi- un’altra grassa risata (che qui ci sta proprio bene, ne di George Eliot, noti sempre l’assenza di sesso. crassa e grassa). Ci sono spesso crisi emotive, ma alla fi ne pensi: Contando le regole, siamo alla numero 5. Che però cosa fanno le persone quando, alle nove, si tolgo- vale per chi un libro di successo l’ha già scritto. no i vestiti e vanno a letto? Continuano a litigare? «Reinventarsi. Quando ti viene un bestseller, il tuo Si sdraiano sui due lati opposti del letto? O cosa? editore vuole che tu replichi lo stesso libro, ancora La letteratura dell’Ottocento inglese mostra come e ancora. Per un certo tempo funziona. Anche per tre o quattro volte. Alla fi ne i lettori si stufano. Vale lo stesso per la musica pop. Se ti viene una hit, ne registri un’altra uguale, ma poi? I tuoi fan si aspet- «Quando ti viene un bestseller, il tuo tano che tu non sia sempre uguale a te stesso. Così, editore vuole che tu replichi lo stesso libro, io ho cambiato tipo di storie: dopo i thriller, con I ancora e ancora. Per un certo tempo funziona. pilastri ho cominciato a scrivere romanzi del tutto Anche per tre o quattro volte. Alla fi ne i lettori diff erenti. E adesso, un altro cambiamento, con i li- si stufano» bri storici, con molti protagonisti che girano intorno a eventi realmente accaduti e personaggi veri».

La lotta fra Bene e Male sia migliore la scrittura moderna, quando puoi dire Un buon fi lone: la letteratura «storica», in fondo, è che cosa accade, se e come fanno l’amore». Sì, però l’unica – insieme con quella, diciamo, «femminile» bisogna saperlo scrivere, l’eros che funzioni. «Una più o meno romantica o porno-soft – ad avere anco- scena erotica è come una qualsiasi altra scena nel ra un bel successo al tempo dello spread. Per Follett, libro: l’essenziale è che ci sia una drammatizzazio- il tempo ideale sembra la Seconda guerra mondiale: ne. Ecco perché è assai più semplice scriverne una L’inverno del mondo è già il suo quinto libro ambien- che ha come protagonisti giovani inesperti, meglio tato durante questo periodo. «E forse ne scriverò ancora se timidi e nervosi. Una scena di sesso con altri!». Ma perché la stessa epoca, ancora e ancora? una coppia matura, un uomo e una donna che si «È quella del più grande dramma dell’Umanità. Il conoscono bene, è per forza noiosa… Certo, può confl itto col maggior numero di morti, di persone essere del buon sesso, ma non viene fuori un buon che hanno combattuto e che hanno subìto bom- materiale letterario! No, è molto meglio se sono sì bardamenti. Ma, soprattutto, è stata la vera guerra attratti una dall’altro ma lei rifl ette: “O mio dio, fra Bene e Male. La precedente non era stata così. cosa penserà di me quando mi toglierò i vestiti”, o Il Vietnam neppure, anche se ci sono ancora degli lui si domanda: “Lei vuole davvero che faccia que- americani che lo pensano… Ed è parte della lotta sto?”. Oppure tra un attimo mi dirà: “Togli le mani del xx secolo per la libertà, che io considero l’essen- dalle mie ginocchia!” e mi caccerà via?». Il suo col- za della mia Trilogia». lega Martin Amis, che ha ricevuto una nomination Notoriamente, lei utilizza un’agenzia per le ricerche al Bad Sex Writing Award per le peggiori scene storiche. «No, un momento: io le ricerche le faccio di eros dei romanzi, ha detto: «Le donne scrivono tutte da me. Certo, uso un’agenzia specializzata nel meglio, sul tema, degli uomini». Senza considerare supportare gli scrittori. Ma il loro compito è scovare il successo clamoroso delle sfumature grigio-ros- le cose su mie indicazioni: la persona giusta da inter- so-nere… «Ian Fleming (l’inventore di 007, ndr) vistare per un certo argomento, libri, mappe, fi lmati è stato autore di grandi scene di sesso. Le donne di cui ho bisogno. Per esempio, ho chiesto loro di tendono a essere emozionali, gli uomini però ci trovarmi immagini fi lmate del Muro di Berlino: ma mettono i dettagli. E quelli mi piacciono». E si fa poi non visionano il materiale per me, sono io che

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2626 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

lo faccio. Quando poi ho scritto la prima bozza del Il Dalai Lama? O magari l’ayatollah Khamenei? libro, (regola n. 7, ndr) la faccio leggere a esperti che «Ma no, non sono per niente religioso, non credo in controllano se ci sono errori: se nel libro ci sono po- Dio, nei segni del destino e non ho neppure una pic- liziotti, pago un poliziotto, o meglio ancora un po- cola superstizione! Le domande brucianti sul senso liziotto in pensione, perché mi dica “la polizia non della vita hanno avuto risposta, nella mia gioventù, agirebbe così, farebbe in quest’altro modo”». durante gli studi universitari di fi losofi a. Non avrei Nella Trilogia spuntano, spesso all’improvviso, per- niente di cui parlare con loro». Quindi non ha nep- sonaggi storici reali che interagiscono con quelli let- pure l’ambizione di sopravvivere con i suoi libri… terari: come re Giorgio v e Churchill, i russi Lenin «In eff etti, mi piacerebbe che nel futuro la gente e Trotskji e il presidente americano Wilson, nel pri- potesse leggere la Trilogia per capire che cosa è ac- mo volume, Hitler, Göring e Stalin nel nuovo. Tal- caduto nel xx secolo. Anche se naturalmente non lo volta al lettore sembra di essere un alleniano Zelig, saprò, perché sarò morto!», dice, con una risata che o nella migliore delle ipotesi, un Charlie Chaplin ne non ha nessun retrogusto amaro. Il grande dittatore. «Ma anch’io è come se vivessi in Follett dà l’impressione di volersi godere la vita, il quel passato. Io non sfoglio i giornali ogni giorno, successo e la ricchezza ora. Senza rimpianti. Solo e lo stesso vale per le news in tv: leggo di continuo con una punta di britannico understatement: «Non le notizie di cinquant’anni fa. Ora che sto scrivendo ho rinunciato a niente per il successo, non mi ca- la terza parte della Trilogia, vivo tra l’assassinio di pitano mai cose strane, per soddisfare la mia vanità Kennedy e la caduta dell’Urss. Chi mi piacerebbe compro abiti, come lo smoking blu che ho indossato davvero incontrare, dei personaggi storici a cui do al matrimonio di mio fi glio. E suono regolarmente vita? Né Hitler né Stalin. Erano uomini a una sola ogni lunedì sera, da vent’anni, con la stessa band – a dimensione. Il primo era tutto “odio”, l’altro, Stalin, dire il vero, gli unici a non essere cambiati siamo il tutto “potere”: cosa potresti chiedergli? Perché avete chitarrista e io – con un cavallo di battaglia che risale ucciso tutte quelle persone? Lo sappiamo. Trotskji, al 1963, Hippy hippy shake, portata al successo dai invece, era una fi gura complessa, più liberal di Stalin Swinging Blue Jeans, che dopo questa canzone sono e Lenin, ma allo stesso tempo un duro: era stato lui spariti». La caducità delle cose… (anche se in Italia a reintrodurre la pena di morte nell’Armata Rossa. l’ha cantata l’intramontabile Little Tony!). Oggi, guardandosi indietro, direbbe: abbiamo sba- gliato. Anche se chi mi intriga più di ogni altro è Ernst Bevin (politico laburista, ministro con Chur- chill e agli Esteri con Clement, tra il ’45 e il ’51, «Non mi piace il modo in cui la gente usa la ndr). Aveva le origini più povere che si possano im- parola guerra. Alla droga, per esempio. maginare: undicesimo di 12 fi gli di madre single, è O al terrore. Il più delle volte è una scusa dei diventato un grande uomo di Stato». governi per violare la legge. No, oggi non siamo in un nuovo tipo di guerra» Il cavallo di battaglia E oggi, chi metterebbe fra i suoi protagonisti? «An- gela Merkel dovrebbe piacermi, visto che viene dall’Est. E d’altra parte dovrei odiarla, dato che è Che siamo, anche noi, in una specie di tempo di una conservatrice (Follett è un noto laburista, ndr). guerra, però, se n’è accorto… «Non mi piace il modo La verità è che la cancelliera tedesca non mi ispira in cui la gente usa la parola guerra. Alla droga, per nulla, come gli altri leader europei. L’unico interes- esempio. O al terrore. Il più delle volte è una scusa sante è Barack Obama: per la sua storia, perché è dei governi per violare la legge. No, oggi non siamo nero. A novembre, vedrà, vincerà ancora». Il Papa? in un nuovo tipo di guerra. Sono preoccupato, cer-

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2727 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 to. Tutti dobbiamo esserlo, questa recessione dura da A tutti: lo faccio leggere ai membri della famiglia, agli molto più di quanto ci saremmo aspettati. E non se editor, al mio agente. Il libro è fi nito, e va in stampa, ne vede la fi ne. Io comunque non ho molti investi- quando nessuno ha più niente da criticare!». menti. Spendo: devo mantenere tre case, il palazzo degli uffi ci. E non gioco in Borsa: ho lavorato così La passione Twitter duramente per guadagnare i miei soldi, che sarebbe A proposito di stampa, ora ci sono gli ebook. C’è terribile perderli tutti. Sarebbe come perdere due chi dice che la tecnologia potrebbe anche uccidere anni di vita. Mi spezzerebbe il cuore. Allora tocco la scrittura. «Io leggo su carta e in digitale. I miei legno (per gli inglesi, è come dire tocco ferro, ndr)». quattro nipotini che hanno meno di cinque anni E spalancando gli occhi in una risata apotropaica, al- maneggiano l’ipad da quando ne avevano due, e sa- lunga la mano verso un mobile accanto alla sedia: so- ranno di sicuro lettori di ebook. Ma che problema luzione non male, per un non superstizioso… E lui se c’è? I libri stampati hanno eliminato i manoscritti la ride ancora. Torniamo allora alle regole. «A questo nel Medioevo. Erano così belli e colorati, che – punto, c’è quella fondamentale: in un libro che aspi- sono sicuro – qualcuno ha pensato: la stampa non ri al successo, ogni 4-6 pagine deve accadere qual- li potrà mai eliminare. Invece! E poi io non amo cosa. Una svolta della storia. Non ricordo più dove la tecnologia alla follia, ma ormai, la prima cosa l’ho letta, la prima volta, ma funziona sempre: basta che faccio ogni mattina, prima ancora di scrivere, guardare anche le vecchie storie classiche. Seguono è postare un tweet. Cinque alla settimana. Twit- spesso questa regola. Può essere qualcosa di decisivo e to 140 caratteri su qualche ricerca interessante che drammatico, come un omicidio, ma può essere anche sto facendo, se mi trovo in un punto complicato qualcosa di più piccolo: qualcuno che dice una bugia. di una stesura, oppure se sono andato a teatro, se L’importante è che deve trattarsi di un avvenimento ho letto un bel libro, come la nuova biografi a di che cambia la situazione per i personaggi. E che si Charles Dickens, scritta da Claire Tomalin. Anche tenga la cadenza: se lo fai troppo spesso, il raccon- se il mio tweet di gran lunga di maggior successo è to diventa troppo frenetico. Se invece si allungano i quello in cui ho detto che il mio cane era malato! tempi, il racconto diventa noioso». A questo punto, Mi hanno risposto centinaia di persone…». Che, l’ultima considerazione: come fa a decidere se un li- per uno scrittore, non è un buon segno. Ma Ken bro è pronto ad aff rontare la vita? «Semplice: chiedo. Follett ci si fa un’altra, bella risata.

«[…] in un libro che aspiri al successo, ogni 4-6 pagine deve accadere qualcosa. Una svolta della storia. Non ricordo più dove l’ho letta, la prima volta, ma funziona sempre: basta guardare anche le vecchie storie classiche»

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2828 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 Lui sospende lo spettacolo

Come resta intatta, con Federer, la cifra stilistica di questo sport

Stefano Gallerani, Alias, 9 settembre 2012

Nello sport, come nell’epica, ci sono eroi la cui dei quarti di fi nale per mano del ceco Berdych. Il presenza si avverte soprattutto quando mancano perché di questa nostalgia sta soprattutto in ciò l’evento, la battaglia che non si crede essi possa- che i due rappresentano oggi per il mondo del no disertare. Così, i protagonisti della fi nale che tennis e non solo: massimamente lo svizzero, pa- si disputerà stasera sull’Arthur Ashe Stadium di ragonato da alcuni a Martin Heidegger, e perciò Flushing Meadows, atto conclusivo dell’ultimo ritratto come «un tennista che ha dato l’illusione Slam di stagione, non saranno solo gli eff ettivi di trascendere la dimensione tecnica e scientifi ca contendenti, ma tanto quel Rafa Nadal lontano del tennis per incamminarsi su un sentiero diver- dai campi ormai da mesi che il Roger Federer so, vale a dire verso la spiritualità e la bellezza» estromesso dagli Open newyorchesi all’altezza (Carlo Magnani, Filosofia del tennis); artefi ce per

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 2929 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 altri di attimi in cui, mentre lo guardi, «ti cade la rizza lo sport della racchetta (silenzio necessario mascella, strabuzzi gli occhi ed emetti suoni che perché il tocco, ovvero il contatto tra palla e corde fanno accorrere la tua consorte dalla stanza ac- non solo si veda, ma prima ancora si senta) at- canto per controllare che tutto sia a posto» (Da- traverso l’introduzione di elementi dialogici per vid Foster Wallace, Roger Federer come esperienza quanto solo in campo, oggi il giocatore si rivolge religiosa). Come resta intatta, con Federer, la ci- costantemente all’angolo di tribuna dove siede il fra narrativa dello sport. Secondo Rod Laver il suo staff per cercare, con lo sguardo, un aiuto e un conforto, e il pubblico degli appassionati, stante il massiccio lavoro di personalizzazione commer- «Come resta intatta, con Federer, la cifra ciale degli sportivi, sta diventando oltremodo si- narrativa dello sport. Secondo Rod Laver il mile alla fauna di supporter che s’accalcano sugli campione di Basilea, l’uomo che ha ritoccato spalti degli stadi di calcio: fanatico, chiassoso e ogni possibile record al di là dell’umana abbigliato con i colori dei propri beniamini nella immaginazione, rappresenta, molto speranza d’essere ripreso dai megaschermi ormai semplicemente, il tennis come andrebbe presenti sui rettangoli di tutti i più importan- sempre giocato: il dover essere» ti tornei del mondo. Per non parlare, poi, degli assordanti stacchi musicali introdotti per scon- giurare il vuoto delle pause tra un game e l’al- campione di Basilea, l’uomo che ha ritoccato ogni tro – perché la dittatura mediatica non ammette possibile record al di là dell’umana immaginazio- momenti di requie, sospensioni di quella sporti- ne, rappresenta, molto semplicemente, il tennis va come di qualsiasi altra incredulità. A fronte di come andrebbe sempre giocato: il dover essere. tutto questo, proprio grazie a Federer – e per sua Un risultato frutto solo della grazia e di un talento stessa ammissione – resta però intatta, secondo innati, ma perseguito allo stesso tempo con una Scala, la dimensione narrativa dello sport: «Abi- costanza e una abnegazione che rasenta la stolidi- tato più dalla grazia che dalla consapevolezza, egli tà. Per parte sua, il fi losofo francese André Scala esorta a inventare il linguaggio che si confaccia al vede in Federer, nel suo rompere la simmetria che suo tennis, per farne la narrazione, la storia in un normalmente governa il tennis con traccianti im- tono inedito. Federer è dunque storico nell’erige- prevedibili e angoli sempre diversi uno dall’altro, re un monumento attraverso il suo palmarès, nel quel tanto che, nel gioco, da Cartesio e Hugo fi no liberare il passato del gioco del tennis, ma non è, ai giorni nostri, non può essere del tutto schiac- né con le sue parole né con i suoi gesti, il croni- ciato dalle sovrastrutture con cui la società dello sta delle proprie imprese». Un compito, questo, spettacolo ha violentato la narrazione del fatto per assolvere il quale non bastano le pagine dei sportivo. Ne I silenzi di Federer (traduzione di quotidiani specializzati e le parole dei gazzettieri Alessandro Giarda, O barra O edizioni, pp. 80, professionisti, ma si sono, come nel caso di Sca- euro 12,50), infatti, una delle tesi di fondo è che la e Foster Wallace, scomodati fi losofi e scrittori, il tennis attuale sia cambiato, in qualche modo, perché l’epopea sportiva, come ogni fatto umano non solo per eff etto di un naturale mutamento del quando si traduce sulla pagina scritta, trova an- gioco (dipendente, certo, dall’aumento di velocità cora la propria ragione d’essere nell’origine della degli scambi e dall’importanza sempre più centra- poesia, ovvero in Pindaro: «Valgono all’uomo al le del dinamismo atletico) quanto, piuttosto, per di sopra di tutto talora / i venti, / valgono l’acque la sua soggezione alle regole della spettacolariz- di cielo, / piovorne / fi glie di nube. / E se sforzo zazione mediatica: ossequiando la televisione, è trionfa, ecco il vocale / miele degl’inni, / preludio stato gioco-forza riempire il silenzio che caratte- d’altra fama, pegno valido / di nobili prodezze».

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3030 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 Il caso Henry Miller

A cinquant’anni dalla pubblicazione (clandestina) di «Tropico del Cancro» la storia segreta di uno scandalo, di un processo e dell’editore italiano che non si arrese

Walter Siti, la Repubblica, 9 settembre 2012

Nel 1933 il giudice Woolsey assolve l’Ulisse di Joyce dall’accusa di pornografi a, con una motiva- zione che sembrerebbe attagliarsi anche al caso di Henry Miller: «Joyce», argomenta Woolsey, «è stato leale verso la propria tecnica e non si è tirato indietro di fronte alle sue ineludibili im- plicazioni», ivi compreso «l’utilizzo di parole che vengono in genere considerate scurrili». Eppure quando l’anno dopo esce a Parigi, in inglese, il Tropico del Cancro il divieto di importazione ne- gli Usa è netto; ancora nel 1953 la pubblicazione in patria è giudicata oscena; bisognerà aspettare il 1961 (sull’onda dell’assoluzione dell’Amante di Lady Chatterley in base alla nuova e liberale legge inglese del 1959) perché la Grove Press, dopo dif- fi coltà iniziali, possa distribuire il libro. In Italia le cose vanno anche peggio: nel 1962 Feltrinelli pubblica il Tropico a Bellinzona con l’avvertenza «esclusivamente dedicato al mercato estero, vie- tata l’esportazione e la vendita in Italia». Eviden- temente è un escamotage: stoccato nei magazzini della Gondrand a Basilea, il libro viene trasporta- to in segreto alla Maison du Livre Italien di Niz- za e da lì, avventurosamente nascosto nei doppi fondi di un’automobile, passa clandestinamente in Italia. Venduto sottobanco, con la fama di li- bro «infernale» e proibito per eccellenza. Solo nel sesso c’è dentro, ne ricordavamo molto di più. 1967 il libro sarà uffi cialmente pubblicato in Ita- Con le performance acrobatiche che si leggono lia, e anche allora avrà il privilegio di una patetica in giro, non turberebbe nemmeno una monaca di denuncia presso il tribunale di Lodi. clausura. Letto ora, a cinquant’anni dal coraggioso gesto di Né pare nuovissimo il proposito di verità radicale, Giangiacomo, il libro sorprende per quanto poco la promessa di metterci dentro «tutto quello che

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3131 110/10/20120/10/2012 111:57:081:57:08 negli altri libri è omesso». È un proposito vecchio espressioni vaghe come «era verso la fi ne dell’esta- di secoli, si può risalire a Restif de la Bretonne e a te», «più tardi mi torn; in mente», «era febbraio»; Rousseau, per non parlare di Montaigne. Quanto l’espediente tecnico ha una corrispondenza tema- alla rappresentazione realistica degli organi ses- tica: «il mondo intorno a me si dissolve, lasciando suali, il pene di Dürer nell’autoritratto di Weimar qua e là chiazze di tempo». La vera struttura del (ricordato da Praz nella prefazione al Tropico del libro è l’enumerazione caotica, cioè l’insensatezza ’62) e la vagina in primo piano nell’Origine del del mondo in cui il sesso non è che un’acme di fulminante e immotivata aff ermazione. Le parole che tanto avevano off eso il bigotto accusatore di Lodi («c’è l’osso nei miei venti centimetri di cazzo, ti stiro tutte le grinze della fi ca…») non sono che «La vera struttura del libro è l’enumerazione caotica, cioè l’insensatezza del mondo in cui l’esito complementare dell’elenco che immedia- il sesso non è che un’acme di fulminante e tamente le precede («sigarette Abdullah, l’adagio immotivata affermazione» della Patetica, amplifi catori auricolari, giarrettiere pesanti, che ore sono, fagiani dorati col ripieno di castagne…»); la posizione esistenziale di base è uno gnosticismo distruttore (simile a quello de- gli antichi Ofi ti): «Voglio che tutto il mondo vada mondo di Courbet avevano già raggiunto un limi- fuori sesto, che tutti si grattino a morte»; l’orga- te insuperabile. Fino al 1968 la censura ha potuto smo, dice a un certo punto, è come comunicarsi, sbandierare come indicibili i dettagli del sesso, che cioè inghiottire una particella di nulla che anticipi erano metafora della distinzione tra privato e pub- un futuro inimmaginabile. blico; poi (almeno nel mainstream della cultura Ma la scrittura si aff anna per mantenersi al di so- occidentale) quella distinzione si è andata perden- pra delle sue possibilità, il maledettismo si svela do in un’unica onda di spettacolarizzazione consu- troppo programmatico e il demonismo velleitario. mista, e alla censura come divieto si è sostituita la Miller pensa a un libro che azzeri la cultura («que- censura come rumore che confonde e toglie senso. sto non è un libro, è libello, calunnia, diff amazio- Ancora nel ’62 spiriti liberi come Praz vedevano in ne… è un insulto prolungato, uno scaracchio in Miller un tormento «teutonico e gotico» che forse faccia all’Arte»); ma in realtà quello che leggiamo non c’è; traducevano come disperazione d’autore è il libro di un letterato marcio, tra Joyce e Sartre e un loro disagio che gli faceva sembrare macabro e Dostoevskij e Proust e Mann, e Rabelais e i picare- insopportabile quel che adesso è moneta corrente: schi e Petronio, e perfi no Papini; il lirismo di certe l’assenza totale di prospettive, la riduzione del ses- descrizioni ricorda le sue abilità di pittore («Ora so a dovere meccanico di prestazione, il sex appeal del crepuscolo. Blu d’India, acqua di vetro, alberi dell’inorganico. La nudità del Tropico è semmai di lucenti e liquescenti»). Non basta sentire il richia- altra specie: è la scommessa di comporre un’auto- mo di Nietzsche, invocare l’Oltreuomo che rove- biografi a senza ideali, senza esemplarità, senza in- sci il vecchio cristianesimo, non basta orecchiare trospezione e senza eventi. In tutto il libro a Mil- Bataille e Caillois se poi, nel fondo, si rimane un ler non succede quasi niente; si limita a sbattersi di americano puritano, vitalista e ottimista, magari qua e di là, è un enorme orecchio che ascolta («io un tantino evangelico («straordinario com’è facile sono il vuoto in mezzo a voi; se me ne vado, non campare, per un passero»). Whitman e Nietzsche vi resta più vuoto in cui nuotare»). Non si riesce a è diffi cile metterli d’accordo. In tutto il libro la ricostruire una precisa cronologia narrativa, la sto- fedeltà alla moglie americana (che lo manteneva) ria si svolge in un eterno presente punteggiato da è fuori discussione. Il tono febbrile non nasconde

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3232 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

una solida salute animale. La frase famosa «non golate è nato un pagliaccio». Più che disumano nel ho soldi, né risorse, né speranze, sono l’uomo più senso di Nietzsche, il Miller protagonista del libro felice del mondo» è più buddista che proto-beat. è post-human. Se il primo libro italiano postmo- La contraddizione tra intenzioni e risultati, la derno è Fratelli d’Italia di Arbasino, il Tropico ne confusione tra presupposti culturali inconciliabili, è stato certamente una fonte; Arbasino avrà letto fan sospettare che il libro sia largamente sopravva- Miller in inglese ben prima, ma nel ’62 l’avrà visto lutato. Eppure il Tropico è diventato di culto e una di sicuro nella bella traduzione di Bianciardi e la ragione ci sarà. Forse perché è il primo libro aper- stesura fi nale del suo chef d’oeuvre sembra risenti- tamente postmoderno, o comunque il libro che re di certi fi nali («E Borowski dice: “Partiamo tut- dichiara chiusa la stagione aurea del modernismo. ti per Bruxelles, domattina”»). I classici diventano La «formidabile troia della Martinica, bella come tali perché ammettono interpretazioni ambigue: il una pantera» non è che una citazione, e di Bau- Tropico è una partitura bollente a sangue freddo, delaire appare lo «spettro prono, avvolto in bende un’ironica presa in giro senza ironia, un surreali- come una mummia». Le rivoluzioni e involuzioni smo basic che dà ai lettori l’illusione di poter fare totalitarie sono già accadute, «dalle utopie stran- lo stesso.

Lettera al mio giudice Henry Miller

Coloro che mi giudicano e mi condannano credo- mi lascerò andare alla pretesa di soppesare o ripar- no veramente che io sia un malfattore, un «nemico tire la colpa, e dire, per esempio, che un criminale della società», come essi spesso superfi cialmente as- è più, o meno, colpevole di un ipocrita. Il delitto, la seriscono? Che cos’è che li disturba tanto? È l’esi- guerra, le rivoluzioni, le crociate, le inquisizioni, la stenza di un comportamento immorale, amorale o persecuzione e l’intolleranza non derivano dal fatto asociale, quale è descritto nelle mie opere, oppure che tra di noi ci sono alcuni che sono deboli, mi- è il fatto che questo comportamento venga descrit- norati, o tendenzialmente assassini; le cose umane to sulla pagina stampata? La gente si comporta ve- sono in una brutta situazione perché noi, tutti, sia ramente con tanta «viltà», o tutto questo è solo la l’uomo giusto, sia l’ignorante, sia il malintenzionato, farneticazione di una mente «malata»? (È lecito ri- manchiamo di indulgenza, di compassione vera, di ferirsi a scrittori come Petronio, Rabelais, Rousseau capacità di conoscere e di capire veramente la natura come di «menti malate»?). Di sicuro qualcuno di voi umana. Per dirla il più brevemente e semplicemente avrà amici o vicini, magari anche d’ottima posizio- possibile, il mio atteggiamento fondamentale verso ne sociale, che si sono lasciati andare una volta o la vita o, per dirla in altre parole, la mia preghiera è: l’altra a comportarsi nello stesso modo discutibile, «Finiamola di farci la guerra a vicenda, di giudicarci e forse anche peggio. Da uomo di mondo, so anche e condannarci l’un l’altro, fi niamola di prenderci in troppo bene che l’appannaggio di una veste talare, giro». Non vi supplico di sospendere o troncare il di una toga di magistrato, di un’uniforme accade- processo al mio libro. Né io né la mia opera siamo mica non danno alcuna garanzia d’immunità dalle tanto importanti. (Morto un Papa se ne fa un altro). tentazioni della carne. Siamo tutti nella stessa bar- Mi preoccupa di più il male che state facendo a voi ca, siamo tutti colpevoli o innocenti, a seconda che stessi. Voglio dire, insistendo con questo discorso consideriamo la cosa dal punto di vista della rana di colpa e punizione, di condanna e proscrizione, di o da quello dell’Olimpo. Appunto per questo non epurazione e esclusione, con questo sistema di chiu-

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3333 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 dere gli occhi quando vi conviene e quando non c’è casi di estrema gravità il tribunale d’ultima istanza altra via d’uscita di cercarvi un capro espiatorio. Vi dovrebbe essere il pubblico. Quando è in gioco la chiedo: guardiamoci bene in faccia; perseguire sino giustizia, non si può demandarne la responsabilità a in fondo la vostra angusta particina vi dà la possi- pochi eletti senza che ne risulti un’ingiustizia. Nes- bilità di godervi di più la vita? Forse che quando suna Corte potrebbe funzionare se non seguisse i annullate, per così dire, i miei libri, gustate meglio il ferrei binari dei precedenti, dei tabù e dei pregiudizi. cibo e il vino, dormite meglio, siete uomini, mariti, […] madri migliori di prima? Queste sono le cose che L’imputato che sta dinanzi alla Corte non viene giu- contano, quel che accade a voi, non quel che fate a dicato dai suoi contemporanei, ma dai suoi defunti me. So bene che chi sta sul banco degli imputati non antenati. I codici morali, validi solo se in conformità ha diritto a far domande, deve solo rispondere. Ma con le leggi naturali o divine, non vengono salva- non riesco proprio a considerarmi imputato. Sono guardati da questi deboli argini. Al contrario, essi semplicemente un «irregolare». Eppure resto nella sono esposti come barriere ineffi cienti e malsicure. tradizione, per così dire. L’elenco dei miei predeces- Infi ne, ecco il punto cruciale della faccenda. Un ver- sori riempirebbe un impressionante dossier. Questo detto avverso pronunciato da questa o da qualsiasi processo dura dai tempi di Prometeo. Anzi, da pri- altra Corte potrebbe veramente impedire l’ulteriore ma. Dai giorni dell’arcangelo Michele. In un passa- diff usione del libro? La storia di casi del genere non to non troppo lontano ci fu un tale cui fecero bere convalida una simile supposizione. Anzi, un verdet- una tazza di cicuta, perché lo accusavano di essere to sfavorevole aggiungerebbe soltanto esca al fuoco. un «corruttore della gioventù». Oggi lo si conside- La proscrizione conduce solo alla resistenza: la lotta ra una delle menti più sane e lucide che siano mai continua sotterranea e diviene perciò più insidiosa, esistite. Noi che siamo sempre portati alla sbarra, più diffi cile da combattere. non possiamo far di meglio che ricorrere al celebre […] metodo socratico. La nostra sola risposta è ritorcere Non potete eliminare un’idea sopprimendola. E l’i- la domanda. E ce ne sono di domande da rivolgere dea legata a questo caso è la libertà di scegliersi le alla Corte, a qualsiasi Corte. Ma se ne otterrebbe proprie letture. La libertà, in altre parole, di leggere mai una risposta? Si possono porre domande a una ciò che è male o ciò che è bene per uno, o ciò che Corte? Temo proprio di no. Il corpo giudiziario è semplicemente è innocuo. Insomma, come ci si può sacrosanto. Ed è un male, secondo me, perché in guardare dal male, se non lo si conosce?

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3434 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 I nipotini di Giordano

Gli editori inseguono sempre nuovi debuttanti. Ma la velocità del mercato non fa crescere gli autori

Ida Bozzi, La Lettura del Corriere della Sera, 9 settembre 2012

Anche quest’anno, alla ripresa autunnale, trovere- quella di genere, penso al fantasy e al thriller. E mo in libreria molti nomi nuovi, e scopriremo sulle questo per molti motivi, ad esempio perché se hai fascette, nei risvolti o in quarta di copertina che sia- un autore o un’autrice esordiente puoi “costruire” la mo di fronte a romanzieri esordienti. Ad esempio: comunicazione: senza che venga meno il valore in- Mondadori pubblica una storia al femminile, Il caffè trinseco di un libro, l’esordio diventa di per sé uno delle donne dell’esordiente Widad Tamini, italiana degli elementi d’interesse, specie se ha un tema for- con padre giordano e madre ebrea di origine sviz- te. Certo, occorre che gli editori sappiano lavorare zera; mentre tra gli stranieri arriva il romanzo L’e- sugli esordienti che lanciano. Gli scrittori non van- tà dei miracoli di Karen Th ompson-Walker, storia no bruciati». fantastica che racconta di una Terra in cui il tempo Che signifi ca, «bruciare» un autore? Signifi ca che è rallentato. Per Guanda esce Stefano Piedimonte, l’evoluzione del mercato è velocissima, i titoli editi con Nel nome dello zio; Indiana pubblica una sto- sono numerosissimi e il rischio è quello di pubblicare ria di formazione, il romanzo Comunque vada non libri destinati a stagioni assai brevi, bruciati appunto importa, di Eleonora C. Caruso; Ponte alle Grazie nel giro di poche settimane e subito sostituiti da al- scommette su Notti di guardia di Giuseppe Naretto; tri sugli scaff ali delle librerie. Più a rischio di autori Rizzoli annuncia più in là, nei primi mesi del 2013, consolidati (ma non necessariamente) sono proprio il romanzo dell’esordiente quarantottenne Emanue- gli esordienti, che possono spendere la freschezza la Abbadessa, storia sulla Sicilia postunitaria: titolo della prima volta (che, a quanto pare, è un valore probabile Capo scirocco. Tutti debutti di narrativa. in sé) senza durare nemmeno una stagione. Quindi, Ma sarà anche una stagione particolare, perché ri- se oggi l’esordio non è più diffi cile come vent’anni tornano in libreria due degli (ex) esordienti più im- fa, se anzi è caccia aperta ai nipotini di Giordano o portanti degli ultimi anni, Roberto Saviano e Paolo Avallone, però è anche più facile scomparire in un Giordano; quelli che con il successo dei loro pri- soffi o, troppo presto perché meccanismi particolari mi romanzi hanno dato il via – a partire dal 2006, – ad esempio il passaparola, il contatto con i lettori quando Gomorra cominciò l’ascesa verso le attuali su blog e social network, le presentazioni e i festi- 2 milioni e 250 mila copie, seguito nel 2008 da La val – facciano conoscere l’autore e suscitino interesse solitudine dei numeri primi – alla più clamorosa rin- intorno al suo libro. corsa di esordienti da parte degli editori. «Aprire ai nuovi autori è al tempo stesso una neces- «È vero, oggi l’attenzione è puntata sugli esordien- sità culturale, un’emozione, un grande investimento» ti,» conferma l’agente letterario Piergiorgio Nico- dice Paola Gallo, responsabile della narrativa italiana lazzini di Pnla e associati «non in modo esclusivo di Einaudi. «Noi non abbiamo mai cercato di co- ma consistente, sia per la narrativa letteraria sia per struire a tavolino l’esordio miracoloso, rischiando di

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3535 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 sovraesporre un autore per andare dietro al mercato. A proposito di «voci nuove», in eff etti, erano debut- Anche per Accabadora della Murgia, che nel tempo ti molti dei casi editoriali degli ultimi anni. Oltre ha venduto 300 mila copie, siamo partiti con gran- a Gomorra, o ai Numeri primi, si pensi a Elisabeth de convinzione e una tiratura moderata, corretta con (Einaudi) di Paolo Sortino, con il dibattito che ne moltissime ristampe. Questo signifi ca credere nei li- è seguito sull’etica della scrittura nel trattamento di bri, dare loro spazio. Anche perché il grande libro di una storia vera (una ragazza violentata dal padre per un autore può non essere il primo, bensì il secondo. 24 anni), o a Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori) di Alessandro D’Avenia. Molti hanno ottenuto premi, come Mariolina Venezia, Campiel- lo 2007 con Mille anni che sto qui (Einaudi), o li han- «[…] l’evoluzione del mercato è velocissima, no avuti nel tempo, come l’ex esordiente Alessandro i titoli editi sono numerosissimi e il rischio è Piperno – l’exploit Con le peggiori intenzioni è del quello di pubblicare libri destinati a stagioni assai brevi, bruciati appunto nel giro di poche 2005 – che con Inseparabili ha vinto quest’anno lo settimane e subito sostituiti da altri sugli scaffali Strega. Hanno sollevato temi e modi nuovi: lo ha delle librerie» fatto Acciaio di Avallone ma anche Le giostre sono per gli scemi (Rizzoli) di Barbara Di Gregorio, Il mio inverno a Zerolandia (Rizzoli) di Paola Predicato- ri, o Dove finisce Roma (Einaudi) di Paola Soriga. I tempi della letteratura sono lunghi, quelli del mer- E bestseller al primo colpo sono diventati Donato cato sempre più veloci». Carrisi a cominciare da Il suggeritore (Longanesi) Mentre fi no a pochi anni fa un aspirante, pur so- o Alessia Gazzola a partire da L’allieva, o Marco gnando il grande editore, poteva avere più fortuna Malvaldi fi n dal primo della serie dei «vecchietti», nelle fucine delle piccole realtà, da qualche tem- La briscola in cinque (Sellerio). po anche gli editori maggiori si sono lanciati alla Decine di altri, però, sono stati intravisti solo di ricerca dell’esordiente. E non solo con le collane sfuggita. Ma non necessariamente per demeriti let- tradizionalmente votate alla scoperta di tendenze terari: perché il mercato corre. E forse anche per un e voci nuove della letteratura, come Stile libero di altro motivo, ancora tutto da analizzare: quasi che, Einaudi o gli Iconoclasti di Alet. Anche gli storici assolta una sorta di funzione implicita, di «rotta- Supercoralli dell’editore torinese o i Narratori della matori» di altri autori (o generazioni) non più esor- Fenice di Guanda accolgono esordienti, che entra- dienti, potessero essere abbandonati. no in collana a fi anco di Philip Roth e William Trevor. «Pubblichiamo esordienti da tempo» aff erma Luigi Brioschi, presidente di Guanda, «non solo italiani ma anche stranieri, quindi più che parlare di un boom, diciamo che la letteratura è generosa di esordienti da anni; certo, più oggi di vent’anni fa. Mi verrebbe da dire che ne vale la pena. Poi è fatale che si tratti di un investimento al buio: alcuni autori vanno, altri no. Bisogna vedere quando un esordiente esprime una nuova lingua, quando ha saputo darsi una voce pro- pria. E neppure questo è detto: nemmeno Gadda fu mai molto letto, in vita. Ed è il più grande autore del nostro Novecento».

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3636 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Il primo libro (non) cambia la vita

La scrittrice ripercorre il debutto letterario, atteso per sei anni. «Allora per pubblicare dovevi aver letto. Ora contano altre cose»

Romana Petri, La Lettura del Corriere della Sera, 9 settembre 2012

Molti anni fa, verso le sei del mattino, alla radio un Mangiafuoco. «Che razza di nome» disse, «è andava in onda una trasmissione che si chiamava I molto brutto ma fa tenerezza. La signora Pezzetta» giorni. In quel periodo la conduceva Alfredo Cat- ripeté. «Ma forse è un po’ troppo brutto, dovrebbe tabiani, uomo dalla cultura metafi sica e sapienziale cambiarlo». Mi feci coraggio e dissi: «Potrei usare il che spiegava gli animali come energie cosmiche e nome d’arte di mio padre, Mario Petri». Dall’altra parlava fi losofi camente e teologicamente delle pian- parte vi fu un attimo di silenzio. «Quel Mario Pe- te. Mia madre non se ne perdeva nemmeno una. tri?» mi chiese. Risposi aff ermativamente. «Beh, è Un giorno, sentì un ascoltatore chiedere il seguente straordinario, una delle voci più belle. Che fi ne ha consiglio: «Cosa deve fare un giovane scrittore per fatto?». Gli raccontai che s’era da poco ritirato in essere pubblicato?». E Cattabiani rispose: «Farsi campagna e la conversazione slittò tutta su di lui. leggere da uno scrittore che ama». Solo alla fi ne, prima dei saluti, mi disse frettolosa- All’ora di pranzo mia madre mi chiamò. Le sue mente: «Beh, mi lasci pure ’sta roba che ha scritto parole, su di me, hanno sempre avuto il potere di in portineria». E mise giù senza i saluti. Come fosse un’ipnosi, e così mi diressi verso l’elenco del tele- stato inghiottito dall’urgenza del malumore. fono. Non nutrivo molte speranze, ma chi poteva «Un buco nell’acqua» pensai. Un minuto dopo, però, mai dirlo? Tanto valeva controllare. Sotto la lettera ero già fuori per andargli a consegnare di persona, in M seguita dalla A, cercai Manganelli Giorgio, lo portineria, «quella roba». Trascorsero tre settimane scrittore che negli ultimi anni mi stava quasi os- e mi telefonò. Mi disse che il libro, nonostante non sessionando con quei suoi: «un dito fonico ti indica se lo aspettasse, gli era piaciuto molto. La sua voce nella notte», «irti pinnacoli», «ha ossa di vapore ma alla Rizzoli era abbastanza ascoltata. Avrebbe speso inconsumabili». Con mio grande stupore c’era, e due parole per me. Ma a quel punto era curioso di abitava pure in via Senafè, non lontano da casa mia. conoscermi. Ancora sotto l’eff etto materno, composi il numero e Non potevo nemmeno sospettare quello che mi at- chiamai. Dall’altra parte dell’apparecchio tuonò un: tendeva. Mi aperse la porta una minuscola donna «Pronto!» con una erre moscia perforante. Quando delle pulizie che mi accompagnò nel suo studio. gli dissi che ero una giovane autrice che leggeva in Manganelli, l’enorme castoro, se ne stava seduto su continuazione i suoi libri, tuonò di nuovo: «E cosa una specie di trono rialzato. A me era destinata una vorrebbe da me?», stavolta leggermente più sgarbato seggiola piccolissima, da bambini, piazzata alla sua del «pronto!». Si capiva che stava già perdendo la destra. Si vedeva che la situazione gli piaceva. Ridac- pazienza. Brutta sensazione. Ma all’improvviso mi chiava sotto i baffi . Dopo brevi preamboli cominciò chiese come mi chiamavo. «Romana Pezzetta» ri- l’interrogatorio. «Il suo libro, non me lo faccia ri- sposi. E a quel punto scoppiò a ridere proprio come petere più, mi è piaciuto davvero» disse. «Ma ora

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3737 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 vorrei rendermi conto se oltre a una giovane scrittri- letteratura era Luigi Bernabò che, dopo la presenta- ce lei è anche una giovane lettrice. Perché sa, i libri zione fatta da Manganelli, mi diede appuntamento non deve scriverli chi non li legge. Uno scrittore che negli uffi ci della Rizzoli di Roma. Stava seduto die- non legge non sarà mai un vero scrittore e prima o tro un’ampia scrivania e mi invitò ad accomodarmi. poi i suoi libri gli si rivolteranno contro». Deglutii Per prima cosa, mi mise davanti agli occhi un articolo a secco, la mia gola era diventata carta vetrata. Co- dell’Espresso di due pagine piene. Si diceva che pubbli- minciò a farmi una serie di domande, dandomi ben care gli esordienti era un azzardo. Non erano ancora maturi i tempi. E me lo continuò a ripetere per circa un’ora. Alla fi ne, però, mi disse che mi avrebbe fatto inviare il contratto a casa. Come anticipo mi davano 3 milioni. Me li diedero veramente e ci portai mia ma- «Perché sa, i libri non deve scriverli chi non li legge. Uno scrittore che non legge non sarà mai dre a Parigi. un vero scrittore e prima o poi i suoi libri gli si Il tempo però passava e il libro non usciva. Si ve- rivolteranno contro» deva che per gli esordienti i tempi continuavano a non maturarsi, mica come oggi che c’è quasi l’ob- bligo dell’esordio e gli editori fanno a gara a chi lo trova più giovane. Dovette arrivare il 1990 per- ché il mio Il gambero blu venisse alla luce. La palla poco tempo per rifl ettere. Ma dai suoi occhi di brace lanciata da Manganelli a Bernabò passò all’editore mi sembrava di cogliere una quasi costante approva- Edmondo Aroldi. Incontro memorabile. Fu lui a zione. Poi, abbassando il tono della voce, come per telefonarmi nell’agosto del 1989, appena tornata a farmene cogliere la solennità, mi chiese: «Scrittore casa, dopo quattro piani di scale a piedi con vali- inglese preferito?». gia, dal mio primo viaggio in Africa. Sentii la sua All’epoca traffi cavo incessantemente con James Joy- voce che si presentava dicendo con un po’di ironia ce del quale avevo letto e riletto tutto. Ma dovevo che era fi nalmente giunto il momento di buttare stare attenta a ciò che dicevo, Joyce era di lingua in pasto ai critici una giovane autrice. Non riuscii inglese ma era irlandese, e lui aveva detto «scrittore a trattenere il mio entusiasmo. Avevo quasi perso inglese preferito». Era una trappola. Manganelli sa- le speranze di essere pubblicata. Pensavo di aver rebbe stato un pessimo giocatore di poker, gli bril- preso solo i soldi. «Di cosa si sta eccitando?» mi lavano gli occhi. Dopo una breve esitazione, risposi: sentii dire dall’altra parte. «Non si faccia illusioni. «Jane Austen». Pubblicare un libro non cambia la vita di nessuno». Sul trono, fece quel movimento di quando ci si stu- Conoscerlo di persona fu un evento. Era piccolo, pisce: si sporse un po’ in avanti. «Brava», mi disse. rotondo, con una grande testa. E ci portava sopra «Lei aveva solo due possibilità: Jane Austen o Char- un cappello che gliela copriva appena. Ricordava les Dickens. E adesso concludiamo: mi dica qual è il un po’ quello di Sylvester Stallone in Rocky. Pur suo romanzo preferito di Jane Austen?». essendo già anziano viveva da solo con la madre e Era l’ultima domanda, se l’azzeccavo potevo tirare aveva il divieto di ricevere telefonate in casa dopo un respiro di sollievo. Gli occhi del professore bril- le otto di sera. Quando (raramente) accadeva, la lavano, ma senza concessioni. «Emma» dissi io. E voce cavernosa della pia donna chiedeva con rim- lui mi fece un breve e sommesso applauso. Poi, a provero e spavento: «Chi sarà mai?». commento del romanzo, disse che era un cruciverba Non conosceva mezze misure, Aroldi, andava per perfetto. le spicce. «Si accontenti di aver scritto un buon Era il 1984, ma prima che la Rizzoli mi chiamasse libro e se ne stia tranquilla». All’epoca l’aff erma- dovette arrivare il 1987. All’epoca, il responsabile della zione stemperò parecchio le mie aspettative. Però

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3838 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

aveva ragione lui, e gliene sono grata. Vent’anni fa ce ne sono parecchi: Laura Pariani, Aurelio Picca, un esordio partiva su altre basi, il punto di forza Silvana Grasso, Eraldo Affi nati, Marco Lodoli etc. del libro era quasi sempre la sua qualità, e il lavoro Tutti più o meno della stessa età e molto diversi dell’editing molto discreto. Oggi è la vendibilità, tra loro. Resistono nonostante il nuovo orizzonte l’importante è identifi carlo per bene il punto di di attesa. E la critica non li abbandona. forza, un editing pesante gli rifarà poi il maquilla- E poi, a un certo punto, mi sono messa a fare anche ge. E sebbene non accada sempre, un esordio può il piccolo editore, e la musica ogni tanto la sento cambiare la vita di un giovanissimo scrittore, anzi, stonata. Con una ventina di libri all’anno, devo se- gliela può proprio stravolgere. Ma oggi ci troviamo guire la corrente per forza, ma al tempo stesso so davanti alla prima generazione di giovani scrittori che devo anche remarle contro, continuare a punta- poco avvezza alla lettura. Pescano altrove e lo am- re sulla qualità. mettono: cinema, televisione, musica, internet. E Nell’ultimo numero della Paris Review uscito in Ita- si sente. Soprattutto quando non sono sostenuti da lia, Philip Roth, in un’intervista del 1984, aff erma- un vero e proprio talento naturale. Vanno molto va già allora che uno scrittore non può infl uenzare sul visivo, sul tattile, sul parlato. È anche vero che nemmeno il suo ambiente culturale. E la cosa non ogni generazione si rivolge alla sua e a quelle a lei gli dispiaceva aff atto, anzi, ci trovava un che di po- limitrofe, ed è normale, sono quelle che la segui- sitivo. Insomma, alla fatidica frase di Aroldi, oggi ranno nel corso degli anni. Gli editori, del resto, mi piace l’idea di aggiungere quello che potrebbe cercano di riempire in modo duraturo bacini anco- dire in proposito lo stoico Marco Aurelio. Qualcosa ra mezzi vuoti. Quanto alla mia, di nomi ai quali i come: «Ma se per caso dovesse cambiartela, cerca di libri non hanno cambiato la vita ma che resistono, non cambiare tu».

«Vent’anni fa un esordio partiva su altre basi, il punto di forza del libro era quasi sempre la sua qualità, e il lavoro dell’editing molto discreto. Oggi è la vendibilità, l’importante è identifi carlo per bene il punto di forza, un editing pesante gli rifarà poi il maquillage»

«Ma oggi ci troviamo davanti alla prima generazione di giovani scrittori poco avvezza alla lettura. Pescano altrove e lo ammettono: cinema, televisione, musica, internet. E si sente. Soprattutto quando non sono sostenuti da un vero e proprio talento naturale»

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 3939 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Berto, un talento immenso anche nell’autodistruggersi

Immortali le prime prove, modeste le ultime. Una parabola discendente agevolata dall’aridità e dalle chiusure ideologiche

Luca Doninelli, il Giornale, 12 settembre 2012

Rizzoli-Bur pubblica per la prima volta in un uni- Molti anni fa, giovanissimo, chiesi a Carlo Bo un pa- co volume Tutti i racconti di Giuseppe Berto (pagg. rere su queste cose. La sua risposta fu: la storia. Era 530, euro 13), e lo fa nel modo più umiliante per lo la storia a produrre la cronaca, non viceversa. E noi scrittore di Mogliano Veneto. dal libro della storia ci faremo guidare per parlare di Aggirarsi per questo libro dà la stessa sensazione di questo libro, chiuso il quale l’impressione che resta desolazione e di non senso che doveva prendere il è quella di un immenso talento narrativo autodi- cuore dello scrittore e dei suoi compagni in Texas alla struttosi nel corso degli anni. Il confronto tra i primi vista della piatta prateria secca e pietrosa di Hareford, racconti e gli ultimi è impietoso e testimonia di una dov’erano stati imprigionati. Per l’autore de Il cielo è perdita progressiva non solo della vena narrativa, ma rosso e de Il male oscuro non una nota a piè di pagina, anche della relativa, inscindibile tecnica, che da pre- non una notizia sui singoli racconti, non uno strac- messe e promesse felici si dissolse nel chiacchiericcio cio di data, non un’introduzione, quando per autori imbarazzato delle ultime prove narrative, nel vuoto molto meno importanti si sprecano, inspiegabilmen- d’ispirazione cui nemmeno il successo cinematogra- te, le pubblicazioni di lusso e le edizioni critiche. In fi co (ricordate Anonimo veneziano con Musante e la un volume in cui vengono riproposti testi mai prece- Bolkan?) fornì un po’ di respirazione artifi ciale. Biso- dentemente raccolti, colpisce questa assenza di cura, gna leggere il primo dei racconti di Berto, La colonna l’indiff erenza editoriale nei riguardi della possibilità Feletti, del 1940 dove, ben prima della deportazio- che un libro come questo off re per una rilettura com- ne americana (Berto fu fatto prigioniero nel ’43 in plessiva di uno scrittore pieno di luci e ombre, di un Africa), lo scrittore venticinquenne off re una prova talento straordinario in parte gettato via, del testimo- delle proprie potenzialità narrative. Disonestamente, ne di almeno due epoche, di cui una – il cosiddet- Wikipedia defi nisce il racconto «di scadente qualità». to boom economico – zeppa di oscurità che anche Al contrario, dedicato a un caso tragico realmente av- la lama di luce di Pasolini non ha potuto rischiarare venuto durante la campagna in Etiopia, si rivela una del tutto. È come se il posto di Berto nella nostra miniera di indicazioni sulla formazione dello stile letteratura fosse già stato deciso: uno scrittore inte- bertiano. Qui l’impianto sostanzialmente dannunzia- ressante, ma di seconda fascia. È il vizio di chi pre- no risulta rinvigorito da una capacità visionaria fuori tende di trasformare la cronaca in storia, di decidere del comune, che nel buio alternato a crepuscolo in cui fi n d’ora quali sono i cento romanzi fondamentali, i si svolge tutto il racconto riesce a dominare la com- cinquanta saggi imperdibili, i duecento fi lm migliori, plessità degli eventi restituendoli in un ritmo africa- è insomma il vizio di chi vuol trasformare la cultura no, rituale, come se la fi ne della disgraziata colonna in un enorme, triste dovere, in una santa messa senza Feletti – 150 soldati – avvenisse in una sorta di danza sacramenti e senza perdono. ipnotica.

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4040 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

Nel 1940 Berto è fascista, sogna ancora l’Italia ro- già provato»: perché viene il momento in cui questa mana, loda l’eroismo dei soldati del Duce e forse sconfi nata capacità si scontra con un mondo senza per questo il suo racconto è defi nito «scadente» da più sogni, dove un muro inizia a profi larsi laggiù, sul chi non dovrebbe azzardare troppi giudizi estetici nostro cammino. Esisterà un amore dopo il quale (non è questo il compito di Wikipedia). Il contatto non ne esisteranno più, mettendo il nostro desiderio con la letteratura americana (Steinbeck soprattutto), a tu per tu con un vuoto nuovo, mai conosciuto pri- che Berto lesse in lingua originale molto prima che ma. Berto non seppe fare i conti con questo ostaco- l’onda di tsunami di quella narrativa invadesse (tra- lo. Le premesse della sua scrittura, originale e com- dotta) le nostre sponde, completò la sua formazione plessa, precisa e drammatica, che avrebbero potuto letteraria. Senza negare del tutto una certa matrice dare vita a un’esperienza letteraria nuova, sfi orirono. dannunziana, Berto accolse non tanto lo stile ame- Berto avrebbe potuto generare nuove forme narrati- ricano, quanto la temperatura esistenziale che lo ve. Non lo fece. Il male oscuro, pur bello, nonostante penetra, il sentimento dello scorrere del tempo, il le sue apparenze sperimentali rappresenta un passo nesso di questo con la parola che se ne fa carico, il indietro, dopo il quale ci saranno solo molti, nuo- senso del silenzio che fa corpo con il paesaggio. vi passi indietro. Il mondo intellettuale e la cultura Insomma, Berto in America c’era stato davvero, non accademica dell’Italia, le sue chiusure ideologiche e come gli americanofi li di qualche anno dopo: era il suo eterno petrarchismo, uniti al carattere impa- stato in America, e nella sua lingua. Esito di questa ziente del Nostro, non seppero off rire a Berto gli esperienza è il racconto più bello di Berto, uno dei strumenti culturali veri per fronteggiare questa nuo- più belli di tutta la nostra letteratura del Novecento: va avventura. Solo un po’ di psicanalisi da accatto- Il seme tra le spine, dove l’impossibile amore nato tra naggio, niente di più. In fondo, nascondersi in un un giovane prigioniero ferito e una non più giovane buco nella terra tra le granate del nemico è un eroi- infermiera americana segna i termini di una tragedia smo più facile dell’aff ronto di una quotidianità che che noi non conosciamo più non perché non esista solo nella pazienza e, spesso, nel grigiore di giorni più, ma perché preferiamo far fi nta di dimenticarla. un po’ tutti uguali, sa esserci maestra. Non possiamo infatti dimenticare che i pregiudizi che ci dividono nascono dalla storia, e che nessu- na buona disposizione li può sconfi ggere se non si accetta la mediazione della storia. La parte succes- siva della vita di Berto, quando, dopo la pubblica- «Senza negare del tutto una certa matrice zione de Il cielo è rosso, comincia a fare la vita dello dannunziana, Berto accolse non tanto lo stile scrittore italiano (celebri le sue sortite polemiche), americano, quanto la temperatura esistenziale che segna l’inizio di una parabola discendente che solo lo penetra, il sentimento dello scorrere del tempo, il suo talento poté rallentare. Il fatto è che a Berto il nesso di questo con la parola che se ne fa carico, cominciava a mancare il contatto con la sua grande il senso del silenzio che fa corpo con il paesaggio.» maestra, la storia. C’è chi legge il suo inaridimento come una conseguenza della depressione che lo av- volse, e di cui diede una drammatica testimonianza nel bestseller Il male oscuro (1964), ma forse è vero l’opposto: la depressione può essere l’eff etto di una dolorosa assenza, che ne Il seme tra le spine è espressa alla perfezione, quando Berto parla «di quella scon- fi nata capacità del cuore umano di concepire e desi- derare un amore sempre più grande di quello che si è

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4141 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Ragıp Zarakolu, in difesa dei libri

Decine di intellettuali turchi sono stati accusati di sostenere i terroristi. Tra gli imputati c’è anche il più importante editore indipendente del paese

Tim Neshitov, Internazionale, 14 settembre 2012

Ragıp Zarakolu, l’editore e scrittore turco che è an- Ultimamente, però, i nervi di Zarakolu sono sotto- che un paladino dei diritti umani nel suo paese, ha posti a una tensione particolarmente acuta. Nell’otto- trascorso il mese di agosto a Heybe li, una delle iso- bre del 2011, infatti, è stato formalmente accusato di le dei Principi, nel mare di Marmara. È facile rag- fi ancheggiare un’organizzazione terroristica curda, ed giungerla in traghetto: da Istanbul la traversata dura è stato arrestato proprio il giorno del compleanno di un’ora. Ma Zarakolu non è qui in vacanza. «E una sua moglie. In aprile è tornato in libertà ma resta in- terapia», dice. dagato. La prossima udienza in tribunale è fi ssata in La casa editrice di Zarakolu si chiama Beige (Do- ottobre. Il pubblico ministero ha chiesto dai sette e cumento) e pubblica libri che scuotono i tabù della mezzo ai quindici anni di carcere. Turchia, soprattutto testi sui curdi e sugli armeni. Zarakolu ha 64 anni, porta una barba ben curata, una Lo fa dal 1977, pur sapendo perfettamente che in maglietta nera e un paio di occhiali dalla montatura Turchia editori come lui non diventano ricchi e per pesante. La casa a due piani con i parquet scricchio- giunta sono sempre nel mirino dei pubblici ministeri lanti ap partiene agli eredi di Haseyin Batuhan, un nazionalisti, indipendentemente da chi è al governo. professore di fi losofi a e pubblicista di sini stra, amico

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4242 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

di lunga data di Zarakolu e morto nove anni fa. La I pm non sostengono che Zarakolu condivida queste moglie di Batuhan, anche lei deceduta, era parente idee. Lo accusano invece di aver tenuto, anni fa, del- alla lontana dello scrittore Orhan Pamuk. Le pa- le lezioni presso la scuola di partito della formazione reti della stanza dove Ragıp Zarakolu lavora sono curda Bdp (Partito della pace e della democrazia). Si adorne di foto in bianco e nero che ritraggono i due noti che il Bdp è rappresentato nel parlamento turco coniugi da giovani. e la sua scuola, chiama ta «Accademia politica», non Zarakolu sta scrivendo un libro che do vrebbe docu- è mai stata vietata. mentare com’è cambiato modo in cui lo stato turco Se Zarakolu non ha risposto alle imputazioni, non tratta le mino ranze e la sua storia da quando esiste è perché la sua avvocata, che abita al piano terra, gli la Belge. «È cambiato ben poco», ammette. «La de- abbia sconsigliato di parlare. Il motivo, piuttosto, è mocratizzazione che ci è stata con tinuamente pro- che le accuse contro di lui sono inconsistenti e quindi messa è una fregatura». cadono da sole. Nell’atto di accusa si legge infatti che La stanza odora di vecchi scaff ali; nelle vicinanze si un cittadino come lui, «informato sugli sviluppi in sentono passare le carrozze trainate dai cavalli e i atto in Turchia e nel mondo», dovrebbe anche saper gabbiani che strillano in lontananza. «Da qui vedo cogliere la vera natura della scuola di partito del Bdp. il mare», dice Zarakolu. Uno dei suoi fi gli si chiama Questa non sarà magari proibita uffi cialmente, ma ri- De niz, che in turco signifi ca appunto «mare». Lo mane «un covo di addestramento per l’organizzazio- scorso ottobre hanno arrestato anche lui, e da allora ne terroristica». Che Zarakolu non lo abbia compreso e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Ko- va contro «tutte le regole della ragione e della logica». caeli, 150 chilometri a est di Istanbul. «Lo capirei», aff erma Zarakolu, «se vivessi sotto un re- L’organizzazione che secondo i pm sa rebbe fi an- gime fascista: allora avrebbe una sua logica perversa». cheggiata da Ragıp Zarakolu e da suo fi glio Deniz si Dopo il colpo di stato militare del 1971, quando è stato chiama Kck-Koma Civaken Kurdistan, cioè Unione arrestato per la prima volta, Zarakolu è stato torturato. delle co munità del Kurdistan. Nei processi contro la «Mi hanno sottoposto al fala ka», dice tirando su una Kck, in corso in tutto il paese dal 2009, sono impu- gamba e massaggiandosi la caviglia. «Vuol dire che mi tati migliaia di politici, giornali sti e studenti curdi. hanno picchiato sulle piante dei piedi». Nessuno conosce il lo ro numero con esattezza. Za- rakolu e suo fi glio sono fi niti in carcere nel quadro Scritti amici di un’ondata di arresti che l’autunno scorso ha coin- Scende la sera. Alle strida dei gabbiani si [ sostitui- volto ben 50 intellettuali di Istanbul, molti dei quali to il frinire dei grilli. Zarakolu si alza, va verso uno di etnia turca. scaff ale. È un uomo tarchiato che cammina inquie- La Kck è stata fondata nel 2005 e avrebbe l’obiet- to, piegato in avanti, un po’ come un orsacchiotto. tivo di attuare l’ultima idea del leader curdo in car- Accarezza i libri del suo amico morto, indica una cere Abdullah Ocalan: il «confederalismo democra- copia ingiallita dell’Amante di Lady Chatterley di D. tico». La Kck non vuole uno stato curdo né mette H. Lawrence. Il libro parla dell’amore tra una donna in discussione i confi ni nazionali della Turchia. Ma raffi nata e un operaio, ma siccome contiene parole sostiene l’istituzione, all’interno dei territori della come «pene» e «scopare», in Inghilterra è stato vie- Turchia, dell’Iraq, dell’Iran e della Siria, di un’unio- tato per decenni. «Da noi lo si leggeva quando lì era ne di comuni curdi autonomi con un suo esercito, ancora proibito»: Zarakolu lo dice con un tono quasi diritti di cittadinanza e tribunali. Una «democrazia nostalgico, come se preferisse parlare del perbenismo che sostenga l’ecologia e le pari opportunità». Questo di quegli aristocratici inglesi anziché dei nazionalisti progetto rivoluzionario e un po’ confuso si ispira agli turchi che hanno vietato ben 40 titoli della sua casa scritti dell’ambientalista libertario statunitense Mur- editrice. Opere come Devletlerarast sömürge Kurdi- ray Bookchin. stan (Il Kurdistan, colonia internazionale) di İsmail

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4343 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Beşicki uno studio sull’identità curda che contiene Zarakolu è pessimista e descrive una Turchia in cui frasi come: «Il problema curdo non è un problema di i mezzi d’informazione e i tribunali sono strumenti minoranze. I curdi vivono nella loro patria, il Kurdi- nella lotta di potere tra il governo di matrice islami- stan». O lavori come Gli armeni,1915-1916: il geno- ca e le élite kemaliste. Una lotta in cui i diritti dei cidio dimenticato del francese Yves Ternon, il primo curdi o l’elaborazione della storia del tardo impero libro pubblicato in turco che abbia indagato con ri- ottomano interessano poco sia ai vincitori sia agli gore scientifi co sui massacri del 1915, defi nendoli sconfi tti. «Nel processo contro il Kck non si com- un genocidio. Prima di ritornare al divano, Ragıp battono i terroristi. Bisogna ricordarlo agli intellet- Zarakolu accarezza ancora una volta con la punta tuali turchi, perché aprano gli occhi». delle dita il romanzo di D.H. Lawrence, il Dottor Zarakolu ha sposato in seconde nozze una fotografa Živago di Pasternak, Arcipelago Gu lag di Solženicyn: statunitense. L’anno scorso, la mattina del 28 ot- «Così è la vita: uno vive e muore, e allora non può tobre, il giorno del compleanno di lei, alcuni poli- portarsi dietro i libri». ziotti in borghese l’hanno accerchiato proprio sulla La prima moglie di Zarakolu, Ayşenur, è morta nel porta di casa. Non gli è stato consentito di dire a 2002. La casa editrice Belge l’avevano fondata insie- sua moglie dove veniva portato e da chi, e lei stes- me, ma poiché era registrata a nome di lei, Ayşenur sa ha ricevuto informazioni solo verso mezzanotte. fi nì in car cere anche più spesso di suo marito. Nel «L’ultima volta che avevo avuto a che fare con le 1994 i due scamparono a un attentato dinamitardo. forze antiterrorismo», ricorda l’editore, «era stato in E nel 1998, quando Ayşenur Zarakolu fu insignita di Irlanda, dove mi trovavo in veste di osservatore di un premio dall’Unione internazionale editori in occa- un’organizzazione per i diritti umani». sione della Fiera del libro di Francoforte, non le fu Zarakolu ha impiegato i cinque mesi trascorsi in gale- permesso di uscire dal suo paese per andare a ritirarlo. ra a perfezionare le sue conoscenze della lingua curda, «Noi due siamo sempre stati una specie di barome- dato che divideva la cella con un insegnante di curdo tro», spiega Ragıp Zarakolu. Fino al 1991 sono stati dell’università di Uppsala. Nello stesso periodo ha an- messi sotto accusa ai sensi di un articolo del codice che scritto la postfazione per l’ultimo libro pubblica- penale che Ankara aveva mutuato dall’Italia fasci- to dalla casa editrice Beige. Si tratta della traduzione sta e che puniva la diff usione delle idee di sini stra. in turco del volume Der Völkermord an den Armeniern L’articolo è stato abrogato nel 1991, ma contempo- 1915-16. Dokumente aus dem Politischen Ar chiv des raneamente è stata varata la legislazione sulla lotta deutschen Auswärtigen Amts (Il genocidio degli armeni al terrorismo. Ayşenur Zarakolu ne è stata la prima 1915-16. Documenti dell’archivio politico del ministero vitti ma, e oggi Ragıp Zarakolu e il fi glio Deniz sono degli esteri tedesco). L’autore è Wolfgang Gust, un ex imputati in base alla stessa legge. redattore dello Spiegel. In Germania il libro è uscito «In una dittatura, lo capirei, davvero», dice. «Ma oggi sette anni fa, ma la traduzione in turco delle sue quasi viviamo in una presunta democrazia. L’Occidente mille pagine è fi nita solo da poco. Nella sua postfa- tollera una situazione simile per i suoi interessi geo- zione, Zarakolu ringrazia il giornalista turco-armeno strategici». Non lo aff erma lamentandosi, e neanche Hrant Dink per avergli fatto avere l’originale tedesco. con amarezza: si limita a constatarlo, come se stesse Nel frattempo, Dink è morto: nel gennaio del 2007 parlando di una forza superiore con cui bisogna fare qualcuno gli ha sparato in una strada di Istanbul. i conti. Zarakolu si fi da ancora dei mezzi d’informa- Questa sera, Zarakolu vuole andare in città per in- zione occidentali, ma con quelli turchi non parla più: contrare un autore. Sulla terraz za, la sua avvocata «Da noi la libertà di stampa non esiste. I giornali tur- siede davanti a un com puter portatile e a una birra, chi mi mettono in bocca le parole che vanno bene a ascoltando Th e road to hell di Chris Rea. Zarakolu loro. Ma io mi preoccupo an che per i giornalisti che mangia qualche pistacchio e ferma una carrozza: resistono alle pressioni dei loro editori». «All’imbarco dei traghetti», dice al conducente.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4444 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Libri, se l’editor si mette in proprio… «per aiutare “manoscrittari” e “amazonscrittari”»

Sempre più (giovani) professionisti dell’editoria libraria decidono di mettersi in proprio in tempi di calo delle vendite e di grandi trasformazioni del settore. Dopo che a giugno abbiamo raccontato le tante storie di start up di nuove agenzie letterarie e di comunicazione, ora tocca agli editor.

Antonio Prudenzano, Affari italiani, 14 settembre 2012

Non è una tendenza passeggera quella che vede su tematiche sociali, frutto della collaborazione con sempre più professionisti dell’editoria libraria met- BookRepublic». Il network «nasce dall’incontro di tersi in proprio in tempi di calo delle vendite e di professionisti che – a fronte delle nuove esigenze grandi trasformazioni (causa «rivoluzione digitale», del mercato, ma nella salvaguardia della qualità e ma non solo) dell’intero settore. All’inizio dell’estate della competitività – hanno optato per la “messa in Aff aritaliani.it ha raccolto una serie di testimonian- rete” delle proprie competenze. Si tratta di Alberto ze di giovani agenti letterari e addetti stampa che Ibba, Alessio Scordamaglia, Maddalena Cazzani- hanno intrapreso la carriera «solista», magari insie- ga, Samuele Pellecchia, Nicolò Calegari e Michele me ad altri colleghi. Monesi».

A Milano il network «le PubblicAzioni» A Roma gli editor di West Egg E l’estate si conclude con altre due storie che van- Anche a Roma è tempo di startup. Ma questa volta no nella stessa direzione: a Milano è appena nato si parla soprattutto di editor. È online il sito di West le PubblicAzioni (www.lepubblicazioni.it), che si Egg (http://westegg.it), nuovissimo «tavolo di lavo- autodefi nisce «il primo network editoriale italiano ro» al quale siedono professionisti provenienti dal in grado di connettere tutti i professionisti del li- mondo dell’editoria. Addetti al marketing, esperti bro nelle sue molteplici declinazioni: autori (aff er- di comunicazione on e offl ine, grafi ci e, soprattut- mati ed esordienti), editori, ma anche associazioni to, editor. Promozione, marketing e uffi cio stampa e aziende interessate all’ambito della comunicazione sono importanti, ma la nostra prima cura vuole esse- cartacea e multimediale». re ancora il testo e chi lo scrive. Noi vogliamo stare Le PubblicAzioni comprende infatti l’agenzia lette- dalla tua parte, perché sappiamo che non basta avere raria (aperta a tutti gli scrittori, o aspiranti tali, con una bella storia nel cassetto per superare la barricata una spiccata sensibilità per le tematiche sociali); il e approdare con successo sul tavolo dell’editore». service editoriale (editing, impaginazione, ricerca Aff aritaliani.it ne ha parlato con Christian Soddu, iconografi ca, gestione del processo di stampa…); uno dei tre fondatori di West Egg insieme a France- l’agenzia di comunicazione ed eventi on e offl ine sca Magni (dottore di ricerca in Italianistica, già alla (per gli editori, ma anche per i singoli autori); l’a- Fazi Editore per la narrativa italiana) e Fabrizio Pa- genzia di sviluppo video e booktrailer; l’agenzia di triarca (scrittore e saggista, si occupa di scouting per communication design e webdesign. Ma come spie- diverse case editrici). Soddu per quasi dieci anni ha gano nel comunicato di presentazione, «i P.Az sa- lavorato alla narrativa italiana della Fazi in veste di ranno anche editori: gli autori rappresentati (e non editor (di Christin Frascella e di Elena P. Melodia, solo) potranno partecipare alla linea i.Paz di ebook tra gli altri), ma è stato anche autore di testi televisivi

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4545 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 per la Rai: «Sono arrivato in Fazi ai tempi del boom di Melissa P., intorno all’estate del 2003. La collabo- razione è proseguita a lungo. Ma già da qualche mese avevo deciso di mettermi in proprio, e quest’estate ho lasciato il mio incarico. Essendo un editor e riceven- do decine e decine di manoscritti ogni settimana, co- nosco bene questo mondo. E so che gli aspiranti esordienti sono costretti ad attese lunghissime dopo che hanno inviato il loro manoscritto. Per questo noi di West Egg abbiamo intenzione di rispondere prestissimo. La nostra esperienza, infatti, ci permet- te di capire rapidamente, in qualche ora, se un testo è potenzialmente pubblicabile. Certo, a quel punto, eventualmente, dovrà partire il lavoro di editing, ne- cessariamente più lungo». Christian Soddu ci tiene a ribadire che «West Egg si focalizzerà sui testi. Per- ché mi sono reso conto che a molti aspiranti autori bastano pochi aiuti per crescere». E ancora: «Non c’è un genere letterario particolare a cui siamo interessa- ridefi nendo. Ecco perché ho lasciato l’editoria tra- ti, io mi sono sempre occupato di narrativa italiana, dizionale senza rimpianti». Ma per l’ex editor Fazi gialli e fantasy, ma siamo aperti». anche gli aspiranti scrittori italiani si stanno evol- Per Soddu è «positivo che tanti giovani profes- vendo: «Siamo passati dai cosiddetti “manoscrit- sionisti dell’editoria si mettano in proprio, di- tari” agli “amazonscrittari”. Ormai chiunque può mostrando grande capacità di adattamento… Il pubblicare in rete il proprio testo sperando che nostro mestiere sta cambiando, e i ruoli si stanno qualcuno lo compri. Come West Egg guardiamo sia al target classico dei manoscrittari – che punta- no agli editori tradizionali – sia a quello emergen- te degli amazonscrittari. Del resto anche l’autore self-publisher vuole pubblicare un ebook dignito- so. Noi proveremo a inserirci in questa zona gri- gia. Naturalmente con i nostri contatti aiutiamo anche gli autori a trovare un editore (non a paga- mento), ma non ci possiamo defi nire un’agenzia letteraria vera e propria».

Nuovi ruoli, nuove defi nizioni La sensazione è che ci si stia muovendo in un con- testo sempre più complesso (oltre che rigorosamen- te precario), in cui nessuno si azzarda a prevedere con esattezza cosa accadrà all’editoria libraria nei prossimi anni. Di certo, occorrerà trovare nuove de- fi nizioni. Per ora, cominciamo con quella di ama- zonscrittari (ma senza dimenticare i più tradizionali manoscrittari).

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4646 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Zadie Smith. Se un estraneo di notte bussa alla tua porta

La scrittrice inglese torna al romanzo dopo sette anni con una storia ambientata nella sua Londra multietnica

Paolo Mastrolilli, La Stampa, 16 settembre 2012

Una sera un viaggiatore, un estraneo qualunque, sta che diamo» spiega lei presentando l’opera «non bussa alla tua porta per chiedere qualcosa. Proprio riguarda solo noi, ma in generale l’atteggiamento la tua, e con insistenza. Domanda un aiuto specifi co, della nostra società verso gli altri. Una società in cui diretto. Cosa fai? Apri e lo ascolti, o volti le spalle, il concetto di ospitalità si sta allargando su scala glo- come si usa con gli scocciatori anonimi in mezzo bale, visto che milioni di persone oggi sono ospiti alla strada? di interi paesi, e milioni di altre persone svolgono il Da questa domanda è nato NW (Penguin Press), il ruolo di chi le accoglie. Volendo, o no». libro con cui Zadie Smith, trentaseienne scrittrice NW si può leggere con parecchie lenti diverse. inglese di madre giamaicana, è tornata a pubblicare È la storia di due ragazzi e due ragazze che cre- un romanzo dopo sette anni di silenzio: «La rispo- scono nel quartiere di Northwest London, da cui

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4747 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 viene l’abbreviazione del titolo. Un luogo povero, È anche una storia di classi diverse, che si incontrano e disagiato, generalmente emarginato. Una delle due si scontrano nelle stesse strade. Storie spesso crudeli, che ragazze è la nera Natalie Blake, che riesce a com- lei tratta con ironia. pletare l’università, si sposa, ha due fi gli, e diventa Per forza, non conosco altro modo. Se ci mettiamo avvocato: una delle poche facce scure sotto alle par- a osservare con attenzione tutti i fenomeni classisti rucche bianche che indossano lei e i suoi colleghi. che ci circondano, tutte queste tensioni su diff erenze L’altra è la sua amica del cuore Leah, una irlande- apparentemente banali, possiamo soltanto ridere. Al- se dai capelli rossi, che aveva studiato fi losofi a e ha trimenti non resta che piangere. Viviamo tutti dentro sposato un parrucchiere di origine africana. I ragazzi un bozzolo, e siamo convinti che la nostra visione del sono Felix, che quando non vive di espedienti fa il mondo sia l’unica possibile. Questo gap di compren- meccanico, e Nathan, un compagno di scuola che sione, questa incertezza verso gli altri, è la caratteri- adesso spaccia droga. Erano cresciuti insieme, nelle stica fondamentale del nostro tempo che mi interessa vie dello stesso quartiere, e adesso hanno raggiunto i indagare. trent’anni, con risultati variabili e discutibili. Quindi NW può essere un’epopea urbana, come NW è anche l’incontro e lo scontro fra razze. Lei si l’ha defi nita Joyce Carol Oates, il percorso di quat- sente obbligata a parlare di questo fenomeno nei suoi tro giovani che entrano nell’età adulta, un ritratto libri? del disagio, un quadro delle moderne diff erenze tra Io vengo da una famiglia mista, tante razze, tanti classi e razze. colori e tante culture. Non potrei fare diversamen- Quando però il pubblico chiede a Zadie come le è te. Mi risulterebbe molto strano scrivere un libro venuto in mente di tornare al romanzo con questa popolato solo da bianchi, ma anche solo da neri. storia, lei ha una sola risposta. Ho una genuina curiosità per le persone, e per «L’idea che mi aveva iniziato a incuriosire otto anni soddisfarla devo occuparmi della diversità e i suoi fa era quella di una persona che nel pieno della notte problemi. bussa con insistenza alla porta di una casa, chieden- do aiuto. Domanda una cosa specifi ca: soldi, in que- Ad esempio quella della comprensione e del linguaggio: sto caso. C’è una lunga tradizione letteraria intorno ha cercato di studiare il gergo dei ragazzi di strada di al tema, che risale ai tempi dell’antica Grecia e al Northwest London? dovere dell’ospitalità, ma a me interessava allargarla. Ho chiesto a mio fratello minore, che pensa di esse- Come si risponde a una persona che chiede aiuto in re un ragazzo di strada, di insegnarmi qualcosa. L’ho particolare a te? Non uno sconosciuto che si rivolge fermato subito, perché non potevo ricostruire l’intero a chiunque per strada, ma uno che bussa solo alla vocabolario inglese. Alla fi ne nel linguaggio cerchi di tua porta?». creare qualcosa che rappresenti la realtà, senza repli- «Questo è un piccolo episodio personale, che avviene carla. Un po’ come facciamo tutti, quando dobbiamo nella vita di uno dei protagonisti e la cambia, però superare il gap della comprensione. si può estendere facilmente al mondo intero. Oggi ci sono milioni di persone che sono ospiti di interi Soff re ancora di insicurezza, quando scrive? Stati, e quindi milioni di altre persone che sono chia- Certo. E col tempo peggiora. Mi aiutano la terapia, mate a svolgere la funzione di chi le accoglie. Il tema bere quando non sono incinta, e l’insegnamento, per- centrale, dunque, è la diversità tra gli esseri umani, ché è qualcosa di utile che distrae. Poi avere fi gli, che il loro colore, la loro cultura, e come la aff rontiamo. alza l’autostima. Scrivere può essere deprimente, è Sono gli ospiti e gli ospitanti, e come interpretiamo vero. Solo scrivere bene, e magari capirsi con gli altri, questi ruoli». aiuta a sentirsi meglio.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4848 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Legge Levi, tempo di bilanci (e modifi che?)

Tempo di bilanci, a un anno dall’entrata in vigore, per la tanto dibattuta Legge Levi. Martedì, alla Camera, è previsto un incontro di fronte alla Commissione Cultura, alla presenza dei big del mondo del libro italiano

Antonio Prudenzano, Affari italiani, 18 settembre 2012

Per la legge Levi, compromesso a lungo dibattuto, a vedono noi librai sostenere la nostra vecchia idea del- un anno dall’entrata in vigore è tempo di bilanci. Ma lo sconto “alla francese” (in Francia la corrispondente nel corso dell’incontro in programma il prossimo 25 legge sul prezzo dei libri prevede un tetto del 5 per- settembre, a Roma, nella Sala del Mappamondo della cento, ndr) e gli editori quella di alzare ulteriormen- Camera, di fronte alla Commissione Cultura e alla te il valore di quello in deroga. Resta poi la dolorosa presenza dei big del mondo del libro italiano, non si questione dei testi scolastici per i quali anche lo scon- potrà non tener conto del contesto di crisi economica to ordinario è insostenibile per le librerie indipenden- generale e del calo delle vendite che ha coinvolto il ti…». In rappresentanza dei Mulini a vento (promo- mercato librario negli ultimi mesi. Mesi in cui il prez- tori del blog leggesulprezzodellibro.wordpress.com) zo medio del libro si è abbassato, e in cui a soff rire ha parlato anche la fondatrice di Nottetempo Ginevra è stata soprattutto la cosiddetta grande distribuzione. Bompiani: «Il vantaggio percepito quest’anno è stato Da parte sua, invece, il colosso Amazon, da meno di un abbassamento del prezzo del libro (ancora scom- un anno in Italia, continua ad aumentare le proprie posto e incerto per via delle incertezze della legge), e quote di mercato. E pensare che la Levi era stata de- l’arresto dell’emorragia di librerie e case editrici che fi nita anche «legge anti-Amazon»… chiudevano una dopo l’altra. Il problema più grosso, a mio parere, sono state le continue trasgressioni del- Ali e Mulini a vento la legge da parte di editori e librai, per le quali non Della legge che regola gli sconti sui libri a fi ne luglio sono previsti né controlli né sanzioni. Noi pensiamo ha parlato con Aff aritaliani.it Alberto Galla, presi- che la legge funzionerebbe molto meglio se fosse più dente dell’Associazione librai italiani: «Il punto di radicale. D’altra parte, i gruppi editoriali e le catene vista dell’Ali è chiaro. Questa legge va mantenuta e librarie vorrebbero che la legge fosse vanifi cata e li- non va minimamente toccata. Piuttosto, serve la vo- mitata all’unico obiettivo di proteggerli da Amazon lontà di sedersi tutti attorno a un tavolo, per prendere e dalla Gdo. Sarà molto diffi cile trovare un accordo decisioni signifi cative per l’intero sistema. L’anarchia equilibrato, come già lo è stato un anno fa. Sarebbe delle campagne non porta da nessuna parte…». Galla importante sentire l’appoggio degli editori indipen- è tornato a intervenire l’altro ieri, sul blog Tropico- denti, i quali forse potrebbero assistere al dibattito». dellibro.it: «A una prima valutazione informale fatta qualche giorno fa è emersa da parte degli editori l’i- Gems dea che la “forbice” tra sconto massimo ordinario (15 Stefano Mauri, presidente e ad del gruppo Gems, mar- percento, ndr) e quello in deroga (20 o 25 percento, tedì prenderà parte all’incontro. L’editore analizza con ndr) è esiguo e genera ineffi cacia nelle campagne pro- Aff aritaliani.it la situazione: «Pur giudicando positiva mozionali. Ovviamente diverse sono le soluzioni, che l’esistenza di una legge i cui eff etti hanno garantito in

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 4949 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 molti paesi Europei un maggior equilibrio e un mag- e/o gior pluralismo e quindi una maggior scelta per il lettore, Sandro Ferri, editore di e/o, all’inizio dell’estate tenuto conto del fatto che non siamo né in Francia né ha annunciato una serie di provvedimenti concreti in Gran Bretagna e del momento particolare di crisi «in favore dei libri, dei lettori, e dei librai». Ecco per- fi nanziaria, economica e dei consumi, qualsiasi modifi ca ché, in vista dell’incontro romano di martedì, Aff ari- si voglia fare deve andare verso una maggior disponibi- taliani.it ha chiesto anche il suo contributo sulla legge lità di occasioni per il consumatore (specie sotto Natale) Levi, a un anno dalla sua entrata in vigore: «In un tenendo conto anche dei problemi logistici di librai e primo tempo sono stato più possibilista sui compro- distributori che in questo anno hanno risentito negati- messi della legge Levi. Oggi, a un anno di distanza e vamente delle limitazioni alle promozioni editoriali che vedendo il selvaggio dilagare delle deroghe che fan- paradossalmente le hanno segmentate moltiplicandole e no trionfare gli sconti e che trasformano le librerie in rendendole ineffi cienti e ineffi caci». “scontifi ci”, concordo con quelli che chiedevano una soluzione alla “francese”, ossia nessuno sconto, prez- Newton Compton zo fi sso. Nessuna delle due soluzioni risolverà la crisi Raff aello Avanzini, editore di Newton Compton del libro, ma almeno il prezzo fi sso permetterà una (protagonista negli ultimi mesi con il «fi lone low cost» maggiore parità di opportunità tra librerie grandi e dei romanzi a 9,90 euro) «bisognerebbe fare campa- piccole e limiterà una competizione basata sul prez- gne più mirate». Avanzini, che all’appuntamento nel- zo invece che sulla qualità del prodotto». Per Ferri «è la Sala del Mappamondo della Camera parteciperà, una questione di cultura. I consumatori devono ca- attraverso Aff aritaliani.it propone: «Quattro settima- pire che un libro buono non può costare poco come ne sono poche, ne servirebbero cinque. E lo sconto un libro scadente. In Francia anche i grandi editori consentito durante la campagna dovrebbe passare accettano il prezzo fi sso perché sanno che il pubblico dal 25 al 30 percento. Il mese di dicembre deve re- ha capito e sanno che la guerra degli sconti è perdente stare escluso». Per l’editore romano «il problema è per tutti. Solo Amazon vincerà su questo terreno». che la Levi, così com’è, con le cosiddette “campagne tematiche”, genera confusione, anche perché spesso Incontro aperto e prime polemiche sono gli stessi titoli a venire coinvolti in più campa- L’incontro nella Sala del Mappamondo è aperto, ma è gne. E i più danneggiati fi niscono per essere proprio necessario accreditarsi nel rispetto delle procedure di ac- i librai che invece andrebbero difesi. Basterebbe che cesso alla Camera. E come si legge sempre su Tropico allo stesso codice isbn del libro di turno non fossero del Libro arrivano le prime polemiche, con Anita Mo- consentite più di due campagne nel corso dell’anno». lino della Federazione italiana editori indipendenti che dichiara: «Fidare non ci sarà perché non è stata invitata, Il Saggiatore noi siamo sempre ignorati dalle istituzioni, ma non ci Mattia Formenton è editore de il Saggiatore con il fra- faccio più caso, questo non ci impedisce di fare un buon tello Luca. Contattato da Aff aritaliani.it sottolinea la lavoro per i soci. La legge Levi non credo che abbia cam- «diffi coltà di valutare l’eff etto della legge, anche perché biato sostanzialmente la vita dei nostri colleghi. Stiamo contemporaneamente si è acuita la crisi economica. vivendo un periodo molto diffi cile, i dati sono un meno L’eff etto più macroscopico è stato quello della iperseg- 25 percento di vendite in libreria, so di un editore in- mentazione delle campagne editoriali per sfuggire alle dipendente che fattura il 41 percento in meno rispetto limitazioni temporali imposte dalla legge. In pratica si all’anno scorso. È il prodotto libro che non si compra sono moltiplicate campagne “parziali” – spesso con titoli più, sconti o non sconti. I colleghi e i librai che conosco presenti più volte – costringendo i librai a uno sforzo sono molto scoraggiati. Fosse per Fidare farei una cosa immenso, ma soprattutto snaturando il senso che stava che in Italia non si è mai fatta: una legge che promuova dietro ai limiti posti e impoverendo l’off erta editoriale». la lettura, come in Francia». Mica facile…

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5050 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Glauco Felici, scrittore segreto Simone Barillari, il manifesto, 21 settembre 2012

Non meno che ai molti che lo hanno conosciuto e Diceva un autore tradotto da lui, , che un amato, Glauco Felici (1946-2012), uno dei più insigni uomo di lettere «non ha biografi a: la sua opera è la sua traduttori e ispanisti italiani del secondo Novecento, biografi a», e anche la vita pubblica di Glauco Felici, mancherà all’editoria e alla letteratura di questo paese. come quella degli autentici uomini di lettere, sembra Da oltre quarant’anni leggevamo le sue parole incon- lasciarsi ripetere solo attraverso il vertiginoso sfi lare dei sapevolmente, credendo di leggere soltanto le parole titoli a cui lavorò e le sue prestigiose collaborazioni con di alcuni dei più grandi scrittori spagnoli e sudameri- i giornali, primi fra tutti il manifesto e La Stampa. Nel cani del secolo: Javier Marías (di cui Felici ha tradotto suo caso, tuttavia, anche altro andrà ricordato che non quasi tutti i romanzi, da Domani nella battaglia pensa dicono i libri e gli articoli e nemmeno i tanti premi vin- a me a L’uomo sentimentale, da Tutte le anime alla tri- ti, dal Grinzane Cavour al Monselice, ed è la sua inin- logia di Il tuo volto domani), due fondamentali premi terrotta attività di consulenza per grandi realtà come Nobel come Mario Vargas Llosa (Il Paradiso è altrove Einaudi e il Saggiatore, che fa di lui uno degli alacri e La festa del Caprone tra gli altri) e Octavio Paz, di cui e oscuri artefi ci della storia editoriale della letteratu- stava traducendo alcune delle maggiori opere per un ra ispanica in Italia. Lo caratterizzò sempre, in questo Meridiano che deve ancora uscire, e che assume ora il ruolo, una tenacia senza compromessi nel promuovere senso di una duratura eredità, l’infi nito Jorge Luis Bor- autori e letterature distanti dagli umori dei mercati, nel ges (Elogio dell’ombra, Manuale di zoologia fantastica) e cercare e talvolta faticosamente trovare spazio per pro- il suo amico e doppio (i racconti se nuove e diffi cili, per nomi ignoti e importanti. di Un leone nel parco di Palermo), un poeta della levatura Serve per essere traduttore, per essere il segreto scritto- di Federico García Lorca, di cui è stato uno dei più re di uno scrittore, una misura di umiltà e un’ugual mi- intimi conoscitori italiani, José Lezama Lima, questo sura di amor proprio, una mobile mescolanza di mode- tormentoso Gongora cubano con il suo lussureggian- stia e di orgoglio: non si può dare a un altro uomo nulla te Paradiso, qualcosa di Cabrera Infante e molto di di più personale che le proprie parole, ed è questa una Osvaldo Soriano (e in special modo un romanzo strug- delle più alte abnegazioni di sé, ma pensare di poter gente e amato come Triste, solitario y fi nal), l’incande- restituire le parole di un altro uomo in qualsiasi altro scente Paco Ignacio Taibo e l’elegante Juan Goytisolo, modo che non siano le sue stesse parole, questo è un e ancora altri classici, come Diego de Torres Villaroel atto di suprema fi erezza. L’una e l’altra sono state le e Miguel de Unamano, e altri contemporanei, come prerogative essenziali ed esistenziali di Glauco Felici, Miquel de Palol, Quim Monzó, Antonio Skarmeta e e le contiene entrambe questa sua considerazione che Álvaro Pombo. Di alcuni di questi autori, poi, Felici descrive con disinvolta spietatezza l’arte di tradurre: fu non soltanto traduttore e curatore ma anche amico «So di aver fatto una grande traduzione quando, rileg- e importante interlocutore intellettuale, come testimo- gendola dopo molti anni, non riconosco che è mia». niano i ricchi carteggi intrattenuti con Mario Vargas È eccessivo, probabilmente, dire che muore, insieme Llosa, Osvaldo Soriano e Javier Marías, che gli conferì a un traduttore, anche qualcosa di ogni scrittore che anche il fastoso titolo nobiliare di Visconte Foscolo – traduce, eppure, al tempo stesso, non si può forse im- con eloquente riferimento a un poeta che fu tradutto- maginare nessun altro silenzio che sia vasto e profondo re – nell’ambìto e fantastico Regno di Redondo, dove quanto quello che si ha quando, alla morte di un tra- Marías ha posto, con scherzosa serietà, alcuni dei più duttore, sembrano tacere per un lungo momento, tutte illustri uomini di lettere d’Europa. insieme, alcune delle più grandi voci dell’umanità.

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5151 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Cara Wikipedia, mi hai deluso

Philip Roth, Internazionale, 21 settembre 2012

Cara Wikipedia, si erano ancora presentati neppu re a una lezione, ne sono Philip Roth. Di re cente ho avuto occasione di avevano cercato di incontrarlo per spiegare perché leggere per la prima volta la voce di Wikipedia re- non si erano presentati, e questo quando il semestre lativa al mio romanzo La macchia uma na. La voce era ormai a metà. Alla fi ne Mel chiese alla classe contiene una grave inesat tezza di cui vorrei chiede- notizie di quei due studenti che non aveva mai visto: re la cancellazione. Tale informazione è arrivata su «Qualcuno di voi li conosce? Esistono o sono spet- Wikipedia animata dal brusio indistinto del pette- tri?». Le stesse parole, ahimè, con le quali Coleman golezzo letterario, e non contiene alcun fondamento Silk, il protagonista di La macchia umana, formula di verità. una domanda ai suoi studenti di lettere presso l’A- Eppure, quando di recente, attraverso un interme- thena college in Massachusetts. diario uffi ciale, ho chiesto a Wikipedia di cancellare Quasi immediatamente, Mel fu convocato dalle au- questa informazione errata insieme ad altre due, il torità universitarie per giustifi care l’uso della parola mio interlocutore ha ricevuto dall’«amministratore di «spettri», in inglese spooks, poiché i due assenti era- Wikipedia in inglese» una lettera, datata 25 agosto e no, guarda caso, afroamericani, e negli Stati Uniti indirizzata a lui, in cui si aff erma che io, Roth, non spook era sinonimo dispregiativo di «neri», un ve- sono una fonte credibile: «Capiamo che un autore si leno verbale lie vemente più blando di «negri», ma considera, dal suo punto di vista, la massima autorità comunque umilian te. Seguì una caccia alle streghe sul suo lavoro», scrive l’amministratore di Wikipedia, dalla quale il professor Tumin – proprio come il «ma a noi serve il conforto di altre fonti». professor Silk di La macchia umana – uscì innocen- Da cui questa lettera aperta. Non essendo riuscito a te, ma solo dopo aver dovuto fornire una quantità di far apportare una modifi ca attraverso i canali con- lunghe deposizioni in cui si dichiarava non colpevo- sueti, non so in che altro modo procedere. le dell’accusa di linguaggio razzista. Nella voce di Wikipedia era scritto che il mio Le ironie, da quelle comiche a quelle più serie, ab- roman zo La macchia umana «sarebbe stato ispirato bondavano, poiché Mel si era inizialmente guada- alla vita dello scrittore Anatole Broyard». La formu- gnato la notorietà a livello nazionale tra sociologi, lazione, nel frattempo, è stata modifi cata dalla re- attivisti per i diritti civili e politici progressisti con dazione collettiva di Wikipedia, ma l’aff ermazione la pubblicazione, nel 1959, del pionieri stico studio falsa è rimasta. sociologico Desegregation: resistance and readiness Questa presunta informazione non è in alcun modo (Desegregazione: resistenza e predisposizione) e poi, suff ragata dai fatti. La macchia umana fu invece ispi- nel 1967, con Social stratifi ca tion: the forms and fun- rato da un episodio alquanto infelice nella vita del ctions of inequality (La stratifi ca zione sociale: forme e mio amico Melvin Tumin, professore di sociologia funzioni della diseguaglianza), presto divenuto un a Princeton per una trentina d’anni. Un giorno, nel- testo fondamentale della sociolo gia. Come se non la primavera del 1985, Mel, uomo meticoloso nelle bastasse, prima di venire a Princeton era stato di- piccole cose come in quelle grandi, stava meticolo- rettore della commissione municipale per i rapporti samente facendo l’appello a una lezione di sociolo- interrazziali di Detroit. Quando morì, nel 1995, il gia, quando si accorse che due dei suoi studenti non titolo del suo necrologio sul New York Times diceva:

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5252 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

«Melvin M. Tumin, 75 anni, studioso di rapporti Quanto a Anatole Broyard, è mai stato in marina? inter razziali». Ma nessuna di queste credenziali val- Nell’esercito? In carcere? Studente di dottorato? se granché in quel momento, quando chi deteneva Iscritto al Partito comunista? Ha avuto fi gli? È mai il potere decise di rimuovere senza alcun motivo il stato vittima innocente di una persecuzione istitu- professor Tumin dalla sua prestigiosa cattedra. zionale? Non ne ho idea. Ci conoscevamo appena. E fu proprio questo che m’ispirò a scrivere quel Nel corso di più di trent’anni, sarò incappato in lui libro: non un fatto che potrebbe essere capitato o non più di tre o quattro volte, prima che una lun- no nella vita a Manhattan del cosmopolita Anatole ga battaglia contro un cancro alla prostata mettesse Broyard, ma ciò che realmente successe nella vita fi ne alla sua vita nel 1990. del professor Melvin Tumin, cento chilometri a sud Coleman Silk, invece, viene ucciso intenzionalmen- di Manhattan, nella cit tadina universitaria di Prin- te, assassinato in un incidente d’auto programmato, ceton-New Jersey, dove io avevo conosciuto Mel, organizzato, mentre viaggia con la sua improbabile sua moglie Sylvia e i loro due fi gli all’inizio degli amante Faunia Farley, umile contadina e bidella del anni Sessanta. college dove un tempo lui era stato stimato preside Proprio come la prestigiosa carriera accademica del di facoltà. Le rivelazioni che scaturiscono dalle cir- protagonista di La macchia umana, anche quella di costanze dell’assassinio di Silk sconvolgono chi gli Mel, studioso e docente da oltre quarant’anni, fu sopravvive e portano al sinistro fi nale del romanzo, infangata dall’oggi al domani perché fu insinuato in cui nella desolazione di un lago ghiacciato si ve- che avesse in sultato due studenti neri, sui quali rifi ca una sorta di resa dei conti tra Nathan Zucher- non aveva mai posato gli occhi, chiamandoli spooks. man, Faunia e il carnefi ce di Coleman, il tormentato Che io sappia, la lunga e felice carriera di Broyard e violento reduce del Vietnam Les Farley, ex marito al vertice del mondo del giornalismo letterario non di Faunia. Chi sopravvive a Silk, il suo assassino, fu mai compromessa da fatti neppure vagamente la sua amante bidella hanno avuto origine solo dal- simili. la mia immaginazione. Nella bio grafi a di Anatole L’episodio degli «spettri» è il fatto da cui nasce La Broyard, per quanto ne sapevo io, non esistono in- macchia umana. È il nocciolo del libro. Senza, il dividui o eventi paragonabili. romanzo non esiste. Non esiste Coleman Silk. Ogni Io non sapevo nulla delle amanti di Anatole Broyard, minimo dettaglio che apprendiamo a proposito di Coleman Silk nel corso di 361 pagine prende l’avvio da questa immotivata persecuzione per aver pronun- ciato la parola spo oks ad alta voce in un’aula univer- «Ogni minimo dettaglio che apprendiamo a sitaria. Quell’unica parola, da lui detta in modo del proposito di Coleman Silk nel corso di 361 tutto innocente, è la fonte di tutta la rabbia, l’ango- pagine prende l’avvio da questa immotivata scia e la rovina di Silk. L’odiosa e inutile persecuzio- persecuzione per aver pronunciato la parola ne di cui è oggetto deriva solo da quello, così come i spo oks ad alta voce in un’aula universitaria» suoi vani tentativi di riabilitazione e rinascita. Paradossalmente, è questo, e non l’enorme segreto che si porta dietro da una vita – pur avendo la pelle chia ra, Coleman è uno dei tre fi gli di una rispetta- né se ne abbia mai avute, chi fossero, o tanto meno bile fami glia nera di East Orange, nel New Jersey, se una donna come Faunia Farley, ferita e molestata formata da un padre cameriere di vagone ristorante dagli uomini fi n dall’età di quattro anni, si sia mai e da una madre infermiera, che riesce a farsi passare presentata nella sua vita per aiutarlo a compiere il suo per bianco quando a diciannove anni entra nella ma- terribile destino come fa lei con quello di Coleman rina militare – a causarne l’umiliante cacciata. Silk e il proprio. Nulla sapevo della vita privata di

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5353 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Broyard – della sua famiglia, genitori, fratelli e sorel- o i suoi nemici, dove fosse nato e cresciuto, in che le, parenti, studi, amicizie, matrimoni, storie d’amore condizioni economiche fosse vissuto nell’infanzia o – e tuttavia la storia narrata in La macchia umana è vivesse da adulto, quali fossero le sue opinioni poli- composta quasi per intero dagli aspetti più delicata- tiche, le sue squadre sportive preferite, o anche solo mente privati della vita privata di Coleman Silk. se lo sport gli interessasse. Non sapevo neppure con Non ho mai conosciuto un solo membro della fami- esattezza dove vivesse, quel giorno in cui mi off rii glia di Broyard. Non so nemmeno se lui abbia avuto di regalargli un costoso paio di scarpe. Non sapevo fi gli. La decisione di fare dei fi gli con una donna nulla della sua salute mentale o fi sica, e scoprii che bianca, rischiando che il colore della loro pelle tra- stava morendo di cancro solo molti mesi dopo che disca il suo essere nero, è causa di grande apprensio- gli fu diagnosticato, quando scrisse della sua lotta ne per Coleman Silk. Se Broyard abbia patito simili contro la malattia sul New York Times Magazine. apprensioni, non avevo modo di saperlo allora e non Non sono mai stato ospite a casa sua, né lui lo è stato ce l’ho oggi. a casa mia, lo conoscevo soltanto come – a diff eren- Non ho mai mangiato con Broyard, né sono andato za di Coleman Silk, rivoluzionario preside di facoltà con lui in un bar o a una partita di baseball o a una dell’Athena college, nel Massachusetts occidentale, cena o al ristorante, non l’ho mai visto a feste dove dove si ritrova al centro di polemiche su questioni di avrei potuto recarmi negli anni Sessanta, quando vi- ordinaria amministrazione universitaria come piani vevo a Man hattan e in rare occasioni mi capitava di di studi e requisiti per le cattedre – un recensore dei socializzare. Con lui non ho mai guardato un fi lm, miei libri solitamente generoso. Tuttavia, dopo aver né giocato a carte, né preso parte a un solo evento ammirato il coraggio del suo articolo sull’imminenza letterario, come ospite o spettatore. Che io sappia, della morte, mi procurai il numero di casa di Broyard non siamo mai vissuti nelle vicinanze l’uno dell’al- tramite una comune conoscenza e lo chiamai. Fu la tro durante i dieci anni o già di lì, tra la fi ne dei prima e l’ultima volta che parlammo al telefono. Fu Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, in cui io vivevo e deliziosamente vulcanico, sorprendentemente esube- scrivevo a New York e lui recensiva libri e scri veva rante, e rise di cuore quando gli ricordai di noi che di cultura per il New York Times. Non l’ho mai in- da giovani calciavamo un pallone sulla spiaggia di contrato casualmente per strada, anche se una volta Amagansett nel 1958, luogo e momento in cui ci in- – se non ricordo male negli anni Ottanta – eff et- contrammo per la prima volta. Allora io avevo venti- tivamente ci incontrammo nel negozio di abiti da cinque anni, lui trentotto. Era una splendida giornata uomo Paul Stuart di Madison avenue, dove mi sta- estiva, e ricordo che mi avvicinai a lui sulla spiaggia vo comprando delle scarpe. Siccome nel frattempo per presentarmi e dirgli quanto mi era piaciuto il suo Broyard era diventato il critico letterario più intel- ottimo racconto Quello che disse il cistoscopio. Era stato lettualmente alla moda del New York Times, gli dissi pubblicato durante il mio ultimo anno di universi- che mi avrebbe fatto piacere se si fosse accomodato tà, nel 1954, sul quarto numero della miglior rivista nella poltrona accanto a me e mi avesse permesso di letteraria dell’epoca, il tascabile Disco very. Presto ci regalargli un paio di scarpe, nella speranza, ammisi ritrovammo in quattro – tutti giovani scrittori freschi con franchezza, di accrescere il suo apprezzamento di pubblicazione – a scherzare e lanciarci un pallone per il mio prossimo libro. Fu un incon tro scherzoso avanti e indietro per la spiaggia. Quei venti minu- e divertente, durò dieci minuti al massi mo e non ne ti passati a tirar calci a un pallone rappresentano il avemmo mai più altri. contatto più intimo mai occorso tra me e Broyard, e Non ci prendemmo mai la briga di intrattenere una portano a trenta il totale dei minuti che avremmo mai conversazione seria. La nostra specialità era il botta trascorso in reciproca compagnia. e risposta scherzoso e fugace, e il risultato è che da Quel giorno, prima che me ne andassi dalla spiaggia, Bro yard non ho mai saputo chi fossero i suoi amici qualcuno mi disse che correva voce Broyard fosse un

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5454 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

octoroon, ovvero che avesse un ottavo di sangue nero decine di migliaia gli uomini e le donne con la pelle a causa di un genitore meticcio. Non prestai partico- chiara che decisero di sottrarsi alla segregazione raz- lare attenzione né diedi credito a quell’aff ermazione. ziale istituzionalizzata e a quella bruttura che furono Stando alla mia esperienza, octoroon era una parola le leggi «Jim Crow» seppellendo per sempre le loro che ra ramente si sentiva fuori degli Stati Uniti del origini nere. Sud. Non è da escludersi che abbia dovuto cercarla Io non avevo idea di come fosse stato per Anatole poi nel diziona rio per essere sicuro del signifi cato Broyard fuggire dal suo essere nero perché nulla sape- esatto. vo del suo essere nero, o se per questo nemmeno del In realtà, Broyard era fi glio di genitori entrambi ne- suo essere bianco. Sapevo però tutto di Coleman Silk, ri. All’epoca non sapevo nemmeno questo, però, e e questo perché me lo sono inventato di sana pianta, non lo sapevo quando cominciai a scrivere La mac- proprio come mi ero inventato il burattinaio Mickey chia uma na. Sì, qualcuno una volta mi aveva detto Sabbath di Il teatro di Sabbath (1995), Levov lo Sve- distrattamente che Broyard aveva un genitore nero e dese, il fabbricante di guanti di Pastorale americana uno con un quarto di sangue nero, ma quella diceria (1997) e i fratelli Ringold di Ho sposato un comunista tanto indimo strabile quanto improbabile era tutto (1998), uno professore di lettere alle superiori e l’altro ciò che sapevo sul suo conto, oltre a quello che scri- star degli albori della radio. Né prima né dopo aver veva nei suoi libri e nei suoi articoli sulla letteratura e scritto questi libri sono stato burattinaio, fabbricante la temperie letteraria della sua epoca. Nei due ottimi di guanti, insegnante di liceo o star della radio. racconti che Broyard pubblicò su Discovery – l’altro, Infi ne, per avere l’ispirazione necessaria a scrivere Cena a Brooklyn, domenica sera, era uscito nel 1953 – un intero libro sulla vita di un uomo, bisogna nu- non c’era motivo di dubitare che il protagonista e la trire per quella vita un consistente interesse, e per sua famiglia di Brooklyn non fos sero, come l’autore, dirla con tutta franchezza, pur avendo ammirato il bianchi al cento per cento. racconto Quello che disse il cistoscopio e aver espresso Per contro, nel corso degli anni non poche perso- il mio apprezzamento al suo autore, nel corso degli ne si erano chieste se, a causa di alcuni tratti fi sio- anni non mi ero in altro modo interessato a Anatole gnomici all’apparenza negroidi – le labbra, i capelli, Broyard. il colore della pelle –, Mel Tumin, risolutamente Scrivere un romanzo, per l’autore, è un gioco di fi n- ebreo nella Prince ton quasi del tutto wasp dei suoi zione. Come quasi tutti gli scrittori che conosco, tempi, non fosse un afroamericano che si faceva pas- una volta in possesso di quello che Herny James sare per bianco. Un al tro dettaglio della biografi a di chiamò una volta «il germe» – in questo caso, l’as- Mel Tumin che si inserì nelle mie prime fantasie su surdo fraintendimento subito a Princeton da Mel La macchia umana. Tumin – ho comincia to a fi ngere inventando Fau- Il mio protagonista, lo studioso Coleman Silk, e lo nia Farley, Les Farley, Coleman Silk, la storia fami- scrittore realmente esistito Anatole Broyard si fece- liare di Coleman, le fi danzate della sua giovinezza, i ro passare per bianchi anni prima che il movimento suoi brevi trascorsi da pugile, il college dove fi nisce a per i diritti civili cominciasse a trasformare la natura presiedere una facoltà, i suoi colleghi ostili e insieme dell’essere neri negli Stati Uniti. Quelli che decisero in solidali, la sua tormentata moglie, i suoi fi gli ostili tal senso (e per inciso l’espressione «farsi passare per» e insieme solidali, la sorella Ernestine, che alla fi ne in La macchia umana non compare) erano convinti, del libro sarà la sua giudice più severa; il fratello, con così facendo, di non dover subire le umiliazioni, gli tutta la rabbia e la disapprovazione che prova nei insulti, le violenze e le ingiustizie a cui probabilmente suoi confronti, e altri cinquemila dettagli che messi sarebbero andati incontro se avessero mantenuto le insieme formano il personaggio di fantasia intorno loro identità. Nella prima metà del Novecento non al quale ruota un romanzo. lo fece solo Broyard: furono migliaia, probabilmente Cordiali saluti, Philip Roth.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5555 110/10/20120/10/2012 111:57:091:57:09 Eduardo Galeano: «Il mio viaggio a zig zag nella storia del mondo»

Paolo Valentini, Pubblico, 23 settembre 2012

«13 febbraio 2008. Miguel Lopez Rocha, nella cit- per perpetuare l’ingiustizia». Oppure: «La realtà tà messicana di Guadalajara, inciampò e cadde nel produce nature morte. Se la natura fosse stata una fi ume Santiago. Miguel aveva 8 anni. Non morì banca l’avrebbero già salvata». O «il 30 aprile 1977 aff ogato. Morì avvelenato. Il fi ume contiene arse- si riunirono per la prima volta quattordici madri nico, acido solfi drico, mercurio cromo, piombo e di fi gli scomparsi. Da allora, insieme cercarono, furano, gettati nelle sue acque da Aventis, Bayer, insieme bussarono alle porte che non si aprivano. Nestlé, Ibm, DuPont, Xerox, United Plastics, Ce- “Tutti insieme” dicevano. E dicevano “sono tutti lanese e altre aziende, che nei loro paesi non pos- fi gli nostri”». sono fare quelle donazioni». Oppure: «Criminali: i Gli eventi subiscono la manipolazione dei vincito- militanti che uccidono per castigare la discrepanza ri e si perdono nelle disfunzioni della propaganda, sono criminali tanto quanto i militari che uccidono negli uffi ci politici delle dittature e delle oligarchie.

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5656 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

Si tramanda la «grande storia» e si perde, come pula Tupac Amaru, Geronimo, gli aborigeni e gli eretici oltre che il vento disperde, la piccola. la sconfi tta? Le parole, invece, hanno signifi cati antichi e Eduar- Non solo le ferite e i dolori ma anche le feste e le do Galeano ha il potere di rievocarli per adattarli al celebrazioni. Nel caso de I fi gli dei giorni, ci sono presente. Che siano in forma di aforisma, di epi- molte storie che aff ermano quanto sia assurdo il gramma, di breve rifl essione, i libri dello scrittore mondo cui viviamo: Nelson Mandela rimase nella uruguaiano raccontano l’eterna lotta degli uomini lista dei terroristi pericolosi per la sicurezza dello per il potere, la parabo la dei vincitori e dei vinti in stato americano per… 60 anni. E l’omosessualità fu centinaia di volti dimenticati, dei cinici e dei bugiar- considerata malattia mentale per l’Organizzazione di, dei sognatori e dei poeti. mondiale della sanità fi no a poco tempo fa. Se l’America Latina non avesse avuto Eduardo Ga- leano sarebbe stato un conti nente muto, privo di Ci sono delle storie che le piacciono più di altre? fi ato. Se l’America Latina non avesse avuto l’intel- Tutte le storie meritano di essere ascoltate e diff use. lettuale uruguayano la storia del continente sa rebbe stata un Guernica di Picasso inespresso, un buco nero Cosa si prova e che signifi ca essere colonizzati? di oblio e dimen ticanza. La sua è una voce intensa Il colonizzato è colui che guarda sé stesso con gli e in confondibile, in un coro troppo spesso fatto di occhi di coloro che lo umiliano. chierici engagé sedotti dal luccichio dei giganti. Come è bello ricordare Galeano tra i grandi scrittori La sinistra, nelle sue varie forme, è maggioranza nel di questo continente: Julio Cortázar, Jorge Luis Bor- continente. È contento? ges, Gabriel García Márquez, Carlos Fuentes, Ma- Siamo in un periodo molto fecondo per l’America rio Vargas Llosa, Roberto Bolaño. O tra quelli più Latina. La sinistra, però, sbaglia su un punto: l’eco- in controluce, rimasti più in disparte, ma comunque logia. Non c’è ancora una coscienza chiara sul fatto grandi: Osvaldo Soriano, Rodolfo Walsh, José Leza- che i diritti umani e i diritti dell’ambiente abbiano ma Lima, Juan Onetti e João Guimãrdes Rosa. stessa dignità.

Lei sa di essere uno dei pochi intellettuali latinoame- Lei ha avuto posizioni sempre molto nette sulla politica ricani ad aver inventato un modo di raccontare il suo e la storia del continente. Qualche volta ha avuto dei continente? dubbi? A mana a mano che sono passati gli anni e i libri, si è La realtà insegna che la contraddizione è il moto- allargato molto il mio campo visuale sul continente. re della storia. La storia non cammina su una linea L’America Latina continua a essere la terra che più retta. amo e quella che conosco meglio. Adesso, però, mi sono conquistato il diritto di racconta re storie che In Italia la fi gura di Chavez è trattata in maniera ideolo- accadono in qualsiasi posto nel mondo e in qualsiasi gica. Caudillo o padre nobile della sinistra rivoluzionaria? epoca. Ogni giorno penso che possiamo condividere Un dittatore strano, questo Chavez, che ha vinto i de stini di persone nate in luoghi remoti e vissute in dodici elezioni democratiche… tempi lontani dal nostro. Questo signifi ca essere in- ternazionalisti. Se la globalizzazione gira intorno al A lei piace il calcio. I nuovi ricchi, oligarchi e petrolieri, denaro, l’internazionalismo preferisce la condizione comprano i migliori campioni e agli altri non resta che umana. adattarsi, no? Quando il calcio si trasforma in aff are, il dovere di Un libro in forma di calendario: ogni giorno un’ingiu- vincere si impone sul piacere di giocare. E questo stizia, una ferita aperta, un’umiliazione. Cosa unisce accade in tutto il mondo. Povero calcio!

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5757 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 Spegnete sms e tablet. I ragazzi non sanno leggere

Macché rivoluzione digitale, i prof sono preoccupati: gli studenti della superiori (licei compresi) non sono più in grado di affrontare un testo scritto. Gli esperti: «Colpa anche delle nuove forme di comunicazione, iperveloci e per immagini»

Cristina Taglietti, La Lettura del Corriere della Sera, 23 settembre 2012

Che cosa succede nella scuola 2.0? Mentre comin- dell’imparare. I nuovi media» dice «sono un oggetto cia il nuovo anno e tutti discutono della rivoluzione di attrazione a cui non si può resistere e un elemen- digitale annunciata dal ministro Profumo, la scuola to di interruzione permanente. Intendiamoci, non è si trova alle prese con i soliti problemi: insegnanti solo un problema italiano. Se si va alla Bibliothèque precari, strutture malandate, fondi ridotti. Ma al di Nationale de France a Parigi ci si accorge che qua- là della lista delle mancanze endemiche a cui tutti si tutti saltano continuamente dalla lettura ad altre potrebbero contribuire, insegnanti e studenti si tro- attività: email, video, internet. Si è passati da una vano ad aff rontare un nuovo modello di apprendi- concezione classica della lettura come la defi nisce mento dove, anche se tablet e Lim, le lavagne mul- Georges Steiner in cui è necessario silenzio, solitu- timediali, non sono arrivati in tante classi, molto è dine, continuità a quella attuale che si basa sull’in- cambiato e non sempre in meglio. terruzione e sull’impazienza. La lettura è diventata Uno degli allarmi che arriva da insegnanti e presidi un’attività frammentaria, come la scrittura. I giova- riguarda proprio la capacità di lettura degli studenti ni fanno le loro ricerche in internet: prevalgono il delle scuole superiori spesso compromessa da un’a- copia-incolla e il leggi e salta». Il fatto è che email, bitudine a una comunicazione veloce, per immagini. forum, sms, facebook, twitter contengono un’ab- Ragazzi che non sanno più ascoltare, leggere, scri- bondanza di testi non argomentativi, sconnessi gli vere ma anche parlare in modo corretto, dotati di un uni dagli altri per cui, dice Simone, «la scrittura di- vocabolario ridotto e strutture sintattiche elementa- venta l’espressione di un pensiero simultaneo, non ri, anche se magari non è internet che ci rende stupi- una pratica controllata». di per citare il titolo (con punto interrogativo) di un Il fatto è che un processo come questo non è re- saggio di Nicholas Carr. «È un problema segnalato versibile: «Chi vince ha ragione, quindi siano noi a da molti, non soltanto insegnanti e non soltanto in doverci trasformare. Il problema è che la scuola è Italia» dice Duccio Demetrio, docente di Filosofi a il luogo della conservazione, quindi intrinsecamente dell’educazione all’Università Bicocca di Milano. incapace di rispondere alla provocazione costituita «La deconcentrazione continua è una vera patolo- dalla mediasfera. Non può precedere il cambiamen- gia: i ragazzi sono sottoposti a ripetuti attraversa- to delle conoscenze, essendo il suo ruolo piuttosto menti di altri linguaggi». quello di seguirlo». Il rischio è che i tentativi che si Un problema che il linguista Raff aele Simone in- fanno vadano nel senso di un’accoglienza superfi cia- serisce all’interno di quel «cambiamento ecologico le e perciò sostanzialmente inutile, se non danno- portato dalla mediasfera» di cui parla nel suo sag- sa. «L’enfasi con cui si accoglie l’introduzione delle gio Presi nella rete (Cortina). «Le metamorfosi del nuove tecnologie nelle classi» continua Simone «si- leggere sono una parte della generale metamorfosi gnifi ca che ci stiamo arrendendo. Mentre sarebbe

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5858 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

necessaria una seria rifl essione e pensare a progres- signifi ca rinunciare all’idea stessa di un libro fi sso e sivi cambiamenti nella didattica». statico, ma non aderire alle tesi per le quali si dovreb- Per Demetrio servirebbero anche forme diverse di be studiare solo a video. Tutti i tentativi fatti con gli approcci ai testi: «Nelle scuole superiori le occasioni studenti si sono rivelati fallimentari: praticamente per avvicinarsi alla lettura vengono affi date ai pro- nessuno si trova meglio con il video rispetto al foglio grammi tradizionali che oltretutto, per quanto ri- di carta»). Però secondo lui il problema della dimi- guarda la letteratura, non comprendono il mondo nuita capacità di lettura, cioè di comprensione critica contemporaneo, quello che potrebbe interessare di del testo, ha altre radici: «C’è un problema a monte, più gli studenti. Perché non far leggere Ammaniti o di comprensione lessicale prima ancora che di com- la Tamaro o anche Volo? Perché non studiare ini- prensione intratestuale, di lettura profonda. I ragazzi ziative semplici che coinvolgano gli studenti e i testi non conoscono il signifi cato di parole anche relativa- in modo attivo? Insomma dovremmo interrogarci su mente semplici. Leggendo un brano tratto dal Fedro che cosa viene proposto per creare un’abitudine alla di Platone sul mito del carro alato mi sono sentito lettura. Per esempio è pochissimo praticata la lettura chiedere che cosa signifi ca “destriero”. Un’altra vol- ad alta voce e ancora meno le forme di dramma- ta che cosa signifi ca “frontespizio”. Uno studente di tizzazione, di messa in scena dei testi. Oggi stiamo quinta liceo non riesce a risolvere un problema dove scontando la perdita di una pedagogia attivistica, del si parla del profi lo di una fi nestra perché lo confonde coinvolgimento personalizzato». La lettura, secondo con lo spessore. E teniamo presente che il nostro è un Demetrio, appare in contrasto con quelli che sem- liceo dove c’è un processo di autoselezione, ci sono brano i bisogni degli adolescenti di oggi: «Il testo ragazzi motivati che vengono da famiglie motivate». complesso viene rifi utato perché si legge in modo Il problema secondo Sacchi è radicale: «Si tratta della soltanto funzionale, per dare una risposta rapida. sedimentazione del lessico, della sintassi, dell’ordine La lettura richiede solitudine, silenzio, ritorno alla e della formattazione del testo che nasce a partire propria intimità mentre la caratteristica delle nuove dalle elementari. È essenziale ricostruire la fi liera generazioni sembra invece il bisogno di relazionali- educativa, dalla scuola primaria all’università. Noi tà, di confronto pubblico». La lettura è strettamente riceviamo le lamentele dei professori universitari e legata alla scrittura e per Duccio Demetrio, che è a nostra volta le riversiamo sulla scuola dell’obbligo fondatore della Libera Università dell’Autobiogra- fi a di Anghiari e autore del saggio Perché amiamo scrivere (Cortina), «avvicinare i giovani al piacere del diario, magari anche attraverso la creazione di «Si è passati da una concezione classica della gruppi che permettano l’esercizio di questa spinta lettura come la defi nisce Georges Steiner in alla relazionalità, sarebbe un modo per rimotivarli cui è necessario silenzio, solitudine, continuità verso il testo. Se ci si basa soltanto sulle Lim e sui a quella attuale che si basa sull’interruzione e tablet ci allontaniamo sempre di più dall’obiettivo». sull’impazienza» Martino Sacchi, docente di storia e fi losofi a al liceo scientifi co Giordano Bruno di Melzo (Milano), di- pinge una situazione preoccupante dove il maggiore imputato non è però la mediasfera. Con il sito Filo dove, però, come sappiamo, i docenti si sono trovati di Arianna, attivo da oltre sei anni, cerca di usare di fonte a problemi complessi legati soprattutto alla l’informatica in modo critico: immagazzinare una mancanza di fondi. Negli anni Sessanta la scuola grande quantità di dati, elaborarli in molti modi di- elementare doveva insegnare a leggere, scrivere e far versi, adatti alle esigenze di ciascuna classe/docente, di conto. Adesso deve insegnare molte altre cose e le e infi ne produrre un testo su cui studiare («Questo basi si perdono».

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 5959 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 Ugo Cornia, scrittore modenese, ha insegnato per signifi cato di alcune parole posso avere le risposte 15 anni negli istituti professionali (il suo nuovo più assurde. C’è chi copia pari pari brani da in- romanzo, edito da Feltrinelli, si intitola appun- ternet e nega di averlo fatto. Magari dentro c’è la to Il professionale): «Ci tengo subito a dire una parola “ermeneutica”, io chiedo che cosa signifi ca cosa: so che queste scuole hanno fama di posti e naturalmente nessuno lo sa». un po’ degradati, quasi pericolosi, la mia espe- Quando si parla di una forma di incapacità di let- rienza, invece, da questo punto di vista, è stata tura, non si parla soltanto di testi letterari. «La ri- estremamente positiva». Certo, il professionale è fl essione sul linguaggio riguarda anche testi di altro un osservatorio sociale particolare, dove il proble- tipo, manuali eccetera», dice la linguista Grazia Ba- ma della lettura profonda passa quasi in secondo sile che con Anna Rosa Guerriero e Sergio Lubello piano. «Credo che qui in Emilia, zona ricca che ha scritto Competenze linguistiche per l’accesso all’uni- assorbe facilmente posti di lavoro, almeno il 70 versità: «Ci siamo trovati in facoltà con ragazzi che per cento degli studenti siano extracomunitari. si sono dimenticati che cos’è un soggetto, che hanno Spesso ci troviamo con ragazzi che sono in Italia scarsa dimestichezza con i testi, di qualunque tipo. da due o tre anni, a volte arrivano dopo tre mesi È vero, molte cose sono cambiate, c’è una veloci- che la scuola è cominciata: se gli chiedi “come tà nella comunicazione che vent’anni fa non c’era, i va?” ti rispondono “sì”. In realtà ho sempre tro- nuovi linguaggi potrebbero addirittura favorirli. Na- vato situazioni diverse: magari c’era metà classe turalmente non si può generalizzare: tutti sappiamo che non capiva e metà che seguiva benissimo. Io che ci sono ragazzi capaci di grandi rifl essioni e con so che se leggiamo un brano in classe e chiedo il alte competenze».

«Uno degli allarmi che arriva da insegnanti e presidi riguarda proprio la capacità di lettura degli studenti delle scuole superiori spesso compromessa da un’abitudine a una comunicazione veloce, per immagini. Ragazzi che non sanno più ascoltare, leggere, scrivere ma anche parlare in modo corretto, dotati di un vocabolario ridotto e strutture sintattiche elementari, anche se magari non è internet che ci rende stupidi per citare il titolo (con punto interrogativo) di un saggio di Nicholas Carr»

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6060 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 Giovani scrittori e marketing editoriale Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 25 settembre 2012

Ogni casa editrice ha tutto il diritto di rifi utare un scrittori, specialmente giovani. Fanno impressione manoscritto: per questioni economiche o politi- le pagine in cui Ferretti elenca le opportunità off er- che, di coerenza con il catalogo e la sua storia, di te (diversamente che nel passato) al giovane autore: opportunità, di gusto. Dunque ha ragione Gian non solo le piccole e grandi case editrici a caccia del Carlo Ferretti quando aff erma, nella sua contro- nuovo Giordano (con un notevole incremento dei storia dell’editoria italiana attraverso i rifi uti (Siamo narratori italiani esordienti), ma i premi ad hoc, i spiacenti, Bruno Mondadori editore), che circola al concorsi, le riviste, le scuole di scrittura, le piattafor- riguardo «un atteggiamento di condanna troppo fa- me online, i blog collettivi. Un oceano sterminato di cile e sbrigativo (e talora interessato)». D’altra parte possibilità. È curioso: mentre la società del lavoro ogni critico o storico dell’editoria ha tutto il diritto respinge ai margini le nuove generazioni; mentre (e anche il dovere) di segnalare, sia pure con il senno nell’industria editoriale i giovani redattori che un di poi, quali rinvii al mittente si sono rivelati sba- tempo decidevano, vagliavano, dibattevano (mai di- gliati, stupidi o insensati. menticare che Pavese, Calvino, Bollati, Sereni erano Certo, troppo facile oggi rimproverare a Vittorini ai vertici poco più o poco meno che trentenni), oggi di non aver voluto pubblicare Il gattopardo né per sono destinati al precariato dei contratti a progetto, Einaudi né per Mondadori. Troppo facile prender- il marketing fa follie per loro. Esaltando come geni sela con i molti editori che hanno respinto i romanzi i pochissimi che vendono più di 50 mila copie, sca- di Guido Morselli, un autore pubblicato solo post ricando tutti gli altri dopo il primo insuccesso. Una mortem dalla Adelphi, come è successo a Salvatore controstoria dei giovani non rifi utati? E degli esordi Satta. Troppo facile oggi accusare di cecità Mar- infelici? silio, Bompiani, Garzanti e Feltrinelli per avere ignorato , lo stesso scrittore che vent’anni dopo avrebbe spopolato. Per non dire del caso celebre di Cesare Pavese, che nel 1947 bocciò per Einaudi Se questo è un uomo, accolto invece dallo Struzzo nel 1958 e diventato un classico di milioni di copie. Gli esempi sono tantissimi e li troverete raccon- tati in dettaglio nel bel saggio di Gian Carlo Fer- retti. Tuttavia si esce dalla lettura di quel libro con il retrogusto (e anche il piacere nostalgico) di una «controstoria» pressoché archeologica, come se fos- sero passati secoli da quei casi per lo più datati nel Dopoguerra. Oggi siamo nel futuro, nell’epoca del self publishing dove nulla verrà più rifi utato: basta volerlo e disporre di qualche mezzo economico per pubblicare trionfalmente il proprio libro. Indubbia- mente una grande conquista per il comprensibile compiacimento di molti aspiranti (e subito aspirati)

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6161 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 Si temeva il diluvio, c’è stato un acquazzone Raffaello Masci, La Stampa, 26 settembre 2012

Nel giorno in cui Istat e Confcommercio ci raggua- meno 0,2 percento. Ma i francesi – ed ecco il punto gliano sui consumi a capofi tto, vi potevate aspet tare – hanno una legge di regolazione del prezzo dei libri che quelli librari andassero a gonfi e vele? Eppure simile alla nostra: «Se non ci fosse stata una nor- ieri mattina, alla Camera, nel corso del convegno di ma così» dice Gian Arturo Ferrari, presidente del settore indetto dalla presidente della commissione Centro per il libro e la lettura «il mercato selvaggio Cul tura, Manuela Ghizzoni, sembravano tutti ab- avrebbe travolto i piccoli editori e la rete delle li- bastanza contenti: gli editori, i librai, i tecnici della brerie indipendenti, salvando solo i colossi e la gran- materia e gli esperti di marketing editoriale. de distribuzione». Non perché i dato fossero entusiasmanti, anzi, sono Non c’è stata solo la legge a salvare il mercato dal drammatici, ma perché temendo l’alluvione deva- fallimento, ma anche i bestsellers. L’associazione statrice hanno subìto solo un acquazzone, e quindi degli editori ha anticipato i dati dei primi nove mesi hanno tirato un sospiro di sollievo. di quest’anno. Se, dunque, il 2011 si è chiuso con Un anno fa, su iniziativa del deputato del Pd Richi un -3,5 percento, e i primi sei mesi della legge Levi Levi, il Parla mento ha varato una legge sul prezzo con un -6 percento, i dati del 2012 fi n qui raccolti dei libri e sulle modalità degli sconti: non più del 15 confermano questo trend: il numero delle copie è percento in libreria e online, più la possibilità di fare crollato dell’8,7 percento e quello del fatturato del promozioni con un taglio del 25 percento, ma solo 7,3 percento, ma il primo dato avrebbe raggiunto una volta l’anno per ogni collana. Niente di più. tranquillamente il -9,7 percento e il secondo l’8,5 La medesima legge Levi, all’articolo 3, prevedeva percento, se non ci fossero stati i «Top 5», cioè i pri- che ci fosse un check-up della situazione a un anno mi cinque bestseller, ad arginare la frana. Soprattut- di distanza dalla sua promulgazione, e quindi ieri a to due, dicono all’Aie: Cinquanta sfumature di grigio Montecitorio i big dell’editoria e della distribuzione di E.L. James e il romanzo del nostro vicediretto- hanno accolto l’invito di Manuela Ghizzoni a fare re, Massimo Gra mellini (Fai bei sogni) che, da soli, il punto. hanno fatto quasi un punto di fatturato. In tutto il 2011, rispetto all’anno prece dente, il nu- mero di copie vendute è sceso complessivamente del 3,5 percento. Poi la corsa in discesa ha subìto una accelerazione: dall’ottobre scorso alla fi ne di giugno, si era arrivati a meno 6 percento. Con l’aggravante che a cedere sono stati soprattutto i «lettori forti», quelli cioè che comprano più di 12 libri l’anno (-20 percento di copie acquistate e -11 percento di bud- get). Una Caporetto. Perché dunque gli editori e i librai non sono dispe- rati? Perché se loro hanno perso nel 2011 il 3,5 per- cento, i loro confratelli americani hanno accusato un colpo del 9,2 percento, gli inglesi e gli austriaci del 7,2 percento, gli spagnoli del 3,9 percento e solo i francesi hanno tenuto testa alla débâcle, con un

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6262 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 Quando nasce un editore. «Geroglifi ci, droghe e il Tao di Bazlen. Così i libri sono diventati un mestiere»

Nell’ultimo numero, la «Paris Review» ha intervistato Calasso, di Adelphi, facendogli raccontare la sua storia

Lila Azam Zanganeh, la Repubblica (© 2012 The Paris Review), 26 settembre 2012

Da bambino voleva diventare uno scrittore? Ho cominciato a scrivere le mie memorie, o qual- cosa del genere, quando avevo 12 anni. Ho ancora in mente la prima riga: «L’estate la sentivo arrivare dal viale». Era il suono del tram che cambiava con l’arrivo dell’estate. A quel tempo abitavamo in una casa che dava su un grande viale. Oggi è una strada di scorrimento, ma prima c’erano dei meravigliosi tigli, e il tram ci passava in mezzo. Era il 19. Di notte lo sentivo avvicinarsi. Il libro avrebbe dovuto raccontare i miei ricordi fra i quattro e i sette anni.

Lei è nato a Firenze. Sì, nel 1941, nel pieno della guerra. Forse l’anno più disperato nella storia d’Europa. Con i nazisti a Pari- gi che ancora pensavano di vincere.

Cosa faceva suo padre durante la guerra? Mio padre era professore di Storia del diritto italiano all’Università di Firenze ed era un noto antifascista. Nel ’44 Giovanni Gentile venne assassinato. Gen- tile era un importante fi losofo, ma sfortunatamente molto coinvolto nel fascismo. Fu ucciso da due par- tigiani davanti a una villa sulle colline di Firenze. E subito dopo, per rappresaglia, vennero arrestati e condannati a morte tre professori antifascisti. Uno di questi era mio padre. Firenze era nelle mani di uno dei più feroci capi della milizia fascista, Carità. Ma si dà il caso che la mia famiglia - specialmente quella di mia madre - fosse legata ai Gentile. Erano molto amici – e fu così che due fi gli di Gentile an- darono immediatamente dalla polizia perché venisse

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6363 110/10/20120/10/2012 111:57:101:57:10 sospesa la condanna a morte. Fu un atto di grande La nostra casa era tutta foderata di libri. In buona generosità. parte testi di teoria del diritto, per lo più opere pub- blicate fra il Cinquecento e il Settecento: le fonti su E funzionò? cui lavorava abitualmente mio padre. Molti erano I fascisti avvertirono che, se i partigiani avessero imponenti volumi in folio, prevalentemente in la- compiuto un’altra azione, i tre prigionieri sarebbe- tino. Il solo fatto di averli intorno, con i loro titoli ro stati fucilati. Rimasero in carcere per tre setti- oscuri e i remoti nomi dei loro autori, è stato per mane, pensando ogni notte che avrebbero potuto me di gran lunga più utile di tante letture fatte in essere uccisi il giorno dopo. Alla fi ne furono libe- seguito. Nei fi ne settimana spesso andavo a casa di rati grazie al console tedesco, Gerhard Wolf, un mio nonno, Ernesto Codignola, che era professore uomo straordinario che conosceva bene uno dei due di fi losofi a all’Università di Firenze e anche il fon- compagni di prigionia di mio padre, Bianchi Ban- datore della casa editrice La Nuova Italia. Nel suo dinelli, illustre studioso di arte classica. Wolf si ri- catalogo si possono ancora trovare molte opere di cordò che quando Hitler era venuto a Firenze nel Hegel e alcuni dei maggiori fi lologi classici. ’38 aveva visitato gli Uffi zi. E la persona scelta per accompagnarlo era stata Bianchi Bandinelli. Hitler Le piaceva vivere a Roma? era rimasto entusiasta della sua guida e si ricordava Amavo Roma. A quel tempo avevo una specie di ancora di lui. Così Wolf avvisò Berlino che Bianchi mania per il cinema – ci andavo una o anche due Bandinelli stava per essere fucilato. Questo fu deci- volte al giorno, invece di studiare. Adoravo tro- sivo. I fascisti rilasciarono tutti e tre i prigionieri. A varmi nell’oscurità di quelle grandi sale del cen- quel punto naturalmente mio padre dovette scom- tro piene di fumo. E avevo una vera passione per parire – e anche noi. Il rischio era di essere presi Marlon Brando. Era un grande attore, ma anche come ostaggi. Per un certo periodo vivemmo na- una sorta di mutante – quando apparve per la pri- scosti nella soffi tta dell’appartamento di una donna ma volta sullo schermo fu come trovarsi davanti molto coraggiosa che abitava in via Cavour, proprio l’esemplare di una nuova specie. E ovviamente nel centro di Firenze. I miei primi, confusi ricordi amavo anche i suoi fi lm. Li conoscevo a memoria. risalgono a quel tempo. Dormivo su un materasso Può sembrare comico oggi, ma credo di aver visto per terra. Si sentivano spari nella strada e tentavo di Fronte del porto almeno sette volte. Tutti i generi arrampicarmi fi no alla fi nestra. Ma i primi ricordi di Hollywood mi aff ascinavano. In quel periodo netti sono quelli della villa di San Domenico, vicino ho anche scritto una sceneggiatura da Lord Jim, a Firenze, dove andammo a stare verso la fi ne della libro che mi appassionava. guerra. Ricordo la limonaia e il glicine su un balcone che cadeva a pezzi. Quali sono i suoi ricordi del liceo? Avevo una formidabile professoressa di greco e lati- Dopo la guerra siete tornati a Firenze? no, Maria Di Porto. Una donna di un’intelligenza, Sì, siamo rimasti a Firenze fi no al 1954. Poi ci siamo una vivacità e una rapidità impressionanti. trasferiti a Roma, perché mio padre era stato chia- mato a insegnare in quell’università. Quanto a mia Già allora si interessava alla Grecia antica? madre, aveva scritto la tesi di laurea su uno dei Mo- Come a molte altre cose. Quando avevo dodici ralia di Plutarco e poi aveva lavorato sulle traduzioni anni ho incontrato quello che sarebbe diventato il da Pindaro di Hölderlin. Era molto brillante, ma mio più grande amico, Enzo Turolla. Purtroppo poi preferì dedicarsi ai suoi tre fi gli. ora è morto. Era il più straordinario lettore che ab- bia mai conosciuto – il suo giudizio sui libri era Come stabilì un rapporto con i libri della sua casa? perfetto. La Folie Baudelaire è dedicato a lui. Ci

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6464 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

siamo conosciuti su un campo di calcio, in un paese le notti. A quel tempo avevo degli amici americani a delle Dolomiti dove andavamo in vacanza. Aveva Roma, esperti in ogni genere di droghe. Abbastanza dieci anni più di me, ma ci intendemmo subito. curioso, a pensarci adesso. Tutto cominciò quando un giorno mi sentì dire che il saggio di Croce su Baudelaire non era un Lavorava già all’Adelphi? granché. Allora ci mettemmo a parlare – e non ab- Sì. I primi libri pubblicati da Adelphi uscirono alla biamo mai smesso. fi ne del ’63. Roberto Bazlen, colui che per primo impostò il programma della casa editrice, abitava Era un accademico? anche lui a Roma, e ci vedevamo spesso. Un po’ come uno di quei professori di Oxford che pubblicano una mezza dozzina di articoli in tutta la Quindi ha fatto parte dell’Adelphi fi n dall’inizio? loro vita. Per anni insegnò all’Università di Padova. Dal giorno del mio ventunesimo compleanno, La sua famiglia aveva una casa molto bella a Venezia nel 1962. Bazlen mi disse che stava per nasce- e io passavo spesso lunghi periodi da loro. Andava- re una nuova casa editrice, dove avremmo potuto mo in giro per ore chiacchierando fi no alle quattro pubblicare i libri che veramente ci piacevano. Il del mattino. Quando l’ho conosciuto, era completa- nome Adelphi non era ancora stato deciso. I libri mente immerso in Proust. che si trovano nel mio studio in casa editrice sono ciò che resta della preziosa biblioteca di Bazlen. Una passione che ha trasmesso anche a lei. La biblioteca di un uomo che comprava i libri di Sì, la Recherche era appena stata pubblicata in tre vo- Kafka e di Joyce nel momento in cui uscivano, per lumi nella Pléiade, e io chiesi di averla come regalo il semplice fatto che erano gli scrittori del mo- di Natale. Proust divenne subito un grande amore mento. Fu lui a scoprire Svevo e a ordinare al suo ed è tuttora uno degli scrittori a cui torno più spesso. amico Montale di leggere quello scrittore total- mente ignoto. Qual è stato l’argomento della sua tesi di laurea? La teoria dei geroglifi ci in Sir Th omas Browne. Il Quando era giovane, Bazlen fu dunque la sua guida nel meglio della prosa inglese del Seicento. Borges lo mondo della letteratura? venerava – era uno dei suoi autori preferiti. E anche Bazlen era un grande maestro taoista. Senza inse- uno degli autori preferiti del mio relatore, Mario gnarmi nulla, mi ha fatto imparare da lui più che Praz. da chiunque altro. Era piuttosto contrario allo scrivere, non pensava fosse obbligatorio. Pensa- Tanto per cominciare, cosa l’attraeva di Browne? va che una persona dovesse cercare di essere in Tutto. Era un superbo scrittore. Una specie di ver- qualche modo, senza per forza doverne scrivere. sione ridotta, anglica ed esoterica, di Montaigne. C’è una osservazione bellissima che si trova nei I geroglifi ci – ovvero l’idea di un linguaggio fatto suoi scritti postumi: «Un tempo si nasceva vivi e a di immagini – sono una presenza costante in tutti poco a poco si moriva. Ora si nasce morti – alcuni i miei libri. Fu l’inizio di molte cose per me. E fu riescono a diventare a poco a poco vivi». Bazlen è anche un ottimo pretesto per stare a Londra. Pas- morto nel ’65 e in quell’anno l’Adelphi attraver- savo le mattine alla British Library e il pomeriggio sò la sua prima grande crisi fi nanziaria. Ma riu- al Warburg Institute, o viceversa. Una vita ideale. scimmo a sopravvivere. Nel 1968 capii che dovevo Erano gli anni Sessanta, gli inizi dei Beatles e di venire a Milano e nel ’71 divenni uffi cialmente molto altro. Naturalmente cercai di rinviare il più il direttore editoriale della casa editrice. Da quel possibile la data della discussione e alla fi ne scrissi giorno ho sempre fatto le stesse cose: leggere, sce- la tesi in meno di un mese, fumando hashish tutte gliere e preparare libri.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6565 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 Benvenuti nel vero romanzo Limonov, l’eroe canaglia riscritto da Carrère

Esce il nuovo libro dell’avventuriero russo. A metà tra reportage e racconto

Bernardo Valli, la Repubblica, 27 settembre 2012

Lo si può chiamare come si vuole: racconto, ro- guardava e ascoltava Aleksandr Solzenitsyn alla manzo, biografi a e, perché no?, reportage. In fon- tv americana sodomizzando la sua donna. Per so- do è la lunga descrizione di un personaggio reale: pravvivere tra gli yankee non guardava a quel che una canaglia, un poeta, un ladro, un donchisciot- c’era sotto la cintura dei suoi partner, né al colore te, un vagabondo e tante altre cose ancora; un della loro pelle. E, peggio ancora, non amava, non vigliacco ma anche un eroe romantico; un amico ama Nabokov. Uno così è diffi cile scovarlo. Anche dei deboli ma anche un rivoluzionario nazional- tra i russi. Inoltre è uno scrittore. Uno di quegli bolscevico che puzza di nazi-fascismo nella bolgia scrittori maledetti, non importa in quale lingua, postcomunista; un complice a Sarajevo degli as- di cui i parigini vanno matti da quando non ne sassini serbi ma anche un detenuto leale, corag- producono più in proprio. Al vertice come nel sot- gioso; e, ancora, un avventuriero del sesso dedito toscala del racconto, geni e artigiani della scrittura a tutte le esperienze: capriccio, amore, interes- hanno costruito i loro personaggi. La fi ction è un se, performance erotico-atletica. Per dirne una: universo magico.

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6666 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 La rassegna stampa di Oblique | settembre 2012

Al vertice i Demoni e i Karamazov di Fëdor Dosto- e il tragico, così come la foggia dei suoi abiti, spesso evskij. Ma non sono da gettare neppure la papessa ridotti a una giacca da soldato dell’Armata Rossa, Fausta e i Pardaillan del còrso Michel Zévaco, eroi ne facevano un barbaro davanti al quale i piccoli dei feuillettons popolari che accesero le fantasie dei borghesi intellettuali parigini si inginocchiavano in giovani di vecchie generazioni, compresa quella di adorazione. Non recitava. Sembrava autentico. Sartre. Emmanuel Carrère ha voluto indagare. L’incontro In Limonov (edito da Adelphi) Emmanuel Carrère con Limonov non l’ha lasciato indiff erente. Pure si tiene fuori da quell’universo, abbandona la fi ction lui ha sangue slavo. Gli viene dalla madre di origi- ma non rinuncia alla magia. Ricorre al new journa- ne russa: Hélène Carrère d’Encausse è la sovieto- lism. Ha trovato Eduard Limonov bell’e fatto. In loga francese che ha previsto, è vero, l’implosione carne e ossa. Per raccontarcelo come si deve, per dell’Urss, ma nel modo contrario a quel che è poi renderlo il più possibile appetibile al lettore, ha ag- avvenuto. Accade che gli storici, tentati dal prono- giunto un’impronta letteraria allo spigliato stile del stico, manchino il bersaglio, ma ci vadano vicino. cronista che ricostruisce fatti avvenuti sul serio. Il fi glio Emmanuel ha la curiosità del giornalista e Il cronista è presente nella veste di narratore: così la vocazione del romanziere, mestiere che esercita Emmanuel Carrère diventa anche lui un personag- già con meritato successo. Non condivide aff atto gio del romanzo. È stato l’americano Tom Wolfe, la passione materna per le profezie. Va sul concre- all’inizio dei Settanta, a battezzare new journalism to. Limonov si rivela via via per lui un personaggio un metodo non del tutto nuovo. Con A sangue freddo ideale. È il protagonista vero, palpabile, già pronto, Truman Capote è stato un campione del genere. basta descriverlo, di un romanzo che non è un vero Lo è anche Emmanuel Carrère con il suo Limonov. romanzo, perché la storia è reale, da raccontare così Lo si legge d’un fi ato. L’eroe, «che ha avuto una vita com’è, con pochi trascurabili ritocchi. Se in lettera- di merda», lo dice lui stesso, riesce a essere ripu- tura il romanzo lineare ha il singhiozzo, funziona gnante e simpatico. Romantico, appunto, e mise- sempre meno, le cronache di fatti avvenuti sul serio rabile. Senza limiti nell’ignominia eppure con balzi o le biografi e vissute davvero off rono trame che sfi - d’orgoglio. Non sai se respingerlo o abbracciarlo. Se dano il tempo. E conquistano i lettori. Emmanuele lo abbracci devi interrogarti sulle tue frustrazioni; Carrère ha colto l’occasione. se lo respingi devi chiederti cosa si nasconde sot- to il tuo perbenismo, sotto il tuo politicamente o moralmente corretto. Nei due casi è un problema. Meglio alternare slancio e ripudio. E non è anco- «Se in letteratura il romanzo lineare ra fi nita, perché Limonov è tuttora vivo, si aggira ha il singhiozzo, funziona sempre meno, sui settant’anni e di recente è stato arrestato nella le cronache di fatti avvenuti sul serio Russia natale perché manifestava contro Putin, in- o le biografi e vissute davvero offrono trame sieme ai liberali. Ha persino tentato di candidarsi che sfi dano il tempo. E conquistano i lettori» alla presidenza della Repubblica. Non ho mai letto i libri di Limonov, eppure ne ha pubblicati anche in Italia. Prima di aprire quello di Carrère non sapevo neppure che esistesse. Una grave ignoranza perché L’esistenza di Eduard Limonov comincia come Limonov ha bazzicato a lungo a Parigi, dove vivo. un’automobile da corsa che appena partita sbanda È evidente, i nostri ambienti non erano gli stessi. e rischia di uscire dalla pista. La madre gli inculca Negli anni Ottanta i suoi comportamenti più pro- un principio: bisogna colpire per primo. Lui cerca vocatori che eccentrici, di una brutalità sentimentale di adeguarsi. Il padre è di origine ukraina, elettri- molto russa, ammantati da un passato tra il torbido cista di professione, arruolato nel Nkvd e destinato

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6767 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 a fare la guardia alle fabbriche d’armi, incarico che nome . Che poi Eduard detesterà. non ne fa un eroe ma un imboscato durante la guer- Ma anche lui comincia a comporre versi. E conti- ra. Mentre il nonno materno muore nella battaglia nuerà a Mosca dove campa ritagliando e cucendo di Leningrado, alla quale partecipa per punizione, pantaloni. Le sue poesie sono apprezzate dagli amici avendo rubato soldi dalla cassa del ristorante che ma non gli danno la gloria che intende raggiungere. dirigeva. Eduard legge Dumas e Verne, sogna di Dunque evade verso l’America e l’Europa. Anche se fare il soldato, ma lo scartano per la vista malan- poi ritorna nella sua Russia. data. Appena adolescente vive come un piccolo Seguendo Limonov si percorre la storia russa de- delinquente a Kharkov e se non fi nisce in prigione gli ultimi quarant’anni. In alcuni capitoli, attraverso è perché il padre, uffi ciale del Nkvd, lo protegge. una vicenda individuale non comune, oppure sco- A quel periodo dedicherà più di un libro, perché standosene a tratti, Emmanuel Carrère descrive il sempre a Kharkov, in Ucraina, insieme alla mala- paese, ci fa intravedere gli angoli grigi della sua so- vita comincia a frequentare amici che amano la let- cietà, e conoscere brandelli di una generazione. L’e- teratura e ricopiano le opere proibite o le imparano pigrafe fi rmata dall’odiato Putin, che fi gura all’inizio a memoria. Eduard è portato a delinquere, ma a del libro, è un programma. Dice: «Colui che vuole volte sembra che delinqua per potere poi raccontare restaurare il comunismo non ha testa. Colui che non i suoi misfatti. lo rimpiange non ha cuore». La vita degli emigrati La casa di Anna, una giovane donna obesa diventata russi in America, dove Limonov è cameriere di un sua amante, è un luogo in cui si incontrano intel- miliardario e passa dall’umiliazione a una effi mera lettuali dissidenti, che leggono Anna Akhmatova, semigloria, è descritta nelle pagine più belle del li- Marina Tsvetaïeva, e un poeta semisconosciuto di bro. Insomma, un libro da leggere.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6868 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 Agassi, la racchetta dello scrittore

Con «Open» ha venduto 130 mila copie, un record. E ora a «Repubblica» dice: «L’Italia mi ha sempre capito, anche quando ero un bullo arrogante. Quando le ho detto che odiavo il tennis, Steffi mi ha risposto: non lo odiamo tutti? Io volevo scavarmi, andare dentro i miei confl itti, affondare nella confusione»

Emanuela Audisio, la Repubblica, 28 settembre 2012

Era il David Bowie della racchetta. Capellone e di- essere un sedicenne normale, ma la mia vita continua verso. Si truccava, si smaltava le unghie, giocava con i a diventare sempre meno normale». E restano le insi- pantaloncini jeans scartati da McEnroe e anche senza curezze, il masochismo, le debolezze, i capitomboli. Il mutande (a Parigi). Ora con Open, in Italia, è il caso vuoto dietro il campione. E il Gack, la metanfetamina, letterario dell’anno: 130 mila copie vendute (50 mila presa quando nulla funziona più. Il matrimonio nel ’97 negli ultimi tre mesi). Aveva la ribattuta più veloce del con Brooke Shields, la crisi, lei che gli dice: «Tu non ti mondo, ora vince con un’onda lunga e lenta, ma sem- sei evoluto», la discesa da numero 1 a 141 del mondo, pre implacabile. Un longseller, visto che negli Usa l’au- la risalita, l’incontro con Steffi Graf, il matrimonio, due tobiografi a è uscita tre anni fa. Non facevi in tempo a fi gli (Jaden e Jaz), l’addio allo sport nel 2006 e fi nal- servire, che già ti aggrediva da fondo campo, ora invece mente la consapevolezza da uomo: «Ho giocato a ten- ti conquista in 493 pagine, insomma ce ne mette, non nis per un sacco di motivi e nessuno era il mio». ha più fretta. E in un anno è salito in cima. Era il kid di Las Vegas: pazzo, scatenato, eccessivo. Un vanda- Allora Andre, sorpreso dall’Italia? lo, con la racchetta e senza. Sfasciava certezze, veloce Per niente. Voi mi avete capito, siete recettivi. Ho come una pallina della roulette. Ciuff o rosa da moicano sempre avuto questa sensazione, anche quando gioca- e orecchino. «Ti vesti da fi nocchio», gli disse il padre, vo, voi sentivate che ce la mettevo tutta, che cercavo ex pugile, emigrato dall’Iran. Per Ivan Lendl, che non una quadratura, di mettere i pezzi insieme, anche nella voleva fargli un complimento: «Un taglio di capelli e vita. Ci mettevo passione, voglia, allenamento, pure un dritto». Per l’Italia era un campione barbaro e vizia- nei miei sbagli. Ero disturbato, ma voi sembravate non to, lontano da ogni classicità, uno che faceva ragazza- farci caso. Davo l’idea di un bullo arrogante, ero solo te. Uno grande sul campo, anzi su ogni tipo di campo pieno di ansie. C’è gente che dentro il campo rinasce, (terra, erba, cemento): 21 anni di carriera, mille partite, diventa leone, si sente fi nalmente bene, io invece stavo l’unico americano e uno dei sette giocatori al mondo da cani. Bastava un ritardo per la pioggia e già cade- ad aver vinto quattro titoli del Grande Slam. Ora, a 42 vo in confusione, mi venivano i dubbi, le incertezze. anni, è un Amleto calvo, sopravvissuto ai dubbi, ai tor- È stato brutto vivere così, anzi patire. L’autobiografi a menti e al suo regno. Non si è ucciso, anzi si è ritrovato, l’ho voluta come me, mi sono dilaniato, sbranato, sono con parole che lasciano il segno. Come i suoi schiaffi andato a fondo, ho scelto J.R. Moehringer, per scri- al volo. La sua partita è iniziata presto, prigioniero del verla, non perché è un premio Pulitzer, ma perché mi padre, rissoso e collerico, che lo voleva campione a tutti era piaciuto da impazzire il suo libro, Il bar delle grandi i costi e che con uno sparring-robot lo esortava: «Fa- speranze. Ci abbiamo messo tre anni e otto versioni e gli venire le vesciche al cervello al tuo avversario». Poi ho tolto molte ore alla mia famiglia. Non è stato uno cambia il tipo di gabbia, ma non la ribellione: «Voglio scherzo, avevo più da perdere che non da guadagnare.

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 6969 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 McEnroe dice che lei scrive per non pagare la psicanalisi. nelle fi nali del Grande Slam ho vinto contro Goran Ho pagato anche quella, quando serviva. E ho letto Ivanisevic a Wimbledon e ho chiamato casa, papà il libro di John da cui ho appreso molte cose sulla sua mi ha detto: come hai potuto perdere il quarto set? vita che non sapevo. Ma forse ha ragione lui: io volevo scavarmi, andare dentro i miei confl itti, aff ondare nella Lei crede si possa essere felici e vincere? mia confusione. Essere molto open. Però al mondo c’è Io non ci sono riuscito. Pensavo troppo, anche se mio un sacco di gente che non sta bene nella sua pelle, a padre me lo proibiva. Non volevo giocare a tennis disagio nei matrimoni, nell’adolescenza, con sé stessa. e quello sparapalline contro cui dovevo combattere, Sarò presuntuoso, ma volevo dire che si può arrivare 2.500 al giorno, ha rovinato la mia infanzia. Io sono a capirsi. Se l’ho fatto io, ci possono riuscire anche gli cresciuto con le ossessioni e con le frustrazioni, forse altri. Il libro si fonda su questa speranza: si è persi, ma Federer sarà diverso. Ma fi no a quando si sta nel fuo- ci si può ritrovare. Non è sul tennis, ma su come sia co non si sentono a fondo le scottature. Hai bisogno diffi cile confrontarsi con la propria identità. L’ho scrit- di allontanarti dall’azione per riuscire a sentire il suo to: amo e riverisco tutti quelli che hanno soff erto. respiro. Forse tra qualche anno anche Federer e quelli che sembrano vincere con calma ed equilibrio scri- In America hanno fatto scandalo i suoi sballi. veranno i loro libri e verrà fuori tutta un’altra storia. Puro sensazionalismo. Sono contento che l’Italia ab- È che io sono diventato famoso in fretta, ma ci ho bia capito che la droga è stata un momento di scon- messo molto a crescere. forto, che il libro non era su quello, sul sentirsi fi nal- mente Superman e non dormire per due notti, ma Ci si sposa tra vittime, per questo sua moglie è Steffi sulla fatica che si fa a crescere. Stavo male, cercavo Graf? aiuto, non sapevo come dirlo. Non è la sola mia con- Siamo diversi. Ok, anche lei ha avuto un padre che traddizione: io cercavo l’autorità, e poi mi ribellavo. l’ha molto controllata e ha voluto gestire la sua vita. Ma diversamente da me lei ha sempre voluto gioca- A nome di tutti i ragazzi rovinati dai sogni di gloria dei re. Quando ho iniziato a dire alla gente che odiavo il genitori. tennis loro mi rispondevano: ma dài, che in realtà lo Io mio padre sono arrivato a capirlo. È arrivato ami. Quando l’ho detto a Steffi mi ha risposto: non dall’Iran e a noi fi gli ha voluto regalare il sogno lo odiamo tutti? Lei mi ha insegnato la pazienza ed è americano, lui non aveva mai potuto scegliere. Ave- stata la mia prima lettrice, perché è una persona mol- vo sette anni quando mi disse che sarei diventato to privata, e io avevo paura di mancarle di rispetto. numero uno. Per lui contavano forza e disciplina, non il calore umano, né la fragilità. Ora ci abbrac- Vede altri Agassi in giro? ciamo, ma prima evitava ogni contatto fi sico. Solo Mettiamola così: vedo tanti giocatori che hanno quando mi ha visto a pezzi, all’Us Open del 2006, paura dei giudizi, così come io temevo quello di mio allora ha odiato anche lui il tennis e ha realizzato padre. Vedo gente spaventata che cerca di nascon- quanto fi sicamente mi avesse fatto male dare tutto. dersi, e mi ricordo di quando facevo cose pazze per- ché per la paura volevo scomparire dalla faccia della Suo padre ha letto il libro? terra. Quando Becker disse che tutti mi odiavano, No. Dice che non ne ha bisogno, lui c’era e non ha mi ferì tantissimo. Già ero insicuro, quelle parole bisogno di qualcuno che glielo racconti. È convinto furono una lama. che il tennis abbia rovinato il nostro rapporto, non lui. Non mi chieda se si sente in colpa, lui pensa Però lo sport serve. di non averne di colpe, anzi rifarebbe tutto quello È uno specchio formidabile. Ma solo se non ti tra- che ha fatto, ne è fi ero. Quando dopo tre sconfi tte vesti. E mostri la tua vulnerabilità.

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rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 7070 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 Così è nato «A sangue freddo», capolavoro della docu-fi ction

Un modo di raccontare, ispirato dal maestro americano, che oggi coinvolge anche lui. L’idea dell’autore di «Colazione da Tiffany» era di scrivere in modo impersonale, sull’esempio di Flaubert. Lo scrittore francese analizza la nascita di un genere che ha cambiato la letteratura

Emmanuel Carrère, la Repubblica, 30 settembre 2012

Ci sono sempre più romanzi – come quelli che scri- e la storia di A sangue freddo cominciano a divergere in vo io – in cui non si raccontano storie inventate e modo stupefacente, e si crea una delle situazioni lette- vengono messi in scena personaggi reali. Il che a rarie più perverse che io conosca. volte può creare dei problemi. A questo proposito L’idea di Capote era di scrivere, sull’esempio di Flau- mi piacerebbe raccontarvi due storie. Giudicherete bert, un libro oggettivo e impersonale, in cui l’autore voi se dall’averle accostate si possa o no trarre una fosse dappertutto e da nessuna parte, e vietasse a sé morale. La prima storia è quella del romanzo di stesso di comparire non solo come personaggio ma Truman Capote A sangue freddo. anche come narratore. Il tema che aveva scelto era Nel 1960 Capote era un celebrato romanziere, ep- almeno in parte compatibile con questa posizione pure si sentiva fi nito, e cercava un modo di smentire estetica. Gli omicidi, la vita dei due assassini e delle la frase di Scott Fitzgerald secondo cui nella vita di vittime fi no alla notte in cui le loro strade si erano uno scrittore americano non esiste un secondo atto. incrociate, la fuga degli assassini prima di essere ar- Capote aveva elaborato una sua teoria su quello che restati: sono aspetti che si potevano raccontare senza lui chiamava non-fi ction novel – che si potrebbe tra- alcun coinvolgimento personale. Il problema è che durre con «romanzo-documentario» – ed era alla tra il giorno dell’arresto e quello dell’esecuzione sono ricerca di un tema che gli permettesse di applicarla. trascorsi cinque anni, che bisognava pur raccontare. In altre parole: dello spunto per un reportage che lui Questi cinque anni costituiscono l’ultimo quarto del avrebbe trasformato in un’opera d’arte. Un giorno gli libro, e in quell’ultimo quarto, per eclissarsi, Capote è capitato di leggere sul New York Times un trafi letto ha dovuto barare in modo pazzesco. Nel corso del- sullo sterminio di un’intera famiglia in una fattoria le sue visite, infatti, era diventato amico di Dick e del Kansas a opera di ignoti. Ha pensato: un delitto, Perry, o meglio: il personaggio più importante della la provincia americana, perché no? È partito per il loro vita di detenuti. Eppure, si è ostinato a riferire i Kansas e si è piazzato nella cittadina dove si era svolto fatti come se lui non fosse stato presente. Gli ultimi il fattaccio. Ha incontrato lo sceriff o che conduceva due anni sono stati terribili. Dick e Perry sono stati l’inchiesta, ha iniziato a parlare con la gente. Con la processati e condannati a morte. Tra rinvii, appelli, sua voce in falsetto e le sue maniere da checca acida, ricorsi e domande di grazia, l’esecuzione è stata a il minuscolo Capote faceva una strana impressione in lungo rimandata. Capote continuava a ripetere che mezzo ai rednecks, tutti pensavano che si sarebbe stu- stava facendo di tutto per salvargli la pelle, che stava fato presto, e invece no, lui ha piantato le tende. cercando i migliori avvocati. In realtà, nonostante Dopo qualche settimana i due assassini sono stati arre- l’autentico aff etto che lo legava almeno a uno dei stati. Capote è andato a trovarli in prigione. Da questo due, Perry, sapeva che l’epilogo ideale per il suo li- momento in poi la storia raccontata in A sangue freddo bro sarebbe stata proprio la loro esecuzione, sapeva

rrs_settembre12.indds_settembre12.indd 7171 110/10/20120/10/2012 111:57:111:57:11 che quel libro sarebbe stato il suo capolavoro, e nella sia di raccontare la terribile storia di Jean-Claude speranza di portarlo a termine era arrivato al punto Romand come se non ne facessi parte. di accendere ceri in chiesa perché si decidessero a Alla fi ne, ho fatto tutt’altro: ho rinunciato a eclissar- impiccarli. Io penso che pochi libri siano stati scritti mi, e ho scritto il libro alla prima persona. Penso che in uno stato d’animo altrettanto gravoso dal pun- questa scelta mi abbia salvato la vita – non esagero. to di vista morale, e che i sensi di colpa di Capote La seconda storia è più breve, e ha per protagonista spieghino, non meno della scelta estetica di parten- Charles Dickens. Come sapete, i suoi romanzi appa- rivano a puntate sui giornali, e ciascuna era attesa dai lettori con un’impazienza di cui possono darci un’idea solo gli ultimi Harry Potter. Nel corso della pubblica- zione di David Copperfi eld ha fatto la sua comparsa «Capote aveva ottenuto quello che voleva: una donnina – una nana, in realtà – che rispondeva al scrivere un capolavoro, essere in un certo qual nome di Miss Mowcher e che, gelosa, scaltra e viscida modo il campione del mondo degli scrittori» com’era, sembrava destinata ad avere un bel ruolo di cattiva. Si sa: meglio riuscito è il cattivo, meglio riu- scito è il fi lm, o il libro, e tutta l’Inghilterra tratteneva il fi ato nell’attesa delle perfi die di cui sarebbe stata ca- pace Miss Mowcher. Ma un giorno a Dickens arriva za, come mai A sangue freddo non racconti niente di una lettera, inviatagli da una donnina, una nana che tutto ciò, ossia della vera storia di A sangue freddo. di mestiere faceva la pédicure, in cui c’era scritto: per Alla fi ne Dick e Perry sono stati impiccati. Capo- via dei tratti somatici che abbiamo in comune la gente te ha assistito all’impiccagione, è stato anzi l’ultima del paese ormai mi identifi ca con Miss Mowcher, e persona che i due abbiano abbracciato prima di sa- mi considera una donna cattiva – cosa che non sono, lire sul patibolo. Il libro – nel quale la scena viene glielo assicuro. Non si fi dano di me, quando passo ab- descritta, ma lui è assente – è apparso pochi mesi bassano la voce, ricevo lettere di minaccia, la mia vita è dopo, riscuotendo uno straordinario successo. Ca- diventata un inferno. Dickens non ci ha pensato sopra pote aveva ottenuto quello che voleva: scrivere un due volte. Anziché rispondere che non era un proble- capolavoro, essere in un certo qual modo il campio- ma suo, o non rispondere aff atto, ha completamente ne del mondo degli scrittori. Nella sua vita, dunque, modifi cato la trama, buttando tutto all’aria. Aveva c’è stato il clamoroso secondo atto al quale lui aspi- congegnato ogni cosa in modo che Miss Mocher fosse rava, ma non ce n’è stato un terzo – a meno di non cattiva, il libro aveva bisogno della sua cattiveria. Ma considerare come un terzo atto la lunga fase suc- tant’è: nella puntata successiva è diventata buona, un cessiva di autodistruzione mediante l’alcol, lo sno- angelo del paradiso dalle forme sgraziate. Il libro non bismo e la malvagità. Sognava di scrivere un altro ha certo soff erto per questa modifi ca, anzi, sono cer- capolavoro, che avrebbe dovuto chiamarsi Preghiere to che gli abbia portato fortuna. Può darsi che io stia esaudite, un’espressione tratta da una frase di santa nobilitando le motivazioni di Dickens, così come ho Teresa d’Ávila secondo la quale ci sono più lacrime un po’ enfatizzato l’importanza di Miss Mowcher in in cielo per le preghiere esaudite che per quelle che David Copperfi eld. non lo sono. Nei sette anni che mi ci sono voluti per Ma penso che cambiare la trama di un li- scrivere L’avversario ho molto pensato a lui. Devo bro per non ferire una donnina di uno sperdu- aver riletto tre o quattro volte A sangue freddo, ri- to paesino di provincia signifi chi, da parte di manendo ogni volta più colpito dalla potenza della uno scrittore, dar prova non solo di una gene- costruzione narrativa e dalla limpidezza cristallina rosità senza limiti, ma di una libertà senza limiti. della prosa. Per un pezzo ho cercato di imitarlo, os- Non è la stessa cosa, in fondo?

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