Aprile 1972 731. Elezioni politiche 1972

VERSO LE ELEZIONI DEL 7 MAGGIO

La crisi di governo che si era aperta il/5 gennaio 1972 corr le dimissiorri del Presidente del Consiglio, on. .., i è formalmerrte corrclu.wt ron In formazione tlel gabinetto presieduto dall'un. , composto di .-oli esponenti dc Oì. Ma, presentatosi al Senato per il voto di fiducin, il n uovo Go­ verno è stato battuto il 26 febbraio 1Y72 con 15/J voti contrari e 151 11 favore WC+ PLll. Il Presidente della ReprtiJblica, Giovanni Lemte, co11 stutata l'impossibilità del Parlamento rli esprimere untt nwggiorrr rr za in grado di sostenere wt governo, decretò, il 2/J fe bbraio 1972, lo scioglimento delle Camere, imlicendo le elezioni generali CO li un anno di a11ticipo rispetto alla 11ormale scll(/enza. In queste 110te cerchiamo di esaminare le ragioni per le quali st e giunti a questa decisione, di deli11eare le caratteri.,tiche della situazione polit ica del Paese in questa ~·igi li a elettorale e d i prospettare le eventuali co11 seguenze clte potreb­ bero d eri vare dall'esito delle eleziu11 i. In questo stesso fascicolo pubblichiamo due alt.ri articoli che si r ife ri.~co ao al tema (/elle elezio11i: il primo prospetta alcu11 e esigenze di un programma (li go verno, con prevalente riferime11to ai suoi aspetti eco11 omici; l'altro prese11ta dati e gmfiri coll cemellti le elezioni politiche svolt e.~ i dal 1946 al 196/J.

LO SCIOGLIMENTO ANTICIPATO DEL PARLAMENTO

l. Lo scioglimento anticipato delle Camere è un istituto previs to dalla Costituzione (2). Tuttavia, la formale correttezza costituzionale della decisione del Presidente della Repubblica non esime dal compi· to di analizzare le ragioni politiche che hanno condotto alla decisio­ ne stessa.

Il) La comp osizione del governo Andreottl, entrato In carica il 19 febbraio 1972, è la seguente: Presid. Consiglio: GIULIO ANDREOTT I - Ministri senza portato· glio: CARLO Russo \Ministro per i rapporti col Parlamento e Presidente della delegaz ione italiana all'ONU). EuGENIO GATTO (attuazione delle Regioni). GIULIO CArATI (interventi straord inari nel Mezzogiorno e nelle zone depresse del Centro­ Nord), FIORENTINO SuLLO (ricerca scientifica e tecnologica). (rifar· ma burocratica) - Affari Esteri: ALDO Mono - Interno: - Grazia e Giustizia: Guroo GoNELLA - Bilancio e Programmazione economica: P AOLO EMI­ LIO TAVIANI - Finanze: - Tesoro: EMILIO COLOMBO - Difesa: FRAN­ CO RESTIVO - Pubblica Istruzione: RICCARDO MISASI - Lavori Pubblici: MARIO FER­ RARI-AGGRADI - Agricoltm·a c Foreste: - 7'rasporti e Aviazione ci­ vile: OSCAR Lumi ScALFARO - Poste e Telecomunicazioni: GIACINTO Bosco - In­ dustria, Commercio e tlrtigianato: SILVIO GAVA - Lavoro e Previd enza Sociale: CARLO OONAT CATTIN - Commercio con /"Estero: CAMILLO RIPAMONTI - Mm·ina Mercantile: GENNARO CASSIANI - Partecipazioni Statali: - Sa­ nità: - T·ttrismo e Spettacolo: GIOVANNI BATTISTA SCAGLIA. Per la comp osizion e del gov erni italiani succedutlsl dal 25 luglio 1943 fino al governo Andreottl escluso, cfr . Aggiornamenti Sociali, (sett.-ott.) 1970. pp. 573 ss., rubr. 756. (2) L'art. 88 della Costituzione recita: « lt Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. - Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato ».

-229- Dall'entrata in vigore della Costituzione repubblicana (l• gennaio 1948) non era mai accaduto che una legislatura venisse interrotta, per decreto del Presidente della Repubblica, prima della sua normale sca­ denza (3). Tutte le precedenti legislature repubblicane conobbero certamen­ te notevoli difficoltà, causate dalle tensioni e dai conflitti esistenti tra i partiti di governo: le numerose crisi ministeriali, succedutesi alla media di 4 o 5 nell'arco di ogni quinquennio (4), ne sono un segno inequivocabile. A ogni modo si era sempre riusciti a portare regolar­ mente a termine le legislature. La conclusione anticipata della presente legislatura riveste, dun­ que, in rapporto alla regolarità con cui terminarono quelle preceden­ ti, un carattere di eccezionalità. E ciò lascia fondatamente supporre che debbano considerar si eccezionali anche i fatti e le ragioni che hanno condotto a tale esito. ' 2. {:u ltima legislatura, iniziatasi con le elezioni del 19 maggio 1968, aveva visto nuovamente riunificati, sotto l'unico simbolo PSU (Parti­ to Socialista Unitario), i due partiti socialisti (il PSI e il PSDI) che erano nati dalla scissione avvenuta nel 1947, per iniziativa dell'on. Sa­ ragat, il quale non aveva voluto accettare l'alleanza frontista del PSI col PCI. La riun ificazione (avvenuta nel 1966) (5) era sembrata il na­ turale sbocco della politica di centro-sinistra che, preparata nei pri­ mi anni del '60, aveva assunto una configurazione organica con la di­ retta partecipazione del PSI al governo, insieme con il PSDI, il PRI e la DC, all'indomani delle elezioni politiche del 1963. Inseriti entrambi nell'area governativa, i due partiti socialisti o almeno i loro vertici e i loro leader (Nenni e Saragat) giudicarono che fossero maturi i tem­ pi per riunificarsi, nella presupposizione che esistessero nel Paese le condizioni per il consolidarsi di un grande partito socialista demo­ cratico, in grado di esercitare una efficace concorrenza nei confronti del PCI e di rappresentare un'alternativa di potere alla DC, sulla si­ nistra. 3. I risultati delle elezioni politiche del 19 maggio 1968 (6) fece­ ro registrare un lieve incremento del PCI e della DC e furono meno

(3) Mette conto di precisare che, nel 1959 c. ne; 1958, venn e sciolto con l'an­ ticipo di un anno Il Senato, la cui durata. In base &.ll'art. 60 della Costituzione, era, In quel tempo, di sei a nni, anzlchè di ctnque come per la Camera." Lo scioglimento fu motivato dall'opportunità di far coincidere le elezioni del due rami del Parlamento. Tale coincidenza venne In seguito fissata con la legge costituzionale n. 2, del 9 febbraio 1963, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale !l 12 febbraio 1963. p . 755, che modificò l'art. 60 della Costituzione, Il quale, at­ tualmente, recita: « La Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per 5 anni. La durata di ciascuna Camem non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra ». (4) SI veda la durata del governi repubblicani In Aggiornamenti Sociali. (sett.-ott.) 1970, pp. 573 ss., rubr. 756. (5) Cfr. Cronaca della unificazione socialista, e Unificazione socialista, In Ag­ giornamenti Sociali, rispettivamente (novembre) 1966, pp. 709 ss., e (dicembre) 1966, pp. 723 ss., rubr. 722. · (6). Per una valutazione del risultati elettorali del Hl maggio 1968, cfr. A.

-230- Aprile 1972 731. Elezioni ,!)ollllche 1972 2 favorevoli al Partito Socialista Unitario di quanto i suoi massimi e­ sponenti si attendevano, avendo essi sottovalutato, forse, gli effetti erosivi che avrebbe potuto causare il PSIUP. che Ci'a sorto per scissione dal PSI, nel 1964 (7), proprio perchè il PSI era .entrato a far parte del governo. Il senso di frustrazione seguìto a quella che fu sentita come una sconfitta elettorale cominciò a generare forti tensioni all'interno del Partito Socialista Unitario e tra questo e gli altri partiti della coali­ zione di centro-sinistra. La legislat11r.a si avviò faticosamente con la formazione di un governo monocolore democristiano, presieduto dal­ l'an. Leone, il cui scopo era quello di gestire la normale amministra­ zione in attesa che i partiti del centro-sinistra trovassero un'intesa po­ litica e programmatica e riprendessero, quindi, a collaborare nel go­ verno. Ciò avvenne nel dicembre dello stesso anno 1968, dopo che era­ no già trascorsi quasi sette mesi dalle elezioni, e dopo che, alla fine di ottobre di quell'anno, si era svolto il Congresso del PSI-PSDI uni­ ficati, congresso che, mentre avrebbe dovuto dare una struttura or­ ganizzativa alla ricomposta unità, rivelò fratture e tensioni di tale in­ tensità da apparire significativi presagi di una situazione destinata a diventare insostenibile (8). 4. In realtà il 4 luglio 1969, al termine di una drammatica seduta del Comitato Centrale, i socialisti democratici della corrente di Ta­ nassi decisero di uscire dal partito unificato e di ricostituire una for­ mazione autonoma la quale successivamente riprese la denominazione di PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano) (9). Primi effetti della nuova scissione furono la caduta del governo quadripartito presieduto dall'on. Rumor e l'apertura di una crisi du­ rante la quale, com'era prevedibile, si dovette prendere atto dell'im­ possibilità di riportare subito i due partiti socialisti del centro-sinistra (PSI c PSDI) a collaborare direttamente nel governo, per cui ci si vide costretti a far ricorso a una nuova formazione monocolore de­ mocristiana, presieduta dall'on. Rumor. Mentre il potere esecutivo era così instabile e debole, nel Paese veniva aumentando la tensione causata, · da un lato, dalle agitazioni sindacali in vista del rinnovo dei contratti di lavoro e, dall'altro, dal fenomeno della contestazione giovanile esplosa nelle università, prima, e nella scuola media poi. Nello stesso tempo si avevano le prime av­ visaglie di atti di terrorismo perpetrati da gruppuscoli di estrema de­ stra e di estrema sinistra.

MACCHI, L e elezioni del 19 maggio, ln Aggiornamenti Sociali, (giugno) 1968, pp. 397 ss., rubr. 731. (7) Sulla scissione che ha dato vita al PSIUP, cfr. A. MACCHI, L'attuale mo­ mento polttico, In Aggiornamenti Sociali, (marzo) 1964, pp. 161 s. (8) C!r. A. MAccHI, Il Congresso PSI-PSDI (22-28 ottobre 1968), In Aggior ­ namenti Sociali, (dicembre) 1968, pp. 713 ss., rubr. 722. (9) Sulle vicende che hanno Immediatamente preceduto la scissione, cfr. A. MACCHI, Scissione socialista e crisi del Governo Ru.mor, In Aggiornamenti Sociali. (sett.-ottobre) 1969, pp. 581 ss., rubr. 722.

-231- , 5. Fu in questo contesto che cominciò a farsi strada l'ipotesi di ricorrere allo scioglimento anticipato delle Camere, sul presupposto che la scissione socialista aveva profondamente mutato il quadro po­ litico entro il quale le elezioni del 19 maggio 1968 si erano svolte e l'elettorato aveva espresso il suo orientamento; e anche nella previ­ sione, rivelatasi poi del tutto fondata, che la continuazione della le­ gislatura, per la mancanza di sufficiente omogeneità c saldezza delle forze governative, avrebbe contribuito in maniera determinante al de­ terioramento della situazione generale del Paese, sia dal punto di vi­ sta economico, sia da quello dell'ordine pubblico. Ma contro coloro che, sia pure come ipotesi, proponevano il ri­ corso anticipato alle elezioni (10) si levarono proteste da parte di quasi tutti i gruppi politici e delle loro rispettive correnti, che giudi­ cavano l'ipotesi stessa come espressione di quello spirito « integrlsta , che si è soliti attribuire all'ala dorotea della DC. In verità, sotto la nominalistica accusa di « integrismo » si celavano motivi più realistici; tali erano, ad esempio, per la generalità dei parlamentari, il doversi esporre a così breve distanza di tempo a una nuova dura prova elet­ torale, con i costi che essa comporta e con i rischi della non riele­ zione; per i partiti cosiddetti « laici », il timore ch e con lo scioglimen­ to anticipato delle Camere la legge introduttiva del divor·zio potesse correre seri pericoli di non venir approvata; e, per i politici più avve­ duti, la previsione che, all'indomani delle elezioni anticipate, ci si sa­ rebbe trovati press'a poco nelle medesime condizioni di prima, sia per quanto riguardava i rapporti di forza tra i partiti, sia, soprattutto, per quanto concerneva i problemi da affrontare e da risolvere. 6. La legislatura continuò, e, parallelamente, continuarono ad au­ mentare le tensioni nel Paese (si ricordino il « caldo autunno sindaca· le» del 1969 (11), i disordini nelle università, la s trage di piazza Fon­ tana a Milano, gli attentati dinamitardi sui treni, la rivolta di Reggio Calabria, ecc.). Alcune importanti riforme furono comunque varate: l'is tituzione delle Regioni a statuto ordinario, lo statuto dei lavoratori, l'aumento dei minimi di pensione, la riforma fiscale. Altre vennero improvvisa­ te sotto la pressione dei sindacati (ad es. la riforma della casa) (12); altre, infine, vennero discusse ma non furono condotte in porto (la ri· forma universitaria e quella della scuola media superiore, la riforma sanitaria, ecc.). Intanto il PSI andava sviluppando la teoria degli «equilibri più avanzati», ricercando la collaborazione con il PCI negli enti locali e

( 10) Circa tale proposta avanzata dall'allora segretario politico della DC, on. P iccoli. e le negative reazioni da parte degli stessi onn. Andreottt e E. Colom­ bo, cfr. A. MACCHI, Nuovo segretario nella DC, In Aggiornamenti Sociali, (dicem­ bre) 1969, p . 723, rubr. 720. (11) Cfr. M. REINA, H «caldo autunno» sindacale, In Aggiornamenti Sociali, (novembre) 1969, pp. 643 ss., rubr. 54. (12) Cfr. O. ALESSANDai, La legge sulla casa, in Aggiornamenti Sociali, (feb­ braio) 1972, pp. 115 ss., rubr. 440.

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anche nel Parlamento, e contribuiva, in tal modo, a far crescere i con­ flitti e la divaricazione tra i partiti di governo ( 13 ).

7. Verso la fine del giugno 1971, quando ormai era iniziato il « se­ mestre bianco » (il periodo di sei mesi precedente alla scadenza del mandato settennale del Presidente della Repubblica, durante il quale egli non può sciogliere il Parlamento}, il Partito Repubblicano decide­ va di disimpegnarsi dalle dirette responsabilità di governo, pur con­ tinuando a fornire al governo stesso un appoggio dall'esterno. Le ra­ gioni di tale disimpegno consistevano, secondo i repubblicani, nel lo­ ro disaccordo sulla politica economica, della quale denunciavano er­ rori e incoerenze. Essi, inoltre, dichiaravano di volec fare aprire una crisi di governo non puramente formale, ma sostanziale, all'indomani dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, senza escludere ch e, qualora certe loro istanze in materia economica non fossero sta­ te accolte, sarebbero passati all'opposizione e avrebbero proposto il ricorso anticipato alle elezioni. Questa volta, la proposta dello scioglimento delle Camere, forse anche perchè proveniva da un settore <

(13) La teoria socialista degli « equilibri più avanzati ,. , pur avendo una sua specifica origine e finalità, è posta, da alcuni, ln relazione alle test del « patto costituzionale » e della « strategia dell'attenzione », enunciate da esponenti di sinistra della D C , benché queste test non Implicassero, a differenza della teoria degli « equilibri più avanzati», l'Inserimento diretto o mediato del comunisti nell'area governativa. (14) Cfr. A. MACCHI, Dopo l'elezione del Capo dello Stato, ln Aggiornamenti Sociali, (gennaio) 1972, pp. l ss., rubr. 733.

-233- preparazione di eventuali liste da presentare in concorrenza col PCI sia nella stessa organizzazione della campagna elettorale. In ogni caso è doveroso qui puntualizzare che, tra le ragioni che hanno portato alla decisione politica di sciogliere le Camere va sen­ z'altro incluso il proposito dei partiti divorzisti di impedire il nor­ male svolgimento del referendum sul divorzio che si sarebbe dovuto tenere in una delle domeniche tra il 15 aprile e il 15 giugno di questo anno. (Il referendum, come è noto, pur essendo stato indetto dal Pre­ sidente della Repubblica per la domenica 11 giugno p.v., è stato auto­ maticamente trasferito alla primavera dell'anno prossimo, in base alla legge vigente che appunto così dispone per il caso in cui le Camere vengano sciolte) (15). Va pure annotato che, se il maggiore partito di opposizione (il PCI) non si fosse dichiarato favorevole alle elezioni anticipate, assai difficilmente esse sarebbero s tate indette dal Presidente della Repub­ blica.

l PARTITI DI FRONTE ALLO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE

A prescindere dal PRI e dal PCI, il cui atteggiamento, come si è visto, è stato determinante nell'avviare il procedimento di scioglimen­ to delle Camere, la posizione degli altri partiti si può così riassumere.

1. Il PSI ha tergiversato tra una debole manifestazione di volontà contraria e una ben più consistente determinazione di evitare in ogni modo il referendum che, al punto in cui erano giunte le cose, poteva essere differito soltanto ricorrendo all'anticipo delle elezioni. 2. Il PSDI, scosso da una profonda crisi dirigenziale ai vertici, voluta dall'ex-presidente Saragat a motivo del suo dissenso dalla linea politica del segretario Ferri, non è stato in grado di assumere una posizione coerente e chiara, la quale potesse influire efficacementl.! sulle decisioni che venivano maturando. In un primo momento, quando tutto lasciava supporre che la linea Ferri fosse condivisa da tutto il partito, il PSDI parve mirare alla formazione di un governo centrista (con la partecipazione o l'appoggio del PLI, e con l'eventuale esclusio­ ne del PSI) che portasse a termine la legislatura. In seguito, però, du­ rante lo svolgersi della crisi di governo, il sen. Saragat, appena rien­ trato nell'attività di partito dopo il suo settennato presidenziale, sem­ brò volesse rovesciare tale linea, la quale avrebbe ricollocato il PSDI in un'area centrista e, nell'eventualità di elezioni anticipate, avrebbe probabilmente favorito il PSI. (Fu ciò a provocare il mutamento ai vertici del partito dove il più fidato amico di Saragat, l'on. Tanassi, sostituì Ferri alla segreteria).

( 15) La volontà di Impedire li referendum sul divorzio era comune a tutti l partiti divorzisti, ma tra di essi Il PCI, Il PSIUP, Il PSI e li PRI m ostrarono una radicale Intransigenza, mentre li PSDI e Il PLI diedero segni di maggiore flessibilità.

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3. Il PLI, pur sapendo che non sarebbe stato in grado di influire in modo determinante sul corso degli eventi, m a avendo, d 'altra parte, coscienza che la situazione politica si sarebbe potuta evolvere nel senso della possibilità di w1 suo inserimento nell'area governativa, si manifestò disposto ad appoggiare un governo il quale si costituisse con l'intento di condurre a termine la legisla tura. 4. Il MSI non tardò un attimo ad avallare il ricorso alle elezioni anticipate, nella fondata speranza di un sostanziale aumento dei pro­ pri voti. 5. La DC, a sua volta, prima sostenendo gli sforzi dell'on. Emilio Colombo per la ricomposizione di un governo quadripartito di centro· sinistra, poi appoggiando il tentativo dell'on. Andreotti, mirò innan· zi tutto a mettere in evidenza l'idea che si dovessero percorrere tut­ te le vie per salvare la legislatura, in modo da far ricadere sugli al­ tri partiti la eventuale responsabilità dello scioglimento anticipato del Parlamento. In realtà, pur facendo sinceramente credito ai tentativi fatti da Colombo e da Andreotti, la DC, al punto in cui era giunta la disgregazione delle forze di governo, aveva accolto l'ipotesi dell'an­ ticipo delle elezioni come una soluzione da non respingere a priori, anche in considerazione del peggio che sarebbe accaduto qualora la legislatura si fosse trascinata stancamente per un altro anno con pre­ vedibili gravi conseguenze negative in campo economico e per ciò che concerne l'ordine pubblico: l'elettorato avrebbe, nel 1973, punito il partito dello scudo crociato m olto più duramente di quanto i suoi parlamentari presumevano che avrebbe fatto nell'ipotesi di elezioni anticipate di un anno. La formazione del governo presieduto da Andreotti ha fatto par­ te della strategia del segretario della DC Forlani, la quale tendeva a ot­ tenere due scopi: innanzi tutto, quello di lasciare che fossero gli altri partiti a determinare o m eno la cessazione della legisla tura, negando o concedendo la fiducia; poi, quello di giunger e a eventuali elezioni an­ ticipate con un governo monocolore democristiano. Tale governo, nelle previsioni dei dirigenti democristiani, pur non potendo varare alcuna riforma, avrebbe tuttavia, essendo in grado di condurre un'azione omo­ genea, potuto imprimere una svolta alla soluzione del problema del­ l'ordine pubblico, che era giunto a uno dei punti più critici di questo secondo dopoguerra. Senza sottovalutare i rischi di una più decisa politica di tutela dell'ordine (possibilità di un inasprimento degli scon­ tri tra le forze di polizia e i gruppi di estremis ti, ed eventuale crea· zione di un clima di guerra civile), i dirigenti democristiani devono aver compreso che si offriva al loro partito il modo di dimostrare al Paese di avere la capacità di assumersi tutte le responsabilità nei mo­ m enti cruciali, e la possibilità di ricuperare, così, la fiducia di larghi stra ti della popolazione ormai tentati di disaffezione alla libertà per gli abusi che della stessa vengono frequentemente e impunemente compiuti.

-235- LA SITUAZIONE DEL PAESE

l. Al momento in cui il Presidente della Repubblica decretò lo scioglimento delle Camere il clima psicologico prevalente nel Paese era sostanzialmente dominato dall'insicurezza e dalla paura. I fatti che avevano contribuito a creare una tale situazione, si possono ricondurre ai seguenti: - il cattivo andamento della con­ giuntura economica, la quale, anche per l'influsso di fattori negativi sul piano internazionale, non ha manifestato sintomi di ripresa dal­ l'autunno 1969 a tutt'oggi; la chiusura di numerose piccole e medi..: aziende, col conseguente aumento della disoccupazione c della sotto­ occupazione; - il processo di degradazione dell'ordine pubblico (di un bene, cioè, il cui valore in genere è poco avverti t o, finchè la sua mancanza non lo fa sentire come indispensabile): violenze dei gruppi di estrema destra e di estrema sinistra; atti di terrorismo, di teppi­ smo e di autentica criminalità; disordine nell'università e nella scuo­ la media, divenute, in molti casi, luogo di scontro degli opposti estre­ mismi e terreno fertile per l'arruolamento e l'addestramento dei gio­ vani alla guerriglia; - il frequente ricorso agli scioperi sia nelle im­ prese private sia nei servizi pubblici, scioperi accompagnati, in talu­ ne occasioni, da occupazioni dei luoghi di lavoro e · da violenze fisiche e morali nei confronti di coloro che non intendevano astener si dal lavoro o nei confronti di impiegati e di dirigenti. L'insieme di questi fenomeni e il loro ripetersi aveva generato la diffusa impressione che ormai bastasse essere violenti per ottenere quanto si voleva e che di fronte alla violenza estremista gli organi prepo­ sti alla tutela dell'ordine pubblico fossero deboli più a motivo di di­ rettive tolleranti decise a livello politico che non per l'impreparazione o la mancanza di uomini e di mezzi. 2. Le responsabilità di tale situazione, coin volgente sentimenti pri­ mari, come sono l'insicurezza e la paura, venivano fatte risalire, sia pure in grado diverso, alle principali istituzioni dello Stato. Innanzi tutto ai partiti di governo (e, in primo luogo, a l maggiore tra di essi, la DC) per l'incapacità che dimostravano di agire d'accordo tra loro, di assumere una chiara posizione nei confronti dell'opposizione comu­ nista, e, in definitiva, di garantire un quadro di s tabilità che consen­ tisse agli operatori economici di fare prudenti previsioni e di elabo­ rare piani per l'immediato futuro. Si rimproveravano poi alle organizzazioni sindacali l'incapacità di darsi una autodisciplina relativa all'esercizio del diritto di sciopero; il clima di conflittualità permanente che esse contribuivano a m ante­ nere nelle singole aziende anche dopo il rinnovo dei contratti di la­ voro; il prevalere, in taluni casi, dell'azione violenta di gruppi anar­ chico-sindacalisti, nei confronti dei quali esse talora si manifestavano tolleranti o apparivano impotenti. In terzo luogo, si imputavano alla magistratura le divisioni ideolo­ giche interne, che venivano evidenziate in varie forme propagandisti­ che e che accreditavano nell'opinione pubblica l'idea di una giustizia

-236- Aprile 1972 731. Elezioni politiche 1972 5 ch e viene amminis trata non sulla base delle leggi vigenti, ma su quel­ la delle ideologie politiche condivise dai singoli giudici. Infine si sottolineavano in senso n egativo le spinte corporative che sembrano contraddistinguere la pubblica amministrazione e la bu­ rocrazia statale, la lentezza dei loro procedimenti e gli scandali che di tanto in tan to si manifestano al loro interno.

LE PREVISIONI POST-ELETTORALI

La sfiducia nelle istituzioni democratiche, e i sentimenti di insi­ curezza e di paura diffusi non solo tra i ceti imprenditoriali, ma an­ che in vasti strati della popolazione lavoratrice, sono le cause pm ap­ pariscen ti, ma certamente insieme determinanti, alle quali va attri­ buito il fatto dello spostamento di una parte dell'elettorato verso l'e­ strema destra missina, che è stato evidenziato, per la prima volta, sia pure in maniera non omogenea, in occasione delle elezioni ammini­ s trative parziali del 13 giugno 1971 (16). Sondaggi riservati, fatti ese­ guire nello scorso autunno in alcuni centri del Nord, comprese alcu­ ne città come Trieste e Novara dove si sarebbero dovute svolgere le elezioni amministrative, avrebbero rilevato che tale tendenza, anzichè arrestarsi o invertirsi, andava accentuandosi. Sulla base di ques ti dati, in parte certi, in parte frutto di sondag­ gi demoscopici, gli esperti degli uffici elettorali di vari partiti preve­ devano che, qualora la situazione generale del Paese fosse r imasta immutata o fosse addirittura peggiorata, la DC avrebbe anche potuto perdere, a vantaggio quasi esclusivo del MSI, una cinquantina di depu­ tati, nel caso di un anticipo delle elezioni, e qualche altra decina in più nel caso in cui esse si fossero fatte svolgere nella primavera del 1973. Un r idimensionamento della DC, che raggiunga tali proporzioni, non è soltanto un obiettivo che i partiti concorrenti possono legitti­ mamente proporsi per interessi elettorali; ma, per quanto riguarda il MSI, da un lato, e il PCI, dall'altro, rientra sicu ramente nei piani di una precisa strategia di inserimento di tali partiti nell'area del governo. Sottraendo una cinquantina di depu tati alla DC, il MSI è sicuro di rendere impossibile il perseguimento della politica di centro-sini­ stra e di costringere la DC s tessa a compiere una scelta di alleanze sulle estreme. Nel caso in cui il partito dello scudo crociato aprisse verso il PCI, i missini r itengono che le condizioni economiche e psi­ cologich e che si genererebbero nel Paese sarebbero tali da accelerare evasion i ben più massicce dell'elettorato democristiano verso il loro schieramento. La strategia del PCI coincide, per ragioni opposte, con quella del MSI: il suo scopo dichiarato è quello di rendere impossibile la ricom­ posizione di un qualsiasi governo di centro-sinistra o di centro, non

( 16) Cfr. A. MACCHI, L e elezioni del 13 giugno 1971, In Aggiornamenti So­ ciali, (luglio-agosto) 1971, pp. 473 ss., rubr. 73.

- 237- certo per costringere la DC ad allearsi con il MSI, ma nel preciso con­ vincimento che, in tale frangente, la DC sarebbe obbligata ad accetta­ re come alleati, insieme con i socialisti del PSI e del PSIUP, anche i comunisti. E' per questo motivo che la campagna elettorale del PCI viene combattuta all'insegna del sottrarre il maggior numero di vòti alla DC, da sinistra. Fiancheggiatori di queste due opposte strategie, che pur essendo di segno opposto tendono a raggiunger e un unico e m edesimo obiet­ tivo (un sostanziale ridimensionamento della forza della DC), appaio­ no i movimenti fondati da due personaggi di estrazione cattolica: l'on. Greggi (ex deputato democristiano) e il dott. Labor (ex presidente centrale delle ACLI). Il primo, presentando in alcune circoscrizioni una lista denominata «Azione Cristiana Popolare "• mira a sottrarre voti democristiani sulla destra e a coordinare poi col MSI l'azione condizionatrice nei confronti della DC. Il secondo, presentando in tut­ le le circoscrizioni elettorali per la Camera dei Deputati una lista de­ nominata <

Ipotesi del calo della DC. Ciò premesso, può essere utile e istruttivo prendere vtstone della situazione parlame ntare che si verificherebbe nel caso in cui la DC perdesse SO deputati (perdita che corrisponderebbe a circa 1'8% del­ l'elettorato, vale a dire a quasi tre milioni di voti), e gli altri partiti dell'area di governo (PSI, PSDI , PRI) mantenessero intatte le loro forze. Nel seguente specchietto, i deputati del PSI e quelli del PSDI sono stati conteggiuti insieme, perchè, quando vennero eletti nel 1968, si trovavano uniti nella stessa lista, e il passaggio degli uni e degli altri ai gruppi parlamen­ tari dei du e partiti, in seguito alla scissione, può non corri spondere alla consi­ stenza elettorale dei partiti stessi (18). OGGI NH · l membri d ella Ca­ DOPO LE ELEZIONI mem .~ono 630: ln maggio· (in ipotesi) DC 265 rnnza è quindi eli 316. 215 (265 - 50) PSI+PSDI 91 91 PRI 9 9

365 315 l. Prescindendo da considerazioni di carattere politico, dal solo punto di vista numerico appare evidente che la p erdita di SO deputati da parte della DC (o comunque da parte dei partiti dell'area del cen­ tro-sinistra) renderebbe impossibile la ricostituzione della precedente formula di governo: ciò, anche nell'ipotesi ch e i quattro partiti (DC,

( 17) Per quanto riguarda l seggi senatorlall, gli elettori del partito di Labor sono stati Invitati a riversare l loro voti sui candidati del partiti di sinistra. ( 18) I seguenti dati sono elaborati a partire dalla Tav. 6, contenuta nel saggio pubblicato su questo fascicolo a pag. 300. Aprile 1972 731 . Elezioni politiche 1972 6

PSI, PSDI c PRI), ammaestrati dalla negativa esperienza passata, fos­ sero disposti a volere ancora quella formula e a garantirla su basi di chiarezza politica e programmatica, di stabilità e di efficienza. In tal caso si renderebbe necessario l'apporto o del PLI (il quale dovrebbe aggiungersi e venire accettato come alleato da tutti gli altri partiti del centro-sinistra, in particolare dal PSI), oppure del MSI o del PCI. a) Le possibilità di un reingresso del PLI nel governo teoricamen­ te esistono. Allo stato dei fatti, però, non è prevedibile che il PSI pos­ sa adattarsi a una simile alleanza, la quale significherebbe esattamen­ te il contrario della tesi degli « equilibri più avanzati "• di recente ri­ proposta ufficialmente dai socialisti proprio in vista delle prossime elezioni. D'altro lato, un eventuale passaggio del PSI all'opposizione potrebbe venire compensato dall'ingresso del PLI nell'area di gover­ no solo nel caso in cui la DC, il PSDI e il PRI fossero veramente d'ac­ cordo tra loro e il PLI riuscisse ad assorbire la maggior parte delle perdite democristiane sopra ipotizzate (19). b ) La formazione di un governo con la partecipazione diretta o anche soltanto con l'appoggio determinante del MSI è da escludersi, non solo in quanto essa per ragioni ideologiche e politiche di fondo non sarebbe in ogni caso auspicabile da nessun democratico sincero, ma anche perchè di fatto ad essa opporrebbero in ogni caso un pre­ ciso e assoluto rifiuto tutti i partiti dell'arco costituzionale, dal PLI al PCI. c) Rimarrebbe, pertanto, da prendere in considerazione l'ipotesi di un ingresso del PCI nell'area del governo (o per una partecipazione diretta, o per un appoggio esterno al governo stesso). Tale ingresso potrebbe avvenire in due modi: o in seguito a un esito elettorale che attribuisse una maggioranza parlamentare a una possibile coalizione dei partiti di sinistra (supponendo evidentemente che tutti quei partiti fossero disponibili per un'alleanza con il PCI); oppure per un accordo tra la DC e il PCI, in base al quale quest'ulti­ mo in qualche modo venisse considerato come for za determinante per il formarsi di una maggioranza parlamentare. Per quanto riguarda la prima modalità: le forze di sinistra che, allo stato dei fatti, si può presumere sarebbero disposte ad allearsi con il PCI, sono il PSIUP, il PSI e il MPL. L'attuale consistenza dei primi tre partiti si aggira all'incirca sui 254 deputati (171 comunisti,

( 19) Attualmente, 1 deputati liberali sono 31. Nel caso In cui U PSI, pas­ sando all'opposizione, sottraeEse all'area di governo una sessantina dl deputati (pari a circa 11 12% dell'elettorato, che presumibllmente corrisponde alla con­ sistenza del PSI), ~ la DC perdesse 50 deputati a favore delle estreme (MSI, PCI e loro fiancheggiatori), !l computo numerico darebbe 11 seguente risultato: DO 215 + PSDI 31 + PRI 9 + PLI 31 = 286. Questa cifra sarebbe di ben 30 deputati Inferiore alla metà più uno del componenti della Camera. Se il PLI assorbisse una quarantina del seggi che, In Ipotesi, la DO perdesse, una coalizione quadrlpartita di centro (DC + PSDI + PRI + PLI) potrebbe contare su circa 326 seggi, vale a dlre su appena 10 seggi dl maggioranza.

-239- 24 del PSIUP e circa 60 del PSI, calcolando che a quest'ultimo par­ tito andasse il 12% dei suffragi dell'elettorato). Per raggiungere la quota 316 (cioè la metà più uno dei seggi della Camera) occorrerebbe­ ro ancora 62 deputati, i quali dovrebbero venir conquistati dai medesi­ mi tre partiti insieme con il MPL, e che comunque dovrebbero venir sottratti agli altri partiti dell'arco costituzionale (PRI, PSDI, DC, PLI). Si tratta ovviamente di una ipotesi altamente improbabile, che nes­ suno dei partiti interessati nemmeno lontanamente avanza. Per quanto riguarda la seconda modalità (governo DC +PSI +PSIUP + PC l, o con la partecipazione diretta di tutti o con l'appoggio ester­ no di alcuni), si deve dire che, perchè ciò possa avvenire, la DC, ma­ gari invocando lo stato di necessità, dovrebbe rinnegare il preciso im­ pegno da essa assunto con il suo elettorato di rifiutare assolutamente ogni alleanza di governo col PCI. Questa ipotesi va anche valutata obiettivamente alla luce delle conseguenze che dall'evento ipotizzato probabilmente deriverebbero nel Paese: conseguenze che, per esem­ plificare, potremmo così elencare in forma interrogativa. Rimarrebbe ancora unito il gruppo parlamentare democristiano, in presenza di una tale svolta che il partito si è impegnato ripetutamente a non compiere? Rimarrebbe ancora unito lo stesso partito? Esisterebbe una sufficien­ te omogeneità di indirizzi nei due grossi partiti di governo, sia in politica interna, sia in politica estera? Quali contraccolpi si verifiche­ rebbero sugli operatori economici e, quindi, sull'economia del Paese? Quali tensioni emergerebbero in larghi settori del corpo sociale ed elettorale a motivo del clima di frustrazione che si creerebbe in segui­ to al " tradimento» della DC?

Ipotesi del rafforzamento del partiti dell'area di governo. Nell'esame delle previsioni, che abbiamo fin qui compiuto, siamo partiti dal presupposto, non immotivato, della tendenza di una parte consistente dell'elettorato ad evadere dall'area dei partiti di governo (in particolar modo da quella della DC) verso le estreme (in partico­ lare, verso il MSI). E' certo in ogni caso che, quand'anche una obiettiva e responsa­ bile presa in considerazione delle previsioni post-elettorali induca gli elettori a far convergere i loro voti sui partiti della coalizione di cen­ tro-sinistra, magari indebolendo addirittura le estreme, rimarranno aperti problemi gravi che coinvolgeranno tali partiti e imporranno loro un inderogabile dovere di correggere gli errori che hanno con­ dotto alla ingovernabilità del Parlamento e alle elezioni anticipate. Detti errori vanno individuati su due piani: quello dei rapporti interni ed esterni tra i partiti; e quello dei programmi di governo. La esperienza ha inequivocabilmente dimostrato che senza una coesione emergente da una omogenea e solidale volontà politica tra i partiti di una coalizione e all'interno di ciascuno di essi, il Paese non può es· sere governato, le riforme non possono essere varate nei tempi e nei modi dovuti, l'economia non può essere programmata, lo sviluppo non può realizzarsi in maniera equilibrata, le condizioni per la conserva­ zione dell'ordine pubblico non possono essere garantite, il potere ese-

-240- Aprile 1972 731. Elezioni politiche 1972 7 cutivo viene bloccato da ricorrenti cns1, l'attività del Parlamento fini­ sce per trasformarsi in una confusa ricerca di alleanze surrettizie le quali di fatto snaturano sia la funzione della maggioranza sia quella dell'opposizione. Nell'ambito della coalizione di centro-sinistra l'omogeneità è ve­ nuta a mancare prima di tutto per l'assenza di una funzione propul­ siva e orientativa da parte del maggiore dei partiti che la compone­ vano: la DC. Forse per chè legata miticamente a una formula, tutti i suoi sforzi si sono consumati in un defatigante tentativo per mante­ nere in piedi tale formula ad ogni costo, soddisfacendo a tutte le più contraddittorie richieste dell'uno o dell'altro partito alleato, limitan­ dosi a m ediare i contrasti tra quei partiti, lasciandosi continuamente condizionare da loro oltre ogni r agionevole limite c affidandosi spesso alla tattica dei rinvii di fronte a ogni problema, anch e urgente, ma di difficile soluzione. L'omogeneità tra i partiti del centro-sinistra si è poi addirittura trasformata in una specie di conflittualità permanente, sia a motivo delle divisioni socialiste, s fociate nella scissione del PSU, sia per la eccessiva ostinazione con cui i tre partiti minori, in un'azione di vi­ cendevole scavalcamento (derivante forse dal desiderio di ciascuno di essi di garantirsi nuovi spazi elettorali), hanno in molte occasioni cer­ cato di far prevalere le peculiarità delle proprie linee politiche a sca­ pito della formulazione di progetti comuni che tenessero conto dei reali problemi del Paese.

Le posizioni pre-elettorali della DC e del PSI. E' alla luce della situazione ora descritta, la quale ha condotto alla ingovernabilità del Parlamento e che prolungherebbe certamente tale ingovernabilità qualora si ripresentasse con le stesse caratteristi­ che anche all'indomani delle elezioni (20), che va attentamente vagliata la posizione che i due principali partiti dell'area governativa (la DC e il PSI) dichiarano di voler assumere. La DC, eletto il Presidente della Repubblica sulla base di uno schieramento di forze che ha visto il PSI all'opposizione e alleato con il PCI , e formato un governo monocolore non per imposizione dallo esterno, ma per autonoma decisione, anche al fine di documentare con i fatti una ricuperata libertà d'azione nei confronti del PSI, ha abban­ donato il principio della « irreversibilità » della formula del centro-

(20) Alcuni sembrano propensi a rapportare la situazione attua le a quella d el 1921, quando la lngovernabllità del Parlamento apri la strada al fascismo; oppure a quella del 1933 In Germania, dove l'lngovernabllltà del Paese apri la strada al nazlsmo. Più pertinente cl sembra Il confronto ch e a ltri Istituiscono con la situazione francese del 1957 quando, anche In seguito alla dissoluzione del MRP (la Democrazia Cristiana francese), Il ventaglio del pa rtiti andò frazio­ nandosi oltre ogni ragionevole misura, favorito in questo dal proporz ionalismo puro In vigore per le elezioni politiche. L'esito è noto: lnstab111tà d! governo, paralisi d ell'esecutivo, accresciuto potere delle forze armate (Impegnate nella guerra d 'Algeria), dimissioni d el Presidente della Repubblica, Coty, chiamata a! potere del gen. de Ga ulle, scioglimento del Parlamento, varo d! una nuova Costi­ tuzione con l'Introduzione di radicali modifiche Istituzionali.

-241- sinistra, prospettando la possibilità che il Partito Liberale rientri nel­ l'area di governo, e ha enunciato l'ambito e le modalità delle sue col­ laborazioni post-elettorali in termini di rifiuto di incontri con il PCI o con il MSI e di disponibilità ad alleanze con i partiti democratici (con questa denominazione la DC qualifica il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI), "purchè - come ha affermato il segretario politico on. Forlani - ta­ li alleanze consentano governi sicuri e coerenti, fondati su programmi decisi e su un disegno politico comune, (21). Di fronte a ques te posizioni della DC caratterizzanti il quadro po­ litico entro il quale collocare l'azione del futuro governo, e al pro­ gramma democristiano espresso sobriamente in undici punti (22), le reazioni dei partiti con i quali la DC ha dichiarato di essere disponi­ bile a collaborare sono state sostanzialmente le seguenti. I socialdemocratici, i repubblicani e i liberali hanno manifestato un positivo apprezzamento e una sostanziale adesione. Il PSI, invece, cr edendo di scorgere nelle posizioni della DC una svolta a des tra, ha criticato il programma democristiano, in quanto sarebbe moderato e privo di innovazioni, e ha riaffermato la teoria degli << equilibri più avanzati "• la quale, pur nella sua ambiguità, espri· me la determinazione 3ei socialisti di rifiutare ogni intesa di governo che non consenta loro di mantenere in vita un duplice rapporto or­ ganico: uno con le forze c;li governo, l'altro con il Partito Comunista, il quale, pur rimanendo sui banchi dell'opposizione, dovrebbe venire in­ serito, in qualche misura, nell'area governativa. Si può, pertanto, ravvisare, negli atteggiamenti che il PSI sta as­ sumendo alla vigilia delle elezioni - atteggiamenti che però potreb­ bero essere dettati da una certa dose di tatticismo elettorale -, non già una attenuazione, bensì piuttosto una accentuazione delle sue d i­ vergenze nei confronti della DC.

* * * Pensiamo di aver adem piu to, almeno parzialmente, al compito di offrire dati e considerazioni, su cui ogni elettore dovrebbe serenamen­ te fermare la sua attenzione, perchè la sua libera scelta sia veramente responsabile e perchè gli effetti che presumibilmente deriveranno dal suo voto siano da lui effettivamente voluti (23).

Angelo Macchi

(21) Cfr. Il Popolo, 28 marzo 1972, p . l. (22) Cfr. tbictem, l aprile 1972, pp. 2 s. (23) P er una sintetica analisi delle posizioni Ideologiche d el principali par­ titi, cfr. A . MACCHI, I partiti e le prossime elezioni, In Aggi ornamenti Sociali. (aprile) 1968, pp. 239 ss., rubr. 72. Per quanto riguarda la proposta poUtica del gruppo del «Manifesto», cfr. R. BAIONE, La questione del « Manifesto», in Ag­ giornamenti Sociali, (maggio) 1970, pp. :J39 ss., rubr. 721; e La proposta politica etei « Manifesto », ibictem, (dicembre) 1970, pp. 727 ss., rubr. 721. Circa Il « Mo­ vimento Politico del Lavoratori», infine, cfr. A. MACCHI, Il Movimento Politico dei Lav oratori (M.P .L.), In Aggiornamenti Sociali, (febbraio) 1971, pp. 77 ss .. rubr. 725.

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