Galleria D'arte Moderna Di Roma Capitale

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Galleria D'arte Moderna Di Roma Capitale GALLERIA D'ARTE MODERNA DI ROMA CAPITALE INFORMAZIONI PRATICHE Indirizzo: via Francesco Crispi, 24. Raggiungibile con la metro A, fermata Barberini. Biglietti: € 5,50 ridotto € 4,50. Per i cittadini romani € 4,50 - 3,50. Orario: dal mar. alla domenica dalle ore 10 alle ore 18. Ingresso fino alle 17,30. Sito internet: www.museiincomuneroma.it STORIA DELLA GALLERIA Dall'Esposizione Internazionale di Belle Arti del 1883 iniziarono gli acquisti di opere d'arte contemporanea del Comune che proseguirono con l'Esposizione del 1911 e con le Biennali Romane d'Arte del 1921-23-25, quindi prima dell'apertura la Galleria aveva un consistente patrimonio formato in prevalenza da artisti romani o operanti a Roma, specialmente di quelli che avevano fondato nel 1904 il gruppo dei XXV della Campagna Romana. Negli anni a seguire il Governatorato è presente negli acquisti di tutte le mostre romane, come le Quadriennali e le Biennali di Venezia. La collezione acquista così un respiro nazionale. Finalmente il 28 ottobre 1925 viene inaugurata la galleria come sezione del museo intitolato a Mussolini in un'ala di Palazzo Caffarelli con 137 opere di pittura e grafica oltre i 120 acquarelli di Franz1. Nel 1928 la galleria viene chiusa per lavori di ampliamento dell'Antiquarium, nel 1931 riaperta nel Museo di Roma al Circo Massimo col nome di Galleria Mussolini. L'esposizione si componeva di 80 sculture e 200 dipinti. Gli acquerelli di Franz sono trasferiti al Museo di Roma. Nel 1938 la galleria è soppressa e le opere vengono concesse in deposito temporaneo alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, perchè il ministro dell'Educazione Nazionale Bottai voleva incrementare la Galleria Nazionale il cui sovrintendente era Papini. Nel dopoguerra riprendono gli acquisti comunali presso le più importanti esposizioni romane. Il 21 aprile 1952 fu inaugurata la galleria comunale a Palazzo Braschi, nella stessa sede del Museo di Roma, ma non tutte le opere ritornarono alla Galleria, quelle di interesse nazionale, ben 94 rimasero a Valle Giulia. Nel 1963 una parte della collezione fu trasferita al Palazzo delle Esposizioni, in questa occasione altre 22 opere in deposito alla Gnam tornarono alla Galleria Comunale. Nel 1972, in occasione della X Quadriennale, la Galleria venne disallestita e le opere rimasero nei depositi. 1 Primo allestimento Galleria nel 1925. La commissione incaricata della scelta delle opere era composta da Settimio Bocconi, conservatore dei Musei Capitolini, Tommaso Bencivenga, capo ufficio Belle Arti, dagli artisti Arturo Dazzi, Duilio Cambellotti e Vittorio Grassi che sostituiva Camillo Innocenti impegnato all'estero. 1 Nel 1982 il Comune (sindaco Ugo Vetere) destina a sede della Galleria l'ex stabilimento della Birra Peroni di via Reggio Emilia. In attesa del completamento dei lavori di restauro e allestimento si decise di esporre parte delle opere della Galleria nell'ex Convento di San Giuseppe a Capo le Case, in via Francesco Crispi, 24. Dal 1992 Giovanna Bonasegale assume la direzione della Galleria. Finalmente nel gennaio 1995 (sindaco Francesco Rutelli) la galleria apre al pubblico nella sede attuale - già Convento delle Carmelitane Scalze, esponendo 134 opere restaurate delle 4.000 che conserva. Nel settembre 1999, alla presenza del presidente della Repubblica Ciampi, del sindaco Francesco Rutelli, viene aperta al pubblico la sede dell'ex Birra Peroni, non solo come sede di mostre temporanee ma anche come centro di produzione culturale per le arti visive, in linea con analoghe realtà internazionali. Da luglio 2002 Danilo Eccher è nominato direttore della Galleria con sede in via Reggio Emilia, mentre Giovanna Bonasegale continua a essere direttrice della Galleria con sede in via Francesco Crispi. Nell'ottobre 2002 la Galleria con sede nella ex Birra Peroni prende il nome di MACRO, cioè Museo d'Arte Contemporanea di Roma. Dal 14 luglio 2003 la Galleria di via Crispi chiude ufficialmente per lavori di istallazione dell'impianto di aria climatizzata, in pratica resta chiusa per molti anni e nessuno ha più notizie di essa. Il 3 dicembre 2010 viene aperta al pubblico la nuova ala del MACRO realizzata su progetto dell'arch. francese Odile Decq, una terrazza fontana e i colori rosso e nero caratterizzano la nuova costruzione che si va ad aggiungere a quella inaugurata nel 1999. Finalmente il 19 novembre 2011 riapre al pubblico, con un nuovo allestimento, la Galleria Comunale di Roma Capitale. Possiede una collezione di 2.200 opere di pittura e scultura, 1.000 di grafica, il valore è calcolato in 300 milioni di euro. L'attuale esposizione di una selezione di opere comprende 140 quadri e sculture. Responsabile del nuovo museo, il ventesimo del Comune di Roma, è Federica Pirani. Nei progetti dell'assessorato alla cultura c'è l'acquisizione del vicino palazzo dell'Ama, ora in abbandono, progettato da Pio Piacentini. L'attuale allestimento propone un'inedita lettura della collezione. Si articola in tre temi: la figura, la veduta di Roma e le nature morte. Fra i capolavori figurano un'opera significativa del Simbolismo "Alla fonte" di Nino Costa, un'altra opera classicista "Serenità" di Felice Carena, una gemma della metafisica "Combattimento di gladiatori" di Giorgio De Chirico, una splendida selezione di opere realizzate da artisti della Scuola Romana, tra queste "Il Cardinale Decano" di Scipione, tra le nature morte spicca quella di Giorgio Morandi e tra le sculture "Il pastore di Arturo Martini". L'attuale collezione è conclusa da una saletta dedicata a Balla, artista romano d'adozione, uno degli artefici del Futurismo, con due capolavori assoluti: "Nathan" e "Il dubbio". 2 LUOGHI, FIGURE, NATURE MORTE 19 NOVEMBRE - 15 APRILE 2012 CHIOSTRO DELLE SCULTURE La scultura apre la collezione e rappresenta un tema trasversale perchè altre sculture sono in tutte le sale accompagnando così tele, acquarelli e disegni. Il periodo storico qui rappresentato, tra Ottocento e Novecento, è di grandi trasformazioni politico sociali e nelle arti figurative. Il percorso espositivo non può che iniziare con la Cleopatra di Masini, eredità neoclassica ancora tanto forte alla fine dell'Ottocento. La corrente antiaccademica, realistica fa capo a Vincenzo Gemito che troviamo nella terracotta Anna esposta al primo piano. All'inizio del nuovo secolo gli scultori italiani sentono l'influenza di Rodin di cui possediamo un Busto di Signora, dono dell'autore, esposto nell'ultima saletta. Il Simbolismo e il Liberty degli inizi del Novecento sono rappresentati da Cambellotti, visibile al terzo piano, e in Wildt, invece presente qui. Con gli anni Venti prevale il "Ritorno all'ordine", e il movimento artistico che vuole un ritorno al classicismo prende il nome di Novecento. La Galatea di Cataldi, al primo piano, è chiaro esempio in questo senso, mentre qui abbiamo Il Pastore di Arturo Martini, straordinaria terracotta a grandezza naturale vincitrice della Quadriennale del 1931. Il neorealismo di Bambina sulla sedia di Giacomo Manzù chiude idealmente questa collezione, oltre la quale c'è il MACRO di via Nizza. Ala frontale del chiostro. ARTURO DAZZI, Cavallino, 1927, collocato al centro del corridoio del chiostro. GIOVANNI PRINI2, Le gemelle Azzariti, 1913, bronzo patinato scuro, a destra. Viene esposto alla mostra della Secessione del 1914. Rappresenta Diana e Ivonne, figlie del generale Azzariti, nate a Roma nel 1908. Attento al mondo dei bambini, ha saputo cogliere la diversa sensibilità psichica: una pancia in fuori, mani sui fianchi, sguardo altero e risoluto verso l'alto, mette in evidenza un atteggiamento aggressivo verso la realtà, l'altra, mostra la propria timidezza abbassando lo sguardo e portando le mani al petto. Gli abiti delle gemelle sono tipiche di un'epoca. GUIDO GALLETTI, Prometeo liberato, 1935, a sinistra. ITALO GRISELLI3, Romolo, 1937-38, a sinistra. 2 Giovanni Prini vedi nota 5. 3 Italo Griselli ( Montescudaio PI 1880 - Firenze 1958) Nato dauna famiglia di contadini, nel 1903 si trasferisce a Firenze dove frequesnta l'Accademia ed entra in contatto con alcuni artisti e letterati come Palazzeschi e Papini. Vince concorsi per gurppi da collocarsi all'Altare della Patria (Allegoria della Toscana) e al ponte Vittorio Emanuele (Il valore militare). Con il gruppo "Lacerba" di Soffici, Rosai, non è estraneo al primo futurismo fiorentino. Si trasferisce in Russia per il monumento allo Zar Alessandro II, riceve i favori dello zar Nicola II, insegna all'Accademia di Belle Arti di Pietroburgo fino al 1921. Rietrato in Italia, con la moglie russa, partecipa a tutte le mostre del Novecento toscano, è nominato presidente della Quadriennale romana e della Biennale di Venezia. Vive l'ultimo periodo di attività in completo isolamento. A Roma ha realizzato "Il genio dello Sport" presso il palazzo dell'Ente Eur. 3 Autore di un gruppo scultoreo al Vittoriano e di un'altro a ponte Vittorio. E' vissuto e ha operato in Russia, è stato direttore della Quadriennale romana e della Biennale. Esposto alla Quadriennale del 1939, è lo stesso modello dell'Accademia di Firenze che appare in altre opere dell'artista, colto nella medesima tristezza per la gioventù come età di veloce passaggio, inafferrabile. L'artista milita come Libero Andreotti, nell'ambito del Novecento toscano e quindi oscilla tra rivisitazione del classico e spunti autobiografici. ERCOLE DREI4, Il seminatore, 1937, bronzo, a destra. Artista faentino ma a Roma dall'età di 23 anni, sue opere al Vittoriano, sulla facciata della Galleria Colonna, al ponte Duca d'Aosta e alla chiesa di Don Bosco. L'opera proviene dalla Quadriennale romana del 1939. La matrice realistica dell'opera, convive con le istanze del simbolismo, elaborate secondo un gusto tipico del "Novecento". Assonanze con Martini e Rodin, esprime un concetto di arte fondato sul codice classico e su un'idea di comunicabilità estesa alle masse. La scultura partecipò nel 1963 alla selezione di opere della Galleria esposte al Palazzo delle Esposizioni. GIOVANNI PRINI5, Gli amanti, 1909-13, marmo, a sinistra. 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