Le Origini Della 'Ndrangheta – (Anno 2010)
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1 OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE Via Vincenzo Ricchioni, 1 - 70123 Bari LE ORIGINI DELLA ‘NDRANGHETA a cura di Nisio Palmieri 2 LE ORIGINI DELLA ‘NDRANGHETA INTRODUZIONE Anche per questa monografia abbiamo scelto un accreditato storico della ‘ndrangheta, il prof. Enzo Ciconte dell’Università di Roma, per farci condurre nei meandri della storia di una organizzazione criminale, oggi considerata tra le più agguerrite e ricche in campo internazionale. Non abbiamo trascurato, così come per le monografie dedicate alla camorra e alla mafia, la consultazione dei tanti testi, certamente non tutti, che sono fioriti intorno alla ‘ndrangheta, per alcuni tratti salienti della sua attività. Ci è parsa indispensabile la scelta di un solido punto di riferimento perché dovendo tratteggiare soprattutto i dati essenziali della sua nascita era necessario seguire un percorso già scandagliato che tra l’altro assicurava un approfondimento incomparabile perché sottoposto negli anni a un serrato confronto, non solo accademico tra specialisti, che, pur non ancora concluso, ha assunto una condivisa visione sulle sue origini, il che, ci pare, non sia poca cosa. La ‘ndrangheta è considerata in maniera concorde l’organizzazione non eccessivamente appariscente nel territorio in cui è presente; tuttavia ha raggiunto apprezzabili livelli di organizzazione strutturata e diffusa sia su scala nazionale che internazionale, le cui diramazioni hanno sempre dei legami di partenza con il luogo di origine. Fonti autorevoli l’hanno qualificata come organizzazione criminale che si caratterizza, più delle altre, per la sua straordinaria rapidità nell’adeguare valori arcaici alle esigenze del presente, sapendo gestire, con spiccata modernità, il cambiamento. Le ‘ndrine hanno dimostrato di saper cogliere i momenti favorevoli e di avere un’elevata abilità nell’utilizzare gli strumenti delle innovazioni tecnologiche. La sua pericolosità e pervasività, nel panorama nazionale e internazionale, è accompagnata alla sua grande determinazione e spregiudicatezza, con l’obiettivo di accreditare maggiormente la sua influenza nell’area del grande crimine mafioso. Tutte queste sue prerogative vi convincerà che non è stata poca la fatica richiesta per portare a termine un lavoro che, nella sua sinteticità, potrebbe apparire come semplice enunciazione e numerazione di fatti conclamati. Non è stato così, lo assicuriamo. Tanto da poter garantire, per l’obiettivo che ci ponevamo, un prodotto rispondente in pieno alla ‘storia’ della ‘ndrangheta, anche nelle sue pieghe più contorte. Ci è sembrato opportuno, inoltre, aggiungere due Appendici, una relativa ai “Rifiuti tossici e radioattivi” e l’altra alla “Internazionalizzazione della ‘ndrangheta”, perché la gestione dei rifiuti ci poneva per la prima volta di fronte ad un’organizzazione criminale che si impegnava in un business, inedito, per quanto ne sappiamo, per le altre storiche organizzazioni criminali, ed estremamente allarmante in quanto affidato a uomini senza scrupoli e disposti a tutto, pur di concludere un lucroso affare; per la seconda, la scrupolosa mappa disegnata della presenza ‘ndranghetista in Italia e nel mondo offre una fotografia quanto mai eloquente della sua capacità di insediamento, che nessuna generica indicazione poteva assicurare. 3 TRA STORIA E LEGGENDA 1. Brigantaggio e criminalità Il fenomeno del brigantaggio esplose nei primi dieci anni che seguirono l’Unità d’Italia. In Calabria, ed in particolare nei territori che oggi si configurano nelle province di Catanzaro e Cosenza, esso aveva conosciuto una notevole estensione e un indiscusso radicamento sociale. Le misure eccezionali che mobilitarono una repressione senza uguali segnarono, negli anni Settanta del XIX secolo, la definitiva sconfitta dell’insorgenza contadina. Certo, si avvertivano ancora azioni di brigantaggio, ma si trattava solo di sporadici episodi determinati dagli ultimi ‘eroi’ che erano sfuggiti alla cattura. Finite le scorrerie delle numerose bande (i cui componenti la terminologia poliziesca definiva come malfattori o scorridori di campagna) che incutevano terrore nei viandanti e attentavano alla sicurezza di interi paesi, si affacciava, nella terra calabrese, un’associazione a delinquere che si distingueva in maniera radicalmente diversa rispetto a quelle conosciute sino ad allora. Proprio al momento dell’Unità d’Italia era segnalata una presenza camorrista nella città di Reggio. Allo stato attuale della ricerca storica sembra proprio quella la prima registrazione ufficiale. Ma forse è possibile riandare nei decenni che prepararono la crisi e il crollo del regime borbonico. Probabilmente in quegli anni si rintracciano i primi segni, le prime avvisaglie che avrebbero formato nei villaggi, nei paesi e nei quartieri cittadini le prime micro organizzazioni. Proprio in quel periodo, potrebbero essersi stabiliti rapporti tra malavitosi delle tre regioni, facilitati dagli scambi che intercorrevano tra queste aree. C’è stata una parte consistente della ricerca storica che ha trovato una continuità tra ‘ndrangheta e brigantaggio. Certo, la Calabria era stata, senza alcun dubbio, terra di briganti, eppure il capitolo del brigantaggio si chiuse, come abbiamo già accennato, a partire dagli anni Settanta. E a conferma di ciò: seppure l’Aspromonte abbia conosciuto numerosi e diversi delitti di ‘ndrangheta, non fu mai terra di briganti; la stessa provincia di Reggio fu esclusa dall’elenco delle province dichiarate in stato di brigantaggio, ma costituì il più esteso territorio d’insediamento della criminalità mafiosa. Il fiore del brigantaggio rimase circoscritto alle province di Catanzaro e Cosenza e non oltrepassò mai i confini di quella di Reggio. D’altra parte il brigantaggio è un <<fenomeno legato alla lunghissima e lentissima crisi del latifondo iniziata già nel Settecento e alla lotta sociale e di classe che su di esso si svolgeva e vedeva come protagonisti l’aristocrazia agraria, le masse contadine e nuclei di una borghesia in ascesa>>. Accanto ai briganti c’erano folle di contadini, intere popolazioni che occupavano le terre dei latifondisti per coltivarle. La ‘ndrangheta andava dove l’economia non era latifondista: la piana attorno a Nicastro ricca di oliveti e vigneti, la zona di Monteleone (odierna Vibo Valentia), al confine con la provincia di Reggio, con la sua economia legata alla produzione di olio. La ‘ndrangheta, insomma, non s’insedia nelle zone di miseria ma, di contro, <<si diffonderà prima di tutto nelle zone di economia vitale in Calabria>>. Vi è un’ipotesi che fa trarre le origini della ‘ndrangheta dalla camorra napoletana molto diffusa nelle regioni meridionali. 4 C’è invece chi ha spostato più avanti l’inizio della attività ‘ndranghetista e che a ciò abbiano contribuito i mafiosi siciliani confinati in Calabria. Ancora, si sostiene, sempre dalla ricerca storica, che ‘ndrangheta e camorra abbiano <<origini comuni e una derivazione spagnola>>. Vi è, inoltre, la convinzione che <<la camorra e la sua organizzazione settaria [fosse] non già una produzione spontanea, una creazione delle nostre contrade meridionali ma un’importazione spagnola>>. E c’è chi, come F. Russo nel suo libro “La Camorra”, a sostegno di quest’ultima tesi aggiunge: <<il mal seme iberico trovò fertile nel Reame delle Due Sicilie>> dal momento che <<dalla Spagna provennero gli statuti e i costumi della camorra>>. Come si vede, abbastanza controverso l’inizio del fenomeno criminale calabrese. Quello che però è certo che, a partire dalla metà degli anni Settanta dell’Ottocento <<il fenomeno inizia la sua marcia ascensionale, comincia a creare un notevole allarme sociale e induce le prime manifestazioni repressive>>. Questa associazione non nasceva come organizzazione criminale in contrasto con lo Stato, lo racconta un anonimo ex boss della ‘ndrangheta all’Espresso del 23 giugno 2005, il quale, d’altra parte, ha una sua versione storico-leggendaria sull’organizzazione che non abbiamo voluto trascurare. Intanto perché conferma l’impossibilità, allo stato, di precisare temporalmente la nascita di questa società criminale e poi perché testimonianza tristemente affascinante di chi ha vissuto, dall’interno, una sua tempestosa e terribile esperienza. Nata all’inizio del Novecento come fenomeno rurale di ribellione allo strapotere dei ricchi proprietari terrieri, che sfruttavano i contadini e usavano le leggi per i loro comodi. Contro queste vessazioni fu creata una struttura che ricevette il nome di Mano Nera; un gruppo di persone che per garantire ai propri familiari condizioni di vita decenti estorceva denaro ai padroni con le minacce. Un’attività a cui venivano affiancate anche ruberie di grano, di farina e bestiame, poi spartiti tra amici e parenti. Alcuni personaggi, diventando benefattori dei diseredati, acquistarono la fama di uomini giusti e difensori della giustizia popolare. Con il passare degli anni tali individui diventarono oltre che famosi anche molto potenti, al punto che la struttura della Mano Nera, sempre più ricca di nuovi affiliati, si trasformò da fenomeno rurale e di giustizia a fenomeno di criminalità organizzata, che avrebbe imposto le sue radici nella realtà regionale così in profondità da sopravvivere fino ai giorni nostri. <<Un’associazione definita sin da allora come camorra oppure come associazione dei maffiosi o dei picciotti>>. Quello che è importante è che da quel momento iniziarono ad imporsi regole precise e legami indissolubili. Ogni affiliato veniva chiamato “dritto” e ogni capo aveva potere