08. Sassoforte*
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8. SASSOFORTE Informazioni: Roccastrada Ufficio Turismo del Comune corso Roma, 8 tel.: 0564/561230 fax: 0564/561205 e-mail: [email protected] Biblioteca Comunale “Antonio Gamberi” tel.: 0564/561111 e-mail: [email protected] l paese di Sassofortino si raggiunge facilmente dalla S.S. 1 I uscendo a Braccagni e imboccando la S.P. 19, da percorrere sino a una rotatoria che si bordeggia seguendo le indicazioni per Mon- temassi; dopo un centinaio di metri si volge a destra imboccando la Torre sud strada del Peruzzo e seguendo le indicazioni per Sassofortino. Dal del cassero paese, uno dei due per- corsi per Sassoforte è evi- denziato dalla segnaletica del Trekking Roccastra- da, consistente in strisce biancorosse; l’altro, più diretto, viene indicato in questa sede. l massiccio di Sassoforte I emerge sul paesaggio circostante come un im- ponente cono vulcanico coperto da un folto manto boscoso, caratterizzato dal- la presenza di macigni tra- chitici dalle forme bizzarre e maestose e, a mezza co- sta, da sorgenti di acque purissime. Man mano che si risale l’altura i castagneti lasciano spazio a un ricco bosco di faggi. 110 Guida alla Maremma medievale L’AMBIENTE L’abitato, incastellato almeno dall’XI secolo, dovette la sua fortuna alla ottima posizione strategica sulla via della transumanza e allo svi- luppo di attività manifatturiere locali, quali la coltivazione del croco- zafferano e, all’interno della cinta muraria, la produzione di maioli- che pregiate. Eccezionale, si è detto, appare la posizione strategica del sito, che domina tutta la pianura della Bruna, il versante sud delle Colline Metallifere, le colline di Roccastrada con il Monte Leoni e tutta la vallata del Gretano fino all’Ardenghesca. Verso nord, invece, l’altura sovrasta la valle ancora incontaminata scavata dal torrente Farma e consente di giungere con lo sguardo, nelle giornate limpide, sino alla Montagnola senese e alla stessa città di Siena. LE INDAGINI olo sporadici recuperi di materiali ceramici avvenuti durante gli ARCHEOLOGICHE S anni Settanta del XX secolo esauriscono la storia delle indagini ar- cheologiche del sito, che in tali occasioni ha restituito frammenti di re- cipienti in maiolica arcaica e alcuni sassolini invetriati che potrebbero testimoniare una produzione locale di questi manufatti. I ruderi me- dievali del castello sono numerosi e imponenti ma è evidente come, in mancanza di scavi archeologici, sia impossibile ricostruire sulla sola base dello studio degli elementi visibili le stratificazioni storiche di que- sto pur importante fenomeno di incastellamento. Montagna sacra e area di confine In età etrusca l’aspetto naturale del massiccio di Sassoforte favorì la sua destinazione a sede di una grande area sacra all’aperto, dai ca- ratteri simili a quelli assunti, più a sud, dal maggiore cono vulca- nico della regione, il Monte Amiata, analogamente dedicato, in età romana, al dio Giove. La vetta del Sassoforte costituiva anche il li- mite tra i territori delle lucomonie di Volterra e Vetulonia e, dopo che quest’ultima perse importanza verso il VI secolo a.C., tra quelli di Volterra, Roselle e, forse, Populonia. Possiamo supporre che la cima boscosa mantenne la funzione di confine tra le circoscrizioni (civili e religiose) di Volterra e di Ro- selle anche in epoca medievale, sino alla fondazione di un castello sulla sommità del cono, avvenuta in un momento ancora impreci- sato, ma comunque prima della fine del XI secolo d.C. Una sorta di “fossile” dell’antica vocazione limitanea del crinale di Sassoforte può essere riconosciuto nella nota delimitazione dei con- fini della Maremma contenuta in un atto del 27 gennaio 1251 con- cordato tra il Comune di Siena e quello di Grosseto. Secondo questo documento, si doveva intendere per Maremma l’area compresa all’in- terno dei seguenti confini: da Massa Marittima sino al porto del Puntone di Scarlino e dai Gessi di Sassoforte sino al Poggiolo di Roc- castrada e da Civitella Marittima sino a Sasso di Maremma e, attra- verso il Monte Amiata, sino a Pitigliano e infine, seguendo il corso del fiume Fiora, sino al mare. Possiamo allora ipotizzare che proprio il crinale compreso tra Sassoforte e la località I Gessi, vale a dire lo spartiacque tra val di Bruna e val di Farma, avesse già costituito un più antico confine (quello appunto tra i territori vetuloniesi e volter- Sassoforte 111 rani) e come tale abbia inciso nelle confinazioni dei secoli XIII e XIV anche quando, dopo l’affermazione del distretto castrense di Sas- soforte, il limite ecclesiastico tra le Diocesi di Volterra e Roselle venne spostato in corrispondenza del fiume Farma. Il castello di Sassoforte Sassoforte costituisce senza dubbio un fenomeno di incastella- mento che per ampiezza, articolazioni strutturali e caratteristiche di architettura fortificata è da considerarsi tra i più notevoli dell’intero territorio grossetano. La più antica testimonianza documentaria relativa al castello ri- sale agli anni 1075-1076 e riguarda l’esistenza di diritti vantati sulla locale chiesa intitolata alle sante Lucia e Margherita da parte di Il- debrando V Aldobrandeschi e di sua moglie Iulitta. Non è certo, però, che la fondazione del castello sulla sommità dell’altura fosse stata promossa dai due coniugi o dalle loro famiglie o, addirittura, da altri soggetti, poiché il medesimo testo fa riferimento alla pre- senza in quest’area di vigne appartenute alla contessa Adalaieta, un personaggio di cui non conosciamo eventuali rapporti di parentela con la casata aldobrandesca e che può essere verosimilmente identi- ficato con una esponente del gruppo aristocratico noto come i “do- mini de Sasso” imparentatasi con i conti Gherardeschi. È possibile, inoltre, che all’epoca la sommità del monte di Sas- soforte già fosse occupata da un villaggio, poiché in questo territorio è stata registrata a partire dalla tarda antichità una spiccata tendenza degli insediamenti alla “risalita sulle alture”. In assenza di ricerche ar- cheologiche, comunque, non è dato sapere se la popolazione del ter- ritorio di Sassoforte risiedesse per la sua totalità entro il castello già dal momento della sua fondazione oppure se, come sembra più pro- babile per analogia con vicine realtà, vi confluisse solo nella seconda metà del XII secolo provenendo da villaggi e case sparse nella campa- gna. In ogni caso, prima della metà del Duecento la massima parte degli abitanti della zona si era ormai trasferita all’interno delle mura castrensi, che giunsero a comprendere un esteso borgo disposto sul pianoro sottostante, dando vita a un castello di grandi dimensioni. Nei primi decenni del XIII secolo il controllo esercitato in questa zona dagli Aldobrandeschi era debole, sebbene nel 1216 il castello fosse stato inserito in un progetto di spartizione della contea tra i quattro figli di Ildebrandino VIII: ormai i detentori dell’effettivo con- trollo politico sull’insediamento erano alcuni esponenti di una dina- stia di domini locali, che si sarebbero definiti i “signori di Sassoforte”. I signori di Sassoforte Durante i primi decenni del Duecento Uguccione di Sassoforte, esponente di una famiglia legata agli Aldobrandeschi da rapporti di fidelitas, appariva strettamente legato all’imperatore Federico II, per il quale ricoprì anche incarichi di fiducia e grazie al quale la famiglia uscì rafforzata dal decennio di occupazione imperiale della contea al- dobrandesca (1240-1250). 112 Guida alla Maremma medievale Dopo la morte di Fede- rico II (dicembre 1250), i signori di Sassoforte fu- rono indotti ad avvicinarsi al Comune di Siena, che in quegli anni era il più at- tivo fautore della politica ghibellina in questa parte della Maremma: così, nel 1251 Bertoldo (II), a no- me anche dei suoi con- sorti, sottopose al Comune di Siena il castello di Sas- soforte, impegnandosi a combattere contro Gu- glielmo Aldobrandeschi a richiesta del governo citta- dino, come effettivamente avvenne negli anni imme- diatamente successivi, fino a che i rapporti con Siena subirono un certo allenta- mento. Dopo che il Comune senese passò sotto il con- trollo di un governo guel- Il cassero, fo attorno al 1270, i signori di Sassoforte, fedeli alla tradizione filo- strutture interne imperiale, si avvicinarono ai conti Aldobrandeschi di Santa Fiora, principali esponenti dello schieramento ghibellino tra le forze si- gnorili maremmane. I contrasti che dividevano i signori di Sassoforte e quelli di Roc- catederighi verso gli anni Novanta del Duecento segnarono anche una fase del riacutizzarsi dei contrasti con il Comune di Siena, che riuscì nel successivo decennio a estendere il proprio contado ai danni dei conti di Santa Fiora sino a comprendere i centri di Roc- castrada e Montepescali: in tal modo Sassoforte veniva a trovarsi, al pari del vicino Sticciano, soffocato tra le terre del contado senese e i castelli che, pur esterni a esso, erano controllati da elementi signo- rili di provata fede guelfa. Fu così che l’avvento in Toscana dell’imperatore Enrico VII (l’Arrigo VII tanto caldamente invocato da Dante) indusse le fami- glie dei signori di Sassoforte e dei Cappucciani di Sticciano a unire le proprie forze a quelle dei conti di Santa Fiora per supportare le truppe imperiali impegnate militarmente in territorio senese nel corso del 1313. La morte dell’imperatore a Buonconvento il 24 agosto 1313 rappresentò un improvviso e ineluttabile smacco per i ghibellini, a cui seguirono il disimpegno del Comune di Pisa dalle questioni maremmane e l’insorgere di violenti contrasti tra i signori di Sas- Sassoforte 113 Il cassero, porta sud soforte e gli Aldobrandeschi di Santa Fiora, che rivendicavano la proprietà eminente sul castello; così nel 1316 Ghinozzo e Longa- rello del fu Pepo da Sassoforte cercarono un accordo con il Co- mune di Siena, al quale sottomisero il centro fortificato. A questo atto, tuttavia, non seguì la definitiva pacificazione tra l’irrequieta famiglia dei signori di Sassoforte e il Comune cittadino, così come non cessarono neanche le lotte tra la stessa famiglia e i conti di Santa Fiora, che nel 1329, catturato Ghinozzo da Sassoforte, espu- gnarono e si impadronirono del castello.