Deliberazione Della Giunta Regionale 31 Luglio 2015, N. 2

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Deliberazione Della Giunta Regionale 31 Luglio 2015, N. 2 REGIONE PIEMONTE BU36 10/09/2015 Deliberazione della Giunta Regionale 31 luglio 2015, n. 2-1929 Istanza al Presidente della Repubblica per il conferimento della medaglia d'oro al merito civile alla Regione Piemonte per il ruolo svolto dalla popolazione piemontese durante la Resistenza. A relazione del Presidente Chiamparino: Premesso che il territorio della regione Piemonte è stato, per ragioni storiche, geografiche e strategiche, fra i principali teatri delle vicende che, in particolare dopo l’8 settembre 1943, attraverso la Resistenza all’occupazione tedesca e la lotta all’oppressione nazi-fascista, portarono, con la fine della seconda guerra mondiale, alla Liberazione ed alla conquista della libertà e della democrazia per il nostro Paese; che il coinvolgimento della popolazione civile piemontese in tali vicende è stato particolarmente intenso e significativo, come dimostrano, a solo titolo d’esempio, gli scioperi nelle grandi fabbriche, le drammatiche sofferenze legate ai bombardamenti delle città, il ruolo attivo e coraggioso svolto dalla cittadinanza in aiuto e a protezione dei partigiani, dei soldati alleati e dei perseguitati politici e razziali; che la Resistenza in Piemonte fu quindi fenomeno popolare e diffuso, non limitato ai soli partigiani o soldati combattenti, che vide il coinvolgimento delle realtà urbane come delle comunità montane, degli operai come dei contadini, dei diversi strati sociali e dei differenti orientamenti politici e culturali in una comune lotta per la riconquista della dignità e dei diritti fondamentali; che nel dopoguerra la memoria storica della Resistenza nella nostra regione è stata oggetto di costante tutela da parte delle istituzioni, del mondo della scuola, della cultura e dell’associazionismo, nella convinzione che lotta di Liberazione costituisca un patrimonio storico condiviso della comunità piemontese, il cui valore fondante viene sancito anche nel Preambolo dello Statuto della Regione Piemonte; che per tutelare la memoria e promuovere la conoscenza dei valori nati dalla Resistenza, la Regione Piemonte si è dotata, con legge regionale n. 7 del 1976, di un Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, istituito presso il Consiglio regionale, che da circa quarant’anni svolge un’intensa attività culturale e formativa su questi temi; che il suddetto Comitato Resistenza e Costituzione, composto dai rappresentanti delle associazioni degli ex partigiani, deportati, internati militari e delle istituzioni ed associazioni culturali attive nel campo della ricerca e della memoria storica, all’atto dell’insediamento per la X legislatura regionale ha condiviso la proposta di richiedere al Presidente della Repubblica, in occasione del 70° anniversario della Liberazione, il conferimento della medaglia d’oro al merito civile alla Regione Piemonte per il ruolo svolto dalla popolazione civile piemontese durante la Resistenza; che tale proposta muove dall’analogo riconoscimento concesso - ai sensi della legge statale 20 giugno 1956 n. 658, recante “ Istituzione di una ricompensa al merito civile ”, che destina l’onorificenza, assegnata con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’Interno, alle persone o agli enti che si siano prodigati nell’alleviare le altrui sofferenze o nel soccorrere chi si trovi in stato di bisogno - alla Regione Toscana nel 1976 per gli eventi relativi all’alluvione del 1966, alla Regione Puglia nel 2000 per l’accoglienza ai profughi ed agli immigrati sbarcati sulle proprie coste, ed alla Regione Friuli Venezia Giulia nel 2002 per gli eventi sismici del 1976; che per dare corso a tale proposta il Comitato ha richiesto agli Istituti storici della Resistenza del Piemonte di elaborare, a supporto della richiesta di conferimento, un dossier di documentazione ed inquadramento storiografico sul contributo, in termini di azione e sacrificio, della popolazione civile piemontese alla lotta di Liberazione; che il suddetto dossier “ Il Piemonte nella guerra e nella Resistenza: la società civile (1942-1945) ”, elaborato per conto del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e Costituzione da storici e ricercatori degli Istituti della Resistenza di Alessandria, Asti, Biella-Vercelli, Cuneo, Novara e Torino, costituisce la base documentale per l’istruttoria della domanda da inoltrare a cura del Presidente della Giunta regionale al Prefetto di Torino - cui ai sensi dell’art. 5 del DPR n. 1397 del 23 ottobre 1957 compete l’esame in merito alla concessione dell’onorificenza - unitamente alla richiesta ufficiale di conferimento indirizzata al Presidente della Repubblica. Tutto ciò premesso, la Giunta Regionale, condividendo le argomentazioni del relatore, unanime delibera - di dare mandato al Presidente della Regione Piemonte, per le motivazioni in premessa, di inoltrare istanza al Presidente della Repubblica per il conferimento della medaglia d’oro al merito civile alla Regione Piemonte per il ruolo svolto dalla popolazione piemontese durante la Resistenza; - di prendere atto del dossier, elaborato a supporto della richiesta, “ Il Piemonte nella guerra e nella Resistenza: la società civile (1942-1945) ”, che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale, e di disporne la trasmissione ufficiale al Prefetto di Torino, ai sensi dell’art. 5 del DPR n. 1397 del 23 ottobre 1957. La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 61 dello Statuto e dell’art. 5 della L.R. 22/2010. (omissis) Allegato Il Piemonte nella guerra e nella Resistenza: la società civile (1942-1945) A cura di Claudio Dellavalle e di Paolo Carrega, Luciana Ziruolo Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi” Mario Renosio, Nicoletta Fasano Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti Michele Calandri Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo “Dante Livio Bianco” Antonella Braga, Pier Antonio Ragozza Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara” Nicola Adduci, Barbara Berruti, Andrea D’Arrigo, Bruno Maida, Riccardo Marchis, Enrico Miletto, Daniela Muraca, Stefano Musso Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” Alberto Lovatto, Enrico Pagano Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia Corrado Borsa Archivio nazionale cinematografico della Resistenza Cura redazionale Chiara Colombini Indice Introduzione p. 1 1. Città in guerra p. 4 2. Scioperi p. 16 3. Militari sbandati, prigionieri alleati, ebrei p. 28 3.1 L’aiuto ai militari italiani dopo l’8 settembre p. 28 3.2 L’aiuto ai militari alleati p. 32 3.3 L’aiuto agli ebrei p. 36 4. Le guerre delle donne p. 42 5. Nelle zone libere: esperimenti di democrazia p. 48 6. La guerra contro i civili p. 56 6.1 Stragi ed eccidi p. 56 6.2 Danni di guerra p. 71 7. Società, guerra e Resistenza p. 76 8. La liberazione p. 83 Conclusioni p. 91 Bibliografia e filmografia p. 95 Introduzione Autori: C. Dellavalle Il coinvolgimento della popolazione piemontese nelle vicende che hanno segnato gli anni della seconda guerra mondiale è stato particolarmente intenso e crescente nel tempo. Come esito delle complesse dinamiche militari, politiche e istituzionali che si producono nel corso del 1943, ma più in generale per la mutazione che la guerra conosce avvicinandosi progressivamente al modello di guerra totale teorizzato nel corso degli anni Trenta. Questo modello prevede l’impiego programmato di tutte le risorse di cui un paese dispone (militari, tecnologiche, economiche ecc.), al fine di perseguire l’obiettivo dominante definito dallo Stato: la distruzione totale del nemico. In questo modello la popolazione civile è a pieno titolo una risorsa da usare per raggiungere l’obiettivo. Viene così cancellato il confine tra la dimensione militare e quella civile, il che produce una serie di conseguenze di cui possiamo segnalare i seguenti aspetti: una radicalizzazione del conflitto, che determina una crescente ideologizzazione dello scontro, e la contestuale crescita della violenza nei confronti della popolazione. Nel contesto italiano il modello ha un’applicazione relativamente limitata almeno nei primi anni di guerra, fino a quando cioè lo scontro militare si produce fuori dai confini nazionali. Dall’autunno 1942, con i primi bombardamenti alleati sulle città italiane, il modello inizia a prendere forma su tutto il territorio della penisola. Con l’occupazione tedesca dopo l’8 settembre 1943, la guerra totale trova nuove forme di applicazione nel territorio del centro- nord, interessando progressivamente parti importanti della popolazione in quella che sarà chiamata la “guerra ai civili” da parte degli occupanti tedeschi. Anche il territorio piemontese è coinvolto in questo drammatico passaggio che conoscerà forme di contrasto, di contenimento e di parziale uscita grazie all’affermarsi di un importante movimento partigiano, ma anche grazie a forme di opposizione che emergono dall’interno della popolazione civile. Va detto che per ragioni legate al contesto che si produce nell'immediato dopoguerra, per un lungo tratto le forme del conflitto dentro la società civile non verranno riconosciute se non nella forma subordinata (la formula abituale è quella del “contributo di”) alla primazia
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