2016-Acqua A5 def._Layout 1 02.02.16 11:55 Pagina 1

N. 53 QUADERNETTI DELLA

Per restare in forma: 8 bicchieri al giorno

L’ACQUA DEL RUBINETTO: PIÙ CHE POTABILE, BUONA!

ANALISI DELL’ACQUA POTABILE CENTRO

Qualità “Classe OMS”: 2013 – Eccellente

Potabilità: 2013 – Nessun avviso di non potabilità Provenienza: acqua sorgiva, acqua di falda e acqua di lago preparata Durezza: molto dolce – dolce, 2 - 13°fr Caratteristiche chimiche: aggressiva – equilibrata Trattamento: deacidificazione con dolomia, filtrazione a sabbia, disinfezione con ozono, disinfezione con raggi ultravioletti Mineralizzazione: molto debolmente mineralizzata, debolmente mineralizzata, 37 - 206 mg/l Sali minerali e oligoelementi: Bicarbonati 19 - 140 mg/l Calcio 6.6 - 36.1 mg/l Magnesio 1.3 - 12.9 mg/l Sodio 1.4 - 8.9 mg/l Potassio 0.5 - 2.6 mg/l Cloruro 0.5 - 11.2 mg/l COLLA VAL QUADERNETTI DELLA Solfato 4.0 - 30.3 mg/l PUBBLICATI DAGLI «AMICI DELLA VAL COLLA» ANNO XXXVIII – NUMERO 53 – APRILE 2016 Aziende Industriali di Lugano (AIL) SA • CP 5131, 6901 Lugano • Tel. +41 (0)58 470 70 70 • www.ail.ch • [email protected] ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INDICE

Pag. Comitato 2015-2016 in carica fino alla prossima Assemblea Generale Ordinaria del 24 aprile 2016 ...... 2 Il gergo dei magnani, el Rügin e il dialetto della Val Colla, cosa ci racconta e ci ricorda. 4 Presentazione dei due volumi “Documenti orali della Svizzera italiana” ...... 7 La finestra del Presidente ...... 8 La nostra attività proposta per il 2016 ...... 12 A cinquant’anni da “Riuniti per Natale” - una serata pubblica del 16 aprile 2016 al Maglio di Colla ...... 14 Festa di fine estate 2015 con la camminata popolare. Quanto era nostra intenzione proporre e che non si è potuto realizzare per le avverse condizioni atmosferiche . . 16 Nel ricordo degli stagnini, calderai, ramai e magnani ...... 20 Come vengono soprannominati gli abitanti della Val Colla per singolo paese . . . . . 28 Dal nostro shop ...... 30 Vieni con noi: diventa amico della Val Colla ...... 31 Iride Demarchi poetessa dialettale per diletto ...... 33 A Insone sbarcano i Rossini ...... 38 Patt Federal 1° d’agost 1291, in dialètt ...... 42 Il (2116 m.), il punto più alto di Lugano...... 46 Intervista a Natalina Moresi, nata a Colla nel 1916 e deceduta a San Francisco nel 2015 53 Presentazione del progetto per la cura delle vecchie piantagioni nel comprensorio boschivo del bacino del fiume ...... 63 Caccia coi segugi in un giorno d’aperura di caccia bassa di tanti anni fa ...... 67 “Ciao miseria”, ricordando la di un tempo ...... 73 Gita sul lago di Garda, a Desenzano e al borgo di Lazise ...... 79 Il beretto dei desideri...... 83 Un contadino d’altri tempi; intervista a Graziano Del Fante di Signôra...... 89 – die unbekannte Perle im Sottoceneri ...... 93 La ricetta del capretto in due modi con Christian Frapolli ...... 98 Una storia tra il cielo della Val Colla e quello americano ...... 103 Calendario 2016 degli eventi, feste, sagre e manifestazioni varie in valle ...... 109 Presentazione del nuovo Libretto “I Santi Pietro e Paolo a Colla”, origini della chiesa e della parrocchia ...... 112

In copertina: Nel cuore del villaggio di troviamo il magnano Guido Moresi intento al proprio lavoro attorniato da tre signore con il tipico costume della valle. Fotografia per gentile concessione del signor Aldo Morosoli di Cagiallo.

1 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA COMITATO 2015-2016

In carica dall̓ultima Assemblea sociale del 26 aprile 2015 e fino alla prossima del 24 aprile 2016.

Presidente: ROSSINI Piergiorgio, 6962 Vice-presidente: PETRALLI Angelo, 6951 Scareglia Segretarie: MORESI-BASSI Petra, 6963 RONCORONI Manuela, 6965 Responsabile delle finanze: BERINI Matthias, 6926 Montagnola Responsabile del sito internet: MOROSOLI Gianluca, 6950 Tesserete Responsabile redazione Quadernetti: PORETTI Piercarlo, 6976 Castagnola

Membri: ANTONINI Ermidio, 6974 Aldesago SOLDATI Massimiano, 6968 Sonvico

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Revisori: CAMPANA Felice, 6986 Novaggio CAMPANA Gabriele, 6959 Curtina CANEPA-MORANDI Sara, 6802 Rivera

Sostituto revisore: ROSSINI Alberto, 6951 Insone

Panoramica sul Passo di San Lucio con le due capanne e l̓oratorio (Foto: Andrea Poretti).

2 generali lugano manno:generali 29.1.2015 10:30 Pagina 1

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LUGANO Manno Agenzia Generale LUGANO Agenzia Manno Giuseppe Cassina Ivo Soldati Agente Generale Responsabile d’Agenzia Via Trevano 78 - 6904 Lugano Via Violino 11 - 6928 Manno Tel. 058 471 17 17 Tel. 058 471 16 88

3 EDITORIALE IL GERGO DEI MAGNANI, EL RÜGIN E IL DIALETTO DELLA VAL COLLA, COSA CI RACCONTANO E CI RICORDANO

Prima d’iniziare questo resoconto editoriale sono ad augurare per il 2016, sia ai Soci, amici e simpatizzanti della nostra Associazione, sia a tutti quelli che apprezzano la lettura dei nostri Quadernetti, un Anno gioioso, in buona salute e tanta felicità! Rammento che nella passata edizione del Quadernetto 2015 la tematica che si è trat- tata con maggiore interesse è stata “la geologia della valle” con l’intento di far co- noscere questo nostro piccolo bel territorio e ricordare i personaggi della valle che si sono dedicati alla geologia della valle, ed in particolare anche legati ai primi anni della nostra Associazione, come il cofondatore l’ingegnere geologo Bruno Campana. Con questa iniziativa editoriale invece vogliamo attirare l’attenzione e far rivivere i ricordi passati legati alla lingua misteriosa e furbesca in auge ai tempi nella valle, el Rügin, quale contributo alla conoscenza delle emigrazioni di quei tempi, del gergo dei magnani, per una sempre migliore comprensione della Val Colla, della sua storia e delle sue tradizioni. Parte dei testi qui riportati è pure dedicata al dialetto del luogo, che purtroppo col tempo va scomparendo, per una sempre valorizzazione delle par- late locali e dei termini particolari adottati nei nostri paesi a tutela della memoria collettiva della valle, facendo tesoro della collaborazione di chi ancora ricorda certi detti e che ha dedicato con passione tanto tempo con scritti, ricordi e poesie.

Il magnano al lavoro a Cagiallo sul piazzale di Pasquée. (Anno 1954)

4 EDITORIALE

Per una più esaustiva consultazione delle testimonianze raccolte e a disposizione di tutti, rammento la bellissima iniziativa nata nel 2007, qual è la fondazione dell’Ar- chivio Audiovisivo di e Val Colla (acvc) con sede stabile a Roveredo Capriasca presso l’ex casa comunale. Li potete trovare e consultare una ricca raccol- ta d’immagini e testimonianze orali che costituiscono la memoria collettiva della nostra regione. Un patrimonio audiovisivo raccolto saggiamente con l’aiuto dei privati che hanno offerto la possibilità di inserire le loro immagini e le loro esperien- ze in uno spazio espositivo come il succitato Archivio. La documentazione raccolta, che comprende più di 5'000 fotografie ben selezionate e 100 ore di registrazioni d’interviste di anziani informatori della valle, consapevoli di trasmettere le memorie di un passato che vive ancora nella memoria, può essere pure consultata in internet al sito www.acvc.ch Inoltre questo Quadernetto annuario riporta la finestra del nostro presidente che oltre ridare compiutamente delucidazione di quanto si è svolto nell’anno scorso, propone il nuovo programma di quanto si vuole realizzare quest’anno. Come sempre presentiamo in consultazione il nostro materiale a disposizione di chi ne fa richiesta, nonché il calendario di tutte le manifestazioni, che nella continuità delle nostre tra- dizioni, ci invita a voler partecipare in modo di ritrovarci in gioiosi momenti di svago e di amicizia. Riportiamo il resoconto della nostra tradizionale gita sociale che ha avuto luogo nel mese di maggio a Pentecoste sul lago di Garda, con visita a Desenzano e al borgo di Lazise. Non mancano le interviste a personaggi noti della valle, proposte per gite alla scoperta dei nostri alpeggi per la degustazione dei loro prodotti, un affascinante racconto di caccia alla lepre di tanti anni fa e altri racconti per grandi e piccini che ci auguriamo siano di vostro gradimento. Tutti i testi sono accompagnati da numerose fotografie, recenti e di altri tempi, quali da poter susci- tare gradevoli ricordi. Auguro a tutti una piacevole lettura, e nello stesso tempo sono a rivolgere l’invito a chi non è ancora nostro socio di voler aderire alla nostra Associazione per poter maggiormente incrementare il numero dei soci sostenitori ed estimatori della Val Colla. Piercarlo Poretti, Castagnola e ; responsabile di redazione del presente Quadernetto

5 partner di

6 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PRESENTAZIONE DEI DUE VOLUMI DOCUMENTI ORALI DELLA SVIZZERA ITALIANA

L̓Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla in collaborazione con il Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona ha svolto negli ultimi anni un interessan- te e proficuo lavoro di ricerca nel territorio della Capriasca, della Val Colla e della sponda sinistra del Cassarate. Grazie a una notevole quantità di interviste effettuate con persone della regione, alcune purtroppo nel frattempo scomparse, è stato possi- bile raccogliere un prezioso patrimonio di testimonianze, specchio della nostra real- tà. Sono stati così affrontati e illustrati temi quali i lavori rurali e artigianali, le prime attività nell̓ambito dei servizi e delle industrie, l̓emigrazione, le usanze religiose e profane, il contrabbando e altri ancora. Una parte di queste interviste confluisce ora nel primo di due volumi della collana dei Documenti orali della Svizzera italiana (DOSI 5 e 6), curati da Nicola Arigoni e Mario Vicari. Il primo volume, che verrà presentato nel giugno del 2016, inizia con un̓introduzione sulle caratteristiche dei dialetti della Capriasca, della Val Colla e della sponda sinistra del Cassarate e con un approfondimento sugli aspetti linguistici di questi dialetti; in seguito sono riportate e commentate 26 interviste raccolte in Capriasca. Il secondo volume conterrà le interviste registrate in Val Colla e sulla sponda sinistra del Cassa- rate. Ad ogni tomo è allegato un CD audio che permette l̓ascolto delle interviste.

Il primo volume (DOSI 5 Capriasca) è prenotabile presso il Centro di dialettologia e di etnografia, viale Stefano Franscini 30a, 6500 Bellinzona (091 814 14 50; [email protected]).

Gruppo di valcollini, 1910-1930. (Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla, Fondo Gianni Corridori).

7 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA FINESTRA DEL PRESIDENTE

Un cordiale saluto a tutti i nostri Amici.

Eccoci con una nuova edizione di Quadernetti, il numero 53 della serie, che anche quest’anno offre contenuti interes- santi. Per ogni edizione, come da consuetudine, scegliamo un argomento diverso, lo scorso anno, se vi ricordate, il tema era la geologia, quest’anno è la volta del “rugin” l’antico gergo dei magnani (per chi ancora non lo sapesse) e che senz’altro verrà apprezzato e che stimolerà la vostra curiosità, parola del presidente! Piergiorgio Rossini Al momento in cui scrivo, il nostro staff è al lavoro per assemblare il nostro opuscolo, lavoro lungo e impegnativo, per la verità, già iniziato da qualche mese. Non mancano di certo i ritardatari, presidente in primis, che obbli- gano il nostro Pier Poretti a continui richiami affinché i termini di consegna del materiale necessario vengano rispettati. Ovviamente non può mancare la pubblicità, non sempre facile da reperire o ricon- fermare ma che rappresenta quella linfa vitale per gestire i costi di stampa e spedi- zione. Come vedete il lavoro non manca, ma dovremmo comunque riuscire farcela anche quest’anno.

Colgo nuovamente l’occasione per ringraziare tutti i collaboratori nonché tutti colo- ro che hanno accettato di inserire la pubblicità per la buona riuscita di Quadernetti della Val Colla edizione 2016. Oltre all’opuscolo citato, la nostra Associazione propone, durante l’anno, delle ma- nifestazioni in Valle e qui voglio riassumere i punti salienti del 2015.

A inizio maggio si è svolta l’annuale Assemblea Generale, con una discreta parteci- pazione di soci terminata con il tradizionale spuntino offerto ai presenti. Il 24 maggio è stato il turno della gita sociale con destinazione Desenzano sul Gar- da e la ridente borgata di Lazise, bella e rilassante scampagnata con la partecipazio- ne di un’ottantina di soci (un record!). Il che dimostra l’attaccamento dei soci alle nostre iniziative. Giornata splendida culminata con un succulento pranzetto in un agriturismo in mezzo a campi e vigneti.

8 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Sabato 30 maggio ha avuto luogo l’esibizione del Coro della Castellanza, sotto il tendone a Maglio di Colla che ha registrato un’ottima presenza. Ringrazio a nome dell’ Associazione il maestro Zanetti e tutti i coristi che ci hanno offerto il loro vasto e interessante repertorio e che si sono offerti gratuitamente. Il ricavato, a loro richiesta, è stato devoluto in beneficienza. Domenica 29 agosto, in occasione della camminata enogastronomica “Lugano Pa- steggia” organizzata dalla Città di Lugano, attraverso gli incantevoli sentieri della sponda sinistra della nostra magnifica Valle, la nostra Associazione ha voluto parte- cipare con un punto di ristoro a Maglio di Colla. Abbiamo offerto ai numerosi par- tecipanti un gustoso gelato come pure una una coppa di prosecco per terminare la passeggiata in bellezza. Domenica 13 settembre era prevista la tradizionale Festa di fine estate. Purtroppo il cattivo tempo ci ha messo lo zampino per ben due weekend e la manifestazione, rinviata ulteriormente a domenica 27 settembre, non ha purtroppo potuto avere luo- go. Peccato, sarà per l’edizione 2016. Per finire l’anno in bellezza, sabato 28 novembre, in occasione del tradizionale mer- catino di Natale a Maglio di Colla, abbiamo offerto ai presenti panettone e vin brulé con mandarini e spagnolette. Per restare in clima natalizio abbiamo ingaggiato un duo di Zampognari che con i loro strumenti hanno creato quella tipica atmosfera natalizia per le vie del paese.

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10 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Il calendario degli eventi 2016 prevede: sabato 16 aprile, presso la palestra delle scuole di Maglio di Colla, conferenza e proiezione di filmati sul tema “riflessione sull’emigrazione, la genealogia e i legami tra la Val Colla e la California”. Sarà senz’altro una serata interessante che attirerà certamente un vasto pubblico. Domenica 24 aprile durante il pomeriggio, Assemblea generale della nostra Asso- ciazione presso l’ex sala comunale di Maglio di Colla. Domenica 15 maggio, Pentecoste, Gita sociale con meta da definire. Vi sono diver- si itinerari che valuteremo nelle prossime settimane. Sarete comunque informati con un volantino allegato alla spedizione di Quadernetti. Durante i mesi estivi lasciamo spazio alle sagre di paese per poi proporre domenica 28 agosto la Festa di Fine estate a Maglio di Colla, con il mercatino artigianale, la presenza di bancarelle lungo la via del paese, con esposti prodotti nostrani della Valle e dei nostri alpeggi. Non mancheranno gli intrattenimenti per grandi e piccini presso il capannone delle feste. Il mattino proporremo una Camminata popolare, alla scoperta di sentieri e itinerari in Valle. Domenica 9 ottobre la nostra Associazione organizzerà una Giornata per gli anziani a Maglio di Colla, un po’ diversa dalle altre. Infatti proporremo nel pomeriggio uno spuntino, castagnata e tombola famigliare con tanta musica. Infine sabato 13 dicembre, in occasione del mercatino di natale, proporremo la tra- dizionale panettonata e vin brulé per chiudere in bellezza il 2016.

Come potete vedere, offriremo anche quest’anno diverse manifestazioni interessan- ti. Invito tutti i nostri soci che apprezzano le nostre proposte a voler partecipare a tutti gli eventi in programma durante il 2016. Grazie per la vostra attenzione e il mio augurio di ogni bene a tutti voi

Piergiorgio Rossini, Presidente, Viganello-Insone

11 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA NOSTRA ATTIVITÀ PROPOSTA PER IL 2016

• Quadernetti della Val Colla, numero 53, edizione con distribuzione in aprile 2016.

• Sabato 16 aprile, ore 20.15, presso la palestra delle scuole elementari del Maglio di Colla, Serata di presentazione al pubblico della Val Colla e della Capriasca: “Il viaggio verso la California – L’emigrazione della Val Colla e della Capriasca tra fotografie, ricordi e filmati d’epoca”. Conferenza proposta da Mattia Bertoldi (OltreconfiniTi), con l’aiuto di Nicola Arigoni dell’Archivio Audiovisivo di Ca- priasca e Val Colla (acvc) e con la proiezione di filmati della RSI-Il Quotidiano.

• Domenica 24 aprile, ore 15.00, presso l’ex sala del Consiglio Comunale a Maglio di Colla, ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA, cui farà seguito l’aperitivo offerto a tutti.

L’estesa sequenza della abitazioni contigue a comporre il villaggio di Colla. Più in alto la chiesa dei Santi Pietro e Paolo e le zone di Pietrarossa e Piandanazzo (Foto: Aldo Morosoli).

12 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

• Domenica 15 maggio, Pentecoste, Gita sociale, con meta da definire. Seguirà l’invito tramite la circolare a tutti i Soci e simpatizzanti affezionati. Inoltre sul nostro sito internet www.amicidellavalcolla.ch • Domenica 28 agosto “FESTA DI FINE ESTATE”, in caso di cattivo tempo domenica 11 settembre. Tutti in piazza al Maglio di Colla con il mercatino dell’artigianato, bancherelle con prodotti nostrani della valle e dei nostri alpeggi, vini e musica con intrattenimenti vari per grandi e piccini. Cucina e cantina in funzione nel capannone delle feste. Al mattino CAMMINATA POPOLARE alla scoperta dei sentieri panoramici della Val Colla. • Domenica 9 ottobre, GIORNATA PER GLI ANZIANI, presso la sede delle scuola elementare del Maglio di Colla, tutti in compagnia con gli anziani della valle per una castagnata, tombola e intrattenimenti vari con tanta musica. • Sabato 10 dicembre, mercatino di Natale con l’immancabile Panettonata e vin brulé, offerta a tutti grandi e piccini, in collaborazione con l’Associazione dei geni- tori della Val Colla, presso la sede delle scuole elementari del Maglio di Colla. Associazione Amici della Val Colla – AAVC Casella postale 33 - 6959 Maglio di Colla www.amicidellavalcolla.ch - [email protected]

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13 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA A CINQUANT’ANNI DA RIUNITI PER NATALE – UNA SERATA PUBBLICA DEL 26 APRILE 2016 AL MAGLIO DI COLLA

Gli abitanti della Val Colla e della Capriasca ben conoscono il fenomeno dell̓emigrazione e forse ricordano con un po̓ di commozione lo speciale televisivo “ Riuniti per Natale”, prodotto dalla TSI in undici edizioni andate in onda tra gli anni Sessanta e gli anni Settan- ta. Un̓avventura quasi pionieri- stica che ha portato un trio di giornalisti (Dario Bertoni, Ser- gio Locatelli ed Enzo Regusci) a viaggiare in tutto il mondo, sulle tracce degli emigranti tici- nesi che potevano così salutare quasi dal vivo i propri cari, at- traverso il piccolo schermo. Tra i volti di quelle persone c'erano anche uomini e donne prove- nienti dai Comuni di queste ter- Remo Moresi re, ormai abituati a mischiare la parlata del loro Paese d̓adozione con termini in dialetto e in “rügin”, al quale è dedicato questo quadernetto. In qualità di coordinatore del progetto OltreconfiniTi (piattaforma multimediale dedicata alla nostra diaspora e disponibile su www.ti.ch/oltreconfiniti) nel 2014 sono stato contattato da Alberto Engeli, regista bellinzonese re- sidente negli Stati Uniti d̓A- merica dal 1993, che mi ha proposto di andare a caccia dei discendenti di coloro che furono intervistati in California nel 1965 da Bertoni, Locatelli e Re- gusci. Il risultato è una serie di quattro documentari intitolata “Riuniti per Natale - 50 anni dopo”, andata in onda al Quoti- diano (su RSI LA1, grazie all̓aiuto e alla supervisione di René Canonica

14 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Massimiliano Herber) durante le scorse festività natalizie. Tra aprile e maggio 2015 ho quindi accompagnato Alberto in un viaggio lungo 4000 chilome- tri tra Los Angeles e le contee a nord di San Francisco, incon- trando oltre un centinaio di per- sone di origini ticinesi: membri di terza, quarta e talvolta quinta generazione che ricordano sem- pre con molto affetto il cantone dei loro avi. Tra le otto dinastie Willy Camozzi immortalate nei nostri filmati ce ne sono ben tre provenienti dalla Val Colla e dalla Capriasca: i Canonica di Treggia, i Moresi di Certara e i Camozzi di Bogno. Tutte e tre queste famiglie si sono radi- cate nei pressi di San Francisco e sono riuscite a costruirsi un futuro in svariati settori: dalla Rainbow Painting & Decorating Company di René J. Canonica alle palazzini costruite da Remo Moresi, senza dimenticare il Willy̓s Barber Shop aper- to da un giovane Camozzi negli anni Sessanta e tuttora in attività, seppur con un altro gestore. La serata in programma sabato 16 aprile nella palestra delle scuole elementari del Maglio di Colla (20.15) è il racconto di quest̓avventura attraverso foto e filma- ti d’epoca, anche grazie al prezioso contributo di Nicola Arigoni e dell’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla. Al centro, tre personaggi di queste terre in grado di rappresentare l’“American Dream” – quello inseguito da tanti conterranei ma raggiunto da pochi, mentre qui nel Luganese si parlava di zii d’America e di territori sconfinati. Perché in fondo quel sogno non era solo americano, ma anche un po’ ticinese. Mattia Bertoldi, coordinatore di OltreconfiniTi (www.ti.ch/oltreconfiniti)

15 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

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18 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Petra e Manuela al banco dei dolci. Chico Gregori con la sua chitarra.

Museo della Valle, “Associazione Amici di Cavargna”: a sinistra i ferri del “Magnan”, a destra quelli del boscaiolo.

19 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA NEL RICORDO DEGLI STAGNINI, CALDERAI, RAMAI E MAGNANI

Il magnano era in passato un fabbro lattoniere nomade, che emigrava non solo per esercitare il mestiere di ambulante, ma anche per aprire bottega nelle città. In segui- to col termine magnano si era inteso l’ambulante che riparava utensili da cucina per la preparazione dei cibi, pentole, padelle, conche, nella costruzione degli alambic- chi, e altro. Un’attività molto importante durata sino alla prima metà del ventesimo secolo, per tutto quel periodo durante il quale furono utilizzati gli oggetti di rame per la cottura dei cibi, e prima che l’alluminio prendesse il sopravvento sul rame negli attrezzi di cucina. Quella dei magnani era una categoria i cui rappresentanti risultano spesso citati nei documenti degli archivi storici. Già nel Quattrocento i magnani della Val Colla erano attivi a Mila- no, come testimoniato da Petrus de Borilis de Colla, figlio di Paolo, abitante a Colla stessa, che deve a Gio. Giacomo Serbelloni, abitante nella Parrocchia di S. Babila a Mi- lano, lire 28, soldi 13, denari 6 im- periali per tanto rame acquistato. Documento del 24 settembre 1484, presso il notaio Benino Cairati. Nel 1536 accadde un fatto grave tra Tognetto da Rondanario, oste di Chiasso, e Bernardino Bassi un bi- ricchino magnano di Colla. Dall’ar- chivio Torriani, Mendrisio, citato nel bollettino Storico della Svizze- ra Italiana, no. 1/3, 1900, pag. 27. Nei Libri bannitorum all’inizio del Seicento è segnalato “il caso di un magnano, Lazzaro Camozio, pro- veniente dalla valle di Lugano, condannato alla forca, per aver me- nato via Margherita Bonacina, gio- Due magnani al lavoro. vane da marito, di Civate …”.

20 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

I magnani uscivano dalla valle e andavano girando per le grandi cascine e per i pa- esi del Bergamasco, della Brianza e del Lodigiano, ma anche più oltre. Una volta giunti nel paese stabilito, i magnani si dividevano le zone e, lanciando il loro carat- teristico grido, aspettavano che la gente portasse loro le pentole da stagnare e da riparare. Il magnano accendeva un focherello in un angolo della piazza per poter far colare lo stagno, con una forbice speciale ritagliava una pezza da un foglio di rame e la applicava sul buco della pentola. Per legare la pentola con il pezzo di rame ci applicava lo stagno e poi lo lisciava in modo che non si vedeva la riparazione. Di notte si rifugiavano in fienili o pagliai, chiedendo l’ospitalità in cambio di lavoro fatto. La lontananza da casa non era mai lunga, di solito si trattenevano lontani dal- la valle dagli otto ai quindici giorni. Alcuni però affittavano una stanza e allora la lontananza si protraeva anche per due o tre mesi, senza poter disporre di mezzi per comunicare con i familiari.

L’oratorio di San Lucio.

21 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Un gruppo di contrabbandieri pronti per il viaggio, con le bricolle in spalla.

La maggior parte dei magnani proveniva dalla val Colla e dalla val Cavargna; due valli contigue e collegate da sempre con il passo del San Lucio. Era indispensabile per le necessità di vita, in particolare lo scambio di vettovaglie che erano contrab- bandate dagli spalloni delle due valli. L’attività del magnano nella vicina Val Cavargna era diffusissima fino a pochi anni fa nei paesi di Cavargna e di San Nazzaro, ma soprattutto nella frazione di Vegna. Il fenomeno ormai decaduto ha lasciato tracce e ricordi notevoli nella popolazione, nonché un gergo particolare el rügin. Al di fuori della valle erano degli emarginati che dovevano inventare di giorno in giorno il modo di sopravvivere e che si incontravano con altri nelle stesse condizio- ni: gli arrotini, i seggiolai, gli ombrellai. Tutta gente che doveva difendersi costan- temente da un mondo spesso ostile nei loro riguardi che, a torto o a ragione, frequen- temente li considerava dei potenziali truffatori ed ecco che per difendersi usavano uno strumento di comunicazione proprio: il gergo, per così dire corporativo, el rügin.

22 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Parlare del gergo el rügin come di una maschera è forse il modo più semplice per far capire al lettore la funzione del gergo che è appunto quella di proteggere “l’identità e i suoi affari” del magnano, non solo nei confronti della società che lo ospita duran- te le sue migrazioni stagionali, ma anche rispetto alla società di origine poiché l’in- dividuo sradicato per necessità dalla sua realtà sociale si sente emarginato. Il gergo dei magnani è quell’elemento spesso dimenticato, ma che fa parte del nostro patrimonio linguistico, è una lingua che è stata parlata da persone che, con grande astuzia, sono riuscite a cementare il gruppo di cui erano parte, inventando parole e suoni ben specifici che ora ci risultano singolari e irripetibili, come del resto sono singolari e irripetibili le condizioni socioeconomiche dell’epoca dell’attività dei magnani. Secondo alcuni studiosi la nascita del gergo di mestiere è legata soltanto al bisogno del magnano di lavorare tranquillo, senza essere capito dai curiosi e proteggersi dai faccendieri, senza svelare i propri segreti del mestiere. È questa una motivazione valida, ma non può essere adottata come l’unica motivazione in quanto sminuirebbe il valore del gergo che come un “affascinante intreccio” può anche considerarsi come facente parte delle lingue inventate per fronteggiare i bisogni dettati dalla miseria di quei tempi.

Qui andiamo a illustrarvi alcune filastrocche curiose, e in forma gioiosa, delle cita- zioni di testi gergali in rügin, e relativa traduzione in italiano.

Era rüspanda l’ha bai l’albis in da spighòzza. La gallina ha fatto l’uovo nella paglia. El ber a tüch al ingalmis miga quel c’ün verbaa. Il forestiero non capisce quello che diciamo. El barica ara bina ara carèra per gotana ün karif de gòten de quel örtegh ma ra barbarèscia la gha karàa ün parifa de guéita. Il prete è andato all’Osteria per bere un buon bicchiere di vino ma l’ostessa gli ha dato un bicchiere d’acqua. Al gnifèll do saràja ag gérgha era gnifèla do Mageròn do boia. Al ragazzo del Magnano piace la ragazza del Sindaco del paese.

23 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Ara binada col ghitòlde do baràina. È scappato l’asino del diavolo. E ades un mürkiss üna scödela de rebaiza e stavèll e ün gotana ün karafin de gòten de quel örtegh perché ün ma tarüscià tütte el gamòn. Adesso mangiamo un piatto di polenta con il formaggio e beviamo un buon bicchie- re di vino perché abbiamo lavorato tutto il giorno. En ciapèra gain Na ’mbruna de Nadàl en galup d’en ciapèra con na ghèza da garòlf, dopo na per- tegada de calcòsa a ròdoi col ràntech su la schena, l’è rivà a la bàita d’en beso e el gh’a domandà na stòina de rebàia d’en beso e el gh’a domandà na stôina de rebàia per stapìr e en do mòncio en la lorda per nar a patùm. Ma ’l bacàn, slumà ’l galùp, el lo voleva remàr for dei nonzi. I gnifòni però i gh’a despasina la lorda e lo à lassà cobiar entànt che lori i sapiva i raspènti, la mornia e artibi e i scabiàva lestre dal scabi badial proima de pertegàr a la Messa de la mezanòt. E spasi a scàbia, el bacan no l’è sta pu bon de star su le stanghe. I gnifèi spaventadi i è pertegàdi a ciamàr el galùp, che come tuti i ciapéra el passava anca de garzèti. El ciapéra el vègn, el perca ’l bacan e dopo aver slumà ch’el spantegiàva, l’ha ciamà i gniféi e le manìe de la bàita e el s’è preparà a racomandàr l’anima del bacàn. Dat ruf a ’n par de candele e tira for de la tiràgne de la tire el so blestòs dai fèlese, l’ha tacà a slàcar en gaìn, con ’na os de gazana, fra ’l lucir de la manià e de tut el gnifelàm de la bàita: “Bacàn, has smergiù nécia st’ambruma stapìr al ciàpérà, sber- tìsi, tàbor!” e tuti a respònder: “Amen”. A sentir sta slacàda taròna i altri i è stadi pù che segùri che no ’l sarìa sbalà. E entant el galùp el s’à fat smérger ’na bàsia de mòrnia, artibi e lestre dal scabi en barba al bacàn e a tuti quei tàbori, con quel ben de Dio l’à trat ensèma una de quele sbronzèle badiale che no desméntega pù fin che se vif. Un furbo ramaio Una sera, alla vigilia di Natale, il servo di un ramaio, dopo un lungo viaggio a piedi col paiolo sulla schiena e una fame da cane, arrivò alla casa d’un ricco contadino e chiese una fetta di polenta per mangiare e un po’ di fieno nella stalla per dormire. Ma il padrone, vistolo male in arnese, lo voleva scacciare. I giovanotti però gli apriro- no la stalla e lo lasciarono lì a dormire intanto che loro mangiavano i pollastri, la carne, il pane e bevevano vino di bottiglia prima di andare alla Messa di mezzanotte.

24 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

E mangia e bevi, il padrone non fu più capace di reggersi in piedi. I giovani figli corsero allora disperati dal calderaio che, come tutti i ramai ambulanti, godeva an- che fama di medico. Il ramaio, osservato il padron di casa e visto che stava gemendo d’indigestione, fra il pianto della moglie e di tutti i figlioli, si preparò a raccomandargli l’anima al Si- gnore. Accese due candele e cavato dalle tasche dei calzoni il suo libro dei debiti, con una vociaccia grossa disse in gaìn: “Padrone, questa sera non ha voluto dar nulla da mangiare al ramaio ed allora, muori, o cretino!”. E tutti gli altri a risponde- re: “Amen”. A sentire tale discorso i presenti si tennero più che sicuri che il vecchio non sarebbe morto e diedero un bel piatto di carne con pane e vino al ramaio, che con tutta quel- la grazia di Dio combinò una di quelle ubriacature che si ricordano fin che si campa.

Ricerca storica e parte del testo Piercarlo Poretti, Castagnola e Bogno

Da: Val Cavargna i magnani e il loro gergo, il Rungin, Associazione “Amici di Cavargna”. (Foto: “Museo della Valle”, Associazione Amici di Cavargna)

I forni vecchi in Val Cavargna.

25 26 27 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA COME VENGONO SOPRANNOMINATI GLI ABITANTI DELLA VAL COLLA PER SINGOLO PAESE

Era consuetudine chiamare gli abitanti dei paesi con delle espressioni dialettali (su- ranom) che in qualche modo assegnavano loro una qualifica arguta, intelligente e scherzosa, ma con certi fondamenti sul loro comportamento. Qui di seguito andiamo a indicarvi per ogni paese della valle i vari nomi in dialetto locale con i quali erano chiamati i loro abitanti.

Curtina i Goss o i tèta Furmiga Insone i Naron Scareglia i mazza Bar Signôra i Perada o i Lanin Colla i lecca Lüm Cozzo i Cozzaiö o i Sassariö Bogno i scalda banché o i Bosardé Certara i Matt Piandera i Brandoratt i Cicia pedü Maglio di Cola i Ramassa

Bogno e il Gazzirola nel novembre del 1946.

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32 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA IRIDE DEMARCHI POETESSA DIALETTALE PER DILETTO

Iride Demarchi, nata Prati (1920 - 2000), fu per oltre trenta anni postina ad Aldesa- go e suocera del nostro membro di comitato Ermidio Antonini, si è sempre dedicata con amore ed impegno alla poesia dialettale per diletto. Le sue liriche sono state raccolte e pubblicate in tre opuscoli “Gent da paees…”, del 1992, “Altri temp…” del 1995, e il terzo ed ultimo “Regord luntan…” del 1998. Tre raccolte dedicate ai tempi passati, tutti versi spontanei, freschi e veri che raccontano con estrema natu- ralezza le testimonianze di Brè e Aldesago, della sua gente e della montagna che ha sempre amato. Chi ne legge i versi rimane colpito dalla squisita ispirazione verso le cose semplici e modeste. Di seguito troverete una poesia scritta in ricordo del tempo passato a Bogno, dove trascorreva il periodo estivo con il marito Libero, ed in dolce compagnia con la fa- miglia della figlia Laura, col marito Ermidio e le due nipotine Michela e Simona.

Iride Demarchi

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Iride ricorda i bei tempi in cui tante famiglie di luganesi si ritrovavano d’estate in- sieme in quel di Bogno, sia per il divertimento dei ragazzi, che avevano modo e spazio di giocare tutti assieme, sia per lo svago degli adulti. Sere nelle quali ci si ritrovava per una chiacchierata o per scambiarsi qualche battuta! Una nota nostalgi- ca accompagna e termina questa poesia nel ricordo dell’amico Pino Gobbi, purtrop- po già scomparso, ma sempre presente nella memoria per la sua giovialità. Nel modo cordiale, discreto ed estremamente garbato con il quale sapeva raccontare “l’ultima barzelletta”.

Bögn e un salüt al Pino Gobbi

Una festa dopodisnà al sevum miga in n’duvè nà gira da chi, gira da lì sü a Bögn sem nai a finì. Verament un bel paes frequentaa da Luganes. Sa fai scià una duneta a inzübim una staleta, a l’è chi savorii guardà ammò tri pass e pö sem la. Pena l’em vista che delüsion grazie sciura, da comprà ghem miga intenzion. Però col temp em cominciaa a affezionass a sto rudere e a sti quatr’ass. Cun tanto lavur l’em trasfurmada e un bel rüstich l’è diventada. Nüm a stem ben quand a sem sü ai fastidi ga pensom più. Bogno in una cartolina del 1965 Tücc i ma cognoss tücc i ma vö ben (Archivio aiudiovisivo di Capriasca e Val Colla, l’è püsee che dess an che sem sü insem. per concessione di Giovanni Pozzi, Massagno).

34 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Ades Bögn l’è diventaa important ghè giöch per i fiöö divertiment pai grand. A l’è piü al temp di zocorett di scusaa negri e di scialet ades l’è tütt cambiaa e in mei i la trasformaa. Ghè sü i Morandi ghè sü i Porett I Barchies e i Antoniett. Quel che mancarà st’estaa al sarà ul Pino, al ma lasaa. Om in gamba sempro content tanto ben vist da tuta la gent. A ga piaseva a fa ul büfon però con garbo e discrezion. A ga piaseva ul nostranel catà negrisöö dent pal sedel. Cüntà sü na barzeleta setaa giö in da la bancheta. Poro Pino ta vedarem piü ma un grand salüt a ta mandom sü.

Un’altra coinvolgente poesia è quella che vogliamo presentarvi qui di seguito, e che sicuramente farà piacere a chi ha in sé la sempre trascinante passione della caccia.

Cascia che passion

– Ciao Lena, devi na perché ul Pèp l’è giò a specià. Lasum dagh un ögiadina se gu tut in la marsina, pan, furmag, salamin e la buteglieta cun ul vin, canocial, sciopp e cartucc, podi na a gu scià tüt.

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Dopo 2 ur da tapascià un fil da ciar a riva scià. Un silenzio tüt in gir gnanca l’umbra d’un suspir. – Ti Pep, mövat miga da chi, mi ma sposti sü quel màtur lì. Gira, gira varda e sculta ma da cervi gnanca l’imprunta. Tüt a un bot, sül versant da là a sa sent un culp sparà. Tö vedé chi ma fregaa e ul noss cervo i m’la mazzaa? Sa l’è vera ca l’è insci a quel mostro gal fu vedé mi. Sum rabbiaa ga lu chi in dal goss i muntagn chi inscì iè noss. – Rabbiat miga, calmat giò che da cervi ga n’è anca mò, magari duman sarett ti a cantà vitoria e a portal giò con tanta gloria. Come misera cunsolazion i sa sèta a fa culazion, un puu strach un puu rabbiaa ma da paas tüt circundaa.

Caccia fortunata da parte di Andrea Poretti in Val Colla.

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37 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA A INSONE SBARCANO I ROSSINI IN 200 AL PRIMO RADUNO DELLA FAMIGLIA ORIGINARIA DEL PAESINO DELLA VAL COLLA. TRA I PARTECIPANTI, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE STÉPHANE ROSSINI

I partecipanti alla giornata.

Insone chiama e la Romandia risponde. La prima casa, come il primo amore, non si scorda mai e così, sabato 11 luglio 2015, sono state quasi 200 le persone provenien- ti in larga misura dalla regione di Nendaz e Aproz (altre arrivavano dal canton Vaud e Ginevra) a rispondere all'invito di Alberto Rossini, il quale ha voluto organizzare nella sua val Colla un raduno familiare presso il capannone «al Ritrovo». Era da tempo che nella sua mente gli frullava l'idea di ricondurre al paese d'origine i discen- denti dei Rossini emigrati a partire dall'inizio dell’Ottocento e di cui si erano perse le tracce. Più precisamente – racconta – da quando, municipale del comune di Val- colla, a cui Insone ha aderito nel 1956, gli erano capitate tra le mani le richieste di alcuni Rossini che chiedevano alle autorità locali di certificare la propria origine per potersi sposare. Uomo per natura meticoloso e a cui non piace lasciare le cose a metà, Alberto si era allora rivolto al padre per avere informazioni circa la provenienza di questi giovani romandi che portavano il suo stesso nome.

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E così scopre che in passato la grande famiglia dei Rossini di Insone si era disgre- gata in seguito ai fenomeni migratori che hanno spopolato le valli: come i Rossini, molti altri nuclei si sono prosciugati in seguito alla partenza – in cerca di lavoro e di migliori prospettive di vita – degli elementi più vigorosi. Forza lavoro ed energie di cui le valli sono state a lungo private. Del resto, a quell'epoca non c'erano alternati- ve e, fatte le valigie, si partiva in cerca di fortuna. «Molti – racconta Rossini, che su questo fenomeno si è documentato – sono partiti per la Francia, che soprattutto all'inizio dell’Ottocento, con Napoleone, era la potenza europea dominante. Hanno trovato lavoro nel primario, nell'edilizia, nella ristorazione. La gente delle nostre valli si arrangiava a fare di tutto e ha saputo affrontare e adattarsi alle situazioni estremamente difficili incontrate sulla propria strada».

Alberto Rossini ha regalato a Stéphane Rossini il libro «Il cantone Ticino occupato dalle truppe napoleoniche».

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Il tema è affascinante e ampiamente indagato... Alberto Rossini ha voluto andare oltre e fare qualcosa di concreto. Venuto a conoscenza di questi lontani parenti, ha preso contatto con loro e ristabilito un legame. «L’interruzione dei rapporti con il loro paese d'origine da parte degli emigranti non era certamente voluta, ma spiega- bile con la mancanza di mezzi di comunicazione». A distanza di quasi due secoli è stato possibile riannodare i fili. Ci sono state visite reciproche e sono nate delle amicizie. Ad offrire lo spunto per indire il convivio è stata la nomina a presidente del Consiglio nazionale di Stéphane Rossini, che pure è originario e discendente dei Rossini di Insone. L'idea di portare in valle il primo cittadino svizzero è stato indub- biamente un motivo in più per lanciarsi in quest’impresa. Nonostante gli impegni, Stéphane Rossini ha voluto esserci e sabato 11 luglio 2015 ha espressamente voluto partecipare e unirsi a parenti e amici. La festa è iniziata alle 10.30 con il ritrovo dei partecipanti ed è proseguita con una passeggiata nel nucleo del villaggio. In quest’occasione, Alberto Rossini ha avuto modo di fornire informazioni storiche, in particolare legate al fatto che il nucleo originale si trovava a qualche centinaio di metri di distanza ed è stato distrutto in seguito alla peste del 1527. Dopo l’aperitivo presso l'Oratorio di San Rocco, è stato servito il pranzo «al Ritrovo». Oratori della giornata, oltre ad Alberto Rossini, sono stati Gianmaria Frapolli, deputato in Gran consiglio e attinente di Val Colla, inter- venuto in rappresentanza delle autorità comunali, e Stéphane Rossini, che ha ringra- ziato per l’organizzazione, sottolineando l’importanza del convivio, auspicando possa ripetersi a scadenze regolari. Anche la speranza di Alberto Rossini è che questa iniziativa abbia un seguito. «Cer- to – precisa l'ufficiale in pensione – non si potranno organizzare raduni di questa portata tutti gli anni, tuttavia ogni 5 dovrebbe essere possibile. Ma saranno i giova- ni, se lo vorranno, a dare continuità a questo primo, riuscito “Rossini Day”». A mo’ d'incoraggiamento, Rossini ha citato il motto: «Se non sai dove andare, ricordati da dove vieni», raccomandandosi di tenere anche in futuro il cuore e le porte aperte.

(Articolo pubblicato sulla “Rivista di Lugano”, del 24-31 luglio 2015, autore Ivan Pedrazzi, redattore responsabile).

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Fontana imm.lecca-lecca 210x297.indd 1 24.04.12 12.01 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PATT FEDERAL 1° D’AGOST 1291 IN DIALÈTT

In dal nóm dal Signór, inscí al sia. L’è òpera onoréula e ütila cunfermá, in dai fórm prescrítt, i patt da la sicürézza e dala pas. Ch’ol sia quindi coniusú a tücc ch’oi gént dala val da Uri, la comünitá dala vall da Svitt e chela dai gént da Untervaldo, vist i dificultá di nòst tömp e par fa in manéra da méi difénd e conservá i sò gént e i sò bén, a san prometú da vütáss in tra da lür, da consigliáss e sostenéss, par fa in manéra da salvaguardá sia i persón ch’i ròpp, déntar e föra di vai, con tütt i mézz ch’i gh’a a disposizión, con tütt i sò fòrz, contra tücc chi ch’i gh’a fa na violénza, un fastidi o ‘n ingiüria con el propòsit da faggh dal maa ai persón o ai ròpp. Ogni comünitá la promètt da ná a iütá l’altra tücc i vòlt che o sía necessari, e da mandá indré, a pròpi

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spés, a secónda dai circostanzi, i aggressión ostíl e da vendicá i ingiüri che i a patí. Per confermá che chésti promèss i sarán mantegnüt lealmént, i giüra, rinovando tücc d’acòrdi el vécc patt che l’éra stai fai anca chel con un giüramént; tücc, a secónda di possibilitá, i gh’avrán da obedì e serví al so signór. Tücc d’acòrdi ém anca pro- metü, decidü e comandá da mai fa vegní sciá o ricognóss in una quai manéra, in di nòss vai, un giüdass che o s’é guadagná el mesté con i sòldi o con i sà facc, che l’è còme dì che o vif mìa in di nòss vai o ch’o fa mía part dala nòsa comünitá.Se un dí i nará piü d’acòrdi, i püssé tranquìll tra da lór i gh’avrà da intervení per fala finida, nela manéra che la gh’a sembrerà la püssé giüsta; e se una part la sará mía d’acòrdi, i altri confederá i dövrán métigas cóntra. O resterá convegnüd tra da lór anca chéll ch’o riva adèss: chi l’avrá mazzá quaidünn d’altro con premeditazión, senza che el mòrt o gh’eva cólpa, o gh’a da vèss ciapá, mazzá cóme l’è giüst per chéll che l’a fai, a méno ch’o gh la fa a fá vedé ch’o gh’a mia cólpa; se o scapa, o pò piú tornà indré. Chi o iüta o gh dá protezión a stò malvivént, o gh’a da vèss mandá via dai vai, e o podra piü tornaa indré fin a che i confederá al ciaman. Se quaidün in dal dí o in dala nòcc o fa brüsá volontariamént i ròpp dai confederá, l’è piü un mémbro dala comünitá. E se quaidün, in di vai, o iüta o difend sto malvivént, o gh’avrá da risarcí lüü chéll ch’i gh’a facc al dagn. E pöö, se un confederá o porterá via a quaidün i sò ròpp, o o gh fará un dagn in una quai manéra, tütt chéll che el colpévol o gh’a in di vai o gh’avrá da vèss sequestrá per dagh una giüsta sodisfazzión a la persóna che la gh’a bü el dagn. Nisün o podrá ciapá el pégn d’un altro, a meno che o gh’a da dagh ciaramént quaicòss; e anca inscì un giüdas o gh’a da vèss d’acòrdi. Tücc i gh’avrán anca da obedí al sò giüdas e, se necessari, fa vedé chi ca l’è in dala vall el giüdas che o stá sóra da lüü. E se quaidün o gh’avrá mia vöia da übidí al sà giüdizi e da sta ribellión o gh’a riva un dagn a vünn di confederá, tücc i è obligá a obligál a da so- disfazzión (?). Se pöö a tacherá una guèra o una discòrdia fra i confederá, e vüna di part la vörerá mia fa chéél che o dis el giüdas o vüss d’acòrdi con la sodisfazzión, i confederá i difenderá l’altra part. Tücc i decisión spiegá chi sóra i è stai ciapá per ul bén e a vantacc da tücc, e i dürerá se el Signór o sará d’acòrdi, per sémpro. Fidüciós che sto strumént l’è stai facc su domanda da chi ch’i è stai menzioná, e con i sigill dai trè comünitá e dai vai.

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Valerio Ostini nel 1935 scriveva che “il Gazzirola è come un diadema che cinge la bella Regina del Ceresio”.

Valerio Ostini nel 1935 scriveva che il Gazzirola è come un diadema che cinge la bella Regina del Ceresio. Mai avrebbe immaginato che 77 anni dopo, quella monta- gna così facile da raggiungere sarebbe diventata il punto più elevato della Regina del Ceresio, della grande città di Lugano. L’anno scorso un gruppo di “luganesi doc, over 60” vi ha portato la bandiera della Città. Nel prezioso volumetto “Sentieri del Ticino” di Cinzia Pezzani, Sergio e Ettore Grillo troviamo un testo molto interessante in cui si parla del San Lucio e del Gaz- zirola. Negli “Annales Stadenses auctore Alberto” - la guida più completa per i pellegrini che nel Medio Evo si recavano a Roma o in Terra Santa, e viceversa tornavano a casa – troviamo la descrizione del percorso che da Como portava a Menaggio e Bellinzona evitando il pedaggio, ai tempi esoso, dei traghetti del Lago di Lugano.

Ciò che rimane della vecchia “ramina”, ossia la rete di confine sulle falde del Gazzirola, costruita nel 1890.

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Da Menaggio si risaliva la Val Cavargna, si valicava il confine al Passo san Lucio e, con percorso a mezzacosta sotto il Gazzirola, si raggiungeva la Val Sertena per scen- dere a Giubiasco e Bellinzona. “Ad avvalorare l’importanza di tale strada è la chie- sa di San Lucio, sull’omonimo passo, esistente già in epoca medievale. Essa ricorda le spartane costruzioni che sorgevano ai valichi alpini per l’assistenza ai viandanti, trasformate, in seguito, in ospizio o rifugio (come al San Gottardo e al San Bernar- do). Le sue dimensioni, la planimetria, il portico per riparare i viandanti, la tipologia architettonica sono tutti elementi che confermerebbero questa funzione. L’oratorio è ricordato per la prima volta in un documento del 1358 e la sua importanza rimase inalterata per secoli, visto che fu visitato nel 1582 da San Carlo Borromeo e nel 1606 dal Cardinale Federico Borromeo. Da ricordare che il più antico dipinto al suo in- terno risulta datato 1435”. Chi sale oggi al Gazzirola passando dal Passo San Lucio si trova di fronte ad un passato non ancora troppo lontano. Non il tempo della guer- ra ma il tempo del contrabbando, il tempo delle bricolle per il trasporto di merci senza pagare dazio. Si contrabbandava di tutto ma soprattutto a seconda dei diversi periodi, caffè, riso, tabacco per finire negli anni sessanta con le sigarette… Una delle testimonianze di questo lungo periodo è la “ramina” ossia quella rete di confine confezionata con filo spinato, costruita dall’Italia a partire dal 1890 e poi diventata quasi una barriera invalicabile a partire nel 1926. Doveva impedire il con- trabbando. Si chiamava “rete fiscale” ed era munita di campanellini di bronzo il cui tintinnio doveva allertare le guardie di confine. Invece i campanelli sono scomparsi in men che non si dica, rubati soprattutto per il valore del bronzo! Della ramina ri- mane ancora alla vista un buon tratto che va dal Passo di San Lucio fino alla croce del Gazzirola situata a 2’075 metri. Qualche tratto è ancora visibile nel terreno con resti di rete ossidata e arrugginita, in gran parte inghiottita dal terreno, con i resti di pali di castagno, ridotti a moncherini. Ricordi dei tempi passati che non si devono dimenticare.

Itinerario Il Passo San Lucio (1’542 m) è raggiungibile da Bogno (975 m) lungo un sentiero che sale all’Alpe Cottino (1’441 m). Dal Passo si continua verso il Piano di San Lucio dove ci sono due stagni che nei mesi molto caldi si tingono di rosso per la presenza di alghe. Il sentiero che sale verso il Gazzirola fino al Rifugio Gazzirola (1’974 m) è simile ad una mulattiera. Solo dopo il rifugio diventa leggermente più impegnativo fino alla grande croce posta a 2’075 m di quota.

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Il piano dopo San Lucio con la vista sulla Val Colla.

La vetta del Gazzirola.

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Per raggiungere la vera cima del Gazzirola (2’116 m), quindi il punto più alto della città di Lugano, si deve continuare per saliscendi per ancora un quarto d’ora (circa un migliaio di metri). Numerose vallette scendono verso sud da questa montagna come la Val di Pianca Bruciata, la Valle del Cugnolo Corto, il Prato della Basciota tra la croce e la cima, Fornicella e la Valle del Ciapelon dove scorrono ruscelli e torrenti che vanno a for- mare il Cassarate, il fiume di Lugano. Chi vuole salire direttamente alla cima può seguire il percorso che da Colla sale ai Barchi di Colla (1’243 m) e al Passo del Pozzaiolo (1’718 m) da dove in un’oretta si raggiunge la vetta a 2’116 m.

(Da “Vivere la montagna”, n. 120, aprile 2014)

La bandiera della Città di Lugano sul Gazzirola che è diventato il punto più elevato della Regina del Ceresio (2116 m).

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La croce sulla cima del Gazzirola.

L'Oratorio di San Lucio.

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Il gruppo dei luganesi “doc.over 60” che ha portato la bandiera della Città di Lugano in vetta al Gazzirola.

Le pendici innevate del Gazzirola.

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52 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INTERVISTA A NATALINA MORESI, NATA A COLLA NEL 1916 E DECEDUTA A SAN FRANCISCO NEL 2015

Andiamo qui a proporre un’interessante intervista alla signora Natalina Moresi, originaria di Colla, curata dalle sue due nipoti, allieve della Scuola media di Tesse- rete, Cloè Mini e Chiara Morosoli, e pubblicata dalla rivista “MOSAICO” nel 2014. Rivista certamente conosciuta in Val Colla, con i suoi trent’anni di vita, e che è co- stantemente distribuita anche nei ristoranti di Maglio di Colla e di Bogno. Tale pubblicazione parla spesso della Val Colla poiché fa parte del comprensorio della Scuola media di Tesserete.

Da Colla a San Francisco Di Cloè Mini e Chiara Morosoli

Natalina Moresi è nata a Colla il 17 aprile del 1916. Nel 1955, quando aveva 39 anni, ha preso la via dell’America. La sua è una storia d’emigrazione, una delle tante storie che ci racconta la Val Colla, terra avara, che nel secolo scorso ha visto partire buona parte dei suoi figli. L’abbiamo raggiunta per telefono a San Francisco, dove vive da quasi 60 anni. Sì, perché la nostra interlocutrice è ormai vicina ai 100 e gode di un’invidiabile lucidità. Ha parlato in una lingua che mischiava il dialetto della Val Colla e l’inglese. Nella trascrizione abbiamo mantenuto alcune espressioni di queste due lingue (sono le parole scritte in corsivo) perché è stato molto bello ascoltarla e vorremmo dare anche ai lettori il gusto di questa simpaticissima conver- sazione.

Natalina Moresi, 98 anni, al telefono da San Francisco. Chiara e Cloè al telefono da Tesserete.

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Nel momento che è stata fatta questa intervista la zia Natalina Moresi era an- cora in vita. Purtroppo oggi la zia non c’è più in quanto deceduta il 6 maggio 2015 all’età di 99 anni.

Domande sulla Val Colla

Cosa l’ha spinta a lasciare tanti anni fa il Ticino? Mi stava su in Còla. Sono partita perché non c’era lavoro… a gh’eva mia de la- vur. No lavùr, no money! Avevo 39 anni. Natalina Moresi con i suoi figli Ezio, Rosangela e Luce. Negli Stati Uniti mi aspettavano mio marito Enrico e tre miei fratelli. Mio marito era partito 7 anni prima, nell’ottobre del 1948, lasciandomi con tre figli pic- colini, nati uno dopo l’altro: Luce aveva 2 anni, Ezio ne aveva uno e Rosangela era appena nata. Enrico lavorava come cameriere negli alberghi e nei ristoranti di San Francisco, mentre io sono restata in valle con i figli e gli animali. Per 7 anni non ci siamo mai visti, solo ci scrivevamo delle lettere. Mio marito scriveva tutti i mesi, el mandava qualcosa de moneda da n’da innanze (e ci mandava anche un po’ di soldi per tirare avanti).

Cosa si ricorda della Val Colla? Oh, l’era ’na bèla val, ra Val Cola, l’era beautiful. Mi ricordo il lavoro che face- vamo. Lavoravamo la campagna. A ghe- vum ’na vaca, a gh’eva i pevre e i ca- vra… e ’l porscell. E po’ i galina e i cünili (avevamo una mucca, le pecore e le capre… e il maiale. E poi galline e conigli). Coltivavamo le patate e c’era l’orto con un po’ di verdura e d’insalata. Non andavamo sugli alpi, quelli erano Natalina da piccola.

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Natalina con i suoi compagni sui Monti di Colla. caricati da pastori di Isone che arrivavano con le mucche dalla Val Serdena. Noi avevamo solo una mucca che mandavamo al pascolo (in pastùra) nel mese di giu- gno. Il pascolo era in zona di Ciapèla Rossa zona Barchi di Colla/Alpe Pietrarossa sopra a Colla. A dicembre, prima de Chrismas, facevamo la mazza del maiale. Al vegniva dente quel lì dar Morin ai don’t no più chi che l’eva (arriva uno dai Mulini di Piandera, non mi ricordo più come si chiamava), e facevamo luganighe, salami e mortadelle che poi mettevamo in cantina e mangiavamo durante l’anno.

Cosa mangiavate? Da mangiare c’era minestra e polenta. Ma non alla sera… alla sera facevamo il caf- felatte (cafélacc). Per fare la spesa andavamo a Maglio di Colla, giò dal Campana. Lì c’era il negozio e l’osteria. Il padrone si chiamava Emilio ma prima di lui, quan- do il negozio era ancora small, c’era suo papà che si chiamava Giovanìn. A Maglio, per provéd (fare la spesa) navom giò col gerle (scendevamo con la gerla in spalla).

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Dove andavate a scuola? Per cinque anni, il tempo delle elementari, andavamo a scuola in paese, a Colla. Poi per le scuole maggiori andavamo a Maglio di Colla (ar Mai). In classe eravamo in tanti, forse 40. Alle maggiori c’erano i ragazzi di Colla, Insone, Scareglia, Signòra e Curtina. Alla scuola maggiore il maestro era il prof. Canonica di e la ma- estra si chiamava Pina Prati e veniva da Viganello. I maestri erano OK. Il Canonica el me dava tant de qui stangada, al me dava tant de qui bastonada, che i eva asé mezza (ci dava delle bastonate sulla schiena che solo la metà sarebbero state sufficienti…).

Quali erano le feste principali? In Còla gh’eva el san Pedre (a Colla c’era la festa di san Pietro) il 29 giugno e in paese si festeggiava san Lazzaro l’11 di febbraio. Quei giorni si andava a messa e per San Pietro veniva su il bombonàtt da Lugano… you now, i biscotti.

Cosa succedeva a Natale? A Natale non c’era niente di speciale; andavamo a ra messa de mazanöcc che l’eva beautiful, a’m ’ndava su a mezanöcc a ra gesa granda sü là a san Pedre e pö um vegniva a cà. Mangiavum un po’ diferente perché l’eva Christmas (a mezzanotte andavamo a messa a San Pietro, era bellissimo).

Si ricorda qualcosa del suo matrimonio? Mio marito era di Cozzo, ma abbiamo sempre abitato a Colla. Non abbiamo fatto una festa particolare. Come viaggio siamo stati un paio di giorni a Locarno. Avevo 29 anni. Ci siamo sposati nel ’45, dopo la guerra.

Si ricorda ancora del contrabbando? Venivano qui i Cavargnoni e noi andavamo dall’altra parte con il tabacco. Vün i gha sparà e l’è morte. E un altro è scivolato giù in una valle ed è morto anche lui.

E della guerra? Era tutto razionato. Ci davano i bollini e potevamo comperare solo poche cose.

Quali erano i vostri giochi? Giochi, pochi, praticamente non ne avevamo. Curavamo la mucca su in pastura. A volte giocavamo alla palla e al gioco dei quadréll, giò in dra téra.

56 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Cozzo

A che età ha cominciato a lavorare? Noi abbiamo cominciato da piccoli, adagio adagio imparavamo dalla mamma a fare i suoi lavori. Ci faceva fare il gerlìn dal pòro Siste da Curtina Facevamo il fieno (am ’ndava adré al fegn).

Che lavoro svolgevano gli abitanti della valle? Di lavoro non ce n’era, no lavur in Val Còla. Chi voleva lavorare andava dent in Svizzera interna, you now. I fava la stòfa, i don’t now (erano occupati nel settore tessile).

Come era il territorio della valle? C’erano tanti bei prati, nei mesi di giugno e luglio andavamo a segare il fieno, in

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Colla agosto lo si segava la seconda volta. Quando nevicava stavamo a casa, andavamo in stalla a governare le bestie e poi rimanevamo a casa.

Domande sull’emigrazione

Come è stato il viaggio verso la California? In treno fino a Zurigo dove hanno passato la notte presso i cugini Alfonsina, Angela e Rita che lavoravano nel settore tessile. Poi in treno fino a Parigi dove hanno sog- giornato poi in treno fino a Le Havre dove hanno preso la nave SS Liberté per New York e ricorda che la settimana prima è affondato la nave Andrea Doria. Siamo arrivati in America col bastimento, mi ricordo che abbiamo incontrato una burrasca, non è stato tanto bello. Il boat continuava a dondolare scià e là, you now, e quando siamo usciti non sembrava vero di potere stare con i piedi per terra… el

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tra sü cu ’ma fai (abbiamo vomitato di brutto). Arrivavamo in una sala, dove c’era ogni ben di Dio, e solo a sentire l’odore ci veniva la nausea. Una volta arrivati a New York abbiamo preso il treno e attraversato tutti gli Stati Uniti, da costa a costa, fer- mandoci a Chicago. In treno è stato meno problematico, perché almeno non si vo- mitava. Passando nel Colorado si vedevano tutte le montagne rosse e mio fratello Attilio, che ha fatto tutto il viaggio con noi, ci spiegava che erano le caverne da cui veniva estratto il carbone. Abbiamo impiegato in tutto, tra boat e treno, una decina di giorni per arrivare dalla Val Colla a San Francisco. I bambini erano contenti durante il viaggio, io invece avevo una grande paura che andassero sul ponte del bastimento, saltassero fuori dalle protezioni e cadessero in mare. Ho fai un viagg tremendo, ma l’è ndacc okey.

Come si è trovata i primi tempi in California? Subito ho trovato la casa, perché mio marito l’aveva comperata. È la stessa casa in cui mi trovo adesso. Sessant’anni fa entrai proprio da quella porta e oggi sono an- cora qui a 98 anni. Appena arrivati i nostri figli hanno cominciato la scuola, anche se non conoscevano la lingua. Non si sono mai lamentati, i a imparà l’english come niente e i’è andacc innanze e okey. A casa però abbiamo sempre parlato il dialetto della Val Colla e i nostri figli lo sanno parlare ancora adesso.

Quali erano le differenze principali rispetto alla valle che aveva lasciato? Qui avevamo una casa molto più grande, in Val Colla dovevamo stare un tre o quat- tro per stanza. Anche qui ci sono le montagne, ma bisogna andare nel Nevada dove ci sono anche i gambles, do che i giüga a moneda (si tratta dei casinò). Lì ci sono i paesi come Reno. Noi abitiamo nella periferia di San Francisco, ma non ci sono i grattacieli. Quelli sono giù nella Down Town, a circa una mezz’ora di automobile. In Down Town noi andiamo a fare shopping, a fare la spesa. Ma gli stores per anda- re a fare la spesa ci sono anche qui. Giù a gh’è i big stores come la City of Paris, ma propri big, grande, grande.

Quali attività professionali ha svolto in America? Fino a che i bambini sono diventati grandi, sono stata a casa. Poi ho lavorato e fare pulizia nelle case e per 11 anni in un ristorante.

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Vivere tra due mondi

Che differenza ha trovato tra la Val Colla e la California? Diferenza come dal dì e ra nöcc (come tra il giorno e la notte). L’è stai un cambia- mente tremendo. Qui possiamo mangiare di tutto, è pieno di negozi, di stores, a ga né ’na cà. Noi andavamo al mercato fino a Lugano. Am andava giò in piaza Castèl a vende i galina, quand ch’e i eva vegia. Am meteva in dro gerle (quando le galline erano vecchie le mettevamo nella gerla ed andavamo al mercato di Lugano a ven- derle). Andavamo a piedi fino a Tesserete, due ore di cammino, e poi prendevamo il tram. Vendevamo anche i grisöo (i mirtilli).

È tornata in questi lunghi anni in Ticino e in Val Colla? Che realtà ha trovato? Sono tornata tre volte, ya, sempre con l’aeroplano.

Cosa rimpiange della Val Colla? All’inizio avevo nostalgia della Val Colla, ma poi mi sono abituata. Ormai sono più di 50 anni che vivo qui e sono contenta di stare a San Francisco. Se seva là in Val Cola am piaseva ben anca là via, you now, adess sa sta ben anca in Val Cola (ades- so vivrei bene anche in Val Colla, perché la situazione è cambiata, c’è meno pover- tà).

Prova nostalgia per il paese della sua infanzia? Mi ricordo tutto come se fosse adesso. Mi ricordo tutti i passi che facevamo. Tutti i giorni andavamo a Maglio alla scuola maggiore, a mesdì am tornava a cà a mangià el lunch (a mezzogiorno tornavamo a casa per pranzo), e poi tornavamo a scuola alla una e alle quattro si tornava in paese a Colla.

Cosa fanno i suoi figli? Uno è già in pensione, ha lavorato a lungo per un azienda di computer, l’IBM. Una figlia fa la nurse (infermieri di cure intense), l’altra impiegata in pensione ha com- perato una casa nel Nevada e vive in quello stato.

Il nonno Giuseppe Moresi cameriere fu negli USA e a San Francisco durante il grande terra motto del 1906 per poi trasferirsi a Chicago e il papà Alfonso, camerie- re pure emigrante prima a Londra poi negli USA a Chicago.

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La nonna viveva nella valle a Colla e faceva la contadina mentre la mamma Silvia contadina emigrò negli usa ma rimasse solo 2 anni 1951/1952 prima di fare rientro in valle.

Avevo 3 fratelli emigranti negli USA Attilio cuoco spostato ma senza figli, Erminio dello Livio cuoco spostato con 2 figli e Arnoldo cuoco sposto con 3 figli. I miei primi 2 fratelli hanno servito nell’armata USA durante la seconda guerra mondiale uno in Giappone e l’altro in Germania.

Testo e fotografie da “Mosaico”, edizione 2014

Le famiglie Moresi.

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62 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO PER LA CURA DELLE VECCHIE PIANTAGIONI NEL COMPRENSORIO BOSCHIVO DEL BACINO DEL FIUME CASSARATE

Il Consorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano (CVC) funge da ente esecutore per la realizzazione degli interventi selviculturali previsti su proprietà del CVC stes- so, dei Patriziati di , Bogno, Colla, Insone Corticiasca, Scareglia, Cimadera e su un mappale della Città di Lugano. Una convenzione regola i rapporti con i Patriziati per la gestione dei boschi di loro proprietà. Il progetto, concluso l’iter procedurale di approvazione in corso, benefi- cerà di sussidi cantonali e federali nell’ordine del 70/80 %. Il progetto, denominato cura delle vecchie piantagioni (progetto integrale: selvicol- tura, accessibilità e antincendio) nel comprensorio boschivo del bacino del fiume Cassarate nei Comuni di Capriasca e Lugano, progetto promosso dal Consorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano (CVC) con la partecipazione dei Patriziati e della sezione Forestale Cantonale. Progetto attualmente in fase di approvazione. Nel corso di ca. 120 anni di lavori di risanamento nel bacino imbrifero del Cassara- te sono state effettuate ca. 700 ha di piantagioni, l’attenzione del progetto citato è rivolta alla cura delle vecchie piantagioni presenti nella parte alta del bacino del Cassarate, risa- lenti alla fine del 1800. La superficie complessiva delle vecchie piantagioni, che si trova- no nella fascia altitudinale che varia dai 940 m. ai 1600 m., misu- ra 367 ha dei quali 330 ha coperti da bosco (ca. 90 %). Questi bo- schi rivestono una funzione pro- tettiva; per la maggior parte sono di proprietà dei patriziati 60 %, mentre il 38 % appartiene al Con- sorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano. Il progetto vuole gesti- re il mantenimento di questi bo- schi in quanto prevengono erosio- ni e alluvioni, contribuendo alla protezione di abitanti e vie di co- Vecchia piantagione da sistemare. municazione.

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Interventi previsti

Il progetto integrale riprende sostanzialmente quanto previsto dallo Studio prelimi- nare del gennaio 2011, già approvato tecnicamente dalla Sezione forestale del 26 marzo 2012. Il progetto integrale risulta quindi diviso in interventi selviculturali, accessibilità e antincendio, nello specifico.

Interventi selviculturali Il territorio interessato è stato diviso in varie unità di trattamento ove in buona so- stanza si sono evidenziate le vecchie piantagioni che necessitano di interventi selvi- culturali volti a garantire la continuità e la sicurezza dei boschi di protezione e quindi limitare e prevenire i potenziali pericoli. Buona parte dei territori sono posi- zionati sulla sponda destra del Cassarate, vedi CN 1:25'000 alle- gata. Il progetto propone a livello selviculturali degli interventi nel bosco di protezione su una super- ficie di 368 ettari di proprietà del CVC, dei patriziato di Bidogno, Bogno, Cimadera, Insone-Corti- ciasca, Scareglia, Colla e del Co- mune di Lugano; con anche varie migliorie e ripristini dei sentieri esistenti. Con tutti i proprietari è stato sottoscritto un accordo per la gestione dei loro boschi proprietà. I lavori sono previsi sull’arco di 15 anni.

Interventi accessibilità A livello infrastrutturale l’inter- vento più importante riguarda il territorio di Certara e Bogno, dove Strada forestale. si prevede la sistemazione della

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pista Certara - Alpe di Cottino, realizzata negli anni ’90, lunga ca. 5'860 m. L’acces- so forestale è inserito nel catasto delle strade forestali approvato dal Consiglio di Stato.

Interventi antincendio Nel perimetro di progetto il pericolo d’incendio è marcato come pure le potenziali conseguenze. Una dimostrazione è l’incendio del dicembre 1973. Particolarmente a rischio sono le piantagioni. Dopo l’evento del ’73, parecchio è stato fatto a livello d’infrastrutture soprattutto in sponda destra del Cassarate. Diversa è la situazione per il versante sinistro, dove in questo progetto si vuole colmare una lacuna. È dunque prevista una nuova riserva di 40 mc. d’acqua in zona Alpe Cottino, a quota 1’441 slm. La riserva sarà creata interrando una cisterna adeguata al caso.

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66 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA CACCIA COI SEGUGI IN UN GIORNO D’APERTURA DI CACCIA BASSA DI TANTI ANNI FA

Il giorno precedente all’apertura della caccia bassa è dedicato a tutti i preparativi: pulizia e oliatura del fucile con sistemazione nel fodero, cartuccera completata con l’inserimento delle cartucce disposte secondo l’ordine decrescente del calibro dei pallini, gilet con licenza e penna, guinzaglio, spago e coltello. Nel tascapane s’infi- la la borraccia con il succo di frutta, mela, pane e salamino. L’intesa con gli amici era di ritrovarci alle 5,30 a Carona, di fronte al grotto del “Pan Perdü”. Dopo essermi rigirato per tutta la notte nel letto, continuando a sbirciare sul comodino la lentissima sveglia, alle quattro sono in piedi. Chiamo mio padre Pepi- no, che era pure già sveglio, colazione con caffè e latte e un tozzo di pane e scen- diamo nella corte della Gerra, la vecchia masseria dei miei avi, i Poretti per molte generazioni, scomparsa definitivamente con rimpianto nel 1970. Mio zio Bertino era pronto con i due cani già caricati nel baule della vecchia Citroën nera. Partenza per Carona dove i due fratelli Grignola, Pepi e Nando, puntuali ci attende- vano al Grotto del Pan Perdü, ripartenza con destinazione l’alpe Vicania, zona più volte visionata con i consueti sopralluoghi pre-apertura, e dove stimiamo possano albergare almeno tre o quattro lepri. Durante il tragitto non abbiamo incontrato nemmeno un’anima, né attraversando il paese di Carona, né percorrendo il tratto di strada cantonale per giungere in zona Ba- slona, dove, dopo una curva improvvisamente ci troviamo la strada sbarrata da una pianta di notevole dimensione posta di traverso alla carreggiata che ne impediva, di fatto, il transito. Evidentemente fatta scendere di fresco dal sovrastante bosco. Segno palese che qualcuno ci aveva preceduto e che ci voleva fermare per impedirci di giun- gere all’alpe Vicania, luogo prescelto per la nostra battuta del primo giorno di caccia. La rivalità tra le varie “squadre” di cacciatori di lepre di quei tempi per l’occupazio- ne di una determinata zona di caccia era lampante e la lotta consisteva quindi di poter occupare il luogo prediletto prima che altri lo occupassero. Mi rammento ancora quando sull’Arbòstora, dalla frazione di Ciona al Castello del vecchio Gianini sopra Vico Morcote, territorio con la presenza di parecchie lepri, le compaggini di segugisti erano tre, o anche quattro nella stessa giornata. Mi compiac- cio nel ricordarle a chi ai tempi era pure presente: la squadra dello Jaca Balmelli di Carona, i Galimberti e i Chiesa di , i Tallarini di Maroggia, e qualche volta anche gli Staffieri del Pian di Casoro e i Crivelli di Savosa, tutte compagnie che comprendevano tanti cacciatori di lepre e che utilizzavano una moltitudine di cani segugi e non.

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Era evidente che subire lo smacco di trovare la zona prescelta già occupata da altri, ci avrebbe indotto nel futuro a levatacce ancora più anticipate quanto più ambito era il luogo delle nostre mire in cui pregustavamo di far man bassa di lepri il giorno d’apertura. Seppur contrariati dal torto subito, non ci siamo scoraggiati, di colpo abbiamo tro- vato la soluzione migliore per superare l’affronto e poter nel minor tempo possibile, raggiungere la nostra meta prescelta. Invertendo la marcia, abbiamo raggiunto la Cima del San Grato. Parcheggiata in un posto sicuro la vettura, siamo proseguiti a piedi col fucile in spalla e i cani al guinzaglio, abbiamo oltrepassato la Baslona, raggiunta la Cima di Pescia, siamo scesi ai Pianoni, da dove, ancora nel buio e nel silenzio della notte, abbiamo udito dall’abbaiare dei cani che i rivali avevano rag- giunto prima di noi il pascolo dell’Alpe Vicania.

Discreta giornata di apertura di caccia alla lepre di qualche… stagione fa al San Grato di Carona. Da sinistra: mio zio Bertino, Pierin Tarchini, mio padre Pepino ed io con i segugi Sibò, Petaci e Belina.

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Intuendo una possibile conflittualità, e per non rovinaci la giornata, si è così ripie- gato in una zona alternativa, ai Pianoni e a salire sul Föghin, dove, in una radura con tanto brugo, il cane Sibò, segugio svizzero bianco arancio di razza svittese, e la sua compagna Belina, segugia italiana nerofocata a pelo raso, subito hanno trovato l’in- contro giusto. L’orologio segna quasi le sette, è giorno e i cani proseguono decisi nell’accostamen- to tanto da indurmi a pensare che saremmo certamente riusciti a giungere subito fino al covo della lepre. Senza indugio abbiamo accerchiato la zona, distribuendoci adeguatamente e occupando le poste ritenute ideali. Mio padre mi ha posizionato all’incrocio dei due sentieri, quello principale che por- ta alla baracca e quello che invece sale diritto per il Föghin. Vista l’infilata presa dai due cani, mio zio Bertino si ferma ai Pianoni, invece il Pepi va a occupare il versan- te verso la val di Soresello e suo fratello Nando con mio padre, proseguono la salita del bosco dietro ai due cani. In quel momento l’abbaiare dei due cani, sempre sicuro in fase di accostamento, ri- solvendo le ultime doppie, esplose nello scovo, e i due segugi partono, veloci verso l’alto in un inseguimento univoco con una voce vigorosa che fa accapponare la pelle. La seguita prosegue in direzione della cima del Föghin, di seguito scollinano sul versante opposto, verso Torello, e per qualche attimo non si sentì più nulla. Non po- tendo conoscere se la lepre aveva portato i cani in fallo, oppure se sull’altro versante della montagna la cacciata proseguiva, sono rimasto con ansia in sofferta attesa. Passarono, infatti, alcuni momenti di trepidazione, che a me sembrarono intermina- bili, poi lungo il versante della val di Soresello si sentirono le voci spiegate all’uni- sono dei due segugi che spingevano la fuggitiva nella nostra direzione. Così al de- flagrare della canizza le pulsazioni erano salite a mille. A un tratto, con effetto paralizzante, avevo scorto la lepre sgusciare in alto dal sen- tiero del Föghin e corrermi di punta incontro. A quaranta, trenta, a venti metri cal- colato l’anticipo, ho lasciato il colpo. La lepre era ruzzolata, poi vedendola scalcia- re un poco le avevo indirizzato il secondo colpo e questa si era immobilizzata. Dal fianco della collina sento mio padre che grida a Nando, a sparare è stato Piercarlo, e penso che l’abbia presa. Subito arrivano i due cani che raggiungono la preda e con soddisfazione si accon- tentano di assestare qualche mordicchiata alla lepre morta. Contenti di come si era conclusa la battuta, ci ritroviamo tutti assieme con le con- gratulazioni dei colleghi, e tanti complimenti ai due cani.

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Controllata, marcata la preda sul foglio di statistica, e messi ai guinzagli i cani, ci spostiamo verso il basso, in direzione della baracca, poiché avevamo costatato che la squadra avversaria, prepotente, si era spostata sull’altro versante. Pronti e ben intenzionati a intraprendere una nuova partita di caccia, si decide di slegare i segugi al limite del prato sopra il laghetto e quando giungono in gronda al bosco, con allegri movimenti di coda e con le prime emissioni vocali convinte, la loro azione si fece più decisa, e ci confermano che lì la lepre c’è stata ed è entrata nel bosco. Sibò entra e prosegue verso il basso, subito seguito da Belina. L’accostamento nelle prime fasi è condotto con sicurezza, poi oltrepassato il riale della val di Fiume, sem- brano che abbiano perso il filo e non sono capaci di proseguire. Ognuno di noi, con un’intesa tacita, va a guadagnare le rispettive postazioni per un’adeguata occupazione del territorio. Mio padre, che a quei tempi era lui che se- guiva da vicino il lavoro dei cani, prova ad aiutarli cercando di farli allargare par- tendo dal riale. Mio zio Bertino, che segue le operazioni dall’alto, suggerisce a mio padre di lasciare fare ai cani in assoluta autonomia, senza interferire sul loro lavoro. Sibò, soggetto di maggior iniziativa, salta il sentiero sottostante e con un urlo riso- lutore scova la lepre che se la fila in basso con alle calcagna i due cani segugi. La cacciata prosegue poco verso il basso e cambia subito direzione per poi salire ancora sul Föghin, però dal lato opposto rispetto alla precedente cacciata. Le voci dei cani riecheggiarono sul versante del monte in cui noi eravamo appostati; a giu- dicare dalla canizza la seguita era ancora poco incisiva, ma col loro passo i cani stavano guadagnando terreno. La cacciata di seguito si fece di più incalzante e la melodiosa canizza espressa dai cani mi fece capire che finalmente questo era il ritmo giusto di una seguita pressante e decisa finalizzata a portare la lepre verso di noi. Ancora alcuni istanti e due colpi secchi della doppietta di zio Bertino, posizionato sopra di me, mi fecero pensare che la lepre fosse presa. I cani guadagnando terreno giunsero sulla fucilata, peraltro infruttuosa e proseguirono in seguita, con maggior decisione, facendoci intuire che la lepre non avesse minimamente accusato il colpo. La cacciata proseguì sul Föghin, poi giù verso i Sas Ros, e di nuovo in cima alla collina per un successivo giro della cima dell’Arbòstora. Sono le undici, e dopo un’ora di cacciata i cani sembravano inchiodati su un fallo di difficile risoluzione, quando uno scovo improvviso da parte di Belina sorprese tutti e la lepre, inseguita dai cani, sfrecciò nel bosco a pochi metri da Nando che, con un colpo da maestro, la bloccò.

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Come di rito abbiamo permesso ai cani di addentare il loro fiero avversario e li ab- biamo premiati con un delizioso boccone. Quando stavano per scoccare le undici e mezzo, si ritenne giusto fermarsi e volersi accontentare della prodiga mattinata che ci regalò un indimenticabile primo giorno di caccia. Consapevoli di aver assistito a uno spettacolo inconsueto, in un paesaggio incantato, cancellando ogni rancore ver- so chi voleva impedirci una così indimenticabile mattinata, si fece ritorno al San Grato, per poi discendere al Grotto del Pan Perdü, dal Doro, dove in allegra compa- gnia si è potuto bere e raccontare con dovizia e soddisfazione quanto ci aveva riser- vato il primo giorno di caccia.

Testo e foto Piercarlo Poretti, Castagnola e Bogno Presidente del Club Segugio Svizzero, sezione Ticino www.segugiosvizzero.ch

Chiusura di caccia bassa in quel di Cranello, Corticiasca, di alcuni anni fa.

71 LA GIOTTO

Via al Fiume 8 - 6963 Pregassona Tel. + Fax 091 940 21 25 - Mobile 079 663 59 58 [email protected] www.lagiotto.ch i el hristian an red Pircher Paul AnnenPaul Paul Annen Paul dernarehcriPhHziehcslartne- dernarehcriPhHziehcslartne- onadroiiira 72 saihtarellehH ottrettuhH ottrettuhH Doc oye - Doc - Doc Assemdelegati dei lea centrale omitato Doc H - H h agnenat ean- ichel H h arzani uca H ari i iordano Doc - sillare- sillare- dnalletti- ourn e des uges dei giudici iornata Doc Assem l e des d l gu s omitcentral oniciT- Doc - - rau nden H senring mil ord uest uisse H h Pascal - omandie - rau nden H senring mil ord uest uisse H h Pascal oye - entralsch eiz ch pr P sang Pircher an red -Ticino - entralsch eiz H h Pircher an red stand Doc - ichtertagung Doc anitneve lisir nenei nenei a a

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Massimo Soldati, che fu sindaco di Massimo Soldati Sonvico negli anni settanta, padre del nostro membro di Comitato Massimiano Soldati, ha pubblicato Ciao miseria… un saluto, un addio, un arrivederci? Chissà, nessuno può rispondere a questa domanda. Fatto sta che la Massimo Soldati (Fontana edizioni) un volumetto di miseria era una realtà con la quale non solo il paese di Son- vico ha vissuto per tanti anni. Una realtà ben presente nei 130 pagine dal singolare titolo ricordi di Massimo Soldati, persona sensibile e saggia che ha deciso di scrivere alcune memorie legate al suo villaggio “Ciao miseria” ricordi della Son- dove ha vissuto, dal quale è partito e al quale è ritornato. Ricordi di luoghi, personaggi, situazioni che hanno segnato vico di un tempo. la storia del suo Comune al quale lui ha dato molto e dal quale molto ha ricevuto, e il cui passato rivive con brio e Ciao miseria…un saluto, un addio, lucidità in questo libro, senza nostalgie né rimpianti, ma un arrivederci? Chissà, nessuno con un senso di viva gratitudine verso tutte quelle persone che hanno animato “la Sonvico di un tempo”. Sempre nel può rispondere a questa domanda. segno della verità e della dignità. Fatto sta che la miseria era una re- altà con la quale non solo il paese

Ciao miseria Ciao miseria di Sonvico ha vissuto per tanti anni. Ricordi della Sonvico Una realtà ben presente nei ricordi di un tempo di Massimo Soldati, persona sensi- bile e saggia che ha deciso di scri- vere alcune memorie legate al suo villaggio dove ha vissuto, dal quale è partito e al quale è ritornato. Ri-

Fontana edizioni Fontanaedizioni cordi di luoghi, personaggi, situa- zioni, avvenimenti minimi e massi- mi che hanno segnato la storia del suo Comune al quale lui ha dato molto e dal quale molto ha ricevuto, e il cui passato rivive con brio e lucidità in questo libro, senza nostalgie né rimpianti, ma con senso di viva gratitudine verso tutte quelle persone che hanno animato “la Sonvico di un tempo”. Sempre nel segno della verità e della dignità. Con un’attenzione tutta particolare per la sua grande passione: la caccia. Qui di seguito andiamo a presentarvi una storia di cacciatori di un tempo, con le loro gesta, i trofei, gli sgambetti, le angherie, le maldicenze. Un mosaico di avveni- menti e di figure. Attività venatoria praticata per un’irrefrenabile passione, ma anche per il bisogno di mettere a tacere, almeno momentaneamente, la nera miseria pre- sente in molte case, per cui anche una lepre poteva bastare a chetare per un giorno la fame che attanagliava lo stomaco.

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Storie di caccia

Grazie a chi ci ha raccontato storie vissute di quei periodi di caccia purtroppo ormai lontani e che non torneranno mai più. È il caso di un gruppo di esperti lepraioli che pur avendo a disposizione una muta di 4-5 bravi segugi un bel giorno si sono trovati tutti ad un certo orario di fine matti- nata in un posto per fare le solite riflessioni e mangiare qualcosa insieme dopo la lunga battuta. Quel giorno però non avevano fatto buon gioco, la lepre non era stata scovata e la delusione era grande. C’era in programma il rientro a casa senza il tradizionale sel- vatico tra le mani. A quei tempi oltre che non poter mostrare il trofeo al rientro, voleva dire anche una cena in meno a base di carne. I cani erano stanchi e guardavano i loro rispettivi proprietari quasi come per voler partecipare alla sconfitta. Ma ritorniamo con la storia vera in quel grande prato dove le lepri facevano il pa- scolo. A un certo punto, una vecchia segugia si levò in piedi e iniziò ad abbaiare come faceva quando scovava la lepre. Fece qualche giro tra le vicine stalle e poi si alzò con le gambe anteriori sul muretto che separava due immobili. Tutti accorsero per vedere cosa stava succedendo in quella specie di campo, c’erano molte ortiche ed erbaccia e nascosta, c’era una grossa lepre con un bottone sulle orecchie. Avrebbero potuto sparare e ucciderla con semplicità in quanto non aveva via d’uscita. Tutti d’accordo la lasciarono correre avanti e indietro fino a quando la lepre trovò il buco per poter scappare. Tutti i cani la seguirono e la giornata fu movimentata per questo strano avvenimento. Tra i cacciatori c’era amarezza perchè alcuni avrebbero voluto liberarla sì ma avere il tempo per posizionarsi in caso di passaggio nel bosco. Altri ridevano per quanto era successo e erano rimasti solo a vedere e sentire la ca- nizza che a poco a poco si allontanava sempre di più. Quella lepre fu battezzata “Fortunata” perché era stata risparmiata. La zona fu controllata molte volte da quei cacciatori ma di Fortunata nessuna trac- cia. La caccia finì a tutti furono contenti per aver salvato un capo per la prossima stagione. La vecchia segugia ogni volta che passava non tralasciava di andare a curiosare tra le stalle sperando di trovare ancora la lepre.

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Un anno dopo non molto lontano da quel posto il primo giorno di caccia all’incrocio dei sentieri c’era il giovane Pedrin che aveva preso la sua prima patente di caccia. Aspettava con ansia la lepre per poter far vedere le sue capacità di tiro. E poco dopo la muta dei segugi si avvicinò al sentiero proveniente dalla valle e con un grand abbaiare fece passare la lepre davanti al giovane cacciatore. Vennero spa- rati due colpi senza colpire. Il povero Pedrin aveva le lacrime agli occhi e non vo- leva che glielo facessero rimarcare. Della mancata uccisione parlarono poi tutti in paese. La fidanzata di Pedrin diceva che la lepre gli aveva mangiato il colpo e tutti ridevano. Qualcuno pensava fosse ancora Fortunata che nel frattempo era diventata bella gras- sa ma sempre molto veloce. Il gioco si ripeté pochi giorni dopo e la lepre questa volta si beffò del capo della compagnia. Era difficile sfuggire alle sue cannonate con il vecchio fucile a canni esterni.

Massimo Soldati (seduto, primo a sinistra), con il suo gruppo di cacciatori di Sonvico nel 1990.

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Eppure quella lepre era riuscita a beffare anche lui. La stagione venatoria si chiuse e tutti avevano sempre in mente le furberie di Fortunata. A settembre dell’anno dopo si aggregò alla compagnia Nicolino. Giovane veloce e sveglio che sparava molto bene e che aveva comperato delle cartucce nuove con il fondo luccicante che metteva in mostra nella sua nuova cartucciera. All’alba furono sguinzagliati i segugi e piazzati nei diversi punti i cacciatori. Nico- lino non ubbidì alle istruzioni del capo e si piazzò tra le due stalle dove gli anni precedenti si raccontava di aver scovato la lepre Fortunata. Sentì una donna all’interno che stava parlando con gli animali; riconobbe la voce. Nicolino che aveva appena terminato la scuola reclute ed aveva acquisito quelle cognizioni sessuali attrattive e pratiche nelle uscite serali a Bellinzona sulla riva del fiume Ticino, si fece coraggio ed entrò a salutare la bella contadina. Spettinata, tra- sandata ma tutta acqua e sapone non disdegnò quella visita. Intanto fuori la vecchia Pasquala batteva i prati per vedere di scovare la lepre. Nicolino la chiamò e la tenne con sè, Pasquala guardava con occhi grintosi il cacciatore disarmato e annusava il fucile a terra scarico e con tutta la cartucciera intatta. Nicolino le sussurrò nelle orecchie che lui la lepre la stava prendendo senza né cor- rere né sparare. La Pasquala, cane intelligente per dimostrare che aveva capito tutto si mise a cuccia al fianco del fucile e chiuse gli occhi. Poi, visto che l’intrattenimento con la giovane contadina andava per le lunghe, Pa- squala si alzò e andò verso la porta che con una zampa aprì giusto per poter uscire. Si sdraiò fuori perché nel frattempo il sole dell’autunno stava sbucando dietro la montagna. Attese, girandosi diverse volte mostrando al sole il suo pelame lucido e di cane di razza. Nicolino si ristabilì negli abiti e nei capelli, si lavò perfino la faccia alla fontana, attaccò al guinzaglio la Pasquala e imboccò la strada verso casa. Fatti pochi passi la contadina lo richiamò e gli fece vedere sulla soglia della porta un sacco come quel- lo delle patate contenente qualcosa. Nicolino ritornò verso la contadina e guardan- dola negli occhi senti nuovamente attrazione verso di lei: “Tira fuori questa bestia e fai un trofeo con queste due piccole corde e la stanghetta di legno”, gli disse la contadina, poi spara due colpi e corri giù nel bosco chiamando la Pasquala a voce forte gridando “l’ho presa, l’ho presa”. Non poteva esserci occasione migliore per Nicolino e quando vide che la lepre del sacco aveva un bottone all’orecchio gli tremavano le gambe. Era stato lui ad uccidere Fortunata!

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Ma non era così, l’aveva avuta dalla giovane contadina. “Un giorno ti racconterò tutto” gli disse chiudendo la porta e appostandosi alla finestra per seguire Nicolino verso casa. Tutti gli altri cacciatori si erano fermati al grotto prima del paese e stavano bevendo il solito bicchiere di vino sperando che anche Nicolino arrivasse a far compagnia. Ognuno diceva qualcosa su Nicolino, lo scherzavano bonariamente, facevano delle battute sul giovane fuciliere, sulle sue storie amorose a Bellinzona, appena fuori dalla caserma, insomma era diventato il gioppino del gruppo. Era presente anche il vecchio Teston che da giovane sparando ad un merlo gli era scoppiato il fucile e aveva perso la metà parte dell’indice sinistro. Nicolino aprì la porta del grotto, la signora Bernarda proprietaria che per prima lo vide entrare gridò “aiuto aiuto”. Gli occhi di tutti quelli presenti al tavolo si buttarono verso l’atrio d’entrata. Nicolino era commosso e faceva finta di essere veramente un grande cacciatore stanco e contento e mise sul tavolo la lepre Fortunata. Ci fu un momento di silenzio, poi pacche sulle spalle e tutti a chiedere dove, quando, come ecc. ecc. Nella panca attaccata al camino c’era il Monguzzo, un vecchio cacciatore che spa- rava a tutto quello che si muoveva. Non era ben visto dal gruppo dei lepraioli perché si diceva che quando la lepre morta non la si trovava oppure si sentivano strani spari era opera del Monguzzo. Si alzò, si complimentò con Nicolino e tenendolo per mano lo tirò verso la finestra che dava sulla strada. Con l’indice faceva vedere una casa lontana per sviare l’attenzione degli altri mentre sottovoce gli diceva che l’aveva uccisa lui la sera prima al pascolo e che il numero che portava nel bottone all’orecchio era il 69 proprio come gli anni della sua moglie Giovanna, e se qualcuno ti domanda devi dire che l’hai uccisa con i pallini del tre. Adesso però trova la tua scusa per invitarmi a cena altrimenti dirò alla mia nipote di non più farti entrare né nella stalla né nella cascina! Capito Nicolino. Capito bene Nicolino. Va bene Monguzzo! Va bene amico Monguzzo! Il segreto rimase fra i tre e da quel momento tutti rispettarono Nicolino per il suo istinto di provetto cacciatore.

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Ciovasc, 1979: la “Massimina”.

Ciovasc

Cassina di povre, sciori in dra pas, te viste de tut. In di momente bei, tu me dacc un po dra tö bisacca, pissé innanze ra speranza e ra forsa da mai molà. Lontan o visìn i parla sempro chi che i ha già provò. Ra partegheta con ai pé ra lumaga, ur carnasch rugin e i Frassen spoié adess ì var puì tant, ma a regardai aié forsi qui bei rop che am’o in cö ur so gli basa! Fam passà da là quante che quel piodon al se spaca in mezze e dag a lu, che la mo da godé un momente bel, da podé un dì regordass di sö pa, de quel che i a facc e de ti vestida dra festa anca perché al gro disa ai sö de fiö.

Racconto, poesia e fotografie da “Ciao miseria” di Massimo Soldati, 2015, Fontana Edizioni.

78 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA GITA SUL LAGO DI GARDA A DESENZANO E AL BORGO DI LAZISE

La consueta gita primaverile per il 2015 ha avuto il suo svolgimento, sul lago di Garda, la domenica di Pentecoste, il 24 di maggio. Splendida giornata nella quale un’ottantina di soci e affezionati sostenitori della nostra Associazione si sono acco- modati su due confortevoli torpedoni, messi a diposizione dalle Autolinee Regiona- li del Luganese, e alle 7,45, partenza da Cornaredo, meta prestabilita, Desenzano sul lago di Garda, la città più popolata del lago; un centro turistico e commerciale attivo, animato tutto l’anno, e facilmente raggiungibile tramite autostrada. Scesi dal torpedone e date le indispensabili raccomandazioni per il ritrovo, puntuali alle ore 11.30, nello stesso luogo in cui siamo scesi, a gruppi ci siamo diretti verso il centro di Desenzano, animatissimo e abbastanza affollato. Molta gente a passeg- gio a godersi la stupenda giornata in un magnifico centro architettonico e storico. La visita al centro era libera, con la raccomandazione di poi trovarci tutti per la trasferta in torpedone in un agriturismo del luogo per la fatidica mangiata. Desenzano in maggio è un connubio tra profumi di fiori, boschi, ulivi, e limoni, che fanno da cornice al paese adagiato sulle rive del lago.

Tutti a tavola alla Cascina La Feliciana con il presidente in primo piano.

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La morfologia del territo- rio lo rende un punto di riferimento per il turismo sul Lago di Garda. Una catena montuosa setten- trionale da una parte e le acque del lago dall’altra, ti permettono di raggiungere le località vicine in pochi minuti di barca o auto. Già nel medioevo era un importante centro com- merciale del Nord Italia le Tutti pronti a tavola… cui testimonianze si trova- no nel centro storico e nel mercato del Porto Vecchio. È il punto ideale per seguire itinerari di cultura, di fol- clore e di gastronomia, e presenta sempre un ricco calendario di manifestazioni. Con la gradevole passeggiata nel centro abbiamo potuto rimirare il Duomo, eretto in stile classico e dedicato a Santa Maria Maddalena, nella cui cappella del Sacra- mento è conservata la stupenda tela “L’ultima cena”, eseguita da Gian Battista Tie- polo nel 1738. Di seguito abbiamo potuto ammirare il Castello di Desenzano che sorge sulle fondamenta di un “Castrum” romano come recinto difensivo a protegge- re gli abitanti del borgo. A grande soddisfazione delle signore tutti i bei negozi del centro erano aperti per lo Shopping e subito ci siamo ritrovati con i soli uomini a passeggio. Dopo un buon aperitivo in Piazza di fronte al Museo Archeologico, percorrendo le stradine pavimentate in pregevoli lastricati, consumati nel tempo dall’andirivieni di una sempre grande moltitudine di gente, ci siamo ritrovati puntuali ai nostri torpe- doni, pronti e abbastanza affamati, per la trasferta all’agriturismo “Cascina la Feli- ciana”, in località Pozzolengo a pochi chilometri da Desenzano e da Sirmione. In aperta campagna andiamo a raggiungere, dopo un breve percorso, il complesso della Feliciana, ricavato da una pregevole ristrutturazione di una vecchia masseria e perfettamente inserito nel contesto paesaggistico con tanta vigna e uliveti. È dotato di ristorante, camere, piscina e centro Wellness, meta ideale per delle vacanze di relax, divertimento e natura.

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L’ospitalità si misura an- che dalla buona tavola e il ristorante della Feliciana è senz’altro il posto giusto per scoprirlo. Un ambien- te raccolto, dove gustare le specialità locali e sta- gionali. Sotto un bel per- golato siamo accolti da grandi e invitanti tavolate già imbandite, pronte a riceverci tutti in allegra compagnia, per un gradito banchetto gastronomico. …in attesa della prima portata. Per iniziare degustiamo i salumi locali con gnocco fritto e squacquerone, specialità del posto, squisita. Il primo piatto è del riso mantecato alla formaggella e rosmarino. A seguire delle lasagnette alle piccole verdure. Quale piatto principale arrivano in tavola dei meda- glioni di filetto di maialino con cipolle di Tropea, seguiti da una tagliata di manzo al rosmarino. Il tutto accompagnato da patate novelle arrostite al forno. Dulcis in fundo il dessert con delle paste frolle assortite, specialità del luogo. Essendo l’agriturismo ben fornito, con cantina di propria produzione, il pranzo è stato accompagnato da un ottimo vino locale. Al termine dell’abbondante pranzo si è aperto alle nostre spalle uno spaccio a disposizione di che voleva fare degli ottimi acquisti di prodotti locali, quali vino, olio e salumi. A tardo pomeriggio ci accomodiamo di nuovo sui torpedoni per la successiva tra- sferta, la visita del borgo medioevale di Lazise, centro storico a lago frequentatissi- mo, molto vivace, attorniato da grandi mura fortificate. Ancora oggi, visitando il nucleo pedonale a lago e guardando le antiche mura della città si può avere un’idea dell’impressionante potere dei veneziani durante il 14° secolo. Il centro affollato e vivace può essere raggiunto attraverso tre porte. Il vec- chio porto, integrato nel centro storico, è molto bello e dà a Lazise una lieve nota nostalgica. Attorno alla piazza principale e lungo il percorso del lungolago si può trovare una vasta scelta di ristoranti e bar e nelle strette stradine del centro storico molti negozi e gelaterie. Nel giorno della nostra visita era in svolgimento un ricco

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mercato di fiori e piante, con esposizione di bancarelle con ogni qualità di fiori e piante in vaso. Tinte che donavano al luogo un aspetto incantato da favola. Dopo le varie fotografie, che testimoniano la nostra presenza a una sempre così amichevole trasferta, ci accomodiamo tutti sui nostri torpedoni per il rientro in Tici- no. Soddisfatti e un po’ stanchi per aver goduto di una gita ben riuscita e trascorsa in allegra compagnia. Ci lasciamo con la speranza e l’augurio di poterci ancora ri- trovare nel 2016 per una nuova affascinante gita con gli “Amici della Val Colla”.

Testo e fotografie di Piercarlo Poretti, Castagnola e Bogno

Il folto gruppo dei partecipanti a Lazise.

82 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA IL BERRETTO DEI DESIDERI

Da moltissimi anni quella piccola casa ai margini del villaggio era disabitata. Le pareti avevano assunto il colore della tristezza e le finestre erano dei buchi sul nulla. Solo una fontana in mezzo ad alte erbacce testimoniava che in quel posto, tempo prima, vi abitava qualcuno che amava quel luogo. Ogni passante guardava con un certo ribrezzo quel posto chiedendosi perché il Co- mune non prendesse provvedimenti ed imponesse ai proprietari una certa minima manutenzione. Tutti la chiamavano “casa triste”. Mancava poco a Natale e gli abi- tanti del paese avevano iniziato ad esporre ogni tipo di luminaria ed ornamento quando videro che nella casa “triste” stava avvenendo qualcosa. Gli anziani avven- tori dell’unica trattoria del paese si misero a commentare il fatto del giorno. Arturo, sorseggiando il suo primo bicchiere di rosso del giorno, con fare di persona ben informata asseriva che finalmente erano ritornati in patria dei discendenti di emigra- ti in America che là avevano fatto fortuna e che avevano deciso di ritornare nel pa- ese natio. Bastiano, che diceva sempre il contrario, si assumeva il merito di essere stato Lui e le sue insistenze in Comune a sbloccare la situazione. Ad ogni modo la casa fu’circondata da un’alta e solida recinzione che impediva a chi vi transitava vicino di vedere ciò che vi avveniva. Solo dei furgoncini passavano oltre, carichi di materiale e di operai. Ad inizio dicembre quando si stava preparan- do il mercato natalizio, un cartello fu’affisso proprio sulle assi dell’impalcatura. Vi si leggeva: prossima apertura del “Berretto dei desideri”. Molte le congetture che nacquero dopo aver letto l’annuncio. Tutti impazienti ad aspettare il giorno dell’i- naugurazione. Era una limpida giornata dicembrina, quando finalmente scomparvero le assi e mo- strarono a tutti ciò che era avvenuto. Della piccola “triste casa” restava solo la strut- tura. Il giardino era completamente trasformato. Seppur dicembre le aiuole erano rigogliose e colorate e facevano da cornice alla fontanella con al centro il grosso pesce di pietra da cui zampillava un generoso getto d’acqua che formava una picco- la cascata che infine si gettava in una vasca nella quale sguazzavano dei pesci rossi. La casa aveva cambiato completamente aspetto. Una grande vetrina si affacciava sul giardino. Le nuove finestre erano abbellite da delicate tende di pizzo, mentre il co- lore della tristezza delle pareti era stato sostituito da un luminoso colore del sole. Ma era la porta di entrata a suscitare la curiosità di chi stava ammirando la trasforma- zione: la forma dell’entrata ricordava senza dubbio quella di un berretto con alla sua sommità un vistoso “pon-pon”. La scritta apposta sulla vetrina toglieva qualsiasi dubbio: “Il berretto dei desideri”!

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Una giovane stava dando un’energica pulita alla maniglia della porta. Il suo abbi- gliamento era quello di tutte le ragazze: Jeans, felpa, scarpette da ginnastica di quelle che coprono anche la caviglia. Capelli corti sulla nuca, ciuffo più lungo che si muoveva ad ogni movimento dell’esile persona. Girandosi verso chi la stava os- servando non si poteva non ammirare il suo radioso sorriso ed i luminosi occhi verdi, colore che ricopriva anche una parte del ciuffo di capelli. Con passo spedito questi si affrettò ad aprire il cancello ed invitare chi vi stava oltre ad entrare. Veden- do una certa riluttanza incitò tutti ad addentrarsi tra le aiuole e raggiungere la casa. La giovane saltellava allegramente, sfiorava un cespuglio dalle bacche rosse e si attardò ad accarezzare il grande pesce sulla fontanella. Questo comportamento per- mise di mettere un po’ più ad agio gli avventori che presto si ritrovarono ad oltre- passare l’estrosa entrata. Si ritrovarono in un ampio salone con bassi tavolini rico- perti da rosse tovaglie ed abbelliti da fantasiosi vasi con profumati fiori e da roman- tiche piccole lanterne. Tutto attorno colorate poltroncine. Ma tutti restarono molto sorpresi dall’infinità di fili colorati che pendevano dal soffitto. Vedendo tutto ciò molti si guardavano negli occhi e si misero a parlottare fra di loro. La giovane os- servava tutto questo con aria divertita. Infine una delle più anziane del posto che si era sistemata vicino alla finestra esclamò: -“Cara signorina potrebbe gentilmente dirci che genere di posto è questo? “- Tutti i presenti si girarono verso la giovane in attesa della risposta che non tardò. Sedendosi sul bancone opposto alla vetrina, l’e- strosa persona, alzando le spalle, rispose semplicemente. -“Qui si acquistano berret- ti, ognuno può scegliere il colore con cui lo vuole tra tutti i filati che vedete scende- re dal soffitto. Il prezzo di ognuno è di 5 franchi. In questo prezzo è compreso un desiderio. Desiderio che dovrete tacitamente esprimere nel momento che toccate il filo prescelto per il vostro copricapo. La scelta è assolutamente personale, non po- tete scegliere per un’altra persona. Non preoccupatevi per la misura, sarà perfetta- mente adatta alla vostra testa. Stupore, incredulità ed una certa compassione per chi stava parlando serpeggiò tra i presenti. Alcuni decisero di uscire e lo fecero borbot- tando e scuotendo il capo. Altri si guardavano attorno cercando qualche altro motivo che giustificava quello strano posto. Altri infine aspettavano l’arrivo di qualche aperitivo inaugurale. Solo una signora che sicuramente beneficiava da tempo della pensione si fece largo tra i presenti e giunta accanto alla giovane che non si era spostata dal bancone, guardò i fili sospesi tirandone delicatamente uno rosso fiam- mante. Nello stesso momento una musica molto suadente si sentì dal retro e dopo un attimo, da un cavo sospeso apparve un cestino che si posò sul bancone. All’inter-

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no di esso un berretto rosso fiammante ornato da una stella dorata. La giovane dal ciuffo verde lo prese e lo porse alla stupita signora che si affrettò a pagare il dovuto. Stava andandosene con il berretto in mano, quando fu fermata dalla giovane che la invitò con una certa insistenza ad indossarlo. Un po’ riluttante, anche per non rovi- narsi la messa in piega fresca di parrucchiere, quest’ultima se lo pose sul capo e la sua espressione cambiò di colpo. Ogni traccia di contrarietà scomparve dal suo viso; gli occhi divennero luminosi più che mai e persino la sua postura assunse una posi- zione più eretta. Con un largo sorriso rivolto a tutti si calò completamente il berret- to attorno al viso e con passo spedito uscì dalla casa. Tutti la seguirono con lo sguardo attraverso la vetrina, la signora saltellava felice verso il cancelletto. Fu un signore un po’ spaccone a tirare un filo più grosso degli altri, lo fece guardando la proprietaria con un’aria di sufficienza. Si sentì la musica suadente ed in un batter d’occhio un berretto con un bel pon-pon fu consegnato all’avventore che con le

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braccia sui fianchi e sguardo corrucciato guardava ciò che gentilmente gli veniva porto. Senza togliere lo sguardo severo dalla fanciulla dal ciuffo verde si calò il berretto in testa, buttò i 5 franchi sul bancone e si girò verso l’uscita. Non fece che due passi e la sua espressione cambiò. Ora il viso esprimeva gioia e gentilezza. Si avvicinò alla ragazza del bancone, la prese e la fece roteare e ridendo sonoramente le appioppò un bacio sulla guancia. Poi raggiante saltellò verso l’uscita. Lo si sentì ridere fino a quando scomparve alla vista dei presenti. Una giovane teneva in brac- cio un bimbo. Questi si era lamentato tutto il tempo, voleva tirare tutti i fili e la mamma aveva cercato di spiegargli che la cosa non era permessa; se ne poteva tira- re solo uno. Ne scelse così uno verde come il muschio. Stessa musichetta e compar- sa del cestino. Il berretto verde aveva la forma di un albero di Natale con tanto di stellina sulle punta e bollini colorati sistemati qua e là. La mamma posò nervosa- mente il berretto in testa al bimbo capriccioso. Come per incanto questi si calmò, sorrise a tutti e la sua paffuttella manina accarezzò la guancia della stupita mammi- na. Ora tutti volevano tirare un filo e la giovane dal ciuffo verde con grande calma cercava di soddisfare più persone possibili. La musichetta non smetteva più di risuo- nare tra quelle pareti. Tutti uscivano da quel posto con un sorriso stampato sul volto e con occhi luminosi! Solo una persona restava in piedi in un angolo. Era una donna minuta e dallo sguardo triste. La giovane la vide e le si avvicinò. -“Vuole anche Lei un berretto?”- le chiese gentilmente prendendola per mano. La signora scuotendo la testa le disse: -“I suoi berretti non possono esaudire il mio desiderio!”- Ma gli occhi verdi come il ciuffo non si staccarono da quel viso triste. -“Per Lei ho qualcosa di speciale, venga con me.”- Passarono oltre ai fitti fili che scendevano dal soffitto e si trovarono in un angolo. Dal soffitto scendeva una cam- pana di vetro. All’interno un filo d’oro. La ragazza invitò l’anziana a tirarlo. Questa la guardò riluttante e stava per allontanarsi, quando la giovane le prese la mano e la costrinse a tirare il filo non senza averla invitata ad esprimere un desiderio. Lo sguardo tra le due, per un attimo, fu’ intenso più che mai, poi l’anziana tirò piuttosto energicamente il filo. Non risuonò nessuna musichetta e non comparve nessun ce- stino. Il filo d’oro era scomparso. Due lacrime scesero tra le rughe dall’anziana. Poi il suo sguardo divenne sereno, gli occhi brillarono di luce nuova e la giovane fu’ abbracciata calorosamente da quelle esili braccia. Poi stringendo le mani sul petto, senza proferir parola, la donna si allontanò velocemente seguita dallo sguardo com- piaciuto della giovane. Le persone rimaste che conoscevano bene quella persona, non poterono che emozionarsi a quella vista.

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Già, quella povera donna aveva vissuto una vita molto difficile. Il filo d’oro forse le avevano fatto ritrovare l’agognata serenità. Per tutta la gente del posto quello fu’ un Natale speciale. Tutti indossavano un ber- retto e la felicità in quel luogo era tangibile. Le festività passarono, la neve iniziò a cadere copiosa per giorni e giorni. Tutti in paese dovettero provvedere a sgombera- re strade, vicoli e le entrate delle abitazioni. Tutti con il berretto dei desideri calato sulla testa. Improvvisamente si alzò un forte vento e tutti i berretti volarono via tra i fiocchi di neve. Solo alla signora che aveva riacquistato un po’ di serenità, dopo aver tirato il filo d’oro, restò la felicità dipinta in volto. Gli abitanti cercarono i loro berretti nei dintorni senza tregua e senza successo. Si recarono a quella che un tem- po era chiamata “casa triste” per acquistarne un altro, ma con grande stupore scopri- rono che quella abitazione non esisteva più! Solo la fontana con il grande pesce faceva capolino tra mucchi di neve ed il getto d’acqua che usciva dalla bocca della statua era rigoglioso più che mai. Anche della fanciulla dal ciuffo verde nessuno seppe mai più niente! Prisca Gilardi Herber, Aldesago-Signôra

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88 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA UN CONTADINO D’ALTRI TEMPI INTERVISTA A GRAZIANO DEL FANTE DI SIGNÔRA

Cari lettori, ogni anno vi voglio presentare dei soggetti legati al nostro territorio rurale. Lo scor- so anno fu la volta dell’Alpe di Pietrarossa mentre quest’anno. Il personaggio in vetrina è uno dei pochi contadini rimasti in Val Colla che pratica questa attività, oltre che per una passione innata, ancora con mezzi e metodi dei vecchi contadini di una volta. Tutti lo conoscono in Valle, si tratta di Graziano Del Fante di Signôra, classe 1953, coetaneo del vostro presidente, persona schiva ma nel contempo molto socievole e che volentieri mi ha accolto nella sua casa rurale in fondo al paese per una chiac- chierata e una visita alla sua stalla. Sono stato in sua compagnia una giornata per vivere di persona i diversi momenti della sua atività lavorativa per “entrare” un po’ nel “tran-tran” di tutti i giorni. Calma e tranquillità sono gli aggettivi che accompagnano Graziano nel quotidiano, ingredienti difficili da accostare al nostro vivere frenetico di ogni giorno. Sono stato accolto nel suo tinello spartano in una giornata abbastanza fredda di ini- zio febbraio, molto ben riscaldato da una stufa a legna che emana quel calore tipico con quell’ inconfondibile profumo. Le camere ovviamente non sono riscaldate, lui vuole vivere come un tempo, ed è ormai abituato. Si è comperato una stufetta elet- trica per le serate fredde ma, dice “non l’accendo più perché poi fa troppo caldo” uso solo un tradizionale scaldaletto in rame ad acqua e una spessa coltre. Per scelta sua, non ha un apparecchio televisivo, ma si tiene aggiornato ascoltando le trasmissioni radiofoniche e si tiene informato leggendo quotidianamente il Gior- nale del Popolo.

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Graziano ha frequentato la 1° e 2° elementare a Colla, compagno di banco del sot- toscritto, per poi trasferirsi in quel di Massagno con la propria famiglia. Dopo aver terminato le scuole dell’obbligo, ha frequentato la scuola di impiegato d’ufficio. Lavoro quest’ultimo che non era quello che cercava. Lui amava l’aria aperta e la vera passione era quella di diventare contadino ed avviare un’attività in Valle, ciò che è poi avvenuto quando aveva solo 20 anni! Armatosi di buona volontà ha iniziato acquistando e accudendo una sola mucca e ora è proprietario di 4 mucche, una “manzetta” e 2 vitelli. Li accudisce con cura come qualcosa di molto prezioso. La sua è una vita semplice ma nel contempo è molto impegnativa e faticosa. Mi ha raccontato che in tutti questi anni ha visto nascere circa 140 vitelli, una delle

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fonti di guadagno che aggiunto alla produzione di qualche forma di formaggio e ai contributi della Confederazione lo fa riuscire a campare. Non ha in dotazione molti macchinari: un trattore per trasportare il fieno o per tra- sportare il letame per la concimazione dei prati, una falciatrice a motore per i terre- ni facili da raggiungere, e per il resto “tutto a mano” con la classica “ranza” e questo due volte all’anno a maggio e agosto; malgrado tutto riesce a produrre circa 150 quintali di fieno su una superficie di circa 50’000 mq. Gente del genere non la si trova più!

Ecco in dettaglio la tipica giornata di Graziano. Nel periodo invernale la sveglia suona alle 05.00, dopo la pulizia personale accende la stufa a legna, un vecchio modello “eskimo” che ci fa venir in mente quelle dei nostri nonni, poi alle 06.00 prima visita alla stalla per la mungitura delle mucche, foraggiare i vitelli e la “manzetta” poi a casa per la colazione. Quindi di nuovo in stalla per rimuovere lo strame dal giaciglio, la pulizia del piana- le dove stanno le mucche, dove deve prestare particolare attenzione alla pulizia degli zoccoli per evitare infezioni. Rientro a casa verso le 11.30 per preparare il pranzo, lui non ha nessuno che glielo prepara! Comunque è un ottimo cuoco e sa preparare delle ottime pietanze. Durante il pomeriggio vi sono molteplici lavori da svolgere: preparare la legna, ac- cudire le sue poche galline che comunque gli producono uova giornalmente per il suo fabbisogno e poi i soliti altri lavori casalinghi.

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Alle 15.00 di nuovo in stalla per l’altra mungitura ed abbeverare nuovamente gli animali, una pulizia ulteriore e questo lo porta a lavorare fin verso le 19.00. Come vedete è una vita impegnativa ma comunque, come dice lui, senza il “fiato del padrone” sul collo. Graziano è comunque anche “tecnologico”. Infatti ha istallato una telecamera nella stalla e un monitor nella sua camera, così può sorvegliare gli animali in ogni mo- mento, specialmente durante la notte in attesa di qualche parto, senza necessaria- mente recarsi più volte di persona nella stalla. Durante l’estate le mucche vanno in “vacanza” su all’Alpe di Pietrarossa (da metà giugno a settembre) ed in questo periodo il “nostro contadino” deve pensare alla fienagione che lo occupa praticamente tutti i giorni, il taglio della legna per l’inver- no, la vangatura del campo delle patate e dell’orto, rigorosamente a mano con la sua “vanga” e poi quei lavori necessari per tenere in ordine stalla e fienile. Quindi né in estate né in inverno, niente vacanze! Graziano si considera autodidatta sia nella sua professione come pure in altri ambi- ti. Infatti ha imparato autonomamente a suonare la fisarmonica una vecchia “Stra- della” dal suono melodioso con la quale si esercita durante serate prima di coricarsi oppure si diletta a suonarla in qualche tipica festa di paese. Caro Graziano, grazie per l’accoglienza nella tua semplice ma ospitale abitazione e ne approfitto per farti un “in bocca al lupo” per il proseguo della tua attività, e na- turalmente gli auguri di tanta, tanta salute.

Testo e fotografie di Piergiorgio Rossini, Viganello-Insone

92 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA VALCOLLA – DIE UNBEKANNTE PERLE IM SOTTOCENERI

Politische Entwicklung und geografische Lage

Das Valcolla war bis April 2013 eine politische Gemeinde im Kreis Lugano, grenzt an Italien und bestand aus den Dörfern Colla, Cozzo, Curtina, Insone, Maglio di Colla, Molino, Piandera, Scareglia und Signôra. Neu gehören wie das Valcolla auch die ehemaligen Gemeinden Bogno, Certara, Cimadera zur Gemeinde Lugano. Das gleichnamige Tal dehnt sich über etwa 10 km in südwestlicher Richtung vom Gipfel des Monte Gazzirola (2116 m.ü.M.) dem Fluss Cassarate entlang bis zu des- sen Zusammenfluss mit der Capriasca (420 m.ü.M.) aus und grenzt im Osten an das Val Cavargna (Lombardei), das über dem San Lucio-Pass erreichbar ist. Die heute zur Gemeinde Lugano gehörenden ehemaligen Gemeinden bilden zusam- men das Quartier Valcolla, das sich auf einer Fläche von rund 22 km2 erstreckt und in dem rund 1̓000 Personen leben.

Gazzirola

San Lucio-Pass

Cimadera

Colla Bogno

Insone Cassarate Piandera

Blick ins Valcolla bis zum Gazzirola und San Lucio-Pass.

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Geschichtlicher Überblick

Aus dem 9. und 10. Jahrhundert sind erste Siedlungsplätze – einfachere Hütten oder Unterkünfte für die Wanderweidewirtschaft – bekannt. Die ersten belegten Siedlun- gen von Einwohnern gehen auf das Mittelalter zurück. Trotz der Nähe zu Lugano war das Valcolla wegen seiner geografischen Lage oft isoliert. Im Talgrund entlang des Flusses Cassarate standen die Wasserkraftanlagen wie Mühlen, kleine Elektrizi- tätswerke und Hammer-schmieden. Weiter oben, in sonniger Lage, erstreckten sich die Dörfer mit den Feldern. Auf rund 1200 Meter Höhe waren die Barchi, kleine Ställe mit Pultdach für Schafe, Ziegen und Kühe, noch weiter oben schliesslich die Alpweiden. Auf dem San Lucio-Pass (1542 m.ü.M.), der seit römischer Zeit begangen wird, befindet sich die Wallfahrtskirche San Lucio; dort trafen sich die Bewohner des Valcolla mit denjenigen des Val Cavargna meist in friedlicher Absicht, manchmal aber auch wegen Auseinander-setzungen. Noch heute wird jeweils am 16. August ein Fest zu Ehren des Heiligen San Lucio auf dem gleichnamigen Pass gefeiert. In der Region blühte trotz des Grenzzauns, von dem heute an einzelnen Stellen noch Überreste zu sehen sind, der Schmuggel mit Zigaretten, Reis, Zucker um einige Beispiele zu nennen. Wie gerne erinnere ich mich zurück, als ich ein kleiner Junge war, und mir mein Vater die vielen (wahren) Schmuggelgeschichten zum wiederhol- ten Male erzählte. Wie spannend waren doch diese Erzählungen – auch wenn ich sie zum x-ten Mal hörte! In der Neuzeit lebten die meisten Einwohner von der Land- und Viehwirtschaft; viele wanderten auch aus, lange Zeit meist saisonal ins übrige Tessin oder nach Italien, ab der 2. Hälfte des letzten Jahrhunderts dann vermehrt auch endgültig auf die Alpennordseite oder nach Übersee.

Wirtschaftliche Armut

So hatten sich auch meine Eltern – aus wirtschaftlichen Überlegungen – 1950 in der Deutschschweiz niedergelassen. Die Verwurzelung war allerdings im Valcolla ge- blieben. Sie waren praktisch die ersten „Tschinggen“ oder Emigranten, bevor noch die Italiener als Fremdarbeiter in die Schweiz kamen. Viele Deutschschweizer wuss- ten (offenbar) lange nicht, dass sich südlich des Gotthards noch ein weiterer Kanton

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befand, in dem italienisch gesprochen wird und der auch zur Schweiz gehört. Wie könnte man sonst erklären, dass die Tessiner oft als Ausländer oder Italiener be- zeichnet wurden? Auch ich, der zwar in der Deutschschweiz als Kind von emigrierten Tessinern auf- gewachsen bin und meine ganze Familie (Ehefrau aus der Deutschschweiz mit drei erwachsenen Kindern), haben nach wie vor eine sehr starke Beziehung zum Tessin. Im Besonderen zum Valcolla und natürlich zu Insone, der Sonnenmatte des Tales, wo unser 100-jähriges Elternhaus steht. Obwohl wir „richtige“ Deutschschweizer sind (mit den allen bestens bekannten typischen Eigenschaften), wir die deutsche Sprache besser als die italienische beherrschen und uns auch über die ökonomischen Vorzüge dieser Gegend bewusst sind, sind wir im Herzen Tessiner. Auch haben wir ganz bewusst den Tessiner Bürgerort behalten. Wie andere Tessiner, die in der Deutschschweiz wohnen und das Glück haben im Valcolla eine Liegenschaft zu besitzen, ist es selbstverständlich, das Haus in einem guten Zustand zu halten, Renovationen, werterhaltende und -vermehrende Investiti- onen zu tätigen. Und so das Haus im Schuss halten. Um im Tessin glücklich zu werden, ist es mehr als notwendig, die italienische Sprache zu beherrschen. Nur so ist es langfristig möglich, zur einheimischen Bevölkerung eine gute Beziehung auf- zubauen und von ihr nicht als „Züggin“ (wörtlich Zucchetti, eine Unterart des Gar-

Blick vom Monte Bar Richtung Lago die Lugano und im Osten Walliser Alpen.

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tenkürbisses: Übernahme für die Deutschsschweizer, leicht spöttisch) bezeichnet zu werden. Viele der Emigranten aus dem Valcolla waren Schlosser, Kesselflicker und Hand- werker, die zusätzlich zu ihrer Tessiner Mundart einen für Aussen Stehende nicht verständlichem Dialekt, das Rügin, sprachen. So konnten sie sich in der Ferne un- tereinander verständigen, dass Fremde sie nicht verstehen konnten. Zwischen dem Rügin und der italienischen Sprache gibt es allerdings absolut keinen Zusammenhang. Oder würde jemand merken, dass „el balin“ das Bett „il letto“, „el gnifel“ das Kind „il bambino“ oder „el garolfe“ der Hund „il cane“ bedeutet? Älte- re im Valcolla lebende Einwohner beherrschen diese Sprache immer noch! Es ist eine Freude und ein Genuss zugleich, ihnen zu zuhören und sich zu fragen, was wohl das eine oder andere Wort, wie z.B. „el gotten“ , „el ciürlo“ oder „era rüspan- da“ bedeuten könnte. Eine wichtige Einnahmequelle für das Tal war lange Zeit auch das Holz; gegen En- de des 19. Jahrhunderts führte allerdings die unkontrollierte Abholzung zur Erosion des Bodens und zu Erdrutschen, weshalb 1881 ein Wiederaufforstungsprojekt ver- wirklicht wurde. Der Bau der Strasse im Talgrund zwischen Tesserete und Maglio di Colla erfolgte um 1853. Viele Dörfer und Siedlungen, die sich im oberen Teil des Tales auf rund 1000 Meter Höhe befinden (Insone, Scareglia, Signora, Colla usw.), wurden erst mit dem Bau der „Strada da sora“ mit der „oberen Strasse“ im Jahr 1940, die über Bi- dogno - Corticiasca führt, leicht erreichbar. Mitte des 20. Jahrhunderts setzte eine langsame demografische Erholung ein, die durch die wirtschaftliche Entwicklung von Lugano und Agglomeration begünstigt wurde. 1977- 2011 bildete das Valcolla mit der Capriasca und dem Vedeggio-Tal die Region Valli di Lugano. In Maglio di Colla befinden sich das ehemalige Gemeinde- haus, die Primarschule und einige Restaurants. Tourismus und Lebensqualität

Das Valcolla ist vom Massentourismus verschont geblieben – zum Glück! Noch heute kennen relativ wenige Deutschschweizer dieses wunderschöne Tal im Sot- toceneri. Sie wissen zwar, wo Ascona, Locarne, Lugano und Bellinzona sich befinden – vom Valcolla haben sie oft keine Ahnung. Vielleicht kennen einige noch Tesserete, weil sie ihren Militärdienst dort und im übrigen Tessin geleistet hatten.

96 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Das Valcolla ist ein wunderbares Wandergebiet und bietet auch Bikern, Joggern und anderen Sportbegeisterten, die gerne in der Natur, in den Bergen sind, ein hervorra- gendes Umfeld . Wie oft bin ich wohl schon auf den Monte Bar zu Fuss mit Jogging- oder Wanderschuhen oder mit dem Bike gewesen? Unzählige Male - es ist zwar immer die gleiche Gegend, das gleiche Ziel - und trotzdem jedes Mal etwas Ande- res. Wie majestätisch ist doch beispielsweise der Blick Richtung Osten (Gazzirola, San Lucio) oder Süden (Foiorina, Cimadera, Lugano, Lombardai) oder Richtung Walliser Alpen. Einfach einmalig – zum Abheben und Geniessen. zirola, nach Pietra Rossa, San Lucio, Foiorina, Pairolo oder Denti della Vecchia (grenzen ans Valcolla an) sollen an dieser Stelle nur kurz erwähnt werden. Freizeitgenuss pur und eine hohe Lebensqualität sind im Valcolla garantiert. Was will man mehr? Ich hoffe, einen einprägsamen Eindruck über dieses wunderschöne Tal vermittelt zu haben. Viel Spass beim Erleben!

Franz Gianini, Cà di maestrin, 6951 Insone Emeritierter Professor an der Zürcher Hochschule für angewandte Wissenschaften [email protected], www.gianini.ch, www.facebook.com/franz.gianini

Il solatio Insone… visto con il drone.

97 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA RICETTA DEL CAPRETTO IN DUE MODI CON CHRISTIAN FRAPOLLI

L’anno scorso, sul Quadernetto no. 52, abbiamo presentato l’intervista con l’amante della cucina e della buona tavola Christian Frapolli di Scareglia, con l’aggiunta di alcune delle sue ri- cette che caratterizzano la propria cu- cina vallerana. Considerato il successo delle ricette pubblicate, che sono state gradite da molti e riprese da alcuni soci che ama- no la cucina semplice e genuina, dan- do giusto valore ai prodotti del territo- rio, pensiamo di fare cosa grata propo- nendo qui di seguito due ricette di Christian. Per il periodo primaverile andiamo a consigliarvi il capretto, con una prima ricetta tradizionale, ed una seconda quale gradita variante, in agrodolce.

Ul cavrett tradizional da la Val Colla

Capretto: Brodo: • 2 kg. Di capretto • ossi di manzo • olio extravergine di oliva • 2 cipolle • 2 cucchiai di senape dolce • 2 carote • paprica dolce • 2-3 dadi di carne di manzo • sale • sale • 2 o 3 spicchi di aglio • pepe. • 0,50 dl. di Cognac • 1 dl. di vino bianco secco • 100-150 g. di burro • 2 rametti di rosmarino • aceto balsamico

98 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Per la preparazione del brodo: in una pentola unire gli ossi di man- zo, 2 cipolle sbucciate, 2 carote, 2-3 dadi di carne di manzo. Salare, pe- pare, quindi coprire tutto con ab- bondante acqua fredda e cominciare a far sobbollire a fuoco vivo. Effet- tuare una prima schiumatura del brodo con l’aiuto di una schiumaro- la, asportando le prime impurità che salgono a galla, quindi continuare la cottura a fuoco moderato per qual- che ora avendo cura di schiumare il brodo di tanto in tanto.

Per la preparazione del capretto: pulire 2 kg. di capretto e tagliarlo a pezzi più o meno della stessa grandezza, cercan- do di togliere tutte le parti grasse. Condire i pezzi di carne con un goccio di olio extravergine di oliva, 2 cucchiai di senape dolce, 1 spolverata di paprica dolce e 1 pizzico di sale, quindi massaggiare la carne con le mani e adagiare il tutto in una teglia da forno aggiungendo 2 o 3 spicchi d’aglio in camicia. Cuocere in forno pre- riscaldato a 180°C e lasciare cuocere per circa 30 minuti, fino a rendere la carne leggermente dorata. Trascorso il tempo, sfumare con 0,50 dl. di Cognac e 1 dl. di vino bianco secco e infornare nuovamente abbassando la temperatura a 150°C, con- tinuando la cottura per circa 3-4 ore, avendo cura di rigirare i pezzi di carne ogni 20-25 minuti. Quando il fondo di cottura risulta asciutto, aggiungere poco per volta il brodo di carne precedentemente preparato, avendo cura di avere sempre sul fondo della teglia al massimo ½ cm. di fondo di cottura, affinché la carne non perda la croccantezza a rischi di lessare. A circa ¾ di cottura, aggiungere almeno 100 g. di burro, gli aghi di un paio di ra- metti di rosmarino e laccare la carne da entrambi i lati con dell’aceto balsamico, utilizzando un vaporizzatore. Per comporre il piatto: Servire il capretto a pezzi nappando abbondantemente con il fondo di cottura.

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Cavrett in agroduls cun ügheta, fic sec e patati al furnu

Ingredienti per 4 persone. Capretto: Salsa agrodolce: • 2,5 kg. di capretto a pezzi • 30 g. di burro • 30 g. di burro • 2 dl. di aceto di vino bianco • 2 spicchi di aglio • 80 g. di zucchero • olio di semi • 100 g. di uva passa • 3 dl. di vino bianco secco • 100 g. di fichi secchi • 2 cucchiai di farina bianca • brodo di carne Contorno di patate: • sale • 1 kg. di patate a pasta soda • pepe • 1 dl. di acqua • 1 dado di brodo di pollo • 2 rametti di rosmarino • 30 g. di burro • sale • pepe

Per la preparazione della salsa agrodolce: in una padella antiaderente scioglie- re 30 g. di burro, sfumare con 2 dl. di aceto di vino rosso, aggiungere 80 g. di zucchero, lasciare caramel- lare, quindi aggiungere 100 g. di uva passa e 100 g. di fichi secchi precedentemente ammollati in ac- qua fredda per almeno 1 notte.

Per la preparazione del capretto: in una cocotte in ghisa aggiungere 30 g. di burro, 2 spicchi di aglio, 2,5 kg. di capretto a pezzi e rosolare per qualche minuto fino a quando il ca- pretto risulterà leggermente dorato.

100 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Spolverare con 2 cucchiai di farina bianca, continuare a rosolare per qualche minu- to, quindi sfumare con 3 dl. di vino bianco secco e qualche mestolo di brodo di carne. Trasferire il capretto in forno preriscaldato a 160° C e cuocere per almeno 2 ore, avendo cura di bagnare la carne con alcuni mestoli di brodo ben caldo e girando di tanto in tanto i pezzi di carne. A cottura quasi ultimata, aggiungere la salsa agrodolce e lasciare insaporire.

Per la preparazione delle patate: pelare e affettare 1 kg. di patate ad uno spessore di 3-4 mm., trasferirle in una teglia, aggiungere 1 dado di brodo di pollo precedentemente stemperato in 1 dl. di acqua calda, una spolverata di rosmarino finemente tritato, un pizzico di sale, una mancia- ta di pepe, quindi mescolate le patate, distribuirle uniformemente su tutta la super- ficie della teglia, aggiungere qualche ciuffo di burro e cuocere in forno preriscalda- to a 160°-170° C. per 1 ora. Servire il capretto in agrodolce ben caldo accompagnandolo con le patate.

Testo Piercarlo Poretti, Castagnola-Bogno Ricette e foto Christian Frapolli, Scareglia

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102 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA UNA STORIA TRA IL CIELO DELLA VAL COLLA E QUELLO AMERICANO

Dedicato a Noris (1929-2014) ed Attilio Ceresa (1928-1982)

Un racconto che si accomuna ad innu- merevoli altri! Una storia di emigrazione. Gente che lasciava l’amata, ma povera valle, nella speranza di un futuro mi- gliore. Questa è la storia di una di queste fami- glie. I protagonisti si chiamano Attilio, Noris e Gina; senza dimenticare nonna Gina! Il racconto dei protagonisti inizia negli anni ’50. Attilio Ceresa, decide di rag- giungere lo zio che abita a Washington D.C. Per un certo periodo, dopo la se- conda guerra mondiale, indossò la divi- sa americana in una base militare a Wildflecken in Germania. Caserma nel- la quale, per un certo tempo militò pure Prima di partire e poi farsi raggiungere dalla fidanzata Elvis Presley. Nel momento della par- Noris negli USA, Attilio, nel dopoguerra, militò nell’E- sercito Americano a Wildflecken (Germania/Baviera). tenza per l’America, Attilio lasciava in Nella stessa caserma prestò servizio, nel 1959, Elvis valle i genitori e pure la fidanzata Noris Presley! Ceresa. Appena sistematosi, chiamò la sua amata che lo raggiunse. Noris ha 28 anni, parte da Maglio di Colla. Si imbarca a Genova e dopo molti giorni di navigazione, in compagnia di molti italiani tra cui molte donne, sbarca a New York. Immaginiamoci l’impatto visivo che ebbe! Lei che fino allora non aveva mai lasciato la Val Colla! La accoglie il futuro sposo ed assie- me vanno a Washington D.C. Lo zio avrà premura di cercare per sua nipote un abito da sposa. Impresa non facile…le donne americane sono assai più “ciccione” di Noris con i suoi 45 chili! Attilio e Noris si sposarono nel giugno del 1957. Subito dopo si trasferirono a San Francisco. Là Attilio aveva trovato un posto di lavoro, come cameriere, in un ri-

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Natale 1959 in casa Ceresa a San Francisco. Da sinistra: Noris, la piccola Gina, in alto il fratello di Attilio Natale, nonna Gina, e l’altro fratello di Attilio, Rino. storante. Uomo capace, intelligente ed elegante fece presto carriera. Divenne cuoco ed in seguito socio del locale. L’anno seguente nacque la loro Gina. Per permettere anche a Noris di andare a lavorare, cosa che quasi tutte le donne in America facevano, fu chiamata e li raggiunse, nonna Gina che da 15 anni era re- stata vedova del suo Washington! Gina junior intanto cresceva, frequentava le scuole in inglese, mentre a casa si parlava regolarmente dialetto “colèta”. Fatto sorprendente che capiva benissimo pure l’italiano in quanto diversi colleghi ed amici dei suoi genitori erano italiani o ticinesi. Anche se le ore libere dal lavoro erano poche, non si mancava di ritrovarsi per momenti di svago. Feste, complean- ni, gite ed anche riunioni della Pro Ticino! In estate, durante le vacanze, si ritor- nava in Val Colla. Questi, appena diventata una bella signorina, erano per Gina dei momenti di grande divertimento con le cugine e con i ragazzi del posto. Feste in valle e nei dintorni ce n’erano diverse. Con il motorino ci si recava in gruppo alle prime feste campestri degli anni ’70!

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La casa nella quale abitò la famiglia Ceresa fino al 1971. Parcheggiata davanti la loro “piccola utilitaria” una Chevrolet.

Allorché Gina terminò il liceo nel 1976, i genitori decisero di far rientro definitivo in Ticino. I genitori di Attilio erano oramai in età come pure nonna Gina. Trovarono ed acquistarono a Cagiallo una piccola ma graziosa dimora. Se i rientri estivi in valle erano momenti di divertimento con i coetanei, il rientro a diciannove anni per Gina è stato un po’ diverso! I coetanei oramai erano adulti; c’è chi lavorava o che era via per studi! Poi l’incontro o più precisamente lo scontro con il primo inverno ticinese! Nel 1977-‘78 nevicò parecchio… per Gina un vero trauma; ancora adesso non del tutto scomparso! Rimpianse non poco il clima californiano e i pomeriggi in piscina tutto l’anno! Persona volenterosa e con un bagaglio di lingue e cultura non indifferente, non fece fatica a trovare un impiego. Pure Noris si diede ancora da fare. Anche negli ultimi anni della sua vita, nei fine settimana, amava aiutare nel ristoran- te- pizzeria Washington di proprietà della famiglia di suo fratello Sergio. Il contatto con le persone erano per Lei una grande gioia!

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Ritratta con Noris, la famiglia Moresi di Colla. Anche loro hanno una storia di emigrazione negli USA. Il marito, Arnoldo Moresi lavorò come cuoco e ritornò in Val Colla prima della famiglia Ceresa. Nella fotografia, in primo piano Arnoldo Moresi, la moglie Caterina, il figlio Joseph, e le due figlie Natalina e Janette. Sicuramente anche loro avrebbero molto da raccontare!

Le vacanze estive significavano per la famiglia Ceresa il ritorno in valle e l’occasione di far conoscere a Gina junior la terra natìa. Questa è una fotografia scattata al San Bernardino. In piedi, da sinistra, Sergio Ceresa, la moglie Carla, Attilio Ceresa e Gianni Campana. Sempre da sinistra Gina, Michela, Marzia e Maria Grazia, le tre figlie di Carla e Sergio. Probabilmente la foto è stata scattata da Noris in quanto non è ritratta!

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Gina ritratta con mamma e papà in occasione Rose rosse e regalo per Gina, ritratta tra nonna Gina dei festeggiamenti per la promozione per la fine e papà! Gina ha concluso il liceo. È il 1976. Fra non delle Scuole Medie. Una famiglia molto elegante! molto tutti faranno rientro definitivo in Val Colla.

Il matrimonio e la nascita delle due figlie, Nicole nel 1983 e Corinne nel 1987 per- misero a Gina di intrecciare altre nuove amicizie con le mamme del posto. Rappor- ti che continuano ancora oggi e che sono state importanti per Lei nel periodo prece- dente la scomparsa di Noris. Le amicizie americane della piccola e poi giovane Gina si affievolirono anche se ogni tanto una capatina oltre oceano ci sta! Nei de- cenni passati era l’occasione di portare in Ticino cose che qui, alle nostre latitudini, non si trovavano. Ora le cose sono cambiate. In America si trova il panettone e qui da noi abbigliamento e giochi che fino a pochi decenni fa erano reperibili solo nella nazione a stelle e strisce!

Notizie raccolte da Prisca Gilardi con una simpatica chiacchierata con Gina Strep- parava-Ceresa, nell’accogliente appartamento che Noris occupò fino alla sua di- partita.

Testo di Prisca Gilardi-Herbert, Aldesago-Signôra

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I N S O N E

Val Colla - Lugano

2016

Domenica 21. AGOSTO

SAGRA DI SAN ROCCO

 10.30 S. Messa

 12.00 Polenta con contorni nostrani

Domenica 25. SETTEMBRE

 12.00 SAGRA del Bollito

Sabato 12. NOVEMBRE

 19.00 FONDUE ai 4 Formaggi

Intrattenimento con le armoniose melodie di Gianni e i Suoi www.alritrovo-insone.com

108 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA CALENDARIO DEGLI EVENTI, FESTE, SAGRE E MANIFESTAZIONI VARIE IN VALLE

Ogni piccolo borgo della nostra valle offre momenti di svago e di amicizia; in ogni paese c’è una sagra in onore del Santo Patrono Protettore. Per conoscersi, per stare insieme, la dimensione più naturale è quella ludica, quella della festa. Vi proponia- mo un calendario, che speriamo esaustivo, di queste feste nostrane e manifestazioni varie, invitandovi a partecipare e a creare nuove amicizie tra gli amici della nostra valle.

• Venerdì 18 e sabato 19 marzo, e di seguito domenica 1° maggio, Festa patro- nale di San Giuseppe, presso l’oratorio di San Giuseppe a Signôra.

• Sabato 16 aprile, ore 20.15, presso la palestra delle scuole elementari del Maglio di Colla, Serata di presentazione al pubblico della Val Colla e della Capriasca: “Il viaggio verso la California – L’emigrazione della Val Colla e della Capriasca tra fotografie, ricordi e filmati d’epoca”. Conferenza proposta da Mattia Bertoldi (OltreconfiniTi), con l’aiuto di Nicola Arigoni dell’Archivio Audiovisivo di Ca- priasca e Val Colla (acvc) e con la proiezione di filmati della RSI-Il Quotidiano.

• Domenica 24 aprile, ore 15.00, presso l’ex sala del Consiglio Comunale a Maglio di Colla, ASSEMPBLEA GENERALE ORDINARIA DELL’ASSOCIAZIO- NE AMICI DELLA VAL COLLA, cui farà seguito l’aperitivo offerto a tutti.

• Domenica 24 aprile, Festa della Madonna di Re a Scareglia.

• Domenica 1° maggio. Apertura dell’Alpe di Pietrarossa, con l’arrivo delle capre.

• Domenica 15 maggio, Pentecoste, GITA SOCIALE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA, con meta da definire. Seguirà l’invito tramite la circolare a tutti i Soci e simpatizzanti affezionati. Inoltre sul nostro sito internet www.amicidellavalcolla.ch

• Domenica 22 maggio, Tiro obbligatorio a 300 m., Unione Tiratori Monte Era a Cimadera.

• Domenica 29 maggio, Tiro federale di campagna, Unione Tiratori Monte Era e Società Tiratori Gazzirola a Cimadera.

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• Domenica 12 giugno, Festa di Sant’Antonio a Cimadera.

• Martedì 28 e mercoledì 29 giugno, Festa patronale di SS Pietro e Paolo alla chiesa di Colla.

• Domenica 3 luglio, Tiro obbligatorio a 300 m. al mattino, e Tiro Sociale al pomeriggio, gara aperta a tutti; con pranzo a mezzogiorno allo stand di Cimadera.

• Domenica 10 luglio, Festa del Patriziato di Cimadera, alla Piazzascia, con messa alla Cappellina e pranzo.

• Martedì 12 luglio, Festa di San Lucio, organizzata dal gerente della capanna al Passo di San Lucio.

• Sabato 16 luglio, Festa dell'Assunzione B.V. Maria del Carmelo, con la parroc- chia di Bogno.

• Domenica 17 luglio, Festa patronale della B. V. Maria del Carmelo, con il Banco del Dolce, a Cimadera.

• Domenica 17 luglio, Festa patronale della B. V. Maria del Carmelo, sagra pae- sana presso l’Oratorio di Cozzo.

• Sabato 23 e domenica 24 luglio, Festa di Sant’Anna, sagra paesana a Curtina.

• Domenica 24 luglio, Festa Patronale di Santa Maria Maddalena all’Oratorio di Santa Maria Maddalena a Piandera.

• Domenica 31 luglio, sabato 6 e domenica 7 agosto, Festa patronale all’orato- rio di Santa Maria della Neve a Scareglia.

• Lunedì 1° agosto, Festa nazionale presso il capannone delle feste a Piandera.

• Lunedì 1° agosto, Festa nazionale con Brunch all’Alpe di Pietrarossa, organiz- za il Team Christian.

• Domenica 14 agosto, Festa dell’Alpe di Pietrarossa, organizza il Team Chri- stian.

110 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

• Martedì 16 agosto, Festa di San Rocco, presso la capanna di San Lucio, con l’organizzazione della Propaganda Turistica Bogno al Passo di San Lucio.

• Domenica 21 agosto, Sagra di San Rocco, festa paesana con a mezzogiorno polenta e contorni nostrani, presso il capannone “al Ritrovo” di Insone.

• Domenica 28 agosto, “FESTA DI FINE ESTATE”, in caso di cattivo tempo do- menica 11 settembre. L’Associazione Amici della Val Colla invita tutti in piazza al Maglio di Colla con il mercatino dell’artigianato, bancherelle con prodotti nostra- ni della valle e dei nostri alpeggi, vini e musica con intrattenimenti vari per grandi e piccini. Cucina e cantina in funzione nel capannone delle feste. Al mattino CAM- MINATA POPOLARE alla scoperta dei sentieri panoramici della Val Colla.

• Domenica 25 settembre, Sagra del bollito misto, a mezzogiorno presso il capan- none “al Ristoro” di Insone.

• Domenica 9 ottobre, l’Associazione Amici della Val Colla organizza la GIOR- NATA PER GLI ANZIANI, presso la sede della scuola elementare del Maglio di Colla, tutti in compagnia con gli anziani della valle per una castagnata, tom- bola e intrattenimenti vari con tanta musica.

• Sabato 12 novembre alle ore 19.00 FONDUE ai 4 formaggi presso il capanno- ne “al Ristoro” di Insone.

• Sabato 10 dicembre, mercatino di Natale con l’immancabile Panettonata e vin brulé, offerta a tutti grandi e piccini, in collaborazione con l’Associazione dei genitori della Val Colla e l’Associazione Amici della Val Colla, presso la sede delle scuole elementari del Maglio di Colla.

• Sabato 4 febbraio 2017, alla sera, Polenta e Merluzzo, presso il capannone del- le feste sul Piazzale del Maglio di Colla.

• Venerdì 10 e sabato 11 febbraio 2017, inizio del Carnevale, con il Comitato del Carnevale “El Colèta”, presso il capannone delle feste sul Piazzale del Maglio di Colla.

111 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO “I SANTI PIETRO E PAOLO A COLLA” ORIGINI DELLA CHIESA E DELLA PARROCCHIA

Nel corso del 2015 il Consiglio parroc- chiale di Colla, tramite il suo presidente Fabio Martinelli, ha dato alle stampe il libro “I Santi Pietro e Paolo a Colla”. Opera di ricerca religiosa e storica di Aldo Morosoli, che racchiude il secolare vissuto della parrocchia e della Valle, ne

I Santi Pietro e Paolo a Colla e Paolo I Santi Pietro ricorda la costruzione dell’edificio, i beni artistici, le visite pastorali dei Ve- scovi di Como, i sacerdoti che hanno La caratteristica presenza di questo edificio, luogo d’incontro e di preghiera, è viva testimonianza di fede operato in valle e la presenza delle sin- e di storia che racconta il secolare vissuto degli abitanti dell’intera Valle. gole chiese dei villaggi della regione. Quanto descritto nelle pagine del volume esprime e suggerisce la necessità e la volontà di meglio conoscerlo I Santi Pietro e Paolo a Colla Una profonda ricerca negli archivi dio- e di conservarlo. Origini della chiesa e della parrocchia cesani di Lugano e di Como ha permes- so la pubblicazione del volume che rac- conta le origini della chiesa e della par- rocchia e presenta la difficile storia dell’emigrazione e della popolazione. Nel volume sono inserite oltre 60 imma- gini a colori, numerose riproduzioni di documenti vescovili e storici relativi alla vita della popolazione. La prefazione è stata scritta da Mons. Giovanni Sala, Vicario generale della Diocesi di Lugano ed il libro è stato presentato durante l’affollata serata pubblica, tenuta il 25 giugno 2015 presso l’ex sala del Consiglio Comunale di Maglio di Colla, con- dotta dal Lic. Oec. Pubb. Giovanni Maria Staffieri in collaborazione con l’autore Aldo Morosoli ed il presidente del Consiglio parrocchiale Fabio Martinelli.

Il libro può essere acquistato, Oppure può essere richiesto al prezzo di Fr. 25.00 presso: scrivendo a:

Fontana Edizioni S. A. Consiglio parrocchiale Colla Via Giovanni Maraini 23 Casella postale 13 6963 Pregassona 6959 Maglio di Colla Tel. 091 941 38 31 Email: [email protected] www.fontanaedizioni.ch

112 Con noi per nuovi orizzonti

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