2016-Acqua A5 def._Layout 1 02.02.16 11:55 Pagina 1
N. 53 QUADERNETTI DELLA VAL COLLA
Per restare in forma: 8 bicchieri al giorno
L’ACQUA DEL RUBINETTO: PIÙ CHE POTABILE, BUONA!
ANALISI DELL’ACQUA POTABILE LUGANO CENTRO
Qualità “Classe OMS”: 2013 – Eccellente
Potabilità: 2013 – Nessun avviso di non potabilità Provenienza: acqua sorgiva, acqua di falda e acqua di lago preparata Durezza: molto dolce – dolce, 2 - 13°fr Caratteristiche chimiche: aggressiva – equilibrata Trattamento: deacidificazione con dolomia, filtrazione a sabbia, disinfezione con ozono, disinfezione con raggi ultravioletti Mineralizzazione: molto debolmente mineralizzata, debolmente mineralizzata, 37 - 206 mg/l Sali minerali e oligoelementi: Bicarbonati 19 - 140 mg/l Calcio 6.6 - 36.1 mg/l Magnesio 1.3 - 12.9 mg/l Sodio 1.4 - 8.9 mg/l Potassio 0.5 - 2.6 mg/l Cloruro 0.5 - 11.2 mg/l COLLA VAL QUADERNETTI DELLA Solfato 4.0 - 30.3 mg/l PUBBLICATI DAGLI «AMICI DELLA VAL COLLA» ANNO XXXVIII – NUMERO 53 – APRILE 2016 Aziende Industriali di Lugano (AIL) SA • CP 5131, 6901 Lugano • Tel. +41 (0)58 470 70 70 • www.ail.ch • [email protected] ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INDICE
Pag. Comitato 2015-2016 in carica fino alla prossima Assemblea Generale Ordinaria del 24 aprile 2016 ...... 2 Il gergo dei magnani, el Rügin e il dialetto della Val Colla, cosa ci racconta e ci ricorda. 4 Presentazione dei due volumi “Documenti orali della Svizzera italiana” ...... 7 La finestra del Presidente ...... 8 La nostra attività proposta per il 2016 ...... 12 A cinquant’anni da “Riuniti per Natale” - una serata pubblica del 16 aprile 2016 al Maglio di Colla ...... 14 Festa di fine estate 2015 con la camminata popolare. Quanto era nostra intenzione proporre e che non si è potuto realizzare per le avverse condizioni atmosferiche . . 16 Nel ricordo degli stagnini, calderai, ramai e magnani ...... 20 Come vengono soprannominati gli abitanti della Val Colla per singolo paese . . . . . 28 Dal nostro shop ...... 30 Vieni con noi: diventa amico della Val Colla ...... 31 Iride Demarchi poetessa dialettale per diletto ...... 33 A Insone sbarcano i Rossini ...... 38 Patt Federal 1° d’agost 1291, in dialètt ...... 42 Il Gazzirola (2116 m.), il punto più alto di Lugano...... 46 Intervista a Natalina Moresi, nata a Colla nel 1916 e deceduta a San Francisco nel 2015 53 Presentazione del progetto per la cura delle vecchie piantagioni nel comprensorio boschivo del bacino del fiume Cassarate ...... 63 Caccia coi segugi in un giorno d’aperura di caccia bassa di tanti anni fa ...... 67 “Ciao miseria”, ricordando la Sonvico di un tempo ...... 73 Gita sul lago di Garda, a Desenzano e al borgo di Lazise ...... 79 Il beretto dei desideri...... 83 Un contadino d’altri tempi; intervista a Graziano Del Fante di Signôra...... 89 Valcolla – die unbekannte Perle im Sottoceneri ...... 93 La ricetta del capretto in due modi con Christian Frapolli ...... 98 Una storia tra il cielo della Val Colla e quello americano ...... 103 Calendario 2016 degli eventi, feste, sagre e manifestazioni varie in valle ...... 109 Presentazione del nuovo Libretto “I Santi Pietro e Paolo a Colla”, origini della chiesa e della parrocchia ...... 112
In copertina: Nel cuore del villaggio di Certara troviamo il magnano Guido Moresi intento al proprio lavoro attorniato da tre signore con il tipico costume della valle. Fotografia per gentile concessione del signor Aldo Morosoli di Cagiallo.
1 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA COMITATO 2015-2016
In carica dall̓ultima Assemblea sociale del 26 aprile 2015 e fino alla prossima del 24 aprile 2016.
Presidente: ROSSINI Piergiorgio, 6962 Viganello Vice-presidente: PETRALLI Angelo, 6951 Scareglia Segretarie: MORESI-BASSI Petra, 6963 Pregassona RONCORONI Manuela, 6965 Cadro Responsabile delle finanze: BERINI Matthias, 6926 Montagnola Responsabile del sito internet: MOROSOLI Gianluca, 6950 Tesserete Responsabile redazione Quadernetti: PORETTI Piercarlo, 6976 Castagnola
Membri: ANTONINI Ermidio, 6974 Aldesago SOLDATI Massimiano, 6968 Sonvico
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Revisori: CAMPANA Felice, 6986 Novaggio CAMPANA Gabriele, 6959 Curtina CANEPA-MORANDI Sara, 6802 Rivera
Sostituto revisore: ROSSINI Alberto, 6951 Insone
Panoramica sul Passo di San Lucio con le due capanne e l̓oratorio (Foto: Andrea Poretti).
2 generali lugano manno:generali 29.1.2015 10:30 Pagina 1
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LUGANO Manno Agenzia Generale LUGANO Agenzia Manno Giuseppe Cassina Ivo Soldati Agente Generale Responsabile d’Agenzia Via Trevano 78 - 6904 Lugano Via Violino 11 - 6928 Manno Tel. 058 471 17 17 Tel. 058 471 16 88
3 EDITORIALE IL GERGO DEI MAGNANI, EL RÜGIN E IL DIALETTO DELLA VAL COLLA, COSA CI RACCONTANO E CI RICORDANO
Prima d’iniziare questo resoconto editoriale sono ad augurare per il 2016, sia ai Soci, amici e simpatizzanti della nostra Associazione, sia a tutti quelli che apprezzano la lettura dei nostri Quadernetti, un Anno gioioso, in buona salute e tanta felicità! Rammento che nella passata edizione del Quadernetto 2015 la tematica che si è trat- tata con maggiore interesse è stata “la geologia della valle” con l’intento di far co- noscere questo nostro piccolo bel territorio e ricordare i personaggi della valle che si sono dedicati alla geologia della valle, ed in particolare anche legati ai primi anni della nostra Associazione, come il cofondatore l’ingegnere geologo Bruno Campana. Con questa iniziativa editoriale invece vogliamo attirare l’attenzione e far rivivere i ricordi passati legati alla lingua misteriosa e furbesca in auge ai tempi nella valle, el Rügin, quale contributo alla conoscenza delle emigrazioni di quei tempi, del gergo dei magnani, per una sempre migliore comprensione della Val Colla, della sua storia e delle sue tradizioni. Parte dei testi qui riportati è pure dedicata al dialetto del luogo, che purtroppo col tempo va scomparendo, per una sempre valorizzazione delle par- late locali e dei termini particolari adottati nei nostri paesi a tutela della memoria collettiva della valle, facendo tesoro della collaborazione di chi ancora ricorda certi detti e che ha dedicato con passione tanto tempo con scritti, ricordi e poesie.
Il magnano al lavoro a Cagiallo sul piazzale di Pasquée. (Anno 1954)
4 EDITORIALE
Per una più esaustiva consultazione delle testimonianze raccolte e a disposizione di tutti, rammento la bellissima iniziativa nata nel 2007, qual è la fondazione dell’Ar- chivio Audiovisivo di Capriasca e Val Colla (acvc) con sede stabile a Roveredo Capriasca presso l’ex casa comunale. Li potete trovare e consultare una ricca raccol- ta d’immagini e testimonianze orali che costituiscono la memoria collettiva della nostra regione. Un patrimonio audiovisivo raccolto saggiamente con l’aiuto dei privati che hanno offerto la possibilità di inserire le loro immagini e le loro esperien- ze in uno spazio espositivo come il succitato Archivio. La documentazione raccolta, che comprende più di 5'000 fotografie ben selezionate e 100 ore di registrazioni d’interviste di anziani informatori della valle, consapevoli di trasmettere le memorie di un passato che vive ancora nella memoria, può essere pure consultata in internet al sito www.acvc.ch Inoltre questo Quadernetto annuario riporta la finestra del nostro presidente che oltre ridare compiutamente delucidazione di quanto si è svolto nell’anno scorso, propone il nuovo programma di quanto si vuole realizzare quest’anno. Come sempre presentiamo in consultazione il nostro materiale a disposizione di chi ne fa richiesta, nonché il calendario di tutte le manifestazioni, che nella continuità delle nostre tra- dizioni, ci invita a voler partecipare in modo di ritrovarci in gioiosi momenti di svago e di amicizia. Riportiamo il resoconto della nostra tradizionale gita sociale che ha avuto luogo nel mese di maggio a Pentecoste sul lago di Garda, con visita a Desenzano e al borgo di Lazise. Non mancano le interviste a personaggi noti della valle, proposte per gite alla scoperta dei nostri alpeggi per la degustazione dei loro prodotti, un affascinante racconto di caccia alla lepre di tanti anni fa e altri racconti per grandi e piccini che ci auguriamo siano di vostro gradimento. Tutti i testi sono accompagnati da numerose fotografie, recenti e di altri tempi, quali da poter susci- tare gradevoli ricordi. Auguro a tutti una piacevole lettura, e nello stesso tempo sono a rivolgere l’invito a chi non è ancora nostro socio di voler aderire alla nostra Associazione per poter maggiormente incrementare il numero dei soci sostenitori ed estimatori della Val Colla. Piercarlo Poretti, Castagnola e Bogno; responsabile di redazione del presente Quadernetto
5 partner di
6 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PRESENTAZIONE DEI DUE VOLUMI DOCUMENTI ORALI DELLA SVIZZERA ITALIANA
L̓Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla in collaborazione con il Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona ha svolto negli ultimi anni un interessan- te e proficuo lavoro di ricerca nel territorio della Capriasca, della Val Colla e della sponda sinistra del Cassarate. Grazie a una notevole quantità di interviste effettuate con persone della regione, alcune purtroppo nel frattempo scomparse, è stato possi- bile raccogliere un prezioso patrimonio di testimonianze, specchio della nostra real- tà. Sono stati così affrontati e illustrati temi quali i lavori rurali e artigianali, le prime attività nell̓ambito dei servizi e delle industrie, l̓emigrazione, le usanze religiose e profane, il contrabbando e altri ancora. Una parte di queste interviste confluisce ora nel primo di due volumi della collana dei Documenti orali della Svizzera italiana (DOSI 5 e 6), curati da Nicola Arigoni e Mario Vicari. Il primo volume, che verrà presentato nel giugno del 2016, inizia con un̓introduzione sulle caratteristiche dei dialetti della Capriasca, della Val Colla e della sponda sinistra del Cassarate e con un approfondimento sugli aspetti linguistici di questi dialetti; in seguito sono riportate e commentate 26 interviste raccolte in Capriasca. Il secondo volume conterrà le interviste registrate in Val Colla e sulla sponda sinistra del Cassa- rate. Ad ogni tomo è allegato un CD audio che permette l̓ascolto delle interviste.
Il primo volume (DOSI 5 Capriasca) è prenotabile presso il Centro di dialettologia e di etnografia, viale Stefano Franscini 30a, 6500 Bellinzona (091 814 14 50; [email protected]).
Gruppo di valcollini, 1910-1930. (Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla, Fondo Gianni Corridori).
7 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA FINESTRA DEL PRESIDENTE
Un cordiale saluto a tutti i nostri Amici.
Eccoci con una nuova edizione di Quadernetti, il numero 53 della serie, che anche quest’anno offre contenuti interes- santi. Per ogni edizione, come da consuetudine, scegliamo un argomento diverso, lo scorso anno, se vi ricordate, il tema era la geologia, quest’anno è la volta del “rugin” l’antico gergo dei magnani (per chi ancora non lo sapesse) e che senz’altro verrà apprezzato e che stimolerà la vostra curiosità, parola del presidente! Piergiorgio Rossini Al momento in cui scrivo, il nostro staff è al lavoro per assemblare il nostro opuscolo, lavoro lungo e impegnativo, per la verità, già iniziato da qualche mese. Non mancano di certo i ritardatari, presidente in primis, che obbli- gano il nostro Pier Poretti a continui richiami affinché i termini di consegna del materiale necessario vengano rispettati. Ovviamente non può mancare la pubblicità, non sempre facile da reperire o ricon- fermare ma che rappresenta quella linfa vitale per gestire i costi di stampa e spedi- zione. Come vedete il lavoro non manca, ma dovremmo comunque riuscire farcela anche quest’anno.
Colgo nuovamente l’occasione per ringraziare tutti i collaboratori nonché tutti colo- ro che hanno accettato di inserire la pubblicità per la buona riuscita di Quadernetti della Val Colla edizione 2016. Oltre all’opuscolo citato, la nostra Associazione propone, durante l’anno, delle ma- nifestazioni in Valle e qui voglio riassumere i punti salienti del 2015.
A inizio maggio si è svolta l’annuale Assemblea Generale, con una discreta parteci- pazione di soci terminata con il tradizionale spuntino offerto ai presenti. Il 24 maggio è stato il turno della gita sociale con destinazione Desenzano sul Gar- da e la ridente borgata di Lazise, bella e rilassante scampagnata con la partecipazio- ne di un’ottantina di soci (un record!). Il che dimostra l’attaccamento dei soci alle nostre iniziative. Giornata splendida culminata con un succulento pranzetto in un agriturismo in mezzo a campi e vigneti.
8 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Sabato 30 maggio ha avuto luogo l’esibizione del Coro della Castellanza, sotto il tendone a Maglio di Colla che ha registrato un’ottima presenza. Ringrazio a nome dell’ Associazione il maestro Zanetti e tutti i coristi che ci hanno offerto il loro vasto e interessante repertorio e che si sono offerti gratuitamente. Il ricavato, a loro richiesta, è stato devoluto in beneficienza. Domenica 29 agosto, in occasione della camminata enogastronomica “Lugano Pa- steggia” organizzata dalla Città di Lugano, attraverso gli incantevoli sentieri della sponda sinistra della nostra magnifica Valle, la nostra Associazione ha voluto parte- cipare con un punto di ristoro a Maglio di Colla. Abbiamo offerto ai numerosi par- tecipanti un gustoso gelato come pure una una coppa di prosecco per terminare la passeggiata in bellezza. Domenica 13 settembre era prevista la tradizionale Festa di fine estate. Purtroppo il cattivo tempo ci ha messo lo zampino per ben due weekend e la manifestazione, rinviata ulteriormente a domenica 27 settembre, non ha purtroppo potuto avere luo- go. Peccato, sarà per l’edizione 2016. Per finire l’anno in bellezza, sabato 28 novembre, in occasione del tradizionale mer- catino di Natale a Maglio di Colla, abbiamo offerto ai presenti panettone e vin brulé con mandarini e spagnolette. Per restare in clima natalizio abbiamo ingaggiato un duo di Zampognari che con i loro strumenti hanno creato quella tipica atmosfera natalizia per le vie del paese.
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10 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Il calendario degli eventi 2016 prevede: sabato 16 aprile, presso la palestra delle scuole di Maglio di Colla, conferenza e proiezione di filmati sul tema “riflessione sull’emigrazione, la genealogia e i legami tra la Val Colla e la California”. Sarà senz’altro una serata interessante che attirerà certamente un vasto pubblico. Domenica 24 aprile durante il pomeriggio, Assemblea generale della nostra Asso- ciazione presso l’ex sala comunale di Maglio di Colla. Domenica 15 maggio, Pentecoste, Gita sociale con meta da definire. Vi sono diver- si itinerari che valuteremo nelle prossime settimane. Sarete comunque informati con un volantino allegato alla spedizione di Quadernetti. Durante i mesi estivi lasciamo spazio alle sagre di paese per poi proporre domenica 28 agosto la Festa di Fine estate a Maglio di Colla, con il mercatino artigianale, la presenza di bancarelle lungo la via del paese, con esposti prodotti nostrani della Valle e dei nostri alpeggi. Non mancheranno gli intrattenimenti per grandi e piccini presso il capannone delle feste. Il mattino proporremo una Camminata popolare, alla scoperta di sentieri e itinerari in Valle. Domenica 9 ottobre la nostra Associazione organizzerà una Giornata per gli anziani a Maglio di Colla, un po’ diversa dalle altre. Infatti proporremo nel pomeriggio uno spuntino, castagnata e tombola famigliare con tanta musica. Infine sabato 13 dicembre, in occasione del mercatino di natale, proporremo la tra- dizionale panettonata e vin brulé per chiudere in bellezza il 2016.
Come potete vedere, offriremo anche quest’anno diverse manifestazioni interessan- ti. Invito tutti i nostri soci che apprezzano le nostre proposte a voler partecipare a tutti gli eventi in programma durante il 2016. Grazie per la vostra attenzione e il mio augurio di ogni bene a tutti voi
Piergiorgio Rossini, Presidente, Viganello-Insone
11 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA NOSTRA ATTIVITÀ PROPOSTA PER IL 2016
• Quadernetti della Val Colla, numero 53, edizione con distribuzione in aprile 2016.
• Sabato 16 aprile, ore 20.15, presso la palestra delle scuole elementari del Maglio di Colla, Serata di presentazione al pubblico della Val Colla e della Capriasca: “Il viaggio verso la California – L’emigrazione della Val Colla e della Capriasca tra fotografie, ricordi e filmati d’epoca”. Conferenza proposta da Mattia Bertoldi (OltreconfiniTi), con l’aiuto di Nicola Arigoni dell’Archivio Audiovisivo di Ca- priasca e Val Colla (acvc) e con la proiezione di filmati della RSI-Il Quotidiano.
• Domenica 24 aprile, ore 15.00, presso l’ex sala del Consiglio Comunale a Maglio di Colla, ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA, cui farà seguito l’aperitivo offerto a tutti.
L’estesa sequenza della abitazioni contigue a comporre il villaggio di Colla. Più in alto la chiesa dei Santi Pietro e Paolo e le zone di Pietrarossa e Piandanazzo (Foto: Aldo Morosoli).
12 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
• Domenica 15 maggio, Pentecoste, Gita sociale, con meta da definire. Seguirà l’invito tramite la circolare a tutti i Soci e simpatizzanti affezionati. Inoltre sul nostro sito internet www.amicidellavalcolla.ch • Domenica 28 agosto “FESTA DI FINE ESTATE”, in caso di cattivo tempo domenica 11 settembre. Tutti in piazza al Maglio di Colla con il mercatino dell’artigianato, bancherelle con prodotti nostrani della valle e dei nostri alpeggi, vini e musica con intrattenimenti vari per grandi e piccini. Cucina e cantina in funzione nel capannone delle feste. Al mattino CAMMINATA POPOLARE alla scoperta dei sentieri panoramici della Val Colla. • Domenica 9 ottobre, GIORNATA PER GLI ANZIANI, presso la sede delle scuola elementare del Maglio di Colla, tutti in compagnia con gli anziani della valle per una castagnata, tombola e intrattenimenti vari con tanta musica. • Sabato 10 dicembre, mercatino di Natale con l’immancabile Panettonata e vin brulé, offerta a tutti grandi e piccini, in collaborazione con l’Associazione dei geni- tori della Val Colla, presso la sede delle scuole elementari del Maglio di Colla. Associazione Amici della Val Colla – AAVC Casella postale 33 - 6959 Maglio di Colla www.amicidellavalcolla.ch - [email protected]
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13 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA A CINQUANT’ANNI DA RIUNITI PER NATALE – UNA SERATA PUBBLICA DEL 26 APRILE 2016 AL MAGLIO DI COLLA
Gli abitanti della Val Colla e della Capriasca ben conoscono il fenomeno dell̓emigrazione e forse ricordano con un po̓ di commozione lo speciale televisivo “ Riuniti per Natale”, prodotto dalla TSI in undici edizioni andate in onda tra gli anni Sessanta e gli anni Settan- ta. Un̓avventura quasi pionieri- stica che ha portato un trio di giornalisti (Dario Bertoni, Ser- gio Locatelli ed Enzo Regusci) a viaggiare in tutto il mondo, sulle tracce degli emigranti tici- nesi che potevano così salutare quasi dal vivo i propri cari, at- traverso il piccolo schermo. Tra i volti di quelle persone c'erano anche uomini e donne prove- nienti dai Comuni di queste ter- Remo Moresi re, ormai abituati a mischiare la parlata del loro Paese d̓adozione con termini in dialetto e in “rügin”, al quale è dedicato questo quadernetto. In qualità di coordinatore del progetto OltreconfiniTi (piattaforma multimediale dedicata alla nostra diaspora e disponibile su www.ti.ch/oltreconfiniti) nel 2014 sono stato contattato da Alberto Engeli, regista bellinzonese re- sidente negli Stati Uniti d̓A- merica dal 1993, che mi ha proposto di andare a caccia dei discendenti di coloro che furono intervistati in California nel 1965 da Bertoni, Locatelli e Re- gusci. Il risultato è una serie di quattro documentari intitolata “Riuniti per Natale - 50 anni dopo”, andata in onda al Quoti- diano (su RSI LA1, grazie all̓aiuto e alla supervisione di René Canonica
14 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Massimiliano Herber) durante le scorse festività natalizie. Tra aprile e maggio 2015 ho quindi accompagnato Alberto in un viaggio lungo 4000 chilome- tri tra Los Angeles e le contee a nord di San Francisco, incon- trando oltre un centinaio di per- sone di origini ticinesi: membri di terza, quarta e talvolta quinta generazione che ricordano sem- pre con molto affetto il cantone dei loro avi. Tra le otto dinastie Willy Camozzi immortalate nei nostri filmati ce ne sono ben tre provenienti dalla Val Colla e dalla Capriasca: i Canonica di Treggia, i Moresi di Certara e i Camozzi di Bogno. Tutte e tre queste famiglie si sono radi- cate nei pressi di San Francisco e sono riuscite a costruirsi un futuro in svariati settori: dalla Rainbow Painting & Decorating Company di René J. Canonica alle palazzini costruite da Remo Moresi, senza dimenticare il Willy̓s Barber Shop aper- to da un giovane Camozzi negli anni Sessanta e tuttora in attività, seppur con un altro gestore. La serata in programma sabato 16 aprile nella palestra delle scuole elementari del Maglio di Colla (20.15) è il racconto di quest̓avventura attraverso foto e filma- ti d’epoca, anche grazie al prezioso contributo di Nicola Arigoni e dell’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla. Al centro, tre personaggi di queste terre in grado di rappresentare l’“American Dream” – quello inseguito da tanti conterranei ma raggiunto da pochi, mentre qui nel Luganese si parlava di zii d’America e di territori sconfinati. Perché in fondo quel sogno non era solo americano, ma anche un po’ ticinese. Mattia Bertoldi, coordinatore di OltreconfiniTi (www.ti.ch/oltreconfiniti)
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16 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
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18 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Petra e Manuela al banco dei dolci. Chico Gregori con la sua chitarra.
Museo della Valle, “Associazione Amici di Cavargna”: a sinistra i ferri del “Magnan”, a destra quelli del boscaiolo.
19 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA NEL RICORDO DEGLI STAGNINI, CALDERAI, RAMAI E MAGNANI
Il magnano era in passato un fabbro lattoniere nomade, che emigrava non solo per esercitare il mestiere di ambulante, ma anche per aprire bottega nelle città. In segui- to col termine magnano si era inteso l’ambulante che riparava utensili da cucina per la preparazione dei cibi, pentole, padelle, conche, nella costruzione degli alambic- chi, e altro. Un’attività molto importante durata sino alla prima metà del ventesimo secolo, per tutto quel periodo durante il quale furono utilizzati gli oggetti di rame per la cottura dei cibi, e prima che l’alluminio prendesse il sopravvento sul rame negli attrezzi di cucina. Quella dei magnani era una categoria i cui rappresentanti risultano spesso citati nei documenti degli archivi storici. Già nel Quattrocento i magnani della Val Colla erano attivi a Mila- no, come testimoniato da Petrus de Borilis de Colla, figlio di Paolo, abitante a Colla stessa, che deve a Gio. Giacomo Serbelloni, abitante nella Parrocchia di S. Babila a Mi- lano, lire 28, soldi 13, denari 6 im- periali per tanto rame acquistato. Documento del 24 settembre 1484, presso il notaio Benino Cairati. Nel 1536 accadde un fatto grave tra Tognetto da Rondanario, oste di Chiasso, e Bernardino Bassi un bi- ricchino magnano di Colla. Dall’ar- chivio Torriani, Mendrisio, citato nel bollettino Storico della Svizze- ra Italiana, no. 1/3, 1900, pag. 27. Nei Libri bannitorum all’inizio del Seicento è segnalato “il caso di un magnano, Lazzaro Camozio, pro- veniente dalla valle di Lugano, condannato alla forca, per aver me- nato via Margherita Bonacina, gio- Due magnani al lavoro. vane da marito, di Civate …”.
20 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
I magnani uscivano dalla valle e andavano girando per le grandi cascine e per i pa- esi del Bergamasco, della Brianza e del Lodigiano, ma anche più oltre. Una volta giunti nel paese stabilito, i magnani si dividevano le zone e, lanciando il loro carat- teristico grido, aspettavano che la gente portasse loro le pentole da stagnare e da riparare. Il magnano accendeva un focherello in un angolo della piazza per poter far colare lo stagno, con una forbice speciale ritagliava una pezza da un foglio di rame e la applicava sul buco della pentola. Per legare la pentola con il pezzo di rame ci applicava lo stagno e poi lo lisciava in modo che non si vedeva la riparazione. Di notte si rifugiavano in fienili o pagliai, chiedendo l’ospitalità in cambio di lavoro fatto. La lontananza da casa non era mai lunga, di solito si trattenevano lontani dal- la valle dagli otto ai quindici giorni. Alcuni però affittavano una stanza e allora la lontananza si protraeva anche per due o tre mesi, senza poter disporre di mezzi per comunicare con i familiari.
L’oratorio di San Lucio.
21 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Un gruppo di contrabbandieri pronti per il viaggio, con le bricolle in spalla.
La maggior parte dei magnani proveniva dalla val Colla e dalla val Cavargna; due valli contigue e collegate da sempre con il passo del San Lucio. Era indispensabile per le necessità di vita, in particolare lo scambio di vettovaglie che erano contrab- bandate dagli spalloni delle due valli. L’attività del magnano nella vicina Val Cavargna era diffusissima fino a pochi anni fa nei paesi di Cavargna e di San Nazzaro, ma soprattutto nella frazione di Vegna. Il fenomeno ormai decaduto ha lasciato tracce e ricordi notevoli nella popolazione, nonché un gergo particolare el rügin. Al di fuori della valle erano degli emarginati che dovevano inventare di giorno in giorno il modo di sopravvivere e che si incontravano con altri nelle stesse condizio- ni: gli arrotini, i seggiolai, gli ombrellai. Tutta gente che doveva difendersi costan- temente da un mondo spesso ostile nei loro riguardi che, a torto o a ragione, frequen- temente li considerava dei potenziali truffatori ed ecco che per difendersi usavano uno strumento di comunicazione proprio: il gergo, per così dire corporativo, el rügin.
22 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Parlare del gergo el rügin come di una maschera è forse il modo più semplice per far capire al lettore la funzione del gergo che è appunto quella di proteggere “l’identità e i suoi affari” del magnano, non solo nei confronti della società che lo ospita duran- te le sue migrazioni stagionali, ma anche rispetto alla società di origine poiché l’in- dividuo sradicato per necessità dalla sua realtà sociale si sente emarginato. Il gergo dei magnani è quell’elemento spesso dimenticato, ma che fa parte del nostro patrimonio linguistico, è una lingua che è stata parlata da persone che, con grande astuzia, sono riuscite a cementare il gruppo di cui erano parte, inventando parole e suoni ben specifici che ora ci risultano singolari e irripetibili, come del resto sono singolari e irripetibili le condizioni socioeconomiche dell’epoca dell’attività dei magnani. Secondo alcuni studiosi la nascita del gergo di mestiere è legata soltanto al bisogno del magnano di lavorare tranquillo, senza essere capito dai curiosi e proteggersi dai faccendieri, senza svelare i propri segreti del mestiere. È questa una motivazione valida, ma non può essere adottata come l’unica motivazione in quanto sminuirebbe il valore del gergo che come un “affascinante intreccio” può anche considerarsi come facente parte delle lingue inventate per fronteggiare i bisogni dettati dalla miseria di quei tempi.
Qui andiamo a illustrarvi alcune filastrocche curiose, e in forma gioiosa, delle cita- zioni di testi gergali in rügin, e relativa traduzione in italiano.
Era rüspanda l’ha bai l’albis in da spighòzza. La gallina ha fatto l’uovo nella paglia. El ber a tüch al ingalmis miga quel c’ün verbaa. Il forestiero non capisce quello che diciamo. El barica ara bina ara carèra per gotana ün karif de gòten de quel örtegh ma ra barbarèscia la gha karàa ün parifa de guéita. Il prete è andato all’Osteria per bere un buon bicchiere di vino ma l’ostessa gli ha dato un bicchiere d’acqua. Al gnifèll do saràja ag gérgha era gnifèla do Mageròn do boia. Al ragazzo del Magnano piace la ragazza del Sindaco del paese.
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Ara binada col ghitòlde do baràina. È scappato l’asino del diavolo. E ades un mürkiss üna scödela de rebaiza e stavèll e ün gotana ün karafin de gòten de quel örtegh perché ün ma tarüscià tütte el gamòn. Adesso mangiamo un piatto di polenta con il formaggio e beviamo un buon bicchie- re di vino perché abbiamo lavorato tutto il giorno. En ciapèra gain Na ’mbruna de Nadàl en galup d’en ciapèra con na ghèza da garòlf, dopo na per- tegada de calcòsa a ròdoi col ràntech su la schena, l’è rivà a la bàita d’en beso e el gh’a domandà na stòina de rebàia d’en beso e el gh’a domandà na stôina de rebàia per stapìr e en do mòncio en la lorda per nar a patùm. Ma ’l bacàn, slumà ’l galùp, el lo voleva remàr for dei nonzi. I gnifòni però i gh’a despasina la lorda e lo à lassà cobiar entànt che lori i sapiva i raspènti, la mornia e artibi e i scabiàva lestre dal scabi badial proima de pertegàr a la Messa de la mezanòt. E spasi a scàbia, el bacan no l’è sta pu bon de star su le stanghe. I gnifèi spaventadi i è pertegàdi a ciamàr el galùp, che come tuti i ciapéra el passava anca de garzèti. El ciapéra el vègn, el perca ’l bacan e dopo aver slumà ch’el spantegiàva, l’ha ciamà i gniféi e le manìe de la bàita e el s’è preparà a racomandàr l’anima del bacàn. Dat ruf a ’n par de candele e tira for de la tiràgne de la tire el so blestòs dai fèlese, l’ha tacà a slàcar en gaìn, con ’na os de gazana, fra ’l lucir de la manià e de tut el gnifelàm de la bàita: “Bacàn, has smergiù nécia st’ambruma stapìr al ciàpérà, sber- tìsi, tàbor!” e tuti a respònder: “Amen”. A sentir sta slacàda taròna i altri i è stadi pù che segùri che no ’l sarìa sbalà. E entant el galùp el s’à fat smérger ’na bàsia de mòrnia, artibi e lestre dal scabi en barba al bacàn e a tuti quei tàbori, con quel ben de Dio l’à trat ensèma una de quele sbronzèle badiale che no desméntega pù fin che se vif. Un furbo ramaio Una sera, alla vigilia di Natale, il servo di un ramaio, dopo un lungo viaggio a piedi col paiolo sulla schiena e una fame da cane, arrivò alla casa d’un ricco contadino e chiese una fetta di polenta per mangiare e un po’ di fieno nella stalla per dormire. Ma il padrone, vistolo male in arnese, lo voleva scacciare. I giovanotti però gli apriro- no la stalla e lo lasciarono lì a dormire intanto che loro mangiavano i pollastri, la carne, il pane e bevevano vino di bottiglia prima di andare alla Messa di mezzanotte.
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E mangia e bevi, il padrone non fu più capace di reggersi in piedi. I giovani figli corsero allora disperati dal calderaio che, come tutti i ramai ambulanti, godeva an- che fama di medico. Il ramaio, osservato il padron di casa e visto che stava gemendo d’indigestione, fra il pianto della moglie e di tutti i figlioli, si preparò a raccomandargli l’anima al Si- gnore. Accese due candele e cavato dalle tasche dei calzoni il suo libro dei debiti, con una vociaccia grossa disse in gaìn: “Padrone, questa sera non ha voluto dar nulla da mangiare al ramaio ed allora, muori, o cretino!”. E tutti gli altri a risponde- re: “Amen”. A sentire tale discorso i presenti si tennero più che sicuri che il vecchio non sarebbe morto e diedero un bel piatto di carne con pane e vino al ramaio, che con tutta quel- la grazia di Dio combinò una di quelle ubriacature che si ricordano fin che si campa.
Ricerca storica e parte del testo Piercarlo Poretti, Castagnola e Bogno
Da: Val Cavargna i magnani e il loro gergo, il Rungin, Associazione “Amici di Cavargna”. (Foto: “Museo della Valle”, Associazione Amici di Cavargna)
I forni vecchi in Val Cavargna.
25 26 27 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA COME VENGONO SOPRANNOMINATI GLI ABITANTI DELLA VAL COLLA PER SINGOLO PAESE
Era consuetudine chiamare gli abitanti dei paesi con delle espressioni dialettali (su- ranom) che in qualche modo assegnavano loro una qualifica arguta, intelligente e scherzosa, ma con certi fondamenti sul loro comportamento. Qui di seguito andiamo a indicarvi per ogni paese della valle i vari nomi in dialetto locale con i quali erano chiamati i loro abitanti.
Curtina i Goss o i tèta Furmiga Insone i Naron Scareglia i mazza Bar Signôra i Perada o i Lanin Colla i lecca Lüm Cozzo i Cozzaiö o i Sassariö Bogno i scalda banché o i Bosardé Certara i Matt Piandera i Brandoratt Cimadera i Cicia pedü Maglio di Cola i Ramassa
Bogno e il Gazzirola nel novembre del 1946.
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32 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA IRIDE DEMARCHI POETESSA DIALETTALE PER DILETTO
Iride Demarchi, nata Prati (1920 - 2000), fu per oltre trenta anni postina ad Aldesa- go e suocera del nostro membro di comitato Ermidio Antonini, si è sempre dedicata con amore ed impegno alla poesia dialettale per diletto. Le sue liriche sono state raccolte e pubblicate in tre opuscoli “Gent da paees…”, del 1992, “Altri temp…” del 1995, e il terzo ed ultimo “Regord luntan…” del 1998. Tre raccolte dedicate ai tempi passati, tutti versi spontanei, freschi e veri che raccontano con estrema natu- ralezza le testimonianze di Brè e Aldesago, della sua gente e della montagna che ha sempre amato. Chi ne legge i versi rimane colpito dalla squisita ispirazione verso le cose semplici e modeste. Di seguito troverete una poesia scritta in ricordo del tempo passato a Bogno, dove trascorreva il periodo estivo con il marito Libero, ed in dolce compagnia con la fa- miglia della figlia Laura, col marito Ermidio e le due nipotine Michela e Simona.
Iride Demarchi
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Iride ricorda i bei tempi in cui tante famiglie di luganesi si ritrovavano d’estate in- sieme in quel di Bogno, sia per il divertimento dei ragazzi, che avevano modo e spazio di giocare tutti assieme, sia per lo svago degli adulti. Sere nelle quali ci si ritrovava per una chiacchierata o per scambiarsi qualche battuta! Una nota nostalgi- ca accompagna e termina questa poesia nel ricordo dell’amico Pino Gobbi, purtrop- po già scomparso, ma sempre presente nella memoria per la sua giovialità. Nel modo cordiale, discreto ed estremamente garbato con il quale sapeva raccontare “l’ultima barzelletta”.
Bögn e un salüt al Pino Gobbi
Una festa dopodisnà al sevum miga in n’duvè nà gira da chi, gira da lì sü a Bögn sem nai a finì. Verament un bel paes frequentaa da Luganes. Sa fai scià una duneta a inzübim una staleta, a l’è chi savorii guardà ammò tri pass e pö sem la. Pena l’em vista che delüsion grazie sciura, da comprà ghem miga intenzion. Però col temp em cominciaa a affezionass a sto rudere e a sti quatr’ass. Cun tanto lavur l’em trasfurmada e un bel rüstich l’è diventada. Nüm a stem ben quand a sem sü ai fastidi ga pensom più. Bogno in una cartolina del 1965 Tücc i ma cognoss tücc i ma vö ben (Archivio aiudiovisivo di Capriasca e Val Colla, l’è püsee che dess an che sem sü insem. per concessione di Giovanni Pozzi, Massagno).
34 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Ades Bögn l’è diventaa important ghè giöch per i fiöö divertiment pai grand. A l’è piü al temp di zocorett di scusaa negri e di scialet ades l’è tütt cambiaa e in mei i la trasformaa. Ghè sü i Morandi ghè sü i Porett I Barchies e i Antoniett. Quel che mancarà st’estaa al sarà ul Pino, al ma lasaa. Om in gamba sempro content tanto ben vist da tuta la gent. A ga piaseva a fa ul büfon però con garbo e discrezion. A ga piaseva ul nostranel catà negrisöö dent pal sedel. Cüntà sü na barzeleta setaa giö in da la bancheta. Poro Pino ta vedarem piü ma un grand salüt a ta mandom sü.
Un’altra coinvolgente poesia è quella che vogliamo presentarvi qui di seguito, e che sicuramente farà piacere a chi ha in sé la sempre trascinante passione della caccia.
Cascia che passion
– Ciao Lena, devi na perché ul Pèp l’è giò a specià. Lasum dagh un ögiadina se gu tut in la marsina, pan, furmag, salamin e la buteglieta cun ul vin, canocial, sciopp e cartucc, podi na a gu scià tüt.
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Dopo 2 ur da tapascià un fil da ciar a riva scià. Un silenzio tüt in gir gnanca l’umbra d’un suspir. – Ti Pep, mövat miga da chi, mi ma sposti sü quel màtur lì. Gira, gira varda e sculta ma da cervi gnanca l’imprunta. Tüt a un bot, sül versant da là a sa sent un culp sparà. Tö vedé chi ma fregaa e ul noss cervo i m’la mazzaa? Sa l’è vera ca l’è insci a quel mostro gal fu vedé mi. Sum rabbiaa ga lu chi in dal goss i muntagn chi inscì iè noss. – Rabbiat miga, calmat giò che da cervi ga n’è anca mò, magari duman sarett ti a cantà vitoria e a portal giò con tanta gloria. Come misera cunsolazion i sa sèta a fa culazion, un puu strach un puu rabbiaa ma da paas tüt circundaa.
Caccia fortunata da parte di Andrea Poretti in Val Colla.
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37 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA A INSONE SBARCANO I ROSSINI IN 200 AL PRIMO RADUNO DELLA FAMIGLIA ORIGINARIA DEL PAESINO DELLA VAL COLLA. TRA I PARTECIPANTI, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE STÉPHANE ROSSINI
I partecipanti alla giornata.
Insone chiama e la Romandia risponde. La prima casa, come il primo amore, non si scorda mai e così, sabato 11 luglio 2015, sono state quasi 200 le persone provenien- ti in larga misura dalla regione di Nendaz e Aproz (altre arrivavano dal canton Vaud e Ginevra) a rispondere all'invito di Alberto Rossini, il quale ha voluto organizzare nella sua val Colla un raduno familiare presso il capannone «al Ritrovo». Era da tempo che nella sua mente gli frullava l'idea di ricondurre al paese d'origine i discen- denti dei Rossini emigrati a partire dall'inizio dell’Ottocento e di cui si erano perse le tracce. Più precisamente – racconta – da quando, municipale del comune di Val- colla, a cui Insone ha aderito nel 1956, gli erano capitate tra le mani le richieste di alcuni Rossini che chiedevano alle autorità locali di certificare la propria origine per potersi sposare. Uomo per natura meticoloso e a cui non piace lasciare le cose a metà, Alberto si era allora rivolto al padre per avere informazioni circa la provenienza di questi giovani romandi che portavano il suo stesso nome.
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E così scopre che in passato la grande famiglia dei Rossini di Insone si era disgre- gata in seguito ai fenomeni migratori che hanno spopolato le valli: come i Rossini, molti altri nuclei si sono prosciugati in seguito alla partenza – in cerca di lavoro e di migliori prospettive di vita – degli elementi più vigorosi. Forza lavoro ed energie di cui le valli sono state a lungo private. Del resto, a quell'epoca non c'erano alternati- ve e, fatte le valigie, si partiva in cerca di fortuna. «Molti – racconta Rossini, che su questo fenomeno si è documentato – sono partiti per la Francia, che soprattutto all'inizio dell’Ottocento, con Napoleone, era la potenza europea dominante. Hanno trovato lavoro nel primario, nell'edilizia, nella ristorazione. La gente delle nostre valli si arrangiava a fare di tutto e ha saputo affrontare e adattarsi alle situazioni estremamente difficili incontrate sulla propria strada».
Alberto Rossini ha regalato a Stéphane Rossini il libro «Il cantone Ticino occupato dalle truppe napoleoniche».
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Il tema è affascinante e ampiamente indagato... Alberto Rossini ha voluto andare oltre e fare qualcosa di concreto. Venuto a conoscenza di questi lontani parenti, ha preso contatto con loro e ristabilito un legame. «L’interruzione dei rapporti con il loro paese d'origine da parte degli emigranti non era certamente voluta, ma spiega- bile con la mancanza di mezzi di comunicazione». A distanza di quasi due secoli è stato possibile riannodare i fili. Ci sono state visite reciproche e sono nate delle amicizie. Ad offrire lo spunto per indire il convivio è stata la nomina a presidente del Consiglio nazionale di Stéphane Rossini, che pure è originario e discendente dei Rossini di Insone. L'idea di portare in valle il primo cittadino svizzero è stato indub- biamente un motivo in più per lanciarsi in quest’impresa. Nonostante gli impegni, Stéphane Rossini ha voluto esserci e sabato 11 luglio 2015 ha espressamente voluto partecipare e unirsi a parenti e amici. La festa è iniziata alle 10.30 con il ritrovo dei partecipanti ed è proseguita con una passeggiata nel nucleo del villaggio. In quest’occasione, Alberto Rossini ha avuto modo di fornire informazioni storiche, in particolare legate al fatto che il nucleo originale si trovava a qualche centinaio di metri di distanza ed è stato distrutto in seguito alla peste del 1527. Dopo l’aperitivo presso l'Oratorio di San Rocco, è stato servito il pranzo «al Ritrovo». Oratori della giornata, oltre ad Alberto Rossini, sono stati Gianmaria Frapolli, deputato in Gran consiglio e attinente di Val Colla, inter- venuto in rappresentanza delle autorità comunali, e Stéphane Rossini, che ha ringra- ziato per l’organizzazione, sottolineando l’importanza del convivio, auspicando possa ripetersi a scadenze regolari. Anche la speranza di Alberto Rossini è che questa iniziativa abbia un seguito. «Cer- to – precisa l'ufficiale in pensione – non si potranno organizzare raduni di questa portata tutti gli anni, tuttavia ogni 5 dovrebbe essere possibile. Ma saranno i giova- ni, se lo vorranno, a dare continuità a questo primo, riuscito “Rossini Day”». A mo’ d'incoraggiamento, Rossini ha citato il motto: «Se non sai dove andare, ricordati da dove vieni», raccomandandosi di tenere anche in futuro il cuore e le porte aperte.
(Articolo pubblicato sulla “Rivista di Lugano”, del 24-31 luglio 2015, autore Ivan Pedrazzi, redattore responsabile).
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Fontana imm.lecca-lecca 210x297.indd 1 24.04.12 12.01 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PATT FEDERAL 1° D’AGOST 1291 IN DIALÈTT
In dal nóm dal Signór, inscí al sia. L’è òpera onoréula e ütila cunfermá, in dai fórm prescrítt, i patt da la sicürézza e dala pas. Ch’ol sia quindi coniusú a tücc ch’oi gént dala val da Uri, la comünitá dala vall da Svitt e chela dai gént da Untervaldo, vist i dificultá di nòst tömp e par fa in manéra da méi difénd e conservá i sò gént e i sò bén, a san prometú da vütáss in tra da lür, da consigliáss e sostenéss, par fa in manéra da salvaguardá sia i persón ch’i ròpp, déntar e föra di vai, con tütt i mézz ch’i gh’a a disposizión, con tütt i sò fòrz, contra tücc chi ch’i gh’a fa na violénza, un fastidi o ‘n ingiüria con el propòsit da faggh dal maa ai persón o ai ròpp. Ogni comünitá la promètt da ná a iütá l’altra tücc i vòlt che o sía necessari, e da mandá indré, a pròpi
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spés, a secónda dai circostanzi, i aggressión ostíl e da vendicá i ingiüri che i a patí. Per confermá che chésti promèss i sarán mantegnüt lealmént, i giüra, rinovando tücc d’acòrdi el vécc patt che l’éra stai fai anca chel con un giüramént; tücc, a secónda di possibilitá, i gh’avrán da obedì e serví al so signór. Tücc d’acòrdi ém anca pro- metü, decidü e comandá da mai fa vegní sciá o ricognóss in una quai manéra, in di nòss vai, un giüdass che o s’é guadagná el mesté con i sòldi o con i sà facc, che l’è còme dì che o vif mìa in di nòss vai o ch’o fa mía part dala nòsa comünitá.Se un dí i nará piü d’acòrdi, i püssé tranquìll tra da lór i gh’avrà da intervení per fala finida, nela manéra che la gh’a sembrerà la püssé giüsta; e se una part la sará mía d’acòrdi, i altri confederá i dövrán métigas cóntra. O resterá convegnüd tra da lór anca chéll ch’o riva adèss: chi l’avrá mazzá quaidünn d’altro con premeditazión, senza che el mòrt o gh’eva cólpa, o gh’a da vèss ciapá, mazzá cóme l’è giüst per chéll che l’a fai, a méno ch’o gh la fa a fá vedé ch’o gh’a mia cólpa; se o scapa, o pò piú tornà indré. Chi o iüta o gh dá protezión a stò malvivént, o gh’a da vèss mandá via dai vai, e o podra piü tornaa indré fin a che i confederá al ciaman. Se quaidün in dal dí o in dala nòcc o fa brüsá volontariamént i ròpp dai confederá, l’è piü un mémbro dala comünitá. E se quaidün, in di vai, o iüta o difend sto malvivént, o gh’avrá da risarcí lüü chéll ch’i gh’a facc al dagn. E pöö, se un confederá o porterá via a quaidün i sò ròpp, o o gh fará un dagn in una quai manéra, tütt chéll che el colpévol o gh’a in di vai o gh’avrá da vèss sequestrá per dagh una giüsta sodisfazzión a la persóna che la gh’a bü el dagn. Nisün o podrá ciapá el pégn d’un altro, a meno che o gh’a da dagh ciaramént quaicòss; e anca inscì un giüdas o gh’a da vèss d’acòrdi. Tücc i gh’avrán anca da obedí al sò giüdas e, se necessari, fa vedé chi ca l’è in dala vall el giüdas che o stá sóra da lüü. E se quaidün o gh’avrá mia vöia da übidí al sà giüdizi e da sta ribellión o gh’a riva un dagn a vünn di confederá, tücc i è obligá a obligál a da so- disfazzión (?). Se pöö a tacherá una guèra o una discòrdia fra i confederá, e vüna di part la vörerá mia fa chéél che o dis el giüdas o vüss d’acòrdi con la sodisfazzión, i confederá i difenderá l’altra part. Tücc i decisión spiegá chi sóra i è stai ciapá per ul bén e a vantacc da tücc, e i dürerá se el Signór o sará d’acòrdi, per sémpro. Fidüciós che sto strumént l’è stai facc su domanda da chi ch’i è stai menzioná, e con i sigill dai trè comünitá e dai vai.
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Valerio Ostini nel 1935 scriveva che “il Gazzirola è come un diadema che cinge la bella Regina del Ceresio”.
Valerio Ostini nel 1935 scriveva che il Gazzirola è come un diadema che cinge la bella Regina del Ceresio. Mai avrebbe immaginato che 77 anni dopo, quella monta- gna così facile da raggiungere sarebbe diventata il punto più elevato della Regina del Ceresio, della grande città di Lugano. L’anno scorso un gruppo di “luganesi doc, over 60” vi ha portato la bandiera della Città. Nel prezioso volumetto “Sentieri del Ticino” di Cinzia Pezzani, Sergio e Ettore Grillo troviamo un testo molto interessante in cui si parla del San Lucio e del Gaz- zirola. Negli “Annales Stadenses auctore Alberto” - la guida più completa per i pellegrini che nel Medio Evo si recavano a Roma o in Terra Santa, e viceversa tornavano a casa – troviamo la descrizione del percorso che da Como portava a Menaggio e Bellinzona evitando il pedaggio, ai tempi esoso, dei traghetti del Lago di Lugano.
Ciò che rimane della vecchia “ramina”, ossia la rete di confine sulle falde del Gazzirola, costruita nel 1890.
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Da Menaggio si risaliva la Val Cavargna, si valicava il confine al Passo san Lucio e, con percorso a mezzacosta sotto il Gazzirola, si raggiungeva la Val Sertena per scen- dere a Giubiasco e Bellinzona. “Ad avvalorare l’importanza di tale strada è la chie- sa di San Lucio, sull’omonimo passo, esistente già in epoca medievale. Essa ricorda le spartane costruzioni che sorgevano ai valichi alpini per l’assistenza ai viandanti, trasformate, in seguito, in ospizio o rifugio (come al San Gottardo e al San Bernar- do). Le sue dimensioni, la planimetria, il portico per riparare i viandanti, la tipologia architettonica sono tutti elementi che confermerebbero questa funzione. L’oratorio è ricordato per la prima volta in un documento del 1358 e la sua importanza rimase inalterata per secoli, visto che fu visitato nel 1582 da San Carlo Borromeo e nel 1606 dal Cardinale Federico Borromeo. Da ricordare che il più antico dipinto al suo in- terno risulta datato 1435”. Chi sale oggi al Gazzirola passando dal Passo San Lucio si trova di fronte ad un passato non ancora troppo lontano. Non il tempo della guer- ra ma il tempo del contrabbando, il tempo delle bricolle per il trasporto di merci senza pagare dazio. Si contrabbandava di tutto ma soprattutto a seconda dei diversi periodi, caffè, riso, tabacco per finire negli anni sessanta con le sigarette… Una delle testimonianze di questo lungo periodo è la “ramina” ossia quella rete di confine confezionata con filo spinato, costruita dall’Italia a partire dal 1890 e poi diventata quasi una barriera invalicabile a partire nel 1926. Doveva impedire il con- trabbando. Si chiamava “rete fiscale” ed era munita di campanellini di bronzo il cui tintinnio doveva allertare le guardie di confine. Invece i campanelli sono scomparsi in men che non si dica, rubati soprattutto per il valore del bronzo! Della ramina ri- mane ancora alla vista un buon tratto che va dal Passo di San Lucio fino alla croce del Gazzirola situata a 2’075 metri. Qualche tratto è ancora visibile nel terreno con resti di rete ossidata e arrugginita, in gran parte inghiottita dal terreno, con i resti di pali di castagno, ridotti a moncherini. Ricordi dei tempi passati che non si devono dimenticare.
Itinerario Il Passo San Lucio (1’542 m) è raggiungibile da Bogno (975 m) lungo un sentiero che sale all’Alpe Cottino (1’441 m). Dal Passo si continua verso il Piano di San Lucio dove ci sono due stagni che nei mesi molto caldi si tingono di rosso per la presenza di alghe. Il sentiero che sale verso il Gazzirola fino al Rifugio Gazzirola (1’974 m) è simile ad una mulattiera. Solo dopo il rifugio diventa leggermente più impegnativo fino alla grande croce posta a 2’075 m di quota.
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Il piano dopo San Lucio con la vista sulla Val Colla.
La vetta del Gazzirola.
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Per raggiungere la vera cima del Gazzirola (2’116 m), quindi il punto più alto della città di Lugano, si deve continuare per saliscendi per ancora un quarto d’ora (circa un migliaio di metri). Numerose vallette scendono verso sud da questa montagna come la Val di Pianca Bruciata, la Valle del Cugnolo Corto, il Prato della Basciota tra la croce e la cima, Fornicella e la Valle del Ciapelon dove scorrono ruscelli e torrenti che vanno a for- mare il Cassarate, il fiume di Lugano. Chi vuole salire direttamente alla cima può seguire il percorso che da Colla sale ai Barchi di Colla (1’243 m) e al Passo del Pozzaiolo (1’718 m) da dove in un’oretta si raggiunge la vetta a 2’116 m.
(Da “Vivere la montagna”, n. 120, aprile 2014)
La bandiera della Città di Lugano sul Gazzirola che è diventato il punto più elevato della Regina del Ceresio (2116 m).
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La croce sulla cima del Gazzirola.
L'Oratorio di San Lucio.
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Il gruppo dei luganesi “doc.over 60” che ha portato la bandiera della Città di Lugano in vetta al Gazzirola.
Le pendici innevate del Gazzirola.
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52 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INTERVISTA A NATALINA MORESI, NATA A COLLA NEL 1916 E DECEDUTA A SAN FRANCISCO NEL 2015
Andiamo qui a proporre un’interessante intervista alla signora Natalina Moresi, originaria di Colla, curata dalle sue due nipoti, allieve della Scuola media di Tesse- rete, Cloè Mini e Chiara Morosoli, e pubblicata dalla rivista “MOSAICO” nel 2014. Rivista certamente conosciuta in Val Colla, con i suoi trent’anni di vita, e che è co- stantemente distribuita anche nei ristoranti di Maglio di Colla e di Bogno. Tale pubblicazione parla spesso della Val Colla poiché fa parte del comprensorio della Scuola media di Tesserete.
Da Colla a San Francisco Di Cloè Mini e Chiara Morosoli
Natalina Moresi è nata a Colla il 17 aprile del 1916. Nel 1955, quando aveva 39 anni, ha preso la via dell’America. La sua è una storia d’emigrazione, una delle tante storie che ci racconta la Val Colla, terra avara, che nel secolo scorso ha visto partire buona parte dei suoi figli. L’abbiamo raggiunta per telefono a San Francisco, dove vive da quasi 60 anni. Sì, perché la nostra interlocutrice è ormai vicina ai 100 e gode di un’invidiabile lucidità. Ha parlato in una lingua che mischiava il dialetto della Val Colla e l’inglese. Nella trascrizione abbiamo mantenuto alcune espressioni di queste due lingue (sono le parole scritte in corsivo) perché è stato molto bello ascoltarla e vorremmo dare anche ai lettori il gusto di questa simpaticissima conver- sazione.
Natalina Moresi, 98 anni, al telefono da San Francisco. Chiara e Cloè al telefono da Tesserete.
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Nel momento che è stata fatta questa intervista la zia Natalina Moresi era an- cora in vita. Purtroppo oggi la zia non c’è più in quanto deceduta il 6 maggio 2015 all’età di 99 anni.
Domande sulla Val Colla
Cosa l’ha spinta a lasciare tanti anni fa il Ticino? Mi stava su in Còla. Sono partita perché non c’era lavoro… a gh’eva mia de la- vur. No lavùr, no money! Avevo 39 anni. Natalina Moresi con i suoi figli Ezio, Rosangela e Luce. Negli Stati Uniti mi aspettavano mio marito Enrico e tre miei fratelli. Mio marito era partito 7 anni prima, nell’ottobre del 1948, lasciandomi con tre figli pic- colini, nati uno dopo l’altro: Luce aveva 2 anni, Ezio ne aveva uno e Rosangela era appena nata. Enrico lavorava come cameriere negli alberghi e nei ristoranti di San Francisco, mentre io sono restata in valle con i figli e gli animali. Per 7 anni non ci siamo mai visti, solo ci scrivevamo delle lettere. Mio marito scriveva tutti i mesi, el mandava qualcosa de moneda da n’da innanze (e ci mandava anche un po’ di soldi per tirare avanti).
Cosa si ricorda della Val Colla? Oh, l’era ’na bèla val, ra Val Cola, l’era beautiful. Mi ricordo il lavoro che face- vamo. Lavoravamo la campagna. A ghe- vum ’na vaca, a gh’eva i pevre e i ca- vra… e ’l porscell. E po’ i galina e i cünili (avevamo una mucca, le pecore e le capre… e il maiale. E poi galline e conigli). Coltivavamo le patate e c’era l’orto con un po’ di verdura e d’insalata. Non andavamo sugli alpi, quelli erano Natalina da piccola.
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Natalina con i suoi compagni sui Monti di Colla. caricati da pastori di Isone che arrivavano con le mucche dalla Val Serdena. Noi avevamo solo una mucca che mandavamo al pascolo (in pastùra) nel mese di giu- gno. Il pascolo era in zona di Ciapèla Rossa zona Barchi di Colla/Alpe Pietrarossa sopra a Colla. A dicembre, prima de Chrismas, facevamo la mazza del maiale. Al vegniva dente quel lì dar Morin ai don’t no più chi che l’eva (arriva uno dai Mulini di Piandera, non mi ricordo più come si chiamava), e facevamo luganighe, salami e mortadelle che poi mettevamo in cantina e mangiavamo durante l’anno.
Cosa mangiavate? Da mangiare c’era minestra e polenta. Ma non alla sera… alla sera facevamo il caf- felatte (cafélacc). Per fare la spesa andavamo a Maglio di Colla, giò dal Campana. Lì c’era il negozio e l’osteria. Il padrone si chiamava Emilio ma prima di lui, quan- do il negozio era ancora small, c’era suo papà che si chiamava Giovanìn. A Maglio, per provéd (fare la spesa) navom giò col gerle (scendevamo con la gerla in spalla).
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Dove andavate a scuola? Per cinque anni, il tempo delle elementari, andavamo a scuola in paese, a Colla. Poi per le scuole maggiori andavamo a Maglio di Colla (ar Mai). In classe eravamo in tanti, forse 40. Alle maggiori c’erano i ragazzi di Colla, Insone, Scareglia, Signòra e Curtina. Alla scuola maggiore il maestro era il prof. Canonica di Corticiasca e la ma- estra si chiamava Pina Prati e veniva da Viganello. I maestri erano OK. Il Canonica el me dava tant de qui stangada, al me dava tant de qui bastonada, che i eva asé mezza (ci dava delle bastonate sulla schiena che solo la metà sarebbero state sufficienti…).
Quali erano le feste principali? In Còla gh’eva el san Pedre (a Colla c’era la festa di san Pietro) il 29 giugno e in paese si festeggiava san Lazzaro l’11 di febbraio. Quei giorni si andava a messa e per San Pietro veniva su il bombonàtt da Lugano… you now, i biscotti.
Cosa succedeva a Natale? A Natale non c’era niente di speciale; andavamo a ra messa de mazanöcc che l’eva beautiful, a’m ’ndava su a mezanöcc a ra gesa granda sü là a san Pedre e pö um vegniva a cà. Mangiavum un po’ diferente perché l’eva Christmas (a mezzanotte andavamo a messa a San Pietro, era bellissimo).
Si ricorda qualcosa del suo matrimonio? Mio marito era di Cozzo, ma abbiamo sempre abitato a Colla. Non abbiamo fatto una festa particolare. Come viaggio siamo stati un paio di giorni a Locarno. Avevo 29 anni. Ci siamo sposati nel ’45, dopo la guerra.
Si ricorda ancora del contrabbando? Venivano qui i Cavargnoni e noi andavamo dall’altra parte con il tabacco. Vün i gha sparà e l’è morte. E un altro è scivolato giù in una valle ed è morto anche lui.
E della guerra? Era tutto razionato. Ci davano i bollini e potevamo comperare solo poche cose.
Quali erano i vostri giochi? Giochi, pochi, praticamente non ne avevamo. Curavamo la mucca su in pastura. A volte giocavamo alla palla e al gioco dei quadréll, giò in dra téra.
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Cozzo
A che età ha cominciato a lavorare? Noi abbiamo cominciato da piccoli, adagio adagio imparavamo dalla mamma a fare i suoi lavori. Ci faceva fare il gerlìn dal pòro Siste da Curtina Facevamo il fieno (am ’ndava adré al fegn).
Che lavoro svolgevano gli abitanti della valle? Di lavoro non ce n’era, no lavur in Val Còla. Chi voleva lavorare andava dent in Svizzera interna, you now. I fava la stòfa, i don’t now (erano occupati nel settore tessile).
Come era il territorio della valle? C’erano tanti bei prati, nei mesi di giugno e luglio andavamo a segare il fieno, in
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Colla agosto lo si segava la seconda volta. Quando nevicava stavamo a casa, andavamo in stalla a governare le bestie e poi rimanevamo a casa.
Domande sull’emigrazione
Come è stato il viaggio verso la California? In treno fino a Zurigo dove hanno passato la notte presso i cugini Alfonsina, Angela e Rita che lavoravano nel settore tessile. Poi in treno fino a Parigi dove hanno sog- giornato poi in treno fino a Le Havre dove hanno preso la nave SS Liberté per New York e ricorda che la settimana prima è affondato la nave Andrea Doria. Siamo arrivati in America col bastimento, mi ricordo che abbiamo incontrato una burrasca, non è stato tanto bello. Il boat continuava a dondolare scià e là, you now, e quando siamo usciti non sembrava vero di potere stare con i piedi per terra… el
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tra sü cu ’ma fai (abbiamo vomitato di brutto). Arrivavamo in una sala, dove c’era ogni ben di Dio, e solo a sentire l’odore ci veniva la nausea. Una volta arrivati a New York abbiamo preso il treno e attraversato tutti gli Stati Uniti, da costa a costa, fer- mandoci a Chicago. In treno è stato meno problematico, perché almeno non si vo- mitava. Passando nel Colorado si vedevano tutte le montagne rosse e mio fratello Attilio, che ha fatto tutto il viaggio con noi, ci spiegava che erano le caverne da cui veniva estratto il carbone. Abbiamo impiegato in tutto, tra boat e treno, una decina di giorni per arrivare dalla Val Colla a San Francisco. I bambini erano contenti durante il viaggio, io invece avevo una grande paura che andassero sul ponte del bastimento, saltassero fuori dalle protezioni e cadessero in mare. Ho fai un viagg tremendo, ma l’è ndacc okey.
Come si è trovata i primi tempi in California? Subito ho trovato la casa, perché mio marito l’aveva comperata. È la stessa casa in cui mi trovo adesso. Sessant’anni fa entrai proprio da quella porta e oggi sono an- cora qui a 98 anni. Appena arrivati i nostri figli hanno cominciato la scuola, anche se non conoscevano la lingua. Non si sono mai lamentati, i a imparà l’english come niente e i’è andacc innanze e okey. A casa però abbiamo sempre parlato il dialetto della Val Colla e i nostri figli lo sanno parlare ancora adesso.
Quali erano le differenze principali rispetto alla valle che aveva lasciato? Qui avevamo una casa molto più grande, in Val Colla dovevamo stare un tre o quat- tro per stanza. Anche qui ci sono le montagne, ma bisogna andare nel Nevada dove ci sono anche i gambles, do che i giüga a moneda (si tratta dei casinò). Lì ci sono i paesi come Reno. Noi abitiamo nella periferia di San Francisco, ma non ci sono i grattacieli. Quelli sono giù nella Down Town, a circa una mezz’ora di automobile. In Down Town noi andiamo a fare shopping, a fare la spesa. Ma gli stores per anda- re a fare la spesa ci sono anche qui. Giù a gh’è i big stores come la City of Paris, ma propri big, grande, grande.
Quali attività professionali ha svolto in America? Fino a che i bambini sono diventati grandi, sono stata a casa. Poi ho lavorato e fare pulizia nelle case e per 11 anni in un ristorante.
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Vivere tra due mondi
Che differenza ha trovato tra la Val Colla e la California? Diferenza come dal dì e ra nöcc (come tra il giorno e la notte). L’è stai un cambia- mente tremendo. Qui possiamo mangiare di tutto, è pieno di negozi, di stores, a ga né ’na cà. Noi andavamo al mercato fino a Lugano. Am andava giò in piaza Castèl a vende i galina, quand ch’e i eva vegia. Am meteva in dro gerle (quando le galline erano vecchie le mettevamo nella gerla ed andavamo al mercato di Lugano a ven- derle). Andavamo a piedi fino a Tesserete, due ore di cammino, e poi prendevamo il tram. Vendevamo anche i grisöo (i mirtilli).
È tornata in questi lunghi anni in Ticino e in Val Colla? Che realtà ha trovato? Sono tornata tre volte, ya, sempre con l’aeroplano.
Cosa rimpiange della Val Colla? All’inizio avevo nostalgia della Val Colla, ma poi mi sono abituata. Ormai sono più di 50 anni che vivo qui e sono contenta di stare a San Francisco. Se seva là in Val Cola am piaseva ben anca là via, you now, adess sa sta ben anca in Val Cola (ades- so vivrei bene anche in Val Colla, perché la situazione è cambiata, c’è meno pover- tà).
Prova nostalgia per il paese della sua infanzia? Mi ricordo tutto come se fosse adesso. Mi ricordo tutti i passi che facevamo. Tutti i giorni andavamo a Maglio alla scuola maggiore, a mesdì am tornava a cà a mangià el lunch (a mezzogiorno tornavamo a casa per pranzo), e poi tornavamo a scuola alla una e alle quattro si tornava in paese a Colla.
Cosa fanno i suoi figli? Uno è già in pensione, ha lavorato a lungo per un azienda di computer, l’IBM. Una figlia fa la nurse (infermieri di cure intense), l’altra impiegata in pensione ha com- perato una casa nel Nevada e vive in quello stato.
Il nonno Giuseppe Moresi cameriere fu negli USA e a San Francisco durante il grande terra motto del 1906 per poi trasferirsi a Chicago e il papà Alfonso, camerie- re pure emigrante prima a Londra poi negli USA a Chicago.
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La nonna viveva nella valle a Colla e faceva la contadina mentre la mamma Silvia contadina emigrò negli usa ma rimasse solo 2 anni 1951/1952 prima di fare rientro in valle.
Avevo 3 fratelli emigranti negli USA Attilio cuoco spostato ma senza figli, Erminio dello Livio cuoco spostato con 2 figli e Arnoldo cuoco sposto con 3 figli. I miei primi 2 fratelli hanno servito nell’armata USA durante la seconda guerra mondiale uno in Giappone e l’altro in Germania.
Testo e fotografie da “Mosaico”, edizione 2014
Le famiglie Moresi.
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62 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO PER LA CURA DELLE VECCHIE PIANTAGIONI NEL COMPRENSORIO BOSCHIVO DEL BACINO DEL FIUME CASSARATE
Il Consorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano (CVC) funge da ente esecutore per la realizzazione degli interventi selviculturali previsti su proprietà del CVC stes- so, dei Patriziati di Bidogno, Bogno, Colla, Insone Corticiasca, Scareglia, Cimadera e su un mappale della Città di Lugano. Una convenzione regola i rapporti con i Patriziati per la gestione dei boschi di loro proprietà. Il progetto, concluso l’iter procedurale di approvazione in corso, benefi- cerà di sussidi cantonali e federali nell’ordine del 70/80 %. Il progetto, denominato cura delle vecchie piantagioni (progetto integrale: selvicol- tura, accessibilità e antincendio) nel comprensorio boschivo del bacino del fiume Cassarate nei Comuni di Capriasca e Lugano, progetto promosso dal Consorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano (CVC) con la partecipazione dei Patriziati e della sezione Forestale Cantonale. Progetto attualmente in fase di approvazione. Nel corso di ca. 120 anni di lavori di risanamento nel bacino imbrifero del Cassara- te sono state effettuate ca. 700 ha di piantagioni, l’attenzione del progetto citato è rivolta alla cura delle vecchie piantagioni presenti nella parte alta del bacino del Cassarate, risa- lenti alla fine del 1800. La superficie complessiva delle vecchie piantagioni, che si trova- no nella fascia altitudinale che varia dai 940 m. ai 1600 m., misu- ra 367 ha dei quali 330 ha coperti da bosco (ca. 90 %). Questi bo- schi rivestono una funzione pro- tettiva; per la maggior parte sono di proprietà dei patriziati 60 %, mentre il 38 % appartiene al Con- sorzio Valle del Cassarate e golfo di Lugano. Il progetto vuole gesti- re il mantenimento di questi bo- schi in quanto prevengono erosio- ni e alluvioni, contribuendo alla protezione di abitanti e vie di co- Vecchia piantagione da sistemare. municazione.
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Interventi previsti
Il progetto integrale riprende sostanzialmente quanto previsto dallo Studio prelimi- nare del gennaio 2011, già approvato tecnicamente dalla Sezione forestale del 26 marzo 2012. Il progetto integrale risulta quindi diviso in interventi selviculturali, accessibilità e antincendio, nello specifico.
Interventi selviculturali Il territorio interessato è stato diviso in varie unità di trattamento ove in buona so- stanza si sono evidenziate le vecchie piantagioni che necessitano di interventi selvi- culturali volti a garantire la continuità e la sicurezza dei boschi di protezione e quindi limitare e prevenire i potenziali pericoli. Buona parte dei territori sono posi- zionati sulla sponda destra del Cassarate, vedi CN 1:25'000 alle- gata. Il progetto propone a livello selviculturali degli interventi nel bosco di protezione su una super- ficie di 368 ettari di proprietà del CVC, dei patriziato di Bidogno, Bogno, Cimadera, Insone-Corti- ciasca, Scareglia, Colla e del Co- mune di Lugano; con anche varie migliorie e ripristini dei sentieri esistenti. Con tutti i proprietari è stato sottoscritto un accordo per la gestione dei loro boschi proprietà. I lavori sono previsi sull’arco di 15 anni.
Interventi accessibilità A livello infrastrutturale l’inter- vento più importante riguarda il territorio di Certara e Bogno, dove Strada forestale. si prevede la sistemazione della
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pista Certara - Alpe di Cottino, realizzata negli anni ’90, lunga ca. 5'860 m. L’acces- so forestale è inserito nel catasto delle strade forestali approvato dal Consiglio di Stato.
Interventi antincendio Nel perimetro di progetto il pericolo d’incendio è marcato come pure le potenziali conseguenze. Una dimostrazione è l’incendio del dicembre 1973. Particolarmente a rischio sono le piantagioni. Dopo l’evento del ’73, parecchio è stato fatto a livello d’infrastrutture soprattutto in sponda destra del Cassarate. Diversa è la situazione per il versante sinistro, dove in questo progetto si vuole colmare una lacuna. È dunque prevista una nuova riserva di 40 mc. d’acqua in zona Alpe Cottino, a quota 1’441 slm. La riserva sarà creata interrando una cisterna adeguata al caso.
Cisterna antincendio a Piandanazzo.
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66 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA CACCIA COI SEGUGI IN UN GIORNO D’APERTURA DI CACCIA BASSA DI TANTI ANNI FA
Il giorno precedente all’apertura della caccia bassa è dedicato a tutti i preparativi: pulizia e oliatura del fucile con sistemazione nel fodero, cartuccera completata con l’inserimento delle cartucce disposte secondo l’ordine decrescente del calibro dei pallini, gilet con licenza e penna, guinzaglio, spago e coltello. Nel tascapane s’infi- la la borraccia con il succo di frutta, mela, pane e salamino. L’intesa con gli amici era di ritrovarci alle 5,30 a Carona, di fronte al grotto del “Pan Perdü”. Dopo essermi rigirato per tutta la notte nel letto, continuando a sbirciare sul comodino la lentissima sveglia, alle quattro sono in piedi. Chiamo mio padre Pepi- no, che era pure già sveglio, colazione con caffè e latte e un tozzo di pane e scen- diamo nella corte della Gerra, la vecchia masseria dei miei avi, i Poretti per molte generazioni, scomparsa definitivamente con rimpianto nel 1970. Mio zio Bertino era pronto con i due cani già caricati nel baule della vecchia Citroën nera. Partenza per Carona dove i due fratelli Grignola, Pepi e Nando, puntuali ci attende- vano al Grotto del Pan Perdü, ripartenza con destinazione l’alpe Vicania, zona più volte visionata con i consueti sopralluoghi pre-apertura, e dove stimiamo possano albergare almeno tre o quattro lepri. Durante il tragitto non abbiamo incontrato nemmeno un’anima, né attraversando il paese di Carona, né percorrendo il tratto di strada cantonale per giungere in zona Ba- slona, dove, dopo una curva improvvisamente ci troviamo la strada sbarrata da una pianta di notevole dimensione posta di traverso alla carreggiata che ne impediva, di fatto, il transito. Evidentemente fatta scendere di fresco dal sovrastante bosco. Segno palese che qualcuno ci aveva preceduto e che ci voleva fermare per impedirci di giun- gere all’alpe Vicania, luogo prescelto per la nostra battuta del primo giorno di caccia. La rivalità tra le varie “squadre” di cacciatori di lepre di quei tempi per l’occupazio- ne di una determinata zona di caccia era lampante e la lotta consisteva quindi di poter occupare il luogo prediletto prima che altri lo occupassero. Mi rammento ancora quando sull’Arbòstora, dalla frazione di Ciona al Castello del vecchio Gianini sopra Vico Morcote, territorio con la presenza di parecchie lepri, le compaggini di segugisti erano tre, o anche quattro nella stessa giornata. Mi compiac- cio nel ricordarle a chi ai tempi era pure presente: la squadra dello Jaca Balmelli di Carona, i Galimberti e i Chiesa di Pazzallo, i Tallarini di Maroggia, e qualche volta anche gli Staffieri del Pian di Casoro e i Crivelli di Savosa, tutte compagnie che comprendevano tanti cacciatori di lepre e che utilizzavano una moltitudine di cani segugi e non.
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Era evidente che subire lo smacco di trovare la zona prescelta già occupata da altri, ci avrebbe indotto nel futuro a levatacce ancora più anticipate quanto più ambito era il luogo delle nostre mire in cui pregustavamo di far man bassa di lepri il giorno d’apertura. Seppur contrariati dal torto subito, non ci siamo scoraggiati, di colpo abbiamo tro- vato la soluzione migliore per superare l’affronto e poter nel minor tempo possibile, raggiungere la nostra meta prescelta. Invertendo la marcia, abbiamo raggiunto la Cima del San Grato. Parcheggiata in un posto sicuro la vettura, siamo proseguiti a piedi col fucile in spalla e i cani al guinzaglio, abbiamo oltrepassato la Baslona, raggiunta la Cima di Pescia, siamo scesi ai Pianoni, da dove, ancora nel buio e nel silenzio della notte, abbiamo udito dall’abbaiare dei cani che i rivali avevano rag- giunto prima di noi il pascolo dell’Alpe Vicania.
Discreta giornata di apertura di caccia alla lepre di qualche… stagione fa al San Grato di Carona. Da sinistra: mio zio Bertino, Pierin Tarchini, mio padre Pepino ed io con i segugi Sibò, Petaci e Belina.
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Intuendo una possibile conflittualità, e per non rovinaci la giornata, si è così ripie- gato in una zona alternativa, ai Pianoni e a salire sul Föghin, dove, in una radura con tanto brugo, il cane Sibò, segugio svizzero bianco arancio di razza svittese, e la sua compagna Belina, segugia italiana nerofocata a pelo raso, subito hanno trovato l’in- contro giusto. L’orologio segna quasi le sette, è giorno e i cani proseguono decisi nell’accostamen- to tanto da indurmi a pensare che saremmo certamente riusciti a giungere subito fino al covo della lepre. Senza indugio abbiamo accerchiato la zona, distribuendoci adeguatamente e occupando le poste ritenute ideali. Mio padre mi ha posizionato all’incrocio dei due sentieri, quello principale che por- ta alla baracca e quello che invece sale diritto per il Föghin. Vista l’infilata presa dai due cani, mio zio Bertino si ferma ai Pianoni, invece il Pepi va a occupare il versan- te verso la val di Soresello e suo fratello Nando con mio padre, proseguono la salita del bosco dietro ai due cani. In quel momento l’abbaiare dei due cani, sempre sicuro in fase di accostamento, ri- solvendo le ultime doppie, esplose nello scovo, e i due segugi partono, veloci verso l’alto in un inseguimento univoco con una voce vigorosa che fa accapponare la pelle. La seguita prosegue in direzione della cima del Föghin, di seguito scollinano sul versante opposto, verso Torello, e per qualche attimo non si sentì più nulla. Non po- tendo conoscere se la lepre aveva portato i cani in fallo, oppure se sull’altro versante della montagna la cacciata proseguiva, sono rimasto con ansia in sofferta attesa. Passarono, infatti, alcuni momenti di trepidazione, che a me sembrarono intermina- bili, poi lungo il versante della val di Soresello si sentirono le voci spiegate all’uni- sono dei due segugi che spingevano la fuggitiva nella nostra direzione. Così al de- flagrare della canizza le pulsazioni erano salite a mille. A un tratto, con effetto paralizzante, avevo scorto la lepre sgusciare in alto dal sen- tiero del Föghin e corrermi di punta incontro. A quaranta, trenta, a venti metri cal- colato l’anticipo, ho lasciato il colpo. La lepre era ruzzolata, poi vedendola scalcia- re un poco le avevo indirizzato il secondo colpo e questa si era immobilizzata. Dal fianco della collina sento mio padre che grida a Nando, a sparare è stato Piercarlo, e penso che l’abbia presa. Subito arrivano i due cani che raggiungono la preda e con soddisfazione si accon- tentano di assestare qualche mordicchiata alla lepre morta. Contenti di come si era conclusa la battuta, ci ritroviamo tutti assieme con le con- gratulazioni dei colleghi, e tanti complimenti ai due cani.
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Controllata, marcata la preda sul foglio di statistica, e messi ai guinzagli i cani, ci spostiamo verso il basso, in direzione della baracca, poiché avevamo costatato che la squadra avversaria, prepotente, si era spostata sull’altro versante. Pronti e ben intenzionati a intraprendere una nuova partita di caccia, si decide di slegare i segugi al limite del prato sopra il laghetto e quando giungono in gronda al bosco, con allegri movimenti di coda e con le prime emissioni vocali convinte, la loro azione si fece più decisa, e ci confermano che lì la lepre c’è stata ed è entrata nel bosco. Sibò entra e prosegue verso il basso, subito seguito da Belina. L’accostamento nelle prime fasi è condotto con sicurezza, poi oltrepassato il riale della val di Fiume, sem- brano che abbiano perso il filo e non sono capaci di proseguire. Ognuno di noi, con un’intesa tacita, va a guadagnare le rispettive postazioni per un’adeguata occupazione del territorio. Mio padre, che a quei tempi era lui che se- guiva da vicino il lavoro dei cani, prova ad aiutarli cercando di farli allargare par- tendo dal riale. Mio zio Bertino, che segue le operazioni dall’alto, suggerisce a mio padre di lasciare fare ai cani in assoluta autonomia, senza interferire sul loro lavoro. Sibò, soggetto di maggior iniziativa, salta il sentiero sottostante e con un urlo riso- lutore scova la lepre che se la fila in basso con alle calcagna i due cani segugi. La cacciata prosegue poco verso il basso e cambia subito direzione per poi salire ancora sul Föghin, però dal lato opposto rispetto alla precedente cacciata. Le voci dei cani riecheggiarono sul versante del monte in cui noi eravamo appostati; a giu- dicare dalla canizza la seguita era ancora poco incisiva, ma col loro passo i cani stavano guadagnando terreno. La cacciata di seguito si fece di più incalzante e la melodiosa canizza espressa dai cani mi fece capire che finalmente questo era il ritmo giusto di una seguita pressante e decisa finalizzata a portare la lepre verso di noi. Ancora alcuni istanti e due colpi secchi della doppietta di zio Bertino, posizionato sopra di me, mi fecero pensare che la lepre fosse presa. I cani guadagnando terreno giunsero sulla fucilata, peraltro infruttuosa e proseguirono in seguita, con maggior decisione, facendoci intuire che la lepre non avesse minimamente accusato il colpo. La cacciata proseguì sul Föghin, poi giù verso i Sas Ros, e di nuovo in cima alla collina per un successivo giro della cima dell’Arbòstora. Sono le undici, e dopo un’ora di cacciata i cani sembravano inchiodati su un fallo di difficile risoluzione, quando uno scovo improvviso da parte di Belina sorprese tutti e la lepre, inseguita dai cani, sfrecciò nel bosco a pochi metri da Nando che, con un colpo da maestro, la bloccò.
70 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA
Come di rito abbiamo permesso ai cani di addentare il loro fiero avversario e li ab- biamo premiati con un delizioso boccone. Quando stavano per scoccare le undici e mezzo, si ritenne giusto fermarsi e volersi accontentare della prodiga mattinata che ci regalò un indimenticabile primo giorno di caccia. Consapevoli di aver assistito a uno spettacolo inconsueto, in un paesaggio incantato, cancellando ogni rancore ver- so chi voleva impedirci una così indimenticabile mattinata, si fece ritorno al San Grato, per poi discendere al Grotto del Pan Perdü, dal Doro, dove in allegra compa- gnia si è potuto bere e raccontare con dovizia e soddisfazione quanto ci aveva riser- vato il primo giorno di caccia.
Testo e foto Piercarlo Poretti, Castagnola e Bogno Presidente del Club Segugio Svizzero, sezione Ticino www.segugiosvizzero.ch
Chiusura di caccia bassa in quel di Cranello, Corticiasca, di alcuni anni fa.
71 LA GIOTTO
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