2010-Famiglia-A4:Layout 128.1.201011:56Pagina cer Le Pr come L suplemntar una Una Salute ISO per OHSA AIL tifcae egason, Qualità, garnzi 140 fier ’enrgia, e SA eza 180 Sicur son ISO e Ambient per e eza. 901, per noi, 209 v oi! , la famigl! importane s A e elt esa natur L f d nor V esta a ’ l i e v e m o r n et t e ltando i a tr t e e r ? ma e r e n a ica i g a c , t mai i i d i a l t ilumna c , e à , of per a i ? l u b lo v n pro S er n i o o l e i a esmpio st s s t n m t o t vato upendo r z v r o a i o i da e t v m m a l ostr ’ e e e a madre n s s n , e t e pen- t i che i e r n i pa g in- r z d e i a a - i , !

QUADERNETTI DELLA N. 49 PUBBLICATI DAGLI «AMICIDELLA VAL COLLA» DELLA VALDELLA COLLA ANNO XXXIV –NUMERO 49– APRILE 2012 ANNO XXXIV QUADERNETTI ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INDICE

In copertina “i magnan” pag. 2 Finestra del Presidente pag. 5 Comitato 2011 pag. 7 Dal nostro Shop pag. 9 Ci chiamavano anche così pag. 10 Le voci della valle pag. 12 Gita a Genova pag. 16 Giornata nei boschi della Val Colla pag. 22 Gita al Sasso Grande presso i Denti della Vecchia pag. 27 pag. 30 Partigiano quasi per caso pag. 34 Brutta fine di una lepre scaltra pag. 38 Morire per un ideale pag. 42 I nonni raccontano pag. 44 Moresi a 50 anni dalla maglia d’oro pag. 50 Feste in valle pag. 60 Fondo Paltenghi pag. 63 Sposi, nastri rosa e azzurri, lutti pag. 64

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1 IN COPERTINA I «MAGNAN»

I “Magnan” della Val Colla sono diventati cittadini, oppure i luganesi sono saliti in valle a cercare un passato che ha fatto anche storia? I Magnan della valle, a suo tempo, hanno avuto grandi spazi in Lombardia e il loro idioma – il rügin – ha sem- pre suscitato ammirazioni e stupori. Ecco quindi che la nostra scelta di proporli in copertina ha un suo motivo ben preciso. E penso sarà apprezzato dai nostri soci.

Il 2011 è stato per noi un periodo molto attivo e nei contenuti di questo quadernetto troverete appunti sulla gita a Genova e sui racconti di gente della valle. Come dalle scelte approvate dall’assemblea di due anni fa, conti e relazioni assembleari le tro- verete in altri siti o li potrete richiedere al nostro segretariato che si farà premura di inviarveli a domicilio. Insomma è andato tutto bene? Non tutto se pensiamo all’impegno del comitato, e in particolare del responsabile della festa di fine estate, Danilo Mauri: a differenza dello scorso anno, le condizioni metereologiche ci sono state avverse e, a malincuo- re, siamo stati costretti ad annullare la nostra festa di chiusura.

2 IN COPERTINA

Rifletteremo si- curamente sul- l’opportunità di prevedere una seconda possibi- lità di chiudere bene la nostra estate ricca di grandi feste e manifestazioni.

Il Comitato si è già chinato sul problema e a fine dicembre abbia- mo fatto uno scherzetto a “Giove Pluvio” (che ci aveva rovinato la festa) proponendo nella sede della scuola del Maglio un amichevole panettonata che ha ulteriormente legato gli abitanti della valle, maestri e genitori, all’Associazione Amici della Val Colla, che anno dopo anno trova sempre nuovi simpatizzanti. Buona lettura. Peo Mazzola

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Giuseppe Cassina Agente Generale Agenzia Generale Via R. Simen 5 - 6904 Lugano Tel. 058 471 17 17 [email protected] FINESTRA DEL PRESIDENTE IL QUADERNETTO 2011

L’anno che ci abbiamo appena lasciato alle spalle non potrà essere ricordato come un anno mite. Infatti, la devastante crisi economica e finanziaria che coinvolge tutto il mondo, non solo non è stata risolta, ma si è ancora aggravata. La carenza alimentare non è stata debellata anzi, secondo la FAO, ci sono milioni di bambini, sotto i due anni, a rischio di sopravvivenza. L’ingiustizia e la violenza delle guerre non sono minimamente state placcate. Un mostruoso terre- moto-tsunami ha travolto un’intera regione del Giappone Joaquim Almeida con migliaia di morti e il danneggiamento di una centrale atomica e la conseguente fuoriuscita di sostanze radioatti- ve. I paesi arabi sono in rivolta, in cerca di diritti democratici, contro i regimi ditta- toriali, e via di questo passo. Nella nostra Valle, invece, soffia un’aria di cambiamento in seguito alle votazioni popolari del 20 novembre, favorevoli all’aggregazione di tutti i paesi con la Città di Lugano, di cui si parlava da diversi anni. L’opinione dei cittadini della Valle non era unanime. Molti erano i contrari dovuto, secondo loro, al rischio di perdita dell’identità dei vari paesi, alla perdita delle tradizioni ed all’alienazione del ter- ritorio montano che ci è stato lasciati dai nostri avi. Ma tanti erano favorevoli per uscire dalla crisi di stagnazione e per il sempre più marcato disinteresse dei gio- vani per la politica. Alla fine i favorevoli alla fusione sono risultati più numerosi portando tutti i Comuni della Valle, assieme a e Cadro a diventare rioni della Città di Lugano. Onore ai vincitori e anche ai vinti che si sono battuti, leal- mente, in difesa delle proprie idee ma che, ahimé per loro, non possono fare a meno di riconoscere una regola fondamentale della democrazia: la maggioranza ha sempre ragione. Un altro avvenimento che lascia ben sperare sul fronte della salute della Valle è stato l’acquisizione di un defibrillatore per merito del “Gruppo Certara c’è”. Questo primo e vitale apparecchio è stato installato presso la Casa Anziani “Centro l’Ori- zonte” di Colla, ed è a disposizione di tutti gli abitanti. Sarà importante che un maggior numero di persone sia formata e familiarizzata, in tempi ragionevoli, sul modo di utilizzare questo strumento salva gente, in linea con il progetto della Fon- dazione TicinoCuore. In modo da ridurre la tempistica d’intervento ci sembra im- portante che, nel prossimo futuro, un secondo apparecchio possa essere installato sull’altra sponda della Valle, ad esempio nel paese di o Piandera. Un saluto cordiale.

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6 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA COMITATO

Presidente: ALMEIDA-DIREITO Joaquim, 6952 Canobbio

Vice-presidente: PETRALLI Angelo, 6951 Scareglia

Segretaria: RONCORONI Manuela, 6965 Cadro

Membri: ANTONINI Ermidio, 6974 Aldesago MAURI Danilo, 6959 Certara MAZZOLA Peo, 6962 Viganello PORETTI Piercarlo, 6976 Castagnola ROSSINI Piergiorgio, 6962 Viganello

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Contabilità: ROSSINI Piergiorgio, 6962 Viganello

Revisori: CANEPA-MORANDI Sara, 6802 Rivera CHIESA Marco, 6970 Ruvigliana PETRALLI Manuela, 6959 Piandera

Attività nel 2012 (alcune date da definire):

Assemblea sociale - 6 maggio Gita sociale - 27 maggio Giornata nel bosco Festa di fine estate - 16 settembre o in caso di cattivo tempo 23 settembre Pranzo degli anziani Quadernetto

7 Studio d’ingegneria MAURI T. & BANCI F.

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8 DAL NOSTRO SHOP

Numeri arretrati dei Quadernetti ancora disponibili, in vendita a CHF 10 l’uno:

Nr. 7, 10-11, 14-15, 18, 31, 32, 33, 34-35, 36-40, 41, 42, 43, 44 (Una Valle da scoprire), 45, 46, 47, 48

Pubblicazioni arretrate: S. Lucio di , degli Amici di Cavargna, CHF 22 Itinerari di Valli Ticinesi, di Piergiorgio Morandi, CHF 20 Generazioni a confronto, di Ezio Galli, CHF 20 Una piccola valle racconta, di Aldo Petralli, CHF 15 Glossarietto del gergo dei magnani, di Aldo Soldati, CHF 14 Sciur cürat, degli Amici della Cavargna, CHF 14

Altro materiale: Poster con i paesi della Val Colla, CHF 5 Adesivi con il logo dell’Associazione, CHF 2

CD-video “LA ”, CHF 20 Fino a esaurimento scorta

Il materiale può essere ordinato per posta:

Associazione Amici della Val Colla casella postale 11 6959 Maglio di Colla

Oppure inviando un messaggio e-mail: [email protected]

9 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA CI CHIAMAVANO ANCHE COSÌ...

Con l’aiuto di un anziano vallerano, abbiamo cercato di far rivivere i nomignoli con i quali si indicavano gli abitanti dei villaggi della valle e le rispettive famiglie. Ri- troviamo spesso i diversi cognomi: dai Rossini ai Reali, ai Bassi e ai Campana, ai Boscacci, ai Soldati, ai Galli, ai Ceresa, ai Mazza, ai Camozzi e a tutte le altri grandi famiglie della Val Colla. E allora ecco i Baghina, i Maraja, i Pateca, i Scacialingua i Careta e via dicendo. È chiaro che, per cognomi uguali, cambiando paese cambiava l’appellativo ricono- scitivo.

Grazie al nostro prezioso interlocutore abbiamo preferito soffermarci sui nomignoli affibbiati agli abitanti dei singoli villaggi, consapevoli però che la memoria di qual- che anziano ci suggerirà qualche cambiamento e qualche precisazione in merito

Signôra Lanin o peraà: in paese molti portavano i capelli lunghi (lanin) o erano completa- mente senza capelli o (come ai tempi nostri) si rasavano per comodità o risparmio...

Curtina I Goss: si dice che per mancanza di vitamine alternate molti abitanti di Curtina ave- vano il Gozzo, i maschi ma, soprattutto, anche le femmine.

Insone Naron: gente allegra facile all’intrattenimento e alla narrazione, spesso spiritosi e a volte anche irriverente. Naron è quindi chi narra e parlotta.

Colla Leca lüm: si ritrovavano volontieri nelle stalle a filare la lana nelle ore del crepu- scolo e quindi con il lume acceso, destando la curiosità degli altri vallerani.

Bogno Scaldabanca: la gente di soprattutto nei periodi estivi, ma anche d’inverno attorno al camino dei Reali non aveva mai fine di ritornare a casa. Si giocava a car- te, alla morra, o anche solo seduti a parlare di caccia. Insomma scaldavano la panca.

10 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Maglio di Colla Pesat: vicini alle sorgenti del gli abitanti del Maglio erano provetti pesca- tori e le loro prede erano gradite anche dagli abitanti degli altri paesi, che pure an- davano a pesca ma che forse non conoscevamo così bene i luoghi pescosi.

Certara I Maton: difficile andare a fondo di questo nomignolo. Molti dicono poiché pazze- relli, altri poiché devoti a San Pietro Martire.

Scareglia Mazzabaar: forse per la loro abilità nella mazza del maschio della pecora (barin).

Cozzo Sassarioe: si diceva che era pericoloso avvicinarsi a questo piccolo borgo poiché all’arrivo di gente degli altri paesi i ragazzi iniziavano una sassaiola evidentemente poco gradita.

Cimadera Cicia peduu: per il modo diverso delle loro calzature poco propense ai terreni sco- scesi della valle ma più vicine alle calzature della città. Era un modo per differen- ziarsi dagli altri anche perché Cimadera era il villaggio più in alto della valle e quindi la distinzione sembrava d’obbligo.

Piandera Brandulat: poiché erano i più bravi a intagliarte la paglia, a costruire ceste e ogget- ti vari.

11 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LE VOCI DELLA VALLE

Gli ultimi raggi di sole imbiondivano i rilievi dei monti, mentre una brezza, leggera e costante, accarezzava i prati e la pineta della splendida Val Vigezzo. Nell’aria un piacevole odore di fieno e l’immancabile lezzo delle brune alpine che, incolonnate, rientravano alle loro stalle. In una mano il tamburello e l’altra amorevolmente abban- donata in quella di mio padre, percorrevo così il sentiero di ritorno verso la casa delle vacanze. Maurizio Bigatti Il tramonto si adagiava nelle morbide braccia del crepusco- lo mentre, piano piano, le stelle cominciavano ad accender- si, una a una, per dar vita allo spettacolo della notte. In una di quelle sere, mio padre mi chiese se mi sarebbe piaciuto studiare musica. Il mio desiderio di conoscenza e la caparbietà che contraddistingueranno anche in futuro le mie scelte, mi fecero decidere immediatamente per il si. Seguirono anni di studio, di gioie e sofferenze, euforie e delusioni, storie di una vita parallela, scuola e accade- mia, l’ orchestra e il primo complessi- no. La passione sempre viva per la melo- dia, l’armonia dei suoni e il loro dive- nire in una travolgente cascata di note, mi hanno accompagnato per oltre mez- zo secolo. Poi, mi sono ritrovato in un’altra valle, non molto distante dalla prima, la Val- colla, per dare il mio contributo per la formazione di un gruppo vocale: la “Corale San Rocco” a Bogno. L’impegno costante nel tempo ha dato buoni frutti e oggi, da quelle voci, si sente evocare lo spirito tenace che vuole a tutti i costi dare il suo contri- buto al completamento delle funzioni

12 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

religiose, osannando qua e la il patrono di turno nelle festose do- meniche estive. E quel risuonare di voci e di note d’organo, riempio- no il cuore si serenità, conferendo spiritualità al rito che si perpetra nel tempo, stimolando quella devozione che unica eleva l’anima.

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15 GITA ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA - 2011 GITA A GENOVA 29 maggio 2011

Il nostro invito alla tradizionale gita sociale primaverile ha visto la partecipazione di una quarantina di Soci e Simpatizzanti, e con la domenica 29 maggio abbiamo or- ganizzata la trasferta in quel di Genova, con un programma invitante, variegato e intenso. Il mattino presto siamo partiti dallo Stadio di Cornaredo alla volta della capitale li- gure con un comodo torpedone della compagnia “Viaggi Ghezzi” e dopo la classica “fermata pausa caffè” siamo giunti a Genova, direttamente a mare, al vecchio porto di fronte all’acquario per una qualificante visita. Con l’entrata e la non indifferente raccomandazione di non perdersi e ritrovo per tutti a mezzogiorno, abbiamo potuto ammirare uno dei maggiori acquari europei, progettato dall’architetto genovese Renzo Piano e realizzato nel 1992 dall’architetto statunitense Chermayeff. Costruzione caratterizzata da una concezione totalmente nuova, in cui il visitatore è letteralmente trasportato nel mondo sottomarino.

16 GITA ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA - 2011

Lungo corridoi vetrati si cammina scortati da squali, delfini, foche e pinguini, men- tre le oltre cinquanta vasche presentano la fauna di diversi habitat marini, lacustri e terrestri, dal Mediterraneo all’Antartide passando per i mari tropicali. Recentemente alla struttura originale si è aggiunta la Grande Nave Blu, al cui interno è stato rica- vato l’ambiente terracqueo del Madagascar con coccodrillini, ranocchiette rosse e camaleonti. Di grande impatto le vasche cilindriche in cui “danzano” centinaia di meduse evanescenti. Alle tredici ci siamo trasferiti nel vicino Ristorante NH Hotels, situato dietro il vec- chio Galeone, costruzione originale in legno lavorato artigianalmente, con i collega- menti della struttura con corde e chiodi di legno, alla rada con vele ammainate. Dopo le foto di rito, tutti a tavola con tanta fame di pesce, dove sono stati serviti vari piatti con filetto di pesce fresco del giorno alla livornese accompagnato da di- versi tipici contorni.

Dopo pranzo ci ha raggiunto una simpatica guida ed è quindi stata organizzata la visita a piedi della Città, per coloro che ce la facevano per una camminata di circa un’ora e mezzo nel centro storico, con le classiche scalinate che dal livello del mare ci conducono alla parte verticale della Città, adagiata di fronte al mare su un anfite- atro di colline.

17 GITA ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA - 2011

Nel Centro Storico, da visitare a piedi, in un intreccio affascinante di vicoli, abbiamo seguito un itinerario storico raggiungendo via Garibaldi che,grazie ai recenti inter- venti di riqualificazione, è tornata a essere una delle più eleganti strade d’Italia, premiata per la sua straordinaria omogeneità stilistica e le novità progettuali, con l’inserimento nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Di seguito abbiamo rimira- to la bellezza dei palazzi seicenteschi appartenenti alle grandi famiglie dei primi banchieri, quali i Grimaldi, principali creditori del re di Spagna Filippo II. Maestosi palazzi ben conservati e restaurati per il loro recupero e destinazione attuali; grandi capolavori architettonici della città, edificati con soluzioni eleganti affidate a giochi prospettici e armonie di volumi. Abbiamo percorso la famosa” via di Prè”, la “via del Campo” e siamo giunti a far visita alla Cattedrale di San Lorenzo, con la facciata gotica genovese, caratterizzata dal motivo a bande alternate e dai grandi portali.

18 GITA ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA - 2011

Al termine della magnifica passeggiata nella parte più antica e storica di Genova, ci siamo ritrovati tutti al vecchio porto, da dove eravamo partiti, recuperando volentie- ri il nostro posto sul comodo torpedone, per una ulteriore visita guidata della parte alta della città, da dove abbiamo potuto godere dei panorami mozzafiato che abbrac- ciano il golfo, il porto, il Bigo, omaggio alle gru portuali, il vecchio faro a lanterna e i monumenti e chiese del centro storico.

Ringraziando la nostra simpatica guida che tanto ci ha erudito, per questa intensa e arricchente giornata passata in allegra e simpatica compagnia, abbiamo quindi fatto rientro nel nostro bel , un po’ stanchi ma tutti contenti.

Testo e foto Piercarlo Poretti

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21 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA GIORNATA NEI BOSCHI DELLA VAL COLLA Giovedì 26 maggio 2011

Confortati dal grande interesse dimostrato dagli allievi che già negli anni scorsi hanno partecipato a questa giornata didattica nei boschi della Val Colla, anche quest’anno abbiamo potuto organizzare questa uscita con la partecipazione degli scolari della IV elementare di Cadro del maestro Giovanni Barella. Grazie alla collaborazione degli ingegneri forestali Ivo Ceschi e Patrick Luraschi, che con grande professionalità , al mattino hanno erudito la scolaresca sulla confor- mazione del territorio della Val Colla, sulla struttura del suolo e sulla composizione del bosco, dimostrando la varietà delle piante, della flora e della fauna locale pre- sente.

Il mattino la comitiva, con partenza dalla Malpensata, ha percorso i boschi sopra Maglio di Colla, raggiungendo Signôra e Colla. Qui è stata impartita una lezione sulla struttura del suolo, la sua formazione e la composizione del bosco, la morfolo- gia del sottobosco, spiegando le varie piante presenti, le loro foglie e i frutti nelle diversità che le compongono. A mezzogiorno sono saliti a Bogno, nelle vicinanze del fiume Cassarate, dove han- no potuto godere di un pranzo all’aperto e di una pausa in divertimento tra loro.

22 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

La seconda parte della giornata è proseguita con l’accompagnamento della profes- soressa Fabienne Tamò, educatrice ambientale collaboratrice di Pro Natura, in una successiva passeggiata lungo i sentieri Bogno, Certara, e verso Cimadera, seguendo in parte il tracciato dell’ex pista di fondo. Godendo del bellissimo panorama, si è potuto svolgere una lezione di geografia sulla conformazione della valle e l’ubicazione dei vari paesi che la compongono. Inoltre si è spiegata la storia della valle e dei suoi abitanti, con i temi dell’immigra- zione, dei magnani e del contrabbando. In conclusione della giornata, molto apprez- zata dagli allievi e maestri, con il pulmino della scuola, guidato dall’autista, signor Michele Gabusi, si è fatto rientro alla scuola di Cadro. Di seguito in aula si sono approfondite le tematiche sul bosco con dei bei resoconti scritti accompagnati dalle fotografie fatte durante la gita e dai disegni esplicativi.

L’Associazione ringrazia tutti gli allievi che hanno partecipato alla giornata, con- giuntamente con il maestro Barella, l’ing. Ceschi, l’ing. Luraschi e la professoressa signora Tamò per la loro adesione e collaborazione per questa indimenticabile gior- nata nei boschi della Val Colla.

23 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA RIVISITAZIONE DELLA GIORNATA BIOLOGICA E STORICA Lavoro degli allievi della IV elementare di Cadro

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6 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

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16 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

26 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA GITA AL SASSO GRANDE PRESSO I DENTI DELLA VECCHIA

CNS: 1333 – 1'491 m Partenza: Cimadera Tempo: 2 ore per l’andata e 2 ore per il ritorno Periodo: Da maggio a ottobre Difficoltà: Facile

È noto che tra gli alpinisti, come d’altronde succede nel ramo del turismo in gene- rale, è di voga cercare delle mete sempre più distanti, più esotiche e meno frequen- tate anche in altri continenti: Asia, Africa, Sud America e cosi via. Per alcuni di essi le montagne di casa nostra vengono considerate soltanto delle palestre di alle- namento per fare delle scoperte in luoghi più distanti e alettanti. La gita che oggi vi proponiamo sarebbe une di quelle, che il sottoscritto non può mancare di percorrere, con grande gioia, almeno un paio di volte all’anno. Come detto la gita parte da Cimadera (nuovo quartiere di Lugano da pochi mesi)

27 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

dove si lascia la macchina o se preferite l’auto postale, seguendo a piedi la strada sterrata che porta verso la capanna del Pairolo. Una particolarità interessante di questo tragitto è di svolgersi al 90% completamente all’ombra di frondosi faggi su tutto il percorso, particolare non indifferente nelle calde giornate estive. Trascorsi venti minuti di cammino, nel luogo della Piazzascia Q 1245, troviamo in un dosso di fianco al sentiero una cappellina dedicata alla Madonna di Fatima che ci in- duce ad una pausa di riflessione, portandoci a 2'500 km di distanza. Fatima è un pic- colo paese nel centro del Portogallo che stava attraversando una grave crisi di identità morale e politica. Infatti, dopo più di otto secoli di regno la monarchia, il cinque otto- bre del 1910, è stata costretta a lasciare il campo libero al regime repubblicano. L’in- sicurezza è grande nel paese,, si continua a combattere sulle strade delle città; la po- vertà è regina; il 70% della popolazione vive dell’agricoltura di sussistenza; La mor- talità infantile è molto alta 15%; i governi non durano a lungo spianando cosi la strada ad una dittatura militare che s’eternerebbe per più di 40 anni. Ed è in questo contesto che nel 1917 i tre pastorelli di Fátima (Jacinta, Francisco e Lucia), due di loro morti ancora in tenera età, dichiarano di aver ricevuto, in varie occasioni, l’apparizione della Vergine Maria.

28 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Ma mettiamo da parte le nostre considerazioni filosofiche e andiamo avanti con il nostro percorso, ancora lungo, in direzione della capanna del Pairolo, che si trova sulla nostra strada verso il Sasso Grande. Dopo 200 m dalla capanna, in leggera salita, ci troviamo ad una diramazione: quella sulla sinistra su territorio italiano, che io preferisco all’andata, mentre quella sulla destra, che io preferisco per il rientro, si svolge integralmente sul suolo Svizzero. Ed eccoci finalmente al punto crucciale della gita. Siamo alla base del Sasso Grande, mancano gli ultimi 150 metri, che bisogna salire su calcareo solido o aggrappando- si alle piante, per arrivare cosi sotto la cima. A questo punto ci troviamo davanti ad una falla nella roccia che io consiglio di aggirare salendo leggermente 5 metri sulla destra, la dove finisce la falla e che non presenta più alcuna difficoltà di attraversa- mento. Siamo finalmente arrivati sulla cima che ci ripaga con una vista mozzafiato a 360 gradi, che ci fa ricordare il S. Salvatore sopra Paradiso e Lugano. Il rientro si fa sul medesimo percorso, e come detto prima dare la preferenza , questa volta, al sentiero sulla sinistra che si svolge integralmente su suolo Svizzero. Buona gita a tutti gli appassionati. Foto e testo Joaquim Almeida

29 RACCONTI CERTARA Un villaggio di gente indipendente e fiera

Certara, un villaggio, chiuso fra le aspre montagne che circondano la Valle, ad una altitudine di 1’000 metri sul livello del mare, abitato da gente che ha sempre amato la libertà e l’indipendenza, aliena di compromessi, fiera delle sue origini, abituata al lavoro umile e dignitoso! Dista 18 chilometri da Lugano (di cui è, di recente, diven- tata un quartiere). La gente, è stata abituata, come tutte le popolazione di montagna ad una vita dura, piena di sacrifici per strappare dalla magra zolla della campagna quel che bastava a malapena per vivere o, per meglio dire, per sopravvivere.

La storia della mia gente mi insegna che, a partire dal primo Ottocento sin oltre gli anni Cinquanta, furono costretti dalle impellenti necessità per vivere, a varcare l’O- ceano, recandosi, a Chicago, e anche a Parigi e, altri emigrarono in Argentina, terra di pionieri antichi. Sceglievano di preferenza la professione di cuoco e, certe volte, anche quella di agricoltore, vedi ad esempio Chicago, San Francisco e altre città ospitali dove mol- ta nostra gente aveva posto le proprie radici, vedi anche Parigi e Buenos Aires, dove certi avevano raggiunto posizioni, di un certo livello, nel settore alberghiero. Dalla testimonianza che ho raccolto, tramite la mia gente e gli anziani, mi consta di evidenziare la vita dura, costellata di grandi sacrifici di quella povera nostra gente, che veniva assunta nei settori alberghieri o come agricoltori, in particolare nelle piccole aziende e altro, sempre dimostrando umiltà nel lavoro e molta fierezza per le attività da svolgere. Fierezza, umiltà e dignità sono le costanti comportamentali della nostra cara gente di allora. Tutti sanno che la mia Valle, a giusta ragione, è chiamata la “Valle dei magnani”, come la Verzasca venne designata la “Valle degli spazzacamini”. Ritengo che per tutta quella gente bisognerebbe scrivere un canto per un’esibizione corale, che rac- conti in modo degno le loro fatiche e le loro quotidiane privazioni. Dopo la fine dell’Ottocento e nell’arco del Novecento in Valle fu attuato il servizio postale, che fu in principio effettuato tramite una diligenza che partendo da Tessere- te in circa un’ora raggiungeva il Maglio di Colla. In seguito fu organizzato il servi- zio postale agli albori del ’900 con un servizio ordinato e razionale che consentiva alla mia gente di recarsi in meno di un ora a Lugano, con partenza verso il 1909 dalla località di Tesserete, ragione per cui i contadini potevano usufruire in quel tempo di in un mezzo moderno per trasportare i prodotti della campagna e altro. Il mio villaggio, dove sono nato, lo definiscono un “piccolo mondo antico” pieno di memorie, liete e tristi, come accade in tutti gli angoli del mondo. Ricordo i magici inverni, pieni di neve e di silenzio: le primavere di luci, i giorni caldi di maggio, le

30 RACCONTI

solari estate in cam- pagna e su quelle montagne piene di verde e di sole con le nostre mandrie. Le sagre di paese, in particolare quella di San Lucio su quelle montagne, l’incontro con le guardie di fi- nanza italiane, i con- trabbandieri con le loro bricolle che giungevano a frotte nelle mattine di pri- mavera, d’estate e d’autunno al villaggio col riso, caffè e altro, per la gioia di noi ragazzi, con gli occhi pieni di meraviglia, e di un magico stupore. Ricordo in parti- colare le sagre di paese da cui spicca “la magica festa popolare di San Rocco” che il 16 di agosto si celebra, ogni anno, sull’omonimo colle con gli amici del luganese e della Val Cavargna. Mi sovvengo in particolare quando il familiare con le figlie Silvia e Bice, e gli amici della Valle giungeva sul colle l’Ing. Bruno Campana a in- trattenere la gente con i suoi interessanti racconti sui suoi favolosi viaggi in Austra- lia alla scoperta di miniere e altro. L’amico cantautore Vittorio Castelnuovo di Biasca, non mancava mai in quella bel- la occasione di recarsi lassù con la sua lucente “Stradella” a divertire la gente con le sue stupende canzoni e musiche popolari ciò invogliava tutta quella gente a danzare. Ho dentro di me ricordi di un favoloso mondo dei tempi trascorsi perché sono un nostalgico inguaribile, bello e purtroppo non ripetibile... Certara e Val Colla mia vi ricordo con infinita nostalgia che mi tornate sovente nel- la mente. So purtroppo che certe stagioni e certi miracoli di un tempo non si ripete- ranno più. Sono certo che, molta gente come me, pensa a quel tempo semplice, umile, pieno di cose minime e bello ormai sull’onda dei ricordi che, non ritorneran- no ormai più. I ricordi sono certi sogni che si avverano per dirci che abbiamo vissu- to con passione e con amore quei tempi di gioventù belli, semplici e poveri.

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WWW.AXIMGROUP.CH33 RACCONTI PARTIGIANO QUASI PER CASO

I Ragazzi della Valle non avevano molte scelte di divertirsi. Scendere a Lugano era un’avventura e girovagare per i paesi in cerca di qualche coetaneo, o magari una ragazza per stringere qualche amicizia di lunga durata, non era evidentemente cosa di tutti i giorni e allora, appena alzati si guardava la montagna, il , il Ca- moghé, il Baro, e si sceglieva l’itinerario per passare la giornata.

L’avventura che raccontiamo in questa edizione del quadernetto merita una citazio- ne, per lo spirito avventuroso e anche per qualche stranezza che magari col tempo è stata arricchita di fantasia.

* * *

Correva l’anno 1945, mi ricordo ancora, era il 12 di luglio, e la terribile seconda guerra mondiale era finita da pochi mesi. Sergio, a quel tempo diciassettenne, decise di salire al San Lucio. Abbigliato come

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sempre: maglietta, giacchettino per eventuali intemperie calzoni corti e scarpe da montagna. Un’ora bastava per arrampicarsi sul sentiero e raggiungere la chiesetta, aveva buone gambe e conosceva il percorso meglio dei libri di scuola. In vetta c’era ancora la ramina, c’erano pure le guardie di confine Italiane e Svizze- re, ma il confine era un semplice formalità. Si poteva passare da una parte all’altra senza problemi. Per sicurezza, Sergio aveva in tasca la sua brava tessera che serviva da passaporto e da via libera per le scorribande in Val Cavarnia. Per gli italiani la situazione era più complicata… non avevano documenti e se scendevano in Svizze- ra venivano accusati di diserzione. La premessa mi sembra indispensabile per il racconto di Sergio che segue.

Arrivato in vetta fui subito attirato da un simpatico vociare. Tanta allegria, qualche pacca sulle spalle e un qualche fiasco di vino che ad alta quota non manca mai. Mi offrirono subito pane, formaggio dell’alpe e vino e in pochi istanti ero parte del gruppo. A dir la verità avevo capito subito che non si trattava della solita banda di

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35 RACCONTI

buontemponi. Poiché a ridere e far festa c’erano doganieri italiani e un gruppuscolo di partigiani saliti al monte. La guerra era finita ma l’amicizia e la solidarietà no. “Ehi coleta vieni con noi che scendiamo a San Bortolo”. Non me lo feci dire due volte, mi diedero dei pantaloni lunghi, una giacca per me pure lunga e via verso la Cavarnia. Qualche giorno in alta valle e poi giù a Carlazzo, dove gli amici (uomini e donne)ci attendevano e in poco tempo le simpatie si stringevano. Mi raccontavano le loro storie, e io lì a bocca aperta. Di quando sono saliti sulle montagne per combattere fascisti e nazisti e pure di quando un gruppo a loro vicino aveva fatto fuori il Duce e la Petacci. Poi la grande avventura… Dovevano andare a Milano e mi vollero con loro. Stupore e meraviglia quando mi portarono in piazza del Duomo. Un’apparizione fantastica: ne avevo sentito parlare dai nostri emigranti

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ma non me lo im- maginavo così bello, alto e lucci- cante, con la Ma- donnina che mi guardava quasi per dirmi… torna a Casa Sergio ti aspettiamo.

(Racconto raccolto da Peo Mazzola)

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37 RACCONTI BRUTTA FINE DI UNA LEPRE SCALTRA

Vi voglio raccontare di una battuta di caccia alla lepre di alcuni anni fa. Come con- venuto con i colleghi di caccia, parto al mattino presto, congiuntamente all’amico e vicino di casa Tullio, per recarci a Cranello, sopra Corticiasca, per la battuta di caccia alla lepre sulle nostre splendide montagne, sui monti dell’alta Capriasca e Valcolla. Con me ho il mio fido cane Poncho, segugio lucernese. Giunti a Cranello ancora notte, c’erano ad aspettarci i due fratelli Capra, Fredo e Gino. Da Bogno ci ha raggiunto Renato. Ad attenderci c’era il padrone di casa Vito, che con la moglie Margherita, aveva già pronto il caffè corretto grappa per tutti. Oggi i cani sono tre, assieme al Poncho vi è Dora, segugia italiana a pelo forte e Bosco, segugio a tre colori, bianco macchiato di nero e di marrone, di razza indefi- nibile, cane di casa del Vito. Dopo una breve consultazione, decidiamo di recarci al Grasso, sotto l’alpe di Musgatina, perché lì l’habitat e la conformità del terreno sono ideali per la lepre e per i cani di grande seguita. Arrivati sul luogo che iniziava ad albeggiare, incontria- mo un anziano cacciatore di piuma del posto, accompagnato dal suo setter, ricono-

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scendoci, ci riferisce che in quella vallata le lepri cominciano a scarseggiare, ma che la pastura di una grossa lepre maschio ha messo a dura prova cani singoli, coppie e mute. Con un sorrisetto un po’ ironico, ci augura una buona caccia come per farci capire che difficilmente i nostri cani avrebbero avuto più fortuna degli altri. Sciogliamo i cani e passano quasi venti minuti prima che riescano a incontrare l’usta valida, ma da quel momento non ho mai visto un lavoro così bello, così emozionante. I cani partiti dal prato, entrano in un piccolo bosco uscendo dalla parte opposta e proseguono per il crinale con felci, ginestre e rose spine, dove effettivamente la le- pre poteva essersi messa, vista la mattina uggiosa. Faticano per circa trenta minuti entrando un paio di volte in fallo di pastura, che però Dora riesce a risolvere brillan- temente. Finalmente eccoli. È arrivato il momento dello scovo e il cuore ti salta in gola sentendo i cani fare tutti assieme quell’urlo particolare di quando una lepre schizza sotto il loro naso. Quella furbissima lepre però non passa alle varie poste e inizia così una bellissima seguita che dura circa tre ore, fino a quando la lepre esce

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dalla piantagione per arrivare dove è appostato il Tullio, che con mia grande sorpre- sa, non spara. La cacciata prosegue al di sopra di Musgatina, verso il Monte Bar, per terminare in bandita, sul crinale in alto. Chiedo a Tullio perché non avesse sparato, lui con un sorriso ironico da vecchio cac- ciatore montanaro, mi risponde che quella lepre era passata distante e che comunque voleva fare divertire sia noi che i segugi fino alla chiusura della stagione venatoria. Grande risata generale e dopo aver faticato per recuperare i cani, facciamo ritorno al nostro campo base di Cranello, dove Margherita aveva pronto risotto e gallina bollita, perché la lepre si deve cacciare solo al mattino e solo col segugio. È facendo così che si salverà la lepre, sia la caccia, sia il nostro nobile ausiliario: il SEGUGIO. Di seguito siamo ritornati nella zona di caccia a Cranello per cercare di ritrovare quella grossa e furba lepre, ma nulla da fare. Quell’anziano cacciatore ci dice che nessuno è più riuscito a scovarla, decidiamo quindi di riprovarci anche all’ultimo giorno di caccia. All’alba siamo sul posto e sciolti i cani li vediamo cercare per circa mezz’ora senza trovarla. Dopo un po’ di tempo, giù in basso, sotto Cranello, a circa 150 m. dalla strada can- tonale, Dora e Poncho trovano la lepre che tanto cercavamo, morta! Sicuramente investita da un’auto. Ho provato una grande delusione, ma molto di più una forte amarezza nel pensare alla fine ingloriosa e ingiusta che quella lepre aveva fatto. Quella lepre (ho pensato) meritava molto di più e comunque certo di non morire a causa di un oggetto tecno- logico, guidato senz’altro da un non cacciatore, perché chi ama la caccia e la natura cercherà sempre di non investire un animale a qualsiasi specie esso appartenga.

Sperando che il mondo anti venatorio comprenda che molti animali muoiono spesso anche in questo modo, eprimo i miei auguri a tutti i segugisti, ma soprattutto ai segugi.

Foto e testo Piercarlo Poretti

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41 RACCONTI MORIRE PER UN IDEALE 11 gennaio 1901

Alla fine dell’Ottocento il Ticino era terreno di aspre batta- glie politiche. In pratica il dominio dei conservatori era messo in discussione dall’avanzata politica dei liberali. Tempi difficili, con pestaggi e pressioni verso chi stava abbandonando una fede per aderire ad un altro partito. Da Airolo a Chiasso non passava giorno senza notizie allar- manti a riguardo di queste lotte politiche. La storia ci ha proposto come icona di questi anni ruggenti l’uccisione di Luigi Rossi, Consigliere di Stato Conservatore, ucciso con Alizia Galli un colpo di pistola all’interno del palazzo governativo di Bellinzona per mano di un malfamato, facente parte di un gruppo di giovinastri di fede avversa. Su questo episodio è stata fatta anche una canzone tutt’oggi riecheggiante in qualche festa dei fedelissimi del partito. La premessa è importante per capire meglio il racconto che segue, raccolto a Bogno, grazie al ricordo di una bisnonna in piena forma che non ha dimenticato il passato della sua famiglia.

Si chiamava Battista Boscacci ed era nato nel 1870. Era il mio bisnonno che emigrò in terra confederata, prendendo dimora a San Gallo, nel 1891, dove aveva sposato mia bisnonna Lina, originaria di Eriswil, dalla quale ebbe cinque figli. Aveva trova- to lavoro, penso in ferrovia, e si era fatto raggiungere da tutta la famiglia verso il 1895. Come molti emigranti della valle il periodo natalizio era importante per ritro- vare le loro radici e Battista era fiero di ritrovare gli amici, parlare del passato, del presente e del futuro, attorno a un tavolo del Maglio di Colla, dove tra una chiac- chierata e l’altra si giocavano interminabili partite a carte. Erano anni politicamente difficili e quando si affrontava il tema, l’amicizia finiva e la giornata finiva spesso in una scazzottata. C’era gran lotta tra i conservatori e i liberali che cercavano vie nuove per il 1900 che si stava avvicinando. Era tornato alla sua Val Colla dopo il periodo lavorativo in terra confederata e na- scondeva ad amici e parenti le sue idee liberali, e inevitabilmente le discussioni si trasformavano in liti più o meno accese. Il parentado voleva costringerlo a votare Conservatore e lui assolutamente non ci stava, anche perché aveva giurato fedeltà al partito Liberale che in quegli anni di fine Ottocento stava facendo proseliti in tutto il Canton Ticino. Una domenica come tante altre era sceso al Maglio per giocare a “scopa” ma il pa- rentado lo attendeva per indurlo a tornare alla ragione. Così, dopo qualche insulto e

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spintoni vari, lo aggredirono a basto- nate, infierendo con pugni calci. Tramortito e impotente davanti a tale furia selvaggia, lo gettarono nella roggia che scorre sotto la casa delle guardie del Maglio di Colla e se ne andarono farfugliando parole irripe- tibili.

Con molta fatica e tanta volontà Bat- tista riuscì a risollevarsi e a risalire il sentiero che lo riportava a casa nella sua amata Bogno. Bagnato fradicio, sanguinante e in preda alla febbre non resse il colpo e morì di polmonite nella notte dell’un- dici gennaio del 1901.

La storia di Battista Boscacci è anco- ra viva in tutti i parenti che oggi abitano in valle e ricordano con grande ammirazione questo loro an- tenato dalla fede incrollabile, morto per mano di suoi sciagurati parenti. I cinque figli furono allevati grazie all’aiuto di altre famiglie della Val Colla e, ancora oggi, i figli dei figli dei figli raccontano questa storia tramandata da generazione a genera- zione con grande orgoglio.

(Ricostruzione fotografica di Carmen Zambelli, racconto raccolto da Peo Mazzola)

43 RACCONTI I NONNI RACCONTANO

I docenti del Maglio, Morena e Raffaele, hanno coinvolto i loro allievi a raccontare le avventure dei loro nonni. Diamo spazio con piacere ad alcuni loro scritti che ci permettono di capire come i bambini di quel tempo vivevano il rapporto fra casa, scuola e famiglia.

Nonna Antonella ha ricordi bellissimi di quando, da piccola, andava a trovare sua nonna Adele che viveva in campagna. C'erano le muc- che, i maiali, le galline. Ci divertivamo tanto a giocare nei campi di grano e ne combinavamo di tutti i colori. La sera era stanca ma anche molto felice.

Nonna Elvezia: sono nata e cresciuta a Insone ed ho frequentato tutte le scuole in Val Colla. Le elementari a In- sone. Eravamo in quindici bambini alle elementari ad Insone e avevamo una sola maestra. Era molto severa e arriva- va tutti i giorni da Bissone. Sempre pre- sente, sia con il bello che con il brutto tempo. Nemmeno la neve la fermava e ricordo che era molto severa e non ci risparmiava sberle e tirate dei capelli. Per nostra sfortuna non si assentava mai. Le maggiori le ho frequentate al Maglio di Colla. Ed è stato piuttosto di- vertente. Non c’erano macchine sulle strade e quando nevicava il tragitto di-

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ventava una fiaba, anche perché spesso la neve raggiungeva il metro di altezza. Arrivavamo a scuola fradici e infreddoliti, ma felici come solo i bambini quando nevica lo sono.

Mio nonno Marco consumava un paio di scarpe al mese. An- dava con la sua bicicletta tutti i giorni. La sua bici non aveva i freni e lui, per frenare, usava le sue scarpe. La sua mamma non era molto felice perché una volta al mese doveva com- prargli un paio di scarpe nuove.

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46 Luogo e data:

Firma per accettazione: RACCONTI

Nonna Soraja: rivedendo i compagni di quei tempi spesso ci ritroviamo a parlare dei tempi della nostra gioventù, quando la scuola suonava le ore delle nostre giornate.. Ne parliamo spesso tra di noi e ci facciamo delle belle ri- sate. Ri- cordo bene il primo anno di scuola. Non ci andavo volentieri, forse perché la maestra era un po’ burbera. La mamma mi accompagnava ma io la rincorrevo piangendo e lei mi riportava immediata- mente alla scuola del Maglio. A poco a poco mi sono abituata alla scuola e ai suoi tempi. Il mercoledì e anche il sa- bato si andava a scuola solo il mattino. Il guaio è che non c’era la posta e quindi bisognava andare a piedi fino al paese. La mensa era al ristorante Campana e poi alla Malpensata dalla signora Costanza. I periodi di vacanza ci impegnavano nella raccolta di castagne e dei narcisi e alla sera aiutavamo mamme e nonne a re- cuperare le pecore dai pascoli. Ricordi della nostra gioventù che ci accompa- gnano ancor di più ora che siamo non- ne…

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49 SPORT IN VALLE MORESI A 50 ANNI DALLA MAGLIA D’ORO

Attilio Moresi, il “magnan” della Val Colla, è sempre presente nei racconti sportivi dei vallerani e chi a Piandera ha l’occasione di intrattenersi con sua moglie Franca o la figlia Petra raccoglie aneddoti a piene mani da trasmettere ai giovani d’oggi. Il contributo che il “quadernetto” dedica al corridore della nostra valle. Un contributo ricco di aneddoti e avventure che grazie alla disponibilità della Re- gioneTicino e del suo capo redattore sportivo Mariano Botta abbiamo la fortuna di poter ospitare nelle nostre pagine. Mariano Botta è sicuramente l’esperto massimo del nostro ciclismo e poter ospitare i suoi scritti è per noi motivo di grande soddi- sfazione.

Maglia d’oro

Cinquant’anni. Tanti. Ricordi che la patina del tempo ha ingiallito, ma non ha fatto dimenticare. Almeno in chi ha vissuto quell’epoca o ne ha sentito parlare.

A cinque anni in gita a Parigi. Con la mamma Giuseppina.

50 SPORT IN VALLE

Era il 1961 quando Attilio Moresi, per tutti “Tilo” vinceva il Tour de Suisse. Unico ticinese, per adesso, ad essere riuscito in una simile impresa. Un successo importante, prestigioso. Una maglia d’oro (allora si chiamava ancora ro- manticamente così) che ha segnato la sua brillante carriera. E proprio il Giro della Svizzera è un fiore all’occhiello che non appassirà mai. Nemmeno per Moresi, uomo schivo, che ha sempre vissuto la sua popolarità con riservatezza. Ma la sua è stata una bella storia, fatta di fatica e di tante soddisfazioni in tempi in cui fare il corridore non era facile anche a livello economico. Mai sopra le righe, classe in bicicletta e nella vita di tutti i Con la sorella Natalina. giorni. Affabile e simpatico, sempre pronto a pedalare in compagnia degli amici, anche quando da anni aveva staccato l’ultimo numero dalla maglia. Tutto il Ticino seguiva con partecipazione ed emozione le vicende sportive del “Ma- gnan” (chiamato così da Sergio Maspoli, poeta dialettale, in quanto figlio della Valcolla). Ed allora le mitiche radiocronache e i giornali riportavano le imprese degli eroi della strada, rendendo il tutto magico, permettendo alla fantasia di correre. Le voci e le firme erano quelle di Vico Rigassi, Alberto Barberis, Tiziano Colotti, Marco Blaser, Giuseppe Albertini, Aldo Sartori ed altri ancora. In quella calda estate del ’61 dalla seconda tappa “Tilo” aveva indossato la maglia d’oro e l’aveva difesa con grinta, pedalata dopo pedalata, giorno dopo giorno. A casa tutti attendevano con impazienza buone novelle. Sperando di sentire alla radio il cronista ripetere “Moresi è sempre in maglia d’oro”. Fu così fino all’arrivo finale di Lucerna, passando dalla tappa ticinese con arrivo a Locarno. Moresi vinse quel Giro della Svizzera davanti al belga Hilaire Couvreur e all’elve- tico Fredy Rüegg. Un trionfo dovuto alla sua grande regolarità, sempre in prima

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fila pur senza firmare vittorie parziali. Primo della generale, primo della classifica a punti e terzo in quella del Gran Premio della Montagna.

Attilio, accosciato il secondo da sinistra.

L’incontro

Corridore (sempre con il suo VC Lugano), dirigente e poi attento osservatore delle cose ciclistiche. Spesso lo si vedeva alle corse di casa nostra. Come in quel giugno del 1991 quando avevamo incontrato Attilio Moresi a Bogno, in Valcolla, al termine di una tappa del Giro del Ticino. Un caffè assieme sulla terrazza di un ristorante. Piacevole occasio- ne per parlare del “suo” Tour de Suisse.Vi riproponiamo quell’intervista. Una bella emozione. Il tempo sembra essersi fermato. “Ogni anno quando si avvicina il periodo del Giro della Svizzera, i ricordi si affol- lano nella mia mente. Torno volentieri a pensare a quei momenti indimenticabili. Una grande soddisfazione con sensazioni indescrivibili. Nella prima tappa mi piaz- zai quarto, il giorno dopo arrivando a Coira ai vertici della classifica c’erano,

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appaiati, alcuni corridori. Solo in tarda serata, in albergo, mi comunicarono che ero in maglia d’oro. Vennero in camera ad annunciarmelo Barberis e Maspoli. Fa- cile immaginare la mia emozione. L’indomani si arrivava a Locarno! E fu una vera festa davanti al mio pubblico. Conservai il primo posto fino alla fine”. Moresi concluse il TdS con 4’10” sul compagno di squadra Couvreur, 7’12” su Rüegg, 9’10” su Mazzacurati e 13’07” su Barale. “Accusai un solo momento di difficoltà, nella 5ª tappa, la Varese-Saas Fee. All’ini- zio del Sempione mi ritrovai in affanno e Couvreur non mi attese... Per fortuna mi ripresi in fretta. Al termine grandi festeggiamenti a Lugano, con tanto di corteo per le vie cittadine su una macchina scoperta indossando la maglia d’oro”. In quella chiacchierata Moresi ci confessò pure un suo grande rammarico proprio legato a quell’anno. “Dall’inizio della stagione avevo corso tanto. Volevo fare bene al Giro della Sviz- zera, che «sentivo» sempre in modo speciale. Lo vinsi, ma arrivai in fondo stanco, così rinunciai al Tour de France. Fu un grave errore. Vista la forma che avevo, avrei potuto puntare al risultato anche in Francia. Non voglio esagerare, ma credo che avrei potuto terminare nei cinque...”.

1955, vincitore del Campionato svizzero dilettanti.

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Intervista

Era un ammiratore di Anquetil. Sul tavolino del Bar Buby di Cortivallo i due album sono un pezzo della storia di Giuseppe Squizzato. Fotografie in bianco e nero e a colo- ri. Una vita passata in bicicletta. An- che adesso, a 75 anni, la passionaccia non lo abbandona. Fa le sue uscite con gli amici di sem- pre, Romano Quattrini e Bruno Mo- or. Passeggiate in bicicletta accom- pagnate da tanti racconti di vita. La strada del giovane “Squiz” presto ha incrociato quella di Attilio Moresi. “Avevo cominciato a correre nel Va- resotto, dove abitavo, già allora ga- Con la fidanzata, poi moglie, Franca. reggiavamo spesso assieme. Nel 1956 approdai al VC Mendrisio co- me dilettante (ero nei quadri della nazionale azzurra). Accettai l’offerta perché trovai lavoro presso la carrozzeria Regazzoni, dove feci l’apprendistato con Clay, che poi diventò il grande pilota di Formula uno conosciuto da tutti. Lavoravo e mi allenavo e poi correvo”. E vincevi. “Con i compagni Cereghetti e Sudaro effettivamente ogni domenica era- vamo fra i primissimi”. Quattro stagioni ricche di successi, quindi il salto di categoria. “Passai fra i professionisti nel 1960 con la Mittelholzer. Mi presentai in ditta per ritirare la bici. Presero quella che avevano in vetrina e via a correre il Tour de Ro- mandie e il Giro di Sicilia. Arrangiandomi come potevo per farla diventare di... misura”. Altri tempi. “Eh sì. Anche i soldi erano pochi, quelli che si ricevevano e pure quel- li che si vincevano. Era dura. Molte difficoltà, tanto che l’anno dopo ero deciso a chiudere. Ed ero convinto di smettere anche quando andai a casa di Tilo dopo il suo trionfo al Tour de Suisse del ’61. Ci abbracciammo e... continuai a correre”. Gli occhi diventano lucidi. Si commuove a quel pensiero.

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Moresi. “Una persona incredibile. Aveva tutte le virtù che un uomo può avere. Ma- proprio tutte. Non esagero. Lo sa bene chi lo ha conosciuto”. La vostra è stata una grande amicizia. “Nello sport e nella quotidianità, a livello personale e di famiglie. Anche quando terminò la sua avventura in sella uscivamo sempre assieme ad allenarci correndo anche spesso nelle prove per cicloamatori, divertendoci e rispolverando il passato. Anche nei giorni della malattia quando si pedalava ero sempre al suo fianco...”. Quel Giro della Svizzera. “Era la sua corsa. Aveva meritato di vincerlo. Era stato bravo. Era un corridore completo, forte anche a cronometro. Il Giro lo vinse nel 1961 e due anni dopo si impose nella crono Mendrisio-Campo dei Fiori. Era un ammiratore di Jacques Anquetil e cercava di imitarlo un po’. Mi spiace di non aver potuto correre quel Tour de Suisse, ne ho disputati due, quello del ’60 (vinto dal mio capitano Fredy Rüegg) e del ’62. Poi anche tre Romandia, Giro di Germania, Sici- lia, Olanda e altre corse”. Poi la parola fine. “Dopo tre anni e mezzo di professionismo dissi basta. Ero con la Cynar e il mio posto in squadra venne preso da Tilo...”. I fogli dell’album girano lenti e offro- no immagini ed emozioni. “È stato attivo nell’Associazione ex corridori ciclisti ticinesi, grazie a lui e al com- pianto vescovo Eugenio Corecco sia- mo arrivati a creare il Santuario al Monte Ceneri. E lassù ci sono dei ri- cordi di Tilo, la bici, le maglie che esporremo in uno stand a Lugano il giorno del prologo del Tour de Suisse, per ricordare i 50 anni del suo succes- so. Gli ex corridori gli hanno pure dedicato una targa appesa nella casa patriziale della sua Piandera e ogni anno al Natale del ciclista invitiamo sua moglie Franca”. Un tuffo nel passato, bello e umano, per non dimenticare un uomo che ha dato tanto allo sport ticinese.

55 SPORT IN VALLE

La carriera

Attilio Moresi è nato nel 26 luglio 1933 ed è morto il 25 aprile del 1995 a Piandera. Ha corso per il VC Lugano e nei dilettanti ha saputo illustrarsi vincendo molte cor- se: il Mendrisiotto del 1953 (10° ai Mondiali di Lugano), il GP di Lugano nel ’54, il Giro del Ticino e il campionato svizzero nel 1955. Nel 1956, dopo avere vinto il Giro del Canton Friborgo, è passato professionista in maggio con la Mondia. 1956 (Mondia): 1° Giro Canton Ginevra, 3° Giro del Nord Ovest, 4° campionato svizzero di salita, 8° Giro del Ticino. 1957 (Mondia/Faema-Guerra/Vanini): 2° Giro dei Quattro Cantoni, 3° Tour de Suisse (classifica finale), 4° campionato svizzero, 5° Tour de Romandie. 1958 (Mondia-Ignis): 2° Giro dei Quattro Cantoni, 4° Giro del Nord Ovest, 8° Giro della Svizzera orientale. 1959 (Mondia/Molteni): 1° Giro Canton Ginevra, 2° campionato svizzero, 3° GP Schönenwerd, 3° 4ª tappa Tour de Romandie, 7° GP di Le Locle. 1960 (Mondia): 3° Giro del Nord Ovest, 3° 3ª tappa Tour de Suisse, 4° 6ª tappa Tour de Suisse, 4° Tour de Suisse (classifica finale), 5° campionato svizzero, 5° Giro della Svizzera orientale. 1961 (Baratti/Carpano): 1° Tour de Suisse (classifica finale), 4° 1ª, 4ª e 5ª tappa, 5° 6ª tappa, 1° criterium di Lugano, 9° campionato svizzero, 23° Giro d’Italia, 30° Mondiali. 1962 (Gazzola-Fiorelli): 2° 4ª tappa Tour de Suisse, 3° campionato svizzero, 4° 3ª tappa Tour de Suisse, 5° 7ª tappa Giro d’Italia, 6° Campionato di Zurigo, 9° Giro del Canton Ginevra, 10° Giro del Ticino, 13° Tour de Romandie, 14° TdS. 1963 (Cynar-Frejus): 1° campionato svizzero, 1° campionato svizzero militare, 1° 4ª tappa Tour de Suisse (cronometro Mendrisio-Varese Campo dei Fiori), 3° Tour de Suisse (classifica finale), 3° 3ª tappa Tour de Suisse, 5° 3ª tappa Tour de Suisse, 6° Giro del Nord Ovest, 8° Parigi-Lussemburgo, 8° Campionato di Zurigo, 10° Mona- co-Zurigo, 10° GP di Lugano (cronometro), 66° Giro d’Italia. 1964 (Cynar-Frejus): 1° CS militare, 1° Nyon, 5° CS, 7° Gippingen, 12° Giro del Ticino, 79° Giro, 22° TdS. 1965 (Cynar): 3° Emmenbrücke, 5° Campionato di Zurigo, 10° Giro del Liechten- stein, 14° campionato svizzero, 19° Tour de Romandie, 33° Delfinato.

56 SPORT IN VALLE

57 Impresa di costruzioni

SALA CAPRIASCA Tel. 091 943 32 07 Fax 091 943 45 86 Edilcapri S.A.

58 59 FESTE IN VALLE

Ogni piccolo borgo della nostra valle offre momenti di svago e di amicizia; in ogni paese c’è una sagra in onore del Santo Protettore. Vi proponiamo un dettaglio, che speriamo esaustivo, di queste feste nostrane invitandovi a partecipare e creare ulte- riori amicizie tra gli amici della nostra valle.

BOGNO Propaganda turistica e feste: San Lucio (12 luglio); San Rocco (16 agosto); Parrocchia: Festa dell’Assunzione (15 agosto). Società Cacciatori Gazzirola Bogno, cenone venatorio (4 febbraio); tiro a volo gara sociale (28 aprile); maratona 100 piattelli a Gola di Lago (28 luglio).

CERTARA “Certara c’è”: Festa (10 giugno); Amici Alpe Corte Certara: diversi appuntamenti a partire da marzo fino a fine anno con una festa particolare all’Alpe (26 agosto)

CIMADERA Unione Tiratori Monte Era: Tiri 300 m (13 maggio e 8 luglio) tiro obbligatorio; Tiro Federale in campagna (3 giugno); Gara tiro, con pranzo (8 luglio).

COLLA Centro Orizzonte: Sagra della polenta (3 giugno). Parrocchia di Colla: Festa per i Santi Pietro e Paolo (29 giugno). Festa Madonna del Carmelo (15luglio).

COZZO Oratorio S. Carmelo: Sagra paesana (14-15 luglio).

CURTINA Amici Curtina: Sagra paesana (21-22 luglio).

INSONE Pro San Rocco: Festa paesana (19 agosto); Bollito misto (29 settembre); Fondue (3 novembre).

60 FESTE IN VALLE

MAGLIO DI COLLA Comitato Carnevale: Carnevale (25-26 gennaio 2013); Carnevale al Centro Orizzonte (3 gennaio 2013); Società Tiratori Gazzirola: Tiro Federale in campagna (3 giugno); Tiro 300 m. e tiro obbligatorio (6 maggio, 24 giugno); Gita sociale Amici della Val Colla (27 maggio); Amici della Val Colla: Festa di fine estate (16 o 23 settembre).

PIANDERA Festa Oratorio (22 luglio); Pro Piandera (1° agosto).

SCAREGLIA Oratorio S. Maria della Neve (31 luglio - 4 e 5 agosto); Madonna di Rè (29 aprile).

SIGNÔRA Oratorio S. Giuseppe: Festa di S. Giuseppe (18-19 marzo).

CAMPANA TRASPORTI • SCAVI • RECYCLING • DEMOLIZIONI • OLIO COMBUSTIBILE

6959 Valcolla - Tel. 091 944 11 12

61 62 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA FONDO PALTENGHI Concorso per l'assegnazione di borse di studio 2012/2013

Fondazione della Svizzera italiana per la ricerca scientifica e gli studi universitari, F.SIRSSU, Lugano

A nome delle rispettive Commissioni è pubblicato il seguente bando:

A. Fondo dott. Cleto Paltenghi per studenti della Val Colla

Richiamato il suo regolamento, la Commissione del Fondo apre il concorso per l’assegnazione della/e borsa/e di studio per l’anno universitario 2012/2013 a favore di studenti originari della Val Colla (comuni di Bogno, Certara, Cima- dera e Valcolla) o ivi residenti, di condizione modesta, che si distinguono negli studi e che necessitano di un aiuto finanziario, iscritti alla formazione di base presso la facoltà di medicina di un’università svizzera o, in mancanza di con- correnti, in una disciplina delle scienze naturali (email: fondazione@sirssu. ti-edu.ch e info: www.ti-edu.ch/sirssu);

Per la valutazione delle necessità finanziarie la Commissione si basa sia sui fattori di reddito della famiglia e dello stesso studente senza appoggi familiari (dichiarazio- ne fiscale aggiornata) sia su altri fattori d’aggravio economico, dovuti per esempio a fratelli/sorelle contemporaneamente agli studi fuori casa, persone a carico, parti- colari difficoltà dovute a perifericità del domicilio e simili, purché credibilmente documentati nella loro incidenza economica all’atto della richiesta.

Le domande, corredate dai necessari allegati che comprovino la situazione scolasti- ca dello studente (iscrizione ai corsi ed esami sostenuti), la sua condizione econo- mica, l’attestazione d’eventuali altre borse di studio ottenute come pure ogni altro elemento utile a illustrare la specifica situazione dello studente, vanno inoltrate alla Commissione Fondo Paltenghi rispettivamente Commissione FUGRI, Fondazione SIRSSU, c/o avv. Enzio Bertola, c.p. 111, 6906 Lugano-Cassarate (TI), entro il 20 gennaio 2013.

63 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA SPOSI, NASTRI ROSA E AZZURRI, LUTTI 2011

I nostri sposi nel 2011 Mayer Roger e Phumwiset Rattikan, sposati a Maglio di Colla/Osnaga, il 21.01.2011 Moresi Sergio e Lepori Daniela, sposati a Piandera/Sonvico, il 13.05.2011 Canali Duilio e Tomé Cardoso Branca Rosa, sposati a Cozzo, il 14.05.2011 Barni Francesco e Galli Fiamma, sposati a Capriasca, il 03.12.2011 I nostri nastri rosa e azzurri nel 2011 Galli Davis, nato il 05.01.2011, figlio di Galli Romano e Jessica, Colla Rigamonti Sitota, nata il 08.02.2011, figlia di Rigamonti Manuele e Marzia, Insone Mattei Brian, nato il 12.06.2011, figlio di Mattei Andrea e Anja, Insone Harrington Alice, nata il 14.06.2011, figlia di Harrington Mark e Tiffany, Colla Ferrazzi Lea, nata il 13.09.2011, figlia di Ferrazzi Rolando e Barbara, Insone Frank Enki, nato il 29.09.2011, figlio di Frank Federico e Maja, Bogno Toscani Giorgia, nata il 02.10.2011, figlia di Toscani Paolo e Rusconi Simona, Colla Cocconi Michele, nato il 12.10.2011, figlio di Cocconi Fabrizio e Joelle, Piandera

I nostri lutti nel 2011 Haditsch Werner, deceduto a Piandera, il 05.01.2011 Bassi Barbara, deceduta a Cimadera, il 26.01.2011 Campana Mario, deceduto a Mendrisio, il 04.03.2011 Frapolli Onorina, deceduta a Scareglia/Colla, il 15.04.2011 Petralli Chiarina, deceduta a Scareglia, il 26.04.2011 Risi Livio, deceduto a Lugano, il 29.04.2011 Selmoni Pierangelo, deceduto a Signôra, il 12.08.2011 Pilotti Angelina, deceduta a Insone, l’08.09.2011 Petralli Rita, deceduta a Scareglia, il 24.09.2011 Capra Raimondo, deceduto a Valcolla/Colla, il 03.10.2011 Affolter Dima, deceduta a Cimadera, il 09.10.2011 Capra Stefano, deceduto a Bogno l’11.12.2011

Ti è piaciuto il quadernetto? Richiedi i formulari all’Associazione Amici della Val Colla, cas. Post. 11, Maglio di Colla, oppure a [email protected]. ...e sarai dei nostri.

64 La tua tipografia in Ticino

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