Gli Israeliti Italiani Durante Il Fascismo

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Gli Israeliti Italiani Durante Il Fascismo Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, sionismo (1974) [5] PREMESSA I saggi qui riuniti e che attraverso una scelta ragionata vorrebbero render conto delle caratteristiche e delle finalità d'un determinato lavoro di ricerca, sono stati originariamente editi su pubblicazioni diverse ed in un arco di tempo abbastanza vasto: circa quindici anni. L'uno e l'altro motivo, insieme al dato che solo da poco e cioè dal 1967, è cominciata a maturare nel nostro paese una consapevolezza diffusa della questione sionistica e del problema israeliano, spiegano perché tra un testo e l'altro possa avvertirsi qualche discordanza o notarsi qualche ripetizione o sfasatura. Negli anni '50, giova ricordare, nomi come quelli di Hess e Borochov erano in vero noti a poche persone. Altri personaggi, organizzazioni o istituzioni - quali Martov o il Bund o il Judenrat - se non erano totalmente ignorati, risultavano purtuttavia conosciuti in forma assai superficiale. Adesso tale stato di cose è molto cambiato: per tante cause ed anche perché nuovi tragici avvenimenti hanno pungolato a studiare e ad approfondire temi che ingenuamente, forse, ma anche comprensibilmente, due decenni fa si consideravano pressochè estranei al dibattito culturale corrente. Cosi', mentre la cautela di molti politici che faceva riluttare di fronte all'analisi di taluni nodi, è stata vinta dall'urgere degli eventi, la noncuranza per l'ebraismo o per l'area medio-orientale ereditata dall'epoca monarchica e [6] fascista è stata gradualmente superata dalla curiosità delle giovani generazioni. Questa raccolta, dunque, è in parte pure testimonianza d'un procedere faticoso, dei numerosi condizionamenti con i quali si trova a misurarsi chi scriva non avendo autonomia economica e anche dei mutamenti via via avvenuti nelle temperie del nostro paese nel periodo indicato in riferimento con certi argomenti. Sentiamo di poter dire, comunque, che una sostanziale continuità ideale e di metodo è riscontrabile nelle pagine che seguono, al di la dei difetti formali: se vi sono state - e continueranno ad esserci - evoluzioni e riconsiderazioni, queste in pratica vorremmo si qualificassero non come slittamenti o esitazione, bensi' come impegno alla verifica concreta, tensione, progresso. * * * Tutti i testi, salvo tre, sono stati pubblicati nei volumi e nelle riviste segnalati in nota. Non sono state apportate che scarse e del tutto esteriori correzioni: è rimasta pertanto evidente la molteplicità delle occasioni che ha dato luogo ai vari interventi. — 3 — Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, sionismo (1974) Sono inediti lo studio «Aspetti della partecipazione di ebrei italiani alla seconda guerra mondiale» e la nota storico-biografica e le testimonianze su Janusz Korczak. * * * Ringrazio tutti coloro che in molte circostanze mi hanno aiutato: in particolare chi lo ha fatto con critiche ed osservazioni. Uno speciale ringraziamento ad Adolfo Scalpelli che mi ha amichevolmente indirizzato all'attuazione di questo [7] libro, a Enzo Santarelli che con sollecitudine ed equilibrio mi ha guidato nelle fasi della sua preparazione, all'Editore Argalìa. * * * E' sempre difficile scegliere una dedica: cercando di essere coerente con le commozioni d'un tempo, dedico questo lavoro alla memoria dello studente Roberto Franceschi, caduto a pochi passi da casa mia il 23 gennaio 1973, mentre lottava per la democrazia nella scuola e per il socialismo. Milano, gennaio 1974. — 4 — Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, sionismo (1974) Parte I Gli israeliti italiani durante il fascismo — 5 — Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, sionismo (1974) [11] Il fascismo e gli ebrei: un esperimento di consuntivo storiografico Le note che seguono, suddivise per maggiore chiarezza in due parti, riportano il contributo che ho cercato di recare al Convegno su «Il fascismo e le autorità locali» tenutosi in Val d'Aosta nel settembre 1972. La prima parte, qui intitolata "Per un inquadramento dei problemi», costituisce la presentazione ed il commento alla comunicazione inviata al Convegno; la seconda, «Temi del lavoro», è il testo della comunicazione stessa. I Per un inquadramento dei problemi Prima di avviare una sommaria ricognizione su alcuni punti del problema fascismo-ebrei, appare opportuno mettere a fuoco taluni elementi preliminari sulla scorta dei quali risulterà poi più agevole venire ai nodi specifici. E, innanzitutto, conviene sottolineare come sia nella periodizzazione, sia per varie angolature, numerose risultino le convergenze, per ciò che concerne la realtà israelita, con quanto esposto in altre importanti relazioni presentate in questo Convegno. Così la suddivisione cronologica che emerge dallo studio di Ettore Rotelli, i sottofondi più vasti e complessi che sottintende l'analisi di Massimo Ganci sull'«unione» forzosa della Sicilia all'Italia, gli accenni nell'intervento del prof. Benini alla tradizione antiautonomista dello Stato liberale pre-fascista, le riflessioni di Arduino Agnelli su deter- [12] minati atteggiamenti filo-fascisti di dirigenti sloveni sono altrettanti preziosi spunti che coincidono con quanto si potrebbe dire in generale sulla tematica dell'ebraismo italiano: tale concomitanza di risultati - sia detto per inciso – già mi pare un frutto ragguardevole di questo incontro. Del pari, venendo incontro alla sollecitazione di Ettore Passerin d'Entrèves per un lavoro quanto più possibile fondato su documenti e per convalidare come sia legittimo adombrare pure per quanto riguarda la gerarchia religiosa israelita qualche collegamento con le autorità politiche in senso reazionario ed antiautonomistico, così come è avvenuto, secondo quanto egli accennava, per il clero cattolico, recherò qui una segnalazione specifica: 'il testo, cioè, d'una significativa dedica che il capo dei fascisti israeliti Ettore Ovazza scrisse al rabbino capo della Comunità a cui apparteneva facendogli omaggio del suo famoso volume Sionismo bifronte (1). Così vergava di suo pugno l'Ovazza: «All'Ecc.mo Dott. Prof. 1 Su E. Ovazza, le sue iniziative ed il suo giornale La nostra Bandiera si veda, ad esempio, G. Valabrega, Prime notizie su «La nostra Bandiera» (1934-1938), in «Quaderni del Centro di Documentazione ebraica contemporanea», n. 1, 1961, p. 21. La dedica dell'Ovazza si trova nel n. 22 dei — 6 — Guido VALABREGA Ebrei, fascismo, sionismo (1974) Dario Disegni, Rabbino Capo della Comunità Israelitica di Torino in ricordo di una comune battaglia, combattuta per la gloria d'Italia e d'Israele». Dove si nota che tutto un intreccio si raggruma in quelle due parole «comune battaglia». Un argomento, questo delle posizioni del rabbinato italiano nei confronti del fascismo, invero tutto da studiare: che vide indubbiamente, accanto al disimpegno meno sim- [13] patico, coraggiose presenze in senso antifascista, ma anche sconcertamenti cedimenti. Il rabbinato non si distinse, ad esempio, solo per le pie traduzioni dall'ebraico in italiano di testi liturgici, ma pure per aver collaborato a più politicizzate traduzioni dall'italiano in ebraico di testi come la nota Vita di Arnaldo di B. Mussolini. Un altro dato che giova rilevare in sede di impostazione del lavoro è che per una serie di motivi la discussione intorno alla tematica ebraica è stata negli anni scorsi disagevole e tale resta tuttora. Il peso infatti delle persecuzioni verso questa minoranza e delle superstizioni nei suoi confronti che anche prima del fascismo non poco l'affliggevano, ha provocato e provoca in parecchi un comprensibile senso di colpa e di disagio che non è sempre semplice superare. V'è inoltre sovente negli israeliti, anche quella conseguenza delle traversie che hanno subito, o una tendenza ad una completa assimilazione o una spinta ad una chiusura in se stessi che li portano o a rifiutare il ripensamento storico e ad esprimersi secondo modi un poco angusti, diremmo «parrocchiali», mentre assai sottile è lo strato degli studiosi israeliti e degli studiosi dell'ebraismo che conducono con linguaggio moderno ed aggiornato le loro ricerche. Riguardo a quest'ordine di fatti va registrata poi la pressione spesso deformante delle passioni politiche contemporanee. La diatriba, non di rado in chiave inconsciamente metafisica, su categorie quali sionismo- antisionismo, ebrei-arabi, Stato d'Israele-imperialismo, colonialismo-antisemitismo ecc. ha in parecchie occasioni reso difficile l'emergere della paziente indagine critica a vantaggio di più sbrigative generalizzazioni. Tuttavia, prendendo in considerazione questi ultimi elementi, è lecito aggiungere che proprio l'attualità, con la sua irruenza drammatica, anche se in forme molte volte [14] confuse, ha finito con il creare un interesse nuovo, con il determinare pure un impegno serio a riandare alle origini dei contrasti d'oggi. Nelle Università, ad esempio vi sono migliaia di studenti che s'avvicinano con una valida curiosità intellettuale, che sarebbe colpevole e pericoloso disattendere, non soltanto alla problematica della resistenza palestinese, ma ovviamente a ciò che con essa via via si concatena: lo Stato d'Israele, il sionismo, la questione ebraica, il perchè dell'antisemitismo. D'altro canto alcune recenti publicazioni attestano che qualcosa di nuovo si muove anche al di la degli studenti. Basti pensare alla pubblicazione del volume curato da Massimo Massara, Il marxismo e la questione ebraica (Edizioni del Calendario, 1972), unico, tra l'altro, al mondo nel suo genere, e che rappresenta un intervento razionalizzante di grande rilievo sia verso l'esclusivismo dei sionisti, sia verso le inadeguatezze che esistono in certi strati del movimento
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