Tedeschi, Italiani Ed Ebrei Le Polizie Nazi-Fasciste in Italia
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Tedeschi, Italiani ed Ebrei Le polizie nazi-fasciste in Italia 1943-1945 1 2 Indice Introduzione, p.4 a) La polizia tedesca nel sistema di occupazione in Italia, p.7 Roma Milano Torino Genova Una visione d’insieme b) Il sistema repressivo italiano, p.26 c) Italiani e tedeschi nella prassi della persecuzione, p.35 Roma Milano Torino Como Genova Carceri e campi di concentramento Il ruolo dei vertici e dei militanti della RSI Il problema delle famiglie “miste” La reazione degli ebrei. d) Conclusioni, p.119 Documenti, p.125 Fonti e bibliografia, p. 3 “Io sono Eva. Sono su questo carro con mio figlio Abele. Se vedete l’altro mio figlio, Caino, figlio dell’uomo, ditegli che io…” Da una scritta ritrovata su un carro ferroviario tedesco. Introduzione Tra il 9 settembre 1943 ed il 2 maggio 1945, date di inizio e fine dell’occupazione tedesca, furono deportati (o uccisi) dall’Italia poco più di 8.000 ebrei, su una popolazione (compresi gli stranieri), di circa 47.000,1 una percentuale paragonabile a quella degli altri paesi dell’Europa occidentale, anche se l’Italia Centro settentrionale fu occupata per molto meno tempo. A Roma, ad esempio, i circa 750 ebrei catturati dopo la razzia del 16 ottobre 1943, furono presi in un arco di tempo di 7 mesi e mezzo: un periodo relativamente breve che conferma l’efficacia degli organi della SiPo-SD nella ex capitale del Regno, nonostante l’esiguo numero delle forze a disposizione. Lo scopo di questo saggio è di descrivere la prassi della persecuzione, per capire quali siano stati i metodi che hanno portato a risultati così tragicamente soddisfacenti per i persecutori. Questo studio verrà limitato a quattro comandi locali della polizia tedesca, gli Außenkommandos di Roma, Milano, Torino e Genova, per verificare come lavoravano sul campo i poliziotti tedeschi e i loro collaboratori italiani. Le quattro città sono state scelte perché con importanti comunità ebraiche e perché all’interno del territorio nominalmente controllato dalla Repubblica Sociale Italiana (RSI). Si è volontariamente evitato, quindi, di studiare le zone direttamente occupate dai tedeschi, l’Adriatisches Küstenland e la Operationszone Alpenvorland, e questo allo scopo di capire la prassi della polizia tedesca in un paese occupato ma anche alleato della Germania. 1 Dati di Liliana Picciotto, Statistical tables on the Holocaust in Italy with an insight on the mechanism of the deportation, “Yad Vashem Studies”, n.33 (2005), pp.307-346. 4 Le fonti rappresentano un problema notevole. Le carte dei comandi tedeschi in Italia sono state in gran parte distrutte e le poche rimaste non sono di particolare interesse per quanto riguarda la persecuzione degli ebrei. Gli ordini e i rapporti relativi all’arresto degli ebrei da parte della polizia tedesca finora ritrovati sono molto pochi, e sono soprattutto quelli provenienti da Berlino, cosa che permette di avere un quadro delle politiche generali, ma non danno informazioni su come questi ordini venivano eseguiti dai comandi locali. Altre informazioni disponibili provengono dai processi avvenuti nel dopoguerra (processi Eichmann, Boßhammer e Bovensiepen), che permettono se non altro di capire l’organigramma dei vari comandi di polizia in Italia e il funzionamento a livello generale. Le fonti italiane invece sono molto più ricche, in quanto parte delle carte della polizia fascista sono ancora disponibili, soprattutto quelle del Ministero dell’Interno della RSI, e i numerosi processi svolti nel dopoguerra contro i collaborazionisti danno informazioni dettagliate sulla collaborazione italo-tedesca. Tuttavia queste fonti sono molto frammentate, in quanto si trovano disperse nei diversi archivi di Stato locali, cosa che rende molto impegnativo questo tipo di studi. Anche per questo motivo, lo stato della ricerca è ancora allo stato embrionale e solo nell’ultimo decennio ha fatto degli importanti progressi. Il primo lavoro di grande importanza e profondità sulla Shoah in Italia è stato quello di Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo del 1961, nel quale veniva sottolineata la cooperazione degli organi di polizia della RSI nella persecuzione.2 Cinque anni dopo uscì il saggio di Enzo Collotti dedicato alla polizia tedesca in Italia3 che diede un primo inquadramento, e dei numeri, sulla struttura della SiPo-SD nella Penisola. Per alcuni anni, fino alla prima edizione de Il libro della Memoria, di Liliana Picciotto Fargion,4 e negli gli anni immediatamente successivi, le ricerche non hanno fatto altri passi avanti. Lo studio della storica del Cento di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) di Milano, con l’enorme mole di informazioni che forniva, poteva ritenersi sotto molti punti di vista esaustivo. Nel 2001 venne pubblicato il libro curato da Costantino Di Sante, I campi di concentramento in Italia,5 che conteneva due importanti saggi di Enzo Collotti6 e di Luigi Ganapini.7 Nel 1997, nel frattempo, era uscito il lavoro di Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia,8 che apriva una nuova stagione di studi. Lo studioso di Treviri, infatti, sottolineava il ruolo del fascismo repubblicano nella deportazione degli ebrei dall’Italia e 2 Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino, 1961. 3 Enzo Collotti, Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata, in “Il Movimento di liberazione in Italia”, n.83, 1966, pp.38-77. 4 Liliana Picciotto Fargion, Il libro della memoria, Mursia, Milano, 1991. 5 Costantino Di Sante (a cura di), I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione, Franco Angeli, Milano, 2001. 6 L’occupazione tedesca in Italia con particolare riguardo ai compiti delle forze di polizia. 7 Le polizie nella Repubblica sociale italiana. 8 Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia. 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino 1993. 5 metteva a disposizione anche in Italia informazioni provenienti dalle fonti d’archivio tedesche. Nel 1999 usciva in italiano l’importante studio di Klaus Voigt,9 che apriva degli squarci sul sistema di concentramento italiano prima del 1943, e sulla sorte degli ebrei tedeschi deportati nei due anni dell’occupazione. Per quanto riguarda le deportazioni il volume di Giuseppe Mayda del 2002 dava un primo inquadramento complessivo delle deportazioni,10 non limitando la ricerca alle vittime ebree. I libri di Collotti, Il fascismo e gli ebrei,11 di Marie-Anne Matard Bonucci, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei,12 e di Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista,13 degli ultimi anni, hanno poi esaustivamente ricostruito il quadro generale distruggendo definitivamente il mito dell’”italiano brava gente”.14 A partire dalla fine degli anni Novanta, inoltre, sono stati pubblicati alcuni lavori locali, che hanno permesso di capire meglio il ruolo degli italiani.15 Il limite di molti di questi studi, a partire da Caino a Roma,16 è la mancanza di un quadro di riferimento generale che tenga conto non solo dei collaborazionisti italiani, ma anche e soprattutto della cooperazione tra le varie polizie e gruppi di collaborazionisti italiani con i comandi della SiPo-SD nell’ambito dell’occupazione. In genere in questi studi locali “i tedeschi” rimangono sullo sfondo, come entità quasi astratta, senza approfondimenti che permettano una ricostruzione completa. Da questo punto di vista i lavori di Carlo Gentile e Lutz Klinkhammer, che saranno ampiamente citati in questo testo, permettono di capire di avere una visione a livello nazionale. Quello che manca è uno studio che tenga insieme sia il quadro di riferimento generale con le operazioni sul campo. Mancano insomma lavori che permettano di capire le procedure locali di persecuzione nell’ambito della politica tedesca di occupazione. Lo scopo di questo lavoro è, dunque, quello di fornire un quadro di riferimento generale e degli esempi locali che permettano di avere una visione più approfondita della prassi della ricerca, arresto e deportazione degli ebrei dal territorio italiano nel periodo dell’occupazione tedesca. 9 Klaus Voigt, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, vol. II, La Nuova Italia, Firenze, 1999. 10 Giuseppe Mayda, Storia della deportazione dall’Italia. Militari, ebrei e politici nei Lager del Terzo Reich, Bollati Boringhieri, Torino, 2002. 11 Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, Laterza, Roma, 2008. 12 Marie-Anne Matard Bonucci, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, il Mulino, Bologna, 2008. 13 Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Einaudi, Torino, 2000. 14 Un saggio importante sull’argomento è quello di Thomas Schlemmer e Hans Woller, Der italienische Faschismus und die Juden 1922 bis 1945, in “Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte“, LV (2005), pp.165-201. 15 Vedi i lavori citati nel corso di questo saggio. 16 Amedeo Osti Guerrazzi, Caino a Roma. I complici romani della Shoah, Cooper, Roma, 2005. 6 a) La polizia tedesca nel sistema di occupazione in Italia. Le relazioni tra gli occupanti tedeschi e gli “alleati occupati” italiani sono state già studiate in maniera approfondita.17 Per quanto riguarda questo saggio è solo necessario ricordare che la Repubblica Sociale Italiana, la repubblica di Mussolini, fu riconosciuta come ufficialmente alleata del III Reich, ed era nominalmente uno stato sovrano e indipendente. Nonostante questa finzione, la RSI era in realtà dipendente e subordinata ai tedeschi.18 La figura principale nella gestione del paese era quella dell’ambasciatore Rudolph Rahn, che