Tedeschi, Italiani Ed Ebrei Le Polizie Nazi-Fasciste in Italia

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Tedeschi, Italiani Ed Ebrei Le Polizie Nazi-Fasciste in Italia Tedeschi, Italiani ed Ebrei Le polizie nazi-fasciste in Italia 1943-1945 1 2 Indice Introduzione, p.4 a) La polizia tedesca nel sistema di occupazione in Italia, p.7 Roma Milano Torino Genova Una visione d’insieme b) Il sistema repressivo italiano, p.26 c) Italiani e tedeschi nella prassi della persecuzione, p.35 Roma Milano Torino Como Genova Carceri e campi di concentramento Il ruolo dei vertici e dei militanti della RSI Il problema delle famiglie “miste” La reazione degli ebrei. d) Conclusioni, p.119 Documenti, p.125 Fonti e bibliografia, p. 3 “Io sono Eva. Sono su questo carro con mio figlio Abele. Se vedete l’altro mio figlio, Caino, figlio dell’uomo, ditegli che io…” Da una scritta ritrovata su un carro ferroviario tedesco. Introduzione Tra il 9 settembre 1943 ed il 2 maggio 1945, date di inizio e fine dell’occupazione tedesca, furono deportati (o uccisi) dall’Italia poco più di 8.000 ebrei, su una popolazione (compresi gli stranieri), di circa 47.000,1 una percentuale paragonabile a quella degli altri paesi dell’Europa occidentale, anche se l’Italia Centro settentrionale fu occupata per molto meno tempo. A Roma, ad esempio, i circa 750 ebrei catturati dopo la razzia del 16 ottobre 1943, furono presi in un arco di tempo di 7 mesi e mezzo: un periodo relativamente breve che conferma l’efficacia degli organi della SiPo-SD nella ex capitale del Regno, nonostante l’esiguo numero delle forze a disposizione. Lo scopo di questo saggio è di descrivere la prassi della persecuzione, per capire quali siano stati i metodi che hanno portato a risultati così tragicamente soddisfacenti per i persecutori. Questo studio verrà limitato a quattro comandi locali della polizia tedesca, gli Außenkommandos di Roma, Milano, Torino e Genova, per verificare come lavoravano sul campo i poliziotti tedeschi e i loro collaboratori italiani. Le quattro città sono state scelte perché con importanti comunità ebraiche e perché all’interno del territorio nominalmente controllato dalla Repubblica Sociale Italiana (RSI). Si è volontariamente evitato, quindi, di studiare le zone direttamente occupate dai tedeschi, l’Adriatisches Küstenland e la Operationszone Alpenvorland, e questo allo scopo di capire la prassi della polizia tedesca in un paese occupato ma anche alleato della Germania. 1 Dati di Liliana Picciotto, Statistical tables on the Holocaust in Italy with an insight on the mechanism of the deportation, “Yad Vashem Studies”, n.33 (2005), pp.307-346. 4 Le fonti rappresentano un problema notevole. Le carte dei comandi tedeschi in Italia sono state in gran parte distrutte e le poche rimaste non sono di particolare interesse per quanto riguarda la persecuzione degli ebrei. Gli ordini e i rapporti relativi all’arresto degli ebrei da parte della polizia tedesca finora ritrovati sono molto pochi, e sono soprattutto quelli provenienti da Berlino, cosa che permette di avere un quadro delle politiche generali, ma non danno informazioni su come questi ordini venivano eseguiti dai comandi locali. Altre informazioni disponibili provengono dai processi avvenuti nel dopoguerra (processi Eichmann, Boßhammer e Bovensiepen), che permettono se non altro di capire l’organigramma dei vari comandi di polizia in Italia e il funzionamento a livello generale. Le fonti italiane invece sono molto più ricche, in quanto parte delle carte della polizia fascista sono ancora disponibili, soprattutto quelle del Ministero dell’Interno della RSI, e i numerosi processi svolti nel dopoguerra contro i collaborazionisti danno informazioni dettagliate sulla collaborazione italo-tedesca. Tuttavia queste fonti sono molto frammentate, in quanto si trovano disperse nei diversi archivi di Stato locali, cosa che rende molto impegnativo questo tipo di studi. Anche per questo motivo, lo stato della ricerca è ancora allo stato embrionale e solo nell’ultimo decennio ha fatto degli importanti progressi. Il primo lavoro di grande importanza e profondità sulla Shoah in Italia è stato quello di Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo del 1961, nel quale veniva sottolineata la cooperazione degli organi di polizia della RSI nella persecuzione.2 Cinque anni dopo uscì il saggio di Enzo Collotti dedicato alla polizia tedesca in Italia3 che diede un primo inquadramento, e dei numeri, sulla struttura della SiPo-SD nella Penisola. Per alcuni anni, fino alla prima edizione de Il libro della Memoria, di Liliana Picciotto Fargion,4 e negli gli anni immediatamente successivi, le ricerche non hanno fatto altri passi avanti. Lo studio della storica del Cento di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) di Milano, con l’enorme mole di informazioni che forniva, poteva ritenersi sotto molti punti di vista esaustivo. Nel 2001 venne pubblicato il libro curato da Costantino Di Sante, I campi di concentramento in Italia,5 che conteneva due importanti saggi di Enzo Collotti6 e di Luigi Ganapini.7 Nel 1997, nel frattempo, era uscito il lavoro di Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia,8 che apriva una nuova stagione di studi. Lo studioso di Treviri, infatti, sottolineava il ruolo del fascismo repubblicano nella deportazione degli ebrei dall’Italia e 2 Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino, 1961. 3 Enzo Collotti, Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata, in “Il Movimento di liberazione in Italia”, n.83, 1966, pp.38-77. 4 Liliana Picciotto Fargion, Il libro della memoria, Mursia, Milano, 1991. 5 Costantino Di Sante (a cura di), I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione, Franco Angeli, Milano, 2001. 6 L’occupazione tedesca in Italia con particolare riguardo ai compiti delle forze di polizia. 7 Le polizie nella Repubblica sociale italiana. 8 Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia. 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino 1993. 5 metteva a disposizione anche in Italia informazioni provenienti dalle fonti d’archivio tedesche. Nel 1999 usciva in italiano l’importante studio di Klaus Voigt,9 che apriva degli squarci sul sistema di concentramento italiano prima del 1943, e sulla sorte degli ebrei tedeschi deportati nei due anni dell’occupazione. Per quanto riguarda le deportazioni il volume di Giuseppe Mayda del 2002 dava un primo inquadramento complessivo delle deportazioni,10 non limitando la ricerca alle vittime ebree. I libri di Collotti, Il fascismo e gli ebrei,11 di Marie-Anne Matard Bonucci, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei,12 e di Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista,13 degli ultimi anni, hanno poi esaustivamente ricostruito il quadro generale distruggendo definitivamente il mito dell’”italiano brava gente”.14 A partire dalla fine degli anni Novanta, inoltre, sono stati pubblicati alcuni lavori locali, che hanno permesso di capire meglio il ruolo degli italiani.15 Il limite di molti di questi studi, a partire da Caino a Roma,16 è la mancanza di un quadro di riferimento generale che tenga conto non solo dei collaborazionisti italiani, ma anche e soprattutto della cooperazione tra le varie polizie e gruppi di collaborazionisti italiani con i comandi della SiPo-SD nell’ambito dell’occupazione. In genere in questi studi locali “i tedeschi” rimangono sullo sfondo, come entità quasi astratta, senza approfondimenti che permettano una ricostruzione completa. Da questo punto di vista i lavori di Carlo Gentile e Lutz Klinkhammer, che saranno ampiamente citati in questo testo, permettono di capire di avere una visione a livello nazionale. Quello che manca è uno studio che tenga insieme sia il quadro di riferimento generale con le operazioni sul campo. Mancano insomma lavori che permettano di capire le procedure locali di persecuzione nell’ambito della politica tedesca di occupazione. Lo scopo di questo lavoro è, dunque, quello di fornire un quadro di riferimento generale e degli esempi locali che permettano di avere una visione più approfondita della prassi della ricerca, arresto e deportazione degli ebrei dal territorio italiano nel periodo dell’occupazione tedesca. 9 Klaus Voigt, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, vol. II, La Nuova Italia, Firenze, 1999. 10 Giuseppe Mayda, Storia della deportazione dall’Italia. Militari, ebrei e politici nei Lager del Terzo Reich, Bollati Boringhieri, Torino, 2002. 11 Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, Laterza, Roma, 2008. 12 Marie-Anne Matard Bonucci, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, il Mulino, Bologna, 2008. 13 Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Einaudi, Torino, 2000. 14 Un saggio importante sull’argomento è quello di Thomas Schlemmer e Hans Woller, Der italienische Faschismus und die Juden 1922 bis 1945, in “Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte“, LV (2005), pp.165-201. 15 Vedi i lavori citati nel corso di questo saggio. 16 Amedeo Osti Guerrazzi, Caino a Roma. I complici romani della Shoah, Cooper, Roma, 2005. 6 a) La polizia tedesca nel sistema di occupazione in Italia. Le relazioni tra gli occupanti tedeschi e gli “alleati occupati” italiani sono state già studiate in maniera approfondita.17 Per quanto riguarda questo saggio è solo necessario ricordare che la Repubblica Sociale Italiana, la repubblica di Mussolini, fu riconosciuta come ufficialmente alleata del III Reich, ed era nominalmente uno stato sovrano e indipendente. Nonostante questa finzione, la RSI era in realtà dipendente e subordinata ai tedeschi.18 La figura principale nella gestione del paese era quella dell’ambasciatore Rudolph Rahn, che
Recommended publications
  • Operation Sunrise: America’S OSS, Swiss Intelligence, and the German Surrender 1945
    Operation Sunrise: America’s OSS, Swiss Intelligence, and the German Surrender 1945 by Stephen P. Halbrook* Operation Sunrise was a cooperative effort of American and Swiss intelligence services which led to the unconditional surrender of the German Wehrmacht forces in Northern Italy and Western Austria on May 2, 1945. General Heinrich von Vietinghoff, Commander-in- Chief of the Southwest Command and of Army Group C, surrendered nearly a million soldiers, the strongest remaining German force. This was the first great surrender of German forces to the Allies, and became a strong impetus for the final Allied victory over Nazi Germany on May 8, Victory in Europe (VE) Day. Operation Sunrise helped to nip in the bud Nazi aspirations for guerilla resistance in an Alpine redoubt. Sunrise, sometimes referred to as “Crossword,” has special significance today beyond the sixtieth anniversary of the German surrender. Despite Switzerland’s formal neutrality, Swiss intelligence agents aggressively facilitated American efforts to end the war. Ironically, the efforts of key U.S. intelligence agents on the ground to orchestrate the surrender were hampered and almost scuttled by leaders in Washington to appease Joseph Stalin, who wished to delay the surrender in the West so that Soviet forces could grab more territory in the East. *This paper was originally presented at the conference Sunrise ‘05, Locarno, Switzerland, May 2, 2005, and was published in “Operation Sunrise.” Atti del convegno internazionale (Locarno, 2 maggio 2005), a cura di Marino Viganò - Dominic M. Pedrazzini (Lugano 2006), pp. 103-30. The conference was held to commemorate the 60th anniversary of the surrender of German forces in northern Italy.
    [Show full text]
  • The Historical Journal VIA RASELLA, 1944
    The Historical Journal http://journals.cambridge.org/HIS Additional services for The Historical Journal: Email alerts: Click here Subscriptions: Click here Commercial reprints: Click here Terms of use : Click here VIA RASELLA, 1944: MEMORY, TRUTH, AND HISTORY JOHN FOOT The Historical Journal / Volume 43 / Issue 04 / December 2000, pp 1173 ­ 1181 DOI: null, Published online: 06 March 2001 Link to this article: http://journals.cambridge.org/abstract_S0018246X00001400 How to cite this article: JOHN FOOT (2000). VIA RASELLA, 1944: MEMORY, TRUTH, AND HISTORY. The Historical Journal, 43, pp 1173­1181 Request Permissions : Click here Downloaded from http://journals.cambridge.org/HIS, IP address: 144.82.107.39 on 26 Sep 2012 The Historical Journal, , (), pp. – Printed in the United Kingdom # Cambridge University Press REVIEW ARTICLE VIA RASELLA, 1944: MEMORY, TRUTH, AND HISTORY L’ordine eZ giaZ stato eseguito: Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria. By Alessandro Portelli. Rome: Donzelli, . Pp. viij. ISBN ---.L... The battle of Valle Giulia: oral history and the art of dialogue. By A. Portelli. Wisconsin: Wisconsin: University Press, . Pp. xxj. ISBN ---.$.. [Inc.‘The massacre at Civitella Val di Chiana (Tuscany, June , ): Myth and politics, mourning and common sense’, in The Battle of Valle Giulia, by A. Portelli, pp. –.] Operazione Via Rasella: veritaZ e menzogna: i protagonisti raccontano. By Rosario Bentivegna (in collaboration with Cesare De Simone). Rome: Riuniti, . Pp. ISBN -- -.L... La memoria divisa. By Giovanni Contini. Milan: Rizzoli, . Pp. ISBN -- -.L... Anatomia di un massacro: controversia sopra una strage tedesca. By Paolo Pezzino. Bologna: Il Mulino, . Pp. ISBN ---.L... Processo Priebke: Le testimonianze, il memoriale. Edited by Cinzia Dal Maso.
    [Show full text]
  • Guides to German Records Microfilmed at Alexandria, Va
    GUIDES TO GERMAN RECORDS MICROFILMED AT ALEXANDRIA, VA. No. 32. Records of the Reich Leader of the SS and Chief of the German Police (Part I) The National Archives National Archives and Records Service General Services Administration Washington: 1961 This finding aid has been prepared by the National Archives as part of its program of facilitating the use of records in its custody. The microfilm described in this guide may be consulted at the National Archives, where it is identified as RG 242, Microfilm Publication T175. To order microfilm, write to the Publications Sales Branch (NEPS), National Archives and Records Service (GSA), Washington, DC 20408. Some of the papers reproduced on the microfilm referred to in this and other guides of the same series may have been of private origin. The fact of their seizure is not believed to divest their original owners of any literary property rights in them. Anyone, therefore, who publishes them in whole or in part without permission of their authors may be held liable for infringement of such literary property rights. Library of Congress Catalog Card No. 58-9982 AMERICA! HISTORICAL ASSOCIATION COMMITTEE fOR THE STUDY OP WAR DOCUMENTS GUIDES TO GERMAN RECOBDS MICROFILMED AT ALEXAM)RIA, VA. No* 32» Records of the Reich Leader of the SS aad Chief of the German Police (HeiehsMhrer SS und Chef der Deutschen Polizei) 1) THE AMERICAN HISTORICAL ASSOCIATION (AHA) COMMITTEE FOR THE STUDY OF WAE DOCUMENTS GUIDES TO GERMAN RECORDS MICROFILMED AT ALEXANDRIA, VA* This is part of a series of Guides prepared
    [Show full text]
  • Information Issued by the Association of Jewish Refugees in Great Britain
    Vol. XVIII No. 4 April, 1963 INFORMATION ISSUED BY THE ASSOCIATION OF JEWISH REFUGEES IN GREAT BRITAIN g FAIRFAX MANSIONS, FINCHLEY RD, (corner Fairfax Rd.). London, N,W,3 Offiet and Consulting Hours: Telephone : MAIda Vale 909E/7 (General OIkce and Welfare for the Aged) Monday to Thursday 10 a.m.—1 p.m. 3—6 p.m. MAIda Vale 4449 (Employment Agency, annuallv licensed by thc L,C,C., and Social Services Dept.) fridaf 10 a.m.-l p.m. Robert Weltsch foreign governments received from their ambassadors very outspoken reports and that German ambassadors reported to Berlin THE FIRST OF APRIL desperately about the catastrophic impression made by the boycott. All this contributed to Thirty Years After the decision to confine the boycott to one day. After that, everything seemed to return to th ^''^^' °^ April is a memorable date in and the persecuted were the moral victors. " normal", Many Jews, to their own the history of German Jewry, For the first It is undeniable that determination to detriment, again inclined to illusions. That was time German Jews, as a collective, experienced moral resistance awoke at that time in the understandable, as it was by no means certain their complete helplessness before a ruthless Jews. The sensation created by the leader that the government would be able to continue toe who was out to destroy them physically in the Jiidische Rundschau —" Wear it its course. Nobody expected the Great Powers and morally. On this day. thirty years ago. with pride, the Yellow Badge "—was a proof to remain silent in face of all the provocations.
    [Show full text]
  • Le Leggi Razziali E La Persecuzione Degli Ebrei a Roma 1938-1945
    I QUADERNI DI MUMELOC · 1 · MUSEO DELLA MEMORIA LOCALE DI CERRETO GUIDI Coordinamento editoriale Marco Folin In copertina: telegramma con cui il ministro dell’Interno invita i prefetti a inasprire la politica razziale contro gli ebrei, 1941 (ASROMA, Prefettura, Gabinetto, b. 1515). ISBN 000-000-00-0000-000-0 © 2012 Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi Piazza Dante Desideri - 50050 Cerreto Guidi (FI) www.mumeloc.it © 2012 Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma Lungotevere Cenci (Tempio), 00186 Roma www.romaebraica.it/archivio-storico-ascer/ Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma 1938-1945 a cura di Silvia Haia Antonucci, Pierina Ferrara, Marco Folin e Manola Ida Venzo ARCHIVIO DI STATO DI ROMA Questo libro è dedicato alla memoria di Eugenio Sonnino Il Signore riconosce la strada dei giusti, mentre la via degli empi si perde (Salmo I, 6) Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma, 1938-1945 A cura di S.H. Antonucci, P. Ferrara, M. Folin e M.I. Venzo 9 Il MuMeLoc e la Comunità Ebraica romana: le ragioni di una mostra, di Marco Folin 13 Il percorso espositivo allestito nel MuMeLoc, di Pierina Ferrara 15 La mostra e il suo percorso, di Manola Ida Venzo 21 CATALOGO 23 Il fascismo e le leggi razziali, di Manola Ida Venzo 45 Le scuole per i giovani ebrei di Roma negli anni delle Leggi per la difesa della razza (1938-1944), di Giuliana Piperno Beer 55 Gli ebrei romani dall'emancipazione alle Leggi razziali. Aspetti economici e sociali, di Claudio Procaccia 65 La deportazione a Roma, di Giancarlo Spizzichino 99 STUDI 101 La propaganda antisemita nel fascismo.
    [Show full text]
  • WAR CRIMES and THEIR MOTIVATION the Socio-Psychological Structure of the SS and the Criminalization of a Society
    Journal of Criminal Law and Criminology Volume 39 | Issue 3 Article 3 1948 War Crimes and Their otM ivation: The oS cio- Psychological Structure of the SS and the Criminalization of a Society Leo Alexander Follow this and additional works at: https://scholarlycommons.law.northwestern.edu/jclc Part of the Criminal Law Commons, Criminology Commons, and the Criminology and Criminal Justice Commons Recommended Citation Leo Alexander, War Crimes and Their otM ivation: The ocS io-Psychological Structure of the SS and the Criminalization of a Society, 39 J. Crim. L. & Criminology 298 (1948-1949) This Article is brought to you for free and open access by Northwestern University School of Law Scholarly Commons. It has been accepted for inclusion in Journal of Criminal Law and Criminology by an authorized editor of Northwestern University School of Law Scholarly Commons. WAR CRIMES AND THEIR MOTIVATION The Socio-Psychological Structure of the SS and the Criminalization of a Society Leo Alexander The author was consultant to the Secretary of War of the United States, on duty with the Office of the Chief of Counsel for War Crimes in Nurnberg, U.S. Zone of Germany, 1946-1947; Lieutenant Colonel, ORC, MC, USA; Associate Director of Research, Boston State Hospital; Instructor in Psychiatry, Tufts College Medical School, Boston, Massachusetts. The following article was read in part at the 75th anniversary meeting of the Nederlandsche Vereinigung voor Psychiatrie en Neurologie, in Amsterdam, The Netherlands, on 12 June 1947, at the meeting of the Boston Society of Psychiatry and Neurology on 16 October 1947, at the First American Medicolegal Congress, in St.
    [Show full text]
  • Appendix: Biographies of Jesuit Righteous Among the Nations
    journal of jesuit studies 5 (2018) 256-265 brill.com/jjs Appendix: Biographies of Jesuit Righteous among the Nations We are pleased to present here the biographies of the fifteen Jesuits who have been identified and honored by Yad Vashem with the title “Righteous among the Nations.” For permission to include these in this issue, we wish to thank the staff of Yad Vashem, especially Ms. Irena Steinfeldt and the editors of The Encyclopedia of the Righteous among the Nations (www.yadvashem.org). Boetto, Father Pietro Jesuit Cardinal Pietro Boetto (1871–1946) was the archbishop of Genoa from 1938 to 1946 after many years in leadership positions in the Society of Jesus. Pope Pius xi named him a cardinal in 1935. He has been recognized for saving many Jewish lives while working with the outlawed Jewish rescue network “Delasem.” He and his secretary Fr. Francesco Repetto “recruited bishops and archbishops throughout northern Italy to help in this endeavor, thus creating rescue networks that saved hundreds, if not thousands, of Jews […]. The help included shelter in religious institutions, false documents, hospitalization un- der false names, and escape to Switzerland.” On November 14, 2016, Yad Vashem honored Cardinal Pietro Boetto as Righ- teous among the Nations. Braun, Father Roger Roger Braun was a Jesuit priest. During the war, he devoted himself to the sav- ing of persecuted Jews without any attempt to proselytize them. On the con- trary, he tried to persuade Jews to adhere to their ancestral faith. After the war, Rabbi Henri Schilli, who became the director of the rabbinical seminary in Paris in 1950, related how father Braun’s principle of solidarity with the Jews dominated the priest’s actions during the entire occupation.
    [Show full text]
  • Preparatory Document
    Preparatory document Please notice that we recommend that you read the first ten pages of the first three documents, the last document is optional. • International Holocaust Remembrance Alliance, Recognizing and Countering Holocaust Distortion: Recommendations for Policy and Decision Makers (Berlin: International Holocaust Remembrance Alliance, 2021), read esp. pp. 14-24 • Deborah Lipstadt, "Holocaust Denial: An Antisemitic Fantasy," Modern Judaism 40:1 (2020): 71-86 • Keith Kahn Harris, "Denialism: What Drives People to Reject the Truth," The Guardian, 3 August 2018, as at https://www.theguardian.com/news/2018/aug/03/denialism-what-drives- people-to-reject-the-truth (attached as pdf) • Optional reading: Giorgio Resta and Vincenzo Zeno-Zencovich, "Judicial 'Truth' and Historical 'Truth': The Case of the Ardeatine Caves Massacre," Law and History Review 31:4 (2013): 843- 886 Holocaust Denial: An Antisemitic Fantasy Deborah Lipstadt Modern Judaism, Volume 40, Number 1, February 2020, pp. 71-86 (Article) Published by Oxford University Press For additional information about this article https://muse.jhu.edu/article/750387 [ Access provided at 15 Feb 2021 12:42 GMT from U S Holocaust Memorial Museum ] Deborah Lipstadt HOLOCAUST DENIAL: AN ANTISEMITIC FANTASY* *** When I first began working on the topic of Holocaust deniers, colleagues would frequently tell me I was wasting my time. “These people are dolts. They are the equivalent of flat-earth theorists,” they would insist. “Forget about them.” In truth, I thought the same thing. In fact, when I first heard of Holocaust deniers, I laughed and dismissed them as not worthy of serious analysis. Then I looked more closely and I changed my mind.
    [Show full text]
  • Daniel Stahl. Nazi-Jagd: Südamerikas Diktaturen Und Die Ahndung Von NS-Verbrechen
    Daniel Stahl. Nazi-Jagd: Südamerikas Diktaturen und die Ahndung von NS-Verbrechen. Göttingen: Wallstein-Verlag. 2013. Reviewed by: Christiane Grieb, UCL Stahl’s Nazi-Jagd (Nazi Hunt) investigates the responses of South American governments to international requests for cooperation in the search for Nazi war criminals from 1945 through 2011. The Allied war crimes trial programs in Europe were largely limited to the trial of those Nazis identified and arrested in Allied detention centres in Europe. About many of the most atrocious war crimes and its perpetrators though, the public learned of only years or even decades later, and owed only to the locating or capture of Nazis like Mengele, Eichmann, Priebke or Barbie in South American countries. Previous research on escaped Nazi war criminals often focused on: the clandestine organisation of networks (ODESSA) that helped war criminals to thwart prosecution, provided fastidiously reconstructed operations of ‘ratlines’ out of Allied occupied Europe and into the safe havens of South America. Other more recent biographical studies crafted accounts of the social-nationalist careers and personal lives of war criminals in hiding. The German-based historian Daniel Stahl now complements these insights with his studies of judicial attempts to locate and to bring to justice those Nazi war criminals who had escaped to South America. Most capturing are his accounts of the resistance and diplomatic jiggery-pokery that West German prosecutors faced in South America. For decades, the majority of these efforts were foiled and Nazi war criminals could live unmolested in South America. Stahl did not just offer narratives of events, but in fact sought to establish an historical account of the achievements and failures to identify and repatriate Nazi war criminals for trial for a period of 50 years.
    [Show full text]
  • Final Report of the Nazi War Crimes & Japanese
    Nazi War Crimes & Japanese Imperial Government Records Interagency Working Group Final Report to the United States Congress April 2007 Nazi War Crimes and Japanese Imperial Government Records Interagency Working Group Final Report to the United States Congress Published April 2007 1-880875-30-6 “In a world of conflict, a world of victims and executioners, it is the job of thinking people not to be on the side of the executioners.” — Albert Camus iv IWG Membership Allen Weinstein, Archivist of the United States, Chair Thomas H. Baer, Public Member Richard Ben-Veniste, Public Member Elizabeth Holtzman, Public Member Historian of the Department of State The Secretary of Defense The Attorney General Director of the Central Intelligence Agency Director of the Federal Bureau of Investigation National Security Council Director of the U.S. Holocaust Memorial Museum Nationa5lrchives ~~ \T,I "I, I I I"" April 2007 I am pleased to present to Congress. Ihe AdnllniSlr:lllon, and the Amcncan [JeOplc Ihe Final Report of the Nazi War Crimes and Japanese Imperial Government Rcrords Interagency Working Group (IWG). The lWG has no\\ successfully completed the work mandated by the Nazi War Crimes Disclosure Act (P.L. 105-246) and the Japanese Imperial Government DisdoSUTC Act (PL 106·567). Over 8.5 million pages of records relaH:d 10 Japanese and Nazi "'ar crimes have been identifIed among Federal Go\emmelll records and opened to the pubhc. including certam types of records nevcr before released. such as CIA operational Iiles. The groundbrcaking release of Lhcse ft:cords In no way threatens lhe Malio,,'s sccurily.
    [Show full text]
  • “Mischa” L'aguzzino Del Lager Di Bolzano
    QUADERNI DELLA MEMORIA 2/02 “MISCHA” L’AGUZZINO DEL LAGER DI BOLZANO Dalle carte del processo a Michael Seifert a cura di Giorgio Mezzalira e Carlo Romeo Circolo Culturale ANPI di Bolzano "Mischa", l'aguzzino del campo di Bolzano Stampato con il contributo finanziario dell’Assessorato alla cultura del Comune di Bolzano © ANPI, 2002 Edizione online a cura di Dario Venegoni. Nelle foto di copertina: Michael Seifert negli anni '40 e nel 2000 a Vancouver. Sono consentite la stampa e la riproduzione di questo testo per fini di studio e di consultazione. È vietato qualsiasi utilizzo commerciale. www.deportati.it 2 "Mischa", l'aguzzino del campo di Bolzano Memoria e libertà “La storia di ogni paese insegna quanto sia facile seppellire gli ideali, innalzando marmi a coloro che li osservarono”. Sono parole di Arturo Carlo Jemolo, grande giurista e storico di matrice cattolica, che si leggono in uno scritto del 1960 sulla lotta di liberazione ‘43-’45. La Resistenza italiana è stata oggetto negli anni duri seguiti alla rottura dell’unità antifascista, negli anni della guerra fredda, di aggressioni e di falsificazioni, che le forze democratiche hanno saputo respingere. Il tentativo di annullare o deformare valori e significati dei grandi periodi storici – tali in quanto vissuti nella coscienza popolare – è fenomeno ricorrente. Ma falliti i tentativi di rovesciamento della realtà, vie più subdole vengono imboccate: si finisce per accettare formalmente le vicende storiche, ma le si svuotano dei loro pregnanti valori, per relegarle nei musei di storia antica. Vani espedienti. Le grandi svolte dei popoli non si cancellano, vivono e orientano, preservate da cedimenti retorici.
    [Show full text]
  • Redalyc.MASONERÍA Y FASCISMO EN ITALIA: UNA RELACIÓN AMBIGUA (1922-1943)
    Diálogos - Revista do Departamento de História e do Programa de Pós-Graduação em História ISSN: 1415-9945 [email protected] Universidade Estadual de Maringá Brasil Savarino, Franco MASONERÍA Y FASCISMO EN ITALIA: UNA RELACIÓN AMBIGUA (1922-1943) Diálogos - Revista do Departamento de História e do Programa de Pós-Graduação em História, vol. 13, núm. 1, 2009, pp. 167-184 Universidade Estadual de Maringá Maringá, Brasil Disponible en: http://www.redalyc.org/articulo.oa?id=305526877009 Cómo citar el artículo Número completo Sistema de Información Científica Más información del artículo Red de Revistas Científicas de América Latina, el Caribe, España y Portugal Página de la revista en redalyc.org Proyecto académico sin fines de lucro, desarrollado bajo la iniciativa de acceso abierto Diálogos, DHI/PPH/UEM, v. 13, n. 1 p. 167-184, 2009. MASONERÍA Y FASCISMO EN ITALIA: UNA RELACIÓN AMBIGUA (1922-1943) * Franco Savarino** Resumen. La formación de un régimen autoritario en Italia en 1922 (desde 1925 dictadura totalitaria), causó un enfrentamiento con la masonería. Inicialmente varias logias apoyaron la llegada al poder de Mussolini, y entre los fascistas había muchos masones. Sin embargo, existía una fuerte corriente antimasónica heredada del nacionalismo, que compartía personalmente el Jefe de los «camisas negras» y varios líderes importantes del nuevo régimen. La masonería fue primero prohibida en las filas del Partido y luego (1925) proscrita. Aquí me propongo indagar sobre los motivos que llevaron a este enfrentamiento y el significado de la oposición masonería-fascismo, frente al programa fascista de alianza con fuerzas liberales, acercamiento a la Iglesia católica y formación de una nueva «religión política» incompatible con la tradición masónica.
    [Show full text]