Le Leggi Razziali E La Persecuzione Degli Ebrei a Roma 1938-1945

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Le Leggi Razziali E La Persecuzione Degli Ebrei a Roma 1938-1945 I QUADERNI DI MUMELOC · 1 · MUSEO DELLA MEMORIA LOCALE DI CERRETO GUIDI Coordinamento editoriale Marco Folin In copertina: telegramma con cui il ministro dell’Interno invita i prefetti a inasprire la politica razziale contro gli ebrei, 1941 (ASROMA, Prefettura, Gabinetto, b. 1515). ISBN 000-000-00-0000-000-0 © 2012 Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi Piazza Dante Desideri - 50050 Cerreto Guidi (FI) www.mumeloc.it © 2012 Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma Lungotevere Cenci (Tempio), 00186 Roma www.romaebraica.it/archivio-storico-ascer/ Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma 1938-1945 a cura di Silvia Haia Antonucci, Pierina Ferrara, Marco Folin e Manola Ida Venzo ARCHIVIO DI STATO DI ROMA Questo libro è dedicato alla memoria di Eugenio Sonnino Il Signore riconosce la strada dei giusti, mentre la via degli empi si perde (Salmo I, 6) Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma, 1938-1945 A cura di S.H. Antonucci, P. Ferrara, M. Folin e M.I. Venzo 9 Il MuMeLoc e la Comunità Ebraica romana: le ragioni di una mostra, di Marco Folin 13 Il percorso espositivo allestito nel MuMeLoc, di Pierina Ferrara 15 La mostra e il suo percorso, di Manola Ida Venzo 21 CATALOGO 23 Il fascismo e le leggi razziali, di Manola Ida Venzo 45 Le scuole per i giovani ebrei di Roma negli anni delle Leggi per la difesa della razza (1938-1944), di Giuliana Piperno Beer 55 Gli ebrei romani dall'emancipazione alle Leggi razziali. Aspetti economici e sociali, di Claudio Procaccia 65 La deportazione a Roma, di Giancarlo Spizzichino 99 STUDI 101 La propaganda antisemita nel fascismo. Prospettive di ricerca, di Manola Ida Venzo 107 La complicata abrogazione delle leggi razziali, di Gabriella Yael Franzone 161 La sezione contemporanea dell'Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER), di Silvia Haia Antonucci e Giancarlo Spizzichino 173 Gli archivi e le fonti orali: l’esperienza dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER), di Silvia Haia Antonucci Tessera postale di Ada Pontecorvo falsificata con il nome di Ada Cardinali, 3 dicembre 1943 (Centro di Cultura Ebraica di Roma). Il MuMeLoc e la Comunità Ebraica romana: le ragioni di una mostra di Marco Folin Il MuMeLoc, Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi, è stato inaugurato il 10 dicembre 2011: la mostra su La Comunità ebraica di Roma dalle leggi razziali alle deportazioni (1938-1945), allestita in occasione della Giornata della Memoria 2012, è stata la prima iniziativa organizzata nei suoi spazi espositivi. Potrebbe sembrare paradossale che un museo esplicitamente consacrato alla memoria locale inauguri le proprie attività ospitando una mostra dedicata a un evento per definizione ‘globale’ come la Shoah, e nella fattispecie incentrata su luoghi e persone – la comunità ebraica romana, la figura di Giuseppe Caronia – apparentemente molto lontani dal territorio toscano. In realtà le ragioni sono molte, e vanno ben al di là di un semplice omaggio alla Giornata della Memoria (ricorrenza per altro molto sentita, a Cerreto). C’è, in primo luogo la fratellanza fra due comunità vittime entrambe, sia pur a diverso titolo, della violenza nazifascista nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Da una parte gli ebrei romani e i 1014 deportati del 10 ottobre 1943; dall’altra i contadini e gli sfollati rifugiatisi nel Padule di Fucecchio per cercare riparo dai disastri bellici, che il 23 agosto 1944 furono coinvolti in un’operazione di ‘guerra ai civili’ che fece 176 morti nell’arco di poche ore. Un evento che ha profondamente segnato la coscienza civile degli abitanti del Padule e che spiega ora la determinazione con cui l’amministrazione comunale di Cerreto Guidi ha voluto investire ingenti risorse per realizzare e gestire un museo che ha fra i suoi motivi ispiratori proprio il ricordo di quella strage. Una seconda ragione d’incontro è stato il comune mandato che anima l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER) e il MuMeLoc, impegnati entrambi a tenere viva la memoria dei tragici episodi che hanno funestato la storia delle rispettive comunità, non solo raccogliendo qualsiasi testimonianza – scritta o orale che sia – che contribuisca a chiarire la precisa dinamica dei fatti (e le responsabilità 10 Marco Folin diffuse che li resero possibili), ma anche promuovendone la conoscenza e la circolazione soprattutto nelle giovani generazioni. È un lavoro quanto mai urgente e necessario proprio in questi anni, in cui i testimoni oculari dell’«età della catastrofe» (Hobsbawm) stanno progressivamente scomparendo, e di conseguenza va sbiadendo anche il ricordo diretto degli avvenimenti, sostituito da quella che Jan e Aleida Assmann hanno definito la «memoria culturale» di un passato ormai remoto1. C’è poi un ulteriore aspetto che avvicina la persecuzione antiebraica nell’Italia fascista e sotto la Repubblica di Salò da una parte, e dall’altra la scia di eccidi di civili che l’esercito nazista si lasciò alle spalle in Toscana, come in altre regioni italiane: ossia il fatto che queste vicende non furono tanto il prodotto della «barbarie tedesca» (come talvolta si può ancora leggere sulle lapidi innalzate all’indomani della Librazione), bensì soprattutto l’esito di idee e programmi accuratamente preparati e coerentemente perseguiti in loco, spesso per anni, nella distrazione generale. Da questo punto di vista il caso delle leggi razziali varate in Italia a partire dal 1938 è assolutamente emblematico, e ci mette in guardia dal coltivare miti assolutori come quello del «buon italiano»2: lungi dall’essere stato sempre al traino dell’alleato nazista, il nostro paese è stato al contrario uno dei principali luoghi di elaborazione e sperimentazione di una politica dichiaratamente razzista, ben prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale. Così come – è un dato ormai ampiamente attestato da documenti e testimonianze – gli eccidi di civili della Seconda Guerra Mondiale sono stati molto spesso resi possibili da diffuse connivenze e fattive collaborazioni di settori non marginali della società italiana: il che spiega, del resto, perché nel dopoguerra nel nostro paese le indagini su criminali di guerra ben noti alla giustizia siano state sistematicamente insabbiate, e non sia mai stata messa in atto una seria politica di epurazione. 1 Cfr. J. ASSMANN, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche, Einaudi, Torino 1997; e A. ASSMANN, Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, Il Mulino, Bologna 2002. Quanto all’«età della catastrofe», cfr. J.E. HOBSBAWM, Il secolo breve. 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi, Rizzoli, Milano 1995. 2 D. BIDUSSA, Il mito del bravo italiano, Il Saggiatore, Milano 1994. Il MuMeLoc e la Comunità Ebraica romana 11 Sono queste le considerazioni su cui si è fondata la scelta di inaugurare il MuMeLoc con la mostra di cui questo libro costituisce una sorta di catalogo. In realtà, come spiega Manola Ida Venzo nel saggio che segue, mostra e catalogo risalgono al 2003 e nei loro primi dieci anni di vita hanno girato su tutto il territorio nazionale. Nei locali del MuMeLoc, tuttavia – grazie alla generosa collaborazione di Piera Ferrara e alla disponibilità dell’Archivio di Stato di Roma e dell’ASCER –, il percorso originario costituito da una trentina di pannelli didattici è stato arricchito mediante l’esposizione di alcuni preziosi documenti originali provenienti dall’ASCER e dalla collezione privata della famiglia Sonnino. Sono stati inoltre appositamente realizzati per l’occasione una serie di filmati, in linea con la vocazione multimediale del MuMeLoc: un montaggio di spezzoni di film d’epoca; un’intervista a Silvia Haia Antonucci sull’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma; una testimonianza dei fratelli Sonnino sulle loro vicende sotto l’occupazione tedesca, e su come scamparono alle deportazioni grazie all’intervento del medico Giuseppe Caronia. Questo libro – che riprende e aggiorna alcuni dei saggi redatti a suo tempo per il catalogo della mostra, integrandoli con nuovi studi che vengono qui pubblicati per la prima volta – vuole essere al contempo uno strumento di lavoro e un invito a proseguire nella ricerca sul campo. Oltre che – per il MuMeLoc e l’ASCER – l’inizio, come diceva Rick al capitano Renault, di una bella amicizia. Certificato di appartenenza alla razza ebraica presentato da Alceste Della Seta, 16 febbraio 1939 (Centro di Cultura Ebraica di Roma). Il percorso espositivo allestito nel MuMeLoc di Pierina Ferrara La ricerca storica è in perenne sviluppo. Tale assunto è tanto più vero quando l’indagine sul passato scaturisce principalmente dall’impegno etico-civile e dalla necessità di alimentare, perpetuare, approfondire la conoscenza di fatti storici di particolare gravità, come nel caso della persecuzione perpetrata a danno degli ebrei sotto il fascismo. Questa tragica pagina, infatti, costituisce un capitolo mai sufficientemente esplorato né esauribile, sotto il profilo della memorialistica, della ricostruzione storica e del dibattito politico- storiografico. È pertanto auspicabile che, nell’affrontare il tema delle leggi razziali e della persecuzione antiebraica, si punti ad accrescere in modo progressivo e sistematico la consapevolezza storica dell’opinione pubblica, nella speranza che ciò possa costituire un efficace deterrente al ripetersi di eventi di simile gravità. Entro queste coordinate di irrinunciabile impegno per la verità storica e per riaffermare i diritti imprescrittibili ed inviolabili della persona umana si inscrive la mostra
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    ASPETTI DI UNA RESISTENZA GIOVANNI PALATUCCI (1909-1945) (Pier Luigi Guiducci1) La resistenza al nazifascismo In più persone permane ancora la convinzione che in Italia la resistenza al nazifascismo sia stata solo un fatto d’arme. Si dimentica, al riguardo, che il moto di opposizione ha avuto più volti: quello morale (disapprovazione di dottrine, atti legali e comportamenti), quello della non collaborazione, quello pedagogico (mirato a preparare le nuove generazioni), quello civile (protezione dei perseguitati, intese politiche per una nuova Italia…), fino ad arrivare allo scontro armato. In tale contesto, chi volle attuare una resistenza civile, dovette - prima di tutto - agire in modo da non destare sospetti. Il sistema della delazione era, infatti, tra i peggiori pericoli. Basti pensare, ad esempio, a quanto accadde a Roma (arresto di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, don Giuseppe Morosini, don Pietro Pappagallo, Settimio Sorani, Leone Ginzburg, Aladino Govoni, Unico Guidoni, Uccio Pisino, Ezio Lombardi, Tigrino Sabatini, et al.). Se, poi, chi non condivideva teorie e prassi nazifasciste faceva parte della pubblica amministrazione, e - segnatamente - delle Forze dell’Ordine, la strada per iniziative umanitarie era veramente tutta in salita. Questo dato è importante da memorizzare perché negli archivi pubblici (A.C.S.), italiani e in quelli di altri Paesi, oltre che nei fascicoli dello stesso Ministero dell’Interno, non è possibile pensare di trovare traccia di azioni segrete. Al contrario, potranno essere consultati solo documenti ufficiali, attestanti delle politiche tristemente note (antiebraiche e non solo). Per riuscire, in qualche modo, ad avere dei dati diversi, è indispensabile rivedere le testimonianze del tempo, gli archivi privati, i progetti ideati anche in sedi esterne all’Italia, e studiare gli atti di intelligence depositati presso l’archivio SS di Berlino, o nelle raccolte inglesi e statunitensi.
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