Facoltà Di Lettere E Filosofia Dipartimento Di Studi Greco-Latini, Italiani, Scenico-Musicali
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FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA DIPARTIMENTO DI STUDI GRECO-LATINI, ITALIANI, SCENICO-MUSICALI DOTTORATO DI RICERCA IN ITALIANISTICA TESI DI DOTTORATO CICLO XXII IL REALISMO NELL’OPERA DI DOMENICO REA: SPACCANAPOLI, RITRATTO DI MAGGIO, QUEL CHE VIDE CUMMEO E UNA VAMPATA DI ROSSORE RELATORE CANDIDATO Prof. Francesco Muzzioli Sayyid Kotb Amin Kotb CORRELATORE Prof. Marcello Carlino ــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــ ANNO ACCADEMICO 2011/2012 - 1 - Il realismo nell’opera di Domenico Rea: Spaccanapoli, Ritratto di maggio, Quel che vide Cummeo e Una vampata di rossore INDICE INTRODUZIONE: REA TRA IL NEOREALISMO E IL MERIDIONALISMO …………… 3 CAPITOLO PRIMO: LA REALTÀ NAPOLETANA E LA SUA SOFFERENZA 1.1- Il mondo plebeo napoletano e il dramma della miseria ………………………... 37 1.1.1- La miseria e la povertà …………………………………………………… 55 1.1.2- Il fatalismo e il riscatto ………………………………………………… 116 1.1.3- Napoli prima e dopo la guerra …………………………………………… 161 1.2- L’emigrazione 1.2.1- Accenni storici …………………………………………………………… 180 1.2.2- Il grande esodo nella letteratura italiana …………………………………. 191 1.2.3- L’emigrazione nei libri di Rea ………………………………………….. 213 1.3- Le strutture sociali ……………………………………………………………….. 230 CAPITOLO SECONDO:TECNICA NARRATIVA 2.1- Uso linguistico particolare Rea dal «notevolissimo» dono verbale alla maturità linguistica ………… 271 2.2- Il personaggio di Rea, «dalla mimesi alla coscienza» ………………………. 370 2.3- L’autobiografismo …………………………………………………………… 422 CONCLUSIONE …………………………………………………………… 458 BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………………… 471 - 2 - - 3 - INTRODUZIONE REA TRA MERIDIONALISMO E NEOREALISMO - 4 - Ho sempre pensato di non essere stato destinato a scrivere cose grandi; e scontento di tutto quanto ho scritto da non avere la forza di rileggerlo; ho creduto nell’ispirazione, che esiste, ma che viene raramente. Tutto qui. Un dramma freddo.1 Domenico Rea è infatti stato sempre uno scrittore profondamente radicato nel proprio mondo e nella propria esperienza, uno scrittore che, solo in base all’approfondimento autonomo nell’analisi del reale, modifica (ossia adatta) il proprio rapporto con il materiale narrativo. Rea nasce a Napoli l’8 settembre 1921, da Giuseppe, sensale ed ex- carabiniere, e Lucia Scermino, ostetrica. Dal 1924 al 1943 vive stabilmente a Nocera Inferiore con la sua famiglia. Così napoletano di nascita, Domenico Rea trascorre l’intera infanzia a Nocera Inferiore, un grosso centro agricolo della provincia di Salerno, là dove la fertile pianura con gli sterminati campi di pomodori si respinge nel breve passaggio tra le ultime balze dei monti dell’Irpinia e quelle più incombenti della penisola sorrentina Sono questi i luoghi dell’anima dello scrittore, «San Mauro, i ponti (di Casolla , di Merichi, di Liporta), i tre colli (Chivoli, Castelluccio, Sant’Andrea)»2, dove egli, da bambino, seguiva in calesse il padre che andava a caccia o che usciva per le sue senserie, o dove, venendo a contatto con quell’umanità plebea che in seguito popolerà il mondo dei suoi racconti, si recava con i suoi amici (i futuri personaggi Rozza, Caprioni, Cummeo), «poveri ragazzi, figli di braccianti, mendicanti, carrettieri, ma profondi conoscitori di erbe e fiori, delle vicende dei più minuti animali ed insetti»3. A tredici anni, dopo aver conseguito la licenza elementare, il giovane interrompe gli studi (conseguirà in seguito da privatista il diploma magistrale e, iscrittosi a Magistero, non si laureerà mai) e, in attesa di potersi arruolare nell’Arma dei Reali Carabinieri, come vuole il padre, trascorre due anni di gioiosa libertà con gli amici Rozza, Cummeo, Belgiorno ed i figli di braccianti e contadini fra le strade, le campagne, i monti e le colline dell’Agro Nocerino. È in questi anni che, grazie 1 Citazione inserita in Prina Serena, Invito alla lettura di Domenico Rea, Mursia, Milano, 1980, p. 39. 2 Rea Domenico, Nubi, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1976, p. 4. 3 Ivi, p. 6. - 5 - anche ad una lunga malattia (il vaiolo) che lo costringe ad un periodo di forzato riposo, Rea scopre il piacere della lettura negli unici libri che trova in casa: impara a memoria così i vocaboli di un’edizione ridotta del Petrocchi, e le parti del discorso sulla Grammatica italiana del Malga. Rubato il suo primo libro, la prima parte della Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis, e comprate Le operette morali ed i Canti di Leopardi, Rea si appassiona sempre di più allo studio. Questa nascente passione per la letteratura può in seguito svilupparsi completamente grazie ad una serie di fortunati incontri che segnano l’adolescenza del giovane Rea. Abbandonate le allegre compagnie dei ragazzi di strada, con cui rimane in profondi rapporti di affetto, fa il primo di questi incontri con il giovane padre francescano Angelo Iovino, appassionato di lettere e poeta egli stesso, che aiuta Rea a dedicarsi alla lettura dei numerosi volumi contenuti nella biblioteca del convento di San Francesco di Nocera. A quindici anni, dopo aver già composto molti quaderni di pensieri e note, tenta i primi esperimenti letterari scrivendo Lamento per una rana mutilata, ispirato da quegli innocenti giochi infantili; e l’anno successivo il bozzetto E’ nato!; invia questo ultimo, per partecipare ad un concorso letterario, al direttore di Omnibus, Leo Longanesi, dal quale riceve un incoraggiamento: «Ho letto il Suo icastico bozzetto che purtroppo non rispondeva al tema del concorso. Mi mandi altre Sue cose. Le leggerò volentieri4». Oltre al padre francescano, si aggiungono, fra gli altri, il professor Marco Levi Bianchini, allievo e studioso di Freud, direttore, in seguito destituito dal suo incarico per motivi razziali, degli Ospedali Psichiatrici di Nocera Inferiore (dove il giovane viene portato dai genitori preoccupati perché non fa altro che leggere e poiché scrive sempre su un solo fronte del foglio), poi il professor Pasquale Lamanna, antifascista, a cui viene tolta la cattedra d’italiano in un liceo per motivi politici, autore di una storia della letteratura italiana lodata anche dal Croce; ed infine alcuni antifascisti confinati a Nocera, tra cui lo scultore Luigi Grosso. Rea 4 Citazione inserita in Prina Serena, Invito alla lettura di Domenico Rea, cit., p. 25. - 6 - ha ben presto così l’occasione di allargare l’arco delle sue letture, fino allora limitato allo studio dei classici italiani e di quelli stranieri. L’incontro con i confinati è decisivo: Rea ha le prime notizie sul marxismo, scopre la vera faccia del fascismo ancora sconosciuta al Sud, mentre approfondisce le sue conoscenze sulla pittura e sulla letteratura contemporanea; nello stesso periodo inizia a formarsi anche una cultura musicale, aiutato dagli amici Francesco e Tullo Lenza, che gli mettono a disposizione, oltre alla loro vasta biblioteca, anche la loro raccolta di centinaia di dischi. Grazie allora a questi fortunati incontri Rea viene in breve a contatto con i primi elementi del marxismo, con l’antifascismo militante, e può rendersi conto più facilmente di tanti altri giovani della sua generazione della falsità e della iniquità del regime allora al potere. Nel 1939, riuscito ad evitare l’arruolamento nell’Arma dei Carabinieri, e poi assunto come redattore di bozze e successivamente come segretario di redazione dal settimanale Il Popolo Fascista, Rea vi pubblica una serie di prose ermetiche, fra cui un Perimetro del sogno, inviato a Luciano Anceschi che non gli è avaro di incoraggiamenti. Inizia quindi a collaborare al giornale del GUF di Salerno, Noi giovani, dove, nel 1942, appare Auricchio (una delle prime versioni di quell’Americano che verrà inserito in Spaccanapoli cinque anni più tardi) e l’anno successivo, grazie all’appoggio di Francesco Flora, La figlia di Casimiro Clarus sulla rivista Mercurio. Nel settembre del 1945 Rea raggiunge l’amico Luigi Grosso a Milano dove conosce e comincia a frequentare Sassu, Manzù, Fabbri, Anceschi, Bo, Sereni, e tanti altri fra i quali anche Alberto Mondadori, che l’anno successivo gli offrirà un contratto editoriale. Egli è comunque angustiato, anche dopo l’uscita di alcune sue opere, da continui problemi economici, che lo costringono alle più svariate occupazioni: impacchettatore, scrivano di fabbrica, correttore di bozze, stenografo, giornalista, nel 1944 operaio presso le Manifatture Cotoniere Meridionali, agitprop comunista, emigrante in Brasile dal 1948 al 1949, a pubblicazione di Spaccanapoli già avvenuta, nel 1952 impiegato della Soprintendenza alle Gallerie della Campania (l’anno seguente l’assegnazione del premio Viareggio a Gesù, fate luce!). Bisogna ricordare inoltre che Rea, nel corso - 7 - della sua vita, pubblica articoli e racconti di vario genere in numerosi giornali e riviste: oltre alle già citate Il Popolo Fascista, Mercurio, Noi giovani, si possono ricordare Rinascita, Milano Sera, Paese Sera (per il quale, nel 1953, come inviato speciale, compie un viaggio che doveva terminare in Cina), Il Corriere della Sera, Prospettive meridionali, Le ragioni narrative (in cui diviene redattore insieme a Incoronato, Pacini Savoj, Pomilio, Vené ed al direttore responsabile Michele Prisco), La Stampa, Panorama, L’Espresso, Il Gazzettino di Venezia, ecc. Sempre nel 1945 Rea torna a Napoli, e, se si escludono alcuni viaggi, fra cui il periodo vissuto da emigrante in Brasile, vivrà per sempre nella città natale fino alla morte, testardo sostenitore del fatto che uno scrittore deve rimanere nel proprio ambiente. Nel 1947 viene pubblicata la sua prima opera, Spaccanapoli: