Narrare Il Novecento Il Romanzo Di Fausta Cialente
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Francesca Rubini Narrare il Novecento Il romanzo di Fausta Cialente Dottorato di Ricerca in Scienze Documentarie, Linguistiche e Letterarie XXIX ciclo Dottorato di ricerca in Scienze Documentarie, Linguistiche e Letterarie COORDINATORE Prof. Alberto Petrucciani Curriculum in Studi di genere XXIX ciclo NARRARE IL NOVECENTO. IL ROMANZO DI FAUSTA CIALENTE DOTTORANDA TUTOR Dott.ssa Francesca Rubini Prof.ssa Laura Di Nicola Prof.ssa Marina Zancan Narrare il Novecento. Il romanzo di Fausta Cialente INTRODUZIONE Parte prima. Una biografia intellettuale I Gli esordi difficili. Anni Venti e Trenta 10 I.1 Nel segno di Bontempelli. Natalia (1930) e il Premio dei Dieci 16 I.2 Cortile a Cleopatra (1936). Le vicende del manoscritto e la prima edizione 27 II La Resistenza e il lungo dopoguerra. Anni Quaranta-Sessanta 35 II.1 Scritture di guerra (1941-1947) 46 II.2 Il secondo tempo di Cortile a Cleopatra (1953) 58 II.3 Il ritorno del romanzo. Da Ballata levantina (1961) a Un inverno freddissimo (1966) 64 III Il riconoscimento. Anni Settanta e Ottanta 90 III.1 Una scrittrice mondadoriana. Il vento sulla sabbia (1972) e le riedizioni di Mondadori 97 III.2 «Non sono mai stata tanto celebre». Il 1976, l'anno stregato 107 III.2.1 Camilla (1976). Storia di uno sceneggiato 108 III.2.2 Le quattro ragazze Wieselberger (1976) e il Premio Strega 129 III.3 Scritture, riscritture, traduzioni. Gli anni Ottanta 139 Parte seconda. Le forme del romanzo I Il romanzo di formazione 154 I.1 Natalia. Scrittura e invenzione dell'io 155 I.1.1 Struttura 157 I.1.2 Tematiche e contenuti. Scrittura, sostituzione, sdoppiamento 169 I.1.3 Le varianti della seconda edizione 177 I.2 Cortile a Cleopatra. Prove di voce: unità e molteplicità del racconto 189 I.2.1 Struttura 192 I.2.1.1 Ordine del racconto, ordine dello spazio 192 I.2.1.2 Esercizi di polifonia: la sintassi del narratore 212 I.2.2 Il personaggio. Marco, un protagonista in sospeso 219 I.2.3 Tematiche e contenuti. La magia nel realismo 227 II Il romanzo storico 238 II.I Ballata levantina. Il romanzo storico fra memoria e cronaca 239 II.1.1 Struttura 241 II.1.1.1 Memorie 248 II.1.1.2 Cronache 255 II.1.2 Tematiche e contenuti. «Non potendo sbrogliare quella matassa arruffata»: referente storico e patto narrativo 265 II.1.2.1 La saga dell'Egitto levantino 266 II.1.2.2 Il cantiere autobiografico 277 II.2 Un inverno freddissimo. Oltre il neorealismo: ritratti antieroici del dopoguerra 292 II.2.1 Struttura 293 II.2.2 I personaggi. Camilla e i suoi figli: i sommersi e i salvati 309 II.2.3 Tematiche e contenuti. Dal «crudo inverno» a «l'ultima neve»: fenomenologia narrativa del freddo 329 II.3 Il vento sulla sabbia. Variazioni levantine 339 II.3.1 Struttura 340 II.3.2 Tematiche e contenuti. Interno egiziano con figure 350 III Il romanzo della memoria. Le quattro ragazze Wieselberger 364 III.1 Struttura 367 III.1.1 Autobiografia di un narratore riluttante 372 III.2 La dimensione intertestuale 390 III.3 Tematiche e contenuti. Nel «remoto disordine della vita»: ritratti storici del Novecento 410 III.3.1 Dell'irredentismo triestino e altre memorie borghesi 410 III.3.2 La Grande guerra. Vicenda collettiva e tragedia familiare 416 III.3.3 Confessioni di una triestina. Genealogia e eredità femminile 425 FONDI ARCHIVISTICI CONSULTATI 441 BIBLIOGRAFIA 442 I - BIBLIOGRAFIA DI FAUSTA CIALENTE 443 II - BIBLIOGRAFIA SU FAUSTA CIALENTE 460 Per Antonio, il mio Levante INTRODUZIONE In una coincidenza di date (1898-1994) addirittura esemplare, Fausta Cialente ha abitato il Novecento conoscendone i margini estremi. Per oltre cinquant'anni (1930-1986, considerate anche le traduzioni) il tempo della sua scrittura ne avvicina gli snodi decisivi, gli abissi, le ambizioni, attraversando stagioni e esperienze che coinvolgono diverse generazioni di intellettuali. Nel corso di questa durevole, insolita presenza, il contributo di Cialente al panorama culturale italiano è stato singolarmente incisivo e articolato sia sul piano dell'impegno civile che su quello degli esiti letterari, del rinnovamento linguistico, della qualità espressiva. Un contributo che si realizza nel tempo attraverso un numero molto limitato di tipologie compositive, riconducibili, se si escludono le brevi esperienze giornalistiche e un ristretto corpus di racconti, alla costruzione narrativa di grandi romanzi. Forma tanto ingombrante nel tempo e nell'immaginario, il romanzo tende a coincidere con i limiti stessi della scrittura di Cialente, determinando un insieme di opere chiaramente riconoscibili a livello strutturale, linguistico e tematico, connotate da una coscienza formale e una riflessione poetica che arricchiscono i quadri storiografici del Novecento. Nella storia del suo lungo esercizio letterario, le qualità e le esigenze espressive dell'autrice sembrano condensarsi intorno alla vocazione per il racconto di ampio 1 respiro e la creazione di personaggi, permettendo di definire il ruolo di Cialente non solo e non tanto come una scrittrice, ma propriamente e integralmente come una narratrice: Quando mi viene rivolta la domanda: come sono diventata scrittrice – ho immediatamente l'impulso di correggere il termine: non scrittrice, ma narratrice. Mi sembra, difatti, che scrittore sia colui che soprattutto si preoccupa dello stile e servendosi di uno spunto da nulla fa venir fuori una pagina bella, pulita, armoniosa, equilibratissima. Io non sono mai stata questo. Il mio problema è stato sempre: far vivere i personaggi che mi urgevano dentro. […] Si può diventare scrittori occasionalmente, ed essere anche ottimi scrittori, se le circostanze impongono di dover raccontare qualcosa di molto particolare, un'avventura, un fatto, un fatto d'epoca, storico o meno; ma la tendenza del narrare, d'inventare personaggi è altra cosa, e non può essere che innata1. La riflessione e la pratica del romanzo si impone come elemento distintivo dell'impegno intellettuale di Cialente, la forma autentica e compiuta della sua ricerca e la dimensione in cui più chiaramente si offre il senso della sua esperienza umana e artistica. Attraverso un andamento cronologico che individua tre grandi fasi della vita e della scrittura, la prima parte del lavoro introduce la specificità di questo percorso nel contesto politico-culturale contemporaneo, evidenziando le relazioni, gli incontri, le occasioni della scrittura e dell'impegno, il rapporto con gli editori e con i media, la visibilità della sua figura e la fortuna delle sue opere. Interrogando la sua assenza dai canoni della tradizione letteraria, la ricerca si propone di restituire ai quadri storiografici di riferimento il ruolo di un'intellettuale che è stata testimone e interprete di quasi un secolo di fenomeni sociali e culturali, a contatto con grandi protagonisti della letteratura e della politica. Di questa presenza e di queste opere oggi resta solo, o quasi, il silenzio. Figura discreta e schiva, poco incline al racconto di sé e all'esibizione del proprio ruolo, protagonista di una biografia disordinata e sfuggente, Cialente occupa l'ambiente culturale italiano come un'ospite di riguardo, stimata dai maggiori intellettuali del tempo ma ignota al grande pubblico, raramente valorizzata dai critici, destinata a conquistare solo nei suoi ultimi anni i favori di un solido entourage editoriale. A dispetto del valore e del peso che i suoi testi ricoprono nello sviluppo della narrativa italiana contemporanea, la stessa Cialente ha avvertito la singolarità della sua presenza-assenza dalla tradizione nazionale, 1 Fausta Cialente, Fausta Terni Cialente racconta come è diventata scrittrice, «l'Unità»,17 aprile 1952 2 tematizzandola nelle opere e esibendo una costante esitazione nel definirsi una “scrittrice italiana”. A vent'anni di distanza dalla sua morte, il senso di questa eccezione resta aperto, complicato dalla difficoltà nel raccogliere le tracce del suo lavoro e della sua vita, nel ricostruire le tappe e i motivi tanto della rappresentazione artistica quanto dell'autorappresentazione poetica ed ideologica. Contrariamente ai profili di molte autrici e intellettuali del Novecento, per cui lo studio degli archivi personali ed editoriali ha restituito fonti preziose, utili al recupero e alla valorizzazione del loro impegno, l'immagine di Cialente resta oscurata da una doppia mancanza: da una parte quella della tradizione nei confronti del suo percorso di donna e di intellettuale, dall'altra la reticenza dell'autrice a tramandare le fonti della propria vicenda personale e letteraria. L'attuale stadio della ricerca condotta sugli archivi e lo stesso confronto con gli eredi rivelano, salvo rarissimi casi, un'assoluta lacuna di materiali inventariati riferibili alla produzione dell'autrice. Di un'intera vita affidata alla scrittura restano solo pochi frammenti discontinui che, da soli, renderebbero inevitabilmente sommaria ogni inchiesta sulle relazioni interpersonali, la genesi dei testi, i rapporti con gli editori. Il silenzio su Fausta Cialente diventa il silenzio di Fausta Cialente, e la sua assenza dai quadri storiografici si riflette, invece di compensarsi, nell'assenza di una memoria ordinata e tramandata dall'autrice. Le ragioni di una simile cancellazione sono in parte riconducibili alla geografia esistenziale di Cialente, che per tutta la sua vita abita contemporaneamente diverse case in diverse città, in diversi paesi e spesso in diversi continenti, non di rado affidandosi all'ospitalità dei suoi familiari o a sistemazioni di fortuna. Se un simile nomadismo può complicare le modalità di conservazione delle proprie carte, una così radicale assenza suggerisce la debole sensibilità e motivazione dell'autrice rispetto alla conservazione delle tracce del proprio lavoro. Si tratta di una lacuna parlante, che aiuta a definire il profilo di una scrittrice incline a limitare l'affermazione del proprio ruolo e della propria coscienza alla consistenza delle pagine edite. Impegnata (con determinazione e nonostante molte difficoltà) nell'affermare la storia della sua letteratura, Cialente non sembra aver curato o considerato la storia della sua scrittura, di tutto ciò che precede la 3 diffusione pubblica delle sue opere: «non ho nessun rispetto per i miei documenti», dichiara in un'intervista del 19752.