Toronto, Canada: in Versi
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Anno XXXVI, n. 2 BIBLIOTECA DI RIVISTA DI STUDI ITALIANI Agosto 2018 Tutti i diritti riservati. © 1983 Rivista di Studi Italiani ISSN 1916 - 5412 Rivista di Studi Italiani (Toronto, Canada: in v ersione cartacea fino al 2004, online dal 2005) PROSE NOVECENTESCHE DEL PROFONDO IL PUNTILLO DI CARLO BERNARI PROTAGONISTA DEL SOTTOSUOLO DI NAPOLI ENRICO BERNARD Trogen, CH Riassunto: La Napoli sotterranea, un mondo che si muove nell’ombra tra affari malavitosi e criminalità, e dove la ragione uman a si perde tra grotte e caverne in cui pulsa il vero cuore e il sistema arterioso di Gomorra, trova nel romanzo di Bernari Era l’anno del sole quieto una rappresentazione attualissima pe r la comprensione dei paradossi e contraddizioni apparentemente inspie gabili della città . Keywords: Napoli, Gom orra, ‘mondo di mezzo’, camorra Abstract: Naples’ underground , a world that moves in the shadow of illicit business and criminal activities , and where human reason gets lost am idst the myriad of caves and caver ns that make up the very heart and pulse of Gomorrah, is a world that finds in Carlo Bernari’s Era l’anno del sole quieto a most current rappresentation of the paradoxes and the contradictions of a city, which, on the surface, seem to defy a plausible expl anation. Keywords: Napoli, Gomorra, ‘mondo di mezzo’, camorra apoli, soprattutto a partire da Tre operai di Carlo Bernari del 1934 che ha contribuito alla demistificazione dell’immaginario idilliaco e N paesaggistico da car t olina trasferendo la citt à e la sua letteratura in un contesto nazionale e non più regionalistico - campanilistico, è diventata negli 256 ENRICO BERNARD ultimi tempi il conte sto , quasi ideale a causa delle sue contraddizioni , per la narrazione di molti mali della Gomorra italiana, non solo partenopea. La maggior parte della letteratura contemporanea ha per ò svolto quasi costantemente le sue osservazioni in una dimensione di superficie: da Le mani sulla citt à di Francesco Rosi alle narrazioni di Saviano, la speculazione edilizia, il malaffare, la camorr a, hanno ricevuto un’attenzione rel a tivamente alle zone di sopra della citt à , ai q uartieri malfamati o degradati senza approfondirne il substrato sotterraneo: il cosiddetto Mondo di Sotto . Tuttavia questi sforzi di descrizione dei fenomeni delittuosi e cor ruttivi raramente sono scesi in quel sottosuolo delle anime e in quel substrato della citt à , nel le sue viscere infu o cate come un inferno dantesco, che sono le cavit à su cui Napoli è costruita , in modo per ò sempre pericolante e fatiscente per una sorta di c orrosione interiore . Bernari, n elle opere narrative che seguono Tre operai, si è invece calato in questa dimensione sotterranea e sottotraccia della sua citt à creando addirittu ra un personaggio - simbolo, tal Puntillo , l’ineffabile factotum di Era l’anno del sole quieto , de l l’oscuro e virulento humus che da sottoterra gestisce e amministra il cosiddetto Mondo di Sopra . Il sottosuolo di una citt à è bidirezionale , si pu ò scendere ma si pu ò anche salire. Nella rappresentazione letteraria di Bernari, Napoli assu rge a mito narrativo proprio per la sua doppia dimensione e direzion e : ora verso gli inferi, buio e notte come sostiene Eduardo in Napoli milionaria, ora verso la volta celeste del Ges ú fate luce! di Domenico Rea . Nella raccolta di saggi bernariani Non get tate via la scala questa d uplice possibilit à di salita e discesa, di doppia interpretazione del reale , nella considerazione che vi è sempre una seconda verità sotto la realt à narrat iva, è esplicita fin d al titolo. Rocco Capozzi, in Bernari tra fantasia e r ealtà, ha spiegato la visione del mondo dello scrittore napoletano come ‘ letta ’ attraverso un foro. Il riferimento è al romanzo di Bernari Un foro nel parabrezza, un giallo letterario del 1971 ove il protagonista si trova di fronte al mistero di un’automob ile col parabrezza forato da un proiettile, foro attraverso il quale scopre una veri tà alternativa che muta il suo atteggiamento nei confronti della quotidianità. In questo caso il “foro nel parabrezza” di Bernari permette un approfondimento cognitivo del reale in una dimensione orizzontale, come un cannocchiale che evidenzia particolari apparentemente poco significativi. Vedremo tra poco come il ‘ foro ’ di Bernari si trasformi nella sua opera anche verticalmente come discesa nei meandri del reale. Lo scrit tore ha infatti il potere di elevarsi al di sopra della realt à ma ha anche il dovere di mantenere un rapporto con essa, di poter discendere dalla foresta fantastica del calviniano Barone rampante per tornare gi ù a posare i piedi per terra e accollarsi il p eso della verit à . Il compito dello scrittore sta allora proprio in questa funzione dostojevskjana di scopritore e cacciatore di 257 IL PUNTILLO DI CARLO BERNARI PROTAGONISTA DEL SOTTOSUOLO DI NAPOLI verit à nascoste e del sottosuolo umano – ancorché sociale e topografico – da esplorare. Il tema della salita (e della discesa) rappresenta un a chiave di lettura nella poetica di Bernari. In una poesia dal titolo altrettanto emblematico ( Napule è tutta rampe) descrive cos ì la sua Napoli come un percorso as pro con una vetta da raggiungere o un sottofondo in cui calarsi , ovvero un ab isso ove sprofondare inesorabilmente . Napule è tutta rampe, scalinate, scale, gradune, grade, gradiatelle, sagliute, scese, cupe, calate, vicule ’e coppa, ’ e sotto, viculille, vicule stuorte, vicule cecate. E song ’ ’ a centenare ’ e vicule ca nun spon tano, o c ’ ’o purtone ’ nfunno a spuntatora. (Bernari 26 cose in versi 63 ) Si tratta dunque di un labirinto a salire o a scendere con i ‘ vicoli cecati ’ che non spuntano da nessuna parte mentre chi li percorre è animato da sentimenti contrastanti . Allèro o disperato, tu saglie sempre a Napule; fai na rampa, n’ ata, po ’ n ’a ta ancora ca te leva ’ o sciato. Jastimme e cunte ’ e grare, e ghiastemmanno sempe Napule a vide crescere tra rampa e rampa tanta filèr ’ ’ e panne spase, una culata ’ e case. ’ O mar e se fa cielo attuorn ’ ’ a sti pprete appese ca dirupano, una fiumara ’ e strade. Sott’ ’ o sole ca coce nun scuorge cchiù nu viculo, na grara, na calata, nu vico st uorto, nu viculo cecato: ’ e vvie sò tutt ’ ’ e stesse, mez’ ombra e meza luce, 258 ENRICO BERNARD e ogni tan to na voce, o nu tramme sulagno ca saglienno saglienno allimma ’ e cchiaste int ’ ’ e vutate mettenno luntananza fra nu balcone e n’ ato. ( 63 ) Infatti la salita, tra le scintill e delle rotaie del tram solitario in curva, si tra sforma in una calata vers o gli inferi di una realt à per niente paradisiaca, anzi cupa e minacciosa. Ma chesto che vo ’ dì, si Napule è tutta na sagliuta, tutta gradinate, vicule muorte, viche ca nun spontano, vicule stuorte, vicule cecate? E ’ o sole, sì, se ferma for’ ’ e cc ase, ma resta semp ’ ’ a fora, e si pe poco ce trase, rimane affà curnice, pecche nun se po’ ’ mpezzà mmiez ’ ’ a sti porte nere. E c ’ adda i ’ a vede? chi more, chi figlia, chi se ’ nzora, senza nu matarazzo, senza nu cuscino, pe’ terra, ’mmocc’ ’ a port a, oppure sott ’ ’ a n ’ àndito, o arèto a nu cummò ca fa parete, tra gamme e scarpe ca strusciano e s ’ entroppano, tra tutte chesti vocche ca strillano, si magnano quanno magnano; si dormono quanno dormeno; pecchè allucca e smania, e maje trov ’ arrici etto chi nun tene nu lietto, e chi maje nun mett ’ nzieme nu muorz ’ ’ e pane e pace; ch ’ è peggio e nun tené 259 IL PUNTILLO DI CARLO BERNARI PROTAGONISTA DEL SOTTOSUOLO DI NAPOLI cielo ’ a vedé e terra ’ a cammenà . (64) La rappresentazione della realt à , in poesi a come nella narrativa , è sempre per Bernari condizionata da una discesa verso il “ basso”, nella pancia della realt à – paradossalmente anche quando si sale per quella fatidica scala verso l’alto e la luce del vero che è la letteratura. Conviene citare una riflessione di Bernari da Il paese delle anime , composto nel 1948 e inserito nella raccolta di saggi Non gettat e via la scala . In queste pagine Bernari spiega la sua intenzione di narrare un’altra Napoli, sommersa e segreta, sotterranea e cupa, ben distinta da quella ‘ superficiale ’ della citt à - cartolina: Mi er o proposto di elevare la mia città a modello di vita spirituale come Mann fece per la sua Lubecca, quando tornò dopo molti anni nella città natale, e mi accorgo invece, che, più vado frugando in quei “ frementi legami” che mi tennero avvinto a Napoli, e pi ù scopro insidie e inganni . Se Napoli non rappresentò per me l’ideale “ paese dell’anima” fu perché proprio in quanto tale essa era stata deflorata da un’altra letteratura e da un’altra pittura; quindi poteva tutt’al pi ù presentarsi come “ paese delle anime” per quel poco e molto che altri avevano deposto artisticamente nella sua realtà. (205) Poi si sofferma su alcuni rischi da affrontare parlando di Napoli: Di quanta e quale tragicità fosse intrisa l’allegria del mio paese e come fitta di “ ombre poetich e” fosse la foresta che cintava la sua realtà, non starò a ripetere; basti qui accennarvi per dire dei rischi da superare prima di poter stabilire un rapporto con un mondo apparentemente facile e disponibile. Proprio perché invece di offrirsi nella sua imm ediatezza oggettiva si è sempre presentato nelle pi ù lusinghevoli manipolazioni artistiche, nelle adulterazioni pi ù sfacciate del comico e del melodram m a. Ecco, essa era per me un museo, un libro; andava visitata e letta; ma io dovevo esserne non solamente il visitatore e il lettore, ma il conservatore, l’ordinatore, il protagonista.