Le Olimpiadi Della Bellezza Storia Del Concorso Di Miss Italia 1946-1964

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Le Olimpiadi Della Bellezza Storia Del Concorso Di Miss Italia 1946-1964 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO CARLO BO Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media Corso di Dottorato di Ricerca in Studi umanistici Curriculum Storia Contemporanea e Culture Comparate Ciclo XXX Le olimpiadi della bellezza Storia del concorso di Miss Italia 1946-1964 Settore scientifico disciplinare M-STO/04 Relatore: Chiar.mo Prof. Dottoranda DINO MENGOZZI MARZIA LEPRINI _____________________________________________ Anno Accademico 2017-2018 Indice Introduzione 2 I. Origini e successo di un concorso: 1946-1954 19 1. “5000 lire per un sorriso” 22 2. Le figlie della guerra 27 3. Un geniale pubblicitario: Dino Villani 34 4. La “fabbrica della bellezza” 40 5. Lo star system intorno a Miss Italia 48 6. Il “tipo italiano”: kalòs kai agathòs 53 7. Obiettivo cinema 63 8. Aspettative delle aspiranti miss nell’American way of life 76 9. Il “mammismo” 90 10. Adamo vs Eva 101 11. Temporale in arrivo: rigidità e moralismo 106 II. I due nemici del concorso: destra e sinistra 116 1. Le miss in Parlamento: questo concorso non s’ha da fare 116 2. Esposti a sostegno di Galletto 123 3. Primi obiettivi: bikini ed età anagrafica 128 4. Iter del disegno di legge 134 5. L’informazione non di partito: pro e contro Galletto 148 6. “Processo alle miss” 150 7. Strascichi 166 8. La Sinistra: l’altro “nemico” 175 9. Miss Vie Nuove: alter ego di Miss Italia 183 10. Il concorso continua: “fallimento” dei moralisti 189 III. Miss Italia in un Paese che cambia: 1956-1964 193 1. Le figlie del boom 193 2. Il prezzo della bellezza 204 3. La bellezza sulle ruote 215 4. “Professione” miss 218 220 5. Venere antropometrica 226 6. La “democratizzazione” della bellezza 229 7. Nessuna “fa tipo”: un concorso alla deriva 234 Conclusioni 251 Bibliografia 257 Ringraziamenti 274 1 Introduzione Nel 2009 Rai Uno dedicava al concorso di bellezza Miss Italia un’intera puntata in prima serata nella trasmissione Porta a porta condotta dal giornalista Bruno Vespa. Si trattava di uno speciale per il settantennale della manifestazione di cui venivano ripercorse, attraverso immagini di repertorio, ospiti in studio ed interviste alle vincitrici, le varie tappe che hanno trasformato un primissimo concorso fotografico, ideato nel 1939, nella formula di Miss Italia con cui è da noi conosciuto. Ma l’interesse per il concorso di uno dei talk show più popolari e tradizionalisti non si limitava alle ricorrenze. L’anno dopo infatti la trasmissione allestiva una discussione sul tema della bellezza in una puntata in onda il 15 settembre 2010 che si apriva con delle immagini sulla parata di miss dell’ultima edizione e la domanda provocatoria del conduttore: “Il mondo è solo delle belle?” L’interrogativo accendeva subito nel salotto televisivo un animato dibattito tra gli ospiti. C’era chi definiva il concorso un’«inutile sfilata di corpi», prova del vile asservimento della fisicità femminile alle ragioni materialistiche del business, e chi difendeva la bellezza come risorsa e biglietto da visita per il successo. Sorprendentemente alcuni dei temi che infervorarono le prime edizioni riemergevano nella più tradizionale delle contrapposizioni di schieramenti: il mondo della sinistra, in tale occasione rappresentato da Ritanna Armeni, scrittrice e conduttrice televisiva, per quindici anni caporedattore di «Noi Donne», e l’ala “conservatrice” con Monica Mosca, direttore del settimanale «Gente». L’Armeni levava la sua voce invocando l’abolizione di Miss Italia, ma contro il suo parere si scatenava un coro unanime che difendeva a spada tratta la prosecuzione di un concorso che, a dispetto di tante polemiche, sopravviveva con vitalità e rispettevole audience. Tra i difensori lo scrittore Arnaldo Colasanti, Sciascia Gambaccini fashion director del settimanale «A», stilisti, star televisive, la patron Patrizia Mirigliani e le miss appena laureate dalla trasmissione. La superiorità numerica degli ospiti in studio a favore del concorso è un indizio che fa presagire i toni e l’esito della discussione su quello che è stato il più noto, longevo e per anni unico concorso di bellezza italiano. Come emergeva da quello stesso dibattito, è difficile racchiudere in un’unica etichetta Miss Italia. È stato un fenomeno di costume che si è inserito in pianta stabile nell’immaginario degli italiani ed ha contribuito a sbaragliare tradizioni, mode, gusti, moralità. Ha alimentato aspirazioni e desideri privati, contribuito a mutare la percezione di quelli che erano considerati comportamenti di genere sconvenienti, aperto un varco in un mondo dove era ancora forte la separazione tra uomini e donne, acuito il gap generazionale e reso centrale il discorso sul corpo, sulla bellezza e la cura di sé. Eppure una storia di Miss Italia non è ancora stata scritta, se si 2 esclude quella pubblicistica occasionata da ricorrenze e la memorialistica dei patron1. Il panorama storiografico si è limitato ad inquadrarne alcuni brevi segmenti da cui se ne desume tuttavia la rilevanza. Scrive Stephan Gundle al quale si deve una delle analisi più compiute della manifestazione: ancora oggi il concorso di miss Italia […] è un evento nazionale che mobilita le energie di decine di migliaia di persone e coinvolge diversi milioni di cittadini, fra lettori di riviste e spettatori televisivi: è un rito centrale nel perpetuare la comunità nazionale. Eppure, al tempo stesso, la questione della bellezza femminile è un aspetto così primordiale della cultura italiana, tanto diffuso e radicato nella psiche nazionale da far dimenticare agli italiani che si tratta di un aspetto distintivo della loro cultura con una sua storia specifica e controversa2. Il concorso venne inventato nel 1946, dopo una prima fugace apparizione come Miss Sorriso interrotta dalla guerra, ed era concepito come “favola” moderna, un sogno consentito da offrire al popolo che veniva da vent’anni di regime e da una terribile guerra. Il Paese era un enorme cratere ferito, privo di tutto, ma immerso nella società di mercato e si avviava ad una lenta e faticosa ricostruzione3. In quella delicata congiuntura storica, al mercato del tempo di pace che faticosamente rinasceva, la bellezza venne proposta come opportunità di oblio dalla devastazione della guerra, come fuga dalla paura del carovita e della disoccupazione. L’idea nacque dalla felice intuizione di un pubblicitario milanese, Dino Villani, che riesumò il concorso fotografico da lui ideato nel 1939 e concentrato sul sorriso, spostando ora l’attenzione, pur senza dimenticare il volto, alla figura intera. Si cercava una sorta di nuova “signorina Grandi Firme”, la figura femminile prosperosa dal vitino di vespa, che la matita di Gino Boccasile aveva proposto all’Italia di fine anni Trenta sulle pagine dell’omonima rivista, non più astratta ma in carne ed ossa. Le belle ragazze c’erano e il concorso le chiamò a raccolta in una sorta di grande olimpiade, come ebbe a chiamarla il giornalista Sandro Delli Ponti4. Nasceva così l’“Olimpiade della bellezza italiana”, immagine che 1 Rinvio ad un’analisi più dettagliata di queste opere nella terza parte dell’introduzione dedicata alle fonti. 2 S. Gundle, Figure del desiderio. Storia della bellezza femminile italiana, Roma-Bari, Laterza, 2009, p. XXXIV. Alla bellezza italiana come categoria storica l’autore dedica anche Bellissima. Feminine Beauty and the Idea of Italy, London, Yale University Press New Haven and London, 2006. 3 Per quanto riguarda la storia dell’Italia repubblicana si rimanda a S. Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana, Venezia, Marsilio, 1992; A. Lepre, Storia della prima Repubblica. L’Italia dal 1492 al 1992, Bologna, il Mulino, 1993; P. Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Torino, Einaudi, 1989; G. Candeloro, La fondazione della Repubblica e la ricostruzione, in Id., Storia dell’Italia moderna, vol. 11, Milano, Feltrinelli, 1988; D. Sassoon, L’Italia contemporanea. I partiti, le politiche, la società dal 1945 ad oggi, Roma, Editori Riuniti, 1988; F. Barbagallo et al., Storia dell’Italia Repubblicana, vol. I La costruzione della democrazia. Dalla caduta del fascismo agli anni ‘50, Torino, Einaudi, 1994; G. Crainz, Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra gli anni cinquanta e sessanta, Roma, Donzelli, 1996; id., Storia della repubblica. L’Italia dalla liberazione ad oggi, Roma, Donzelli, 2016; A. Cardini (a cura di), Il miracolo economico italiano (1958-1963), Bologna, il Mulino, 2006; S. Colarizi, Biografia della prima repubblica, Roma- Bari, Laterza, 1996; E. Santarelli, Storia critica della repubblica: l'Italia dal 1945 al 1994, Milano, Feltrinelli, 1996. 4 S. Delli Ponti, Olimpiadi di bellezza a San Remo per l’elezione di Miss Italia, «Tempo», 23 settembre 1951. 3 pare rappresenti bene quanto rilevato dallo storico francese Georges Vigarello che nel suo saggio Storia della bellezza ha definito quei concorsi il «sogno rigorosamente democratico in cui ognuno lotterebbe ad armi pari perché venga nominato il migliore»5. Non è sembrato quindi improprio assegnare alla ricerca il titolo Olimpiadi della bellezza, considerati anche i numeri con cui le italiane si presentarono fin da subito alla kermesse. Si trattava in fondo di un campionato le cui atlete venivano invitate a misurarsi con l’avvenenza del proprio corpo. E il termine misurarsi è particolarmente appropriato dato che i canoni di bellezza vennero via via sottoposti ad una considerazione “metrica”: parti anatomiche, proporzioni, persino i denti venivano letteralmente misurati per individuare
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