Università Degli Studi Di Ferrara

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Università Degli Studi Di Ferrara Università degli Studi di Ferrara DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI UMANISTICI E SOCIALI CICLO XXVI COORDINATORE Prof. Angela Andrisano La macchina dell’ «Inamoramento». Le strutture narrative del poema boiardesco Settore Scientifico Disciplinare L-FIL-LET/10 Dottorando Tutore Dott. FERRARI SILVIA Prof. MONTAGNANI CRISTINA Anni 2011/2013 1 INDICE Introduzione ............................................................................................................ 3 1. «Per incanto» e «per arte»: magia e personaggi nell'Inamoramento de Orlando 1.1 I maghi: Malagise e Atalante ................................................................ 10 1.2 Le fate e i giardini ................................................................................... 24 1.3 Gli oggetti magici ................................................................................... 83 1.4 Le spade incantate e i destrieri magici .............................................. 105 2. «Amor vince ogni cosa»: amore e personaggi nell'Inamoramento de Orlando 2.1 Le figure femminili nell'Inamoramento de Orlando ........................... 126 2.2 Orlando e Ranaldo: eroi dell'amore e deldisamore......................... 130 2.3 Brandimarte eFiordelisa ...................................................................... 176 2.4 Ruggero e Bradamante ........................................................................ 197 3. «Magior bataglia non se vidi in terra»: armi e personaggi nell'Inamoramento de Orlando 3.1 I grandi centri epici: la battaglia di Albracà e la battaglia di Montealbano ...................................................................................... 210 3.2 I duelli .................................................................................................... 263 3.3 La guerra per gioco: le giostre dell'Inamoramento de Orlando ......... 268 Bibliografia .......................................................................................................... 281 2 Introduzione Sono passati più di quarant’anni da quando Carlo Dionisotti pronunciò in un lontano convegno quella sferzante e ironica apostrofe destinata ancora oggi a rimanere impressa nella mente di ogni boiardista: «se la storia fosse maestra della vita, ci sarebbero buoni motivi perché la breve e squallida storia della fortuna e sfortuna del Boiardo, dal Quattrocento all’età nostra, fosse prescritta alla meditazione di ogni italianista in erba e periodicamente riproposta, come gli esercizi spirituali della Compagnia di Gesù, a ogni membro della confraternita degli italianisti. Perché sarebbe difficile trovare un altro poeta, così genuino, secondo che oggi a noi sembra, così sano, semplice e vigoroso, ai danni del quale si siano più lungamente e apertamente dispiegate l’ignoranza e la noncuranza, la prepotenza e l’insolenza dei presunti lettori e critici, insomma di noi stessi, membri della confraternita, che non possiamo certo illuderci di essere costituzionalmente migliori dei nostri predecessori, e che pertanto, sebbene innocenti, senza che ci costi fatica, nei confronti del Boiardo, certo dobbiamo ritenerci potenzialmente colpevoli, in modo analogo, nei confronti di altri»1. Era il 1969. Da allora, certamente, molto è cambiato e quel «cahier de doléances»2 intorno ai nuovi contributi critici, che ancora nel 1988 poteva essere compilato secondo le parole di Pier Vincenzo Mengaldo, è stato in parte colmato e alleggerito dagli studi di Antonio Franceschetti3, di Riccardo Bruscagli4, di Marco Praloran5 e Raffaele Donnarumma6. L’edizione critica di Antonia Tissoni Benvenuti e Cristina 1 C. Dionisotti, Fortuna e sfortuna del Boiardo nel Cinquecento, in Il Boiardo e la critica contemporanea (Atti del Convegno di Studi su Matteo Maria Boiardo (Scandiano-Reggio Emilia, 25-27 aprile 1969), Firenze, Olschki, 1970, pp. 221-241, p. 221; poi anche in C. Dionisotti, Boiardo e altri studi cavallereschi, Novara, Interlinea, 2003. 2 P. V. Mengaldo, Premessa, in M. Praloran-M, Tizi, Narrare in ottave. Metrica e stile dell’Innamorato, Nistri-Lischi, Pisa, 1988, pp. 7-16, p. 7. 3 A. Franceschetti, L’Orlando innamorato e le sue componenti tematiche e strutturali, Firenze, Olschki, 1975. 4 R. Bruscagli, Stagioni della civiltà estense, Pisa, Nistri-Lischi Editori, 1983. 5 M. Praloran, Forme dell’endecasillabo e dell’ottava nell’«Orlando innamorato», in M.Praloran –M. Tizi, Narrare in ottave. Metrica e stile dell’Innamorato, Nistri-Lischi, Pisa, 1988, pp. 17-211 ; Id., «Maraviglioso artificio». Tecniche narrative e rappresentative nell’“Orlando Innamorato”, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1990. 6 R. Donnarumma, Storia dell’”Orlando innamorato”. Poetiche e modelli letterari in Boiardo, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 1996. 3 Montagnani7 ha poi fornito, finalmente, anche una veste linguistica controllata al poema boiardesco. Nel panorama critico dell’Inamoramento si avverte però tuttora la scarsezza di studi globali sul poema, che non si fermino all’analisi dei singoli episodi o alla ricerca strettamente testuale e che rendano merito a quella struttura diversamente omogenea del testo, costituita da quella che Bruscagli ha definito «gioiosa, vitalistica disintegrazione del tessuto narrativo»8. Praloran lo ha in parte fatto con i suoi Narrare in ottave e Maraviglioso artificio, primi approcci globali e complessivi all’Inamoramento, indagini sulle strutture formali, dall’endecasillabo all’ottava all’entralecement, e sulle conseguenti relazioni di queste con la narrazione. Mancano ancora, tuttavia, analisi che indaghino il poema non solo nel suo aspetto formale, ma anche nella sua componente narrativa complessiva, costituita e costruita sì attraverso il meccanismo «eminentemente aggiuntivo, capricciosamente concatenato della ventura»9, ma non per questo priva di una coerenza interna. Da questa mancanza – e, forse, da questa esigenza – nasce questo lavoro che non pretende di essere esaustivo, ma che si propone come un primo approccio globale al poema, da un punto di vista narrativo e non esclusivamente strutturale- stilistico. Il primo intento è quello di provare a liberare l’Inamoramento da uno dei maggiori pregiudizi che ancora oggi pesano sulla sua analisi critica, ovvero dalla convinzione che quest’opera si nutra soltanto di quello «splendido caos»10, così definito da Sanguineti, senza possedere alcuna linea guida che ordini le quêtes dei paladini. Come invece ha già ben individuato Bruscagli, «occorre precisare che mentre il poema si dipana lungo le ambages della ventura, sotto l’impulso di questa ininterrotta provocatoria sfida alla sorte, l’attivazione delle varie quêtes tende a 7 M. M. Boiardo, L’inamoramento de Orlando. Edizione critica a cura di Antonia Tissoni Benvenuti e Cristina Montagnani, in La letteratura italiana. Storia e testi (vol. 18, 2 tomi), Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi, 1999. 8 R. Bruscagli, Stagioni della civiltà estense, Pisa, Nistri-Lischi Editori, 1983, p.19. 9 Ivi, p. 105. 10 E. Sanguineti, Ariosto nostro contemporaneo, in «Terzo-programma», 1974 (2-3), p.73. 4 fornire già nell’Innamorato dei fili conduttori, seppur sfumati e interrotti, che verranno saldamente impugnati dall’Ariosto»11. Questi fili conduttori esistono, ma per renderli evidenti è necessaria un’analisi del poema che restituisca quell’ordine che c’è, ma risulta nascosto dall’entralacement, meccanismo narrativo efficace nella creazione di una varietas del racconto, ma dispersivo quando si cerca di tenerne le redini, di dominare la vicenda. Da qui la scelta di smembrare l’Inamoramento nelle sue tre grandi sezioni narrative: magia, amore e armi, con l’intento di rendere l’opera più padroneggiabile e di mettere in luce i fili rossi che la percorrono a partire dai blocchi tematici di cui è composta. Il risultato stupisce perché ciò che emerge da questa analisi è una sconvolgente modernità del racconto boiardesco: tutto ciò che avviene non avviene di per sé stesso, non sembra rispondere ad un caos che si fa «nesso coordinante un episodio all’altro»12, ma sembra realizzarsi in relazione ai personaggi, vere e proprie forze magnetiche dell’Inamoramento. È attorno ai personaggi, su di loro e in funzione di loro che le avventure, le novelle, i duelli si manifestano. La storia non si costituisce come un semplice sommarsi casuale di sfide da affrontare, ma si muove in direzioni predeterminate; gli stessi paladini agiscono rispondendo ad una coerenza interna. A suo modo, già Praloran aveva evidenziato questo ruolo centrale dei protagonisti, nel momento in cui, definendo l’«acronia» del poema boiardesco, poteva sostenere che «il flusso temporale perde i suoi valori oggettivi e si combina quasi “affettivamente” ai vari personaggi»13. Ma non solo il tempo, anche l’intreccio, secondo quanto emerge da questo lavoro, si costruisce in funzione dei paladini. Il solco più profondo che segna i passi dei protagonisti è certamente tracciato dall’Amore, vero e proprio fil rouge del poema fin dal titolo. L’Amore si costituisce come il primo nesso coordinante e ordinatore perché è in relazione a questa forza che omnia vincit che si determina il successo o l’insuccesso dei paladini. Chi si 11 R. Bruscagli, Stagioni della civiltà estense, cit. p.111. 12 M. Praloran, «Maraviglioso artificio». Tecniche narrative e rappresentatirve nell’“Orlando Innamorato”, cit. p. 175. 13 Ivi, p. 73. 5 lascia guidare da un amore misurato, è baciato anche da una bonne chance; chi, al contrario, fosse anche per artificio e non per scelta, sfugge l’influsso di Venere, è condannato ad un insuccesso senza tregua. Orlando e Ranaldo incarnano
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