OSSERVAZIONI ALLA VARIANTE DI INTEGRAZIONE DEL PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE (PIT) CON VALENZA DI PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR)

OSSERVANTE: UNIONE DEI COMUNI MONTANI AMIATA GROSSETANA ambito 19 Amiata Comuni di: Castel Del Piano (GR), Seggiano (GR), Abbadia San Salvatore (SI), (GR), Santa Fiora (GR), Piancastagnaio(SI), Roccalbegna (GR), Castell’azzara (GR), Semproniano (GR). ambito 18 Maremma grossetana Comune di Cinigliano.

PARTE PRIMA

Considerazioni generali 1. La Variante di integrazione del Piano di Indirizzo territoriale (PIT) con valenza di Piano Paesaggistico regionale (PPR), d’ora in poi PPR, a nostro avviso, dovrebbe sviluppare una visione paesaggistica volta a promuovere la crescita culturale diffusa e l’innalzamento della qualità degli atti urbanistici. Ciò che appare, è la scelta di illustrare il paesaggio toscano, secondo un quadro di natura sostanzialmente estetico-percettiva e imporne la tutela con un insieme poderoso di conoscenze, obiettivi, direttive e prescrizioni, per indurre l’azione di governo del territorio nella direzione, peraltro corretta e condivisa, della salvaguardia dei valori paesaggistici. A ciò occorrono strumenti che rendano le cittadinanze, le amministrazioni, i soggetti che operano sui territori e le professionalità che lo indagano e ne predispongono progetti, consapevoli che il paesaggio è il risultato di processi storici fra strutture sociali e risorse del territorio, e che la sua qualità è legata alla possibilità di riconoscere questi processi nelle forme insediative, naturali, agrarie, in ciascuna delle diverse condizioni che le caratterizzano. Il paesaggio, infatti, ha natura ecosistemica, contiene stratificazioni date dall’interrelazione tra gli eventi antropici e naturali, diversi nello spazio e nel tempo, da un sistema di reti di diversa natura (visibili e invisibili, ecologico-naturali, antropiche e culturali, percettive e visive), che garantiscono il suo corretto funzionamento. Il paesaggio è anche la rappresentazione della capacità culturale espressa dal territorio, in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale, e riferimento della loro identità. Per tali motivi, esso non può essere racchiuso in una visione statica, coincidente con una condizione storica delle attività economiche e delle relazioni sociali, per la quale non sussistono più le condizioni strutturali. Il paesaggio del PPR dovrebbe superare la visione statica e descrittiva e divenire principale risorsa per lo sviluppo e la crescita di competitività dei territori.

2. A nostro avviso il PPR, risponde solo in parte alle aspettative e ai compiti che gli sono assegnati, ben rappresentate dall’aver integrato la componente paesaggistica da quella strutturale e strategica e perciò dal piano territoriale regionale, riduce il contenuto strategico di piano territoriale alla sola valorizzazione dei paesaggi. Il PPR rinuncia all’aggiornamento sostanziale che doveva incrementarne l’efficacia rispetto a quello adottato nel 2009, senza proporre una rinnovata strategia di sviluppo, commisurata alle mutate condizioni date dalla crisi, nelle quali i valori ambientali e paesaggistici devono costituire un motore per la qualità dello sviluppo medesimo. Il PPR contrasta anche con i Principi della Convenzione Europea, proponendo una visione del paesaggio che risulta sterilizzata e conformata al solo livello regionale, appiattita sulla dimensione paesaggistica volta a mere condizioni di tutela e conservazione, che elude le possibilità di interazione e socializzazione con il livello locale e rinuncia alle capacità (invece considerate dal Codice) di determinare la propria contemporaneità e di delineare al contempo le condizioni e le regole per realizzare e innovare (in un’ottica di compatibilità e sostenibilità) il futuro paesaggio toscano, promuovendo una filiera di azioni di governo pubblico coerenti, coinvolte, responsabilizzate. Avremmo auspicato uno strumento utile e facilmente utilizzabile in grado di governare la complessità delle situazioni reali e guidare le azioni sul territorio. Il PPR genera complicazioni aggiuntive - sul piano dell'interpretazione, dell'applicabilità, delle forme da rispettare a prescindere dalla sostanza delle cose stesse -. I paesaggi toscani non possono essere indagati con la ricchezza che contraddistingue il poderoso apparato conoscitivo e poi ridotti nella visione al futuro, all’immagine della mezzadria toscana. È questa, anche un’idea di società che le amministrazioni locali non hanno potuto discutere, che peraltro esse non condividono, tanto quanto è estranea ai molteplici attori che in Toscana forniscono una chiave per la tenuta economica e sociale in tempi così difficili come quelli nei quali viviamo.

3. Credevamo che la formazione del PPR avrebbe reso necessario il coinvolgimento sostanziale delle istituzioni locali. Ciò che appare, è che previlegia alcuni canali di comunicazione e confronto: il mondo universitario, il mondo dei comitati e delle associazioni ambientaliste (merita ricordare l’attivazione di specifica sezione tematica nel portale regionale del paesaggio, dedicata alla raccolta delle segnalazioni critiche: “ecomostri” e altri danni). In fase di elaborazione l’unica vera occasione di confronto con i Comuni ha riguardato la cosiddetta vestizione dei vincoli, ovvero l’elaborazione delle schede del piano relative agli immobili e aree di notevole interesse pubblico di cui all’art. 136 del Codice, mentre per le schede degli ambiti di paesaggio vi è stata una illustrazione itinerante nei diversi territori, alla quale non ha fatto seguito la messa a disposizione del materiale prodotto nè alcuna interazione con i Comuni. Il metodo praticato, così come avvenuto per il processo di revisione della legge 1/2005, nega i rapporti consolidati tra istituzioni regionali e locali, quest’ultimi ritenuti corresponsabili delle trasformazioni deteriori del paesaggio e del territorio toscano. Si deve aggiungere che, se il PPR è stato elaborato senza il necessario coinvolgimento delle popolazioni locali, e in primis delle amministrazioni che le rappresentano, si è contravvenuti anche ai dettati della Convenzione europea, che, come noto, non pone al centro dell’attenzione i soli paesaggi di eccellenza, competenza della tradizionale tutela ad opera di specifici vincoli riconosciuti per legge, ma i paesaggi ordinari della comunità, i luoghi del vivere e dell’abitare che le popolazioni riconoscono come propri paesaggi, in quanto vissuti e percepiti come tali; in sostanza il territorio nella sua interezza e complessità. Si può concludere che le modalità scelte per la formazione del PPR non hanno prodotto consapevolezza e condivisione degli obiettivi negli amministratori locali e negli altri soggetti interessati. Obiettivi, va ricordato, largamente condivisi e già presenti in molte delle attività comunali in materia di pianificazione territoriale e urbanistica, che non sono state minimamente considerate. I danni ai paesaggi toscani, che il PPR intende correttamente fermare, e le trasformazioni dei territori che sempre hanno effetto sui paesaggi, che il PPR intende correttamente governare, non si possono contenere né gestire tramite un prodotto che non si è rivolto, né pare volersi rivolgere, se non per via coattiva, a chi dovrà metterlo in opera, agli amministratori locali e ai professionisti, alle associazioni di categoria e ai soggetti delle attività produttive.

4. A fronte di un apparato conoscitivo estremamente corposo e culturalmente qualificato, che costituisce un quadro sistematico delle informazioni relative agli ambiti di paesaggio, nonché degli obiettivi e delle regole per la conservazione e valorizzazione del patrimonio territoriale e paesaggistico, si nota che, per come è stata formulata la disciplina, si è ottenuto un ulteriore appesantimento burocratico nei processi di pianificazione territoriale. Il perseguimento degli obiettivi culturali ai fini un'efficace tutela paesaggistica e della rigenerazione urbana e ambientale è contraddetto dalla farraginosità procedurale che il PPR mette in moto e dalla mancanza di componenti fondamentali (come le aree degradate ricadenti in zone già sottoposte a vincolo paesaggistico e la definizione delle fasce di tutela dei fiumi ex legge Galasso), nonché da una rigidità di visione che vede nella negazione e nel controllo l’unica garanzia per la tenuta dei paesaggi toscani. Si prenda la questione del consumo di suolo. Il PPR offre spesso un divieto di consumo di ulteriore suolo che è per definizione prerogativa degli strumenti urbanistici: il consumo di suolo, di per sé, non assume in astratto alcuna valenza paesaggistica. Può sussistere consumo di suolo che riqualifica un paesaggio degradato, ovvero consumo di suolo che non ha alcun effetto sui valori paesaggistici, come - certamente - consumo di suolo che deteriora il bene paesaggistico: dipende da intervento a intervento. Il compito della pianificazione paesaggistica risiede non in imposizioni astratte di divieti generalizzati, quanto nell'esame caso per caso e nella individuazione delle modalità per assicurare la compatibilità paesaggistica delle trasformazioni, se consentite dagli strumenti urbanistici.

5. L’apparato normativo del piano appare di complessa applicazione e gestione per la sovrapposizione di numerose e articolate direttive/prescrizioni che agiscono sui medesimi ambiti territoriali, che richiederanno complesse attività di verifica incrociata da parte di Uffici comunali e Soprintendenze (direttive/prescrizioni relative ai beni paesaggistici formalmente riconosciuti di cui all’art. 136, direttive/prescrizioni relative ai beni tutelati per legge di cui all’art. 142 del Codice, obiettivi generali e specifici relativi alle invarianti strutturali, direttive riferite agli ambiti di paesaggio). Si rileva l’utilizzo di terminologie e definizioni di controversa applicazione operativa e talvolta di tenore generico, che si presteranno a interpretazioni soggettive arbitrarie, ben difficilmente gestibili in sede di valutazione degli interventi diretti. Più che chiarezza normativa, il Piano paesaggistico aggiunge - ad un sistema già in affanno per l'eccedenza di strumenti e la pochezza di risorse - un ulteriore livello di disciplina, di scarsa utilità nell'ottica della effettiva tutela e riqualificazione ma di forte, quanto aleatorio, impatto giuridico sulla strumentazione urbanistica in essere e in corso di formazione. Per fare un esempio: viene riproposto, pur non derivando da specifiche disposizioni del Codice, il meccanismo delle Conferenze dei servizi Regione/Soprintendenza/Comuni introdotto nel 2009 in occasione della prima implementazione paesaggistica del PIT (salvaguardie poi decadute dopo svariate reiterazioni) per l’approvazione dei piani attuativi che interessano beni paesaggistici. Il ricorso alle Conferenze dei servizi viene previsto sia in regime di salvaguardia (operante fino all’approvazione definitiva del PPR), sia in regime ordinario (ovvero dopo l’approvazione del piano e fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PPR). In questo caso (art. 25 della disciplina del PPR), l’appesantimento procedurale della Conferenza dei servizi viene “compensata da un meccanismo di semplificazione che è solo apparente, secondo cui a seguito di esito positivo della verifica dei PA alla disciplina dei beni paesaggistici del PPR, da effettuarsi in sede di Conferenza dei servizi, “il procedimento istruttorio per l’autorizzazione paesaggistica ha ad oggetto la sola valutazione della conformità dei singoli interventi al piano attuativo”. In sostanza permane l’obbligo di acquisire l’autorizzazione paesaggistica per i singoli interventi a valle dell’approvazione del PA, né poteva essere diversamente viste le disposizioni del Codice. L’apparente semplificazione, che chiude l’istruttoria nella mera verifica di conformità degli interventi ai Piani attuativi validati in sede di Conferenza dei servizi, produrrà inevitabili cortocircuiti tra Comuni e Soprintendenze, generando l’equivoco che la verifica di conformità dell’intervento al PA sia prerogativa tanto del Comune nell’ambito del procedimento urbanistico, quanto delle Soprintendenze nell’ambito del procedimento paesaggistico. In definitiva, non si comprende perché debba essere riproposto lo strumento della Conferenza dei servizi per la verifica dei Piani attuativi, quando lo stesso PPR contempla all’art. 23 meccanismi ordinari di conformazione per tutti gli atti di governo del territorio da adottare e approvare in coerenza alla disciplina statutaria del PPR, che include anche la disciplina dei beni paesaggistici. Sarebbe stato utile un bilancio critico del primo quinquennio di applicazione dello strumento della Conferenza dei servizi: Soprintendenze spesso latitanti, gestione e funzionamento del procedimento della conferenza atipico rispetto alle regole della L. 241/1990. In conclusione è altamente probabile che il PPR produrrà ulteriori oneri procedurali a carico delle strutture amministrative di Regione, Comuni e Soprintendenza, e potenziali conflitti di competenze tra queste. L'assenza nei contenuti e nella disciplina del PPR di una concreta attenzione per gli effetti gestionali che esso stesso genera è un’altra componente di criticità rilevante. Tralasciando in parte e/o rimandando a fasi successive (assai incerte nei tempi e nei modi) le - peraltro modeste - possibilità di semplificazione procedimentale offerte dal Codice (art. 143, comma 4), il PPR porterà nell'immediato un obiettivo aggravio degli adempimenti istruttori nella gestione delle pratiche paesaggistiche, senza che per converso sia stato fatto niente di concreto per ridurre in modo quantomeno apprezzabile il numero (esorbitante) di pratiche autorizzative palesemente inutili, relative a microinterventi paesaggisticamente irrilevanti, riferiti a contesti totalmente privi di reale interesse paesaggistico (ancorché vincolati e/o tutelati ex lege). Per i cittadini, i professionisti, i Comuni, le Soprintendenze, il PPR non risolve alcunchè dei procedimenti burocratici inutili, proprio in una fase storica nella quale l'oculata gestione delle risorse pubbliche e la razionalizzazione degli iter amministrativi dovrebbe rappresentare una strategia prioritaria ineludibile. Ciò riguarda non solo l’attuale fase post adozione (gestione delle salvaguardie), ma anche quella che promanerebbe dalla sua approvazione (che si spera venga prudenzialmente congelata). Una volta che il PPR fosse approvato, infatti, tutti i piani e tutte le varianti urbanistiche, di qualsiasi tipo e consistenza, potranno essere approvati dall'amministrazione competente solo dopo aver ottenuto il visto di adeguatezza al PPR da parte della Soprintendenza competente per territorio, oltre a quello della Regione. Ciò comporterà inevitabilmente la paralisi dei procedimenti di pianificazione.

6. Il PPR è incompiuto. Esso non opera alcuna selezione tra le aree tutelate ex lege. La selezione delle c.d. aree Galasso, tra aree che rivestono effettivo valore paesaggistico e aree che tale requisito non integrano (e quindi debbono essere svincolate), è uno dei principali compiti del Piano paesaggistico. Nel 1985, quando il Legislatore delineò l'attuale sistema della pianificazione paesaggistica, pose temporaneamente sotto vincolo paesaggistico, oltre alle aree tutela per decreto, aree il cui valore paesaggistico era solamente presunto in ragione di una rilevanza ambientale del bene, quale salvaguardia impropria, ex lege, nell'attesa della formazione dei Piani paesaggistici regionali. Si trattò, allora, del momento di massima convergenza tra la materia "ambiente" e la materia "paesaggio", i quali, in realtà, costituiscono interessi pubblici ben distinti, costituzionalmente separati, affidati alle cure di Amministrazioni diverse. Secondo la Costituzione repubblicana, i beni ambientali non hanno, di per sé, valore paesaggistico (proprio perché altro è un bene ambientale, altro un bene paesaggistico). Nel 1985 il Legislatore operò una presunzione nell'attesa che le Regioni selezionassero, attraverso la pianificazione paesaggistica, aree Galasso effettivamente permeate di valore paesaggistico ed aree Galasso da svincolare, perché carenti dei requisiti per essere vincolate. Pertanto, adottare un Piano paesaggistico senza la selezione delle aree già tutelate ex lege comporta svolgere metà del lavoro. Analogamente si deve dire per le aree compromesse o degradate. Il PPR affronta solo indirettamente il tema della ricognizione e della identificazione delle aree vincolate gravemente compromesse o degradate (art. 143, comma 4 lett. b del Codice), limitandosi a fornire una definizione di tali aree condivisa con il MIBAC ed una schedatura tipo che i Comuni dovranno utilizzare per le proposte da sottoporre a Regione e Ministero, in sede di adeguamento al PPR dei propri strumenti urbanistici (art. 26, comma 2, disciplina del piano). Il riconoscimento di tali ambiti, secondo le indicazioni del Codice, è invece prerogativa del PPR e avrebbe quindi dovuto essere operato direttamente dalla Regione in sede di elaborazione del piano, attivando auspicabilmente un confronto preliminare con i Comuni. L’individuazione delle situazioni di compromissione degli originari valori tutelati con i decreti di apposizione del vincolo (che riguarda peraltro situazioni assai diffuse nel territorio toscano, in cui non di rado ampie porzioni di tessuti urbani o a specializzazione funzionale si sono consolidati nel corso del tempo in aree soggette a vincolo, con conseguente necessità di acquisizione dell’ autorizzazione paesaggistica per ogni intervento che “alteri lo stato dei luoghi”) avrebbe consentito, come noto, se pure a determinate condizioni e a seguito dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PPR, di non dover acquisire l’autorizzazione paesaggistica ai fini dell’attuazione degli interventi. La disciplina del PPR - soprattutto nelle schede di 'vestizione' dei vincoli - non pare, invece, neanche lontanamente mettere in discussione le originarie motivazioni di ciascun provvedimento ministeriale né l'effettiva utilità degli orpelli burocratici che gravano sulla gestione quotidiana del vincolo, confermando di fatto acriticamente i meccanismi di tutela 'procedimentalizzata' anche in aree totalmente prive di reali valori paesaggistici da proteggere. Sarebbe opportuno prevedere nelle zone rurali vincolate, la semplificazione burocratica nell’iniziativa privata di rimessa a coltura di aree, in passato destinate a pascolo, seminativo ecc. e che oggi sono invase da vegetazione infestante.

PARTE SECONDA

Osservazioni puntuali

In relazione all’adozione dell’integrazione del piano di indirizzo territoriale (PIT) con valenza di piano paesaggistico che il Consiglio Regionale della Regione Toscana ha adottato con Delibera del 2 luglio 2014 i sottoscritti Sindaci intendono evidenziare le problematiche/incongruenze emerse da una prima analisi del testo e che potrebbero generare dubbi e limitazioni allo sviluppo territoriale su argomenti, tra l’altro, già ampiamente discussi, approfonditi e valutati dagli organismi competenti. Sono queste osservazioni generali che non entrano nello specifico dei vari centri abitati, che è demandato agli allegati elaborati dai vari Comuni amiatini, ma vogliono tendere a far maturare una visione unica ed organica del territorio amiatino che superi le divisioni ed i confini politici imposti. Gli argomenti presi in esame di seguito sono ritenuti infatti quelli più aggreganti (anche se con controversie infinite) che riescono ancora a legare nella discussione tutti gli amiatini: La Geotermia, i Centri Abitati a corona dell'Amiata, l'enorme ed esteso sistema ambientale delle Aree Protette, dell'Archeologia e delle Miniere.

GEOTERMIA

Alte Entalpie

Nel contesto più generale delle varie sezioni si parla dell'importanza degli acquiferi amiatini ma di contro si indica la criticità relativa all'inquinamento dei corsi d’acqua e di interferenza fra gli acquiferi con il sistema di pozzi geotermici coltivati, temi che proprio negli ultimi anni sono stati trattati e valutati più volte da Studi quali lo Studio Università di Siena (2008), il parere dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che ha validato le conclusioni dell’Università di Siena, lo Studio dell’Università di Firenze denominato MAC GEO che, nelle sue conclusioni, concorda con quanto precedentemente asserito dall’Università di Siena e cioè sulla sostanziale inesistenza della ipotizzata “connessione idraulica” tra l’acquifero superficiale potabile e il serbatoio geotermico, etc. La Regione Toscana ha inoltre previsto di verificare sull’Amiata quanto asserito dagli Studi con la realizzazione di piezometri (uno realizzato dalla Regione stessa in località Poggio Trauzzolo nel 2010) che ha fornito, insieme agli altri piezometri realizzati successivamente (piezometro 6 - Madonna del Castagno, piezometro 7 - La Valle, piezometro 4) e tutti già in esercizio da tempo, che permettono di misurare i dati reali del livello dell’acquifero. I dati reali misurati, a partire dai primi mesi del 2013, indicano che il bacino acquifero del è in risalita e l’andamento mostra, chiaramente, con uno sfasamento temporale dovuto al tempo di corrivazione delle acque, la correlazione con il regime di piovosità/nevosità e null’altro; quanto sopra è sicuramente collegato alla elevata piovosità delle ultime annate successive ad elevati periodi di siccità, si ha comunque e senza dubbio un dato certo relativo alla rigenerazione della risorsa e non del suo depauperamento. Oltre a questi Studi è stato fatto uno studio epidemiologico da parte dell’ARS (Agenzia Regionale Sanità Toscana) – Fondazione Toscana Monasterio - CNR PISA – Università di Pisa dell’Ottobre 2010. Da questo Studio e dagli aggiornamenti che ARS e ARPAT hanno fatto negli anni successivi emerge che le emissioni geotermiche hanno un ruolo del tutto marginale, se non proprio assente, sullo stato di salute della popolazione. Appare evidente che quanto indicato nel PIT contrasta con gli ultimi studi in quanto non vengono chiarite con certezza le criticità legate alle alte entalpie e quindi riapriranno sicuramente il dibattito e daranno sicuramente un nuovo impulso alle logiche contrarie alle alte entalpie, si ritiene comunque che nei confronti di questa materia non si deve mai abbassare la guardia, ma si chiede chiarezza ad un documento che determinerà le politiche future. Se è vero che le alte entalpie continueranno comunque a sollevare sempre numerosi dubbi è auspicabile che si arrivi a specificare e salvaguardare gli acquiferi amiatini, evitando che su di essi si sviluppino progetti usuranti del territorio e del bene acqua di qualsiasi tipo essi siano.

Medie Entalpie

E' palese, inoltre, l’incoerenza fra le affermazioni contenute nella proposta di PIT e i procedimenti autorizzativi rilasciati dalla stessa Regione Toscana negli ultimi mesi, all’interno dei quali si riconoscono gli elementi di compatibilità con il contesto ambientale nei quali si collocano gli stessi. A nostro avviso, sarebbe opportuno inserire nel PIT delle zone di protezione e tutela, comprendendo: 1. aree e beni immobili di notevole interesse culturale come individuati ai sensi degli artt. 10 e 11 del D.Lgs. 42/2004; 2. immobili e aree dichiarati di notevole interesse pubblico - D.Lgs.. 42/2004 art.136; 3. le montagne per la parte eccedente i 1.200 metri sul livello del mare - D.Lgs.. 42/2004 art.142 comma 1 lettera d); 4. i Parchi e le Riserve Nazionali o Regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi - D.Lgs.. 42/2004 art. 142 comma 1 lettera f); 5. aree contigue a siti UNESCO e/o ad aree art. 136 D.Lgs. 42/2004; 6. le aree residenziali ed i centri storici, così come definiti dagli strumenti urbanistici comunali. Escludendo di fatto tutti quei territori che marcano i loro confini in aree di ricucitura o comunque con una specifica interrelazione visuale con le aree riportate ai precedenti punti. Dovrebbe essere questa, secondo noi, l’occasione di far convergere i contenuti e le prerogative riportati sia nel PIT che nel PAER (Piano Ambientale ed Energetico Regionale), senza creare documenti contraddittori.

CORONA DELL'AMIATA

A pag 38 tra gli indirizzi per le politiche viene riportato: È necessario, altresì, contenere l’espansione degli insediamenti posti lungo la viabilità ad anello, a corona del Monte Amiata, evitando la dispersione del tessuto urbano e la saldatura lungo i principali assi stradali (ad esempio lungo la SP del Monte Amiata da Abbadia San Salvatore a Santa Fiora e tra Arcidosso e Castel del Piano). Ci sembra più opportuno chiarire il significato di contenere l'espansione che potrebbe essere inteso come trasformare definitivamente in periferie abbandonate queste aree. E' molto più positivo “normare” il disordine urbanistico che caratterizza tali aree e riqualificarle con un disegno urbanistico unitario che tenda a stabilizzarle e renderle agevoli integrandole nel contesto generale, già circolato molti anni fa, di “città circolare dell'Amiata”.

SISTEMA ARCHEO-MINERARIO e delle AREE PROTETTE

Per ultimo, ma per questo non meno importante, è il sistema Ambientale ed ex Minerario amiatino che per circa 150 anni ha costituito il polo sociale ed economico, aggregante dei nostri paesi. Se si esclude Seggiano ( peraltro sede in epoche antiche di trasformazione del metallo proveniente dall'isola d'Elba) tutti gli altri Comuni hanno avuto più di una miniera ed abbondantissimi sono i segni di estrazione che partono dalle epoche più antiche della storia dell'uomo. Come indicato nel Pit, negli anni 2001-2002 è stato creato il Parco Museo Minere dell'Amiata, voluto dalla Legge Quadro sulle Aree Protette 394/91, questo si è mosso recuperando molti dei siti minerari che stavano ormai cadendo nell'oblio, si ritiene opportuno riaprire un dibattito che dia nuovo impulso alle politiche di conservazione di tutta l'archeologia amiatina che riunisca a sistema tutte ( e non solo le Miniere) le stupende emergenze presenti nel territorio e riteniamo che il PIT debba essere lo strumento che dia nuovo impulso alla volontà degli amministratori locali che vollero fortemente l'istituzione del Parco Minerario e delle Aree Protette. Si deve quindi parlare nuovamente di Miniere ma incluse all'interno del Sistema Ambientale delle Aree Protette, diffusissime nel contesto amiatino che vanta ben otto SIR e sette Riserve Naturali Provinciali, e del grande patrimonio archeologico di Chiese, Castelli e Ville.

Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto riteniamo indispensabile, e chiediamo, una revisione del testo del PIT nei punti in cui emergono le criticità sopra ricordate, che, stando a quanto la stessa Regione ha asserito più volte e sulla base degli studi citati, non risultano corrispondere alla situazione reale, ed un aggiornamento complessivo delle schede, del rapporto Ambientale e di tutti gli altri documenti alla luce degli Studi e dei pareri espressi.

Si allegano di seguito i pareri di dettaglio espressi dai Comuni Amiatini appartenenti all’Ambito 19 Amiata compresi i Comuni di Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio e il Comune di Cinigiano, che pur appartenendo all’ambito 18 Maremma grossetana fa parte integrante con questa Unione di Comuni. ARCIDOSSO

Oggetto: Adozione dell’integrazione del P.I.T. con valenza di piano paesaggistico di cui alla D.C.R. 03 gennaio 2005, n.1 – CONTRIBUTI e OSSERVAZIONI. Con la presente avendo effettuato un’analisi sulla documentazione a corredo dell’integrazione del PIT con valenza di Piano Paesaggistico da Voi messa a disposizione, in particolare la carta topografica 1:50.000 (71 tavolette) e la scheda riferita all’Ambito 19. Amiata, questo Ente ritiene opportuno procedere con le seguenti osservazioni e contributi: 1) Osservazione di carattere cartografico: Corso d’acqua: FOSSO DELLA BULIMACOLA. Individuazione errata dell’area tutelata ai sensi dell’art. 142 lett.c del D Lgs 42/2004; il corso d’acqua in questione è il Fosso della Birimacola (o Bulimacola) nei pressi della Loc. Salaiola; a tal proposito si richiama l’incontro del 30/07/2013, avuto con codesta Amministrazione, Settori “Tutela, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio” e “Sistema Informativo territoriale ed ambientale” volto ad approfondire proprio tale questione e si allega copia delle nota interpretativa fornita dalla Direzione Generale Governo del Territorio della Regione, sul vincolo individuato in tale zona.

ESTRATTO DELLA CARTOGRAFIA ADOTTATA OGGETTO DI OSSERVAZIONE

Possibile ramificazione del fosso della Birimacola FOSSO DI SALAIOLA AREA ERRONEAMENTE VINCOLATA

2) Contributo di carattere cartografico: Corso d’acqua: FOSSO ONAZIO (o Lanazio o Lunazio). Individuazione errata dell’area tutelata ai sensi dell’art. 142 lett.c del D Lgs 42/2004; il corso d’acqua in questione è il Fosso Onazio nei pressi della Loc. Macchie e non il Fosso di Piacerrone. A memoria d’uomo infatti il Fosso Onazio è sempre stato quello che fa da confine naturale alla Riserva Provinciale, come per altro indicato nella CTR.

ESTRATTO DELLA CARTOGRAFIA ADOTTATA OGGETTO DI OSSERVAZIONE

Probabile corso d’acqua da sottoporre a tutela

FOSSO DEL PIANCERRONE AREA ERRONEAMENTE VINCOLATA

3) Osservazione di carattere normativo: Non si ravvisano le condizioni e la necessità di inquadrare l’area vincolata per decreto (D.M. 22/05/1959 G.U. 129 del 1959), nella fattispecie di cui all’art. 136 lett. c (i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici) del D. Lgs. 42/2004; tale zona è sempre stata ricompresa alla lett. d (le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si gode lo spettacolo di quelle bellezze) del medesimo articolo. Basti ricordare la motivazione del vincolo ((…) la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché con il suo fitto manto boschivo costituisce un quadro naturale di non comune bellezza panoramica ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un ampio e profondo panorama fino al mare e all’arcipelago Toscano) e l’ubicazione esterna allo stesso, dei maggiori borghi e nuclei storici.

4) Contributo di carattere normativo: Scheda Ambito 19. Amiata. A pag. 48 - Interpretazione di sintesi della scheda si dice che: “Le criticità sono intese come le dinamiche o le pressioni che alterano le qualità e le relazioni del patrimonio territoriale pregiudicandone la riproducibilità.” In considerazione di quanto sopra ed in relazione anche alle note vicende locali in materia di geotermia, si richiedono ulteriori chiarimenti, approfondimenti e spiegazioni in merito alle potenziali criticità dovute allo sfruttamento geotermico ed in particolare sulle seguenti affermazioni:

Pag. 5 della scheda - Profilo dell’Ambito: “ … Le maggiori criticità sono intrinseche alla struttura geologica e alla storia dell’ambito. Sostanze inquinanti, prima tra tutti il mercurio, sono state e sono disperse nell’ambiente sia dalle attività minerarie storiche e pregresse, sia dai fenomeni naturali, sia dall’industria geotermica (centrali, campi pozzi, rete di gasdotti ed elettrodotti), con il rischio del loro trasferimento agli acquiferi e alle acque superficiali. …”

Pag. 13 – Descrizione interpretativa: “ … Neppure l’innovazione degli anni ’60 dello sfruttamento delle energie rinnovabili geotermiche (centrali di e Piancastagnaio), ha prodotto sensibili vantaggi in termini occupazionali e di attivazione di altre iniziative produttive, causando altresì fenomeni di impatto ambientale (inquinamento da acido solfidrico e instabilità dei suoli). …”

Riflessione: ovvio ritenere quantomeno allarmanti tali affermazioni che si pongono in netto contrasto con i recenti studi commissionati da codesta Regione secondo i quali è stato possibile dare parere favorevole al progetto di “Bagnore 4” in sede di VIA.

Pag. 21 della scheda – Invarianti strutturali: “ … Lo sviluppo delle risorse geotermiche è ancora in fase iniziale, con notevoli permessi di ricerca geotermica attivi, e crea potenzialità di notevoli trasformazioni, con relative possibili criticità. …”

Pag. 25 della scheda – Invarianti strutturali: “ … Anche l’attività geotermica, pur escludendo gli studi attuali commissionati dalla Regione rischi di interferenze, va considerata nei futuri eventuali sviluppi con attenzione per evitare il verificarsi di potenziali criticità. …”

Pag. 35 della scheda – Invarianti strutturali: “… le iniziative anche recenti di valorizzazione della geotermia e di sviluppo e sperimentazione di nuove centrali geotermiche e termoelettriche hanno evidenziato ed attualizzato la necessità di tutela ambientale e di riqualificazione e mitigazione degli impatti paesistici per gli impianti geotermici da rinnovare e per le eventuali nuove realizzazioni. …”

Riflessione: questa amministrazione ritiene concluso (e non in fase iniziale) e non più implementabile lo sviluppo delle risorse geotermiche (così come tra l’altro previsto dall’accordo del 2007) che possano interessare in qualunque modo (diretto o indiretto) il proprio territorio in quanto, con la realizzazione di Bagnore 4, si ritiene abbondantemente saturata la capacità di carico dell’ambiente (carrying capacity), in altre parole il territorio ed in particolare l’ambiente locale (tra l’altro perimetrato a pag. 24 tra quelli a rischio impoverimento e/o contaminazione di acquiferi sensibili) non possono sostenere ulteriori utilizzazioni per scopi geotermici concordando con quanto affermato a pag. 30 e cioè: “… Sono da ridurre inoltre i fenomeni di trasformazione di tali aree in altre destinazioni, con particolare riferimento alla realizzazione di centrali/pozzi geotermici, impianti eolici e fotovoltaici. …. (omissis) …. Ulteriori indirizzi sono finalizzati al miglioramento della compatibilità ambientale delle attività geotermiche ed estrattive evitando l’interessamento di nuove aree naturali o seminaturali.”

Pag. 29 – Invarianti strutturali: “ … I paesaggi agricoli collinari e montani sono oggetto anche di complementari fenomeni di artificializzazione e di perdita di habitat per la presenza e sviluppo di centrali geotermiche, di impianti eolici e dal recente sviluppo di quelli fotovoltaici. Particolarmente rilevante risulta la presenza delle centrali geotermiche, di campi pozzi e della relativa rete di gasdotti, presenze significative nei versanti sud-occidentali del Monte Amiata (tra Bagnore e il M.te Labbro) e nella zona di Piancastagnaio, anche internamente al sistema di Siti Natura 2000. A tali centrali, ma non solo, si associa la presenza di una densa rete di elettrodotti di varia tensione, quale elemento critico per la conservazione delle locali popolazioni di rapaci diurni e notturni. …”

Pag. 38 della scheda – Invarianti strutturali: “ … La tendenza a realizzare impianti per la produzione di energie alternative come quelli geotermici, eolici e fotovoltaici comporta un insieme di criticità notevoli relativamente all’impatto paesaggistico e ambientale. …”

Pag. 48 – Interpretazione di sintesi: “ …. impatti paesaggistici ed ambientali causati dalle centrali geotermiche compongono il repertorio delle criticità del Monte Amiata. … (omissis) … Il repertorio delle criticità del Monte Amiata comprende anche, e soprattutto, processi di artificializzazione causati da impianti geotermici e dal recente sviluppo di impianti fotovoltaici ed eolici. Particolarmente significativi gli impatti paesistici ed ambientali che scaturiscono dalle centrali geotermiche (campi pozzi e relativa rete di gasdotti) localizzate lungo i versanti sud-occidentali del Monte Amiata (tra Bagnore e il Monte Labbro) e nella zona di Piancastagnaio (anche internamente al sistema di Siti Natura 2000).”

Riflessione: per un territorio di notevole interesse naturalistico e paesaggistico a vocazione agro-silvo-pastorale come il Monte Amiata e che su tali caratteristiche deve basare l’economia legata al turismo al benessere e all’ambiente, appare evidente che le forme di produzione di energia sopra citate (come fino ad oggi sviluppate) risultino quanto meno poco compatibili.

5) Contributo di carattere normativo: La fascia di territorio che si frappone tra la quota delle sorgenti e la viabilità principale (strada provinciale) è stata, logicamente, fortemente urbanizzata e antropizzata nel corso degli anni. Poiché a pag. 38 si prende atto che la saldatura tra Arcidosso e Castel del Piano è di fatto avvenuta oramai da tempo (“Espansioni del sistema insediativo sono visibili attorno ai centri storici posti lungo l’anello del Monte Amiata (Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso, Santa Fiora, Piancastagnaio,Abbadia San Salvatore). In alcuni casi si configuranosaldature degli insediamenti per effetto dell’edificazione cresciuta lungo la viabilità di collegamento (in particolare tra castel del Piano e Arcidosso e tra Santa Fiora e Bagnolo-Convento”) è di conseguenza auspicabile prevedere politiche diverse dal “contenimento dell’espansione” come riportato nell’estratto della scheda sotto riportato:

Pg. 35 della scheda – Invarianti strutturali - Indirizzi per le politiche: “ … È necessario, altresì, contenere l’espansione degli insediamenti posti lungo la viabilità ad anello, a corona del Monte Amiata, evitando la dispersione del tessuto urbano e la saldatura lungo i principali assi stradali (ad esempio lungo la SP del Monte Amiata da Abbadia San Salvatore a Santa Fiora e tra Arcidosso e Castel del Piano). …”

CASTEL DEL PIANO Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

Sommario Premessa ...... 2 1. OSSERVAZIONE AI CONTENUTI DELLA SEZIONE 4, RELATIVA AL VINCOLO D.M. 22/05/1959 G.U. 129 DEL 1959, DELL’ELABORATO 3B - SCHEDE RELATIVE AGLI IMMOBILI ED AREE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO, ESITO DI PERFEZIONAMENTO SVOLTOSI NELL’AMBITO DEI TAVOLI TECNICI ORGANIZZATI DALLA REGIONE TOSCANA CON LE SOPRINTENDENZE TERRITORIALMENTE COMPETENTI E CON IL COORDINAMENTO DELLA DIREZIONE REGIONALE DEL MIBACT DEL P.P.R. ADOTTATO DAL CONSIGLIO REGIONALE IL 2 LUGLIO 2014 CON DELIBERAZIONE N. 58 ...... 3 1.1 Individuazione dell’area ricadente all’interno del perimetro del Vincolo ...... 3 1.2 Testo del provvedimento del Decreto Ministeriale 22 maggio 1959. G.U. 129 del 1959 ...... 4 1.3 Trattazione relativa all’osservazione alla Sezione 4 (relativa al Vincolo D.M. 22/05/1959 G.U. 129 del 1959) dell’elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58...... 5 1.4 Modifiche che si chiede di apportare alla Sezione 4 (relativa al Vincolo D.M. 22/05/1959 G.U. 129 del 1959) dell’elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58...... 7 2. OSSERVAZIONE AI CONTENUTI DELL’ELABOARTO SUB ALLEGATO A1 - SCHEDA D’AMBITO 19 - AMIATA DEL P.P.R. ADOTTATO DAL CONSIGLIO REGIONALE IL 2 LUGLIO 2014 CON DELIBERAZIONE N. 58 ...... 12 - Estratti degli elaborati cartografici del P.P.R. adottato dal Consiglio Regionale il 2 luglio 2014 con Deliberazione n. 58, relativi al territorio del Comune di Castel del Piano ...... 12 - Richiesta di modifica dell’Elaborato Sub Allegato A1. Scheda d’Ambito 19 - Amiata ...... 12 Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

Premessa La presente osservazione al P.P.R. adottato dal Consiglio Regionale il 2 luglio 2014 con Deliberazione n. 58 è suddivisa in due parti: - la prima ha per oggetto i contenuti riportati nella Sezione 4, relativa al Vincolo D.M. 22/05/1959 G.U. 129 del 1959, dell’elaborato 3B - Schede relative agli immobili ed aree di notevole interesse pubblico, esito di perfezionamento svoltosi nell’ambito dei Tavoli tecnici organizzati dalla Regione Toscana con le Soprintendenze territorialmente competenti e con il coordinamento della Direzione Regionale del MIBACT. L’osservazione ha per oggetto la tipologia di immobile di notevole interesse pubblico (come individuati all’art. 136 del D. Lsg. 42/2004) sottoposta a vincolo e le direttive e prescrizioni specificate nella Disciplina d’uso.

- La seconda parte ha per oggetto i contenuti riportati nel Sub Allegato A1 - Scheda d’Ambito 19 - Amiata. La Scheda d’Ambito, che interessa l’intero territorio del Comune di Castel Piano, definisce il profilo dell’Ambito ed oltre a fornire la sua descrizione interpretativa

(strutturazione geologica e geomorfologica, processi storici di territorializzazione, caratteri del paesaggi) individua e descrive, relativamente all’’Ambito, le quattro invarianti del P.P.R., definendo le dinamiche di trasformazione, i valori ed in fine dettando gli indirizzi per le politiche. In fine il capitolo 4 della Scheda d’Ambito 19 fornisce l’Interpretazione di sintesi dell’Ambito ed il Capitolo 5 la Disciplina d’uso. Con la presente osservazione si chiede la modifica (cancellazione e/o integrazione) di parole e/o brani del

documento Sub Allegato A1 - Scheda d’Ambito 19 - Amiata. Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

1. OSSERVAZIONE AI CONTENUTI DELLA SEZIONE 4, RELATIVA AL VINCOLO D.M. 22/05/1959 G.U. 129 DEL 1959, DELL’ELABORATO 3B - SCHEDE RELATIVE AGLI IMMOBILI ED AREE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO, ESITO DI PERFEZIONAMENTO SVOLTOSI NELL’AMBITO DEI TAVOLI TECNICI ORGANIZZATI DALLA REGIONE TOSCANA CON LE SOPRINTENDENZE TERRITORIALMENTE COMPETENTI E CON IL COORDINAMENTO DELLA DIREZIONE REGIONALE DEL MIBACT DEL P.P.R. ADOTTATO DAL CONSIGLIO REGIONALE IL 2 LUGLIO 2014 CON DELIBERAZIONE N. 58

1.1 Individuazione dell’area ricadente all’interno del perimetro del Vincolo Con Decreto Ministeriale del 22/05/1959, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 129 del 1959, è stato istituito il Vincolo (codice ministeriale 90432) che comprende “la zona del Monte Amiata, sita nel territorio dei comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora (), così delimitata: dalla quota 1738, vetta del Monte Amiata, in direzione nord seguendo il confine con la provincia di Siena, fino ad incontrare in prossimità del podere Casanuova la strada per Seggiano. Lungo detta strada, in direzione sud-ovest, attraverso gli abitati di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora, fino a incontrare sul lato sud del monte, il confine con la provincia di Siena, risalendo tale confine in direzione nord, fino a trovare la citata vetta del Monte Amiata”1 All’interno di tale perimetro ricade parte del territorio dei Comuni di Castel del Piano, di Seggiano, di Arcidosso e di Santa Fiora.

1 Testo del provvedimento. Decreto Ministeriale 22 maggio 1959. Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

Estratto cartografico - Carta Beni paesaggistici- Immobili ed aree di notevole interesse pubblico D. Lgs. 42/2004. (fonte: http://www.regione.toscana.it/-/piano-di-indirizzo-territoriale-con-valenza-di-piano-paesaggistico) Di seguito si riporta l’ortofotocarta (fonte: http://www.lamma- cres.rete.toscana.it/sitbc/default.asp) in cui sono evidenziati i confini dell’area ricadente nel vincolo. Il perimetro del vincolo è suddiviso in tre tratti identificati con differenti colori e lettere che rispettivamente corrispondo a: A - dalla quota 1738, vetta del Monte Amiata, in direzione nord seguendo il confine con la Provincia di Siena, fino ad incontrare in prossimità del Podere Casanuova la strada per Seggiano; B - ungo detta strada, in direzione sud-ovest, attraverso gli abitati di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora, fino ad incontrare sul lato sud del Monte, il confine con la Provincia di Siena; C - risalendo tale confine in direzione nord, fino a trovare la citata vetta del Monte Amiata. Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58 Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

1.2 Testo del provvedimento del Decreto Ministeriale 22 maggio 1959. G.U. 129 del 1959

Di seguito si riporta il Testo del provvedimento che ha istituito il vincolo estratto dall’elaborato 3B - Schede relative agli immobili ed aree di notevole interesse pubblico, esito di perfezionamento svoltosi nell’ambito dei Tavoli tecnici organizzati dalla Regione Toscana con le Soprintendenze territorialmente competenti e con il coordinamento della Direzione Regionale del MIBACT, Sezione 2 - SCHEDA ANALITICO - DESCRITTIVA BENI PAESAGGISTICI

[…] TESTO DEL PROVVEDIMENTO DECRETO MINISTERIALE 22 MAGGIO 1959 Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona del Monte Amiata, sita nell’ambito dei comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora (Grosseto).

Il Ministro per la Pubblica Istruzione vista la legge 29 giugno 1939, n. 1497, sulla protezione delle bellezze naturali; visto il regolamento approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357, per l’applicazione della legge predetta; considerato che la commissione provinciale di Grosseto per la protezione delle bellezze naturali nella adunanza del 21 febbraio 1957 ha incluso nell’elenco delle cose da sottoporre alla tutela paesistica, compilato ai sensi dell’art. 2 della legge sopracitata la zona del Monte Amiata, sita nell’ambito dei comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso, e Santa Fiora (Grosseto); considerato che il verbale della suddetta commissione è stato pubblicato nei modi prescritti dall’art. 2 della precitata legge, all’albo dei comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso, e Santa Fiora; viste le opposizioni contro la suddetta proposta di vincolo, prodotte dall’azienda agraria Monte Amiata, s.m. per azioni, dal Sig. Tanburelli Marino, dal Signor Bonelli Alberto, dal sindaco del comune di Santa Fiora, da un gruppo di proprietari di terreni boschivi di Bagnolo Santa Fiora, capolista Sig. Maurizio Rossi, dal comune di Seggiano, dal sindaco di Arcidosso e da un gruppo di proprietari di terreni boschivi di Santa Fiora, capolista azienda agraria Focacci Viaggi; considerato che il vincolo non significa divieto assoluto di costruibilità ma impone soltanto l’obbligo di presentare alla competente soprintendenza, per la preventiva approvazione, qualsiasi progetto di costruzione che si intenda erigere nella zona, e né significa divieto di abbattimento di piante o al taglio di maturità dei boschi, per i quali restano invariate le vigenti norme dell’ispettorato dipartimentale delle foreste; riconosciuto che la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché con il suo fitto manto boschivo costituisce un quadro naturale di non comune bellezza panoramica ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un ampio e profondo panorama fino al mare e all’arcipelago Toscano; decreta: La zona del Monte Amiata, sita nel territorio dei comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora (Grosseto), così delimitata: dalla quota 1738, vetta del Monte Amiata, in direzione nord seguendo il confine con la provincia di Siena, fino ad incontrare in prossimità del podere Casanuova la strada per Seggiano. Lungo detta strada, in direzione sud-ovest, attraverso gli abitati di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora, fino a incontrare sul lato sud del monte, il confine con la provincia di Siena, risalendo tale confine in direzione nord, fino a trovare la citata vetta del Monte Amiata, ha notevole interesse pubblico perché con il suo fitto manto boschivo costituisce un quadro naturale di non comune bellezza panoramica ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58 ampio e profondo panorama fino al mare ed all’arcipelago toscano, ed è quindi sottoposta a tutte le disposizioni contenute nella legge 29 giugno 1939, n. 1497. […] Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

1.3 Trattazione relativa all’osservazione alla Sezione 4 (relativa al Vincolo D.M. 22/05/1959 G.U. 129 del 1959) dell’elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58.

La motivazione del Vincolo riportata nella Sezione 4 dell’Elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. del 2 luglio 2014, n.58 è la seguente: “[…] la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché con il suo fitto manto boschivo costituisce un quadro naturale di non comune bellezza panoramica ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un ampio e profondo panorama fino al mare e all'arcipelago Toscano.” La parte B) Identificazione dei valori e valutazione della loro permanenza/trasformazione della Sezione 4 dell’Elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. del 2 luglio 2014, n.58, in merito agli Elementi di valore evidenziati nella descrizione del vincolo, riporta che: 1. per la componente Geomorfologia della Struttura idrogeomorfologica il vincolo evidenzia il Monte Amiata; 2. per le componenti naturalistiche della Struttura eco sistemica/ambientale il vincolo evidenzia il fitto manto boschivo; 3. per la componente Insediamenti storici della Struttura antropica è specificato che “il provvedimento non riconosce esplicitamente elementi di valore da ricondurre a tale struttura”; 4. per la componente Visuali panoramiche “da” e “verso” percorsi e punti di vista panoramici e/o di belvedere della struttura del paesaggio Elementi della percezione, il vincolo evidenzia i Punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un ampio e profondo panorama fino al mare a dell’arcipelago Toscano.

Dalla lettura ed analisi della parte B) Identificazione dei valori e valutazione della loro permanenza/trasformazione della Sezione 4 dell’Elaborato 3B, in cui vengono evidenziati gli Elementi di valore descritti dal piano ed in cui è riportata la Valutazione della permanenza dei valori con indicati le dinamiche di trasformazione, gli elementi di rischi, le criticità, emerge che all’interno dell’area oggetto di vincolo non vi è un sistema Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58 insediativo di matrice storica di valore e, come descritto dal piano, il sistema insediativo “si configura come una corona nelle aree di contatto tra il bosco e le aree agricole” ed è costituito dai tipici insediamenti storici di origine medievale quali Seggiano, Caste del Piano, Arcidosso, Santa Foiora e Bagano, dagli aggregati lineari di Bagnore, San Sebastiano, , Bagnolo, Faggia e C. Fioravanti e da una numerosa serie di aggregati rurali e piccoli nuclei. Il P.P.R. evidenzia inoltre la “Sostanziale permanenza del valore del sistema insediativo che avvolge come una corona il Monte Amiata nella fascia tra i 600 e gli 800 m, nonostante le nuove espansioni siano caratterizzate da un tessuto edilizio con tipologie architettoniche del ‘900 in molti casi non ben inserite e di scarsa qualità architettonica”. Si evidenzia che all’interno del perimetro del vincolo risultano inserite solo le aree periferiche e le espansioni recenti dell’antico insediamento di Castel del Piano prive di valore storico- architettonico e che non ricadono i centri storici di antica origine. Nell’area vincolata sono presenti “manufatti legati all'archeologia industriale della montagna Amiatina (ex seccatoi,) e la presenza di edifici religiosi, eremi, monasteri e manufatti legati ai “luoghi della fede” la cui tutela, conservazione e valorizzazione sono garantiti dagli Obiettivi con valore di indirizzo, le Direttive e le Prescrizioni riportate nella parte C) della Sezione 4 dell’Elaborato 3B.

Appare evidente che la ratio e la volontà del Vincolo sono di tutelare il manto boschivo, le bellezze panoramiche ed i punti di vista e non i singoli edifici o parti dei centri abitati, il Decreto Ministeriale infatti parla espressamente di “quadro naturale di non comune bellezza” quindi il valore è dato dall’insieme che costituisce e da origine ad una bellezze panoramiche e dai punti di vista o di belvedere da cui si gode il panorama e non da singole “emergenze”. Gli elementi o componenti del paesaggio di notevole interesse pubblico, meritevoli di tutela e quindi di essere sottoposti a vincolo, sia per quanto specificato nel Decreto Ministeriale che ha istituito il Vincolo e riportato nella motivazione riportata nella parte A), sia per quanto esposto nella parte B) della Sezione 4 dell’elaborato 3B risultano essere: ‐ il fitto manto boschivo; ‐ le visuali panoramiche ed i punti di vista; ‐ il Monte Amiata (per la componete geomorfologica). Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

Ciò si riscontra e si evince anche dall’analisi comparata (vedi Allegato n. 12 al presente documento) della Scheda d’Ambito 37 del P.P.R. adottato con D.C.R, il 16 giugno 2009, n. 32 e della Sezione 4 dell’Elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. del 2 luglio 2014, n.58, oggetto della presente osservazione, da cui, pur nella diversità dell’impostazione degli elaborati e dell’approfondimento conoscitivo effettuato nell’elaborazione del P.P.R. in fase di approvazione, emerge una sostanziale omogeneità di contenuti sia di quelli relativi agli elementi di valore presenti nell’area ricadente nel vincolo che di quelli relativi alla permanenza dei medesimi valori. I documenti riportano i medesimi elementi di valore desunti dal Decreto di vincolo e riconoscono il valore del sistema insediativo esterno all’area di vincolo e non di quello, di recente realizzazione, interno al perimetro del vincolo.

Il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. (G.U. n. 45 del 24 febbraio 2004, s.o. n. 28) all’art. 136. Immobili ed aree di notevole interesse pubblico stabilisce quali siano gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico soggetti alle disposizioni del Titolo I - Tutela e valorizzazione della Parte Terza - Beni paesaggistici individuando le seguenti tipologie: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici; d) le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.

La sezione 4 dell’elaborato 3B individua come tipologie di beni da sottoporre al vincolo, istituito con il Decreto Ministeriale del 22/05/1959 - G.U. 129 del 1959, i beni individuati con la lettera c) e d) dall’art. 136 del D.Lgs. 42/2004; si osserva che, alla luce di quanto

2 Allegato 1. Analisi comparativa dei contenuti della Scheda d’Ambito 37 del P.P.R. adottato con D.C.R, il 16 giugno 2009, n. 32 e dei contenuti della Sezione 4 dell’Elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. del 2 luglio 2014, n.58. Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58 precedentemente esposto, non si riscontrano i requisiti ed i presupposti per comprendere nella tutela del Vincolo la tipologia di beni indicati con la lettera c). I beni che il Decreto Ministeriale sottopone a tutela e quindi a Vincolo ossia il bosco presente sul Monte Amiata e le ampie e profonde visuali che si aprono dal Monte Amiata verso il paesaggio circostante ed i punti panoramici che si aprono nell’intorno del Monte Amiata verso il Monte stesso ricadono nella tipologia di beni indicati con la lettera d). Si ritiene che la tipologia di bene indicati con la lettera d) sia quella più adatta e corrispondente alle caratteristiche dell’area oggetto di vincolo e più coerente con i contenuti del Decreto Ministeriale e soprattutto che tale tipologia di bene sia garanzia di tutela, valorizzazione e permanenza del valore riconosciuto dal Decreto Ministeriale. Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

1.4 Modifiche che si chiede di apportare alla Sezione 4 (relativa al Vincolo D.M. 22/05/1959 G.U. 129 del 1959) dell’elaborato 3B del P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58.

Con la presente osservazione si chiede, sulla base delle argomentazioni esposte nel precedente paragrafo 1.3, che il vincolo riguardi ed abbia per oggetto la solo tipologia di immobile ed aree di notevole interesse pubblico individuata all’art. 136 del D. Lgs. 42 del 2004 con la lettera d) le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze e che venga esclusa la tipologia indicata con la lettera c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici.

S chiede quindi che venga modificata la parte A) ELEMENTI IDENTIFICATIVI della Sezione 4 dell’Elaborato 3B e che vengano apportate alcune modifiche anche alla parte B) IDENTIFICAZIONE DEI VALORI E VALUTAZIONE DELLA LORO PERMANENZA/TRASFORMAZIONE ed alla parte C) OBIETTIVI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE - DISCIPLINA D’USO. Le modifiche alle parti B) e C) sono motivate da quanto evidenziato nel paragrafo 1.3 e quindi conseguenza della richiesta di eliminare la tipologia c) dal vincolo, altre modifiche sono richieste in quanto il testo della Sezione 4 non è ritenuto pertinente in sede di P.P.R.

Di seguito è riportata la Sezione 4 dell’Elaborato 3B con le modifiche che si chiede di effettuare. Nel testo hanno il carattere barrato ed evidenziato in giallo le parti che da eliminare (es: Aaaaa = testo da eliminare) ed il carattere in corsivo ed in rosso le parti da aggiungere (es: Aaaaa = testo da aggiungere). Il testo da modificare è affiancato dal riferimento alla nota in cui è illustrata la motivazione dell’osservazione. A) ELEMENTI IDENTIFICATIVI

Ricognizio ne Codice Codice delimitazio D.M. – Superficie Ambiti di Tipologia ministerial Provincia Comune/i Regionale ne G.U. (ha) Paesaggio art. 136 D.Lgs. 42/04 e rappresent azione Castel del D.M. Piano, 22/05/1959 9053040 90432 GR Seggiano, 7443,27 19 Amiata a b 3 d G.U. 129 c Arcidosso, del 1959 Santa Fiora denominazi Zona del Monte Amiata, sita nell'ambito dei comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Santa Fiora (Grosseto). one

[…] la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché con il suo fitto manto boschivo costituisce un quadro naturale di non comune bellezza motivazion panoramica ed offre altresì dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere un ampio e profondo panorama fino al mare e all'arcipelago e Toscano.

3 Vedi contenuti paragrafo 1.3 del presente documento. B) IDENTIFICAZIONE DEI VALORI E VALUTAZIONE DELLA LORO PERMANENZA/TRASFORMAZIONE

Elementi di valore Valutazione della permanenza dei valori Strutture del paesaggioevidenziati e relative nella componentidescrizione del descritti dal piano dinamiche di trasformazione / elementi di rischio / criticità vincolo Struttura idrogeomorfologica Il vincolo comprende l’apparato vulcanico del M. Amiata Elementi di rischio legati alla potenziale instabilità dei versanti Monte Amiata. (1738 m s.l.m.), il più recente ed esteso tra i complessi più acclivi impostati sul terreni maggiormente erodibili, nonché vulcanici toscani. Il massiccio montuoso costituisce un sito di alla presenza di alcuni fenomeni gravitativi attivi e inattivi grande valore geomorfologico ed è costituito dalla impostatisi in maggior misura sulle litologie più argillose. Ampie sommatoria di colate, flussi e duomi di composizione da aree con frane stabilizzate interessano il settore settentrionale dacitica a trachitica, messe in posto su formazioni liguri e sui del vincolo, ad est di Seggiano e le zone a pericolosità elevata affiorano estesamente nel settore settentrionale del vincolo e poste sui versanti meridionali di Poggio Biello, Poggio in minor misura sui termini superiori della falda toscana . Lombardo e Poggio Trauzzolo. L’edificio vulcanico dell’Amiata, oltre ad ospitare l’acquifero Presenza di aree con deformazioni gravitative profonde di Geomorfologia più importante della Toscana meridionale, è sede di un versante. campo geotermico attivo tra i più importanti della regione. Presenza di impianti sciistici la cui presenza è legata al rischio Un paio di modeste grotte (Buca del Diluvio e Buca di sfruttamento della risorsa idrica (utilizzo di acqua per la dell’Acqua Gialla n. 2) si aprono lungo le pendici dell’edificio produzione di neve artificiale). 4 vulcanico. Il versante nord-occidentale dell’Amiata degrada Aree interessate dallo sfruttamento delle risorse geotermiche in forme collinari più dolci e ondulate, costituite da argilliti, dell’Amiata. che diventano più marcate dove affiorano le arenarie. Sui Permanenza dei valori naturalistici delle numerose sorgenti e rilievi collinari, più erodibili e impermeabili, scorrono torrenti corsi d’acqua e possibili problematiche legate alla riduzione che incidono lunghe valli. della risorsa idrica sotterranea. Idrografia Pattern idrografico radiale centrifugo tipico dei rilievi naturale vulcanici. Tra i maggiori corsi idrici vi sono il Torrente Vivo e Torrente Vetra, che scorrono nella porzione settentrionale dell'area; ad ogni modo tutta la zona è ricca di fossi e torrenti perenni che scorrono con andamento generalmente appenninico da sudest a nordovest, e sono alimentati dalle innumerevoli sorgenti (il nome Amiata deriva dal latino “ad meata”, ossia “alle sorgenti”) della zona che nascono in corrispondenza della fascia di contatto tra il basamento impermeabile e le sovrastanti rocce trachitiche di origine vulcanica (la

4 La valutazione non appare motivata da sufficienti ed adeguati approfondimenti conoscitivi. cosiddetta linea delle sorgenti). L’Amiata costituisce il più importante corpo idrico sotterraneo significativo della Toscana meridionale. Idrografia artificiale Struttura eco sistemica/ambientale Fitto manto boschivo. Rilievi del Monte Amiata e alta Val d’Orcia con caratteristica Generale permanenza del valore naturalistico dell’area e dominante matrice forestale continua: boschi misti, territorio con elementi di criticità per le zone boscate legati alla querceti, castagneti ed estese faggete sommitali di elevato locale gestione selvicolturale non ottimale ed alla presenza di Componenti interesse conservazionistico. Presenza di rare aree aperte in impianti sciistici5 e relative infrastrutture,6 ed impianti di naturalistiche ambito montano. In Val d’Orcia presenza di agroecosistemi telecomunicazione. ed ecosistemi fluviali di elevato interesse naturalistico e Nella porzione settentrionale le criticità sono legate alla perdita paesaggistico. di agroecosistemi tradizionali.7 Elementi di criticità individuati dalle Istruzioni tecniche di cui Aree di SIR/SIC 117 Cono vulcanico del Monte Amiata, rilievo alla Del..GR 644/2004 riconosciuto montuoso quasi interamente coperto da vegetazione valore forestale a prevalenza di faggio e castagno, con importanti naturalistico habitat e specie vegetali ed animali di interesse (Aree protette, comunitario/regionale. Area Naturale Protetta di Interesse Siti Natura Locale (ANPIL) “Val d’Orcia”. 2000) Struttura antropica Insediamenti “Il provvedimento non Il sistema insediativo di matrice storica, si configura come ‘Sostanziale permanenza del valore del sistema insediativo storici riconosce una corona nelle aree di contatto tra il bosco e le aree che avvolge come una corona il Monte Amiata nella fascia tra i esplicitamente elementi agricole. Qui si collocano tipici insediamenti storici di origine 600 e gli 800 m, nonostante le nuove espansioni siano di valore da ricondurre medioevale quali Seggiano, Casteldelpiano, Arcidosso, caratterizzate da un tessuto edilizio con tipologie a tale struttura” Santa Fiora e Bagnolo, gli aggregati lineari di Bagnore, San architettoniche del 900 in molti casi non ben inserite e di Sebastiano, Marroneto, Bagnolo, Faggia e C.Fioravanti ed scarsa qualità architettonica. Si segnala la presenza di piccoli

5 La valutazione non appare motivata da sufficienti ed adeguati approfondimenti conoscitivi.

6 La valutazione non è pertinente in sede di P.P.R. essendo i contenuti di tipo strettamente agronomici.

7 La valutazione non è pertinente in sede di P.P.R. essendo i contenuti di tipo strettamente agronomici. una numerosa serie di aggregati rurali e piccoli nuclei. Si insediamenti rurali e numerosi ex seccatoi, in parte riusati segnala la presenza di manufatti legati all'archeologia come residenza e in parte in disuso. industriale della montagna Amiatina (ex seccatoi,) e la Rischio di pressione insediativa legata alla presenza di attività presenza di edifici religiosi, eremi, monasteri e manufatti sportive (rifugi, impianti di risalita, alberghi) e all'eventuale legati ai “luoghi della fede”. edificazione a completamento degli insediamenti esistenti a 8 Insediamenti Si segnala la presenza del Parco-museo di sculture ed ridosso dell'area boscata. Consistente perdita di terreni contemporanei installazioni di Daniel Spoerri. coltivati tra le località di Casa la Bruca, Casa Lichio e il confine ovest dell'area di vincolo. Numerosi percorsi storici corrispondono alle attuali Viabilità Contenuta riduzione degli oliveti nella zona sud di Seggiano in infrastrutture di maggior percorrenza e mantengono un storica prossimità del confine dell'area di vincolo. Rilevante elevato valore panoramico. avanzamento del bosco conseguente l'abbandono del coltivi a Viabilità quote più elevate. Compromissione del tessuto agricolo a contemporane ovest del Colle Vergari a causa dello sfrangiamento del centro a, impianti ed urbano di Castel del Piano. infrastrutture Rilevante perdita di aree pascolive sul versante est del Poggio Paesaggio Complessivamente Il paesaggio agrario del Monte Amiata Trauzzolo. agrario risulta dominato dal bosco di castagno da frutto e di faggio Permanenza del valore panoramico della viabilità storica che (con rimboschimenti di abetine e pini) a quote più elevate, conduce verso il Monte Amiata. mentre con la graduale riduzione della pendenza si sviluppa un mosaico agrario costituito per lo più da colture miste con la presenza delle specializzate concentrata sulle pendici più basse. La fascia maggiormente complessa si trova tra i 600 e gli 800 metri (s.l.m.) in cui si alternano seminativi e prati- pascolo a campi chiusi (principalmente concentrati nell'intorno di Poggio al Sole). A chiusura dell'avvicentamento di vallecole e pianori parzialmente coltivati, si estende (tra Seggiano e i Poderi le Piagge) una consistente fascia di oliveti tradizionali. Il sistema di elementi naturali (lineari e areali) conferisce un elevato valore estetico-percettivo alle pendici coltivate e si configura come una rete di connessione tra i crinali boscati e la parte valliva arborata (con prevalenza di oliveti). In corrispondenza del centro storico di Seggiano, il paesaggio agrario risulta storicamente caratterizzato da oliveti in sesto tradizionale, oltre i quali al crescere della pendenza del rilievo si sviluppano seminativi e pascoli a campi chiusi parzialmente ben conservati. Presenza di numerosi ex seccatoi, tipici fabbricati in pietra locale, in parte

8 La valutazione non appare motivata da sufficienti ed adeguati approfondimenti conoscitivi. riusati come residenza e in parte in disuso. Elementi della percezione Visuali Punti di vista accessibili Visuali che si aprono dai punti di vista panoramici dal Monte Sostanziale permanenza del vincolo nonostante l'interferenza panoramiche al pubblico dai quali si Amiata, verso il mare e l’arcipelago toscano e visuali che dai nelle visuali dovuta alla presenza di linee elettriche aeree e ‘da’ e ‘verso’, può godere un ampio e paesi arroccati sulle colline e dai relativi territori rurali offrono nuovi interventi edificatori con caratteristiche e localizzazioni percorsi e profondo panorama pregevoli vedute verso il Monte Amiata. non consone alla singolarità del paesaggio. punti di vista fino al mare e panoramici e/o all'arcipelago toscano di belvedere Strade di Numerose visuali panoramiche dalle principali strade, dai valore sentieri verso il monte Amiata e da quest’ultimo verso il paesaggistico territorio circostante. C) OBIETTIVI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE - DISCIPLINA D’USO

Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

1.a.1. Tutelare il sistema 1.b.1. Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti 1.c.1. Sono ammessi interventi di trasformazione idrografico naturale della pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei sul sistema idrografico a condizione che la idrografico radiale piani di settore, ciascuno per propria competenza, provvedono realizzazione degli interventi di mitigazione del 1 - Struttura centrifugo tipico dei a: rischio idraulico, necessari per la sicurezza degli idrogeomorfologica rilievi vulcanici e la insediamenti e delle infrastrutture e non - Geomorfologia vegetazione riparia. Riconoscere: diversamente localizzabili, garantisca, - Idrografia naturale - gli ambienti fluviali maggiormente artificializzati e compatibilmente con le esigenze di funzionalità - Idrografia artificiale degradati; idraulica, la qualità estetico percettiva - le opere di regimazione idraulica, ove costituiscano dell’inserimento delle opere, il mantenimento dei elementi di valore riconosciuto, e gli elementi valori di paesaggio identificati. caratterizzanti il corso d'acqua, nonché manufatti di valore storico.

1.a.2. Tutelare le cavità 1.b.2. Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della 1.c.2. Sono ammessi interventi a condizione che naturali. pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di non alterino i caratteri di naturalità delle cavità settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a il naturali. mantenimento dei caratteri naturali delle cavità ipogee in litologie vulcaniche.

1.a.3. Utilizzare la 1.b.3. Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della risorsa geotermica ad pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di alta e media entalpia settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a: minimizzando gli impatti sul sistema ambientale, - valutare lo sfruttamento della risorsa geotermica ad alta e idrogeologico e media entalpia rispetto ai possibili impatti sulle risorse paesaggistico. naturali; - realizzare impianti e strutture di sfruttamento della risorsa geotermica con criteri di compatibilità ambientale e paesaggistica, anche attraverso l’utilizzo di soluzioni tecnologiche innovative e una costante attività di ricerca finalizzate alla riduzione degli impatti. Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

2 - Struttura eco 2.a.1. Tutelare la qualità Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della 2.c.1. Sono ammessi interventi a condizione che: sistemica/ambiental e continuità degli pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di - non compromettano l'efficienza e ecosistemi forestali del settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a: dell'infrastrutturazione ecologica costituita da Monte Amiata, con elementi vegetali lineari (siepi, siepi alberate, - Componenti particolare riferimento ai 2.b.1. Riconoscere: vegetazione ripariale) e puntuali (piccoli nuclei naturalistiche boschi mesofili, - particolari emergenze vegetazionali con particolare forestali, grandi alberi camporili, piccoli - Aree di riconosciuto castagneti da frutto e attenzione ai boschi mesofili, castagneti da frutto e laghetti e pozze); valore naturalistico faggete. faggete; - le modifiche o ampliamenti degli impianti (Aree protette, Siti - aree e i corridoi di connessioni che garantiscano la sciistici esistenti non alterino habitat forestali Natura 2000) 2.a.2. Conservare la continuità delle aree boscate; di interesse comunitario e le relittuali aree caratteristica struttura - aree connotate dalla presenza di prati-pascoli aperte montane. del paesaggio agricolo della Amiata, con 2.b.2. Definire strategie, misure e regole / discipline volte a: mosaico di agro - garantire la gestione forestale delle aree boscate volta alla ecosistemi tradizionali, conservazione della copertura boschiva di faggio e dei aree forestali ed castagneti da frutto (recupero produttivo) che connotano il ecosistemi fluviali e cono vulcanico dell’Amiata tutelando le emergenze torrentizi vegetazionali da cause avverse e aumentando la qualità e maturità dei boschi; - assicurare il mantenimento degli agroecosistemi e degli ambienti di prateria e prato pascolo; - individuare soglie di trasformabilità dell'infrastrutturazione ecologica, anche sulla base della struttura agraria riconosciuta dal Piano.

2.a.3. Conservare i livelli 2.b.3. Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della 2.c.2. Non sono ammessi interventi in contrasto di naturalità diffusa e i pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di con le misure di conservazione di cui alla specifica caratteri costitutivi del settore, ciascuno per propria competenza, assicurano normativa in materia. SIR/SIC 117 Cono l’applicazione delle principali misure di conservazione relative vulcanico del Monte al SIR/SIC indicate nelle specifiche norme in materia e la tutela Amiata e dell’ANPIL “Val delle aree incluse nell’ANPIL Val d’Orcia attualmente priva di d’Orcia”. regolamento di gestione. Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

3 - Struttura 3.a.1. Tutelare il sistema Gli enti territoriali, i soggetti pubblici nei piani di settore, negli 3.c.1. Per gli interventi che interessano gli edifici, i antropica degli edifici religiosi, gli strumenti della pianificazione e negli atti del governo del complessi architettonici e i manufatti di valore - Insediamenti storici eremi e i monasteri territorio, ciascuno per propria competenza, provvedono a: storico-testimoniale e architettonico, sono - Insediamenti legati alla montagna prescritti: contemporanei Amiatina, i complessi 3.b.1. Riconoscere gli edifici, gli eremi e i monasteri, i - il mantenimento dell’impianto -Viabilità storica architettonici e i complessi architettonici e i manufatti di valore storico tipologico/architettonico e l’utilizzo di soluzioni -Viabilità manufatti di valore architettonico che caratterizzano la montagna amiatina e i formali, finiture esterne e cromie coerenti e contemporanea, storico-testimoniale e caratteri morfologici, tipologici e architettonici. compatibili con i caratteri originali; impianti ed architettonico. - in presenza di particolari sistemazioni delle infrastrutture 3.b.2. Definire strategie, misure e regole /discipline volte a: pertinenze, il mantenimento dei percorsi - Paesaggio agrario - orientare le trasformazioni, compresa la manutenzione, interni sia nel loro andamento che nella verso la conservazione dei caratteri morfologici, tipologici, finitura, dei manufatti presenti e del sistema architettonici, storici e identitari, appartenenti alla del verde; consuetudine dei luoghi e incrementando il livello di qualità - in presenza di un resede originario o là dove sussistono situazioni di degrado; comunque storicizzato, sia mantenuta - assicurare la compatibilità tra forme del riuso, destinazioni l’unitarietà percettiva delle aree e degli spazi d’uso e caratteri tipologici degli edifici e delle aree di pertinenziali comuni evitandone la pertinenza; frammentazione con delimitazioni fisiche, con - il corretto uso delle aree pertinenziali, garantendo il pavimentazioni non omogenee, conservando i mantenimento delle relazioni spaziali, funzionali e manufatti accessori di valore storico- percettive con l’edificato e con il contesto, nel rispetto dei architettonico. caratteri. Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

3.a.2. Tutelare i nuclei 3.b.3. Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della 3.c.2. Sono ammessi interventi di trasformazione rurali di valore storico, pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di del patrimonio edilizio storico degli insediamenti e nonché l'intorno settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a: i nuclei storici a condizione che : territoriale ad essi - riconoscere, anche sulla base delle indicazioni del Piano - siano garantiti la coerenza con l’assetto adiacente, mantenendo paesaggistico, i nuclei rurali di valore storico nonché morfologico urbano, il mantenimento dei la leggibilità l'intorno territoriale ad esso adiacente, da intendersi quale caratteri tipologici e architettonici degli edifici e dell'impianto morfologico area fortemente interrelata al bene medesimo sul piano l'utilizzo di soluzioni formali, finiture esterne e e non alterando le morfologico, percettivo, identitario e storicamente su quello cromie coerenti e compatibili con il contesto relazioni figurative funzionale; urbano e con la consuetudine edilizia dei tra l’insediamento storico - riconoscere i caratteri morfologici e storico-architettonici luoghi, evitando la mimesi e i “falsi storici”; e il suo intorno dei nuclei rurali di valore storico e le loro relazioni con il - - siano mantenuti i percorsi storici, i territoriale, i caratteri contesto paesaggistico; camminamenti, i passaggi, gli accessi di storico-architettonici del - riconoscere i margini dell'insediamento, anche sulla base interesse storico al nucleo e le relative opere patrimonio edilizio, al delle indicazioni del Piano Paesaggistico, quali limite di arredo. fine di salvaguardarne percepibile l’integrità storico- - dell’insediamento urbano rispetto al territorio aperto; 3.c.3. Gli interventi di trasformazione urbanistica culturale, la percezione ed edilizia sono ammessi a condizione che: visiva e la valenza 3.b.4. Definire strategie, misure e regole / discipline volte a: - siano mantenuti i caratteri connotativi della identitaria. 9 - orientare gli interventi di trasformazione e manutenzione trama viaria storica, del patrimonio edilizio, dei del patrimonio edilizio verso la conservazione dei caratteri manufatti che costituiscono valore morfologici, architettonici, cromatici e tipologici storici; storicoculturale; 3.a.3. Garantire che gli - orientare gli interventi, nell’intorno territoriale dei nuclei - siano mitigati gli effetti di frattura indotti dagli interventi di rurali, verso la conservazione dei caratteri di matrice interventi infrastrutturali, sul paesaggio; trasformazione storica e delle relazioni percettive tra l'insediamento storico - siano armonici per forma, dimensioni, urbanistica e edilizia non e il contesto paesaggistico, garantendo coerenza e orientamento, con le caratteristiche compromettano gli continuità con i valori espressi dal paesaggio contermine; morfologiche proprie del contesto territoriale; elementi strutturanti il - garantire la conservazione e qualificazione dei margini - sia garantita qualità insediativa attraverso paesaggio, concorrano urbani storicizzati; un’articolazione equilibrata tra spazi aperti e alla qualificazione del - impedire saldature lineari di sistemi insediativi costruito con particolare riferimento alla sistema insediativo, storicamente distinti e non realizzare nuovi insediamenti qualità progettuale degli spazi di fruizione assicurino qualità che possano competere gerarchicamente e visivamente collettiva. architettonica e con l’aggregato storico; rappresentino - evitare lo sfrangiamento del tessuto urbano attraverso il 3.c.4. Non sono ammesse previsioni di nuova progetti di integrazione recupero della forma compiuta dei fronti urbani; edificazione che costituiscano nuclei isolati paesaggistica. - garantire la coerenza degli interventi di trasformazione con rispetto al territorio urbanizzato. gli elementi connotativi del paesaggio dotati di identità storico culturale ancora riconoscibili, sia sul piano delle forme architettoniche che della qualità insediativa, anche attraverso una articolazione equilibrata di tipi edilizi e spazi 9 Vedi contenuti paragrafo 1.3 del presente documento Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

3.a.4. Tutelare il valore 3.b.5. Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della espresso dal rapporto tra pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di il Parco di Daniel Spoerri settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a: e il contesto naturale in garantire la permanenza dei caratteri di naturalità e le visuali cui è inserito. tra il Parco sculture di Daniel Spoerri e il contesto in cui si inserisce.

10 Vedi contenuti paragrafo 1.3 del presente documento. Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

3.a.5. Conservare i Gli enti territoriali, i soggetti pubblici nei piani di settore, negli 3.c.5. Gli interventi che interessano i percorsi della percorsi della viabilità strumenti della pianificazione e negli atti del governo del viabilità storica sono ammessi a condizione che: storica quali elementi di territorio, ciascuno per propria competenza, provvedono a: - non alterino o compromettano l’intorno connessione tra territoriale, i tracciati di collegamento nella loro insediamenti, manufatti 3.b.6. Riconoscere i percorsi della viabilità storica, i relativi configurazione attuale, evitando modifiche di valore storico caratteri strutturali/tipologici (gerarchie, giacitura, tracciato), le degli andamenti altimetrici (fatta eccezione per testimoniale e opere d’arte (muri di contenimento, ponticelli, …), i manufatti di gli interventi necessari per la messa in architettonico, beni corredo (fonti, lavatoi, pilastrini, edicole, marginette, cippi, ...) sicurezza idraulica), delle sezioni stradali e culturali ed il territorio di valore storico-tradizionale quali elementi fondamentali di degli sviluppi longitudinali e che per la messa aperto. caratterizzazione del paesaggio. in sicurezza, i cui interventi sono fatti salvi, vengano utilizzate tecniche di ingegneria 3.b.7. Definire strategie, misure e regole/discipline volte a: naturalistica nel rispetto dei caratteri tipologici, - conservare, negli interventi di adeguamento, storici e paesaggistici; circonvallazioni, innesti su tracciati di particolare visibilità e - siano conservate le opere d’arte (muri di valore storico, i caratteri strutturali/tipologici, le opere d’arte contenimento, ponticelli, …) e i manufatti di e i manufatti di corredo di valore storico-tradizionale, le corredo (fonti, lavatoi, pilastrini, edicole, relazioni storiche funzionali tra i tracciati, le emergenze marginette, cippi, ...) di valore storico- architettoniche/insediamenti da essi connessi e i luoghi tradizionale; aperti; - per la viabilità non asfaltata sia mantenuta - valorizzare la viabilità minore, le strade vicinali, poderali e l'attuale finitura del manto stradale; nella campestri, i sentieri. necessità di inserire nuove pavimentazioni stradali dovranno essere utilizzati materiali e tecniche coerenti con il carattere paesistico del contesto; - la realizzazione di aree di sosta e di belvedere non comprometta i caratteri naturali e di ruralità dei luoghi, i caratteri strutturali/tipologici della viabilità storica e non comporti significativo aumento della superficie impermeabile; - la cartellonistica e i corredi agli impianti stradali siano congrui, per dimensione, tipologia e materiali, ai caratteri naturali e di ruralità dei luoghi, ai caratteri strutturali/tipologici della viabilità storica, garantendo l’intervisibilità e l’integrità percettiva delle visuali panoramiche. Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

3.a.6. Mantenere gli Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della 3.c.6. Gli interventi incidenti sull’assetto assetti figurativi del pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di idrogeologico che comportano paesaggio agrario settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a: trasformazioni della maglia agraria e dei suoli caratterizzato da un agricoli sono ammessi a alternanza di aree 3.b.8. Riconoscere, anche sulla base delle indicazioni del condizione che: boscate , seminativi e Piano paesaggistico, la struttura consolidata del paesaggio - garantiscano l’assetto idrogeologico e si prati-pascolo a campi agrario quale esito dell'interazione tra caratteri accordino con le caratteristiche morfologiche chiusi, idrogeomorfologici, insediativi e colturali, alla quale sono proprie del contesto quanto a forma, salvaguardandone le associate forme e modalità di gestione agricola, con dimensioni, orientamento; relazioni storicamente particolare riferimento a: - sia garantita la continuità della viabilità consolidate di tipo - la maglia agraria letta rispetto alla sua dimensione, alla interpoderale sia per finalità di servizio allo funzionale e percettivo rete della viabilità poderale e interpoderale, al grado di svolgimento delle attività agricole sia per con gli insediamenti infrastrutturazione ecologica di valenza paesaggistica finalità di storici. (siepi, filari, alberi isolati, formazioni vegetali di corredo); fruizione del paesaggio rurale. Gli eventuali - le sistemazioni idraulico-agrarie (ciglionamenti, lunette, nuovi percorsi dovranno essere coerenti con il terrazzamenti, acquidocci, scoline, fossi, ...), con contesto paesaggistico per localizzazione, particolare riferimento a quelle ancora funzionanti; dimensioni, finiture, equipaggiamento - le relazioni storicamente consolidate tra paesaggio agrario vegetale, evitando la banalizzazione dell'uso e insediamento, sia sul piano morfologico-percettivo che del cipresso e l'utilizzo di specie non coerenti su quello funzionale; con il contesto rurale; - gli assetti colturali. - sia tutelata l’efficienza della rete di infrastrutturazione ecologica, ove presente, 3.b.9. Riconoscere, all’interno delle superfici boscate, le isole costituita da elementi vegetali lineari (siepi, di coltivo, i pascoli, i prati e i pascoli arborati non assimilabili a siepi alberate, vegetazione ripariale) e bosco. puntuali (piccoli nuclei forestali, grandi alberi camporili, piccoli laghetti e pozze); 3.b.10. Individuare le aree caratterizzate dalla permanenza di - siano limitati i rimodellamenti della assetti agrari tradizionali (struttura consolidata del paesaggio configurazione orografica preesistente agrario di impianto tradizionale e pastorale di interesse (livellamenti) che provochino l’eliminazione storico). delle opere di sistemazione e regimentazione dei suoli. 3.b.11. Riconoscere il patrimonio edilizio rurale sparso o aggregato di valore storico, tipologico e architettonico. 3.c.7. Gli interventi di trasformazione del patrimonio edilizio rurale e delle 3.b.12. Definire strategie, misure e regole/discipline volte a: relative aree pertinenziali sono ammessi a - promuovere e incentivare le attività agricole quali pratiche condizione che: di conservazione e miglioramento del paesaggio e - venga mantenuta la relazione spaziale dell'ambiente rurale; funzionale e percettiva tra insediamento e - definire gli interventi di conservazione e miglioramento del paesaggio agrario circostante, storicamente paesaggio e dell'ambiente rurale finalizzati al strutturante il contesto territoriale; mantenimento dei caratteri di valore paesaggistico, da - sia mantenuta l’unitarietà percettiva delle attuarsi anche dell'ambito dei PAPMAA (Programma aree e degli spazi pertinenziali comuni Strutture del a - obiettivi con valore b - direttive c - prescrizioni paesaggio e relative di indirizzo componenti

4 - Elementi della 4.a.1. Salvaguardare e Gli enti territoriali, i soggetti pubblici negli strumenti della 4.c.1. Gli interventi di trasformazione sono percezione valorizzare le visuali pianificazione, negli atti del governo del territorio e nei piani di ammessi a condizione che non interferiscano - Visuali panoramiche panoramiche che settore, ciascuno per propria competenza, provvedono a: negativamente con le visuali panoramiche, ‘da’ e ‘verso’, si aprono verso il Monte limitandole o occludendole e sovrapponendosi in percorsi e punti di Amiata e dal Monte 4.b.1. Riconoscere: modo incongruo con gli elementi e le relazioni vista panoramici e/o Amiata verso il - i tracciati, i principali punti di vista (belvedere) e le visuali visive significative del paesaggio. di belvedere mare e l'Arcipelago panoramiche (fulcri, coni e bacini visivi quali ambiti ad alta - Strade di valore Toscano. intervisibilità), connotati da un elevato valore estetico- 4.c.2. E’ da escludere l’inserimento di manufatti paesaggistico percettivo; (ivi incluse le strutture per la cartellonistica e la - i punti di sosta di interesse panoramico accessibili al segnaletica non indispensabile per la sicurezza pubblico presenti lungo il sistema viario. stradale) che possano interferire negativamente o limitare le visuali panoramiche che si aprono da e verso. 4.b.2. Definire strategie, misure e regole/discipline volte a: - salvaguardare e valorizzare i tracciati che presentano 4.c.3. Non sono consentiti interventi che elevati livelli di panoramicità; comportino la privatizzazione dei punti di vista - salvaguardare e valorizzare i tracciati e le visuali (belvedere) accessibili al pubblico. panoramiche che si aprono da punti di belvedere accessibili al pubblico; pianificare e razionalizzare il passaggio delle infrastrutture tecnologiche (impianti per telefonia, sistemi di trasmissione radiotelevisiva,…) al fine di evitare/minimizzare l’interferenza visiva con il valore estetico-percettivo del vincolo, anche mediante soluzioni tecnologiche innovative che consentano la riduzione dei dimensionamenti e la rimozione degli elementi obsoleti e assicurando la condivisione delle strutture di supporto per i vari apparati dei diversi gestori; - prevedere opere volte all’integrazione degli effetti negativi sulla percezione dei contesti panoramici indotti da interventi edilizi e/o infrastrutturali; - contenere l’illuminazione notturna nelle aree extra-urbane al fine di non compromettere la naturale percezione dei paesaggi notturni; - regolare la localizzazione e realizzazione degli impianti per le produzione di energia da fonti rinnovabili al fine di minimizzare l'impatto visivo degli stessi e non interferire con le visuali panoramiche che si aprono verso il Monte Amiata e dal Monte Amiata verso il mare e l'Arcipelago Toscano; - regolamentare la realizzazione di nuovi depositi a cielo aperto al fine di non introdurre ulteriori elementi di degrado, privilegiandone la localizzazione in aree

Comune di Castel del Piano settembre 2014 Osservazione al P.P.R. adottato con D.C.R. il 2 luglio 2014, n. 58

2. OSSERVAZIONE AI CONTENUTI DELL’ELABOARTO SUB ALLEGATO A1 - SCHEDA D’AMBITO 19 - AMIATA DEL P.P.R. ADOTTATO DAL CONSIGLIO REGIONALE IL 2 LUGLIO 2014 CON DELIBERAZIONE N. 58

- Estratti degli elaborati cartografici del P.P.R. adottato dal Consiglio Regionale il 2 luglio 2014 con Deliberazione n. 58, relativi al territorio del Comune di Castel del Piano

- Richiesta di modifica dell’Elaborato Sub Allegato A1. Scheda d’Ambito 19 - Amiata

27 ABBADIA SAN SALVATORE (SI) E PIANCASTAGNAIO (SI)

Osservazione n. 1

Nella descrizione "1. Profilo dell'Ambito" alla pagina n. 5 si legge : << … Sostanze inquinanti, prima tra tutti il mercurio, sono state e sono disperse nell’ambiente sia dalle attività minerarie storiche e pregresse, sia dai fenomeni naturali, sia dall’industria geotermica (centrali, campi pozzi, rete di gasdotti ed elettrodotti), con il rischio del loro trasferimento agli acquiferi e alle acque superficiali …>>;

Tale descrizione appare spropositata e non corretta rispetto alla reale situazione infatti da un lato le sostanze (mercurio) disperse nell'ambiente sono comunque limitate all'ex perimetro minerario nel quale il Comune sta operando una bonifica che procede a rilento per aspetti burocratici strettamente legati ai noti vincoli del cd Patto di Stabilità, dall'altro l'industria geotermica attualmente sta operando sulla base di permessi/autorizzazioni/concessioni rilasciate in virtù della vigente normativa regionale in materia che non dovrebbero aumentare danni all'ambiente diversi da quelli dovuti ai fenomeni naturali. Circa la possibilità di rischio di trasferimento degli inquinanti agli acquiferi si segnala che a pagina n. 25 della Scheda "invarianti strutturali 3.1" è scritto correttamente che gli studi attuali commissionati dalla Regione Toscana escludono tali rischi di interferenze.

Pertanto si osserva:

E' necessario riscrivere il "1. Profilo dell'Ambito" della pagina n. 5 nel seguente modo: …<< Il territorio per la sua conformazione geologica ha sviluppato nel corso del tempo le attività legate all'estrazione del mercurio ( è in corso la bonifica delle aree interessate), e l'industria geotermica …>>;

Osservazione n. 2

Nella descrizione "2.2 Descrizione interpretativa" alla pagina n. 13 si legge : << … Le istituzioni locali, grazie a finanziamenti statali, hanno cercato inutilmente di superare la crisi attraverso il varo di prospettive di sviluppo e riconversione economica incentrate su artigianato e piccola industria, contemplate nel Piano di Sviluppo Territoriale dei primi anni ‘70. Neppure l’innovazione degli anni ’60 dello sfruttamento delle energie rinnovabili geotermiche (centrali di Bagnore e Piancastagnaio), ha prodotto sensibili vantaggi in termini occupazionali e di attivazione di altre iniziative produttive, causando altresì fenomeni di impatto ambientale (inquinamento da acido solfidrico e instabilità dei suoli) …>>;

Si ritiene tale descrizione non corretta in quanto le Istituzioni Locali con il Piano di Sviluppo Territoriale dei primi anni ‘70 hanno attivato meccanismi di sviluppo e riconversione economica incentrate su artigianato e piccola industria che sicuramente non hanno prodotto i risultati attesi ma certamente non sono stati inutili. Le innovazioni legate allo sfruttamento delle energie rinnovabili geotermiche hanno prodotto indubbiamente vantaggi in termini occupazionali e di attivazione di altre iniziative produttive. Come nell'osservazione n. 1 non appare corretto il riferimento all'inquinamento da acido solfidrico ed alla instabilità dei suoli. Si ribadisce che tutte le attività stanno operando sulla base di permessi/autorizzazioni/concessioni rilasciate in virtù della vigente normativa regionale anche ai sensi della L.R. 10/2010 (VIA). Se ciò non fosse dette autorizzazioni dovrebbero essere revocate.

Pertanto si osserva:

E' necessario riscrivere il "2.2 Descrizione interpretativa" alla pagina n. 13 nel seguente modo: << … Le istituzioni locali, grazie a finanziamenti statali, hanno cercato di superare la crisi attraverso il varo di prospettive di sviluppo e riconversione economica incentrate su artigianato e piccola industria, contemplate nel Piano di Sviluppo Territoriale dei primi anni ‘70. L’innovazione degli anni ’60 dello sfruttamento delle energie rinnovabili geotermiche (centrali di Bagnore e Piancastagnaio), ha prodotto vantaggi in termini occupazionali e di attivazione di altre iniziative produttive…>>;

Osservazione n. 3

Nella descrizione "3.1 invarianti strutturali" alla pagina n. 21 si legge : << … Lo sviluppo delle risorse geotermiche è ancora in fase iniziale, con notevoli permessi di ricerca geotermica attivi, e crea potenzialità di notevoli trasformazioni, con relative possibili criticità.…>>;

Nella descrizione "3.1 invarianti strutturali" alla pagina n. 25 si legge : << … Le principali criticità potenziali sono intrinseche alla struttura geologica ed alla storia dell’ambito, e riguardano in primo luogo le strategiche risorse idriche. I sistemi minerari, infatti, sono legati alla circolazione di sostanze potenzialmente inquinanti, in primo luogo il mercurio e l’arsenico. Queste sostanze sono state e vengono disperse nell’ambiente sia da fenomeni naturali che dalle attività minerarie, e il rischio del loro trasferimento agli acquiferi ed alle acque superficiali è presente. Anche l’attività geotermica, pur escludendo gli studi attuali commissionati dalla Regione rischi di interferenze, va considerata nei futuri eventuali sviluppi con attenzione per evitare il verificarsi di potenziali criticità..…>>;

Si ritiene condivisibile quanto descritto a pagina n. 21. Quanto riportato invece a pagina n. 25 risulta inesatto in quanto, dai dati a nostra disposizione, non è mai stata accertata la presenza di mercurio nelle falde acquifere. Per quanto riguarda l'arsenico, effettivamente presente, ad oggi sono stati realizzati ed attivati idonei impianti di abbattimento.

Pertanto si osserva:

E' necessario riscrivere il "3.1 invarianti strutturali" alla pagina n. 25 nel seguente modo: << … Le principali criticità potenziali sono intrinseche alla struttura geologica ed alla storia dell’ambito, e riguardano in primo luogo le strategiche risorse idriche. I sistemi minerari, infatti, sono legati alla circolazione di sostanze potenzialmente inquinanti, in primo luogo il mercurio e l’arsenico. Queste sostanze sono state e vengono disperse nell’ambiente sia da fenomeni naturali che dalle attività minerarie, e il rischio del loro trasferimento agli acquiferi ed alle acque superficiali è presente anche se ad oggi non è stato accertato. Anche l’attività geotermica, pur escludendo gli studi attuali commissionati dalla Regione rischi di interferenze, va considerata nei futuri eventuali sviluppi con attenzione per evitare il verificarsi di potenziali criticità..…>>;

Alla luce di quanto sopra descritto si richiede che nel paragrafo "Indirizzo per le politiche" di aggiunga al punto :

<< … • una progettazione dei pozzi, delle reti e delle altre infrastrutture eventualmente necessarie adeguata ai valori paesaggistici riconosciuti privilegiando e favorendo l'utilizzo di tecnologie a bassa e media entalpia con impianti a ciclo binario di ultima generazione..…>>;

Osservazione n. 4

Si ritiene condivisibile quanto descritto a pagina n. 29 in merito agli elementi di criticità più significativi dell’ambito (abbandono degli ambienti agropastorali nelle zone alto collinari e montane, e secondariamente da situazione di sovra-utilizzo delle risorse forestali).

Si osserva:

E' necessario riscrivere il punto "indirizzi per le politiche" alla pagina n. 30 tenendo conto che la loro attuazione non consente di fatto nessuna possibilità di trasformazione né agricola, né artigianale, né turistica sul territorio chiudendo di fatto la possibilità di sviluppo economico in un territorio già di per se fortemente depresso. Tra l'altro gli indirizzi per le politiche non tengono conto dell'effettivo assetto territoriale dell'ambito che di fatto è suddiviso tra la parte alta della montagna (di grande pregio) e la parte più a valle di scarso valore, il cui utilizzo sarebbe favorito dalla vicinanza delle infrastrutture stradali di livello Regionale.

Osservazione n. 5

Nelle schede di vincolo di cui all'art. 136 del Dlgs 42/2004 i territori del Comune di Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio sono stati classificati nelle tipologie di interesse pubblico "c e d" rispetto a quanto disposto nelle vecchie schede che facevano riferimento alla sola tipologia "d". Si ritiene non condivisibile quanto modificato in quanto: - in contrasto con le descrizioni riportate nei vari ambiti della scheda "n. 19 Amiata"; - la motivazione che ha determinato il cambio di tipologia non è coerente con lo stato di fatto del territorio di riferimento ed è la stessa della scheda precedente; - non sono stati valutati i confini del vincolo, in riferimento all'effettivo valore paesaggistico del territorio, in alcuni casi frazionato a metà, ed all'effettivo valore di alcune zone del territorio ad oggi escluse; - la modifica proposta inoltre, comporterebbe un aggravio dei tempi burocratici di risposta e di attuazione degli interventi da parte dei cittadini, delle imprese, in quanto non sarebbe possibile avvalersi delle procedure semplificate ad oggi previste. Le prescrizioni previste per l'attuazione degli interventi sono eccessivamente puntuali e non proprie di questo strumento regionale ma di quello comunale.

Osservazione n. 6

Nel merito delle piste da sci e degli impianti di risalita, dalla lettura del documento nel suo complesso si evince una mancata e puntuale conoscenza della tematica con dati e numeri vecchi ed inesatti. Nello specifico da un lato l’inesattezza dei numeri e di alcune affermazioni e descrizioni dall’altra aspetti e scelte di certo non condivisibili. La questione degli impianti e piste presenti sull’Amiata dal dopo guerra non può essere trattata nell’analisi economica come opportunità e poi come una criticità dal punto di vista ambientale e paesaggistico ed in modo assolutamente improprio dal punto di vista idrogeologico. Data la delicatezza e l’importanza della questione si ritiene che tale argomento debba essere rivisto nel suo complesso e riscritto valutando, nel pieno e completo rispetto del paesaggio, la questione come opportunità di sviluppo socio economico e non come negatività tenendo conto che i riferimenti sono: 1. a pag. 13 2.2 Descrizione Interpretativa 2. a pag. 30, 34 e 38 3.2 Invarianti Strutturali 3. a pag. 48 4.1. Interpretazione di Sintesi

N.B.

Dalla lettura del documento "Ambito n. 19 Amiata" si rileva che la maggior parte delle descrizioni e documentazioni fotografiche riportano elementi riconducibili al versante Grossetano.