Non Faccio Nomi…Solo Cognomi!

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Non Faccio Nomi…Solo Cognomi! Enzo Rivellini Non faccio nomi ... solo cognomi! Questo è il mio diario scritto d’impeto e senza alcun timore del “politicamente corretto”. Chi avrà la pazienza di leggerlo non potrà che constatare che ho anticipato di un bel po’ Grillo e Salvini, scombussolando un sistema di potere che all’epoca sembrava imbattibile e che i politici sono innanzitutto degli uomini e pertanto un piccolo uomo forse potrà diventare un politico di “successo” ma mai un “grande” politico. Redazione: Roberta Ruotolo Impaginazione e stampa: Arti grafiche italo Cernia srl PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Finito di stampare nel mese di giugno 2020 “Tutto ciò che nella tua vita trovi da fare, fallo con tutte le tue forze” Ecclesiaste (9.10) A mia madre Donna unica e dolcissima che non ha potuto vivere con me gli avvenimenti raccontati in questo libro. Da lassù mi ha seguito e protetto in tutti questi anni e immagino che sfogliando in Paradiso questo libro risponderà per le rime a zio Mennato che tenterà di provocarla su “Enzolino lo scrittore”! A mio padre Uomo duro e dolcissimo allo stesso tempo, nobile d’animo, oltre che di famiglia. Geniale, lavoratore, simpatico ma anche da evitare nei suoi fatidici “cinque minuti”. Credo che abbia apprezzato il mio percorso politico e il ricordo del suo pianto di gioia sotto il palco dell’affollatissimo comizio di chiusura della mia campagna elettorale del 2009 all’Arenile di Bagnoli, è un’immagine che resterà per sempre nella mia mente e nel mio cuore. Ai miei figli Sono coloro che hanno vissuto i tempi descritti con amore, partecipazione e passione. Hanno gioito per le vittorie e hanno pianto per le sconfitte. Il mio amore per loro è stata una delle ragioni di tante iniziative e spero che potranno ricevere, dalla mia vita e dalle cose che ho fatto, utili insegnamenti come quello di camminare, sia nei momenti felici che in quelli più complicati, sempre a “testa alta”. A Bianca Il nostro amore, iniziato in salita, è diventato giorno dopo giorno sempre più granitico. È la donna della mia vita, mi ha aiutato, guidato, modellato e moderato. Non è stata mai invadente nonostante spesso abbia deciso lei il nostro percorso. Quando non era d’accordo con le mie scelte, come nel caso delle elezioni regionali del 2015, ha condiviso comunque la mia strada. La sua intelligenza e le sue doti umane le hanno consentito di fare nella vita e in politica cose straordinarie e prima da consigliera e poi da assessore alle Politiche Sociali, ha fatto un lavoro mirabile. Ricordo che quando venne eletta chi non la conosceva con cattiveria la definiva “la compagna di Rivellini” ma dopo poco tempo in Regione circolava un’altra battuta: “La D’Angelo è bravissima e di classe ma ha un difetto… Rivellini!” Premessa Questo diario politico arricchito di ricordi personali, è scritto con il cuore, senza ragionamenti di alcun tipo e descrive, scevro da timo- ri, i miei anni in politica. Ammetto sin dall’inizio che è di parte, poco obiettivo e senza in- terlocutori. Ripeto è scritto d’impeto e credo che proprio per questo sia più vivo e sincero. Aggiungo inoltre che non solo è onesto ma ha il pregio di essere circostanziato con nomi e fatti precisi e il suo suc- cesso, che certamente mi interessa, è secondario al piacere di rac- contare la mia vita politica ricordando le mie gioie e le mie delusio- ni. Alla fine spero che si percepisca che la politica per me è stata ed è passione e desiderio di far trionfare il mio Weltanschuauung (visione del mondo) e i miei valori. Ho ricevuto tanto in questi anni e ho ricoperto incarichi importanti (ho fatto il consigliere regionale, il capogruppo di AN, il parlamenta- re europeo, il presidente della delegazione Europa-Cina, il coordina- tore regionale di Futuro e Libertà, il coordinatore regionale dei Popolari per l’Italia, il vice coordinatore provinciale di AN, il presidente di Sa- nasanità, il presidente di Mezzogiorno di fuoco, l’amministratore del- la Recam, il membro del Consiglio d’Amministrazione dell’Autorità Portuale, il presidente di Imprenditalia, il presidente di Napoli Capi- tale e altro ancora), ma ho anche dato tanto. Credo che nessuno pos- sa negare il mio impegno, la mia dedizione, la mia correttezza, la mia sincerità e il mio coraggio e chiedo ai miei amici e ai miei nemici che leggeranno questo diario, di sfogliarlo con animo e mente libera da ogni condizionamento, valutando con oggettività ciò che è scritto. In parallelo al mio percorso racconto l’epopea di grandi leader e la loro repentina discesa, “l’inquinamento delle idee” tanto che ormai non esistono più “elettori di riferimento” ma solo il “mercato eletto- 7 rale” (credo che in questo campo Renzi è l’esempio più calzante) e l’arrivo di nuovi fenomeni come Grillo e Salvini. E descrivo un periodo politico particolare, a cavallo tra la prima, le seconda (e forse) la ter- za Repubblica dove la società ha cambiato velocemente i suoi giudi- zi e i suoi parametri di riferimento. In pochi anni il politico che po- teva tutto ed era un riferimento sociale è diventato il colpevole di tut- ti i mali e la cosiddetta “società civile” spesso ha governato sia l’Italia che le sue città. Sono stato un fautore di questa novità tanto che Fini mi definiva il “Guazzaloca napoletano” dal nome del sindaco di Bologna che ave- va sconfitto le sinistre e proveniva dalle categorie produttive, ma cre- do che la “società civile” in politica abbia prodotto più guai che be- nefici perché non basta che chi governi sia “nuovo” ma che sia, oltre che onesto, capace di proporre un “modello” politico alternativo. Oggi sono ancora una volta “controcorrente” perché anche se è tan- to “chic” fare il “picconatore” evito questo ruolo perché desidero so- lo ricostruire un sistema politico democratico, evitando eccessi di de- magogia. Per questo critico, senza timidezza, i 5 Stelle che da “vecchi politici” continuano a “scassare” qualcosa che non esiste più dimo- strandosi, quando governano, immaturi e incapaci. Naturalmente il mio racconto analizza in particolare il mio mon- do, la destra, che ha vissuto questo periodo “bruciando” il suo patri- monio, ideale e morale. La destra italiana sembrava inossidabile: l’ar- co costituzionale, le Brigate Rosse, le aggressioni e gli omicidi dei no- stri giovani, l’opposizione “dura e pura” che mai ci aveva consentito un minimo di gestione…nulla aveva scalfito la fedeltà del 15% circa degli italiani (10/13 AN e il resto a formazioni minori) che ci votava- no orgogliosamente. Poi, dopo più di sessanta anni di fedeltà, una sciagurata classe dirigente abbagliata dal governo e dalla gestione del potere ha bruciato tutto. Ma che era successo? Era successo che dopo anni di opposizione e ghettizzazione, duri ma orgogliosamente dignitosi, grazie a Tan- gentopoli, la destra si è trovata al governo e pur di restarci ha accet- tato dei compromessi difficili da capire: mettere insieme separatisti e nazionalisti, atei e cattolici, conservatori e riformisti e accettare la “Mi- lano da bere degli anni 80” come condotta di vita ha minato la nostra 8 comunità che, divisa e confusa, come un popolo errante che ha per- so il proprio “cuib” (nido), nel frattempo “trova riparo” nell’astensio- nismo o in Grillo. Per me la destra non è un’opinione politica, non è l’appartenenza ad un partitooaunleader.Ladestra è: un modo di vivere, un insie- me di valori, un radicamento morale e culturale, un modo d’essere; è l’espressione della forza dell’individuo, l’orgoglio della diversità come valore che combatte la mortificazione delle qualità dell’uomo; è la ge- rarchia che Madre Natura ha voluto per l’equilibrio dell’universo; è il bisogno di misurarsi sempre; è l’amore per il bello e per tutto quello che dà un sapore alla vita, l’amore per la Matria (la tua comunità) e per la Patria che non sono programmi elettorali e, prima o poi, tor- neranno di moda. Probabilmente ci vorrà tempo ma sono sicuro che questi valori ri- torneranno ad affascinare gli uomini. Ho partecipato a quest’epoca di cambiamento e desidero consegnare il testimone delle idee che ho ricevuto dai nostri padri in un’ipotetica staffetta, alle nuove generazioni. Questa è stata e sarà la mia missione politica e spero che anche questo libro serva a ciò. 9 CAPITOLO 1 La proposta oscena di De Mita alle regionali del 2015 rano le 22 circa del primo maggio 2015 e nel comitato di Stefano Cal- Edoro l’attività era frenetica. Mentre eravamo seduti ad un tavolo io, Cal- doro, Cesaro, Nespoli, Solimene e altri, il mio cellulare, che era posiziona- to sul tavolo fra me e Caldoro, squillò ma non riuscii a rispondere perché stavo preparando la lista dei candidati che il notaio doveva poi vidimare. Ste- fano prese il cellulare e mi disse: “Enzo è De Mita, rispondi”. Con meravi- glia afferrai il telefono. “Dove sei?”, disse Ciriaco. “Al Mediterraneo”, rispo- si. “Ti devo parlare, vieni all’hotel Jolly”, aggiunse prima di chiudere. Cal- doro con aria truce disse: “Vai Enzo e vedi cosa vuole e per evitare che chiuda l’accordo con De Luca confermagli il mio impegno per qualsiasi co- sa desideri” Mi alzai e Giuseppe Solimene, candidato con noi ad Avellino e per trent’anni, prima di una rottura polemica, fedelissimo di Ciriaco De Mi- ta mi disse: “Enzo ti posso accompagnare ma naturalmente non entro nel- l’hotel”. “Certo!”, risposi perché intuii il suo terrore di un accordo con De Mi- ta che lo avrebbe messo in difficoltà. All’hotel Jolly con uno sguardo assente, stanco e preoccupato, c’erano Cesa e Iacolare, e dopo pochi minuti arrivò Ciriaco De Mita, il meno stan- co e il più lucido anche se più anziano, che mi chiese se avevo preparato le liste per tutte le province.
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