Documento Su Albertino Mussato (1293), in «Quaderni Veneti», 8 (1988), Pp
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DIPARTIMENTO DI STUDI LINGUISTICI E LETTERARI SCUOLA DI DOTTORATO IN SCIENZE LINGUISTICHE FILOLOGICHE E LETTERARIE INDIRIZZO DI ITALIANISTICA (XXV CICLO) IL DE GESTIS ITALICORUM POST HENRICUM SEPTIMUM CESAREM DI ALBERTINO MUSSATO EDIZIONE CRITICA E TRADUZIONE DEI LIBRI I-IV DIRETTORE DELLA SCUOLA DI DOTTORATO ch.mo prof. ROSANNA BENACCHIO COORDINATORE D’INDIRIZZO ch.mo prof. GUIDO BALDASSARRI SUPERVISORE ch.mo prof. GIOVANNA M. GIANOLA DOTTORANDO dott. RINO MODONUTTI PREMESSA Questa tesi nasce all’interno di un progetto di ricerca che mira a provvedere nuove edizioni critiche delle opere di Albertino Mussato (soprattutto delle opere storiografiche), studiando meglio di quanto sinora non sia stato fatto il latino del primo Umanesimo. Nel 1999 è uscita l’edizione critica del poema storico De obsidione. Sono in corso di stampa le edizioni della Traditio Padue ad Canem Grandem e del Ludovicus Bavarus; le riviste «Filologia mediolatina» e «Italia medioevale e umanistica» hanno ospitato negli ultimi numeri alcuni importanti contributi sulla storia della tradizione delle opere storiografiche del Mussato, dedicati in particolare al De gestis Henrici septimi Cesaris e al Ludovicus Bavarus. Fuori dal campo d’indagine era finora rimasta la seconda grande opera storica del Mussato, il De gestis Italicorum post Henricum septimum Cesarem, che presenta una situazione testuale ed editoriale particolarmente complessa. Solo parzialmente pubblicata nel Seicento e nel Settecento, affidata per più della metà della sua estensione a un solo mediocrissimo testimone, trascritto in edizione diplomatica all’inizio del Novecento, l’opera è rimasta quasi del tutto ignorata dagli studiosi. La mia tesi di dottorato vuole iniziare a dissodare questo campo incolto, realizzando l’edizione dei primi quattro libri dell’opera. La sua vastità, unita alla complessità delle questioni filologiche e critiche che il suo studio comporta, ha portato a escludere la possibilità di procedere subito a un’edizione completa. La scelta dei primi quattro libri è stata suggerita in primo luogo dal fatto che essi sono trasmessi da tutti i testimoni che contengano in qualche forma il De gestis Italicorum. Per i successivi tre la tradizione si riduce seppur di poco, mentre gli ultimi libri sono trasmessi dal solo Vat. lat. 4962. Era quindi importante indagare i rapporti tra i testimoni quando essi sono tutti in gioco, per meglio comprendere il ruolo che essi dovranno assumere nella ricostruzione delle altre parti del testo. Ciò acquista particolare rilievo in relazione al Vat. lat. 4962, non solo unico testimone completo, ma codice di mediocre livello scrittorio e culturale, per altro quasi per nulla studiato e mai prima descritto: definire le caratteristiche del testo da esso trasmesso in relazione agli altri codici è una premessa essenziale per progettare l’edizione della parte sostanzialmente inedita dell’opera. A ciò si lega il fatto che gli studi di Giovanna Gianola sul corpus storiografico mussatiano hanno portato alla ragionevole ipotesi che questa prima sezione sia stata “pubblicata” congiuntamente al De gestis Henrici per l’incoronazione poetica di Albertino nel 1315, mentre il resto sarebbe venuto dopo. Un passo delle Historie del vicentino Ferreto Ferreti, che muore meno di dieci anni dopo Albertino, afferma per esempio che egli avrebbe divulgato in qualche forma parti della sua opera storiografica mentre essa non era ancora stata conclusa perché «fame avidus»: Sic Patavinus poeta et ystoricus Albertinus Muxatus […] sui temporis gesta memoratu digna conscripsit, ab Henrico VII Romanorum rege sui exordium laboris assumens. Forte et alii in eadem materia versati fuere, quorum opus nundum palam est editum, tanta sequentium dietim accidit multitudo, nam imperfectum vulgo explicari non decet. Sed hic fame avidus vix inceptum opus multis non tantum edidit, sed ostendit, in id tamen continue vigilans […].1 Le pagine che seguono offrono in sostanza l’edizione critica dei primi quattro libri del De gestis Italicorum, anche se si presentano nella forma di un cantiere di lavoro: si tratta di un cantiere per il restauro di un «immensum vastumque edificium» e, se i lavori su un’ala sono qui portati a un buon livello, restano altre zone del palazzo ancora da recuperare totalmente.2 Lungo il testo restano ancora punti da chiarire e domande a cui rispondere, tanto su questioni testuali minute, quanto su aspetti più rilevanti. Inoltre le note di commento accumulano molto materiale che negli apparati di un’edizione definitiva sarebbe certamente da considerare superfluo, ma che potrebbe rivelarsi di qualche utilità nelle fasi successive del lavoro. Un esempio lo possono fornire la sistematica registrazione delle annotazioni marginali dell’editio princeps (che sono risultate spesso solo variae lectiones già assorbite in qualche forma dall’apparato critico) o le considerazioni sulla genesi di alcuni errori soprattutto in relazione agli usi grafici e scrittorii dei copisti. In alcuni casi il commento storico, che si propone un inquadramento ampio di personaggi e situazioni, anche oltre i confini del racconto di questi libri, apparirà sovrabbondante; mentre in altri esso andrà potenziato per quanto riguarda soprattutto la comparazione con altre fonti. Desidero qui ringraziare il prof. Antonio Manfredi per avermi guidato con gentilezza e perizia nell’analisi del cod. Vat. lat. 4962, il prof. Donato Gallo per le utilissime conversazioni sulla storia padovana (e non solo) del primo Trecento, e la prof.ssa Mirella Ferrari per i consigli paleografici e codicologici sul codice ambrosiano. Un 1 FERRETO, vol. I, pp. 6-7. 2 L’immagine del lavoro filologico come restauro ha nobilissimi precedenti tra cui il Valla che nell’Antidotum in Facium la usa per parlare del vasto edificio della Naturalis historia di Plinio. Cfr. L. VALLA, Antidotum in Facium, edidit M. REGOLIOSI, Padova, Antenore, 1981, p. 324 (Antidotum IV, 10). IV ringraziamento affettuoso rivolgo anche a Laura Banella e Marco Faion per il fondamentale aiuto in diverse fasi del lavoro. Laura Banella è poi stata occhio indispensabile e attentissimo nella revisione della tesi, e per questo la ringrazio di tutto cuore una seconda volta. Voglio dedicare questo lavoro alla memoria della mia nonna Ida, che, contro il parere della famiglia e con precoce dimostrazione di forza di volontà e carattere, volle, alla fine degli anni Venti del Novecento, andare oltre l’allora minimo obbligo scolastico e conquistarsi, pagandone le spese con la sua paghetta settimanale, la licenza elementare, esempio di fiducia nel valore e nel potere dell’istruzione e anche della cultura, forse più grande di un dottorato di ricerca. V BIBLIOGRAFIA E ABBREVIAZIONI ABBREVIAZIONI 3 OPERE DI ALBERTINO MUSSATO De celebr. De celebratione suae diei nativitatis fienda vel non elegia, in ALBERTINI MUSSATI Historia Augusta Henrici VII Caesaris et alia quae exstant opera, L. PIGNORII vir. clar. spicilegio, nec non F. OSII et N. VILLANI castigationibus, collationibus et notis illustrata, Venetiis, Ex Typographia Ducali Pinelliana, 1636, pp. 81-83 (della parte che inizia con l’Ecerinis). De gestis Henr. De gestis Henrici VII Caesaris Historia Augusta, in RIS, vol. X, 2, Mediolani, Ex Typographia Societatis Palatinae in Regia Curia, 1727, coll. 9-568. DGI I-IV per i primi quattro libri del De gestis Italicorum il riferimento è quello di questa stessa edizione. De gestis Ital. V-VII De gestis Italicorum post Henricum VII Cesarem, libri I- VII, in RIS, vol. X, 2, cit., coll. 625-686. De obsidione ALBERTINI MUXATI De obsidione domini Canis Grandis de Verona ante civitatem Paduanam, edidit G.M. GIANOLA, Padova, Antenore, 1999 (Thesaurus mundi, 27). Ecerinis in ALBERTINO MUSSATO, Écérinide, Épîtres métriques sur la poésie, Songe, édition critique, traduction et présentation par J.-F. CHEVALIER, Paris, Les Belles Lettres, 2000 (Les Classiques de l’Humanisme), pp. 1-28. 3 Queste sono le edizioni dalle quali vengono di norma citate le opere di Albertino Mussato. VII Epist. 1, 4, 7, 18 ibid., pp. 29-48. Epist. 2, 3, 5, 8-11, 13-14, 16 Epistolae, in ALBERTINI MUSSATI Historia Augusta Henrici VII Caesaris et alia quae exstant opera, L. PIGNORII vir. clar. spicilegio, nec non F. OSII et N. VILLANI castigationibus, collationibus et notis illustrata, Venetiis, Ex Typographia Ducali Pinelliana, 1636, pp. 39-80 (della parte che inizia con l'Ecerinis). Epist. 12 in C. PINCIN, Marsilio, Torino, Giappichelli, 1967, pp. 37-40. Epist. 16 in MODONUTTI, Il Ludovicus, cit., pp. 180-182. Epist. 17 in C. CIPOLLA - F. PELLEGRINI, Poesie minori riguardanti gli Scaligeri, in «Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo», 24 (1902), pp. 5-206: alle pp. 23-30. Epist. ad Bentium in GIANOLA, Ipotesi, cit., p. 133. Ludovicus Ludovicus Bavarus ad filium, in RIS, vol. X, 2, cit., coll. 769-784. Questio Questio de prole, in F. NOVATI, Nuovi aneddoti sul cenacolo letterario padovano del primissimo Trecento, in Scritti storici in memoria di Giovanni Monticolo, Venezia 1922, pp. 167-192: alle pp.180-187 (e in [L. PADRIN], Lupati de Lupatis, pp. 1-11). Sette libri Sette libri inediti del “De gestis Italicorum post Henricum VII” di Albertino Mussato, prima edizione diplomatica a cura di L. PADRIN, Venezia, 1903 VIII (Monumenti storici publicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria, Serie Terza, Cronache e diarii, III), citato solo col numero di pagina. Traditio Traditio civitatis Padue ad Canem Grandem millesimo trecentesimo vigesimo octavo mense septembris cum causis precedentibus, in RIS, vol. X,