Rivista Di Epigrafia Etrusca

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Rivista Di Epigrafia Etrusca RIVISTA DI EPIGRAFIA ETRUSCA (Con le taw. XLV-LXVII f.t.) Le novantatré iscrizioni (cinquantaquattro inedite e trentanove già pubblicate in altra sede) raccolte in questo numero della Rivista comprendono numerosi documenti di note- vole interesse. Si segnala in primo luogo la pubblicazione di un intero complesso tombale con buona parte del corredo vascolare da Perugia, con quattro urne iscritte, tre in latino e una in etru- sco (1-4?; testimonianza importante di un gruppo famigliare in un momento di avanzata romanizzazione nella prima metà del I secolo a.C. Anche in questa puntata si pubblica un nucleo cospicuo di testimonianze scritte dal santuario dell’acropoli di Volterra (12-20?; le iscrizoni dal recinto sacro ammontano adesso a ben quarantasette (come risulta dalla numerazione speciale riservata al complesso dell'acro- poli, come è stato fatto per i santuari di Pyrgi). L’approfondimento della ricerca ha consentito alla editrice di formulare ipotesi interpretative originali e abbastanza convincenti circa il significato da attribuire anche ai testi monolitteri, con particolare riferimento alle numerose occorrenze di chi e zeta, che in base alla loro distribuzione nei vari sacelli del santuario, sono stati interpretati come possibili abbreviazioni di epiteti divini (rispettivamente %ia e oans, quest’ultimo nella variante con z- iniziale). Una vera sorpresa è costituita dal complesso di ben ventidue documenti, prevalente- mente molto frammentari (ma non mancano testi conservati per intero), importantissimi dal punto di vista storico, provenienti dagli scavi di Roma eseguiti nell’area delle Curiae Veteres (31-52?, che testimoniano una presenza etrusca intensissima e quasi imprevista. Di prim’ordine è anche, tra le edite, la riproposizione dello splendido complesso delle epigrafi, tutte di natura votiva e in qualche caso di carattere pubblico raccolto nei recinti dei templi di Tina e Uni a Marzabotto (59-64?, alle quali è dedicato una lunga e approfondita discussione, con spunti originali. Ma non è tutto. Non è possibile dar conto di tutte le novità. Ma tra le altre iscrizioni pubblicate non possiamo non menzionare almeno le novità assolute costituite dalla iscrizio- ne su tre righe graffita su un dolio dall'isola d’Elba (21), dall’arcaico graffito con il nome di una Thesanthai da una tomba di Monte Abatone a Cerveteri (30?, dal raro documento arcaico da Mozia (54?, dal prezioso testo da Adria (59?, che presenta un nome femminile, uinia, che è documentato in forma identica ad Aleria, in Corsica, e dall’eccezionale fram- mento, purtroppo ridotto a un piccolo frustolo contorto, di tavola bronzea opistografa (53?, finito in circostanze non note nelle vicinanze di Amatrice, in Sabina, unico esempio a oggi di iscrizione, certamente pubblica, redatta tra III e II secolo a.C. con ductus veramente bustrofedico. Il paziente lavoro di raccolta ha dunque ancora una volta dato buoni frutti: ed il risul- tato confortante ci incoraggia a rinnovare l’invito a tutti gli studiosi, e in modo speciale a DOI 10.26406/0391-7762/stetr79-2016-15 228 Rivista di epigrafia etrusca coloro che operano sul terreno e che hanno dunque le maggiori possibilità di imbattersi in documenti scritti (e ci riferiamo ai colleghi dell’Università impegnati in campagne di scavo e soprattutto ai tanti colleghi operanti nelle Soprintendenze archeologiche) a non far mancare la loro collaborazione affinché la REE continui a svolgere la funzione di riferimento delle ricerche epigrafiche e linguistiche sull’etrusco che svolge da quasi un secolo. Infine una raccomandazione. ’Vorremmo chiedere ai contributori che presentano nella seconda parte iscrizioni già edite, di provvedere a corredare i loro testi di apografi e/o foto- grafie, soprattutto in quei casi, e non sono pochi, nei quali la editio princeps sia comparsa su pubblicazioni difficilmente reperibili. Sebbene nella tradizione della Rivista finora ciò non si sia fatto, ci sembrerebbe questa una innovazione di buon senso. La mancanza della documentazione grafica e/o fotografica fa venir meno, a nostro parere, quel ruolo di segna- lazione delle novità epigrafiche che la Rivista intende rappresentare. Ancora una nota. Contrariamente a quanto su queste pagine recentemente indicato, suggeriamo ora, dovendo citare una epigrafe edita nella REE, per evitare i constatati casi di scarsa chiarezza, di indicare il numero d’ordine del volume di Studi Etruschi (es.: cfr. REE LXXV, p. 186 sgg., n. 2, tav. XXVII). Luciano Agostiniani, Gio v a n n i Colonna, Adriano Maggiani Parte I 229 PARTE I (Iscrizioni inedite) Per usia : Elee 1-4. Nel 2013 a Elee, quartiere residenziale ad ovest di Perugia, in via Antinori, è stata scoperta una tomba etrusca, durante lo scavo di pronto intervento effettuato dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, a seguito del recupero del sepol- cro della famiglia cacni, e in particolare di ventidue urne etrusche, del coperchio di un sarcofago e del corredo funerario. I reperti, rinvenuti occasionalmente nel 2003 in occa- sione di alcuni lavori edilizi, furono subito trafugati e immessi nel mercato clandestino; nel 2013 sono stati sequestrati con un’azione condotta dai carabinieri del Nucleo Patri- monio Culturale, sezione di Roma (La memoria ritrovata, Catalogo della mostra [Roma 2014], s.l., s.d., pp. 170-225; per la famiglia cacni E. Benel l i, I cacni, famiglia perugina, in RM CXXI, 2015, pp. 178-197; per le urne G. Cif a n i, Il sepolcro dei cacni a Perugia, ibidem, pp. 125-176). Le indagini archeologiche condotte per la localizzazione del sito hanno individuato il luogo del rinvenimento, purtroppo ricoperto da muratura in calcestruzzo, e rinvenuto il coperchio del sarcofago, gettato in frammenti in una fossa, e una tomba a camera - la n. 1. Questa, scavata nel terreno naturale, era purtroppo priva della copertura, crollata in antico e probabilmente già disturbata come attesta la mancanza di due coperchi di urnette e della lastra di chiusura in travertino di accesso alla camera funeraria: a pianta quadrangolare con banchina a ‘L’ su due lati, conservava sei urne funerarie in travertino, cinque poste sulle banchina ed una sul fondo ribassato della camera (fig. 1; tav. XLV). Di queste, quattro sono lisce e due raffigurano un rosone ed un’anfora sulla fronte; quattro coperchi presentano iscrizioni in etrusco e latino. Delle tre urne con iscrizione latina una ricorda un Uucius} Vibius Ar(runtis) F(ilius) — la gens Vibia è attestata nel territorio perugino ed è una delle famiglie più note a Perugia —, una Hastia Hampnea, gentilizio già presente in una iscrizione da Castel del Piano vocabolo Tubarella, e l’altra una Fettia, il cui nome è attestato a Perugia. Le urne sono esposte nel Museo Archeolo- gico Nazionale dell’Umbria a Perugia. Gli elementi di corredo (quaranta identificati) in ceramica comune, ceramica verniciata e bronzo, erano sistemati nella parte centrale del- la camera e solo in alcuni casi è stata possibile l’attribuzione alla specifica umetta (tav. XLV). Rientrano in tipologie comuni diffuse tra il II ed il I secolo a.C. e trovano confronti con le necropoli ellenistiche del territorio perugino (A. E. Fer ucl io, Complessi tombali con urne nel territorio di Perugia, in Atti Siena, pp. 110-117). Il corredo è costituito da lagynoi, piatti, unguentari a corpo fusiforme, vasetti miniaturistici, un boccalino a pareti sottili; tra gli oggetti in metallo si segnalano tre piccoli specchi quadrati in pessimo stato di conservazione. Le lagynoi sono del tipo panciuto, Sciarma Pa 1, con ventre rialzato, arrotondato, collo lungo e stretto (A. Sciarma, La diffusione delle lagynoi nelle necropoli etrusche tardo ellenistiche, in Ostraka XIV 2, 2005, pp. 209-277, in part. pp. 242-243), attestato a Perugia in sottovarianti, alla fine del II-I secolo a.C. I piatti a vernice rossa interna hanno orlo arrotondato o espanso all’esterno e sono presenti nella necropoli del Palazzone nel II -1 secolo a.C. (E. Llppolis, La necropoli del Palazzone di Perugia. Cerami- che comuni e verniciate, Roma 1984, pp. 78-79, tipi H3, H4, H5); gli unguentari sono a corpo fusiforme, tipo Forti V, con collo verniciato in nero e in rosso, diffusi nella secon- 230 Rivista di epigrafia etrusca I U- G’ fig. 1 ■ Elee, tomba 1. Planimetria. da metà del II-I secolo a.C. nelle necropoli perugine di Casaglia, Ponticello di Campo, Palazzone. I vasetti miniaturistici sono costituiti da bicchiere con corpo troncoconico, orlo espanso all’esterno, fondo piano, presente in pochi esemplari a Perugia nella stipe di piazza Cavallotti, nelle necropoli di S. Giuliana e del Palazzone, di incerta cronologia, inquadrabile genericamente al III -1 secolo a.C. (L. Cenciaiol i, La città antica sotto la cattedrale di S. Lorenzo. I risultati degli scavi, Napoli 2014, p. 96, n. 25); piccola brocca ansata in argilla bruna (Lippo l is , cit., tipo M 146, tav. XXXVIII). Il boccalino a pareti sottili rientra nel tipo Ricci 1/109, inquadrabile in età tardo-repubblicana (EAA, Atlante delle forme ceramiche 2 [1985], p. 266, n. 13, tav. LXXXIV). Si tratta di una piccola tomba a camera, destinata a personaggi di condizione socia- le medio-bassa appartenenti a famiglie diverse, collegate agli ultimi rappresentanti della famiglia cacni-, è presente la famiglia hamcpna su un’iscrizione etrusca e una latina, a di- mostrazione dello stretto grado di parentela tra i due individui sepolti (padre-figlia). La presenza di iscrizioni in caratteri latini, tre su quattro, attesta il mutamento lunguistico Parte I 231 dopo l’emanazione della lex lulia del 90 a.C., che concedeva la cittadinanza ai Latini ed agli alleati etruschi ed umbri che non avevano preso parte alla guerra sociale antiro- mana. In base a tali elementi ed al corredo si può inquadrare la tomba nell’ambito del I secolo a.C. La zona di Elee era già nota per la presenza di tombe etrusche rinvenute nei secoli scorsi, come la tomba Cherubini in località Belvedere e quella dei calisna memru a S.
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