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Foto di copertina A sinistra, dall’alto in basso: fronte del paleodelta di Cugnasco; vista sul fondovalle del Bellinzonese dal monte di Parusciana, sopra Claro; vista sul fondovalle della Riviera dal monte di Parusciana, sopra Claro. A destra: vista sulla parte bassa del Piano di Magadino da sopra Progero. Tutte le foto sono dell’autore. Indice -VII- Indice 1 Introduzione generale 1 1.1 Contesto dello studio 1 1.2 Obiettivi generali 2 1.3 Organizzazione del rapporto 2 2 Area di studio e caratteristiche dei siti studiati 3 2.1 Situazione geografica 3 2.2 Le condizioni strutturali 6 2.2.1 Contesto tettonico e petrografico 6 2.2.2 Origine delle sorgenti di gas nel bacino superiore del Lago Maggiore 9 2.3 Geologia del Messiniano, Pliocene e Quaternario 10 2.3.1 Contesto globale 10 2.3.2 Stato delle ricerche sul Quaternario recente nella Valle del Ticino 11 2.3.3 Origine dei laghi sudalpini 12 3 Aspetti teorici e metodi di studio 17 3.1 Quadro cronostratigrafico di riferimento 17 3.2 Metodi di studio 22 3.2.1 Analisi sedimentologica di materiali sciolti 22 3.2.2 Datazioni numeriche al radiocarbonio 22 3.2.3 Analisi morfometrica dei coni di deiezione 22 3.2.4 Analisi delle carte storiche 24 4 Stratigrafia, paleoambienti e morfodinamica della piana fluvio-deltizia del Ticino dall’Ultimo Massimo Glaciale a oggi 27 4.1 Risultati: dal fondo roccioso alla superficie 27 4.1.1 Contesto generale e dati disponibili 27 4.1.2 Conoscenze attuali sul riempimento della Valle del Ticino 27 4.1.3 Datazioni numeriche al radiocarbonio 40 4.1.4 Analisi morfometrica dei coni di deiezione 43 4.2 Discussione: evoluzione della piana del Ticino dall’UMG a oggi 48 4.2.1 Stadi di ritiro del ghiacciaio del Ticino 48 4.2.2 Un bacino lacustre liberato dal ritiro glaciale 52 4.2.3 La Valle del Ticino durante il Tardoglaciale: una successione di bacini lacustri 54 4.2.4 La progradazione del delta del Ticino 57 4.2.5 Dinamica sedimentaria tardoglaciale e olocenica 59 -VIII- Indice 5 Storia sedimentologica e paleoambientale delle Bolle di Magadino 63 5.1 Risultati: il contesto paleoambientale di evoluzione delle Bolle di Magadino 63 5.1.1 Litostratigrafia del delta del Ticino 63 5.1.2 Cronologia e tassi di accumulazione dei sedimenti 66 5.1.3 Analisi delle carte storiche 68 5.2 Discussione: evoluzione del delta del Ticino dall’Epoca Romana a oggi 79 5.2.1 Progradazione del delta del Ticino dall’Epoca Romana 79 5.2.2 Funzionamento idrosedimentario del fiume Ticino 83 6 Conclusioni generali e prospettive di ricerca 91 6.1 Conclusioni generali 91 6.1.1 Evoluzione della pianura fluvio-deltizia del Ticino dall’UMG a oggi 91 6.1.2 Storia sedimentologica e paleoambientale delle Bolle di Magadino 92 6.1.3 Evoluzione dell’ambiente fluviale e dinamiche territoriali 93 6.2 Prospettive di ricerca future 93 Ringraziamenti 95 Referenze bibliografiche 97 Carte storiche 111 “Qui si rivede l’antica natura come esisteva migliaia di secoli fa, prima che l’uomo si stabilisse sulle rive del fiume e dei ruscelli che vi affluiscono. Come ai tempi dei plesiosauri, la terra e l’acqua si confondono in una specie di caos. Banchi di fango e isolotti emergono qua e là; a malapena distinguibili dall’acqua che vi si addentra, come lei brillano e riflettono le nuvole del cielo; specchi liquidi si stendono fra questi isolotti, ma mescolati con il fango del fondo: sono essi stessi fango, ma più fluido della melma delle rive. Da ogni parte si è circondati da terre in formazione, eppure è già come se fossimo in mezzo al mare, tanto la superficie del suolo è uniforme e l’orizzonte regolare. In realtà tutto lo spazio abbracciato dallo sguardo in altri tempi era mare. Il fiume lo ha riempito un po’ per volta, ma il suolo depositato di recente non si è ancora consolidato; senza enormi lavori di prosciugamento, non sarebbe neppure appropriato alla vita umana, perché miasmi mortali esalano dai suoi fanghi e dalle sue acque corrotte. Arrivato in questo territorio che un tempo era dell’oceano, il fiume, diventato man mano più lento, si allarga sempre più e nello stesso tempo diventa meno profondo. Alla fine arriva al mare e le sue acque dolci che scorrono formando una distesa tranquilla, urtano contro le onde spumeggianti dell’acqua salata, che si accavallano in un rombo ininterrotto. Nel conflitto fra le masse liquide che si scontrano, l’acqua del fiume si mescola presto ai flutti dell’immenso abisso, ma, pur disperdendosi, continua ad agire. I nugoli di fango che aveva staccato dalle rive e teneva in sospensione sono risospinti dalle onde marine nel letto fluviale. Non potendo avanzare, si depositano sul fondo e formano una specie di bastione mobile che funge da confine temporaneo fra i due elementi in lotta. Il banco che ostruisce lo sbocco del fiume, mentre si deposita molecola per molecola, non smette di spostarsi per riformarsi più in là. Spinti dalla corrente fluviale e continuamente ingrossati da nuovi apporti, i fanghi sono trascinati più avanti verso il mare, e a poco a poco si scopre che l’intera massa è avanzata. Di secolo in secolo, di anno in anno, di giorno in giorno, il fiume, che sembrava impotente contro il mare sconfinato, prende piede al suo interno, e si può persino calcolare di quanto avanzerà in un dato periodo, tanto è uniforme la sua progressione. Ebbene, questa vittoria del fiume sull’oceano è conseguita dai mille ruscelli e ruscelletti delle colline e delle montagne. Hanno eroso le pareti delle gole, hanno fatto rotolare pezzi di roccia, hanno rotto e sminuzzato i sassi, trascinando la sabbia e sciolto l’argilla. Hanno abbassato a poco a poco i continenti fino a distenderli in vaste pianure lungo il mare, dove prima i poi l’uomo scaverà i suoi porti e costruirà le sue città”. Elisée Reclus, Histoire d’un ruisseau, 1869. Cristian Scapozza -1- 1 Introduzione generale 1.1 Contesto dello studio La natura assai capricciosa del fiume Ticino, che nasce sul Passo della Novena a quasi 2500 m di altitudine nel cuore delle Alpi e che si getta nel Lago Maggiore in un contesto climatico quasi mediterraneo, è conosciuta fin dall’Antichità, e da sempre ritma la vita degli abitanti della sua pianura alluvionale, che si sviluppa da Giornico a Magadino (MARTINOLI 1896, GROSSI 1986, PIFFARETTI & LUCHESSA 2011). Le grandi alluvioni si succedono da secoli e la natura divagante propria di ogni grande fiume di fondovalle ha permesso di creare e distruggere forme nuove, di spostare il suo alveo da una parte all’altra della valle e, più in generale, di modificare la topografia della sua pianura alluvionale. Questa natura mutevole è diventata sempre più conflittuale con le attività umane, fino a quando, dopo i gravi eventi alluvionali del 1868, si è deciso di imbrigliare definitivamente il fiume e di correggerlo lungo tutto il suo tragitto nel fondovalle. La correzione del fiume Ticino e la successiva bonifica del Piano di Magadino hanno sì modificato molti ambienti fluviali che si erano creati nel tempo dal divagare dei canali e dalle piene repentine, ma hanno altresì permesso di meglio conoscere la dinamica recente del fiume e quello che era il suo aspetto prima delle grandi opere di correzione (PIFFARETTI & LUCHESSA 2011). Se torniamo ancora più indietro nel tempo, gli aspetti meglio conosciuti della Valle del Ticino sono la storia della sua colonizzazione umana, ricostruita grazie agli innumerevoli ritrovamenti archeologici che documentano la vita delle popolazioni che occupavano le nostre vallate dal Neolitico inferiore a oggi (per es. DONATI 1986, CRIVELLI 1990, DE MARINIS & BIAGGIO SIMONA 2000), come pure la storia del ritorno della vegetazione dopo l’ultima grande glaciazione, studiata grazie ai pollini conservati in numerosi stagni, paludi e torbiere (per es. ZOLLER 1960, TORONI 1968, ZOLLER & KLEIBER 1971, KÜTTEL 1977, CONEDERA & TINNER 2000). Meno conosciuto è invece il contesto paleoambientale dell’evoluzione della Valle del Ticino dall’Ultimo Massimo Glaciale (UMG) a oggi, in particolare per quel che concerne la deglaciazione e l’evoluzione del detritismo, per le quali esistono solo delle sintesi relativamente datate e assai incomplete (per es. HANTKE 1983). Eppure, nel contesto attuale di un clima che tende a essere sempre più caldo (OCCC 2008) e nell’aumento di interesse verso progetti di rivitalizzazione e di rinaturazione di corsi d’acqua e zone umide (UFAM 2011), pochi studi hanno permesso di documentare l’evoluzione del paesaggio naturale del Sud delle Alpi in generale, e la dinamica idrosedimentaria del fiume Ticino in particolare, nel corso degli ultimi 20 millenni. Una maggiore conoscenza degli ambienti di fondovalle e delle dinamiche fluviali passate sarebbe tuttavia indispensabile alla comprensione della loro evoluzione recente, così come, e soprattutto, alla previsione della loro dinamica futura (per es. LAIGRE et al. 2009, 2011). Una visione “sistemica” dell’evoluzione della pianura alluvionale del fiume Ticino nel corso del tempo, che permetta di unire argomenti di natura climatica, morfosedimentaria, biologica e antropica si impone quindi come necessaria, in modo da comprendere nei dettagli la reazione degli ambienti naturali fluviali e deltizi di fronte ai cambiamenti climatici, e ciò tanto dal punto di vista spaziale che temporale. Dal punto di vista spaziale, le variazioni di dinamica fluviale nel corso del tempo sembrano essere, a scala dell’Europa Centrale, assai sincrone da una valle all’altra, con delle metamorfosi fluviali che si sarebbero prodotte assai ciclicamente lungo tutto l’Olocene, e delle quali le più conosciute sono quelle avvenute alla fine del Medioevo e all’Epoca Moderna (BRAVARD 1989, 2010).