Franca Marri Vito Timmel Nuova Collana D’Arte Della Fondazione Crtrieste

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Franca Marri Vito Timmel Nuova Collana D’Arte Della Fondazione Crtrieste Franca Marri Vito Timmel Nuova Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste FRANCA MARRI, Vito Timmel Settimo volume della collana Prima edizione: dicembre 2005 C URATOREDELLACOLLANA Franco Firmiani P ROGETTOGRAFICO Studio Mark, Trieste F OTOGRAFIE Paolo Bonassi S ELEZIONIEIMPIANTISTAMPA Prestampa, Trieste S TAMPA Editoriale Lloyd, Trieste R INGRAZIAMENTI Civico Museo Revoltella, Trieste Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste Un grazie particolare a Nadia Bassanese, Cristina Fenu, Susanna Gregorat, Paolo Gustin, Alejandro Marangoni, Paolo Marangoni, Arrigo Marri, Federica Moscolin, Stefano Perissutti, Antonio Sofianopulo e a tutti i collezionisti privati Stampato in Italia / Printed in Italy È vietata la riproduzione anche parziale © 2005, Fondazione CRTrieste In copertina: Il viandante, 1936 [cat. 122] Le precedenti monografie pubblicate in questa Collana: ANGELA TIZIANA CATALDI, Guido Sambo Trieste, 1999 DANIELA MUGITTU, Bruno Croatto Trieste, 2000 GIANFRANCO SGUBBI, Adolfo Levier Trieste, 2001 NICOLETTA ZAR, Giorgio Carmelich Trieste, 2002 CLAUDIA RAGAZZONI, Gino Parin Trieste, 2003 GIANFRANCO SGUBBI, Glauco Cambon Trieste, 2004 Franca Marri Vito Timmel Nuova Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste C u r a t o r e F RANCO F IRMIANI Premessa Non poteva mancare un artista come Vito Timmel, nella Nuova Collana d’Arte avviata dalla Fondazione CRTrieste e dedicata ogni anno a un maestro della pittura triestina. La vita e l’opera tormentata di Timmel, la sua peculiare forza espressiva, il genio artistico inscindibile dalla dissoluzione esistenziale che lo accompagnò fino alla morte, ne fanno a pieno titolo un esponente di assoluto rilievo, ma anche d’irriproducibile unicità, nel panorama della cul- tura triestina. Come molti grandi nell’ambito cittadino, Timmel visse a cavallo del secolo. Nacque a Vienna nel 1886, morì nell’ospedale psichiatrico di San Giovanni – allora si chiamava manicomio – nel 1949, dopo avervi trascorso poco meno di tre anni. Allievo di Klimt, autore di quadri che prediligeva “grandi come la vita”, vittima dell’alcol al punto da vendere opere in cambio d’un bicchie- re, patì la morte della prima moglie, che l’aveva riscattato dal degrado esi- stenziale, e non si risollevò più, scivolando nella malattia mentale. Eppure la sua stessa dissipazione nutrì un artista purissimo: elegante esponente della Secessione viennese, inconfondibile ritrattista e paesaggista, autore di nature morte con lo sfondo di finestre aperte su quel mondo in cui non fu capace di vivere. Come già lo scorso anno, questo volume è realizzato da Iniziative culturali, “braccio” operativo della nostra Fondazione per le realizzazioni in campo culturale. Ciò consente anche di rendere disponibile l’opera al pubblico attraverso le librerie, superando i limiti diffusionali del passato. Massimo Paniccia Presidente della Fondazione CRTrieste 5 Presentazione A un certo punto di questo libro, là dove si traggono le conclusioni sulla tri- ste fine della sua vicenda, di Vito Timmel si dice, con una punta di ramma- rico, che “prima di venir giustamente riconosciuto nella sua grandezza di artista e di poeta” si sarebbe dovuto attendere del tempo. A una vita certamente non delle più fortunate, grazie a una fortuna critica rafforzata da interventi di particolare rilievo ora si contrappone, a conti fatti, la sopravvivenza di un personaggio votato – si oserebbe pensare – al con- seguimento dell’immortalità virtuale che si suole attribuire ai “grandi” della cultura universale. La consacrazione come poeta fa capo essenzialmente alla pubblicazione, nel 1973, del testo intitolato Il magico taccuino, a cura di Anita Pittoni. Una “sin- golare autobiografia scaturita dalla diretta percezione poetica dei fatti quoti- diani salvati nella memoria”: così l’amica fidata, nella premessa, dove pure ricorda come Timmel, tanti anni prima, le avesse consegnato il manoscritto senza aspettarsi altro che con qualche aggiustamento fosse battuto a macchi- na in tre copie. Da allora, per molti quest’opera avrebbe costituito motivo di riscoperta di un artista noto soltanto per l’attività di pittore; mentre sempre dalla stessa fonte avrebbero tratto via via spunto svolgimenti originali nel campo della lettera- tura, degli studi psicoanalitici o, come annunciato, perfino in quello della musica. Riferimento d’obbligo, non certo solo per la crescente risonanza di una rap- presentazione d’attualità, La mostra di Claudio Magris, messa in scena nel 2003 al Politeama Rossetti, di cui ci sarà la ripresa il prossimo anno. Una rie- vocazione, la sua, a dir poco struggente quanto un calvario, quale attendi- bilmente è stata in gran parte la vita di Timmel. Timmel, il “poeta” del Magico taccuino, connotato nell’avvincente introduzione di Magris da una “friabilissima”, “fuggevole” poesia, lo si ritrova ora, integro nella grandiosa complessità esistenziale, come protagonista in scena del suo stesso vissuto: “Nel testo ho dato poco spazio alla sua grandezza d’artista: mi interessa infat- ti non tanto la sua arte, ma il modo in cui la vive.” (Da un’intervista in “Trieste Teatro”, n. 79, 2003). A riscontro di una posizione così chiara quanto a scelte tematiche si pongo- 7 no gli esiti maturati sul piano dell’esegesi storico artistica in risposta all’attesa del riconoscimento ufficiale del Timmel artista, il Timmel grande eminente- mente per la sua arte. Nelle arti figurative da decenni si è affermata la tendenza ad affidare la con- sacrazione di un pittore, come nel nostro caso, a una mostra di ampio respi- ro, accompagnandola col catalogo illustrato al meglio e corredato da saggi specifici nonché dalla schedatura delle opere. Timmel la mostra “importante” l’ha avuta, nel 1978, ospitata nella sala comunale di Palazzo Costanzi. Per raccogliere l’ingente numero delle opere esposte ci si è giovati del lavoro di Leila Fumaneri Lescovelli per la sua tesi di laurea. Intuibile attraverso il volu- metto monografico a testimonianza dell’evento (excursus introduttivo di Maria Walcher, coordinamento di Giulio Montenero) il proposito dei promo- tori di assegnare un ruolo prioritario alla serie dei pannelli decorativi del cinema Ideal/Italia, passati da poco (tutti meno uno) al Revoltella dopo l’ac- quisto da parte del Comune di Trieste e i capillari restauri ultimati nel 1975. A distanza di tempo, l’opportunità di riprendere tutto da capo da parte di chi volesse approfondire l’argomento con la prospettiva di ampliamenti aggior- nati ci è stata offerta dalla Fondazione CRTrieste - Iniziative Culturali, muni- fico sponsor della Nuova Collana d’Arte. Essa viene ora ad accogliere nel set- timo volume l’auspicata monografia su Timmel ad opera di Franca Marri. Autrice del pregevole volume sul teatro di Panzano del 2002, puntuale nella documentazione e nell’analisi critica con particolare riguardo alle tele di Timmel che ne decoravano la sala, Franca Marri è studiosa di notevole espe- rienza, segnalatasi fin dalla sua impegnativa tesi di laurea, L’itinerario manieristico di Giovanni De Mio: Venezia, Milano, Napoli (Università degli Studi di Trieste, a.a. 1991-92, relatore il sottoscritto), che riportò il punteggio massimo e la lode. Il campo di indagine da lei in seguito più assiduamente frequentato si è allargato al Novecento dopo il felice esordio con la tesi (70/70 e lode) sui pittori espressionisti dell’area isontina (Luigi Spazzapan sarebbe stato argomento ricorrente anche in suoi successivi lavori monogra- fici), discussa con il professor Enrico Crispolti presso la Scuola di Specializ- zazione in Archeologia e Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Siena nel 1995. A scorrerne il consistente curriculum appare di tutto rispetto l’insieme delle sue varie attività: dalla didattica dove, ultimo in ordine di tempo, si registra l’incarico per l’insegnamento di Storia dell’arte presso il Liceo classico “Dante Alighieri” di Trieste, all’organizzazione e coordinamento di mostre e catalo- ghi sia da collaboratrice con il Museo Revoltella nel periodo in cui si succe- devano le grandi rassegne d’arte contemporanea internazionale con protago- 8 nisti Rosenquist, Dine, Byrne, sia in veste di conservatrice della Galleria regionale d’arte contemporanea di Gradisca d’Isonzo. Al di fuori del settore operativo cui si è appena in parte accennato, la notorietà di Franca Marri è comunque pienamente accreditata a Trieste dalla sua firma che compare a tratti (dal 1998) nella pagina della cultura del quotidiano “Il Piccolo”. Per la nuova impresa, si diceva, bisognava ricominciare da capo. I proprietari segnalati nel ’78, a oltre venticinque anni di distanza, difficile che siano repe- ribili; le opere, più spesso non si sa poi che fine abbiano fatto. Alcune, ad ogni modo, si son ritrovate presso i collezionisti dell’ultima generazione, altre si è riusciti a raggiungerle dopo averle viste ricomparire sui cataloghi della Casa d’aste Stadion, che con i suoi titolari è stata, specie all’inizio della Collana, fonte imprescindibile per le nostre ricerche. Alla fine, più di duecento in totale i dipinti qui riuniti nel volume, in gran parte assunti e riprodotti per la prima volta “a colori”: nei suoi colori originali finalmente anche il già ricordato ciclo decorativo proveniente dal cinema triestino – ora precisamente datato entro la prima metà del 1916, anziché al 1913 come per lo più dichiarato nella bibliografia relativa – col vantaggio di vederlo accostato a quello successivo di Monfalcone. 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