Eugenio Scomparini
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Massimo De Grassi Eugenio Scomparini INIZIATIVE CULTURALI spa Fondazione CRTrieste Utilizzo colori Pantone asterisco rosso: Pantone 187 ic: Pantone 443 Fondazione CRTrieste: Pantone 443 Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste Curatore Giuseppe Pavanello MASSIMO DE GRASSI, Eugenio Scomparini Nono volume della collana Prima edizione: dicembre 2007 Volumi pubblicati ANGELA TIZIANA CATALDI, Guido Sambo, 1999 DANIELA MUGITTU, Bruno Croatto, 2000 GIANFRANCO SGUBBI, Adolfo Levier, 2001 NICOLETTA ZAR, Giorgio Carmelich, 2002 CLAUDIA RAGAZZONI, Gino Parin, 2003 GIANFRANCO SGUBBI, Glauco Cambon, 2004 FRANCA MARRI, Vito Timmel, 2005 MATTEO GARDONIO, Giuseppe Barison, 2006 P ROGETTO GRAFICO Portare a termine quest’opera non sarebbe Studio Mark, Trieste stato possibile senza la cortese disponibilità dei proprietari delle opere - molti dei quali F OTOGRAFIE hanno preferito mantenere l’anonimato - Paolo Bonassi e dei responsabili delle istituzioni triestine: S TA M PA Curia Vescovile, Civici Musei di Storia ed Arte, Arti Grafiche Friulane/IMOCO, Feletto Umberto (UD) Civico Museo Revoltella, Biblioteca Civica, per conto di LINT Editoriale, Trieste Archivio Storico del Comune, Dipartimento di Storia e Storia dell’Arte dell’Università degli Studi. Ed inoltre: Musei Provinciali di Gorizia, INAIL sede di Trieste, Assicurazioni Generali, RAS. A tutti, la nostra viva gratitudine. Stampato in Italia / Printed in Italy Il nostro grazie, infine, a quanti hanno È vietata la riproduzione anche parziale dato una mano nelle ricerche: © 2007, Fondazione CRTrieste Marisa Bianco Fiorin, Consuelo Cercenà, Isbn 978-88-901667-8-5 Nicoletta Comar, Franco Firmiani, Matteo Gardonio, Maria Beatrice Giorio, Diego Gomiero, Beatrice Malusà, Furio Princivalli, Laura Safred, In copertina: Melita Sciucca, Serena Skerl Del Conte, E. SCOMPARINI, L’Industria, particolare [cat. 87], 1897 Pamela Volpi, Maria Walcher. Massimo De Grassi Eugenio Scomparini INIZIATIVE CULTURALI spa Fondazione CRTrieste Utilizzo colori Pantone asterisco rosso: Pantone 187 ic: Pantone 443 Fondazione CRTrieste: Pantone 443 Premessa Con questo contributo monografico dedicato a Eugenio Scomparini, artista tra i più noti ed amati del panorama cittadino, la Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste giunge al nono volume. Scomparini inizia le sua formazione, come molti pittori triestini, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, prosegue in ambiente romano per fare poi ritorno a Trieste alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento. Non è difficile riconoscere oggi la mano dell’artista in numerose collezioni, pubbliche e private, cittadine. Mi piace, a questo proposito, segnalare Il Commercio e L’Industria, due opere provenienti dal celebre complesso decorativo del Caffè della Stazione - che comprende anche dipinti di Barison, Lonza e Grimani - nelle quali viene esaltata la tradizione imprenditoriale cittadina. Queste grandi tele fanno ora parte della Collezione d’arte della Fondazione, che di recente ha acquisito le opere di maggiore significato storico e artistico già proprietà della Cassa di Risparmio di Trieste. Tra queste ho il piacere di ricordare la grande allegoria dell’Edilizia, uno degli ultimi lavori di Scomparini, acquisita a seguito di un concorso bandito nel 1912 per la decorazione degli atri della sede della Banca. Massimo Paniccia Presidente della Fondazione CRTrieste 55 Uno specchio per la borghesia triestina Con l’usuale cadenza, viene presentato quest’anno il secondo numero della nuova serie della Collana d’arte della Fondazione CRTrieste. È la volta della monografia su Eugenio Scomparini, nella quale, come nel volume dello scorso anno dedicato a Giuseppe Barison, non si è mancato d’includere il catalogo completo dell’opera dell’artista, al fine di fornire uno strumento, oggi indispensabile, di conoscenza e di lavoro. La ricerca è stata coronata da importanti acquisizioni documen- tarie e critiche, sicché si può gettare ora uno sguardo analitico sull’attività di uno dei nostri più celebrati pittori, che impersona, per tanta parte, le vicende artistiche nella Trieste dei decenni fra Otto e Novecento, la sua committenza d’alto bordo, fatta di grandi borghesi e di grandi istituzioni. Ne scaturiscono tematiche come il ritratto o il nudo femminile da una parte, quindi i soggetti della modernità: la Navigazione e l’Edilizia, il Commercio, l’Industria, il Lavoro, ecc., idonei a esprimere la retorica della nuova imprenditoria: una sorta di attuale Iconologia in cui figuravano pure scoperte recenti come, emblematicamente, l’Invenzione della luce elettrica. Modernità si è detto. E modernità, per Scomparini, era soprat- tutto quel colpeggiare vibrante, sontuoso – unire Tiziano a Tiepolo sembra, in filigrana, l’assunto sotteso –, che ne distingue la stesura pittorica, com’erano sontuosi gli interni in cui vivevano i nostri personaggi, quelli che s’incontravano nei palchi alle prime del teatro d’opera, quelli che, nelle capitali europee, facevano la fila per accedere agli studi di Mariano Fortuny o di Jean-Louis-Ernest Meissonier. Il pittore passa quindi dalle prime esperienze (La confidenza, 1869), alla Pompeo Marino Molmenti, il maestro allora più accreditato nell’Accademia veneziana, al gusto ‘Fortuny’, un nome ricorrente nel nostro volume, e il gruppo in un interno della Famiglia Fabricci (1880) ne è l’espressione più significativa, assieme alla celebre figura di Margherita Gauthier (1890): un’icona di quell’epoca. 7 Ma, noi lo sappiamo, quella ‘modernità’ era intrisa di astuzie e di compromessi, di adescamenti cromatici e di strizzate d’occhi; era fatta per compiacere e compiacere non è mai ricerca o sincerità d’espressione. Il successo che sempre arrise all’artista gli ha di certo nuociuto, rinserrandolo in un’autocoscienza narcisistica (“sono una celebrità”) e impedendogli così di accorgersi che, oltre la soglia del suo atelier, il mondo stava cambiando in fretta. Giuseppe Pavanello La nostra gratitudine alla Fondazione CRTrieste, agli studiosi, ai collezionisti, a quanti ci hanno aiutato a conseguire, anche quest’anno, un esito così alto. Un ringraziamento particolare al fotografo Paolo Bonassi, grazie alla cui bravura il volume, di concerto con lo Studio Mark e l’editore, può presentarsi con tale qualità di risultati. 8 Eugenio Scomparini Sommario Premessa Massimo Paniccia 5 Uno specchio per la borghesia triestina Giuseppe Pavanello 7 EUGENIO SCOMPARINI “Un’illustrazione patria”: il percorso artistico di Eugenio Scomparini 13 La grande decorazione 27 Lo specchio del tempo: ritratti e autoritratti 43 La pittura di genere e la grafica 53 “Una specie di movimento moderno”: appunti sulla fortuna critica di Eugenio Scomparini 67 Tavole 75 Catalogo delle opere Dipinti 181 Disegni e opere grafiche 211 Opere perdute o non rintracciate 221 Appendice critica e documentaria 227 Esposizioni 241 Opere registrate nei cataloghi d’asta 245 Bibliografia 249 12 13 “Un’illustrazione patria”: il percorso artistico di Eugenio Scomparini “Lo Scomparini era un bell’uomo, alto, forte e slanciato. Eugenio Scomparini nel suo studio in un ritratto fotografico dei primi anni del Novecento Si compiaceva di essere il beniamino viziato da tutti: Fino alla costituzione del circolo aveva menato la gran vita con gli eleganti della città. Era di buonissimo carattere e genialissimo. Aveva avuto ottima scuola e disegnava bene. Dal suo temperamento artistico si sentiva portato alla grande decorazione di tipo tiepolesco e ne fece di bellissime: Sentiva una forma d’arte dalla quale non si staccò fin che visse, rimanendo fedele alle sue convinzioni artistiche”1. Così, a oltre vent’anni dalla morte, Carlo Wostry ricordava l’amico e sodale Eugenio Scomparini, inquadrando anche una delle principali peculiarità del suo lavoro, quella vocazione decorativa che ne decreterà l’indiscussa fama cittadina. Eugenio Scomparini era nato a Trieste il primo settembre del 1845, ultimo di quattro fratelli, da Alberto di Chioggia e dalla veneziana Maria Scomparini, da tempo stabilitisi in città2. Della sua giovinezza e della sua primissima formazione si conosce pochissimo, le scarne biografie parlano di una frequentazione della scuola “del buon Moscotto”3, il che rimanda alla Scuola Triestina di disegno di cui l’intagliatore Giovanni Moscotto era direttore4, e che prima della nascita della Scuola industriale era l’unico luogo in città deputato alla formazione dei giovani 1C. WOSTRY, Storia del Circolo Artistico di Trieste, Udine, Edizioni de “La Panarie”, 1934, p. 161. 2Nel certificato di famiglia fornito dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Trieste, purtroppo lacunoso, si viene a sapere che la madre (nata a Venezia nel 1802 e morta a Trieste il 28 maggio 1876) risulta vedova da prima del 1857. La sorella maggiore, Adelaide, nasce nel 1832 e il 28 settembre 1864 sposa Pietro Contin, il secondogenito Francesco nasce nel ‘33 e si sposa il 22 settembre 1888, del terzo figlio, Paolo si conosce solo l’anno di nascita, il 1840, e la sua partecipazione alla spedizione garibaldina dei Mille. Non risulta che vi siano altri figli, ma Carlotta e Adelaide, segnalate da Laura Safred (Le opere, in Eugenio Scomparini pittura ed altro da Sedan a Sarajevo, catalogo della mostra di Trieste, Civico Museo Revoltella 26 ottobre 1984- 31 gennaio 1985, Trieste, Comune di Trieste, 1984, p. 129) potrebberero essere morte prima della registrazione anagrafica. 3Eugenio Scomparini è morto, “Il Piccolo”, 18 marzo 1913. 4Su questa scuola e sulla figura di Moscotto: A. CAROLI, Kaiserlich Königliche Staats- gewerbe schule Triest. Arte e tecnica a Trieste 1850-1916, Monfalcone,