Figure Dell'artista
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laboratorio dell’immaginario issn 1826-6118 FIGURE DELL’ARTISTA a cura di Eloisa Morra, Giacomo Raccis giugno 2021 rivista elettronica https://elephantandcastle.unibg.it/ INDICE 7 Editoriale ELOISA MORRA, GIACOMO RACCIS 25 Capolavori selvaggi. La leggenda dell’artista protomodernista in Manette Salomon dei fratelli Goncourt MARCELLO SESSA 58 Oltre il secondo spazio. Balzac, Henry James e altri pittori PIER GIOVANNI ADAMO 76 Pamela, Ginia e “la bella estate”. Figure dell’artista fra Cialente e Pavese FRANCESCA RUBINI 96 “Un personaggio forse troppo diletto”. La rappresentazione dell’artista nell’opera di Anna Banti EDOARDO BASSETTI 123 Creazione, aura, mercato. Dal romanzo d’artista al romanzo delle arti CARLO TIRINANZI DE MEDICI 151 Storie di pittori tra narrativa e teatro nella letteratura italiana degli anni Duemila FILIPPO MILANI 168 L’autorappresentazione dell’artista tra immagini, parole e sim- boli: Ebdòmero di Giorgio de Chirico MATTEO MOCA 189 Testo letterario e testo pittorico a confronto. Gli Appunti sulla pittura di Renato Guttuso per Il Selvaggio (1939-1941) VALENTINA RAIMONDO 212 Dall’autoritratto all’autocoscienza: la scrittura del riconosci- mento di Carla Lonzi SILVIA CUCCHI 234 Pontormo, lo schermo e la trasparenza. Diari d’artista nell’era digitale SAMUELE FIORAVANTI 255 Flavio Favelli, piegare il tempo con l’arte e la parola RICCARDO DONATI 279 Hans Ulrich Obrist: l’intervista d’artista al servizio della curatela SILVIA NERI 297 “Basta guardare”. Sullo scritto d’arte scritto dall’artista LAVINIA TORTI 321 Il genio emendato: Benvenuto Cellini tra letteratura popolare e scolastica nel secondo Ottocento italiano ALBERTO PIRRO 353 Dall’uomo scimmia a San Sebastiano. Rappresentazioni di Mario Schifano tra letteratura, musica e arti visive CARLOTTA VACCHELLI 385 Autori 7 Elephant & Castle, n. 25, Figure dell’artista, giugno 2021 E. Morra, G. Raccis - Editoriale 8 ELOISA MORRA, GIACOMO RACCIS Questa polarizzazione riflette una sostanziale difficoltà della cultu- Editoriale ra contemporanea a comprendere il suo statuto professionale (dal momento che, almeno in Italia, non ne ha uno riconosciuto), il suo ruolo sociale (oscillante tra l’alta borghesia degli artisti dalle quota- zioni milionarie e il sottoproletariato precario degli aspiranti o degli esponenti dei circuiti “off” e underground) e la sua prassi espressiva (dal momento che ogni artista sembra seguire una propria, inimi- tabile strada). Una considerazione contraddittoria, che non manca di avere ricadute su – o che costituisce un effetto di – una parallela “L’arte: una congrega di svitati”: così scrive, con icastica memorabili- doppia vulgata sull’arte, e in particolar modo su quella contempora- tà, Emanuele Trevi (2019) in un suo recente libro, dando espressione nea, che, se rappresenta ancora agli occhi di molti uno strumento di al più diffuso tra i luoghi comuni sul profilo dell’artista, quello della ‘distinzione’ sociale e spirituale, al tempo stesso viene spesso bollata sua eccentricità. Sul carattere saturnino dell’artista, “dall’antichità alla come messa in scena autoreferenziale, espressione di un elitario e rivoluzione francese”, i coniugi Wittkower (1963) hanno costruito narcisistico circuito chiuso (quella che Nathalie Heinich ha defini- un intero studio, ricostruendo origine e cause di questa fama, che in to L’élite artiste, 2005). Come ha sintetizzato efficacemente Mauro molti casi ha finito per condizionare il comportamento stesso degli Covacich in un libro dal titolo emblematico, L’arte contemporanea artisti, intenzionati a “rispettare” il proprio personaggio, e le loro spiegata a tuo marito (2011: V): dirette o indirette rappresentazioni (Castoldi 2011). Ma già Ernst Kris e Otto Kurz avevano messo in luce nella Leggenda dell’artista L’arte contemporanea si avviluppa in una contraddizione ogni giorno (1934) il modo in cui il racconto della vita degli uomini d’arte si con- più inestricabile: da un canto sembra essere sulla bocca di tutti, dall’al- densi sempre attorno ad alcuni topoi ricorrenti (la predestinazione, tro non parla quasi a nessuno. il talento naturale, l’incontro decisivo con un maestro…), rendendo così evidente che la rilevanza di questo personaggio nell’immagina- Ciononostante, o forse proprio in virtù di queste premesse, lo sfug- rio antico e moderno è legata a doppio filo alla stratificazione di gente statuto dell’artista ha stimolato l’immaginazione collettiva, significati e pregiudizi che nel corso dei secoli si sono depositati sulla e in particolar modo quella letteraria, che in età contemporanea sua figura (processo a cui corrispondono, in età contemporanea, ne ha fatto un vero e proprio ‘personaggio’ (cfr. Raccis 2020). Se anche le varie forme di rimediazione della sua immagine; Bal 1999; Herbert Marcuse (1922) riconosceva nell’età dello Sturm und Drang Zucconi 2018). Individuo enigmatico, dotato di facoltà quasi sciama- l’origine di un genere, il ‘romanzo dell’artista’, che si rivela la forma niche (è capace di imitare la natura al punto che le sue rappresen- simbolica di un’intera cultura, è il Novecento a radicare l’artista al tazioni possono essere scambiate per “vere” oppure, al contrario, centro dell’immaginario letterario: alla sua figura viene chiesto ora riesce a dare forma a ciò che non ne ha), oppure scaltro falsificatore, di assumere su di sé il peso di un rapporto con la realtà divenuto interessato solo a colonizzare l’immaginario popolare – e a lucrarci problematico (da Senilità di Italo Svevo alla Carta e il territorio di sopra – grazie a ‘trovate’ a buon mercato (“Per me vale la regola Michel Houellebecq), ora invece di dare rappresentazione al condi- del minimo sforzo, massimo risultato”, ha affermato Damien Hirst, viso bisogno di fuga o trasfigurazione dei dati più triti dell’esperienza 2001), l’artista sembra destinato a essere continuamente oggetto di ordinaria (l’artista come genio, dal Dedalus di James Joyce in poi), opinioni polarizzate. ora ancora di incarnare in modo non pacificato la lotta agli stereo- 9 Elephant & Castle, n. 25, Figure dell’artista, giugno 2021 E. Morra, G. Raccis - Editoriale 10 tipi di genere (da Artemisia di Anna Banti, oggetto di uno dei saggi, alla complessità delle problematiche poste dai testi e dalle immagini, all’Architettrice di Melania Mazzucco). hanno mobilitato, come era prevedibile, strumenti analitici multi- Il romanzo declina in termini di script narrativi i diversi tasselli della valenti, che spaziano dalla narratologia alla filologia, dalla sociologia ‘leggenda dell’artista’, mette in mostra le pratiche e i dettagli minuti dell’arte ai visual studies, passando per la critica tematica e le teorie della ‘vita d’artista’, ricostruisce ambienti, relazioni e comportamenti della ricezione. Tuttavia, si possono individuare nuclei tematici ben che aiutano a dare concretezza all’immagine di questo personag- riconoscibili che, oltre a tracciare una pur sommaria storia dell’evo- gio, inserendolo peraltro all’interno di quei ‘regimi’ individuati dalla luzione delle figure d’artista e degli scritti d’artista nel campo lette- sociologia dell’arte e utili a riconoscere l’evoluzione della sua figura rario moderno e contemporaneo, aprono spazi a nuove prospettive sociale nel corso del tempo (cfr. Heinich 2001). Non sono solo ermeneutiche. i romanzi incentrati sul personaggio-artista, tuttavia, a contribuire di volta in volta a consolidare stereotipi e immagini convenzionali Una prima linea di ricerca assume come baricentro l’età dell’oro del oppure a definire nuovi miti; spesso sono gli stessi artisti che, con le Künstlerroman europeo, ovvero il cosiddetto “tournant artiste” della loro scritture, concorrono più o meno consapevolmente a irrigidire letteratura francese (Vouilloux 2011), al centro dei saggi di Marcello il repertorio di caratteri utili a definire il loro statuto di eccentri- Sessa e Pier Giovanni Adamo: dallo Chef d’œuvre inconnu (1831) di ci-integrati nel sistema sociale (come ha scritto Enrico Castelnuovo, Balzac all’œuvre di Zola (1887), passando per Manette Salomon dei quello dell’artista è “l’unico tipo di comportamento deviante che fratelli Goncourt (ma, almeno in questa sede, si dovrà segnalare an- venga in qualche modo celebrato”, in Kris, Kurz 1934: VII). Dai libri che l’imprescindibile produzione di Champfleury), nell’arco di meno degli artisti alle biografie autorizzate, e ancora di più nelle autobio- di cinquant’anni viene codificato romanzescamente un vero e pro- grafie e nelle carte private (come epistole o appunti di lavoro), fino prio prontuario di topoi che tanta parte avranno negli sviluppi della ai più recenti diari digitali, la scrittura dà forma a un’autopresenta- narrativa europea, fino almeno al secondo dopoguerra. Il saggio di zione che è spesso il compromesso tra retorica dell’autenticità e Marcello Sessa affronta proprio Manette Salomon, considerabile bisogno di costruire in maniera strategica la propria posizione nel come “l’esito e più alto di quella ‘scrittura artista [écriture artiste]’ campo artistico, confermando oppure schivando etichette sinteti- che i Goncourt hanno messo a punto per sciogliere il dibattito sul che ma efficaci alla comunicazione di sé. realismo, all’epoca cogente e ineludibile”. Un romanzo in cui forma e contenuto risultano sintonizzati allo scopo di “duplicare” in forma I saggi raccolti in questo numero monografico di Elephant & Castle. esemplare quell’ideale di rielaborazione della realtà in cui consiste la Laboratorio dell’immaginario intendono chiamare in causa il doppio poetica realista. Nel rappresentare