Materiali N. 46-2016

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Materiali N. 46-2016 MUSEO NAZIONALE ROMANO Medagliere LA COLLEZIONE DI VITTORIO EMANUELE III collana a cura di SILVANA BALBI DE CARO GABRIELLA ANGELI BUFALINI Ministero............................................................................................................................... per i beni e le attività..................................................... culturali BOLLETTINO DI NUMISMATICA MATERIALI Numero 46 – Ottobre 2016 ROMA, MUSEO NAZIONALE ROMANO LA COLLEZIONE DI VITTORIO EMANUELE III LA ZECCA DI MASSA DI LUNIGIANA Alberico I Cybo Malaspina, marchese (1553-1568) e principe di Massa (1568-1623) di Gianluigi Esposito Sommario Introduzione . p . 5 Alberico I Cybo Malaspina (1553-1623) . » 6 Le imprese . » 7 I nominali . » 12 Zecchieri e ubicazione della Zecca . » 17 Note . » 19 CATALOGO . » 23 Abbreviazioni bibliografiche . » 196 Indici . » 199 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI BOLLETTINO DI NUMISMATICA c/o Museo Nazionale Romano - Medagliere Palazzo Massimo alle Terme Piazza dei Cinquecento, 67 – 00185 Roma www.numismaticadellostato.it Direttore DANIELA PORRO Capo redattore e coordinatore di redazione GABRIELLA ANGELI BUFALINI Redazione SIMONE BOCCARDI, FABIANA LANNA [email protected] Responsabile settore grafico STEFANO FERRANTE Comitato scientifico Ermanno A. Arslan, Renata Cantilena, Emanuela Ercolani Cocchi, Salvatore Garraffo, Giovanni Gorini, Andrea Saccocci, Aldo Siciliano Roma 2019 Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 46 (2016) Gianluigi Esposito LA ZECCA DI MASSA DI LUNIGIANA Alberico I Cybo Malaspina, marchese (1553-1568) e principe di Massa (1568-1623) di Gianluigi Esposito Introduzione La zecca di Massa di Lunigiana fu attiva, sia pure con alcuni periodi di chiusura, dal 1559/1560 al 1667 e, per soli progetti, nella prima metà del Settecento; le monete del 1792 a nome della duchessa Maria Beatrice d’Este Cybo Malaspina furono invece battute nella zecca di Milano . Le 300 monete fa- centi parte della Collezione di Vittorio Emanuele III di Savoia costituiscono senza dubbio il maggior insieme conosciuto di esemplari di questa Zecca, comprendente un gran numero di tipi e di varianti nonché pezzi di eccezionale bellezza e rarità, talvolta unici, la cui pubblicazione permette di aggiornare e integrare non solo il Corpus Nummorum Italicorum1 ma anche la principale letteratura in materia2 . Tra i pezzi di maggior pregio possiamo certamente includere le 31 monete d’oro della Collezio- ne, ovvero la doppia da 2, la doppia, lo scudo e il mezzo scudo, anche se non mancano pezzi unici nei nominali sia in argento che in mistura . Dei 300 esemplari presenti in Collezione, 72 provengono dalla Raccolta Marignoli3, acquistata dal Re nel 1900 tramite il numismatico Ortensio Vitalini, il cui nome compare nelle annotazioni di provenienza di altri 10 pezzi . Molti esemplari provengono da acquisti effettuati presso commercianti o in occasione di vendite all’asta, italiane o straniere, come quella della casa d’asta Rodolfo Ratto di Milano dalla quale giungono 25 pezzi, e la vendita Gnecchi4 Figura 1 - ANONIMO, Massa da la banda di sotto la Rocha (disegno del XVII sec .) ASMs, Biblioteca 4930 (Aut . Min . n . 191 del 16-10-2018) 5 Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 46 (2016) Gianluigi Esposito dalla quale sono confluiti 9 esemplari . Il maggior numero di monete che oggi possiamo esami- nare, rispetto a quanto pubblicato nel 1929 sul Corpus, è dovuto alle nuove acquisizioni effet- tuate negli anni seguenti l’uscita del volume XI; in particolare tra il 1931 e il 1938 si aggiunsero 11 esemplari provenienti dalla Raccolta Castagnoli5 e 10 pezzi venduti al Re dalla commerciante Eugenia Majorana . In questa sede vengono pubblicate le monete coniate da Alberico I Cybo Malaspina, con e senza data, durante il periodo del Marchesato (1553-1568) e, per mere ragioni editoriali, le sole monete con data emesse nel periodo del Principato (1568-1623) . Alberico I Cybo Malaspina (1553-1623) Poiché il ramo diretto dei Malaspina di Massa e Carrara stava per estinguersi con Antonio Alberico II che, dal suo matrimonio con Lucrezia d’Este, non ebbe che figlie femmine, le dispo- sizioni testamentarie del Marchese6 accordarono, in mancanza di eredi maschi legittimi, il diritto a una donna di succedere nel feudo con l’osservanza della primogenitura . Per tale ragione, nel 1519, la primogenita Ricciarda Malaspina succedette al padre . Nel 1520 la marchesa Ricciarda sposò, in seconde nozze, il potente nobile genovese Lorenzo Cybo7, conte di Ferentillo; nel 1530, con diploma dell’imperatore Carlo V, Lorenzo Cybo fu dichiarato compartecipe del feudo massese, essendogli stato conferito il titolo di Marchese di Massa e Signore di Carrara . L’unione delle due famiglie, dunque, sancisce l’inizio della nuova dinastia dei Cybo Mala- spina, anche se in realtà la vera e propria fusione e perpetuazione si ebbe con Alberico I Cybo Malaspina, che succedette alla madre nel 15538 dopo avere già ereditato il feudo di Ferentillo dal padre . Infatti, dopo oltre un decennio di lotte intestine e di intrighi politici, la dinastia venne a identificarsi in una sola persona, ossia nel secondo figlio maschio di Ricciarda e Lorenzo, visto che il loro primogenito Giulio Cybo9 era stato giustiziato a Milano nel 1548 per il suo coinvolgi- mento nella congiura dei Fieschi . Alberico I Cybo Malaspina, singolare figura di piccolo sovrano del Rinascimento, nato nel 1532 e già avviato alla carriera ecclesiastica, fu uomo accorto e prudente, leale e generoso, erudito e di eruditi amico e protettore: un perfetto signore umanista, in tutto degno del secolo luminoso nel quale nacque . Lo ius monetandi, che forse può considerarsi la più singolare e alta delle dignità, fu concesso ad Alberico I dall’imperatore Ferdinando I con diploma imperiale del 2 marzo 155910 ma, nonostante siano state prodotte delle rare e belle monete datate 155911, la Zecca non cominciò a lavorare che l’anno successivo . Il cronista Anniboni12 ricorda come il 26 luglio 1560 il marcheso Albericho I à voluto dare principio a fare batere monete quale vole che siano ala lega di Fiorenza et di Lucca . Et così il soprascripto à ottenuto dal Ducha di Firenza potere spendere la sua moneta per tutto il dominio fiorentino come la sua propria, e ancora a dì 28 agosto 1560 si cominciò a batere, sive a stampare; et incominciò a fare le craice, ciovè le cin- quine . Il 13 settembre 1560 Alberico I scriveva alla moglie, Elisabetta della Rovere, di aspettare con desiderio la mostra delle nostre monete e me pare che sia fatto bene a far venire il sagiatore di Lucca e tra tanto se parerà di mandar a Fiorenza on queste lettere ch’io mando che de recerchare il duca che dia licentia per qualche tempo limitato overo per Pisa e il paese solo facci lui che me ne rimetto al giudizio suo13 . Con Alberico I la zecca di Massa di Lunigiana visse la sua vera età dell’oro14, tanto che delle monete albericiane è possibile apprezzare una particolare ricchezza tipologica e iconografica; in un’epoca in cui la moneta rispettava certamente una funzione economica e commerciale ma ac- quisiva anche e soprattutto una funzione propagandistica e ostentativo-celebrativa, sicuramente Alberico I si servì della Zecca per diffondere oltre i confini del suo piccolo Stato la sua impronta 6 Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 46 (2016) Gianluigi Esposito e l’arme della sua famiglia15, realizzando magistralmente il suo intento16 attraverso una moneta- zione varia, ricca, difficilmente finalizzata ai soli bisogni interni dello Stato, utilizzando più volte le imprese di famiglia17 . Effettivamente Alberico I, uomo fortemente pervaso da quegli ideali rinascimentali di cui si era nutrito fin dalla sua infanzia, si riappropria delle imprese nobiliari dei Cybo per riproporle nella luce del gusto cinquecentesco per il simbolismo ermetico coniugato con il desiderio di ostentazione della grandezza nobiliare18 . Infatti, non è un caso che alla bontà dell’intrinseco19, cosa singolare per quei tempi, Alberico I volle accoppiato nelle sue monete il decoro esteriore togliendo a prestito dalle Armi degli ascendenti e dalle svariate Imprese dei Cybo i motivi per glorificare la casata20 . Figura 2 - ANONIMO, Principato di Massa d’in piano (disegno del XVII sec .) ASMs, Biblioteca 4930 (Aut . Min . n . 191 del 16-10-2018) Le imprese Nella sua abbondante produzione monetale Alberico I dedica alla tradizione socio-religio- sa massese il solo san Pietro, concentrandosi sulla celebrazione della casata Cybo, quasi ad affermare l’identificazione in se stesso della storia e dei valori del suo Stato21 . Il san Pietro com- pare su un rarissimo scudo in oro22 marchionale, sui paoli del 156723, del 156924, del 157525, del 158626 e quelli senza data così come sulle monetine da 2 quattrini o duetti con millesimo 159627 e senza data . La riscoperta delle imprese araldiche dei Cybo permette ad Alberico I di avere a disposizione quattro interessanti iconografie utilizzabili per la monetazione . Due di queste imprese, la Botte ardente e l’Incudine, compaiono nell’oro e nell’argento, quella dell’Obelisco nell’oro28 e nei quattrini in mistura mentre l’impresa del Pavone, la più antica, compare solo sui paoli in argento29 . 7 Roma, Museo Nazionale Romano Collezione di Vittorio Emanuele III Bollettino di Numismatica, Materiali 46 (2016) Gianluigi Esposito Figura 3 - Da RUSCELLI 1584, p . 32 (particolare) L’impresa del Pavone (fig . 3) spetta al primo personaggio importante di casa Cybo, quell’Arano, trisavolo di Alberico I, che fu nominato vicerè da Renato d’Angiò e onorato col motto Lealtè passe tout (“La lealtà è al di sopra di tutto”)30 come ricompensa dell’aiuto offerto durante l’assedio di Na- poli da parte di Alfonso d’Aragona . Così il Ruscelli31 descrisse questa impresa: voler mostrare la generosità, et lealtà dell’animo suo, sì come il pavone rotato mostra lealmente ogni ricchezza, et bellezza sua . Il che poi fa tanto più chiaro il suo motto in lingua francese, lealtè passe tout, il qual nella nostra direbbe, lealtà passa, o vince ogni cosa .
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