B N C F

PfiSS 229

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* Vl- W9l Digitized by Google Digitized by Google Digitized by Google GIOTANNI SFORZA

SAGGIO

D’UNA BIBLIOGRAFIA STORICA

DELLA LUNiaiANA -J t H ! !'

‘I

TOMO PRIMO

MODENA TIP. CAR/O VINCBNZI

Digitized by Gpogle Digitized by Google SAGGIO

D' UNA

BIBLIOGRAFIA STORICA

DELLA

L U N I G I A N A

«iovai<ì:«i sforza

TOM. I.

Part. 1. STATUTI EDITI E INEDITI. Pali. n. OPERE MANOSCRITTE.

MODENA

TIPOGRAFIA DI CABLO VINCE^IZI

ì 87A.

Digilìzed by Google C»tr«tlo d*i Voi. VI « VII degli Atti t Memorie delle Aft. />«fu(azioti» di Storio Patria

per le Prorinde modenesi e parmensi.

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AD ALESSANDRO MAGNI GRIFFI

AMOKOSO RACCOQLITOKK DI PATRIE MEMORIE

QUESTA BIBLIOGRAFIA STORICA DELLA LOSIUIANA

A TESTIMONIANZA IV AMICIZIA

E DI ANIMO RICONOSCESTE

INTITOLA

GIOVANNI SFORZA

I UIVONO UDCCCI.XXII.

Digitized by Google DIgitized by Google 0 , fertile, Vasto tirreno lido, Monti, OTO pone ratinila

Fra nevi e marmi il nido! Quante memorie destano Nei generosi petti, 1 vostri eterni aspetti,

I vostri antichi di. G. FERRani.

on ho perdonalo nè a tempo, nè a raiichc, nè a spese per rendere eoinpiula, quanto per me si poteva, questa DibliograHa ; nella quale ho descritto lutti gli Statuti, e tutte le opere cosi edite come inedite, che in cinque anni di pazienti ricerche mi sono venute alle mani, c clic giovano a illustrare, più o meno largamente, la storia politica, legislativa, eccle- siastica, scientifica, artistica, letteraria c commerciale della Lunigiana.

Dall'antica città di Luni prende essa il suo nome; ed è una hreve striscia di terra, tra la Toscana e la Liguria, bagnata in parte dal Jdediterraneo e in parte cinta dagli Appennini. La Lunigiana non ha

rn.ai avuto un governo a sè , nè un’amministrazione propria; ma su

di lei hanno signoreggiato, ora più ora meno c divisamente, le Hepuh-

hliclic ed i Governi di Genova, di Pisa, di Firenze e di Lucca, i Vi- sconti, i Rossi di Parma c gli Sforza, i Fiesclii ed i Centurioni, i Doria

e gli .Spinola, i Vescovi di Luni ed i Malaspina, i Campofregoso , i

Gybo, i Napoleonidi, i reali di Savoia, i Borboni c gli Estensi. E una

denominazione storica del lutto ideale, un' espressione geogradea, di cui 6

riesce diflìcilissinio designare i veri confini. Alcuni scritlori di troppo gli

allargano; altri invece gli restringono di troppo. Io però, dovendo sotto

limiti certi delerininarc l’opera mia, intendo per Lunigiana quella striscia

di terra che dallo stretto passo di Porla, già ultimo confine degli Stali

Estensi, si estende tra il mare e la cresta del Pizzo d’ Uccello, dell’Alpe di

Mommio, di Sassallio, del monte Orsaio e della Cisa «ino al Gollaro, e che

A divisa dalla Liguria da un tratto di montagna, la quale, diramandosi ap>

punto dal Gotlaro, mena direttamente alla marina tra Levante c Scslri (I).

Nell' attuale sparlimenlo del Regno la Lunigiana non è riunita in una sola provincia, cotne dovrebbe essere c con ragione, perchè popolala da

dugenlomila abitanti, ricca di bellissimi marmi c di industrie, rerlilc di suolo, gloriosa per vecebie e nuove memorie c per uomini chiari

nelle artiii, nelle arti, nelle lettere c nelle scienze. Una porzione di essa,

nota col nome di Circondario di lavante, è amministrata da un Sotto Pre-

fetto, che risiede nella città di Spezia c la regge per conto del Prefetto di

Genova, della quale Provincia fa parte. Il resto della Lunigiana forma la

Provincia di iVassa e , da cui dipende pure quasi tutta la Garfa-

gnana {‘2). Il Circondario di Levante si compone de’ Gomuni di Brugnato,

di Carro, di Godano, di /.ignago, di Bonassola, di Borghctio di Vara, di

(iarrodano, di Deiva, di Framura, di Levanto, di Monterosso al Mare, di

Pignone, di Vernazza, di Ameglia, di Lerici, di Bollano, di Caslclnuovo

di .Magra, di Ortoniiuvo, di Santo Stefano di Magra, di Sarzana , di

Arcola (3), di Follo, di Vezzano Ligure, di Beverino, di Porlovcnerc, di Ricco del Golfo di Spezia, di Riomaggiore e di Spezia. Quella porzione della Lunigiana, clic dipende dalla Provincia di c Carrara, è spartita in due Circondari. Il Circondario di Marna di hinitjiana si compone de’ Co-

muni di Rocchetta di Vara, di Calice al Cornoviglio, di Licciana (4),

(1) Che U lerre dì Levanlo appartenga geograficamente alla Lunigiana appariace chiaro anche dal diploma dell’ imperatore Federigo I del S9 Penembre 116i a farore dei niarcheae insto Opizione Sdalatpina, dorè ai n concedimui «t eontìrmamua . . . . omnia qune nunc n titulo babenl in ComiVsfu Lunenit, euriam videliret de Aramo cum castello, Ltrantum’ ciim * l'guale dichiarazione si trova n curia eie. (Mscciom, Codrx dip/otnoftrus Malatpinnrxtm ; N III.) nella conferma che fecero di quel privilegio ai Malaspina gli imperatori Federigo II nel IS‘20,

Carlo IV nel 1355, e Leopoldo nel (Loaic, Coitx tiatine diplomatieut ; 11, $75.) Castelnuovo, (9) Possiede in Garfagnaiia i segueiili Comuni: Camporgiano, Careggine, Minacciano, Castiglione, Fosciandora, Gallicano, Ginncugn.ino. Molastana, Piazza al Serchio, Pievefosciana, S nomano, Sillano, Traisiitco, Vagli dì Sodo, Vergcmoli e Vitlacollemandiiia. fu soppresso (3) Con R. Decreto del giorno 93 Marzo 157V il Cuinuiie di Trebbiano Magra e aggregato a quello di Arcola. (i) Cen R. Decreto del 17 Marzo 1869 il Comune di Terrarossa venne soppresso, e parte fu aggregalo a quello dì Licciana, parte a quello di Treiaiia.

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(li Tresana, di Podenzana (t), di Cascia, di Aulla, di Fivizzano, di

Fosdinovo, di Carrara, di Massa, e di Montignoso (2). Il Circondario di

Ponlremoli, che è governato da un SoUoprefello, il quale dipende dal

Prefetto della Provincia di Massa e Carrara, comprende i Comuni di Zeri, di Pontrcmoli, di Filattiera, di Mulazzo, di Bagnonc, e di Villafranca.

In tre parti si divide questo Saggio. Nella prima ho descritto lutti gli

Statuti così editi come inediti (3); e benché ne abbia raccolto un assai buon numero, molti senza dubbio mi sono rimasti ignoti, essendo diflici- lissimo il rintracciarli presso private persone e anche ollremonle, dove parecchi sono andati a fìnire per incuria de’ Comuni, che avrebbero do- vuto conservarli gelosamente, non sperperarli senza frutto e con ver- gogna (4). Nella seconda parte indico le principali opere manoscritte che si hanno intorno alla Lunigiana, delle quali alcune ben sarebbero degne di venire alle stampe e di correre per le mani degli eruditi, come, a modo d’esempio, le cronache massosi di Tommaso Anniboni c di Gaspare Ven- turini, la vita di Alderano I scritta dal Bocca ed il Codice diplomatico

(I) Con R, Dicroto del 1.” Settembre 1S70 il Connne di Albitno Uegra fa loppreuo e venne aggregalo a quello di Podenzana.

(S) Con decreto dal OilUtore Luigi Carlo Ferini, de’ 37 Dicembre 18S9, le terre di Avenia, di Cornano, e di Rìccò Tennero create Comoni a sè. Il decreto però non ha mai avuto il suo efFetlo, ed Avenza continua ad essere borgata di Carrara e Cornano di Fivizzano; Ricco poi venne aggregalo al Comune di Treaana, quando fu soppresso il Comune di Terrarossa da Cui dipendeva.

(3) Tra i molti che mi furono larghi d’aiuto e di consiglio nella ricerca de* vecchi Sta* futi della Lunigiana, nella e compilazione dei resto di questa Bibliografia, mi corre il debito di ricordare con riconoscenza e con amore Alessandro Magni Griffi, Achille Neri ed il mar* chese Angelo Alberto Remedi di Sarzana, Alessandro Gherardi ed il cav. avv. Eugenio Branchi di Firenze, il cav. Antonio Cappelli ed il marchese Giuseppe Campori di Modena, Emilio Ferrari di CasieInoTo di Magra, il prof. Antonio Valsecchi di Padova, l'abate Nicolò Giuliani di Vezzano.

Agostino Falconi di il Marola, cav. Ferdinando Compagni di Massa, il conte Giuseppe Tenderìni dì Fivizzano, il cav, Eleonoro Cggeri ed il prof. Leopoldo Bocconi di PontreroolJ, il comm. An- tonio Winspeare gii Prefetto della Provincia di Massa e Carrara, l'abate Fedele Luierdo di S. Mar- gherili Ligure, il cav. Luigi Belgrano il cav. Tommaso ed Emanuele Celesìa di Genova, il cav.

Luigi Ferrarlo di Milano, il eomm. Giuseppe Valentinelli dì Venezia, il comm, Federigo Odorici di Brescia, il iiotaro Dionisio Giandomenici ed M canonico Pietro Andrei di Carrara. L'abate Giovambauiita <4) Ooneiia di Lerìci, a pag. 325 del sno Saggio tifortco dilla dioeeti di Luni SarxanOf edito ne) 1867, cosi scrive: ff Un certo avvocato Ferro delle terre veneziane perchè forestiero, favorito della « consegna della maggior parte degli Statuti comunali di Lnni- a gialla, nello di scopo scriverne lo spirito, per morte od altro più non facendone restituzione. era cagione cui ora « per in gran parte i Comuni stessi ne van privi n. Più volle e cortese- manle ho scritto al sig. avv. Francesco Ferro di Treviso, pregandolo a volermi indicare gli Sutuli lunigianesi che ai trovano nelle aue meni; ma egli non si è degnalo giammai di rispondermi! Quando gli era inoltrata la stampa, aeppi che aveva etto venduto al Senato del Bagno la sua bella e copiosa raccolta di Statuti iulianì. In un’appendice, che porrò in fine al secondo tomo, aaranno da me desorilli quelli Ua essi che eppartengooo ella Luoigiana,

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(Iella Lunigiana coni|iila(o dall’ abate Emanuele Cerini. .Nella terza parte

dò conto de’ libri e degli opuscoli clic si hanno a stampa; ai quali certo

ne sarà da aggiungere molti per rendere meno impcrretta 1’ opera mia.

l.a quale si chiude con un breve regesto del famoso Codice Pallavicino,

che conservasi a Sarzana nell’ .•Vrebivio Capitolare (1). Il titolo di Saggio,

che ho posto in fronte a questo libro, mostra chiaro in qual conto lo

tenga io stesso. Possa nullamcno essere di qualche giovamento agli stu- diosi delle cose della mia nativa Lunigiana. Per amore di essa, e per comodo loro, l’ho compilato:

a Nè che poco io vi dia da imputar sono

Che fìuanto io potsn dar lutto vi dono. >

CiovAS.'ii Sforza.

(1) Protetto fio d' ora che tarò di gran cuore rieoooteeule a quanti ai eooiptaeeranno di faroriroii oorreiionì ed aggioote, giacché ho io animo di Ihre una ristampa di questo Saggio, tra qualche anno, par comodo maggiore degli aladìoai, e perchè la Lunigiana pottieda una

Bibliogralla atiat più ricce della preaeole, che avrà con «e tutti i difeiti, le omiiaioni e le lacune che toglioao ceMr compagne di ogni primo abbono ne’ latori di questa natura.

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J

Parte Prima

STATUTI EDITI El) INEDITI

AG.\l\0. — ^Intuii «lei Comiinv et liuoiulnl di Amiiiiio, — Codice cartaceo in i.**

del K. Arcliivio Ceiiiralc di Stato in Firenze, eo|>erlo in tavola, segnato di numero

nuovo di corte 51 non numerate, ma con Uaccie qua e là di un'amica numera^

/ione. Dopo il rubricario, che sta in principio, viene il lesto degli Statuti, con un

la intitolazione seguente Qt4es/i /tono tini Comune et proemio e : qH Statuti hmmini di

Àijnìa»i, nei presente volume descritti m

guono le addizioni, con le relative appruvozioni degli Olliciali a ciò deputali dal Comune

di Fireiuc. I,a prima di queste addizioni é dei Ì4 Dicembre del 150.5; F ultima del

«l'Agosto del 1740.

Si dividono in quattro libri. Il primo sì compone di 10 rubriche; di 50 il secondo

f di iU il terzo, delie quali però mancano le seguenti:

10. Come le donne e li ins*^nsnti non passino fare eontrntti sema conseniìmento

di tre «uoi parenti.

H. Come nteuna che sin minore d’anni xjc non posm far contratto.

11. Del modo e quando si abbi a far melone sommaria. ÌG. Di non far contro la possessione posseduta.

27. De’ giorni feriali.

2S. Della ftenn di quelli che vieteranno il pegno al corriero.

23. Della pena di queVi che non osserveranno i cotmindnmen^r.

Il quarto libro c spartito in SI rubriche; e ili queste manca il principio della

prima che dice : Come si possi accusare del suo. 2

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Dal proemio &i ricava clic i presenti Statuii luroiio compilali coneale Canno

della Muiivìlà del nujtlro Signore Gìesù Cralo iMCCCCXCi* indiiione nona, adì ili] del mete di Luglio.

.%LIIIA\0. — Piallili» C'uinaiiinilati» Alblaal. — CoOicc cartaceo in iA di carte !70

non numerale. Si conserva tieH' Arcliivio Centrale di Stato in Firenze, cd ha il nuiiuTo

d'ordine IO nuovo. È in latino, e si compone di lOU rubriche. .Nel corpo di questo

Statuto non si trova traccia di partizione per libri, ma nel nibricario, clic si legge a

cai't. 55 '35, esse 109 rubriche vengono spiirlite in quattro libri; de* quali il primo

contiene le rubriche 1 19, il secondo le rubriclic iO«50. il terzo le rubriche 37 «50,

cd il quarto le rimanenti. È di scrittura de' secoli W-XVIil. A carte 32 si trovu

r appruvaziotie di questo Sluluio, fatta ai 5 d‘ .Agosto del 1476, dagli approvatoli di

quel Comune, in numero di cinquuiitatrè. Vengono |>oi correzioni, aggiunte e fraiu*

menti poslcriuri Uno al 21 Giugno del 17G9.

— Slaluloriiiii clsillum et erltuiiialluiu Comniunlfitli» /tmeliae

libri ircM* — Codice cartaceo in foglio, di pag. XX 174 numerale, diesi conserva

nell' Arcliivio Comunuie della città di Sarzmia. Gli Statuti si dividono in tre hbri, dei

quali il primo si compone di 75 capitoli; di 36 il secondo; di 28 il terzo. A pag. 129

c seguenii si leggono le Additioni, correligni e dicUiarasioni, della S.'* Ser.*“ della

Hep.^ di Genova ulli Slaluli civili e criminali deiC Ameylia, Furono questi Statuti

approvali per la prima volta nel 1598 dalla Repubblica di Genova. La compilazione

loro però risale ad un tempo assai più antico. TuUocbè abbiano il titolo in lingua

latina, sono senili italianamente. L'na copia di essi si conserva nella libreria del diia-

rissiino sig. Comm. Angelo Alberto de' mardiesi Remedi di Surzona. Ln' altra copia, ma

di mano assai più moderna, fa parte della mia collezione di cose pairic.

.%llC'OL%. — Stalalimi .Arenine. — Codice coriaceo

in 4.** pteeoio, di cari. 74 iiunierule, die si conserva u Sarzana nell’ Archivio del Co*

inune. Si divide in 7i capitoli. Venne scritto ad laudt-m, gtorium, el Aonor&ni atque

reverentiam Dei, cimque Muiris Marie sempcr Yirginiif eie ad slaium Iranquil-

lum, tnumphum perpeiiitim univerialein Communilafte fanuae, llluflrisjtimtgue Prm-

vtpu D. Calealii Mnrtae, Dei gratta, Duem Medioioni, Paptue, Àugliaq. comitis, et

Greutunae domini, eorumgue aueceesorum, et magni/ict ue venerandi Generaliti lÀ^silit

/anuue, pacem, uNfonc»<, trunquillum paci/ìcumque ttUdum omnium hominum et periu-

narum Coaiutunin Arcuine prettentium et futarorum, morlem, dexlraciiouem el utlimum

extermimum conlrartum appelentiuni. In die anno fosse compilalo è ignoto. .Nel 1532

essendo diveuulu il codice, in cui slava scritto lo Statuto, per la sua anUckUti, di leltura

mollo ozenru, giudicarono bene gli abitanti d Arcola di farne fare un ettemph di buona e

chiara lettura, come infatli segui. Fu più volle approvalo dalia Repubblica di Genova,

c coir andare degli anni andò soggetto n pnrccdiie aggiiinle e riforme, che tutte si

leggono in questo codice.

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B.%GìiO!VE» •— I9liila

Bai^tioiif. — Codice carUiceo in 4.*, legato in asse, che si conserva a Firenze nell’ Ar-

chivio Centrale di Staio, ed ha il numero d'ordine 4G nuovo. Sono numerate le prime 5i

carte del codice, di cui però la 59 è ripetuta ; le carte, che vengono appresso non

hanno numerazione di sorta; a queste tengono dietro 12 carte numerate, che hanno

però bianche le ultime due; delle altre 52 carte, colle quali si chiude, sono bianelie

le ultime H. nlciinc hanno la numerazione, altre nò. — Comincia con queste parole: In Dei nowne, amen, /it/roier/pm Stnluta et ordóinmeiito eoniu7it7n/um et ter-

rai'um potestarie fìaifnom Terzerìi in parfibus Luniyianey fiicla, edita et ennìpoiifn H

dewum compillata ad laudem et gloriam Omnipotentis Deìy eiusque gUmnsissime Geni-

tricis Virginis A/«n>, ne gloriosi confessorii ioneti AVe/io/ni, et omnium sanctorum et

snnetarum tneiusque Curie eeleslis, nec non ad Aonorew, stntum^ iriumpbum ac au-

gmentwn inclite et iriumplutnlis fbiriis Guelfe Comunis et Populi fiorentini^ ipsorutn

Dominorum, Dominorum Priorum Libertatii et Vezilliferi iuilitie, per prudentes virttt

ser Laurentium de Snxctta^ ser Bartholomeum tdim ser Miehotai de Acorsellis, Frati-

eisrhum fìapliaellis, Cristophorum Angelini, Bartholomeum IVerii de Bagnane, Anlonium

Luelvni, Johannem l.nurentii et Dominicum Jnannis Anlonii de A'eznnn, Lennardum

Bnrfholomei, Johannem Aulmii, Auguslinum JacojuneUi et Petrvm.... de Mochignnna

Supremo et Sidftann, Benediclum de Trefontana, Joannem Matheum de Odegiuo, Bar-

thalomeum Jo. I^lri, et Dominicum TAtnini de Compiono.

Il testo, clic vien appresso, sembra la bozza originale; è scritto in italiano e si

divide in Gl rubriche, numerate solamente sino alla trigesima oliava, e mancanti tutte

del titolo. Di spartizione in libri non vi è traccia. A carte 52 si legge i» prima appro-

vazione di questo Statuto, fatta ai 20 di Settembre del 1491 dagli npprnvaiori eletti

dal Comune di Firenze. Seguono diverse altre approvazioni, aggiunte e correzioni, così

in Ialino come in volgni'e, delle quali la più recente è de* 5 di Febbraio del 1G0S. In

mezzo a silTaiu* approvazioni sono legali due fogli che contengono il Beperinrin degli

SUtlnU vecchi di Bagnane, il qual repertorio è iin vero e proprio rubricarlo dello Statuto presente.

Alle approvazioni sopraindicate tiene dietro una nuova compilazione di questi

Statuti falla per guinqne hnminei del Consiglio di Firenze, a ciò clriti c deputali ai

29 Dicembre del 1572, e divisa in nove rubriche. Dopo siiTiitia compilazione ricomin-

ciano nuove aggiunte e correzioni, delle quali la più antica è de* 7 di Ottobre del IGI2

e la più moderna degli otto d* Agosto del 1G40.

In un altro quaderno di 12 carte, delle quali 10 sono numerate c scritte c 2 bianche,

viene una terza compilazione, falla ni 50 d’ Aprile del 1G55 da quattro uomini di Ba-

gnane, eletti da quel Comune con ampia autorità di vedere li 5/afu/i di della terra

di Bagnane, eorri^ere fi onffcAi Statuti, quelli limitare et nggiungerne de’ nuovi per

'evare li abusi che sono in detto loco. Questo nuovo Statuto è divìso in selle capitoli,

ed ha in fine le sottoscrizioni di quattro deputati e del loro cancelliere, e V approva-

zione del Consìglio e Pratica segreta di S. A. S. de’ 24 di Settembre del 1653.

Termina il codice con un altro quademeiio della stessa forma del precedente, di

carte 32, scrìtte fino alla 18* iifcluslve, contenente una nuova compilazione di questo

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Siaiulo. (ìomincia colle parole: In Oei nnnìiae, mnen. hìfniscripla sunt ordinamenta

OtMttiunilalis fiarjnoni e/e. ». Venne composia «lo no%e uomini di essa Comuniià, elcui

ilnlla iiirdesinin iieirAftoslo del 1556, e fu approvata agli H di Febbraio del 15.56*57

dagli {ipprovatori di Firenze. Si compone di iO cnpiloli, ed in line ha la sottoseri*

zioiie originale del notaio. Innanzi ni proemio si legge la st'guentc postilla scritta

di mano dei secolo decimo sellirno : ijafsli non sono in uso,

IIHIilJO. — Ninliifi di Biffilo del IY3M. — Codice cartaceo in 4.^ legalo in mezza

pergamena, di soli fogli, posseduto dal R. Archivio di Firenze, e segnato di numero

MUOVO 65. (Questi Statuti altro non sono clic un ordinamento, diviso in tre capitoli,

circa il conUutre le besde forastiere « pnsfoinrc neltn (jiurisdizione di Biglio. V«'niie

fatto ai iS di Aprile del I75H, e fu approvato a Firenze ui IK di Ciiiigno del 1759.

U0l.%.\0. — n) Nlafulu et liira Con»ules de Bolaao. — Si leggono nell' insigne

c antichissimo Codice Paliatfcino, che si conserva nell' Archivio Capitolare di Soriana*.

Furono compilati il giorno di venerdì 11 Oiugno 1!2()4. per opera di Martino c di Pas-

satore, Consoli della terra di Holnno. In calce agli Statuti si trova il giuramento che

prestano essi Consoli a Wulbcrio, vescovo di Limi, che di quel t('in|)o era signore di

Isolano.

#») Ordinamenta et Statata de Baiano. — Stanno insieme cogli ante-

cedenti nel Codice Pailavicino anzidetto. Vennero conifulati apud pleOem de Holano

ai 14 di Marzo del 12i7 da Cualando podestà di quel luogo. o) Mtatuta et capitala et ordinamenta liominam et Communta

Bolanl. Codice cartaceo in foglio, di carte 44, che si conserva a Sarzana presso

gli eredi dclFavv. llario Lari. Si dividono in Ire libri, che trattano così delie cose

civili come di quelle criminali. Vennero compilali ad laudem sempiternam et bonurn

A'/n/tim sercnUshne Corone liegis fraHCorum, et 0>immmr7u/it lonue dominorum (erre

tìoluui. Nell'anno li3i furono ampliati e corretti (>er la prima volta, c coll'andare

de' .secoli andarono soggetti a nuovi ampliameiiii c correzioni.

Blli(»\<%TO. — Htatuta Comiunnis Brugnafl. — L'abate Domenico Xolesi a pag. 15 del suo Prospetta eronoiogico di alcune notizie riguardanti la dtlà di Brugnato,

impresso a Genova co' torchi de' fratelli Poiiihenier nel 1H44, racconta come nel-

l'anno 1555 gii abitanti di Brugnaio, ben lieti di rijiosarc sotto il dominio della Re-

pubblica di Genova, o memori delle molle convenzioni stipulale con essa, cutiobhcro

essere cosa necessaria stabilire alcune leggi colie quali si avessero a governare. « Si

« compilò adunque (così scrive lo Zolesi) uno SUiluio particolare, diviso in circa

« trenta capitoli, i quali altro non sono che leggi ed ordiuazioni livellate secondo lo

« stato, la condizione c le consuetudini municipali dei paese. Recatisi ì sindacì c prò

u curatori della città di Brugnaio a Genova il giorno i5 di Giugno, vigilia di S. Gio-

ii vanni Kutiisia, dal Doge e da* Governatori della Repubblica ne ottennero la solennt!

• oppruvazioiie e conferma. Questo Statuto non fu mai stampato, ma ebbe pieno vi-

« gore sino ai rivoigimenii accaduti nell' anno 1797 ».

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Si legxo in un codice manoscrillo dui suddcllo sig. Zolusi inlllolato: PrivUeyta,

hiìmmiUtiCM et Decreta Civilatis Brugnati, scrilto di pugno di Silvestro Sit4rhnn*

notaio. (Comincia con queste parole: in notnine Domini Jem Uirtutì^ amen,* et ad

laude»!, ghriam et honorem lUus. Duciti et Magnif. DD. 6’u(>er«fi^orMW ErceUe Hei’

pìtblice (ienuemis, »itb guorum domìnatiane nos Cives Brugnutvnses Divtno munere

reqaiescimus. Deniderantes igilur secundum mores et xtws eiviles viwre, ideo tuie

fraicriptas lega per noe. et suceeaoree noslros et dicli Omììuunis invioUibiliter ob$er^

viìudiu prò bono pocis et pacifico etalu ipsomm Civium imponet e decrevimus et on/«*

uamus ole.

C’AKICK. ~ di Caliee* — Codice in 4.^ di carie 8U mimeratu, alle quali ne

precedono 1 1 non numerale, che contengono il riibricario e le tarilTe per gii alti

civili, Uritninaii e de’ nolari. Si conserva nella ricca collezione di coso patrie dd-

l’amico mio Alessandro Magni 01111 di Sarzano. In capo al libro I si legge un decreto,

dato dal eustdlo di Calice li G di Settembre del 1655, soUcsegnato Phtridia Doria Spi-

nola, cd intestato Don Curio boria Carretto Duca di 'furti. Principe di Ai'ella, Marchese

di Calice e Veppa ec. col quale decreto si ordina T osservanza delle tnrilTc qui sopra

accennate, ratte dal Doti. Gaspare Ruschi deputalo da Sua Eecclieiiza, in conformità

dette tariffe della città di Genova e sue riviere. Segue da cari, i a 5 recto il libro I

diviso in IG capìtoli; da c. 5 a fG tergo il libro II diviso in il capitoli; da cart. IG

a 41 tergo il libro III, diviso in .11 capitoli; e da cart. 4! a SO rcc/o il libro IV, die

si conì|H)nc di S'J capitoli.

Il capo 15 del libro III é un decreto di riforma, fatta al vecchio ordinamento .

Sdir adulterio, e incomincia : Aoi iVteo/d Spinola per grazia di Dio MarcUete di Ca-

lice e Veppo; (inisce: Dato m Genova in Nostra Casa il dì 7 giugno 1188. Il libro IV dal capo 4i al copo 50 contiene al<|uanti decreti soitoseguati: Dot Sottro Castello di

('Àtiice il di 1,5 ottobre I3U4. Ptacidia boria Spinola. Diana Mari Spinola. Dal capì-

tolo 51 lino atrSi capitolo si hanno: Addilioni, correiioni, rifot'me e dichiarationi

delti Iti."** Eidecommisori detta Sig. Ptacidia Spinola Marchesa di Oilice ulti

Slatuti di detto luogo. Queste addizioni hanno in fino la data de’ 16 di Settembre

del 15'Ji. I capiloli 85, 84 e 8.1 sono: Additioni alti tlaluG di Calice e Veppo per

ordine dell' lliutlriasimo Sig. Don Gio. Andrea Dona Carretto Duca di Tursi e Mar-

chese di Qiiiee e Vqipo, falle fanno 1670, prima venuta di detto Eceell.'”^ Signor

Duca in Calice. Dal cap. 8G sino al fìnirc del 4.^ libro si hanno de’ nuovi decreti di

hfornia falli dallo stesso Marchese Gio. Andrea negli anni 1670, IG8i e 1688.

A carte 80 tergo si legge: 1754 settembre 17. Copia del Statuto di Calice exlrafla

dal Statuto autentico e ptit volte confirmuto dal korn qm. Sig. Eraneesco Mughetta

uoturo pubblico di detto luogo di Calice. In fede di che io infrascripto dico essere

stato fedeimente estrailo. Salvo eie. Licei eie. Anfonio Maria Putta notaro di detto

luogo di Calice.

c filila trovo die mi fornisca indicazione intorno all’ età di questi Slatuti (cosi

« mi scriveva ai 0 Dicembre del 1860 il Magui Grilli); trovo bensì che furono

« assai volte riformali cd accresciuti, come rilevasi dal principio dì molti capiloli

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« che incomincinno fììfurmunth tletlt) cctpHnlo ovvero Aggiùnto a guitto capilvh.

• l.'cpoeo |mi remota la trovo cUatn nel lih. (V ni cnp. che è il seguente: Ag^

» giorno a Quegli capitoli ovvero ordéntuncnli che se alcuna manluta morirà senza

• figli 0 nipoli de* suoi figli in quel caso ndvenienle In dote e heni dolali della « delta donna per In metà sienn et essere debbano del marito e V altra metà delli

« h'*redi della detta dnnnn^ cioè dt guelli olii guati detta dole de iure nspetlasnc^

• e gueslo dn qui dietro in le {Iole se daranno, cioè dal liccccc:(l.u in gua e non

• in dote da gui indietro date e conresfe. Se il presente capitolo fu aggiunto è

< necessario concludere che Io Statuto risale nd un'epoca anteriore al 1542, nel

m qual tempo crono signori di Calice giù da quasi tre secoli i Conti Ficsehi che poi,

« come è nolo, furono spogliati di questo e di tutti gli altri feudi a cagione delia

•> congiura di Ciò. Luigi, accaduta nel 1547. Cessata la signoria de' Fiesclii il feudo

> imperiale di Calice passò nella casa Spinola c da questa, per via di donna, nei

• Doi'ia che il tennero lino al 1712. (^luesta successione risulta manifesta dal presente

« Statuto, ose si vedono marchesi olii 7 Giugno 1588 Nicolò Spinola, alti 1G Setlom-

« hre iu9i PIneidin Spinola, alti 15 Ottobre i'59i Placidia Doria Spinola c Diana Mari

« Spinola, alli 0 Settembre 1655 Carlo Doria Duca di Turici. Fra gli scrittori il solo

« Ronavenlura de' Rossi, per quanto io mi sappia, accenna di volo alla signoria delli

« Spinola là dove dice che della terra di Calice e Veppo ne venne infeudata dall’ hnpe-

• ralure fìmna Pheidin Spinala moglie del Duca di Tarsi: lutti U altri, compreso

« il Repetti, che pure fu diligentissimo, alli Fioschi fanno succedere dircitamentc li

« Doria ».

CARPIv\ %. — Libro «Irllr fVaincliIffle della %laf^iilOca CoiumunUò di Car*

— Codice cartaceo in 4.** piccolo, di pagine 391 numerale, che si conserva a

dianola in Liinigiana presso H sig. Agostino Falconi. Di queste franchigie la più antica

è deir anno 1205; la più recente dei 25 di Ottobre del 1654.

CARR;%RI* — n) ConalHuSionrii Carrarlae. — Vennero fatte in Avetitia in ecclesia

Sancii Petri,e$\ leggono a c. 279-280 del Codice Pallavieino di Sarzana. Cominciano:

In naminc Domini, amen, a A’

de Consilio, vniunlaie et consetisu Arduiiu et Hannlbergi arnsutes de (Àirrnria et eorwm consHiarim'um..,, presentes Statuti eapitula statuii perpetuo valiltira eie.

hj Sfiiluiis Communio CarrnHne. — Stanno a c. 280 - 281 dello stesso Codice. Hanno principio colle seguenti parole: Capitala iitwentó ab infrascriptis prò Oumim (Atrrariae, videlicei Veltro de Petragnnno, Bonaccurso nofono, Durante de Vtxale. magistro de Cedano eleclos ad hoc per Conai/ttiin premissi Comunis

Carrariae, et approbata per t'cncffl6i7cm Guf7/e/nium Lunensem Episcopwn etc. Fini-

scono così: Acuì sunt haec et recitata in ecclesia sancii Andree de Carraria, et approbata per venerabilem pntrem dominum (iuilielmum Lunefisem episropum et Cou- siitmn (À)nwnitutis fAtrrariae, et Cunsules villarum de Carraria..,, anno Domini

iS'iitivitatis .V. cc. /x, ind. iij, xxviiij mentis Afadii.

Digitized by Google cj SlatutA C’nrrariae* — Lueue^ apud Viucentìum tìasUrachium^ u. b. LXXllil

Ili foi. — 11 libro comincia con un'avvertenza ai Carraresi scriua lutinamcnte dagli

>taiutari Francesco Mascardi, Giovanibimisia Serrati, Meeotao Cliirlnnda, Claudio Co* lombo, lucu^io di Piermaria Diana c Girolamo Ponsnnello, cosi iiiliiolata: Staluentes pop. (Àirrarienai $, P. D., la quale occupa lu terza e quarta pagina, che non ha numerazione. Nella quinta e sesta pagina, del puri non numerala, si legge il decreto di Alberico, dato in Mussa il 14 Agosto 1374, con cui sanziona gli Statuti e ne co* inundu lu promulgazione. Seguono due pagine biunclie. La iiuioeraziuac comincia col primo libro degli Statuti, c continua lino alla pagina 28i, segnando i numeri da ambo le facce. L’indice delle rubriche è distribuito in uiiique pagine non numerate: ad esso tiene dietro il registro e la data, eunUnuto nella sesta pagina; poi rurmc del husdrogo. L'ultima pagina c bianca.

Gli Statuii sono divisi in quattro libri. 11 primo tratta degli ordinamenti politici e amministrativi del Comune di Carrara. Il secondo delie cose sp^'tianii al diritfu ci>ile. Il terzo delle cose criminali. Il quarto contiene alcune pariicolariiù amministrative.

K libro mollo raro, nè trovasi registralo nelle Uiblìogralie degli Statuti ilaliaiii del Berlan e del Bonaini. Un esemplare, già appartenuto al conte Pompeo Lilla di

.Mtiauo, fu messo iii vendita dai Fratelli Bocca, librai torinesi, per 28 lire nel 18G1L

Se ne conserva una billissiuia copia nell’ Archivio Segreto di Mussa.

fl> Bnndi per il .Marclicsalo di Carrara « Capitoli del C'ollejclo

4.*^ d«*' llottori. In Ma$i(i, (xppresuo Frmeetco dtlle Ditte, mocxlih ; in

Questa iinporianie raccolta venne fatta per ordine di Carlo I, Principe di Massa,

come apparisce dai decreto di lui che sta in fronte al presente volume, e suona così: D. Curio CyOo Muluspinu

Principe dei Sacro Pomano /uipcrio, di :Hnssu.

i^/urchcte di Carrara, Duca di Ferentdh e Aieliv,

Snjnore di Mu/u/o, Barone Bonnino etc,

Desidenuido Noi, che li Nostri fedeli e anutii sudditi et huOitanti dello .Stato

\ostro di Currara, mi'ino catlolicamenle e con ipieiia quiete e pace che si eouvient. e restino abbondantemente provveduti di quelle vettuvayUe che sono necessarie ai vtUo umano, et che la giusUtia (nervo de' Siali ben regolati) habbui il tuo luogo, si starno risoluti, per rìforinure anco gli abusi che potessero essere stati inlrodutti in detto

Nostro Stato, per la molliptieiUì de' bandi per V adietro fatti, e per togliere le difficolià che per detto rispetto nascessero^ di fare una sceita di essi, che da Noi sono siati sinuati più pro/ittevoli ut ben publico e necessari al buon governo, e di nuovo farli pubblicare e poi stampare, ordinando che sienu inviolabilmente osservati da gua/si-

voglia persona di che stato, grado, c condiùone si sia, et che luibbnu), e eiuscunu di essi, ne’ sum propri cast, hubbi forza di legge perpetua, non osmnre eie. Esortiamo fieri} li uoslrt amati sudditi, che vedendo loro con quanto zelo procuriamo di prov-

ledere al buon governo, corrispondino essi ancora con l'osservunza di essi Batuit, che in questa munitra non d sforzeranno al castigo, et a fmrre in eseeuiione /'«6* hiigo che hubbiutno dt giusto Principe, et st conformeranHo nella nostra buona graiiu. 16

Et acciò quali onlmi pervenyhino a noiiiia di ognuno, e dèe non poatmo tseu’ miai con r ignoranza di cui, comandiamo al Commistario che li facci puòOlirore in giorni festivi nel maggior concorso dd po/tolo in Carrara nel luogo solilo, e di poi m ciascheduna delle terre del yustro Moi'diesuto.

Et quest' istesso ordiniamo che si osservi in avvenire nella pul)bltcatione di altri iiandi, che da A'oi e da nostri Ministri, d' ordine nostro, «armino fatti, sotto pena della nostra disgralia.

Dato in Massa, li 16 Maggio 16i5. C.KHLO PHINCIPE.

I Bandi della presente raecoUu ascendono al numero di irentanovc; e mi piaci di ii|K>rlarne qui appresso le rubriche, trattandosi di un libro divenuto rarissimo v quasi introvabile. Reco le rubriche:

1. /Vr li Commissari, Fiscali e Solari cr

1. Sopra la òe«/emniiu.

3. iVon lavorar le feste.

4 So;>ro le armi.

.4//

de poena ;^rco/ aliquem cum arniis. Uh. 3 c#rr« le pecuniarie.

6. Sopra V «^ro//fone,

7. Sopra la ffera di S. Cinese di Ctimira.

8. Sopra la pesca del Fiume di Carrara.

0. .Sopra la caccia.

10. Contro banditi.

11. Sopra li contralti illecUi col patto della ricompera, li. Om/ro quelli che si obbligano a far miinni, et della gabella di essi, et uKre rubbt.

13. Pena corpora/e in wm/enii de' furti quuiulo ti delinquenti non iwssìho pagare la peeuniuria.

14. Di non potere andare a soldo di Principe stranieio.

13. Di non andare ii testificare per forastieri fuori di. Stato.

16. Sopra il giuoco.

17. Libelli famosi, scritture ingiuriose.

18. Di non offendere OjfitùUe, nè opporsi a Ministri di 6Vu«/i/ia.

19. Contro il Bargello e Famigli in materia delle cfeeu^iofii.

20. Per li Ebrei. il. Di non amiare per la città sema lume. iì. Di non dar danno ne' luoghi di S. E. et anco in generale, e contro ti rasjmlaion.

Ì3. Sopra affronti fatti a giovane e donne maritale, stupri, et espositione di parti.

Ì4. Di non potere andare alf osterie e fraschette, et olii osti dì non poter comprar

vino da terrieri. i3. Che non si possi entrare per altri luoghi in Carrara che per le porte; e di non batter grani, migli ed altro, e di non macerar lino.

Ì6. Che non si passino far tamburate ai Vedovi.

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i7. [kcreiii sopra la pia disposUiona della Si^. Tadilea , concessione di sussidio

dotale.

28. Iti «or» alienar beni in persona di forastieriy nè meno fra terneri, senza nostra licenza.

29. Approvazione tleW inosservanza dello Statuto sopra li Constituti. Et che nelle

cause criminali non corra insianza; che li Consoli siano tenuti denunziare li

dclilti: et li Cerusici dar retatone delle ferite.

30. Che non si possino radunare Vicinanze senza licenza, e sopra le Coni>en(ico/e.

31. Che da y»tari si mettino gli istrimenli al libro. E non possino rogarsi se non

lutano eerla cognilione de* contrahenli.

32. Sopra li bellallieri.

33. Sopra gli incenda jter le montagne.

34. Che non si possino unire li frantori.

35. Sopra le robhe e legnami gettati dal mare alla spioggia»

3B. Oi «o» levare i processi originali dai Banco della Haggione.

57. Che non si possino cassare gli istrumenli da altro notaro che da quello che Vuvrà rogato,

3% Ordine al Commissario sopra le peM arbitrarie a lui e sopra il quarto dette

co/i(/rmne.

39. Dichiarazione del Bando della Otcciu in materia di Lepri.

Ai niuidi tengono poi dietro ì Capitoli del Collegio de^Dollori che hanno questo

titolo: C'ipitoti, Privilegi Eientioai» Giurisdilioni et Emolumenti del Collegio de* Dot-

tori di Carrara, [/unico esemplare clic lic sia n mia notizia è posseduto dal signor

Notaro Dionisio Giandomenici di Carrara, amoroso e diligente raccoglitore di patrie memorie.

l'ASOL.%« — ConiunliAlls CasiiIo. — Codice cartaceo in 4.^ clic si

trova a Firenze nel R. Archivio Centrale di Stato, ed ò segnato di num. 135 nuovo.

Al rubricano, che si legge nella seconda carta c arriva sino a tutta la 9, lien

dietro lo Statuto, che viene dopo due carte bianche cd ha per titolo Uaec sunt

Statuln velerà Comunilalis Casule. Si divide in 156 capitoli. La prima approvazione è

de' 5 di giugno del 1513, e venne fatta dagli upprovatori del Comune dì Firenze. Alla

carta 40-41 sì leggono altri quattro capitoli, che hanno la data de’ 28 di febbraio

del 1515; ad essi tengono dietro parecchie aggiunte, con le relative approvazioni,

l'ultima delle quali è de’ 13 di sellenibre del 1696. r.ttSXriAOVO l>l HAUIIA. — a; CommnnHmil» Caslrlnovi. — Codice

Diemhranaeco in i.% di carte 62, che si conserva nell' Archivio Comunale di Castel-

novo di .Magra. Fu appro>ato in Genova nel 1408 dal maresciallo DoucicauU. F di-

viso in tre libri. Il primo è composto di 50 capitoli, e tratta del diritto municipale;

il secondo di 84, c riguarda i delitti, le pene e la procedura criminale; il terzo è

spartito in 56 capitoli, e ha per soggetto lo materia e la procedura civile. Comincia con

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qucsle porole: In nomine Sanctue et hulividme Tritùtalis^ f\Uri$ et Filii et ^ipiriius

Sanctiy amen ; Bealne Marine eemper Virijiniit BeiiUxe Mariae M(i(jdnUnae advncaUte

et patronae (joinmunis et hominum Caetrinoviy laneneit dioeeesis, totiueqae eoelesti*

ruriae^ amen. i4c ad honorem et amplificationem Hatum ierenissimi Regie Franciae

et Communio Janme^ infratcripla sani Statata et ord*namenta tcrrae Oistrinovi^

praesenli facta et ordinala per hominet dieli /oei, ut infra continelur ec.

6> Nlalula rivilla Caiilrinovi. SÌ leggono a pag. 70 e segg. di un

codice cartaceo in 8" de) secolo XVII, |Kisscdulo dulia Biblioteca della R. Università

di Genova, che contiene unclie gli Statuii di Nicola e di Ortonovo. Sono dettati in

lìngua italiana, c in fìnc così portano scritlo: (Mufirmntia dictorum Statuforam.

Hanno approvati ti soprascritti capitoli, eccetto onde dice: nella rubrica deiruf-

lìeio del notaio della corte ec. ma hanno voluto e delertninato che sia cassa e per

cassa sia /enu/

cominciando a dì 18 dicetnOre l i73, indizione settim.i,

« ASTIGMOIVE DICL. TEnZIERE. — AddUlonl, limUalioni «I modiflealloni fnc4o alll SlalufI c( ordini del Comune e PoleoCerln di Caallslloni del Terslerl e Comune di Paatlne de Liinl^lnna. — Codice cartaceo in

di carte 4i non numerale, coperto di tavola, e coniroscgnaio in costola con la

indicazione Classe XII, n.** 4G2. Si conserva nel R. Archivio llorcntino, ed è segnato

di n.^ nuovo 174.

Queste addizioni, che si spartiscono in capitoli, vennero falle dagli uomini di

Castiglione e Pastina nel gennaio del 1^10 (stile fiorenlino); c ad esse fanno seguito

nel Codice parecchie aggiunte e correzioni, con le approvazioni relative, fino ai 3 luglio

del 1743. Ne) medesimo Codice si legge pure T approvazione che fecero i Fiorentini,

ai 3 novembre del 1491 c di nuovo il 1 marzo del 1509, dei vecchi Statuti e ordina-

menti comilalus lerraruni et univenilalis totius poteslarie seu capitaneatus et distnetus

terre Castiilionis Terzera, che sono andati perduti.

Si trovano del pari in questo Codice gli Statuti ed ordinamenti del Comune di

Pasliua ( V, Puslinu ). •

1-’ECI.\A. — a) SMalult della Comun« « Enivernilà di Carina c di Bardino* —

Codice cari. Ìii 4.% coperto di cartoncino, di cari. 116, alcune delle quali bianche.

Si dividono in 02 rubriche, e non hanno data; furono approvati a Firenze ai 10 di

aprile del 1605. Sono volgari, e vennero, come si legge nel proemio, volgarizzali e

compilali di nuovo sopra un più antico codice di Statuti da inesser Bartolommeo

d' Andrea da Cecina dottore in civile et canonico.

Nel principio del Codice (che si conserva nelFArehivio (ìoreniino, ed è segnalo

di 0 .” nuovo 191) si leggono i capitoli della sottomissione clic fanno gli uomini di

Cecina e di Bardine al Comune di Firenze il 15 di novembre del 1503.

f$lii(ul4> proibente il bratiamr ) nuovo enprino* — Codice cartaceo in fugliu piccolo, coperto di tavola, appartenente al R. Archìvio di Stalo lìoreniiuo.

Digilized by Google V)

s<‘gn'ìto di mimcro nuovo 101 Si compone di due soli fogli, uno de' quali scrilto.

l'aliro in liinnco. Fu compilato agli H di ottobre del 1750, e venne approvato ai

Sn di marzo dell* anno successivo.

HmiiiU Comune di Clwerano. Codice cartaceo in foglio, legalo

in tavola, di carte 40 scritte e alcune bianche, numerale lino alla SI . Conservasi a Firenze

nel II. Archivio Centrale di Stalo, cd è segnalo di numero nuovo Si dividono in

IIS rubriche, e furono compilali eorrtnit^ fanno tlelln natività Mcccccij®, imi. quinta,

et di VI del mese di ziKjno, e approvali a Firenze con certe correzioni il di 1 di feh'

I KA^ hraio del • Agli Statuti tengono dietro aggiunte, approvazioni e riforme, dal òl di 05

marzo dei 1505 fino ai 50 di agosto del 1756. l'ODIPOiVTE. — a) Slaliiln poieMarle CodepontU, videlle«t Ulonsonl, A^ole, Equi, Cnwiieiiinc, Frali, Alebli, «I $ierro|(nanl lanensla dioranis.

Furono compilati Tanno 1U2; e si leggono in un quaderno cartaceo, parie in foglio

e parte in 4** piccolo, che trovasi a Firenze nel codice segnato di numero nuovo 210

degli Statuti del II.® Archivio Centrale di Stato. (V. Monzone).

b) Hluiiiln polenUiHe Codeponlls* — Si trovano anclT essi nel Codice

predetto; si spartiscono in 54 capitoli; e vennero compilati nel 1470.

1’OLL.A. — Piallilo deisii uomini di C^lla. — Codice cartaceo in foglio piccolo, le-

galo in cartoncino, di carte 4 non numerale, T ultima delle quali è bianca. Si con-

serva a Firenze n?l il. Archivio Centrale di Stato, ed é segnato col numero nuovo "iti.

* Sono due deliberazioni falle dagli uoniìiii di Colla, la prima il 4 marzo ordi- 81

nanie la pena da inlliggersi ai forastieri che facessero danni su quel territorio,

approvata a Firehzc il giorno 15 dello stesso mese; la seconda il 23 luglio 1751,

concernente il taglio de* boschi e i bestiumi forestieri, approvala a Firenze ai 15 di

novembre del 1732.

4'OLEECCillA* — SiAtiifa ComunU Collerehle* Codice cartaceo in fog. piccolo,

legato in asse, di carte 27 scritte c alcune poche in bianco, numerate fino alla 12.

Appartiene a! R. Archivio Centrale di Stalo in Firenze ed è segnato di numero nuovo 231.

Furono eompilati dagli uomini di Collecchia ai 15 di gennaio del 14^9 ; restarono

approvati por la prima volta ai 15 di febbraio del 1500 per capitula edita inter mn-

^rity^co^ Decem et Sindicos Cotnunis Callechie, come dice un ricordo che si legge a

carta 12 tergo. Si dividono in lOC rubriche, alle quali tengono dietro 18 capitoli ag-

giunti e approvali ai 4 di maggio del 1500; c dopo questi vengono altre aggiunte e

nuove approvazioni fino ai 17 di luglio del 1G41.

COLEESIAO» ^ Mlututo Comune «Il C'elle*lno. — Codice cartaceo in foglio

piccolo, del R. Archivio fioreiilinoAiegato in cartone, segnato di numero nuovo 235.

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Si compone di i carie non numerale e contiene sci disposizioni stalulali fatte dai

deputali del Comune di Collcsino rinno Domini nostri J/wsu Christi ah inrarnalione

1t22« ind. .V, et die 35 mensis apritis^ ad stHum et modum Umensemy c approvate

per cinque anni ai 5 di agosto dcdlo stesso anno.

CO.^IA^’O. — el ordlnameni* pofentatiii CoiuAni. — Codice cartaceo in

foglio piccolo, del II. Archivio fiorentino, di rium. 257 nuovo, legato in cartoncino,

di carte G2 scritte, di cui 18 sole numerate, oltre alcune altre poche in bianco.

Si compongono di cento capitoli, nove de' quali furono aggiunti dopo la prima

compilazione fatta l'anno a nativitate 1-i78, ind. .17, et die prima mensis iunii. Resta-

rono approvati a Firtmzc per cinque anni il 5 di aprile del H88. AH' approvazione

suddetta, che si legge a carte f8, seguano altre aggiunte, correzioni ed approvazioni,

in originale e in copia, tino al 1 dicembre 1746.

i:OMPIO.\K« — fiatato 4i Comploiic* — Codice carloceo in foglio, di carte lo, delie 2 quali le 'ultime sono bianche. Si conserva a Firenze nell' Archivio Centrale, cd è

segnato di numero nuovo 258. Non c uno slatulo vero c proprio, ma sono disposi-

zioni statutarie degli uomini del Comune di Compione, dal 9 aprite del 1606 al 9

maggio 1755, con le relative approvazioni, falle a Firenze dal 15 di febbraio 1606

(stile fiorentino) al 21 di agosto 1755.

i'OnijAGA. n) SfAtnSo ili Corla^a. — Codice membranaceo in 4**, legalo in asse,

che si conserva a Firenze nel R. Archivio Centrale di Stato, ed è segnato di numero

# nuovo 340. Questo Statuto si divide in 6i capitoli; venne compilalo nel 1553, c restò

approvato a Firenze ai 3 di ottobre del 1558. Il Codice é di carte 13 non numerate,

ove sì leggono, oltre lo Statuto suddetto, anche due altre approvazioni del medesimo,

r ultima delle quali è dei 18 di novembre del 1579. 6) Slatuto di Corl«g;a «pprovAto dnl Consiglio della ProtlcA Se- gretn di Firenze 11 dì 93 aprile t5S8« — Si legge in im quaderno cartaceo

in 4‘* piccolo, di carte 8, V ultima delle quali è bianca, che trovasi unito al Codice

di n.* 210 soprascritto. È corredalo di varie approvazioni degii Oillciali a ciò deputati,

fino a tutto il 23 ottobre 1610; c si compone di ventuno capitoli.

e) SlAtnto di Corlftgn npprovnto dolili Clorlniilnia Prniieo 11 di

3 di luglio 1693* ~ Si legge in un quaderno cartaceo in foglio, di carte 8. clic

trovasi, insieme colf antecedente Statuto, unito al Codice suddetto. Meglio però che

uno Statuto vero c proprio può riguardarsi come una serie di deliberazioni stalulali.

CORVAKOLt. — a) Stalulo di Corvarols. — Codice cartaceo del R. Archivio dì Stato io Firenze, parte in fogi. e parte in 4S legalo in tavola, scgnolo di numero

nuovo 254, di carte 74. Questo Statuto si spartisce in 61 capitoli. Fu approvato per

la prima volta a Firenze, con certe limitazioni, per anni cinque il 12 settembre 1,176;

poi di nuovo il 3 Dicembre 1581, c cosi di seguito, con riforme ed aggiunte, lino al 1761. ^

Digitized by Google 6) Sinlull nuovi t uno eir<>ii il bollo del falerno di Rocebo, e r ollro proibente o* foroMileri il pescare. — Furono compilali nel Luglio

del il)56; restarono approvali a Firenze nelF Agosto dulFamio segucnle. Si leggono in

calce allo Statuto dì Corvarola descritto più sopra.

FAI.CIIVEIXO. — a) Statuto Comuni» Falcinelli. — Codice membranaceo in

legato in tavolo, di fogli 47 numerati. Si conserva nell’ Archivio di S. Giorgio di Gcnovo,

ed è distinto col numero d'ordine ZI. Il eh. sig. cav. Luigi Tommaso Belgrano me nc

dava la seguente descrizione: « Gli Statuti sono divisi in tre libri, a ciascuno dei quali

« precede 1* indice delle rubriche. Il primo libro ha capitoli 27, il secondo ne ha G7,

« il terzo 54. Il carattere è un bei goticello tondo, le rubriche sono sempre scritte in

rosso, c le capitali aliernaiivameatc di minio e di azzurro. A qual epoca spellino

• tali Statuti, essendo il presente codice copia di più antico cscnqdurc, non è facile

«il dire; ma forse potrò fornire qualche lume quanto si legge ne! Proemio, cioè clic

« onmia Staluta firmala, et roborata, et rennovala jm«/ per eyregioé vìros loannem

• Àrri(ji Berlotelli, Domìnicum condam Petti , Petrum condam />om<7i/eMui lìerrey.... (!) « cùtuiain fruncisci, et Vincencìum comlum Dominici, omnes de fatcineilo, electos et

• deputatos a concilio et uiiiversìtate Falcinelli iuxla morem et ennsueludinem ipsiu»

< ComumV ex rogalione mona ser FUiponi de Lovatis nolani puhlici et avis sarza-

« nen$is, unno, indicione et die in eo contenlis. Segue al t>erso del foglio 52 il ceni*

• ficaio di Biiitisia di Cino Bartoii, notaio norentino, il quale dichiara avere dì propria

• mano trascritti i 128 capitoli di Statuti contenuti in questo volume. Al foglio 55 si

« hanno poi 4 nuovi capitoli d' aggiunta, c P autenticazione del notaio Gian Francesco

« del qm. scr Pietro de Figasèchis di Sarzaiia, il quale certifica che In trascrizione

del Barioli venne da esso lui diligentemente confrontata cd emendata del ; e pari

a attcsta avere di proprio pugno scritti i delti quattro capitoli. Tale autenticazione

« reca la data del 5 maggio 14G9; al quale anno spettano pure detti capitoli, benché

« f ultimo di essi disponga che abbiano vigore retroattivo, a partire cioè dal 1.^ ottobre

« antecedente. >'ci restanti fogli si hanno inoltre delle aggiunte posteriori, deliberale dagli

« Statutari del Comune stesso di Falcinello nel 1477, 1491, 149G e 1505; e finalmente

« un’ultima aggiunta approvata dai Protettori di S. Giorgio il 5 scUembre 1507. Se*

< guoiio indne alcuni provvcdiinenti emanati contro coloro che daimeggeranno il bosco

• di Falcinello, in data del 1531, 1555, 1538 c 1539 •. 6) Sliilulik ComninnHfftlis eC liominnm F»leiuclll. — Codice mem-

branaceo in foglio piccolo, di carte 56 numerate, che si conserva a Sarzana nell’ Ar-

chivio del Comune. Questi Statuii vennero approvati da’ Protettori delle Compre di

S. Giorgio ai 20 di luglio del 15G1. Si dividono in quattro libri de’ quali il primo si

compone di 27 capitoli, di G8 il secondo, di 34 il terzo, c di 47 il quarto. A questo

ultimo libro tengono dietro parecchie aggiunte e correzioni, scrillc in tempi diversi. ti

r uUima delle quali è dell'anno 1701, c si legge in alcuni fogli caruiceì aggiuoii c

cuciti al codice, che è benissimo conservalo.

r) Stallili «Il Falcinello %'olg;ariazali per inlellln^enca d* o^n* uno.

— Si leggono in un Codice deli* Archivio Comunale di Sarzana inliiolaio: Sfa/ufu

Onnmunitafts et hominwn Falctneili incipiunl qunm foelicissime tu nomine Domini,

Sono una traduzione leUcralc degli Statuti approvali l'anno 15G1.

FII.,.%TTIGR.%. — Piallili di Fllalllera. — Codice carlacro in 8.^ legato in asse, ap-

partenente al n.^ Archivio fiorentino, segnalo di numero nuovo 276. Ha 156 carte

numerale, oltre 27 non numerate, delle quali 15 sono a principio e 12 in fine. A

principio di queste quindici carte è scritto Statuii di FHatliera. Le carte 2-12 con-

tengono i) rnhricaria; la 15 c la 15 sono bianche; sulla li sì legge: Hiicontrati li

Statuti del presente volttMe con quelti della Communifà ehe li ha in due volumi II

primo i7o/«»ie comprende li ilescritli in questo da cari. 1 sino o c«r/e 50; il secondo da carte 90 sino al fne ».

Lo Statuto comincia con queste parole: Infruscripta sunt SUiluta et ordinnmenUì

ComuniUtium teìrarum et universitatum totius pctestarie iuris lictinnis (erre Filaierie,

facta, edita, couposita, et copitlata ad laudem et f/lor-am Otnnipolentis Dei, eiusqne (jlo-

riosissime !datrU .Vune semper Virtjinis, ac divi Stephani murltrU advocati et protectoris

nostri ìiec mm ad luudem, honorem, stntum et nutjmenlum et exceltenlis-

simi Domini, Domini Duci» Fhrentie, per lo. Paulain qm, .in^onr'i de Brolo, Ysepnm

Peleyrtni, lo. Grossi et lohanaem lucopi Schiapponi ; scripta de eoim'i«/one soprascri-

ptorum sindicorum et statuariorum per me ser fìngnonuvi ser f/ieronipni de Bafaelis

de fìaynone nolarium publicutn /lurcntinum, È diviso in quattro libri; il primo si

compone di 22 capitoli, il secondo di 54, il terzo di 58, c il quarto di 27. A carte 79-80

si trovano altre 13 rubriche ebe sembrano di correzione cd aggiunta ad una compi-

lazione di questo medesimo Statuto assai più antica della presente, la quale si legge

da cari. 90 a 15i tergo insieme con varie aggiunte, che cominciano ai i d'aprile

del lUO c lernnnnno col 1.^ di gennaio del U6C. Seguono altre aggiunte c riforme,

scritte d'altra mano, m.v o contemporanea o di poco anteriore, da cart. 135 a 1iL

0 vanno, senza tener conto dell'ordine cronologico, dai 12 gennaio li29 al 5 gen- naio 1505. A carte 145 vi è un'approvazione degli Statuti vecchi e de' nuovi capitoli

dì Filattiera fatta dagli Approvalorì fiurciitini ai 17 di novembre del 1552; dopo la

quale seguono altre approvazioni ed aggiunte fino al 19 aprile f02S. Un inserto di

carte in foglio piccolo, legalo in fine del codice, contiene parecchi documenti, parte ori-

ginali e par4e in copia, riguardanti altre riforme dal 10 settembre 1587 al 3 maggio 1759.

FIVIZZ%!VO. — a) miinicipalen el Slaliil» Flvlzanl. — Codice cartaceo

in 4.^ del R. Archivio Centrale di Stalo io Firenze, segnalo di numero nuovo 279, e

composto dì carte 130, parecchie delle quali non numerate, l’na parte del proemio

dice a questa maniera: lìce sunt fulgentissime leges munieiffales et Statata salubria. que sequunlur praliclia (sic) inter plures prudenles vtros digesti precedente, ex com-

missione prefntoriim domiuorum Priorum et Consiliariorum Fivizani, condita, co»i;^r7a/n

Digitized by Google et correctis errorìbus uc deiruncalìs hiconvenientibus mrieUite priscorum lemporum introductìa ; iaudabilUer reformala per infrascriptoa egretjios et prudente» viro» wia- ijislrum MuUheum q. aer Johnnni» Marci de Sirndellti de fìurgho Vatli* Tare, ser iacobuni qm. ser Anionii de Fivizano, Bartboloìnewn Ihiuli di Spicciano, Bernabam qm. Poluccii de Coiignago, Baptistam qin. Anionii de Signnno, Pellcgrum qm. Petri de Arti, cu7n conaitio spectabilis legum doctoris domini /ufj'rcdt Moroni de Pelrasanclti, depulatos et assumptna per prefatos apectabiles nc prudenligsituos domino» Pi'iores et

O/nsittario» Fivizani et curie iid hoc opus. Questo Slatino è diviso in quattro libri, e ciascun libro ha una numerazione di carte afTuito particolare. Il primo libro si coni-

|HHiu di 17 rubriche; di 18 il secondo; di IO il terzo, e di IO il quarto. A carta 40 si legge la prima approvazione, che venne fatta dagli approvnlorl del Comune di Fi' lenze ai 17 di novembre del 1480. Seguono parecchie aggiunte e riforme, cosi iti latino come in italiano, sino ai di Marzo del 1740.

\ello stesso Archivio si trova una copia di questo medesimo Statuto. È un codice membranaceo in 4.% segnato di n.** nuovo 280, e composto di 131 carte numerate, alle quali se nc aggiungono altre 5 (I22-I2i>) di cui è duplicala la numerazione, c altre 2 non numerate, poste tra le 103 c 1U6, sebbene niente abbiano che fare in quel luogo. Il codice è mutilo in principio, e insieme colle prime 1 1 carte manca quasi tutto il libro i. Dopo la carta 53, con cui termina la eouipilazione, seguono varie correzioni cd aggiunte, tanto latine quanto volgari, fino al 15 dicembre 1384.

I») SlAliilo di Flvizxano* — Codice cartaceo in 4.**, di carte 148, posseduto dal conte Giuseppe Tenderìni di Pivizzano. È scritto di pugno di Marcantonio di Fer* rame Gualpcrii, fivizzanrse, che lo copiò nel 1638. Dividesi in ire libri. Il primo ha

36 capitoli; 23 il secondo; e 29 il terzo. Dal lungo cd ampolloso proemio, che prende le mosse dai Greci, si ricava che gli Statuti del 1480 furono l'anno 1367 corretti, iinitati e rifurmdi da molti errori e inconvenienti, per tu varietà de’ tempi inlrodatti, per li magni/ici e prudenti huomini M. (Uirlo di Filippo Santa l'avalcani dottore di leggi da FivUzano, M. Gio. Ballista di ser Pellegrino Stradetlu parimente dottor di legge da Fivtzzano, e ser Francesco di Antonio Bulducci da Fivizzano eletti e deputali per li speltabdt Priori di Fivìzzano e Corte; e di poi l’anno 1369 ritusii e riordinali, con uggiungei'e e sminuire quanto fu necessario, per li prudenti huomini Sieolao di ifatteo d' Acconlio du Fivìzzano, Matteo Maria di Iacopo Antonio da Fivizzano, tacopo di

Ikimenico da Quarazam, e 6io. Angelo di Bernardino da Turlago, eletti e deputati per li spettabili Signori Priori e Consiglieri di Fivìzzano e Carle; e poi deW anno 1571 considerali tutti ti predetti Statuii et addiliunt primi e ultimi sono stali corretti e mutati, riordinati e riformati per li spettabili e prudenti huomini Gio. Francesco di Gio. Domenico Vugtiuni da Fivìzzano, Aulimio di Filippo d' Angiolo da Spieiano, Ho- muto di ser tacopo di Carlo Muluspina du Verucula di Fivìzzano, Iacopo dt Giti.

Antonio dt Tomeo da Cettandulu, Antonio di Gio. Maria du Cotegniago, e Gabriele dì

Gu.ipare da Quarazana eletti deputati per li spellabili Priori e Consiglieri di Fiviz- zano e Corte a questa impresa; e fituilinenle del presente anno 1581 rivisti e corretti, mutati e riordinali, et in parte rifornuiti, per li spettabili e pntdenfi huomini Iacopo di Ambrosino Magnani da Fivìzzano, ser Tiberio di ser Francesco Baldticci da 2-i

ftviszano. Poh di ChrUtofono di Polo da Cotto e Iacopo di prete Ciò. Piero de* Vecchi

da Turiamo eletti e depatati per li spettabili Priori e Consifflieri di Fivizzano e Corte

a determinare e finire ijuesta impresa.

A cari. H8 c se^g. si legge T /Ìeere«e«mea/o e yiunta alti Statuti di Fivizzano

fatta jyer li spettabili Sig(/. Priori e Consiglieri di Ftvizzano a dì M .^arzo !658.

Due esemplari dello Statuto (ivizzanesc del 17i81 sì conservano nel R. Archivio

Centrale di Stalo in Firenze. Il primo è in i.\ ha il numero d'ordine 281, c si coni*

pone di 198 carte, delle (|u

porta il numero d’ordine 180 /»m, c si compone di 180 carte, delle quali 154 soltanto

sono numerale. Questo esemplare è corredalo di una tavola aUiibctica di .1/eime cose

tiotabili dello Statuto di Firizznno; di un Indice delle rubriche generale, fatto

aocircsso per olfabelo; c di una copia dc'OtpiluU del Comune et Corte di Fivizzano

concessigli dalla Escetsa Uepubblica Ftorentina « di 0 di Marzo drt 1477. 1/ altro

esemplare ha a coireilo il Repertorio degli Statuti della terra di Ftvizzauo et sua

ville, c parecchie aggiunte e correzioni parte originali c parte in copia, sino ai

19 Luglio I7IÌ0.

.Nella Lilnerla dello stesso Archivio si lia pure un’ altra copia di questo Siaitilu.

acquistala da Hgisio Ciusiini. F un codice cartaceo in fogl. piccolo, di carie 101, non

comprese 4 in principio bianche, legalo in pergamena. Ila il seguente titolo: /n gucsto

V’slume si conlenguua quattro ithri degli Statuti di Fivizzano, li quali io liuttisfa

Rnrtotiicci fdcinienle di mano propria transcripsi, del mese di nm'embre del 1585.

per il magnéfico M. (Ho. Rattista Stradefla di Fivizzano. D'altra mano si trova scritto:

0 /« che guardi e leggi questo libro

Se il nome del fuidrnne tu non sai

Leggi f/ui sotto H nome et il casato Ote .Y/ro/oo Acconci son chiamato.

F d'altra mano; U detto libro fu venduto dal sig. Michele (jirlesi a me sottoserHto Dottore Francesco lUanchi, al in oggi di Agostino Itianchi fratello ed erede. Precede

il R>'pcrtorÌum Rubricarum. In line si ha la Tariffa del prezzo del grano, e di quanto jfeso si deve fare il pane per la piazza. Seguono poi i Oìpifolt del Monte di Pietà detta (erra di Fivizzano, clic verranno descritti qui oppresso.

r) CftpUoli «lei <11 l*lclà tlelln frrrn

Yhu Xpi (erre Fivizzani, instituti de mente providi viri C. D. foannis Antonii de

Sigrìs fìnffaelis de Fiviznno, et cum eius pectmHs ab eo prò dicto Monte erigendo

OiMiuMi Fivizani relielis, in perpetuum valitura, si et postquam fuerint legiptime ap- prohata per Ser. Magnum Ducem Hetruriae, vel per hahentes ab eius Serenitate hau- toritalcm ctc. Constano di quindici copiluli, cioè:

I. Del offitio de* Maestri.

II. Del offitio dot Omcelliere.

III. Del eledone del Presidente, Camarlingo^ e Scrìvano o Manipulo.

IV. Del ofptio del Presidente,

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V. Dd offitio dttl Ctimarliiìgo.

VI. DH ofjilio de lo Scrivano.

VII. Del offUio del Manipolo.

Vili. Del offitio de' Hatjionieri. IX. Delle sicurlà del Monte, e de' Maestri e Minislriy e del tener apcrln.

X. Del Corpo del Monte e del niodo eU pigliar deìxari a cinque per cento

e m deposito,

XI. Del modo ilei prestare.

XII. Del modo del bandire.

XIII. Che si porli rispelo e non si faci tumulto.

XIV. Del salario di Maestri e Mmislri.

XV. Della petia in genere a chi non osserva.

Vennero compilali sub anno D. iV. J. Xpi ah eius XalivUale MDLXXXI/I restarono

approvati dai Nove Conservatori di Firenze, con alquante limitazioni, il 26 Marzo

delKanno stesso. .\ì Capitoli lien dietro una Molla detti denari che si sono riscossi

dalli Signori Pnlnvifmdi di Cesena, ti quali haveano in mano della servitù fatagli da

(Ho. Antonio Xegn da Firenze, li quali li lasciò che si riscolesero per fabbricare un

Monle di Pietà nella (era di Fivizano sua patria,

FOLLO. — Caplliila nru f4li»tula civilla rt erimlnalia loci cC Commanli*

Folli, ad laudem et gloriam Sancl:'^* el individuae Triiutalis, Ptiiris et Filii et

Spirtlus Sancii, et omnium snnciorum et sanctarum Dei, hoc anno MDL.XXVIfl refor-

mala el ementhua prò bona et pacifico statu diclae unìversitalis et loci Folli, quae

perjìctun observari debeant, accedente tamen prius n/>/jro6f7//one et ronfirmalione illorum

per ///:”“*“ et Dominationem Oenuae. — Codice cartaceo in i.*, di carte AS, delle

quali 51 numerate, le altre nò. Si conserva nella Biblioteca Comunale di Surzana, alla

quale fu donalo dall* illustre commendatore ^monio Bcrtoloni. Si dividono in due

parti: Suiuii civili e Statuti criminali. i.a pritiia parte si compone di scssantasei

capitoli, e di diciassette la seconda. Sotto pena di un soldo di Genova, tra le altre

cose, sì proibisce agii abitanti del Comune di Folto di portare in cbicsa bambini o

bambine, minori di anni tre, in tcinjK) di messa o di divini iillizi.

FOR\Of.O. — AtAlufo di Fornolo. ~ Codice cartaceo in foglio piccolo, legato in tavola,

di carte 50 non numerate, bianche dalla 51 in giù. Si .conserva a Firenze nell' Ar-

chivio Centrale, ed è segnato di numero nuovo 287. Venne scritto ai 26 Maggio del 1574

nella chiesa di S. Michele di Fornolo, e fu approvato dai Fiorentini il di 8 Giugno

dell'anno appresso. Allo Statuto tengono dietro varie aggiunte ed approvazioni fino

ai IO di Novembre del 1767.

F0SDI.\0%'0 — a) Stillalo di luUo II dominio di Fondlnovo. — Codice cartaceo

in foglio, di carte 77 numerate, posseduto da Giovanni Sforza. Si divide io quattro

parti, [.a prima si compone di trenta capitoli; di trentacinque la seconda; di trenta 4

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la terza; e di Ircutalrè la quarta. A quest' ultima tiene dietro un'.^r/^mnla ;/er le

caule criminuli e un capitolo che traila dell' osservanza delli Statuti.

Lo Statuto presente venne riveduto e approvalo da Andrea Malaspina, Marchese

di Fosdiiiovo, ai 2t di luglio del 1577, come apparisce dal seguente bando che si

legge in calce al Codice ;

Andrea Malasiiina

Marchese di Fosdinovo e sue perlineìxze

ai CuìUfdi. Consiglieri^ altri Ufficiati et Huomini delie CommuntM dello Stato suo

salute e buona grafia.

Uabiamo con pkicere et so

derio e 6uomi volontà da noi come da’ nostri antecessori bavutn sempre di giovarvi,

riveduto ti presenti moderni St4duli et considerati ttUti. Et perchè in parUcotare guanto

al modo di provedere nelle cause, et altre cose apparlenenli al conmJo et util vostro, per il quale si ordinò che principalmente si facesscì'o. li habiama seconda la mente

noi/rn trovati assai restringenti et abbreviati i tempi et tcrxnini per decidere e finire presto te titi, et cosi causar assai minor spese e manco perdimento di tempo che prima, et et sono parsi convenientemente in questa caso aceomodati ai tempi presenti,

e star bene m lingua volgare affinchè ogni persona ùi questo nostro Dominio possa più facilmente vedere et in/c;idere m breve modo et via di' honestamenle vivere, non

offendere altrui e rendere a ciascheduno il suo (\) Podestà nostro et altri

Ufficiodi a potere conoicere come governarsi e proredere nelle cause e giudicare, et

insomma a sapere quanto li converà fare per debito di giustizia, l’affermiamo et

approviamo, el vogliamo et comandiamo che li nostri Ufficiali presenti, e che per

tempo saranno, e tutti i sudditi nostri, reipe/ivamen/c gl’osservino, sotto pena a noi

arbitraria, non ostante qualsivoglia dispositione, capitolo o statuti antichi in contrario.

ancorché fussei'o tati che ncercaiiero farsene qui più espressa et porticolar menttone.

Riservata però «ewipfe a noi et a’ nosir^successmri la principale autorità nostra mar-

chionale dt fare e potere fare nove leggi, riformare capitoli, decrelti et orUinationi,

et alle falle netti detti Statuti derogare, mutando et accommodando secosido che a noi et a loro ptirerà per te cose occorrenli el vicemUt e qualità de’ tempi convenirsi el essere opportuno et e.»7)edien/e.

Data nella NO«^ra Rocca di Fosdinovo il di xxi Luglio 1577.

In fine si legge il seguente ricordo: h Alessandro Bernardelli di Fosdinovo ho l'opiato il presente Statuto di Fosdinovo netta forma prescritti l'anno del Signore 1675.

Finito tei'lio nonas ianuarii 1676.

fr) Collezione ilello log;f;i e deereti emannll doli* anno 1680 Ano al 1707 In malerle Inlereaaanlè la .%lag;nlAca Comnnità di Fondlnovo

fatta per commissione del Magnifico Console signor Avvocato Luigi Ortalli Vanno 1796

(1) la ^uctlo psBlo n caratlera dtl codice è aCTatlo canceUato.

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in 1797 — Codice carlnceo in i.** piccolo, di pag. 504. delle quali 230 soliamo sono

numerale. Il decrelo più aulico è di CrisUtia Paitavìcìna Maiaspina, marc/teiana di

Fosdtnovo ec., dulu in Huccu li 20 febrarn 1680; quello più moderno è di Girlo Emattueile Mulanpimi^ marvhese di Fosdinovo, Gragnola ecc. dato in Fosdinovo ai 6

yeiimn'o 1797. Le carie 231-244 sono bianche; nelle rimanenli si Irova V Indice delle materie più nofabili contenute netta predente collezione. Si conserva nell’ Archivio

Comunale di Fosdinovo.

<àOII.%KO. — n ) Couvonlion«ii» Conceaaloiies StalulA CommuaMaitiii ei lloniiriuni Godanl, inilae et conces^tie per agentes Communie Genuae anno MDXXM^

confirmatae pei- Seren<>6<»i« CoUegin anno JìDLXVt ilemgue a Serenieiiino Senata unno MDLXXXYly cum a/

6'enuae, apud Joseplium ihivoneffi. MDClX; de lìcentia gufìeriorutn. Un voi. in 8.* picc.

di pag. vili 134. — Nelle prime olio pagine, numerale alla romana, olire il fronic*

spizio, si legge V Index Hubricorum. È diviso in ollanla capitoli, de’ quali scssautollo

sono scrini in barbarissimo Ialino e dodici in volgare. 6) Con%'entione«, Coneef»»lone>ii el SlaCiaIn CoiuiuimUiKll» el llo« uilDum Godaaif initae et concessae per agente» Communio Genune anno MDXXV/, t'on/innntae per Screni$sima Otllegia anno MDLX\\ itemque a Serenissimo Senatu

anno MOLXXXV/^ cum aliquibus eapitulis addili» ad instanliam dictorum Ilominurn.

Genuae, apiul Josephum Pavonem, MDC!X\ de ticentia supa'iorum; in fogl. — È una

ristampa dello Slalulo preeedenle, futlu nel medesimo anno e cogli slessi torchi.

Menlrc T altra è in 8.* piccolo, questa c in foglio. Di quanle pagine si componga la

presente non posso dirlo, giacché l'unico esemplare che me nc sia venuto alle mani,

appartiene alla ricca collezione di cose patrie dei sig. Alessandro .Magni- Grilli di Sar-

zana e manca di inoUissimc carte iii line.

4àltAG^’OI>4. — IJbro d« «tariufl » decrcll di Gr«|^nol«, dominio di S. E. P. il

.turchese di Fosdinooo ecc. appartenenti al m»i/riri/e; an: sai: 1745.— Codice car-

taceo m 4.^ di pag. 128, che si conserva nell'Archivio Comunale di Fosdinovo. Gli

Statuti si dividono in LIV capitoli, dei quali ecco le rubriche:

I. ihlte uceu«tf, denuntie o inquisilioni.

li. Che le accuse e processi per solennità ommessa non siano viliati et annuitati.

III. Dello icnverc V aceusalioni.

IV. Del modo di ciliare i malfallori.

V. Del modo di pigliare i banditi.

Vi. Detli ricellatijri de’baiuliti e che gV aiutano.

VII. Che nemoio sia piglialo senza causa, e della restituzione del bando.

Vili. Della sicurtà dì iUirsi di non offendere.

IX. Del modo d’accusare i falsi accusalori e calunniatori.

X. Di condennare t malefizii falli fuori di corte. XI. Dette violenze commesse nelle donne.

XII. Delle colpe, delilti, Aomicida, assassinamenti, incenda, e di tulli i matefiOj,

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XIU. Belli veneficii e malie,

XIV. BetjV incilalori e percustori. XV. BelVuualto con anni o ien::a.

XVI. Dell auuUo ad u/ia caia coti armi o, senza. XVII. Belli minori d'anni li che facessero un assatlo. XVIII. Belli percussori di padre e madre.

XVIIII. Dell’ assalto alla presenza del vicario e percussione con arme a sema.

XX. Bell’ impeto contro tl tucano con effusione di sangue o con perdita d’un

membro o della vita. XXI. Di chi percuoterà un correrà o messo.

XXII. Di chi proibirà il pegno al correi'o.

XXIll. Di chi proibirà la tenuta al correrò o gueila romitesse.

XXIV. Di quelli che furtivamente entrano nelle qpse e quelle scassano.

XXV. Belli furti fatti da qualsivoglia persona. XXVI. Del ladro notturno. XXVII

XX vili. Di chi riceverà qualche cosa da persone d'altri. XXIX. Di chi darà in presto in qualsivoglia modo ad un figliuolo di famiglia. XXX. Delti sacrileghi. XXXI. Begl' incendiari, rapine, lianno per incendio, roumn o naufragio. XXXII. Delle parole ingiuriose, e di chi 6u//erù ìmmumiizte contro d‘ aicuna persomi.

XXXlll. Beili fanciulli che insieme si adirano, e delli rubbatori delle fruita.

XXXIV'. Di chi farà /uniu//o o baruffa, e chi a quelli correrà. XXXV. Bel fermine mosso.

XXXVI. Di quello che dimanderà il debito sodisfatto. XXXYII. Di chi negherà un debito non pagato.

XXXVIII. Di chi venderà umi casa due volte e di (sic) piglierà in nome d’ altri. XXXIX. Di chi venderà o alienerà case soggette a pensioni. XXXX. Del falso testimonio. XXXXI. Di quello che persuaderà o darà premio che si dica un falso testimonio

o che si faccia con/r(i«o falso.

XXXXII. Di chi farà un falso istrumenlo o ftilsiftcherà scrittura.

XXXXlll. Di chi in giudizio produrrà un falso intlromenlo o falsi testimomi. XXXXIIII. Di chi comprerà o venderà con falso peso. XXXXV. Di chi spenderà falsa moneta o quella batterà. XXXXVl. Ole per la confessione sia sminuita la condenazione. XXXXVII. Detli bestemmiatori.

XXXXVin. Delie pene da imporsi olii ^luocu^ori.

XXXXVlill. Del tener segreti i Consijr^i delie Cmiununità.

L. Di chi non tornerà a casa quando la campana suona a martello.

LI. Della pena delti seduttori.

Lll. Della guerra dette Communità, e di chi darà consiglio aUi nemici.

Digitized by Google LUI. Che li cùntamaci si hMìm per confessuti. LIV. Ctiimo statuto detU malefizii.

A cari. 45*47 si legge Y Indice de’ capitoli dello Statuto di Gm^nola; a cari. 49*1 IO

i Decreti marchionali dello Stato di (ìrnymta appartenenti al Criminale, rullitno

de' quali c dei IO di maggio del 1784. A cari. 111-112 si trova l'Indice di essi De-

creti; il resto dei Codice è bianco.

— Libro dello fmnrliij^lo • del prlvllo|i;l dei nobili e dello Conni- iHò d*lnolii. — Codice membranaceo in 4." piccolo, legalo in asse, di carie 25,

posseduto dagli credi dcll'awocalo Mario Lari di Sarzana. Il più antico ducumenlo

che vi si legge è dei 50 di marzo del 1224; lo strumento più moderno è dei 24 di

luglio del 1765, c si trova io un quinlernetlu c«rlaceo di pagine 4, uggiuiUo al Codice.

IS0L.%\0. — Statuii della Comunità ed uomini di Tenerano e leolano. —

Codice cariHceo in foglio piccolo, legato in tavola, di carte 120, niimrrale fino a 55.

Si cunipuiigono di 102 rubriche. T ultima delle quali fu aggiunta al 15 di gennaio

del 1561. Ilesiarono approvali per la prima volta n Firenze il 29 di gennaio di esso

anno; vennero ampliali ai 2 di giugno del 1585, e ai 6 di scllembre del 1590.

Intorno a questi Statuti cosi mi scriveva l'amico mio Alessandro Gherardi Olli-

cialc del n. Archivio lìorentino: * U corpo degli Statuti è comune ad ambedue i luo-

« gfii di Tenerano c Isolano, i quali tanto nel proemio generale quanto in quelle par-

« ticoiari delie aggiunte e nelle approvazioni sono chiamati uomini, oppure comunità

« ed uomini di Tenerano e Isolano, od anche in plurale Comuni di Tenerano e Isolano.

€ Ma do|H) il 2 giugno 1585 sì trovano divise le disposizioni siatulali di Tenerano da

« quelle d'isolano c tanto le ime quanto le altre sono fatte da uomini della loro terra

• c Comunità e recano disposizioni distinte. La più antica disposizione di Tenerano

• solo è de' 6 settembre del 1590, rulliriia de'5! luglio 17G6, approvala a'24 di set-

« lembre detto. La più antica d'isolano è de' 18 novembre 1616, approvala ai 7 giu*

« gno 1617, c la più rc'cenie de' 15 maggio 1706, approvata il 10 novembre detto.

« Le disposizioni perù relative agli uomini di Tenerano sono mollo più numerose di

« quelle dui Comune d’isolano, il quale si vede da ciò che era Comune di minore

« importanza. Infuni Qnchù gli Statuti furono comuni ai due luoghi, in ciascuna deli*

« herazione apparisce simipre |ht il primo il Comune di Tenerano ».

Si conservano nel li. Archivio di Firenze e sono segnali col n.° 754 moderno.

LLRICI. — Ciiplloll del Comune di Lerlel. — Coti questi Capitoli e con lo Statuto

di Genova si governò Lerici dopo la sua dedizione a quella Repubblica. L'originate

di essi Capitoli, che si custodiva nell' Archivio Lericino, andò perduto; ma una copia

per buona ventura si conserva nella Biblioteca degli Ollandini al Cavagino, come at-

testa l'Abate Giovambattista Gonetta a pag. 224 del I voi. del suo Sa^,9io storico descrittivo della diocesi di Luni- Sarzana. ;

50 l-K^’AXTO. — a) CommanMACi» Levane!. — Parecclii f»cmplan sì con-

scr\ano «i Genova di iiueslu raro Statuto, clic veniiu impresso iielia della città per

Antoiiio Bellone nel iàVi. Non ha titolo, e lo sieiimia della Hepubblica genovese

tiene luogo di rroiiiespizio. L'umico mio abate Nicolò Giuliani da Vezzano cosi lo

descrive a pag. 85 e segg. delle sue .\otizie sulla tipografia ligure. Ecco le parole

di lui : « In 4”, di carte numerate 67 ; carta forte, carattere tondo. A tergo del fron-

•• tespizio è r usala siiogralìa di S. Giorgio. Nel retto pin di A.A ii è lo steiniiia dì

« Levunlo, e nel rovescio: Jucobi Philtpponi a Levunio Jarisvons. tal ÌMlriuin Tetra- * * slicon: e sono due distici, seguiti da altri tre Ad lectorem; e questi da alirellanti

* Ad .Vuniei^es, clic terminano: //mie iUbrum) e/ne, prne manibus gaaeso sii itle

• iuis. Nel res:o dei terno un po' di prefazione; a piè della quale successivamente le

X /feòr/ee dei tre libri, nei quali essi Statuti sono divisi. Il retto della carta Ì3 regi-

- $lr:i: iYoniòiif eleolora ad upprvbaada slutala una cuut consiliurijs ; ed in

« quello poi della carta 4S si riferiscono : Siuuiua conHitiariorum vapituiatoriun

M et elecioruM prescuU alla lettura falla Per AVeo/uu Leoniuum notarium etc.

* MCCCL.WWVVlUf. die vùij. Mudtj. Finalmente, al rovescio della carta 49 e nella

«seguente sono «Uri :\omma consiliurioruui eapUula emendatorum udv(yca-

• (orum eonsitiuriuraui qaadruginla adianctoruiìi. Le quali liste si trovano

• ripetute più volte. L'ulliiitu decreto del corpo di detti Statuti è seguito dulPappro-

« vazione cosi concepita, e stampata al tergo della carta 67 :

MccccUxo. dte. xviitj Oetobris.

AitprobutuM futi hudie per numerala quudragiula presente specUibde et egregio

duo Christophoro aidice vicegerete doiuinorain poteslatum Levanti in Levanio in domo hcreduin cvndu Thome taiucarne et leetnm teslutain et puhblìcatum fwt per me Jokannvm de ^hntali tiofforium et senbum ulleruin vurie Levanti, pariterg; ad caufe//am pei‘ muntios curie Levanti proclainatum.

Dl.U GUATl.tS

Finis

Explkit Jurìnm Maniripaliam Antigaoruui et Recentiorum loci villarum ac iuri-

sdictionis Communis Levanti Volitmen cura et impen&a Franctsci Pagte Sclarii et dicti

loci Burgesu ctisligatUsàne per .4//pr'i'me erudilum virum .-Infonmm betUmum Thaurini

Pedemontanim imprcssum, dmio «6 òicurna/nme Utristi Jesu .V. D. A'LYIUI, die xzvoj Junij Felicissime huius fìeipubtice Genueiisis .4nfio X17,

« Segue un’ullra carta non numerata, il cui diritto è bianco e il rovescio adorno

« del IVari/Zum Cenuiie, come il frontespizio. Tien dietro un terno 0, di cui la pcnul-

•i Unu carta, verso, cliiudesi con un decreto in rozzo italiano misto di formolo

* curiali, alla data del I.” settembre 1475 >. b) Mialuta ComiuiinUaiU Le%an4t. Lucae, apud Frauciseum 3/ariam Ber-

c/ne//u, MDCCL.X.Vftl in 8.* — Nelle prime otto pagine, che sono segnate co' numeri,

romani, oltre il frontespizio, sta V indice delie rubriche e la prefazione. Seguono dieci

pagine, con numeri arabi dal 9 a) 18, coiUeiienli gli ordinamenti delle gabelle. Quindi

iu 140 pagine per ordine numerale si bauuo gli Statuti, divìsi iu tre libri e scritti

Digitized by Google UiiinaiTKMi((% tranne due brevi addizioni, l una del 1771,’ l'altra del 1772, le quali sono in volgare e si leggono nell* ultima pagina. Seppie una carta, senza numeri, colla segnatura contenente alcune aniicho addizioni. È una ristampa delT edizione geno' vesc del 1549, in cui perù fu cambiata la grafia c I* ortografia antica.

«*) I..esg;l d<»lla ComiinMn del Borg^o e Vaile di Lcvnnfo rifffrmnte e

per il Molto MuQoifteo Siy. Paolo 6Vr»/«wo Adorno in esìio lynufo per la .Sercn/z.«iiim Repubblica di (»enot’« e dal SercniMj'mo Semita confermale Vanno

MDLXXXiX. hi Barcellona. Con licenza de’ Superiori. Un voi. in 8.* — Questo libric-

cino (ignoto al Bonaini ed al Berlun, cd assai raro) si compone di Si pagine, per

ordine numerale; c dalla carta, dai tipi e dallo stemma si vede che senza dubbio

fu stampalo n Lucca dal Birchielli. Alcuni pareri sopni controversie, le cui risoluzioni

passarono in legge e modìfìcaroiio nella forma c nello spirito le disposizioni dello

Statuto, sono dettali in lingua latina; il resto è scritto in volgare.

—’ ninponlztone n^niularia dHla CoiniitiU« di —

t unita agli Statuti di Tcnerano e Isolano, che si con<

Firenze ai 22 giugno del IC8i, i Consoli, i Consiglieri e gli uomini della Comunii«ì di Lueigiiano ((Capitanalo di FÌNÌzzaiio) bandiscono dal loro tcrrilurio tutto il bestiame caprino, atteso i danni gravissimi clic recava.

— a) Sinlulo del Cornane di l..uMnolo. — Codice cartaceo, parte in i* c parte in fogl. piccolo, coperto in tavola, che si conserva a Firenze nel R. Archivio di Stato, cd è segnalo di numero nuovo 565. ìSVIlc prime 55 carte si legge lo Slnluto, che si divide in quattro libri; il primo de' quali si compone di 0 capitoji; il secondo di 12 capitoli; di 8 il terzo; c di 28 il quarto ed ultimo. A carie 55 si ha una deli- berazione, fatta dagli uomini di Lusuolo il di 26 luglio (578, ctilb quale ordinano che siano mandati questi Stalliti a Firenze acciocché vengano debitamente approvali.

Segue a caria 33 tergo la copia di una delibcra/.ione del Granduca e suo Consiglio, degli 8 febbraio 1574, colla quale ordina che i Comuni di Lusuolo, di Ricco c di

Giovngallo et utile et sue pertinenlie s\intendes$era unexati et uniti al CnpiUinato di Casliglion del ò:* Vengono poi approvazioni dei suddetti Statuti dal 25 gennaio 1.584 al 17 febbraio 1605. fatte ciascuna per un quinquennio.

Nelle altre carte colle quali si chiude il Codice, e che sono parte in fogl. c parte

111 4.”, si trova un' istanza degli uomini di. Lusuolo e di Riccò al Granduca, fatta il 7 ottobre 1578, con cui domandano clic I loro Statuti siano approvati una volia per sempre; poi vengono aggiunte, approvazioni e riforme agii Statuti di Lusuolo fino ai

5 dicembre del 1766; da ultimo le convenzioni e i capìtoli fermati tra gli uomini di

Riccò, di Lusuolo c loro ville e il Gromluea. 6) Capiceli e ron«*«nllonÌ d^lll huoitiiiil di l.anollo, di Riero r lor ville con $iaa .%l

è degli ultimi del cinquecento. Si leggono in calce allo Statuto precedente, c sono in numero dì ventitré. òi

]|IADRICr!%'A!VO« —' Stallili dri Comuni» di Madriicnnno* fatti e pubOlienti nei

mese di dicembre dell* (inno del Signore 1760, co« la permissione ed npprnvminnc dt

Sua EccelUma il sij. Marchese CMrlu del fu »ig. Marchese Azo Giacinto Malaspìna di Muiazzo, nostro Padrone clementiswnOy essendo Consoli Domenico Tacconi e Santo

Bertoni. — CodiccUo In 4.** piccolo, di carie IH, posseduto da (tiovanni Sforza. Si

dividono in qiinraiUadue cnpiloli, cd in fìne

Holojina di Pontrenioli, Giudice Delegato da Sua Eccellenza il $ig. àMarchese Carlo Ma*

laspìna di Muiazzo.

— Sloliiln f*l ordinanienla Coiiiiiiiini

pilato anno Domini miilesimo cccc.® xxxvij° ind. xv. xiuij.** aprilis. Si spartisce in 80

capitoli, e in (ine porl.i scritto questo ricordo: Anno Domini .VCCCCX.VA’.V®, ind, .17//

et die X.VVIIl/" mensis augusti. Suprascripla Slafuta presenlaltt fuerunl coraiu Off-

eifìli HvformaUonum eivitatis Floreìitie.

M.\nOI.,l« — Ubro delle franeiilKle deffli uomini di .^larola* — Codice membra- naceo in 4.® piccolo, di carte .*0 numerale, posseduto dai marchese Angelo Alberto

Reincdi di Sarzana. Lo strumento piìi antico, che sì legge nel presente codice, è del-

l'anno l^oO; quello più recente ò dei 16 di giugno de) 16'i6. Questi stniincnti sono

por la maggior parte ordinanze della Repubblica di Genova, colle quali prendeva n

.proteggere c difendere gli nomini della Coimiiiiià di .Marcia, del contimio molestali da

quelli di Poriovenere , specialmente in fatto della pesca c vendila de’ pesci. (V.

Portovenere }.

— <1 > Alaluln Lucae, apud lVMcen//uoi fìusdraghium, M. D. .\CU\ in

foglio. ^ Al frontespizio, che è inciso in rame con fìgiirc c arabeschi e coll' orme

geiuiiizia de' Malaspina. tengono dietro sei pagine senza numerazione di sorta.

In queste sci pagine si legge la dedico che fa di questi Statuti il Popolo di Massa al

Principe Alberico I, e il decreto di csso« Alberico, dato in Genova /// calen. ian.

V. />. XCA., co! quale vengono approvati. Da c. I a 266 Irovansi gli Statuti. Dopo si

legge, il registro, le aggiunte e correzioni, approvate da Alberico c pubblicate ai 16

di maggio del loOÒ, c l' indice: il lutto senza numerazione di pagine.

Per comando di Alberico ebbero inano .a compilare questo Statuto i giureconsulti

Francesco Mascardi già Auditore dei Principe, Giovanni Aiolà, Giovanni Giudici, Nicolao

Colucci, Giuseppe Finelli e Annibaie Piiiccllotti, ai quali furono aggiunti il cavaliere

Cattano Cnltani, il cnpiiano Michele Arrighi c Giii.seppc Pellegrini. Vennero pubblicati

in Massa, ne’ luoghi consueti, il 17 Luglio 1.^92, per ordine del Commissario Ascanio

Crispi, essendo Consoli Giovanni Cattanì, Jacopo Chiappini, Andrea Belaiti, c Fran-

cesco Foglieiin.

SI divide in cinque libri. Il primo si rompone di 49 capitoli ; di 70 il secondo ;

di 106 il terzo ; di 49 il quarto, c di l’ultimo. È assai raro a trovarsi.

Digitized by Googte 33

6) Ref(ol« « CApiloll d«l Monic della l*ielà di Maa»at }f. D, LA’II, die uUima martU. — Codice membranaceo in 4.**, dì carte XWII, riccamntuc legato in pelle, con fermagli di ottone. Si conserva nel R. Archivio Segreto di Massa. Divi- donsi in dicìntto capitoli, come appresso :

1. Drl langn^ insegna e sigillo del -Honte.

2. Detti O/fiiiali pei'petui del

3. Delli Offitiali assistenli al éMinisterio del Monte, e primo del venernbde Ih'iore.

4. Dell' offdio del Cassieri,

5. Dell' offitio delli Massari,

6 . Dell' offitio dell* Esattore,

7. Del consiglio del Monte, c del modo di eleggere gli offitiali,

8. Quanto tempo durano gli ofjilii del Monte, quali non si passino recusare,

9. Del sindicalo,

10. Delli priviteggi degli offitiali del Monte.

11. Delle persone a ehi si può prestare.

12. Del lemjfft, quantità e modo di prestare.

13. Dei pegni.

14. Del n5cu'//ere e vendere i pegni.

15. Dell' entrata e redito del Monte.

16. Del

17. Delle liti e dubij.

18. Dell' osservanza de' capitoli.

Tommaso Anniboni ne* suoi Haeeordi, che sì conservano manoscritti nella Riblio*

teca deir Accademia de* R nnovali di Massa, così racconta l'origine di questo Monte

di Pietà. « A dì 31 Marzo 1562. Recordo come a dì sopradcUo si diede principio al

« Monte della Pietà, et così l'ordine suo venne da Lucca, do%c che poi si chiamò

4 sette homi, un dottore per advocato, il priore, camarlingo escctore et dua stimatori,

« quali hnbiiio da slìmure la valuta delle robbe. Delti panni liui et lani possono dare

« uno terzo; stagni et serramenti la metà; et ora et arienlì i due terzi. Et che non si

« possi prestare più di hulogiiiiii 50 per persona, cl a capi di casa; che non si possi

« pigliare più di quattrini quattro per lira l'anno, et altri capitoli come si conviene

* nella razone di ditto Monte, clic sono capitoli 25 (1). Li quali si tessono in San

« Piero, presente il Sig.'* AIdcrano Cibo et il suo Auditore, insieme con tutto il po-

« pulo. Dove clic poi finite tutte quelle debite cirimonie, essi chiamati giurarono in

< inailo del Sig.'* AIdcrano exercilare fidclmente il loro officio. Et ogni sei mesi si

« hanno da mutare. Di|>oi si andò con tutta la chieresia di preti et frali, et tulle le

« rom|>agine in processione a San Iacopo, dove è ordinalo ditto Monte. La ragione di

(I) I.' Anniboni. beari»è leMiniAne di «cduit, prende errare, ed i capiioli non sono rbe II, ai quali però ne Im affiuniQ tim» naovn, rua parecchi ansi appresso.

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5i

« di dillo Monie sederà lunidì et venerdì. Si fa tempo a potere riseotere li pegni

« mesi 15; dipoi si hanno da mandare al publieo incanto •.

«•) Ciipleoll 4«llc mllilie di Mm»* « Cnrram. — Codice cartaceo in

foglio piccolo, di pagine 104, io parte numerate cd in parte nò. Si compongono di

undici capi, ciascuno de' quali si divide in piò capitoli. Il primo tratta deirollizio,

autorità ed csen/.ioiii del Colonnello, e si spartisce in venti capitoli. Il secondo del

modo di eleggere e descrivere i soldati, e si di>lde in dieci capitoli. Il terzo, comporto

di un solo capitolo, trulla dcH'uflizio, autorità ed esenzioni del SargeiUe moggiore. Il

quarto, delPollìzio, autorità ed esenzioni dei luogotenenti, del colonnello ed altri

capuani a piedi e a cavallo, allìcri e ulliziali ordinari, c si divide io trentuno capitoli.

Il quinto, dell' obbedienza de' soldati, c si coiii|Hjnc di dieci capitoli. 11 sesto, è di

undici capitoli, e tratta delle anni de* soldati. Il settimo, delle mostre generali e par-

ticolari, e delle pene dei disubbidienti, e dividesi in quailordiei capitoli. L'ottavo si

compone di \eiuitrè capitoli, c discorre dell' esenzione de' soldati. Il nono, che è diviso

in due eapiloii, tratta deirimpedimeoio degli ulliziali, e quanti debbono essere per

compagnia. Il decimo si compone di un solo capitolo, e discorre di quelli che saranno

descritti nelle compagnie. L' undecimo capo contiene gli ordini che si avranno a os-

servare quando si darà all' arme gencraliiieiUe in Massa e Carrara, e tirerà il castello

e toccherà il tamburo, e si divide in quindici capitoli.

Furono pubblicati per la prima volta nel 1602. Il presente codice contiene pure

utolte correzioni ed aggiunte, l'ultima delle quali é dei 27 Aprile 1778. Si conserva

nel R. Arehivio Segreto di Massa.

.IIOCCHIGIVAKO. — SIaIuII del Comune di Moea|;nfino. — Codice cartaceo in

foglio piccolo, legato in asse, di carte U non numerale, appartenente al R. Archivio

di Stalo in Firenze, segnato di numero nuovo 386.

Furono compilati Fanno 1601 da sei uomini deputati a ciò dal Comune di Moc-

ehignuno, conciauiachè iuile e ciascuna cUlà^ castella e luo/jfiì si debbona (javerthare e

rcfjfjet'e sotto leggi, statuti et ordtni che più eonvenghitèo. Si dividono in 37 capìtoli;

e furono approvali dalla Pratica di S. A. a Firenze il 14 Maggio 1605. Fanno seguilo

ad essi alquante aggiunte, compilate dagli stessi statutari ai 12 d' Aprile del 1605.

.MO!%’TEBI.4[%CIII. — SlnluUi %etera CommuniR el liominum .%lonll« Blanrhf.

Codice cartaceo in foglio piccolo, dell'Archivio lioreniino, coperto in tavola, segnato

di numero moderno 408, di carte 34 non numerate, delle quali (re bianche in fine e

una in principio, che serve di coperta e vi é scritto: .Honte Bianchi dt Lunigiana,

captianato di Ftviszano. Allo Statuto, che venue compilato unno Domini nostri J. C.

ab eitis mearnatione 1305, ind. Vili, die vero septimo tncnsts septeuìbns. seguono

varie approvazioni, falle dai Fiurenliiii, ora per un anno, ora per due, ora per tre;

F ultima delle quali è degli 11 di Settembre del 1539. Dopo vengono i nuovi capitoli

e le riforme, fatte dagli uomini di Moulebianchi, e approvale; e queste dai 19 di ^o~

vembre del 1540 tirano lino ai 19 di Settembre del 1722.

Digitized by Google MO\TIGNOSO. — a) del Cemiine e defili uomini di Mon<Ì|?iioap. —

Si legge a pagg. 269-311 delle Memorie storiche di Mondgnnso dì Lunigùina seritfe

lorchi di Bartolommco Canovciii da (iiovnnni Sforza ^ ed impresse a Lucca co' l'anno 1867.

Essendo ì Mossesi nel 1538 corsi a dure il guasto col ferro e col fuoco alla terra

di Monlignoso, insieme col palazzo del podestà andarono in fiamme anche i vecchi

Statuti del paese. Per la qual cosa riunitosi il Consiglio del Comune, ai 25 di .No>

vcmbre del 1.559, c considerala ia imporianiia et quanta era la necessità di vivere

con buoni et e

Talenti, Matteo di Battista Dal Poggio, Bartolommeo di (jalcoUo, Giorgio Bertiera e

Battisi» di Marco Bianchi a fare comporre e ordinare i nuovi Statuti. Furono Ietti e

pubblicali agli 8 di Febbraio del 1540 nel Parlamento Montignosino. Dato il partito,

restarono approvati, con la dichiarazione però che alquanti capitoli fossero riveduti «

corretti, e ne venissero accreseiiui dì nuovi. Lazzaro Guidelli, Girolamo dì Francone,

Giovannino Berlella, Lorenzo Orlandi c Pieronc Del Quaglia, eletti per questa bisogna,

non imincnrono di fare correzioni ed aggiunte, e gli Statuti vennero presentati alla

Signoria Lucchese per ollenerne 1* approvazione. Sono essi spartiti in quarantanovc ca-

pitoli. Se ne discorre assai lungamente a pag. 204 e segg. delle ricordate Memorie di MunUijnuso.

h) ili >lonll|gnfHio* — Codice cartaceo in di carte i5 numerale

e scritte, alle quali tengono dietro altre 12 carte senza numerazione e in bianco. Si

conserva a Lucca ne! R. Archivio di Staio; e sulla prima carta si legge il seguente ricordo:

Aiiecfi, ai 22 di Giugno del 1870.

Deposito nel H. Archivio Lucchese questo Statuto, trovato in un umile casolare

del montignosino, e « me affatto ignoto quando scrissi e pubblicai per le stampe te

memorie isloricìa della mio terra nativa.

Gli). Sforza.

Il rubricano abbraccia la 1.* carta; la seconda è bianca; dalla 4.* alla 36 si

trova lo Statuto, con I’ approvazione del Parlamento di Monlignoso in principio e con

quella del Gonfaloniere e degli Anziani della Repubblica di Lucra in (Ine. Segue, in

copia, a caria 36 tergo una lettera del Marchese di Massa al Podestà di Monlignoso,

scritta nel 1566 e riguardante il privilegio che godevano i Montignosini di essere esenti dalle gabelle nel territorio mnssese. Viene quindi un decreto del Generale Par-

luinenio del Comune di Monlignoso, del 6 Maggio 1571, approvato il 2 Giugno dello

stfSHo anno dalla Repubblica di Lucca, con cui si ampliano c si correggono in più

luoghi gli Statuti. Segue un altro decreto, fallo esso pure dal Generale Parlamento il

ti Febbraio 1574 c dalla Signoria Lucchese approvalo il di 20 del medesimo mese,

col quale resta proibito agli abitanti del Comune di vendere e donare ai forasiieri

quaisivogiia sorta di biade sino a tutto Panno 1577. Il qual decreto fu abolito per

volontà del Parlamento stesso il 13 Maggio 1576, come apparisce dalia provvisione

riportata a c. 41 tergo del presente Codice. Da ultimo si hanno ì Privilegi et Gratie 3«

coHcssde ihtl' Eecell Qfnsifjlio dtW ftep: di J.ucca a lutti gli Huomini et Comniuue di 3hnt ynoso l'anno 1649.

(Jtiesii Statuti vennero euiiipiluti per opera di Domenico Colonna, di Yinceusio

Bertolucci, di Giannino di Matteo Marchini e di Leonardo di Battista Del Colte; hiroiio

letti c approvali il 26 Gennaio del 13GI nel Generale Parlamento del Comune e dci^li

uomini di Muntignoso, essendo Podestà di quella terra Cfio. Ballista del fu Baldassare

Barili; ed ebbero rappiovaziotie degli Anziani e del Gonfaloniere di Giustizia del

Popolo e Comune di Lucca il 21 Aprile del 1561. Sono divisi in quaranta capitoli,

nò dilTeriscono grim fallo dagli Statuii del 15i0.

<•/ Friauimenlo deffll Statuii di Moiill|cno»o. — È il capitolo XVII di

uno Statuto compilalo nel secolo XVII, ignoto o disperso. Tratta Otlla pena de'fora-

atteri e non hnbtlanti che dessero donno net V/nnune di Monltijnoso; c porlo in calce

la segtieiile postilla: Approvato l'anno 1625. Si legge in line al reg. 22 degli Statuii

di Comumtd soggette^ nell’ Archivio di Stato in Lucca.

d) fiUiilalo dol Colmino di .Moiilif;noiio. — Si legge a cari. 215*219

del registro 40 e a cari. 1-13 del registro 41 degli Statuti di Contunttà soggette, nel

H. Archivio di Stalo in Lucca.

Ai 10 di Ottobre del 1739 restò approvato dagli Anziani della Repubblica di

Lucca. Si divide in ollantadue capitoli, che in parte sono una trascrizione di quelli

de’ precedenti Statuti, in parte una nuova compilazione. e) Ordini e Minlull drlla C'oiuiinUà di llonll^noMo. — Stanno a

cari. 257 tergo — 301 tergo del registro 45 degli Statuti di Comunità soggette, nel

R. Archivio di Stato in Lucca.

Ai 23 di Maggio del 1763 Giovanni Antonio Vieiina, a nome del Consiglio e del

Parlamento del Comune di Montignoso, chiese agli Anziani ed ottenne che fossero per

dieci anni approvali e convalidali i presenti Statuti deacrilti da un vecchio tibro e ri*

portati in un libro nuovamente fallo. Non sono però una copia fedele de' precedenti ;

differiscono moltissimo nella forma, e in cambio di essere sparlili in 82 capitoli sono

divisi in 77 capitoli. f) CopUoll dm OMer%an»l p«r g;ll aomlnl deirOrdlnnnzA di Moii« lijgnoiio. ^ Si leggono a pug. 511 e segg. delle Memorie atoriche di Monlignoio di

Lunigiana scritto da (Giovanni Sforza. L’ Ordinanza dt Montignoso venne istituita con

decreto del 29 Maggio 1554, ed era una milizia paesana, di cui il Governo fu solito

valersi in caso di bisogno. 1 presenti Capitoli vennero compilati l'unno 1555, c furono

poi riformati c corretti nel 1557.

MO^ZO^C. — el Ordlnannenla l*oU‘9l«ri» ferriiruiat Infruurrlpl»*

rum. videlieet : Monzoni, Vinche, Àiole. Cucciane, Codepontis, Prati, Alebii et Serco-

gnant Lunensis dtoceais et Florenlmi cotnitiUua. — Si trovano nei R.’’ Archivio Cen-

trale di Stato a Firenze, Sfufuli, uum. 219 nuovo. Si dividono in 28 capitoli, e nnn

hanno data; vennero però approvali ai 23 di marzo del 1421 uO incurnatione, (V. Codtpoule),

Digitized by Google 37

«t ordlliiam«n«a Communlii el homlnam ville \ctsane«

ftoieslcne Buynoni, capìUmulusyite ùutigUoni lerKerii, inì\en$it SnTzanentis diocesis. —

Codice' cartaceo del R. Archivio fìorcnliiio, legnato ia involo, segnato di numero

nuovo 47H. Si compone di due quaderni, de’ quuii uno in A.** piccolo, di carte 19 non

iiumcralcì i'altro in fogl., di carte 10 di cui 5 bianche. Il primo quaderno contiene

gli Statuii, che vennero tutti il i settembre tofìU e approvati il 26 settembre del*

ranno appresso, c si dividuiiu in 28 capitoli; cmilicnc pure alquante correzioni ai

medesimi. Nel secondo quaderno si leggono varie addizioni ai presenti Statuti, fatte

dagli uomini di Nczzana nel 157S, con le approvazioni di cinque in cinque anni,

r ultima delle quali è del 7 seilciiibrc 1607.

.\ICOL.^* — m) ConnlMuUoniHk eaiiirl Alcole et Ortonovi» — Leggonsi a carte 275

— 274 retto del Codice Pailavicino, che trovasi nell' Archivio Capitolare di

Sarzana. Cominciano: « Haee sunt constiUUiones quod PotesUu $eu C^msutes, r/i/i prò

tempore fuerint in castro de A'ie/io/a et Orlonovo, jurabunt ad matuiulwn Domhii Luneusis Episcopi. Vennero compilale l’anno 1257, de mense martii. 6) Ntatutn et orfUnamenta Mni^niflene Comunltatis Aieollne per Vie Jonnnem Alixandrvm extracla et rescriptn ex (piudam copia D. Burfolomci Olir,

b. Autonii mttahi de MicoUa die 21 Mai 1651. — Si leggono a pag. 1 e segg. di un

codice cartaceo in 8.^ del secolo XVII, posseduto dalla Biblioteca della R. L'niversilà

di Genova, e che contiene pure gli Staimi dì Cuslelnovo di Magra e di Orionovu.

Sono preceduti dalla Tabula eapilulorum Statuti SicoUue : Comìncìmo Anno MCCCCVI.

in aetet'ni Dei nomine^ amen. Haec sunt Slaluia et Ordinumenta hominum Commani-

tntis MicoUae, Luneusis diocesH, facla, reducla et composita ad houot'em etc. Omni-

poteutis Dei etc. per Laurenlium q. Dominici Jucobum q. Bomoni^ BertUonum q. Mf

chaelis^ Franctscum q. Antonii. eie. Hanno ia data del 25 Giugno 1406, indizione terza.

ORTOAOVO. — Ntntiitn Comuni» Hortono%i nonnulla» Codice cartaceo in

foglio, di pagg. 28, delle quali soltanto 26 sono numerale e scritte. Si conserva presso

Giovanni Sforza di MoiUignoso, autore della presente BibliograCa storica delia Lnni-

giana. Questa eopia è una diligente trascrizione dello Statuto di Ortonovo che si

trova a Genova nella Bibiioteco della II. Università, nel quale eseiiiptarc perù non si

leggono per intero, ma si ha soltanto una scelta de' capitoli di esso Statuto di ìiiipor*

tanza cd interesse maggiore. Sono senza dola e in lloe portano la sottoscrizione di

,4ceuri

qunndoeumque ordinata et confirmala per Dominos possessores diete Terre in prete-- ritum sint et esse inteUìyant approbata et confinnata ab ipsis magnificis DD.

Proli ctonbus et fter eos tminuientri debeant ae per quoscumque eorum v/Jiciales. (V. Aicofu).

l*A!iiTIAA. — HluluCii et ordlnuiiienlia Coninnl» oi hominum i*à»(ine. — Si

trovano neirArchivio Ceuiralc di Stato a Firenze, serie degli Statuti, codice di num. 174

DigitizedJjy Google nuovo. Si dividono in 30 eapiloli, che furono approvali a Firenze* con varie correzioni

ed nggiinle, il J8 di Maggio iiS^i. Nello stesso Codice si hanno Ire eapiloli che

l'iKiiardano Pastina iti pnrlicoUre maniera c stanno in calce agli Statuti di Castiglione

del Terzicre. Furono compilati dagli uomini di Pàslinn ai 9 dì Gennaio del f538. re-

starono approvali a Firenze, con varie limitazioni, il 13 Settembre 1329. (V. Catti' •jUnne del Terziere).

l*OniCI\Z4!V%* ^ oftuerviiUonl e ^rikllc, raecoppiati da (i: Domenico .Har~

chiò Cdneegr/iere per la Ounmvnità dì Fenile^ e dal medemo corusnern/i al tnerifo e

singolare benignità delVF^c:** fll.”^ del Sig., }f

pndrtme di Podf'nzanay Fenile ecc. — Codice cartaceo in 4.® di pag. 16i, pos-

seduto dal sig. avv. C''sarc B'ili di Sarzana, abitante in Massa. In fine si legge:

Fgo AnUtnins Boplisla Spinarelli I. V. D. et Scrretarius Exeellentiae D. D. .Vnr-

vhionis Francisc.i Molaspìna de Podenzana, Avuliae, fìtbulae, Montisvclhuin ecc. stiprO'

dieta ùtpitulo^ statala noxùter transcriptu et copiata ex veteri codice et

ex. lihris legalizatis existenttbux pnenes Cnmmunitnlem Mnntium S/wom> debita qaa

par est ditigentia et filelitate colUuioaavi et comperii concordare verbo ad verbum

cum suo exempluri seu originali, /dea prò fide me subseripsi, Antonius B iptìsta Spinarelli qui numu propiria.

Francìscu» J/.'* Mnlaspina Marchio Avuliae Podenznnae.

Lo Stanilo si divide in sci iibri, che si compongono di CXXXIV capitoli. Singo*

lare assai è il cap. XXXXIII, che traila della pena del vassallo che offenda il Signore.

Chiunque feriva il Marclu sc o il figliuolo o il ii'^polc di lui, con qualsivoglia arme, e

«iella ferita usciva sangue era punito in lire 23, e se non le pagava dentro IO giorni

gli veniva lagliata la mano e spartita dal braccio. Se poi lo ammazzava o faceva

ammazzare, vuole lo Statuto sia strascinato a coda d'asino fin al luogo della f/m-

stizia, e cosi strascinato sin a lui levalo la carne e (agliata a bocconi con la iannglia

e rassori, et al lungo della giustizia sia tagliato tulle due le mani e li piedi^ la

lingwi e il naso fuUOt e poi sia appiccato per la gola che maral

1 primi quattro libri vennero compilati ai cominciare del secolo XIV da Tobia

vedova di Oppicino Malaspinu, come tulricc de' suoi fìgiitioli, Corradiuo, Manfredo.

Federico, Morello, .\zzonc c Giovanni e a nome d'Isnardo del fu Tommaso Malasptna.

Il di 8 Giugno lòoO Federico, Azione e Giovanni predetti compilarono parte del quinto

libro; al quale Francesco Baldini, podestà di Villafranca, il 22 Febbraio 1400 aggiunse

un brano ritrovato nell' Archivio della Bocca di detta terra in alcuni fragmentì di

libri di Statuii deilt Signori Marchesi di detta ferra. Vi si logge pure un'addizione fatta

il 6 .Marzo 1374 àa\\‘ egreggio cavngtier Stg. Oppiceino Marchese 3/alnspinn della

felice Miemorùi del Sig. Azzone Marchese Malaspina Signore generale di Lutolo.

Tregyìana, Biccò. Giuvagallo e dell’ AuUa. Di lui si ha pure un'altra aggiunta fatta

il 23 Maggio 1377. L'ultima addizione è dei maguìfìct e generosi signori Gio. Giorgio

c Jucoino Ambrosi marchesi Malaspini di Lusnlo. Giox>agfilh. AvuUa. Canosa, Poggio

e Bruzzone. dopo la quale così è scritto : Il fine delti Statuti delti Signori Marchesi

Matuspina nella Provincia di luniggiana. Ma i presenti Suuuti qui non hanno Une

Digitized by Googic nè il quinto libro di e^i. Seguono, continuando la numerazione delle rubriche, ì

Caputili tielV tnstruì)ienU Ueila titvtsione di Uvviuna, BalisUtìt .Von/i, Siu'cru e Putlen-

zana; ai quali tengono dietro gli (ìrdinumenti fuUi per noi /iuomm< del Comuno di

Munlt, che abbracciano il sesto libro, che si chiude con questa dicliioraxione : Byo Douuhu'us Clterurdi de diciu emiro Monlium Smumte, puhlicus Phihsoptuac

et Medicinue duclor colleijialue in tdmo Parntcnsi Sttulio et Anathomiae professor^

suprudicla capiiuln, ordinutionez, exempluriu yraliurum et statutn Irontcripsi ex ve~

Ieri codice et libris letjalizuti» exitUntibuz poenez dicUun ù>uimanUuletH >^anliiun

Simonie eie.

I*0\TREM0L.I. — a) Pontremull Staiulorum ac DccrHortim «olumcii. —

Pnrtìutes apud Seih ViuUiiui, 1571; in fol. Di questo raro volume il chiarissìmu

sig. cav. prof. Antonio Vaisecchi di Padova, che nc possiede un esemplare nella sua

ricca raccolta di Statuti italiani, me ne forniva la seguente descrizione. « Preeedono

« 6 carte non numerate, la prima delle quali è U frontespizio col titolo surriferito ed

« una incisione che rappresenta lo stemma di . La “i carta ed il recto

« della 5 contengono la dedica di Gio. Antonio Costa ai Consiglieri, ai Giureconsulti.

« ai Sindaci cd al Tesoriere di Pontremoli, nella quale dopo una breve storia d' Apua,

• sita alle pendici dell" Appennino presso le fonti del (iiiine Magra e distrulla dal

• ferro e dal fuoco dei soldati di Alarico, e dopo avere accennala la riedifienrione

c delle eilté per ordine di Alarico medesimo, che vi lasciò un presidio sotto il go-

« verno di Trepoiizio, dice esserle stato dato il nome di Pontremoli. iNarra poi come

« essa net 1200 fosse bruciata per ordine dt Re Pipino, ricostruita poi da* suoi abi-

« tanti ch'eransi rifugiati nelle montagne, dopo di che costituitisi a governo indipeti-

« dente si diedero le proprie leggi, le quali non furono distrutte dall* altro incendio

• dtdia città o{>erato dagli Svizzeri eh* erano al servizio dell' imperatore Carlo IV, per-

« ehè essi le avevano recale seco nella loro fuga. Allora fu di nuovo rifabbricata Ih

« città di ulte più decorosamente prima ; antiche leggi ne furono aggiunte di nuove.

« poi riformuie sotto il regime di Galeazzo Visconti Conte di Virtù, signore di Milano,

• al quale i Pontremolesi erunsi voluntariamcnlc sollonicssi. Dopo i quali cenni sto*

« riei parla del suo pensiero di pubblicare queste leggi. Il verso della 3 caria ha una

« lettera del Crosta al Pretore Stanchi; sul, redo della 4 vi sono i nomi dei Giurì'

« spenti contemporanei di Pontremoli e a tergo quelli dei Notai, Sulla prima pagina

1 della S carta v‘é un decreto del Consiglio Generale di Pontremoli del G Marzo 1570

c per la stampa degli Statuti. A tergo di questa e sulla prima faccia della G Irovarì

« r indice dei capitoli del primo libro, e sulla seconda un’altra lettera dello stesso

« Costa a Fabrizio Maraffn Consigliere di giusGzia della Repubblica di Lucca. Gli Su-

• tuli divisi in 7 libri occupano 186 carte, a tergo dell' ultima delle quali v*è Hiral-

« tra lettera del Costa ai SinJacì di Pontremoli. Le carte 187 >189 contengono hi

« Copta delli CoptfoU ottenuti dall’ Eccellenlìzzimo Senalo di Milano per le Sultur.e

• dell* Donati di PontrefHoli iti tempo delli Mayni/iei M. Vittorio Serufi, M. Darlo-

• lonteo Marnfu, M. Chriztoforo Beghim e M. Carlo Parazachi Sindici, A tergo della

• carta 189 v'é il registro; poi viene appresso una carta bianca. iO

« La religione, il governo, le magistrature c gli interessi del Comune formano la

t malcrl.ì del primo libro, che consto di 75 capitoli. Il secondo, prccedtilo dall' in*

« dice, come ciascuno degli altri cinque, ha 90 capitoli che versano su afTori del

« diriuo civile e specialmente sulla procedura. Il terzo, in ‘ìOiI capitoli, regola le

« materie penali, li quarto contiene una miscellanea di disposizioni che cuiUempIano

« varie materie d' interesse municipale c privalo, ed in particolar mudo le fazioni dei

« Comune e le strade da riattarsi. Esso è diviso in 71 capitoli. II qiiiiiio, in IO capi-

• toli, dispone sulla ricerca c sulla conservazione dei beni coiminali, ed inlìne ha la

« conferma di questi Statuti fatta dal Duca di Milano ai 25 di agosto del 1391; per

« cui è da ritenersi che gli altri due libri siano stati aggiunti posteriormente. Il sesto

• libro, composto di Si capitoli, contiene la matricola dei .Notai ed i decreti ducali

4 sull' ordine dei giudizi di prima c di seconda istanza e su altri oggetti. Finalmente

« il settimo libro, in li capitoli, contiene alcune modillcazioni ai precedenti Statuti

«• ed alcune nuove disposizioni in materie economiche ».

Agli esemplari perrelti di questo Statuto suole andare unito un foglio sciolto, contenente una lettera del Costa al Pretore Bartolomeo Brasclii, nella quale si lagna delle querimonie mos

18ri9 dal frnU'ili Bocca, librai torinesi, per vetUiqiiailro lire

h) ^Ifneeliin^a guorutidam eapitalurum, re/‘"rnia^orium , Prinepum respon-

.«op'Mfw, Privitegiarnm, StataUtrum et ardimim, ex .irchivio puhlieo Pontremalenùt et uliimde ad Communitnfem Mugnificum Potìlremuleusmm apeclanlivm /ideliter tran- ituniplorum a Joanne Antonio Costa Ueformntionwìt dietae Omcetlario et iussu Dominorum Sìndicorum ac Rnlionaturum tam appidtinnrum quatn ruratiam itn- pressa. Ponnae, UDLXXVIU. Tgpis Seth Vioti. In fol. di cari. 36, oltre 4 in principio senza numerazione.

Racconta Gio. Antonio Costa, nella d*‘dica che fa del volume presente ai Decu- rioni di Puntremoli, come avendo egli dato 0(>era. insieme con alcuni nolari di quel

Collegio, a purgare gli estimi da parecchi errori, si pose a squadernare alquanto scrii* ture delTArchivio pubblico, e per comodo e vantaggio del proprio paese ne trascrìsse alcune e volle metterle in luce. In questo libro, divenuto assai raro, si trovano esse raccolte e vengono dall' editore divise in tre parli.

La prima è spartita ne' tredici capitoli seguenti:

I. De officio et electione Saltiuìriorunè, Xotariortan Àcrusarum, EsiiMatorum, Termina-

tnrum, fìevisorum, Sapersiantnim Viarum, Xuneii et de Procuratoribus idiolis

adiniiten. et aììis. li. Quid et quantum accipere possit D. Ftscalis in crinìinalibus.

Ili. Taxa honorarii in cattsis critninalibus debita indicibus, qui de ;>u6/ico salario non hnbent.

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IV. Sententia tata (d4e XXUl apriUs MUU) per DD. PratitécHì et Magistros Ped- dtiuuin Status A/ediolanì ad /avoretn Coìnrnunitatis Pontremuli.

V. Taxa mercedis percipiendae a i\oiariis causarum crimmalium ex constìtutione Regia

in Ut. de Notariis pnbtieis libro sernndo,

VI. Oìn.^rmatio Statsstarwn et Ùecretorum Pontremuli (die .l'.r aprilis MOLI).

VII. Quod non passini fieri IHteras Praeloribus sine iicentia vlriusque Omsiiii.

Vili. De ludiee Appellaiionis PoiìtremuU eligendo iurta soltium et causa coram et

inslraaltir eie.

IX. D. ì^netor l\mtremuli noK debel impedire deliberationes Consilii,

X. Quantum D. Pruelori de condemmilioniOus positis in eommuni possit dori a D>i- minis Decem.

XI. De elemosina fienda a DD. Decem R. Patri praedicalori. XII. Imputati de stupro extra carceres defensianes fucere possunt.

XIII. Quod relnliones non capilales dentar a D. Praetnre partibus^ et nil ab eis prò trunsmissione accipiatur.

La secnmla parie contiene i Oipitoii et ordini fatti sopra gV interessi et loro vonfermatione falla dal Senato di Milano il Marzo del I57tì.

La terza si compone degli appresso documenii:

I. Capitala inita et faefa cum Hluslriss. et Exell. D. Duce Mediolani de anno 1441.

privilegia, et alta ab eo emeessa Communitali Pontrenmli die IO Decembris.

II. Capitata inita et facla et privilegia concessa Oimmunitati Ponlrrinuli, per et infer Hluslriss. D. Comitem Sinibaldum Fliscum, Dominum nostrum, anno Domìni 1529, die 29 septembris.

III. Declaratio cuiusdam refornuitionis et limitalionis annorum 25 circa exactirmem Instrumenlorum.

IV. Lettera per il castello di Gronduta responsiva alla Comunilù di Ponlremoli.

V. Lettera per il medesimo castello di Grandula al Magistrato dell* entrate.

VI. Altra lettera per il castello di Grondutay che deve precedere le predette due altre, scritta olla Communitn di A>n/remo/i,

VII. Decretum de anno 1577 die 9 Junii factum et oblentum per maiora suffragio oh

utroque Generali Co»si7io super nemare Bareliae, de quo infra, et super propo~

titione obtenta in congregntione DD. Decetn Praesidentium, ut infra.

Vili. De Forensibus acceptandis in Ponlremulenses. IX. Correctio in quibusdam capiiulorum super saltuaria Donicatorum iam aedilorum.

a Dominis Sindieis a Consilio novo et velcri eleclis.

X. Capitoli da osservarsi dal Massaro delia Communità, che per il tempo «ara appro-

vati dulVuHO et Patirò Generale Conseglio l'anno t572« il giorno 22 di febbraio-

XI. Quanto possalo pigtiare gli eseculori del sig. Podestà d» Ponlremoli, cosi in civile

come in criminale.

Gli eseQ>plari pcrfclli di questo volume, divenuto assai raro, debbono avere In carta 18, la quale é bianca, e d'ordinario suole mancare. 6

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e) CoBSlIlulioneM uc .yatnculae DÌ). .y'oUmorum PviilrewuU ec. .Vvdtolam

oftuii Jiwobuut PiCttleam, !.'iS9; in fo). — Le riconiR il canonico Domenico Mumu a

pug. 494 dei il volume della sua Bibliografia storico rtighnaUt della Tmcana, e ne

dice ediltirc il poniremolcse Gio. Anlonio Costa. Per quante indagini abbia io usale,

presso le principali Bibliolcuhe d'Uulia e presso particolari |HTSone, fino a qui non

mi c \ (‘liuto follo di rintracciare questo libro, clic deve cerio riguardarsi come

raro assai.

«# ) UeereCa cxcel.’*^ Sen. .Veiliul. guibus sic mòtanlc Communilute Pontreoiuli

A'Oifjrrtritt et mercede# D. Prnefori, et aliis t^riatibus tluriac O'imiaaUs Oppulì prue-

dicti debit. praesenbuntur . Abasus aluiuot ausdem Curiue Udluolur. Et detnmi, guaut-

p/ures casus, t/uibus operus #«‘i'i7e# diebus fesUvis guis exercert polest a V. Hev. D.

Vicario (ieuertdi Revcrendiss. £//r#co/i< ^irzumie upprubtili, confiriuanfur. Et ut ialius

versa pagina indice conlinetar. l/edùduiu. Ex Tgpographiti Pandulphi MaUiteslae, ìat-

prcssorts Rcg. Cam. .timo .V. DCX. In fol. di pag. 32, altre 4 in principio. — Breve

raccolta di editti e dichiarazioni del Senato di Milano, riguardanti le larilTe fìscnit

nelle cause c proccssurc della Curia di Punlreiiioli; alle quali tiene dietro una dichia-

razione riguardante i giorni feslivi nel territorio medesimo, falla di comune accordo

ira il vescovo di Sarzana e lo stesso Senato.

— a) PonxiinrIII. — Si leggono a c. 229-251 del Codice

PaUavieiuo di Sarzana. Juannes B^nus et f

Pouxanelto, iie fecero In compilazione insieme con Guglielmo, vescovo di Luni, in

allora signore di esso cn^tello. In fine si legge: Aclum in castro de PunzancUo feliciler,

die domituco , vj kutendas iulii, coram presbitero Guidone de Pimzanello, magislro Gerardo lucano, Beneitato de Spediznno mariseuico, nubili Gerardo dieta de Fo- sdenova et Cerelo de Tvndotn, tcsltbus ad hec ragatis, anno Duntuiee .\alivita(is

.Vcfjrxx»y, (wd. sexiu. 6) MlntulA Commfinls «I hoiulaum PoDumclll. — Codice membranaceo in 4.*, di carte 58, posseduto dagli eredi deli' avv. llario Lari da Sarzana. Cominciano colie Seguenti parole: fu nomate Domini, amen. .Inno u nativitate Eiusdem mdlesiiuo guadnngeulestmo scptuugesimo, t>id(^iVmc terUu, die vet'o decima ucluvu mensiS mardi.

Quoniitm prupteì' t’(ir«e/ar«ii temporam expedU sepc et septus sluluta munìcipatia et urdinumenta Ucorum et lerruram eorrigere, mature, eisgue adUet'e et mtntiere secundum temporum disposiUonem, me non de iirn'o romponeie ea gue dignuscunlvr ad pvblicam utitdateiu posse respicere; idcircho Cumutuuitas et homines de ^nzaneilo congregati

IN generali Parlamenlo diete terre, ubi consueti sunt conuucari, in guo guidem Parla- mento deliberutum exlilit guoJ Statula diete terre Ponzanetti corrignrdur mutando, cun/irmnndo, addendo et inmuendo prout et stcut videbilur metins et plucuerit iufra- scriptu Virts ad hoc electis, oc per dietum Partumentum deputntis, ut de eoram eie- elione pleatus constai dieta die in libro pubiicu predicte Cummunis Punzamlli. Aoimna cleetorum sunt hee, uidclicei: Venturinus f. g. Vegnuli, Àntuuius f. g. ÌHiuiìni, .Xnlonius

et flcnuirdu# g. Simonini, omnes de Ponzanello svpruscnpto. fjui f. q. Fruncisci /. omnes sic eUeti, habentes auctortlaltm a dieta Parlamento, fucta diligenti exumrri(i/i(//4C

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iuler ens prò evidenti uiUtfaie dicit Oimmuni», predic.ia et infratcripta SUttula cor-

rwcrwn/, cnnfìrmandoy componendot statuendo et ordinandoy ut infra vitlelieet.

Dividonsi in quattro libri. In fine nir ultimo m lia l'approvazione raltii dal Mar-

chese Spinetta Malaspiiia per atto del notaio Jacopo q. Antonii /)/imt de Fnbrix

de Fivìzzano, cancelliere di esso Spinella, che b del seguenie tenore: • In Dei no-

mine, amen. Amia a nafivitalc Etundem nif7/ci/mo CCCCI^XXVH, indictione decitna*

dte vero uliimo mcnsis jnnuarii. Magnifieus et potens dominus, domtnus Spineeta miles genernsus ac Marchio Malaspina de Verucla Bosoruvt^ Lunentis Diocesis, dominui terre

Pnnzahelti, diete diocesis, et eiusdem Ponznnetli hominuni et persotuirìtm, visit Sta-

iuiis in hoc voiumine compreftensis, ea approbavit et prò approbalis haberi vo/ui7, et

e.tus secundum ea ndni/niifror/, dummodo et dumUixat in hiis que concemtm( eius

Aonoreoi, preeminenAnM et mermn et mistum imperium, et in hiis que extra essent

sibi reservnt dispensationem et ordinationem, proni et sicut ei de die in diem videbitur

secundum casus emergentes, in qttibus non vuU merum et niM^um imperium eius per

hec Stntuia abstringi nec alligari quovis modo, nec in hiis que concernutH hbertatem

et eonslitutiones Sncrosuncte /fontane Ecclesie; et de fiiis rogavit me notarium eie.

A carta 43 sta un ordine marchionale, scritto italianamente, col quale si coman la

che il Podestà di Ponzancllo stia a sindacato una volta l’anno. Questo ordine Tu

dato nella rocca di Fosdinovo il 24 dicembre 1577, cd è sottoscritto di propria mano

da Andrea Malaspina, Marctiesc di Fosdinovo. A tergo di essa carta trovasi una riforma

al libro IV degli Statuti presenti, falla dal Podestà e dai Consiglieri del Comune di

Ponaanello, e approvala dal Marchese Andrea Malaspina il 2 luglio 1591, colla quale

sì accresce la pena a chiunque recherà danno nelle terre altrui. A carta 47 tergo e

segg. si legge un decreto di Cristina Pallavicina Malaspina, Marchesa di Fosdinovo,

Gragnola ec. dato in Rocca li 20 ottobre 1682, col quale, per non essere abbastanza

provveduto alle mercedi del Podestà di Ponzanello, che non ha salario (Isso, si stabi-

liscono gli emolumenti che dal detto Podestà si potranno percepire per mercede

degli alti.

FO\ZtIVO. — di Ponzano. — Codice cartaceo in 4." piccolo, trascritto nel 1767,

e posseduto dagli eredi dell' avvocalo llario Lari di Sarzana. Si compone di 68 carte

numerate, oltre quattro in principio senza numerare, che contengono il frontispizio e

r indice. Lo Statuto, che va da caria 1 a 65, si divide in quattro libri; il primo libro

è spartito in 56 capitoli; il 2 in 23; il 3 in 53; cd il 4 in 44. A carta 65 verso si

legge r approvazione dei Senato di Genova, senza data. Alcune brevi riforme si tro-

vano nelle carte 64 e 65. Nelle carte 66 e segg. è Irascrìila una convenzione fatui

ai 15 di Settembre del 1670 tra i Comuni di Ponzano e dì S. Stefano per i molìni. Lo Statuto comincia con queste parole: A laude e gloria detV onnipotente Iddio

Poiché è cosa difficile vivere in tulle le cose sotto la legge mperiale in tulio il mondo

senza che le Gtlà, Terre e Castelle non habbino le loro leggi particolari fatte et

ordinate per uso, comodo e beneficio di ciascheduna eMtà, terra e castello.,., non sia

dunque maraviglia se la Comunilà e homini di Ptmzano siano per il passato vissuti

colle loro leggi statutarie del luogo, le quali e pei' anliquità de’tempi e mutazioni

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de^li usi e consuetudine, in gran parte erano ite in disusanza et in dessuetudine

Per P effetto di che, per pnritlo universale del Onnune e Popolo di Ponzano, fu stabi-

lito che si dovesse onlinare di fare un nuouo statuto in lingua volgare per maggiore

intelligenza di tulli £ per mandare ad effetto sì bel pensiero furono eletti per

statutari li giudiziosi homini Alessandro Ijnnburdelli, (ìio. Battista Vitelli, Currada Bar-

Iteri, Andrea fiicci, (Àio. Battista Pavolini et Antonio Marenzi consiglieri (/i essa Comu*

HÌtà di Ponzano, con altri sei aggionti m lor compagnia, Bartolomeo (basale, f*ellegrino Bergogliu, Francesco Pei'ino, .Agostino .Alontano, tPanenico thivoUnello e Francesco

Htunone Finalmente con il parere e coniglio et aiuto et opera di qualche savio

è stalo ridotto il loro statalo nella forma che segue, il che possa essere a sodisfazione

universale, «l’ceomc con affetto d’animo si è fatto, ordinato e statuito a gloria, come

di sopra, del vivente iddio, l’anno 15B6 soKo il reyimenlo e go%}erno del Senato

di (Àcnova, et al tempo del commissariato dell'Ut:'^ Geronimo Canevoro commissario di Sarzana.

PORTOVEUERE. — e< ordlnumi^ntA hoiuinum Porlunven*rl« el dinlrlcCufi* — Codice in parie membranaceo e in parte cartaceo* in VA di carte 76

numerale, legato in asse, posseduto dagli eredi dell' avv. Ilario Lari di Sarzana. A

c. t-17 si leggono gli Statuti, che corniticiano cosi : In nomine Domini nostri Jhu Api, anno mccetxx, indicjone die vij» .Hadij. Congregato pubtico Parlamento homimsm

Portusveneris et districias, voce preeona, ut morii est, in domo Pauli Baroni de Porta-

veneris, in qua tura reddunlur, do mandato domini Anthoni (klaviuni potestatis

Portusveneris prò excetso et magnifico (/omino, domino Gabriele Adamo, Dei gratin,

Junuenstum5. Duce et Populi defensore et eiusdem Consilio et prò Comune Junue. In quo

Parlamento interfuil maior pars illorum hominum qui inventi fuerunt in Pttrtuvenere et

districlu, et aliis habitanfìbus in dieta pyco, tantum requisiti per Jneobinum de Valernno

nuncium Curie Portuveneris. Et ipsi homines dieti taci auetoritate, consensu et voluntnle d

domini .Anthoni Oc/«tiani potestatis suprasenpti ; et ipse dominus Polestas de votunfate

diclorum hominum; et ipsi homines ununimiter coneorduti et congregali prò iufraseri-

plis agendis ad manifficeHttum et honorem feltcis (Àumunis Janue et ilomini nostri,

{/omini Dueis Jtmueasium, et prò bono, utile et pacifico stutu et ordinandum sta-

tuendum Statata et ordinamenta quibus deineeps se habere et regere debeanl; et ne-

mine in dicto Parlamento discrepante, preter atiquos piscatores de Panigalia eie.

Gli Statuti dividoiisi iii oiiantaduc capitoli, de quali mi piace di trascrivere qui

appresso le rubriche per comodo degli studiosi delle cose paesane, essendo essi uno

de' più singolari documenti dell* antica legislatura lunigianese.

1. De non blasfemando i>eum, Virginem Slariam el sancios eius.

2. De non ludenUo ad taxiUos, nec ad cartas. De non lenendo ludum in domo sua.

i. De armis non porlanUis.

5. De armis portandis

6. De suspeetii non debentibus portare arma dissoluta.

7. De non evaginando aiiqua arma.

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8. De non mentiendo alt^uem per gulmn.

9. De no/l eundo per lerram PortusvenerU tir^e lumìne post lertivm «onum eam^ pane.

IO. Quod Iota vicinia intei‘es$e lìebeal accurreì'e ad rvmùrem.

\\. De non receplando aliquem conlamacem Comunis Janue.

12. De non perculiendo atiguem de polasUiria rum pugno vel mnmi super faeìem.

13. De non perculiendo cum buslono aiiguam ;/er«ona//i de pnltislaria Pot'lusveneris. l i. De non pereutiendo atiquem forensem de haculo sive bastono.

15. De non reversatulo atiquem de potaslaria f*ortusvencns.

It). De non dando iiticui de calce.

17. De non pereutiendo ulìquem forensem cu//i pugno vet bastono.

18. De eo qui scribi se fecerit creditorem Comunis et non fueril.

19. De non facietido sanguinem alìeui sine ferro. 20. De non recordamio aticui preteritum criminis eonmissi.

21. De non iniurkmdo altcui verbis iniuriosis. 22. De non accu«an(^o aliquem sine causa.

23. De citatis in iure et non comparentibus et similUer de citari alios faclentibus et non comparentibus. 24. De debentibus interesse ConsUio sive Parlamenta. 25. De protubitione pignoris nuncio Comune. 26. De his qui adoocare non debent ad banchum.

27. De victualtbus revendendis prò ut ementur infra iij diem. 28. De non intrando possessionem aticui sine ticenlia domini.

29. De no/i tenendo hostium sue porte aperium in nocte. 30. De non proiiciendo aquam a cancello per burgum. 31. De non prouciendo aquam vel brulecium de turri magna per burgum.

52. De mulieribus que filare non debetil per burgum.

33. De non faciendo slabutum porcorum in burgo.

34. De non ficieniio atiquod furnwn in domo sua. 33. De non faciendo stabuium porcorum vel aiiorum animalmm m dotnibus que sani in recto borgo Porlusveneris. 30. De piscibus por/amii< ad clapatn venditionis. 37. De vendilione piscium minulorum. 38. De venditione piscium grossorum. 39. De ordine ve/u/ic/

41. Quatiter piscalwes cagnazaroli debeanl vendere pisces suos.

41. J9e piscibus non vendetidis oecuUe sed ad clapatn.

42. De Aoipi(i6u« Porlusveneris non valenlibus facete panem in domo sua. 43. De haspiUttoribus non valenlibus emere pisces, 44. De piscatonbus de6en/i6u< tenere pUces usque ad fioram none super clapum.

45. Quod aliquis hospes non audeat emere in platea Portusvewris aliqua Ugna prò comburendo.

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46. De ìuulieribus non mlent bv$ sequi aliquem mortuum ad $epoUuram dmmndn elcettra, ut m capiluto conlinetur.

47. De non ponendo alìquid super fencslras ad vendeudum diebus festivi*.

4S. De non proiicienda atiquid ceptam vel lapidei vel uliquid aliud a fiomito usqtte

ad turrita Pegorare.

49. De falso iuramenlo cundeinnnndo.

?)0. De Consilio fnriendo dtehus dominicis.

51. lllud quod debctur aectpi prò extitaafione cunuque rei.

.52. lllud quod dori dcbet uuncio insistenti exlinuitioni.

53. Quod nttllus nudeat exurgere iti Ijonsitio nisi semel.

54. Quod servienles magislratuiu Portusveneris non possinl cmlru terrigenns prò

(iliquo forensi ndvocare.

55. Qmd nutlus pniestas, caslellunus^ scriba Curie Portusveneris, familinriusque sive

serviens enrundeni possit esse procurator alicuius forensis.

56. De non auft-rendo capuUum de capite alicuius.

57. De massariis Oanunis Porlusvenet'is deputatis el deputandis ad exigendutn denn-^

rioi Comunis.

58. Ordo et copilula bnslaxiorum,

59. De bastnxiis. 60. De bastiinis.

61. De bastaxiìs.

62. De bustaxiis.

6.>. De bustaxiis.

64. De hastaxiis.

65. De hastaxiis.

60. De hrtsUjxiis.

67. De baslaxiis.

68. De bastnxiis et hboratoribus.

6J. Quod nulla.* nudeat dare licentiam alicui pastori sen patrono l/estìarum pnsrulatuli super disthetu Portusveneris animaha sua.

70. De viis nptnndiis.

71. Quod nuUus audetil percutere aliqueui bastaxiwn vel hominem debileui cwn pugnis.

72. Quod potestates novi leneantur costringere potestaies velerei, scribas, servienles et

familinres eorum ad soivendum id quxìd leneretar.

73. De fogarariis aptandis.

74. De cohopeì'iendo ignem in domo sua in .*ero.

75. Quod meretriees non audeant hospituri in Portuveneris in nocte nec in die.

76. De non dando alicui luboi'alori plusqnnm solidos quinque in die,

77. De non intrando in ponsessionem tilicuis.

78. Quod tiibernarii non audeant vendere viuuin />ojn7u»i per eos ad vendendum

maiori precto eo rpto ìpsi vetidere inccfìerunt.

79. De consulibus Onnunis Portusveneris debenl^bus exercere o/fciuin eoruin prò ut

in eorum capitulis continelur.

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HO. ^Utod pìscalore$ Comunis Purtu^ivenens possint vendere pisces suo$ ad clapaui ordinuiam exira murox.

81. fjuod hospdes fu^i posxint acdpere niei soUlum unum prò homine de,,.. Ugnìx,

lertn et UiUaUt.

H2. De Jnnuttisibus udvere dcbenttbns in Pnrluveneris prò nmùgiis suis proni illi de

Purtuveuere mdvei'e rui/untvr prò suis in loco dtciorum Junuemiuin.

.\t ^5 di oUubrc del 137U Duiiietilco da Cainpofrcguso, do^e di Genova, insieme

col Consiglio degii Anziani, approvò e ratificò i suddetti Statuti, eccetto però rtiilinio

capitolo. Quota ralifica sì legge a cari. 17 tergo c scg. del presente codice; dove si

Iroxauo pure i cajdtuli che vennero fatti dui Consiglio di Poriovenere, in virtù della

piena balia avuta dalla intiera Caivcrsiiò, per regolare i salari noiuriorum et scri^

iMrum Poriusvenerìs xcrìbentìum ad banchuin juris Curie dicH luci. In che anno

venissefo cninpilali cosIlTalli capitoli, dal Codice tion apparLsce; appartengono però

alla prima metà del secolo XV. Di parecchi altri documenti, che si leggono nel Co-

dice stesso, non è qui luogo di fare parola: dirò soltanto che sono copie di lettere,

procure, privilegi, deliberazioni, convcnzìuni cc. riguardanti il Cuniune di Poriovenere

c il suo distretto. 6) Libro delle franehlg^gile della- ComiinUik di PorCovenere e .Mnrolii. — Codice cartaceo in 4.® piccolo, numerato c scritto fino a carte 101 In-

clusive. li più antico strumento è dei 3 di gennaio del 1205: il più moderno de'29

di maggio del 1716. Si conserva a Marcia presso raiuico mio sìg. Agostino Falconi.

(V. .Vtiri>/n}.

— !4la

piccolo, coperto di tavola, di carie 5, due delle quali bianche. Si conserva a Firenze

nel R. Archi\io Centrale, cd è segnalo di numero 507 nuovo. Non è altro che una

dciibeiazioue stalutale ebe proibisce a qualsivoglia persona di Posara di tener bestiame

caprino sul territorio di quel Comune. Venne fatta ai 12 di marzo del 1724; restò

approvata a Firenze ui 14 di giugno dell' anno stesso.

RICCO. — DIftpOMizlonI liitalutarle del Comune di Riero. — Codice cartaceo in 4.®,

del R. Archivio Centrale di Slnio a Firenze, legalo in asse, con culatta di pelle, sulla

quale è impresso a lettere d'uro Sialuii di fìtccù n.® 53. t segnalo di numero nuovo

607, <‘d ha attualmente sole 11 carie non numerate, e delle quali sono hianchc la

1, 3, 6 c 9. Contiene pareechic disposizioni statutarie in aggiunta* e correzione a un

corpo di Statuti, clic un tempo sembra essere stalo legato in questo codice insieme

colle aggiunie presenti, che ascendono al numero di tre. La prima è degli 1 1 di iio-

venihie del 1639, c porla l'approvazione del Consiglio e Pratica Segreta di Firenze

degli 8 di febhiaiu del I— ; la seconda è degli 11 di settembre del 1758, c venne • ^ 40

approvata ai 15 di novembre dell' anno stesso; la terza è dei 18 d'agosto del 1760.

con Tapprovu/ione del 1.® di ottobre dell'anno medesimo. Le due prime ordinano

che non si possano tener capre nel territorio del Comune di Ricco, e la terza che al

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lempo (k'ila raccolia non si possano raspar castagne nc’ lerrenì altrui, nè coudiirvì

il besliume. Ilio 111 GROPPO. — Hialiili «ivill e rriniinisli d«ir antlrhlsttluio Inoffo di

Rio di Groppo* concessi et in perpetuo nccoriiali a tjV Haominì et Vnicersità di

fletto luogo dalla Serenissima BepuùOlicu di Genova, come consta dall’ Islrumento di ÌA/nv€ntione, rogato dui Aol. Guglielmo Cavagni Canno 1149, a 7 di marzo. In fìne:

In Parma con lice$iza de' Superiori, scriM altro. Un voi. in 4.® piec. di pag. 60. — È

diviso in 140 capitoli, che stanno dalla pagina 5 alla pagina 48. Lu quattro pagine

che a quella 48 tengono dietro hanno la Tavola delti Capitoli et (hdini. A pag. 55

si legge la Sentenlia lata per officium Z>oimnorum (feto ad haec depufalos per Cnm- munem Jnnuae saper immunitales hominum de Groppo StCCCLXXXV, die XXVIl

Jatiuarii. Coti questa sentenza la Repubblica di Genova conrenna agli uomini di

tìroppo tutte quante le immunità e franchigie, già ad essi concesse con atto dei-

ranno 1149. clic nella presente sentenza è irascriUu per intiero.

È diRicile lo stabilire in che anno vennero compilati questi Statuti, imperocché

sebbene 11 capitolo 111, che ha per titolo Della cimfirmatione delli presenti capitoli,

eo«/irmu//o«e et aprobatioue, porli la data de’ IO di gennaio del 1553, uullameno gli

anteriori capitoli 111 c 118 hauno. uno la data de’ 11 di dicembre del 1558 e uno

quella de’ 5 di marzo del 1578.

ROCCA »IGILCI.\'A. — «) Stabulo di Rorra Sibillina. — Codice in 4.® del R. Ar- chivio tioreiuino, parte meiiihraintceo e parte curlocco, legalo in cartoncino, segnalo

di numero nuovo 611. In un qiiadernello membranaceo di carte 30 numerate, oltre

1 in principio senza numerare, si legge il rubricarlo e lo Statuto, clic è in volgare c

si compone di 87 capitoli (di cui i sette ultimi mancano per difetto dei codice); il

quale Statuto fu approvalo a Firenze, con varie limitazioni c correzioni, ai 15 di

settembre del 1489, come apparisce dalla relativa approvazione scritta latinamente,

clic trovasi a carta 15 di esso qiiadernello, insieme colle correzioni c le aggiunte die

fecero ad alcuni capitoli gli uomini a ciò deputati dal Comune di Rocca Sigdlina il

19 di luglio del 1519. Per il restante del quadenin membranaceo, cioè lino »lla

carta oO. e per tutto il rimanente del Codice (che sono tre quadernucci cartacei

di carte 17 non luiineraie) seguono le aggiunte e le successive approvazioni.

Lo scrìtto è mollo svanito e la pergamena assai consunta, cosicché, massime

iieite prime carte, riesce qua e i«à impossibile di coglierne i) senso, non che di inten-

dere tulle quante le parole. .Anche ì tre quaderni cartocci sono in cattivo stato, spe-

cialmente sul pnneipto e in line.

fr) Sia

partenente al R. Archivio di Stato in Firenze, legalo in tavola, segnalo di numero

nuovo 613, di carte 49. delle quali soltanto 17 numerale.

È una copia del precedente Statuto, e da questa si ricava la data precisa della

compilazione, che è il 11 dicembre del 1488. Termina a carte 17. nè monca come

r altro degli ultimi capitoli. A carta 18 vi è l' approvazione, come nell’ antecedente ;

c vi sono poi uuilc altre riforuic cd approvazioni fìno ai 18 marzo 1653.

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SAIVTRREKZO /%L BAROiniE. — Svaluto di H, Tcronzo. — Codice cartaceo hi

foglio piccolo, appartenente ni R. Archivio (iorenlino, legato in cartone, segnalo di

numero moderno 098. Si compone di carte non numerate, oltre parecchie altre in

bianco. Fu eonipilnio nel anno de la iYalività 1519, a la ind. 7, a di 11 del mese di

frevuro. Sono disposizioni statutali debitamente approvale sino ai 7 di febbraio del 1719

ab incarmlioìie. Due di queste disposizioni riguardano gli uomini di Ràrdiae in società

con quelli di Saiiterenzo.

HTEFAI40. — di Sanlo Hlcfnuo. — Codice cartaceo in foglio, di

carte 146, ohe si conserva a Sarzana presso gli eredi delF avvocato llario Lari. Lo

Statuto si divide in sei libri, de’ quali il primo si compone di !£1 capitoli; di 20 il

secondo; di 56 il terzo; il quarto, il quinto ed il sesto libro non hanno partizione

regolare di capitoli.

In fronte al primo libro si legge: jVoi .V. Orazio Landinellit Anfonio MarzoUt,

Stefano de Luccn^ Battista Tasso^ Francesco Cayni^ Gio, /1/irom'o Bellalto^ et Gio. Ste-

fano Marzoni di Gto. Matteo, lutti di S. Stefano^ elletti e deputati per il Consiglia et

Vniversità di delio Itwgo a r/(fonmtre li statali e leggi munnicipalli del prefato Co-

mune, favoreggiandone la Divina clemenza, con tutta quella cura, diligenza e senza

passione alcuna propria V infrascrile leggi e statuti riformate abbiamo etc.

In che tempo abbia avuto luogo questa compilazione è ignoto. Essendo però cor*

redaia di alquante aggiunte, alcune delle quali sono della seconda metà del secolo XVI,

forse non aiiderebbe lungi dal vero citi la reputasse fatta nella prima metà del

secolo stesso.

M4RZ41VA. — a) SlaluZa «t erdlnamonia Bar^l SarzaiiAe. — Si leggono a

cari, ciiiij recto — clxxxj recto del Codice Pallavicino. In fine slà sìtìUo; Dee omnia stuluta sunl coti/irmala eoncuniiVer per venerabitem patrem dominum 6'ui7fe/mum, Dei

gratta, Lunensem Episcopum, suo et eptscopatu Lunense nomine, et per dominum Bu- berlum rudieeiu, Bainerium Lumburdi quondam Boniihoannis, Jacopuccàun quondam Bonuccursetti, et 0o/idi>m Bainerii de Sttrznna, emendalores electos secundum formam

capituli et frupiVuforum supruscriplorum, anno Domini M. ce. Ixviiij, ind. xij, die v,^

novembris, in Castelto Sarzanae, in Camera Paliilii predicti domini Episcopi. 6) MZatuta clvltazls ^^arzanae reformnta tempore magnificorum ac potentum

m dominorum Brotectorum Comperarum .Sfinc/4 Ceor//iÌ Ezeelsae Beipublicae Januae, ac

maynilici et generosi domini Jacobi Italiani patricii genueu. ae diclae Qvitatis refor

capilunei et commissarii, eiusque ussessoris et viearii cfan>«imt I. V. Doct. Dotn. Frun-

cisei Bouavenlure ponlremulen. et revisa, correda et emendata per magni/icum do-

minum Benedictum ex comitibus de Celsis aureate mililie doct. et equitem, ac maijni-

ficum dominum Benedictum de Benelis doct. et equitem, ac eximium et nobilem doct,

dominum Nieolaum Mascardutn, Sarzunenses refor. prò maiori commodo et uttliluti

kabilantium, et sic in forma delucidata et per Communilatem electos et spetialUer de-

pulaios eie. Parmue, apud Anlonium Vioffum, 1529; in 4." di c. LXIX. — Sono divisi

ili tre libri. Nel primo si tratta deiramuiinisirazione comunale, c dei diritti c doveri

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de' eiuadiiii de* delitti e delle peue od terzo della procedura civile c ; nd secouda ; criminale.

Mario Mari nd suo liliro Oe^jli interessi delia città di Sarsann netia (fuistiune

dette circosvfizioni territoriali^ dice che la prima compiiozione di questi .Statuti • si

• ritiene die risalga al li49, cssiMidosi i Sarznnesi riserbala la f.ieoiià di rc;$olar»i coi

« propri Statuti nella convenzione fatta coi Pisani ai 50 marzo di quell' anno >. infatti

die Sarzana nel tempo che fu signoreggiata dalla Repubblica di Pisa avesse Statuti

suoi propri» i documenti lo provano. E sebbene qut‘gli aiilicbi Statuti si cerchino

invano nell’ Archivio di Pisa, pure da un invcniorio delie seriUurc di quel Coiiiime,

compilato al cominciare dd 1535 c fallo di pubblica ragione dal cumm. Fruiieeseu

bullaini (5/uOi/i pisani: I, pag. 50). risulta che vi si custodivano Brevai duo Com-

ttiUHÌs Sarzanae. li doti. Giovanni Targioni Tjzzciti (delazioni ai alcuni vatyyi fatti in diverse parti delti Toscana; XII, Ì4) osserva giuslumenle che nella rubrica 87 del

primo libro degli Statuti Sarzancsi, a stampa, si comanda die tulli coloro clic fabbri'

cavano mailotit, tegoli, coppi, e simil^ lavori di creta nd distretto di Sarzana, fossero

tenuti a farti delia forma e grossezza della misura di Pisa. Lu qual cosa conferma

che durante il duniinio de' Pisani in parte venissero sentii, eomc di fatto segui, ma

in diversi tempi, giaechè nella rubrica iO del lib. I iroviumo notato Panno 15i0; in

quella 54 dd libro 11 Puniio 1370.

«?) LI Mlalutl drlli» rillÀ di barcana rifonnali in tempo dei maynifìei e

potenti siynorit li siytwri Protettori delle Compre di S. Giorgio dell'Eccelsa Hspnb-

lìtica di Genova, e del e generoso Signore il sig. Giacomo tlatiano^ patrizio

genovese e Capilano e Commiss-irio riformato di ilctia città, e del ctarissimo signor

frnneesco B.mavenfuìui da Pontremoli, suo assessore e vicario; e revìati, eoiretti ed

emendali dal .V. Sig. fìvtifdetlo dei conti di Gelsi, dottore e cavaliere dello Sperone

d'oro, e per il magnifico sig. Henedelto de' lienetti, dottore e cavagliere, e per f’iii-

signe e nahd Dottore sig. Stcollò .ì/itscardi, rifm'matori, per maggior commodo e utile

degli abitanti, eletti, specialmente dalla Commanità deputati. ^ Codice cartaceo iu

fol.. dì c. 3G9, che si conserva a Sarzana presso gli eredi ddP avvocato Mario Lari.

Contiene anche gli Statuti delle gabelle, gii Statuti dei danni, e i Capitoli di S. Gior-

gio, che sono onliiiamtnii di quel Magistrato relativi ai Comune di Sarzana. Vi si leg-

gono dd puri parecchi decreti fatti in diversi tempi dal Sriiaio di Geuova iu favore

di essa città, insieme con altri documenti ehe riguardano il Comune di Sarzana.

Questi Statuti sono una versione libera, in lingua italiana, di quelli scritti Ialina*,

mente e pubblicati per le stampe n Parma nel 1529 contorcili di Antonio Viotto.

L' Olivieri a pjg. 180 e seg. dd suo libro, che ha per litulo Carle e cronache manosrr<7/e per la storia genovese, descrive un codice de’ presenti Statuii, die si couserva a Genova nella Bibliuieca della R. Lniversilà. d) Rcformalloiien ad iioBnultiin rubriran Nlaluli Civllatlw zanae, cum alìis legtbas ad politicam et civilem gubcrnationem eiusdem successivts temporibus promulgatis, ail ordinent reduvtae jìer eximiam /. C. et advocaium M.

Tkerentium Ì?fin/eA/«i et egregiuin D. Jn: Baptistam Rieciotti, cives primi ordinis dfCUte civitatis, speciali depulaltone et singtilari vigilantiu per illusirium DD. Jo: Anloiui

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fiircioUìy Joseph Bnrdi^ et Jo: Francisci Calevù antianorum dictae civitatis anni I70i, et permissu serenìssimi Senatus serenissimne ììeipublicac (ienuae Domìni nnslri, sub auspieiis illustrissimi D. PauU Francisci Spinulae^ netmli et lautlabile atienlione per

illusfrium Ì)f). Jo: fìaptistae Cechineiltt Gregorii fìardh Francisci Antonii Milani et

lìcnedicti Boriae antianorum dictae civitatis anni 1703 luci danatae. Cenuae, ttjpis

AnUmii Cnsnmarae. In platea quingue Lampadum. Superim'um penuissu; in fogl. di

pag. !20. — DI qupsie riforme la più antica è dell’ anno 1o62, A pag. 96 del pre- sente volume si hanno i Capitoli per C hospitale di S. Ijiznro e S. Bartolomeo; a pag. 105 c segg. Staluta in«/ricuùie t'enerundi Oìllegii Doctorum et {\otnriomm cw<- talis S^irzanae^ dell' anno MC.CCCLXXIU.

— «I ) Ordinamenti! Cnstri Sarxaniie A. D. MCCCL. LucfUi, ttjpis B. Cmovetti^ MDCCCf.XX; in 8.® di pag. IO. — Sono preceduti da una breve letteruccia dcirediicirc. Giovanni Sforza di Montigno^o, all* amico suo Alessandro Magni Gridi, sar- zanese. Vennero compilati dagli Anziani c dai Gonsiglieri del Comune di Sarzanello nell’almo 1550, por riformare in alquante parti il vecchio Statuto, ora disperso; una oopia del quale nel 1553 si conservava a Pisa ncH' Archivio Pubblico, come apparisce da im inventario delle carte di quella Repubblica, scritto appunto nel detto anno. Gli

Ordinamenti si dividono in sei copitoU, come appresso:

I, De salario poteslatis, wdnrii, et famuli dicti Castri.

II. De nuntiis etigemlis^ et eoruwi oflìcio.

Ul. De ambaxiata^ et salario ambaxiatorum.

IV. De seguimento polestalis.

V. De officio et salario satiariorum.

VI. De furnariis.

1/' Autore della presente Dibliogralìa ne discorre assai difTiisamente nella sua dis< seriazione clic ha per titolo : Della signoria di Qtstruccio e de' Pisani sul borgo o forte di Sarzanello in Lunigiona; in calce alla quale dissertazione si veggono a stampa questi Ordinamenti, di cui il presente lihriccino, tirato in soli WXIV esemplari* fuori di commercio, è la seconda edizione. Di recente furono per la terza volta pubblicali dal comni. Francesco Bonaini a pag. 1073 e segg. del II volume degli Statuti inediti detta città di Pisa. 6) filatala Communi» terre Cantrl maignl Parsane. — Codice mem- branaceo in foglio, di carte iO numerale, clic si conserva a Sarzana nell* Archivio del Comune. Comincia con queste parole:

In nomine Dammi, amen. Ad honorem Dei Omnipolentis, et beate Virginis Marie

Matri.t Domini nnslri Yhu Xpi, et tlevotissiini militis sancii Martini patroni diete terre, Comunis et Itominum ipsius castri Surzane, et ad honorem et maqnificum sta^ tum serenissimi Domini nostri, regie Franehorum, et magnifici illustris prin- ctpis domini no«/r/j domini Gubernatoris Janue et Comunitatis ipsius civitatis Janue, et ad perpetuam pacem, bnnum, et utililatem dicti Comunis et hominum Castri Sor- gane, amen. Fuerunt inchoacta infrascripta Statuto, et ordinata, et compiiiaia per providos vtros, videlicet: per .Macium quondam Pasquatis, Aidantein fiUium .Varù'ni,

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.Vicfuielem condani f*er$sev(iUis, et Vegnudum condam Gtlii, omnes terrigenos dicti

Castri Siirzane^ de mandato ^ vnlunlute et delibernctone tociuf Conseilii et cerlorum aiiorum bonorum virorum diete terre Castri Sarzancy in millesimo guadringentesimo

ocUwoy indictione prima, die.,.. — Dividonsi in ire libri, de" quali il primo si com-

pone di iS capitoli; di -i8 il secondo; e di 5S il terzo. Vennero approvali e ratifìcali

dui R. Governaiore de" Genovesi e dal Consiglio degli Anziani agli otto di marzo del 1409.

SOLIERit. ~ Nlatula ComunitAlis 8oll«r«. — Codice cartaceo in foglio piccolo,

legalo in cartoncino, dì carte 59 scritte, delle quali soltanto 49 sono numerale. Otto

carte in principio contengono il repertorio delle rubriche, che ascendono al numero

di 158. Un altro rubricarlo si trova dei pari al principiare di questo codice, ma fu la-

sciato in tronco. Comincia: in Dei nomine, amen. Currente millesimo CCCC.° L\XVI1L^

ind. XI, et die xij* mensis jwUi ec.

Questi Statuti vennero approvali da' Fiorentini ai i8 di giugno del 1481; più

1' set- volle furono ampliali e corretti ; restarono approvali per ultima volto ai 20 di

tembre del 1751. Si conservano a Firenze nel R. Archivio Centrale di Stalo, e por-

tano il numero nuovo 740.

SPEZIA. — StMula, 4«erela et orilÌfi»meii(« CommiinlA et l'nivereltatlA ^pedUe. quae guani ulilia et necessaria sint Spedienstlnts unicuùfiie recti iegenti

et ea optime consideranti apparebil. — Codice ceriaceo in foglio, che si conserva

ncir Archivio Comunale della città di Spezia. Furono compilali nel 1407; e dal pro-

logo rilevasi che gli S|)ezzini stabilivano quegli Statuti respicietUes ocu/(> tmeeis fide-

libus, intrinsecis et a coriU ac «uu»i iolaliler affujentes anmium et intentum mi r/ra-

tiam et revcrentiam SS.*‘ Domìni nostri, Domini Francontm Hegis, «c ad honorem et

statum, vitam, yloriam et iriumplium M. Domini, D. Johannis i>r/iiu^re dieti Voctiguant Murescall Franciae, locwnlenentis Heyiì et Gubernatoris Janune, prò Sacra Regia

Mniestnte, et Communis Janmie.

Mi torna qui acconcio di far parola di un codice cartaceo della R. Biblioteca del-

Kt'nivcrsità di Genova, che ha per titolo Immnniiates loci Spedine. Si coinpooc esso

di 119 carte, ed è autenticato da Andrea Podenzano notaio c cancelliere della Comu-

nità stessa, il quale di proprio pugno lo sottoscrìsse. Contiene mollissimi strumenti,

patti, convenzioni, ricorsi ec. oltre la copia delie immunità, concessioni e privilegi,

di che godevano le terre di Spezia, di Portoveiiere e di Car|)ena dal 1259 al 1628.

L'atto più antico è la cessione del castello e territorio di Car|>ena alla Repubblica di

Genova, che venne rogata il 15 marzo 1259 per mano di Oberto da Castagnola notaio;

il qual allo fu cavato ex libro autentico Communitatis Carpenac da Mccola 7Jgnago

cancelliere e segretario della Repubblica Genovese.

TERK!%ZA!VO. — Statuii di Ter«nzano. — Codice cartaceo in foglio pìccolo, legato

in asse, di carte 6 non numerate, delle quali solamente tre scritte, il resto in bianco.

Si conserva a Firenze nel R. Archivio Centrale di Stato, ed è segnato di numero

nuovo 755. Si compone di un solo capitolo, che proibisce V introduzione del bestiame

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caprino nel (’omiinc dì Tcrcnznno; U qual capilolo venne fallo al 15 di marzo del

1685 (1 nativitatet e fu approvato a Firenze ai ti di scUemhre del 1686.

TICIIIIARO^SA. — HIaIiiII di Terraroiisa» — Codice cartaceo in quarto piccolo, di

carie 28, numerale da I a 24. legalo in asse, apparlenenic al R. Archivio lìoremino,

segnalo di numero nuovo 760. Nella prima carta si Ugge: Copia del' S(alutfo dt Terra

ftossn e suoi capitoli; c sotto, d' altro mano: Slotuli di Terra Bassa A'.® 35. Nel rello

di essa prima carta si contiene il proemio, dal quale trascrìvo le sogncnli parole:

gli huomiai e ù)mnne tli Terra fìosm, per la Dio gratta, venuti sodo il reggi-

mento e governo del ser.’^ Gran Duca di Toscana Cosmo seeandOt Gran Duca guarlo,

con fermo pensiero e proposito si sono risoluti nella loro ragunata, che perciò hanno

fallo, di volere nVif/«rc a meglior forma T antico loro Statuto, e per più facile mieli- genita di ciascuno di tradurlo in lingua volgare.

1.0 Statuto è diviso in cinque libri, e ciascun libro in capitoli. In cinque è spar-

lilo il primo; ìit undici il secondo; in olio il terzo; in olio parimente il quarto; c

in diciannove il quinto. A carta 24 si legge Tatto de" 15 febbraio 1618 coi quale il

Console cd i Consiglieri di Terrarossn chiedono e utiengono T approvazione dello Sta-

tuto da tutti gli uomini di quel Comune, e dichiarano di mandarlo a Firenze a farlo 5. afiernutre. Appresso viene la definitiva approvazione di esso Statuto per 5 anni, fatta ai 5 settembre del 1618 dal Consiglio e Pratica Segreta del Granduca, con alcune limitazioni e correzioni.

TIVKGiVA. — IJb«r 8lAlu(ornm «e Capiluloram muDlrlpallam mii{gDÌfleae CoiniiiunU»llii concessa (sic) per Serenissimam Januemium Hepublicam anno Domini 1494. ~ Codice cartaceo in i.® di carte 20, legato in pergamena, che

si conserva tra i libri donati dal Commendatore Antonio Bcrioloiii alla città di Sar-

zann,10.sua patria. Si dividono in ircntaciiupie capitoli, de' quali mi piace di trascrivere

qui appresso le rubriche:

1. De elleclione Contiliariorum et eorum nffitio.

2. De potcstate Consiliariorum. De elleclioM Suprastantium.

4. De Terminalortbm.

5. De Sindico.

6. De ellecUone Massariorum ecctesiae et ospitalis.

7. De debilis confessis et in iudilio eonuic/i>.

8. Do iuranlibus el blasphemanliOus.

9. De feslis observand'ts.

De non copericndo domum eum paleu. •

H. A? percutienltbus pugno nuf alia re.

12. De non inlerrumpemlo dtvinum offilium.

13. De eontibus nocturno lempore.

14. De lerminis non evellendis.

15. De periuriis.

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16. De dnnnific.antihui in plano.

!7. De ciìnfinibua possestionum.

18. De omnihuti bestiis inferenlibu* damnum.

19. De forensibus damnificanUbun in territorio.

20. De non ineidendis nrborìbus facienltbue fruetum. 2f. De non condneendts forcmibus ad tignizanduni. 22. De fucienlihus eervncinax et lifjnizanUbue.

, 25. De non milendo it/netn in possessiunibus. 24. De pnseuis porcorum. 25. De non vendendo poxsesehnibiis exlraneis.

26. De mensurix elei et aliarum rerum ad Calef/am milendis.

27. De non vendeminndo ante tempus. 28. De non eondueendn heetias per vins tempore olivarum.

29. De non nbluendo pannos apud funtes. 50. De renulrendo aliortnn teneuras. 51. De modo taxandi avcusas. 52. De no» ponendo poseeesionex m bando. 55, De forcìuibus non hnbitantibuM in territorio Tive^nne. 54. De avarih imponeudix.

55. De non refuUindìe offìtiis.

Seguono correzioni cd og^ìuntc sino ai 19 dicembre del 1372. li codice è man-

canlc di alcuni fogli in fine.

TREAAKt. — «) Slatnii di TreHana ere. — Codice cartaceo in 4.** di carie 97 nu- merale, coperto di cartapecora, posseduto dal Prìncipe Don Tommaso Corsini di

Firenze. Cominciano: .1/ nome di Dio sia amen. Questi sono gti Slntuti e Ordinamenti

delti magnifiei huomini Sty.'* Isnardo, che fu già del sig. Tliomn Marchese .Valaspina^

et Oirradinn e fratelli suoi .Manfredo, Fedcricho, Moroello, Azone e J(ìhanne, figlioli

che fa già del sig. Opieinn Marchese Malaspina et nepnti che fu già del sig. Fede-

ricliO delti Marchesi Malaspini, fatti, conifìosli, et ordinati, e firmati, e stabiliti

jicr la Mag.*'^ Th^.bin ,Vnrc/ic.«r Jttalaspina, lasciala dal gm. Sig.^ Opicino Mar-

chese Malaspiua lufrice delti predetti suo figlioli, a nome della fudoria, per quelli

e per il dello .l/virc/»Mc hnnrdo, et anehora pei' il detto Marchese Coiradino, per lui e

a nome e vixende delli predetti smi fratdii, et n/>ro6nf* e confrinati con tutti gli

komini e università comuni, intra gli detti Signori el propri de alcuno, overo de alcuni

de quelli in la Prournem de Lunexinna. F. oncAora per i medesimi homini et università

in legge per legge MiMMici/nj/e reccjnita, così che secondo quelli Statuii et ordinamenti

debbiano vivere, e secondo il tenore de quelli, e di ciascaduno de quelli, siano deetsse

e terminate ogni e singule que.sUone e cnusse eiville e criminalle intra gli detti hvo-

mini e università, overo in le terre detti ;^ref/e//i sig. commissari (?j, ot*ero proprii de

alcuno, overo de alcuni de quelli vertente et ocenj-rente. I quali Slatuti e Ordinamenti

in quatro parte, overo in quatro libri, consta essere spartiti; in tu prima della quale

Sta tt'uctalo dette ellectione delli officiali e del loro officio; in la seconda parta akhuna

Digitized by Google cosa circha alle civUh (tucitUme^ (jmndemcnte utile ordituunciUi sono notati; in ii terza parta detti detiniuenti e matfaturi tu pena « psne^ c detta pnnitione e (ptahiù detti detiilti che non sia misso; in la quarta et ulliina parla ulctuii ordinamenti de appellatione si contennno, come urdinainenta ($Ìc) in ciasefutau parta, seu libri, si potrà vedere evidentcnivnle ».

Oijni libro c di\i:ìo in capitoli. 11 primo coiUienc i capitoli l'Ii; il sreundo i capitoli 13-37; il lerzu i capitoli 3S-85; ed il quarto i capitoli 8Ì-87.

A c. 83 tergo si legge: ÀyionUt de questo Statuto. Libro qiuulo. .W nome de Dio sia, Dio et voyliu^ della natività de Quella Milleximo trecvntexfmo et Iriyeximo, indi- i:!iune iredice, a dì otto di yiujno. Questi sono Statuti facti per ijli nniffui/ici signori, signori l'ederìcho, Azzone e 6Vooouai Marchesi MuUaspini del qdum Signore (ìppicìno

Marchese Malhspinn. CoiUiaua la numcra/ioue de'ca^>itoÌi ila S8 a 09, con che si arriva lilla c. e al capitolo lUO, ebe traila* Detta feda da essere data ai libro detti regi- stri detti uffitti detti signori Marchesi, fatto e pubblicato.,., di kftende de lugtin

dello unno presente milUlrecento trenta sette. A c. 0i tergo sta scrino: Otpitdu cento

uno. Questo infrasci‘itto Statuto quale io frauvctco tìatdtni, pode.'dà de ViUafrancbu, ho ritrovato in V Archivio della Hocha de detta VtUafrancha in alcuni fragmenti del

Itbro de Statuti delti Signori M irvhesi della detta terra^ che a mi è parso inserito

qui. V.® cccrj*, indictionc viiij, die xxij mensis februarii. A c. 03 si Uova L’na altrn

uddietione fatta sopra gli Statuti de sopra scripti, la quale abbraccia i capiioli tU:2,

103 e 104, e comincia cosi: AW nome de Christo da Vanno della sua i\alività

mMe trecento septnnta quatto, indictione duodìce, a di sei de marzo. D> egregio s:a-

valliere Signore Oppecino Marchese Maltuspina della quondam felice memoria signore

Azzone Marchese Signore generale de Luxolo, Trexana, Hichò, C/

e de Lavullu, habutt dmann u lui et in sua presenlia eonstituili It Consoli dette supra-

scrtlle sue terre ete. A c. 94 tergo e scg. si ha un’altra aggiunta, che comprende i

capiluii IOj e lOG. Venne compilala l'aimo mil'e trecento settautusette, indictione qaoita, e a dì venliqualro del mese di moggio, dallo stesso egregio e polente cavitLere Signore (Jppecino del signore Azinie Marchese Mataspina de Luxoto, Signore generate

di Luxoto, Trexana, Htchù, Giovagatlo e do LavuHa, de Bruzone et de Canossa. Il

capitolo 107 cd ultimo sia a c. 06, e comiiieia: .\et nome de Christo Vanno detta

ualtvità de quello tmttc quatrocento settunla, indictione tre, a dì didotlo del mese di

febraro. Li mugni/ici et generosi signori CÌonm (iiurgio et signore Jacobo Amtn'oxio

Marchesi Mahspini de Luxoto, signori generali de Trexana, de Luxoto, de ijiovagatto,

de Lavuttu, de e dei pogio di Itruzune. Il rubneario sta in frotile al codice,

in olio carie, iiuii comprese nella numerazione.

Con quesio Slaiuio dapprima furono governate le terre e castella che spellavano

ai tigli di Ubizo del fu Federigo Malaspìnu e ad Isnardo i!Ì Tommaso di Federigo

.Malaspina, loro cugino. In uno sliuincnlo del 'ii giugno 1301, ricordato dal .Maimi

nella sua /storia del DecomcroHe (Pari. 11. Gap. 34), che si conserva nel R. Archivio Centrale di Stalo di Firenze, ricavasi quoli fossero questi feudi, che oltre varie pani

per indiviso di Tresana, di Calice, di Lusuolo, di Viltafrmica, di Panicale e di Suvero,

coinpreodevano anche parecchie altre porzioni di altri castelli di minore importanza. .Nella seeoiiJa metà del secolo XIV era in vigore nelle lerce di Tre.sana, di Lusuolo,

di Hiecò, di (tio>ngiill«>, di Auila, di Canossa ee. ; c anche nel secolo di'eimo<{uinto

colle leggi preseiKi veiiivanu nmmiiiislrale quelle lerce. I primi cinque libri dello

Slalulu di Podciiz.inn, giù da noi descrillo (V. PoitffnzuHn), sono una copio fedele di

qucslu. E iinportaiiiUsiino per la storia della legislaxionc feudale, e iiieriUTcbbo di

essere pubblicalo per le stampe.

fr) Oriliiiiuiieiilo C'onianilù di Tros'^lAnn. — Si legge in tm codice

cartaceo in 4.^ del secolo XYill, posseduto del pari dal Prìnei|>e Don Tuiiimaso Cursim,

ed inlilolalo Slututi della (Minunilà del Murcheiato dt Tresann nella jMnigiana. Nel

qual codice, oltre il presente Ordinamento, si ha pure una copia dello Statuto di Tro-

sana sopra descritto e varie addizioni c correzioni al inedesiino. Eumiticia collo se*

guenii parole: lÀtudulo il S(mlis8(mi} Sicramento e sem/tre sia eon il nume di (iesù e

di Maria. Qtieslo è l' Onlinumenlo delta Comunità di Tregf/iana. È distinto per capi-

toli, non mimerati, rd ha u corredo la tavola delle rubriche. In line si legge: Allestor

egu infrasrriptus suprade/ieripta Ordinutiomun capiluta exemplaUt fuisse de inerbo ad verbum ab Amadea de Anlmialis de Crineta, cancellario Vniversitalis Tresanae, m

Cunstilalu Joan. g, Doininici de Luszaris de Carelùiy ex guwtam originati anhguo et

facer(i/o*m atigun eais parte gma facta collatiune rum eo concordare iuveni etc. qua

propter hic me subscripsi meique taOellionaias sìgno apponeudum een^uf, in /idem etc.

Dalum in .4rcn Tremnue soldae mene residentiae, enlendis ianuarii

0 lìga Andreas Leonurdus de Villafranca, /. V. /). et Imperiali auclorilale notanus, et modo Practor Trexanae et onnej'orMWi prò lll.'^ Domino Marchiane Bario-

lemeo Cursino, rogatus scripsi si subscripsi rn fidenty ad laudem Dei, salvo etc.

Tltli)!ÌK''IIIU'l'TO» — Minlula «t Ordinamenia C'oniiiiiinin «I Terraa Tre»

•elilclli, facta et ordinata tempore et sub felici re^iiniiie muttum illastr. D. Johannis

6’o«/Mri'«, otim mullum iUustr. D. Jo. Laurenlii Malaspìnae Marchimiis et Domini

tolias .tffirr/iiomi/us Trcschietti etc. Aii*»i7e, tipyi Brasmt Viotlu, suf>erwruiH coricejr«u,

SI, D. LXXXYI; in 4* — Il prof, l-ranceseo Bmiaini cosi ne parla nc’suoi Appunti

ilititaui per «ercire n uini biblioyrtt/ia degli Statuti ( Annali della l'nivcrsitù Toscana ;

111, t±y. « Appartiene qtiesio Slattilo al feudo di TreschìcUo cui dominava un ramo

c dei Malaspiiui c che aveva in qiu^sto tempo annesse, le terre di Vico e lera. Il

« Marchese Giovanni 11. giusta quanto si nlTerma. nel tiàO opprotò gli statuti c pri-

« vilegi antichi di Tresdiietlo. Il Marchese Gio. Gasparo era investilo del feudo mar-

« chìunale du Hmlolfo II nel I5C7, succedendo al padre Gio. Lorenzo II, c mori nel

• 1600. Geriiii, M'-morte storiche d' iltustri scritturi e di uormm insignì deti* antica e

• inoUernit /.unigiuHn. Massa, 1820, 8.^ Tom. Il, pagg. .*>44-545. Lo Snilulo di questo

« Marchese, diviso in tre libri, come vedrassi, comincia cosi: la nomine Pairis^ et

Filiiy et Spiritus Saneti, et Oloriosne Manne Virginis, et 6t'«rwMm Apostotorum Petn et

Pauiù be.uti Johannts Baplistae^ beoti Matheì et omnium sanclorum, totiusqw coelestis

curine et ad honorem slaluai et exaltatìonem 6Victi hùmnni huperii, suorumque /fi/e-

Itum, et ad honorem paci/icum et statum perjìetuum mullum Illusi, domini Marchionis

Joannis Casparis Mnlaspinae Marchionis Treschietlit Vici et Berac et Mius Miirchionatus,

Digilized by Google et ad conservationem eiux tranquiiiae jmeis cl diclarutn Temirum Treschiettù fterae

et Vici, Amen.

« Il libro primo st compoilc di scuc CApUoli, di voniinovo il secondo, c di trema

« il terzo ed ultimo, che comprende le materie criminali. Succede P approvazione fatta

< dagli uomini di Tresclnetlu nel 1585 nel giorno ti luglio. In (picsto Slattilo si parla

• del delitto di lesa maestà in questi termini : Si quis f^ersonam illusi. D. Marcliioms

offenderit, allenlavcrit, aut praticaverif, lam ipst\3ocii et.purtidpes, tjunm /«orimi aoeiV.

^Mi non rcvelaverinit scindnntur in frustra, locisqtte eminenUOui castri vei alibi affi-

qantur, donec consumpla erunt, bonoque coruin con/iscentur et senlenlia eliam in con-

tumacia tuia omnibus preiudicet.

VAKLERAI\'0. — MIaIuU di Vallemno. — Codice cartaceo in Iti.®, di carte 68, pos-

seduto dagli credi dell' avvocato Mario Cari di Sarzana. Questo Statuto, diviso in set>

tanlasei articoli, non è altro clic un regotHiuento risgiiardanle il buon governo della

Comunità. A tergo della cari. 18 comincia una serie di decreti, co' quali il Senato di

Ceiiova approva silTaUi Statuti. Il primo decreto ò de'29 dì aprile del 1595, c vengono

approvali per cinque anni; il secondo è de* 28 dì maggio del 1600, e sono approvali

per dieci anni, salvo gli articoli io e 57, che veiigono riformati; col terzo decreto

de' i di agosto del 1610, sono confermati per altri dicci anni, come parimente ven-

nero confermali per un nuovo dcccnuìn col quarto decreto, in data de' 10 agosto

del 1620; col quinto, che è de' 18 di giugno de! 16ol, furono di bel nuovo confer-

mati per dicci anni; fìnalmenic col decreto dc'G di ottobre del 1641 vennero confer-

mati senza limitazione di tempo. A questi decreti t

Senato, rigu^irdanli Poillcio de' Giusdicenti, de’ Censuri c degli Amministratori delle

Comunità della Repubblica. Il volume si chiude con una deliberazione del Parlamento

Generale del Comune di Vallcrano, de' 12 Aprile 1790, colla quale si istituisce un

Parlamento dì soli 18 membri, da eleggersi ogni anno nella radunanza generale dì

tutti gli uomini di Vallerano, con autorità di eleggere alle cariche, costituire procura-

tori, c fare le spese necessarie.

VARALO* — Varani et pariinanUarum. ~ Codice cartaceo in 8.®, del

secolo XVII, posseduto dalla R. Biblioteca Palatina di .Modena, registrato al numero 645

progressivo del Catalogo de* Mss. latini, reg. X. I. 26. Oltre il suddetto (itolo, sul fron-

tespizio si legge: 1684. Ad usum Pf). TurchcUorum e Tubernetla, cui segue, in ca-

rattere diverso, la parola: tVobilium. In calce alle Rubriche, che precedono gli Statuti

sta scritto:

Huratio Turclìetti di man propr ia. Dopo dì che : ilic inc/p«uR/ Sfafu/a Varani

et Fapponechii eie.

in Christi ft»nùne, amen. i4nno a ivativitate Domini nostri Jhu Xpi millesimo

quadriqentesimo sexaqesimo secundo, imlictione decima. Uaee sunt Statata c«vi7«a,

eriminalia et dapna data Comunis et hominum Poteslarie Varani, Fapponechii et per-

tinentiarum, condita ad honorem omntpotentis Dei et gloriosae eius Matris Virginis

.Variae, et Beati Xicolai advocati huius almi castri Varani, nec non ad augumentum 8 58

feUcissimi Uatm iUuifrissimi rrincipU excellJ domini^ domini Boi'sii }/utinae et flcgii Ducìs, Mtirchionis Estensi atque Comitis^ quem Aliissimus per longiora tempora con- servare dignetur ad vota.

Gli Statuti iiiiisttono alla carta 60. comprese le Hubrichc e alcune carte biuiiclie

in principio, con una Ictura intitolala; Confirmatio ipsius Statuii^ die ij Junij Ìi72.

Segue copia, in 3 carte cil in carattere più nìoderiiu, della Tassa da osservarsi nelle

cause civili e criminali dui Podestà di (Viruno. In Gnc abbiamo copia , in altre

cario, di varie lettere di Niccolò Marebese d'Este dei Ì i27, del Duca Èrcole

(H73>li75), e di alcuni Segretari bucali (Battista Saracco, Bunaveiitiiru Pistoliln

da Poiitremoli, Gio. Battista Pigna ecc.) dui 1523 al 1608, relative a nuove conces-

sioni ed ordinazioni da far parte degli Suituli medesimi.

VEZZA.\0. — rUllla eé rrlmlnalta M. C'onimnnNntiM VeeUanI, cum

vnnV« deeretis et rubr/eortini cupilulorumque indice, consislenlia in foliis 230, non tam diligenter quam atlenle a noturio Jo. Raptìsta Scotti exempUUa fuere, spatio mcMium

quatuor et ultra, nd insUmtium Di) Orlandi, Michaelis Venlurelli Uturenlii

flat'ewc, Johannis VenturelU, Antonii }lurelli, et Dominici agentium diclae

M. ùmìmunilalis, unno 1713. — Codice cartaceo in i.* piccolo, di carte 261, delle

quali sole 241 numerate, die si conserva a Sarzana nelPArdiivio del Comune. Nelle

prime 8 carte si trova l'indice dello Statuto e il seguente avvertimento mi leclorem. Uec sunt Oipilttln Comwùs Vezzani, transumptn ex originali ipsnrum Cupttuhrum untiquissimorvm, quae propler vetuslaiem eorM«(/em fere legi nequìverant, composita editaque ad honoretn Oinnipotenlis Dei, eiusque gloriosae Geniirieis Virginis jy^rme,

loliusque Curine eelestìs Et quae ùipHula fuerunl confirmatn unno Domini

,tÌCCCLXX\\ die octavo iunii, /e»i;>orc ^fagnifici et Excetsi Domini Dommìci de Campo-

fregoso, fune Ducis Januae, subscripta munu Aldebrandi de Crovaria notarli et tane cancetlurii: confirmuln eliam per Magnificum Dominum Xicolaum de (inarco, fune

ducem Junuae, asma Domini MCCCLXXXll, die nona luniV, subscripta munii .4n/onit

de Credenlia, notarii et fune cunccf/iiriV; et con/irmata tempore Magnifici et pntentis Domini Antonii Adami, tane Ducis, anno Duuiim MCCCLXXXV, die secttnda martii,

subscrifJtfi numii Antomi de Credentìa, cancellarti; ne etinm confìrmata tempore Hlustris

Domini Thomae de CumfìOfregoso, tunc Junuae Ducis, subscripta munu Mathei de

Bargaturio, anno Domini MCCCCXMI, die A'f' febrvarii; confirmatn etiam tempore

tUusiris Domini Francisci Dominici de Carmagnola de Vicecomilibus, ComiUs Castrinovi

et /ime Januae Gubernntoris prò Illuslrissimo Prìncipe et Domino Phìtippo Maria Duce

Medioluni, et subscripta munn Jacobi de Braceliis, lune eance//arù; nec non coufir- mata tempitre magnifici Di>mini Jo. Francisci Marcliionis Palavicìni, Ducis in Janua

IVee^«6crni//«r/5 et Vicelocumlenentis, anno Domini MCCCCLXXVU, die A'XVU fe- òruarif, subscripta mana Coiardi Stellae, cancellarii; ac etiam cqpfirmuta tempore

reverendissimi et illuslris Domìni Pauli de Campofregoso Cardinalis et Januae Ducis, unno Domini MCCCCLXXXIV, die XUl martìì, subscripta menu Gotardi Stellae ean-

cetturii lemporibusque prefutorum Duminorum prò lune magnificis Dominis Antianis

iiiclilae (^vitatis Januae; postremoque confimiala per mognifteum Dominum Ludovi-

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«/MI de Campofreffoso, anno Domini ;VCCCC/-Xf.l’V7/, die V febntarii, fune imitMic

^Vi//(7mie’UMi Oenernlein et (olitìs Vtcariatus Spedine hiipotì.ecarum ab exceiso Comimiuii/>

Muìuae, aubscripta manu (/{ispnris de Vezzano caiice/Zurà eie.

1.0 Statuto si divide in due parti, civile c criminale. Lo prima si compone

di seiumtasetie capitoli; di qiinr,inia la seconda. Seguono poi aggiunte, correzioni, ed

approvazioni degli Statuti sino al cadere del secolo scorso. A carte 237 e seg. si legge

una nota del Podestà di Vezzano ed ArcoUi, dal 1773 al 1800. Questo Statuto è af>

fallo sconosciuto agli eruditi, che scrissero delle cose di Vezzano.

VIIVCA* — del Comune di %’inei«* Codice in 4.^ in parte membranaceo,

c in parte cartaceo, appartenente al K.** Archivio llorcntiiio, legalo in cartone lurcliiiio

con culatta di pergamena, segnato di numero nuovo 808. Si divide in due quaderni.

1.*^ 11 primo è di carte Ì0, delle quali 47 numerate; c contiene: una deliberazione

dei X di Ikliu del Comune di Firenze dell' anno 1438 a favore del Comune di

Vinca; 2° ima proroga per cinque anni di essa deliberazione, falla nel 1440;

3.^ il lesto degli Statuti, che sono in volgare, si dividono in 43 capitoli, c vennero

compilali, corretti c ampliati negli anni lioO, 1474, 1514 e 1588; 4.** l'approvazione

' di essi Statuti, fatta di cinque in cinque anni, lino ai 0 di settembre del l(i00 dagli

Approvotori del Comune di Firenze. Il secondo si compone di 83 carte, non numerate.

Contiene tutte quante le disposizioni che sì leggono nel quaderno precedente, c vi

sono di più varie addizioni e approvazioni Uno agli anni 1731 c 1732.

VllHàOl^GTT/i. — j%n

Codirc iiicmbranareo in 4.", legalo in asse, di carte 22. numerate da 2 a 5, 14 e U».

Manca la 13 carta; la c. 1 è siala sostituita alla primitiva imitandone il carotiere.

È del secolo XV, come apparisce dalla scrittura. SÌ divide m 102 rubriche, delle quali mancano:

De adiulorio dando facientibuz demos.

De lignis trafiendis.

De plagnis et plngnariis.

oltre buona parte del capitolo, che ha per titolo: De arbilris etpoleslale eoium. Alle

22 carte membranaeee fanno seguito 5 fogli cartacei, che contengono due ordini ili

Federico Malaspina, Marchese di Villafranca, Virgoletta ec. degli anni 1751 e 50,

co' quali si vieta agli iminini di Virgoletta di vendere beni ai forustiuri e di creare

censi passivi; uno strumento didia vendita clic fanno di un pezzo di terrò al reve*

rendo (ìiovamhalisin di Gio. Maria Brozzi dì Virgoletta i coniugi Domenico e Vittoria Del Monte l'anno 1715; una notincazionc del Governo Fslense del 1831 riguardante

la pubblica igiene; c un decreto del R. Delegato Governativo della Provìncia dello

Lunigiana Estense .sull’ amministrazione di beni sodali, dato nel 1834.

Questo codice appartenne al Dott. Luciano Mori di Virgoletta, che lo die* in dono

a Leonardo Doveri, professore di Algebra nella R. L'niversiià di Pisa, Tanno 1855. li

prof. avv. Alessandro Doveri, cui pervenne per eredità testauicniaria del padre, lo

regalò al R. Archivio di Stalo in Pisa, ai 19 di gennaio del 1867.

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VIKOLO. — Slaluli della Curia di Vlrolo e Poiiara. — Si leggono ne! Qjilej documentorwn iftustrium ad hiétnrìcam verìtalem Lunpxanae Provinciae ab Etnanueih

berillio ebiboraium, c!ic conservai! manoscriUo a Firenze nella Kibreria del H. Ar*

chivio Cenlrnlc di Sialo; parte I. doc. LXKVI, pag. SI e segg. — Cominciano eolie sogiieiili parole; in nomine Oomini, amen. Anno miUesimo CCLX.V.VXVlil, indìctione XI,

dìe VI cxeunle mense i

Alalanuì, presenlibus Venuto de Gralicula sartore de Posara, et Operino Albertucii

dica loci, testdms rogntis. iimnes homines de villa Posarae et Viroh in predicto loco,

more solilo, congregati: videlicet, Paganus de Valcaldola, Giliolus dicti loci, Antonel-

lus de Posara, Jncopineltus Aldixe, (Jitiolus Aldevrandi, Pisamis Alberlucii, Juniarellus

filius guondam Posatati, Guilielmuccms fitius Santonii et fìonsegnus gm Jangii, mi

Uonorem Dei et Beatac Virginis .Varine» et oajm'um «oiie^oruni et sanctarum bomini,

et beaU Columbani, et ad honorem et bonum staium XobHium de Casietto, tate ordi-

9iamen/ii»i in saaut contullerunt abhinc in anfett duntturum ecc. In calce portano la

sottoscrizione di Colimmtdtts notarius^ romanus. L'originale di questi Statuti fu un

tempo presso Fmanueic Gertni, ma dopo la morte di lui foi*sc incontri la sorte stessa

clic ebbero molle altre delle sue carte, le quali da uno ignorantissimo e barbaro erede

di lui furono nefandamente disperse tra le mani di pizzicagnoli e di tabaccai, f.n copia

che ne fece il Cerini» c che cì resta, molto lascia a desiderare in fallo di fedeltà c

abbonda di lacune.

È notevole la pena di soldi dodici imperiali clic in virtù di questo Statuto si

iutliggc a chiunque ciiiama im nitro col nome di zucca (cucurbita). Sembra che

cosilTatia ingiuria fosse comune in Lunigiana nel secolo XIII, giacche se nc trova

ricordo anche nello Statuto di Ortonovo c Mccola nel 1Ì57 con queste parole: si

guis dixerit alieui cucarbitmn ve! aiiguod utium simile verbum irato animo» sotidos

tres imperiales sutvaU Nello Statuto poi di Virolo e Posara è da non lasciarsi inos'

servato la facoltà che dovasi a tulli gli uomini di quel territorio di potersi appellare

in manwn Nobitium de Casietto de ovini preeepto eis facto.

Forse ninna Provincia d'Italia olTre tanta ricchezza c varietà di Statuti quanto la

Lunigiana; varietà e ticehezza ctiè dovrebbe invogliare qualche dotto scrittore a porre

inuno a illustrare le vicende della legislazione in questi )>a('8i ; opera utilissima, c

che potrebbe essere di principio c di stimolo a una storia della legislazione italiana

dall’ origine dei Comuni al 1790.

Pire della Parte prima.

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Parte Seconda

MANOSCRITTI

1. ADAMI (Francesco Giuseppe). Memorie letorlelie rlegnardantl la Terra di

Flvizaano ed II auo CapKaiialo. — In i.°, di pag. 6Ì non numerale, posseduto

dal conte Giuseppe Tenderini di Fivizzano, professore di Anatomia pillorica nella

R. Accademia di Belle Arti di Carrara. Di queste Memorie si valse largamente il

don. Giovanni Targioni Tozzettì nel tomo XI de' suoi Viaggi per la Toteana; c nel

rendere di ciò avvisati i lettori, dice che fu condiscepolo dell' Adami nel Collegio della Sapienza di Pisa.

Il nastro autore discorre dell'origine di Fivizzano. racconta le principali vicende

di esso, parla delle chiese, c dà un breve cenno degli uomini illustri che vi fiorirono.

2. AKDRIANII (Giovambattista). L'Innealo «ossluirale per le felicittime nozze de'glo-

rioeiuimi Preneipi D. Carlo Cibo Malatpina e D. Teresa Panfilia, Panegirico del Doti. Giovanni Ballista Andriani da Velleiri, ilccademieo Fasciato, alla Serenissima Altezza 9

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di Alberico U Duca di Massa, Prencipe di Carrara, Duca di Ferentillo e d’ Aielh e

Signore di Puduta. ^ Codice cartaceo in fogl. di pag. 112, che si conserva aelT Ar-

chivio Segreto di Massa, ed è segnalo di N.^ 400. Al Panegìrico precede una lettera dcir autore. Comincia:

Nobili Paraninfi, Auspici illustri

Che vedete formar nozze reali.

Pronube eccelse e Curatrici industri

Di renomati e fulgidi sponsali,

D

3. A!VGELETTI (Angelo). Relazione delle eoee di Lnnl e di Veszano. — Codice

della Biblioteca Civica di Genova, segnalo D. 2. 3. 1. Si compone di due distinte nu-

merazioni; la prima da c. 1 a c. 53; la seconda da c. 1 a c. 18. Manca del fronte-

spizio. Xclla primo carta ha principio la Helatione delle cose della Città di Luni, de-

scritta dal fu sig. Angelo Angeletli; che termina alla c. 5. Alla c. 6 si trova una

lettera scritta dall’ Angeletli a D. Giovambattista, suo fratello, in data di Genova

18 agosto 1630, con cui gli Invia e dedica le Memorie di Vezzano, le quali comin-

ciano a c. 7 recto, e si spartiscono come appresso:

Del castello di Vezzano e sua antichità.

Delle famiglie de’ Vezzani. Di Jìaimondo da Vezzano. De’ Nobili di V'ezzano. Di Cualiiero da Vezzano Arcivescovo di Genova. Di Grimaldo da Vezzano.

Di Paolo £/m7io Zacchia cardituile.

Del Sig. Gio. Battista de’ Nobili,

Del Sig. Laudivio Zacehia. * Di Pietro de’ Nobili.

Del Sig. Gasparo Cecchinelli Vescovo di Montefiascone el hora Nontio iilitslrissimo

in Turino per il Sommo Pontefice. Di Marcello de’ Nobili. Di Gasparo Oltaviani.

De’ Nobili di Vezzano o^^re^afi alla famiglia Cibo. Di Hermanno de’ Nobili. Di Ger."* de' Nobili. Di Laudivio de’ Nobili.

Di monsig.^* i/f.'*» Papirio Picedi.

Di Gio. Francesco de' iVofciVi. Di Steffano Ambrosio ScAiapaforia. Di Baldassare Taravaiio. Della famiglia Atoisina.

Della famiglia V>n/tirefft antichissima, di Vezzano.

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Di Domenico Glendi. Di (iiovamti Orlandi. Di Geronimo Paolinù

Dopo i cenni sul canonico Baldas&are Taravacci si legge la sua Topographia

iMne^iiii orae, buon carme Ialino che fu poslo di recente alle stampe. Si hanno poi,

disegnati a penna, ma rozzamente, gli stemmi gentilizi di molle famiglie vczzaoesi. A

c. 40 ver$o stanno Li nomi degli autori da’ quali furono cavale le cose raeconlate di sopra; a cui tengono dietro Alcune noie cavate dalle Historie di Giorgio Sulla

riguardanti Vezzano. A c. 41 verso si leggono alquanti nomi di Vezzanesi che ebbero

grido come oratori. Dalla c. 41 recto Qno alla c. 43 recto si ragiona Della famiglia

de Angeletti. A c. 44 si danno alcune notizie su Vezzuno, estratte dalle storie dello

Stella e del Pogliciia. Dalla c. 43 alla c. 48 verso si ha un carme latino di Domenico

Glendi da Vezzano, Dominici Ghelendi vectianensis carmen. A c. 48 si legge una let-

tera di Giovanni Orlandi all' Angeletti, scritta da Vezzano il 24 ottobre 1650, nella

quale lo loda per le Memorie da lui raccolte e per l'amore che portava al suo paese

nativo; a c. 30 recto sta la risposta deli' Angeletti all' Orlandi, in data di Genova 22

novembre 1630. Discorre a c. 32 delta sig. Felice Zncehia Rondanini; tratta quindi

delta liberalità del popolo di Vezzano verso il suo Principe. Seguono poi alcune altre note storiche sopra Vezzano.

Nelle ultime 18 carte, che hanno una numeraziono a sè, trovansi raccolte tutte

le testimonianze e i documenti che riguardano T apparizione dì Maria SS. avvenuta in

Vezzano il 3 giugno del 1323.

4. ANIGELLETTI ( Angelo ). VUa di Papirlo Pleedi, vescovo di Parma, raccolta per Angelo Angeletti da Vezzano. — Trovasi nella Biblioteca

Nazionale di Parma, segnata tra i manoscritti col n.** 1428. Il eh. sig. comm. Federico

Odorici me ne dette gentilmente questa descrizione: « È un codicetto cartaceo in 8.°

« dì 31 carte, del secolo XVII, lutto di una mano, dove si leggono due sonetti diriz-

« zaii al Vescovo, l'uno de' quali di Mario Luisino. L'operetta è con lunga dedica

< oITcru ad Agostino Spinola. Essa è probabilmente già pubblicala: ed alla stampa

« che aveva in animo di fare allude appunto nella sua dedica l'autore, come accenna

« (c. 4) alla strettissima nmicùm che già fu tra il Vescovo ed Antonio Spinola, pa-

« dre del personaggio cui è diretto il volume, ed Ambasciatore a Milano pel Duca di

< Parma. Come le dediche di quella età servile, questa pure si distende al plauso

< degli Spinola c dei tanti generosi Iteroi che per motti secoli avanti avevano prwloUi.

m Codesta, che l' Angeletti chiama Vita del Picedi, e del quale vi raduna le memorie,

« fu scritta vivente il Vescovo. L' Angeletti la dice altrove discorso^ e facendovi prc-

< cedere alquante pagine intorno all’ anlichitsinm città di Luni, dalla quale ha havuto

• origine lo famiglia Picedi, entra quindi a narrare del Vescovo di Parma e de’ fatti

c suoi, de’ quali sembra molto bene informato. Nella dotta memoria che intorno al

€ Vescovo lasciava il Canonico Doti. Allodi nel grave suo lavoro intorno ai Vescovi di

c Parma (tom. Il, n." 38, pag. 147-163) non trovo cenno dell' opuscolo di cui le tocco •.

Lo rammenta il p. G. B. Spotorno a pag. 18 del voi. V della sua Storia leturaria

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della Liguria^ ed Achiile Neri a pag. 7 delia sua Vita di Papirio Picedi d' Arcala Lu-

ne$e, edita a Genova, coi torchi della lipograCa Sociale, nel 1873.

3. ANIIVIBONtI (Tommaso). RaeeordI di M. Tomaso AnalbonI di Aiolà. — Co-

dice cartaceo in 12.", legalo in pergamena, che un tempo appartenne a Saverio Sai*

vioni, e adesso si conserva nella Biblioteca della R. Accademia di Scienze, lettere ed

arti de' Rinnovati di Massa. L* Anniboni nacque ai 6 di ottobre del 1530, e in questo

volume prese ricordo di parecchi avvenimenti, cosi pubblici come domestici, che se-

guivano alla giornata, specialmente in Massa. Il conte Giorgio Viani si giovò di

quest’opera nelle sue Memorie della famiglia Cybo e delie monete di Maesa di /.um>

giana, edile a Pisa coi torchi di Ranieri Prosperi nel 1808, c ne dette in luce alcuni

brani a pagg. 100, 109 e segg., 224 e seg. 1 Raccordi abbracciano 57 |>agine, e sono

corredali di un indice, compilato da Giuseppe Antonio Salvioni. Una copia di questa

interessante scrittura trovasi nella mia collezione di cose patrie.

6. ANtTOMETTI (Giuseppe). Tavole |t;eneeloKlehe. ~ L’ Antonetti, che fu nativo di Ts-

vemellc in Lunigiana e Rettore di Pallerone, fioriva verso la metà del secolo XVIII, c

lasciò manoscritte varie tavole genealogiche compilale sui documcnli. 11 sig. avv- Hu*

genio Branchi di Firenze possiede copia delle seguenti, che riguardano la Lunigiana.

I. Tavola genealogica della famiglia Malaspina dallo spino secco o dallo spino fio-

rito, da Alberto detto il Malaspina (1124) a Giovanni Spinetta II, i cui figliuoli si di- visero nel 1535, ed a Cristiano (1471).

II. Tavola gene.alogica della famiglia Malaspina, specialmente del ramo dì Trc-

schiello, cominciando da Alberto detto Malaspina c venendo sino a Ferdinando, ultimo

marchese di Treschiclto, morto nel 1722.

La prima di queste Tavole fu dettata verso il 1758; la seconda venne scritta

nel 1764 e corretta nel 1766. Il sig. Branchi, uomo grandemente benemerito della

mia provincia nativa per i suoi dotti studi sulla Lunigiana feudale, possiede pure due

altre Tavole genealogiche compilate dal nostro AnUmetti; ma di esse non è qui luogo

a discorrere, trattando una della famiglia d’Este, l’altra di quella Farnese.

7. BAUB.ACARI (Cesare Nìcolao). Compendio dell» Vita di Maria Caterina

BrondI, deecrilta dal Padre Abate Bambacari iMteranense. ~ Si legge a c. 562-571

del Codice CCCV, della Biblioteca del Marchese Gino Capponi di Firenze. Dubito forte

che il Bambacari sia veramente autore di questo Compendio. Forse vi ebbe mano

qualche scrittore a noi ignoto, che in brevi pagine restrinse ciò che dtITiisamenie il

P. Cesare Nicolao stesso aveva scrìtto della Brondi nella Vita di lei, che è a stampa,

e della quale si conserva nella R. Biblioteca di Lucca l’autografo, oltre una copia po-

stillata di mano dell’autore. L’autografo è un grosso volume in fogl., segnalo Mss.

Lucchesi, 431 ; la copia si compone di due volumi, parimente io foglio, segnali m7s.

Lucclasi, 452. L* autografo, che ha per l\lo\o: Memorie isloriche delle virtù ed azioni di Maria Caterina Brondi, vergine Sarzanese, ricavate da copiose autenticfa relazioni, con-

tiene solamente la prima parte delFopera ; mentre la copia si compone di entrambe le parti.

Digitized by Google 8. (Gìo. Maria). Deserislone nnlversiile dell» T«rr» • CupNiaiiAlo di X

Flvlzzano.^— La ricorda il doli. Giovanni Targioni Tozzeltì a pag. ili del Voi.

delle sue Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverse parli della Toscana; c dice clic

ai lempi suoi esisleva nella Biblioteca del R. Palazzo Pitti, c che si leggeva in un

codice cartaceo in (ogi. segnalo di n.^ 570. Ogni indagine da ine usata per rintracciarla

è riuscita vana0 fì S I- f>RCH r1iT!;,r.f J i). BEIVETTI (Oenedello). Memorie delln fnmlgElla BeneUl e delle «nllelillà di D'h

Hmrwmnn, Le rammenta il doU. Bonaventura De' Russi a pag. 148 del suo Teatro

delT umana redenzione aperto a* fedeli^ impresso a Massa co' torchi del Marini nel 1708.

Il Benclti visse nel sec. XV. e fu uno dei tre correttori degli SluUiti di Sarzana

del 1529. Quest'opera è forse andata perduta.

10. BEBNUCCI (Domenico Maria). IVollslo elorlehe di Sarsann. — Per incarico del

Prefetto del Dipartimento degli Appennini, Rolland de Villarccux, il Beroucci, essendo

Maire di Sarzana, compilò queste Notizie, in forma di lettera, e colla data de' 9 di luglio del 1800. Se ne conserva una copia presso Achille Neri sarzanesc. L'autore muove

dagli oscuri primordi di Sarzana, e narra in mudo breve e succoso le principali vicende

della ciliA lino alla vendiu che ne fecero i generali di Carlo Vili alla Repubblica di

Genova. Dà alquante notizie statistiche e topografiche del paese, e paria dislcsamenie

del governo intcriore di Sarzana e delle prerogative che avevano i cittadini di essa,

in forza de' proprii Statuti e de' privilegi concessi da’ Genovesi ; c si sforza di provare

come Sarzana abbia sempre goduta la sua libertà. Vorrebbe discorrere anche de’per-

sonaggi illustri che vi fiorirono, ma avendone compilalo un elenco nel 1805 per com-

missione del Sotto Prefetto ( V.^ N." 12), che lo trasmise a (Jenova (sono parole del

Bernucci) alla Commissione creata da S. A. Serenissima il sig. Arcitesoricre, per con-

servare la metnoria degli uomini iltuslri della Liguria, se ne dispensa.

11. Genealogia della Famiglia Bonaparle di Sarzana^ dalT anno 1200 sino nlV anno 1567.

È una dissertazione dettata in forma di lettera l’anno 1802 ad istanza del Cit-

tadino Cesare Remedi Senatore della Repubblica Ligure, al quale fu indirizzata. È

corredata di 2i docutucnli estratti dagli Archivj di Sarzana, e porta la data dclli 2

Settembre 1802. — In essa si legge:

Nelle ricerche da me fatte in diversi tempi, per mio piacere, di lutto ciò che

c poteva illustrare la nostra Patria e le di lei Famiglie, che I' hanno resa rinomata

« nelle istorie, avevo messo a parte molle memorie anco della Famiglia Bonapnrtc,

« che ho sempre trovato fra le principali di Sarzana. E mi sovviene che sino del

« mese di Aprile 1789 ne comunicai diverse al Notaro Gio. Antonio Vivaldi, H quale

c ho poi saputo che appropriandosele le spacciò come sue, e tentò poco decorosamente

« di trarne profitto. Ma dalle indagini, che termino al presente, si aggiunge qualche

« cosa di più agli antichi fasti ed all' Albero della medesima, che in ristretto ne

« abbozzai sino d' allora.

Si conserva da Alessandro Magni Griflì di Sarzana.

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12. — Comini lUuslri di Luni e di Surzana,

Rammenta io questa breve operetta i principali {lersonaggì ebe ilhislraroDO Luoi,

Sarzaoa, Vezzano, Arcola ed Orlonovo. Si conserva da Alessaudro Magni-GrilR.

15. BEVCRIKI (Dartolommeo). Elogio di Pietro Noeelo, o di Glo. Pietro do Lo-

venso. Leggonsi negli Ehr/i di uomini lucchesi illustri in santità e dottrina, scritti

dal P, Bartolomeo Beverini della Congreyazione della Madre di Dio, opera fino a

qui inedita, e della quale si conserva Tauiogrufo nella R. Biblioteca di Lucca. L’ Elogio

di Pietro Noceto suona cosi: « Diverso dal htnoso et insigne uomo Pietro Noceto, già

« Segretario di Nicolao V c cittadino di Lucca, è questo Pietro Noceto, del quale scrivo.

« Questi, come si dice nel decreto delia sua elezione: doctrina et eruditione clarus,

fu per bene et utilità pubblica eletto in Consiglio Generale per primario Professore,

« a 22 di Gennaro del 1501, con T onorario di 8i ducati d'oro; senza clic altro ab-

* bia potuto sapere di lui. per lasciarne oieiuoria alla posterità >. Fin qui l'autore

nostro. Pietro, benché battezzato a Lucca nella chiesa dei SS. Giovanni e Reparala

il di 8 agosto 146^, può riguardarsi come lunigianese, essendo nato da Nicolao da

Noceto, figliuola del celebre Pietro Segretario ed amico del pontefice Nicolò V. Ai

22 gennaio del 1501 fu presentata al Consiglio Generale della Repubblica di Lucca

una supplica degli scolari magislri Antonii Vallensis, qui propicr absenliam ipsius

« eoruin preeeptoris, que longa futura est, pctunt liumiliter, et magna cum inslaolia, cligi

« clarissimum virum Petrum Nocetum ad publice doceiiducn in liac alma civitate latinam

« linguara ctc. loco dicti magistri Antonii, affirmanlcs in co esse tale et lanlam doctrinam

c et crudiilonem, ut a ncque sìve ab alio quovis melius erudiri non possint >. Dato e

ottenuto partilo su questa supplica, con 38 voti afTermalivi c 10 contrarii, fu decretato:

« quod auctorilate et polcsiaie prescniis hou. Consilii, prò bono et utilitalc puhiica

« considerata doctrina et eruditione clarì viri Petrì Nuceti, et petitione supplicantium,

« ipse Petrus inlelligatur et sit eleetus et conductus ad publiec legendum in nostra civitatc

« illas lectiones, que videbuntiir mugis expedire, et prout sibi iniunctum fueriia spcctiibili

« Olliiio irium dcpuiatorum super regimine scolarum nostre civitatis, prò tcm|)orc et

« termino anni unius proximi futuri, cum stipendio et salario ducatorum octogintaqua-

« tuor auri, prò dicto (enipurc. » (7?. Archivio di Stato in Lucca. Consiylto Generale;

reg. XXIV, cari. 215). Il 10 gennaio deiranno appresso Pietro espose al Consiglio

« quod babìta raiionc suorum laborum in legende et doceiido, et etiam prò honore

« suo, non vult amplius conduci, nisi cum salario ducatorum centum ad rationciii

« anni ». Ed il Consiglio ordloò che il Noceto « iiitdiigalur et sii rclìrmus ac dentio

« clcctus ad publice legendum et doccndnm in nostra civitate graininalicam, retho-

« ricam, poesim et grecum discere volentibus, prò unno uno, incepto a fine sue prò*

« xime et expirate conducte, cuoi salario ducatorum centum euri, prò dicto tempore

« unius anni. » {Consiglio 6’eiicra/e; reg. XXV, cart. 59).

Due sono gli Elogi che di Gio. Piero da Lavenza scrisse il Beverini. Ecco il primo:

« Furono cosi travagliosi i tempi che succedettero dopo reiezione di Fra RafTiU'llo

« in primo umanista, c per le discordie civili, e per la mutazione del Governo e per

« le guerre colle quali i Fiorcolini afflissero questo Stato, che immersi i cittadini

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« lutti nell* esercizio delle armi, poco campo ebbero di applicarsi alle lettere. Ma mm

• cosi presto cominciò il Senato a respirare da tanti affanni, ebe consigliando i nobili

« cittadini Benedetto da Mongigoli, Glo. Vanni, Paolo di Poggio e Gio. Gagnoli, fu a Si

« di giugno del U36 eletto Gio. Pietro da Lavenza, cittadino lucclicsc, per leggere

« pubblicamente reltorìca, poetica c lettere latine e greche, il quale allora professava

« le medesime arti in Venezia con chiarissima fama, come si dice nel decreto di tale

« elezione: lileratiuimus vir magisler Jo. Petrus ds Avenlìa Vmetiarum habitalor

« rum fama eefe&ernma. Venuto a Lucca, apri la scuola con mollo concorso anco di

c lobile gioventù forasticra: ammirandosi in lui, oltre la profonda letteratura, un na-

« turai placido c un temperamento amabile di dolci c mansueti costumi. Ma non si

« godè lungamente questo insigne uomo dalla patria, poiché a 3 di ottobre lici SC'

« guonie anno se ne mori di mal contagioso, con dispiacere di tutta la città, che

« onorò il suo funerale con 1* assistenza del supremo Magistrato. Si celebrarono l’ ese-

« quìe solennissime in S. Martino, orando in sua lode Giovanni da Vecebiano, in quei

« tempi famoso; e li fu con pubblica autorità posta sopra la lesta la corona d'alloro

« come poeta, come si ha da una relazione scritta nel suo Diario da Roberto di Pa-

gano Dal Portico, che visse in quei tempi. Non lasciò alcuna memoria de! suo

• ingegno, morendo la sua virtù dentro l’età di quelli che lo conobbero. Fu seppel<

« lito nel portico della detta Basilica di S. Martino, vicino alla porta maggiore, a mano

« diritta ad entrare, dove nel muro si vede un medaglione di marmo bianco, colla

« sua lesta in basso rilievo, intorno alla quale si leggono queste parole:

lOANNES PETRVS LVCEN. DOCTVS GBAECE ET LATINE INGENIO MITI PROBOQVE.

L* altro Elogio, che di Gio. Pietro ci lasciò il Beverini, dice cosi: > Nel forte castello

« di Lunigiana situalo sul (lume Avenza, già del dominio lucchese, nacque il famoso

« umanista Gio. Pietro, il quale dotato di un ingegno ameno e fiorito, e perciò appli-

< catosi agli studi delle belle lettere, ne divenne celebre professore; egualmente dotto

a nella latina che nella greca ; le quali doli furono in lui accompagnale da un natn-

« rale placido e mansueto e da ottimi e onorali costumi. Professò molli anni le let-

c tere umane in Venezia, d'onde fu con grosso onorario chiamato nella patria nel

« 1436, per ammaestrare la gioventù lucchese nelle buone arti, e conferitoli la cat-

« tedra di primo professore di retlorica. Ma non si goderono lungo tempo i fruiti

« della dottrina di questo valentuomo; poiché nel seguente anno a 3 di ottobre fu

« rapilo dallo morte con gran dispiacere della città, la quale per dichiarare la stima

• che faceva di un tanto dottore onorò le sue esequie con pubblica pompa nella Ra*

« silica di S. Martino, alle quali intervenne il Supremo Magistrato; e da Giovanni da

« Vecchiano, oratore di quei tempi, furon celebrate le sue lodi; e con pubblica aii*

c torità coronata la sua lesta con corona d’ alloro come poeta, come distintamente m scrisse Roberto di Pagano Dal Portico, nobii cittadino, nelle sue Memorie che mss.

« si conservano io S. M.* Corteiandini. Fu sepolto nel portico di delta Basilica, dove

« vicino alla porta maggiore, a man dritta ad entrare, si vede la sua eflìgic in un me-

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« daglionc di marmo* con le suddcUo parole scolpite. E può ben reputarsi felice per

« esser noto in tempi ne* quali era premiata et onorata la virtù. * li. BOR2I1VI (P, Gioan Maria, Domenicano). IVoUzIe della Chiesa e Convento di S. Domenleo di Sarxana»

MS. citalo dal Descalzi nelle Memorie Storiche eie. (V.‘>. 59). Parte 2.* Gap. 7.

|j. BR/iiVCHI (Eugenio). I fendi Imperiali della l.unlslnna o storia della

Cuniiglana feudale. — Si divide in tre parti. La prima tratta Del governo feu‘

(lille in Italia e dei primi dominalori della Lunigiana, e sì spartisce in due libri; la

seconda Dei feudi della Lunigiuna sotto i Marchesi Malaspina dello spino secco, c si

compone di selle libri; la terza Dei feudi della Lunigiana sotlo t Marchesi Malaspina

dallo spino fiorito, e si divide in cinque libri. Quest* opera, frutto di quindici anni di

ricerche e di studi, è compilala sopra documenti in gran parte inediti; e il chiaro

Autore mi scriveva, che giace terminala tra le sue carte « attendendo la opportunitA.

• che ancora non si manifesta, di darla olle stampe, correndo adesso tempi assai

« critici a tal proposito. »

16. CAMPI (Bernardino). 8ueeossl momoroblll di Lanl|(l*nn« nei quali, secondo la cronofo^ia dei tempi, prima e doppo la venula al mondo del Cotnun fiedentore, si di-

mostrano i fatti più degni di memoria avvenuti in questa Provincia, la fondazione,

P antichità, la magnificenza, la possanza e varie desolaziofii della città di Luni, la nobiltà e privUegii della CJiiesa Lunense, la santità gloriosa, geste ed autorità de* suoi

Prelati, come pure le singolari qualità ed i7/ua/ri prerogative delle più insigni Terre,

Castelli, famiglie, huomini celebri e cose notalnli di questa Diocesi, raccolti e descritti

nella presente Ifistoria da fr. Bernardino Oimpi di Poniremoli Cappucinn. 1714. —

Codice in fogl. di carte 252, scrìtto di mano dell’ autore e posseduto dal colonnello

cav. Niccola Zucchi Castellini di Poniremoli. 11 racconto arriva Ano all’anno 1676. È

corredalo di un copioso indice in Hne.

17. — Memorie bistorlelie, nelle quali secandola serie degli anni, e più antichi et auten-

lici historici, si contengono l'origine e i successi memorabili dell'antica città d'Apun,

ora Pontremoli, con te famiglie et huomini insigni che in virtù e dignità in questa

fiorirono, raccolte da Fra Bernardino Campi da Poniremoli, Predicatore Cappuccino,

vivettie nei 1701. — Codice autografo in 4.^ dì pag. 285, posseduto dal cav. Eleonoro

I ggcrì di Poniremoli. L* autore inlilola quest* opera alla Gran Vergine e del Be det

Begi Serva e Madre insieme Maria, con una lunghissima iscrizione ; alla quale tiene dietro un avvertimento a ehi Ugge; poi un epigramma latino ad Zoi/oa. La narrazione

storica comincia dalla fondazione della pretesa città di Apua, c arriva, in diciollo ca-

pitoli, nno al 18 settembre 1650, nel qual giorno il senatore fìorcntìiio Vettori prese

possesso di Pontremoli a nome del Granduca di Toscana. Nell’ ultima parte del capi-

tolo decimollavo, che termina con queste parole: per non rendere più tedio al lettore

pongo qui fine, discorre de’ ponlremolesi che si resero chiarì in patria e fuori, de-

scrive il territorio di Pontremoli, le fabbriche di esso ed i suoi istituii.

Digitized by Google Vna copta di queste Memorie hisloriche, di mano del secolo corrente, si conserva

presso il mio carissimo amico Alessandro .^agnl Griltì di Sarzaoa.

^ — — Centone contenente memorie di molle faiw'tjUe di PoiUremoti, e spogli di var*

autori istorici e di cronache riguardanti questo paese. — In 4.® di pagg. 228, posseduto

dal cav. Eleonoro Uggerl di Pontremoli. È tutto di mano dell' autore. In principio rac-

conta r origine c riporta gli gentilizi famiglie stemmi di varie pontrcmolcsi ; nel rima-

nente è uno spoglio puro e semplice di svariate notizie che hanno giovato al Campi

nella compilazione delle sue Memorie storiche.

19. CAMPI (P. Alberto Maria). Vtt» di ^uor Ann» Maria Almajer aarcaneoe.

Questo MS. copiato di mano dei P. Giacomo Antonio Pucci conservasi in Sarzana

dai successori di Anna Maria secondo si legge nelle Memorie Storiche ctc. (Y.* N. 39)

del P. Discalzi Porle 3,“ Gap. 13.

20. CARBOIVARA (Giambattista). Dr«erizlone d«l Golfo dalla aprala. — Fu Iella

dall' A. nell' Accademia degli Industriosi di Genova, delia quale era Principe, nelle

adunanze de' 19 luglio e 28 dicembre 1787 e de^26 aprile e 51 maggio 1788, come

ricavasi dagli Avvisi di Genova di quegli anni. Ignorasi però qual sorte sia toccata al manoseriito.

21. — ^ D«»rrlzion« delle Cinque Terre, — Venne letta nell' Accademia stessa il

50 giugno 1788. Le Cinque terre, come è nolo, si compongono delle borgate di Riomag-

giore, di Vcrnazza, di Monlerosso, di Maltarola e di Corniglia.

22. ~ ~ Deeerlzlone di I.

striosi il 20 luglio 1788.

25. CARTA d’anllehilà, — Codice cartaceo in fogl., posseduto dal reverendo sig. Giovanni Briganti Rettore di Caprio in Lunigiana. È una cronicbelta, scritta nel secolo XVI, che

contiene un' esposizione compendiosa, ma disordinala, degli avvenimenti seguili nella

Lunigiana, c specialmente nella U'rra di Filaltiera, dall'anno 1450 all* anno 1531. In fìne

porta scritto il seguente ricordo : • Rinnovata 1' an. 1741. Pellegrino Cresci. Questa copia

« fu estratta dal libro del Castello antico di Filallìera al tempo del fu molto reverendo

• Don Martino Taraflì di Cravia, il quale a que' tempi facea scuola e slava in casa sua.

« Fece copiare la presente ad un suo scolare detto Don Gio. Lucea Opio adesso Ket-

«tare di Canossa. Cresci liuius dominus paginae anno 1766 repertae. » Ne possiede una

copia il sig. avv. Eugenio Branchi di Firenze, già Auditore nel Tribunale di Pontremoii.

24. CECCARELLI (Alfonso). Slmnlzero dell* antlehlBzImis e noblllzelniii Ca»u

CTbo Gen. di M. Alfonso Ceccarelli da Bevagna filosofo eccellentissimo. — DI

quest* opera, ridondante delie più sfacciate menzogne, come ogni altra cosa di quel

tristo di messer Alfonso, due esemplari manoscritti sono a mia notizia. Uno si con-

serva a Mossa nel R. Archivio, c vi si leggono parecchie correzioni cd aggiunte scriiie IO 70

da Francesco Maria Cybo; F altro è posseduto dal canonico Pietro Andrei di Carrara,

che del suo codice mi dava il seguente ragguaglio: « Il ms. di Alfonso Ceccarelli ebe

« io possiedo è l' originale: 1.* perchè ha miulaie le armi gentilìzie, le imprese e le

• carte geografiche, mentre in quello dell’ Archivio ex>ducalc di Massa vi sono sempre

« le pagine in bianco, ove doveano essere copiate; t/* ha gli alberi genealogici io varie

• forme, mentre in quel di Massa sodo in bianco le pagine dove andavano; 3.* ba la

« rifilatura de' fogli all’ intorno dorala, qual si conveniva a un gran principe, qual era

« Alberico 1, mentre non V ha quel di Massa; il mio ha, oltre alla traduzione latina,

« anche i tre distici in greco, cavati dall’ elogio della famiglia Cybo fatto da Gio. Rasne

• prete di Corfii, mentre in quello di Massa non v’ è che la traduzione latina, e il luogo

c per scrivervi quei versi, come stanno neiruriginale greco, è sempre vuoto; 5.* il mio

•i ha il lesto dell’opera scritto di mano del Ceccarclli stesso, colle rubriche rosse e la let-

ti tcra finale di confutazione di roano di Francesco Maria Cybo, mentre la copia di Massa

« è tutta da cima a feudo di mano di Francesco Maria Cybo, c senza rubriche rosse ;

« 6.** infine il mio è 1’ originale perchè alcune aggiunte di poche parole fatte in mar-

m gine dal Ceccarelli stesso alla sua opera, io quella di Massa si trovano collocate al

« suo luogo ».

Parecchi squarci di quest’ opera vennero pubblicati da Giorgio Viani io calce alle

sue Memorie della famiglia Cybo e delle monele di Mas»a di Lunigiuna. E ignota al

celebre Leone Allacci, che nel suo rarissimo opuscolo intitolato : In Àlphunti Ciceurelli

librai et auclarei ab ea conficloi ci dette un catalogo delle 0|>ere inedite e a stampa

di questo famoso impostore, iutoriio al quale è a leggersi ciò che nc scrisse l’abate

Girolamo Tiraboschi nelle sue lUfleuioni tagli terillari genealogici, ove ragiona a

lungo del carteggio che ebbe il Ciccarelli col Principe Alberico 1. ti. CECCHI.\ELLI (Gasparo). ilelaSlo brevi» virorum Ulustrium Sarzanae aliorunujue

locorum orienltilU orae liguiticae — Era posseduta dall’ ab. Michele Giustiniani, a cu

avcala mandala l'autore, in servigio de’ suoi Seriltori Liguri.

23. CIC4LA (Francesco). Compeodio iBlorlce della citlà di Sarzana dalVanno H07

al 1562. — Leggi'si a c. 183 c segg. di un codice miscellaneo della Biblioteca della

R. Università di Genova, segnato B. V. 25. È un estratto cronologico de' principali

avvenimctui accaduti nel governo di Sarzana dal 1407, quando si dette al Banco di

S. Giorgio di Genova, fino al trasferimento del dominio a quella Repubblica, acca-

duto l’anno 1562. Di queste note si giovò il Cicala per il suo Discorso sulle

convenzioni della etllà di Sarzana colla Repubblica Genovese, che si trova alle stampe,

come diremo a suo luogo.

26. CICCARELLI (Alfonso). V. C«ce«relli Alfonso.

27. COfVCLAVE per la morte di Eugenio /V, nel quale fu creato papa Nicolò V. — Sta a

cari. 156-179 tergo del codice della Biblioteca della R. Università di Genova, se-

gnato E. 111. I.

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28. CONCEiAVE fatto per la tede vacante di Papa Eugenio IV, nel quale fu crealo Papa

il Cardinale Thomato Lucano di Sarzana, dello Nieolà V, dall' anno 1446 tino ad

Urbano Vili. — Lcggesì al principia del codice della suddetta R. Biblioteca, segnato

E. IV, 25.

29. — fatto per la morie di Papa Sitio IV, nel qual fu creato Pontefice Ciò. Battieta Cibo Cardinal d‘ Amalfi, dello Innocenzo. — Trovasi nell' anzidetto codice della R, Biblioteca

Universitaria di Genova.

30. CONSULTO circn ta giuritdizione dell’ anlichittima cillà di Luiii e di quella di Sar-

zana. — Codice cartaceo in fogl. picc., del sec. XVI, di c. 60, che si custodisce a

Lucca nella libreria del R. Archivio di Stalo. È mancante in Gne ; e ignorasene l’au-

tore, che fu al certo un giureconsulto lucchese.

31. CORDERÒ DI 8 . QUINTINO (Giulio). NoSizIe onlU vKa del eonSe «lorica

Tlani , tocio corritpondenle dell’ Accademia Lucchese, Ielle nell’ adunanza de’ 5

deeembre 1816. — In fogl. di pag. 6. Si leggono nel codice miscellaneo della R. Bi-

blioteca di Lucca, segnato di n.° 327.

32. CRESCINI (Ermenegildo). Nota di doeumenU della famiglia Slalaaplna. —

È un inventario ragionata di documenti pubblici, fatto dal Crescini nel secolo XVII,

quando era egli podestà di Mulazzo per i Marchesi Malaspina. Si conserva manoscritta

presso il sig. Ferdinando Micheioni di Mulazzo. È ricordato da Eugenio Branchi a

pag. 12 delle sue Leltere a Pìelro Fraticelli sopra alcune particolarità della vita di

Dante, impresse a Firenze, nel 1865, dalla tipografia all' insegna di S. Antonino.

33. CRONICHETTA nu. esistente nell’Archivio domestico dei Malaspina di Mulazzo. — Il

sIg. avv. Eugenio Branchi così me ne dava notizia; « altro non è che uno spaglio,

> non cronologico, di più e vari atti pubblici attinenti a feudi e feudatari lunigianesi,

• con alcuni ricordi di avvenimenti politici locali dei secoli XIII, XIV e XV. L’autore

« è ignoto; l’opera è dettata in latino discretamente corretto •.

34. CRONOLOGIA dell’ antichissima Casa Cybo ; all’ Eminentissimo e Reuerenditsimo sig. Cord. Cybo Legalo di Itomagna. — Ignorasi chi sìa l'autore di questa scrittura, ripiena

di golRssìme favole, e di niun vantaggio per chi vorrà scrivere la storia dei Cybo. È

in 4.°, non ha numerazione di carte, e si trova a Massa nel R. Archivia Segreto.

35. DIANA PALEOLOGO (Giovambattista). SneelsiSe natlsle che danti dell’origine

del lettilo di Massa e delf ingrandimento di esso operalo dalla Casa Cybo. — In fogl.

di pagg. 8 non numerate. Si conserva a Modena nel R. Archìvio di Stato. Sostiene

che Massa si chiamava in antico Famim Herculis, e addnee in prova I’ aver quel Co-

mune per divHsa la mazza d’Èrcole. Dice poi che dovrebbe chiamarsi Mazza, e as-

serisce che il volgo invece di Mazza mise in uso Massa • vocabolo corrotto dalla

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pronunzia de' po|>o1i confìnanit« cioè genovesi e lucchesi, li quali pronunziano il z per

* ». Parla del dominio che vi ebbero i Malaspina, e come passasse ne’Cybo, deNjuali

racconta le gesto principali ed enumera i bcocn^i recati al Paese.

56. — — Rilevanti «onoci^ueinzc che porla teco lo Stalo di Ma$ta e Principato di Car-

rara^ da nolificar$i a ehi occorre per riconoscersi P importanza dell' accasamento con

la Principessa erede dello stesso Ducalo e Principato. — È un quaderno in fogl. di

pugg. 9, che si conserva del pari nell' Archivio Modanese.

1. 57. — Ulomorle pollltelie manoscritte di Giovambattista Diana Paleolotjo massese. — 2. Codice in fogl. posseduto dal marchese Giuseppe Comperi di Modena. Oltre le due

scritture, già ricordate, contiene una lettera del Diana Paloologo a) Duca di Massa,

assai importante per la vita dì esso scrittore; della quale discorre anche nt' Recapiti

da far vedere e stn'ire n//a.5er;**“ Duchessa ad oggetto che vi faccia sopra le sue

savie riflessioni per risolvere ciò che sarà di suo maggior piacere, che leggonsi a

c. 15-17; ed una sua istanza, che sta a c. 18. Si ha poi dì lui:

® Informazione all’ ìli. Sig. Auditore Generale Metani sopra la scrittura esi- hila dalli Sigg. Consoli della Cnmmunità di Massa.

® Ragguaglio della mia missione a Milano dal Sig. Principe Eugenio.

5.® Dispaccio che allesUssi dal conte Diana Paleologo da inviarsi al Sig* Prin-

cifie Eugenio a Vienna sopra il mnlrìmonio o sia accasamento del Sig. Principe di

Soissons pronijwte di S. A. con la Ser."** Erede delli Stali di Alassa e Carrara.

4.® iVo//zr> della città di Massa e dello Sialo di Massa.

58. DIARIO delle cose avvenute a Massa dal 19 agosto 1795 al 25 gennaio 1796, e Lettere

nelle guati si racconta C occupazione di Alassa fatta dai Francesi nel 1796. — Ms.,

in 4.®, di pag. 48, che si conserva presso Giovanni Sforza di Montìgnoso. Ignorasene

r autore, che fu testimone e parte degli avvenimenti che descrive, e sebbene caldo

seguace de’ Francesi, non manca di raccontare francamente le molte c sozzissime ri-

balderie clic commisero.

I 59. DESCAI..ZI (Alessandro). Memorie «torlcbe delle due «Ntà di Lunl « $iir«

znna« divise in Ire parti. Prima parte, dell' antica dislruUa città di Luni ; seconda

parte, della città di Sarzana sostituita mvece della distrutta Luni; terza parte, come Snrzvna fu resa illustre da molli sarzanesi e da più potentati: raccolte et m ro»i- pendio descritte dal Padre Fra Alessandro Discalzi di Sarzana Minore Osservante

Riformalo, AIDCCLVIII. — Codice cartaceo in fogl. di pag. 545 numerate, oltre 18 in

principio senza numerazione, posseduto dal Marchese Angelo Alberto Remedi di Sar-

zana. 1/ autore con queste parole dà conto del suo lavoro a chi legge: « Essendomi

« causalmente giunte sotto gli ocebt alcune amiche notizie delle due città Luni e

• Sarzana, mia patria, mi ha mosso il naturale affetto a ricercarne cognizioni mag-

c giori. Pcrlochè, esaminato molte antiche scritture e diversi autori, ho osservato che

c tanto della città di Luni, come di quella di Sarzana, alcuni hanno scritto alcune

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« mollo si sono allontanali do esse cìiià. Non ho però trovalo alcuno che abbi unica-

« monte delle niedesime scritto iiiliernmcntc il tutto, onde, avendone io appreso non

« poca atnirazionc, ho pensalo di fare un’ esatta raccolta di tulle le dette notizie e

« formarne in compendio le presenti Memorie Storiche; e se pur talora (abbenchè |Xt

• poco) mi allontano col racconto da esse città, mi e convenuto ciò fare per far ca-

« pire le cagioni degli successi che alle medesime avvennero. Mi protesto però di e non avervi messo cosa alcuna del mio, solehè lo semplice e debole fatica in riccr-

> care, esaminare e conciliare li storici de’ quali mi sono valso. Se pur vi trovaste

• alcun successo preteso insussistente, o riferito da autor preteso mendace (il che

« non erodo), non sarebbe in tal caso mia la colpa, ma di tal autore che aveva scritto

« senza aver sicure e certe le relazioni degli successi avvenuti ad esse città. Ilo io

• procurato sfuggire tutte le digressioni, colle quali tal volta alcuni storici, anzi scrii-

« tori, per dimostrare e far pompa del loro sapere piuttosto annoiano chi legge, e

« come vuole il nostro Mascardi nella sua Arie Ulorica : Le storie devono esser ra-

« portate sincere, pure, autorizaic e senza ornamenti. Da me il lettore potrà accettare

« solo il buon genio che ho avuto di mettere in chiaro ciò che sin’ ora parmi essere

« stato all'oscuro. Protestandomi clic il lutto intendo rimettere all'esame et al giudi-

« zio di chi puoi averne cognizioni maggiori, da cui averò piacere se di ciò ne uscirà

« alcun altra opera, che riesca dì m;iggior gradimento della prescnie. *

La prima parte, che tratta di Luni, della sua origine, delle vicende e della distru- zione dì essa, dividesi in cinquaniaquailro capitoli, come appresso:

I. Z>e//(i Provincia di Luuifjiana, ,

II. DeU* edificazione di Luni e suo slemma gentilizio,

III. Luni fu soggiogala dalli lìomani.

IV. U Uguri taccheggiarono Luni. Suo governo e auo» riti., V. Nascila di Gesù Cristo nostro redenlore.

VI. Luni cmwertita alia fede cattolica da S. Paolo Sergio.

Vii. Di S. Basilio primo vescovo di Luni.

Vili. Construzione della chiesa calledrale di Luni.

IX. Luni in ogni tempo produsse wmini insigni. X. Di Caio 0 sia Cacio Massimo cilhidino lunese e marlire.

XI. Di S. Euliehiano papa e martire cUladino lunese.

XII. S. Maurizio destinò predicatori in Valdimagra.

XIII. Di Ottonalo lunese cardinale.

XIV. S. Caprasio predicò in Lunigiana. XV. Di Messalina lunese cardinale.

XVI. La città di Luni saccheggiata dalli Gotti.

XVII. La città di Luni saccheggiata da Aitila.

XVHI. Di S, Salario vescovo di Luni e marfire. XIX. Di Crescenzio lunese cardinale.

XX. Di S. Ebbadio vescovo d* Luni e martire. XXL 5. llario papa fece m Luni riedificare un monastero. 74

XXII. Di S. Terenzo vetcovo di Luni e marlire.

XXIII. Del B. Vittore vescovo di limi.

XXIV. Di 5. Venen'o Mate cittadino lunese.

XXV. Gli Ostrogoti incendiarono la città di Lunù

XXVI. Accino figlio d* Uduino Principe di Luni uccise U re Teodoberto. XXVII. / Longobardi m Lunigiana trattarono prima come amici poi come nentici.

XXVIII. Di S. Ceecardo vescovo di Luni e martire.

XXIX. Di S. Venanzio vescovo di Luni.

XXX. Di S. Venanzio abbate.

XXXI. S. Riccardo passò da Luni.

XXXII. Del B. Apolinare vescovo di Luni a cui fagli dato il dominio temporale della Provincia Lunese.

XXXIII. Di Cassino lunese cardinale. XXXIV. Di Abondazio lunese cardinale.

XXXV. Giunse al porlo di Luni la nave con il Volto San

Sangue di Nostro Signore Giesit Cristo.

XXXVI. Luni in divisione restò alt’ Imperatore.

XXXVII. La città di Luni tradita e saccheggiata.

XXXVIII. Il re Berenzario prese in sua protezione il Vmcovo di Luni.

XXXIX. Ottone JUagno et il figlio confirmarono lì privileggi al Vescovo di Luni.

XL. Li Saraceni saccheggiarono la città di Luni.

XLI. O^rrado imperatore eonfirmò li privileggi al Vescovo di Luni.

XI.II. Il Tmcovo di Luni scomunicò quelli che tentavano farli perdere il castello di Trebiano,

XUn. Alcuni acquisti fotti dal Vescovo di Luni.

XLIV. Pace fatta tra il Vescovo di Luni et i Marchesi Malaspina, e si priva

dell’ abbazia di Brugnato.

XLV. Prelati francesi assasssmati vicino a Luni.

XLVI. Il Vescovato lAutese venne fatto soggetto alla S. Sede Apostolica, e si privò della chiesa di Otrrara.

XLVII. Li Sarzanesi negarono l’ubbidienza al di Luni e si appoggiarono

all’ Imperatore.

XLVm. Federico I, imperatore, passò da Luni.

XLIX. Gli Imperatori Federico I et Enrico VI confirmarono li privileggi olii Vescovi di Luni.

L. Filippo, vMcovo di Luni, acquistò molti castelli.

LI. Il castello di Marciaso era feudo del Vescovo di Luni.

LII. Li Lunesi risolverono abbandonare la città di LunL

LUI. Traslazione delta Chiesa Lunese dalla citlà di Luni in Sarzana.

LIV. Il B. Giambattista Tolomeo predicò in Luni.

La seconda parte, che tratta dell’ origine e delle vicende della ciUà di Sarzana,

è divisa in settanta capitoli, de’ quali ecco i sommari.

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I. DelV origine e coetruzione di Sar^a/ui e sue delle principali chiese.

II. Come Desiderio, re de* Longof>ardi, ordittò che si edificasse ^r^una.

III. Li Saraceni saccìieggiarono Satzana e come poi fu dichiarata Camera Impeliate.

IV. Alcuni acquisti fatti da Sarzanesi.

V. Traslazione della sede episcopale dt Ijuni in Sarzana con molto decoro dei Sarzanesi, e costruzione della nuova chiesa Cattedrale.

VI. Differenze nate tra li Sarzanesi et il Vescovo per la giurisdizione temporale.

VII. 5. Domenico e S. Francesco d* Assisi passarono da Sarzana e vi fondarono

il loro respcUivo convento, e vi passò ancora S. Caterina da Siena.

Vili. U vescovo !S'orandino firmali gli previleggi degli curion/ci armò contro ti Genovesi.

IX. Priviteggi concessi a* Sttrzanesi da Federico I! imperatore, ed alcuni successi.

X. Come it vescovo Gugtietmo fu tenuto anni dieci in prigione.

XI. Li Genovesi comprarono il territorio d’ Arcala e fecero confederazione colli Pisani.

XII. Il Commune di Castelnuovo si sottomette alta protezione de' Sarzanesi.

XIII. Sarzana fece aderenza con li Lucchesi. Fu presa da* Pisani, quali vi fecero

una rocca. Poi rimasta in libertà si riunì alti Lucchesi.

XIV. Terminata m Sarzana la chiesa cattedrale vi riposero le sacre reliquie,

cominciarono ad officiarvi, e si fece il Palazzo Episcopale. XV. H Vescovo Enrico ricuperò molli iussi ed ottenne privilegio di far battere monete.

XVI. Il popolo di Carrara con alcune ville vennero a composizione colli Sarza- nesi, e quelli di Piccola se gli sottomessero.

XVII. Lite tra li Surzanest ed il Vescovo, e sentenza del Papa.

XVIII. Origine delle monache e monastero di S. Chiara in Sarzana.

XIX. Sarzana saccheggiata dagl* Imperiali. U Vescovo fu privo d* ogni giurisdi-

zione. Come S. Rocco passò per Lunìgiana.

XX. Diversi successi, e come ti Sarzan^^i di nuovo si unirono con capitolazioni

olii Pisani.

XXI. Sarzana si sottomesse alla signoria di Castruccio. Construzione della for- tezza di Sarzanello, e diversi successi.

XXII. Priviteggi concessi dall* Imperator Ludovico V a* Sarzanesi, e fecero questi nuova confederazione co* PisanL

XXIII. Divisione seguita fra il Comune di Sarzana e Sarzanello.

XXIV. Eversioni die in pochi anni soffersero li Sarzanesi.

XXV. Congresso di pace fatto in Sarzana dalle fazioni de’ guelfi e gibeltini.

XXVI. U Sarzanesi fecero fare le mura esteriori del fosso della città.

XXVll. Li Sarzanesi si appoggiarono al dominio di Bernabò Visconti et il Ve-

scoì'o scomunicò li Vieeeonti del Vescovato.

XXVIII. Sarzana fu desOnata per una Dieta del Peqya, Fiorentini, Principe

Visconti et altri.

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XXIX. Si soUomessero li Sarzanesi con patti a Giovanni Galeazzo Visconti Duca di Milano.

XXX. Delli (lue spedali di Sarzanay uno col titolo di S. Bartolomeo, 1‘ altro dì

S. Lazzaro. XXXI. Di un grande incendio seguito in Sarzana.

XXXn. Li Sarzanesi si sottoiitessero con patti e convenzioni al governo e pro-

tezione di Cgihriele Maria Visconti.

XXXIII. Li Sarzanesi si sotlomessero con la loro giurisdizione al dominio Geno-

vese con patti e convenzioni.

XXXIV. Sarzana passò nel dominio di Tomaso da Campofregoso, e gli confenm)

le convenzioni.

XXXV. Si*r-s«na di nuovo occupata per il Duca di Milano, e gli eonfìrmò

le convenzioni, ma si rimesse al ilominio del Fregoso,

XXXVI. SuccMJtf nel dominio di Sarzana Giano Fregoso, e le eonfìrmò le con- venzioni.

XXXVII. Guerra seguila tra li Sarzanesi e Oirraresi.

XXXVIII. Sarzana passò nel domìnio di laidoviao el Agostino Fregasi quali le

confìrmaronn le convenzioni.

XXXIX. i4ccor

delle abitazioni in Sarzana.

XL. Furono licenziati da Sarzana li Frali conventuali, ed in cambio vi fu messo

li Osservanti,

XLl. Le truppe del Duca di Milano saccheggiarono la campagna di Snrzaiiu.

XLII. Pupa Paolo NI e poi Federico III, imperatore, dichiararono Sarzana citta,

e si ordinò la fabbrica d

XLIII. Lodovico et Agostino Fregasi venderono Sarzana atti Fiorentini quali le

fecero ampie convenzioni.

XI.IV. Li Sarzanesi scacciarono li /'7ore;i//rti e richiamarono ti Fregasi, dui quali

furono rimunerati, e fecero il fosso esteriore delta città.

XLV. Omic li Sitrzanesi con patii e convenzioni to/on(armmenfó si sottomessei o

al Dominio di S. Giorgio.

XLVI. Guerra tra li Genovesi e Fiorentini, a’ quali si rese Sarzana; poi gli con-

fermarono le convenzioni. VV venne li frali .igosUniani invece delli Dvuc-

nicani. che andarono in esilio,

XI.VII. Passò da Sarzana Carlo Vii! fìe di Francia e divenne padrone di essa città.

XLVIII. ritornò nel Dominio dell’ Officio di S. Giorgio, e li eonfìrmò te convenzioni.

XLIX. Li Genovesi fortifìcarono Sarzana; furono licenziati li Agostiniani e ri-

chiamati ti Domenicani, che fabbricarono il loro convento in città, cosi

ancora lo spedale di S. Bartolomeo.

L. Di alcuni successi e pretensioni che ebbero li Fiorentini sopra Sarzana.

LI. Fecero volo li Sarzanesi di feslare il giorno dell’ Immacolata Concezione per

la peste che era in Sarzana.

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1,11. Pcusarono da Sarzana i’ Imperator Carlo V, et il Papa Paolo ///. LUI. VOffìzio di S Giorgio tra$ferì Soriana e me adiacenze al Governo della Repabbliea»

LIV. Li Sarzoneii fecero fare il ponte di materia sopra il fosso alla Porta della

città. Decretarono clte li fonutieri non vi potessero esercitare cariche per-

sonali,

LV. vSt sollevarono li Sarzanesi in favore della sua Repubblica di Genova.

LVl. Delli Cappuccini richiesti da' Sarzanesi. Fondazione del loro convento ; e

delti due fr. Antonio e fr. Tomaso, ambi da Trebiann, laici ca;7;mcci*ni.

LVII. Come in Sarzana fu ammesso V Ordine de' Frali Minori di S. Francesco di Paola,

LVIII. Li Sarzanesi ottennero li Frati Riformati dell' Ordine di S, Francesco

d' Assisi, quali cambiarono gli Osservanti.

Ll\. Furono dalli Genovesi levali da Sarzana molti pezzi di artiglieria, e poi

rimandati alcuni attri.

LX. invenzione e translazione de' Corpi delli gloriosi martiri S. Marino e com-

pagni dalla Sardegna in Soriana ; e voto fallo datti Sarzanesi per il mal contagioso.

LXI. Li Sarzanesi concessero olii uomini di Trebiano il dover mantenere la barca

su il fiume Magra.

lAII. Si sollevò il popolo (ii Sarzana per la Cameretta cAo volevano mettervi.

LXIII. Costruzione del nuovo borgo fuori la porta della città,

LXIV. Giunsero a Sarzana alcune truppe francesi; e di varie altre truppe estere

in più volte passale da essa città ; ed una gran neve e gelo che venne. LXV. Come da' Sarzanesi fu (Kcettata la Congregazione de' Missionari; e jms-

saggio che da’ Sarzana fece il Padre Leonardo da Porlo Maurizio.

LXVI. Guerra seguila contro la Repubblica di Genova, ed in conseguenza aneite

contro Sarzana, e come furono dalli nemici occupate esse città,

LXVil. Come le truppe nemicìie furono scacciate da Genova e da Sarzana.

LXVlll. Altri tentativi che inutilmente fecero gli Austriaci co’ suoi alleati contro Genova e contro Sarzana,

f,XIX. Conte prosegui la suddetta guerra fino alla pace conclusa in Aquisgrana.

LXX. fi Sommo Pontefice concesse alla Diocesi di Sarzana l' Uffizio proprio del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo, e poi anche in altri Stati.

Liì terza ed ultima parte tratta Di alcuni Sarzanesi segnalati e riguardevoli in santità di vita e pietà cristiana, nelle dignità, nelle lettere et in valore. Si compone di XXI capitoli, come segue :

I. Proemio.

II. Catalogo de' Vescovi cfte sin qui hanno avuto la residenza episcopcUe in Sarzana.

III. Del sommo ponlefice S. Sergio IV sarzanese.

IV. Del eonimo pontefice Pficotù V sarzanese.

V. Di Filippo Cardinale Calandrini di Sarzana. VI. Di Lorenzo Cardinale Casoni di Sarzana. Il

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VII. Degli Afciveecovi sarzanesù « prima di Guido arcivetcovo di Scbetem.

Vili, datalogo de* Vescovi e prelati sarzanesi.

IX. Di alcuni sarzanesi segnalati in santità di vita e pietà cristiana, e primi del Beato Onofrio francescano. X. Del Padre Silvestro Landini gesuita.

XI. Del Padre Lazzaro Cattanio gesuita e missonario all' Indie.

XII. Del chierico Domenico Bemucci.

XIII. Del Padre Nicolò Mascardi gesuita e martire. XIV. Del canonico Nicolò Natalini. \V. Di suor Anna Maria Almaier. XVI. Di Catlartna Brondi. XVII. Di Maria Maddalena Torriani.

XVIII. Del canonico Gio. Bartolomeo Mascardi.

XIX. De’ sarzanesi segnalati nelle lettere et m prudenza (1). XX. De* sarzanesi illustri nelle anni.

XXI. Della nobiltà, prerogative et onoranze che gode la città di Sarzana.

58. DI8CE1VDEIVZA da padre a figliolo e da fratello a fratello fin a giorni if hoggi del ramo della Casa Mataspina, nel guai entra V Ecc.*^ del Principe di Massa per linea

materna, come herede del Stato di Massa, e di «uo figlio e nipote, i guai primigenUi

hanno sempre l* arme e cognome Malaspina. L* altro è il ramo della Casa Cybo con

il medemmo ordine di quel di sopra.

Codice in fogl., legato in pergamena, senza numerazione di carie, che appartiene

all’ Archivio Segreto di Massa. La Discendenza è autenticata e sottoscritta per mano

del notaro Grimaldo Peyrani c di Fabio Bugino Pretore di Genova. Ad essa tien dietro

una nota di Pontefici, Cardinali, Arcivescovi et Vescovi della famiglia Cybo di Genova

c Tomacella di Napoli. la quale è una medesima con quella Cybo e porta l'arme stessa.

Segue una nota de’ Cybo illustri in mare, una nota degli Stati antichi e moderni et

governi in vita e a tempo nella famiglia Cybo, una nota delle signore della Casa

Cybo titolate, c una nota de' parentali de’ Cybo in diversi tempi.

51K DISCORSO economico e politico fatto da molti nobili genovesi per passaismpo in Villa,

col supposto che ci fosse uno il guaU offerisse di far carreggiiUìile la strada che dalla Spezza conduce nella pianura delta Lombardia, con che dalla fìepubblica di Getiova

si facesse portofranco alla Spezza. E nel quale si cerca se questo partilo dalla Be- pubblica di Genova doveva accettarsi.

(1) R*gion« de’ ftC|{uenli : Antonio Irani, Antonio Venturini, Agostino Beniacct, Alderano Ma«eardi. Benedetto Gelsi, Benedetto Benelli, Bonaventura De’ Rossi, Filippo Griffi. Francesco Cicala, Filippo Casoni, Girolamo Uereadanli. Goliardo Stella, Giacomo l,oonj, G. B. Provini,

fr. Gio. Benedetto Ceva, fr. Domenico Maria Molinari, fr. Francesco Maria MasÌDelli, fr. Giro*

Umo Uorelli, fr. Gio. Antonio Ricciolli, fr. Gio. Gregorio Bardi, fr. Tomaso Vincenzo Moniglia, Ippolito Landioelli, Luigi Caltaoi, Oraiio Landinellì, Prospero Caiani.

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Si legge in uno zibaldone del secolo XVII, posseduto dal Sig. Achille Neri di

Sarzana. In questa breve scrittura si esaminano tutti gli argomenti cosi io favore

come contro alla proposta, e si conclude col negare I’ utilità per la Repubblica di un

portofranco alla Spezia. Al Discorso ticn dietro una lettera ni Sermitsimi Signori,

scritta da un membro dei Consiglio della Repubblica Genovese, nella quale si esami-

nano le ragioni politiche e commerciali che non consentono il portofranco di Spezia,

si conclude negando che potesse recare vantaggio alla Repubblica, c si propongono

alcuni mezzi per far riGorire il commercio nella città di Genova. Seguo un'altra lettera

indirizzata ad un amico, in cui si esaminano tutte le ragioni già esposte contrarie al

ilisegno, e si confutano con ordine ed assennatezza; si enumerano i bcneGci de' quali

può vantaggiarsi la Repubblica, ed affermasi I' utilità di stabilire nel Golfo il portofranco.

4U. DISCORSO iilorieo-diplomatico sopra i feudi della Marchia di Lutti.

Si conserva manoscritto a Milano nel R. Archivio Governativo, e ignorasene il

nome dell' autore. Si compone di due quaderni, di 26 fugli, numerati da un solo lato.

.il. DOCCIHENTl inlomo alla composizione delle vertenze in materia di confini fra la

liepubblica di Genova e il Gran Duca di Toscana, insorte nei territori di Zignago e

Godano da una parte, e della Valle di Hossano e Zeri dall' altra. 6. Stanno7. nel Cod. miscel. cart. B. Vili. S della Biblioteca della R. Università di

Genova; e i documenti sono i seguenti; 8. " 9.I. Plenipotenza del Gran Duca di Toscana. Si nomina Commissario il cav.

Senat. G. B. Nelli.

i.'* Plenipotenza delta Repubblica per il .V. Gio. Battista Oderico. l,o si nomina pure Commissario.

3.° Pienpotere di S. M. il Re di Sardegna. Era stato eletto 10. arbitro; ed egli

deputa il Cav. Commendatore Pietro Giuseppe Grancri ministro presso

S. Santità. 12. i.° Instruzione il Gio. B. Oderico. 13. per M. 9.° Atti e relazioni del collocamento di confini sul monte Getterò collo intervento

del Giusdicente di Borgo Taro qual rappresentante il Duca di Parma.

° Acccttazione per parte della Repubblica dell' arbitrato nel Re di Sardegna.

° Ratificazione dei Serenissimi Collegi della Convenzione fatta in Pontremoli

li ìì Novembre 1780.

° Proclama di S. A. R. T Arciduca Gran Duca di Toscana.

° Minuta di' Proclama da pubblicarsi nelle Conununità di Zignago e Godano.

" Allo di collocazione di confine a Monte Goltero.

II.° Alto di collocazione e riprislinazione di termini sulla stessa linea di Monte Gotlero.

* Relazione del M. Gio. Battista Oderico. * Piante due di Montenero denommafo da’ Toscani MontegoUero.

Tutti questi documenti hanno la data degli anni 1780 e 1781.

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42. EPITAFFI dette fnbbriehe nuov# net Gotfo detta Spezia.

Stanno dalla peg. 130 alla pag. 132 del Codice B. I. 37 della Biblioteca della

B. Università di Genova. È una trascrizione delle epigrafi che furono scolpite nel I6UC

e 1607 quando Giulio Rapallo fece restaurare le mura della città di Spezia, le porte

ed alcuni fortilizi. Chi ne trasse copia vi ha posto parecchi errori, che furon corretti da pietosa mano moderna.

43. FAIE ( Giovanni Antonia ). Cronache.

Il eh. sig. avv. Eugenia Branchi, che in servigio della sua Storia detta Lunigiami

feudate fece un lungo e diligente studia sulle varie cronache di quelia provincia, mi

scriveva; • Il più stimabile per esattezza, spirilo e una certa critica è Gio. Anloniu

• Faic spieiate di Bagnane, che compilò le sue cronache dal 1408 al 1470, anno nel

• quale mori. Egli però scrisse empiendo ì suoi ricordi di voci usale nel dialetto na-

• tivo, che a poco a poco divenute antiquate, e però non intelligibili universalmente,

< obbligò i cultori delle patrie memorie a tradurle, compendiando lo scrìtto, con danno

• della storica verità >.

44. FAECOA'I (Giambattista). VKn del eannonieo (alnm Bartolomeo Maecardl arcaneee.

É citata dal Discalzi nel cap. 18 della parte III delle sue Memorie storiche dt

/.uni e Sarzana, manoscritte presso il chiarissimo sig. marchese Angelo Alberto Rc-

inedi, sarzanese. Il Falconi era rettore di Falcinello.

43. FEDERIGI ( Federico ). DIalonarlo etorieo. Codice eartaceo del secolo XVII, di cari. 115, posseduto dalla Biblioleea della

R. Università di Genova, e segnato B. VI. 17. In quest’opera, al dire dell' Olivieri (Carle e cronache manoscritte per ta storia Genovese; pag. 33) l'autore « illustra

• tutto quanto di bello e di notabile storicamente ed artisticamente si trovava nella

• Liguria ai suoi tempi e quanto avea ad essa relazione >. Il eh. sig. cav. Emanuele

Celesia nel darmi notizia dell' opera del Federìgi, così mi scrìveva : • Pochi sono gli

• articoli che riguardano la Lunigiana, e tutti involuti di favole. E valga il vero

< s' incomincia l’ art: LiW col dire che fu fondata da genti egizie che adoravano

• la Luna »,

46. FEBRARI ( Emilio ). Rieorill atorlel 41 CMtelnnevo 41 .Uag;r«.

A pag. 289 del tom. XI, part. Il della serie terza dell' ArcA/vio storico itatiano

si legge ; « L' Autore annunzia la pubblicazione dell' opera sua col seguente manifesta,

> clic noi crediamo bene far noto ai cultori delle storiche discipline.

I minori castelli d’ iMlia hanno tutlavolta illustri memorie ; e la grande storia

€ della Penisola può forse avvantaggiarsi della piceola d’ una terra. Decadendo Luni, città

« misteriosa, che fu contrastata tra i Liguri e gli Etruschi, visse romana, morì barbara,

« gli abitanti che ne uscirono, eressero nuovi castelli nella Valle di Magra ed ampliarono

• gli antichi. Le memorie prime di Casteinuovo appartengono al secolo XII: i molli

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• ilominii sotto cui passò la Comunità Castcluuovcse, che fece con quelli convenzioni

• particolari, rendono importante la storia di essa, lu Casteinuovo ebbero giurisdizione i

< Vescovi Conti di Luni, — il Comune di Lucca, — i Malaspina, — Casiruccio Castra-

• cani, — i Visconti, — il Comune di Genova, c Carlo Vili re di Francia, — i Campo-

« fregoso, — il Comune di Firenze, — il Banco di S. Giorgio, — indi la Repubblica di

• Genova, di cui Casleinuovo segui le ultime vicende. La Valle di Magra fu celebrala

« dalla poesia dell' Alighieri e dalla prosa del Boccaccio. In Castclnuovo, nel 130(1,

• Dante concliiuse una pace fra Antonio di Canulla, vescovo lunense, ed I Mala-

• spina, di cui era ospite. Tale avvenimento, clic è una curiosità politica e Iciteraria

« del secolo XIV, accennato di volo dai migliori biografi dell' Alighieri, è narrato

« minutamente in questi Bicordi, nei quali si delinca la scena che, illustrata dalla figura

« del Poeta divino, fa desiderare le sue particolarità storiche e topografiche. Gli

• Statuti di Castclnuovo descrivono la libertà municipale, la dipendenza politica, le

• leggi e gli usi della Comunità nel medio evo. Alla storia degli avvenimenti si unisce

« quella dei costumi, ed entrambe completano il quadro, formando la prima il di-

« segno, che dalla seconda vieti colorilo >. =

Non è fino a qui venuta in luce quest' opera, e forse chi sa che non resti per sempre manoscritta, a cagione della tremenda infermità ohe sventuratamente ha per-

cosso 1' Autore.

.17. FERRARI ( Gio. Paolo ) Cronaca di Ponlrcmoll. Si conserva nell' Archivia di Pontremoli nel protocollo di questo notaio, segnalo

D. n.° 4. Incomincia col 19 Aprile 1534 e termina col 17 Agosto 1575. Si com|>one

di L' 39 pagine. Autore era figliuolo di Gio. Maria Ferrari, detto Marionc ; nacque in Pontremoli, ed ebbe per moglie Angiola Zambeccari.

48. — (ser Marione) Cronaca di Ponlrcnoll.

-Era chiamato Marione per vezzo; il nome suo fu Gio. Maria, c nacque a Pon-

tremoli da Frapelone Ferrari. Questa Cronaca, che descrive gli avvenimenti pontre-

molesi dal 24 Febbraio 1525 al 1° Luglio 1538, cd è compresa in 26 pagine, trovasi

nell'Archivio di Pontremoli nel protoeollo di esso notaio segnato G. n.° 7. L’avv. Eu-

genio Branchi, ebe n'ebbe Ira le mani due copie, una delle quali intitolata Cronache

di ter Marione Ferrari Noiaro ponlremoleie, mi scriveva: • è un cronista di qualche

< pregio per la veridicità, ma narratore di fatti talvolta d' importanza minima, senza

• critica 0 nesso, salvo quello dell' ordine cronologico >.

49. FIASEUiA ( Domenico ). Lcitcre atografe al Padre Angelico Aprotio da Ventimiglia. Leggonsi nel Cod. E. VI. 13 della R. Biblioteca Universitaria di Genova. Sono

cinque e contengono utili notizie per chi voglia scrivere intorno a questo celebre

pittore sarianese. La prima è in data del 20 giugno 1665, la seconda del 17 giugno 1667, le altre del 20 giugno, del 12 agosto e del 19 settembre 1668.

50. FILARCIIEO ( Onorio ). Memorie per lervire all’ itloria della famiglia Malaspina raccolte ed ordinate.

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Queai* opera nell’ anno 1828 si conservava manoscritta presso l'abate Fabrisio

de’ marchesi .Malaspiiia, Riformatore della R. Università di Torino, come apparisce da

un manifesto di associazione, pubblicato a Genova in quell* anno stesso, co* tipi del

Ponllienicr. Non venne mai posta in luce, e forse ne fu cagione 1' aver trovalo un

numero troppo ristretto di associati. Chi si nasconda sotto il nome di Onorio Filarcheo non saprei dire con certezza.

M. FREDIAIVI (Carlo). .Memorie e doeumeall raceoUi per la eompUazione di un Archivio Storico Lunense.

Il 24 febbraio del 1847 moriva a Massa, sua patria, Carlo Frcdiani, nato il 12

gennaio del 1803. Ebbe amore grande agli studi di erudizione e di storia, ma pochis*

. slitto potè egli studiare nella sua giovinezzo, costretto come fu a consacrare le braccia

al sostentamento della famiglia; e perciò dell' ingegno non ebbe modo di dare quei

maggiori frutti, che erauo da aspettarsi da lui, se la sorte gli si fosse mostrata bene-

vola. Pensò di scrivere la storia di Massa, e si mise animosamente a raccoglierne i

materiali. La morte non gli concesse di porre in alto il nobile disegno; ma forse anche

se avesse avuto più lunga e meno infermiccia e tribolata la vita, non l'avrebbe certo

mondato ad elTcUo; che troppo lunghi e gravi e severi studi gli restavano a fare per

colorirlo degnamente. Avvistosene egli medesimo, volse 1* animo a un altro lavoro,

n quello cioè di pubblicare un Piccolo Archivio tloriro lunense, o sia collezione di

memorie, opuscoli e vari documenti, con note, la mayyior parie inediti per servire

alla storia di tutta la Luniyiana antica e modertui, ed in ispecie delle città di Massa, Cfirrora, Srir.z«na e Pontreinoli, della Versilia e di qualche terra della Gurfaynanu,

utili insieme alla storia d' lUtlia, massime a quella delle Belle Arti, 11 22 settembre

del 1843 ne slam|>ò il manifesto d'associazione e il proemio. L* opera doveva spartirsi

io tre grossi volumi io 8.°, composti ciascuno di sci dispense, da uscire in luce ogni

due mesi. « Ma un acerbo destino (scrive un biografo suo) gli tolse anche tale eon-

« solazione, e dovette rendere P estremo lìato col rammarico, che tante sue fatiche

« giacessero sconosciute e quasi inonorate, nè conferissero a benefìzio del suo paese ».

Per buona fortuna i manoscritti dell’erudito massese non sono andati dispersi; e di

questo se ne deve il merito all’ illustre amico mio Giuseppe Campori, che li comprò

dagli eredi del Frcdiani, e sa conservarli in maniera che agli studi e agli studiosi

tornano di giovamento.

Si compongono come appresso:

1. ìndice delle materie contenute nei diversi spogli falli da me C, F. di molte

carte, protocolli, pergamene ec, esistenli in diversi Archivi della città di Lacca

e anche in Archivi di altre città e paesL Un voi. in 4.^

2. Spogli fatti da Carlo Frcdiani in diversi Archivi ec. Filze n.^ 3 in 4.^

La 1 contiene: Copie e transunti di varii documenti esislenU nell* Archivio Segreto

di Mussa — Spoglio di alcuni libri degli Ordinari e di alquanti altri registri, che tro- vansi nell’Archivio della Segreterìa Comunale di Massa — Appunti cavali dalla BU

blioieca Estense di Modena — Estratti dall* Archivio Comuniiaiivo di Pietraseota — Spoglio del Codice Pallavicloo esistente dcIP Archivio Capitolare di Sarzana.

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La li contiene: Spoglio dell’ Archivio Capitolare di Sarzana — Spoglio di alcuni

libri parrocchiali della Cattedrale di Sarzana — Spoglio dell' Archivio Malaspina di

Caniparola ~ Spoglio degli antichi protocolli esistenti nell' Archivio del Nolaro Citi'

seppe Doberti di Lerici — Appunti cavati dalie carte dell' Ab. Domenico Barsocchini

di Lucca — Spogli fatti nel R. Archivio di Stalo in Lucca — ^ote tratte dai proto-

colli notarili esistenti presso i sigg. Curotti, Bcrnucci e Clavacci.

La 111 contiene: Spogli fatti a Lucca nella Biblioteca ed Archivio di S. Maria

Corieorlandini ; nell' Archivio della Cancellerìa Arcivescovile; nell' Archi%io Capitolare

dì S. Martino; nell'Archivio della Corte de' Mercanti; nel R. Archivio degli Atti Nota-

rili; ne' manoscritti della R. Biblioteca Pubblica; e nelle carte dell' Ab. Pietro Pera.

A queste tre Glze fanno corredo molle noie di pugno del Frcdiani, non distribuite nè per ordine cronologico nè per materia, ma confuse assieme e risguardanii svaria-

tissimi argomenti, luoghi e persone.

.*)i. FREDIAIVI (Carlo). Progetto di an Rcgolmneiilo per fn Biblioteca della B. Acca-

deinia de* Rinnovati di 3/assa.

In fogl. di pagg. 8, presso il Marchese Ciuseppe Campori di Modena. Venne dal

Frediani compilato il 17 febbraio del 1844, ed in questo lavoro ebbero mano anctie

il conte Paolo Guerra e l'avv. Giovanni Baldacci, a ciò deputati dall'Accademia, clic

volle si aprisse la Biblioteca ad uso dei soci il giovedì d' ogni settimana. Intorno

ali' origine ed alle vicende di quesia Società, così scrivevamene l’ amico mìo cav. Fer-

dinando Compagni dì Massa, che da più anni nc è benemerito Presidente.

« Con Alderano spentasi la prole masdiile dei Cybo, la Duchessa vedova, Ricciarda

« Gonzaga dei conti di Novellara, prese a goveniare Io Stalo di Massa durante la

« minorità della fìglia primogenita. Maria Teresa. Tempo per noi felicissimo fu la

€ lunga Reggenza di costei ; e della savia e benefica amministrazione di Ricciarda

« non è anche spenta la memoria. Allora appunto ebbe origine la nostra Accademia.

c Viveva in Massa Giuseppe Maria Colombini, frale servita, uomo di non comune

« dottrina ed acceso di singolare desiderio di pubblico bene. Di proprio molo e gra-

« tuitamenlc egli aprì nel suo convento un corso di lezioni di Teologia e Storia

« Ecclesiastica, e copioso fu il numero dei discepoli. Il buon padre indefcssamcnic li

« istruiva, cd in breve tempo formò molli buoni allievi. Ma la invidia degli altri frati

« lo perseguitò, ed ingiustamente accusato di professare non sane dottrino, ebbe di*

• vieto di leggere nel convento. Il Magistrato dei Consoli (cosi in quel tempo si

« chiamavano gli Amminisiratorì del Comune, donde il nome di Consolare alla nobiltà

« del paese) lo invitò a continuare le sue lezioni in altro luogo: cosi egli |>oiè pro- « » giiire ad attendere al pubblico insegnamento con uguale zelo ed anche con numero

« maggiore di dLscepoli. Fra costoro i migliori ed i più amici a lui lo incitarono a

« porre in allo il disegno, già concepito, di fondare un* Aceademin doffmrtlicadstariea-

c critica^ che promovesse in Massa gli studi dì teologia c di storia ecclesiastica,

c I nomi dei benemeriti fondatori di questa istituzione sono i seguenti: Giuseppe

c Maria Colombini, Giovanni Covacela, Giovanni Berlìnghierì, Giulio Cybeo, Tommaso

• Belatii, Gio. Francesco Grazioli, Paolino Cybeo, Gio. Battista BruocUi, Gaspare Guerra,

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< Già. Battista StaOetti, Andrea Fatta e Angiolo Maria Serviti, tatti ecclesiastici. Deli-

• bcrarono che l’ Accademia si ehiamasse dei Derelitti, che avesse per impresa un « olivo sorto a caso sur una rupe, col molto iniussa vireseil; che fosse governata da

« un Principe con un Segretario e due Censori, soggetti tutti ad annuale eleaione;

• che vi fossero due Lettori, i quali pubblicamente iusegnassero teologia e storia

• l'uno, l’altro lilosoGa; che le adunanze avessero a essere mensili, e dagli accade-

< mici, per turno, vi si leggessero dissertazioni teologiche o storiche o niosolichc:

• dichiarando rinalmente di riconoscere a protettore celeste il gran dottore della Chies.'i

• S, Girolamo; in terra invocarono l'aiuto ed il favore della Duchessa Reggente. La

« quale fu larga di sussidi e di onori alla nascente istituzione; ne approvò gli Statuti,

• le assegnò un' annua rendita, ne adornò la impresa aggiungendole lo spino Fiorito dei

« Malaspina. volle che le adunanze mensili si tenessero nella Biblioteca del Palazzo

• Ducale, e che I' Accademia fosse solennemente inaugurata con pubblica seduta nella

• chiesa delle Stimmate.

< Il 23 luglio 1733 le carrozze della Corte conducevano alla chiesa il Principe

• dell’ Accademia, le artiglierie del castello tuonavano, suonavano a distesa le cam-

• pane di tutte le chiese della cittò. Bernardo Luciani, Ministro della Reggente, lesse

• i decreti Sovrani c proferì discorso accomodato alla circostanza; Giulio Cybei, primo

« Principe dell' Accademia, rispose ringraziando la Reggente, esponendo lo scopo della

< istituzione, e pubblicò i nomi degli Accademici.

• Cosi ebbe principio I' Accademia dei Derelitti, cui presto diedero buon nome

la diligenza c lo zelo dei fondatori, ed accrebbero riputazione i dotti c virtuosi

• uomini di altri luoghi che accettarono di esserne soci corrispondenti. G. B. Casaregi,

• Marcantonio dei Mozzi, un Salvini, un Lami, un Gori, due Ricciardi, il Cocchi, il

• Manni, il Dati, Bernardino Perfetti sono inscritti nell’ albo accademico di quel tempo,

• ed erano tutti cospicui per dottrina fra i più ragguardevoli letterati del secolo.

« Presto però l’istituzione fu segno all'invidia e alla maldicenza; ma la mal-

« vagia opposizione s’ infranse contro la ferma volontà degli Accademici e la saviezza

• di Ricciarda.

< Passata costei a miglior vita, l' Accademia ebbe il favore della Duchessa Maria

• Teresa, e visse assai prosperamente sino alla Fine del diciottesimo secolo. Per o|Kra

• di Giuseppe Antonio Salvioni agli studi teologici e QlosoFici si aggiunsero nel 1775

« gli economici, ed alcun tempo appresso s’ introdussero eziandio quelli delle belle

s lettere per impulso di Gaspare lacopetti, Francesco Fini, Antonio Compagni e

s Domenico Nardini, valenti maestri i due primi, valenti discepoli gli altri.

s I grandi rivolgimenti politici della fine del secolo scorso non soltanto, come

« avvenne ai dì nostri, costrinsero F Accademia al silenzio, ma spensero affatto la

« istituzione. Nò fu ohe nel 1806, che essendo Prefetto di Massa per il Regno Italico

« Stefano Ticozzi, uomo di qualche valore nelle lettere, rivisse sotto la denomina-

« zinne di Accademia scientifico • letteraria delle Alpi Apuane, avendo per istituto la

« unione degli studi letterari e scientifici alla cura degli interessi economici della

« Provincia, e decretandosi a tal fine, che in ciaschedun anno si conferissero sei

« medoglie d’ argento a coloro che presentassero le migliori memorie intorno a ciò.

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• Composero l’ Acesdomit i pochi soci supcrsUli de’ DtreiUli e gli uomiai più colli

« nalivi della eiuà o che vi dimorassero, fra i quali, oltre al Ticozzi, vanno Dominali

• Giovanni Fantoni di Fivizzaoo, Tommaso Naiaspioa di Villarranca ed un Romei

€ napoletano, dotto ingegnere militare agli stipendi del Regno italieo. Presidente ne

€ fu Stefano Ticozzi, Vicepresidente Giovanni Fantoni, Segretario per le scienze

• Gio. Battista Felici, e per le lettere Antonio Compagni.

• Ma la nuova Accademia non ebbe nè rigogliosa nè lunga vita (I); e quando

< nel iSU lo Stato di Massa ritornò ad essere dominalo dall’ ultima discendente degli

• antichi Principi, Maria Beatrice Estense, si pensò a riformarla con nuovi Statuti

• sotto gli auspici della novella Sovrana.

• Non fu riassunta l’ antica denominazione dei Derelitti, non conservala la recente

• delle Alpi Apuane, ma si chiamò A. Accademia eeienlifico-leUerariu dei Hinnovati.

• Ne fecero parte tutti coloro che avevano appartenuto alle anteriori Accademie, e

« vi si aggiunsero quelli che nella città più spiccavano per ingegno e sapere: furono nominali soci onorari e corrispondenti uomini ragguardevolissimi nelle scienze e

• nelle lettere dimoranti in altre città italiane.

€ La Duchessa Maria Beatrice ne assunse la protezione, la accomodò di una

• stanza nel Palazzo ducale, le assegnò una rendila perpetua di lire duecento italiane:

• e volle che per impresa avesse una fenice che risorpe dalle me ceneri, col motto >

« Poti futa reeurgo. € Primo Presidente della rinnovata Accademia fu Giuseppe Peirozzani, Governatore

< dello Stalo di Massa ; Vicepresidente Pietro Ceccopieri ; Segretario per le scienze

« Gio. Battista Pelici ; Segretario per le lettere Lazzaro Compagni ; ebbero la carica

« di Censori Domenico Nardini e Gaspare Caccialuini; di Bibliotecario Saverio Rossi.

< Por gli Statuti aeeademiei del 1816 l'Accademia dei Rinnovali è governala • appunto da un Presidente, che insieme col Vicepresidente deve in ciaschedun anno

• essere surrogato o confermato. I due Segretari ed il Bibliotecario sono cariche per-

• pelue: quella di Censore era annuale, ma per modificazioni, recale posteriormente

• allo Statuto, non è più in uso. Scopo dell’Accademia è la diffusione dei buoni studi

• letterari e scientifici, e da più anni a questa parte anche le belle arti figurano Ira

« gli studi che in essa si coltivano e promuovono.

(t) Riunita che tu Malta al Principato Luccheia, dell’ Accademia li prete aitai cura i Prefètto Oliitier; ma f Elite Baciocebi, che pore era larga del patrocinio ano all* Accademia Napoleone di Lucca ed all* Accademie Bugeolana di Carrara, a quella delle Alpi Apuane tempre

ai Dioatrò atreraa. Ed infatti nell* agnato dal IS09, arendo gli accademici, e propotta del-

l'Ollirier, che n'era Preaidente, fatto iatania all* Eliaa che ff ai degnaate accordare eli* Acca*

0 demia di poter fregiarti del di Lei Nome Augnato », la Principeaaa coti fece ritpondere :

rr Io replica al tuo dispaccio del di 8 del corrente mete, cui era annetta una Memoria della

SooietA aciontiSca dalla Città di Matta, diretta ad oLlaoare di potar preodaro il uomo di

Accademia Elitiana, ho l'onore di preronirla, che S. A. 1. non ha eccordato quatto parmoaao, mentre una Società letteraria per poter eiter fregiata del Nome Augutto dell* A. S. 1. e R. dere etterai rOM celebre o dare alla luce delle produzioni che le meritino qoeato onoro ». (Arehirio di Stato in Lneea; Lettere di Gabinetto del 1888, n.” 886, e Protocollo di Gabi- netto, n." 814). 12

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« Possiede una Dlblioieea formata a poco a poco, mediante risparmi sulie me-

c selline rendite, che consistono nell' assegnamento di L. ItOO, di cui già fu discorso,

« ed in un legato di annue L. 28, faiiulc da un accademico derelitto, il Doli. G. B.

• Derliiigliieri. li numero dei libri tocca appena alle due migliaia, ma nella massima

« parte sono libri buoni c di molto pregio.

« Si adifnava dapprima mensilmente c leggevano a turno gli accademici, ma

« oggidì le adunanze sono stale ridotte o sci per anno.

• Nomi cospicui onorano I* albo dei soci corris|>ondcnti dell’ Accademia dei Rin-

« novali, e vi si leggono quelli di Gioberti, di Pilla, di Savi, di Tosti, di Fornari, di

« Scialoia e di Mnmiuni, che n' è anzi jl Presidente onorario.

« 1/ altro dei soci ordinari non è copioso, essendo mancali alla vita molli dei

c più milichi aceiidcmici, e nissuno o pochi nuovi nomi avendovi surrogalo il loro.

€ Si ha però io animo di nominare nuovi accademici per rinvigorire col numero c la

« operosità, naturale ai giovani, la istituzione, che attualmente conduce vita sicura, ma

« non reca al paese ed ai buoni studi la utilità che dovrebbe. Bisogna pensare sopral-

tutto a darle un indirizzo migliore, ed un ordiiiainenlo che meglio risponda allo

« spirito ed ai bisogni del tempo: ciò clic è sperabile che si faccia nell' anno testé

€ priucipialo ».

53. FRCDIANìI ( Cario ). Su la vita di Mtmsig. Giulio Drunetii di Carrara^ memoria.

In fogl. di pagg. 15. Lavoro non condotto a line, che si conserva a Modena

presso il Marchese Giuseppe Campon. In parte fu composta nel 1827, e sembra che V Autore volesse leggerla al)' Accademia de' Rinnovati di Massa. La riprese tra mano net 1829, in cui F aumentò notevolmente, con animo di presentarla alla Società Co-

lombaria di Firenze; disegno che poi non mandò ad effetto.

54. Memorie della nobil famiglia de' Drunelti di :\/assa.

Filza in 4.” posseduta del pari da Giusepjie Cuinpori. Anche il presente lavoro non fu

dal Frediani condotto a compimento. Lo cominciò nel 1825, e pensava d' intilolarlo al

conte Lazzaro de' Brunetti, ciamberlano dell' Imperatore Francesco I d' Austria e suo Invialo straordinario e Ministro Plenipotenziario presso Ferdinando Vii Re di Spagna.

Solo 14 pagine sono scritte io buona copia, il resto parte è abbozzato, parte sono note uniformi, in fogli volanti.

55. •— Cleneiilogia di diverse famiglie di Massa e Carrara.

Grossa filza in fogl. posseduta dal nobile sig. cav. Ferdinando Compagni di Massa.

Oltre diverse noie riguardanti varie famiglie di Massa e di Carrara, contiene gli alberi

genealogici de' Cybeo, de' Colombini, de' Guidoni, de' Ccccopicri, de' Baldacci, de* Be-

latti e de' Venturini, tutte casate massosi, de' Pcllcgriui e dei Pisani di Carrara, c dei

Maggesi di Gasteloovo di Garfagnaoa e di Massa.

56. — %oUs dei fogli più interessanti per le cose patrie che si ritrovano nello Studio del sig. Conte Bernando Ceccopieri di Massa, ordinati da me C. F,

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Quiderno in fogl. di pagg. 30, possedalo dnl marchese Ciuseppe Campori di Mo- dena. Le cane sono distribuite in dodici fasci, numerati progressivamente. Il fascio primo, segnato A, contiene:

Lettere del Cardinale Cammillo Cybo al Duca AlJerano, suo fratello, scritte da Roma negli anni 1721, 1722, 1726, 1729 e 1730.

Rilancio delle rendite dello Stalo d' Aiello, ed altro a ciò spettante.

Copia di una lettera di complimento, scritta in spagnuolo dal De Salas alla

Duchessa Ricciarda, vedova di Alderano, nel 1743.

Osservazioni per la pendenza venenle in Firenze Ira la Duchessa suddetta c gli eredi di Cosimo Del Sera.

Carla intorno alla procura di possesso di Padulo ec., data dalla Duchessa Maria

Teresa al conte Paolo Crispi.

Isirumenio deiraflltto di Rcrentillo (1719).

Nola de’ pagamenti falli dalla Ducale Camera di Massa per conto delle contribu- zioni sborsale dalla medesima dal IC9I al 1714.

Nota de’ prestili fatti da molli carraresi al Duca Alberico III nel 1712.

Nola de' pagamenti falli in mano de’ prìncipi Carlo, Teresa e Alberico dalla

Comunità di Carrara per contribuzioni dal 1691 al 1714.

Copia della sentenza del Commissario di Mossa in favore di S. A. sopra lo scorporo de’ beni.

Convenzione di Monlefiascone tra Alderano Cybo e il Cardinal Cammillo, suo fratello, (2 Dicembre 1715).

Inventario delle scritture consegnate dal conte Bernardo Luciani alla Duchessa Ricciarda nel 1753.

Dichiarazione di cambio del sig. Conte Conti in favore di S. A. S. (1720).

Rcslrictus ìnformationis D. D. Cybo (1711 ). Particola del testamento del Patriarca Cybo.

Osservazioni sopra i testamenti dei Principi della Ser.** Casa Cybo.

Sommario dì allegali per le vertenze ultime fra il Cardinale Cammillo Cybo ed il fratello di lui.

Calcolo della dote avuta da D. Teresa Parafili Cybo Duchessa di Massa.

Assegnamento per le sigg. D. D. Caramilla e Vittoria Cybo pel monastero di

S. Chiara di Massa, come da rogito del not.° Pietro Guerra, del 19 luglio 1638.

Fede per mano di notaro di molli acquisti fatti da D. Teresa Parafili Cybo.

Carle riguardanti le pretensioni di monsig. Cammillo Cybo (1711 ).

Lettera all’ Ab. Tenderinì intorno alle pretensioni suddette (1711).

Scritti in favore e eonlro il Cardinale Cammillo Cybo risguardanti la causa di pretensioni che si agitava innanzi la Congregazione deputata daH'Auditore del Papa.

Minuta dell’ Istrumenlo d'accordo fra il Duca dì Massa e il Prìncipe Alderano (1712).

Entrata e uscita di Ricciarda Gonzaga Cybo e delle sue figlie Maria Anna c Maria

Cammina Cybu ( 1741 ). Succinta relazione dell’ arrivo in Massa della Duchessa di Modena e sua partenza per Genova (1743).

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Memoria ooneernenle I’ affare di Napoli in rapporto al capitale di eenao di scudi mille tenuto dalla Serenissima Casa Cybo.

Supplica del Principe di Massa al Papa per ottenere licenu di gravare anche i preti per far fronte alle contribuiioni esorbitantissime.

Foglio confidenziale del Duca AIdcrano al Conte Generale Stampa, riguardante

una spiegazione intorno all' abboccamento avuto da esso Duca in Livorno con Ber- nardo Soprani commissionato dalla Repubblica di Genova (7 Maggio 1720).

Testamento di Teresa Pamfili Cybo.

Conto sopra il prezzo de’ 20 cannoni di bronzo venduti dal Duca Alderano alla

Repubblica di Genova (1720).

Inventario generale dell’ argenteria di Casa Cybo in Massa (1710).

Fogli sui definitivi accomodamenti col Cardinale Cybo.

Il fascio secondo, segnato B, contiene: Fogli relnlM a molli e diverti inleresii previlegi ed altro di amminitlrazione della famiglia Cgbo. Il Frediani indica soltanto i seguenti:

Investiture dello Stato di Massa accordate dall’imp. Carlo V alia Marchesa Ric- ciarda Malaspina Cybo il 16 luglio IS29, il 12 aprile 1550, ed il i7 febbraio ISSA.

Memorie intorno alla Casa Cybo.

Scritture riguardanti la vita di Monsig. Lorenzo Cybo.

Fogli varii intorno alla genealogia de’ Cybo.

Il fascio terzo, segnato C, contiene molle lettere d’ auguri! e felicitazioni scritte da varie persone alla Duchessa Ricciarda Gonzaga Cybo, vedova di Alderano; e ad ogni lettera è unita la minuta della risposta, di pugno del conte Bernardo Luciani.

Nel quarto fascio, segnato D, si hanno le bozze di moltissime lettere scritte da

Ricciarda a diversi Principi e personaggi per annunziar loro l’ accasamento della sua figliuola Maria Teresa con Rinaldo d’ Este, e per faccende sue domestiche ; e gli ori- ginali di parecchie lettere ad essa Ricciarda ed al Ministro Luciani.

Il fascio quinta, segnato E, è composto della Corriipondenxa per cose d’uffizio fra il Conte Bernardo Luciani ed il Principe e varii altri, ed altro.

Diversi editti e risolurioni del Principe Carlo II, di Alherico III, di Alderano, di

Ricciarda, di Maria Teresa e di alcuni Ofilzi subalterni formano il fascio sesto, segnato di lettera F.

Il fascia VII, segnato G, contiene Fogli inlerestanti per le vertenze avute tra

S. A. S. il Duca Alderano e le Coumnilà di Mazza e Carrara. Vi sono riportate mol- tissime antiche convenzioni fermate dai popoli di Massa e di Carrara con i Marchesi e Principi dominami; e vi si comprendono, oltre aleune notizie per la storia politica e civile, varie lettere istruttorie, di pugno del Duca Alderano, al Conte Bernardo Luciani.

Il fascio Vili, segnato H, contiene: SeriUura riguardanti le vertenze tra Ut Co- mune di Matta e quella di Moatignoto (an. 1723).

Il fascio IX, segnato I, riguarda per intiero il Comune di Carrara, e si compone come appresso:

Carte sull’Abbondanza di Carrara ( 1732). Idem sul commercio dei marmi (I7AA).

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Garbi sul sale di Carrara (1732). Idem sul fiume Lavenia (1736 e segg.).

Idem sulla scuola da erigersi nuovamente a Carrara per l' islruiione della gioventù.

Il fascio X, segnalo K, oonlicne: Fogli legnli intorno alle guùlioni avute Un

S. A. Rieeiarda per la tuccestione di Sovellara, e su diversi altri litigi.

Il Fascio XI, segnato L, oonlienc: Mandatorie dell'unno 1717 all’anno 1740 per te Comuni di Massa e Carrara.

Del fascio XII, segnato M, ed intitolato Miscellanea di manoscritti diversi, il Fre- diani descrive le scritture seguenti:

Fallo del Sig. Presidente Brunetti, arbitro delle questioni di conGni che si agita- vano tra il Marchese Iacopo Malaspina di Licciana ed i Marchesi Serafino Malaspina della Bastia e Ferdinando Naiaspina del Ponte (1719). Attestato del cattivo governo del Marchese Monlalbani Governatore di Carrara.

Entrale della Scr.*' Casa di Nassa, col ragguaglio di esse sopra il corso di anni

10, cioè dal 1731 al 1740.

Relazione al conte Borromeo intorno all' imprigionamento del conte Gio. Battista Diana Palcologo.

Copia del diploma di nobili aulici, col titolo di conte, ai fratelli Pietro e Giuseppe Antonio de Oibis (1724). Stali Succinta relazione del Governo degli di Massa e Carrara ( 1732). Lettera originale degli Anziani della Repubblica di Lucca al Marchese Alhcrico

Malaspina intorno a controversie per Hontignoso, e copia della risposta di lui (1310).

Copia e traduzione dell' editto di Carlo VI, dato in Lussemburgo il 29 Maggio

1722, in favore del conte G. B. Diana Paleologo perseguitato dal Duca.

Lettera degli Anziani di Lucca al Duca di Massa per le cose di Montignoso (1729). Relazione del conte Pietro Guerra al Duca di Massa (1720).

Istruzioni al Brunetti inviato a Vienna (1728).

Copia delle partite concernenti le spese fatte da S. A, S. in occasione della guerra di Lucca e della sollevazione de' sudditi ( 1722). Sincero e dìstiuto racconto di quanto è seguito tra la Repubblica di Genova e il Duca di Massa ( 1725). Copia della Lettera del Cav. Pellegrini ai Protettori di Carrara, scritta da Roma il 7 Luglio 1595.

Relazione del trattato di matrimonio tra Maria Teresa Cybo e Rinaldo d' Esle.

Lettera del Console di Massa al conte Pietro Guerra a Roma per ragguagliarlo dell’ unione del Benefizio del Corpus Domini, di giuspadronato del Comune, allo Spe- dale di S. Cristoforo (19 Dicembre 1745).

Istrumento per gli uomini della Comunità del Forno di Massa con quei di Vinca,

Dimostrazione delle pretese dei Serrati di Firenze contro la famiglia Tacca di

Carrara e gli eredi del capitano Guido Guidi, ove trovansi varie notizie iolomo allo scultore Pietro Tacca ed ai flgliuoli di lui.

Due suppliche del conte Gio. Battista Diana Paleologo al Duca per tornargli nelle grazie ( 1725).

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LeUera di AIdcrano ai Conte di Daun, Governatore di Milano, dal quale era sialo

incaricalo dì fargli fare una statua in marmo rapprcseotanle la Concezione ( 13 Di- cembre 1730).

Diverse note di quadri, statue e opere in marmo clic tra il Mìì. cd il 1724 per

ordine di AIdcrano si levarono dal Palazzo ducale di Massa e dalla villa della Rin-

cliiostra e s' inviarono a Roma a Cnmmlllo fratello di lui.

Note di lavori in marmo ordinali per proprio conto da Cummillo Cybo.

37. FRL’GOiVI (Giovanni). In occasione della festa $olennizzata in }fontigno$o noi

giorno 7 novembre 1847 per la reversione alio Stalo tli Modena della della Terra» allocuzione.

Fu letta nella chiesa dei SS. Vito, Modesto e Crescenza di Moniigiioso. K inedita;

e si trova nella mia libreria.

58. GEI\*OVA ( padre Agostino da ). Descrlttlone delle grahe et communkationi concesse da Dio a fra Thomaso da Trebbiano, Imìco Capuccino coatemplalivo della Provincia

di Genova, falla d t me frale Ag.° di Genova dell’ isfesso Ordine, predicatore e depa-

tato alla compillutione delle Croniche in rf.“ Provincia.

Codice in 8.** di cari. 105 numerato^ che si conserva a Genova Della Biblioteca

della R. Universitù degli Studi, ed è segnato F. 111. 6. Dopo una Prefallione al pio

lettore, iratia dell' origine di fpte$to frale Thomano, noto di Gio. Michele Barrachino

nel castello di Trebbiano, e clic vesti a Genova T abito di Cappuccino il giorno di

S. Tommaso Apostolo l’anno 1558. Ruccoiiia poi in 274 capitoli le virtù c le geste

dei buon religioso.

59. GERI^’I (Emnnuclle). Codex documenlomm iltuslrium ad hielttrieam verilaiem Lune- xrmae Provinciae ab Emnnuclle Gehnio elaboralum.

Codice cartaceo in fogl. piccolo, di pagine numerate 440 e di altre 10 senza nu-

merazione, nelle quali è compreso l' indice cronologico de' documenti. Contiene 330 do-

cumenti, parte edili e parte inediti, e dividesi in duo parli. 1 207 documenti della prima

parte sono disposti cronologicamente, non giù i 03 della seconda, di cui lo strumento

più recente appartiene al 27 gennaio 1705 ed è la Supplica dei Marchesi Afalaspina di

Lunigiana allo Imperatore per essere sgravati d'una imposizione che chiedeva da essi.

Si conserva a Firenze nel R.** Archivio Centrale dì Stalo. Molti de' documenti che il

Cerini trascrisse in questo suo Codice diplomatico sono andati perduti; laonde stimo

far cosa gradita agli studiosi della storia paesana il darne qui appresso il sommario

che il Cerini medesimo pose in fronte alla sua ricca ed imporlanlc collezione.

PARS I.

I. Falso editto di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, intorno all* amplìazionc di Sarzana e Picirasanta, inventato da frate Annio Viterbese.

Digitized by II. Foudazioiie dell'Abazia di Aulla; pubbl. dal Muratori, Aniich. Est. Pari. I.

Gap. XXII. Mnccioni, Cod. Dipi. Matasp. doc. n.* 1. Atto dot 2G maggio 8S^i.

III. Cessione di quattro pievi al Vescovo di Luni Gouifredo, fatta dal Marchese

Uberto II, il 26 luglio 998; pub. dal Muratori, Antic. Est. Pari. I. Gap. XV.

IV. Donazione de' beui di Finocebiara al Monastero di S. Vencrio del Golfo, fatta dal Marchese Adalberto del fu Adalberto Marchese, nel mese di marzo del 1000; piibb dal Muratori, Antic. Est. Part. 1. Gap. XXIV.

V. Raccuoio della distruzione di Luni fatta dai Saraceni l’anno 1016 e descritta da Dilmaro Vescovo .Marsipurgensc.

VI. Donazione di beni al celeste monastero di S. Maria di Castiglione di S. Don> nino, fatta dal Marchese Adalberto del fu Oberto; pub. dal Muratori, Ani. Est. Pan. 1.

Gap. XII. Del 10 giugno 1055.

VII. Donazione di beni a S. Vonerio del Golfo, falla dal Marchese Alberto Azzo il, il 50 novembre del lOlH); pubblicata dal Muratori, Aiit. Est Pari. I. Gap. XI.

Vili. Donazione della corte dF Frasso in Corsica a S. Venerio, fatta dal Marchese

Alberto Ruffo e Giolitia, sua moglie, nel febbraio 1050; pubblicata dal Muratori, Ani.

EsL Pan. !. Gap. XXIV.

IX. Giudizio 0 placito di Arrigo 11, imperatore, su la corte Naseia, tenuto a favore del monastero di S. Prospero di Reggio contro il Marchese Azzo il, nel giugno del

1055; pubblicalo dal Muratori, Ani. Est. Part. 1. Gup. XVIll.

X. Confermazione di stali e feudi concessa nel 1077 dall' Imperatore Arrigo IV

ad Ugo c Folco .Marchesi, fìgli di Alberto Azzo 11 d'Eslc; pubblicata dal Muratori,

Ani. Est. Part. I. Gap. VII.

XI. Dichiarazione e concessione di beni al monastero di S. Colombano di ,

fatta il 50 marzo 1077 dal Marchese Adalberto, figlio del fu Ubizo; pubblicata dui

Muratori, Ani. Est. Part. I. Gap. XXV.

XII. Donazione di parte della corte di Camisano alla Chiesa cattedrale di Luni,

fatta dal Marcliese Alberto Rudo, nei mese di giugno 1085, e pubblicata dal Muratori,

Ani. Est. Pari. I. Gap. XXIV.

XIII. Riedillcazionc della chiesa di S. Vencrio in l.** d.** Antonia o Campitello,

falla per i Signori di Vczzauo, nel 9bre 1085; pubblicata dal Lancilotlo, Storia Olive-

tana, lib. Il, cap. 2.**

XIV. Donazione di beni alla chiesa di S. Vencrio, fatta dal Marchese Oberto del

fu Alberto Ruffo e da Giolilla, sua madre, nel mese di giugno 1094; pubblicata dal

Muratori, Ani Est. Pari. 1. Gap. XXIV.

XV. Approvazione e ratifica della donazione del conte t’golinello olla Pieve di

Gaslclveechio di Garfagnana, fatta dalla gran Contessa Matilda in Ponlrcmoli il 4 ottobre 1110; pubblicala dal Pacchi nelle sue Ricerche sulla Garfagnana, doc.

n.“ Vili.

XVI. Pace tra i Marchesi Halaspina e il Vescovo Andrea di Luni, fatta -In $. Ales-

sandro di Lucca, ncir ottobre del 1124; pubblicata dal Liinig, Cod. Dipi, Il lom. II. pag. 247.

XVII. Privilegio all' Abate del monastero di S. Capruto di Aulla (Tctaldo), che 92

deve conseerani more Epiecoporum, soggetto solameote i Roma per bolla di papa

Onorio II, del maggio 1 1 2C. Copialo dall’ originale che esisteva nell’ Arebivio della

stessa Abbazia.

XVIII. Concordia tra i Marchesi Malaspina Guglielmo c Obizzonc c il Comune di

Piacenza, nella quale i Marchesi permutano il feudo di Compiano in Val di Taro con

quel di Figline, il IS luglio 1141. Copialo dal Registro Magno dell' Archivio della

citiA di Piacenza.

XIX. RaiiOca della delta permutazione di Compiano e Figline tra i Naiaspina c i

Piacentini, del 23 ottobre <141. Copiata dal Registro Magno dell' Archivio di Piacenza.

XX. Bolla di papa Eugenio III a Golifredo II, Vescovo di Luni, per la quale i

beni del Vescovado luucse dichiaransi sotto la proiezione del papa e di S. Pietro, nel

novembre 1149; riferita dall' l'ghclli, It. Sacra, I, 84S.

XXI. Confermasi da papa Anastasio IV il privilegio di papa Eugenio III, concesso

al Vescovo Gottifredo II di Luni per bolla del 18 marzo 1133; che si trova nel Co-

dice Pallavicinn di Sarzana, edita dall* Ughclli in sua Italia Sacra, I, 846.

XXII. Privilegio dell’ Imperatore Federigo I a favore di Sarzana, del 3 novembre

1163, che la dichiara Camera dell’Impero e le concede molle immunità ed esenzioni;

riferito dal Landinelli e dal De' Rossi nelle loro Storie manoscritte.

XXIII. Investitura de’ feudi imperiali di Lunigiana, concessa dall’ imperatore Fede-

rigo I al Marchese Opizzonc Malaspina, nell' ottobre del 1164; pubblicata dal Macoioni,

Codex Dipi. Malasp. doc. n.° 3, c dal Liinig, Cad. It. Dipi. Il, 37S.

XXIV. Investitura di alcune terra de’ monaci di S. Marciano, concessa dall' abate

Rainerio al Marchese Obizzonc del fu Adalberto Malaspina, il 13 dicembre 1163, il cui originale trovasi nell’ Archivio di Pavia.

XXV. Vendila di Pizzo di Corno falla dal marchese Obizzonc Malaspina all’ abate del monastero di S. Alberto di Butri, il 4 ottobre 1168; pubblicata dal Maoeioni,

Cod. Dipi. Malasp. doc. n° 4.

Confermazione di d.‘ vendita, fatu il di 1 1 ottobre dello stesso anno, da Moruello figliuolo di esso Obizzonc Malaspina; pubblicata dal medesimo Maccioni.

XXVI. Fondazione dell' Abbazia di S. Croce del Corvo alla foce della Magra, fatta da Pipino, Vescovo di Luni, nel 1176, che trovasi a c. 394 del Cod. Pallavieino del

Capitolo di Sarzana,

XXVII. Bolla di papa Alessandro III, del 25 aprile 1179, colla quale concede a

Pietro, Vescovo di Luni, la facoltà di consacrare l’ Abate di S. Caprasio di Aulla ; tratta dal Codice Pallavieino.

XXVIII. Cessione della decima del pedaggio di Val di Trebbia, fatta nel gennaio del <183 dal Marchese Opizzone Malaspina ai monaci di S. Colombano di Bobbio, il cui originale ritrovasi nell' Archivio di d.° monastero, in pergamena, nella cassa N.* 13, fascio 1. lettera G.

XXIX. Convenzioni tra i Marchesi Obizzone I Malaspina e il suo figlio Obizaone II con i Piacentini, intorno ai paesi Dunisone, Gramola, Carpinetto e Bismanlova nel reggiano, falle il 18 marzo 1183. Si trova nel Registro Magno dell' Archivio di Piacenza.

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XXX. Atto preliminare di pace tra le città lombarde, della Romagna e Obizzone I

Marchese Malaspina con i Messi imperiali di Federigo I, imperatore, stipulato in Pia-

cenza il 30 aprile 1183. Si trova nel Registra Magno del Comune della città di Piacenza.

XXXI. Pace di (Costanza tra Federigo I, imperatore, e alcuni nobili di AIcmagna

da una parte, e le città della lega lombarda, e il Marchese Obizzone àlalaspina,

dall'altra, fatta il 25 giugno 1183, e pubblicata dal Muratori, Antiq. It. Med. Acv.

IV, 307.

XXXII. Privilegio di Federigo I, imperatore, con cui riceve nella sua protezione

la Chiesa Luncnse e conferma al di lei Vescovo Pietro i privilegi antichi e giurisdi- zione temporale di molte castella in Lunigiana, dato in S. Miniato il 30 luglio del 1185; edito dall' L'ghelli nell' Italia Sacra, I, 1848.

XXXIII. Cessione in feudo della rocca di Carana fatta dall' Abate di S. Colom- bano di Bobbio ai Marchesi Morucllo, Obizzone c Alberto Malaspina, figli del fu Obiz-

zone I, il 13 agosto 1187. Archivio del monastero di Bobbio, cassa 13, fase. 1. Ictt. G.

XXXIV. Vendita di tutti i dominii in Val di Taro, fotta dai Marchesi Morucllo,

Obizzone e Alberto Malaspina ai Piacentini, per 4000 mila lire, il 5 marzo del 1188.

Si trova nel Registro Magno dell' Archivio di Piacenza.

XXXV. Ratilìca della vendita dei dominii di Val di Taro, esposta di sopra, fatta dal Marchese Obizzone Malaspina del qm. Obizzone I, I’ Il aprile 1189. Si trova nel

Registra Magno dell' Archivio di Piacenza.

XXXVI. Convegno e pace tra i Marchesi Morucllo Malaspina c Guglielmo, suo

figlio, con i Piacentini e Pontremolesi, in cui si stabilisce la demolizione di Pictra- corvB in rifazione del Castello di Grondala presso a Pontremoli, stipulata il G di no- vembre 1194. Si trova nel Registro Magno della città di Piacenza.

XXXVII. Giuramento di Alberto Marchese Malaspina di osservar la soprascritta

pace, fatta con i Piacentini e Pontremolesi dal Marchese Morello e Guglielmo, suoi

congiunti, stipulato il di II ottobre dello stesso anno 1194. Si trova nel Registro

Magno delf Archivia della città di Piacenza.

XXXVIII. Vendita del poggio di Grondola presso Pontremoli, falla ai Piacentini per li Marchesi Alberto del fu Obizzone I Malaspina e Corrado, suo nipote, Gglio del fu Obizzone II, per lire 215 di Piacenza, il 17 dicembre 1195. Si trova nel Registro

Magno dell' Archivio Comunale della città di Piacenza.

XXXIX. RatiQca del Marchese Corrado Malaspina intorno alla vendila del poggio di Orandola, fatta dal Marchese Alberto, suo zio, ai Piacentini, e rinnovazione di con- cordia, del 17 marzo 1197. Si trova nel Registro Magno dell’Archivio Comunale della

città di Piacenza.

XL. Lega Ira i Marchesi Malaspina da una parte, e i Milanesi c i Piacentini dal-

r altra, contro Parma e Pavia, fatta il 16 ottobre 1200. Si trova nel Registro Magno dell’ Archivio Comunale della citu\ di Piacenza.

XLI. Bulla di Papa Innocenzo III, comprovante la traslocazione della chiesa cat- tedrale di Luni a Sarzana, e altre prerogative, concessa al Vescovo Gualtiero nel mese di marzo del 1202. Si trova nel Codice Pallavicino. 13

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XLII. Lodo di Trulla e di Ubaldo sopra di alcune conlese tra Gualtiero, Vescovo di Luni, e i Marchesi Alberto, Guglielmo e Corrado Malaspina, in cui si nominano le terre degli Estensi in Luuigiana passate nei Malaspina, rogalo il 12 maggio 1202.

Pubblicato dal Muratori, Ani. Est. Pan. I. Gap. XIX.

XLIII. Livello di varie terre in Luniglana concesso nel óO maggio 1202 a Gual-

tiero, Vescovo di Luni, dai Marclidsi Malaspina, quali avevano acquistate dai Marchesi

d' Este. .Muratori, Ant. Est. Pari. I. Gap. XIX. XLIV. Alleanza del Marchese Guglielmo Malaspina col Comune di Modena contro

i Reggiani, [atta il 29 giugno 1202. Pubblicala dal Maccioni, God. Dipi. Malasp. doc. n.° 6. XLV. Giuramento della sopradclta alleanza latto dai Modenesi ai Malaspina, coi

patio di aiutare i Marchesi a ricuperare Garpinelo nel Reggiano, del 23 giugno 1202.

Edito dal Maceioiii, Cud. Dipi. Malasp. doc. n.° 7.

XLVI. Concordia quinquennale tra i Marchesi Malaspina Guglielmo con Obleclno,

suo iiglio, e Corrado da una parte, e i Milanesi e Piacentini dall'altra, per dazi e

pedaggi, latta il 9 novembre del 1212. Si trova nel Registro .Magno dell' Archivio Co-

munale della città di Piacenza.

XLVII. Bolla di papa Onorio Ili sull'unione perpetua dell'Abbazia dell’ Aulla alla

mensa vescovile di Luni, data a Marzueco, Vescovo luncnse, il 14 marzo 1217. SI trova nel Codice Pallavicino de' Canonici di Sarzana.

XI.VIII. Investitura di leudo ossia ctunicusi di Monlechiaro e Mota presso a

Fivizzanu, concessa a Giliolo del qm. Villano di dello luogo dal Marchese Guglielmo

Malaspina, il 22 ottobre 1218. Pergamena originale che presso Emanuclle Gcrini

si ritrova. XLIX. Testamento del Marchese Guglielmo del lu Morello Malaspina, del 19

marzo I22U, in cui lascia alcuni castelli e curie alla chiesa di Luni in rifazione di

danni recali alla medesima. Edito, in parte, dal Muratori, Ani. Est. Pari. I, Gap. XXVI.

L. Diploma de' feudi e privilegi concessi dallo imperatore Federigo II ai Mar-

chesi Currado c Obizzìno Malaspina, il 20 dicembre 1220. Pubblicato dai Maccioni

nel Cod. Dipi. Malasp. doc. n.” 9.

LI. Divisione di beni e feudi tra Corrado c Obìzzino Malaspina stipulata a Parma

nell'agosto del 1221. Pubblicata dal Maccioni, Cod. Dipi. Malasp. Doc. n.° 10.

Lll. Privilegio di Federigo II, imperatore, alla città di Sarzana in confermazione

di altri privilegi, dato nell' agosto del 1226. Si trova nell' Archivio Comunale di

essa città.

LUI. Concordia e pace tra il Vescovo di Luni c I Nobili di Fosdinovo e Signori

di Erberia, falla il I aprile del 1231. L'originale si trova nell' Archivio Malaspina di

Caniparola, c in copia presso di me Emanuele Cerini.

LIV. Giuramento di vassallaggio fatto da Girardlno di Quarazzana ad Uberto del

fu Guidone di Soliera, per una investitura di una tenuta in Quarazzana, concessagli nello stesso giorno 16 febbraio 1233. Trovasi in aitlenlico presso di me Emanuelle Cerini.

LV. Elezione di arbitri per far la pace tra ì Pisani e Lucchesi e i fautori degli

uni e degli altri, tra’ quali i Marchesi di Lunigiana, del mese d’aprile 1238. Pubbli-

cata dal Pacchi nelle sue Ricerche storiche sulla Garfagnana, doc. n.° 22.

Digilized by Google LVI. Privilegio di Federigo II, imperatore, che dichiara U Sarzanesi soggetti all’ Impero immediatameote, dato in Lucca nel mese d’agosto del 1344. Si trova

nell’ Archivio Comunale di Sarzana.

LVn. Mandalo di papa Innocenzo IV, che ordina a BuUafava, Vescovo di tuoi, di assegnare al Capitolo Liineosc una delle possessioni del vescovado, solite a darsi in feudo ai laici, per risarcirlo dei danni paliti dai fautori di Federigo li, imperatore; dato in Lione nel 1351. Si trova nell’ Archivio de’ Canonici di Sarzana, ed è riferito dai Landinclli nella sua Sloria di Sarzana ms.

LVIIl. F.lezione in per|)etuo del podestù di Posara c Virole, fatta in Verrucola

Rosi dagli uomini di quella podesteria nella persona di Morocllo di Bonifazio Bosso da Castello, nel gennaio del 1256. Pergamena che trovasi presso di me Emanucllc

Cerini di Fivizzaoo.

LIX. Donazione di feudi, fatta al Vescovo di Limi da Rollando del qm. Enrico

Bianco di Erbcria, in remissione dei danni recati alla Chiesa Lunense, del l358.^Edila, in parie, dal Muralori, Ani. Est. Pari. I, Gap. XYIII.

L\. Feudo onoriGco di una selva di Vignila concesso dalla Marchesa Cubitosa, a nome dei Marchesi Bernabò e Isnardo Malasplna, a Rollando figlio di Primcrio di Vb gniia, il 17 maggio 1261. Si trova in pergamena autentica presso di me Emanuelle

Gcrini di Pivizzniio.

LXI. Testamento del Marchese Bernabò Malaspina, in cui, oltre le altre cose, lascia a Guglielmo Vescovo di Luni e al suo Vescovado ciò che gli avea usurpato, stipulalo nel di 8 di settembre 1261. Si trova registrato nel Codice Pallavicino del

Capitolo di Sarzana, cari. 261.

LXII. Convenzioni di compagnia tra li uomini della terra de’ Bianchi e Lucignano c 1 Signori d' Erberia dei Bianchi fatte nel 1267. Carla che si ritrova presso di me

Emanuelle Gcrini di Fivizzano.

LXIII. Dichiarazione e promessa dei Marchesi Isnardo c Alberto fratelli Malaspina per sè e per Franccscbioo, loro nipote, falla a Guglielmo, Vescovo di Luni, di tenere in feudo ciò che apparteneva al Vescovado Lunense, rogala il 13 febbraio del 1269.

Si trova nel Codice Pallavieino di Sarzana, cari. 247.

LXIV. Compra di beni in Sardegna, Lunigiana ec. dell’ eredità del re Enzo, fatta dal Conte Ugolino di Donoralico, de’ quali beni furono credi Arrigo e Lapo figli del conte Guelfo di Donoralico e di Elena, sua moglie, fìglia del d.* re Enzo, del 35 no- vembre 1272. Pubblicata dal Pacchi nelle Ricerche storiche della Garfagnana, doc. 32.

L\V. Mandato di Enrico, Vescovo di Luni, intorno alla cerimonia del possesso de' Vescovi Lunesi nel loro ingresso, fatto nel 1273. È registrato nel Codice Pallavi- cino dei Canonici della chiesa cattedrale di Sarzana.

LXVT. Divisione di feudi e beni tra li Marchesi Alberto del fu Obiccino da una parte, e Francesco e Gabriello Malaspina, suoi nipoti, falla il 18 aprile 1275; pub- blicala daU'avv. Maccioni, Cod. Dip. Malasp. doc. n.** 11.

LXVII. Altra divisione de’ feudi e beni in Lombardia, fatto tra i Marchesi Alberto,

Francesco e Gabriello Malaspina nel 7 luglio 1275; pubblicala dal Maccioni nel Cod.

Dipi. Malaspina, doc. a.** 12. 96

LXVIII. Dicbiaraziono dei diritti della Chiesa Lunensc fatta da Enrico Vescovo di

Luni« turbali dalla Repubblica Genovese. Si trova nel Codice Pallavicino di Sarzana; pubblicata dal Muratori, Aniich. Est. Pari. I. Gap. XIX.

I.XIX. Privilegio di batter moneta dall' imperatore Rodolfo I concesso nel maggio del li8j ad Enrico, Vescovo di Luni, e suoi successori. Si trova nel Codice Palla- vicino di Sarzana, cari. 62.

LXX. Dichiarazione del valore e qualità della moneta fatta coniare dal Vescovo

Enrico di Luni nel 1285. Si trova nel Codice Pallavicino di Sarzana, cari. 63.

LXXI. Divisione di vassalli c beni della curia di Verrucola Rosi, falla tra i

Marchesi Malaspìna c i Nobili di Dallo e di Castello, il 26 di agosto 1291. Pergamena che si trova presso di me Rmanucllc Cerini di Fivizzono.

LXX1I. Dichiarazione di conlìni tra il Comune di Fosditiovo e la giurisdizione del

Vescovo di Luni, il 3 ottobre del Ì29i. Pergamena che trovasi presso di me Ema- nuelle Cerini di Fivizzano.

LXXIII. Feudo onorifico di una tenuta di terre poste in Colleccliio concesso da

Enrico di Fucecchio, Vescovo di Luni, a Palmaria, di Solerla il 24 di ottobre 1296.

Pergamena presso di me Einanuclle Cerini di Fivizzano.

LXXIV. Confermazione di feudo onorilìeo fatta dal Marchese Alberto Malaspìna a

Tommaso della Ripa il 29 marzo 1296. Pubblicala dal Muccioiii nel Cod. Dipi. Maia.sp., doc. n.® 13.

LXXV. Patto di famiglia e convenzioni stipulate tra U Marchesi Morello, Fran- ccschino c Opicino Malaspìna intorno alle loro terre, il 26 novembre del 1296.

Copia autentica presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano, che era nell' Archivio di Mulazzo.

LXXVI. Statuti della curia di Virolo c Posara, stabiliti dagli uomini del Comune solennemente il 26 gennaio del 1298. Pergamena che trovasi presso di me Emanuelle

Cerini di Fivizzano. LXXVII. Procura del Marchese Morello Malaspìna q.* Manfredi a Bonocorsello di Giovagallo per esìgere i suoi crediti, del 20 agosto 1302. Pergamena che si trova presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

LXXVIII. Giuramento di vassallaggio degli uomini di Agnino, e ricognizione in loro signore di Alberto del q.* Guglielmo di Verrucola, cilladino Lucchese, contro il

Marchese Francesco del q." Bernabò Malaspìna, fatto il 29 settembre del 1502. Per- gamena presso di me Emanuele Cerini.

LXXIX. Decreto dei Consoli della Repubblica di Lucca al Comune di Verrucola

Bosi di non ammettere e cassare i Consiglieri suoi nominati dal Marchese Azzone

Malaspìna, dei Nobili di Dallo e di Castello che ne pretendono il dominio, fatto il

5 aprilo del 1305. Pergamena presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

LXXX. Capìtoli intorno all' elezione del podestà e altre cose fra la Repubblica di Lucca c il popolo di Vinca in Lunigiana, fatti il 1 giugno 1305. Pergamena che trovasi presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

LXXXl. Dante Alighieri procuratore dei Marchesi Malaspìna per trattar la pace con Antonio del Camulla Vescovo di Luni. Atto del 6 ottobre 1306, pubblicalo dal Maccioni, Cod. Dipi. Malasp. doc. N.® 14.

Digitized by Google LXXX11. Pace stabilita per Dante Alighieri tra li Marchesi Malaspìna e il Ve* scovo di LunI Antonio. Atto del 6 ottobre 1306, dell' Archivio di Sarzana; pubblicato dal Maccioni, Codice Diplom. Malasp. doc. 15.

LXXXIll. Gli uomini di Posara e Virolo giurano ubbidienza al loro potestà Giu* scraine del fu Lamberto da Castello, e sanzionano i loro Statuti e capitoli, il 4 marzo

1508. Pergamena clic presso di me Emanuelle Cerini si trova.

LXXXIV. Pace stabilita fra li Marchesi Malaspina per una parte, coi Nobili di

Fosdinovo per l'altra, del 15 dicembre 1311. Pergamena che trovasi presso di me

Emanuelle Cerini di Fivizzono.

LXXXV. Istanza fatta al Vicario di Luniginna Guido Novello dai Marchesi Mala- spina di Olìvola contro i Marchesi Malaspina di Villafranca. Atto del 16 dicembre

1312, in pergamena, che trovasi presso me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

LXXWl. Sentenza dell' Imperatore Arrigo VII, con In quale priva il Vescovo di

Luni Girardino ed altri vescovi di ogni giurisdizione leni|K>rale e altre onoranze, data nel 1313 a Poggibonsi. Si trova io autentico registrala nel vecchio registro deli’ Ar- chivio di Sarzana, cari. 2G.

LXWVII. Diploma di Federigo Iti, Re de' Romani, concesso a Castruccio Inler- minelli di Lucca, per il quale è costituito Vicario generai deli' Impero nella Lunigiana, e varie altre provincic, il dì 4 aprile del 1320. Pubblicato dal Manucci nelle Azioni di Castruccio, pag. 198, e dai Pacchi, Ricerche sulla Garfiignana, doc. 38.

LXXXVill. Convenzione intorno alla elezione del Castellano di Ossolo in Sar- degna fatta per Castruccio Interminelli tra i Marchesi Malaspina di Mulazzo e Villa- franca, del di 26 febbraio 1321. Alto io pergamena che trovasi presso di me Ema* nueilc Cerini di Fivizzano.

LXXXIX. Diploma di Lodovico il Bavaro concesso a Castruccio Interminelli di

Lucca, per cui lo costituisce vicario generale di Lunigiana e di altre provincie, nel 29 maggio 1524. Pubblicalo da) Manucei nelle Azioni di Castruccio, pag. 202, e dal Pac- chi, Ricerche sulla Garfngnana, doc. N.** 39.

XC. Procura dei Nubili di Dallo ed elezione di ambasciatore per fare e trattar pace con il Marchese il Grande, del 22 di novembre 1328. Atto in pergamena presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

XCI. Privilegio dell’ impcrolore Lodovico il Bavaro concesso ai Sarzanesi il 26 novembre del 1328. Si trova in autentico nel pubblico Archivio di Sarzana.

XCII. Diploma dell' imperatore Lodovico il Bavaro concesso al Marchese Spinetta

Malaspina il 30 aprile 1329. Documento in pergamena presso di me Emanuelle

Cerini di Fivizzano.

xeni. Livello di una casa in Fivizzano concessa dal Marchese Spinetta Malaspina. per mezzo di suo procuratore Puccio de' Bosi a Giovanni di Conforto nel dì 7 maggio,

1329. Atto in pergamena presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

XCIV. Vendita de' diritti e dominio su Verrucola Dosi falla da Gerardo de’ Nobili di Dallo al Marchese Spinetta Malaspina il 27 agosto 1335. Atto in pergamena presso di me Emanuelle Cerini. 98

XCV. RaliRcazione della vendita de" diritti in Verrucola Bosì falln dai Nobili di

Castello al Marchese Isiiardo Malaspina invece del Marchese Spinetta, suo fratello, del

25 luglio 1540. Atto in pergamena presso di me Emanuelle Gerinì di Fìvìzmoo.

XCVI. Cessione e vendita di Fosdinovo, Tendola c Zuenano fatta dai Nobili di

Fosdiauvo al Marchese Spinetta Malaspina il di 8 ottobre IoA'J. Alto in pergaracna

pn;$so di me Emanuelle Germi di Pivizzano.

XCVII. Investitura di Giovagallo accordata dal Marchese Manfredi Malaspina a

Masino di Giiattero del q.* Tommaso di detto luogo, il 2 maggio 1544. Pergamena che trovasi presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzauo.

XCVllI. Procura generale per ogni suo interesse falla dal Marchese Morello Ma-

laspinu del fu Manfredo a Giovanni, notnro, fìglio di Obertu di Filailiera, nel IS giugno

1347. Alto in pergamena che si trova presso di me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

XCIX. Richiesta e informazione falla dalla Marchesa Argentina vedova del fu

Morello Malaspina allo Arcivescovo Giovanni Visconti, Signore di Milano, per riavere

la metà del Castello di Croce, nel 4 settembre 1549. Alto in pergamena delFArehivio

Malaspina di Caniparola.

C. Assoluzione matrimoniale di papa Clemente VI, concessa al Marchese Riccar- dino Malaspina per sanare gli impedimenti del suo malrimonio, nel 19 maggio 1351.

Allo pubblicalo do) Maecioni, Cod. Dipi. Malasp. doc. 19.

CI. Testamento del Marebese Spinella Malaspina il Grande, del 1.^ marzo 15.52. .

Atto deirArcbivio Malaspina di Canipnrola, c deirArcbtvìo Ducale di Massa.

GII. Tcstumemo del Marebese Gabriello Malaspina, del 5 giugno 1552. Allo in pergamena dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CHI. Vendita di lor parte di beni posti in Lubiana della eredità del fu Spinetta il Grande falla dai Marebest Gabriello c Galeotto c altri Malaspina U 13 di luglio

1552. Atto in pergamena dell' Archivio Malaspina di Caniparola. CIV. Dichiarazione del Marchese Bernabò Malaspina ìnlorno alla divisione già falla fra i di lui fratelli e nipoti dell" ereditò del fu Niccolò Marchesotio. Allo del 27 dicembre 1352; pubblicato dal Maccioiii nel suo Codice Dipiuinaiico Malaspina, doc. n.® 26. CV. Ricognizione del feudo della terra di Biltolu del Vescovado di Luni, fatta dai Marchese Gabriello Malaspina, Vescovo Lunense, il 17 luglio 1353. Atto in p«*r- gaineiia presso dì me Emanuelle Cerini di Fivizzano.

evi. luvcsiiiiira da Carlo IV, imperatore, concessa ai Marchesi Federigo e Azzoue

Malaspina di Viilnfranca il 26 gennaio 1355, copiala dall' originale dell’ Archivio Cesareo.

CVII. Investitura di feudi da Carlo IV, imperatore, concessa ai Marchesi Malaspina • Spinella, Azzoliiio, Giovanni c Niccolò q Isnardo, e a Gahriello, Guglielmo c Ga- leotto q.” Azzolino il 12 febbraio 1555, che trovasi in originale nell’ Archivio Pub- blico di Brescia, c nell’ Archivio Cesareo.

CVIII. PrivJegio da Carlo IV, imperatore, concesso al Marchese Gabriello Mala- spina, Vescovo di Luni, c alla sua Chiesa, il 13 febbraio 1355. Si trova nel Codice

Pallavìcino di Surzana, ed è riportato dal Landinelli c dal De Rossi ne' loro mano- scriUi storici.

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CIX. Privilegio da Carlo IV, imperatore, concesso agli Anziani di Pisa, dichiaran* doli Vicari imperiali di alcune parli di Luiiigiana, del 9 marzo 1355, pubblicato da

Flaniinio Dal Borgo, Raccolia di scelti diplomi pisani, pag. 5i e segg.

ex. Procura dei Marchesi Biccardino, Franccschino, Giovanni Malaspina e altri consorti di Filaliicra per avere F investitura deMoro feudi dall' Imperatore Carlo IV, del 31 maggio 1355, pubblicata dal Maccioni, Cod. Dipi. Mahisp. doc. n.” 21.

CXI. Investitura di feudi di Carlo IV, imperatore, concessa al Marchese Morello Ma-

Inspina di Mulazzo il (0 giugno 1355; pubblicata dal Maccioni, Cod. Dipi. Malasp. doc. 22.

CXll. Investitura de' feudi da Carlo IV, imperatore, concessa ai Marchesi di Fi- lattiera Riccardino, Francescliiuo, Giovanni, Berctla, Bernabò, c Antonio Mulaspina, del 12 giugno 1355: pubblicala dal Moecioiii, Cod. Dipi. Mainspina, doc. n.** 25.

CXlll. Apposizione di confini tra Fiiatlicra c Vico, fatta 11 G marzo 1357. Alto ritrovalo presso 11 parroco di Trcscliiello, villa del Bagnoncse.

CXIV. Fondazione della Parrocchia di Collegnago nel Pivizzancse, del 5 maggio

1359. Atto dell' Archivio di della parrocchia, in copia antica.

CXV. Obbligazione di 2202 Uorini d'oro a favore dei .Marchesi Guglielmo e

Galeotto Mulaspina, falla dal Vescovo di Luni Bernabò .Malaspitia, col consenso dei

suoi canonici, c con indulto del Papa, il 4 dicembre 1303. Atto dell'Archivio Mala-

spina di Cutiiparola, in pergamena originale.

CXVI. Procura generale intorno a diversi alTari fatta dal Marchese Federigo del

fu Obiccino Muluspina di Villafrauca, insieme con sua moglie Elisabetta, al lìglio loro

Spiucltu, per trattare con li Marchesi di Fosdinovo; rogito del 19 marzo 1305. Perga-

mena che trovasi presso di me.

CWII. Mandato di assoluzione di scomunica concessa da Papa ('rbano V alli

Marcitesi Guglielmo e Galeotto .Malaspina per causa di controversie con 11 Vescovo di Luni Bernabò Malaspina, del dì 20 dicembre 1507. Pergamena presso di me. CXVIil. Dcleguziunc di causa falla dall’ iinperaior Curio V ad istanza delia Mar>

diesa Argentina, vedova di Galeotto Malaspina, riguardo a certe ragioni e terre feu-

dalizic, del 20 aprile 1369. Pergamena presso di me aulentica.

CXIX. Procura falla dalla Marchesa Argentina, vedova del fu Galeotto Malaspina

di Fusdmovo, per sé cd i suoi tigli per chiedere V assoluzione dalla scomunica incorsa,

per danni dati al Vescovo di Luni, ed anche pe* suoi vassalli; del 30 luglio 1371. Pcrganiona presso di me Emanuelle Cerini.

CXX. Sentenza data dal Marchese Giacomo del fu Franceschino .Malaspina per le

vertenze fra il Marchese Azzolino col suo fratello Niccola Malaspina figli del fu Isnardo

Marchese di Ycrrucoola per una parte e fra li Marchesi Spinetta e Leonardo del

fu Galeotto Malaspina per F altra, del 22 aprile 1381. Copia aulica presso di me.

CXXL Collazione, o investitura della Pieve di S. Paolo fatta dal Vescovo Gia-

como di Luni a! Prete Giovanni Vasoli di Spizzano, il 25 dicembre 1383. Pergamena autentica presso di me Emanuelle Gerini dì Fìvizzano.

CXXll. Donazione della Città di Gravina fatta dal re Carlo 111 di Durazzo delle

Due Sicilie al Marchese Spinetta Malaspina, il di 8 maggio 1383. Pergamena in copia

nell'Archivio Malaspina di Caniparola, e presso dì me.

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CXXHI. Procura per investiiura di feudi delle terre de’ Bianchi in Lunigiana,

fatta da Gio. Galeazzo Visconti di Milano ai Marchesi Spinetta e Leonardo fratelli Ma- laspina il 1." dicembre 1586. Pergamena autentica presso di me Emanuellc Gerini di Fivizzano.

CXXIV. Instrumento dolale di madonna Andreola de’ Dosi pel matrimonio col medico Bartolomeo Parentucelli di Sarzana, del 26 seltcnibre 1588. Si trova nel-

r Archivio di Sarzana, e in copia presso di me.

CXXV. Divisione di tutti i loro feudi e beni fatta tra i Marchesi Spinella e

Leonardo fratelli e tigli del fu Galeotto Malaspina di Fosdinovo, il 7 febbraio 1593.

Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola in Lunigiona.

CXXVI. Privilegio e investitura di molli paesi, tra’ quali alcuni in Lunigtnna, concessa dall' Imperator Vinceslao a Gio. Galeazzo Visconti, Duca di Milano, il 15 ottobre 1596. Copia in carta presso di me Emanuele Gerini di Fiviziano.

CXXVII. Contratto di dedizione di Caprigliola, Albiano, e Sladaiio, terre di Luni- giann, alla Uopubblica Fiorentina, ossìa Capitoli di essa dedizione, stipulali il 4 febbraio del liOi. Documento dell’ Archivio delle Riformagioni di Firenze, lib. 54, cari. 506.

CXXYIII. Procura al magniGco Scr Antonio del fu Bernardo di Noceto fatta dai

Marchesi Malaspina del Terziero, per stipulare accomandigia con la Repubblica Fio- rentina; del 9 maggio 1410. Documento riportalo dal Macciooi nel Cod. Dìplom. Mala- spina; doc. D.* 27.

CXXIX. Pace conchiusa tra il Marchese Bartolomeo Malaspina di Verrueola e il

Marchese Leonardo Malaspina di Castel dell’ Aquila, e alleanza insieme fra i delti

Marchesi con gli altri Marchesi Malaspina di Fosdinovo c del Terziero, stipulala il 12 agosto 1415. Documento iti pergamena presso dì me esistente.

CXXX. Pace e concordia tra i Malaspina e il Duca di Milano, il quale assolve e libera i medesimi da qualunque obbligo in ordine ai capitoli e patti conehìusi nella pace già fatta tra i suddetti contraenti, la Repubblica Fiorentina, ì Veneziani, il Duca d’ Estc ec. Strumento del 17 maggio del 1455, in copia dall’ originale esistente nel

Pubblico Archivio di Sarzana.

CXXXI Ratifìca della pace di Ferrara, fatta dalla Repubblica Fiorentina, col Duca di Milano, ì Veneziani, i MBrohesi Malaspina, i Marchesi di Saluzzo, c que' di Ferrara con i loro aderenti. Atto del 17 di agosto 1433, riportato dal Maccìoni nel Cod. Dipi.

Malasp. doc. ti.” 29.

CXXXil. Sentenza data dagli arbitri e giudici eletti per defìnire le contese e vertenze fra gli uomini di Falcinello, e quelli di Ponzanello in Lunigiana; del 14 maggio 1453. Documento dell* Archìvio di Sarzana, ed estratto in copia presso di me

Emanuelle Gerini.

GXXXIll. Lettera del Duca Visconti di Milano ai Marchesi Malaspina di Godiolasso,

per la quale li avvisa di averli inclusi nella lega del Duca dì Savoia, e di doverla

raiifìcarc; del 14 dicembre 1454. Documento dell’ Archivio dei Marchesi Malaspina di

FilaUicra, che erano in Firenze, per copia conforme.

CXXXIV. Putente dì Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, per la quale dà

possesso di Sarzana a Francesco Piccinioo, suo luogotenente e generale. Fu esemplato

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da Filippone di Cotubona dri q.* Luilino nolaro imperiale e Visconte di Saraana ; ed

è riparlalo nella CnUeebinea mi. di Bonavenlura de' Rosai di Ssrzana; Tom. IV. (ogi. 91. CXXXV. Instrumcnlo di lega e aderenza falla dal Marcheie Anlonio Alberico

Malaspina di Fosdinovo eoa la Repubblica Fiorcniina, il S seltembre 1436. Documenlo — estrailo dal Protocollo del nolaro Spina, esislrnle nell' Archivio di Caniparoia.

CXXXVI. Aderenza e lega del Marchese d' Estc di Ferrara con il Marchese Spi- netta Malaspina di Verrueola, dichiarata per la lettera patente del 2^ dicembre 1436.

Documento originale che si trova presso di me Emanuellc Gcrini.

CXXXVIi. Testamento del Marchese Galeotto figlio dei q.* Leonardo Marchese

Malaspina, rogato in Venezia il 26 ottobre 1443. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparoia.

CXXXVIII. Bolla di Niccolò V, Sommo Pontefiee, della famiglia Parenluccelli di

Sarzana, a favore della Chiesa di S. Gio. Battista di Fivizzano, dell’ 1 1 di marzo del

144S. Documenlo ebe si trova in originale nell' Archivio de' frati di detta Chiesa.

CXXXIX. Convenzione tra il Marchese Giacomo Ambrogio di Lusolo e il Mar- chese Giacomo di Foodinovo, per il Castello di Bibola, stipulala il 24 settembre 1451.

Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparoia.

CXL. Restituzione delle terre di Grappo S. Pietro, Camporegliana, Sassalbo, Bot- tignana, e Piaslorla fatta dal Marchese Borso d' Estc, Duca di Ferrara, al Marchese

Spinetta Malaspina di Fivizzano, nel 16 giugno 1451. Documenlo deH'Archivio di Stalo del Duca di Modena, filza LI Cass. XXXII, n‘ 2; ma tale documenlo preicndesi apocrifo.

CXLI. Concessione feudale di Godiolasso falla a Silvestro figlio naturale del Mar- chese Bernabò Malaspina dal reverendo Padre Spinetta Marchese Malaspina, a nome aneora di altri Malaspina, il 12 aprile 1434. Documento riportato dal Maccioni nel

Cod. Diplomatico Malaspina; n.* 31.

CXLII. Palli di oceomandigia stipulali tra la Repubblica Fiorentina ed i Marehesi

Malaspina del Terziero, il 6 maggio 1458. Documento riportalo dal Maccioni, come sopra, n.° 32. L' atto non è intero.

CXLIII. Lettera del Pontefice Pio II ad Anlonio di Noceto, Commissario Pontificio c scudiere del medesimo Papa, dell' Il gennaio 1439. Documenlo originale, che si trova presso li Conti Nocelti di Bagnone.

CXLIV. Bolla di Papa Paolo II eoa la quale dichiara Sarzana città in luogo di

Luni, dell' anno 1 465. Documenlo riferito da Bonaventura de' Rossi nella sua Colle- etanea ms.

CXLV. Vendila di alcune terre nel Bagnonese fatta dai Marchesi Morello e Albe- rico Malaspina di Treschielto al Marchese Azzolino di Azzone Malaspina di Gramola, il 17 novembre del 1 466. Documenta dell' Archivio di Treschielto, e copiato dal Rettor

Finali di detto luogo, la qual copia si trova presso il medesimo.

CXLVI. Lodo e sentenza di arbitri eletti per cui si stabilisce la divisione dei beni e feudi fra i Marehesi Giacomo, Gabriello, Spinella fratelli Malaspina e Leonardo q.* Lazzaro, loro nipote, tutti Marchesi e successori del fu Marchese Antonio Albe- rico di Fosdinovo, del 17 novembre 1467. Documenlo dell' Archivio Malaspina di Caniparoia, 14

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CXLVII. Permutazione del feudo di Olivola con altri beni nel Veronese fatta fra

li Marchesi Spinetta dn una parte, e Gabriele dall' altra, fratelli Malaspina di Posdi-

novo, ì) 18 novembre 1467. Documento dell’ Archivio Matospioa di Cnniparola.

CXLYIII. Esenzione della gabella concessa dal Marchese Gabriello Malaspina di

Fosdinovo agli uomini di Soliera e di altre ville, e parimente da quelli di Soliera concessa agli uomini c sudditi del Marchese di Fosdinovo, allo del 1468. Documento deir Archivio Malaspina di Cuniparola.

CXLIX. Mandato della Repubblica Fiorentina alli Sigg. Otto della custodia di Fi> renze per comprare il feudo di Bagnonc con altre ville delti Marchesi Cristiano, Carlo,

Oduardo c Giorgio fratelli e fìgii del fu Giorgio Malaspina, del 4 agosto 1469. Documento deir Archivio delle Riformngioni di Firenze, Registro delle Provvisioni oit nn., c. 106.

CL. Privilegio di Federigo 111, Imperatore, clic dichiara Sarzana città, del 4 gennaro 1469. Documento dell’ Archivio di Sarzana, riportato da Bonaventura de' Rossi nella sua Collcctanea.

Cl.I. Lettere del Ponielice Paolo 11 ad Antonio di Nocetto, tesoriere del Papa, scrittegli il 20 giugno e il 22 luglio dell' anno 1469. Documenti che sono presso i cutiti

^ocelli di Bagnonc.

CLII. Accomodamento e posizione di confìni tra Albiano e Caprigliola, Vezzano.

S. Stefano e Belano, fatta dal conte Roggerio, Vicario del Duca di Milano, e da

Francesco della Stufa Capitano di Sarzana per la Repubblica Fiorentina, del 13 feb- braio 1471. Documento dell’ Archivio delle Riformagioni di Firenze.

CLIIl. Rimunerazione fatta dalla Repubblica Fiorentina a Corrado del Buono per avere consegnalo ai Fiorentini il Castello di Bagnone, nel di 8 febbraio del 1471.

Documento dell’ Archivio delle Riformagioni di Firenze, riportalo dal Maccioni, Cod.

Dipi. Malasp. n.** 34.

CLIV. Lettere del Pontefice Sisto IV ad Antonio de' Nocetti di Rognone, governa- tore di Vetralla e Ronciglione, del 18 agosto e del IO settembre 1472. Documenti presso I conti Nocetli di Bagnonc.

CLV. Permutazione del feudo di Carrara, Moneta e Avenza, ossia vendila di tale feudo fatta dal Marchese Anlonielto da Cainpofregoso al Marchese Giacomo Malaspina di Fosdtnovo, Marchese di Massa, del 22 febbraio 1473. Documento dell’ Archivio Mala- spina di Caniparola.

CLVI. Dedizione della terra e corte di Fivizznno alla Repubblica Fiorentina, del 6 marzo 1477. Documento dell' Archivio Comunale di Fivìzzano.

CLVII. Lettera patente del Duca di Milano Gio. Galeazzo Maria Sforza Visconti per la quale si ordina la sottomissione della Spezia, e si dichiara Commissario Gene- rale di tutti li domimi di Lunigiana il Marchese Iacopo Malaspina di Fosdinovo, del 29 marzo 1477. Documento originale presso dì me.

CLVIll. Convenzioni della Repubblica Fiorentina con il Marchese Gabriello Mala- spina dì Fosdinovo intorno ad alcuni castelli di Lunigiana, del 29 aprile 1481. Docu- mento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLIX. Eiezione a Commissario di alcune terre in Lunigiana, fatta dalla Repubblica

Fiorentina del Marchese Gabriello Malaspina di Fosdinovo, del 6 settembre 1482.

Documento dell’ Archivio .Malaspina di Caniparola.

Digitized by Google CLX. Donuione di alcuni beni falla dal Marchese Gabriello di Fosdinovo al inagnirieo Piero Soderini fiorentino e alla Marchesa Argcnlina, sua sposa, e Gglia di dello Gabriello del 9 seltembre Ii82. Documenlo dell' Archivio Malaspina di Cauiparola.

CLXI. Commissione della Repubblica Fiorentina di ricuperare Sarzana, data al

Marchese Gabriello Malaspina di Fosdinovo il 13 febbraio fi83. Documeulo in perga- mena che in originale presso di me si ritrova, e nell’ Archìvio di Firenze.

CLXII. Procura per trattare le cose de’ ligli pupilli del fu Francesco Malaspina

Marchese di Sannazaro, fatta a Simooe di Val di Taro dal Marchese Gabriello Mala- spina di Fosdinovo, il 7 marzo 1483. Documento dell’ Archivio Naiaspina di Cauiparola.

CLXIII. Procura del Marchese Gabriello Malaspina di Fosdinovo intorno alla dote della Marchesa Giovanna de’ Rossi di Parma, moglie del Marchese Gian Battista Mala- laspina, figlio di detto Gabriello, del 13 maggio 1487. Documento dell’ Arebivio Mala- spina di Caniparola.

CLXIV. Lettera patente della Repubblica Fioreniiiia che dichiara il Marchese

Gabriello Malaspina di Fosdinovo Capitano generale dei fanti del suo dominio, dell’ Il agosto 1487. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXV. Accomaiidigia dei Marchesi Malaspina di Filattiera e Godiolasso con il

Duca di Milano, del 30 maggio 1488. Documento riportato dall’ avv. Maccionì, nel Cod. Di|)lom. Malaspina, n.‘ 36.

CLXVI. Esenzione di gabella concessa dal Marchese Gabriello dì Fosdinovo agli uomini di Viano, del 29 ottobre I4F8. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXVII. Lettera di Lodovico Sforza Visconti ai Marchesi Malaspina di Pietragrua per la sua assunzione al Ducato di Milano, del 22 ottobre 1494. Documento in copia deli’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXVIII. Vendita di Fivizzano, Verrucola c Montechiaro, fatta da Carlo Vili,

Re di Francia, per mezzo de’ suoi procuratori al Marchese Gabriello Malaspina di Fo- sdinovo, del $ giugno 1495. Documento in copia autentica pressa di me.

CLXIX. Ratifica della vendila di Fivizzano, Verrucola c Montechiaro fatta dai procuratori del re Carlo Vili di Francia al Marchese Gabriello Malaspina di Fosdinovo, del 25 giugno 1495. Documento io copia autentica che si trova presso di me.

CLXX. Ritorno del Capitanato di Bagnone sotto il dominio della Repubblica Fio- rentina, il i4 ottobre 1499. Documento dell’ Archivio delle Rifomiagioni di Firenze.

CLXXl. Lettera del Regio Senato di Milano alla Repubblica Fiorentina per la restituzione del feudo di Fivizzano al Marchese Gabriello Malaspina, del 13 decembre

1499. Documenta dell’ Archivio Malaspina di Caniparola. CLXXII. Testamento della Marchesa Bianca moglie del Marchese Gabriello Malaspina dì Fosdinovo, del 25 agosto fSOI. Documenlo dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXXIII. Vendita della metà del castello di Treschietto fatta dal Marchese Gio.

Lorenzo del fu Audrea Malaspina al Marebese Morello del fu Dondazio Malaspina di

Trcschietio, del 9 ottobre 1502. Documento dell’ Archivio già fu di Treschietto.

CLXXIV. Imprestilo di diecimila scudi d’oro presi dalla Comune di Fivizzano, per il riscatto de’ dieci ostaggi condotti in Francia dal Re Carlo Vili, fino dal 1494. Atto del

9 settembre 1504, che trovasi nell’ Arebivio dei Sigg. Harebesi Guadagni di Firenze. 104

CLXXV. Emancipizione del Marclicsc Lorenzo Hilupioo fatta dal padre suo Ga- briello Marchese di Fosdinovo, il di 11 giugno 1505. Documento deU’Arcbisìo Mola- spina di Coniparola.

CLXXVI. Possesso di Fosdinovo e di Ponzanvilo dato al Marchese Lorenzo Mala- spina dai procuratori del Marchese Gabriello, suo padre, in ordine alla sua emanci- pazione. Due atti del 1 e 2 luglio 1505, dell’Archivio Malatpina di Caniparola.

CLXXVII. Testamento del Marchese Gabriello Malaspina di Fosdinovo, del 18 maggio 1 507. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXXVIII. Relazione del Marchese Lorenzo Malaspina di Fosdinovo intorno a diversi falli di famiglia e eonlese accadute, scritta intorno al 1508. Documento presso di me.

CLXXIX. Ripudia di erediti fatta dal Marchese Lorenzo Malaspina di Fosdinovo sui beni paterni, nel 16 gennaio del 1.509. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXXX. Mandato di Luigi XII, Re di Francia e Duca di Milano, al Commissario di Pontremoli per far restituire al Marchese Lorenzo Malaspina di Fosdinovo ciò che gli aveva tolto il Marchese Galeotto Malaspina con Francesco, suo lìglio, del 29 maggio 1510. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXXXI. Transazione intorno alle controversie di beni e feudi falla tra li Mar- chesi Lorenzo e figli Malaspina e Lazzaro da una. Galeotto Malaspina e figli dall’altra, del di 8 di luglio del 1510. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXXXII. Divisione di feudi e beni, fatta fra il Marchese Bernabò Malaspina e il

Marchese Lorenzo Malaspina di Filallicra, il di 2 novembre 1511. Documento edito dal

Maccioni nel Cod. Diplomatico Malaspina, n.° 39.

CLXXXIII. Due lettere del Cardinal Burgense, Luogotenente Generale dell’Impero, al Cardinale Sedunense intorno ai Marchesi di Godiolassa, scritte il 14 dicembre del

1512. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CLXXXIV. Lettera del Cardinal Burgense al Commissario Cesareo Andrea del

Borgo a Milano, e altra lettera del medesimo al Duca di Milano, scritte il IO gennaio

1514, su gli affari de’ Marchesi Malaspina intorno al feudo di Godiolasso. Documenti

dell’ Archivio .Malaspina di Caniparola.

CLXXXV. Breve di Leone X papa, a Massimiliano Maria, Duca di Milano, ed altro ad Andrea dal Borgo, commissario cesareo, intorno alla restituzione de’ feudi ai Malaspina, del IO gennaio 1511. Documenta dell’ Archivia Malaspina di Caniparola.

CLXXXVT. Bolla di assoluzione di scomunica di Papa Leone X concessa a donna

Giovanna figlia del q.* Angciolto Ducei di Fosdinovo, il di 11 aprile 1515. Documento presso di me.

CLXXXVII. Convenzioni e patti fra la Repubblica Fiorentina e li Marchesi di

Trescliiello, Gio. Andrea, Mercurio, e Pompeo fratelli Malaspina, del dì 7 giugno 1519.

Documento dell’ Archivio delle Riformagioni di Firenze, nel libro intitolalo Suòou'mìo- nuni Lunensii diocesii, a carL 82.

CLXXXVIII. Dichiarazione fatta dal conte di Nocetto ai Pontremolesi di non essere più soggetti al medesimo, ed elezione in loro principe del Duca di Milano,

Alto del 18 maggia 1522, dell’ Archìvio della Comuniti di Pontremoli.

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CLXXXIX. Letlcrt del Duca di Milano Francesco Sfolla agli uomini del Comune di PunlreoDoli in ringraziamento della dedizione loro al dominio di esso Duca, del ià maggio 1522. Documento dell' Archivio del Comune di Pontrcmoli. Lib. de’ Con- sigli, fogl. 103.

CXC. Aderenza tra la Repubblica Fiorentina e i Marchesi del Castello dell' Aquila e Viano in Lunigiana, Giovanni, Giacoma, e Galeotto Malaspina, del 15 febbraio 1523.

Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola e delle Hiformagioni di Firenze.

CXCl. Cessione spontanea di alcuni edifici fatta dagli uomini di Corlaga al loro Mar- chese Leonardo Malaspina il 17 settembre del 1.525. Documento dell’ Archivio di Tre- schielto, ormai disperso, e qui in copia conforme, per essere stato in altri tempi eopialo.

CXCll. Lettera patente imperiale al Marchese Guglielma Malaspina d' occupare

provvisoriamente alcune terre io Lunigiana, che ritenute furono da Giovanni de' Medici

di Firenze, del 27 ottobre 1525. Doeumento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CXCIII. Sentenza di Cesare Malaspina, Marchese di Malgrate, intorno ai confini

d’isola. Otturano e Corlaga, del 20 agosto 1526. Doeumento dell'Archivio di Malgratc

presso quel feudatario.

CXClV. Confessione di debito di alcuni di Tavemelle a favore del Conte Leonardo

Nocetti, signor di Varano, del 25 maggio del 1528. Documento dell' Archivia una volta

di Varano.

CXCV. Privilegio di primogenitura concesso da Carlo V, imperatore, al Marchese

Lorenzo Malaspina di Fosdinovo, il 12 novembre 1529. Documento dell' Archivio Ma-

laspina di Caniparola.

CXCVI. Supplica dei Marchesi Malaspina di Fosdinovo all' imperatore Carlo V

contro i Fiorentini, per riavere le terre del Capitanato di Fivizzano, del novembre 1532.

Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CXCVII. Lettera esorutora di Carlo V, Imperatore, ai Fiorentini per la restituzione

di Fivizzano e altre terre ai Marchesi Malaspina di Fosdinovo, del 15 febbraio 1533.

Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CXCVIII. Supplica del Marchese Giuseppe Malaspina di Fosdinovo al Duca Medici

di Firenze per riavere alcuni Castelli in Lunigiana occupati dai Fiorentini, scritta

intoruo al 1534. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola in Lunigiana.

CXClX. Mandato di procura fatto dal Marchese Manfredo Malaspina di FilatUera

in Azzone Malas|Hna di Mulazzo per il matrimonio da conlrarsi con Giovanna figlia

del Marchese Lazzaro Malaspina di Olivola, del 5 gennaio 1537. Documento riferito dal Maccioni, Cod. Dipi. Malaspina, n.° 41.

CC. Supplica dei Marchesi Malaspina di Trescbictto per il feudo di Corlaga che

si ribellò e dette ai Fiorentini, fotta all’Imperatore Carlo V, il 31 gennaio del 1537,

in cui si espone il fatto. Documento del fn Archivio di Trescbictto.

CCI. Decreto del Senato Cesareo a cui fu delegata la controversia del feudo di

Corlaga, con la supplica dei figli pupilli Marchesi di delta terra, fatta nel 1537

all' Imperatore, che viene riportata nel decreto. Documento dell' Archivio suddetto.

celi. Lettera di Leonardo Conte Nocetti, Commissario e Capitano di Bagnone, al

Governatore di S. N. Cesarea, del 4 di maggia 1539, intorno a quelli di Corlaga. Docu-

menta del fu Archivio di Treschielto.

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ceni. Livello di lorreni concessi dal reverendo Giovanni Bianchì, Bellore della

Chiesa parrocchiale di Fìviz/.aiio, a Piero Maria Pellegrini di Ceregnano, con iolcrvenlo

e licenza dell’ Abate del Monastero di Linari, il 14 ottobre 1539. Documento che lro>

vasi presso di ine.

CCIY. Diploma di Carlo V, Impcralore, concesso ahi Marchesi Malespina di Pìelra- grua iiilonio al feudo loro nel Tortotiese, del 5 settembre 1541. Documeulo riportalo dal .Maccionì nel Codice Diplomatico Malaspina, n." 42.

CCV. Primogcuiiura del feudo Malaspina di Vìliafranca, Viltà e Virgoletta, concessa da Fcrd. nandù. Imperatore, al Marchese Federigo il 28 febbraio 1559. Documeulo che trovasi in originalo presso i Malaspina di Villafranca.

CCVl. Diploma di Ferdinando I, Imperatore, concesso ai Marchesi Malaspina di Mu* lazzo e Madrignaiio dei loro feudi, del di 8 febbraio 1560* Documento che in originale esisteva nel fu Archivio del Marchese Francesco Malaspina di Mulazzo, Abate di Aulla.

CCVII. Priihugeiiiturn del feudo di Gragnola concessa dall' IrnprTotorc Ferdinando 1 al Marchese Leone Malaspina, il 4 dìceiubre 15G0. Documento dell’ Archivio Malaspina di Cuniparola.

CCVIII. Lettera del Consiglio della Pratica Segreta di Firenze al Marchese Giu- seppe Malaspina di Fosdinovo intorno alla Gabella di Tendola, del 19 febbraio 1562.

Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCIX. Diploma d' investitura del feudo di Pielragrua nel Tortonese concesso dal- r Imperatore Ferdinando I al Marchese Morello Malaspina e consorti, il 23 ottobre 1563.

Doeumeiitu riportalo dal Maccionì nel Codice Diplomatico Malaspina, n.* 43.

CCX. Donazione di beni della .Marchesa Francesca Malaspina di Mulazzo, falla al di tei nipote il Marchese Bernabò di Filatiiera, il di 8 gennaio 1570. Documento ripor* tato dai Maccioni nel Codice Diplomatico Mulaspina, ii.^ 44.

CCXI. Diploma d’ invt^siitura del feudo di Trescbictlo con diritto di primogenitura, concesso dall' Imperatore Massimiliano 11 al Marchese Pompeo Malaspina e a Gioan

Gasparo, suo pronipote, nell* anno 1574. Documento riporlato dal Maccionì nel Codice DiplouiBlico Malaspina, n.^ 45.

CCXll. Bolla del Cavaliere di Santo Stefano Orazio Socuraoi, come Abate del* r Abazia di Linari, per cui conferisce un benelizio semplice al Marchese Trailo Mala* spina di Olivola, del 17 marzo 1574. Documento io copia clic esiste presso di me collettore.

CCXni. Privilegio di salvaguardia e protezione con investitura de* loro feudi con* cesso dall’Imperatore Massimiliano 11 a diversi .Marchesi Malaspina dì Luaigiana, il 15 ottobre 1574. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXIV. BescriUo dell' Impcralor Massimiliano 11 al Governatore e Coosiglierì Mi- lanesi perchè non esercitino giurisdizione contro i Marchesi Malaspina, del 16 agosto

1576. Documento riportalo dal Maccioni nel Codice Diplomatico Malaspina, u.** 46.

CCXV. Inslrumcnto di dote della marchesa Vittona di Negro di Genova, sposa del Marchese Andrea Malaspina di Fosdiuovo, del 19 marzo 1577. Documento deU’Ar- chivio Malaspina di Caniparola.

CCXVI. Diploma d' investitura di feudo dall* Imperatore Rodolfo 11 concesso ai

Marchesi Malaspina di TreschicUo nel 1577. Documento riportalo dal Maccioni nel Codice Diplomatico Malaspina, n.* 47.

Digitized by Googic CCXVII. Diploma d' invesiiUira del feudo di Fosdinovo concesso dalF Imperatnro

Rodolfo 11 al Marchese Andrea Malaspina, il 4 di ottobre 1577. Documento dell' Archivio

Mulaspina di Caniparola.

CCWlil. Testamento di Pompeo Halaspina Marchese di Treschietto, detto il Seniore, e autore del Fidecommisso, del 12 giugno 1578. Documento riportalo dal Maccioni,

Cod. Diplom. Malaspina, n.* 48.

CCXIX. Supplica al Re di Spagna padrone degli Stali di Milano, fatta dal Mar- chese Manfredi di Filattiera per riavere il feudo di Celle nel milanese. Documento in copia presso di me, dell'anno 1579 circa, in lingua spagnola.

CCXX. Donazione di alcuni pezzi di terra all' Altare del Rosario della Chiesa di

Vico, fatta dal Marchese Pompeo Malaspina, il Seniore, di Trcschìello, del 16 marzo 1582.

Documento presso il Rettore di Treschieiio.

CCXXI. Testaineiuo del reverendo Abate Marchese Lepido Malaspina di Gragnola fallo a favore de' suoi figli bastardi, il 12 maggio 1583. Documento dell'Archivio Ma- laspina di Caniparola.

CCXXII. Accomandigia e lega del Marchese Gioan Ballista Malaspina del Castel deir Aipiita c Gragnola con il Granduca di Toscana, Ferdinando de' Medici, del 17 agosto del 1590. Documento presso di me collettore.

CCWIll. Testamento della Marchesa Eleonora figlia de! fu Conte Leonardo No- cetli di Bugnone, e moglie del fu Pompeu Malaspina, il vecchio. .Marchese di Tre- schietto, del 9 novembre 1601. Documento dell' Archivio Malaspina di Malgraio.

CCXXIV. Contrailo di matrimonio del Marchese Leonardo Malaspina di Podenzona con la Marchesa Aloigia di Fosdiuovo, del 18 luglio 1602. Documento dell' Archivio

Malaspina di Caniparola.

CCXXV. Testumenio del Marchese Andrea Malaspina di Fosdinovo, del 22 di> cembro 1610. Documento dell* Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXXVI. Diploma d' investitura concessa dall’ imperatore Matiias al Marchese

Pompeo Malaspina, il giovane, di Trcschiclto, il 15 dicembre del 1615. Documento riportato dal Maccioni nel Cod. Oiplom. Malaspina, n.^ 55.

CCXXVII. Procura del Marchese Manfredi Malaspina di Filaliiera per suoi alTnri a

Pietro Martelli, del 9 dicembre 1619. Documento riportalo dal Maccioni nel Codice

Diplom. Mulaspina, n.” 55. CCXXVIll. Procura del Marchese Manfredo Malaspina di Filattiera come curatore del Marchese di Stiverò, del 17 agosto 1639. Documento riportalo dal Maccioni nel Codice Diplomatico Malaspina, n." 57.

CCXXIX. Sentenza imperiale intorno al possesso di Viano conteso dai Marchesi

Malaspina di Gragnola, del 22 gennaio 1621. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXXX. Lettera dell' imperatore Ferdinando II al prìncipe di Massa Alberico Cybo

Malaspina, e al Marchese Giacomo Malaspina di Fosdinovo, del 16 selicmbre 1621, iolordo al feudo di Viano. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXXXl. Diploma d' investitura del feudo di Treachietto concesso dall' imperatore

Ferdinando II al Marchese Pompeo Malaspina, il giovane, del 1621. Documento rìpor> tato dal Maccioni nel Codice Diplom. Malaspina, 58. 108

CCXXXll. Delegazione dì Commissario imperiale in tunigiaua fatta nel Marchese

Hinaldo Malaspina di Suvero per il cesareo Commissario d'Italia, il 20 gennaio 1622. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXXXlll. Testamento del Marchese Giulio Cesare Malaspina di Madrignano, fatto

nel 12 agosto 1G30. Documento in originale presso di me Emanuele Cerini.

CCXXXIV. Commissione imperiale data do Ferdinando li, imperatore, al Marchese

Giacomo Malaspina di Fosdinovo, intorno al feudo di Madrignano, il 15 marzo 1G52.

Documento dell’ Archivio Maisspina di Caniparola.

CCXXXV. Intimazione dell’ imperatore Ferdinando II al Marchese Rinaldo Mala* spina di Suvero di restituire il feudo di Madrignano violentemente occupalo, il 15 marzo 1G52. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXXXVl. Aceomandigìa fallii dal Marchese Rinaldo Malaspina di Suvero con il

Re Filippo IV di Spagna, Signore dì Milano, il 24 aprile 1632. Documento dell' Ar* chivio Malaspina di Caniparola.

CCXXXVIi. Procura fatta dai Marchesi Malaspina di Podenzana al Marchese An- nibale Malaspina di Villafranca per trattare a Milano la causa intorno ai diritti dei

Molaspina soggetti solo al Sacro Impero, del 15 aprile 1633. Documento presso di me collettore.

CCXXXVIH. Lettera e sentenza di Ferdinando II, imperatore, al Marchese Giacomo

Naiaspina di Fosdinovo contro il Marchese di Suvero Torquato Malaspina dei 13 feb- braio 1634. Documento dell’ Archivio Malaspina dì Caniparola.

CCXXXIX. Diploma d' investitura del feudo di Treschiello do Ferdinando IH, im- peratore, concessa al Marchese Gio: Gasparo Malaspina il 1636. Documento riportato dal Maccioni nel Codice Diplomatico Malaspina, n.* 59.

CCXL. Lettera di Carlo II, Re d' Inghilterra, al Marchese Spinella Malaspina di Olivola, del 10 marzo 1G36. Documento riporialo dal Maccioni nel Codice Diplo- matico Malaspina, n.” 60.

CCXLI. Decreto di Ferdinando HI, imperatore, intorno alla successione del feudo di Madrignano, contesa dai Marchesi di Mulazzo e dai Marchesi di Suvero del 15 gen- naio 1638. Documento riportato dal Maccioni, Op. cit. .** 61.

CCXLil. Testamento del Marchese Cosimo Malaspina di Viano e Castel dell* Aquila, del di 23 ottobre 1658. Documento dell’Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXLIII. Relazione di fatti accaduti fra ti due fratelli Cosimo e Alessandro Mala- spina, Marchesi di Gragnola, Viano, ec. nel 1630. Documento dell’ Archivio Naia- spina di Caniparola.

CCXLIV. Testamento del Marchese Alessandro Malaspina di Gragnola, del 23 agosto 1640. Documento dell* Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXLV. Pace conchiusa a Genova tra il Marchese di Fosdinovo Giacomo Naia- spina e il Marchese di Suvero Torquato Malaspina, del 13 gennaio 1641. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCXLVI. Relazione vera dei fatti accaduti al Marchese Giacomo Malaspina di Fo- sdioovo per cagione del suo Gglio Andrea, del 1642. Documeoto dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

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CCXLVM. Lettera dell' imperalore Ferdinando III al Granduca di Toscana intorno al feudo di Gragnola, del 7 aprile I6i4. Documento dell’ Archivia Malaspina di Caniparola.

CCXLVIII. Sentenza imperiale intorno ai leiidi di Gragnola, data a favore del

Marchese Giacomo Malaspina di Fosdinovo, il 4 marzo 1644. Documento riportato dal

Maccioni nel Cod. Diplom. Malaspina; n.° 63.

CCXLIX. Investitura imperiale del feudo di Gragnola concessa dall’ Imperatore

Ferdinando III al Marchese Giacomo .Malaspina di Fosdinovo, il 4 marzo 1644. Docu- mento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCL. Ordinanza imperiale ai Marchesi Malaspina di Lunigiana di non aderire nè aiutare Lodovico Re di Francia unito al Duca di Savoia nella guerra contro Milana, il 29 di giugno 1644. Documento dell’Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLI. Pagamento e cessione di diritti intorno ai feudi di Gragnola e Viano sti- pulati fra il Granduca di Toscana e il Marchese Giacoma Malaspina di Fosdinovo, il 22 ottobre 1644. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLII. Mandato inibitorio dell’imperatore Ferdinando III al Marchese Giacomo

Malaspina di Fosdinovo di non alienare o ipotecare il feudo, del 7 giugno 1632. Do- cumento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLIII. Rescritto di Ferdinando III, imperatore, ai Marchesi Paolo e Morello

Malaspina perchè nissuno disponga o alieni il feudo di Madrignano, del 14 settem- bre 1634. Documento in copia presso di me Emanuelle Cerini collettore.

CCLIV. Procura per la decisione su la vertenza di confini fra il Marchese di

Olivola e quello di Podenzana e Monti, del 19 luglio 1664. Documenlo dell’ Archivio

Naiaspina di Caniparola.

CCLV. Diploma dell’imperatore Leopoldo dato al Marchese Pasquale Malaspina di

Fosdinovo, in cui rinnuova il privilegio di batter moneta, del IO di aprile 1666. Docu- mento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLVI. Procura del Marchese Ferdinando Malaspina al suo fratello Pasquale Mar- chese di Fosdinovo, del 20 settembre 1667. Documento dell’ Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLVII. Divisione del feudo di Gragnola tra li fratelli Marchesi Pasquale, Ippolito, e Ferdinando Malaspina di Fosdinovo. del 18 marzo 1668. Documento dell’ Archivio

Malaspina di Caniparola.

CCLVIII. Capitoli e convenzioni tra la vedova Marchesa Cristina di Fosdinovo e il Granduca di Toscana, stipulati il 6 marzo 1671. Documento deU’Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLIX. Diploma dell’ imperator Leopoldo intorno all’ amministrazione del feudo di Fosdinovo, e intorno ai curatori al ventre pregnante della Marchesa di detto feudo, del di 1.° giugno 1671. Documento dell’Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLX. Investitura del feudo di Tresehietto concessa dall’ imperatore Leopoldo ai

Marchesi Malaspina di Tresehietto, il 23 gennaio 1690. Documento pubblicato dal Mac- cioni, Cod. Diplom. Malasp. n.° 68.

CCLXI. RatiGca su la composizione di dote della Marchesa Eleonora Malaspina del Ponte Desio, vedova dei fu Remigio Pompeo Marchese di Tresehietto, col consenso 15

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de' (li lei fralclli; del di 12 seuembre 1690. Documento che Irovasi in casa Eredi di

Fivizzano, ora di proprielù del Neri.

CCLXIl. Ratifica di debilo e vendita di una casa fatta dalla Marchesa Paola Mala- spina di Licciana, moglie del Marchese Obizzo e madre del Marchese Giacomo Aoioniu, del 7 agosto 1691. Documento clic trovasi in casa Eredi di Fivizzano, ora di proprietà del Neri.

CCLXIll. Attestazione e prove di nobiltà del Marchese Scipione Mulaspina di Fi- lailiera per entrare Cavaliere di Multa; del 20 maggio 1697. Documento riportato dal

Naceioni ne! Cod. Dìplom. Malasp. n.** 69.

CCl.XIV. Diploma d' investitura del feudo di Filatticra concesso dall’ Imperatore

Leo|)olda ai Marchesi Gio. Manfredi c Ippolito fralclli Malaspina, il 22 aprile I69S.

Documento riportalo dal Muccioni nel Cod. Diploin. Malaspina, n.^ 71.

CCLXV. Protesta del Marchese Carlo Malaspina di Fosdinovo contro gli alti del

Governo di Milano intorno al richiesto giuramento e indeuuità del detto feudo ; del

18 aprile 1703. Documento delf Archivio di Caniparola.

CCLXYI. intimazione imperiale falla al Marchese Carlo Agostino di Fosdinovo di pagare un censo nllu Marchesa di Podenzana Maria Lucrezia, figlia del fu Cesure Maria

Malaspina; del 17 febbraio 1707. Documento deir Archivio Malaspina di Caniparola.

CCLXVII. Donazione alla chiesa c monastero di S. Michele di Monte fondato già

fino dal 1094. fatta da Bora e Adila sua madre, delle terre in Cerbiano ce. nel mese

di gennaio llOi. Documento dell'Archixio Malaspina di Caniparola.

PARS II.

I. Descrizione della falsa distruzione di Luni fatta dai Normanni nel dicembre

deir 857. Documento registrato nel Codice Pallavicino di Surzann, qui tradotto in ita-

liano dal latino.

II. Sentenza di Arnadco. Conte Palatino, intorno ad olcunc vertenze con alcuni

Vescovi d' Italia, data il 4 marzo 897. Documento riporioto dal Muratori, Aut. 1t. Med.

Aev., I, 497; e dal Pacclii, Ricerche sulla Gorfugnanu, n.^ 111.

III. Lodo 0 sentenza data dal Marchese Franceschino Malaspina del fu Niccolò,

intorno alle liti tra 1 popoli di Albiano, Caprigliolu. $. Sii-funo cc., del 27 marzo 1326.

Documento dell’ Archìvio di Caprigliola e S. Stefano.

IV. Compromesso fallo dai .Marchesi Currado di Corsica c Guglielmo del fu Andrea

Marchese dì Mussa intorno a diverse dilTorenze, nel 1.^ settembre 1240; e Sentenza

degli arbitri del di 2 detto mese c anno. Documento dell' Archivio Malaspina di Cani-

parola.

V. Locazione di terre poste in Tergugliana e Fiassano, fatta da Gerardo di Mal-

pelo da Rio il 6 di ottobre 1245. Documento in pergamena presso di me Emamielle

Cerini collettore.

VI. Attestazione di possesso di terre in Bataiasco fatta dal procuratore dei .Mar-

chesi Malaspina nel 25 agosto 12GG, essendo Vicario in Lunigiana Tancredi degli

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Avvocali di Lucca. Documento in pergamena che esìste presso di me Emanucllc

Gerini coliellore.

VII. Quietanza fatta da un certo Dnmiro di Fivizzano ad alcuni di Verrucola per

ceni beni, del 28 febbraio 1297. Documento in pergamena presso di me Emanucllc

Cerini collettore.

Viti. Procura per liti fatta dai Signori della Ripa contro Niccolò Marcliesollo Mala-

spina. Marchese di Filaiticra, dei ti gennaio 1536. Documento pubblicato dal Maccioni

Codice Dipi. Malaspina, n. 10."

I\. Vendita di terreni fatta col consenso del Marchese Giovanni, dello Bercila,

Mnlaspina di Filaltiera; del 5 maggio 1540. Documento pubblicato dal Maccioni nel

Codice Dipi. Malaspina, n." 17.

X. Vendila di affluì e altri diritti di terreni fatta coll' intervento di Giovanni

detto Bcrrclla Malaspina ed altri Marchesi di Filaltiera, del 5 ottobre del 1541. DocU'

mento pubblicalo dal Maccioni, Cod. Dipi. Mal. n."18.

XI. Donazione, o investitura in feudo perpetuo di alcune terre in Lunigiana fatta

da Gio. Galeazzo Visconti, Duca di Milano, ai Marchesi Spinetta e Leonardo Malaspina,

del 2 dicembre del 158G. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparoia.

XII. Composizione intorno ai confìni tra gli uomini di Carrara, mentre era sog-

getta a Paolo Guinigi, Signore di Lucca, e gli uomini di S. Vitale di Massa, in cui si

riscontrano molte antiche famiglie di que' luoghi; fatta nel 18 aprile 1407. Documento

in pergamena presso il Conte Andrea Tendermi di Carrara.

XIII. Dedizione di Sarzana falla al Magisiraio e Repubblica di Genova con appro-

vazione del Bouciquaut Maresciallo del Re di Francia, il 25 novembre 1407. Docu-

mento deir Archivio di Sarzana, riportato da Bonaventura de* Rossi nella sua ColU c a- nea ms.

XIV. Sentenza intorno ai confini data dagli arbitri Marchese Morello Malaspina

di Mulazzo, e Marchese Leonardo Malaspina di Castel dell* Aquila per la vertenza

tra gii uomini di Olivola e Pelleronc da una parte, e quelli di Aulla dall* altra, del 19

gennaio 1417. Documento dell* Archivio Malaspina di Pellerone c di Aulla.

XV. Possesso di Cigno e di Cìgnolo preso dal Marchese Niceolao Malaspina per

sè e suo fratello Bernabò, il 24 agosto 1453. Documento pubblicalo da) Maccioni nel

Cud. Dipi. Malaspina, n." 28.

XVI. Lettera di Antonio Ivanì comprovante alcune cose storiche intorno a Luni.

scritta a Niccolò Michelozzi ai 13 di dicembre del 1476.

XVII. Pagamento fatto dal Marchese Manfredo I Malaspina di Godiolasso ai Marchese

Morello Mnlaspina di Pictragrua, il 25 scUembre 1480. Documento pubblicato dal Mac-

cioni nel Cod. Dipi. Malaspina, n." 57.

XVIII. Mandato di Carlo V, imperatore, contro il Duca Farnese di Parma, diretto

ai Marchesi Malaspina di Lunigiana, del 15 maggio 1551. Documento dell’ Archivio

Malaspina di Caniparoia.

XIX. Divisione di beni c feudi fatta dai Marchesi Iacopo, Leone c Gio. Battista

Malaspina del Castel dell'Aquila, il 13 luglio 1559. Documento dell' Archìvio Malaspina

di Caniparoia.

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XX. luvcslilura di lerrcoi data dai Marchesi Malaspina di Filatticra, Scaramuccia

e Camillo, a Micbclotlo di Gragnano, il 17 settembre 1S50. Documento ri|>ortato dal

Maccioiii nel Cadice Diplom. Malaspina; n.° 40.

XXI. Procura per liti del Marchese Manfredi Malaspina di Filattiera, fatta come

curatore di altri Malaspina di Suvero, del 17 agosto 1699. Documento riportato dal

Macedoni nel Codice Diplom. Malaspina; n.° 50.

XXII. Contratto di pagamento di dote eseguito fra li Marchesi di Filatticra e

quelli di Olivola, nel 3 dicembre 1591. Documento riportato dal Maccioni nel Cadice

Diplom. Malaspina; n.° 52.

XXIII. Posizione di confini Ira il feudo del Marchese Obizzo Malaspina di Cicciana

e del Marchese Ferdinando del Ponte Bosio dalla parte del Tavarone. Documento dell’ il settembre 1665, che si trova nell’Archivio Eredi di Fivizzano, ora presso il

Neri.

XXIV. Permuta e vendila di terreno fatta dal .Marchese Oliizzo Malaspina di I.ic- eiana con il Dottar Giovanni Eredi di Gabanasco il IO di novembre 1672. Documento dell'Arehivio Eredi di Fivizzano, ora presso del Neri.

XXV. Deposizione di testimoni intorno alla peste del 1629 e 1630, e intorno al

Ponte detto la Travicella del fu Marchese Obizzo I di Licciana morto circa il 1633, rugala nel settembre del 1689. Documento deli' Archivia Eredi, adesso del .Neri di Fivizzano.

XXVI. Commissione cesarea data il 3 luglio 1698 al Conte Borromeo aflinehè non sia alienalo il feudo di Trcscbiclto. Documento pubblicato dal Maccioni nel Cod.

Diplom. Malasp. Pari. Il, n.° 1.

XXVII. Pano di famiglia stipulalo Ira diversi Marchesi Malaspina di Lunigiana intorno ai loro feudi, il 4 agosto 1708. Documento pubblicato dal Maccioni nel Cod.

Diplom. Malaspina; n.* 62.

XXVIII. Transazione intorno ad un censo e cessione di beni fatta dalla Marchesa di Podenzana .Maria Lucrezia con il Marchese Carlo Agostino di Fosdinovo, nel 6 aprile

1708. Documento dell’Archivio Malaspina di Caniparola.

XXIX. Lettera di Carlo VI, imperatore, al Marchese Alessandro di Podenzana

intorno al feudo di Treschietio, del 4 marzo anno 1712. Documento pubblicato dal

Maccioni, Cod. Diplom. Malaspina; Pare II, n.° 11.

XXX. Esposizione di cose intorno al feudo di Trcschietto fatta dal Marchese

Alessandro Malaspina di Podenzana all’Imperatore Carlo VI, nel 1713. Documento pubblicata dal Maccioni nel Cod. Diplom. Malaspina. Parte II, ii.° 12.

XXXI. Esenzione dalle Varie e fazioni feudali concessa dal Marchese Giacomo

Antonio Malaspina di Licciana alla famiglia Ercoli di Gabanasco il 29 decembre 1720_

Documento dell’Archivio Eredi di Fivizzano e ora presso del Neri di detto luogo.

XXXII. Esenzione dalle Varie c fazioni, aggravi e Dazle feudali concessa dal Mar- chese Giacomo Malaspina di Licciana al dottor Dionisio Eredi di Gabanasco, per rimu- nerazione di servigi intorno alla lite de’ feudi di Amola, Campocontra e annessi contro

il .Marchese di Suvero, rogata il 21 aprile 1724. Documento dell’Archivio Eredi di

Fivizzano, e ora presso il Neri.

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XXXIII. Diploma di Rinaldo d'Este, Duca di Modena, conccs<>o al Marchese Azzo

Federigo Malaspiua di Villafranca di assumere il casato Estense, dato il 3 maggio 172(>.

Documento che si trova presso il vivente Marchese Federigo in Villafranca.

XXXIV. Lettera del Conte Borromeo di Milano alli Marchesi Malospina di Luni-

giaua intorno olle truppe Cesaree, scritta il 21 maggio 1730. Documento dclF Archivio

Malaspina di Caniparola.

XXXV. Concessione di primogenitura del feudo di Gragnola data dall’ Impcralor

Carlo VI ai .Marchesi Gabriele e Azzolino Malaspina di Fosdinovo, il 7 luglio 1733. Documento dell'Archivio Malaspina di Caniparola.

XXXVI. Apposizione di un termine di confine tra lo Stalo di Genova c il Mar-

chesato di Fosdinovo in Pachezana, falla il 27 giugno 1763. Documento dell' Archivia

Malaspina di Caniparola.

XXXVII. Attestazione intorno al Marchese di Podenzana falla dal Marchese di

Licciana sopra alcune vergenze; del 13 marzo 1773. Documento in copia presso di me collettore.

XXXVIII. Testamento del Marchese Ignazio Malaspina di Licciana, fatto nel I7S8,

Documento in copia presso di me collettore.

XXXIX. Supplica dei .Marchesi Malaspina di Lunigiana allo Imperatore per essere

sgravati di una imposizione che chiedeva da essi, fatta il 27 gennaio 1793. Documento dell' Archivio Malaspina di Caniparola.

XL. Lettera di Giovanni Manzini di Motta sull' antico costume del zocco del

Natale, scritta al Marchese Spinetta Malaspina di Fosdinovo il 23 dicembre 1388.

Documento edito dal Lazzari ne' suoi Anecdota Romana.

XLI. Assegnazione di beni alla vedova Favorita, moglie del q.* Cecco, di cui fu

per una parte erede Guido di Bonaparte di Marciaso. Atto del 28 febbraio 1337. Docu-

mento che si trova in pergamena presso il Nobile Sig. Stefano Bernucci di Sarzana, e qui in copia mutilata.

XLII. Confessione di debili di alcuni di Varano fatta al Conte Leonardo Nocctti,

loro Signore, per tanto formenio avuto, per cui bisogna credere esser egli stato pa-

drone di quel feudo. Atto stipulalo in d.° luogo il 23 maggio 1328, che si trova nel-

l' Archivio di Varano.

XLIII. Invcstilura in feudo di terreni e beni in Quarazzana fatta da Uberto di

Solicra a Gerardino di Quarazzana con vassallaggio, stipulata il IC febbraio 1233.

Documento autentico in pergamena presso me Emanuele Gcrini di Fivizzano.

XLIV. Petizione e procura fatta dagli uomini di Cosciana per avere c stabilire

chiesa Parrocchiale nella Basilica di S. Maria, di fresco eretta in Casciaiia stessa, al

Vescovo di Luni Sarzana, perchè non possano senza grave incomodo andare a Codi-

ponle loro Parrocchia. Carla rogala l'8 novembre del 1382, che si trova nella Can-

celleria di Fivizzano.

XLV. Sentenza arbitrale sulle diOcrenze di confini tra L'gliano, Marchesato di

Fosdinovo, ed Equi della podesteria di Codiponle, Stato Fiorentino, rogata nell' anno

1439 il 21 dicembre. Documento esistente nella Cancelleria di Fivizzano.

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\LVI. Capiloli falli dui Comune di Castiglìonccllo nella sua dedizione alla Bepub-

bliea Fiorenlina, il 6 itiarzo del 1477. Documento in pergnmena della Cancelleria di Fnizznno.

XLVII. Dedizione e Capiioli falli dal Comune dì Groppo S. Piero con la Bepub'

blica Fiuretiltna, il C di marzo 1477. Documcnlo in pergamena della Cancelleria di Fivizzano.

XLYlil. Dedizione c capitoli fatti dai Comuni di Soliera, Ccsirano c Moncigoli

con la Bepubblicu Pioremina il C marzo del 1477. Documento in pergamena della

Cancelleria di Fivizzano.

XLIX. Capitoli della dedizione di Argigliano alla Bepubblica Fiorentina, fatti il 5

di aprile 1553. Documento de riscontrarsi nel Lib. intitolato: Lunen$. Dioeceais del-

r Archivio delle Biformagìoiti di Firenze Class. XI D. 1 n.^ G2 a car. 48, qui copialo

da altra copia della Cancelleria di Fivizzano.

L. Vendila di possessioni, o diritti fatta dai Canonici della Chiesa di Luni a Giliolo

del q.” Marehesello di Mulazzo, posti nella Villa di Budalaseo cc., nell'anno 1241.

Documento io pergamena presso di me Emanuellc Gerini di Fivizzano.

I.l. Investitura di feudo onorifico dì terreni fatta dai Marchesi Manfredo, Morucllo,

c Alberto fì^H del q.” Corrado Malaspina per sé e per i Ggli del fu Federigo loro fra-

tello, ai signori Opicino c Federigolto di Varico (?) rogata il 21 aprile 126G. Documento

in jvergamena, che esìsteva nell' Archivio marchionale della Bastia.

Lll. Procura per affari fatta dal Marchese Leonardo del q." Morucllo Malaspina

de' Marchesi di Trcschictto al Dottor Galeazzo Belmesseri di Pontremoli, stipulata il

30 agosto 1531. Documento dell' Archivio di Licciaiia. LUI. Particola del teslameiUo della Marchesa Maddalena, vedova del Marchese

Gio. Spinetta dì Villafranca, per alcuni legali, fallo a Montia il 14 agosto 1534. Docu-

mento in copia mutilato.

LIV. Fondazione e dotazione della Parrocchia di Lusana in Lunigiana fatta dagli

uomini di Lusana e Bussalo nel feudo di Lìcciaiia; del IG marzo 1519. Documcnlo

dell' Archìvio Generale dì Firenze. LV. Accomandigia c protezione della Repubblica Fiorenlina a favore dei Marchesi ^ Gabriele q." Antonio Alberico di Fosdinovo e Leonardo q.” Lazzaro q.* Antonio Albe-

rico suddetto, stipulala il 13 gennaio 1468. Documento dell' Archivio di Caniparola

c delle Rifurmagioni di Firenze.

LVl. Iiivesiilura di feudo concessa dall' Imperatore Mattia al Marchese Lazzaro

Malaspina di Oltvola c annessi, del 14 dicembre 1615. Documento dell'Archivio di

Olivola.

LYil. Investitura di feudo concessa dall' Imperatore Ferdinando IN al Marchese ^ Spinetta Malaspina di Olivola e annessi, segnala il dì 15 aprile 1633. Documento deir Archivio di Olivola.

LVIll. Investitura del feudo di Olivola concessa dall' Imperatore Leopoldo I al

Marchese Lazzaro Malaspina di Olivola, il 2 dicembre 1683. Documento che si trovava

in originale nell' Archivio marchionale di dello luogo.

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LIX. Investitura del feudo di Olivola, concessa dall' Imperniar Carlo VI, al Mar-

chesu Giuseppe Francesco Maluspina di Olivola, il 16 gennaio 1717. Documenlo del-

r Archivio marchionale dt Olivola.

LX. Invcstiiura del feudo di Olivola concessa dall* Imperatore Francesco al Mur-

ehese Lazzaro .Malaspìna di Olivola il 17 novembre 1739. Docnincnlo dell' Archivia

marciiiuiialc di Olivola.

LXI. Accomandigia fatta Ira li Marchesi di Mulazzo, Bonifazio, Morello, Stefano c

Gio. Giacomo Maluspìna q.” Paulo, c Francesco II Sforza Duca di Milano per i loro

feudi di Mulazzo, Gropoli, Moiitevegio, Pozzo, Parane c Madrignano in Lunigiana, il

di 4 maggio del 15i3. Documento esistente nell'Archivio di Mulazzo.

LXII. Statuti e costituzioni del Capitolo de' Canonici di Luni fatti con In sanzione

di Bernabò, Vescovo di Luni e Conte, nella Rocca di Casielmiovo di Luni, il 17

maggio 1508. Documento copiato dal Codice della Chiesa di Sun Tcrcnzo di Fivizzano,

che era di quel Capitolo, e si trova anche nel Codice Pallavìcino.

LXIII. Donazione di privilegi e attestazioni singolari concessa alla nobil famiglia

Crcscini. giù Sigiioriiii, di Mulnzzo da' Marchesi Malaspina di Lunigtann, per le cause

onorevoli clic in essa sono esposte, stipulala in Firenze il I.** aprile 1619. Documento

avuto dalla famiglia Crcscini di Groppoli.

60. OlAtV'DOUCI^'ICI (Francesco). RIstreUo di memorie wfor/c/ic (fella città di Oirrnra

dayli Elriuchi fino al Governo dì S, A, Ser."« Felice /, Principe di ì.ucca e Piombino

autenticamente eetratte. 1806.

Codice in 4.**, di pag. 28, posseduto dall' egregio sig. nolaro Dionisio Giandomc-

nici, figliuolo deir autore. iXel frontispizio, che non è compreso nella numerazione,

oltre al titolo, si trova V arme di Carrara. A pag. 1 si ha V avvertimento seguente

A chi legge: « Le istodche notizie della Patria dovendo interessare chiunque in essa

< è nato, ho credulo di potere incontrare il genio di gran numero di persone, che

« desideravano di averne una positiva cognizione. Questi scritti però non sono che

« una raccolta di cose principali, che risguardano la nostra ciitù di Carrara, estratte

da fogli autentici, documenti ed autorità che non ammettono cccczioue aicnna.

« Non è giù stata mia intenzione di tessere una storia, mentre so quanto lungo e

• penoso studio questa richieda, e quai migliori talenti siansi in essa distinti; nm

« soltanto col pubblicarle ho avuto in mira di aprire un campo a chi di più giuste

« cognizioni dotato, avesse in pensiero dì formare un' opera, che io non fo che indi-

« care ». Le Memorie si dividono in 9 capitoli, come appresso:

I. Dell’ origine di Carrara,

li. Della Chiesa di Garrura.

III. Degli uomini celebri nelle arti e nello scienze,

IV. Descrizione del territorio di Gnr«r«.

V. Fatti notabili.

VI. yl^ricoZ/ura, arti, commercio^ produzioni, manifatture.

VII. Dominanti di Carrara.

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Vili. V

IX. Vantaggi cui ha diritto Carrara di aspirare nel presente Regime.

L'na copia di (|ucste Memorie trovasi presso il Sig. Marchese Giuseppe Campori di

Modena. È in 8.° e ai compone di 20 carte. In’ altra copia è poiteduta dal reverendo signor canonico Don Pietro Andrei di Carrara.

Il nostro autore nacque a Carrara il di 8 gennaio 1776 di Giovandomenico Gian-

domcnici c di Casimira di Hichelangiolo Zeni. Fu notaio di proressionc, c coltivo le

buone lettere e la poesia. Oltre il presente lavoro, scrisse un dromma intitolato / tre

Imperatori o la giornata di Auslerlitz, che si conserva manoscritta presso il llgliuolo

di lui. Per sollazzo dava ragguaglio all’ amico suo Giovambattista VaccA di Carrara.

Giudice a Viareggio, delle notizie che accadevano olla giornata nel suo paese; e di

queste notizie, alle quali pose il titolo di Giornale Carrarese, travasi presso il figlinolo

il 3.° numero, in data di sabato 14 novembre 1807. Mori improvvisamente a Carrara

il 4 luglio 180‘.l.

fil. CilOROIlVI (Nicolao). Memorie per seruire atta storia della propria vita.

Si conservano manoscritte a Hontignoso presso il prof. comm. Gaetano Giorgini Senatore del Regno.

Nicolao nacque a Montignoso il 27 gennaio del 1773; morì a Massarosa il 27

febbraio del I8.’>4. Sostenne onorevoli ambascerie al tempo della Repubblica demo-

cratica di Lucca; fu Prefetto prima di Casteinovo di Garfagnana, poi di Massa e Car-

rara, sotto la signoria de’ Principi Baciocchi; Gonfaloniere della città di Lucea, Ministra

dell’ Interno e Presidente del Consiglio de’ Ministri del Ducato Lucchese, durante il dominio de’ Borboni.

62. GOLFO ( Il ) della Spezia. Carta a penna, alta metri 0,SI, larga 0,70, posseduta dal sig. Achille Neri di Sar-

zana. È fotta sopra una scala di miglia tre. Porta sotto la leggenda ( nella quale

brevemente si descrive il Golfo), il nome dell’autore cosi: BART. RATTL'S P. I78!i.

63. GRIHALDI ( Gabriello ). saggio scientifico de’ paesi aggiunti all’antico Stato Lucchese; dove si parla della Garfagnana e di Carrara.

È ricordalo da Paolo Giovanni Bertolozzi nel suo Elogio dell’ nbb. D. Gabriello

cav. Grimaldi, che si legge nel tom. XXVIII, n.° 82, del periodico lucchese La Prag-

maiogia Cattolica. Questo Saggio non vide mai la luce, nè trovasi tra i manoscritti

del Grimaldi posseduti dalla R. Biblioteca Pubblica di Lucca, e s’ ignora dove sìa an-

dato a finire.

6i. Gl'.tRIIVI (Battista). Gratnlaaio ad AVeofoum V' Aomanum Ponlifieem de eius eleclione.

Il Padre Lodovico Iacopo da S. Carlo dice a pag. 328 della sua Bibliotheea pon-

tificia che esiste manoscritta Oxomiae in Bibliotheea Collega Lincolniensis.

Digitized by Google 6!l. Gi.'ERRA ( Pompeo ). Diario luaoaoae. Pompeo del Consigliere Alessandro Guerra e di Amalia GazsoUi nacque a Massa

il IS agosto del I78S; morì ai 9 d’aprile del 1868. In questo Diario registrò egli

minutamente per lunghi anni i fatti che accadevano io Massa alla giornata, ciò che

si diceva 0 narrava dalle gazzette, le spese della sua casa, e altre notizie di minor

conto. Trovasi adesso manoscritto presso gli eredi suoi, ed è a sperare che non vada

disperso. Il Guerra fu impiegato contabile del Governo di Massa e Carrara, e lavorò

con molto zelo nell’ Olfiiio di Statistica. Pel censimento del 1862 ebbe in premio la

medaglia di bronzo.

66. IIISTORI.t del preliotittimo Sangue di Nottro Signior Cietù Otritlo, che ti conserva nel Duomo di Sorzana.

In i.°, di pagg. 48, posseduta dal Marchese Angelo Alberto Remedi di Sarzana.

V llistoria si compone di 12 capitoli, come appresso:

I. Della città di Sarzana.

II. Singoiar privilegio concetto da Dio al Popolo Sarzunete,

III. Quando et in che modo venne a Luni quello pretioto Sangue, et come [‘otten-

nero 1 Luneti.

IV. Come la nave gionte in porlo, et i Luneti vennero a confesa coi Luccheti.

V. .Vemoria del pretioto Sangue, tradotta da un libro d' antichità nel coltello

di Cufiee.

VI. Delta trailazione del Santiitimo Sangue in Sarzana, e della tede Epitcopale

di Luni ridotta in etto.

VII. Qualmente quello Sangue eia di quel vero che tparte notiro Signor Gieià

Chriito.

Vili. Miracolo ilupendo del preliotitiimo Sangue, e gralie ricevutesi dal medetimo. IX. Fetta tollenizaitt in ringratiamenlo del favor ricevuto. X. Delle reliquie donale alta Chieia cathedrale di Sarzana dal Vescovo Saivago.

XI. Della fetta del SS. Sangue che ti celebra ogni anno in Sarzana.

XII. Bulla fficolai V.

Segue nello stesso codice una copia del Diicorto tenuto, [anno MDCLXXXIII,

per il pretioto sanpue di Chriito, che ti conserva nella città di Sarzana, autenticato

da antichiitinui traditione, la Domenica in Albii, dal mollo reverendo Padre fr. fgnatio

Savini, romano, dello volgarmente il Padre Cavallino, Afinore Ottervante di S. Franeeleo,

essendo [ auttore di patiaggio in detta città (I). Al Discorso tien dietro un’ode inti-

tolala: Sarzana trionfante nella fetta del Sangue pretioto di noitro Signor Gieiù

Chriito, che con altre tante reliquie nella tua Cathedrale ti conterva, che comincia:

n Ciiils di tiuoTÌ sllori Euterpe II crine

n Cengia in giubilo il duolo 0 Deilando al mono l'armonioM cetra.

(1) Quello diacono fu impretso ne' Panegirici del Sarioi, editi a Roma nella ilamperia dì Domenico Antonio Ercole l'anno 1S85. 16 118

Vengono poi due sonelli ; de' quali uno iratla de’ veri epiteti del Sangue di Christo,

r altro di Dio tritio et uno, per oceaeione delta fetta det pretioto Sangue, che ti celebra

in Surzano il giorno della Santittima Drinità. Di quest' ultimo è autore il Cavatier

Batti. A pag. 47 e scg. si legge la Divotitiima lode al verace Sangue di notlro Signor

Gietù Chritio, che ti conterva in Sarzana, già compatta a prò' de' Fedeli dal H. R.

P. Fra Gio. Marco Lenzi de' Minori Ostervanli Riformati di S. Francetco e colletlor di quatta nottra Historia del Santittimo Sangue,

67. lACOPETTI (Gaspare). Poenle e prone oalosrore.

In fogl. di cart. 246, presso il niarehese Giuseppe Campori di Modena, che lo

comprò dagli eredi di Carlo Frediaiii massose. Delle poesie contenute in questo vo-

lume alcune videro la luce, altre sono inedite. Ecco un catalogo di quelle che, in

qualche maniera, si colicgano colla storia della Lunigiana.

Sopra un Governatore di Sarzana nell'anno 1794, sonetti concatenati (c. 4-S).

In occasione delli sponsali della Principessa Beatrice d' Este coll' Arciduca Ferdi-

nando. Al di Lei ritratto, di mano della medesima, anacreontica (c. 7-10).

All'Altezza Ser.*‘ di Maria Teresa Cybo d’Este, Duchessa di Massa, Modena ec. ec.

in occasione che nella villeggiatura della Sig." Lelia Guglielmi onora del suo sovrano

gradimento diverse ariette cantate dalla medesima, sonetti (c. Il ).

L' umanità sul trono, poema per la morte di S. A. S. Ricciarda Gonzaga Cybo,

recitato nell'Accademia dei Derelitti di Massa daU’Abb. Gasparo lacopetti di Massa,

professor d’ eloquenza nel Seminario di Sarzana, tra gli Arcadi Antisio Stratiota (c. 14-24).

Sul famoso busto di Persio, poeta lunese, sonetti ( c. 28 tergo ). Per nozze d’ una Doria di Genova col marebese Remedi di Sarzana, anacreon-

tica ( c. 50-57 ).

Sullo stesso argomento. Allo sposo. ( c. 57 tergo — 61 tergo ). Sullo stesso argomento. In cirexistaiiza che la sposa non poteva imbarcarsi a

causa del mare burrascoso ( c. 62-69 ).

Al Sig. Can. Martelli, autore della tragedia il Teseo riconosciuto, in occasione che

parte da Sarzana il Sig. Governatore Spinola, sonetti ( c. 78 ). In occasione che una Dama sarzancse fu a vedere una nave spagnuola nel Golfo

della Spezia, e ebe I’ ufQzialità della medesimo, tuttoché invitata, ricusò di portarsi a

vedere la città di Sarzana, sonetto (e. 118).

A Sua Eccellenza la Sig." Maresciallo Molza in occasione di un suo viaggio per la

Toscana e al Golfo della Spezia, in compagnia di S. E. il Sig. Conte Filippo Giuseppe

Marchisio, Ministro di Gabinetto per gli Affari esteri. Segretario di Stato di Conferenza

c Gentiluomo di Camera di S. Altezza Serenissima (c. 151 tergo).

Alla NobiI Donna la Sig." Eleonora Salvioni, in occasione delle sue nozze col

NobiI Corno il Sig. Giuseppe Capponi, alle quali intervenne il chiarissimo Sig. Abate

Lazaro Spallanzani, professore di Storia Naturale nell’ Università di Pavia, mentre

osservando le produzioni più distinte di questo Ducalo, andò a scandagliare la più

inaccessibile sorgente del Frigido, canzone di Antisio Stratiota ( c. 133- 139 tergo).

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In morie di Ricciarda Gonzaga Cybo, Duchessa Reggerne di Massa ce. sonetto (e. 160).

Sullo stesso argomento. Alludesi agii sponsali della Principessa Beatrice d' Este

coir Arciduca Ferdinando, e all’ aver dato la Casa Gonzaga un’ imperatrice all’ Austria, sonetto (c. 160 tergo).

Nel compleanno di Maria Teresa Cybo d’ Este, Duchessa di Massa, Modena ec-

sonetto (c. 161 ).

Seguono vari! Discorsi accademici, nel primo de’ quali, recitalo a Sarzana, e che

dalla c. 189 vA alla c. 192, fa le lodi della città di Luni ed esalta varii scrittori sar-

zanesi. Si ha poi l’ Inaugurazime recitala nei Duomo di .Vasta, avanti il Te Deum,

ne/i’ auspicala occasione in cui', celebrandosi la confederazion Cisalpina, si erige in più decoroso aspetto e con pompa più solenne un nuovo Albero della Libertà. Questo

discorso è preceduto da un sonetto, • col quale si rassegna dall’ Autore la medesima

• Inaugurazione al patriottismo dell' egregio cittadino Paradisi, Membro del Direttorio

« Cisalpino » ; sonetto che suona cosi :

n Non domo ancor perchè affretUlo al lume n Di Ire vegliale noni, a Te aen viene H Questo lavor, che della Pairia al Nume n Offersi in voto sull' Erculee arene.

(( Uà, benché informe, aliar può al Ciet le piume, n Perchè aurea Libertà per man lo tiene,

tt E sua scoria sì fan virtò e eotiome

rr Suirorme lue guidando il eommun bene.

n Ah mentre losubria ancor qui gli alia un tempio n Sulla mina colossei del Trono,

R E anche il mio Piume i suoi bei rili impara,

n Tu questo accogli uinil omaggio in dono,

ft E adorerò del Penetrai sull’ ara

R In Te del vero cilladin l' esempio u.

Il volume si chiude con due diplomi accademici. Coi primo viene lo lacopetti

ascritto all’ Accademia e Colonia Aruntica di Carrara, col nome di Inimitabile, ai

23 marzo 1786, anno III dall’erezione di essa Accademia. Il secondo è la patente di

socio dell’Accademia de’ Sepolti di Volterra, cd ha la data de’ 10 aprile 1796.

68. IMPERIALI LERCARI ( Andrea ). Indice di tutte le Compagnie del Capitanalo di Levante, tanto di .Varehia che de’Scielti e Milizie, con loro nomi e cognomi e lunghi,

formate dal patrizio Andrea Imperiali Lercari; colli dissegni in pianta, e veduta delle

fortificazioni da farsi in diffesa de’ confini dello slesto Cnpitanato. 1748.

Codice cartaceo in foglio, posseduto dalla Biblioteca Civico-Beriana dì Genova. Il

titolo si legge in un grazioso antiporto, in cui trovasi disegnato lo stemma della Re-

pubblica dì Genova. Nella carta seguente sta scrìtto: Relazione del Capitanalo di

Levanla, presentala a Ser."^ Collegi dal Patrizio Andrea Imperiali Lercari. Essa è

compresa nelle sei carte che vengono appresso, e porta in calce la soscrizione auto-

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grata deli' Autore. In questa scrittura si parla del governo militare e civile del Capi-

tanato, del miglior modo di ordinarlo, e come si debbano formare e reggere le

compagnie. In altre due carte sta la Descriziow del Capitanato di Levanio, ove

irovaosi minutamente indicati i termini giurisdizionali, i casali cd i paesi che Io

compongono. Seguono cinque carte collo Stalo di tulle le compagnie, tanto di Marchia

che de' Scielti e Milizie, del Capitanato di Levante, compresi tutti gli Officiati. Al recto

della 5.* carta poi leggesi Vindice de' dissegni delle fortificazioni a’ confini del Capi-

lanuto di Levanto. In altre 4 carte si ha 1’ ìndtee delle denominazioni di tutti i

Luoghi del Capitanalo di Levanto. Finalmente in pagg. 171 numerate trovasi la

Descrizione nominate di tutte te compagnie.

Cinque disegni fanno corredo a questo codice, e sono: 1.*^ Pianta e uodi/ta delle

fortificaziom formate ne' confini di CiUubria, giurisdizioìve della Podesteria di Levanto.

2.® Pianta dette fortificazioni costrutte nel corso della strada che viene da Monte

Colo e conduce a Groppo. 3.® Pianta della indotta formala in vicinanza de' confini

di Groppo e Pio. 4.® Pianta delle nuove fortificazioni costrutle per diffesa del luogo

di Oirro. 5.® Pianta e veduta delle due ridotte formate al disopra della trincierà della

fìrigna, giurisdizione della Podesteria di Carro e Castello.

6'J. l!\'DIRIZZO deir Ammlulnlmxlone Muntelpale di Carréir», uno dei Distretti Apuani uniti al Dipartimento del Crosiolo, alla ConstiUtt Straordinaria della Repubblica

Cisalpina radunata in Uone soUo gli uuspicii del Primo Cunsole.

In fogl. di pagg. 12, presso il Marchese Giuseppe Campori di Modena. Ha la data

di Carrara, 9 IVevoso, /Inno X® Repubblicano, cd è soiioscriuo dal Ragazzi iH'esi-

dente, dal Passoni A^mcipnfe, c dal Uindini Segretario. Che sia lavoro del conte

Lodovico Lizzoli, lo danno a credere alcune correzioni di pugno suo, che veggonsi

in questo esemplare.

Comincia: « l'no dei più pregevoli territorìi del Dipartimento delle Alpi Apuane,

soppresso nell’ anno settimo cd unito ai Dipartimento del Crostolo, si è il distretto di

Carrara >. Dopo aver dato una descrizione del suo territorio, e ragionato a lungo

de' marmi bellissimi di che sono ricchi i suoi monti, dipinge le condizioni lagrime-

voli in cui sì trovava, con le seguenti parole: « Il nostro Istituto delle Belle Arti

dalla legge daziaria stabilita dal Provvisorio Governo Cisalpino ha ricevuto V ultimo

fatai colpo. Godeva in addietro del prodotto di un piccolo dazio sui marmi greggi : la

Finanza ha avocalo lutto a sé, onde appena può continuarsi la scuola serale del

nudo. 1 Precettori senza indcnnìzzazionc perdono il coraggio c i' attaccamento al-

r istruzione della gioventù: la cassa Municipale, estenuala dalle requisizioni militari,

non può far argine al pernicioso inconveniente. L* imposta diretta che assorbisce la

metà dei nostri prodotti, un odioso dazio sulle macine da biada e da olio, di cui non

si è potuto ottenere l’ abolizione od il compenso, a fronte dell'evidcniissiino aggravio; un tributo sui generi d'entrata tanto dal mare quanto dai limitrofi che annienlisee

r industria; tante leggi insomnia inapplicabili alla nostra località hanno gettate le

famiglie dei nostri amministrali nel desolamento. Il travaglio dei marmi non potrebbe

mantenersi senza bestie bovine, senza ferro, senza canapi, senza saponi, senza legnami.

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senza navigazione. Gli agenti della Finanza spaventano e ì naviganti e i negozianti dei saponi^ dei legnami, dei canapi, del ferro, delle bestie bovine, coir esazione di uii enorme dazio. Il provvedere i generi necessari al nostro mantenimento, comodità e commercio dall' interiore della Repubblica, sarebbe eccessivamente dispendioso cd ine- seguibile; i popoli limitrofi possono somministrarci tutto con facilità ed utilità; ci presentano anzi i loro prodotti naturali c industriali; ma i Finanzieri con una barriera di guardie impediscono la comunicazione, il mare in fine ci è quasi chiuso

Speravamo di veder la nostra Accademia provveduta di appuntamenti; le nostre speranze sono riuscite fin qui sterili. Si sono provviste molte altre Accademie della Repubblica; e ciò è ben fatto: Carrara sola è stala negletta. Speravamo di migliorare di condizione coir unione ad un gran Popolo, unione che noi preferiremo in ogni tempo a qualunque altra sorte, ma che è stata fin qui |h>co utile ai nostri interessi: perchè mai? Perché si è preteso di nicUcrc l'armatura di un Gigante ad un Pigmeo; perchè nel Governo

Superiore non abbiamo mai avuto chi tratti i nostri interessi; perchè i Corpi Legi- slativi si sono poco occupali in conoscere la nostra geografica situazione. La Legge 28

Vendemmiatore, An. X, ultimamente emessa dalla Consulta, stabilisce tre soli Circon- dari nelle Alpi Apuane: Circondario di Massa, di Aulla, e di Villafranca. Cosa sono i delti Capiluoghi in confronto della nostra città? I due ultimi specialmente non sono che villaggi composti di poche case. In Carrara non vi sarà adunque nè Amministra- zione, nè Giudicatura? La nostra Amministrazione è una delle più difilcili; il nostro

Tribunale è ripieno di processore civili; osiamo dirlo senza esagerazione, il nostro

Distretto vale più che un intiero Dipartimento. Un Dazio sull’ asportazione dei marmi greggi, a florido commercio può rendere, come ha reso, somme non dispregevoli al

Tesoro Nazionale. .Noi siamo persuasi che un dazio anche piccolo sull’ industria della sola produzione attiva che esista io un Dipartimento sia incom|>a(ibilc colle mire che deve proporsi un Governo saggio. La Finanza, profiiiando della nostra località potrebbe stabilire nella nostra Comune dei Magazzini di sali, con cui provvedere lutti i paesi cispodani. Tale speculazione incominciata sotto il passalo regime con profitto è rimasta diremo quasi intralciala per errore di quegli agenti che si occupano di tuiC altro fuorché del vero interesse pubblico della felicità dei Popoli. Parliamo ad un’augusta

Assemblea, al primo Uomo dei secolo; il linguaggio della verità non ci può esser

dunque rimproveralo. Nessun dei nostri eoneilladini ba potuto mai oitenerc di sedere

negli impieghi superiori : avrebbe fatto sentire dalle Tribune che la uostru industriosa

popolazione è utile c può divenirlo di più alla grande Famiglia •.

Finisce così: « Rappresentanti la Nazione Cisalpina radunati in Lione sotto gli auspici del Primo Uomo del Secolo, dell' Immortai Buiiuparte, ascoltate i reclami di

un’ Autorità impegnala a sostenere a qualunque costo gl' interessi del Popolo utiiduio

alla di lei tutela. La nostra Accademia ba bisogno di mezzi con cui mantenere il

lustro che le conviene, e voi li accorderete; la nostra città ha bisogno di Giudica-

ture e per le cause civili c por le cause commerciali; ha bisogno inoltre di un

Corpo dì Amministratori per i molteplici oggetti che in essa si riuniscono, e vi fac- ciamo le più vive istanze perchè conserviate la Pretura, il Tribunale di Commercio

c r Amministrazione Municipale, quale è fio qui stata se nou volete estendere di

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più i vostri favori, con tanto più di ragionevolezza, in quanto che Carrara è situata,

diremo quasi, nei centro dei Distretti Apuani: i nostri amministrati desiderano dì

avere un rappresenuiiite die tratti la di loro causa, e i nostri voti, ce ne lusinghiamo,

saranno esauditi ».

70. l!\'DIÌII2CZO «Iella CUlà di S^nrxana a S. £. il Sig. Conte Lord Benlink Comandante

in Capo ilelle Armi Brilantche iVi llnlia.

In fogl. di pagg. 6, presso il Marchese Giuseppe Campori di Modena. Fu delibe-

rato da) Consiglio Municipale di Sarzana il IO Maggio 18)5, ed è solloscriUo di proprio

pugno dal Maire Domenico Beriiuoci, che forse ne fu V autore. Sembra che sia siatu

pubblicato per le stampe, giacché in (ine si legge di mano del massese Cario Frc-

diani: « Fra tra gli originali di mia Stamperia, perché fu stampalo >.

I Sarzancsi illusi dal proclama del Benlink, de' 26 Aprile 1815, con cui si annun-

ziava ai popoli della Liguria « che alla Repubblica di Genova era restituita la sua

politica esistenza », inviarono una deputazione, preseduta dal Cardinale Spina, loro

concilladino, a felicitare il nuovo Governo Provvisorio Genovese, a presentargli il loro

atto di adesione, ed a cliiedcrc rispettosamente P osservanza delle loro amiche con-

« la città di venzioni. Contro ogni sua aspeliativa ( dice V Indirizzo ) Sarzana, non

« ri|)ortù a questo riguardo die una risposta evasiva; e quantunque il Consiglio Mu-

ti nicipalc rinnovasse i suoi reclami, per mezzo di una seconda rimostranza, esso non

« ebbe per tutta risposta che un misterioso silenzio, e provò al contrario il dispiacere

« di vedere dirette anche a Sarzana dello misure, le quali manifestano un espresso

« rifiuto per parte del Governo Provvisorio ». Ricorsero per tanto al Dentink, chia-

mandolo padre e liberatore^ e mostrandogli come la giustizia voleva che a Sarzana

fossero conservate le sue antiche convenzioni, in virtù delle quali ebbe al tempo delia

vecchia Repubblica un governo suo proprio e larghissimi privilegi. Caldanacntc lo sup-

plicarono ad accordar loro il suo palrocioio, c a « dichiarare, ed abbisognando far

« anche sentire al Governo Provvisorio di Genova, che quella stessa volontà di S. M.

« Britianica e delie altre Alle Potenze Alleate, la quale ha restituita alla Repubblica

« di Genova le sua esistenza politica, ha egualmente conservati alla convenzionala

città di Sarzana i suoi antichi privilegi e diritti, senza de' quali essa anderebbe a

« peggiorare notabilmente di condizione, nel mentre che la Repubblica di Genova và

« a migliorarla su tutti i rapporti >. Niente fece il Benlink in prò di Sarzana, e, anche volendolo, niente avrebbe potuto operare.

7t. i:VFORUAZIOKE «lelU C*aa Cyho.

Codice cartaceo in fogl. di pag. 15, legalo in pergamena. Porta in calce 1* auten-

ticazione di tre oolnri genovesi; é postillalo di mano di Giulio Malaspina; e si con-

serva nel R. Archivio Segreto di Massa.

72. I^'TERIAKO (Domenico). Tlieistro do* Prencipi» ove i fatti itluetri rappresentali

Mite varie scene de' tempi, sempre corrispondenti alla grandezza de' Prencipi, ven-

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yono rapprettniati di nuovo con elogi tiorici dal ì^dre Domenico Jnleì'iano da Genova Predicatore CMppucino, Opera dedicata al Ser,**» Alberico Cgbo^ / Duca di Massa e

Prencipe di Carrara^ Duca d’ Aiello nel Pegno di Napoli, Duca di Ferentillo nel-

V Ombria^ e Stgnore della Padulla etc.

Codice carlacco in 4.^ diviso in tre volumi» di pagg. 3002, delle quali soliamo

2SG2 sono scritte. Sì conserva a Massa nel R. Archivio Segreto» dove trovasi pure

il primo abbozzo di quest' opera» che sì compone di trentanove elogi de' più illustri

personaggi di Casa Cybo.

73. II\A*ESTITUBA della mela del castello di Mulazso e delle terre e castella di JUadri-

gnano, Montereggio^ Pozzo^ Castagneloli, Desatica e Cessiana fatta dalV imperatore

Uopoldo /, il dì XI Luglio MDCCfL a favore di Cesare Maria Malaspina.

Il compianto amico mio Pietro Bigazzi (che nel 1837 comprò questo documento},

a pag. 28 del fascicolo II delle sue Esercitazioni bibliografiche^ edite a Firenze, coi

torchi del Barbèra, nel 1869, così lo descrive: «Tutta la scrittura si distende per 52

« carte in pergamena» di formato in 4.^ grande: sta in fine al diploma la firma del*

« r imperatore Leopoldo, primo di questo nome» del ministro Kaunitz e del Canccl-

« liere imperiale Dolbcrg. >

Il Bigazzi vendè la sua raccolto di cose patrie alla Provincia di Firenze, che

ne formò una Biblioteca speciale, nella quale si trova anche il Diploma presente.

74. I6CIIIZIO1VI del easiello di Ulonela.

Furono da me copiale nel settembre del 1870, e ascendono al numero di sei. In

un bassorilievo, che adorna l'altare maggiore della chiesa di S. Gio. Battista, adesso

affano abbandonata c in rovina, stà scritto:

OPUS FECIT FARE CRU- ML’NO DI MONETA 1545.

La seguente riguarda il Cardinale Cammillo Cybo:

D. 0. M.

EMt.VF.!«TlSS.*' D. CAMMILLUS CYBO

PATR.** COMSTANTINOP.** SVCRIQ. PALATII ÀPL.*‘ PREF.”

ET PRiECURlS: RELIQCUS ANNO ILB.* MDCCXXV

HANC SUA INSIGNI PIETATE UITAVIT ECCU*“ R.

P. FRANC.** MBNCBl.NELU POPULUSQ. MONBTAB AD PER-

PETUAM REI MEMORIASI POSUEBE AN.NO xfì MDCCXXX.

In una piccola pietra» a sinistra della porta d’ ingresso, è fatto ricordo di un lascito di Domenico di Cristofano Pisani, di scudi 40, con obbligo di 4 messe Vanno

da morti, di che si rogò il ootaro Paolo Agostini, il 9 settembre del 1GG7.

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Nella facciata di essa chiesa si ha questa, che tocca della pietà dello Duchessa

diaria Teresa Cybo d’Estc:

D. 0. M.

CIM Al’tiUSTtSSIMI F.I’CIIARISTIaE sacbam.“ iiaec mo.vetab societ.** NDCCXXXXI

A MARIA TiiEBKSIA MASSAE DUCE CARRARIAEQ. PRINCIPE NEC NON MUTINAF. PRINCIPE IIAEREDITARIA FAUSTUM ET EXOPTATUM DECUS OBTINl'ERIT QUOD PURLICAM AC SOLEMNEII SUPPLICATIONEM

Ql'AE IN NATALITIIS PRAECCRSORIS UUIUS ECCLF.SIAE TITULARIS tOANNIS BAPTAE QUOTANNIS HABERI SOLET NOSTRI PIIONTIAEQ. MILITES

ill’MlLITER SEI) NOBILITER SUO PROSEQUANTUR VEXtfXO

AD MAGIS MAGISQUE PIETATEM IN DEUM AC PRAECURSOUEM IPSUM EXCOLENDAM ET CUM IURE OPTIMO ACCERTA SINT REFF.RENDA TALI AUCTA INCREMENTO HOC IPSUM TESTATISSIMUM PUIT ET CONTRA TEUPOHIS INIURIAM

MENORIS GRATIQUE ANIMI AETEKNA PROMIT lUPICIA.

Delle altre due iscrizioni, una, che è sul pavimento, ne tramanda la memoria del

prete Gio. Filippo Menchinelli, morto di 39 anni il 3 settembre 1769; l'altra è del 1601,

e rammenta vari! legati che fecero alla chiesa di Moneta diverse pie persone.

73. ISCRIZIONI! e/ie si legffono mI borgo e forte dt Avenza.

Furono trascritte e raccolte dal compilatore di questa Bibliografìa nel 1870; e

siccome colla barbara demolizione di gran parte del vecchio e bellissimo forte, alcune

di esse SODO andate per sempre perdute o disperse, non sarà discaro il vederle qui

riprodotte.

1 .

ALBERICVS li CYBO MALASPINA

SACRI ROMANI IMPERII ET MASSAE EX PRINCIPE DVX CARRARIAB MARCHIONB PBINCEPS MDCLXllll.

( Aeiia fiocca )

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S. R. I. KT MASSAE DYX 1

OARRAHIAE PHI.NCEI>S I MDCLXXII.

(fvi, dal tato di mezzogiorno)

3.

QUESTA SCUOLA

I»i LEGGERE SCRIVERE C DOTTRINA CRISTIANA CARLO FINELLI CARRARESE SCULTORE CELEBERRIMO CON SIO TESTAMENTO X AGOSTO MDCCGLII DA ROMA SEDE DELLE SUE GLORIE FONDAVA

AL SOMMO ARTISTA AL BENEMERITO CITTADINO ONORE E RICONOSCENZA.

( Sulla porta delle Seuote comunalt )

4.

D. 0. M.

BAPTISTAE CRADELI OL. lACOBI

QVI OBIIT DIE 16 MARTII 1808 BERNARDVS CRVDELI ElVS PATRVTS DE IMMATVRA NEPOTIS MORTE MOERENS

ILLl ET SIBI ADilVC SVPBRSTITI

HOC MONVMENTVM P.

( iVel Campoianto wecAio )

1

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5.

D. 0. M. ARAM UANC

D. ISIDORO AGRICOLE DICAVIT ET FECIT

ADMINISTRATIO ECCLtUSIE ET POPULI DEVOTK» AMAO DOMINI 18C5.

( In Chiesa )

6 .

D. 0. M. ARAM HANC SUFFRAGIO DICATAM TROPHIO AERE EXTRUI CURAVIT ET DOTAVIT DOMINDS PETRUS CRUDELI

I» CUARITATIS SIGRUM ERGA ANIMAS

IR PURGATORIO DETERTAS ARNO DOMINI MDCCCL MENSE VERO AUGUSTI.

{Ivi)

7.

ALBERICUS CYDO MALASPINA S. R. I. ET UASSAE 1 DUX ATQUE I CARHARIAE PRLRCEPS ARCE SACRO VACUA ORATOKIUM EXTRUXIT DOTAVIT CAPPELLANO PER SE SUCCESSORES POSTEA

DUCES ET PhlRClPES ELIGENDO ET AD NUTUM AMOVIDILI SINGULIS IN PEHPETUUM FESTIS DE PRAECEPTO DCVOTIONE AC DIEBUS INFRASCRIPTIS ULTROg. PRAEFICERDIS AD LIBITUM ELIGENTIS HEDDITU PRO QUALIBET TAXATO MISSA lUXTA NERTEM FURDATORIS ODLATURO

ET PRAESCIUPI'A IR ACTIS QUIBUS CLARENT ANGELI LOMBARDELLI CARRARIEN. li) lULII 1664.

MARIAE VIRGIMS MARCI EVANCELISTE : DOMINICI CONFES. FRARQSCI XAVERII ANTONII AB. ISIDORl AGRICULTORIS ROCCUI CONFES. BARBARAE V. ET U.

. ... ET SEBASTIANI FILIPPI NERI NICOLAE DE TOLEN. LUCIAE V. ET M. I ANTONII DE PADUA CE(XAHDI EPISCOPI IGNATII LOUIOLAE

iJvi)

Digitized by Google toggetti di Lerici, ee. 76. ISEIVGARD ( Barone Luigi, D’ ). Cenni >u diverti Spezia Furono un tempo posseduti da Girolamo Guidoni di Vernazza, come ricavasi

da una i\uin di carie e libri la maggior parte pairii, di Carlo Frediani; il quale fa del

pari ricordo di € un altro piccolo scartafaccietto, scritto pure dal Barone d'Isengard,

« sulla Spezia >.

77. IVANI (Antonio). Opere»

Il prof. Antonio Bcrtoloni ragionando delle Opere dell' (vani, a pag. IS della Vita,

che di lui scrisse latinamente, dice: « Ivanus reliquit codices duo cbartaceos operum

< suortim, qui diu fuerunt gentis Ivaniae, a qua demum Sebastianus Calanus sarza-

« nensis emit. Hi permanserunt apud Calanos ad Augustinuni usque, qui fuit ultimus

« gentis suae, et qui priorem horum codicum dono dederat eq. lacobo Philippo

• Durattio genuensì. Ego, cum Gcnuae diversarer, obtinui a Olio ejus, ut trascribe-

« rem, et transcripsi. Codex sccundus post morlem Auguslioi ad uxorem eius tran-

« sivit, eaque mortua, pervcnit ad Lconardum Do Rubcis legum doctorem, cuius

« haeredes mibi vcndidcruni, et hactenus cum teneo. Antonius Magliabeccbius possi-

• debat, et magni faciebat codicem quinquaginta epistolarum Ivani, qui postea fuit

• bibliotbecae Magliabecchianae ».

Il primo dei codici, di cbe fa parola il Bcrtoloni, è in 8.°, di pagg. 286. Si con-

serva a Genova nella libreria del fu Marcbese Harcello Durazzo; ed è precedutu

da una bella illustrazione di Gasparo Luigi Oderico, cbe trovasi altresì fra le sue

Opere mss. nella B. Biblioteca Universitaria di quella città ( Voi. VII, pag. 46 ). La

quale illustrazione comincia cosi: < Sono in questo Codice : 1,° una parte delle fefiere

« Ialine scritte da Antonio Ivano sarzanese ; 2.° parecchie oraxioncine di politico

« argomento, recitate da esso, allorché era Cancelliere in Volterra; 3.° una piccala

« laude in quartine, da cantarsi in onore dalla SS. Vergine; 4.° una frottola diretta

< a Giacomo Meri sopra i ciarlatani; 5.° un epigramma latino contro gli invidiosi.

< Il Ms. é una copia in cui lo scrittore non ha osservato esattamente l' ordine cro-

< nologico delle lettere, conforme si avverte qualche volta al margine. Questa tra-

« scuraggine sarebbe meno spiacevole se avesse ad ogni lettera notato l’anno della

< data, ciò cbe si trova in pochissime ».

La copia, cbe ne fece il Bertoloni di proprio pugno, si conserva adesso nella Bi-

blioteca Comunale di Sarzana, alla quale fu donata dal Bertaioni stesso, che sulla fine

del codice lasciò scritta la seguente nota : • Haec omnia a me Antonio Bertolonio

• professore Botanices in Archigynnasio Bononiensi fiduliter transcripla fuerunt ex

• codice cbartacco olim Calanorum, iiunc exiantc in bibliotbeca .Marcelli Durati! filii

< qm. lacobi Philipp! que Genue est. Ortograpbiam et ioterpunctionem diligeutcr

« servavi, abbreviationibus tantum codìcis diligenter explanatis. Manum admoveram

» operi iam anno 1819, cum Genuam incolerem professar physices in Liceo Ge-

« nucnsi at Gnem eidem feci Sarzane hac die vigesimaprima septembris, codice iterum ;

« obtento ab eodem Marcello Duratio cum otio vacatiouum indulgerem anno Domini

< 1827. Codex autographus, a quo transcripsi sopradicta omnia, babet pagellas 286

< uno tantum versu numcratas ». iiS

1/ altro codice, che fu dal Berioloni donato alla città di Sarzana osso |>urc

foglio di trovasi nella Biblioteca del Comune, è in piccolo, carattere ( come asserisce io stesso Bertoloni) alquanto diverso dal primo, ma pero della seconda metà del se< colo XV. Si compone di 157 carte, numerato da una facciata sola. Contiene 507 lettere che per la maggior parte sono dell’ Ivani, e delle quali la prima è scrìtta da Sarzana

A’om's iuiui 1-Ì75 ad Antonio Maria, Vescovo di Luni. « Dalla carta 18 verso sino

« alla carta tS verso (cosi il Bertoloni in una nota di sua mano) ha V //ìtloria de

« Votaterrana calamitale. Dalla carta 5i recta sino alla carta 41 recto è l’opuscolo

« diretto a Rosso di Matteo Ciarelaaì, intitolalo: Dila possibile cognilione dilomnipo- « leale Iddio e dila contemplalione saiulifera dilanima procedente da epso. A carte 48

« recta c Tepigramma, o traccia d’epigramma, od umteum iramm et conira invidos lo-

• guaces oc duros corde. Dalla caria 95 recta sino alla carta 94 versa sono due orazioni

« che si dovevano recitare da Clemente figlio di Bonifazio d’AreoIa. Dalla caria 150 rccla a sino alla carta 151 versa esiste l’opuscolo de temperamento vicloriae et moderalione

* unimoruin. Dalla carta 154 recta sino alla carta 157 versa, ossia sino alla fine del libro,

« sono li orazioni ai Priori, Presidi e Pretori di Pistoia; c avanti P ultima di queste

« urazìoui è posta per isbaglio una lettera a Marsilio Ficino, in data di Pistoia X// Aa-

lendas februarii 1479, la quale doveva collocarsi avanti la prima di queste orazioni.

« Diverse poesie italiane sono sparse qua c là in questo secondo codice, cioè dalla

« caria 5t> versa sino alia carta 59 versa, nella quale stanno ancora |>ochi versi la-

« lini. A carte 115 versa è una canzone. Parimente sono poesie italiane da carte iti

« versa a carte l^i recta, da carte lii versa a carte ii5 versa, da carte 127 versa

« a carfe 128 recta, da carte 153 recta a carte 153 versa, da carte 143 versa sino a

« carte 147 rccla, ed a carte 148 versa ». Le lettere poi portano raramente il millesimo, sebbene non vadano quasi mai prive della data del giorno, del mese e del luogo.

Il terzo codice, die già appartenne al celebre Magliabccbi, adesso trovasi nella

Biblioteca Nazionale di Firenze, ed è cosi intitolato: Anfonù Hyvani Sarzanensis Epi- stolac gìiinguaginta breviores ex pluribus suis excerplae. Di questo codice si ha mia descrizione a pag. 96 c seg. del lom. \11 de' Viaggi fatti m divei'se parli della To- scana dal Doti, (liuvaiiiii Targìoni TozzeUì. Riporla esso anche due lettere di Sil- vestro Ivani, discendente di Antonio, scritte da Sarzana ai 2 c ai 16 di ottobre del

1678 al celebre Magliabccbi, c clic riguardano le opere cleU' illustre sarzancse.

Deir Ivani si ha del pari una epistola a Pietro Purità, clic tratta della distruzione di Luiii. Si legge in un codice membranaceo dell'Archivio della Cattedrale di Novara; c fu stampala dal Bertoloni a pag. 22 o segg. della sua Vita dell’lvoni. Di esso diè pure olla luce, in appendice alia Vita ricordata, una lettera a Cecco Simo- netta, una a N'icolao da Lucca, una a Lorenzo de’ Medici, cd una al reverendo abate

Girolamo de’ Marchesi Malaspina. l'n’ altro lettera dell' Ivani, scritta itaiianameme e che tratta del governo civile della famiglia, fu pubblicata dal Bertoloni medesimo, in occasione di nozze, nel 1823, eoi torchi di Iacopo Morsigli di Bologna; venne ristam- pala nel 1825 a pag. 5 e segg. del voi. Ili della ;Yuot>a collezione degli opuscoli

/«//erari di Bologna; poi a Genova nel 1872 per cura di Achille Neri c coi tipi dello

SiubìUmcnto degli Ariisli tipografi, li Comcntariolus de Bello Volaterrano anno 1472 a

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Fiorentinis gaio venne posto in luce dal Muratori nel voi. \XIII della sua grande

raccolta Scriploruni rerum IialicLurvui. Altre lettere dell’ Ivani, tratte dal R. Archivio

Centrale di Stato in Firenze, si trovano in copia presso Achille Neri di Sarzana.

Si citano queste opere dell’ Ivani perchè non poche lettere toccano soggetti di

storia letteraria e civile di Lunigiana.

7H. L.41%CETT1 ( Vincenzo ). Carrari*, paema eroicomico. Riferisco sulla fede del Campori {Memorie biografiche degli scultori, archiletti e piltori

di Carrara ecc. p. 156) il titolo di questo pocrocUo inedito, di cui non ho altra notizia.

Argomento del medesimo è il Carroccio preso dai cremonesi ai milanesi io un fatto

d'arme presso Castelleone Tanno 1213, il quale conservatosi in Cremona fìno agli

ultimi anni del secolo XV, fu fatto abbruciare per opera, a quanto si disse, dell’ ar-

chitetto e scultore Alberto MufRoIo, denominato Carraiiu dalla patria, e di Battista

Visconti, milanese, Prefetto della città.

(Ippolito). Origine dell’ an/ie/i<>r

' detta città di Sarzana e di tutte le cose più notabili apjmrtenenti alla detta città,

a tutta la Provincia di Luni, alla chiesa Lnnese ed a* suoi Vescovi; opera del reveren-

dissimo Signor Canonico Ippolito Landinelti, patrizio sarzanese, divisa in due trattati.

Codice cartaceo in foglio, di pag. 256, T ultima delle quali in bianco, che si con-

serva nella mia domestica libreria. L’opera si divide in 66 capi, de' quali i primi 15

spettano alla prima parte, ossia al primo trattato, gli altri alia seconda parte. Diè

notizia di questa storia e ne pubblicò un brano, per saggio, Girolamo Rossi nella

lìivista eficie/opedtca italiana, che si stampava a Torino per cura di Giuseppe La Fa-

rina. Era attorno a metterla in luce Fumico mio Achille Neri, che nel luglio del 1870

mandò fuori a Genova, co’ torchi della Tipogralla del Commercio, il seguente mani-

festo: « Ho fermo convincimento che il disegno del produrre per le stampe Finedita

opera del sarzanese Landinclli, debba tornare generalmente gradito. Fino dal passato

« secolo il dottissimo Gio. Targioni Tozzciii reputava proficuo far di pubblico drillo

c questo lavoro; e ne è vivo il desiderio tra i Lunigianesi specialmente, poiché osso-

« lutamcule manca la storia municipale, che le vicende narri d' una delle più impor-

« tanti città di Lunigiana, c gli uomini che la illustrarono ricordi. Dirò nella prefa-

« zione air Opera il modo da me tenuto perla stampa; mi giova adesso lo accennare

< clic I* edizione si conduce sopra un manoscritto appartenuto già allo storico Filippo

• Casoni, e copiato forse dall' originale presso Paolo Emilio Lnndinelli, come si rileva

€ da una nota autografa posta innanzi al manoscrillo, conservalo nella Civica Bìblio-

« teca di Genova. Ai documenti recati dalF autore ho voluto aggiungerne molli altri

« e inediti c rari, parendomi cosi comportasse il soggetto. Non dirò più oltre, chè non

« appaia io voglia, magnificando, raccomandare un’opera la quale, sebbene modesta, ha

< giusto diritto alla pubblica estimazione •, Una buona copia di questa istoria si conserva

a Vcolimiglia nella Biblioteca Aprosiaua. 11 comm. Antonio Berloloni ne possedeva un

esemplare, copialo da Lorenzo Firpo nel 1610, che adesso si custodisce a Sarzana

nella Libreria comunale.

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Per comodo degli studiosi do qui oppresso il sommario dei capitoli:

I. Dell* orighxe della citlà di Lvni.

II. Dei nome della cUkX di Luni e del Porto Luneie.

HI. Se Luni è stata colonia dei Romani.

IV. Seguono altre dimostrazioni per provare la colonia rotnana.

V'Yll. Delta distruzione di Luni.

Vili. Delta restaurazione di Luni.

W. Votto SantOy detto S. Croce di Luccot quando vetwe in queste parti di Luni

ed in che modo.

\. Se questo sangue sia quel vero che «parse (ìesit Cristo; e se il Volto Santo di Lucca sia di carne, ligneo o miracoloso.

\l. Degli uomini illustri delta città di Luni.

XII. Di Paolo Sergio discejiolo di S. Paolo apostolo.

XIII. Di S, Euticliiano papa e martire.

XIV. Di S. Venerio prete ed eremita lunese.

XV. Di S. Terenzio vescovo e martire. XVI. Del nome ed edificazione di Sarzana.

XVII. Decreto di Desiderio re de* Longobardi.

XVIll. Come Girlo Magno fece donazione della città di Luni e suo contado alla Gtiesa di Roma.

XIX. Della nobiltà e grandezza della Giiesa Lunese e Surzanese, e ile’ suoi

prelati.

XX. Della Diocesi di hitihSarzana.

XXI. Che li Vescovi Lunesi e Sarzanesi no» hanno altro superiore che la Sede Apostolicn.

XXII. Dell* accrescimento di Sarzana e diminuzione dello stato dei Vescovi. XXIII. Privilegio di Federigo imperatore. XXIV. Della famiglia Matnspina, sua origine e progressi.

XXV. Si n7>a//o#io in parte le ragioni del Porcacchi ed altri.

XXVI. Divisione dei baroni Matospina, ed altri avvenimenli di questa famiglia.

XXVII. Federigo /, imperatore, riceve nella stia protezione la Chiesa Lunese, coii-

ferma li privilegi antichi al Vescovo e la giurisdizione temporale che letievu

sopra le castella di questa Provincia.

XXVIII. Allri privilegi concessi da Federigo I a diversi altri nobili di questa Provincia di Luniyiana.

XXIX. Allri che si sono chiamati col nome di nobili in questa Provincia.

XXX. Della nuova pretensione sopra i Sarzanesi che lumno i Vescovi di Luni,

e della compra di molti luoghi fatta ila essi Sirzanesi.

XXXI. Della translazione delia sede episcopale lunese in Sarzana, e di certe

convenzioni fatte tra il Vescovo e li canonaci,

XXXII. Federigo fi, imperatore, riceve nella sua protezione Sarzana e gli con- cede nuovi privilegi.

XXXIII. Federigo II segue la guerra contro la Sede Apostolica e Genovesi, e per

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V opern prenlata

XXXIV. / Sarzanesi comprano il lerrdorio d’ Arcala ; fanno lega con i Pisani; Federigo U muore: gli uomini di Qislelnuovo si sottopongono ai Sarzanesi. XXXV. Li Sarzanesi si levano dalla lega pisana e aderiscono ai Lucchesi, e da Guglielmo, Vmcouo, sono sforzati n ^iurar^ii obbedienza. XXXVI. Enrico succede nella Chiesa LuneseSarzanese a Guglielmo: contende

con li canonici: sfoi'za li Sarzanesi, e fa olire fazioni. XXXVII. i4viienmj«M/4 in questa nostra Pi’ovincia di Lunigiana.

XXXVIII. Gli nomini di ùtrrara ed altre ville vengono a composizione coti i Sarzatìesi; quelli di Nicola si sottopongano.

XXXIX. Enrico di Lucemburgo è arcalo imperalore. Viene in Italia, lìobcrlo re

di Napoli, Fiorentini, Lucchesi e latta la fazione guelfa gli si oppongono;

fortificano Sarzatia, la quale viene saccheggiata dalV esercito imperiale. XL. Quello che segui in Sarzana ed in Toscana dopo la morte di Enrico imperalore.

XLI. S«i/uono gli altri progressi di Castruccio.

XMI. ! Fiorentini con i Guelfi assediano Pistoia; Castruccio con i Ghibellini

s' oppone. Lodovico Bavaro, imperalore, viene in Italia, chiamato dai GhibeF

lini. Castruccio muore.

XLIIl. Il Bavaro si parte d* Italia. I Sarzanesi fanno nuova lega con i Pisani;

ed altre cose, che succedono in questa Provincia ed in Toscana.

XLIV. Carlo IV è creato imperatore. Giovanni Visconti arcivescovo di Jlfilano

assedia Firenze. $i fa Dieta di tutti li Tiranni d* Italia in Sarzana. Gabriele,

nostro Vescovo, ottiene nuovo privilegio tluil’ Imperatore.

XLV. La fazione ghibellina scaccia la guelfa e concede il dominio delta terra

a' Prencipi VV^conii.

XLV1. Tutti i Grandi d' Italia muovono guerra al Visconti, Giacomo Apiano si

fa padrone di Pisa. Il Visconti è creato Duca dall' Imperalore, e muore.

XLVII. Ciibriele }laria figlio del Visconti si ritira in Pisa. Tratta di venderla

con Sarzana ai Fiorentini, ma i Sarzanesi si danno ai Genovesi; e seguono altre cose.

XLVIll. / Genovesi e Filippo Maria Visconti, Duca di Milano III, concedono il do- mìnio di Sarzana a Tommaso Fregoso, ed in queslu casa persevera molli unni. XLIX. Di papa Nicolao V. Se egli è stato di patria sarzanese, e di qual fami- glia; e del Cardinal Qilandrino fratello di papa Nicculao.

L. li tig. lanus Fregoso, Signore di Sarzana, giudice sopra certa differenza dei

concili fra i Sarr«we«i e gli uomini delT .imegtia. ! Sarzanesi tagliano a pezzi molti loro nemici.

LI. Sarzana è dichiarata città da papa Paolo II veneziano.

LII. / Fiorentini comprano Sarzana da Lodovico ed Ago.stino Fregoso; e Fede-

rigo III, imperatore, con suo privilegio la dicltiara anch' esso città. LUI. Vili, Carlo re di Francia, passa in Italia ; prende in suo potere Sarzana con Pietrasanta, nel rao ritorno lasciata sotto la custodia di un suo copilano e riacquistata dai Genovesi.

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UV. Dopo la partenza di Carlo, re di Franciay Sarzatia vien resa ai Genovesi per opera dei fuorusciti dal Governatore di essa.

LV. Auori disturbi che nacquero alla nostra città in questi tempi; e le ragioni

che vi pretendono sopra i Fiorentini cofitro i Genovesi.

KVI. Discorso se la Camera di Milano tenga superiorità e giurisdizione alcuna

sopra Sarzana c sopra li feudi della Provincia di Lunigiana.

LVM. Del Vescovo Pogliasca; della terra della Specie e di Ance, et altre parti- colarità di quei luoghi.

LVIII. Della vendila dell' Avulla nel Sig. Adamo Centurione. Delta famiglia Ccn-

turiona, et altre cose notabili.

U\. Delli Cardinali Pasqua e Ijìmellino, nostri Vescovi, et altre cose.

LX. Di molti uomini di chiara fama deila nostra città e Provincia, che fiorirono in questi tempi.

LXI. Del Vescovo Braeelli; dei rumori di Genova ; e d' altri particolari della

noe(ra città e Provincia.

lAIl. Di monsignore Giambattista Saivago Vescovo ; del SS. Crocifisso di Sarzana. e d* altro.

LXlll. Delle cose notabili che sono in questa Provincia,

LXIV. Compendio degli avvenimenti di Sarzana, e sue mutazioni di Stalo, levati dall’ Archivio di Fiorenza per monsignore Giambattista Spinola, Vescovo della

medesima città.

LXV. Facoitù di Pipino, Teeeovo di Luni, ai Surzanesi di trasfei'ire il loro borgo sopra la riva del fiume Magra nel luogo che chimnavasi Assiano, l’anno 1170.

LXVI. Privilegio di Hodolfo, imperatore, dove in persona del l'eecovo Enrico

concede ai Keicovi di Luni la facoltà di battere moneta, li 15 maggio 1285.

80. MBER divertomm instrumentorum Mag.*^ Dom. Ilorlensij Berthonatij ad perpeluam me- moriam. — H — B. 1587.

Codice cartaceo del secolo XVI, di carte 56, posseduto dal sig. Achille Neri di

Sarzana. Contiene alcuni documenti della famiglia Bertonati d' Arcola, de' quali i più

interessanti sono i quattro seguenti :

Pì'ivilegium Doctoratus M. M.^ et Ex,** Art. et Med, DoeL D. Anfoiui Bertonacii

de Arcala liguriensis.

Decretum M. Mag.*^ et Ex.** Art, et .Med. Doct, D. Antonii Bertonacii de Areula

liguriensis habitandi in terra CaaùVioni et per alia.

ra6e//iona/iie Ex.‘* Art. et Med. Doct. D. Antonii Aer^onaù'i.

Testameniwn M. M.^ et Ex,** Arlis et Med, Doct, D, Antonii Berlhonacii Phisici

de Arcuili.

Dal primo documento, che è il privilegio del dottorato conferito ad Antonio Ber-

tonati nello Studio di Bologna, si rileva alcun che intorno al suo valore, c vi si legge:

JVobilis et egregius vir et scientia praeclarvs, ingenioque aeulissimus, moribus modestus,

atque omni doctrino preditus Dominus Magister Antonius filius olim ìoannis Berihonacii

Digitized by Google ex Arcu/a catlello Liguriae, qui sua fiorente astate m cctebeì’imo Bononienù Studio^

ac alibi eonlemptis mundi deliliiSp nssiduis exercitatus vigiliis, Uberalibus artibus et

sacrae Phdosopkiae el Medicinae soticilam et euriosam operam jugiter impendit et na-

tavifj et actus scholaslicos tam pvblice qunm privuUm gessit, conferendo, arguendo,

respoudendo el disputando in predictis facuUatibus el scientiis eie. OUenne il dottorato il

5 febbraio 1^.18 dopo essersi sottoposto arduo, rigoroso el tremendo esanime, al quale rispose (loltomeotCt dissertando more doctoreo. Al conferimento della liurea dottorale

furono presenti i sarzanesi D. Agostino Zaclicllino, D. Francesco Moscardo e Prospero

Calano Dottore delle arti e medicina.

81. IJBER Termrani Plani Cnmmnnilaaift Arcnlai* exlraclus ab ilio dictae Com-

munitads per Jt. D. Francum Pompeium Baldonium ad eius usum suorumque haeredum

et anticorum, si ila sibi placebil.

Codice aiitogrnfo, di pagine numerale 204, posseduto dal sig. Achille Neri di

Sarzana. Il libro della Comunità d’ Arcola venne composto nel 1559. Questa copia fu

fatta nel 1G79 c 80 dal Unidoni, che morì il 28 giugno del 1684.

82. LIBRO della nobillà di Sarzana.

Codice cartaceo in fogl. di e. 268, presso il Marchese Angelo Alberto Remedi

di Sarzana. È adorno degli stemmi gentilizi delle fumigUe, dipinti a colori.

85. — (Iella Buglioni e Memorie.

Ms. autografo, di cari, numerate 95, nella prima delle quali si legge: « Io Già-

« corno Rossi, con mio giuramento, dico aver segnalo di mia propria mano molte

« notizie di casa in questo libro, e di avervi fatto a tale effetto la numerazione delle

« pagine, cominciando dal n.^ 9, perchè le altre erano volanti, cioè distaccate dal

< presente libro, senza esservi segnato cosa alcuna. » Dalla cari. 9 alla cari. 42 stanno

spogli di protocolli notarili; dalla cari. 49 a quella 58 si leggono i Falli più ragguar-

devoli seguiti nella Città di Sarzana, dall' anno 1760 al 1765; alla cari. 73 v'ha una

auiobiagraGa di Giovambattista Rossi Capitano della Repubblica Genovese; dalla cari.

75 alla cari. 85 si trovano le Notizie storiche della nostra Città (Sarzana). Le altre

carte o sono bianche o contengono spogli di opere legali e cavalleresche. Questo libro

è scritto di mano di Giacomo c Giambattista fratelli Rossi, ed è posseduto dal signor

Achille Neri di Sarzana.

8i. UZZOLI (Lodovico). Pensieri sul commercio dei marmi di Carrara, con note.

Si trovano in un codice miscellaneo della R. Biblioteca Estense di Modena, se-

gnato Mss. Vili. * 31. Si compongono di 56 pagine non numerate. In fronte al mss.

si legge la seguente lettera, sottoscritta di proprio pugno dall' autore. « All' Altezza

« Reale di Francesco IV, Arciduca d' Austria, Principe reale d' Ungheria e di Boemia,

« Duca di Modena, Reggio e Mirandola, Massa c Carrara eoe. ecc. eec. Altezza Reale.

« Sarebbe la sovranità uii peso insopportabile ad un buon principe, se non glielo

« alleviasse il piacere di poter far del bene ai suoi sudditi. Peoctrato da questa 18 134

« irrefragrabile verili, mi do l’onore di umiliare ni elemcniissimi augusti piedi di V. A. R.

« un' operetta da me composta Tino dallo scorso autunno, e nella quale, non da altro

« animato se non se dall’ amore che nutro per la mia Patria, tentai, per quanto le

« quasi distrutte mie forse poteano permetterlo, di rintraeciare gli elementi della po-

• litica economia di Carrara, accennando come le sue riecheize si formino, come si

« consumino, quali sarebbero i mezzi onde accrescerle, ed in qual modo rinalmente

• questa sede delle belle arti, favorita da tanti doni della naturo, potrebbe ripararsi

« dai colpi dell’ avversa fortuna.

< Non per il merito di cui è sfornita, ma per il fine a cui è diretta, oso lusin-

• garmi che vorrà l’ A. V. R. degnarsi di accoglierla con quella impareggiabile bontà

• che tanto luminosamente la distingue; ed in cosi dolce lusinga, col più profondo

• ossequio, ho la gloria di potermi intitolare

dell’ A. V. R. Carrara, i2 marzo ISSO.

llmilis** obbedient** e fedelissimo suddito Conte avvocato Lodovico Lizzoli.

L’operetta finisce eoo queste parole: < i miei Pensieri hanno già tocca la meta.

• lo gli consacro ai miei concittadini, onde non si abbia a poter dire ehe sono di-

c sceso nei sepolcro senza aver prima pagato il mio tributo alla patria «. É corredata

di un Elenco delle cave altualmente in alUvilà in Carrara, compilato da Angelo Del

Nero profeuore iT Archileltura e geometria nella R. Accademia di Belle Arti in Carrara.

SS. Ducono del cittadino Lizzoli, uno dei Deputati di Matea al Congretso Q'tpadano.

V originale si conserva presso I’ amico mio Giuseppe Campori di Modena, e aven-

domene esso cortesemente favorito una copia, mi piace di qui stamparlo come docu- mento storico assai singolare.

Eguaglianza Libertà

Alti Deputati di Carrara e delia Garfagnana.

Cittadini !

< Non è colle quistioni inutili, non è colle mozioni assurde, non è con i partiti

« violenti, ehe si ottengono I suffragi uomini liberi, degli uomini cui marcia

• innanzi la fiaccola della Ragione.

< Potete forse immaginarvi, che i saggi membri, che compongono questo augusto

< Congresso, sieno guidati da altri principi, ed altra massima conservino se non se quella

• di onorare la verità, e di porgere omaggio alla sola giustizia? Credete forse che i

• medesimi vorranno giammai riportarsi ai parziali vostri sentimenti, figli della vanità,

« ed ai pregiudizi allevati?

« Vana lusinga, idea chimerica, ipotesi inammissibile I

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• 0 il Congresso avrà quelle nozioni, che sul Dipartimento in questione si riebie-

• dono, e in questo caso, ad esse solo appoggiato, delibererà sul merito della conlro-

« versia; o le medesime gli mancheranno, ed in allora ne rimetterà la decisione al

• Potere Legislativo, anziché precipitare un giudizio, che forse è di lui indegno, e

• meritevole di essere un giorno annullalo.

< lo questo stalo di cose, nè Massa, nè Carrara, nè Casteinovo avranno la pietra

< della trasformazione, per potere addivenire ci6 che non sono mai state.

< L' immaginazione la più alterala, potrà dir ciò che vuole, ma non potrà mai far

« si, che Casleinovo non aia una piccola Terra, mancante di molli generi necessari alla

« vita, situala io mezzo ai dirupi Appennini, d' incomodo e penoso soggiorno, di quasi

« impraticabile accesso, e che finalmente come fu per il passato la Siberia degli Estensi

• tiranni, cosi non sia presentemente il Caucaso della Repubblica Cispadana.

• Rapporto a Carrara, se è incontrastabile che la di lei celebrità a quella non ceda

« dell’ antica Paro, è una verità pur anco, che la sua situazione non è delle più felici,

• che il di lei angusto territorio la priva di molti oggetti essenziali, e che distante,

« com' è, tlalle strade Romane, non ha una regalata e sempre attiva comunicazione con

• gli stali stranieri, ed è quindi mancante di quei rapporti che sono indispensabili là

dove debba essere stabilito il Capo Luogo di un Dipartimento,

« Non cosi di Massa. Situata la medesima alle falde di una fertile c deliziosa col-

• lina, io faecia al mare, è anche al concorso di tulle le strade Romane, per cui non

• è mai interolta I' affluenza dei passeggieri nel di lei suolo, il transito dei Corrieri

« di Genova, di Francia, e di Roma, e finalmente tutti i rapporti del commercio,

• potendosi giustamente chiamare la chiave della comunicazione tra la Liguria c la

• Toscano. Essa gode di un clima che forse non ha eguale in Italia, c i cui benefici

< influssi corre a sperimentare sin dalle sponde del Tamigi il misantropo britanno.

« La Città, benché piccola, contiene con l'immediato sobborgo una popolazione

« forse maggiore di quella che non hanno Carrara c Casteinovo uniti assieme.

• Vi è il Palazzo ex Ducale, una delle più belle fabbriche d'Italia, capace di ser-

• vire di residenza non solo al Commissario del Direttorio Esecutivo, aH'AmministrazIone

• Centrale, ed alla Municipalità, ma ancora a tutti gli altri Tribunali, non che a tutti

• i pubblici Cfflzi. Finalmente dei spaziosi Magazzini, dei comodi per le Truppe, una

• Cittadella, le mura, degli Istituti di pubblica istruzione per i due sessi, un Teatro, un

« Ospitale, cd un Liceo, la rendono non indegna di essere annoverata tra le altre Città

« dell' Italia, meritevoli di un simil nome, come non era indegna di essere la capitale

« del piccolo Stato di Massa e Carrara.

€ A queste verità di fatto, la fredda antiveggenza saprà unirvi ancora il riflesso, « — che l'interesse della Repubblica Cispadana vuole ed esige di costruirsi nel Lit-

• toralc di Massa un comodo Scalo ossia Bocca, capace di contenere e proteggere i

• piccoli navigli, onde così procurarsi una più facile, più breve, e meno dispendiosa

< comunicazione col Mar Tirreno, le- Lo che accadendo, ehi è che non comprenda, c che

• cosa addiverrebbe allora Massa, e di quali vantaggi non sarebbe all'intiera Repubblica)

• Carrara e Casteinovo potrebbero mai fare altrettanto) .... Nò.

• La natura parla contro di essi: le leggi della natnra sono sempre inalterabili.

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« Indipendentcmeote ancora da queste da me credule giuste cousiderazioni,

• permettetemi, o Cittadini Oepulali, in nome del Popolo Masscsc io cosi vi ragioni.

• ^ Per (|ual motivo anelate voi di rovesciare quell'ordine che è sino a qui sussistito?,...

« Perchè Carrara, che ha riconosciuto sempre Massa per la Capitale dello Stalo,

• vorrà adesso farle il torlo di non riconoscerla per il Capo l.uogo del Dipartimento?....

• Forse I loro orizzonti sono cambiati? (I).

« Perchè Casicinovo, che è stato sempre una piccola Terra, soggetta al Diiealo di

• Modena, vorrà adesso farsi si grande da pretendere il titolo di Capo Luogo di un

• Dipartimento? (2).

• E per qual ragione finalmente volete voi che questo augusto Congresso si decida

« contro di Massa, quando diversamente facendo, non avreste alcun giusto motivo di

« dolcrvcnc ?.... Vi sono forse delle cause morali che a ciò si oppongono? E quali?....

« Forse la quiete condotta dal Popolo Massese, la sua costante fedeltà alla Repubblica

(1) H Citudìiio Vaceà qu) ne oppone due buona ragioni. La prima lì è che i Carrareai non Togliano più t(ar aoggeui al tliapoliamo dei Maiteai; e la aeconda perchè è neceaurio iu Carrara un Tribunal di Commercio. Circa alla piima lo prego di riflellere che con ciò offende un Popolo aeiiia reruna ra- gione, e mostra di eaaera nel numero dei dormienti del duemilaquallrocenloqiiaratila. Ed

iufalli era forte il Gorerito di Matta, otiia dello Stato, democratico, per poter incolpare il

Popolo tulle di lui imperfeiioni ? E ae era motiarchieo, qual colpa ve n* hà il popolo? Qoai prìncipiil Dunque tutte le Città dove tari ttata la tede del Governo, dorrauno etcluderti dal rango dei Capo-Luoghi?

Nou tarebbe alato meglio il prendertela colla natura di «n tal governo, e convenire «ho

tanto i Carrarctì che i Maateti hanno un egual motivo di lagnartene?

Rapporto poi alta teconda, tenta perdermi in diacuttioni per dimostrare che il commer- cio di Matta è preferibile a quello di Carrara, coniechè più tolido e fondato tulle bati dei comuni bitogni, • tenta rammentare al Cittadino Vaccà che di queste verità ne ha egli alctio tomminitlrate le prove al Congretto farò tolo rìRellerli, che puoi henitaiino ttare che

il Tribunale del Commercio aia in Carrara, e 1' Amministraiione Centrale in Matta, e che nou

vi tarebbe alcuna iuiplicanaa, eoiifutione, e disordine, ebe etacndo il Capo-Luogo in Matta, vi foatero dei Tribunali e dei Magistrati non che in Carrara, ma ancora iti ogni distretto del Dipartimento. Recederò da questo mio aeiilimento, ae etto me ne farà vedere una plautibil ragione.

(2) Voi mi opponete, o Deputati di Garfagnana, la difficoltà delle strade, ed il centro del Dipartimento che vi tenibra essere in Caalelnovo. Avete torlo circa alla prima obbietione, poiché le ilrade non tono cattive che da voi, ct- aeudo oiiima quella di Matta e di Carrara. Voi dunque abituati nelle cattive, uou peuaerette a far le buone, come succederebbe a noi per un' opposta cagione. Non 90 poi conciliare questa vostra delicaiecca col fatto, mentre è una verità che tanto per il passato, quanto per il presente vi aiele portali cootinaamente, o per dir meglio giornalmente, tanto in Modena, dove è la tede anche attualmente del vostro Governo, quanto iu Massa all’ oggetto di provvedervi e sale, e cuojo, e panni, e lane e cappelli. Ora perchè non potreste seguitare un tal metodo anche per l'avvenire?

Avete poi torlo altresì rapporto al secondo obbietto. poiché non è il centro geometrico che ti deve otservare per la scelta dei Capo-Luoghi, mentre se coti fotte potrebbe accadere, che uoa capanna, per non dire un piccolo Villaggio, dovesse essere il Capo-Luogo delle Città le più ragguardevoli. Secondo questo principio, nè Roma, nè Milano, potrebbero essere Capi- luogbi. Vi suppongo abbsslaoia istruiti per non progredire 1' esame di una questioue, che uou merita di essere maggiorinenU discussa.

Digitized by Google « Francese f e la spontanea dì lui unione alla Repubblica Cispadana?.... lo finisco, con

« dirvi, ebe non suno di Massa; che la mia patria è Carrara, e che i miei patrj lari

ft in essa sola si trovano. Repubblicano però qual mi vanto di essere, arrossirei di

« anteporre questi, benché sì cari, oggetti alla Vcrilé, che è il fulcro della virtù, c

« r egida degli uomini liberi.

« Se Bruto sacrificò i suoi Ggli alla salute della Patria, io pospongo le preminenze

« della Patria al trionfo della ragione.

Sf). (Cesare). Asolante all* Dibllofcira deg;li )«rrlftorl Modenesi

delV ab. GirolrÀino 7Vraòosc/i/.

Cooscrvansì autografe nella Biblioteca Estense di Modena, ed il Lucchesìni le

inviò al cav. Tirabosebi insieme con lettera, scritta da Lucca il 7 del 1785. Riguar-

dano più specialmente la vita c le opere di varii scriliori della Lunigiaiia e della

(ìarfagtiana, sfuggiti alla diligeuza del chiaro bergamasco. 1 lunigianesi dal Lucchesìni

illustrali sono: Giuseppe Brunetti, canonico della Collegiata di Massa; Pietro da

Carrara, di cui leggonsi tre lettere latine in un codice del secolo XV, giò apparte-

nente a Giacomo Lucchesìni; Nicolao Ceccopieri di Massa, autore di un’ orazione

Ialina in lode di S. Ignazio di Loiola, impressa a Siena nel 1650; Giovanni Cecco-

pieri, esso pure massese, del quale si ha una decisione nel tom. I.** delle Coiisu/fa-

liones di Luigi Mansi; Girolamo, Leone e Nicolao Ghirlanda, carraresi, di cui leg-

goDsi varie poesie nelle Rime d’ Annibaie Nozzollni, stampate a Lucca dal Busdrago

nel 1560; Cosimo Farsetti giureconsulto massese; Gio. Maria Laudini di Carrara,

autore di varie opere di Gius civile e canonico; Gio. Pietro da Lavenza, chiaro gram-

matico; Fr. Michele da Massa delf Ordine Romilano di S. Agosliuo; e tìiialinente il

medico Gio. Battista Cartegni, che a torlo dal Lucchesìni si fa carrarese, mentre nacque a Bagnone.

S7. ( Iacopo Giuseppe ). Nollzlo aueclntc dell» Boll» I^eSSerAlur» delle

Città di Mussa e di Oirrura scritte da Iacopo Giuseppe Conte iMciani a 5. A'.

i7 Signor Conte Michele Torelli C /. A. dette LL MM. Ip. (sic) ec. ec. ec. Panno 1778.

Ms. autografo in foglio, di cari. 44, presso il Marchese Giuseppe Campori di Mo-

dena. Dalla lettera dedicatoria apparisce clic il lavoro fu dal Luciani compilalo per

istanza fattane al conte Michele Torcili dalT estensore delta Italiann Letteratura^

cioè dair Ab. Girolamo Tiraboschi. L’opera é divisa in due parli. Nella prima si

danno alcuni brevissimi cenni degli uomini più illustri nelle scienze, nelle lettere e

nelle arti che sono fioriti a Massa; nella seconda dì quelli nativi di Carrara. Comincia

fautore col discorrere di Alberico il Grande e di Maria Cammilla, Ggliuola dei Duca

Aldcrano, « principessa ascritta in Arcadia c in altre Accademie, dotta nell’ arte della

Musica, versata nelf erudizione latina, toscana c francese ». Fa quindi passaggio agli

altri massesi, tenendo « f ordine abecedarìo ». Eccone il catalogo: Anceschi Giuseppe,

letterato; Agostini Dott. Pietro, Francesco e Pietro di Francesco, giureconsulti; Alberti

Alberto, deH'Ordioe Agostiniano; Andrei ab. Andrea, poeta; Audrik Everardo, delle Scuole 153

Pie, poeta; Ayoia Giovanni^ gìurecoosuUo ; Barba Cinese* pittore; Belatli Vice Legalo a Bologna; de^ Beilati canonico Tommaso, Caaimiro e Alderano, poeti; Bertazzuoli Giam> pielro. Ministro Generale dell' Ordine de’ Servi di Maria, Paolo giureconsulto e poeta.

Cammino medico; Berlinghieri don Girolamo, poeta; Brunetti Lazaro, letterato, Gio- vanni canonico, Giuseppe Ambrogio giureconsulto, Lazaro di Giuseppe Ambrogio e

Giuseppe Ambrogio di Lazaro, poeti; Cattani Vittorio, giureconsulto e poeta; fr. Carlo, pittore (al secolo Silvestro Pincellolti); Ceccopieri Francesco, canonista, don Carlo, teologo, cav. Gio. Antonio, storico (1), Ceccopicro giureconsulto. Paolo Consigliere di Reggenza, don Giuseppe Proposto della Mirandola, Lazaro e Giovambattista, giurecon- sulti; Colombini conte Francesco, letterato, e Padr. Giuseppe Maria, teologo; Cybei don Giulio letterato, e Carlo poeta; Diana Paleologo conte Giovambattista teologo c letterato, e Andrea poeta; Farsetti Cosimo, Andrea, Giulio, Quintilio, Paolo Lodovico e Cosimo il giovane, giureconsulti; Felici Alessandro, ostetrico; Finclli Lattanzio, teo- logo; Fini Francesco poeta, e Anton Maria medico; Giudici Giovatnbauisla medico;

Guerra monsig. Giuseppe Vescovo di Aiatri, conte Pielro avvocalo, conte Paolo giure- consulto, don Lorenzo di Pompeo oratore sacro; Giandomeiiici conte Scipione, poeta;

Guglielmi Pietro, maestro di musica; lacopetti don Gaspare, poeta; Luciani conte Luigi predicatore, c Iacopo Andrea letterato; ManetU Tommaso romanziere; Mansanti padre Pietro, predicatore; Martelli Luca, pittore; Mezzani padre.... improvvisatore;

Mortadella padre Giuseppe, botanico; Palchetti don Ippolito, poeta; Padroni Giuseppe, letterato, e Gianagostino giureconsulto e poeta; Palma Felice scultore; Ponzanclli Gia- como Antunio, scultore c architetto; Prete Scappino poeta; Rocca canonico Odoardo letterato c miniatore; Rossi Saverio giureconsulto; Salvioni Gioacchino improvvisatore.

Giuseppe Antonio agronomo e letterato, Girolamo antiquario, don Angelo e canonico

Ignazio musici, e Giuseppe Antonio, il giovane, pittore; Serviti Baldassare, medico;

SlalTetu padre Giuseppe, oratore sacro, Carlo e Cesare, poeti; Tirati padre Leopoldo improvvisatore (2); Toretli Fabio giureconsulto, conte Michele. Filippo e Cosiino:

Torelli canonico Nicola, latinista (3); Torre padre Gio. Francesco, letterato ; Venturini conte Giuseppe legista, e canonico Giuseppe improvvisatore; Volpini Antonio, cronista.

(I) CoU «erifc di lui T autore noatro: n Ceccopieri di Vignala Gio. Aiitoiiio, cataliere rr di S- Stefano P. e M. c UarcheHi della Gatta feudatario del Duca di Modena. Ha lasciato doe ft volumi m«« Nel primo ditcorre la Storia antica e moderna della ciiiÀ dì Matta; nel secondo n dà una colletione diplomatica della Casa Cybo, riguardante le inveititure dì questi Stali. n Questi libri, che io ho avuto occasione di leggere, perchè 1‘ autore m‘ era cognato, restarono a appresso il cav. Pìelranloiiio, morto in Roma, ultimo germe della famiglia di questo tt virgulto »

{i) Nacque a Firenze, ma visse e mori a Masta al servizio de* Cybo, per cui il Luciani lo riguarda, non so però con quanta ragione, come massese

(3) Il Luciani coti ne parla : rr Gli è della famiglia VannuccI di Serravezza, adottato dalia tr stemma Toretli per rispetto della prebenda canonicalrdi giotpatronaio insliluita dal Doli. Fi- rr lippo Torelli, con Tonere di portarne il cognome. Compone in verso ialino più frequentemente rr che Ìii altro idioma, e alcune delle sue produzioni si leggono impresse in diverse raccolte. « La sua età uon ei toglie la speranza di poter leggere de' parti novelli della sua penna, n

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139

Benché l' Autore dica al Toretli : < non intraprendo a darvi altro che un semplice

Catalogo, lasciando altrui cd a voi il dar giudizio preciso deila perfezione o imperfe-

zione del merito >; nullamcno qualche giudizio suo qua e li s'incontra; e per pochi

e cattivi sonetti chiamare poeti, per qualche allegazione forense giureconsulti, e via

discorrendo, non gli saré menato buono da nessuno, e da questo Catalogo ne dovrà

cancellare buon numero chi voglia scrivere la storia letterario di Massa e di Carrara.

Veniamo ai carraresi.il Luciani tiene parola de' seguenti: Aronte Lunese; Baratta

Francesco e Giovanni, scultori; Baratta Gio. Iacopo, pittore; Bolgi Andrea, scultore;

Bergamini Innocenzo, architetto; Berreltari Francesco, latinista; da Carrara Bartolomeo,

pittore; Calamech Andrea c Lazaro, scultori; Campi Paolo, scultore ; Casoni Baldassarre,

scultore; Cassarini Bartolomeo, intagliatore; Cartoni Giacomo Maria ed altri di essa

famiglia, giureconsulti e poeti; Carusi Fabio, scultore; Cattaneo Danese, scultore c poeta;

Cavallini Francesco, scultore; Cybei Don Giovanni, scultore, Finelli Giuliano, scultore;

Fontia notaio; Ghirlanda Segretario di papa Clemente VII; Grandi Giaeomo, pittore ;

Guidi Domenico, scultore; lori Giulio Antonio, letterato; bazzoni Giovanni, scultore;

Lizzali conte Francesco Maria, letterato; Luciani conte Bernardo, di Iacopo e Iacopo

Giuseppe, suo figliuolo, letterati; Del Medico Fabio, scultore; Maschino Siinone, scul-

tore; Monzoni padre Andrea, teologo, ed altri di essa famiglia letterali; Orsolini

Lettore a Pisa; Olivieri Gio. Domenico, scultore; Pellegrini Carlo, pittore; Perfetti

cav. Bernardino, poeta; Schizzi conte Giuseppe, poeta; Solari Bartolomeo, scultore;

Stagi Gaetano, maestro d’ Eloquenza, e Pietro, suo figlio, scultore; Tacca Pietro e

Ferdinando, scultori; Tenderini monsig. Gio. Francesco, vescovo di Civita Castellana

ed Orte, ed altri della sua famiglia.

SS. JLUPIS (Antonio). Storia della Serenissima Casa Cijbo.

A me non é mai venuto fatto di rintracciare questo lavoro, clic il Ltipis ebbe inca-

rico di scrivere per comando di Alberico II, Duca di Massa, come apparisce dalla seguente

lettera del Lupis stesso al cav. Orazio Bcggi, Segretario di Stalo di quel Principe.

Eccola; • Vedo I’ huomo che mi spedisce Sua Altezza, e miro parimente le lettere di

« V. S. Illuslriss. che mi colmano di honori. Martedì prossimo sarò a cavalla alla

• volta di Massa, et a consegnare i sudori della mia penna a cotesia Sereniss. Casa.

« Tutto ohe all' impresa d' un' [storia così illustre si sgomenta la povertà del mio

« stile, farò animo nelle speranze del compatimento e nella benignità de’ Padroni.

• Vorrei essere un Plutarco per descrìvere un Traiano c i trofei d’ una Famiglia, che

• gareggia con le prime Prosapie d'Italia «. (Ved, Il Plico di Antonio Lupis, conse-

gnato all' III.’" et Bcc.’" Sig, il Sig. Lorenzo Tiepolo. In Milano, appresso Francesco Vigone, 167»; pag. 47).

y:' jULASPina ( Cosimo). Delle eonelderulonl «plrAblll d*emore per la Caea

' " s Maloipina, nella Paequa della Natività di Nostro Signore.

É un discorso, dedicato alla santità di papa Urbano Vili, in cui T autore, ebe

appartenne al ramo del Castel dell'Àquila, ragiona deir origine, grandezza e vicende della

famiglia Malaspioa, e investiga le cause ebe produssero la decadenza della medesima ;

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le quali, a suo erodere, furono: le oiolteplìei divisioni del predio feudale, la mancanza di

coltura c di studi nc'suoi membri, ed i vizi senza numero, specialmente l'orgoglio, da cui

4.** fu deturpalo. Il Doti. Lorenzo Cortesini di Bagnone ne ha un bellissimo esemplare in

legato in pergamena, con ricchezza dì dorature c di fregi, c può darsi sia appunto

r originale. Questo Discorso, mi scriveva il eh. sig. avv. Eugenio Branchi ai 71 d'agosto

de) 1872, « è dettato in lingua italiana non purgatissima, ma ha il pregio che svela

« inulte piaghe della sua famiglia, la quale dall' apice della grandezza, nel più basso

« stalo per le molteplici divisioni ed infrenabili vizi la precipitarono *.

HO. MALASPIIVA (Lorenzo). Relazione del Marchese Lorenzo ^ìfataspina di Fosdinovn

inloi'no a diversi fatti di famiglia e contese accadute, scrilta intorno al 1508.

Era posseduta dall' ab. Emanuele Gerini di Fivizzano, c forse segui la sorte degli

altri mss. di lui, che per la più parte furono bnrbarnmcnlc dispersi. Per buona ven-

tura la trascrisse nel suo Codex docuinentnrum illuslrium hmeianae Provinritie

(V. u.® 59), Pari. I, doc. CLXXVIII, che si conserva a Firenze nel R. Archivio

Centrale di Staio.

Ok ( ) Dominio Mnlafipina esteso anticamente ancora sul mare.

Questo codice, rhc sì conserva a Milano nel U. Archivio Governativo, così mi

venne descritto dal compianto cav. Luigi Ferrarlo. « È un quaderno senza nome

d’autore, in caria comune, di 2i farce, di cui le sole prime 21 sono scritte. Il lesto

è diviso in 17 paragralì, numerali olla romana c corredato in margine di alcune cita-

zioni. L'autore a me ignoto, parmi però che fosse un Malaspina, poichò nel paragrafo

proemiale dice che la Lunigiana era totalmente una inolia a' mìei antenati soggetta.

Comincio coll'anno H24, e termina con un'accenno alla causa contro Ricciarda,

figlia del Marchese di Massa Alberico Malaspina e moglie di Lorenzo Cybo, decisa a

favore della posterità virile del .Marchese Francesco Malaspina, di lei zio paterno ».

92. MA^C%RDI (Froncesco). Ulotnoriale rmnm Ma««»rdl.

Questo libro, che era per avventura uno zibaldone di famiglia, conteneva per

certo anche notizie istoriche, come ne fa avvisati il Doti. Bonaventura De' Bossi in

una noi» marginale alla sua Gollettanea. Ignorasi dove si conservi di presente; c

non ò (litTìcile che sia andato disperso dopo V estinzione di quell' antica ed illustre

famìglia.

93. MEDICO (Filippo, Del). TVotlzIo iMorleho riguar(hmli la cittìi di Carrara e suoi

Principe dominanti, rilevale da monumenti certi di diverbi aufon* e dagli Archivi.

Manoscritto in fogl. di carte 40, posseduto dall' egregio sig. IMotaro Dionisio Gian-

domcnici di Carrara, in calce porta scritto il seguente ricordo: M Carrara, il (fi

primo dicembre anno 1779. Unila e distesa pes' la prima uo/fa dal Oipitano .Sig, Fi’ lippa Del Medico.

Digitized by Google 94. .UG.MORIE nolabilittiine di Papa Innocenio Vili, icritle /'anno I4!U, e degli onori, grandezze e dignità della Casa Cgbo.

É la terza scrittura del Codice Miscellaneo lOOOOt della Biblioteca Nazionale

di Parigi, riferito dal Marsand a pag. 382 del voi. I dei Hanoserilti della Biblio-

teca del He.

SIS. — drllM fnmlf^lla Cvbo.

Codice cartaceo in fogl., senza muncrazione di pagine, legato riccamente in cuoio,

con r arme Cybo-Malaspina. Si conserva nell’ Archivio Segreto di Massa, ed è segnato

di n.° 405. Contiene la storia della famiglia Cybo, dalla sua origine lino alla morte

crudele dell’ infelice Giulio, del quale si descrivono minutamente i casi. Fu di mollo

giovamento al Viani, clic spesso lo cita e nc riporta molti squarci nelle sue .Memorie della famiglia Cgbo, più volte ricordate.

'^6. — ( Libro secondo delle ) della famiglia Cgbo, autenticalo per Antonio /tocca m Genova,

Gio. Agostino .Vorinello e Giulio Petraragia, nnlari pubblici, l’ anno 1.584, 29 .Maggio.

Codice cartaceo in fogl., riccamente legato in cuoio, con armi, dorature e fregi,

di cari. 137 numerate, oltre due in principio senza numerare, e l'indice scritto da

mano più recente in un quaderna staccato. Fu fallo per ordine di Alberico I. Contiene

parecchi privilegi concessi alla famiglia Cybo; nomi illustri di essa Casa cavati da’libri

deir Abbazia di S. Siro, per opera di Giulio Bandi; ricordi della detta famiglia tratti

dall' Archivio della Repubblica di Genova; albero genealogico de' Cybo; notizie, iscri-

zioni, memorie e lettere. È segnolo di n.° 406, e si conserva nel R. Archivio Segreto

di Massa.

97. — della famiglia Cgbo, cavale dall’ Archivio delta Repubblica di Genova per lo .Magnifico

Antonio Hocenlagliala l’anno ISSI, el poi reviste et comprobate dal Magnifico Nicolò

Zignago, secretano di quella, l’anno 1382 a IO (fi Dicembre.

Manoscritto in 4." di pag. 24, legato in pelle assai riccamente. Le ,Memorie

cominciano coll'anno 1242, e riguardano in modo particolare gli ufiìci di onore e

di utile che ebbe a Genova la famiglia Cybo. Si conserva a Massa nell' Archivio Segreto.

98. — della famiglia Farsetti di .Massa.

In fogl. di pagg. 4, presso l'autore di questa Bibliografìa. Riguardano special-

mente alcuni membri della famiglia Farsetti che menarono la vita a Firenze, e vi morirono.

#9. — del Convento di S. Francesco di Fivizzano.

In fogl. di pagg. 6, presso il sig. conte Giuseppe Tenderini, professore di Ana-

tomia pittorica nella R. Ac<»demia dì Belle Arti di Carrara. Di queste Memorie mi

piace di riferire il brano seguente: « Nell'anno 1C89 fu eletto Guardiano dì questo HI « Convenlo il P. Viceozo Burlanucchi di Siena. In quest' anno si terminò la nuova

• Cappella, falla fabbricare dal sig. Governatore Lelio B....: e I’ altare fu dedicato a

• S. Antonio di Padova. Anelò delta Cappella avesse la comuoieszione con la chiesa,

< fu fatto un arco e apertura ove era l’ altare de' sigg. Adami, co' quali fu falla una

c commuta, cioè li fu concesso il luogo e cappella concordemente dal P. Micbelan-

« gelo di Firenze Ministro Provinciale e da lutti I religiosi della famiglia del Convenlo,

« acciò potessero fabbricare e ereggere l' altare della SS. Nonziala in detta cappella,

• ove era I' altare di S. Antonio di Padova, come efletlivamenle fu eseguito da detti

< sigg. Adami: mentre fecero fare un altare di noce intaglialo, col fine di farlo

• dorare; e vi fecero fare l'ancona della SS. Nonziota dal Sig. (1) Lem! di Fiviz-

« zane, celeberrimo pittore.

• Nell'anno 1690, essendo Guardiano il medesimo P. Burlamacchi, fu stabilito ed

< accettalo da tulli I religiosi della famiglia del Convento, col partito de' voli segreti,

< che ogni Sabato, dopo Prima, si vada processionalmente all' aitare della SS. Non-

< ziala, ed ivi si cantino le litanie, con l' antifona Ecce ancilta ec. e l' orazione della

a SS. Nonziala, e vi si celebri ogni Sabato la messa secondo P intenzione del sig Gio. a Pietro Adami, Procuralore benemerito del nostro Convento. Per il qual obbligo si a contenta detto sig. Pietro Adami di somministrare la cera e qualche elemosina a a suo beneplacito.

a Nel medesimo anno 1690 il sig. Gio. Pietro Adami, Procurator Generale amore- a volissimo di questo Convento, fece mettere a oro il suo altare della SS. Nonziala a da eccellente doratore; fece fare sei candelieri di legno, benissimo intagliali, con a la croce e suo piede simile, le tavolette del Saeruin Conviuium, Lavabo ed In a principio, tutto messo a oro ed argento macinalo. Fece fare la predella, cd una a bella tenda di tela dorala per coprir l’ altare. Importa la spesa di lutto P altare a 1400 lire fiorentine.

a Nell'anno 1704 fu eletto Guardiano di questo Convenlo di S. Francesco, Fran- a cesco Antonio d'Equi. In questo tempo fu messo in chiesa il Nome di Gesù, con a gli Angeli da lati; c il Convento spese di danari due Doppie, e fece le spese al- a P indoratore vicino a cinque mesi.

a Nell'anno 1778, essendo Guardiano di questo Convento di S. Francesco di a Fìviizano il P. Timoteo di Terinca, furono inargentati i due Angeli e trasportati a sopra Pattar maggiore; e compresa la spesa di alcuni lavori della Chiesa e risar- a cimento del muro sotto il Convento, furono spesi Barboni 207. 6 a a_

Gli Archivi delle Corporazioni religiose soppresse di quel tratto della Lunigiana, che fu un tempo sotto il dominio de' Granduchi di Toscana, si trovano adesso nel

R. Archivio di Stato in Pisa, e ne offro «gli studiosi il catalogo, a mia preghiera, compilalo dal mio carissimo amico Clemente Lupi.

(1) Stefano di Barnardìoo Lemoii.

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ARCUIVI DI COIIVEIVri LCUIGIÀNRSI, RIDNITI A QUELLO R. DI STATO IR PISA.

I. S. fViuiceAca di Ftvhzmo.

a) Eolrsta e UsciU. — Voi. I. an. 1779-1808.

II. S. AgoiUno di Fivizitmo.

Questo cooTenlo, apparteocole agli Agostiniani, fu soppresso nel 1786 e dato alle monache di S. Monaca della Verrueola : mantenne sempre però il titolo di S. Agostino. a) Debitori e creditori ed Entrata e Uscita; Voi. il; an. 1786-1808.

b) Contratti e scritte private, voi. I; an. 1543-1793. c) Conti e ricevute; voi. 9; an. 1625-1808.

d) Processi antichi, senaa data; voi. I.

III. Badia di Lmari.

Fu già dei Benedettini ; ma poi per renuniia fallane dall’ Abate don Orario Sccu- rani, che mori il 13 aprile 1591, venne unita ai -Convento di S. Agostino sotto il

itolo di S. Giovan Ballista prenominato, e ne fu preso possesso li 21 aprile 1591,

co’ rogiti di ser Ciridonio Stradella.

a) Spese e eonleggi; voi. 1; an. 1577-1589. b) Contralti; voi. 1; an. 1397-1566.

e) Atti civili contro le Comunità di Cornano e di Groppo, e altri diversi; voi. 2; an. 1567, e senza data.

IV. S. Giovan BaUista di Fivizzano.

Fu soppresso nel 1785 e unito al Conservatorio di S. Monaca della Verrueola.

a) Ricordi e Censi; voi. 3; an. 1571-1785. b) Entrata e Uscita del convento, della Sagrestia e di bestiami, ricevute e altre carte amministrative; voi. 6; an. 1704-1786.

c) Parliti, ordini e decreti; voi. I, an. 1730-1779.

d) Inventarlo e stime del convento soppresso; voi. 1, senza data. e) Documenti e scritte private; voL I; an. 1450-1780.

f) Processi; voi. 2; senza data. g Lettere; voi. I, senza data. V. S. Maria del Cartellare di Cò di Ponte.

Conservatorio soppresso nel 1785 e riunito a quello di S. Monaca della Verrueola.

a) Censi, Olii e livelli; voi. 7, an. 1620-1785.

b Pagamenti di dazi; voi. 1, an. 1750-1775.

c) Accettazioni, vestimenti e professioni di reiigiose; voi. I, an. 1710-1783.

d) Inventario del monastero soppresso; voi. I; 1785.

e) Documenti diversi; voi. I, an. 1494-1760.

VI. S. Monaca di Verrueola.

a) Censi, livelli e affitti ; voi. 5, an. 1618-1786.

b) Debitori e Creditori; voi. 5, an. 1643-1808.

c ) Entrata e Uscita; voi. 7, an. 1663-1807.

d) Ricordi di Contratti; voi. 4, an. 1622-1783.

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e) Biccvule; voi. i, an. 1701-1789.

f) Documcnli diversi; voi. 1, an. 1 578-1 78S. H) Qiiadcrnuccl di contadini; voi. I, an. 1684-1808.

A J Carte non classate; voi. 1, senza data. VII. Cappuctini di Pimiremoli.

Rimangano i soli stati al tempo dello soppressione.

Vili. SS. Annunziata delta S. Agotlino di Pontretnoii.

a) Debitori e creditori; voi. 2, an. 1081-1807.

b ) Entrala c Uscita; voi. 2, an. 1750-1808.

N. B. Manca un libro d’entrata di grascie ( 1785-1808) e uno di spese giornaliere

( 1740-1772). IX. S. Antonio di Pontretnoii.

a) Fitti, livelli, censi e ricordi; voi. 4. an. 1679-1808.

b) Entrata e Uscita; voi. 2, an. 1776-1808.

c) Bestiami; voi. 2, an. 1778-1808.

X. S. Cincomo d’ .Allopasao di Pontremoli.

n). Debitori c creditori; voi. 1, an. 1684-1733.

b) Censi, fitti e livelli; voi. 2, an. 1786-1808.

e) Bestiami; voi. I, an. 1772-1807.

N. B. Mancano due vacebette di spese giornaliere di cbiesa, nianlenimento di

terreni, di fabbriebe cc. ( 1786-1808), e una spese di eucina ( 1786-1808).

100. MEMORIIC copiale da un libro dell’ex Monaetero delle Grazie nel Golfo della Spezia,

intitolato: Indice, o»tia Pandella generale di tulle le ecritture anliclte e moderne del preeenle Archivio.

Trovasi nel Codice miscellaneo della Biblioteca della R. Università di Genova,

segnato R. Vili. 8. L' amico mio Achille Neri, sarzanese, cosi discorre del presente

manoscritto nel Filoinale, periodico arlielico, zeienti/ieo, letterario con rivitia agricola,

politica, commerciate del Circondario di !,evante, che si pubblicava alla Spezia; • Il

riordinatore dell’ Arebivio del Monastero delle Grazie c Fautore di questa Pandella si

inanircsla essere stalo il dottore sarzanese Bonaventura de’ Rossi, noto per la sua

Storia del jireziom Sangue, la Vita di Nicolò V e la Genealogia delle famiglie Bolla

e Adorno, opere tutte stampale ; non ohe per le sue storie e memorie della Lunigiana

c di Sarzana. le quali vanno manoscritte per le mani di molli c se ne conserva copia

in diverse biblioteche. Egli era studioso c sollecito delle patrie memorie, e F indice

dell’ Archivio di Sarzana a lui si deve, come anche la copia del famoso Vecchio llegi-

flro, collezione di tutte le precipue memorie storico-amministrative di quel Comune.

Lo scrittore del Codice, eh’ io lio preso od illustrare, copia dall' Indice rammen-

tato l’avviso clic vi pose lo stesso Rossi, sotto la data del 1711, c che cosi suona:

Avvertendo per chi maneggierà le scrillwe del presente Archivio, che le scritture

antiche e di carattere più oscuro rimangono distribuite tulle nei pieghi secondo i

loro numeri, e le più moderne nelle filze, ossia fogliacei; et avverta bene chi scio-

glierà delti pieghi, per vedere scritture, di pigliare un piego per volta, e veduto quello

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«verA voluto vedere, non si scordi rimellere le wr///wr« a luogo, secondo i smi numeri, per non ridurre V Archivio alla confusione, che è sUito hno alV anno presente

.Monastero presente 5. delle il revereii' 17H ; in cui, essendo Abbate del di N. Grazie dissimo Don Goffredo Zoagli, è stato per ordine suo messo nell’ ordine che si vede, da me Bonaventura de’ Bossi, cittadino sarzanese e dottore di Leggi, ad onore di

Dio et utile del ,Vonastcro medesimo.

Quanto fosse ricco di documenti quest* Archivio ben si scorge dalla divisione deir indice in XII tavole, nelle quali vi si notano scritture a riguardo di Fabiano,

Albìaiio, Isole Palmaria e Tiro, Vezzano c S. Vcncrio, Ceparana, Pontremoli, Massa,

Corsica, cd altri documenti, che come si avverte, rimangono distribuiti nei Libri e

Aotolari del medesimo Archìvio, In cui invenzione riuscirà facile per le tavole che vi si trovano. Dalla nota che qui trascrivo, si conosce do chi e perchè fossero queste

Memorie copiate : alla carta 29 (/t detto Indice ( vi si dice ) viene la tavola VI, cioè delle scritture di Vezzano e S. Veneno, che sola si copiò nel 1802 dal Pud. iMlore

Siccolò da ;Vonfc/narce//o, perchè essendo incombenzalo di ritrovare i beni della chiesa plebanu di S. Venevio, stati uniti con bolla di Paolo III in benefìzio dHi’ Abbazia delle Grazie, recentemente soppressa, formava l'unico di lui oggetto, e tralasciò le altre per mancanza di comodo. Non mancò però di sfiorare qua e là le notizie più inle^ restanti per la loro maggiore aniichità e per qualche altro riguarilo, che si vedono in fine del presente scritto sotto il titolo : Più antiche diversorum |>er alfabeto semplice.

Qual sia ora il destino del swldetto interessantissimo Archivio non è noto allo scrittore.

Io sono d'opinione clic il codice, di cui ragiono, sia propriamente l'autografo del Padre Xicolò; c di questo mi dà indizio la carta e il modo dello scritto per certo

pertinente al principio di questo secolo ; e l’ esser corredalo d' annotazioni circa r oggetto pel quale fu sonilo; e, quel che più vale, le cassature ed i pemimenti che si osservano nella compilazione delle stesse note. Che il codice sìa stalo scritto da un frate, è indubitato, essendovi delineato a penna sulla prima pagina il triplice monte, colla croce cd i rami d' acacia, simbolo ben conosciuto de' conventi.

Non voglio io già riprodurre qui lutto l'Indice, nel quale si nolano le scritture riguardanti S. Venerio e Vezzano, che riescirebbe soverchio c non conforme al mio fine; ma trascriverò tulle le annotazioni, contenendo isiorichc notizie, c dirò delle cose più importanti, che al mio debole giudizio sembrò riscontravi.

Nè mi penso debba alcuno torcere il naso, sentendo parlare sempre di chiese e di litigi infra le varie autorità ecclesiastiche, poiché non si vorrà ignorare come in più antichi tempi, per le investiture e ì privilegi degl’ imperatori, i vescovi e gli abati avessero potestà temporale, o, come allora diccasi, giurisdizione.

Ne sono splendido esempio i Prelati Lunensi, i quali ebbero larga potenza; e a sottrarsi al loro giogo convenne agli uomini di Sarzana adoperare alcuna volta le armi. Ed anco dai documenti di cui ora discorro ben si scorge la signoria feudale degli Abati, leggendosi come nel 1284 si prestasse obbedienza con giuramento dagli uomini d' alcune castella nelle vicinanze del Golfo all' Abate dì S. Venerio.

Alla lettera B sotto la seguente indicazione: Bolla di papa Paolo III a favore del Monastero, contro Girolamo Biassa, Airroco delta chiesa di S. Venerio dì Oimpi-

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Itilo, per eiterti il medetimo arrogalo il pottetso della chieta medeeiata ; s! trovi una nolo cosi coacepila :

< La chiesa di S. Venerio di Campltcllo è la chiesa plebana del paese di S. Ve>

• nerio, vicina alla strada romana. Si ostò mollo 1' arciprete Biassa che non fosse

« quella sua Parrocchia unita in bencQzio all' Abaiia delle Grazie, ma dopo una longa

« ed ostinala lite restò egli soccombente, ed usci la bolla dell’ unione di Paolo III,

• che nel 1802 fu fatta copiare dallo scrittore, io autentica forma, legalizzata dal-

• r odierno nolaro Sig. Giovambattista Faggioni di Cadimare; ed è tradizione che il

• parroco Biassa fosse provveduto d’ un canonicato nella Cattedrale di Sarzana. Non

• sembra però che I moniei delle Grazie fossero senza ragioni di pretendere qiiel-

« r unione, poiché tre secali prima ad essi, cioè a quelli del Tiro, ne’ de’ quali diritti

• erano od essi succeduti, erano stali confermati molti beni e possessi, fra’ quali la

• cappella di S. Venerio di Cimpitello stesso, per bolla di Gregorio papa IX I’ anno

< 1231. E gran beni avevano assai prima io Veziano e S. Venerio, come raccogliesi

< da tutta la presente Tavola >.

Alia lettera D travasi: — Deputazione ossia procura fatta da’ monaci nella causa del monastero per la chiesa di S. Maria di Vezzann, per vocazione di una certa de- cima et altro, 1236 — e quindi la osservazione seguente:

< Gran lite vedesi essere avvenuta fra i mouiei del Tiro e ’l Priore della chiesa

• di S. Maria di Vezzano, sopra di cui vedesi che i monaci rilevavano una certa decima

• contrastala dal Priore degli Agostiniani, di della chiesa in Vezzano. Chi sa che ì mo-

< naci del Tiro non avessero investito molti secoli prima di quella lite la chiesa sud-

« detta e dei beni ancora agli Agostiniani che in que’ secoli principiavano a dilatarsi,

« con la riserva di qualche decima, ed altra dipendenza, e che poi ecH’ andar del tempo

< gli Agostiniani volessero rendersi indipendenti, come ben spesso succede ì Dna simile

< cessione di chiesa e beni con certe dipendenze e reeognizioni, la vediamo noi falla

« dal Vescovo di Luni alti Agostiniani del Corvo- in Bocca di Magra, luogo detto ora

• S. Croce, e se ne legge l’ instromenlo nel manoserilto di Bonaventura Rossi >.

Apparisce pure dal presente scritto, che li stessi monaci del Tiro investirono la chiesa di S. Nicolò d’ Arcola al Preposto di Santo Stefano di detto luogo. Come infatti da una scrittura di detto Archivio delle Grazie apparisce essere succeduto nel IIS2, con obbliga di pagare due annui soldi di Milano, di ricevere I’ Abate del Tiro, o un suo Delegalo con sette persone, e di portarsi ogni anno per le Litanie al Tiro col popolo d’ Arcola, oltre altre convenziooi, che leggonsi in detta investitura. E in altra seriltura dello stesso Archivio leggesi che 300 anni dopo in punto, cioè nel 1432, la stessa Chiesa di S. Nicolò, che è la presente parrocchiale d’ Arcola, fu data in loca- zione all’ arciprete di S. Stefano, a cui oggi è aggiunto anche il titolo di S. Marghe- rita, con obbligo di pagare ogni anno all’ Abate del Tiro, un soldo c 9 denari di Ge- nova. Nè erano gli abati del Tiro senza pretensioni, anche sopra la stessa Chiesa di

S. Stefano Pieve d’ Arcala, come vedesi da una Commissione nel Priore di S. Paolo dell’ Orto della Diocesi Pisana di Giovanni Papa ( non si sa di qual Giovanni Papa perchè non è quivi citata l’ epoca ) sOiae di comporre e sedare amichevolmente le differenze vertenti tra I’ Abate del Tiro, ed altri pretensori sopra la detta Chiesa di

S. Stefano in Arcola.

Digiiized by Google Eguali diriui prctendeTano gli Abati del Tiro sopra le anlicliissime Chiese di

Biassa e Marioasco, e oiolte liti ne sono succedute, come ha detto lo scrittore neU' In- dice generale di quell’ Archivio, benché da lui non copialo: e molle cause pure sono seguile sopra le Chiese di Fabiano, Pegatzano e Campiglio, che ad onta dei Parrochi ci Biassa e Marìnaseo furono aggiudicale al monastero del Tiro. Molle Chiese Parroc- dbiali ne' Feudi Ualaspina erano di sna giurisdizione, ed alcune ne conferivano fino alla recente soppressione del Monastero delle Grazie. Non si sa finalmente se buone o cattive fossero le ragioni delli monaci del Tiro sopra la Chiesa e decime di Vezzano; leggesi però nella presente tavola indicala una procura del Monastero suddetto, datala del 1237, per rinunciare le ragioni, decime e possessi spellanti a quel monastero in

Vessano. Altra pure se ne legge, senz'epoca, in questi termini — Pensioni ossia tributi, che era solito riseuofere il monastero del Tiro dagli uomini di Vesigna, Isola, Ves-

sano e S. Venerio. — Nè dee far specie la esistenza dei tributi dovuti alli Abati del Tiro sopra ì paesi suddetti, poiché altra scrittura è indicata ne’ precisi termini:

— Cbhidienza prestata dagli uomini ed abitatori di Slafolo, Panigaglia e Piaggio al- r Abate di S. Vencrio, riconoscendolo per loro signore del 1284.

Sotto il titolo; « Alquante notizie copiale dalla Tavola dell’ Isola Palmaria e Tiro, alla lettera D vengono descrìtte le seguenti scritture. Donazione delle 3 Isole di

Portovencre col jus piseandi fatto da un tal Vecido Marchese l'anno 13 dell'Impero di Enrico II Imperatore. Donazione fatta I' anno 17 dell’ Impero di Enirco II da una tale Adelaide moglie di Alberto Marchese di una quarta parte delle 3 isole di Porto- venere, ed una parte delle terre di Panigaglia, con obbligo di accendere ogni anno una candela sull' Altare di S. Venerio >. La nota qui posta dallo scrittore così dice

< Codesto Vecido o Guido Marchese, la di cui donazione corrisponde al 1013, senza

« fallo è quello che vedesi sopra aver donato allo stesso Monastero del Tiro allri beni

« l’anno VI dell’Impero di Enrico II, cioè del 1008. Ivi è detto figlio di Adalberto,

< e pare che sia figlio di Adelaide suddetta che donò una quarta parte delle stesse

< Isole r anno 17 di quel medesimo impero, cioè del 1019, benché essa è della

< moglie di Alberto, e non di Adalberto, potendovi essere succeduto sbaglio nello scri-

< vere oppure nel leggere, uno per I' altro nome ; oppure per essere Io ste.sso nome, « secondo Muratori, che ne adduce nna prova incontrastabile nelle sue Antichità

< Italiane. Disserl. 6. pag. 43. Ediz. 1765. Noi troviamo in una carta dell' Ar-

< cbivio Episcopale di Pisa del 1061 =° AIbcrtum Marchionem quondam Opitioni • Marchionis > — Nel testo vien chiamalo Alberto, c nella sottoscrizione Adal- berto, il che ci fa chiaramente comprendere, che Alberto ed Adalberto erano lo stesso nome. Infine olla lettera R viene accennato il documento sotto notato: • Rescritto

« ossia privilegio di Guido Veterano, Vescovo di Luni, che conferma il jus di be-

« nedire I’ Abate di Tiro, e concede ai monaci del monastero medesimo diverse

« esenzioni ed il jus piseandi, dell' anno 1057, dovendosi avvenire che un privilegio

< simile del Vescovo Andrea di tuoi vedesi nel Plicco di Fabiano alla Lettera A.

< D. 5. > Qui segue una osservazione cosi eonccpila: • Non deve supporsi una conlrad-

€ dizione nelle prtacnli scritture, se leggesi sopra falla al Monastero del Tiro la dona-

< zione dell' jus piseandi dal .Marchese Guido nel 1015, e poi tornasi qui a leggere fatta liS

• anche da Vclcrano, Vescovo di toni, dopo 42 anni, cioè nel I0ii7, perchè secondo

• clic prevaleva una fazione sopra 1' altra, e parlicolarmenle nelle alternanti vicende

« delti imperatori c pontefici in Italia, si investiva un favorito colle spoglie d' un

• altro del partito succiimbentc. Ciò è noto in tutte le storie di quei tempi; ma in

« proposito dei Marchesi e Vescovi di Luni ne abbiamo Infiniti esempi ne' Mss. del

< Landinelti e del Rossi storici sarzancsi ».

Dal documento, che qui sopra si nota, si congetturò dal De-Rossi 1’ epoca nella quale il Vescovo Guido, che fu appellato Valere, venne assunto alla sedia episcopale, circa cioè il 1050; riempiendo cosi una lacuna lasciala dall' l'ghelli nelf Italia Sacra, ove manifesta non conoscere la data dell' avvenimento a tale promozione.

Ed ora mi farò a riferire quegli altri documenti che mi parvero degni d’ essere

notati o per la vetustà, o per rivelarci notizie che riescono utili alla storia di colesti

luoghi nostri. Dell'anno 1035 trovasi una • donazione delle terre di S. Venerin di

a Gampilello, dove si fa menzione della traslazione del corpo ili S. Venerio del Tiro

a a a dall' Isola in terraferma ; c subito dopo, altra donazione di terra e beni falla dal

a vescovo l.uncse alla chiesa di S. Venerio in Campilello rifabbricala da Vezzanesi. a

Rieseirci troppo prolisso c ripeterei cose per lo più note, se volessi qui discorrere

della traslazione delle sante ceneri, diversamente c controversamente raccontala da molli; c sulla quale non vollero neanche i BotlandisU, dopo profonde c lunghe disquisizioni, dir cosa che desse certezza e dell' epoca c dei prelati che la permisero. Benché sembri ormai probabile (seguendo quanto nc ha detto Bonaventura De' Rossi

nella sua Liiiiigiduo descrilta al Gap. l, nonché il I.ancellollus /lisi. Olive!, parte ì.‘)

abbia fatto trasportare in lerraferma il cadavere del Santo il Vescovo Lucio; ed è a costui cjic viene dagli autori stessi attribuita la cdiGcazionc della chiesa poco lungi dalla Magra fra Vezzano c Sarzana. Per il che non resterebbe più dubbio che il luogo detto Gampitello, appartenente a’ Vezzanesi, o, come pare più probabile, alla parroc-

ehia di Vezzano, albergasse pel primo in terraferma le reliquie del martire, c fosse

da indi in poi cliiamato S. Venerio. Come queste ceneri, e per cui bene placito,

passassero poi a Reggio di Modena, è pur sempre dubbioso ed incerto.

Questo monastero ebbe larghissime possessioni c fu assai polente, essendo stato fra

primi ad esercitare potestà temporale nella persona del suo Abate, sottraendosi olla auto-

rità dei Vescovi di Luni. Da alcune donazioni qui aecennatc abbiamo veduto come fosse

in fama anche appo i nobili, ed aggiunger dobbiamo che alcuni lìegoti della Sardegna

elessero lor sepolcro in quella chiesa. Eslendevansi ì suoi possedimenti in Corsica

ancora, che nell' Indice più volte nominalo, a proposito d' un pattuito < nolo, ossia

« convegno di nolo, con un tal padrone Gregorio q. Antonio Giancardino di Calvi in

• Corsica, per condurre in terraferma 150 mine di grano e orzo nel 1481 •, si legge:

< In Corsica il Monastero del Tiro aveva beni larghissimi, ed aveva ivi il diritto di

« conferire da circa 12 parrocchie, come ha rilevala lo scritlorc P. Leti. Niccolò dalla

> lettura delle tavole riguardanti le scritture di Corsica, ed in una piccola pergamena

« ha letto una seomuoica di Giacomo da Voragine conceduta all'Abate del Tiro per

• ricuperare dei beni usurpatigli in Corsica. » Questa scomunica data per certo dal

cadere del Sec. XIII al principio del XIV, essendo allora Arcivescovo di Genova Già-

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corno da Varagìne o Varazze; ma T alto di convegno è del 1484, quando cioè l'Abbazia

era già unita alla chiesa di N. S. delle (ìrazic, e già ne avevano il possesso gli

Olivetani. A tale proposito si trovano registrate le carte seguenti: * Unione del

monastero dì S. Venerio del Tiro a N. S. delle Grazie fatta da Eugenio IV papa. Tanno 1432.

« Abbadia del Tiro e possesso di essa dato alti monaci Olivetani per decreto pon-

tillcio T anno 1436.

« Immissione in possesso delT Abbazìa di S. Vencrio del Tiro fatta dall' Arcive>

scovo di Genova e dal Vescovo dì Luni del 1436.

« Procura fatta in monte Oliveto dal Generale per prendere il possesso dell' Ab*

bazia di S. Vencrio del Tiro, 143G >.

11 Somcrìa, parlando di questa Abbazia, asserisce essere stata conceduta agli Olive*

lani nel 1432, ma dai documenti che qui si veggono accennati, gli Olivetani ne

ebbero il possesso soltanto nel T436, essendosi solamente nel 1432 decretato T unione

delle due chiese di S. Venerio e delle Grazie; aggiunge ancora non aver lungamente

dimoralo in quell' isola questi ccnobiti, ma io trovo nel 1369 « un ordine del Senato

Serenìssimo a richiesta dell' Abate di S. Venerio che nissun privato ardisca pigliar pietre

appresso detta Abbazia in occasione della fabbrica del Forte ; » dunque ben più di un

secolo T abitarono, dall' anno in cui vi entrarono possessori; e oltre un secolo da che

T isola stessa fu sommessa da Papa Innocenzo allo Arcivescovo di Genova, cioè nel

1444, così rilevandosi da una scrittura di quell' epoca. E la chiesa delle Grazie era

per avventura già fabbricala da ben 5 lustri, cbè il luogo ove è posta fu nel 1406 donato a certo Bertolino .Vonaco cistercense da Gostanza di Porlovenere, figlia o

(come si vuole allrimenle) moglie n certo Benedetto Bustagnini o Fustagnini, alla qual chiesa si trovano dalla stessa fallo largizioni d' alcune terre nella giurisdizione di Vezzano, Migliarina e Isola.

E qui mi resterò, bastandomi aver reso manifesto quanta utilità arreca la inve* stigazione degli antichi documenti. Nc voglio passarmi dal ricordare che appunto colla scorta di queste scritture il nostro De -Rossi provò come Enrico di Fucecchio,

Vescovo Luncnsc, abbia avuto per successore Gualierio HI circa il 1293, e questi

Antonio di Bajona, rimasto essendo il Guallerio dall’ Uglielii non avvertilo.

lo ho per certo finalmente clic questo manoscritto sia appartenuto al P. Gio.

Francesco Zacchia di Vezzano, il quale raccoglieva documenti per T istoria della sua patria. Questi lasciò un suo scritto ove si compendiano i principali documenti antichi che a Vezzano si riferiscono, manoscritto esistente nella isicssa Universitaria di Ge- nova. L’ Indice del P. Lettore da Monte Marcello di cui ho per lo innanzi parlalo porla una numerazione di pagine, ohe seguila quella del manoscritto Zaceliia; di più sonvi sottolineati tutti i documenti che parlano di Vezzano, e nel frontespìzio vi si trovano alcune brevi note di carattere conforme a quest' ultima scrittura. Lo scritto del Zacchia composto di IG carte di lesto e 4 di documenti, è assai utile per chi ama le cose paesane, e potrebbe riescirc giovevolissimo a cui piacesse tesser la storia di que' due antii'liissimi castelli, e delle nobilissime famiglie cb'ebbervi origine. La seguente breve notìzia del Zacchia, che modernamoDte scritta esiste iODanzi al codice, sarà con- ^0

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elulione a questo povero e disadorno scrilUo. < La descrizione dei due Vezzani, così

dice, che uianoscrilia esiste nella Biblioteca dell’ Università di Genova è opera del P.

Gio. Francesco Zocchia di Vezzano dell' Ordine de' minori riformali di S. Francesco del

convento di S. Maria della Pace in Genova. Nella questione del vescovo di Noli, Fra

Benedetto Solari, opponente alia pubblicazione d’ una bolla pontifìcia, egli contro il

parere dogli teologi snoi collrghi fu di senlimciito che si dovesse dare 1* exeyualur

alla stessa Bolla. Volto il Governo di Genova da Aristocratico in Democratico, il Pa-

dre Zacchia prese la parte del popolo contro i nobili. Mori in Chiavari l'anno 1810

vestilo da prete secolare. La suddetta descrizione è proprio di mauo del padre Zacchia >.

101. MEMORIE del/a solenne traslazione c/e//’ miasma anlichissinia e miraco/osu de/ A’. SS. Croce/isso.

In fogl. di pugg. IO, presso Giovanni Sforza di Montignoso, autore della presculc

Bibliografia. È una relazione delle feste celebrate in Massa l’anno 1739, quando il

vecchio Crocefìsso, che dìcesi ritrovalo in Limi e da tempo immemorabile trasportato

a Massa, fu messo nel Duomo sul nuovo altare riccameiue decoralo di marmi dallo

scultore carrarese Giovanni Lazzoni il giovane. Ignoro da chi siano state scritte queste

Memorie. Non sono a credersi opera del teologo Diodalo Maria Paperini, giacche la

Relazione di lui apparisce alTuiio diversa e per nulla si assomiglia alla presente. (V. Paperini).

lOi. MO^ZOKI (Antonio). Slorla della Collegiata di Carrara.

Il Luciani nelle sue Notizie sxiccinte delia Bella Letteratura delle Città di Nassa

e di Carrara dice che il conte Don Antonio Monzoni, carrarese, c ha lasciato un MS.

« contenente tre capitoli che illustrano quella Collegiata, opera singolare per esser

• unica e non da altri tentala, ma non troppo felice, rispetto almeno pila fondazione

« della Basilica, che pospone di molli secoli, senza recarne provanze certe, e contro

« gli invincibili documenti che il contrario assicurano >.

103. KORIEI (Dunìdio, De'). De Ioanne Petro et Ceccardo Nasseteno elogia.

Si leggono a pag. 155-157 del codice della Libreria del R. Archivio di Stato di

Lucca intitolato : ÌHuslriwn Lucensium elogia^ awtore Nicolao Tweio libri IV ; di iuixetus liber V u Daniele de Nobitibus, cum eiusdem prae/ucOone e/ no//z. Nell’ Elogio

di Gio. Pietro di Avenza niente aggiunge di nuovo il De’ Nobili a quanto sappiamo

intorno a questo valente umanista. L’ Elogio di Ceccardo de'Cattaiii di Massa di Lu-

nigiana ci piace trascriverlo per intiero, ben poco essendo fin qui noto di lui.

lasciamo dunque parlare il De' Nobili. « Ccccardus Masseiaous de Cattaneis nuncu-

• palus, I. C. non minus doctrina et facundia, quam prudeniìa clarus, non brevissimi

« certe elogii commendationc, vcrum oniaiissima atque eruditissima oralione esset,

• prosequendus. Is Pauli Vinisii depulsa lyrannide forìs longe pìura quam domi speclaiae

• virtutis singularisque prudcniiac testimonia cdidii. Sigismundus enim imperalor Luca

Digilized by Google « ubi summo excopUis honorc plurima in Remp. bencHcia, cum hoAlcs agrum popu-

« lanics forlissimorum equilum ala coerccndo tum privilegiis cum ornando coniulerat

« Senas profectus in ea pace quac inter &e ipsum Poniofìcem« Arogoncnscm negem

« cl Florenlinos anno 1432 iraiisigebaiur Luccnsc« quoque et Senenses omnino in- « ciudi vehementer optavil; quarc inicr Logatos eam ob rem ad se vonturos, ut

< Ceccardus sibi anlea probatus habiiusqiie inter snos iniimos, ac maxime neerssarios

« mitterel postulavit; quid hoc ebrius? quid hoc specinsìus? quid tanti Impera-

« toris testimonio illustrius? Legatione igitiir admodum ardua, et gravi Ceccardus

« Masseianus et Mcolaus Burlamacchius Reip. causa suscepla, quid cum Impera-

« torc tractarunt? Quidve adversus alios cgcrunl? forsan vel Imperatori assentire, vcl

« aliorum Principuro causas limidiores elTecii libera voce ( ut Senatorem deccl ) « denegare, respucre, reicere aliquid timueruni? tales se certe praosiiterunt, ut qui

« maxime Imperatori cari fucrant, cariorem tamen Remp. baberent, ipsique Impera-

« tori niinus asscnticntes, nequaquam ems gralìam abalienareol; si quidem cum « Gcnuensem populum, et Mcdiobncnscra Regniuin Lticensis Rcip. focdcrc junctos,

• eiusqiic adversus impios Fiorcniinorum conatus acerrimns propugnaiores a foedere

« exclusum iri cum Legali eomperirent, protinus ipsi praeslanlissiml omnium cives male

« sarlam gratiam ncquicquam coboerentem, et paecm propc confcctam non sino sin-

« gulari Reip. felicitale liirbavere; cum enim illi paci, quae nihil habitura sii insidia-

ci rum, semper sii consulenduni, ab ea rccedcndum crai, quac non pax, sed servìiulis

« parilo futura fuissci; non enim hoc agebatur ut praesidium pacis stabiliroiur, sed

c belli ut differetur iDCOOimodum. quod paulo post arsurum, eum Liicensem Civitatem

« tum totum eliam agrum corripcrcl, vastarelquc; proptcrca quod Fiorentini Venetum

« armts ex foedere sociali in Mediolanensem conversi, eoque vel debellalo prorsus,

c vcl ad iniquas conditiones adaclo, Imperatore vero in Gcrmaniam reverso, Luccn-

« slum foedus aversati, eorum lìbertalem perpeluis, fìdisque propugnaloribus desti-

« tulam opportune iovasissenl, siculi prnxime elapsis annis icntarant; quid rarius hac

« prudeniiat quid bac fortitudine clarius? quid hac cosiantia generosius? Legati Lu- < ccnscs poteolissimorum adversariorum conatus eludere. Imperatoria soasiones reicere,

« cl Pairiae lutelam sapientissime servare; eienim sic hosiiuin declinata fallacia, nec

« non comperto arliGcio aimulalionis, paucis poslea transaclis mcnsibus Fcrrerìae pace

« inter oinnes Principes inila, liberiate Iriginta jam annos ob Vinisii dominatum

« inlermissa, et tribus adversus Fiorentini potentissimi hoslis arma, insidia», alque

« assiduas fraudes validissime, invieiisque animis defensa, et summis votis concupita,

« fruì inndcm Luccnses caepimus, quam caelitibus juvantibus, approbanlibusque adhuc

« accuratissime cusiodimus. >

NOBIM (Giovanni, De*). Avv«riliaien

r amico mio Dott Carlo Gargiolli, professore nel R. Liceo di Piacenza. Comincia:

A Ili Molto UL^ S.‘ la Sig* Marcheea di Foedenovo et il S.** Andrea tuo figliuolo

6Vo. de NobUL Vói

Dovetido rimaner alle S. V. il governo di questi sudditi^ e vedendo io eh' ette

in molte cose se ne riposano soffra di me, non per alcuna mia suffteienza^ ma per la

fede et lunga servitù mu% verso della ior casa, mi paio obligato a raccort/arjf//! alcune

cose che, a mio giudicio, stirebbon* utili, et in gran parte necessarie, a farsi, per con-

servation di casa loro, et per ben reggere i popoli, che da Dio gli son stati commessi ec.

La Marchesa, alla quale il De" Nobili rivolge questi Avvertimenti, è Luigia Dona,

vedova di Giusep|>c Mulaspina. Il figlio di lei, Andrea, nacque nel 1544; si ammogliò con

Vittoria di Negro; neP1577 ottenne da Rodolfo, imperatore, l'investitura del Marche-

sato di Fosdinovo, che governò fino al 1G10, nel qual anno morì.

Curiosi ed importanti sono gli Avvertimenti presenti, che ben presto per cura dei

possessore saranno dati alle stampe.

105. !\'OTA libile pcrnone alla noblllà di Saraana, compilata in confor- mila della deliberazione 17 dicembre 1742.

In foglio, di cari. 48 non numeralo, posseduto da Alessandro Magni GrifR di Sar-

zana. Le famìglie delle quali nella presente opera si ragiona, sono le seguenti: Amati,

Baraciiini, Bardi, Benedetti, Benctiini, Berghini, Bernardini, Dernucci, Brondi, Sacci,

Bertuccioni, Boccardi, Galandrini, Caiani, Casoni, Ceeehinelli, Cecchini, Conti, Cipollini,

Calmi, De Benedetti, Delmonle, Favoriti, Ferrarmi, Faraggiana, Fiasella, Ferrari, Ferro,

Gacci, Galli, Grossi, Guerrieri, Ivani, Lnndincllì, Leoni, Lari, Lazzatii, Magni, Mana-

rola, Martinelli, Mascardi, Masinetli, Medici, Medusei, Mercadanti, Moniglia, Macchiavclli,

Mussola. Mcgtia, Ottoni, Ollandini, Pcccini ovvero Piccini, Parcniuccelli, Picedi, Pelliccia,

Podi, Poggi, Procuranti, Promontorio, Pucci, Remedi, Ricca, Ricci, Ricciotli, Rossi,

Ruscu 0 Ruschi, Sandonìni, Scofferi, Stasi, Stronaii, Tadei, Taddci, Talentoni, Taiis, Tognoni, Tresana, Vinzoni.

lofi, IV'OTIZIE ntorlebe di Flvizsimo.

Sì leggono a cari. 101 tergo — 154 tergo di una copia manoscritta dello .S/afu/o

del Comune di Fivizzano del/’ anno 1581, posseduto dal conte Giuseppe Tenderini.

Cominciano col dì 8 giugno 1091, nel qual giorno il Prìncipe Gio. Gastone de’ Medici

si recò a Fivizzano alle ore 5 c mezzo di notte; trattano poi delle feste celebrate a

Fivizzano il 1.5 luglio 178G per la venula del Granduca Pietro Leopoldo; c delle feste

fitte ne' giorni IO, Il e 12 dicembre del 1790, quando quel Principe fu coronato

imperatore. Dal 25 marzo 1799 fino al 2 giugno 1861 il racconto seguila senza inter-

ruzione di sorta.

107. — «oprA le cave de* marmi di Carrara, di Jl/assa, di .Vonlignoso e di Serravezza.

Codice cartaceo in 4.% di pag. 114, presso il Marchese Giuseppe Campori di Mo-

dena. Hanno principio queste Notizie colla Mola delle cave de' marmi di Carrara e

de' possessori dette medesime, ctie si chiude con una pianta, fatta a penna, del terri-

torio carrarese e delle sue cave. Seguono due note: una àe' prezzi della gabella

messa dal Granduca sopra i marmi forestieri; l’ altra degli ancoraggi dell’ Avenza,

che si esiggono da quel Castellano; dopo le quali viene l’elenco dc/fe cave de’ marmi

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tl altri fossili, che si trovano ne' monti pel territorio massese; poi la noia delle caia

di Monlignoso. Ciò che resta del volume può ricavarsi dall' indice seguente:

Osservazioni fatte sopra le cave de* m/irrn< di Carrara,

Luoghi dove si dice esservi il marmo bianco simile al carrarese.

Osservazioni sopra le pietre in generale.

Osservazioni fatte sopra le cave de’ marmi di Massa.

Delle cave di slaluario di Massa.

De' luoghi dove si conserva la neve tutto V anno.

Osservazioni su le cave di lavagna di Massa, nominate piastre in detto luogo.

i\ota delle cave de' marmi et altre pietre di Serravezza.

Osservazioni falle sopra te cave de' marmi di Serravezza.

Del modo di tingere le pietre dure e particolarmente il Varmo statuario mas-

sese, che è senza veruna vena e macchia. Osset'vazioni a Serravezza.

Notizie del marmo di t^rraru degli autori antichi.

Di questo manoscritto cosi discorre il Campori a pag. 411 delle sue Memorie

biografiche degli scullori, architetti, pilton ec. nativi di Oirrara e di altri lunghi

della /h’ovincia di Massa, edite a Modena, co* torchi del Vinccnii, nel 1873. « L’ au-

« tore in un luogo accenna ali* anno 1777 in cui scriveva, c più innanzi nota: Adì

• primo ottobre 1779 essendo andato a Serravezza col co. Munarini Governatore ili

« Ca#/e/nuovo ec. Ora ritraendosi dal carteggio del Munarini coll' Ab. Gaspare Jacopeiii,

< letterato e poeta di credito in quei paesi, che appunto nel 1779 lo Jacopetti aveva

• avuto incarico dal Munarini di formargli un ragguaglio della storia, deir industria e

• del cormnercio del Ducato di Massa, c riscontnindosi non poca somiglianza tra In

« la scrittura del M$. c le lettere originali dello Jacopetti medesimo, non esiliamo ad

« atirihuirgli questo Zibaldone di notizie ed appunti, clic dovevano servire alla com-

« posizione del lavoro suaccennato •.

108. KOTIZIK de1l« fauntgllo pontremoleni, traile ila un’ antica cronaca con aggiunte ; di Leopoldo fìncconi di Pontremoli.

Ms. cartaceo in 4.*^ piccolo, senza numerazione di carte, posseduto dal Doli. Leo*

poldo Bocconi di Pontremoli, professore di lettere italiane nel R. Ginnasio di Lucca.

uno spoglio dell’ opera di fr. Bernardino Campi, corredato degli stemmi gentilizi

delle famiglie e di copiose addizioni. Le famiglie di cui si discorre sono le seguenti:

Trincadini, Beghini, Parasacchi, Villani, Galli de* Pellizzarì, Damiani, Curioi, NoccUi,

Marafll, Camisani, Seratli, Mnracchi, Dadi, Bciniesseri, Galbiaii, Cggeri, Campi, Cavalli,

Castellini, Bonavenluri, Zambeccari, Ferrari, Venturini, Ricci, Simonacci, Falaschi,

Santi, Canossa, Bologna, Righetti, Gabrielli, Manganelli, Coppini, Dosi, Pavesi, Alfieri,

Filippi, Bocconi, Gandolfì, Armeni, Oppicini, Trcbuccbi, Doveri, Orsi, c Barbonni.

109. — intorno al Consrrvntorlo di FivUsono.

In 4.^ di pagg. 22, posseduto dal conte Giuseppe Tendermi abitante a Carrara.

Dividonsi in tre parti: I, Estrailo di memorie intorno al Conservatorio di Fivizzano:

11, Progetto di ristabilimento dei beni del Convento delle Monache di Fivizzano, prima

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Conservalorio, slabililo da S. A. R. Leopoldo I.° con la riunione di tre conventi, cioè

quello di Codiponte, di Vcrrucula e S. Agostino di Fivizzano; III, Livelli in danaro

del convento di Fivizzano; Entrata dell! aflltti e canoni in grano ec.

Ilo. NOTIZIE di Lerlel.

In fogl. di pagg. 24, presso il marchese Giuseppe Cooipori di Modena. È un breve

frammento di un lavoro d' ignoto autore, fatto però con assai diligenza e ricco di cu-

riosi ed importanti ricordi, in parte cavati dai documenti. Comincia coll' indicare quali

venti dominano a Cerici nelle diverse stagioni. Mostra poi in clic consiste il trafflco

principale di Lerici, e qual prodotto vi nasce. Discorre assai a lungo del Governo

suoi privilegi della Comunità, de' oneri c ; delle famiglie più illustri ; delle chiese, de' conventi c degli oratori.

MI. NOVATI (Antonio). I fatti de* 8ariian«»l illnatrl.

Quest’opera fu veduta dal P. Agostino Oldoini presso Filippo Casoni di Sarzana,

vescovo di S. Donnino. Lo Spolorno a pag. 77 del voi. Il della sua Sforia lellerariii

delta Liguria, dice che Antonio Novati ebbe un continuatore in Pietro, suo fratello, segretario del pontelìce Nicolò V.

112. ODORICO (Gaspare Luigi). Lettera al eig. Bracci Governatore di Lavenza.

Si aggira sopra un sepolcro di saldato che fu rinvenuto vicino a quel paese. Sta

nel tom. I delle Opere inedite dell' Odorico, conservale nella Biblioteca della R. l'ni-

versiiò di Genova, cod. E. VII. 1. Sono 4 carte.

Ilo. Oaaervacloisl aopra la Lettera del B. (f /> (cioè Barone d'Isengard).

Si trova del pari nel 1.” voi. delle Opere dell' Odorico, manoscritte nella R. Bi-

blioteca dell' Università genovese.

Si contengono in due carte; c queste poche, ma dotte Osservazioni, valgono a demolire quel cumulo di errori che è la Lettera del Barone Luigi d’ hengard lopra

una rara ed antica moneta, che ti conserva net Convento de' BB. PP. Riformati di

S. Francetco della città della Spezia, edita nel 1787, senza nota alcuna di luogo e

di stampatore.

114. Lettera dii riapoata alia domanda • le i Mataspina nel 1226 follerà pos-

sessori delta Valle di Zeri >.

È autografa, e sì legge nel codice segnato E. VII. 2 della Biblioteca Universi-

taria di Genova. É compresa in tre carte, alle quali ne seguono altre cinque, che

contengono estratti di documenti intorno al soggetto.

116. ORSLCCI (Gio. Battista), Notizie della famiglia Cattani di Malia di Lunigiana.

Leggonsi nel codice della Libreria del R. Archivio di Stato in Lucca, segnato

0. 28, che ba per titolo: Famiglie lueeheti da lettera K a C Tom. I.° Un albero

genealogico de' Cationi di Matta, compilato da Bernardino Baroni, trovasi in una Alza

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della stessa Libreria, intitolata: i4/&eri di famiglie di tueca; nella qual filza, parimente

di mano deir antiquario Baroni, si vede anche V Àlbero de* Mobili di Corvaia^ Val-

lecchia e Cattani di Maam.

117. EV» IV. DeBcrIflIone del Caslello di Moneta, eoiupoata da IV. IV.

In 4.^ picc. di pagg. 12, presso il Marchese Giuseppe Cainpori di Modena. Co-

mincia: * Moneta, Castello antichissimo della Ducca di Massa, ossia Principato di

c Carrara dell' inelitlssitua Casa Cybo, ebbe, secondo 1* oppinione più comune, la sua

« origine da* Monctii, famiglie Romane antichissime, che vennero a Luni quando i

« Romani mandarono una Colonia di duemila cilladini in quella città, che fu 1' anno

« della fondatione di Roma 577, secondo il vero calcolo del P. Gio. Battista Riccioli

« Gesuita nella sua magna Cronica scelta ecc. • Venne dettata nel secolo XVII, per voglia quanto rilevasi dalla scrittura ; c di nessun vantaggio riesce a chi scrivere la

storia di questo castello, non essendo altro che una filza di spropositi.

La popolazione di Moneta è ridotta ai giorni nostri a sci famiglie soltanto. Tutte

le altre a mano a mano sono andate ad abitare il vicino villaggio di Fessola, per coU

livarc più comodamente i loro terreni, posti nella pianura. L* anonimo autore della

presente DescriUione nc insegna che la chiesa di S. Gio. Battista di Moneta, dopo

essere stata lungo tempo sotto la cura di S. Andrea dì Carrara, fu creila in Rettoria

il 10 febbraio 1569, come apparisce dai rogiti di ser Innocenzo Fantocci, che si con-

servano nell' Archivio Notarile di Carrara. Da cinquanta anni a questa parte non è

più uQìziala.

MS. ORTALLI (Giuseppe). Cenni atorico-geogra/ico-slatiilici della Lunigiana Estenae e del

Ducalo di Masaa e Carrara.

L'autografo de’ presenti Cenni, che è un volume in fogl. di pag. 120, si conserva

nella mia libreria. Di poco pregio per ciò che riguarda V istoria, contiene utili e pre-

giale notizie statìstiche. Dall' autore vennero oBcrti a Francesco IV. Duca di Modena,

nè furono mai posti alle stampe.

119. PAIVDI^'I (Giacomo). Poesie In lode dello Serenlsslm» Cosa Cjbo.

Manoscritto in fogl. piccolo, di carte 16 non numerale, appartenente all’Archivio

Segreto di Massa. Otto sono queste poesie, e ad esse sta in fronte una lettera del

Pandini ad Alberico 11. Ecconc gli argomenti:

I. La nobi7/à insigne della Ser."* Casa Cybo, idilio dedicalo aW Cardinal tìegnanle.

II. L* Em."* Cardinal Cybo in lempo di careslia fece provare V abbomlanza in

ferrdrot dove S. £/«.** era Legalo, oda.

III. Sopra il medesimo Cordino/ Cybo pe* suoi gran merili inalzato dalla bontà

d' Innocenzo A7, RegnantCy al grado di Cardinal Padrone, poetico pane- girico.

IV. Alla Ser.** Casa Cibo gloriosissima ne gli Eroi di guerra e di leltere, oda.

V. Girolamo Cybo militando sotto Carlo \\ imperatore, nella guerra di Tuniù

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fu de' primi capitani che salitsero sopra ii bastione della Goletta, che perciò

acquistassi V onoralo titolo di corragioso, oda.

VI. Alla nobil casa Ojbo, sonetto.

VII. Casa Cybo gloriosissima stirpe d'eroi, sonetto.

Vili. Alti nobilissimi Sposi della serenissima Casa Cybo, sonetto.

1:10. PAOLI (Francesco). Vita del profemiore Cesure Bertaffninl.

Conservasi iiiaiioscriua a Mootignoso di Lunigiami presso la nubile Sig. Darlotommea

Berlagnini. Cesare, nato a Montignoso la nullo dal 13 al IG agosto 1827, morì a

Viareggio il 25 dicembre 18'i7. Fu professore di Chimica nella R. Università di Pisa,

ed ha lasciato bella fama di sè per utili scoperle ed imporlanli lavori scieniilici.

122. PAPERIA'I (Diodato Maria). Reluzlone della Bolenne IraalarJone del ml-

raeoloslediiuo Croelfleeo, già ritrovato nell'antica città di Luni, e di presente

custodito con venerazione grandissima nel Duomo di Massa Ducale, ;x?r collocarlo in

altro più suntuoso allure, eretto nuovamente m detto Duomo, il di 14 di Settembre dell'anno 1739.

In fogl. di cari. 8, due delle quali bianche, presso il Marchese Giuseppe Campori

di Modena. In Uno si legge : « lo Fra Diodato Maria raperini, Lettore di Teologia

« nel Convento di $. Francesco di Massa, dopo aver data alle stampe questa mia

• Relazione, prego umilmente i sigg. Operai di porre questo mio originale nell* Ar-

« eluvio delle Scritture del Crocilisso, per memoria di cosi bella funzione, e per con>

« solaziooe del mio spirito d' aver potuto cantare le glorie di sì adorabile Immagine,

« benché peccatore ii più miserabile e il più indegno di tulli ». Gli esemplari a riguardarsi stampa sono divenuti rari a segno, che può quasi come inedita ; cd è per

questa ragione che I’ allogo ira ì manoscritti.

125. PELLI (Giuseppe). RHaiioni» d«llo mtmio di Pontremoll.

Il canonico Domenico Morcni a pag. 175 del voi. Il della sua Bibliografia

slorica della Toscana ricorda questa Relazione, che fu scritta dal Pelli nel 1765,

mentre era insignito della carica di Segretario della Pratica Segreta di Pistoia e Ponlremoli.

124. PI.%KTA del caii

nella proporzione di un millimetro per metro. La prima rappresenta la intiera

borgata cd il forte; la seconda i sotterranei; la terza il piano terrcuó; la quarta il

primo piano; la quinta il secondo e terzo piano; la sesta il quarto ed il quinto

piano. Un disegno a matita del Forte, opera di Antonio Guidotti, si trova presso il

prof. Leonardo Galli di Lucca. Chi scrive questo Saggio bibliografico ne fece fare

dal vero una fotografia dall' artista Raffaello Berlini, quando nel 1870 fu vergognosa-

mente venduto per duemila lire dal Governo, e chi lo comprò prese a disfarlo !

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125. PIAKTA del forlliiftiiuo Caslello di Kiirxauello (sic).

É falla a penna, ma con assai precisione. Si conserva nella Dibliolcca della R.

Università di Genova, €od. fì. Vili. 16. Ha da un lato la Dichiaraiione della Pianta

del forle, la quale è eseguila sopra una scala di Paui Andatili da i a 150; e

dall' altro il Perfìte deili Torrioni^ fallo sopra una scala di Palmi da 1 a 100.

Sono indicate le strade che mettono a Fosdinovo e a Casleinovo, la chiesa di S. Mar*

lino e parie della Terra di Zarzanello (sic), le cui case costeggiano da ambe le

parli la via che conduce al colle, dove è fabbricato il Forte, c che tuttavia esiste. Parmi lavoro del scc. XVII.

Segue a questa Pianta un disegno, pure a penna, della Chiesa di S. Martino, con

una vicina casa. Le dichiarazioirì che rispondoDu alle diverse lettere, segnale nel di-

segno, meriiuuo d'essere riprodotte per la loro singolarità:

A. Chiesa di 5. .tfcir/mo.

ti. Canonica occupata le due finestre di sopra dal ParocAo, et il piano di sotto

con V ultra finestra dalla Sagrestia. C. Casa Rurale del Parochoy V apartamento di sopra della quale comunica colla della Canonica.

D. Casa del Poggio carcerato.

E. Piazzetta che è fra delle case, F. Chiapmo che continua dalla Oiiesa sino al canto delta casa di dello Poggio.

G. Porta chiusa della casa di detto Ihtggio.

H. Maniglia di pietre, e parte in calcina, contigua alla casa di detto Poggio.

I. Porta dove uscì, e fa fermato detto Poggio. R. Silo d' un passo fra la casa, e chiappino dove fu fermalo detto Poggio. L. Luogo dove fu portato e legato.

M. Luogo dove il PurocAo scrisse a mons.* Vicario essere stato preso.

Costui dovea forse essere un sospetto d’ eresia, o qualche sacrilego.

126. POCCII (Vincenzo) IVarrallone hlstoric* del verace e pretioso Sangue di Nostro

Signor Ciesit Crocifisso, adorato e custodito netta cathedrale di .Sarzomi; con una

Oratione panegirica e iheologica in lode e prova della verità delC istesso.

In 4.^ piccolo, presso il sig. Alessandro Magni Grilli di Sarzana. L’ Orazione pa-

negirica si legge pure anche in un piccolo codicetto in che trovasi del pari nella

ricca collezione del sig. Magni Gridi, e porta questo titolo: Discorso sacro theologico

et oratorio sopra la verità e certezza del verace Sangue di Giesù Crocifisso, adoralo

e custodito netta cathedrale di Sarzana.

127. PORTOVeiVERE (Tramallo, da) Nc riporta un brano Antonio Rossi a pag. 36 della sua Memoria sul Golfo

della Spezia, ove si ragiona a lungo, ma senza critica di Portovenere. Al co*

minciare di questo secolo si conservava manoscritto presso Francesco Vissci di esso luogo. il

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\ì$. PROMI9 (Carlo). Pianga de{$1l Bca%i aperti nell'area dell' antica città di Luni l'unno 1857.

Conservasi nella Biblioteca del Re a Torino, Miscellanea Patria, Cod. di n.** 101.

ISO. PROVINCIA della l.unij$lana e Tal di Magra.

Carla a penna del Secolo XYIIl, alta metri 0,52, larga 0,70, posseduta dal sig.

Achille Neri di Sarzana addetto alla R. Biblioteca Universitaria di Genova. È fatta

sopra una scala di miglia sci.

150. QL'liIRlTI (Ciò. Maria). Elogio del Marchese Spinella Malaspina.

Lo ricorda il marchese Giulio Dal Pozzo a pag. 35 delle sue Maraviglie heroiche del senso donnesco, memorabili nella Duchessa Matilda, Marchesana Malaspina, stam-

pate a Verona, per Gio. Ballista Merlo, il IG78.

131. K.%CX'OLTA delle li»erlzloni di .llassa e suol conlornl.

Ms. in 8.^ di pag. CO, clic fu già di Carlo Frcdiani c adesso appartiene al Mar-

chese Giuseppe Caoipori di Modena. Oltre le iscrizioni vaganti, ne riporla alcune che

si leggevano nella Collegiata di S. Pietro, ora distrutta; e riferisce quelle della chiesa

de' Padri Agostiniani, dotta la Madonna del Monte, ossia la Visitazione.

152. — gcDomlo del Rondi dello Sialo di Massa e Carrara. Di questa iinporlantissiina collezione tre volumi soltanto sono scampati dalle

ingiurie del tempo, e si conservano presso il sig. Avv. Massimo Mussi di Massa. 11 primo

volume, che era il quinto della Raccolta, ha questo titolo: Bannim. W ab Anno 1712

mf .Inriuui 1729. È in foglio, si compone di carte numerate 195, olirci in principio e

12 in fine senza numerazione, contenenti il lìeperiorio delle materie. Il bando più

untieo ha la dota di Massa 31 Dicembre 1712; quello più recente è del 27 Luglio

1729. Il secondo volume, clic era il sesto della Raccolta, si intitola: Bannim. VI. ab

Anno 1729 ad .Innurn 17ÌS. E del pari in foglio, si compone di 179 carte numerale^

oltre 4 in principio c 10 in (ine senza numerazione, nelle quali Icggesi il Bepertorio

delle materie. Il bando più antico è del 9 Ottobre 1729; quello più recente del 2G

Maggio 1748. 11 terzo cd ultimo volume, che era rollavo della Raccolta, ha questo

titolo sul dorso: Vili, ab vtmio 17C0 ad Himum 1775; c nell' interno il se-

guente: Bannitnentorum lìber Vili. Incipit Anno 17G0 29 Aprilis, desinil .4nno 1775

20 96n>, et est paginarum 213 una cani Indice. Ioannes Bnptista Ceccopieri Cancet-

lurim. È in foglio; ie carte non hanno numerazione. Il Repertorio alfabetico è fatiu

con maggiore diligenza di quello de' precedenti volumi. Il bando più antico è del 29

Aprile 17G0; quello più recente del 19 Novembre 1775.

Come saggio piaccmi di riportarne qui alcuni de' più interessanti.

1. « Il Duca di Massa ec. Dal caso ultimamente accaduto, allorché una goletta

« corsora inimica tentò di gillarsi sopra la nostra spiaggia di Massa contro alcuni

« bastimenti, che ivi si trovavano, e forse con inienlionc ancora di depredare i beni e

« le sostanze de' Nostri SudJiiii, resi Noi pienamente avvertili della poca obbiedienza

Digitized by Google « con cui le Militie delle Nostre Compagnie di Cavalleria corrisposero in tale urgenza

• al tiro del cannone di questa Nostra Fortezza, dal quale, secondo gli ordini ben

• noti e stabiliti in vita de' sigg. Principi Nostri antecessori, venivano intimate e

« obbligate a comparire con le loro armi avanti le abitazioni de' loro Capitani;

< E siccome in materia di tanta gelosia e di tanto discapita non solamente

• del buon servizio di S. M. C. e Cattolica, Nostro Clementissimo Signore, che sempre

« ci sta a cuore, ma insieme della pubblica quiete, tranquillitd c sicurezza del Nostro

• Stato, intendiamo di porvi il dovuto opportuno rimedia per tutti quelli accidenti, che

< potessero succedere in avvenire, tanto per la via di mare quanto per quella di terra;

< Quindi in vigore del presente pubblico Banda, che vogliamo abbia forza di

< legge perpetua, senza altra rinovazione, non ostante lo Statuto de EdietU et

• Bannia, al quale di Nostra certa scienza c con tutta la pienezza della Nostra autoritd

« deroghiamo espressamente in questa parte, comandiamo a tutti e ciascuni soldati

€ descritti e da descriversi di tempo in tempo ne’ Rolli delle Nostre Compagnie di

• Cavalleria c Infanteria, ebe al tiro del eannone di detta Nostra Fortezza di Massa

< debbano prontamente comparire con le loro armi e munizioni solite alle case

< de' loro respctiivi Capitani, e il simile far debbano gli OlTiciali subalterni, per eseguire

« con tutta esattezza quegli ordini che da Noi o da' Nostri OOiciali Maggiori saranno

• stali dati a’ medesimi Capitani, sotto pena della vita e conQscazione de' beni, da

• incorrersi da chiunque contravenisse a questa nostra disposizione.

• .Nella qual pena incorreranno similmente gli ascritti alla Compagnia de' Boni-

« bardieri di della Nostra Fortezza, se ad ogni semplice tiro di cannone della mede-

• siina, non si porteranno immediatamente in essa con le loro armi e soliti islromenli,

• per compire a tutto ciò li sarà imposto dal Nostro Castellano.

« E aflinchò non seguano confusioni, e possa ognuno sapere con certezza la

« propria obbligazione, dichiariamo che quando in delta Fortezza, o di giorno o di

« notte, si sparerà un solo tiro di cannone, saranno tenute comparire le solile Com-

« pagnie de' soldati a cavallo. Quando si spareranno due tiri, dovranno comparire

« oltre le suddette Compagnie a cavallo, lutto quante ancora le Compagnie d' infon-

« leria. E quando saranno sparati tre tiri, (foveranno mettersi in armi e comparire,

• armati nella piazza, esistente avanti il Nostro Palazzo, oltre le suddette Compagnie

< di cavalleria c d'infanteria, tutti gli altri Nostri sudditi originari c non originarii,

• che non eccederanno gli anni sessanta, di qualunque condilione siano, ninno alTatto

« escluso, ancorché privilegialo, titolalo e gradualo, per eseguire quegli ordini che li

• saranno dati da Noi o da' Nostri OlTiciali Maggiori, sotto l' istessa pena dell' ultimo

« suplicio e della confiscazione de' beni.

< Sia dunque ciascuno puntuale esecutore delle Nostre prcaccennate disposizioni, a mentre contro i trasgressori si procederà irrimissibilmente c con tutto il rigore alla a dovuta punizione.

a Dato in Massa, li IR Agosto 1719.

B. Ltici.t.vi d' ordine ec. G. B. D. Paieologo IGO

II. « Sentendosi dalTA. S. Sor.** troppo frcquonli le doglianic dogi' insulti et

« altre insolenze, che vengono eomniesse di notte tempo in questa città di Massa e

« suo recinto; per oviare, perù nel mcglior modo possibile, alli disordini et inconve-

« nienze rhc nascono, c per la pubblica quiete, ha risoluto di rinovore, come col

• presente pubblico e perpetuo bando, quale vuole sia osservalo come legge perpetua

et inviolabile, senza che vi sia bisogno d' alcuna rinovazionc in avvenire, derogando

« in questa parte allo Statuto de Edìctis et biumis, rinova, anzi accresce, il bando

« altre volle pubblicato contro quelli che vanno di notte senza lume; comandando a

« qualsivoglia persona sia, di che stato, grado e conditione esser si voglia, che non ff ardisca andare per questa Città di Massa, e suo recinto, senza lume scoperto, sotto

« pena di scudi dicci, e per chi non baverà modo di pagare, di un tratto di corda

< in pubblico; dichiarando che un lume solo basterà per tre compagni; proibendo a

< ciascheduna persona, come sopra, il portar lanterne secrcle o che si rivolgono c

• cuoprono il lume, sotto pena di scudi venticinque; quali pene s' applicheranno

« secondo il solito. Averta ogn' uno d' obbedire, altrimenti ec.

€ Dato in Massa, li 27 Marzo 1719. >

III. • D'ordine dell' IH.** Sig. Commissario di Massa, per altro avuto in voce

« da S. A. S. Padrone, si proibisce ad ogni c qualsivoglia persona, di che stato,

' « grado e condizione si sia, il discorrere, parlare e in qualsisia altro modo palesare,

« etiamdio per via o modo di dubbio c sospetto, quella persona che in abito di ma-

« schern vederassi scopare o sia frustare per le strade di questa Città di Massa la- c copa di Giuscp|>e Manfredi, della la Bonicca, di Sopra la Roccha (1), sotto pena

• di scudi cinquanta, da esigersi irremissibilmente c da applicarsi secondo il solito,

« c (li tre tratti di fune in pubblico rispetto alle persone della plebe ordinaria,

« c rispetto alle persone civili di detti scudi 50, e di altra arbitraria all' A. S. S.

« E circa li delti discorsi sì procederà, tanto per vìa di denonzia e querela quanto

« ex oflieio, sicché cc.

« Dato in Massa, li 2 Marzo 1751. »

IV. c La Duchessa di Massa. Essendo pervenuto a Nostra notizia, non senza

« grandissimo rìncresciinento dell' animo Nostro, che da alcune persone inconsiderale

« si vada parlando in maniere poche convenevoli ni decoro e gloriosa riputazione

« delle Armi e Truppe Imperiali esistenti di presente nel Regno di Corsica; e perciò ad

« edctlo di andare al riparo di una tale cosi a Noi dispiacevole temerità, in virtù di

• questo pubblico Editto, il quale promulgato e allìsso ne' luoghi soliti c consueti

« vogliamo astringa ciascuno come se li fosse stato personalmente intimato, veliamo

« e proibiamo espressamente a qualsivoglia persona, di che grado, sesso, e condizione a si sia, niuoa alTatto esclusa, il poter parlare in avvenire di dette Armi e Truppe

• cesaree, se non con quella venerazione c rispetto che si conviene; come pure di c non far vedere nè mandar in giro le gazzette manoscritte, procedenti di fuori di

(I) Il giorno appreiio per ordine del Duca venne fatto precetto a questa baldracca di ifi-allare aubito dallo Stalo, aotlo pena delta carcere perpetua ae tornaiae.

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€ questi Siali, nelle quali si contenessero ragguagli e avvisi contrari alta nostra so-

« vradescritla intenzione, sotto pena dell' esilio perpetuo da delti Stati, o vero della

< galera per cinque anni, da arbitrarsi da Noi, secondo la qualità de' casi e delle

« persone. Sicché ec. Dato in Massa li 8 seliembrc 1731 ».

135. RAFFAELL.1 (RafTiicllo ). risguardanU il paese e ierrilorio di Monti- gnoso, V annesso lago di Portay e sue adiacenze.

In foglio di pag. 50. Con chirografo dei 9 ottobre 1847 dal Duca di Moderni

fu urdinalo al cav. RalTaello RalTdelli di prendere possesso di Montignoso, e di rau-

cogliere tutte quante le notizie clic si riferivano alla storia di quel paese cd ai sistemi

di amministrazione, cosi economica come politica, con cui i montignosini erano go-

vernati. A questo incarico il RafTaelli soddisfece colla scrittura presente, che si con- serva a Massa ocU' Archìvio Governativo.

134. RAGGUAGLI iiloriet di alcuni fatti seguili tn Montignoso dal prmcf'pio del presente

secolo XVin, fino al presenle anno 1784. descritti da persona di detto paese.

Questo manoscritto, che è in 4.**, numerato lino a pag. 166, appartenne un tempo

a Carlo Lodovico di Borbone Duca di Lucca. Adesso si conserva a Parma nella Biblio-

teca Palatina, aggiunta alla Parmense, ed è segnato di n.** 793. Nel frontispizio si

legge un ricordo di mano di Don Filippo Mulineri, dal quale apparisce che il libro

fu principialo dagli antenati di casa .Culinari, da essi occre^riufo e da altri in diverse

' epoche. Ila principio colla narrazione de’ casi seguiti a Montignoso dal 1701 al 1777. Segue una breve notizia delle famiglie montignosine Mulinari, Giangiorgi, Giorgini.

Bertocchi, Sforza, Andrcclli, Toncclli, Beriagnini, Gialandrci, Chioni, Guadagni e Colle.

Si ha in appresso una iVota de' preti che sono in Montignoso quest'anno 1784,

secondo V ordine delle loro case poste net paese: poi un lìaggtutglio di alcuni fatti

seguili in Montignosoy che riguardano la Pieve e S. Antonio; un cenno delle Muta-

zioni e riforme seguite in Montignoso dal principio del presenle secolo fino al pre-

sente anno 1785; una descrizione dei fìonificamenli e risarcimenti falli alle chiese di

Montignoso in guelfo secolo A'VIU; c u» elenco delle Fabbriche de' particolari falle

di nuovo 0 rimodernate. Il libro ha fine con la narrazione di alcuni orridi se-

guiti in MonlignosOy c con la descrizione di varie Particolarilìt proprie del paese di Montignoso.

RAGIONII (Sunto delle) dell* Repnbblie* di Lneca sopra li Stali di Massa

e Carrara.

Si trova nella libreria del R. Archivio di Stalo in Lucca; Sunh', tom. IV,

n.« 14.

156. RATTI (Benedetto). Anllehlt* raccolte da varii izfonei, ed m ispecie per la Luni- gianOy ed intorno alla Provincia della Spezia,

In fogl. presso gli eredi dell’ avvocato Bario Lari di Sarzana.

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Borgo di Sanleremo al .Vare e di 157. RATTI ( Giangrisoslomo ). Scoria del insigne San Te- remo Vescovo e .VartirCy Iella dal pulpito da me Giangrisoslomo Batti, PrevostOy e da

tue composta e rilevata dalla storia del martire San Terenzo e da altre cognizioni che

sono in casa, in ristrettissimo tempo avuto. Tanno 18i0 li 6 dicembre, la seconda

domenica dell’ avvento, in occasione del collocamento e benedizione del quadro di detto Santo Vescovo, posto in Saneta Sanctorum dalla parte sinistra di questa insigne Pre-

positurale Oùesa di Santa Varia e di detto San Terenzo contitolare dt suddetta chiesa,

che detto nuovo quadro rappresenta lo sbarco che qui fece il suddetto santo Vescovo

Terenzo, stato pitturato dal nobil giovane sig. marchese Bendinelli Spinola fu sig. mar- chese Ferdinando di Genova, e dallo stesso regalato a questa mia chiesa.

In fogl. di png. 10, posseduta da Alessandro Magni Gridi di Sarzana. Oltre questo

breve discorso, che non fu messo alle stampe, il quadro dipinto c donalo dal mar'

cliesc Spinola diè occasione a un sonetto, che venne stampalo a Massa da' fratelli

Frcdiani, c comincia:

n Sorgi, 0 piUor, c di rìlrarmi adopra u.

158. — (Giangrisoslomo). Memorie su Lerici, Santerenzo, Pugliola, Carpione, Serra etl alito.

In fogl. presso gli credi del compianto avvocato llario Lari di Sarzana. Sono

noie di poco momcnlo, tratte qua e là, e senza ordine insieme riunite.

I5U. REGISTRO vecchio del Comune di Sarmane.

Codice membranaceo in foglio, che si conserva nell' Archivio Comunale della città di

Sarzana. Le due prime carte sono bianche e senza numerare ; bianche sono pure il recto della carta 46 e U verso della carta 57. Manca d'intestazione, e forse andò perduta l’ultima volta che questo insigne codice fu rilegato; giacché nel Registro N’uovo (che

si trova del pari nello stesso Archivio, ed è una copia fedele del Registro presente)

sta scritto in principio: •« Infrascripta sunt excmpla sive memorìatia privìlegiorum et « iurium perpetualium spectantium ad Commune Sarzane, prout ex exemplis infrascripUs

« et datalibus singulariter cootinetur, que hic excmplata sunt ad perennem rei memo* « riam per me Thoroasinum infrascriplum notarium, ut ex eis adhibeatur piena Hdes

« dcinccps in iudicio sive extra. » Il notaro Tommasino scrisse di proprio pugno sino

nlla il resto del di diversa. carta 40 ; codice è mano Questo Tommasino forse è quel

Thommasinus qm. Bonaccursi che rogò gli alti del presente registro che dal n.** 59

vanno al n.* 66, e di cui si conservano i protocolli nell’ Archìvio Notarile di Sarzana,

che hanno principio col giorno febbraio del 1524. Ecco un breve indice degli

strumenti contenuti in questa bellissima ed importantissima collezione; del quale

indice vado debitore alla squisita gentilezza del valente amico mio Alessandro Magni

Griffi di Sarzana.

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I. Priviicgium Imp. Fridcrici I. in quo conccdit Burgo de Sarzana divcrsas im- inunitalcs, Caoieramquc Imperialcm declarat, et alia. Datum Laude, anno ab Ine. IIGÓ. non. Nov. (a carte III recto),

II. Diploma Imp. Fridcrici II. in quo conlirmat Priviicgium aupradictum. Datum apud Sarzanam, anno ab. Ine. 1226, mense Augusti, (a carte III verso).

III. Priviicgium Imp. Fridcrici II. in quo proinittit Sarzanensibus ullo unquam tempore eos iurisdictioni subiiccrc alterius, sed tenere scraper et conservare Imperio immediate subiectos. Datum apud Lucani, anno ab Ine. I2ii, mense Augusti (n emVe

IV recto).

IV. Istrumentum deputationis SIndicorum factum per homincs de Soriana od emendum, nomine Sarzanensium, a Domino Audrea Blancbo Marcinone Palodi, Corsice,

Masse et Marcbie lamie, monics Caprioni. Actnm Sarzanc, in Plebe S.“ Ba.vilii, anno a Nat. 1196, die tenia .Septembris (n carte IV verso). V. Istrumentum emptionis Montis Caprioni aquisiti per dictos Sindicos, nomine

libris vigiiitiquinquc Sarzanensium, a dicto Marchione prò tricentum ambro.\inorum ; qui montcs scu colles sunt quatuor, quorum unus vocatus Silva maior, aliiis Bannitus, alius Martius, et alius Ficarolus, comprclienso Castra Barbaraschi, quod crat sopra dictum montem .Martii, usque od flumcn .Macrc. Acturo Masse, in Bagnara, in loco ubi ius redditur, anno 1169, die 8 Septembris, (a carte IV verso).

VI. Instrumentum emptionis omnium et quorumeumque bonorum stabilium q.* Domini

Pagani et Bartbolomei de Massa, positoruin in Castro Arculc et eitis Curia et distrielu, aquisitorum a Domino Mcrcadanic Indice, cmente nomine et vice Commiinis Sanane, prò predo librarum ccntum bonorum deiinrlorum imperialum. Aduni Sarzanc sub

Porticu Ecclesie S." Andree, anno 1245, die iovis 15 liilii. (a carte V recto).

VII. Commune Sarzane ingredit et accipit tenutam et possessionem corporalem de omnibus predictis bonis aquisitis in Arcula. Act. in locis predictis, an. 1245, die

Dom. 5 kal. lunii (a carte V recto).

Vili. Dominus Guillielmus Blaneus de Vezzano vendit Biirgi scu Communi de Sarzana pedagium seu gabcllam duorum denariorum imperialium ex duodeclm denariis ipsi debitis et solvi consuctis prò qualìbet soma mcrcium per stratam transeiiiitiuni, et hoc prò libris sexaginta imperialium. Actum Sarzanc, anno a Nat. 1202. 5 kal. lunii,

( a corte V verso ),

IX. Priviicgium Imp. Fridcrici II. in quo conlirmat Rolando qm Guillielmi Slanci de Vezzano et nepotibus, sive Guidone, Opizone, et Guillelmo, quodam Priviicgium ab

Imp. Friderico I conccssiim Guillelmo Bianco, avo predictorum Roland! et ncpotuiii, colligcndi duodecim denarios impcriales de soma et sex de fardello in Rurgo S.'‘ Stephani, vcl aliquo olio usque Sarzanam. Datum in castris in obsidionc Brixie, anno ab. Ine. 1238, mense Septembris (n carte VI recto).

X. Dominus Petrus, Episcopus Lunensis, dat et conccdit gratis Consulatui et Communi de Burgo Sarzanc denarios tres de omnibus dccem et octo de pedogio soinarum quod rccipitur in codem Burgo, pertinente ad ipsum Episcopum. Actum Sarzanc, in Ecclesia

S.‘‘ Baxilii, anno ab. Ine. 1180, mense Deccmbris (a carte VI verso)

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\l. Domìnus GuaUerius, Luocnsis Ecclesie Episcoptis, conccdil Sarzaneosibus ut possìtu uii prò eorum utilitaic sine aliqua rcdibilione ocmoribus et pascuis, ita innicn quod de celerò habeant et rccognoscant ab ipso Episcopo et a suis succcssoribus hanc libcrtatem iure feudi. Aclum Sarzaiie, in Canonica S. Buiilii, anno a Nat. 1198, die 13 lulii (a carie V/l redo),

Xil. Commuiìe Burgi et Castri Sarzane rccipit in Burgenses et Castcllnnos Commune et hoinines de Castronovo ciim paclis et conditionibus. Aclum intcr Burgum et Casirum

Sarzane, iuxia capannani Pareniis q* Pasqualim de Castro Sarzane, in ara ipsius Pareniis, anno a Nat 1253, die marlis, 5 Novembris (a carie 17/ recfo). XIII. Sindicus Commtinis et liooiinuin Castrinovi, sindicarlo nomine prò dicto Com- muni, iurat sequi niandalum Domini Polestatis Sarzane et Communis Sarzane, et parerò et stare eorum mandutis, et illum in Potestalem recipere et tenere dìcti Com. Castri- novi quem Dominus Potcsias Sarzane prò dicto Communi duxerit cligendum ad sala- rium consuclKOi in dicla Terra Castrinovi. Dìctus Potestas Sarzane clegit in Poteslatem et Rcctorein Castrinovi Calandrinum qm Bcrnabovis de Sarzuna. Actum Sarzane, in domo Domìni Henrici de Falcinello legiim professoris, ubi iura redduntur, anno a Nat. 1290 die 6* Nov. (a carie MU recto). XIV. Dominus Guillelmus de Podio de Luca, Potestas Burgi et Castri Sarzane, de voluniate et conscnsu Consiliariorum, et ipsi Consiliarii cum eo, constiiuerunt et ordi- naverunt eorum Yicarium D. Dinum Porcuni de Luca, prescnlem et suscipientom, usque ad advenium dici! Domini Polestatis. AcUiin Sarzane, sive in pmineniiis Sarzane. ante

Ecclesiam S. Francisci, anno 1297, die 18* laimarii (a carte MU redo). XV. Congregato Consilio Generali Consulum et Consiliariorum artium et laboralorum in burgo Lucensi dccrelalur quod Sindicus Castrinovi iuret in ipso Consilio, et quod de sacramento ipsius Sindici fìat publicum instrumentum, et ponaiur in Registro Communis Burgi et Castri Sarzane. Anno 1297, die 24 lanuari (a carie MU recto).

XVI. Bonacursus Carandi, Sindicus et Proc. Castrinovi, iiiral In Consilio mandaiis et ordini stare et obedire Domini Guillelmi de Podio, Polestatis Burgi et Castri Sarzane, nomine et vice Communis prcdicii Burgi et Castri. Aclum Sarzane. anno a Nat. 1297, die 24 lanuarìi (a carte MU verso). XVII. Adiutus qm llgotini, Vicarius et Icncns locum Maliiei Rosempcli de Luca

Polestatis Nicole, de volunlaie et consenso homiiium et Communis Nicole, fecit et consiituil procuralorcs et Nuncios spcciaics ad pcicnduin et recipieduin a Communi

Burgi et Castri Sarzane Burghesalicum et Castellanaticum predicii Burgi et Castri

Sarzane. Actum Nicole, in Ecclesia dicli loci, anno a Nat. 1295, die 25* lunii (n carte

Vili verso ). XVlll. Dominus Guillelmus ludex de Podio, Potestas Burgi et Castri Sarzane, de vo- luniaie et conscnsu Consiliariorum, et ipsi Consiliarii cum co, faciunt et constituunt

Sindicum et Procuratorem ad recipiendum Gommone et bomines de Nicola in Burgenses et Castcllanos prcdicii Burgi et Castri, cum paetis et conditionibus. Actum Sanane in domo Domini Henrici de Falcinello legum professorìs, ubi iura redduntur, anno a

Nat. 1295 die 26* lunii (a carfe IX recto).

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XIX. Proeuralorcs et Nuneii spcciaics Communis et bonninuna Nicolo iurant Bur-

ghesalìcum et Castellaoiam Burgi et Castri Sanane cuoi paclis et condiclionibus. Actum in pcrlincntiis Sarzanc, in area niiorum Parentis de Castro Sarzane, quc area

est posita inter Burgum Sarzane et Castrum, anno a Nat. 129S, die 11* lulii (a

carie IX verta ). XX. Commuoe Burgi et Castri Sarzane intrat in corporalem tcnutam et posses-

sionem nemorum et boscorum Communis Nicole. Actum in dictis bosebis, positis in

8.* districtu Nicole, anno I29S, die Septembris ( a carie XI redo )

XXI. Privilegium ab Imp. Friderico I. concessum venerabili Pietro, Episcopo Luncnsi, cuius personam et omnia tam Episcopatus quam Ecclesie bona sub sua prò-

tectione suscipit. Datum in castris S.“ Miniati, anno ab Ine. Il 89, 14* Kal. Augusti

( a carie XI redo ). XXII. Consilium Magistri Bernardi Doctoris Dccrctorum et Dccrelalium, et Odifredi

Doctoris legum super questione vertente inter Lunensem Episcopum ex una parte, et

Communc Sarzana ex altera, occasione iurìsdictionis temporalis quam Episcopus pre-

tendebat adeptus esse in Tcrram Sarzane et bomines ; et iudicium centra Episcopum. (senza data) (a carie XII redo).

XXIII. Sententia Grassi Luncnsis Canonici et Parentis q.m Alberti de Parente

Vicedomini, arbitri et arbitratores electi, super questione vertente inter Dominum Guil- lelmum, Luncn. Episcopum, et Communc Burgi Sarzanc, occasione doane salis; videlicet quod Episcopus et Commune Burgi faciant simul doanam salis usque ad sex annos continuos, quibus finitis redeant omnia in co stata in quo erant antea. Acta in Castro 4‘ Sarzane, in Palatio Domini Episcopi, anno 1 228, die Dee. ( a carte .VII verta ). XXIV. Commune Civitatis Lucane et Commune Sarzane, volentes inter se flrmam amicitiam, concordiam et confederationem perpetuo duraturas, poeta, conventioncs et ordinationes faciunt. Actum in burgo de Petrasancta, in domo Riccardi de Portuve- neris, anno a Nat. 1296, 10 Kal. lulii. (a corre XII verta). XXV. Dominus L'baldus de Castoris, Vicarius Domini Raynerii Riibei, Potcstatis Communis Sarzane, de voluntate et concordia Consilii Generaiis Sarzane, concedit Do- mino Guillcimo, Episcopo Lunensi, ad instantiam Domini Guiscardi de Petrasancta,

Lucani Potestatis, quod babeat prò anno presenti tcrtìam partem medietalis totius

Doane de Sarzana. Actum Luce, in domo liiiorum Forteguerrc, ubi dictus Potestas moratur, anno a Nat. 1297. 3 idus lulii (o carie XIV redo).

XXVI. Dominus Compagnonus, qui lui! de Parma, Capitaneus et Rector in Sarzana prò Domino Dberlo Marebione Pelavieino, Sacri Imperii Vicario in Lunexana, Versilia et Garlagnana et partibiis convicinis, voluntate et consensu totius Consilii de Sarzana, et ipsi Consiliarii cum co, faciunt et constituunt Sindicos et Procuratorcs ad faciendum et compicndum pacta et conventioncs cum Communi Pisarum. Actum Sarzanc, in

Ecclesia S.‘‘ Baxilii, anno a Nat. 1249, die marlis 3 Kal. Aprilis (a carie XIV redo).

XXVII. Communc Civitatis Pisane, ex una parte, et Commune Sarzane, ex altera, veniunt ad concordiam et convenlionem, et pacta et obligationes faciunt super doana salis facienda in Lunexana. Actum Pisis, anno 1259 (a carie XV redo). XXVIII. Dominus Oppicinus ludex, Albertus q.m Domini Gerardi et L'baidetus de 2ì

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Sanano, Co|ii(atiei cl Rcclores Coinmunis Sanane, de voluntale et conaensu Consilia-

rìorum, et Dominus Guillcimus, Lunensis Episcopus, prò se et sui Episcopalus, soeiela-

tcm et convenlioncs cl poeta inier se faciuni, occasione doane salis faciende cl icnende

in Sarzano. Aclum Sarzane, in domo filiorum Pizolboni, anno a ^at. 1268, die 7

Aprilis ( o carie A VI verta). XXIX. Uominus Butiafava, Lunensis Episcopus, confessus est se mutuo recepisse a

Marabattino Pulcslale Burgi Sarzane, de denariis Communis Sarzane, libras centum

imperiales, prò quibus denariis diclus Episcopus dal et locai, nomine pignoris. Communi

Sarzane toluin pedagium, quod prò eo colligitur Sarzane, et medielatem doane salis,

sieul ad suam parlcm periinci, et omnia banca bcccariorum que babcl Sarzane. Actum

in discriciu Trebiaiii, in loco diclo Valle, anno a KaL 1224, die veneris 9 Augusti

( u carte .VI'// ferzo ).

XXX. Comune Burgi S.'' Stepliani vendi! et tradii Communi et l'niversiloti homi- num Sarzane medietaiem prò indiviso prese aque et aqueductus et betalis molcndi- norum usque ad sallariam et foveam Vezanensium, que omnia suni in dislriclu

S." Sicpiiani; et Commune Sarzane rccipit perpetuo in Burgenses Sarzane Communc

et homines de S.'* Stcpiiano. Actum Sarzane, in Ecclesia S.'' Ba.vilii, anno a Nat. 1235,

die iovis 3 lulii. ( a carte .IT// verta ), XXXI. Communio Burgi Sarzane et Burgi S." Slephani conveniuni inIer se quod utra- que Communia leneantur non vendere, nec pignorare, nec aliquo modo alienare domos

molendinorum cl moicndinos et ipsa easamenla moicndinorum de S.** Stepbano, que

sunt cl esse debent communia ulrorumque Communium. Aclum in predicto Burgo

S.“ Stcpbani, in Ecclesia, anno a Nat. 1237, die martis 12 Kal. Augusti, (a carte

A'VIII verta ).

XXXII. Magisicr Petrus q.* Pagani de Sarzano, Sindicus Communis et bominum

de Sarzana, prò ipso Communi, intra! in possessionem eorporalcm molendinorum, be-

lalium et acqueduclus et quorumeumque iurium speclantium ad Ipsa molendina, que

vocanlur molendina de Plaza, posila io dislrictu S.“ Slepbani. Actum in dislriclu

S.'' Slepbani, in diclis moicndinis, anno a Nat. 1318, die 24 Seplembris (a carte

-V/.V recto ). XXXIII. Dominus Albertus de Slalerus, prò Communi Pisarum Poleslas Sarzane,

existens in Generali Parlamento, facto, ut moris est, in Ecclesia S.''Andree diete Terre,

viee et nomine dicti Communis Sarzane, vendit Adorna Pasqualini de Sarzana medie-

lalcm frucluum et proventtium molendinorum de Pinza in termino unius anni. Aclum

in suprascriplo Parlamento, anno 1317, die 7 Oclobris secundum cursum cl eonsuc-

tudinem Sarzane. ( u corte A'IA' recto ). XXXIV. Lapus olim Facii de Prato, Potestas Castri Sarzane prò Magnifico et Potenti

Viro Castruccio de Antelmincllis, Lucanorum et dislrielus et Parlis Imperialis Civitalis Pi- stoni Capitaneo generali, nec non Vicecomite Lunense, in presenlia et de voluniate cl conscnsu Consiliariorum, et ipsi Consiliarii cum co, faciunl et consliluunt Sindicos et

Procuralores et Nuncios speciales ad prosequendum et fìniendiim omnes liles, oausas cl qucsiiones, quas dictum Commune babet et liabere |iotesl eiim Commune Burgi Sarzane, occasione molendinorum de Plaza. Actum in Castro Sarzane, sub porticu Ecclesie

Digilized by Google S.'' Martini, ubi prò diclo Communi Consilia fìuni, anno a Nat, 1319, die 21 Oclobris

( a carte A'IX verta ). XXXV. Communio Burgi Sortane et Castri Sanane comproinittunt et compro-

missum faciuut in Dominum Franciacum de Trcbiauo iurisperitum, tanquam in arbilrum

CI amicabilem compositorcm, ad definiendum et arbitrandum litcs et quesliones, occa-

sione molendinorum de Piata, in quibus Commune dicti Castri asserebat ius habere,

vidclicet in tertia parte dimidie, qiiod per Commune Burgi ncgabatur. Actum in Cas-

sarlo Castri predicti, sub logia que est iuxia Palacium, anno a Nat. 1319, die 22

Octobria. ( a carte XX recto ). XXXVI. Dominus Franciscus de Tribiano ludex, arbiter et amicabilis composilor

eleclus, arbitrat et sententiat quod integra pars dimidia molendinorum de Piata perti-

nuit et nunc pcrtinet iure domini! ad L'nivcrsitatem et Commune Burgi Sanane.

Lata et pronunciata Ilice, in domo Gerard! Calandrini, anno 1319, die 22 Decembris.

( a carte .V.V recto ). XXXVII. Dominus Gerardinus, Lunensis Episcopus et Comes, (acit suum Procuratorem Dominum Ilenricum de Sanana, Luncn. Canonicum et Archipresbiterum Plebis de Tri-

biano, ad locandum et concedendum in perpetuum Communi Sarzanc saltariam ius

et usum saltarle spectanlis ad Ecclesiam et Curiam Luncnsem. Actum Florenlie, in parocbia Ecclesie S." lacobi ultra Arnum, anno ab Ine. 1318, die 9.* Augusti, (a carte

.V.V verso ). XXXVTII. Dominus Henricus de Sarzana, Lunen. Canonicus, procuratorio nomine

Domini Episcopi Lunen. dat et conccdll Communi Sanane saltariam, ius et usum saltarle specuintis ad Ecclesiam et Curiam Lunensem. Actum Sarzane, in sacristia Ecclesie maioris S." Marie, anno a Nat. 1318, die 18* Augusti, (a carte XX! recto). XXXIX. Conradus Peslerii de Sarzana, Sindicus et Procurator Communis Sarzane, intra! et aprebendit eorporalem possessionem de una parte saltarle ab Episcopo Lu- nensi dicto Communi locate. Actum in locis, anno a Nat. 1318, die 3* Septembris. (a corte XX! twreo).

XL. Conradus Peslerii supradictus aprebendit possessionem de reliqua parte su- 6* pradicte saltarle. Actum in locis, anno 1318, die Septembris. (a carte XXII recto )_ XLI. Sopra pontili (eie) Castri Castilionis Luncn. Diocc. Dominus Barnabos Malaspina,

Luncn. Episcopus, facit Presbitcrum Bonensignam, Cappcllanuin Capitoli Lunen. Ecclesie, suum Procuratorem ad lites et ad petendum et recupcrandum ca omnia et singula que sibi debentur in loco Sarzane. Anno a Nat. 1321, die I* Octobria. (a carte .VA'// recto). XLII. AIcgrinus q.* Vegnudelti, Camerarius Communis Sarzanc, solvit de pecunia ipsius Communis Presbitero Bonensigna solidos duos imperiales prò pensione anni preteriti et presentis denariorum duodccim imp. quam Commune Sarzane debet sol- vere annuatim Lunensi Episcopo prò saltarla. Actum Sarzane, ante domum Ioannis q.* Parentis de Sarzana, anno a Nat. 1321, die 18* Decembris. (a carte XXII verso).

XLIII. Olliciales, Provisorcs, Tcrminatores et Recuperatores iurium Communis Sar- zane vadunt ad providendum stratam Romeam et ampliandum ipsam straiam ubi erat opporlunum. Actum in strato publica, anno a NaL 1318, die 24 Mali, (a carte XXII verso ). IGS

XLIV. Recuperatores el iavenlores ad recuperandum iura Commuois Sanane super slratam publicam el cooHnia, ponunt et poni raduni unum lerniinum lapideuro ultra

canale de Capannula, et alium in summilate Summi Vici. Actum in dictis loeis, anno

a Nat. 1318, die ultima lunii. (a carte X.VIII recto ). XLV, Rccuperalorcs et invenlores aupradicli ponunt duos lerminos de lapidibus

a capile Lovandarli de Capannula. Actum in dicto loco, an. a Nat. 1318, die 16 Uaii. recto ( a carte X.VIII ). XLVl. Responsiones lacte per Dofflinum Lueanum dominis loanni Tigrimo, Ranerio

Tempanclli, Bartolomeo Musso iuris perilis et Ser dolo de Grassulino Ambaxiatoribus

Pisani Communis, supra capitulis tractalis per supradiclum dominum loannem Tegri- mum apud Sarzana cum domino Ugolino de Celle, Vicario Domini Lucani, ultra respon-

siones factas per dicium dominum l'golinum dictis capitulis. In CiviL Lucana, anno ab

Ine. 1323, die i Dee. secundum cursum Pisarum, et secundum cursum Lueanum anno

a Nat. 1322, die 4 Dee. (a carte .V.VIII oerao ). XLYII. Communc Sarzanc coram damino Ceo Tempanelli, ludice et Assessore Sarzane prò Pisano Communi, solvii Gradino Procuratori Domini Bernabovis Malaspinc Episcopi Lunen. solidos seplem Imperiaics prò septem annis pretcritis pcnsionis Sallarie el iu-

risdiclionis quam Lunen. Episcopus habet in plano el dislrictu Sarzane ; quos denarios,

recusante Gradino reciperc, deponit el eonsignal prò ipso Episcopo pcnes Pucium Ava-

risii mercatorem de Sarzane. Actum Sarzane, sub Palacio Communis, ubi iura redduniur,

anno a Nat. 1326, die 2 Aprilis. (a carte .V.VIV recto). XLVIII. Domina Gradina olim Glia Mercedi de Sarzana vendii et tradii Communi Sarzane quemdam murum et terrenum supra quo est positus ipse murus, et sulcum

qui est inter lurrim Porle Trebiancnsis et ipsum murum. Actum Sarzane in Curia su-

pradicti Communis, sub Palacio Com. Sarzane, ubi ius reddilur, anno a Nat. 1321, die

8 Deccmbris. ( a carte .V.V/V recto ). XLIX. Siedici, Aclorcs el Nuncii spcciales Communis Sarzanc, ad hec spccialiter

consliluli, dani, tradunt, et subponuni iurisdictioni pienissime et poleslati et dictione

Pisani Communis dictam Terram Sarzanc cum suo territorio el universitatem el lio-

mines el omnem iurìsdictiouem civilem et criminalem et merum et mistura impe-

rium sub qiiocumqiie nomine censcalur. AcL Pisis, in Palacio Pisani Populì, in sala de

balislis, anno ab Ine. 1318. 7 Kal. lunii. (a carte X.VIV verio).

L. Aniiani Pisane Civitatis, coadunali in Ecclesia S." Siili, ubi Guai et Gerì con- sueveruiil Consilia Pisani Populi, concorditer deliberant quod Commune Sarzane non

gravelur de missione biadi et leguminis in platea Pisani Communis, attento quod ipsum

Commune Sarzane non recoligal bladum unde homines ipsius Communis vivere possint.

Ad. Pisis, anno ab. Ine. 1322 13 Kal. (o carte .t’.lT recto).

LI. Sentenlia Enrici VII Imp. in qua pronunciai privatos esse in perpeluum om-

nibus leudis, privilegiis, bonis, bonoribus el gratils lanquam inOdcles et conlumaccs

aliquol Episeopos, Abates, Canonicos, Nobiles, inter quorum nomina suni Episcopus

Florenlinus, Episcopus Lunensis, eie. Data et pronunciata in Caslris apud Montem Impe-

rialem super Florenliam, anno ab Ine. 1313, die 23 Februarii. (a carte .V.VVI recto).

Lll. In Consilio Generali el artlum Communis Sarzane, convocato in sala Palacii

Digitized by Google t(ì9 dicti Cotumunis. ubi consueverunt fieri Consilia, facU suoi et consliluti Sindici et Pro- curatorcs ad dcfinienduni coram sapientibus viris domino Simone de Camporegiona et domino Francisco de Piscia iuris peritis, generalibus auditoribus in Provincia Lunensi prò illustri Principe Domino Duce Lucanorum, questiones vertcntes inter ipsum Com> mune Sarzane et Castri Sarzane ex una parte, et Gommone Falcinelli ex altera, oc-

casione confinuum. Actum in supradicta sala Palaci!, anno a ^at. 1328, die G Aprilis

( a carie X.W'H recto ). LUI. Gommone Sarzane ex una parte et Gommune Brine ex altera, veniunt con- corditcr ad divisionem de iurisdictione, dislrictu et territorio, quam et quod dieta Gom- munia contiguam et contiguum babent. Actum Sarzane, in fondaco Gommunis, anno a

^oL 1328, die 9 Aprilis. (a. carie .XXVIII recto),

LIV. Gonsules gloriose Givitatis Lune, vidclicct dominus Gregorius legum pcritus

lilius Ambrosi, Remigius Glius AVillelmi, Saladinus filius Gerard!, l’bcrtus filius Lunati,

prò se et sociis suis, vendunt et concedunt Communi Amelie pascaticum in pedule Lunensi prò co quod pcrtinct ad dictam Civitatem Lune bine ad Rai. Marti! proxime

venturi. Acta sunt lice Lune, in Ecclesia, anno ab Ine. 1134, C Rai. Nov. (a carte

.V.Xrill verso ). LV. Gommune de Sarzana et Gommone de Amelia veniunt intcr se ad divisionem

perpetuo valituram de iurisdictione, territorio, nemoribus coberentibus intcr dieta

Gommunia ultra fiumcn Macre. Actum Sarzane in Ecclesia S.“ Andree, anno a Nat. 1338,

die 4 lulii (a carte .l'.V/.V recfo ).

LVI. Privilcgium Ludovici Imp.-in quo confirmat et innovat omnia privilegia,

libcrtales et immunitates et iura a Divis retro Romanorum Principibus concessa Sar- zanensibus, consuetudine aliqua in contrarium adepta alicuius iurisdictionis per aliquam

personam ccclesiasticam vel secularem in dieta Terra Sarzane vel eius dislrictu

cassando, et corruptelam polius reputando. Dotum Pisis, anno 1328, die 2C lanuarii (a carte XVW cerso). LVII. Aliud Privilegium supradicli Ludovici imp. in quo concedit Sarzanensibus

ut valeant in eorum Terra quoseumque introitus voluerint ordinare, prout uluniur in

Tliuscia Civitales, et concedii prò dislrictu et iurisdictione diete Terre duo miiliaria circumquaque Sarzanam et ultra versus mare, idcsi a strato Romea inferius usque ad aquam Palmignole, cum nemoribus Gaprioni. Dalum Pisis, an, 1328, die 26 Novembris verso ( a carte X.XIX ). LVIII. lacopueius Notarius q.* loannis Booapartis de Sarzana, Vicarius domini

Tliomasini ludicis q.* Parenlis de Sarzana, Poleslalis Amelie et Barbazani et aliarum Tcr-

rarum diete Poleslarie prò illustri Principe Domino Gasiruccio, Dei grafia. Duce Lucano,

de voluntatc et consensu diclorum Communium ad Parlamenlum cxistenlium, et ipsi

homines cum eo, faciuni et consfituunl Sindicos et Procuralores ad dividendum et terminandum inter Gommone Amelie et Barbazani ex parte una, et Gommune Sarzane

ex altera, omnia et singola eonfinia, lerriloria, iurisdicliones et dislrictus, et ad com-

parendum propler ea coram sapientibus viris dominis Francisco de Piscia et Simone

de Camporegiana ludicibus eleetis ad dividendum, terminandum eonfinia, dislrictus et

iurisdicliones inter Gommunia Provincie Lunexane. Actum in dislrictu Amelie et Bar-

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bazaiii, in loco (lieto a Nat. die 17 Aprilis. Zanego, anno 1328, (a carte .V.l'.t' recto ).

Ll\. Daniellus q.~ Domini Trancliedi de Urbeveteri, habitator Sanane, vendit et tradit Communi Sarzanc, ementi et recipienti, domum unam positam in Strzana, prò

precio librarum aexagiiita septem imperialium monete currcntis in Sarzana. Aclum

Sarzane, in Palacio Communis, anno a Nat. 1331, die 1 9 Mail, (a carte A'XA'I recto ). LX. Aidanic et Bertuccius q.~ Vite de Sarzana vendunt et tradunt Communi

Sarzanc qiiodam terrenum, quod olim emptum fuit a dicto Communi Sarzane, positum

in pertincntiis Sarzane, loco dieto Ortopasco, extra Portam S.'' Froncisci. Actum Sar-

zanc in Palacio Communis, anno a Nat. 1331 die 20 Febrarii. (a carte .V.l'.tY vena). LXI. Dugus q.* Hartim de Sarzana vendit et tradit Communi Sarzane quodam

terrenum, quod olim emptum fuit a dicto Communi Sazzane, positnm in pertinentiis

Sarzane, extra Portam S." Francisci, in loco dicto Ortopasco. Actum Sarzane, in Palacio

Communis, anno a Nat. 1331, die 20 Febbniarii. (a carte A'A'A'I cereo). LXII. Bonacursus q.* Aidantis de Sarzana vendit et tradit Comuni Sarzane me-

dietatein prò indiviso cuiuadam terreni, quod olim emptum fuit a Communi Sarzane

prcdicto, posilum in pertincntiis Sarzane, extra Portam S.'' Francisci, loco dicto Orto- pasco. Actum Sarzane, in Palacio Communis, anno a Nat. 1331, die 20 Keb. (a carte

A A.M/ recto ). LXIII. Nieolosius q.* Magistri Martini de Sarzana vendit et tradit Comuni Sarzanc

terrenum quodam, quod olim emptum fuit a dicto Communi Sarzane, positum in

distrietu Sarzane, loco dicto Ortopasco. Actum Sarzane, in Palacio Communis, anno

1331, die 20 Feb. (a carte A’A'.Ì'II cereo).

LXIV. Ioannes q.* Domini Rubei vendit et tradit Communi Sarzanc quodam rein-

iralorium sive terrenum reintratorii in ortum ipsius Ioannis, latitudinis brachiorum

quinque, positum in pertincntiis Sarzanc, extra Portam S.*' Francisci, loco dicto Or-

topasco, iuxta betalem et foveam Communis. Actum Sarzane, in Ecclesia S.'' Andree

anno a Nat 1332, die ultima lunii (a carte A’.V.VII cereo). LXV. Dominus Tomasious ludex q.* Parentis, Paxetus q.* Bernabovis de Sarzana

et D. Lilia uxor dicti Paxeti vendunt et tradunt Communi Sarzane domum unam positam in Sarzana. Actum Sarzanc, in Ecclesia S.“ Andree, anno a Nat. 1332, die 3*

Nov. ( a carte .1X1'/// recto ). LXVI. Pucius q.* Pacis de Sarzana vendit et tradit Pucio q.' Avorixii Operarii

Ecclesiarum S.'* Marie et S." Andree de Sarzana, prò dicto opere ementi et recipienti,

domum unam positam in Sarzana, loco dicto Cbiaso Pretoris. Actum Sarzane, in

Palacio Communis, anno 1332, die 3* Nov. (a carte A'.ì'.VItl verso). LXVII. Communio Sarzane et Castri Sarzane, habentes et possidentes unum

pecìum terre campivo quod rescinditur a quodam parvo rivo aque vocato Rio del

Gropparo, dividunt amicabilitcr et eooeordiler inter se dictum pecium terre. Actum Sarzane, anno a NaL 1332, die 8 Nov. (a carte A'.VA'IV recto). LXVIII. D. Petrus Bulia de Gualandia prò Communi Pisarum Potestas Sarzane, de voluntate Antianorum et Generalis Consilii et Artium dieti Com. Sarzane, et ipsi

Antiani et Consiliarii cum eo, faciunt et constituunt Sindieos et Proeuratores ad di-

videndum et dcclarindum dislrictum, iurisdictionem, conBoes atque saltariam qne et

Digitized by Google 171 quain Com. Sarzanc habct prò indiviso cum Com. Castri de Sarzana. Aclnm Sarzane in Palacio Communis, ubi diclus Dominus Potestas moratur et Consilia lìunu Anno a

Nat. 1333, die 2i Oct. (a carie .V.V.171' verao). LXIX. DIscretus vir Andreottus Pucii de Vada, Polestas Castri Sarzane prò Com- muni Pisarum, eonsensu et auetorilate bonainum dirti Castri ad Parlamentum con- gregali, et ipsi homincs cum eo, faeiunt et conslituunt Sindicos et Procuralores ad dividcndum et declarandum districtum, iurisdiclionem, conflnes atque saltariam que et quam Com. dicti Castri babet prò indiviso eum Com. Burgi Sarzane. Actum sub porticii

Ecclesie S." Martini dicti Castri, ubi consucvere fieri Parlamenta. Anno a Nat. 1333, die Oct. (o carie XV-l'V' recto ).

LXX. Coramune Sarzane et Commune Castri Sarzane compromittunl in discrctos viros Fcdericum Federici et Nocebum Castilinnis cives et Ambaaiatores Pisani Communis bac occasione ad dieta Communia missos per dielum Com. Pisarum, omnes lites et causas, que intcr dieta Communia sunt vel esse possuni, occasione confluium territori!, iurium et iurisdictionis terrarum positarum intcr dieta Communia. Actuni Sarzane in domo Francisci Corvetti, anno a Nat. 1333, die ìì Oct. (n corte XV.V17 recto). LXXI. Senlentia pronunciata ab Arbitris et Arbitratoribiis electis a Communibus

Sarzane et Castri Sarzane prò discernendo et defìniendo confines intcr dieta Communia.

Data, lata et leda Sarzane, in domo Francisci Corvetti, anno a Nat. 1333, die 27 Od. (a carie A'.VATI vena).

LXXII. Magnificus et Potens Miles Burgarus de Tolentino legum doctorem Magne

Curie Serenissimi Principis Roberti Magister rationalis bonorabilis Capitaneus et Vicarius

Civilatis lanue et dislrictus prò Sacra Regia Maiestalc, ponit in hanno de lamia et dislrìctu homincs de Sarzana et habilatores in diclo loco, propter inrasioncs armalas et vioicntas ab ipsis factas, deliberato Consilio, dolose et diabolico spiritu, et aiisu te- merario in monte Capreolo, prout mons predictus a Macra usque ad mare protenditur cilra Macram in territorio llicis. Datum lanuc, in Palacio novo Com. lanue, anno a .Nat.

1533, die IS’ lulii. (a carie .ÌXAi'Ill redo).

LXXIII. Revocalio supradicli banni publicali a Capitaneo et Vicario lannc conira

Sarzancnscs. Datum lanue, anno 1334, die 3 lunii (a carie A'A'.i'VIII recto).

LXXIV. Lanirancus q.* Pciri q.* Pose Bendecase, qui nunc est de Convenlu et

Ordine S.'' Dominici de Sarzana, suo proprio nomine et in quantum ad eum special, et sindicalorio nomine prò Convenlu Ordinis Frairuum Prcdicalorum de Sarzana, vendit et tradii lacopucio Noi. q.* Ioannis Bonapnriis de Sarzana, sindicario nomine prò

Communi Sarzane, eroentì et recipienti, quodam pecium terre aralorium in nemoribus

Caprioni in monte Silve maioris, dislrictus et iurisdictionis Sarzane. Actum in per- linentiis Sarzane, in Ecclesia S." Dominici propc et extra dictam Terram, anno a

Nat. 1334, die 16 lunii (a carie A'.VA'VIII verio). LXXV. D. Dominica nunc uxor Mucctti Coiarii q.* Durantis de Sarzana vendit et tradii lacopucio q.* Ioannis Bonapartis de Sarzana, sindicatus nomine prò Com.

Sarzane, pecium terre aratorium posilum in nemore de Caprione in monte Silve maioris. Actum Sarzane, in domo diclorum iugalium, in Cancllo, anno a Nat. 1334 die 16 lunii (a carte XIX/.V recto).

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LXXVI. Fraircs de Conventu et Ordinis Predicatorum de Sanane (aeiunt et eon-

slituunl eorum Sindicuia et Proeuratoreia specialem Fritrem Lanfrancum dicti Ordinis

q.* Patri Pose de Sarzana ad vcndendum terram, quam olim Petrus Pose de Saruna scu dictus Frater Lanfrancus, vel supradictus Conventus de Sannita habct in netnore de Caprione in monte Silve maioris. Actum in pcrtinentiis Sanane, propc et extra portam

S.“ Dominici in Ecclesia S.*' Dominici, anno a NaU 1554, die 26 lunii (a carte XXXIX verta ).

( Fin qui la terillura apparisce tutta di un solo cnraMere; in seguito varia ad ogni singolo documento ). LXXVIi. Domini Antiani Pisani Populi coneedunt Sanancnsibus qnod quelibet per- sona undccumque sit possit et valeat extrohere et extrahi Tacere de Terra et districtu

Sarzane et deferre et deferri Tacere ad quaseumque partes voluerit quemeunque bladum per terram tantum sino aliqua solutione alicuius traete, dirictus sive gabelle.

Anno ab Ine. 1539, die 7 kal. Aprilis. (a carte A'.V.V.T recto). LWVIII. Domini Antiani Pisani Populi providunt quod Commune et homines Sar- zanr, considerata alTectione et derotionc quom semper gesserunt et gerunt ad Commune

Pisarum, et paupertate et impossibilitate eorum, et loco in quo dieta Terra situata est, casscntur et casseri possint et debeant de libro seu libris buebarum sen im-

positionis salis Pisani Comitatus, in quo seu quibus scripti reperìuntnr. Anno ab

Ine. 1360, 16 kal. Maii.(o carte .l'.V.V.T recto ) LXXIX. Antiani Pisani Populi concedqnt Sarzanensibus qnod non possint cogl ad dandum in scriptis bucas prò imposltione snlis, cum bac tamen additionc, quod Comm.

Pisarum intendit et vult vendere introitum donne salis diete Terre Sarzane. An. ab

Ine. 1559, 17 kal. Mali, (a carte A'.l'.T.l' verso). LXXX. Antiani Pisani Populi providunt quod pcrmittatur bominibus Rpiscopatus

Lunensis et Riparie lanuc et aliis bladum et res suas deferre et deferri Tacere, more solito, per territorium Sarzane ad quaseumque partes voluerìut, libere et impune, ad hoc ut intcr Commune et bomines de Sarzana et homines Terrarum circumstantium

non insurgat vel oriatur aliqua materia scandali vel erroris. Anno ab Ine. 1339, 11

kal. Aprilis. ( a carte XXX.X! recto ).

LXXXI. Lettera del Console e Comunità di Trebiano allo Spettabile Arrigo Marcho de Rapallo Visconte di Sarzana, colla quale, sapendo di non poter fare la mechia in lo fiume de la Magra, senza licentia e consentimento de li homini de la Terra di

Sarzana, li chiedono come superiore loro licentia di fare la ditta mecbia, zoé per quella parte che specta a la ditta Comunità in lo ditto Gume.. Data in Trebiano, die nono Octobris 1 434. ( a carte .VLI recto ). LXXXII. Paeta et conventiones inter Doniinus Regem Franeorum et Commune lamie ex una parte et Commune Sarzane ex altera, que et quas ab invicem diete

promittunt babere partes perpetuo rata et firma. Actum lanue, in Palatio Communis, anno 1407, die 25 Nov. (a carte XU verso).

LXXXIII. Dux lanue mandai Consulibus Callegarum quod observent et obscrvari

realiter faciant gratina et privilegia concessa Sarzanensibus. Anno 1416, die 6* Nov.

( a carte XLIl verso ).

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LXXKIV. ProvcDialc q.* Bonifacii et Sorleonus q.* Tuccii, Sindici Comniunis

Amelie, et lacobueius q.' Ioannis et Ioannea q.* Francisci de Sarzana, Sindici Com- munis Sarzane, ad tollcudam omoem discordiam que inter ipsa Commiinia occasione

confinium in (uturum orìri posaci, dicto sindicatus nomine, deveniunt ad divisionem

et dermitionem confinium et iuriadietionia inter dieta Communia Amelie et Sarzane. Actum iuzta tcrminum positum circa finem fovee de Radeta, anno a Nat. I33S, die IS

Maii. (a carte A'LIII recto).

LXXXV. Dux Uediolani etc. mandat strenuo Zanono Gogo de Crema in partibus

Sarzane militanti, ceterisque omnibus tam armigeris quam Conestabilibus et peditibus ad ciuadem Terre custodiam existentibus, quod libere tradant, consignent et dimittant

Locumtenenti suo Fracisco Picinino Tcrram Sarzane, ita ut in eius potcstate et dominio ex tota remancai, sieul etiam dignum est ac debituin postquam illam aquisivil. Da- tum Mediolani 1446, die 6‘ Marlii — aignalus Ioannea Antonius — (a carte A'LIV recto). LXXXVT. lanus de Cam|>ofregoso, lanuensium Dux et Sanane Dominus, concedit

Sarzanensibus picnam auctorilalcm faciendi rcicvalias iuxta flumen Macre, ubi rctroa- clis temporibus rclcvalias fieri consueverunl, ac bailiam iniroducendì Sarzane omni anno sine gabella congia vini usque in cenlum quinquaginta per eos empii prò usu tantum hominum de Sarzana. Dalum lanue, in Nostro Ducali Palatio, anno 1448, die IO* Maii. (n carte A'LIV recto).

LXXXVTI. Capitula et coneessiones que et quas requirunt et poscunt homines et

Communitas Sarzane ab III. et Excelso Damino Tboma do Campofregoso ; et dicti Domini approbalio. Anno 1447, die IS Aprilis. (a carte A'LIV certo).

I.XXXVIII. Comprobatio supradiclorum capitulorum favore Sarzanensium facta per lanum de Campofregoso. Anno 1447, die IO* Decembris. (a carte A'LV certo). LXXXIX. Procura facta per Aniianos et Populum Sarzane prò compromittcndo in lanum de Campofregoso differeotias Communium Amelie et Sarzane circa confincs.

Actum lanue in Palatio magno Communis, anno a Nat. 1448,' die sabati 8* lunii. (a carte A'LVI certo). XC. Assensus prestitus per Galeatium de Campofregoso, Amelie Dominum, prò validitale compromissi facti inter Sarzancoses et Amelienscs. Anno a Nat. 1448, die

Il lunii. (a carte A'UX recto).

XCI. Senlenlia lani de Campofregoso ludicis Arbitralis in conlrovcrsias inter Sar- zanenscs et Amelienscs, occasione confinuum, et divisio iurisdictìonis et cooOnuum di- ctorum Communium. Data lanue in Ducali Palatio, anno a Nat. 1448, die Sabati 13 unii, (a carte A'LIA' certo).

XCII. Confirmatio facta Sarzanensibus per Ludovicum de Campofregoso capilulo- rum, graliarum et pactorum ipsis concessorum iam antea per Communilatem lanue ac

Tbomam et lanum de Campofregoso. Dalum in Castro nostro Sarzanelli, anno 1433, die I Marlii. (a carte LI certo).

xeni. Lettera del Doge di Genova alla Comunità e uomini della Brina, nella quale ordina ebe in su quello terreno loro se rescoda le cabelle de Sarzana come a

Sarzana proprio, quanto in lo passaggio de ogni roba e mcrcantia. Data lanue 1441, die 28 lunii. (a carte L! certo). 23

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XCIV. MagoiGci et Spcctsbilcs Viri Deccm Builie Populi et Communis Florcuiie

Bpprobanl et ratificani pacta, convcnlioncs et capilula iniiaf conclusa et tlrmaia intcr

SinJicos et Procuraiorcs Communis Sarzane et Florenlìe; et cupientcs ÌDSU|>er dicU

Dccem Viri in cunctis cumpinccre diete Gommunitati lamquara devotis Gliis« et cuncia o|>erari que cos iure impellaiit alliciantque ad fìdem quam habuissc maximam et haberc demostrant erga Fxcelsam Communilatcm Florentic» cooservandam, augem'

damque, et bcneliciis, graiiis ac favoribus hoc facete studcntes« novac concessìones

favore SarzQDcnsium dclibcrant. Et in sigoum diete fldclitatis Comniunitaa Sarzane

tcncaiur dare et ofTerrere singuiis annis in perpetuum in Civilate Florenlìe in festo

Nativiiatis S/' loonnis Baptiste et ad cius Ecclesiam unum paltum, prout dieta Com- muniias Sarzane condignum et honorabilcm censucrit et iudicaveril. Aclum Floreniic

in pKipulo S.'* Luureniii, anno ab. Ine. 1461^ die fi Mariii. (a carte LI! recto).

XCV. Bulla Bauli 11 Pont. Ma:t. qui transfert Sedem Episcopalem Ecclesie Lu-

nensis ad Ecclesiam Beate Marie de Sarzana, et dicium oppidum Sarzane in Civila-

tem cum iure civilitalis et omnibus aliis privilogiis et honoribus reliquis civilatibus

competere soliUs erigii. Datum Rome apud Sanclum Pctrum, anno ab ine. 1465, li

kal. Augusti, (a carte LV vcrto).

XCVI. Privilegium Fhderici 111. Rom. Imp. in quo omnia privilegia Sarzancnsibus

concessa a prcdccessoribus suis de novo perpetuo conccdil et indulgii, et insuper

Burgum sivc Terrain Sarzane in Civiiatein cum aolitis civilalum ìnsigniis erigii, et

Civiiatis nomine et Ululo decorai. Daluoi Rome, anno 1469, die 4* lanuari. (a carte

LVl recto ). XCVII. ScDtcntia divisoria iurisdiciionis intcr Sarzanam, Orlonovum et Nicolam

lata per iudices compromissarios a partibus clectos et a Magnifico OlTicio S.'* Georgii

depuiuiot, una cum copiis procurarum et compromissi Sindicorum Sarzane, Ortonovi

et Nicole. Lata Sarzane in sala Pulacii solite residenlie M.* Domini Capilanei et Com-

missarii Sarzane, anno a Nat. 1555, die lune 12 lunii. (u carte LVIU recto).

XCVIU. Appo.siiio terminum. iiiler Communitates Sarzane, Orlonovi et Nicole iussu

M.*' Commissarii commissionati a Depuiaiis Magnifìcorum Protcctorum S.'* Georgii.

Aciuin in plano Lune, super sitala Runiea prope diclos termiiios, anno a Nat. 1553,

die marlis 2U lunii. (u carte LXYU certo).

XCIX. Bulla CIcmentis Vili. Pont. Ma\. io qua iniungil Clero, Monasleriis, llospi'

tnlibtis uliisque Piìs locis Luncn. Sarzancn. Dioec. quibus ab Episcopo Luneu. Sarzanen.

levi quadain indignaiioiie motus conira Commuiiilaicm et liomines Sarzane censum

Machie Catnisani solvere prohibilum fuit, quod ad solutioncni ciusmodì ccosus prò

rata tangente annualim faciendam perpetuo tencanlur et efllcacìtcr obligalos existent.

Datum Rome in Monte Ouirìnali 1592, die 5. lunii (a carte LAVIIf recto).

C. Senicntia lata per D.D. lanuenses inler Sarzanam cr Castrumnovum rcspeciu

iurisdìcUouis, cum ralifìcalione parlium. Aclum luuuc anno 1414, die sabati 10 FC'

bruarli. ( o carte LA'ÌX recto ).

140. RELAZIONE del falli aecadall al Marelieee filaeouo !Uala»|»Ìna di Fo-

sdinovo per cagione di Andrea, suo figliuolo^ l’anno 1642.

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Conservai»! ms. nell' Archivio Mala^pina di Caniparola. È riportata nel Codex

docuiuenlontm iUustriwn ad hÌMlorieain iferitatem Lunexanae Provinciae ab Emanuelle

Gerinio elaboratum (V. n.“ 59); Pari. I, doc. CCXLVI. Giacomo Malaspina Marchese di Fosdinovo (n. 1593 ^ 1G63) corse gravissimo pericolo di perdere la vita per mano di Andrea, suo figliuolo; uomo rotto a ogni

vizio, che gli apprestò in una bevanda il veleno. Per buona sorte il vecchio, al primo

sorso, sentita una straordinaria amarezza, gettò la tazza lungi da sè. L* infamia di

Andrea fu scoperta, ed esso fuggi via. Chiuso nel forte di Brescello, ove il padre, ma

indarno, per vendetta tentò avvelenarlo, vi rimase più anni; ed è fama che nel 1649

gli fosse a Modena tagliata la lesta.

HI. RELAZIONE di fiitU «ecaduii fra li due frafelli Cosimo e Alessandro JUalanpina^

Marcttese di Grnynola^ Viano ec. nel 1630.

Troviisì nell’ Archivio de* Malaspina di Caniparola, ed il Cerini V ha trascritta nel

più volte ricordalo Codex documentorum iUustrium, ( Pari. I, doc. CCXLIIl ), che si custodisce nell' Archivio Fiorentino.

142. —> di an loglio di TunUI buttato in secco nella spiaggia di Massa la sera del 19 Dicembre 1763.

In fogl. di pagg. 10, presso il reverendo sig. Don Luigi Celi, Priore di S. Martino del Ponte presso Massa.

143, — d«ir arrivo In PU» di Suor .Varia Catlerina Brandi di Sarzana^ e di quanto

operò netV ospedale di quella città sino alla «ua ultima ma/a//ia.

Si legge a pagg. 726-823 del Codice di n.** CCCVII della Biblioteca del Marchese

Gino Capponi di Firenze.

olncrriftftimn di ^uaido è succeduto tra li /Vaimi e i Lucchesi.

Trovasi nel tom. Il dell'opera che ha per titolo: Miscellanea lucensia a Ber-

nardóio Baroni P. L. collectOy la quale è posseduta dalla R. Biblioteca Pubblica di Lucca.

145. REL.%ZIOIMl dlvrmc Intorno all» vita di .Varia Caterina Brandi sarxanese.

Codice in fogl. di pagg. 1272 che si conserva nella R. Biblioteca Pubblica di Lucca,

cd ha tra i manoscrìui il d' ordine 410. Queste Relazioni furono raccolte dal padre

Cesare Nicolao Bambacarì, che della Brondi dettò la vita. Gli scrittori delle medesime

sono i seguenti: Canonico Gio. Bartoloromco Mascardi; monsignore Antonio Spinola,

Vescovo di Sarzana; Giacomo Antonio Casella canonico della cattedrale di Sarznna;

Bernardo Casareii Provinciale de* Cherìci Regolari ministri degl' infermi; Paolo Gcro>

nimo q. Gio. Francesco Pallavicino; e più altri anche anonimi.

146. REL.%TIO!MI sopra lolla la nialorla delti due Porti franchi di Genova e

della Spezza.

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In fogl. presso il nobii uomo sig. Alessandro Magni Griffi di Sarzana. Alla Rela-

zione, che trovasi do pag. I a pag. 9, tien dietro la Pianta, cioè regolamento, del Porto-

franco di Genova, che si compone di 29 articoli; la Tarifa detti pagamenti a’ quali

resteranno sottoposte le merci, che si spediranno in questo Porto franco di Genova;

la Tarifa per quello risguarda il pagamento dell" ancoraggio da praticarsi nel Porto

di Genova; la Pianta del Porto franco per il Luogo della Spezza, divisa in 15 arti-

coli; la Tarifa o sia fissnmento di quello si doverà pagare per lo slalaggio delle

mercantie, che saranno condotte netta SpeUa, si per via di mare che per via di terra;

la Tarifa per quello risguarda il pagamento dell' ancoraggio da praticarsi nel Golfo delta Spezza; un'Idea economica del novo Porto franco della Spezza; e venlidue

Obietioni con sue Hisposie per il Porlo franco nella Spezza.

Il Governo della Repubblica di Genova, considerando che le pubbliche entrale provenienti dalle Gabelle delle merci andavano ogni anno sensìbilmente diminuendo,

talché da lire 250,000, che fruttarono nel 1667, si ridussero a sole lire 150,000 nel

1700; considerando inoltre, che di quanto scapitava il conimcreio genovese di altret-

tanto si avvantaggiava quello di Livorno, essendo approdate nel 1700 a Livorno 229

navi, c sole 169 a Genova; deliberò di provvedere a questi mali. Infatti venne no-

iniiiata una Commissione, alla quale fu affidalo l'incarico di studiare i mezzi più atti

a riattivare tutto quel traffico di cui era capace la ciltò, c di esaminare se fosse

necessario lo stabilire un nuovo porlofranco alla Spezia. La Relazione presente è

frutto dei lunghi ed accurati studi di quella Commissione. Porta essa la data de’ 27

giugno 1703; insiste nella necessitò di dare un nuovo regolamento al porlofranco di

Genova; di diminuire proporzionatamente i carichi, in modo che vengano a egua-

gliarsi con quelli di Livorno; loda c approva il disegno di creare un porlofranco alla

Spezia. Questo disegno non era nuovo. Infatti < fino dell'anno 1652 (è Bonaventura « De’ Rossi che scrive ) consideratosi da molti il profitto grande che sarebbe ridon-

• dato al Genovesato, alla Lunigiana c a tulli i luoghi circonvicini dall’ apertura del

< Portofranco nel Golfo della Spezia, ne fu promossa la pratica in Genova avanti del

« Senato c del Magistrato di S. Giorgio, da’ quali per varii dispareri che insorsero

• non fu presa risoluzione alcuna. Nell’anno poi 17UU rinnovatasi la medesima pra-

• fica, con riOessi più rilevanti e con maggiori insinuazioni, nemmeno restò appro-

« vata, per essere stala stimata cosa pregiudicialc agl' interessi di diversi mercanti

< genovesi, che si opposero alla deliberazione, et anco per non irritare l'inimicizia

• dei Principi Toscani confinanti, atteso il pregiudicio che sarebbe venuto a sentirne

• la Piazza di Livorno >,

U7. REPETTI ( Emanuelle ). Mallo Oanorvazlooi ^ooignonllehe e minorii1og;lclio

di Girolamo Guidoni sopra monti che circondano il Golfo della Spezia, /tapparlo.

Fu letto a Firenze alla Società di Geografia, Statistica e Storia Naturale Patria il 25 marzo 1827. Nc venne pubblicalo un sunto nella vecchia Antologia, voi. XXV,

n." 75, pag. 146-U9.

Caftedrafe 113. RICCI (Ottavio), inazione del elliasdina OSSnvIo Ricel, Decano (fe//a di Ponlreinoli, analoga alla erezione dell' Albero della Libertà, fatta li 15 Germinale

anno I.° Etrusco, 4 Aprile 1799 1'. S.

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Sta da c. 197 a c. 302 del codice miscellaneo della Biblioteca della R. Univer-

sità di Genova segnato B. V. 33. In line alla Mozione si ba l’ approvazione per la

stampa, deliberata dal popolo di Pontrcmoli.

1 i9. RICORDI della ramlKlia Ghirlanda di Carrara. Emanuele Repetti a pag. 312 de’ suoi Cenni sull’ Alpe Apuana riporta un brano

di questi Ricordi, ove si descrive il passaggio che fecero per Avenza c Carrara le

soldatesche del re Carlo Vili di Francia. Ignorasi presso chi e dove si conservino al

presente. Erano scritti in lingua latina, e contenevano interessanti c copiose notizie.

— della famigli* Cybo.

Codice cartaceo in fogl., legalo in tavola, con numerazione saltuaria. É scritto

in gran parte di proprio pugno da Francesco Cybo, Conte dell'Anguillara, e dal Prin-

cipe 1.Alberico I. Contiene molti ed importanti ricordi domestici di quella nobile fami-

glia, e2. vi si leggono ricopiati parecchi documenti che la riguardano. Ne pubblicò alcuni 3. brani il conte Giorgio Viani a pag. 87, 93, lOG, 108, 112, 113, 120 e 123 delle sue

Memorie della famiglia Cybo e delle monete di Mussa di Lunigiana. Si conserva nel

R. Archivio massese.

131. RISTRETTO lalorleo di Caaa Cvbo.

Manoscritto in fogl. di cari. 22 non numerate, che si trova nel R. Archivia

Segreto di Massa. Difetta di critica alTaltoj nò l'islorico può cavarne vantaggio alcuna.

Si spartisce in sci capi, come appresso:

” S< prova con diverse ragioni, congruenze et autorità di classici scrittori

l’origine della nobilissima Casa Cybo.

° Si prova nei modo suddetto che la famiglia Tomacella sia l’ istessa Cybo. ” Si epiloga con transunti historici la vita di Bonifazio IX.

i." Si reprovano le false opinioni e laccio date da diversi autori ingiustamente

a S. Santità.

S.“ Si epiloga nell’ accennato melhodo ancora la vita d’ Innoeenlio Vili.

C.° Si reprooono islessamente gli ingiusti biasimi dati a S. Beatitudine da o/euni

historici.

132. — della viSa del l)aea Alderano I, Duca IV di Massa, ricavalo da una vita ms.

esistente presso il sig. Canonico Giuseppe Padroni.

Sta a cari. 37-03 di un codice miscellanea dell' Università degli Studi di Genova

segnato B. I. 28. È forse un ristretto della Vita di Alderano scritta dal Rocca.

13^ ROCCA ( A...... ). Varie memorie del mondo ed in specie dello Stato di Massa

! N rii Carrara, dall’anno I4S1 all’anno 1738.

Questo manoscritto, già appartenuto a Carlo Frediani, adesso fa parte della ricca

biblioteca del marchese Giuseppe Campori di Modena. È in S.°, dicane 261; a queste

ticn dietro l'indice con separata numerazione di pag. 22; poi 2 carte contenenti

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alcuni brani di essa Cronaca dal 1609 al 1GS5, su cui il Frediani scrìsse: duplicaio e

tnancaiìle. Compiono il volume altre 200 pagine di Cronaca dal 1707 al 172G, dupli-

cata del pari, conoscendosi dalle correzioni e dalle cancellature essere la prima prova,

dal Rocca medesimo ripulita e perfezionala nella copia che sta in principio del codice.

« Il nome delT autore, clic non comparisce nella Cronaca ( cosi mi scriveva il

Canipori) ci viene rivelato da un suo viglictto autografo, del 31 maggio 1737, sol*

« toscrìlto A. Can.^ Rotea, il quale presenta una perfetta somiglianza di carattere con

« quello adoperalo nel nis. suddetto, che é lavoro molto minuto, curioso, libero ed

« importanlissimo per la storia di Massa ».

Ili4. ROCCA (A... ). Vita del Duca Alderano I Darà di Ulamia*

Ms. in 8.*, di pag. 145, olire l'indice di pag. 16 senza numerazione. Appartiene

del pari al Marchese Giuseppe Campori, che la siima « importante ancor più della

« Cronaca, per la narrazione liberissima delle azioni di quel Hrincipc ».

155. ROSA (Ventura). Della Casa Malanplna, sua grandezza e origine. Se ne conserva un frammento rieU' Archivio domestico dei Malaspina di Mulazzo,

filza n.^ % Fu scritto nel secolo XVIIl. Il Rosa tesse una breve storia dei più illustri personaggi della famiglia Malaspina, incominciando dagli antenati della Contessa Ma-

tilda, di cui fa stipite llduino padre dì Sigifredo, Ugo ed Azzo; il primo de* quali dice

Principe dì I.uiii e Lucca. l)ù quindi un cenno dei diversi rami in cui si divise la

famiglie, cd un elenco dei feudi e de' feudatari lunigianesi esistenti nel 1710. Il fram-

mento si chiude con un albero genealogico della grande Contessa. È opera priva

alTalto di critica.

156. ROSSI (Bonaventura, de*). Storia ecclesiastica di Luni e Soriana, net 1687.

Codice autografo in 4.% con varie figure relative all* istoria, a cui precede una

breve illustrazione. Si trova a Genova nella Biblioteca Durazzo, come si legge a

pag. 195 deir inventario di essa, che venne in luce senza nota alcuna di anno, di

luogo c di stampatore col titolo: Qilatogo della Biblioteca di un amatore bibliofilo.

— Collellanra eopionUfilma di mrmorlr e notlslo Ulorlehr apparto*

nenti alla Città o Prosinrla di LunI, dessonte con gran tempo e fatica per

me Bftnaveniura Rossi di Soriana da mollissime scritture et istorie aufetificAe e da

varj Archivii, e succe.tsi della Città di Luni quanto di Sariona e di tutti i Luoghi e Terre principali della Lunigiann, distinta in diversi capitoli a benefìcio della Patria.

Volumi tre in fogl., dì cart 846, numerale progressivamente, presso il sig. Ales-

sandro Magni Grifi] di Sarzana. Non saprei dare un'idea più esatta di quest'opera

che col trascrivere i tìtoli dei diversi capitoli che la compongono. Il primo tomo con-

tiene il libro I, ebe si spartisce in X capitoli, come appresso :

I. Deir origine di Luni, e delle prime dodici e più antiche città di Toscana.

If. Del rito e detC antichità di Luni, e se da principio abbia potuto dirsi città di Ii^urùz oppur di Toscana.

Digìtized by Google MI. Del nome el insegne della Città di Luni, e delta sua antica figura et ampiezza.

IV. Dell' antico governo e potenza della ciltà di Lunit e delle guerre dogli un-

tichi Lunesi ai'ute con altri Popoli.

V. De la Colonia trasmessa dagli aniiehi Romani in Luni, e sue prove.

VI. Della promulgazione del Vangelo e Fede Caltolica in Luni e sua Provincia,

€ della nobiltà dilla Chiesa Lunese; suoi uomini illustri, e santi.

VII. Della Casa Malaspina, e della sua grandezza el origine.

Vili. Delia distruzione di Luni,

IX. Dell’ origine e prerogative della Ciltà dì Sarzana.

X. Delta nobiltà di Sitrzana, e di alcune sue famiglie.

Nel tomo II si legge il libro 11, che è diviso in quattro capitoli:

I. Descrizione generale delta Diocesi e Provartelo di Luni.

II. Descrizione della Lunigiana ìnediterranea.

III. Descrizione e dislinzione della Valle di sVagra.

IV. Del territorio e Commissarialo di Sarzana.

Segue quindi, pariincole nel tomo 11, il libro 111, il quale si compone di undici capìtoli, che sono:

I. .4nna/i di Lunigiana, e suoi più memorabili successi.

II. Successi di Lunigiana del V secolo.

HI. Successi di Lunigiana del V7 secolo.

IV. .Succe««i di Lunigiana del Vi/ secolo.

V. Successi di Lunigiana del Vili secolo.

VI. SiicceMi di Lunigiana del f.\ secolo. VII. Successi di Lunigiana del X secolo.

Vili. Successi di Lunigiana del secolo XI.

IX. Successi del secolo XÌI dopo la morte di Rolando e Filippo, nostri vescovi.

X. Successi mirabili seguili nel secolo XUi in Lunigiana.

XI. Ragguagli de' successi seguili net secolo XtV in Lunigiana. *

Si hanno in ultimo ì primi quattro capitoli della Vita di papa Nicolò V, la quale

venne dal l)e' Rossi pubblicala per le stampe, come si dirà a suo luogo, c che nel

codice presente è così intitolala: La nascita e Vita memorabilissima di Papa Xicolao T,

Patrizio Sarzunese dell’antica, nobile el illustre Famiglia Parentucella della Citlà

di Sarzana, elucidala e difesa contro V ostinale opinioni e fallaci asserlivc di molti

scrittoi'i e istorici antichi e moderni. Ecco i sommari de* capitoli conicnuii nel se- guilo del secondo tomo:

I. Dell’ Origine e Nascila di Nicoino V'.

II. Della detrazione degli storici aita verità della nascita di Nicolao V.

HI. Della Nobiltà della Famiglia e Casato di Tomaso Parentucelli, detto nel

Sommo Pontificalo Nicolao V.

IV. Della civile el onorevole condizione di Andreola madre di Nicolao V.

Nel tom. HI si trova la continuazione e fìnc di questa Vita, come appresso:

V. Delle fallacie degli istorici che /ninno detrailo aiP onore della - Casa e della

Patria di Nicolao V'. i80

VI. ÙeW infanzia^ educazione e mirabile avanzoinento di yicolao V nelle scienze e dignità.

VII. Del Conclave tenuto dopo la morte di Eugenio IV e dell* esaltazione del Card. JParentucelli al Sommo Pontificalo col nome di Nicolao V.

Vili. Delle opere eroiche di ,\icolao V assunto che fu al Sommo Pontificato.

IX. Dell’Anno Santo dell’universale GiubbileOt e ile’ successi più memorabili del medesimo nel Pontificato di Nicolao V, X. Della missione del Sacro Ciubbileo in Polonia e Granducato di LituaniOy e della solenne incoronazione di Federico III d’Austria e d' Eleonora di Por-

togallo fatta da Nicolao V.

XI. Della fervorosa applicazione di Nicolao V all’ unione e pace de' Prencipi

Cristiani, al sollievo de' poveri e letterati; e delta perdila di Costantinopoli soggiogata dal Turco.

XII. Dette doli magnanime e religiose di Nicolao V, e de* benefica fatti da esso

al mondo cristiano sino all’ ultimo di eua vita.

Ripiglia poi il De* Rossi lo interrotto racconto delle vicende della Lumgiana, e dal

1501 lo porta sino al gcnnajo del 1710, dividendolo in tre parti, clic intitola: Principio del secolo ^um^en^esiVno.

Principio del secolo seicentesimo.

Suppletnento per l’ istoria della Lunigiana da farsi.

Sono di corredo al testo i privilegi degl' Imperatori Federico 1, 11. e III a favore di

Sarzana; quelli di Federico 1 c 11 a favore de' Malaspina; le bolle de’ ponicflci Paolo

Il e Onorio III, e una carta riguardante I’ Abbazia di S. Croce del Corvo, tratta dal

Codice Pallavicino dell’ Archivio Capitolare dì Sarzana.

Di questa Collettanea si trovano copie in varie Biblioteche d’ Italia, come sarebbe

a dire in quella Comunale di Sarzana, in quella Pubblica di Lucca, io quella Civica

di Genova cc.

ROSSI (Bonaventura, de*) Doli* ver» orlf^lne dell’ inclita prosapia de' Fieschi, \ noiilissima in Genova, e delle signorili e principesche famiglie consorziali della me- desima; Ratiocinio hislorico di Bonaventura De' Rossi, nobile sarsancse, dedicato da

esso alta grandezza de' meriti dell’ HI." signor Conte Robualdo fiesco de' veri Conti di Lavagna.

In logl. di carie iG, posseduto dalla R. Biblioteea dell’ UoiversUà di Genova, c

segnalo C. IX, 12. Il Ratiocinio si spartisce io dodici capitoli; è preceduto da una

lettera dedicatoria al conte Robualdo Fiesco; e chiudesi coll’ albero genealogico di

essa famiglia. Si ricorda in questa BibliograGa perchè ragiona in larga maniera dei

possedimenti e della signoria che ebbero i Fieschi nella Lunigiana, e perchè si sforza

di mostrare uguale 1’ origine loro con quella degli Estensi, dei Malaspina e de’ Pal- lavlcino. f 190. Lollcre • Lodevleo Anlonlo MnraSerl.

Sono 41, tutte di pugno del De’ Rossi, e si conservano a Modena nell’ Archivio

domestico del nobile Sig. Cav. Pietro Soli Muratori. La prima è del 20 settembre 1710;

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r ullima del 18 dicembre 173$. La maggior parte sono assai lunghe; e contengono

nioltc notizie sloriebe, che riguardano spceialnicntc la Lunigiana.

Ullrc i|Ut'Sle lettere del De' Kossi, si ha nel predetto Archivio muratoriano;

1 lettera di l’ellegrino Krcdiani, stampatore masscsc, del 1716; I di Froncesco Maria

Duastati di Pontremoli, del 1719; I di Cristoforo Malaspina di Mulazzo, senza data; 3i

di Federigo Malaspina Estense, dal 1734 al 1743; I di Gio. I.orcnzo Malaspina, senza

data; 1 di Giacomo Malaspina di Licciano, del I7IS; 133 di Giuseppe Malaspina di

S. Margarita, che dal 1713 vanno al 1730; 3 del senatore Marcella Malaspina, del

1743; 3 del canonico.... Mascardi di Sarzana, del I7IÒ; I di Domenica Girolamo

Mcnghelii di Drugnato, del 1734; 54 di Gio. Antonio de’ ISoIiili della Spezia, degli

anni I730-I7.Ì0; c f di Ambrogio Spinala, Vescovo di Sarzana, del 1733.

Nello stesso Archivio si veggono due minute di lettere scritte dal Muratori a

Giovambattista Diana Palcologo di .Massa nel 1695.

160. ROSSI (Carlo). ProfgcOo di un regolamenlo per fnr le rilevagtie net Distretto del Comune di Surztma.

Ms. autografo, di cari. 10, posseduto dal sig. Achille Neri di Sarzana. Precede

una lettera dell'autore all’ 111." Sig. Sindaco della Città di Sarzana, scritta ai 17 settembre del 1808.

161. — (Giacoma c Giambattista). Ved. Libro dello Ragioni e Momorlc.

163. — (Leonardo). Capitoli del .Uonle d'Abbondanaa della Città di Sarzana.

Codice in fogl. di c. 34, del scc. XVIll, presso il sig. Achille Neri di Sarzana,

nipote dell’autore, che me ne dava la seguente descrizione: • Da carte 1 a 7 stanno

• i Capitoli autogran ; dopo 3 carte bianche ne seguano 9 con altra minuta autografa

< di correzioni agli antecedenti; poi altre due carte bianche, c quindi in carte 4 i

« Capitoli in copia buona, scritta diiigentementc dal Doti. Carlo Rossi fratello dcl-

« l'autore ».

165. Regolamento per le Senole di Sarsana.

Ms. in fogl. di c. 13, posseduta dal sig. Achille Neri. Nelle ultime 4 carte sta la

Hetnzione della Deputazione ex gesuitica circa i redditi delle scuole stesse, prove-

nienti da legati fatti alla soppressa Compagnia fino dal secolo XVII, allincliè fosse

dotala Sarzana di tale istituzione; c segue il Piano, approvalo con decreto de' 30

maggio 1793. Sarzana, mercè le sollecite cure del Rossi, ebbe i redditi per le scuole,

tanti anni contesi ; c se queste non furono aperte per allora, ma solo il 1 marzo del

1799 (essendovi, tra gli altri, a insegnanti Antonio Bcrioloni per la Fisica, e Gaspare

locopclti per la Retorica) se ne devono accagionare i rivolgimenti politici di quegli anni.

164. — f monsig. Stefano). Dizionario laiorieo di cobo genovoBl.

Volumi quattro in fogl. piccolo, che si conservano a Genova nella R. Biblioteca

dell' Cniversilù. Il Rossi tratta in genere della Liguria, ma non tralascia perù di 24

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m

discorriTe di quella parie della Lunigidoa che fu soggcUa alla Hopubblica di Genova,

e più spccìaliuenle di Sarzaiia e di Luni.

IfiK. $ALVIO!VI (Girolamo). Illlarellauca matmeiie.

In i.**, di cari. 101, apparlcnenlc al marchese Giuseppe Campori di Modena. Ri-

chiesto dal bali Tommaso Giuseppe Farsetti di Venezia, prese il Salvioni a raccogliere

varie notizie intorno nlla città di Massa cd ai suoi contorni, che vennero poi stam-

pate dal Farsetti medesimo, col titolo di (ìumte, a pag. 79-108 del suo Haghnamentfi

storico intorno V antica città di Luni e quella di infissa di Lunigìanut impresso a

Venezia od 1779. Questa Miscellanea si compone appunto de' nialcriali di cui si

giovò il Salvioni nel compilare tali 6Vuri/e, c degli abbozzi di esse.

1/ Autore ebbe sulle prime il disegno, clic poi non mandò ad eirctlo, di rispon-

dere all' invito dei Farsetti con un più vasto lavoro, e ne tracciò il sommario seguente:

I. Descrizione topografica del fernVorio ma^sese e sue dipendenze.

II. Descrizione dell* antico castello dì Massa.

III. Suo aniico sialo politico, e suo statuto.

IV. De* sovrani che la signoreggiarono.

V. Della erezione di Massa in città imperiale.

VI. Descrizione della moderna citta e suoi borghi.

VII. Sua popolazione aulica e moderna.

Vili. Delle famiglie con«o/

IX. Degli uomini illustri.

X. Delle arti.

XI. Detta eollivaztone delle arene marine. XII

Xlll. De* suoi marmi cd altri fossili.

XIY. Delle sue monete.

11 codice si chiude con tre lettore autografe di Gioachino Salvioni ai suoi fra«

tdli ab. Girolamo e Giuseppe Antonio, c con una sua elegia latina in morte di Maria

Teresa Cybo d' Estc, la quale si ha a stampa a pag. 18-!2Ì dell’opuscolo edito a Massa

dal Frcdiani nel 1791 col titolo: S(denni esequie fatte celebrare il di 17 marzo 1791

nel Duomo delta città di Carrara in sulfrugio dell* anima di S. .4. S. .Maria Teresa

Cybo Malaspinn d* Este. Ali’ elegia latina tiene dietro una versione della medesima

in terzine, la quale, per quanto mi sappia, è tuttavia inedita.

lt»6. 8Aì%€IL'l\£TI (Benedetto). Eloiglo in morte di jjlebnstUno Binginl rec//nfo m Gemva dal citladino prete Benedelto Sanguineti all* occasione degli onori fuìubri

consecruli dalla riconoscenza de' Liguri patrioti alla «un immorlale menioria, il giorno 14 marzo 1799, anno 2.® della Bepuhbltca Ligure.

Ms. autografo, in fogl.. di carte 4 non numerate, ebe si conserva nella Biblioteca

Civica di Genova nella Miscellanea segnata C. 20. 8. 16.

Digitized by Google 167. SCAPPI!VO (Prete). La g^uerra tra Montìgnaso e Massa drl 1538, poema 6cnie

La ricorda il Farsetti a pag. 6i del suo Aa^(ona»ieii/o storico intorno V antica

città di Luni e quella di Massa di Lunigianut edito a Venezia co* torchi di Pietro

Savioni nel 1779. Cosi ne discorre il conte Iacopo Giuseppe Luciani a pag. 31 delle

sue iSotizie ntccinte della Bella Letteratura delle Città di Massa e di Carrara, opera

scrìtta nel 1778, che trovasi inedita presso il marchese Giuseppe Campori di Modena: • Prete Scappino, uomo nella facezia Imitatore del Pievano Arlotto c del Tassoni nc'versi,

« ha lascialo di suo un Poema ms. io cui canta in sesta rima le guerre di Massa

« col Comune di Montignoso, paese di confine. In esso mostrasi impegnato a mettere,

m come mette, runa e T altra fazione in ridicolo. Visse nel secolo passalo. Questo poc-

> metto assai piacevole, poetico e scritto anche bene, con frasi piene del patrio dia-

< letto, mi fu dato a leggere in Modena dal Padre Abate della Trinità, che poi fu

c Proposto della Mirandola >. Ignoro la sorte toccata a questo Poema, che non ini è

riuscito mai di trovare.

168. SCRITTL'R% In «enrleo deW Iti."* Signore Marchese Giulio Cesare Malaspina Capi- tano della Guardia dello Serenissimo di Mantova.

Si legge a pag. 395-398 del codice miscellaneo della Biblioteca Estense di Mo-

dena, segnato VII. F. 3. Con questa scriUura viene difeso il Malaspina dall’ accusa di

essere stato complice della congiura contro il Duca di Mantova.

16Q. — per la 1U« delle easiella di Montignoso, Monteggiori, Botaio e Vegghia-

loia.

Si trova in un volume miscellaneo della R. Bibliolca Pubblica di Lucca, segnalo:

erodici di Bernardino Baroni, n.® 5. C.

170. SCRITTORE Intorno «Ilo aitiombrAnionto del Vescovalo di Brugnato per eri-

gere quello di Ponlremoli, e Trattato concluso per ciò fra la Repubblica di Genova

e il Gran Duca di Toscana ( 1786-1793). Stanno da cari. 143 a 14S del codice miscellaneo B. V. 33 della Biblioteca della

R. Università di Genova.

171. SFORZA (Gio. Maria), Ricordi storici de* suol tempi. Di questi Ricordi, che trattano principalmente degli avvenimenti che ebbero

luogo a Montignoso di Lunigiana e nelle terre vicine, al cadere del secolo scorso e

al cominciare del presente, la maggior parie è andata perduta, c quel poco che ne

avanza si conserva diligentemente presso di me. Gio. Maria Sforza nacque a Monti-

gnoso nel 1767, terzogenito di Bartolomeo, dottore in chirurgia, e di Pasqua Berta-

gnini. Vesti l’abito sacerdotale; c venuta che fu la rivoluzione del 1789, abbracciò

con entusiasmo le nuove dottrine. Servì la Repubblica democratica, e per essa andò

ambasciatore a Milano, dove corse gravissimo pericolo della vita. Fu Maire di Mon-

la re- tignoso, regnante V Elisa BAciocchi ; cd ebbe a patire gravi molestie durante staurazione. Strinse grande amicizia con Luigi Napoleone Buonaparte, quando esule 184

dalla Francia viveva poveramente la vita a Serra\ezza. Ebbe mollo amore all' agro-

nomia, e nella fabbricazione dell’ olio e del vino seppe introdurre utili miglioramenti. Morì a Montiguoso nel 18ii.

17:2. SFORZ.% (Giuseppe). Libro di ricordi.

Vacchetta, legato in cartapccorn, che conservasi a Monlignoso presso il reve-

rendo sig. Don Ferdinando Sforza, Curato della chiesa di S. Eustachio. Il sacerdote

Giuseppe di Pietro Sforza e di Maria Chiooi nacque nel 174i a Monlignoso, ove morì

nel 1791. In questa vacchetta scrìsse, oltre varii ricordi domestici, i fatti priucipali

che accaddero a Monlignoso e ne' paesi vicini durante la sua vita.

173. SPO$9;%LIZIO (Eo) dei eoniadini di Caslelnuovo’ Viiyra in l.unhjiumi, e simalizi dei contadini nel Comune di Orlotwvo in Lunigiuna.

In 4.** di pag. 8, presso il cumpilutorc di questa nililiogralia. Ignoro da chi

siano scritti i cenni presentì, curiosissimi a leggersi, ed anco importanti. L' autore no

fa sapere che « questi costumi ed usi sono gli antichi, i quali ora che lutto tende ad

e eguagliarsi si sono in qualche cosa modillcati «. In altro luogo dice: « lo scrivente

« ha data una idea di uno sposalizio di contadini benestanti. Egli si è tenuto agli

« usi antichi, e perciò non ha parlato del matrimonio civile >.

174. SPOTORKO (Giovambattista). \olÌzla di una mi//ca Sinodo di Surzana,

Si legge in un codice miscellaneo della Uibliotoca della 11. l'nivcrsiià di Genova

segnalo B. VI. 23. È la descrizione delle fArnsiituliones Epùeopalus Lunen. Sarznn. quas magna cura sumaq. diligentia reverendus d. Thomtu de Benetiié de Sar-

zana eiusdem dioec. episcopxtt et coma imprimi iussit eie» stampale a Pisa da l'gunc

Buggerio nel 1494.

WH. STEFANI ( Leonardo ). Liber et Memoriale omnium et eingularum domorum, vinearunit terrarum, potsessìonum et ceterorum prediorwn, et bonorum immobiltum, tiec non

atiquurum negotiorutn mei Leonardi fUii emancifiati ser FruncUci quvmlam ser Stefani

de Massa LunensL lucani dislrictus^ lucani civis factus et factum^ eom-

posilus et compositum, et scriptus et scriptum manu mei iam dicli Leonardi anno

A*. D. MCCCC, ind. V///, in kalendit lumwirù', tempore regiminis Civitutii Lucane ad populum.

Codice cartaceo in fogl. grande, di c. 80, appartenente all' Archivio Capitolare di

di Lucca, segnalo O. F. 8. Pluteo XIX. 1^ diviso in due parti. Nella prima, che da

c. 4 va a c. 48 tergo, si ha: Titulus possesstonum di Leonardo nella città di Lucca,

nella Pieve di S. Gennaro, ne' Comuni di Capannorì. di S. Pancrazio, di Lammari, di

Segromigno, di Ponleleilo, di Cerasomma, della Pieve a S. Paolo, della Pieve a Elici,

di Moiitignoso, di Sarzana c di Sarzanello. La seconda parie intitolata : Memoriale cer-

forum negotiorum, comincia a e. 49 cd ha fine col codice. Insieme colle note di varii

isirumciUi ieggorisi preziosi ricordi, non solo domestici, ma pubblici, riguardanti spe-

cialmente la città di Lucca, dove Leonardo londusse il più della vita ; ricordi che se

Digitized by Google fossero pubblicati per ie stampe gioverebbero, e non poco, a spargere nova luce suHc

più minute particoiaritù della storia lucchese durante il dominio di Paolo Guinigi e

la guerra coi Fiorentini. Di questi ricordi ben pochi riguardano la Lunigiana. Rcconc

per saggio un brano, che si riferisce alla Pieve di S. Pietro di Massa.

a Nota quod ex pacto habito cum domino Aragone Marcinone Malaspina de Ter*

a zerio, Protonotario in Curia Romana, et Piebano Piebis sancti Peiri do Massa Lu*

« Densi, diclus Aragone debebai rcnunptiarc diciatn Plebem in Curia Roinaiin, et dar!

« facere presbitero Barlbolomco, germano meo; et habitis bullis, dictus presbilrr* Rar-

« tlioloracus debebat dare domino lobanni Manzini de Molla de Fivizzano (1), recipienti

« prò dicto domino Aragone, Horenos duccnios auri, qui depositali fucrunt Laureniio

« Trenle, civi et mercatori lucano. Qui Laurcntius, visis bullis dicti benc-lìcii collali

< dicto presbitero Barihulomco boois et sunìcienlìbus et rccipicnlibus dictos (lorenos « eideio domino lohnnn! dare dobet, prout prò parta habita cum dicto domino lohanne « dare palei. Die XXV ianuarii 1405, babitis diclis bullis per dictum prcsbilcrum

« de mense sepicmbris I40i, dicti denarii, viddicct florcni ducenti auri, licentia scr

« Guidonis de Petrasancta, eidetn domino luliaoni per dominum Laurruitium dati fuc*

« runt per bancum suum ».

ìTG. HTORI.4 drilli rlMÀ di ^iirz*nii.

Si legge a pag. 40 e segg. del Codice 558, Classe XXV, della Biblioteca Maglia-

beciiiana di Firenze. L' anonimo autore scrive in margine clic ha c cavalo assai cose

« da certa ilistorietia del S. liipp. Landinelli Canonico sarzancsc », e a ragiono, im*

perocché il suo lavoro non diversiiìca gran fatto da quello del Landmelli; vi è però

qualche piccola aggiunta qua c hi, o si vede che l’ ignoto scrittore ha tentalo cor*

reggerne Io dizione.

V 177* — della eon^iiira del Marehewe Giulio C»bo.

Si trova nella Biblioteca Nazionale di Parigi, codice di n.* lOlOS, intitolato:

.Sconti di tre ftmose eonyìure. Comincia: < Innocenzo Vili Ponlefìcc di questo nome,

« che per virtù e valor suo ascese a quella Dignità c Seggio, la cui gloriosa memoria

• oggidì è ancor fresca in tutte le parti ove Cristo si adora ec. a. Il Marsand, che

ne dà una descrizione a pag. 400 de’ Manoscridi Ualiani detta fi. fìibiioieca ili

desehtti cd Hlastrati (Parigi, 1835; in 4."), asserisce che la presente Storia « per le

« indagini fatte può riputarsi inedita ».

(1) Di Giovanni Mansini si Irgge una Cronaca ms. nel codica 0. iO della RaccoUa Or-

succi nel R. Archivio dì Stato io Lucca, con querU nota n)ar{>in;i>le : Anelor leu dt$(ript

a pag. tS6 e segg. del tom. IV della èlifCcUanto del Baluzio. Il Laizeri nc' suoi Anecdota HoinoNO pubblicò vvi^ tenere ìmporlantissime del Manzini, eslratle da un codice del Collegio

Romano : ed il Repelli ne indicò il tìtolo cd i personaggi coi furono dirette, a pag. Gii e segg.

del voi. Ili del suo Dizionario geografico storico /itico della Toecana. y m

9TORIK anlleli» di .Maamii raccoile (Ut nutori miickì, ron la descrizione di .^as$a

e del suo Slaio.

Sommnrìa narrazione delle vicende di dnita pretesa sua antichissima origine

lino al 1738, anno in cui fu «critlH. La descrizione dì Mos'^a è assai dettagliala. 8i'gue

un cenno sulle persone più insigni per santità, ingegno c dottrina che vi nacquero.

Appartenne questo ins. ai Salvioni, e adesso trovasi nelle Biblioteca della R. Accade-

mio de* Rinnovati di Massa. Dallo spaziare che fa I* autdre inlorno alla cospicuità della

famiglia Rocca, c dalla scrittura che è alTatto identica con quella dei due lavori del

canonico A. Rocca, già da me descritti (Vcd. n.^ 135 c 134), l'amico mio cav. Fer- dinando Compagni conghicltura che esso Rocca esserne possa l'estensore. Ne possiede

una copia il doli. Rocco Vaccà di Massa, con questo titolo: Storie anlidie dt tfassadi

Carrara raccolte da autori antichi. È un voi. in fogl. senza numerazione di pagine, ed

in line ha la data seguente: 51 dicembre 1757.

179. T.%CC.4 (Nicolao c Giuseppe). Addizioni alia vita dello scultore Pietro Tacca.

Sono comprese in tre quaderni in foglio, non numerati, che sì conservano presso

il sig. Bvv. Giuseppe Tocca di Carrara. Il Maggiore Nicolao Tacca trascrisse di su»

mano la vita che di Pietro dettò Filippo Baldinucci, e vi fece parecchie aggiunte,

ricavando le notizie da varie lettere rinvenute nel suo Archivio domestico. L' avv. Giu-

seppe Tacca, c uomo colto, e giustamente orgoglioso di questa gloria di sua famiglia.

« (cosi scrivevami l'egregio c carissimo amico Giuseppe Tenderini) ha avuto il fe-

« lice pensiero di unire a questo compendio biografico alcune altre notizie, che per

« tradizione sì sono trasmesse ai discendenti del celebre sniUorc; c così ne è resili-

tato uno scartafaccio, clic congiunio alla copia del usiumcnto ed alla copia di un

> contralto di costituzione di dote, rogato da un Tendcrini il 17 Giugno 1617, costi-

« tiiisce un corredo di notizie preziose intorno all' illustre discepolo di Gio. Bologna >.

180. TERI!VC/% (Antonio da). VMa di «aor Tere»* Vlltorla Cybo*

Codice in fogl. piccolo, di pag. 388 numerate, con alcune carte in fine, sciulte

e senza numerare. Che sia opera del P. Antonio da Terinca, Minore Osservante, lo

ricavo da una lettera di lui, scrina da Empoli il 17 ottobre 1685 e indirizzala al

Duca di Massa. Suor Teresa Vittorio, figliuola di Alberico II e di Fulvia Pico, vestì

r abito religioso nel convento di S. Chiara di Massa, e condusse asprissima vita di

penitenza. Il codice presente si conserva nel R. Archivio massese.

181. TORRETTI (Giulio). R« lllnii

spirituali praectarissimis brevis senno. III.’'* Domino, Domino .4f6erico Cybo fll.^' et

Ex.*' Domini .Alberici Massae Principis pronepolì ab admodum reverendo domino tulio

Tauretto, militiae aurata acquile et Arcisfrifjidae rectore, dicatus anno Domini 1620.

Manoscritto in fogl. di cari. 25, che si conserva nell' Archivio Segreto di Massa.

Il discorso è preceduto da una Icllera del Torreui ad Alberico II,* scritta da Rocca-

frigida, ossia dal Forno, il 51 Luglio del 1620.

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iSi. TORItlA^I (Claudio Gerolamo Maria). Memorie dell» clileea parroechlole di Marola.

Si conservano manoscriite uelP Archivio parrocchiale di Marola, piccolo villaggio

nel golfo della Spezia. Di queste Memorie ne pubblicò alcuni brani il sig. Agostino

Falconi a pag. 33 segg. della sua lìaccolla deile iscrizioni del Golfo di Spezia^ impressa

a Lucca nel 1 Soli coi torchi del Daecclli.il Torriani nacque a Sarzana; ai !29 di inarco

del 1718 prese possesso della Ueitoria di Marcia, delta quale fu poi fatto Preposto il

"iZ maggio 17:19; morì il 12 maggio de! i7bG.

185. TRIACADI\I (Nicodemo). Le chrpnaebe di l*onlremoll.

Codice autografo, in fogl., di carte 18C, posseduto dal cav. Clconoro l'ggeri pon-

ircoiolcse. Il Trincadini incomincia le sue Cronache collo spoglio de' varii autori che

trattano delia citiò di Apua, la quale si sforza per quanto è possibile di provare che

sia appunto Pontrcmoli. Uscito che è da questo falso e spinoso assunto, nel sostenere

il quale si mostra però assai meno esaltato di Gio. Rolando Villani, il suo racconto

procede con assai esattezza. È a dolersi che non oltrepassi Tanno 1248.

181. TROMBI (Aseanio). Islorla delle inemerablll e Hangalnoae seguile

^ ira il Ser.*** Alberico II primo Paca di Massa e (a Ser.““ Itepubbtica di Lucca, dal-

Vanno IGGt a fu//o il 1tiU7.

Codice cartaceo in 4.*^ piccolo, senza nimierazione di carte. Al cadere del secolo

scorso appartenne al P. Eligio Qiiadrella (I) di Massa, Minore Osservante, che lo donò

al conte Giorgio Viani nel 1804; posto in vendila dopo la morte di lui, fu comprato da

Francesco Carosiui di Spezia, che lo diè al sig. Agostino Falconi di Marola, e presso di

lui si conserva. AlTalio inmaginarie sono queste guerre, raccontale dal Trombi, che vi*

veva a PielrasatiU al cominciare del secolo Wll. Sembra che egli abbia voluto prendersi

bi'Da così de* Lucchesi t ome de’ Massosi c far ridere I suoi leggitori alle spalle loro.

Infatti imngina che per certi fichi, che un villano di Massa mangiò in quello di Moii-

tìgnoso, la Repubblica ruppe guerra col Uybo; e di questa guerra, che solo nella fan-

tasia del Trombi fu guerregginla, descrive in due libri le vicende tutte, c così chiude il

racconto: «In questo modo fu finita la gran guerra tra la Repubblica di Lucca et il

« Duca dì .Massa colla pace di Montignoso, che sarò memorabile |>er tutti i secoli, per il

« curioso principio di un piè di fico et il ridicolo line di uii monte tignoso, e si

« accerta tanto nel lucchese quanto nel masscse vi sia stata per anni quattro e più

« una carestia d' agli e cipolle, loro gtornalierì commestibili. Intanto dunque pregando

• il lettore a perdonarmi la lunghezza, e se poco T ho fatto ridere, dò line al libro $e-

« condo, clic è parimente il fine dell' opera «.

(1) Di costui si ha alle «lampe T opera »e(;uen(e: Saggi di private etptrienze e regole ca- boìiitifhe in confronto d' ogni altra riconosciate le più costanti nell' indicare i numeri sortibili

fiat fluoro del Lotto, o altrimenti chiamato Seminario, per onesto e ranlaggioto dirertimtnto dei dilettanti, dell'otservatore 0*iei7a Raldelqua. Massa, perStsfano Frediani, MDCCXCl; iu di pag. 96.

Digitized by Google ISS l$a. TLCCI (Xicolao). Ile S. Eaiyehiano ponliflee cl martire, de Ceorgio }fassa^

de Marco et (Mchino Malaspinìs marchionibus^ et de Petto /\‘oceto.

Sono brevi cIokì clic Irggonsi a pag. 1214, 77^78, 92 c 99 del codice della Li-

breria del R. Archivio di Sialo in Lucca, che ha per titolo: /llustrium iticensiutn

eiogiUt auclore IS'icoIuo Tuceio. Mi piace di dar qui, a modo di saggio, Tclogìo del cav.

Giorgio CaUani di Massa di Lunigiann: « Egregius rgregii parenlis filius fuil Georgìus

e Massa, nempe Ceccardi tliius, cuius honoriiìcani nicnlionem proximo libro facluri

« sumus. Is Georgius, post varia stipendia cum diversis supromis Principibus, ac prac-

« scnliin cum Regibus Aragoncnsibus, de quorum sanguine Viridein, quamquam na-

« turalcm, cum amplissima dote in malrimonuim accepil, ac postremo cum Venetis

« facta pace, demum anno 147S in Patrìam cum sumtnis opibus reversus decem et • orto cquos ac manipulum militum proprio aere milricbat, cum quibus prrcicr com-

« plura alia, quo3 iampridem in caslris cdidcral.cgregium in agro lucensi specimen edidit.

« Nnm cum vigentibus odhuc inter Pisanos et Lucenses disscntionibus frequenter in

• lìuibus orireiitur rixtc ac turba? accidil ut Georgius propc Nupiianum, Lucensium

oppidum, obequilans cum dcccm tantum ex suis cqtiiiibus in agmen centum Pisa-

• norum, qui pra?d«r ac rapinarum spc itlac iter facicbanl forte inciderci. Hos igilur

« Aggrcssus, sivc ut alii malunt aggredientes, Georgius non tantum in fugam coniecit,

< sed ircs ex illis toUdcin vulncrituis confeclos propria manti inlcrcmit, deque Ulis

< non tantum egregìam, sed incrucniam quoque vicioriam rcporiavil ».

16G, VAlilinXl (Doli. Domenico). Della vera i»oftlzione della Citlà di Luni e della vasta e reale estensione del suo porlo.

L" abate Girolamo Tiraborclii, clic a pag. 558 c segg. del tomo V della sua Biblio-

teca uìodenesey discorse a lungo della vita e delle opere dì questo scrittore, asserisce

che la presente dissertazione si conservava ai tempi suoi manoscriita presso Lco-

})oldo c Giovainbaitista Vandctli credi deirautore. Scrive Emanuele Reprlti (D<7/onur

geografico fisico storico della Toscana; 11, 956) che una copia di essa si trova a

Firenze nella Rìblioiera Marueclliana, ed è segnala A. CCXXiX. 2. Dall' esemplare

però della Marucelliana si ricavo non essere questo lavoro del Vandcllì, imperocché

porta in fronte il (itolo seguente, che è bastevole di per sò stesso a rimuovere ogni

dubbiezza. Della vera posizione della Gllà di Luni e della vasta e reale estensione

del suo Porto; dissertaiione di C*”’ S.'” V.*’* Il cav. Pietro Fatifaiii, che con squi-

sita cortesia fece per me questa ricerca, mi scrive: • Del Vandcili è V opuscolo che

€ nel codice sta innanzi a questo, c che illustra un^ antica epigrafe modenese ».

Perché adunque dal Tirabosclii e dal Repelli venne attribuita al Vandcili la presente

dissertazione? Come andasse la cosa mi é ignoto; certo non è la prima soriltura

di cui a torto se ne fa autore il Yuiidelii, giHcchè tra i manoscritti di lui si trova

pure una Descrizione storica e geografica dell’ Italia che, luilochè vada sotto il nome

suo, il Tiraboschi non sa comprendere con qual fondamento gli venga attribuita.

187. V.ASOLI (Pier Carlo). OflMcrvaxIoni c dlAcoriii mi lo nnlieliHà di Flviuano.

Vengiiiio rieortlale dalP abate Enanucle Geniti a pag. 185 del secondo volume

Digitized by Google delle sue l/emorie storiche rf' tiiuftfri scrittori e di uomini insigni deiVantica e moderna

Lunigiana^ impresse a Massa per Luigi Frediani nel 1S:29. A pag. dello stesso

volume il Geriiiì ricorda anche un Erbariolo Lunense ms. del medesimo autore.

188. %'E^’TI.'RINI (Alessandro). Calendario lalorlro.

Sulla fede di Bonaventura de' Rossi io ricorda lo Spolorno a pag. 221 e seg. del

voi. Ili della sua 5/oró/ lellerariu della Liguria, É inedito. Se tratta di Sarzana sol-

tanto 0 della intiera Lunìgiana non è dato sapere a me, che non vidi mai questo

Calendario, ne so chi ne sia il possessore.

VE^'TCRI!VI (Gaspare). Giiaiipar rneorm'ncmro /'anno 1546. y 189^ I.Ibro di Trnlurinl, Codice cartaceo in 8.** di pag. 285, che si conserva nella Biblioteca della R. Ac-

cademia dei Rinnovali di Massa. Contiene memorie pubbliche c domestiche a partire

dall'anno 1551 Ano all'anno IC32, ovendovi scrìtto, oltre a Gaspare, anche il suo fi-

gliuolo di nome Valerio. Il Vìani, che si giovò assai di questo codice, nella sua Storia

della famiglia Cybo, ove nc pubblicò parecchi squarci, dice che è opera • mollo

pregevole perchè l’autore fu quasi sempre al servizio dei Cybo; e singolarmente dd

Marchese Giulio, al di cui tragico fine trovossi presente ».

190. Vl.%1^1 (Giorgio). 9iippl«iiiefilo InedUo alle .Remorle deite monete di Massa

191. di Lunìgiana.

È una illustrazione di Ireniasei monete inedite di Massa, le quali vennero alle

inani dell’ autore, pubblicalo che ebbe la sua Storia delta zecca massese. Conservasi

a Lucca manoscritta nella R Biblioteca Pubblica, c sarà data alle stampe tra breve

per la prima volta, corredala di tre tavole, già apparecchiale dal Yiani, e con molla

diligenza fatte da lui disegnare.

CorresionI ed «Kigianle Inedite nlle Memorie della famiglia Cybo e delle monete di Massa di Lunigiana., seritle da Giorgio Viani e dal medesimo pub-

blicate a Pisa, colle stajnpe di fìanieri Prosperi^ nell' anno 1808»

Sono di mano del Viani, ed insieme cogli altri manoscritti di lui al custodiscono a

Lucca nella R. Biblioteca Pubblica. Mi piace qui riportarle, perchè spargono nuova

luce sullo famiglia Cybo e sulle monete massesi, e perchè possono tornare utili a chi

voglia fare una seconda edizione dell' opera maggiore di questo chiaro numismatico.

Pag. 4. Lin. 6.

Il sig. Abate Luigi Luciani passò all' eterno riposo il dì 29 di gennaio 1815.

Pag. 4. Lin. 8.

Il sig. Canonico Giuseppe Padroni mori il dì 17 di agosto 1814.

Pag. 9. Lin. 25. si, correggi ci.

Pag. 14. Lin. 2.

Il cliiarissimo sig. Giambatista Vermìglioli nelle sue Memorie di facopo Anfi^uori ec.

pag. 126, parlando di Maurizio Cybo, dice: « Di lui che fu fratello del pontefice In-

« Docenzo Viti non ha parlalo il nostro dotto e eh. amico sig. Conte Giorgio Vìani 25 190

• Della sua bell' opera sulla famiglia Cibo e le monete di Massa >. Ma essendo stalo

da noi avvertito dello sbaglio preso, egli si rilrallò nell’ altra sua bella ed eruditissima

opera Della zecca e delle monete Perugine ce. pag. 120, nel modo seguente: • Me- « morie della famiglia Cgbo e delle monete di Matta di Lunigiana, Pito, I80K. Nel

• rieordare noi questa preziosa raccolta, c divenuta anche più interessante per le

« illustrazioni del dotto espositore, siamo bene in dovere di correggere una nostra

< inavvertenza. Nelle Memorie di Iacopo Anliguari scrivemmo, pag. 126, che il sig.

• Viani non fece menzione di Maurizio Cybo, ma egli esaltameute lo ricordò alle

« pag. 14. 43 (cioè 73) ».

Pag. 21. Lin. 18.

Il Muratori parla della spedizione di Lorenzo Cybo a Monza, dicendo che il Duca di Urbino « nel di 22 di luglio mosse l'esercito, e dopo avere spedito il conte Claudio

• Raogone c il conte Lorenzo Cibo ad occupare la nobii terra di Monza s'avvicinò a

• Milano > V. Annali d' Italia. Tom. X. pag. <77. ediz. di Monaco.

Pag. 46. Lin. 3. II. correggi HI.

Pag. S3. Lin. 21 le nìemorie, correggi tu inenu>rì(L

Pag. 65. Lin. 20.

Della famiglia Tomacelli fa menzione Biagio Adimari nelle sue Memorie iiUriche di diverie famiglie nobili, eoaì napoletane come foretUere cc. pag. 165, colle seguenti parole: « Il Padre Carlo Borrello ed Elio Marchese dicono che non è vero che sia

« la stessa clic la Cibo, per non trovarsi in ciò fondamento. Altri dicono che sia la

« stessa: ognun creda quello che più l'aggrada >. Intorno poi a Filippo Scaglia, ecco come si esprime lo stesso Autore, Op. ciu pag. 166. • Nè è vrra t* autorità che rife-

« risce Fra Innocentio Cibo Ghisi nella della famiglia Gòo, che per autorità

« di Filippo Scaglia napoletano, vi sia stato Tomaso Cibo genovese nel 1010, che

« essendo venuto in Napoli, et ivi fatti molli figliuoli, del suo nome si dicesse la fa«

« miglia Tomacelli, perchè questo Filippo Scaglia è autore apocrifo, inventalo da

• Alfonso Ciccarelli, che non vi è stato mai ulc scrittore, come riferisco Leone AI-

• latio nel lib. de librU apocrifis *.

Pag. 69. Alla fine delia nota 19 aggiungi come in appresso:

Angelo Di Costanzo nello sua I/tsloria del regno di Napoli ec. Àquila 1582, 4.* pag. 388, dice che i Genovesi mandarono in soccorso di Renalo « Oronlio Cibo, huomo di

« molto valore, con due carracche cariche di cose da vivere & olloccnlo balestrieri cc. • e più sotto alla pag. 394 assicura che nel tempo dell' assedio non erano dentro Napoli

« più che ottocento balestrieri genovesi d alcuni vetterani Francesi, eh' erano venuti

c co '1 Re da Provenza, d la gioventù napolìlaoa ec. * Pag, 72. Lin. 20.

Quanto scrisse il Giustiniani intorno ad Arano Cybo, viene confcrinalo dall'Adimari,

Op. cii. pag. 166, nel modo seguente — « Aron Cibo Vice-Re di Napoli in tempo

del Re Renato et Alfouso; ma la verità si è che non fosse Vicc-Re, ma Regcnie

• della Vicaria di Napoli e poi Presidente di Camera, come dice Nicolò Topio De

orig. Tnb, che riporta le scritture dell' Archivio autentiche ».

Digilized by Goog[e 191

Pag. 73. Alla fine della nota 37 aggiungi come in appresso :

Nell' opera di D. Gioacchino Britrando Sumnta narrazione dell’ antica t nobile famiglia De’ Federici ec. Palermo, 1691, 4.° pag. 37, si legge che Giovanni Federici

• ottenne do Alfonso la principalissima carica della Gonservatoria di pace, rivocata

• ad Alaoiie Cibo che l'haveva conseguita per Mauritio suo figliuolo; e di ciò oltre

• il privilegio v' è una lettera regia a Lodovico Duce, il quale per una sua ne rin-

• grazia quella MaeslA •.

Pag. 74. Lin. 7.

Tra quelli che dicono che Innocenzo Vili fu vescovo di Melfi, si trova il chiaris-

simo sig. Abate Cancellieri. V. Storia dei eoleani possessi dei Sommi Pontefici ec. pag. 45.

Pag. 76. Alla fine della nota SO aggiungi come in oppresso;

L' imprudcnia di Laaaro D' Oria, che non volle maritare sua figlia Mariola col

figlia d' Innocenzo Vili, viene segnala dal Capelloni nel suo III Ragionamento istorico,

e considerala come il principia della grandezza della casa de' Medici per le nozze alle

quali essa diede luogo di Francesco Cybo con Maddalena de’ Medici figlia di Lorenzo

il Magnifico. V. Vani ragionamenti hietorici e politici ec. Milano, 1693; 8.° pag. 3. Pag. 77. Lio. 19. Aggiungi:

Il Tenivelli Biografia Piemonlete. Tom. IV. pag. 168 e seg. chiama Francesco

Cybo • nipote d' Innocenzo Vili ».

Pag. 80. Un. 13.

Intorno alle entrate sopra le porte di Roma che venivano concedute anticamente

• alle famiglie nobili, congiunte per affetto o parentela ai Pontefici » vedasi quanta

fu scritto dal chiarissimo sig. Abate Cancellieri nell' opera Storia dei solenni possessi

de’ sommi Pontefici ec. pag. 474. Si noli però che nell’ elenco dei possessori di dette

porte, da esso pubblicato, non si trova Francesco Cybo.

Pag. 83 Lin. 6.

Maddalena de' Medici morì in Firenze nel 1390. Vedi quanto scrisse di essa, di

Francesco Cybo e de' suoi successori Domenico Maria Manni nelle Oetervazioni isto-

riche sopra i sigilli antichi de’ secoli bassi. Tom. XVIII, pag. I seg.

Pag. 84. Lin. 7.

Questa inscrizione viene riportata assai male nell’ opera di Francesco Agostino

Della Chiesa S. B. E. Cardinalium, Archiepiseoporum et Abbatum Pedemontane regionis ehronologiea bistoria, pag. 78.

Pag. 84 Lin. 94.

Si noti che non si accordano l' Cghelli ed il suddetto Della Chiesa intorno al successore del primo arcivescovo di Torino. L’Ughelli Op. cit. tom. IV. col. 1060 dice che il Cardinale Innocenzo Cybo fu il secondo areiveseovo eletto nel 1317, che cambiò questa cattedra con quella di Marsiglia occupata da Claudia Scisscllo < reservalo sibi

« regressu ex illius aevi more >; e che dopo la morte del suddetto, seguila nel

1.390, ritornò al governo della chiesa di Torino e continuò fino al 1348, in cui lo cedette a Cesare Usodimare Cybo, che vi restò fino alla sua morte, fino cioè al di 96 dicembre 1361. Il Della Chiesa poi, Op. eil. 77 e 78, dice che dopo la morte di Dome-

Digitized by Coogle 191 nico Della Rovere, primo arcivescovo di Torino, fu eletto Claudio Seissello, e die dopo

la sua morte gli succedette il Cardinale Innocenzo Cybo, il quale vi restò lino al

termine della vita, cioè fino al lòM). Il Cardinale Cibo sarebbe adunque il secondo

arcivescovo di Torino se prestiamo fede all' llghelli, ed il terzo se si vuole credere all' autore piemontese. Vedi I’ aggiunta da noi latta alla pag. 98.

Pag. Si. Lin. 2S. 12, correggi 21.

Pag. Si. Lin. ÒO. Aggiungi:

II suo ritratto si può osservare nel Palazzo Vecchio e nella Galleria di Firenze.

V. Firenze antica e moderna illustrata. Tom. V. pag. 319, e Tom. VI. pag. 207. Pag. 89. Lin. 12 aggiungi:

In un codice, ebe si conserva in Pisa nell' Archivio della Religione di S. Stefano

P. e M. col titolo Giornate d' apijrenswne d'abito dal 1961 al 1624, e segnato A. si legge quanto appresso intorno a Clemente Cybo, Figlio naturale del Cardinale Inno- cenza. « 111.* S.” Clemente dell’ III.*’ S.* Innoccntio Cibo Genovese prese l'abito per

> mano del S.' Giulio Medici, a di 14 d’ aprile 69, in Pisa, d' anni 23. Di maggio 190$

< ha pagata il pass.‘; navigò I' anno 68 dal mese di Giug.° fino all' Ottobre >. Sbaglia dunque Giorgio Viviano Marchesi, quale nella sua opera La yaleria dell’ onore oue sono deserille le segnalate Memorie del Sagr’ Ordine Militare di S. Stefano P. e M. cc.

Pari. I pag, 6U3 dice che Clemente Cybo vesti l' abito di cavaliere il di 24 di marzo 1968 ab Incarnatione. Sbaglia pure chiamando Innocenzo, padre del suddetto,

< Marchese di Massa c Carrora >, feudi che passarono alla casa Cybo pel matrimonio di Lorenzo suo fratello con Ricciarda Malaspiua; come sbaglia alla pag. 609 facendola unitamente ad Ippolita Aglio dell' anzidetto Lorenzo, mentre Ippolita maritata a Ro- berto Sànscveriiio, conte di Caiazzo, era sua sorella, e Lorenzo non ebbe Agli col nome d' Innocenzo.

Pag. 86. Lin. 30. Aggiungi:

Si legge nel Tenivelli Biografia Piemontese Tom. IV, pag. 169 che a Caterina Cybo

Duchessa di Camerino • furono indirizzate alcune delle opere di Angiolo Firenzuola

« Aorcntino >. Parlano di essa vari storici Aorcntini, c singolarmente il Manni nelle sue Dsseruazioni istoriebe sopra i sigilli antichi ne' secoli bassi. Tom. X. pag. 149.

Tom. XVIII pag. 2. e scg.

Pag. 87. Lin. 17. comiv.ntis, correggi co.MvxcTis.

Pag. 87. Lin. 19 PBtNCES, correggi rni.vcgps.

Pag. 87. Lin. 29.

Si noti che I' Adimari, Op. cil. pag. 134, chiama Ippolita col nome di Beatrice.

< Maddalena Sanseverinn primogenita et berede del contado di Caiazzo nel Regno di

< Napoli, del Conte Roberto Ainbroggio Sansevcrino c di Beatrice Cibo dei Principi

< di Massa, si marita a Giulio Rossi o Rosso, terzogenito di Trullo, sesto Conte di

« S. Secondo >.

Pag. 92. Lin. 9. Aggiungi:

Di Giacomo Malaspina e di Taddea Pico di lui consorte si trova menzione nella

Lettera mirandolese IV, pag. 362 del P. D. Pompilio Pozzetti delle Scuole Pie, inserita nel tom. I, num. Vili del giornale Aorentino L' Ape. Si dice in essa che Francesco

Digitized by Google Pico « recatosi a Pavia inipolrò mediante il favor dello Sforza, dal Consiglio Generale

« di quella città, non solo il diritto della cittadinanza, ma 1' esenzione da ogni gra-

« vezzo per sé, pe’ suoi discendenti e pel Marchese Iacopo Malaspina di Fosdinovo,

« marito di Taddeo di lui fìgliuola. Lo stesso Duca investillo ancora del Castello di

€ Scaldasolc, che egli comperò con molti altri beni nella Lomelliim Pavese e che,

• morto Francesco, indi circa ad un lustro furono ereditati dalla figlia e dal genero ».

Pag. 9Ii. Lìn. 56.

1535 correggi 1523 — 1529, correggi 1539 (1).

Pag. 96. Alla fine della nota 89 aggiungi come in appresso:

Lorenzo Capelloni formò colla medesima il suo LXWIII l\8gionamcDlo istorico.

V. l'arii raytonameiUi hislorici e politici cc. .Vtfniio, 1625. 8.** pag. ICO.

Pag. 96. Lin. IO.

Lodovico Domenichi dedicò ad Eleonora Cybo Vitelli il libro di S. Agostino della

Grazia e del Libero Arbitrio. V. Mènni Osservazioni istoricìie sopra i sigilli UfiftcAi de' secoli bassi. Tom. XYIII, pag. 2 e seg.

Pag. 98. Lin. 16 Aggiungi:

Dallo squarcio qui riportalo delle Memorie della famiglia Cybo risulta clic Cesare

Cybu era arcivescovo di Torino ed Ottavio Cybo vescovo di Mariana nei 1545. Quando adunque non si vaglia ammettere qualche errore in questa relazione, bisognerà correg- gere r l'gheili, il quale nella sua Italia sacra, tom. IV col. 1060, dice che Cesare Cybo fu trasferito dalla cattedra di Mariana a quella di Torino nel 1548, e che Ottavio Cybo neir anno medesimo gli succedette nel vescovato di Mariana. Si noti che i suddetti Ce- sare cd Ottavio appartenevano alla casa IJsodimare che fu aggregala alla fannglia Cybo, come abbiamo veduto nella parte 1, pag. 77, c che V Gghelli I. c; sbagliò chia- mando Cesare « Innocenti! cardinalis ex sorore nepos ». iNiuna delle sorelle del Cardinale fu oiaritala nella famiglia Csodimare, c Cesare era suo cugino, non già nipote.

Pag. 105. Alla Pine della nota 102 si aggiunga:

SI noli che P imperatore Ferdinando I, con sentenza del dì 12 di aprile c 29 di novembre 1559, confermala dall' imperatore Massimiliano 11 sotto il di 8 di luglio 1575 e dall' imperatore Rudolfo II sotto il dì 27 di maggio 1578, didiinró che la confisca dei feudi e beni appartenenti ai Fiesclii, ordinata dall' imperatore.

Curio V dopo la congiura del conte Gio. Luigi sotto il di 27 di ottobre 1547, doveva estendersi ancora a Scipione, ultimo fratello del nominalo Gio. Luigi, per la parte da esso presa nella seconda congiura fatta da Giulio Cybo Marchese di Massa. V. Liinig,

Codex Italiae diplomatìcus. Tom. 1; col. 1963. Tom. Il; cui. 2355. 2359. 2369. 2375.

Pag. lOi. Alla tine della nota 105 aggiungi come in appresso.

Giuseppe BuonQglio Costanzo nella sua opera DelC Historia Siciliana ec. Venezia,

1604. 4.^ pag. 496 combina perfettamente coi due suddetti scritturi.

(1) Si noli |>erò che in »lruiiì esemplari il luddeito errore è corrello.

(l*o«lilla dì Giorgio Vioni ). liti

Pag. 107. Alla fine della nota III aggiungi come in appreaso.

Il Federici, Òp. eli. pag. 20, dice che la famiglia Pieaclii ebbe per insegna nel cimiero o un gallo o un dragone, ed iiggiungc che • il cimiero del gallo, più cominune

• el universale a lulla la Famiglia, era talnienle segnalalo e conosciulo che in ogni a occasioni di viltoria o acclamalioni popoKari per gli Fieschi, si diceva viva il gallo,

• alludendo al cimiero loro, nel qual si legge il mollo sedess ago, simbolo della

• sapienza operalricc più coll' iniellello ebe con le anioni cc. s. V. Casoni, Annali « della fìepubblica di Genova; pag. 170. Pag. m. Lin. 23.

Il Ginanni sbagliò pure quando disse;

« Quesio capo (cioè l'aquila Imperiale col mollo: mbebtas) fu aggiunto all' arma

• Cibo per l'imperadore Massimiliano, allora quando dichiarò Alberico Principe del-

• l'Impero • V. L’ Arte del blasone ve. pag. 189.

Pag. 116. Lin. 12.

Da quanto abbiamo esposto intorno ad .Aiello si comprende I' errore di Massimi- liano Deza, il quale a.ssicura che il dello feudo fu recalo in dolc da Brigida Spinola a Carlo I Cybo Malaspina, dallo slesso malamente chiamalo Duca invece di Principe.

V. Istoria delta famiglia Spinola ec. pag. 300. Pag. 117. Lin. 17. Nostradamo, correggi iMostradama.

Pag. 118. Lin. 2i.

Intorno all' illustre famiglia di Casona vedasi quanto fu scrino dall' Adimari, Up. cit. pag, 266 e scg.

Pag. 120. Lin. 18. Aggiungi;

Si osservi però che il Manni, Op. cit. Tom. X. pag. 144 c seg., cade in manifesto errore volendo correggere il Puccinelli per avere confusa nella sua Hisloria dell' eroi- rhe anioni de' BB. Gometio Portoghese Abbate di Badia e di Tensione romito ec. pag. 107, in cui si parla del monastero delle Murate di Firenze, questa Caterina figlia del Principe Alberico I Cybo Malaspina con I' altra figlia di Francesco Cybo come dell' Angiiillara, e asserendo che il suddetto autore dopo aver parlato della monaca

Caterina Cybo • appose subito I' appresso inscrizione, non accorgendosi il buon reli-

« gioso essere due le Caterine Cibo, delle quali egli parla, facendone una sola, col-

« I’ adattare l’ inscrizione fatta alla prima, che mori nel secolo P anno ISS7, alla se-

< conda che mori nel chiostro I' anno 1640 •. Il Puccinelli, dopo aver dello ebe I' sb- badessa Calerina Cybo inori nel 1640 il di 17 di Agosto, continua nel modo se- guente a. Leonara Cibo .Vitelli sua stretta parente fece due cappelle nell' orto, alcune a camere ed altri benelicii, lasciò essere sepolta nella chiesa di queste buone Religiose a e rese lo spirito a Dio l'anno 1594. Questa è I' inseriltione alla tomba avanti a a r aliar maggiore ; e poi riparla l' inscrizione sepolcrale da noi riferita nella Nota

71, pag. 87, appartenente alla Duchessa Caterina e alla suddetta Eleonora. Dunque in grazia di Eleonora e non di Calerina fu pubblicata dal Puccinelli la mentovata inscri- zione; e le due Caterine non si trovano confuse. Il Manni ripetè lo stesso sbaglio

Op. ciL lom. XVIII, pag, 3. Si noli che questa inscrizione sepolcrale viene ancora

Digitized by Google 195 poco rdiccmenie riferiia dallo slesso Puccinelli nulle sue Memorie tepolcrali dtU’ Ab’ bitzia fioreiilina e d' uUri monasteri ec. psg. 37.

Pag. 131. Lin. i.

H di di Luglio, correggi il di IO di Giugno.

Pag. 135. Lin. 12. Innocenzo, correggi Alderano.

Pag. 136. Lin. 19.

Il Saracini fa menzione di Odoardo Gybo« c dice che fu govcrnalore di Ancona

per due anni, cioè dal 1663 al 1605. Ecco le sue parole; « Odoardo Cibo de' Prcn-

• cipi di Massa di Carrara, bora vescovo di Jesi, anni duo 1665 \. ^'olitie hisloriche

della eillà d' Ancona png. 472. 543.

Si noli che V autore ha preso uno sbaglio, giacché il vescovo di Jesi non fu

Odoardo, ma bensì Lorenzo suo fratello.

Pag. 137. Lin. 18. Aggiungi:

Si parla di questa Principessa nelle Lettere Mirandolesi \l. Xll del P. D. Pom-

pilio Puzzetli inserite nel lom, II, num. VII. IX del giornale Horentino L* Ape. Si noti

però uno sbaglio dell' autore nella Lettera XI, pag, 306 in cui dice: « La Principessa

« Maria nata dal Duca di Massa e di Carrara •. Carlo 1 Cybo Malaspino, di cui Maria

era figlia, non fu Duca, ma bcusì Principe di Massa, essendo questa città stata eretta

in Ducato dopo la morte del suddetto Carlo I in favore di Alberico 11 di lui figlio c successore.

Mori la Principessa Maria nel 1652 e il suo cadavere fu sepolto nella chiesa dei

Cappuccini della Mirandola. V. Lettera Mirandotese Xll, pag. 427.

Pag. 13S. Lin. 14.

1 capitoli niatriinonialì furono sottoscritti nel dì 5 di Giugno e 31 di Luglio 1635.

KisuUa da questi che lu dote fu fissata nella somma di quarantamila carlini d' argento,

moneta di Napoli. V. Liinig, op. eli. lom. 11. coi. 439 e seg.

Pag. 138. Lin. 18.

Ma questo mairimoiiio non fu molto felice V. Liinig. op. ciu Tom. Il, col. 194. Pag. 138, Lin. 22.

Parte di questo lesiameiUo venne riportalo dal Liinig, op. cit. toni. II. col. 457 c seg.

Pag. 149. Liu. 21 aggiungi:

Da ciò si potrà comprendere lo sbaglio dell’ Affò il quale nella sua lettera infomo

la zecca e monete di Xovetlara inserita dallo Zanetti nel tomo III della ^Vuova rac-

colia delle monete e zecche d‘ Italia alla pag. 228 dice come appresso: c L* imperiai

« Fisco più forte de* due parliti pretendenti entrò di mezzo ed occupò Novellara e

< Bagnolo. Quindi si cominciò ad agitare la lite clic svanì in breve per la morte del « Duca di Guastalla, succeduta 1' anno seguente. In appresso essendo stala conceduta

c Novellara alia predetta Duchessa di Massa, ne rimase poi in possesso 1* unica sua

< figlia Maria Teresa, ora Duchessa regnante di Modena, per la quale si Novcllara come

« il Ducalo di Massa sono presentemente sotto il governo del serenissimo Ercole III

« d‘ Estc ».

Digitized by Coogle 190

Piig. 155. Lin. 17. S*^ correggi Ci.

Pag. 156. Lin. 15. Aggiungi come appresso:

Due monete pure dì Alberico I furono pubblicale da Guido Antonio //anctti nella

sua iS'uova rafcoUa ilelte monete e zeeehe d’ Italia. Tom. II. pag. ili. Ma prima di

tutti fece menzione delle monete di Massa in generale Alessandro Rovida, avvocato

fiscale e poi senatore di Milano, nel suo Consulto in materia monetaria del dì 13 di

novembre 1596, in cui viene proposto di proibire • le monete più minute de' Prencipi

« c Signori vicini, c massime delle zecche de* Signori particolari come Castiglione,

« Masscrano, Matta et altri che tengono facoltà di batter monete da sol. 7 a basso ec. »

V. Argelaii, De monelis lialiae; Tom. I; pag. 2S8.

Pag. 160. Lin. 25. Aggiungi:

Lo ebbe ancora nello Stato della Repubblica di Genova in vigore dì un decreto

del 1603, come vedremo in appresso

Pag, 165. Lin. 33. Aggiungi:

Altra doppia da due, simile a questa, si conserva in Pavia presso il sig. Marchese

Luigi Malaspioa di Saniiazzaro.

Pag. 164. Lin. 15. Aggiungi:

Altra Doppia da due, simile a questa, fu da me osservala nella Galleria di Firenze e presso i sigg. Rcniedi di Sarzaoa.

Pag. 165. Lin. 6. Aggiungi;

Altra doppia da due, perfettamente simile a questa, fu da me veduta in Firenze

presso la sìg. Vittoria Maiaspina da Moniaulo nel mese di dicembre 1813.

Idem. Lin. 31.

.Manca sotto il busto del Principe il millesimo 95, come si vede nelle due anlc> cedenti monete, il quale fu ir.iiasciato per poca esattezza del disegnatore fiorentino.

Pag. 168. Lin. 15. Aggiungi;

In una grida di Milano del di 34 maggio 1603 si fa menzione della Doppia di

Massa del peso di denari 5 e grani 10 ed alla tioiUA di carati 31 c grani 31, alla quale si dà il valore di lire t5 c soldi 3.

Pag. 169. Liti. 9. .\ggiungi :

Francesco àlorin Tognaccmi è morto in Firenze il dì 18 di aprile 1813. lasciando un dovizioso e scelto museo. Le monete di Massa di Lutiigiana, unitamente a molte altre dì varie zecebe d' Italia da luì possedute, passarono nella mia collezione. Pag. 170. Lin. 31 Aggiungi: *

Nella già mentovala grida di Milano sotto il di 34 di maggio 1603 si parla nuo- vamente dello scudo d' oro di Massa del peso suddetto ed alla bontà medesima della

Doppia, cioè di carati 31 c grani 31, e si valuta lire 6 e soldi 11.

Si noli che nella stessa grida si bandisce una moneta dì Massa del peso di de- nari due c grani 18 cd alla bontà di danari 5 c grani 14.

Pag. 175. Lin. 7. Aggiungi come in appresso':

Questo Ducatene fu posto in corso nello Stato di Genova con legge del 1603 ed ammesso nei pagamenti da farsi nell' Cflìzio ossia Banco di S. Giorgio al prezzo di lire 5 e soldi 13. V. Leges coroperarum Sancii Georgii cc. Genuae, 1698 f.^ pag. 131.

Digitized by Google !!)7

Pag. 178. Un. U. Aggiungi:

L'n paolo simile fu da me visto in Firenze presso il sig. H. Giuseppe Pueci. Nella

Galleria poi della stessa cillA altro se ne conserva alquanto diverso. Nel diritto la

linea perpendicolare, che divide lo scudo dell' arme, esce alquanto fuori al disotto, e

nel rove.scio la face passa sopra il polso della mano della Figura. Pesa denari ì e

grani i. Nel pubblico Museo di Ferrara si conserva un paolo molto consunto, il quale d simile o poco diverso dal suddetto.

Pag. 182. Lin. S. Sei, correggi cinque.

Pag. 184. Lin. 7. Aggiungi;

Altro paolo simile a questo si conserva nella Galleria di Firenze. Pesa denari ì

e grani 5.

Pag. 184. Lin. li. Aggiungi;

Nella Galleria di Firenze si vede altro paolo eguale al presente. Pesa denari ì e

grani 7.

Pag. 207. Lin. 7. Aggiungi:

Si noti che lo Zanetti, A'uova raccolta delle monete e zecche cC Italia, Tom. Il,

pag. HI, pubblicò uno di questi quattrinelli, il quale è simile per la leggenda a quello

del num. 18, ma non ba il millesimo 1617. Non si è fatto disegnare non essendo riu-

scito di vederlo.

Pag. 209 - 210. Correggi :

La Doppia da cinque di Carlo I Cybo Malaspina, che si trova presso la sig. Vit-

toria Maiospina da Montauto pesa denari 28 solamente. La moneta poi del medesimo

Principe che si vede nella Galleria di Firenze non è la piastra d' argento, ma bensì

altra Doppia da cinque, simile a quella della nominala Signora, del peso di denari 27

e grani 14.

Pag. 222. Alla line della nota 4 aggiungi come in appresso;

Cammino Piccioli è morto in Lucca il di 13 di ottobre 1810, c le monete mos-

sesi da lui possedute sono passate dalle mani del suo erede alle mie nel 1811.

Pag. 223. Lin. 22. Aggiungi come appresso;

Si noti che nel libro recentemente stampato col titolo htruzione sopra le misure

ed I pesi del Principato di Lucca, si dice che il peso della libbra lucchese è maggiore

di quello della libbra toscana, asserendo che una libbra lucchese corrisponde a libbra

I, denaro I, grani 13, 14 peso toscano. V. Op. ciU Tav. XXII.

Pag. 224. Lin. 2. Aggiungi come appresso:

Il ragguaglio del kilogramma francese colla libbra toscana è simile a quello che fu pubblicato nel opuscolo intitolato Tavole comparative dette nuove mi'eure e pesi decimali di Francia col piede e libbra francese e col braccio e libbra fiorentina, cor- redale di alcuni numeri fissi e detta spiegazione dei loro usi, di Antonio Gamberai.

Pistoia, 1 803, 4.° Si avverta però che nell’ opera posteriormente stampata col titola

Tavole di riduzione delie misure e pesi toscani alle misure e pesi analoghi del nuovo sistema metrico delT/mpero francese ecc. il kilogramma corrisponde a libbre 2, oncie

II, denari 8, e grani 4, ossia a grani 20396. Pag. 228. Lin. 4 aggiungi: 26

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Si noli che nella grida di Milano del di 2i di maggio 1602, da noi accennala nelle presenti aggiunte pag. 168, la Doppia e lo scudo d’ oro di Massa si considerano al titolo di caroli 21 e grani 21, Convien dunque dire che tali monete non siano stale sempre battute della stessa borni. Pag. 231. Lin. 20. Aggiungi come appresso;

Ai iuoghi qui indicali, nei quali si battevano monete per Levante, si deve aggiun- gere anche Masserano. Ne abbiamo sicuro avviso in un Ms. intorno alle monete di

Masserano, Crevacuore e S. Benigno compilato dall’ eruditissimo prelato Monsignore

Carlo Vittorio Ferreri Della Marmont, veseovo di Saluzro, ed a noi favorito. Si vede in esso il tipo di una moneta in argento, la quale nel diritto mostra un busto di donna, colle parole all’ intorno maria . cristi.va . simiana . e nel rovescio uno scudo coronato con entro una torre c due gigli c l' inscriiione nel giro principissa.

NESSERA.M . 1672. Si noti che I’ arme di casa Simiana è un campo d’ oro seminalo di torri e gìgli senza numero, ma qui non furono posti che due gigli ed una torre, per imitare lo scudo con tre gigli, che si vedeva nei Luigini di Francia e in quelli falli a siniiglianza di essi.

Maria Cristina Simiana di Pianezza, fìglia di Carlo Emmanuelc Filiberto principe di Monlalìa ec. dopo la morte del conte Lodovieo Valperga di Masino, suo primo con- sorte, passò alle seconde nozze nel 1660 con Francesco Lodovico Ferreri Fieschi, ohe dopo la morte di Paolo Desso, suo padre, fu principe di Masserano. Mori il di 20 di aprile 1716. Pag. 231. Lin. 32.

Il sig. Marchese Carlo Malaspina di Olivola passò all’ altra vita in Sarzana, ove dimorava da gran tempo, il di 22 di febbraio 1811. Pag. 23S. Lin, 18. Bologna 1782, correggi Bologna 1682. Pag. 238. Lin. 33, 1725. correggi 172S-J735. Pag. 239. Lin. II. Marzio Galeotto, correggi Galeotto Marzio.

Pag. 2il. Lin. 9. Aggiungi come appresso;

Saraceno Vittorio. Il corso delle monete seguito negli Stati di S. S. R. H. il Re di Sardegna di qua dal mare e particolarmente nel Piemonte dal 1300 sino al pre- sente ec. Torino, 1782. 4.” Pag. 242. Lio. 13.

Il di 17, correggi il di 27. Aggiungi: Di questo eronisM si vede la seguente inscrizione sepolcrale nella coppella dell’ Epifania della chiesa di S. Francesco di Massa,

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D. 0. M.

GASPAH VENTVM.X0 KDMEBO CUEXTU-

LORUM ILLUSTRISS.” CYDEAE OOXUS DIUTISSIM*. ASCRIPTO PRIMVM TBOMASII FEDERICI ET

ALPIIONSI VILLAE FRANCAR MARCmONIIH HILiflARUX PRAEFECTO POSTHODDM GALLIC.*

IN BELLO ADVERSUS IIAERETICOE ITALA- RDH COHORTl'M XX GENERALI SIGNIFERO

SUB ILLUSTRISSIMO JO. GALEATIO

' SANSEVERINO EXERCITUS DUCTORE ET DEMUM POST ElUS OBITUM COHOR-

TIS ElUSDEM PRAEFECTO lULIL'S

ET ALDERANUS FILII NEC NON MAURI- TIUS FRATER LACRUMANTES POSCERE

VIXIT ANNOS LXX MENSES VI DIES VI OBIIT XXVII FEBRUARII MDC.

I 192. VIANi (Giorgio). Ap|isndleo del diplomi ed altri monumenti citati nelle Memorie

della famiglia Cybo e delle monete di Matta di Lunigiana.

Grossa filza io log., racchiusa in una busta, che si conserva nel R. Archivio

Segreto di Massa. Di questo Appendice, che forma il secondo volume dell' opera del

Viani, ne fu incominciata a Pisa la stampa vivente I’ autore, ma non andò oltre al

sesto foglio, e olla pag. 48 rimase in tronco. Dalle mani dell’ ab. Ranieri Zuccbelli,

erede delle rane del Viani, passò in quelle del tipografo Sebastiano Nistri, che nel

1818 mandò fuori un manifesto, e promise di stamparlo dentro quell’ anno. La stampa

però non ebbe luogo, ed il manoscritto venne comprata nel 1838 da Francesco IV

Duca di Modena, e fu depositata nell' Archivio Massese. Per comodo degli studiosi dò

qui appresso l' indice de' documenti di che va ricca la presente raccolta.

1. Diploma dell' imperatore Ottone I, con cui si concede a Guido Cybo il possesso

di alcuni castelli in Valdarno, sotto il di 9 dicembre 9G2.

2. Convenzioni tra il Marchese Antonio Alberico Malospina e gli uomini della

ComunilA e Vicaria di Massa, sotto il di 1 giugno 1442.

3. Decreto di Alfonso, Re di Napoli, con cui vien (issala ad Arano Cybo una pen-

sione di 300 once, sotto il di 13 giugno (43S.

4. Elezione del Marchese Giacomo Malaspina in Governatore e Luogotenente del

Vicariato di Carrara, sotto il di 16 ottobre 1467.

3. Diploma del Duca Galeazzo Maria Sforza Visconti, con cui il Marchese Gia-

como Malaspina vien creato Senatore di Milano, il di 13 ottobre 1468.

6. Giuramento di fedeltà prestato al Duca di Milano da Pietro de' Bredi in nome

di Antoniello Campofregoso per l' investitura della terra di Sannazzaro, dopo la per-

muta della medesima eoi castello e luoghi di Carrara in favore del Marchese Giacomo

Malaspina, sotto il di I di marzo 1473.

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7. Alleanza Ira Ciò. Galeazzo Maria Sforza Visconti Duca di Milano e Antonio

Alberico Malaspina Marchese di Massa, sottoscritta in Milano il di I marzo iA8S.

8. Bolla del pontenec Innocenzo Vili, con cui Francesco Cybo, suo figlio, vien eletto Governatore generale perpetuo delle armi della Chiesa, il 5 dicembre 1487.

9. Investitura della contea dell' Anguillara, data dal pontefice Innocenzo Vili a

Francesco Cybo il di 21 di febbraio 1490.

10. Diploma dell' imperatore Federico III, con cui Francesco Cybo e ì suoi figli e successori vengono fatti conti imperiali palatini colla facoUA di creare cavalieri, dottori c notarì, di legittimare bastardi cc. sotto il di 20 marzo 1492.

11. Investitura di Fcrentillo concessa da papa Leone X a Francesco Cybo il 17 dicembre ISI7.

12. Breve del pontefice Leone X a Lorenzo Cybo Governatore di Spoleto; sotto il di 25 dicembre ISI9.

13. Bolla del pontefice Clemente VII con cui Lorenzo Cybo vien eletto Gover- natore della cillii e Castellano della fortezza di Spoleto; sotto il di 6 settembre 1524.

14. Procura della Marchesa di Massa e Signora di Carrara Ricciarda Malaspina per ottenere dall' imperatore Carlo V l' investitura di Massa e Carrara e il possesso di vari altri luoghi e terre di spettanza de’ suoi antenati, sotto il di 18 gennaio 1525. 15. Bolla del pontefice Clemente VII con cui Lorenzo Cybo è crealo capitano delle Guardie del Palazzo Apostolico; da Roma II dicembre 1528.

IG. Diploma d' investitura di Massa, Carrara, Moneta e Lavenza concesso dal- l'imperatore Carlo V alla Marchesa Ricciarda Malaspina, da Barcellona 16 luglio 1529.

17. Diploma dell' imperatore Carlo V con cui Lorenzo Cybo vien crealo condo- mino colla Marchesa Ricciarda Malaspina, sua moglie, nello Stalo di Massa, Carrara,

Moneta e Lavenza; da Bologna 21 marzo 1530.

18. Diploma d’ amplificazione dell'investitura data dallo stesso Imperatore Carlo V alla Marchesa Ricciarda Malaspina, da Mantova 12 aprile 1530.

19. Breve del pontefice Clemente VII con cui Lorenzo Cybo è eletto Comandante generale dello Stato della chiesa; da Roma 22 giugno 1530.

20. Diploma dell'imperatore Carlo V con cui la Marchesa Ricciarda Malaspina viene autorizzata a scegliere Ira I suoi figli il successore nello Stato di Massa e Car- rara, solloseritio il 7 aprile 1533.

21. Revoca del diploma dell' imperatore Carlo V a favore di Lorenzo Cybo, pub- blicalo al n.° 17, sotto il di 26 scllcmbro 1541.

22. Lettera del D. Marco de' Glasini a Lorenzo intorno alle pretensioni di Giulio suo figlio sopra lo Stalo di Massa c Carrara, del 28 luglio 1546.

23. Lettera di Giulio Cybo scritta nel 1548, pooo prima della sua morte, al Car- dinale Innocenzo suo zio e a’ suoi genitori.

25. Patente con cui il Marchese Alberico I Cybo Malaspina viene eletto luogote- nente del duca Guido L'beldo della Rovere, Capitano generale delle armi della Chiesa, sotto il di 8 giugno 1554.

25. Diploma del Re di Spagna Filippo II con cui si concede al Marchese Alberico I Cybo

Malaspina lo pensione di 2400 scudi d’ oro ed il titolo di ciumbcrlano. sotto il 19 luglio 1558.

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26. Diploma dell’ Imperatore Ferdioando I con cui viene ricevuto sotto la parti- colare difesa e salvaguardia dell' Impero il Marchese Alberico I Cybo Ualaspiiia e lo

Stato di Massa e Carrara, il 2S febbraio 1559.

27. Privilegio della zecca concesso dall’ Imperatore Ferdinando I al Marchese

Alberico I Cybo Malaspina, il 2 marzo 1559.

28. Lettera prima del Gonfaloniere ed Anziani della Repubblica di Lucca al Mar- chese Alberico I Cybo Malaspina intorno alle nuove monete della zecca di Massa, sotto dì 12 maggia 1559.

29. Lettera seconda del Gonfaloniere ed Anziani della Repubblica di Lucca al

Marchese Alberico I Cybo .Malaspina intorno alle nuove monete della zecca di Massa, del 20 maggio 1559.

30. Copia autentica del Decreto dei Commissari di Zecca della Repubblica di

Lucca in cui si d& corso legale alle nuove monete di Massa, il 23 marzo 1561.

31. Diploma dell' erezione di Massa in Principato e di Carrara in Marchesato, sottoscritto dall’ Imperatore Massimiliano II il 23 agosto 1568.

32. Diploma di Ridolfo II che concede ad Alberico I I' aquila imperiale da unirsi allo stemma Cybo. 17 giugno 1590.

33. Erezione di Massa in citlA imperiale e faeolti di poter creare Conti Palatini concessa dall' imperatore Ferdinanda II al Principe Alberico I Cybo Malaspina, il 25 agosto 1620.

3i. Diploma dell' Imperatore Ferdinando 11 con cui viene conferito il titolo di

Illustrissimo al Principe Carlo I Cybo Malaspina e di luì successori ed credi nello

Stalo, il 7 febbraio 1625.

35. Narrazione dell' attentato commesso dallo schiavo All contro la persona della

Principessa Brigida Spinola Cybo, il 23 giugno 16Ai.

36. Capitoli dell’ appallo della zecca di Massa concessa dal Principe Carlo I Cybo

Malaspina a Giovanni Margarili o compagni, il 30 aprile 1661.

37. Capitoli dell' appallo della zecca di Massa concessa dal Principe Alberico II

Cybo Malaspina ai suddetti, P 8 maggio 1662. '

38. Diploma dell' erezione di Massa in Ducalo e di Carrara in Principato, solto- scrillo dall’ imperatore Leopoldo I, il 5 moggio 1664.

39. Capitoli dell' appallo della zecca di Massa concessa dal Duca Alberico II ad

Antonio Lagelt il 9 moggio 1665.

40. Lettera prima anonima scritta alle zecchiere di Massa Antonio Lagelt col-

I’ avviso di alcune monete falle in Tassarolo coll' impronta del Duca Alberico II Cybo Malaspina, del 23 giugno 1666.

41. Lettera del Duca Alberico II Cybo Malaspina al di lui agente a Vienna Pietro

Viso in cui gli ordina di presentare le sue lagnanze all’ Imperatore per le monete di Massa lalsincate a Tassarolo, 28 giugno 1666.

42. Lettera seconda anonima scritta allo zecchiere di Massa Antonio Lagctt in- torno alle monete falsilicatc a Tassarolo, del 3 settembre 1666.

43. Decreto del Parlamento d’ Aix intorno alle monete che si battevano in varie zecche d' Italia coll'impronta dei Luigini di Francia, il 22 dicembre 1667.

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44. Lettera del Duca Alberico II Cybo Malaapina all' Ambasciatore del Re di

Francia48. in Roma in cui si lagna perchè la zecca di Massa fu nominala nel Decreto

del Parlamento d' Aix, come una di quelle nelle quali si battevano monete coll' im-

pronta dei Luigi di Francia, 19 agosto 1668.

Progetto fatto nel 1668 al Duca Alberico II per battere nella zecca di Nassa

monete di bassa lega per Levante.

46. Elezione del Duca Alberico II Cybo Malaspina in Commissario imperiale per

le controversie Ira il Principe di Castiglione e quello di Solferino, IO dicembre 1673.

47. Scrittura di giusliQcazione pubblicata dal Duca Carlo II Cybo Malaspina in occasione delle sue differenze colla Corte di Vienna, ì giugno 1720.

48. Lettera del Duca Carlo II scritta nell' ultima sua infermità ali' Imperatore

Ciuseppe I, il 3 dicembre 1710.

49. Memoria di fatto presentata dal Senatore Nicola Gigli incaricato dalla Repub-

blica di Lucca al Duca di Modena, 27 novembre 1716.

50. Replica per parte del Duca di Massa a ci6 che si contiene nella scrittura

presentata il 27 novembre 1716 al Duca di Modena dal Senatore Nicolao Gigli in- viato della Repubblica di Lucca.

51. Capitoli per le nozze del Principe Eugenio Francesco di Savoia Conte di Sois- sons e la Duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina, sottoscritti il 22 maggio 1732.

52. Capitoli per le nozze del Principe ereditario di Modena Ercole Rinaldo d' Estc e la Duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina, sottoscritti il 23 marzo 1738 e ratificati il 2 maggio 1741.

53. Decreto dell' Imperatore Francesco I con cui si concede alla Duchessa Maria

Teresa Cybo Malaspina d' Este di potere assegnare al nuovo Vescovoto che ti pensava di erigere in Massa il reddito di 1200 fiorini del Reno sopra i beni feudali dello

Stato, 16 agosto 1757.

54. Breve del pontefice Clemente XIII alla Duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina d' Este intorno all' erezione del Vescovato di .Massa, del' 4 gennaio 1766. 55. Chirografo della Duchessa Maria Teresa Cybo .Malaspina d' Este per T ere- zione dell' Accademia di Scultura e Architettura di Carrara, 26 settembre 1769.

56. Rinunzia del Duca di Modena Ercole III al diritto di correggenza io favore dell'Arciduchessa Maria Beatrice, sua figlia, partecipata dalla Reggenza di Massa ai

Ministri delia Camera, il 28 dicembre 1790.

57. Tariffa delle monete d'oro e d’argento per li Stati di Massa c Carrara, 4 maggio 1792.

58. Editto dell’ Areiduchessa Maria Beatrice in cui si dà corso alle nuove monete di Massa di soldi 10 e soldi 4, del 20 giugno 1792.

59. Avviso per la riduzione delle Parpaiole c Doppie Parpaiole di Genova, del

6 luglio 1792.

60. Editto dell' Arciduchessa Maria Beatrice con cui si conferma la riduzione delle Parpaiole c Doppie Parpaiole di Genova e si dà corso alle nuove monete di

Massa da soldi 2 e da un quattrino, del 20 luglio 1792.

61. Ragguaglio della lira di Massa colla lira di Milana, ordinala dal Principe Viceré d' Italia sotto il di IO novembre 1805.

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103. VIAKI (Giorgio). !Mone<« di Lani.

Aveva in animo I' autore di Irallare questo argomento, ma gli maneù troppo pre-

sto la vita, e tra' mss. di lui che si conservano nella R. Biblioteea Lucchese trovausi

soltanto poche note, nò tutte di pugno suo, che lo riguardano, cioè; l.° Il sunto di uno strumento, posseduto dal Cappellano Ranieri Zucchelli di Pisa, fatto in borgo de

Brancaliano in Solario fìabuìlie, MCL.XXX!\\ indiclione iecunda, nono kalendas de-

cembris, col quale Pietro, Vescovo di Luni, riceve a mutuo 400 massarantini ( maua- rantinoe) e libre 16 di puro argento, per dimettere un pegno di Horocllo della Corte

di Bollano; strumento dal quale apparisce che i massarantini ed i bizantini si consi-

deravano come una sola moneta. 2.° Una lettera del canonico Alberto Poeb di Sarzana,

de’ 24 Marzo 1763, colia quale ragguaglia il Lami di varii scavi fatti a Luni e di una

moneta che allora credevasi appartenesse alla zecca lunese; lettera pubblicata nelle

Xovelle lellerarie di Firenze, n.^ 18, 26 aprile 1763. 3.** La copia dell' atto del Ve-

scovo Enrico, dell' ottobre 1283, che leggesi nel Cadice Pallavicino di Sarzana, c nel

quale indica la bontà ed il peso delle monete da lui fatte coniare.

Sulla zecca di Luni è a leggersi un' importante Nota di Adriana De Longpèricr

inserita a pag. 130 c segg. del voi. I della Bivieta nmuitnalica antica e moderna. che pubblicavasi in Asti per cura di Agostino Olivieri.

194 . _ — SSorI» della zecca e delle monete di Tresana. V originale è del pari a Lucca nella Libreria Pubblica. Eucolo qui fedelmente riprodotto.

c La storia delle monete di Tregiana, ossia Tresana, fu pubblicala dallo Zanetti

€ alla lino del tomo V delle A'uovn raccolta delle monete e zecche tf Italia. .Si noli

• però che nella moneta di n.* 4 da lui descritta alla pag. 463 e pubblicala nella

• Tavola XIX non si vede una figura vetiila cogli abiti epitcopali, col pattorale nella

c destra, a tenore di quanto egli dice, ma bensì S. Francesca di Paola vestilo col-

« l’ abito della Religione dei Minimi da lui fondata e col bastone, non pastorale, nella

€ diritta, lina se ne conserva nella mia collezione di conio alquanto diverso per la

< posizione dello lettere intorno alla figura del Santo. Vi si legge chiaramente S.

« FRAN. Altra, pure esistente presso di me, ha nel diritto lo spino, insegna della

€ Famiglia Malaspina, col nome del Marchese Guglielmo, e nel rovescio la figura di

< S. Francesco di Paola colle parole, in parte consunte, S. FRAN. D. PAV. AVO. N. cioè < .Sanctus Franciscus de Paula avvoealus notler. É inedita (I). Le suddette due mo- < nete della mia collezione sono in rame, simili ad un quattrino ».

(1) Di qaeila moneta non «aiate il disegno tra le carte del Viani, bensì quello di un* altra

con la seguente annolaiione di mano dell' autore: rr Moneta di Tregiana ossia TresanSf in ar-

ti genio, del peso di denari 1. SS 6orentioi. Diversifica da quella deseritta e pubblicata dallo a Zanettio per avere la parola GIRGIVS Invece di GIORGIVS nella leggenda del rovescio (sVuora

n raeeolla dtlU tnansfa a gsceht d’ Italia t tom. V, pag. 461, tav. XIX, n.** 10 ). Esisteva presso

n il sig. Marchese Carlo Malaspina d’Olivola ».

( Nou di 6 . S. ).

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19X (Giorgio). Stori* della zecca e delle monete di Fotdinovo.

L* originale trovasi nella R. Biblioteca Pubblica di Lucca. Sliioo far cosa gradita

agli studiosi riproduccndola qui per intiero, giacché non è mai venuta alle stampe. « Che r antica e nobilissima famiglia Malaspina avesse fino dai tempi più remoti

« il privilegio di batter moneta, ci viene asserito da Tommaso Porcacebi (l/ietona del-

• /'ondine et tucceaione dell’ ili."* famiglia Malnspina; pag. 150), o da molti altri

« scrittori antichi e moderni. Sì mette però in dubbio dai più accreditati monetograli

« se questo diritto sia mai stato esercitato prima del secolo XYl. Il fallo sta che fino

< al presente si conoscono solo le monete battute nella zecca di Tregiana, ossia Tresana.

« in vigore dei privilegio concesso al marchese Guglielmo Malaspina dall' imperatore

• Massimiliano II, sotto il di 20 di ottobre 1571, e quelle di Fosdinovo dopo il privi-

« legio deir imperatore Leopoldo, del di 10 di aprile 1066, in favore del Marchese

« Pasquale Malaspina (1).

« Il primo ad illustrare le monete delie zecche dei Malaspina è stato Domenico

« Maria Manni {(hs. ist. sopra i sigilli antichi dei secoli bassi; XIX, 158 c seg. ). Ne

« diede una breve notizia il conte Carli {Delle monete c dell'istituzione delle zecche

< d' Italia ec. Tom. 5.® pari. 2.* pag. 7. e seg.) e T avvocalo Maccioni nella Scrif/urd

• legale in favore del Marchese di Filatliera pel feudo di Treschietto, stampata a Pisa

« nel 1769, a pag. 55 c seg. Diffusamcalo poi ne trattò il celebre Guido Antonio Za-

« netti ( Amovo raccolta delle nsonete e zecche d'/talia; V. 45i).

« Giovanni Amerani, il quale nacque nel 1649 e morì nel 1705. fu rincisore dei

« conii delle monete del marchese Pasquale Malaspina di Fosdinovo, come abbiamo dal

« Venuti (iYumizmafa /fonianorum Pontificum; pag. XXXIIl). In fatti, in alcune monete

< del Marchese suddetUo e della di lui consorte M. Maddalena Centurioni, si vede nH>

• r esergo del rovescio la lettera A. che è 1' iniziale di Ameranus.

« I. Testone. Ne parla il Manni (Op. cit. XIX, 144), e si dice posseduto dal sig.

« marchese Giuseppe Malaspina di Oiivola. Fu descritto e pubblicalo dallo Zanetti (Op.

(1) Nel protocollo n.^ 7 del nolero Domenico Bogani di Foadtnovo, che dal 1SÌ( ai estende al 1C03, T amico mio Don Pietro Andrei di Carrara trovò un /ifrumeiWo della vieita

Foadiiiovo di cui mi favori il vuoto aeguente: alla Ct(ca (di ) fatta o 6 febbraio 1672, n Cri> « vtìna Pallavicìna Malaipina, Marchioiiiisa Foidenovi et Gragnolae, maler. tulrix et curatrìx

n Uarchionii iufaiiltt Caroli Fraiicitci Augustiiii Haletpiiiae. eius filli, deputa David Pomeri,

n Commivvario dì FotdinoTO, a etaminare ae Andrea Aligeri Gelli affittuario della lecca ed i 0 tuoi operai eterciiioo con fedeltà l’arte monetaria. Vi trova monete con l'impronta della

ir Uarebeva e del Marcheiino da nna parte, e dall'altra l'arme Malaipina e Pallavicìna, e K gli atampi dj eiie con delle armi ed effigie. Dichiara che «netMA Gagliardo, intagliatore,

N lavorava ligilti ed impronte per t morrAaitm* (nome umile dì una ipecie di eiie monete), H eon le armi Ualaapina e PallaTieioa da una parte, e dall' altra con le icile di Criatioe e di

' ' ' * IT Cerio, con l‘ iacrixìone FAVENTB DEO 1672 attorno alle armi, ed i nomi della Mar*

«t cbe*a e del figlio attorno le teste. Nola che nella Zecca vi erano venti libre d’argento in

rr pane, 139 libre di pene da otto e mene pene a. (Nota di G. S.)

Digitized by Coogle • cit. V. 471. Uv. XX, n.° I), Il Sig. Marchese Carlo Malaspina di Olivaia (I) conscr-

• vava questa mancia, e mi fu da essa falla vedere pochi anni prima della sua morie.

• Pesa denari 8, 12 florcnlini.

• II. Moneta d’ argento inedita. Questa moneta non fu mai pubblicala. La lellera

• A, che si vede nel rovescio sono l'arme, è l’iniziale deli' incisore Giovanni Amcrani

« che lavorò per la zecca di Fosdinovo. Esislc nella mia collezione per dono del niar-

• chese Carlo Finanuelc Malaspina di Fosdinovo. Pesa denari I, 19.

< III. Moneta d’argento. È una dì quelle monele baltute per Levante. Era posseduta

• dal suddetto Marchese Carlo Malaspina di Olivola, e fu da me pubblicala (Meni, della

« famig. Cgbo, pag. 2ól. Tav. XIV. n.“ 1 ). Pesa denari 1, 16. (2).

• IV. Moneta descritta e pubblicata dallo Zanetti (Op. cit. V. 471, tav. XX n.° 2).

« Il tipo presente fu ricavalo da una In ottone, che si conserva presso di me, battuta

< forse per prova oppure per tessera o gettone da giuoco. È del peso di denari 2. IO.

< Altra dello stesso metallo, perfettamente simile, fu da me veduta presso il Marchese

• Carlo Malaspina di Olivola ed il marchese Carlo Emanuele .Malaspina di Fosdinovo di

• sopra citali.

V. Moneta descrìtta e pubblicata dallo Zanetti (Op. cit. V. 471; tav. XX n.° 6).

« Il tipo è ricavata da una in ottone, presso di me, del peso di denari 2. IO. Altra

< dello stessa metallo esisteva presso il lodato Carlo Emanuele Malaspina di Fosdinovo.

« VI. Moneta descrìtta e pubblicala come sopra (Op. cit. V. 472. tav. 20 n." 7).

< É di argento basso, c si trova presso di me. Esisteva ancora presso 1 più volte indi-

ti) li MarcheM Carlo Malaspina d' Olìsota, possastore di varie monele di Fosdinovo. passò

aìr eterno ripoao in Sariana, ove dimorava da molto tempo, il d) 22 di febbraio 181 1. (Nola di G. V.)

(2) Una moneta ballula per Levante in Loano, colla effigie ed il nome della Priiicipeasa D’Orta, ai trova nella mia colletione,* ed altra aimile, battuta in Maaierano, col butto della

Prineipetta di quel luogo, ai vede nel Ui. intorno elle monete di Maaierano, Crevacuore e

S. Benigno, anaudìiiouii da Montig Carlo Vittorio Ferrerà della Uarfflora Veicovo di Salurao. (NoU di G. V.) « cali Carlo Malaspina di Olivola e Carlo Emanuele Mala^pina di Fosdinovo (f). Il Manni

« fu il primo a descriverla (Op. cil. (om. XIX, 145. ).

« Nella mia raccolta altra inotiela si conserva, poco vario dalla presente, del peso

« di denari 1. 12 e La differenza del conio consiste nella parola foni, in vece di « Fon, che si vede nella leggenda dal diritto, e negli scacchi che formano parte dcL

« Tarme Pallavicini nel rovescio. Si noli fìnaimcnte che questa monda non è del valore dì

« una lira fiorentina che lo Zanetti dice avere, forse per errore, quella da lui pubblicala. >

196. VILL<1!\'I (Ciò. notando). Aonnll di Ponirciuoll.

Codice cartaceo in fogl., di carte 169, posseduto dal eav. Elconoro l'ggeri di Poii-

tremoii, benemerito raccoglitore di patrie memorie. È scritto di mano del Villani, che

fu notaio dei Collegio ponircmolcsc e maestro di scuola. Incominciu T Autore il suo

racconto dall' anno quindicesimo del mondo, e lo porta sino all'anno 1571 dell'era

volgare. Persuaso che PoiUrcmoli sia la vera cd antica città d' Apua, ha spoglialo

tutti gli scrittori che, bene o male, favorivano il suo errato c pertinace intendimento.

197. VIAZOAI (Matteo). Indire delle dUà, bortjht^ luoghi che componyono il Sialo della

lìepubblica di Genova in lerraferom^ col loro riepeltivo nome, siiaazione e disianza

d’oyn'uno dal loro cupo, e de questi dulia dominante, come anche dei feudi dei Prhicipi

esteri internali nella riviera di Ponente. Inoltre caialoyo deyti Arcivescovi, Vescovi

delle rispettive diocesi, parrocchie, oralorii, conventi e monusterii in lutto il Dominio. Opera del Briyadtcre Matteo Vmzoni, 1767.

(I) Il marche«e Angelo Alberto llemedì di Sarzana pubblicò il 1970 nel n.^ l dell' anno IV del UuUetlino di mtmitmalica ilaliana una moneta inedita di Fusdinovo, e raeconipaguò con la aeguente deacriiiune: a Mi giunse noTelIa eitersi in questi dinlorui ritivenuta iuta moneta

ft d'argento spellante alla Mireheaa Cristina di Fosdinovo. Credetti lotto che la nuova moneta

rr altro non fosse che un esemplare di qurlia già conosciuta e pubblicata dal Zanetti, battuta

rr dalla Vedova del Marchese Ippolito nel 1671, pochi mesi dopo la morte dello stesso; « poiché oltre a quell' epoca non ai avevano notizie che continuato avesse a lavorare quella

o officina monetaria. La squisita gentilezza dì un mio conoscente avendomi procuralo il pia*

(t cere di poterla euminzre e quindi acquistare, riconobbi spettare bensì dello nummo alla n Marchesa Cristina, ina di un tipo affatto differente a quella già pubblicala, dissimili essendo

fi il dssegno, la leggenda, peso ed anno di battitura. Furia questa nel diritto I' effigie della

ir Marchesa con quella del tìglio adolescente, foggiati detti busti con analoga somigtiaiiza di

H quelli che si osservano nelle monete delia reggenza di U- Gio. Batta con Villorio Amedeo 11 A di Savoia; all* intorno si legge: csats. vue eia. usa. Nel rovescio l'aquila bieipile in mezzo, n sopra un soie radiante, e nel cuore dell' Aquila l'arme dei Malaspina dello spino borilo; a air intorno dopo una slellella: «sLAsri * rosbzao * 167'7 dimezzalo dalTaquila imperiale. C da

(f notarsi come la parola zat altro non possa essere che un errore di battitura, mentre sigotfi* N care dovrebbe la qualità della Marchesa, sia di lulrice o di ammittislralrice del fìgiio. avendosi a

* • H leggere: CAnzfifio Tulrix Caroli Marehionit . Malanpint . Fotdtnori. Il peso di questa moneta

A si è di gr. S, tnìll. 195. Da questo prezioso documento noi apprendiamo come la zecca di A Fosdtnovo non venisse chiusa nel 1671 con quella moneta riportata dallo Zanetti, e ritenuta A come rullima ivi battuta, ma abbia bensì continualo a lavorare per lo meno altri sei anni; A più col nuovo nummo vantar possiamo un altro nome da aggiungersi alla preziosa collana A dei Marchesi Malaspina, quale si è quello del Marchese Carlo Agostino impresso in quella A leggenda u.

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Coilice carlacoò in fogÌ., di pag. 62, posseduto dalla Biblioteca della II. Università di

Cenovu. A cart. 2i verso comincia la descrizione del Capitanalo di Levanto, e segue pro>

cedendo regolarmente per giurisdizione Pino a Luni, la quale termina a cari. 5-i recto. A

cart. comincia l'indice de’ Vescovi di Brugnato, vicn dopo quello delle parrocchie,

chiese e cappelle di essa diocesi; quindi seguila T indice de’ Vescovi di Luni-Sarzana,

c delle chiese, parecchie c cappelle di essa diocesi, che ha fìne alla cart. Gl. Le no-

tizie storiche vanno congiunte con quelle statistiche. Sebbene l’ opera abbondi di

errori e di dimenticanze, tuttavia non c alTaito spregevole.

I9S. Il làolfo della Spessi» umilvito al .Sereniss/mo Gian Francesco Brignole Sale,

Doge della Serenissima Bepuhblica di Cetiova, l'anno 1747, dal suo umilissimo servi”

tore JUalteo colonello Vinzoni.

E una carta lopograGca della Spezia e de’ suoi dintorni, in grandissimo foglio,

disegnata a colori, che si conserva nella R. Biblioteca deli' Universilù degli studi in

Genova, c trovasi contrasegnala E. VI. 30.

1!RL I.» morelli di Lunl Slarsaaa.

Codice in fogl. piccolo, di pag. 176, oltre 4 non numerate, contenenti T indice.

E posseduto dall’ amico mio Alessandro Magni Grilli di Sarzana. Alla pag. 3 vedesi lo

stemma gentilizio della famiglia Lomellini, con sotto le seguenti parole: Iltuslrissimo

el reverendissimo lulio Cesari fyomellino Episcopo Lun. Sarz, et Corniti merìlissimo

osssquiì ergo ,yalhaeus V'mzoniis DD. Alla pag. 3 trovasi la pianta della città di Luni,

e a Ranco di essa si legge: antica città di Luni, il di cui recinto di muraglie, parte

delle quali ancora sussistono, ed il restante delle innegabili sue vestiyie, con li con-

siderabili avanzi delle fabbriche che attualmente esistono, sono stati rilevati sopra del

luogo Vanno 1732 del mese d* Agosto dal Cavaliere Matleo VVnzoni Brigadiere Inge-

gniere della Serenis.^' Bepubbtica di Genova, e delineati dal iVo^^ior Ingeg.'^ Panfilio,

suo figlio, a parte, tn estese figure, e communicatc alV eruditissimo Abbate Lami. A pag.

7 si trova la Pianta della citlà di Sarzana. Fra la |>ag. B e 9 vi slà la Carla topo-

grafica della Lunigiana, m foglio grande ripiegalo, con questa segnatura: Matteo

Brigadiere Vinzoni, Marzo 1770. Dalla pag. 9 alla pag. 16 si legge il Catalogo dei

sommi pontefici di Luni e di Sarzana e la serie de' Vescovi, Da pag. 17 a 81 la

Descrizione e dislinzione delle Parrocchie. Da pag. 83 a 88 Abbazie della Diocesi,

Seguitano due fogli in bianco, numerati essi pure. Da pag. 93 a 176 si legge la De-

scrizione della Provincia di Luni^iarui. L’opera si chiude con una lettera dei Vinzoni,

scritta da Levanto il 18 Marzo 1770, colla quale presenta il suo lavoro a monsig. Giulio Cesare Lomellini.

200. VITA del Mommo ponlettee Niecolò V.

1’ 1^. un breve frammento, di cui si ignora autore. Trovasi ms. nella Bibliotoca

Magliubechiana di Firenze, classe 37, codice n.^ 128. Fu scritto Ialinamente, e il

canonico Domenico Moreni ( Bibliografia storica della Toscana; I, 437,) lo dice det- talo con molla eleganza. Giovanni Lami nel suo Catalogas eodicum manoscripforum

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^11 in bibliotheca fiiccardùina Flor&niiae atUervaniur descrive un Carmen ad yieo- laum r in Mafiomet Turcarum regem, opera di Leonardo Dati, e un' Eicyia ad

/S'ìcolawn V', di nulore ignoto.

:20l. %’ITA di Domenico Flaeelln pittore eantanese.

Leggfsi nel Codice E. VI. 15. della R. Biblioteca dell* Università di Genova. Venne spedila dal Kiasella stesso al P. Angelico Aprosiu da Ventimiglia, accompagnala da

questa JcUcra, che è inedita: « Mollo Illustre e Molto Rcv. Signore Mio Ossiìio. Troppo

« contumace mi mostrerei se io ricusassi gli onori che V. P. Mollo Reverenda mi

« voi fare, e mi ha sempre fatto per ingrandire le mie bassezze con T ali della suo

« penna. Mando a V. S. un fascio di foglie, per haverniì cosi comandato. Non so che

c frutto nc potrà uscire, però il tutto le sarà raccomandato ed appoggiato alla sua

« proieiione che mi assicura che questa barca non dia nc' scogli della malignità, la

« quale tanto piti cresce quanto più s' invecchia. Priego V. P. a continuarmi la sua

n buona grazia, stimata da me al maggior segno. E qui per non più, le auguro dal Cielo

il colmo de’ suoi conlculi. Genova, li Ì0 Giugno 1668. Ilum.** et Obb.”* servitore

« Domenico Fiasella >. La scrittura è di Giovamballisla Casoni, cognato del Fiasella,

pittore esso pure e scrittore di cose d’arte: ma forse l’opera del Casoni si limitò

soltanto a metterla in carta, essendo, a mio credere, mollo assennata la conghietlura

di Achille Neri (1), venisse dal Fiasella medesimo dettata al cognato. Eccola per la prima volta alle stampe.

Nacque Domenico Fiasella in la città di Sarzana, per il che chiamossi più

« il Sarzana che il Fiasella ; suo padre fu Giovanni Fiasella, orefice, huomo di

« virtù, allevato in Roma, bravo disscgnaiore, come lo mostran le opere sue, cioè

« bacili et altro, studiali che si conservano hoggidì nel Duomo di detta città,

« et altrove. D' anni sette fu posto dal padre a dissegnare, iostruendolo, poiché

« lo voleva pittore, nè in ciò hebbe molla fatica, mentre il tìglio diede assai presto

« segno del naturale inslinto all' inclìnaiiooc paterna ; c per maggior chiarezza an-

« dava a dissegnare in la chiesa di S. Domenico della medesima città una belissima

tavola di rnano d' Andrea de) Sarto, a quale havevn straordinario genio, non curando

« valersi della proviggione fattale dai padre di belle stampe, quali in risguardo a

« quella, nulla siiinavale. D' anni undici pregò il Padre lo volesse mandare in Roma

« ad approfittarsi in tal virtù; stimò il Padre f età non ancor proportionata, ma tanto

€ si adoperò il giovine col mezzo de’ parenti, di alcuni signori, e massime colf Aulo-

< rità del Vescovo di quella Città, che oli’ bora era Moos. Gio. Balla Saivago, ond’ è che

« si risolse il padre condurlo in Genova, ponendolo sotto la direzione di GB. Paggi

« pittore insigne, sotto quale studiando si trattenne sino all’ età di 16 anni, in

« qual tempo dipinse una tavola col ritratto di Mons. Saivago, e per la buona riu-

< scila di essa s’ innolirò tanto in la gratin di detto Prelato che lo indusse ad obbli*

(!) Gioru»l« Liguitico di Archeologia, Storia a Belle Arti. Aun. 1. Paso. Ili, pag. IIS.

Digitized by Google d* in di « gar il padre a concederle licenza andarsene a studiare Roma ; che compia* e ciuto, allenalo anco dai buoni e salutìferi ricordi del maestro, l' inelinatioiic del

« giovine secondando, lo esortò a studiar le opere di RalTaello, pronosticandole il buon

« esito che le successe. Giolito in Roma, procurò per quanto poteva accostarsi a^più

< dotti e virtuosi maestri, ossequiandoli c servendoli con ogni Immillò per cavarne da

c essi quel di maggior profitto poteva, e per conseguir con più facilitò il suo intento

c giovolle molto Tappoggio del Sig. Duca Conti, havendo questo assignalo in sua casa

« stanze, e provvistolo del quotidiano vUo; ond' è che potè esattamente disegnare,

« non solo le opere di RalTaello, e le statue antiche, ma colf esscrcitarsì nelle Acca*

« demie potè perfetionarsì col naturale al pari di qualonque altro insigne maestro.

< Il primo quadro, che fece in Roma, fu una Natività di Christo, nostro Signore, fìnta

« di notte, quale in occasione di festa fu posto nella chiesa della Scala de’ PP. Car*

•« vista tirati dalla curiosità volsero melilani, alla di cui molti penetrar V autore ;

c fra questi fu un Cavaglìer romano, nominato il Sig. Ciriaco Malici, molto afTetìonalo

•c alla pittura; questo ricercò a Guido Reni ciò le occorreva di quel quadro, n’ licbbe

« risposta che non conosceva già il Pittore, ma per l’ opera lo faceva certo, esser falla da

c persona d' ingegno, et alfhora cominciò esser conosciuto, e per sopra nome chiamavanlo

< il pittore Genovese. Ce furono ordinate molte opere da Cavaglicri Genovesi che si tratte*

« nevano in Roma. Fece un quadro rappresentando la fuga di nostro Signore in Egitto,

< che fu appresentato alia Santità di Paolo V. Due. tavole al Sig. Marchese Giustiniano, et

« ad altri principali signori varie opere. Diece anni si trattenne in Roma, et era Dell’ età

« di anni quando ritornossene in Genova per rivedere il padre c la patria, ma dal

« Sig. Giacomo Lomellino trattenuto in essa, dipinse a fresco il suo pa).izzo, in la di

< cui sala rappresentò il convito d'Assucro, con molte altre lùstorie cavate dal poema

c della Regina Ester del Cebà, e fu in appresso caricalo di tante altre opere, che non

a le fu più permessso ritornare in Roma, come hoveva destinato. Hebbc a far molti

« ritratti di Dame e Cuvaglierì morti, vivi, grandi e pìccoli; non solo allo loro presenza

a ma anche a memoria, rappresentando c V uni e gli altri egualmente al naturale,

« e venutale occasione di servir un cavagliere del ritrailo della signora sua consorte,

« che era passala a miglior vita fuori di Genova, et erano trascorsi sc(ie mesi che

c dal piilor non era stata vista, la formò di memoria, non ostante questo, tanto al na-

« turale, che restò di tutta soddisfalione c del detto Signore c d'ognì altro, opplaudcndo

« lutti, non potersi far di più, quand'anche di presenza riiavcssc ritraila, c quela fu

« la Signora Anna Maria Spinola moglie del Sig. Gio. Stefano Centurione. Vedonsi io

c Genova in pubblico e in privalo molte sue opere, c in qualonque chiesa principale

• di quella città vi sono tavole di sua mano: fu sempre stimato il suo parere in ogni

« genere, tanto nell' invcniione come in ordinare c dcrlgerc scene di commedie, ca*

« pricci, bìzzarie di mascherate et altro: ma quel che più lo rende conspicuo, la stima

• che ne fecero sempre quelli Signori. Ser.iRi mentre che in ogni loro occorrenza lo chia-

€ marono e ricercarono per operare e per inventare ciò che desiavano, di che anche

« oggi li vcstìgii ne appaiono in la sala del Reai Palazzo, mentre vi si vedono due

« quadri grandi, che servirono alf arco trionfale fatto per ordine dei Ser.nii Collegi

« per la venula in Genova del Cardinal Infante, rappresentando questi uno quando 210

« Colombo piatuò la croce in terra fermo, con la quale pose in fuga quei Unioro?i

I* l' « indiani, abbattendo li siissislcnli idoli ; altro quando islesso presenta un mondo

• al Re Ferdinando c Regina Isabella, ambi finti di bronzo, come parimenti erano te

« altre hislorie pur del medesimo Colombo dall' islesso pittore cfTiggiale e col suo disegno

« et ingegno ogni cosa di queir areo perfettamente condotto. Nell’ istessa sala in un

€ quadro di sua mano, vi è colorita la prudenza, stimala non meno d' altri che si

«I trovano in essa; nelle scale dell' islesso Reai Palazzo vi ha delineato a fresco

« un’ opera mollo grande colla SS.** Triade, cioè Cbrisio morto in braccio al Padre

« Eterno, et il Spirito santo, da una parte la Beatissima Vergine, dall’altra S. Giovanni

- Rnttisia. più a basso a man destra S. Giorgio, c dall* altra S. Bernardo, con un car-

«( icllo, tenuto da due angeli, coirinserilione sic dilezil mundum; c fu eletto esso a

« queir opera da delti ,Ser.*’ Collegi in concorrenza di molli altri, come anche dopo

• fu dalli stessi eletto ingegnere, a dar il suo parere; c col suo disegno le due gran

• statue di marmo di Nostra Signora si fecero, clic poi furono poste sopra le pone

« principali delle nuove mura, con il cartello in mano del Bambino Gesù inscrittovi

« ei ret/e eos. A esso parimenti fecero ricorso per la costrutione della statua di bronzo,

< di ordine delti stessi Scr.*' fatta fare per collocarla nell’ aliar maggiore del Duomo,

« ra{iprescniando .Nostra Signora della Città, circondala da molli angeli, come si vede.

« Innumcrabili sono le opere che ha falle questo Pittore in Genova, e senza le suddcie

« che in pubblico si vedono, in la chiesa di S. Domenico sonovi quattro tavole di

« sua mano, una nella cappella di N. S. del Rosario grande, che rappresenta quando

« Cliristo disputava con i dottori, un'altra N. S. dL Loreto, altra di S. Giacinto, e la

• quarta S. Vincenzo Ferrerò quando resuscitò il bambino diviso per il mezzo, ed ar-

« roslito dalla stessa madre; questa con altra esistente in la Chiesa di S. Marta delle

« Monache Bencdiltine quando detta Santa resuscitò un morto sommerso nel fiume,

< oppresentaio dal padre c dalla madre a delta santa, sono molto commendale da chi

« si sia. Alle Monache di Pisa fece una tavola grande di S. Silvestro papa coli' im>

« peratore Costantino, e molte altre io diverse altre chiese si vedono, di tutta perfe-

« tione 0 valore.

« In privale case moitissimc nc ha fatte, tanto per Cavaglicri come per altri si-

c gnori; fra queste una ve nc è dell’ adulterio di Marte e Venere, quando furono

< colli in la rete (>cr opera di Mercurio, colorila tanto mirabilmente chg diede mo-

< tìvo di farle far in concorrenza d’ altro pittore. Adone morto dal Cinghiale, con Venere

« tramortita, airagiiito di quale accorsero tre Gralic con amoretti piangenti, esprfmendo

« ognuna di quelle figure tanto al vìvo rìnicntione del pittore che è cosa di stupore.

« Ambe due queste tavole si conservano io casa del Signor^ Agapito Centurione; molte

altre ne sono in casa dell’ Eco.** Stefano Mari già duce di quella Ser.”* Repub-

« blica, tutti esquisitissimamente composti; oc tralascio molti altri per brevità. Fuori

di Genova diversissimi ne ha fatti. Per il coniceli Cirivello Ambasciatore del re Cat-

< tolico fece un Leandro estinto dalle acque in braccio ad Ero. Al presente sì con-

• serva nel buon Rcliro di quella Maestà, come riffcrìscono Signori che dì Spagna

« sono venuti. Mandò in quelle parti per il Sig.* Ottavio Centurione tre tavole bellissime,

« c fra queste un S. Antonio da Padova, quando por giusilGcar il proprio padre incolpato

Digitized by Google « d'homicidio, fu portalo in persona colà» ove Tisiesso giò coodannnto ondava ai patibolo,

< e fatto risuscitar V ucciso fecclo confessore che non era allrimetiii morto per opera

« del padre. Cn" altra tavola grande fece per il March, di Santa Croce ed alitai per

« il Conte Monterei. In Napoli due che furono poste in la chiesa de' Genovesi, in una

« nostra Signora della Città, e V altra Christo Crocclìsso. Pur anco in Messina per li

•t Genovesi ne mandò altra, tutte formate con arte e stile inestimabile. Diverse tavole

« et opere ha fatte pel Sig.' Principe di Massa Carlo il Vecchio, col quale passò

< sempre un amiciiia e servitù grande, continuata al presente nei SIg.* Duca suo tìglio

c facendo questi Signori stima grande del suo valore, e virtù a segno di tentarlo più

« volte, che volesse trattenersi con essi, olTercndoli stipcndj c rccoguitìoni grandi.

« Fu condotto circa il 105S in Mantova dal Sig.' March. Ambrosio Di Negro, e

« cui Duca Carlo ali' bora regnanti colà c la principessa, Maria sua nuora, madre del

« Duca ultimamente morto, passò tal servitù, e ta} iiUrodutionc hebbe in la loro gralia,

s deli* istesso la liberatione del feudo di , che potè impetrare Duca Mombariizzo, con-

< fìscaio a dello Sig.' Di Negro. La Sig.^ Principessa, clic mai volse esser ritraila da

« alcun pittore, risolse lasciarsi ritrarre dal Sarzana non solo per compiacerlo di

c portarsene seco il ritratto, ma permesse anche che in forma di un sposalizio di

c $. Cullerìna V. M. essa in figura di Nostra Signora, il figlio per il bombino, e la

c figlia per Santa Callerina lo stesso Sarzana li ritrasse, e fu questo quadro rimesso

< air imperatore, di quale detta figlia fu consorte. Tcnlorono quelle Altezze di trattener

« quel pittore con grosso stipendio, e partili adequali alla grandezza del loro animo

c e meriti di un lai soggetto, ma non li aeccuò pcrchò le convenne ritornare in

a Genova. Le diedero però a fare in Genova cinque tavole, in una de* quali vi fece

8 la Natività di Cristo finta di notte, con copia grande, di figure e angeli, tanto al

« vivo portali, che non piìi potcosi fare c questa serve al presente per la Cappella del

« Ducnl Palazzo, le altre quattro le fece, e furono poste in la Chiesa de' PP. Ca>

8 maldoli fabbricata per volo di quell' Altezza in una delle quali evvi In conccitione

8 di N. S. in la 2' V angelo custode, la S. Giuseppe ammonito dall' Angelo, e

« in Pullima S. Carlo, ogn'una di esse portale da quell' eccellente pennello al sommo

8 di perfezione.

8 Direi anco di un quadro che fece nel 1657 con rappresentar in esso T atrocità

8 del contagio seguito quell' anno in Genova, in quale vi ha espressi tanti casi oc*

8 corsi che in vero lo rende orrido, ma in quello non mi estenderò mentre la penna

a d'opiimo soggetto, c molle altre nc bau parlalo a pieno, e solo per conclusione di

a questo, bastale che essendo bora di età d’ anni 79 opera mirabilmente, e talmente

8 s'impiega che l'anno passalo 1667 ha fatta una tavola in Genova, che serve per

8 le Monache Franciscane in la loro chiesa di S. Leonardo, rappresentando in essa

« S. Chiara che col Sacramento alle mani pose in fuga i Saraceni accompagnala

8 da comitiva di Monache, angeli, ct^ una gloria de' Santi, il tutto tanto bene colorito,

8 et espresso che per quanto sia di si grave età, più non avrebbe fallo se fosse di

8 età virile >. ali ^^2. VOLPIÌVI ( Anioiiiu ). Annali di Maaiia dall' anna 1710 al 1738.

Volumi Ire in fogliu, a guisa di vaccliclla, ebe apparlenguno alla Biblioteca della

n. Aocadcinia de' Rinnovali di Massa. Il primo volume abbraccia la narrazione di

quanto seguiva alla giornata in Massa dal 1° gennaio I7IG al 31 dicembre 1723; il secondo volume comincia col l" gennaio 1721 c termina col 31 dicembre 1730; r ultimo dal 1“ gennaio 1732 corre fino ai 28 dicembre del 1738. In che modo c

per quale ragione manchino per intiero gli Annali dell’anno 1731, non saprei dire:

nel codice non vi i indizio alcuno che siano stati tolti via, onde è a credere che

il Volpini niente scrivesse di quell' anno. In fine al terzo volume si legge: « L'autore

non potè tirare avanti a scrivere le presenti Memorie, perchè il suo male si fece ogni

giorno più serio, e nel principio dell'anno 1739 cessò di vivere, e in conseguenza

non abbiamo altre notizie di quello che è succeduto io appresso >.

203. Z.tCt'HIA (Gio. Francesco). Deserlilone dei due Veuanl.

Si com|>onc di un (piaderno in fogl. di IG carte di testo e di A di documenti, e

trovasi nel codice miscellaneo della R. Biblioteca dell’ l’uivcrsitò di Genova segnato

B. V. 32. In Tronic alla Descrizione si legge la seguente avvertenza, scritta da mano moderna: • La Descrizione dei due Vezzani, che manoscritta esiste nella Biblioteca

« di Genova, è opera del P. Gio. Francesco Zacebia da Vezzano dell’ Ordine de’ mi-

« nori riformali di S. Francesco del Convento di S. Maria della Pace in Genova.

• Nella quistione del Vescovo di Noli Ir. Benedetta Solari, apponente alla pubblica-

« ziune d’ una bolla pontificia, egli, contro il parere de’ teologhi suoi colleglli, fu di

« sentimento che si dovesse dare l’ exequatur alla stessa bolla. Volto il Governo di

< Genova da aristocratico in democratico, il padre Zacebia prese la parte del popolo

• contro i nubili. Mori in Cbiavari l’anno 1810, vestito da prete secolare. La suddetta

« descrizione è proprio di inano del Padre Zacebia >.

Dopo avere descritto il castello, espone per ordine cronologico le principali vi-

cende di Vezzano; passa poi a ragionare della famiglia de’ Nobili e di quella Zacebia;

gli riporla alcuni documenti riguardanti uomini ed il borgo di Portovenere ; dà l' estratto

di varii isirumenti che si leggono ne’ protocolli di scr Giovanni del fu Parente Slupio

da Sarzaiia; e chiude il lavoro riportando le lettere scritte da S. Gregorio Magno net

fine del secolo VI riguardo alti monaci di Portovenere,

20A. ZAMBEC.ARI (Giuseppe). Compendio delia vita di Maria Caterina Brandi. Trovasi nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, nel codice di n.° 2i35, conte- nente Dissertazioni ed altro di G. Averani.

203. ZIJCCHI (Niccola Antonia). Deduzione IsSorlco -iemale sopra il merito che ha Pontremoli d’ esser considerata fra le Città Kobili della nostra Italia,

In 4.°, di carte IG non numerate, posseduta dal Doti. Leopoldo Bocconi di Pon-

tremoli. Con sette argomenti lo Zucchi prende a dimostrare il suo assunto. 1°, Per

l’ antichità di Pontremoli. 2°, Pel valore de' suoi abitanti. 3°, Per la qualità de’ privi-

legi che gode. 4°, Per la distinzione che in esso hanno sempre avuta i nobili dai

Digitized by Cooglc 213 non nobili. 3°, Per la magnilìcenza delle sue fabbriche c per la ricchezza de' suoi abitanti. 6°, Per la quantitii degli uomini illustri che ha dato. 7", Per essere capo di Provincia.

Presso il colonnello Mccola iCucchi Castellini di Pontrenioli si conservano rico- piate in un volume alquante lettere scritte a Niccola Antonio Zucchi da diversi per- sonaggi illustri d' Italia, fra cui il Facciolati, il cardinale AIbcroni, il conte Cristiano di Ravarau Gran Cancelliere di Milano, il poeta Quirico Rossi, D. Felice Uberto Ca- racciolo ed il conte Scribani Rossi di Cereto, Presidente del Supremo e Reai Consiglio di Piacenza.

28

Digitized by Google Digitized by Google SUPPLEMENTO Digitized by Google SlfPLElEINTO ALU PRIMA PARTE (’>)

ALXLA* — Statuto cleirA^'ulla* Blbbola^ Monte di Valli eee* eee. — Codice cartaceo in 4.S di cari. olire 9 in principio numerate a parte, posseduto dal Slg.

Emiliano Din! di Casiclnovo di Garfagnana. Nella c. 1 si legge : S/arufo dell’ AvuUa ec.

copiai» da me doU. Antonio Orselli di Fivizzano in quest* anno 1770. Copiato dissi

ad iUteram fedelmetUe. Qual Statuto serve anche per Bibola^ e Monte de Valli ec.

Segue r indice dei capitoli e carte, che da c. 1 tergo và sino a c. 8. Dopo due carte

bianche comincia lo Statuto cosi : < In nomine Domini, amen. Questi sono li Statuti

• et Ordini delli Egregi) Uomini Sig. Inardo del qm. Tomaso Marchese Malaspina e

« Coradino, e de’ suoi Fratelli Manfredo di Federigo Azoni e Giovanni figlio del qm.

« Sig. Opicino Marchese Malaspina e Nepoti del qm. Federigo de’ Marchesi Malaspini,

« fatti, composti, fìrmati, ordinali e stabiliti per V egreggia Sig. Tobia Marchesa Mala-

« spina moglie lasciata dal detto qm. Sig. Opicino Marchese Malaspina c tuirice dei

(*) Dò qoi una detcriiione degli Stttuti che mi sono tenuti die mani quando già era sUmpaU la Parie I. Riograsio poi eordialineote gli atDÌci miei Achille Neri, cav. Raf^ello Raffaelli ed atr. Eugenio Breochi del valido aiuto che mi hanoo prestato nella compiUiione di questo soppleoieoto.

•29 218

• predetti suoi lìgliolli, approvati e conrirtnati per tutti gl' uomini e Commune in fra

• li detti Signori, nella Provineia di Lunigglana, ancora per essi uomini et Università,

« leggi e per leggi municipali, di modo che detti Statuti et Ordini debbano osservarsi,

< secondo essi et il tenore di essi reggersi, c si termineranno tutte e ciascune que-

« stioni c cause civili e criminali in fra detti uomini et Università, ovvero nelle terre

« de’ predetti Communi proprii d’ alcuno ovcro d' alcuno di quelli vertenti, e che

« occorreranno. Quali Statuti et Ordini sono divisi in quattro parti ; nella prima delle

« quali trattino dell’ ellezione degl' OlTìiiali c del suo ofllzio; nella seconda parte

• certe civili questioni e cause, assai utili ordini si notano; nella terza si contiene le

• pene e qualità de’ delitti de' delinquenti e malfattori ; nello quarta ed ultima parte si

• tratta dell' appellazione, come qui abbasso in ciascuna di esse parti si potrà cliiara-

« mente vedere ».

Benché nel proemio si parli di parti o libri, nel corpo dello Statuto non ve n’ é traccia alcuna. Si compone di 37 capitoli numerati progressivamente. Eccone le rubriche.

I. Dell' ellezione dei Consiglieri, Consoli, Corrieri, e del suo giuramento.

II. Dell' oHizio dei Consiglieri.

III. Dell' oDIzio del Consolalo de' Consoli della Comniunilà.

IV. Dell' olTizio della Massaria e Camericr.

V. Deli' oQlzio delli Corrieri c del suo salario.

VI. Dei malelizii, processi, e condanne da farsi per il Podestà.

VII. Del salaria da pagarsi al ^otnro per il bandito quando vuole uscire del bando.

Vili. Del salario del Notaro del Podestà.

IX. Delli Statuti et ordini da essere osservali.

X. Dell’ arbitrio del Podestà, e del suo Vicario.

XI. Dell' elezione del Vicario del Podestà, e del suo ollizio, et ellezione del Xolaro

del Podestà.

XII. Del maIcGzio da essere punito come esso da certo tempo.

XIII. Del modo di proporre I' eccezioni.

XIV. Delli testimoni e delle ragioni di quelli.

XV. Dell' esecuzione degl’ istrumenti. XVI. Delle prescrizioni.

XVII. Del vigore et elllcacia della tenuta dota.

XVIII. Che la donna dotata non possa succedere nell' eredità del padre, madre o

fratello.

XIX. Che la donna non possa dimandare alcun antifallo o donazione.

XX. Che la donna non possa dilTendcre i beni del marito.

XXI. Che la Chiesa nè alcun forestiero possa levar ad alcuno del distretto e Terra

de' Marchesi cosa aicuna. XXII. Dei Dui, pensioni e rendile da pagarsi.

XXIII. Del raccogliere I frutti degli alberi e tagliar delti alberi.

XXIV Del consiglio d' aversi nelle cause, et il modo di procedere sommariamente.

XXV. Di ricu|icrar e ritrovar le ragioni della Corte de' Marchesi. XXVI. Delle prerogative deili Statuti di questo volume e U interpretazioni di essi.

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XXVII. Della distinzione di essi Statuti.

XXYIII. Delia successione dell' arbitrio de’ Signori Marchesi.

XXIX. Che i Statuti abbino luogo e si' estendino ai tempi passali e presenti.

XXX. Dell' approvazione della ngliolanza.

XXXI. Dei casi nei quali la prescrizione non possi aver luogo.

XXXII. Che la Grida e Bando fatto per il Corriere si abbi in luogo del Statuto.

XXXIII. Dei giorni feriali.

XXXIV. Dei casi di procedere sommariamente, e che non si possi appeilare. XXXV. Delia fede degl’ istrumenti.

XXXVI. Che sopra i inalefizii si proced.v per il Podestà.

XXXVII. Della pena dell' insulto e ferite date.

XXXVIII. Della pace rotta, e pena di essa.

X.XXIX. Della reprovazione dell’ omicidio e parole ingiuriose.

XL. Dclli comandi di falli sprezzati e non osservati.

XLI. Della pena di ehi offenderà il vassal o famigliar d' alcuno Signore.

XLII. Della proibizione de’ pegni al Corriere.

XI. lll. Dell’ adulterio e violenza falla alle donne.

XUV. Di non offendere alcun Ollicialc della Corte nè del Commune.

XLV. Della pena dell’ abbrugiamenlo vasto 0 altro danno.

XLVI. Della pena della possessione turbata.

XLVII. Di non fare malie nò fatture.

XI.VIII. Della pena di chi conturberà 1’ oflizio del Podestà.

XLIX. Della pena di chi non osserverà la sentenza e comandi del Podestà.

L. Della pena di chi darà aiuto e favore alli banditi.

LI. Della pena de’ frutti, c tcssure de’ pesci.

Lll. Della pena del danno dato alli alberi.

LUI. Della pena di ciascuno ohe moverà termini.

LIV. Della pena degli assassini.

LV. Della pena di quelli che rubano alle strade.

LVI. Della pena dclli falsiDcanti monete e metalli.

LVII. Di non citar alcuno al Vescovo di Sarzana o ad altro Giudice.

LVIII. Delle false accuse c denonzie date.

LIX. De’ falsi testimoni o pena.

LX. Delle false scritture e deila pena di quelli che mancano nel suo Offizio.

LXI. Dclli matrimoni.

LXII. Di non poter abiur ad altra Terra.

LXIII. Che alcun fomsticro dia o pigli possessione alcuna nelle terre de’ Marchesi.

LXIV. Delia pena dell’ offensione.

LXV. Che alcuno non abbi ardire di vendere o comprare alcuna cosa mobile o immobile.

LXVI. Di non eontraere nè far cosa alcuna contro quelle cose che son pubblicate

e confiscate alla Corte.

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LXVII. Di non agitare aotlo il Console da soldi <0 in oltre.

LXVIII. Di quelli ebe sono eccettuati dalle pene.

LXIX. Delli casi per li quali possono essere banditi quelli ebe fanno alcun delitto. I.XX. Di non misurar se non eon giusta misura. LXXI. Di non tener se non giuste misure.

LXXII. Di non comprare e vendere se non di eerta quantità. LXXIII. Di non vender pane o vino a minuto se non con giusta misura.

LXXIV. Della pena delli spergiuri. LXXV. Deir appellazione. LXXVI. Delli Giudici competenti.

LXXVII. Di ricevere e rifiutare l' appellazione.

LXXVIII. Del processo e ordinazione della causa dell' appellazione.

I.XXIX. Della punizione da farsi per il Podestà.

LXXX. Del modo delle scritture da farsi.

I.XXXI. Delli bandi c condanne da riscuotersi dal Podestà.

LXXXII. Di non pigliare doni alcuni da qualunque persona.

I.XXXIII. Delle pene da essere pagate per li carcerati.

lAXXIV. Della pena di quelli ebe non onderanno a lavorare per il Commune.

LXXXV. Delle case da coprirsi di piastre.

LXXXVI. Delle vie da farsi da una casa all’ altra.

LXXXVII. Delle case da vendersi alli più prossimi et attinenti.

LXXXVIII. Della pena da esser tolta all' attore non comparendo io giudizio.

LXXXI.X. Della pena di quelli che asconderanno c recuseranno pagar il fitto

delle possessioni de' Sigg. Marchesi.

XC. Che tutti quelli che paghino il Ulto si faccino scrivere nel registro della Corte.

Dopo questo capitolo Si legge: < Altra aggionta fatta sopra li Statuti. In nome

• del Signore, dell’anno della Natività medema 1374, indizione XII, a di 6 Marzo

• r egregio uomo sig. Opicino Marchese Malaspina della felice memoria del q.’ sig.

• Azonc constiiuiti dinanzi a esso tutti i Consoli delle sue Terre e di volontà di essi

• Consoli ha aggionto alli sopradclti Statuti come qui a basso. >

XCI. Della dote da restituirsi.

XCII. Delle donne che affogheranno figlioli.

xeni. Della pena di quelli che sforzeranno alcuna donna.

XCIV. Della pena di chi non manifesterà quelle cose che fossero contro lo Statuto

de’ Marchesi.

XCV. Di tutte le differenze che verteranno fra parenti.

XCVI, Delle cause civili e della ragione da farsi. XCVII. Dell’ esecuzione delle sentenze.

In line sta scritto; < Aggionta. Sentendo il poco rispetto che è portato alla giu-

• stizia, in opporsi al Corriero, et impedirlo, o levarli il pegno, c turbare il suo

• officio, et anco maltrattarlo di parole c fatti, e ciò per la poca pena statutaria, c

• per raffrenare l' ardire a simili turbatori, ordina, proibisce e comanda che alcuno

< non ardisca turbare l' officio al Corriero o impedirlo che non possa fare I' esccu-

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• zione 0 pegno et alLri otti di giustizio, nò in alcun modo maltrattarlo di parole nò

€ di fatti, sotto pena di lire 25 moneta di Genova per ogni volta a ciaselieduno di

• detti turbatori, et altra maggiore arbitraria, d’applicarsi per due terzi all' III.'" Ca-

« mera, per un altro terzo olla Corte, da pagarsi subito fatta la relazione dal Corriero,

.• al quale sia creduto con suo giuramento, senza altra soicnnitò di processo: e aceioecliò

< alcuno non si possa scusare d' ignoranza, ordina che sia pubblicalo in Villa di Bibola

• e lUonle ile Valli, c atlissa copia alli luoghi solili. Dato in Genova questo giorno 17

« Novembre 1G55. SUaco Ce.stibioxe ».

Lo Statuto presente ò alTatto identico a quello di Tresana, già descritto nella I.'

Porte, c merita di essere più di ogni altro studiato.

BASTnEMOM. — Capitoli di Bantremoli c Valerano. — Cod. cart. in 4,° del sec. XVII, nel Regio Archivio di Genova. Ha carte 27. In principio, dopo uno hianca,

slò in due carte Capilulurum proesenlium Index: ne segue una pure bianca, quindi

in carte undici numerate leggonsi i Capitoli, che sono 7C, senza speciale intitolazione,

con semplici numeri marginali, e più la prima approvazione fatta dalla Repubblica li

U Aprile 1595, c sotto l' autenticazione della presente copia estratta dall’ Archivio

genovese li 29 Febrajo 1675 e lirmata Vincenlius Dulmeta I, C ad euram dieli Ar-

eliivii depulatus. Nel 1595 fu approvato per anni 5. Seguono carte 7, nelle quali tro-

vansi alcune riforme c le approvazioni successivamente fatte dalla Repubblica; l'ultima

per Io spazio d’ anni dicci è del 5 Giugno 1646.

BIBOEA. (Ved. AuUa).

CARRODAIVO. — Statutuni Mnnl«lpal« Potmtarlae utrinaqae Carrodmil <•(

Alaltalanar. — Cod. cart. nella Biblioteca della R. Università di Genova. Ha cart. 24.

Nella cart. 2. senza numero, stà il frontispizio qui innanzi recato, c porla la data

1693 die IO Maij al tergo leggonsi due invocazioni a Gesù ed una sentenza di Seneca

Filosofo. Seguono gli Statuti in carte numerate 17, e cominciano cosi: MCCCCLXIII,

die F. Aprili». Capilula Cotnmunilalum Carrodani tvprani et eublani ac .Vallulamr, In nomine etc. Ineipiunt Capitala composita per me notarium infrntcriptum tempore

llegimini» Eijregii l'iri Domini Barlliolomaei quondam lueobi de Passano Burgensis

l.evanti honorabilis Poleslatis dielonm trmm loeorum etc. sono quindi noverali i

commissari eletti dai tre luoghi a compilarli. Gli antichi Statuti si dividono in 49 ca-

pitoli, come segue;

I. De Hominibus elligendis ad designandum l'ublica Communis.

II. De Vijs aptondis, et refìcicndis.

III. De his, quac per vendentcs ad minutum debent observari.

HI. De Ollitio Consilij, et cius potcstate.

V. De Camparijs, et curum oflltio.

VI. De salarijs Ambascialorum ( Se andava a Genova aveva 6 soldi di genovini

al giorno, se o Cliiavari o Spezia cinque, duo se nel territorio ).

VII. De non laborando in diebus ferialis. 222

Vili. De duobus hominibus clllgcndis super ecslimationibus damni. Vini. De clausuris (errarum. X. De crcdiloribus Comniunis.

XI. De quisiionibus, seu litibus de libris quinque vel ab inde infra.

XII. De cilalis non comparcnlibus.

XIII. De Aeslimaloribus, el eorum olTieio et salario.

Xllll. De prohibcnlibus pignora Nunlijs.

XV. De penna blasfcmantium Deum, et Sanctos, ac Sanclas. ( Per la betlemmia

innanzi il Vagitlralo pena ioidi cinque, altriinenli due; più, ove ti reputi opportuno, la carcere).

XVI. De iniurijs verborum.

XVII. De iniurijs. pcrcussionibus, et alijs criminibus puniendis.

XVIII. De bis qui inirant el damnum dani in allacnis Icrris.

XVIIII. De bis qui inciduni arbores aliacnas.

XX. De bestijs non ducendis, vcl lencndis in Territorio Poleslariac Carrodani et Mallalanae.

XXI. De pociiis igiiem portanlium ad damnum el ruinam alioriim.

XXII. Quod nulliis panai in Ecc'.csijs Carrodani, et Mattalanae aliquas massaritias.

supelleclile.

XXIII. De dcvaslantibus bcsiias aliorum.

XXIIII. De ellevanlibiis, seu exiirpanlibus terminum de loco suo.

XXV. De eundo ad Laclanias. ( l a de' maggiori d' ogni famiglia vada e segua le litanie tatto pena di soldi cinque, ove non sia impedito da giusta cagione,

secondo il giudizio del Podestà).

XXVI. De aecusalionibus, et renuniialionibus.

XXVII. De OlTlliis ut sopra dalis non refutandis.

XXVIII. De Alijs plantandis. {Perché non manchino gli Agli necessari, ciascun padre di famiglia ne pianti per tuo uso cento almeno, sotto pena di soldi cinque).

XXIX. Quod nullus audeat luderc ad ludum taxilorum, et carlarum.

XXX. Quod nullus audeat lavare pannos linteos el lancos ad fontanam, qua ulunlur

prò bibendo, nec lurbas, et ad bibendiim suas bestias conducere debcal.

XXXI. De illis, qui faciuiit bospitium, seu tabernam in diclis tcrris.

XXXII. De Porcis non tenendis, ncque levandis in terris praediclis. ( È stabilito che niuno debba tenere od allevare più di due porci prò cvitandls odijs

ac ccrtis erroribus occurrcntibus ). XXXIII. De bestijs non ducendis in Prato.

XXXIV. Quod nullus in tcrras caslancalas inirare debeai. •

XXXV. Quod nullus audeat vendemiare nisi ut sopra. ( Aiuno possa vendemmiare innanzi la festa di S. Croce).

XXXVI. De illis qui vendunt fruclus castanearum forensibus. (/ venditori siano obbli-

gali dare al forestiero che compra te castagne eziandio le legna per seccarle,

sotto pena di soldi quaranta ; i quali dovrà pagare anche il forese quando

sia trovato a tagliar legna in altrui terra, salvo in quella del venditore ).

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XXXVIl. De Nunlijs, et salario eorum. XXXVIII. De Arbilris elligcndls super causis cl diderciuijs. XXXIX. De extraneis soivcrc debentibus collcclas, et habenllbus terras in Posse,

ei Territorio dicloriiro irium locorum. XL. De non lossicandis aquis. (Si vieta di porre nei foisi, fonti e fiumi calce

lazia od altro per attossicare i pesci. Lazia o lazn è sorta d'erba così «o-

wa/a dai liguri orientali, ed il gettarla a* pesci dicesi allazarc, e così

leggesi anche ne’ presenti Statuti al Cap. XVUl).

XLI. De tensiiris non furandis ncc tcxuris devasiandis. ( Tensure o tesare diconsì

anche oggi i luoghi accomodati alla caccia, e nel vernacolo sarzancse hannovi due specie di icsurc /’una dette quaglie, l’altra d'ogni ragione

ueee//i, presi mercè grandi reti tese a traverso i boschi).

XUI. De non exporlandis fotijs extra dislrictum trium locorum.

XL1I1. De non doltincndis Personis, nisi in loco, in quo habiianU XUV. Declaraiio cuiuslibct pocnae. XLV. De moderationc poenac imponendac per Magislratum. XLVI. De oHitinlibus elligendis.

XIVII. Quod nullus, qui non sii de Potcsiaria dicloruni trium locorum audent

c-um eorum besiijs in territorio trium locorum pascere, scu nutrire.

XI.VIII. Quod nullus audeal ire cum igne diebus fesiivis in terras castaneaias

alicuius pcrsonac. (Si vtWa lo widare ne’ dì festivi per gli altrui castagneti a cuocere castagne cum igne sive paìrolo).

XLIX. De bis quac Molinarijs habent obscrvare. Altri quattro capitoli contengano

addizioni; t Ire primi compilali innanzi al i570, anno in cui apparisce

fatto r altro, e sono cosi inscritti.

L. Addillo super Cap.® focni ( Vedi Cap. XXXllf ). LI. De non dimitiendis per quac npporlavcrint pignora.

LI1. De non conseqtiendis aesiiinìs in victualibus, nec in leclis alicuius per- sonac.

LUI. Addiliones novae Consiliarionim trium locorum iilriusquc Carrodani, et

.Mattalanac. Anno Domini 1570. (Si stabiliscono nuoce pene pe’ danni dati

agli alberi, ed ni casiagni; vietasi il far carbone, e si danno norme al

Podestà per esigere le multe ).

Seguono yomina Consiliariorum eie.

Nel tergo della car. num. 17, leggesi Capilula hnec omnia infrnscripfa extracia fuerunt per me .Antonìum Dugum de Framura >Vo/uritmi ex ordine et commissione

A'o6i7ia Domini Anlonij de Passano quondam Domini Polieardi honorabiUs Poteslatis ipsorum Communilatum. Anno Domini .A/DXf, Die XXlììl. Maij. Questa autenticazione nell' originale doveva esser posta per fermo o innanzi al Cap. L. o al LUI. Nolo però che qui manca la soscrizionc del primo notaro rogante e I’ approvazione della Rep.

Genovese. Dopo le sopra riferite parole hannovi queste altre: Ego Uvius Serpa Dono- nten^i# Gimnasìj Pubtici Bonesolae instUutor. Naec omuia Capilula de mandato Om- siliariorum mmiu propria, anno Domini eurrenli 1670, die decima septima Augusti. Dal

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cbc si vcdv clic la presente copia, falla nel 1693, fu estratta da quella esemplala dal Serpa

sulla estraila dagli originali per opera del notaro Dugo. Sulla copertina in cartapecora

di questo codice è scritto; Al .Voli' Iti.'’ Sig." e Prone Oster,“ Il Mollo Mag." Sig.'

Cap." Gio. lìatlieta de Rotti Podetlà d'ambi Corrodano e Mattalana. Il che ci mani-

festa essere appunto I’ esemplare degli Statuti donalo, secondo il costume, al nuovo Podestà.

CODIPOXTE, — Ilare «unt fItataS* Cttriae Poletlariae Codiponlit, Montoni, Aiotae, Equii, Cascianae, Prati, Atebii, et Sercognani, fatta et eompotila ad tandem, gloriam

et honorem Omnipotentii Dei eiutque Matris beata» Mariae Virginit, tt totiue Cariae Paroditi, ac etiam ad bonum, pacificum et longaeoum ttalum, honorem et augumen- tum magni/icarum et erteli. DD. Priorum liberlatum et Vexilliferi hutitiae Poputi et Comunii Florentiae Dominorum dielarum Terrarum et Vitlarmn eie.

' Venne compilalo il 18 Novembre del 1470. Si compone di n.° 51 capitoli, come

.appresso:

1. De iure reddendo in civilibus causis.

2. De contumacia rei.

3. De reo absentc, et quomodo conlra eum procedatur.

4. In quibus bonis possi! dari tenuta.

5. De salario Noiarii domini Capitanei.

6. De minare qui agai aut conveniatur.

7. De quffistionibus commieicndis inier coniunctos et afllnes.

8. Salarium Noiarii.

9. De praescriptionc temporis.

10. De oflleio Sex Bonorum Virorum super lites tcrminandas.

11. De libellis dandis, et termino dato ad respondendum.

12. De temporibus ferialis.

13. De sequcsiris flendis contra extraneos.

14. De otlicio Capitanei et eius Notarii.

13. De Syndicatu Capitanei.

16. De pocna frangcntis tenutam dalam.

17. De pocna pctcniis debilum solutum.

18. De pocna vendentis bis rem.

19. De poena illius qui fcccrit lìcrì instrumentum pluris preti! quam soivcrit.

20. De venditione denuncianda. 21. De maleficiis denuntiandis.

22. De poena evellentis terminos, et de poena damni dati.

23. De pocna non facicnlis borlum. 24. De possessione turbata.

23. De reditu ambasciatorum.

26. De tutore dando pupillis. 27. De tutore dando beredilati iacenli.

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De poena ludi.

i!l. Oc poena libidoDosorum et luxuriosorum. 55.50. De poena homicidii et alioruni nialcnciorum. 51. De poena lestificanlis falsum.

52. De poena furanlis et acceptanlis rem furtivam. De modo procedendi contra dclinqucnles et requisilos.

5i. De poena rrcrptantis exbannitum.

55. De condcmnalione minuenda proptcr pacom. 56. De poena blasphcmantis Dcum vel saiictos.

57. De arbitrio Consiliariorum.

.56. Qiiod nullus de Potcstaria cogi possit ire Castilionum.

59. De officio Supcratantium.

10. De officio Trium Paciarum.

11. De officio Consiliariorum.

12. De sorore et aniita dotando. 45. De dote quae venit restituendo,

ii. De successionibus ab intestalo. 15. De contraclibus mulicris coniugatae.

16. De personis qiiìbus non currit prcscriptio nisi certo tempore.

47. De inbursaiioiiibus officiorum Potcstariae Codepontis.

46. De syndicaUi Camerlingbi et Consiliariorum.

49. De officio Camerlinghi.

50. De officio ISuniii sivc Correrii Ciiriae.

51. De gabella seu pedagio Potcstariae Codepontis.

Il codice contenente questo Statuto appartiene al Sig. Emiliano Dini di Caslelnovo

di Garfagnana. É in 4.°, di c. 75, scritto in pergamena, riccamente legato in cuoio,

con burchie di ottone, c fermagli. Allo Statuto fanno seguito varie correzioni ed ag-

giuulc; la prima delle quali è del 14 novembre 1475, 1’ ultima del 2 giugno 1652.

EQlll* — SSaSnfl della Comunità d' Kqul,

Codice cartaceo in 4.° di cari. 15 numerate, oltre 9 in principio e 15 in line non

numerate ed in gran parte bianche, posseduto dal Sig. Emiliano Dini di Caslelnovo

di Garfagnana. Cominciano; « A dì 50 di Luglio 1589. Congregati et in sufficiente nu-

« mero adunati li moderni Consoli et Consiglieri del Comune d’ Equi, Podesteria di

• Codiponle, nella Piazza di detto Comune, loro solita adunazione, insieme colli due

• terzi et più dclli huomini Capi di famiglia del detto Comune ecc. per fare, come

< fecero, per loro parlilo, ottenuto per fave 24 nere per il sì, et nessuna bianca in

• contrario, non ostante ec. •

Vennero approvati per cinque anni il 9 maggio del 1590 dai Signori del Consi-

glio e Pratica Segreta di Firenze. Si compongono di 15 capitoli come appresso:

I. Che i Torehiari del Comune siano tenuti frangere I' ulive prima a’ Terrieri

che a’ Forestieri.

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2. Del Mulinato del Cooiune, et suoi obligìii.

5. Che nessuna persona del delio Comuae possa iucaiuare il lorvliio del mede-

simo Comune a chi non abita in esso.

4. Che il ConduUure del Follo sia lenulo follare il panno e slamina.

b. De’ condullorì degli ediiizii cl suoi obblighi.

C. Della pena di chi allacca o farà attaccare il fuoco sulF Alpe eomunall.

7. Che i forcslicri non possine portare a macerare canapa ec. nel territorio cl

Comune d' Equi.

8. Che i forestieri oun possitio andare a ruspare castagne nè

nel territorio et Comune d’ Equi.

U. Pena a' forestieri clic saranno trovali cl accusati a tagliare qualsivoglia sorta

di legname nelle Bandite Comunali.

10. Delle bestie tanto minute che grosse che saranno trovate a pascolare tanto

nc' beni comunali che particolari, e loro pcua.

11. Pena a chi sarà trovato a corre l’altrui nccciuolc.

12. Della vendemmia, corre le necciuole c seminare la canapa, c quando ciò si

debba fare.

13. Che tanto i maschi che le femmine da anni dicci in su del detto Comune

giurino nelle mani de* Consoli di non dar danno.

li. Che i Consoli del Comune eieggbino una Guardia che guardi non solo li beni

e bandite Comunali, ma ancora quelli delle particulari persone.

15. Dell’ obbliglìo a chi si serve de* pesi e misure della della Comunità.

A c. 9 tergo c segg. si legge un* aggiunta al presente Statuto, deliberata dagli uomini d' Equi il 19 febbraio 1550, ed approvalo, ad eccezione del terzo e quarto capitolo, da* Signori del Consiglio e Pratica Segreta di S. A. S. il 15 maggio IboO. ha quale aggiunta è spartita ne’ quattro capitoli seguenti.

1. Di chi darà danno nella Folla del detto Comune.

2. Che nessuno possa fare le foglie di castagno nc’ beni d' altri.

3. Che non si appiggioni o alluoglii case o stanze a* forestieri.

i. Che nessuno del detto Comune possa vendere pane d' alcuno forestiero in detto Comune.

Segue 1." Una deliberazione de* Consoli c Consiglieri del Comune d* Equi, de’ 25 aprile 1791, colla quale onde siano maggiormente riguardati i beni comunali e parti- colari sì stabilisce che per F avvenire delle accuse un quarto sia del Fisco, uno del

2.^ Coronno, uno del Console c Consiglieri, c uno dell* accusatore ; Un'altra delibera- zione di esso Comune, de' 16 agosto 1770, con cui sì ordina < che in avvenire chi

« vorrà vendere ulive ai torcliiari o altri forasiicri, o vorrà frangerle fuori del torchio

« Comuiiitalivo, sta tenuto pagare al provenluario del torchio prò tempore a ragiuuc

« di soldi cinque florcntioi per ogni frantala; che se alcuno venderà o frangerà olive

« fuori senza preventiva licenza del Torehiaro incorra nella pena di soldi 10 per

« secchia, da applicarsi per una metà all' accusatore segreto o palese, e per F altra c metà al torehiaro ».

Digitized by Google FILATTIKRA. ^ a) SlaluH del Terriero.

I (iUccndemi dfl Marchese Opizzonc Mjlaspioa, dello anche Opizino, si divisero

tra loro nel 1275, cd essendo stale falle Ire parli del predio suo, quella che toccò

ad Alberto, figlio di lui, ebbe il nome di pars /erf/nno, quindi Terziero venne chia-

malo il dominio di esso Alberto, che si estendeva sopra Filattiera, Malgrate, TrcschioUo,

Dagnonc e altre terre e ville annesse. Intorno al 1288, essendo Signore del Terziero

il Marchese Manfredi, furono da lui composti e ordinali gli Staimi presenti, dei quali

non esiste che un frammento contenente il principio del libro I, c lo intiero libro III,

iiililolato de maleficiis puniendis, e diviso in 51 capitoli. La conservazione del fram-

mento in discorso si deve alle cure del sacerdote Francesco Antonio Finali di Trc-

schielto, che nel 17H6 lo copiò dalP originale munoscriUo esistente nell’ Archivio

della Comunità d' Isola nel feudo di Malgrate.

— Il) Statuii del Terziero.

Vennero compilali Tanno MCCCCI ai 15 di maggio. Erano divisi in 51 capitoli,

dei quali non resta altro al presente che il principio c T ultimo capitolo intitolato:

De carcere (iendo in 6'afu/a, conservatoci per cura del benemerito sacerdote Finali.

CilO^'ACiATLO. — StiitutI et OrdInatlonI del Comune et homini della lura di GÌo-

vagallo^ per hon cotnmodo et utilità delti homini predetti, nprobafi et confirmati per

r £ec.** Senato di .Vilano e per V Eec.^‘ Principe di della Ciltà; % q\u\U Statuti sono

divisi in quattro libri,

DilTei'isrooo in piccola parte da quelli di Monteregio, c non hanno dati. \ei 1845

ne possedeva una copia il sig. Settimio Porrini di Giovagallo, cd un* altra si conser-

vava presso il Doti. Domenico Giumclli di Ponircmoli.

IbRAGAOLA. — Statuto di Gragnola.

Codice cartaceo in fogl. di pagg. 150 numerale, oltre IC in fine senza numerazione.

In principio si legge la seguente lettera scritta da Matteo Toccoli, veronese. Dottore

di Legge, al Marchese Iacopo Malaspina: « Quelli Statuti c leggi municipali, che in

« nome di Y. S. III."* mi sono state portate, acciocché io vedessi se o por longhezza

« di tempo fossero defraudale, o in cosa alcuna mancassero, o vero se iiivccrhiando

« ì costumi umani avessero di bisogno d* ampliarsi, volentieri le ho prese, nè con

< minor diligenza e studio le ho considerale quanto che io so che una cosa di tanto

c momento li sia a cuore, e che sia grande la riverenza mia congiunta con grandis-

« simo desiderio d’amore verso di Lei. E considerando che tutte queste son fatiche

« d' uomini peritissimi, dubitavo di parlarci sopra, |>cr non dare, come si dice, luce

c al Sole: ma avendo poi veduto quanto V. S. 111.** desideri di poncrc rimedio a

€ Unti casi che giornalmente avengono, e certo prudcnitssimamcnie. ho preso in me

c questo carico cosi grande, acciocché per la piacevolezza e bontà delle leggi le cose

« consuete cd i costumi dclii sudditii suoi non si metieascro in abuso; c dove a me « è mancato T ingegno ho supplito colla diligenza. Mi sono sforzato ridurre quelle

« cose che per irascuraggìnc di chi le ha scritte pareva che avessero di bisogno

Digitized by Google « (!' esser riviste e corrette in più civile e meglio ordinata forma con queste nuove

« aggiuuie, quali pare si convenghino alle qualità dei tempi c dei luoghi. Mi duole

« non r aver mandate cosi presto, come sarebbe stata la voglia sua c mia insieme,

< acciocché i suoi sudditi non fossero stali cosi longo tempo senza leggi c governo

« civile, poiché questo carico del dottorato, di tanta fatica, mi ha spesso levato V animo

« da questa impresa. Mi consolo nondimeno che ritrovandosi V. S. 111.** presente colà,

« nessuno potesse stare senza governo, la quale con la sua sola presenza e raggionc

« volta gli animi dì lutti dove o lei più piace c si sa moderare con tale e tanta giustizia

« che a nessuno casca nell'animo oITcrir I* altro. Quali si siano adunque, riceva questi

< Ordini nel presente libretto c scritti di mio pugno, c gli riceva allegramente, prc- c gandola clic se ci trova fallo ne dio colpa al ritrovarmi io abscnie da Lei, colla

< 4|ualc avrei gustato grandemente conferire molle cose, e trovandone facci grazia

« accusarmegli, non si scordando che fra tanto si troverà sempre pronto e non mai

« stracco riservir a V. S. 111.*' la quale prego mi ami colla sua solila benignità.

« E stia sana. > Cominciano: «Nel nome del Signor Iddio, Amen. Nel 1410, nella terza inditione,

« ailì Si gennaro, et ad onore dell' Onnipotente Iddio, e delia gloriosa Madre Vergine

« Maria, e Beatissima S. Cassiano, e di lutti i Santi e Sante di Dio, et in onore dC’

« gl' III.*' .Marchesi Leonardo e Galeotto della felice memoria del Sìg. Leonardo Malc- c spina del Cusiel dell’ Aquila c di Viano neir Unigiana, et io onore di tutta V Uni'

• versìtà c Corte di Gragnola, et in augumento e perpetua difensione delle Chiese di

« Dio, dei Ponti, degl' Ospidali, Luoghi Bcligtosi, dogli Orfani, delle Vedove e de* c Pupilli. Questi SloUiii, ordini e capitoli di essi, da durare in perpetuo, sono stali

fatti, composti et unitamente ordinati sopra il regimcnto e governo di qualsivoglia

« Rettore et OHiciale della Corte di Gragnola dagl' Iti.*" Sigg.'' Marchesi Leonordo e

« Galeotto sopradelii; anione però maturo consiglio, e con consenso di tutti gli uomini

« della delta Corte, a quest' elTeito solo eletti e chiamali nel Parlamento Generale, c

« confermali per gl' antedetti Signori Marchesi, Comune e Corte. Falli, composti, cor-

< retti, emendati et approvati nei tempo del Vicariato del savio Messere Accorsine

< figliuolo già di lucopo della Culla Rettore c Vicario della della Corte. Et al presente

« con parere c consenso degl' eletti, come di sopra, sono rcdulti in miglior ordine,

« emendati da molti errori per gl' III.*' Sigg. il Uev.*'* Sig. Iacopo e Leone, suo nipote,

« Marchesi Malespina, come di sopra ; et in nome anco del Sig. Gio. Ualtisla Marchese

« e nepote del predetto Sig. Iacopo, da osservarsi con buona fede, senza frnude

« da qualsivoglia Rettore, Consolo, Vicario della predetta Corte, in ciascun anno e

« tempo del governo loro, removendonc ogn' amore, ogni odio, ogni preghiera, ogni

« prezzo, ogni timore c qualsivoglia gratia umana ». Si dividono in CLXVII capitoli, come appresso:

1. Del Vicario, c suo ofllcio.

Del giuramento da darsi al Sig. Vicario.

3. Dell’ elellione del Nolaro.

4. Deir cletliooe dclli Consiglieri, o loro ofllzio.

5. Deir cieUione del Consolo, e suo ofTizio.

Digitized by Google 6. Deir elellione del Massaro, e suo olUzio.

7. Dell’ elellione dclli duoi Sindaci, e loro oITizio.

8. Dell' elellione dclli Sopraslanti.

9. Che gli eleni ad un oflizio non lo possino rìnutare.

10. Che i Consiglieri, Sindici e Consoli non siano Icnuli a carico personale.

11. Che li Slaluli si debbano scrivere.

12. Che il Vicaria sia icnulo far leggere li Slaluli nel Parlamenlo Generale.

13. Che il Vicario sia Icnulo all' osservanza delli Slaluli.

li. Del salario del Sig. Vicario.

13. Che il Vicario el altri olliziaii non possino ricevere presemi.

IG. Della subrogazione del ISolaro.

17. Del Nolaro che lascierà l' oflizio.

18. Dell’ insuflìcienza del Nolaro, e sua confirmalione.

19. Del Garzone del Vicario, c suo pagamenlo.

20. Dell’ oflizio del Corriero, c suo salario.

21. Che il Vicario sia icnulo augumcnlarc l'onore c la robba dclli Sigg. Marchesi.

22. Che il Vicaria non possa ordinare il Parlamenlo.

23. Che il Vicario flnilo il suo oflizio sia in sciidicalo.

2i. Clic i Marchesi c Corlc di Gragnola siano obbligali scambicvolmenle giovarsi insieme.

23. Dell’ ordine e come si deve procedere dove si Gene raggiane.

26. Dclli giorni feriali.

27. Della ragione sommaria.

28. Della ragione sommaria della piazza.

29. Dello stare fuori del Banco.

30. Di quello che non giurerà i comandamenti del Vicaria.

31. Qualmenic il Popolo o uomini della Corte di- Gragnola siano obbligali a

giurare i coniandamcnii del Vicario.

32. Dell’ oflizio del Vicario, del Nolaro, e pagamento del servitore.

53. DeH’obedire al comandamcnlo del Vicario e del Nolaro.

34. Della citazione e modo di rendere ragione a ciascuno.

33. Della sicurlà domandala per il Vicario o suo Nolaro.

56. Delle eondennazioni da farsi.

37. Delle non falle eondennazioni per il Vicario e suo Nolaro.

38. Del modo di dare il guasto ad alcuno come ribello.

39. Del modo dell’ interdire.

40. Del modo del sequestrare.

41. Delli pegni da non pigliarsi per debito.

42. Delle lemile.

43. Del render ragione alli creditori per mutuo e debito confessalo.

44. Del render ragione alli creditori che hanno inslromenli.

43. Che nessuno risponda per altri.

46. Che sia dallo un Avvocalo o Procuratore a chi lo domanda. 230

47. Delle posilionì e responsioni di quello.

48. Delle sportule e delle dazio.

49. Di quello che si appella al Consiglio per qualche graTOmcnlo.

50. Che non si possa appellare di alcuna colleUa o iuiposiUone.

51. DelU fiai e parli che si debbano al padrone.

52. Di quello che paga Cui o pensioni overo per dieci anni.

53. Dell] neganti le terre delli feudi o enfiteusi al padrone.

54. Deir invcsiiture non domandale in abscnzia del padrone.

.53. Della prcscriliionc del tempo.

56. Del vendersi la preda.

57. Quando non si procede personalmente contro al debitore.

58. Del termine del giorno fcriato.

59. Del sagramento da darsi Dno alla somma di soldi XI..

CO. In che modo si dia credito ai libri de' mercanti. Gl. Delle controversie da comeitersì.

02. Degli arbitri.

C3. Che il vinto sia condannato al vincitore nelle spese.

04. Quali Notori possino fare instrumcnli.

65. Che non sia fatto instruniento di protcstalione.

GG. Delle scritture et inslromenti da riscuotersi, et obligo del Noterò.

07. Di chi avesse tenuta nella Corte di Gragnola.

08. Delli forestieri che abitano nella Corte di Gragnola.

69. Del fare le ripresaglie.

70. Degli ambasciatoli, loro oITizio e pagamento.

71. Degli alimenti da darsi precisamente ai padre et alla madre.

72. Che il fratello sia tenuto maritare la sorella.

75. Che la donna non si mariti senza licenza delli suoi.

74. Della donna dotala.

75. Delli sposalilii, doualioni o antefatto.

7G. Deir ordine e rito delle nozze.

77. Deir ordine delli Compari al Sacro Battesimo.

78. Che nessuna donna constante il matrimonio c nessun minore possa alienare.

79. Che il marito guadagni la metà della dote.

80. Del frullo overo emolumento dolale.

81. Della divisione delle sorelle con i fratelli.

82. Deiroflìzio delti Soprastanti.

85. bel modo di vendere il pane.

84. Del modo di vendere vino. 83. Del modo per vendere carne.

8G. Delle pecore e porci gramignosi c brutti.

87. Del non comprare o vendere fuori della piazza di Gragnola.

88. Delli giorni festivi da celebrarsi.

89. Che nessuno compri per rivendere.

Digitized by Google 'iòl

90. Della mercede per li molinari.

91. Del neliarc le vie pubbliche.

Dclli canali cl acque che scorrono per le sirade.

95. Delle cloache o condotti.

(lelll Mttleimi.

9i. Dcir accuse, dcnuniic o inquisiiìoni.

9j. Che le accuse e processi per sollenniUi omessa noti siano vUiali et annullali.

9G. Dello scrivere le accusalioni.

97. Del modo di citare i malfattori.

98. Del modo di pigliare i banditi.

99. Dell! ricettatori de' banditi e di chi quelli aiutano.

toc. Che nessuno sia pigliato senza causa e della restituzione del Dando.

fOi. Della sicurlù da darsi di non olTendere.

lOii. Del modo d'accusare i falsi accusatori c calimniatori.

Di condennarc i malefizii fatti fuori delia Corte. 104. Delie violenze commesse nelle donne.

105. Delle colpe, delitti, omicidii, assassinamenti, incendii, c tutti i oialclìzii.

' lOC. Ddli venefizii e malie.

107. Degl' incitatori e percussori.

108. Deir assalto con armi e senz'armi.

109. Deli* assalto a una casa con arme o senza.

110. Delli minori d'anni XIV che facessero un insulto.

Iti. Delli percussori del padre o madre.

112. Deir assalto olla prescntia del Vicario, e percussione con arme o senza.

113. Dcir impeto contro il Vicario con effussione di sangue o con perdita d' un membro o della vita.

111. Di chi percuoterà un Corriere o Messo.

115. Di dii proiberà il pegno al Corrtero.

116. Di chi proiberà la tenuta al Corricro o quella rompesse.

117. Di quelli che furtivamente entrano nelle case e quelle scassano.

118. Ddli furti fatti da qualsivoglia persona.

119. Od ladro notlilrno.

120. Di chi scienlcmenlc riceverà cosa rubbata, o presterà aiuto al ladro.

121. Di chi riceverà qualche cosa da persone d'altri.

122. Di chi darà impresto in qualsivoglia modo ad un figliuolo di famiglia.

123. Ddli sacrileghi.

124. Dell' incendiarii, rapine, danno per incendio, rovina e naufragio.

125. Delle parole ingiuriose, c di chi butterà immondizie contro ad alcuna persona.

126. Delli fanciulli che insieme si adirano c delli rubbatori de’ frutti.

127. Di chi farà tumulto o baruffa, e di dii a quelli correrà. 128. Del termine mosso.

129. Di quello ebe domanderà il debito sodisfatto.

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150. Di chi negherà iin debito non pagato.

151.155. Di chi venderà una cosa due volte, e di chi piglierà in nome d'altri.

152. Di chi venderà o alienerà cose soggette a pensioni.

Del falso testimonio.

loi. Di quello che persuaderà o dorà premio clic si dica un falso testimonio o

che si faccia contratto falso.

155. Di chi farà un falso instromcnto o falsillchcrà scriUure.

156. Di chi in giudizio produrrò un falso instnimcnto o falsi tcsiimoniì. 157. Di chi comprerà o venderà, con falso peso.

158. Di chi spenderà falsa moneta e quella batterà. 145. 159. Che per la confessione sia sminuita la condennazionc.

liO. Dell) bestemmiatori.

HI. Delle pene da imporsi alli giuocatori.

142. Del tener segreti i Consigli della Comunità.

Di chi non tornerà a casa quando la campana suona a martello.

144. Delia pena deili seduttori.

145. Della guerra delle Comunità, e di chi darà consiglio alli nemici.

146. Clic li contumaci si abbiano per confessali.

147. l'Itimo statuto delli malenzii.

Ii8. Delle guardie da osservarsi.

Slafiitl «opra rofi« ruwtlHi».

149. Di quello clic anderà a lavorare terre salvalìchc c boschive.

150. Delli dannifìcanli gli albori.

151. Delli rami d' alberi pendenti sopra la terra d' alcuno.

152. Dello foglie di castagno tagliate per dare al bestiame.

155. Delle fole e danni dalli.

154. Delle accuse delle fole.

162.155. Delia controversia d' un pozzo o acquedotto.

156. Delle vie da non farsi.

157. Deir emendazione delli danni datti occuluimcnie.

158. Della fraudo del Sallaro e del Console.

159. Della condennazionc non riscossa.

160. Del modo di condennare il Vicario.

161. Dei rinovarsi li Slatutarii.

Addisioni.

Delli beni stabili da porsi nel libro dell* Estimo.

In fine di questo capitolo si legge: < Aggiunto per V ilL"* Sigg. Marchesi predetti

« alli XXVIII d' aprile M . D . XXXXIIl ».

1G5. Bando sopra te vendizioni.

In fìnc del presente capitolo è scritto: « Aggiunto alli 5 di Marzo M . D . XXXXIIl ».

104. Sopra la divisione de' beni.

Digitized by Google ÌÒZ

lOS. Della donna dolala.

ICii. Delle scriilure dclli Nolari senza licredi Molari.

IG7. Delle donne hcrcditanli.

!IIALGR.\TE. — a) DocreS* scn CoBlUudoneii .Ualgratl. MS. earlacco esistente presso al Sig. Avv. nafTaello ncgliini.

Vennero compilali sugli antichi del capo feudo di Filatlicra ( da cui Jlalgrale si

' del Marchese Giuseppe del fu Cesare distaccò nel 1531 ) per comando Malaspina

nel 1371, c furono pubblicali il 19 aprile del 1372. Cominciano; /oieph .thilnspim

filius quondam rccol -ndae memoriae illustrissimi domini Marehionis Caesaris, dominus

Mahjruli, Fiteii, Orlurani, Uoccoroni, holtae el pertiiienliarum. Terminano; /n uouiine Uomini, amen. Anno a yatimlale Eiusdem currente 1572, indiclione XV, die vero 19

mensis uprilis. Pio V summo Pontifìce et Misximitiano Imperatore regnante et Dom.

nostra. Il cav. Cugeoio Branchi di Firenze, che ne possiede un copiosa o diligente

spaglio, mi scriveva nel darmene ragguaglio: «Constano detti Statuti della indicazione

« delle Magistrature Municipali e civili, della parte criminale, e della parte civile.

« Sono susseguiti da altri decreti e costituzioni del .Marchese Giuseppe Malaspina del

« dì I ottobre 1379 e del Re Filippa IV di Spagna del di 2t luglio 1652; in fìne

« sono confermati dal Marchese Bartolomeo Aribcrti nel di 20 Settembre 1641 dopo

< F ac

— b) Sfatala el ordlnamcnla Marrhioais .Malgrall in Lunigiana et lerrarum eie-

Fanno seguito al suddetto MS. Furono dati dal Marchese Giovan Ballista Aribcrti

il 28 giugno 1664, c contengono materie come sopra, con lo stesso ordine disposte. / nASSA. — Capiloll del Collegglo de’ Dollari di Maeea.

In fogl. di pagg. 12, non numerate, 4 delle quali, bianche, presso il Marchese

Giuseppe Campori di Modena. Eccoli qui per intiero.

« Alberico Cybo Malaspina del S. II. Impero el di Massa Principe, Marchese di

« Carrara et Ayello, e Conte di Fereniillo ccc.

« Ilavendo noi li mesi passati concesso privileggio c dato facollò alli nostri Doclori di

< Massa di poter fare el erigìre un Colleggìo, come in altri luoghi c Città ben regulale si

• costuma, con riserva di concederli quei Capitoli e privìlegii che ci pareranno conve-

« di proprio, di certa scienza,' nienti ; per ciò nostro moto nostra e con la pienezza della

< nostra podestà, al predetto Colleggio e Dollari di esso diamo e concediamo gl' infrascritti

« Capitoli, Privileggii, cscniioni, giurisdilioni el emolumenti da esequirsi et osservarsi non

« ostante qualsivoglia legge, statuto, ordine o decreto che in contrario facesse, alle quali « e ciascuna de’ quali vagliamo che se intenda derogato come se spetiaimcnte qui

< fossero inserti et a ciascuno fosse fatta speciale e particolare dcrogalione, e prima.

Dell' electione del Priore. Capitolo I.

« Essendo costume assai lodevole in lutti li Colleggii non solo di Dottori, ma di

< qualsivoglia altro Colleggio o congregatione, che si elegga uno quale sia il capo et 31

Digitized by Google « superiore, ordiniamo perciò clic al principia dell' anno li Dollori collegialmente ragu-

« nati facciano lista delti Dottori di detto Colicggio di ctò di aitni 56, i nomi de’ quali

• mettano in bollettini separali in una tasca particolare, et poi di detta tasca faccino

• ad un fanciullo cavare un bollettino, e quello che prima uscirò sia e s’ intenda

« essere il Priore dì detto Colleggio, quale linhbia lutti gli lionori, prerogative et auloritò

• che hanno e sogliono haverc quelli che sono capi e priori delti Colicggii di Dottori s nclli altri luoghi e città. I,' ullicio del quale deve durare per un anno, e finito, ca-

li varsi per sorte un altro bollettino, come sopra sì ò detto ; da farsi cosi sino che

< dureranno i bollettini della siiddetla tasca, quale lornesi a rinovare nella maniera

• che dì sopra s' è detto; decliiarando che se olcuno dottore fra tanto arriverà alla sud-

€ delta età limitala, sia subito intascalo •.

Dell' eleelione del Cancelliero. Capitolo ì,

I E perchè è necessario che il suddetto Colleggio habbia il suo Cancelliero per

« notare et registrare li decreti et ordini che fra detti Dottori collegialmente si faccs-

« scro et per altri bisogni che occorreranno, faranno ancora li medesimi Dollori un

< altra tasca, mettendovi li nomi di lutti li Dottori del Colleggio in bollettini separati.

et nel tempo dello di sopra faranno cavare a sorte, e chi prima uscirà sia e s'in-

« tenda essere il Cancelliero di detto Colleggio, da durare detto ofiizìo per un anno, e da

« cavarsi per I' avvenire, et rinnovarsi la Tasca nel modo che di sopra si è detto.

• Dichiarando che se un Dottore fiisse stato prima cavalo Priore, se uscisse ancora s Cancelliero non possa servire, ma se rimetta nella Tasca, et se ne cavi un altro, s Dovcrà però il Colleggio deputare per l’ cstratlionc delle scritture dell’ Archivio uno

< dei notar! del Colleggio, quale per questo clfelto s’ intenda Vice-Archivista del-

1’ Archivio. E per mercede dello Notaro hnvcrà il ó.” dello tassa, un terzo ne haverà

• detto Cancelliero, et T altro gli eredi de Notori defonll per II protocolli d’ Inslrii-

« menti, che saranno in d.° Archivio >.

Delle qualità delli Dottori di ùillcgi/w. Capitola 5.

« Quelli Dottori, che vorranno essere ammessi in detto Colleggio, doveranno essere

< dottorali o in Studio pubblico, o vero da noi per I’ autorità che habbiamo di poterli

< creare, ne potranno in detto Colleggio essere ammessi se non dottori nostri Vassalli

< dì Massa, così nati o fatti, come da farsi, che siano nati legittimamente et di Icgit-

• timo matrimonio, e che siano maggiori dì anni 2S, rescrvando al Governatore nostro,

« et al suo figlio di poter entrare in detto Colleggio >.

Del modo di ammettere li Dottori di Colleggio. Capitolo 4.

• Quando occorrerà ammettere nel detto Colleggio alcun donare che habbia le

sopra dette qualità, comparirà egli al luogo dove saranno radunali li dottori del Col-

• leggio, e quivi per un dottore di Colleggio facendo esporre la sua domanda e prc-

• senlarc il suo Privileggio, debba senz’ altro scrutinio essere ammessa, facendo al s libro annotare la delta ammissione, poi introdotto, farà un’ oralionc latina, e per rico-

• gnitione darà alti Dottori di Colleggio un paio di guanti per ciascuno »,

Digitized by Coogle Del modo del vestire. Capitalo 9.

< Per esser cosa mollo convenevole ebe li Dottori vatiino vestili secondo che

ricerca il decoro e grado loro, ordiniamo clic li Dottori quando andaranno privata-

mente vadino vestili in babilo condecente, ma quando andaranno collegialmente

devano andar vestili con la toga >.

Di non esercitarsi da Dottori di Callegijia altri esercita. Capitolo 6.

« Perebe è cosa mollo lodevole die faccia ogn’ uno P ofllzio suo, nissuno Dottore di Cuileggio poirìi esercitare I’ arte del ^'otaro, nè altro escrciUo, che sia inferiore al Dottoralo, nò fare attualmente il Procuratore ad lilcs, o vero alla Corte, mentre ebe si siede, comparire a dettare comparse o presenti >.

Delle Scrutare. Capitolo 7.

< Ordiniamo e comandiamo, che da nissuno oOilialo nostro, nò in qualsivoglia Tribunale ordinaria delegato o compromissario possano essere ammesse serillurc

di qualsivoglia sorte, comprhcndendovi anco i libelli del dare c dell’ bavere che

non siano sottoscritte, c fatte da Dottori di Colicggio, sotto pena alle parli clic le

presentasse di nnllità, et a qncl Nolaro che ammcllcssc scrittura non soltoscrilta,

come sopra, di scudi quattro, d’ applicarsi per la metà alla nostra Camera, per un

l' quarto al Galleggia predetto e per altro ali’ accusatore et esecutore ; c die sia

tenuto il Commissiario o altro Giudice, come sopra, avanti i quali s’ ammettessero

siniil scritture, o direttamente o indirettamente, levarle dal processo, nel quale fossero

state prodotte, sotto la pena sopra detta, d'applicarsi come sopra. Ordiniamo di più clic in dette scritture si debbia usare sorte di termini di modestia fra li Dottori, et aste- nersi da parole ingiuriose, impertinenti, et provocatorie, le quali si come alla causa

non servono, cosi spesso generano occasioni di scandalo e di risse; rcservato perù die non s’intenda probibito il presentare scritture d’altri Dottori forastieri ».

Dell' ammettere al Colteggio l' esamine di Bollori. Capitolo S,

< Ci contentiamo quando saremo da alcuno ricercali di volerlo creare Dottore, di

l’ commettere al detto Colleggio esamine et approvatione sua ; e quando questi saranno

nostri Vassalli, sarà il laureanda obbligalo solo a dare per rccognilionc un paio di guanti per ciascuno dottore, ma quando saranno stranieri si faranno dare scudi dicci, da par-

tirsi fra dottori del detto Colicggio, et il Priore babbi il doppia degl’ altri dottori >.

Dell’Archivio. Capitolo 9.

< Uavendo noi hauto molto desiderio che una volta si mettesse io esccutionc 1’ .Archi-

vio, altre volte ordinalo, applichiamo perciò al detto Galleggio l’ Archìvio, volendo 236

« clic il Priore sia e s'inlenda essere il Conscrvalorc, et il Canccllicro del Col leggio

scrittura • sia r archivista ; ordinando che di ninna et ìnstrunienti del detto Archivia

• possa darsi copia, che non sia ancora sottoscritta dal detto Priore, al quale per detta

< sottoscritione si daranno holognini quattro da chi haverà dimandato la copia; dando,

• concedendo, et applicando al detto Colicggio il predetto Archivio con tutti li suoi

• assegnamenti fatti sin ad bora, emolumenti, utili, giurisdittioni et autorilò, che per

« conscrvatione di detto Archivio saranno opportune et che hanno li Archivi delli

« altri luoghi e cittò, rcservando solo a gl' credi di Notori defonti il 3° degl’ emolu-

« menti, che si cavaranno da loro protocolli. E perchè, vogliamo che segua quanto

« sopra, ordiniamo che al più lungo il detto Archivio sia in essere fra sci mesi, et

« in quello siano reposti e colloeate tutte le scritture, protocolli de’ Notori defonti

« e che morirono successivamente, et processi in qualsivoglia luogo cxisicnti, et ap-

• presso qualunque persona, sotto quelle pene, die da detto Colleggio saranno ordinate >.

Oel Contigliero di Stalo. Capitolo 10.

• Ci contentiamo ancora quando ci verrà pensiero di voler fare i nostri Consi-

> glieri di Stato d’ ammettere nel numero di quelli il Priore del Colleggio, che per

< tempo sarà »,

DrW imuailù de Dottori di Colleggio. Capitolo 11.

• Tutti li Dottori, che saranno descritti in detto Colleggio, oltre gl’ altri privileggi

< et imunità, che hanno, saranno esenti et imuni da ciascuna gravezza reale et

« personale, ordinaria et extraordinaria, eccetto che dalla Colta solita im|>orsi dalla

< Comunità, per debiti civili non potranno essere in qualsivoglia modo carcerali. Non

• potranno essere civilmente convenuti senza nostra licenza, o del nostro Govcr-

• ualore; e dell’ ingiurie, che a loro baranno falle, o con parale o con falli, vo-

• gliamo che siano castigali i delinquenti oltre la pena statuaria ad arbitrio nostro >.

Dell' Avvocato de' Poveri. Copilolo 12.

• Nel tempo che si faranno le altre clctlioni debbiano li Dottori predetti mettere

« in un’altra Taua particolare in bollettini i nomi di tutti li Dottori di Colleggio, c di

> quelli cavare a sorte, come si è detto, un bollettino, c quel Dottore che prima

< uscirà sia c s’inlenda essere T Avvocato delle persone veramente povere del nostro

< Stalo di Massa; il quale. Avvocalo sia obbligalo sene’ alcuna mercede diffendere le

• cause di detti poveri, et haveric a cuore come se lusserò cause delli più ricchi di

« Massa ; et se il detto Avvocato ardisse, o presumesse direttamente o indirettamente

€ in poco, 0 in assai farsi pagare, et pigliare presenti nè piccioli nè grandi di qual-

• sivoglia sorte dalli delti poveri, vogliamo, che di fatto sia sospeso per un anno dal

« detto Colleggio et obbligato restituire il doppio a detto povero di quello si fosse

< fatto pagare. Da durare detto oOizio per un anno «.

Digitized by Googlc dia il Colleggio sia Giudice di certe Caute. Capitolo 13.

Acciò siano con più maturità deciso e terminate tc difTcrcnzc che nascono fra

« li nostri Vassalli per cjiito delle servitù rustighe et urbane, vogliamo che in luogo

« delti sindaci ne sia cognitore et decisore un Dottore di Colleggio, da deputarsi et

« eleggersi a sorte, come s' è detto di sopra degl’ altri oflìeij. Volendo che il detto

- X Dottore habbia quella autorità, che per li statuti è data alti Sindici, c che dette • diflcrcnze debbiano essere decise, c terminate senza alcuna scrittura, nel modo che

< si osserva hoggi dalli detti Sindici, e che possa detto Giudice andare sopra in diflc-

« renza sena’ altra commissione del Commissario, e possa le rclalioni che farà far

• scrivere a quello li piaccia, derogando solamente all’ autorità delli Sindaci in quello

« di sopra è dichiarato; al qual Dottore eletto, come sopra, quando sarà ricercalo per

« la visita del luogo, dovcrà pagarsi la metà solamente di quello è lassalo ai Com-

« missario >.

• Inoltre diamo, c concediamo, et applichiamo al predetto Colleggio di Dottori

« tulle le seconde Cause Civili con tutti gl’ annessi, connessi, c dipendenti d’ esse,

< et con quelli emolumenti, prerogative et giurisdittioni, che le conosce, et gode di

• presente il Governatore come nostro Auditore, et li sono cesse c eoncessi dal

« Statuto sotto la Itubrica De lud'ce appellatiónii nel lib. St."; la quale applicationc c

« coBcessionc babbi però d' haver luogo et effetto subito che sarà finita la patente

« di dello Governatore in quanto al oliicio dell’ Audilorato, et in quello modo cioò

« che si eleggili un Dottore di detto Colleggio a sorte d’ anno in anno, come sopra, il

• quale sia cognitore e decisore delle dello seconde cause e con gli emolumenti et

< giurisdittioni dette di sopra. E caso che il detto Giudice estrailo, come sopra, a sorte

1 fosse stalo avvocalo in causa o fosse legittimamente sospetto alle parti, ordiniamo

• che il Colleggio ne surregghi un altro, pur Dottore di esso, solamente in quella

• causa, et nel modo come sopra >.

• Dato in Massa nel Palazzo della nostra salila residenza questo dì primo di

« Marzo 1602 •. Alderico

Nicol.vo Cacciatori Secretarlo de Mandato.

MAT.IiRAKA. — Franehisgle, Privilegi ed ImmuiilZa dei luoghi di .Valurana e di Corrodano tuperiore ed inferiore — lil3 penultimo d' Ottobre. —

Codice cartaceo del principia di questo secolo, presso Acliillc .Neri sarzanese. Sì

com|K>nu di 16 carte non numerate. Sotto il titolo leggesi; In quatto volumetto ti

vedono le antiche convenzioni, più volle in varii tempi confermate per la loro oiier- vanza.

Le terre di Malarana, di Corrodano inferiore c di Carrodano superiore appartennero

ai Signori Da Passano, ed ebbero perciò quelle stesse franchigie da essi ottenute dal Comune di Genova. L’ atto più antico qui riprodotto nella confermazione del 1413 è

dell' anno 1206; I' ultimo documento ha la data del 1S97 ( Vedi Corrodano). ^58

MO!%TEDIVALLI. — (Veti. AuHa).

MOATERi^GIO. — Sinliito d«IÌA Coiuniihù di Monlereglo, estratto dall' ordina-

rio (inUeo et ridalo al moderno vivere de ordine delti Uluslristimi Signori Marchesi Giu-

lio Cesare Malaspina et Leonardo, suo fratello. Signori et Padroni de diti luoghi, con

la #ua Tavola. 1309 a di primo Aprile.

L* ordinario c antico Statuto di questa terra era quello di Mulazzo ( Vedi Malazzo dal Icltera c. ) Il nuovo, ossia il presente, è posseduto Sig. avv. Ferdinando Miclieioni di Mulazzo.

>H'EAZ20. — n) Sfftluls et ordlnamcntik MiilnUI.

Frammento originale in pergamena, che si conserva nell' Archivio del Comune di Mulazzo. Comincia:

la nomine Domini, amen. Haec sunt Slaluta et Ordinnmenla lotius Comiminis, ini’

versilalis et hominum Mulutii et distriefus, upprobula et con/ìrmala per homines et

i'niversiiates lotius dicti Communis tam de Mulalio, Groppulo et Moleresio guani aliis

villis et locis dieli Communis, currentibus annis a .\ativilale Domini nostri Jesu Chrisli

millesimo trecentesimo xxxiij, indictione prima. Segue il ruhricafìo composto di IIS

titoli. Vi si legge una provvisione del mese di luglio U36, fatta in aggiunta agli Sta*

luti medesimi da GUiscllo Azone c Antonio Malaspina, Marchesi di Mulazzo, di cui

vcdescnc rogato V atto di pubblicazione dal notaro Antonio del fu Opietno Marchcsclii

di Mulazzo.

— Il) CnpUoll di franelilgtitle e esenzioni chiesti dagli L'omini e L'niversHà di Mulazzo,

eonsentili e giurati dal Sig. Morello fu Franceschino Malaspina il di !G Dicembre 134i.

Sotiu in n.** di venti, e V atto di pubblicazione fu rogalo dal iiolaro Pietro di

Ccccirmo Nozardi di Ponlrcmoli. Se ne hanno due copie autentiche, una delle quali

estratta dal Notaro Agostino Canesi di Madrignano esiste neir.Ucbivio de' Contralti

in Poniremoli, c Valira nell' Archivio domestico de' Malaspina di Mulazzo, Filza l.^

— v) SSiiliiSo di SIuIabso.

È r ultimo Statuto che si conosca di questo feudo, il quale comprendeva .Mulazzo,

Groppoli, Montcregio e relativi distretti. Si conserva ocll' Archivio domestico de' Ma>

laspina di Mulazzo, filza 21, pacco n.^ 2. La data manca, ma sembra sia stato conijii’

lato verso il 1i53. Dividesi in 83 capitoli, de’ quali gli ultimi 3 sono aggiunte posteriori

fatte da' Marchesi Malaspina tra il cadere del secolo XV e la prima mciìl del secolo XVL

OUVOE.A. — Slalalo locale di Ollvola e Palleronc.

Codice cartaceo in 4.^ di pagg. l ii, V ultime due delle quali bianche, e più un quia-

tcrncuo di pagg. 12 in principio, non numerale, contenenti la Tavola delle rubriche.

Si conserva in Castelnovo di Garfagnana presso il Sig. Emiliano Dini. Questo Statuto

non ha data; la scrittura è di mano del secolo XVII; si compone di 160 capitoli, come segue.

Digitized by Google 9.1. Modo di trovare li Consoli.

ì. Clic li Consoli siano tenuti dilTcndcrc alcuno fiigicntc in Olirola c Pallcronc.

’>. Della guerra della Comunità, c pcn.a di quello clie desse favore all! nemici,

t. Del modo di guastare alcuno come ribello.

Delli doni da non essere accettati per li Consoli e Notaro.

C. Di quello che non giurasse li comandamenti delli Consoli e del Kotaro.

7. Delli pegni che non si possano tuorc per debiti.

15.8. Delle vie pubbliche da esser rifatte.

9. Che li detti Consoli siano obligati a dare copio dello Statuto alli domandanti.

10. Delle condannazioni da esser fatte c riscosse.

11. Del Notaro che uscirà d' oflizio.

12. Dell’ elezione del Notaro.

Dell' evaginazione della spada e coltello contro alcuno, li. Dell'assalto fatto con arme a casa e senza arme.

15. Delli minori di li anni faciente sangue et assalto. 25. 16. Di quello che batterà il padre e la madre.

17. Dell' assalto fallo avanti li Consoli contro alcuno con arme.

18. Della percussione fatta avanti li Consoli con sangue.

19. Dell’ impeto fallo alli Consoli o vero al Notaro con effusione di sangue.

20. Di quello che batterà il Corriere con cITusione di sangue.

21. Di quelli che beslemiano Dio, Santi o la Vergine.

22. Di quelli che furtivamente entrano in casa d' altri.

Delli furti fatti dalli maggiori c minori.

24-. Di quelli che seicnter haveranno pigliala la cosa rubala, o daronno favore

al ladro.

25. Di quelli che piglieranno alcuna cosa da persone sottoposti.

26. Di quelli che prestano cosa alcuna a Ogiiuoli di famiglia cioè denari o pegni.

27. Dell’ elezione dalli tre Buoni boinini, e del loro oflizio.

28. Del modo di vendere la carne.

29. Del modo di vendere il vino a minuto.

50. Del modo di vendere il pane.

51. Che nessuno eletto ad alcun oflizio lo possa ricusare.

32. Che ninno persona deva lavorare le feste.

35. Che li Consoli devono provedere a quelli che vogliano fare case et apostie- ciare vigne.

54. Del modo di condannare li falsi accusatori e caluniosi.

55. Delle violenze et ingiurie falle alle donne.

36. Che li Consoli siano obbligali osservare li Statuti

37. Della pena delli giocatori,

38. Delli termini delli confini da non esser rimossi.

39. Delle bestie da non essere tenute nclli castagni al tempo de’ frulli.

40. Delle vie non usale.

41. Della donazione che puole fare il marito alla moglie. 2i0

iì. Che le donne dolale non possano tiorcdilarc i beni paterni.

i3. Clic le donne non possano licredilare in li beni malerni oltre la somma di soldi 40.

44. Del modo di condannare quelli che vendono una cosa a due persone.

43. Del facientc danno col fuoco.

4G. Della pena di quelli che danno fuoco olii arbori.

47. Delli minori di 14 anni furanti frulli.

48. Clic ogni persona possa mettere il suo in fola.

49. Della pena de' danni dati.

iiO. Della fola delli porci.

51. Clic le pecore non possano stare nella giurisdizione di Olivola c Pallerune

dalli Ire di giugno inaino a settembre.

52. Che persona alcuna non possa tenere capre nò porche da porcelli.

S5. Delia pena di quelli clic haveranno lavoralo boschi comuni.

54. Clic persona alcuna non possa tenere arbori appresso ara, orto, vigna c cane-

paro d’ altri.

55. Delli alberi che non si possono piantare appresso alle confini, d’ altri.

Sii. Delli alberi che pendono sopra la possessione d' altri da esser tagliali.

S7. Delli frutti da essere celti a termine.

SS. Delle conlìiii dell' acque.

S9. Delle parole ingiuriose.

Ilo. Delli minori di 14 anni che comballessero insieme.

61. Della pena delli falsi testimoni.

62. Della pena di quelli che promettono o danno denari ad alcuna persona acciò

testimonia II falso.

Gà. Della pena di quelli che vendano o comprano con falsi pesi o false misure.

f4. Della pena delli Notar! che haveranno latto falsi instromenti.

65. Della pena di quelli che haveranno promesso denari o altra cosa alti Notar!

acciò faccino falsi instromenti.

66. Della pena di quelli che scienlemenlc producano falsi instrumenli.o prova-

rioni 0 altre scritture.

67. Della pena di chi vendesse carne feminca |ier maschio.

68. Della pena di chi vendesse carne grcinigniosa.

69. Della pena di chi domandasse il debito pagato.

70. Della pena di chi denegasse il debito non pagato.

71. Della pena di chi denegasse portar il pegno al Corriero.

72. Della pena di chi rompesse la tenuta ad alcuno dalla dalli Consoli o dal Nolaro.

73. Della pena di quelli che buttano acqua o alcuna bruttura sopra le vie del

Comune o sopra Piazze d’ altri.

74. Della appellazione fatta al Consiglio d’ alcun gravamento.

73. Delle foglie delli castagni da non essere tagliate in li castagni d’ altri.

76. Di quelli che hanno casa, possessione, tenuta in la Corte d' Olivola e Palle-

rone sia obligali alle fazioni.

Digilized by Google 241

77. Delle guardie da essere falle.

78. Della pena di chi non rilornassc a casa quando se slronicggiassc o si facesse rumore.

79. Dell' elezione dell! Sopraslanli, e loro oflìzio.

80. Del salario dclli Sopraslanli.

81. Che ninno si jiossa appellare per denari de Colla.

82. Che li Consoli siano obligali a fare dare segurlà dciroffeusionc alti domandami.

8ó. Che il niarilo suceda in la Icrza parie della dole della moglie.

84. Che nessuno possa prolcslarc conira del Commuoe.

83. De lulli li malclìlii da essere sindieali.

86. Del salario e niercede dclli Consoli et del Nolaio.

87. Del modo de rendere ragione cl della cilalionc del Correrò.

88. Del modo di dare la lunula.

89. Delle ferie.

90. Come si hahbino a pagare le dazic.

91. Quello che perda il piede sia obbligalo a pagare lullc le spese.

92. Che nessuno possa responderc alla Banca per allri.

93. Che li Consoli siano obbligali a dare il Procuralore al doroandanle.

94. Del modo di rendere ragione sommaria.

93. Del modo di scqueslrare.

96. Delli conipromissi.

97. Del modo di cosiringerc gli arbitri a dare sentenza.

98. Della posizione et responsione.

99. Del termine assegnalo che cadesse in di fcrialo.

100. Come debba essere credulo per sacramento per insino olla somma di soldi

101. Della pena di chi facesse foglie in li castagni d’altri.

102. Della pena a chi facesse felce in luoghi d’ allri.

103. Di quanlc braccia debbano essere le vie. tOi. Della pena a chi non andasse alle liianic.

103. Della pena di chi non ondasse alla messa del consorte.

106. Come gli Consoli siano obbligati a fare ragione summaric ahi Massari del

Commune per le Colte et per ogni allri denari imposti per il Commune.

107. Del modo di costringere li Molari a dare alli domandami l’ instrumcnli per

loro imbrcviali.

108. Che il Comune possa elleggere li Saliari.

109. Che la madre non possa succedere olii flglioli senza tcstamcnlo.

110. Come li Consoli ed il Nolaiò habbiano n stare al sindicato. 111. Del solente vendere alcuna cosa.

112. Che li Consoli c Consiglieri possino con il Kolaro correggere cl emendare

li Statuti.

115. Della presenziane di dieci anni.

114. Delli pagatori, e sicurtà da essere data per li forastieri di stare in giudizio

c pagare il giudicala. 32

Digitized by Google 24i

115. Della pena di chi vendesse la vendemmia.

116. Delia pena di chi non sposasse sua moglie in fra 15 di.

117. Quanta quaiililù di pecunia debbono pagare li forastieri che volessero accom-

pagnarsi col Comune d' Olivola c l’allcronc.

115. Come il creditore non possa costringere il debitore per la prescrizione del

tempo di IO anni.

119. Come li minori di 18 anni passino vendere.

120. Della pena delli accusatori e Saltari.

121. Della pena che debbano patire le donne che giurano il falso.

122. Come li Consoli siano obbligati psservare li Statuti.

125. Come il Comune sia obbligato a dare il legname grosso.

121. Della pena di chi vendesse legna in contante alli forastieri.

123. Della pena di chi azzocasc olive in la Fola.

126. Della pena di chi facesse foglie in li corri del Commune.

127. Che li Consoli siano obbligati a dilfolarc le foglie delli ccrri del Comune. 155. 128. Delle Fole da essere fatte per li Consoli.

129. Quanto possono spendere li Consoli per fare le ragioni del Comune.

150. Che li Consoli sieno obbligati a riscuotere le accuse forestiere.

151. Che li forestieri non possine pescare.

152. Quanto debbano pagare li homini di Olivola e Pallerone per cerro.

Della pena di chi tagliasse ccrri in la Fola.

151. Che li Consoli debbano allogare le misure.

155. Della pena di chi battesse le ghiande in la Fola.

156. Della pena di chi azzoccasse ulice per far carboni in la Fola.

157. Della pena di chi accusasse il Podestd di Olivola e Pallerone.

158. Della pena di chi fosse accusalo di possessione turbata.

159. Che li tre Boni Uomini siano obbligali a fare il prclio al vino, ni gratin et

ad altre biade.

HO. Che li Consoli siano obbligati a fare leggere lo Statuto.

HI. Dell'elezione dei Massari, c del loro oflizio c salario.

H2. Come li Consoli abbino ad infoiare le prade in le caleode di marzo.

H5. Del modo di condurre Tacque di possessione.

HI. Del modo di dare le vie.

HS. Come gli uomini del Comune d' Olivola e Pallerone possono gravare li loro

consorlicri.

116. Come se habbia a dar fede e credere a ciascuna scritta per alcuna d' Olivola e Pallerone con testimoni!.

117. Della pena che hanno da pagare li Consoli che non riscuoteranno le accuse

cosi terriere come forestiere in termine di tre mesi.

118. Che il Podestà possa rendere ragione ogni di.

119. Della pena di quello non venisse alla fattionc del Comune.

150. Di quelli che prestano alcuna cosa a' Ggli di famiglia cioè danari o pegni.

151. Del tempo di fare le denunzie.

Digitized by Google Della pena di quello che non averà voluto giurare.

K>3. Che ogni persona sia obbligala a pagare le gravezze che sono imposte in Comune.

<54. Che ogni persona sia obbligata per rata ad ogni fatiionc tanto solita come

non solila.

155. De non |H)tere accusare per ditto d'altro.

156. Delle viCf delle case, otneve, stalle o altre stantie.

<57. Che non si possa fare pascere guaimi.

<58. Che non si possa tener fieno, nè paglia, nè altro strame dentro della terra

di Pallerone.

<59. Clic il Consolo sia obbligato far astregare la via.

160. Del modo di far le viscnde delle bestie.

PALI.ERO:\E. Olivola)

PORTOVE^ERE. — ImmiinUA, franeliig^ie e privil«gj^l concessi alla Coniuni'fd e uomini di Porlo Venere.

Codice cartaceo in fogl. di cari. <36 numerale, nel R. Archivio di Stato in Ge-

nova. Il documento più antico è del 23 ottobre 1452; 1’ ultimo del 6 novem- bre <781.

SEVERO. — SfaOito di invero.

L' antico Slalulo di Suvero più non corrispondeva nel <774 ai bisogni della po-

polazione, per cui i Consoli ed i Consiglieri di quella terra chiesero al Marchese Giu-

seppe Malaspìna di Villafranca, Amministratore Cesareo della Casa di Suvero, che volesse

provvederli di un nuovo Statuto, ed egli come rappresentante Ì1 minorenne Signore di Su-

vero Marchese Torquato Malnspina, con rescritto dell* 8 febbraio di queU'anno incaricò

della compilazione del medesimo Pavv. Niccolò Maria Bologna di Pontremoli. Esso compilò

Uifatti il nuovo Statuto che fu pubblicato in Suvero il 5 giugno <775 ed approvalo dal

Marchese Giuseppe il 4 luglio successivo. Si compone di 99 capitoli; cd un esemplare di

esso trovasi nelPArcbivio domestico dei Marchesi Mainspina di Mulazzo, filza 21. n.** 3.

EGLIVlVCAI.nO. — Slamai» et ordlnamenlm CommuniiaUe et Vniversitalis honu- num Vgliani.

Codice cartaceo in fogl., di cari. <22, oltre 6 in principio contenenti il Ha-

òrienr/o, c 4 in fine senza numerazione, posseduto dal Sig. Emiliano Dini di Caslcl-

novo di Garfagnana. Cominciano: < In nomine Domini, amen. Curreniibus annis mil- c lesimo quatuorcenlcsimo nonagesimo seplinio, ìndictione decima quinta, die penultimo

« mcnsis ianuarii. Ad honorem Omnipotrntis Dei, et Gloriose Virginis Mario* genitricis

« ipsius. et beati Apostoli Andrcc, et ad honorem Excclsorum ac polcnlissimorum

« Dominorum, Dominorum Florcniinorum, et ad honorem lolius Commuiiitalis, Uni- c versiiatis hominum Cgliani, et ad Ecclcsiarum hospiialium, orfonorum, vidun-

« rum et pupillorum augumcnlum et defensionem pcrpciuam. Hec sunt Slaluia et 24i

• Ordinamcnta et Statutorum Capilula perpetue duratura eie. » Si dividono in CXX

capitoli. A c. 87 cominciano le aggiunte e correzioni, delle quali la prima è del giorno

8 Novembre ISOO. Seguono varie approvazioni fatte da' Fiorentini, di cui l'ultima è del 29 Aprile 173S. AGGIUNTA •

CAnRARA, — Capitoli del CoIIokrIo 4o’ noUorl del ftarelunalo di Cnrrura.

Stanno a carte 72 - 75 degli Atli del Collegio de' Dottori di Corrorn, clic si

conservano nell' Archivio Notarile di essa città. Comineiano: « Don Carlo Cyho

• Malaspina del Sacro II. I. c di Massa Principe, Marchese di Carrara. Desiderando

• Noi che questa Terra riceva anche nel grado del Dottoralo quelli honori e prcroga-

• live che le città ben governate possedono, havendo risguardo anco clic in ogni

• tempo ba abbondato de buoni Dottori, però babbiamo pensato di Nostro moto pro-

• prio, di certa Nostra scicntia e con la pienezza della Nostra podestà erigere, come

« erigiamo, un Collegio di Dottori in questa nostra Terra, con li capitoli privilegi,

« cscntioni, giurisditionc et emolumenti che qui sotto si dichiareranno ec », Dividonsì

in 18 capitoli come appresso;

I. Prima erettione.

II. Dell! Dottori clic sono anco Notaci come si devano ametcre in Collcggio.

HI. Dell' elettione del Priore.

IV. Dell' elettione del Cancclliero.

V. Della qualità de' Dottori di Collcggio.

VI. Del modo di ammettere i Dottori in Collcggio.

VII. Del vestire.

Vili. Del esertitio de' Dottori.

IX. Delle scritture. X. De' Dottori creandi da Noi,

XI. Dell' Archivio.

XII. Del Consiglierò di Stato.

XIII. Dell' immunità di detto Colleggio. XIV. Avocato de' Poveri.

XV. Del Giudice dell' Appcllationc.

XVI. Delle cause che si delegano al Collegio e Giudice delle servitù.

XVII. Che il Prior del Collcggio riveda le sentenze del Giudice delle servitù con

il Maestro di Strada.

XVIII. Luogo del Giudice e residenza del Collegio.

Questi Capitoli sono in data de' 27 settembre 1638.

Digitized by Google SIPmiEMO ALU SECOMU PARTE

ÌO&. Album delia Lunlglana.

Libretto lungo centimetri SI, largo centimetri 9 c */,« centimetri 1 c '/,<

composto di 110 carte, parte di color bianco e parte di colore ceruleo, posseduto

dal sig. cav. avv. Eugenio Branchi di Firenze. Contiene:

I. Un cenno storico della celebre famiglia Malaspina, desunto dalle Memorie (uni-

gianesi dell' ab. Emanuele Cerini, annoiato e corretto in molle parti dal sig. Rrancbt,

* col sussidio dei lunghi studi da lui fatti intorno ai feudi della Lunigiana.

IL N.^ 557 fac-simili di (Irme autografe di varii Marchesi Malaspina c di altri feuda-

tari lunigionesi, di Principi, Imperatori, c illustri personaggi cc. delucidate dagli originali.

III. Vedute e disegni, parte a penna, parte a matita, e parte all’ acquarello, de’ ca-

stelli di Pontremoli, di Malgralc, di Mulazxo, di Grondola, di Monteregio, di Madrì-

gnano, di Calice, di Trescliicllo, di Liisuolo, di Bibola, di Castiglion del Terzierc, di

Virgoletta dal lato di mezzogiorno c da quello di tramontana, di Villafranca, di Ter-

rarossa, di Giovagallo, di Suvero dalla parte di tramontana e dal iato di mezzogiorno, di

Cavanella, di Tresana, di Villa, di Castcvoli, c di Bagnane. Vedute c disegni, come sopra,

della Chiesa e Convento de’ Cappuccini di Pontremoli, della Torre di Dante a Mulazzo,

del Palazzo marchionale di Casiagneloli, del Castello c Chiesa della Rocca Sigillina,

della Fortezza di Aulla detta la Brunella^ del Palazzo marchionale di OroppoM, e

della Casa di Mulazzo, in cui Dante fu ospitalo dal Marchese Morocllo Malaspìna nel 150G. 2ifi

IV. Disegno di un sigillo di Moroello di Franccschino Marchese Malaspina, che resse

il Tendo di Mulazzo dal 1320 al I3C3, copialo dall' originale, in bronzo, esislenic a

Pontremoli presso il sig. cav. Eleonoro l'ggeri. In giro vi è l' iscrizione seguente :

S. Moroeli Marohionis Halnipinc; c nell’ interno lo stemma del Marchesi Malaspina

dello Spino teeeo, cioè un leone ramp.mtc tra due spini secchi, sormontato dal cimiero

e dall’ impresa, che è un busto di Icone, pure rampante, con ali d' aquila, fregiate ai

lati dei soliti spini secchi.

V. Disegni vari! di costumi lunigiancsi, cioè contadine del pontremolcsc, terraz-

zane sarzanesì ec.

Il sig. Branchi cosi mi raccontava quando e come pose mano alla compilazione

di questo curioso ed importante lavoro. • Nominalo nel 1840 Auditore nel nuovo

• Tribunal Collegiale di Pontremoli, mi nacque desiderio di visitare la Provincia, che

• a buon dritto, come si esprimeva un distinta mio conoscente, può dirsi la Svizzera

• i/a/iana, c conoscerne la storia, clic poi bene o male, disseppellendola dai docu-

« menti, in seguito compilai. A tale oggetto sopra un libretto o porta-ricordi tascabile

• per meco portarlo Tacilmente, trascrissi quelle, poche notizie universe, che potei

• raccogliere dallo biogralìc del Cerini, tracciandovi gli alberi genealogici delle famiglie

• marchionali clic sopra i diversi paesi avevano avuto signoria, c con esso mi detti

s a percorrere in lungo ed in largo la Lunigiana, disegnando sui medesima a penna

« c a matita c riportandovi qualche volta anche all' acquarello le vedute di quei ca-

« stelli e palazzi che mi sembrarono più distinti per la conservazione o per la storia,

« non che tutto quanto maggiormente feriva i mici occhi e la mia Immaginazione. E sic-

s come a causa dei delti viaggi ebbi luogo di esaminare molli documenti pubblici e

• privali attinenti specialmente alle parrocchie c famiglie marchionali, così ad oggetto

• d’ instiluire confronti di caratteri e firme per gli studi che vennero poi, con la mag-

s giorc possibile diligenza delincai molti fae-timili sul libretto indicato, che intitolai

• Album della Lunigiana ».

207. BERNil'CCI ( Agostino ). HerlKura a favore della Repubblica di Genova contro te

pretese della Cimerà di Milano sopra il doininio di Sarzana.

Sulla fede d’ liqmlilo Landinclli la ricorda I' Abate Michele Giustiniani a pag. IO

de’ suoi Scrittori Liguri, opera impressa a Roma nel 1(167, coi torchi di Niccola An-

' gelo Tiuassi.

208. — SrriKura a favore del dominio della Repubblica di Genova sopra Sarzana contro

le prelenzioni del Granduca Cosimo I de' Medici.

Racconta il Landinclli nel cap. S'à delle sue Storie mss. di Luni e di Sarzana,

che Cosimo I de’ Medici « cupido di magnificare sò stesso con diverse opere eroiche »

pensò di riacquistare la città di Sarzana, la quale un tempo fu signoreggiata da’ Fio-

rentini. « parole del' Landinclli l’Italia tutta E cunciossiaché (sono ) per essere allora

• quieta, considerò che dagli nitri PrcncipI non gli sarebbe stato permesso di pertur-

• bada col movere guerra ai Genovesi, i quali rinvigoriti e potenti avrebbero assai

• bene potuto ributtarlo, pensò di trattare la cosa civilmente avanti l’Imperatore.

Digitized by Google « Per il clic si dice clic movesse loro liic sopra !) possesso e propriolA di Sarzana;

« e li più famosi Dottori della Toscana e di Liguria scrissero a favore deli’ una e

a deir altra parte, fra’ quali ancora fu Agostino Drennuccio, mìo avo, clic scrisse per

« la Repuhlilica di Genova. Le pretensioni principali dei Piorentini erano, che essendo

« signori di Pisa, dovessero ancora essere di Sarznna, perchè lungo tempo da quella

« Repubblica posseduta. Secondariamrtuc per averla comprata dalli Fregosi, ai quali

« era stata libcramcnic concessa da Filippo, Duca di Milano, Signore di Genova e dai

« Genovesi stessi; e per averla acquistata e ricuperata tante volle con le armi, e per

• altre ragioni, che si lasciano. Al che replicavano i Genovesi, che essendo questa Ciltù

« stala ampliala e riedificata da Desiderio Re dei Longobardi, ed abitata dagli uomini

« di Luoi, i quali per {sfuggire I' nere pestilente la maggior parte di loro vi si erano

« ritirati, non era sotto il domìnio di alcuno, ma ^ensl sotto del Re, e dopo venne

« sotto r Impero di Curio, e posta dopo in libertà, fu di nuovo da Federico II soggettata

« all' Impero, di modo che nè li Pisani nè altri avevano sopra di essa ragione ve-

c runa, perchè quando si sottopose ai Pisani fu per confederazione, e patllul eoo

« quelli che non polendola conservare sotto il loro governo, rimanesse libera come

a prima. Il simile si deve dire dei Lucchesi, di Casiruccio e di altri Principi, ai quali

> si diede, onde in modo simile fu quasi lecito ai Sarzancsi V appoggiarsi al Comune

« di Genova, come pure fece con le medesime capitolozioni e palli, onde nè il Duca

« di Milano, uè i Genovesi, né chiunque altro si sia potevano concederla ad altri,

e avendo promesso di conservarla sotto del loro governo. Nè rileva il dire che i

a Sarzancsi quictaronsi dei Fregosi, e per questo essere stata lecitamente alienata,

« imperocché quando si contentarono i Sarzancsi di sture soggetti a Lodovico ed nitrì

a Fregosi, fecero con essi le capitolazioni medesime che fatte avevano cogli, altri,

« cioè che non potessero venderli nè alienarli ad alcuno, ma di lasciarli nella loro

solita libertà, quando non potessero difenderli, come apparisce dalla capitolazione

« fatta con detto Lodovico Tanno 1455. E cosi ne segue che Lodovico non poteva

« vendere ai Fiorentini Sarzana senza consenso dei Sarzancsi, non essendo vassalli,

a ma sudditi per volontà e convenzione; oltre che li Fregosi non erano signori Icgìt*

m timi dì Genova, ma tiranni. Per le quali ragioni svanisce ancora la compra fatta,

« come si dice, di parie di Sarzana da Lionella e Ballestina Fregosc, maritale alii

« Conti Contrari nobili ferraresi. NcinmeDo il Ferrarese ne il Milanese poteva smembrare

m 1q Stalo di Genova, non essendo i Genovesi di lui vassalli assoluti, ma sudditi vo- « lontari; oltre che la compra dai Fiorentini fu falla con lesione ultra medteiatem del

• giusto prezzo, ed ì Genovesi fecero il deposito de) denaro per restituirlo ai Fioren-

• tini, ma essi ricusarono di occeltnrlo. Altre ragioni dall’ una parte e dall’altra furono

m addotte, che si lasciano per non essere troppo prolisso >.

La Scrittura del Rermicci è andata perduta, insieme con molli Consigli criminali,

che da lui non furono messi alle stampe, e die trovansi ricordati dal Landinelli nel-

V opera sua, ove dell’ avo discorre lungamente e eoo affcllo.

COMPAGNI ( Ferdinando ). Diocor«o tuli’ origine e più antiche vicende di .Vana. L' autore prende a esaminare la probabile origine di Massa, e quali uè fossero -

24S

le condizioni politiche da quando se nc scopre, coir aiuto de’ documenti, V esistenza,

lino u tutto U X secolo. Fu letto in una tornala biella R. Accademia de' Rinnovali di

Massa, ed è a desiderarsi che venga mi;^su alle stampe; anzi colgo con piacere T oc*

casione che mi si porge per confortare e stimolare il mìo buono e caro amico Ferdi-

nando Compagni a non volere più oltre lasciare inedito un lavoro, che onora il suo ingegno e sparge nuova e larga luce sopra un importante e quasi sconosciuto periodo

della storia massese.

210. CEWO «li «ose notabili deseriUe negli antichi registri delVArchivio Civico di Sttrznna.

In fogl. di pngg. 20, non numerate, V ultima delle quali bianca, posseduto dal cav.

prof. Alessandro Carina Direttore delle l^rmc de' Ragni di Lucca. Ignoro chi nc sia

Fautore: venne scritto nel 1834. Te notìzie sono distribuite per ordine cronologico,

e dal 5 novembre tl5i vanno al 12 luglio 1761.

211. CURICI (Antonio). Lotterà all* AuilNore f^elpioae !Val«li di giustificazione in-

torna allo stile da lui lenulo V anno 1611 nel leggere nello Studio di Pisa,

Trovasi nelF Archivio della R. Università di Pisa, adesso riunito a quello R. di

Stalo ( Negozi dello Studio Pisana^ Filza I. e. 83 e segg. ), ed è importante assai per

la vita del Curini. Essendo inedita non riuscirà discaro il leggerla qui nella sua inte-

grità. « Mollo HI.'* Sig.** lo ho sempre biasimalo il dettare in cattedra, parendomi che

« questo modo di fare levi il decoro nlF anione, impedisca il progresso, et facci lo

« scoiare infingardo. Et appunto mi ricordo che, mentre io fui scolare in questo

< Studio, solo per questo modo di leggere lasciai di udire il Soaz/a, padovano, che

« allora teneva il primo luogo della mattina. Però tre anni sono, quando lo tornai

€ 0 legger qua, cominciai a leggere in quella maniera che credevo convenire, ma

« non arrivai olla terza Ictlione clic da più Dottori, amici mìei, et in particolare

e dal Pagni, dal Falconetti et dal Girolami, mi fu fallo sa|>erc che gli scolari si

« iamenlavono, et che se io non davo loro commodiià di scrivere andrebbono dove

« lo potessero fare. Io, informatomi dello stile deilì altri, procurai di nccomodarmivi,

• se ben con qunlclic didìculià; ma in progresso di tempo m' avveddi che egli non

'« s' allonlatiava gran fatto da un dettare formale, non facendo io gran dilTcrcnza dal

« dettare al dire tanto adagio, che fra una parola et F altra possa passare un corro,

« et il più delle volte repeiere F istesse parole due volle. Perciò liebbi pensiero sino

« alF ora di fare quello che ho fallo quest'anno; mo dubitando che lo novità potesse

a dar fastidio, me nc stelli. Fiiuilmcnte havendo trovalo a caso che F Alcialo faceva

« Fisiesso in Francia, sì come egli medesimo rcfcrisec nell' epistola ad leeloretn^ che

« è stampata avanti a' Comcniarii sopra il titolo Oe sum. Trinit, et fid. callhol; et

« havendo inteso questa estate dalli SS.'^ Oddo e Massino che eglino ancora fanno il

e medesimo, mi risolvei di metterlo in pratica, et cosi ho osservato sino ad ora, cioè

« ledo due terzi d'ora in circa, libero vocùf decursu, et eonztmm/o il rimanente del

« tempo dettando in compendio quello che poco avanti era sialo diffusamente dichia-

« rato, lo veramente non so che opposiUoni, in particolare, si faccino contro questo

« modo di leggere. Però, riserbandomi facullà di rispondere alti oppositori, quando io

Digilized by Google • sirò meglio inforinglo, mi conlcDlcrù per ora di rendere semplicemcnie le ragioni

• del fallo.

« lo suppongo per nolorio che né in Pisa nò in allro Sludio d’ lialia alcuna Ict-

« lione passa il Icrmine di due icrzi d' ora. et molte non arrivano alla mezza.

• Suppongo che la professione legale, differente assai dalle altre in molte cose,

• in questo poi è dillcrenlissima, che non si può nò imparare nò esercitare senza

• molli libri, et che questi per lo più non si vendono spezzati, ma a corpi formali,

< ciascuno de’ quali costa molli scudi.

« Suppongo, et così non fosse, che I tre quarti delti scolari, impediti da povcrtò,

hanno pochissimi libri, et che però ò loro impossibile il prevedere le cose che si

< devono trattare nelle scuole.

< Suppongo che senza questa previdenza c non solo diflìcile, ma quasi impos-

« sibilo che la mano dello scolare seguiti la viva et corrente voce del Lettore, o che

l’ istcssa viva voce facci tale impressione in lui che egli possa, ritirato a casa, far

• mollo capitale delle cose udite.

« Suppongo noaimcntc che gli scalari per la maggior parte, qualunque se ne sia

« la cagione, alla line del 4.° anno o al più al princìpio del 5.°, che allo fine è il

• medesimo, si addottorano, onde passano alle letiioni ordinarie, male introdotti et

• bisognosi che bene spesso gli siano dichiarati i termini.

< Falli questi supposti, i quali io fatto sono verissimi, io non ho punto per in-

« conveniente il proccurare anco per util pubblico di aiutarli qualche poco, purché

« questo si facci con tal temperamento che si fugghino tutti quelli disordini che si

• vanno mettendo in considcrationc da quelli, i quali o non pratichi di questo mc-

< sticro, 0 al certo non consapevoli delle difllcullà della professione legale, credono

« che tutte le cose admcltino l' istcssa misura.

< lo dico assolutamente che il fare come ho fatto io quest’ anno non ò legger

• dettando o dettare, ma si bene legger correntemente et come conviene. Dico che

• a quel punto che io finisco di leggere, potrei senza scrupolo alcuno scender di

• catledrj, perché di giù sono usciti i medici et i teologi, che leggono all’ istcssa ora.

< Dico fioaimcntc che se quel terzo d’ ora che m’ avanza, et che da altri si consuma

< in ragionare inutilmente o passeggiare, io lo consumo ad utìlilù pubblica, non so

« perché ne devi esser biasimalo, et perché quel tempo che quella scuola sta vota « non possa star piena.

• Mi si potrebbe dire che questa é cosa che si può fare in casa, o subito dopo

• la leilionc, o i giorni di festa.

« A questo rispondo che il farla in casa subita dopo la leltione, é impossibile

• nella miglior parte dell’anno, cioè mentre sì circola; et che il rcdiirla sempre alle

« feste, sarebbe con maggior confusione dclli scolari, i quali non studiando la leltione

« quel giorno che I’ hanno udita, peggio l’ intenderanno, perché giù saranno cancellali

• quei caratteri fatti dalla viva voce, i quali si vanno mantenendo con quel breve

« compendio, che si detta loro immediatamente, et apena basta, et io lo so.

€ Non risponda cosa alcuna a quelli che dicono che col far così s’ occupa il

« tempo alli altri, che devono legger poi. Perché questa é grandissima vanilù, et io 33 250

< per uno se sarò fallo entrare all' ora conveniente, mi conlcnlerò piuttosto di dare

• un poco della mia ora alli altri, che occuparne un tantino della loro.

< Concludo che io ho osservalo quest’ anno il modo sopradclto, perche ho creduto c che sia il mcn cattivo di tutti et che con esso si venga a salvare il decoro pubblico

« la mente di S. A. S. et rulilitò dell! scolari. Se sarà giudicato altrimenti, io crederò

• d’ essermi ingannato, et sarò prontissimo a (are quel tanto che mi sarà accennalo.

• El a V. S. bacio le mani.

« Di casa, il di i7 di gennaio 1611.

Di V. S. Moilo Iliusire — Serviiore aff.** di tulio cuore

A.vto.vio CcniN'i.

Nel giorno slesso l' inviò al N'aldi, accompagnala da queslo vigliello: • Mollo Illu-

• sire Sig." Mando a V. S. Mollo Illuslre un poco di giustiiìcationc iniorno allo stile

• tenuto da me quest' anno nel leggere. La prego a leggierla, el anco, parendoli a

• proposito, con qualche occasione rappresentarla a S. A. S. per discarico mio. Del

< resto io m’accomoderò a lutto, si per obbedire a' cenni de’ Padroni, sì anco perchè

« io non ho mai credulo che la molta fatica sia sana. Et a V. S. di tutto cuore bacio

« la mano. Di casa, il di 17 gennaio 1611. A. V. S. Molto Illustre Serviiore aiT.** di € cuore A.nto.vio Ciiii.m. • Che esito avesse questo negozio non so. È probabile assai però che gli venisse dato pienamente ragione, come certo lo meritava.

Del Curini mollo e da molli fu scritto, ma nulladimcno tanto dall’ Archivio del- l'Ordine di S. Stefano quanto da quello della R. Università di Pisa mi è venuto (alto di spigolare alcune notizie. Pino a qui sconosciute, che giovano a meglio illustrarne la vita. Ecce egli istanza al Granduca di Toscana • di essere graliato del babilo di

• Cavaliere milite della Religione di S. Stefano, con fondare una commenda di 4000

« ducali di valsente et 200 d’ entrata annua, con riservo di padronato per sè et suoi m (ìgliuoii et descendenti maschi legittimi et naturali in infinito, per modo et ordine

• di primogenitura, andando prima doppo di sè nel primogenito suo e suoi figliuoli

« c discendenti, et non ve n’ essendo, nel secondogenito c successivamepte negli

« altri el mancata la linea e discendenza sua per Iacopo et Ottavio,

« suoi fratelli carnali, ambi di tenera età et loro figliuoli et descendcnii maschi. >

Ai 2U iugiio del 1590 gli fu dal Granduca concessa la grazia; e ai 24 dello stessa mese venne rogalo a Firenze lo strumento di fondazione. Da queslo, tra le altre cose, risulta: l.° Che aveva nel 1590 I’ età di 22 anni compiuti. 2.° Che Biagio del fu Gio.

Maria Curini, suo padre, si ammogliò con Maria del fu Gio. Battista Costa di Ponlre- moli, ed ebbe in dote 2000 scudi d’ oro, per rogito del nolaro Gio. Rolando Villani del 2 maggio 1569. 3.* Che erano fratelli ad esso Antonio, Alessandro, Cosimo, Iacopo c Ottavio e un altro morto in tenera età (1). A c. 100 tergo del registro dell’ Archivio

(1) Archivio di S. Slerano in Pisa, Inslrumanti di foudaiioni di commende dal 17 mano 15S4 al 26 novembre 1592. a* 999.

Digilized by Gooj^Ic s:ìi

(li S. Slcfano intitolalo; Apprensioni d’abito dal iaCI al I(!2i, si legge:, c 11 Cav.

• Antonio di Messer Biagio Curini di Ponircnioli prese I' babito in Fiorenza per mano

• del Sig. Bali di Fiorenza il di 26 di Luglio <690 », Dalla iìlza 90, parte III, n.° 13

delle 1‘rovame di nobitlà, che si conserva nel predetto Archivio, ricavasi che il

nostro Antonio sposò il 26 febbraio 1612 Filippa di Orazio Della Seta, nobile pisana vedova del cav. Antonio Bocca.

Il 15 luglio <612 Arturo d' Elei, Provveditore dello Studio Pisano, scriveva al Granduca;

< si pone in consideralione a V. A. conte, passato I’ anno rcnenle,

• termina la condotta dell! 6 anni con iOO scudi del dottore Ballerini, come ancora

« quella di 4 anni con 600 scudi del Cav." Curini. Et dovendo questi cedere la

« prima Cattedra al Massini, parrebbe a proposito di anticipare la conferma dell’ uno

« di questi come dottori molto reputati e che danno gran satisfatione.

a Delti due sopradctli, al Cav. Curino, come più anziano, et del quale V. A. si serve

< come can." di S. Stefano nel Consiglio della Sacra Religione, pare che particolar-

« mente si convenga la conferma Questa anticipata conferma, con la di-

< cbiarationc del futuro augumeuto, sarò ancora una specie d’ bonore molto gradito « da quello che viene confermato, massimamente nella cessione della prima cattedra

< al Hassiiii. Quanto poi si potesse accrescere al Dottore Curini sopra li 600 scudi,

< dirò solo che questi è stato in Pisa e sta molto lionorevolmente di casa, di carrozza « e di servitù, et lioggi vi ha preso moglie, et essendo egli da Pontremoli, benchò

« servitore antico dell’ A. V. pare che possa pretendere con ragione d’ essere trattato

• nell' augumcnto come forestiero. > Il Granduca'rescrissc: > Il Cav. Curini si eon-

« duca per altri sei anni con scudi 800 I’ anno, quali deva cominciare ad bavere

« Rnila la prima condotta » (IJ. Dal liuolo dalli lettori deli’ Almo Stadio di Pisa con

loro pravoisioni dell’ anni <612 e <3 si ha che leggeva • Ordinario civile la sera >

con eoo scudi. Nel Ruolo de’ dottori leggenti del <613-14 si trova Ira gli ordinari

civili della sera • con provvisione di ducati 800 per sei anni, et questo è il primo ».

''^2. DESCRIZIONE dei laogrlal e Serre appartenenti alta Serenissima Repubblica di Genova, con dichiarazioni degli introiti ed esiti spettanti alla medesima, compilato d’ ordine de' Supremi Sindicatori.

Coi. cari, in fogl. del Sec. XVII, nell’ Archivio Regio di Genova. Le descrizioni

sono affatto economiche -amministrative, assai diligenti ed importanti, perchè ci indi-

cano come la Repubblica governava qua' paesi e castelli, ci chiariscono la qualità e

quantità degli uDIciali che vi soleva inviare, delle guardie mercenarie che vi teneva,

della relativa spesa e degli introiti, delle tasse, aOltti di terreni eie. Le descrizioni che spettano alla Lunigìana sono de' seguenti luoghi.

I. Guano ( Godano ) car. <40 tergo — <44 retto — 2. Brignate (sic) car. <46 —

(I) Archivio dell' UuiversiU di Piie. Negozi, 6lza I, c. 410.

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S. Bori/hello 147 reno — 4. Levatilo 14!) ter. — ISO rcllo. = B. Framura 130 ter. —

ISI reno. -= 6. Porlovenere IBI ter. — 152 ter. — 7. Forte di S, Maria della Speza

133 ret. — 158 rei. >= 8. Forte di S. Gio. Battieta dello la Scola 139. =« 9. Forte

di S. Geòrgia ICO rei. «= 10. Forte di S. Andrea ICO ter. = 11. porle di .S. Geronimo

IGl ret. *=12. Spezza IGl ter. — 164 ret. = 13. Veicano ICC — 14, Cirro 1G7 =

IS. Crovara 1C8. — 16. 'Ugnano Valle 1C9 ret. = 17. Ponzò 169 ter. — 18. Ponzano

170 ret. = 19. Le Cinque Terre 170 ter, = 20. Manarola e Biomaggiore 171 rei. =

21. Monleroteo 171 ter. — 22. Vernazza e Corniglia 172 rei. = 23. Lerice 172 ter. —

175 ter. •— 24. Meglia (sic) 174 ter. *= 23. Arcata 173 ret. — 20. Bollano 173 ter.

— 180 rei. = 27. Trebiano 180 ter. *~ 28. Caetelnuovo 181. ret. — 182 ret. =

29. S. Stefano 182 ter. *= 30 Fulcinello 183 ret. — 184 rei. = 31. Sarzana 185

ter. — 207 ret.

213. EPISTOIjAE ( Variorum ) ad IVIeodemum Tranrredinnm. Codice cartaceo in 4.° legato in pergamena, di c. 243, numerate fino a 237, com-

prese iilcunc lasciate bianche, intercalatamcnte verso la fine. Appartiene alla Biblio-

teca Iticcardiana di Firenze, ed è segnato di n,° 8.34.

Meodemo Trincadini o Trancredini di Pontrcmoli mancò di vita a Milano in assai

grave eli F anno 1481. Fu uomo di buone lettere e destrissisimo diplomatico; sostenne

con lode molle ambascerie e varii impieghi; godè la protezione e I' amicizia di Prin-

cipi e di Pontefici, c tenne carteggio cogli uomini più chiari del tempo suo. Nel pre-

sente volume si hanno ricopiale molle lettere a lui dirette, e dalla scrittura apparisce

che sono tutte d' una mano e contemporanea. In principio vi è un indice fatto con

assai poca diligenza nel secolo XVII, che dà i nomi degli scrittori delle lettere,

seguendo la disposizione del codice, cioè per mittenti c in ordine cronologico mittente

per mittente, ma senza ordine nè cronologico nè alfabetico nell' insieme. Le più anti-

che appartengono a' primi del 1440. Ve ne sono molte di Francesco Filelfo, varie del

Cordinole Fuco Piccolomini, di Giovanni Argiropulo, del Decembrio, di Francesco Ac-

colli, di Bartolomeo Sc.ala, di Antonio Ivani sarzanese, del Cardinale Bessarione, di

Gentile da l'rbino, di Antonio c di Giorgio Belmesscri da Pontrcmoli, di Michele di

sor Pietro da Costcliiovo del Piano, di Corradino e di Lodovico da Pontrcmoli e di

alili assai. Le ultime cinque carte, non numerate, contengono cinque lettere originali,

e forse autografe, dello stesso Nicodemo, scritte da Firenze e da Roma negli anni 1446,

1449, 1431 c 14CI a. Teseo Fontano, al proprio fratello Leonardo, ed a Vincenzo

Allùdano. La quinta, in data di Monza 27 luglio 1470, è diretta al famoso Cecco Simo-

netta. Il volume ha line con una lettera originale essa pure, ma senza data, scritta al

Trancredino da un Giovanni de Qute/linie (?) de Scorano.

214. FALCOIWI (Agostino). .Memorie Inedite tulle Fortificazioni del Golfo di Spezia. Alcuni brani se ne leggono a pag. 232, 234 e 23C delle note che fanno corredo

alle Bime di .igoslino Falconi da Marcia, impresse a Lucca, co' torchi del Baccelli c

Fontana, nel 184G. ISè questo è il solo de' lavori del Sig. Falconi che non abbia anche

veduto per intiero la luce. Tra le sue carte (come egli stesso mi rendeva avvi-

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i parie del tulio eompiuli. allri c sono i più salo ) si hanno manoscrilli segucmi, ( )

appena abbozzali :

I. Lettere sulle iscrizioni del Golfo di Spezia.

II. Raeeolla di doeunienli relativi alla storia del Golfo di Spezia.

III. Lettere critiche sugli errori pubblicali intorno al Golfo di Spezia.

IV. Apologia di Bartolomeo Fazio di Spezia.

V. Mcnioria sull’ eversione di Carpena.

VI. Ricerche sull’ antico Porlo di Luni ad oriente del Capo del Corvo.

VII. .Memoria sulle strade romane fra Luni c Genova.

Vili. Storia di Marola e della sua giurisdizione.

IX. Memorie sulle cave marmoree del Golfo di Spezia.

X. Storia de’ Pisani a Lerici.

XI. iNolizic relative a S. Vcncrio eremita sull’ isola del Tino.

XII. Memoria sull' ubicazione di Tigulia.

XIII. Documenti relativi alla Chiesa parrocchiale di Spezia.

XIV. Notizie relative al cappuccino Fra Felice Maria da Marola. ,

^II/. FATTO deili hoDilcIdiI dei Slareheet di Fosdinovo.

Trovasi nella Libreria del R. Archivio di Stato in Lucca, Sunii, tom. Il, cari. IliS

e segg. Merita di essere qui trascritta questa relazione, che sparge nuova luce sopra

una delle più infami pagine della storia de’ Malaspina. Fecola, c Passava inimicilia

• fra il Marchese Ippolito di Fosdinuovo et il fratello Marchese Ferdinando di Gragni-

< uola, per la quale sebene, con l’ interposilionc del G. Duca, si era fra di loro

< stabilita una scrittura contenente la promessa di non offendersi e di non entrare

< uno nelli Stali dell’ altro, ad ogni modo il Marchese Ferdinando, non potendosi più

• sostenere, con li ìì bravi, che teneva continuamente, la notte di $. Mattia 23

• del passato mese di Febraro (1671), hnvendo designalo d’ammazzare il fratello

« se ne andò accompagnalo dalli detti bravi et altre persone al n.° di 30, c con una

« scala entrò in Fosdinuovo, posando in una casa detta della Zecca, ponendo alcuni

« di delti buomini alla posta di una finestra, che risguarda la strada per dove soleva

« passare il Marchese Ipolito nell’ and,are alla predica, come seguì quella mattina. Ma

« nell’andare non riuscì di fare il colpo, pcrcliò il Marchese andava camminando a causa

• della pioggia; et aspettalo il ritorno, giunta che fu il medesimo al segno, li furono

• sparale 8 archihugiale, per le quali restando colpito nel petto rese l’ anima subito

• a Dìo, rimanendo insieme morto tino de' sui compagni e I’ altro ferito. Il che veduto

• dal Marchese Ferdinando si alTaccìò alla finestra ordinando che si gridasse viva il

• Marchese Ferdinando, ma nell' istesso tempo sopravvenutali un' archibitgiata che li

« fu sparala da un genovese, buomo del morto Marchese Ipolito, c colpitolo nella

• testa, restò privo di vita, benché allbora non vi fusse chi se ne accorgesse. Ma cor-

• rendo il popolo al rumore, essendosi dato il cenno colle campane, e ritirandosi i

< bravi del Marchese Ferdinando, entrò la gente per i camini nella casa e irovorno

• il cadavere di detto Marchese quale dicono fusse armalo di corazza.

• La causa dell’ inimicilia dicono che derivasse perchè havendo li delti due fra-

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« telli fallo avvelenare il Marchese Pasquale, altro loro fratello maggiore, si era dopo!

« non solo insospcuilo V uno dclF altro, ma il Marchese Ipolilo nc incolpò appresso

« V imperatore il Marchese Ferdinando, pretendendo che per questa causa dovesse

« levarseli V investitura del feudo di Gragnuola.

« Dop|>o quest' horribii successo la Marchesa madre dclli due uccisi dicono si

« sia ritirala a Genova, e la moglie del Marchese Ipolilo non mancò di dare gli ordini

« opportuni, lenendo beo reguardato Fosdinuovo con inalberare lo stendardo deli' Iin*

« peraiorc e mandando qualche presidio nella fortezza di Graninola. Si è detto per

• cosa certa che sia gravida di 3 mesi, ma hoggi si crede in contrario, e si dice che

a pensi alla ritirala e che vendi tutto a buonissimo prezzo. Il che quando succeda vi

< sono diverse pretensioni, volendo alcuni che rioadino questi Stali al Marchese

« d' Olivola, et altri a quello di Polcnzana. Intanto il G. Duca ha mandalo gente da

« Fivizzano a Gragnuola, dove fu ricevuto et acclamalo il Capitano Corradiiii mandalo

« da S. A., essendosi inoltre que' popoli, con publico inslruroento, suggellati volontaria-

• niente all’ istcsso G. Duca et adisse le armi di S. A. stampate |ier li canti, benché

« la fortezza resti ancora in potere della Marchesa. Non così riusci a Fosdinuovo,

« poiché essendovi andato l' Auditore di Fivizzano, forse con F istcsso fine, li furono

« serrale le porte in faccia. 1 sudditi di S. A. in Lunigiana sono tulli in arme c

c comandale le milìiic. Corre voce che li detti feudi siano per cadere nel G. Duco.

« La Repubblica di Genova ha mosso genti verso i confini di Fosdioovo, e da altri

c si dice che la medesima Repubblica possa ottenere questo Feudo >.

-m. FILFXFO (Francesco). ViOi rVlcolal V IStiuimi FonUad».

Il canonico Domenico Moreni cosi nc discorre a pag. 370 del tom. I della sua

fìibh'oyrafia storico • ragionata deila Toscana: « II Fileifo nc scrisse in versi il primo

< libro, lui (tiilora vivente, con animo di scriverne il secondo dopo la morte del me-

« desimo, che segui due anni dappoiché quel primo era già divulgalo. Di questa Vita,

< parte fatta e parie da perfezionarsi, nc scrive egli in due lettere all’ ab. Biagio

« Ghiiini, suo amico, 1' una del litii c 1* altra del ti6i, siccome in altra ben lunga

del 14G3 a Lcodrisio Crivelli, che sono in Roma nella Libreria della Minerva in

« un tomo in c sono, secondo 1' ordine di tutta quella raccolia, distribuita in libri,

« le prime due nel lib. Wll pag. 122. lib. XXIV pag. 165 e la terza nel lib. XXVI

€ pag. 181. Questa Vita tanto desiderala e tanto ricercata, nò intiera nè dimezzata

« non è mai stola impressa nè finora si è potuto rintracciare dove ella sìa >. 11 Mo*

reni ricorda anche il seguente componimento del Fileifo, limitandosi peraltro a trascrì-

verne soltanto il titolo, che è questo: Carmen taphicum abdonieumque de laudibus Piipae iMicolai V.

217. FIEMCIll (Ettore).

Palatino^ Avvocalo Consùtoriale et oralor della Rep. di Genova ad fnnocenzio oliavo^ genovese^ PonL Matt,

In fogl. di cari. 8. In fine si legge: < Oraiiooe a Inoocentio Vili, tradotta in vul-

gare da Messer Girolamo Ghirlanda del 1365, c rcposUllala dall' Gcc.'* Doti. Sig.

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< Persio Calisnco; recopiata al neto da Guerra Ceccopieri del anno 1597 alli 4 di

« novembre in Genova ». Trovasi nel R. Arehivio di Sialo in Massa, Alza n.° 432.

218. FMALI ( Franeesco ). Zlbuldono. « Trovasi presso la famiglia Finali in Treschiello. Essa opera ( scrivevami il eh.

• sig. cav. Eugenio Branchi il 29 maggio 1874) consta di memorie e copie di docu-

« memi storici allusivi al caslello di Treschiello c qualcuno all' altro del vicino Ba-

« gnone, e conta ben più di 500 pagine in foglio, incominciando le notizie dal 1289

< lino al 1731, per quanto apparisce dagli spogli che molli anni indietro ne feci.

» L' ordine mi sembra fosse cronologico, la scelta delle notizie e documenti fatta con

• un certo giudizio, lo stile piano e senza pretensione ».

219. FIDALI (Giuseppe). Gcnealoglit delle famiglie di Tretehiello.

Si conserva del pari manoscritta a Treschiello presso la famiglia Finali, come

mi rende avvisalo il sig. cav. Eugenio Branchi, che se ne giovò in servigio della

sua Storia della Lunigiana feudale. In essa Genealogia la famiglia Malaspina ha il N." 103.

220. FORLAA'I ( Alberto ). Dencrlilone della Lunigiana, m oliava rima.

Questo lavoro si conservava presso Bonaventura De' Rossi, nipote del Forlani, ed

ora sembra smarrito. Il De’ Rossi nella sua Collellanea ne trascrisse un brano, clic fu

poi stampato dal Targioni Tozzclli a pag 4 del voi. XII delle sue Relazioni d’ aleuni

viaggi falli in diverse parli della Toscana, e venne riprodotto da Michele Angeli di

Mazzola a pag. 213 dell’ Aronfe funese illuslralo, e dal prof. Cesare Zolfanelli nel suo

libro: La Lunigiana e le Alpi Apuane.

221. GHASSI ( Francesco ). NoSlale della guerra e disiruzione del Paese di Sarzanello.

Nel 1747 il generale austriaco Wooter scese con le sue forze dall’ Appennino di

Fivizzano e tentò, ma inutilmente, d’ impadronirsi del forte di Sarzanello, che appar-

teneva ai Genovesi, allora in guerra coll’ Impero ed in lega colla Spagna c la Francia.

Questa escursione peraltro riuscì fatale al borgo di Sarzanello, posto sulla pendice del

il colle tra forte e la città dì Sorzana ; imperocché visto da’ Genovesi che le sue case

agevolavano gli approcci al nemico, nc fecero demolire 120, insieme con la chiesa

ed il campanile. Il fatto viene raccontato da Francesco Grassi, Parroco allora di Sar-

zanello, che ne lasciò il seguente ricordo a pag. 60 - 63 del registro de’ Battezzati di quegli anni.

c L’ anno 1746 fu in pericolo di esser demolito il campanile, perchè si scopriva

« il camino coperto della Fortezza; e per altro si salvò. Eril luna IribiUalio magna,

< qualis non fui! ab inilio negus fiel.

• L’ anno 1747 fu solo fecondo di continui timori. Il Comandante Peir’ Alba,

s corso di Nazione, dal primo giorno che fu posto al governo di questa fortezza

1’ < prese subito di mira il Paese e la chiesa ; giudicò una e I’ altra pregiudicialc alla

« difesa del Forte. A tal One nc furono spediti ufficiali et ingegneri, e dopo varie

Digilized by Google 2:ìg c o^rvazioni da' Collegi Serenissimi fu sul cadere dì Novembre iniìniala a questa

< povera Comunità la demolizione dei Paese. Dal detto Comandante sì cominciò subito

• a dar mano all' esecuzione. Si seppe che il sig. Duca di Richelieu, generale francese c dello Repubblica^ era stato constiluiio arbitro delle esecuzioni militari. Andai in per-

< sona cogli Agenti fino alla Spezia, dove si aUciideva il suo sbarco, per raccomao’

« dargli questa povera Comunità. Prima di porger supplica al sig. Duca fussimo ad

« inchinare 1' Ecc.** Sig. Francesco Grimaldi Commissario Generalo della Repubblica,

« e signiflcaia alio stesso la causa della nostra andata, ci rispose intimandoci il reato

« di lesa maestà, se avessimo fallo ricorsi ad altro soggetto fuorebe a lui. A questo

« signore dunque raccomandassimo la nostra causa, et egli rispose che alF arrivo del

• sig. Duca sarebbe con esso venuto a visitare il Paese. Si fece la visita c fu ordì*

« nata la demolizione del Paese c della chiesa; hinc plornlas et uiuhlus maf/nut,

• Si rinnovarono le suppliche a' Collegi Ser.*‘ et ali' Ecc.** Sig. Grimaldi. Si fecero

• generali preghiere con varii tridui, et uno se ne fece in S. .Maria di Sarzana con

• la Reliquia del Pretioso Sangue: ma le nostre suppliche non ebbero udienza dal

« mondo, non furono esaudite dai Ciclo; il Ciclo non ci ascoltò come indegni: ci siamo

« meritato che il Ciclo sia per noi di bronzo alle suppliche c che si adempino in m noi le maledizioni comminate da Dio contro i trasgressori della sua legge c

« cfuelli che fuggono la Chiesa parrocchiale per non ascoltare la parola di Dìo.

« Questo popolo io gran parie fuggiva la Messa parrocchiale per non sentirsi

• parlare di Dio, et Iddio, quando si è parlato a Luì di questo popolo, non ha voluto

« ascoltare: ma ha permesso che venghino eserciti forestieri, che senza compassione

« pungano il tutto in rovina « Adducet Oominus super (e geniem de longinquOt cujus

< iiiujuam intelligere piun possU — Non furono ascoltale dal Mondo, ma si veriiicò

« di noi il detto del Santo Vangelo Mundui aulem gaiuleòit, vos vero contrista-

• biiuini ^ Tulli rimiravano la nostra rovina come loro salvezza, e come unico

• antemurale a reprimere V inimico. Intanto si continuava con furore militare la demo*

« lizione delle fabbriche, senza dare tempo alla povera gente di porre in salvo il loro

« mobile; la moggior parte del materiale delle case atterrate o si trasportava iti for-

> lezza, o era preda dei soldati, o di una mandra di paesani, clic ridevano c si

« approHUavauo delle altrui rovine.

« Entrato l’anno 174$ il di b Gennajo dal Brigadiere Francese Monsicur delFAbrois

« ini fu ingiunto che fra tre giorni avessi smobigliala la Chiesa, alli 6 mi fu rinnovato

« F ordine, ed alli 7 trasportai il venerabile Sacramento nella Casa dei Sig.*' Missio* m nurj, dove pure raccolsi tutto quello che ci permesse l’angustia del tempo: alli otto

« con molla gente diedi inano a levare II tetto, ma mi furono levati lutti i giornalieri

« per li pubblici lavori, onde di questo non si salvò niente, sicché dei travi, travicelli c c tempie parte fu trasportato in Fortezza, e parte rapina dei soldati e della plebe;

« le chiappe tulle rubate, obbadini, gronde clic erano di tre e quattro palmi c tutte

« provvedute di novo Omnia in proedam — Le chiavi di ferro con lutto il resto

« del fornimento di solari, e scale del Campanile, tutto preda dello truppe accorse

« alla nostra difesa: le chiavi poi della Chiesa con quelle dell' Oratorio, che erano 11,

• sono stale trasportate in Fortezza, le loro stanghette quasi tulle rubate dai nostri

Digitized by Google c difensori: in somma dalla truppa francese si è avuto quel riguardo al fornimento

« della Casa di Dio, quale si avrebbe avuto alla casa d’ un inimico.

« E mi fu detto che quando si trasportava il Santissimo Sacramento alla Gasa

< dei Signori Missionari, alcuni UtUciali francesi voltando le spalle al Venerabile, si

« ridevano, dando con ciò a conoscere di quale stampa sia la fede dei Franchi Mu-

rotori, dei quali molli erano in quest' esercito.

€ Lu casa parroccliiale, che aveva tre comodi fondi, sopra questi una sala con

< due camere, et a tetto un altro simile comodo, il di cui materiale consistente in

« travi, travicelli, tavole, pianelle, clic erano non solo ai solari, ma anche nei fondi,

« Hnestre, lavagne, porte di legno, scale di lavagna e di legno, con lutto il fornimento

« del letto, persino V asirico che era di pietre pichialc delio loggia, il tutto in fortezza.

« Intanto con tutta la lena del furore militare si proseguiva la demolizione delle e case, ma con temperamento tale che non sarebbesi usato dall’ inimico furore.

< Oggi fissavano un termine, oltre il quale dicevano che non passava la demo*

« lizione, ingiungendo rigorosa pena a chi oltre il termine avesse smobiliate le case:

« giunti con la rovina a questo termine, d' improvviso col giù detto barbaro calore

> se ne fissava un altro, così clic prima che vi fusse tempo di levare il povero mo-

« bile, li guastatori erano su li Riti. C chi voleva levare qualche mobilia, bisognava

« pagare gli tniciali assistenti per aver tempo; et in colai guisa fluì la rovina del

« povero Sarzaoello e della sua Chiesa; di questa non ne lascio la descrizione per

« non lasciare materia di pianto ai posteri, ma era una delle piu beilo e piu ben fornite c di questi contorni.

< In questo stato infelicissimo di cose la maggiore conturbazione era non trovare c alloggio a queste povere famiglie: tutti alteravano le pigioni a prezzo intollerabile,

« sino al quinto di più di quello che pagavano. Si fecero più ricorsi, ma si spargevano

€ le suppliche dove non era udito: più volte mi presentai all' Ece."* Sig. Francesco

c Grimaldi implorando provvedimento ail'eslrcma necessitù di questo popolo infelice: gli

« esposi lo stalo infelice io cui si trovavano tante famiglie senza alloggio, specialmente in c una stagione d' inverno; che il mio povero gregge era compostola maggiore parte di

« femmine e di figlioli; clic considerasse F inclemenza della stagione, e di una stagione

« delle più orride, che siansi vedute dall* anno 1709 sino al presente, nevi, ghiacci,

« lompeslosi acquiloni; s* era giustizia, s’era carità cacciarli di casa, senza pensare c dove rifuggiarli; egli* mi rispondeva, come di natura compassionevole, che al sommo

« li dispiaceva la nostra fatale disgrazia, ma che non aveva modo di applicarvi rime-

K dio: insomma lutti mostravano compassione, nìuno provvedimento: verilìcandosi

« anche in questo il dello letterale del Vangelo: essere una gran disgrazia per chi

« deve fuggire V inverno •— Orate, ut non fial fuya vestra in hyeme.

€ Cento venti sono state le case demolite, essendone rimaste in piedi tre sole della

« Casa Ivani, più fortunata appresso del mondo che la Casa di Dio, se pure si puoi

« dire fortuna andar esente da quella croce, che ha sofTerta la stessa Casa del Signore.

« È vero che queste case non erano tulle abitate, ma cento erano abitabili.

« Sciianla famiglie abitavano nel paese, e scUaniaquailro circa in campagna. Fra

< quelle del Paese, sci erano di comoda abitazione, e da non arrecare vergogna, ma 34

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« lustro anche ad una chtà. Di queste 70 famiglie dei paese sole 6 avevano misera*

< bile tugurio in campagna, et in questo li fu forza rifuggiarsi. e dove ne! paese ave*

« vano sale c camere anche per comodo dei forastieri, nei miserabiii alberghi delle

• loro ville li fu necessità far sala, cucina c camera in una sola alTumicata stanza.

« Per le altre di famiglie non vi fu altro riparo che soUomcltcrsi ad intollerabili

• pigioni, che non crono soffrihili nè dalla giustizia nè dalla carità, et alberghi tali,

« che appena vi era sito da collocare i loro poveri letiicciuoli, parlando in specie

« delle famiglie numerose. Barbara empietà di chi rido sulle altrui rovine. Misera con*

« dizione di dii 6 atterrato, c poi riceve aiuto — Ma juttus est Dominus, et rectum

« judicium suum.

« Otto famiglie delle più miserabili furono ricoverate dalla pietà dei Padri Mis*

« sionari nel primo Cortile, dove con legname del coro della nostra Chiesa e Sacrislia

« 8! furmorno come alcune casette, dove tenevano dentro i loro paglieruccì. Mu poco c durò questo ricovero.

« ( Nel libro segutr il nome dì sette battezzali in questa casa

« Dopo il breve respiro goduto appresso dei Padri Missionari, sopravengODo

nuove angustie, nuove aillìzioni *— P>>st hanc jucunditalem ilerum perieulum

« iterumque fnrmido.

• La mattina del diciannove Febbrajo ricevo ordine di cambiar chiesa — Fuggere c neeesse est et in longinquo fran.tire — Questa casa fu destinata quartiere delle

« truppe francesi, onde con dura fatica bisognò rilevare tutto il mobile quivi raccolto, c c come che il popolo era già tutto disperso, et il comando urgeva, indispensabile

« necessità m* indusse o servirmi dei soldati per fare il trasporto. Il legname in S.

• Francesco, gli Ornamenti Sacri coi fornimenti degli altari c tappezzerie appresso delle

R.^* Monache di $. Chiara. Se questo trasporto siasi fatto fedelmente da questi

il « soldati giornalieri, noi so ancora ; so ohe tutto si mandava con fretta ed alla

c rinfusa.

c Mi restava da levare il più prezioso, il Venerabile ed il fonte Battesimale. Supplicai

« il Mollo Rcv. P. Guardiano di S. Francesco a prestarmi il comodo per il Ministero de'

« Sacramenti. E poiché il convento de’ Padri Minori riformali di S. Francesco è nel di-

> «trcUo della Parrocchia di Sarzana, pregai il Rev. Capitolo a permelleroii di potermi

B servire della Chiesa di S. Francesco per V amministrazione de’ Sacramenti: mi fu

a risposto che non volevano aver da fare co' Frati ; li replicai che il Padre Guar*

• diano avrebbe fatta una dichiarazione autentica, che avrebbe tolto da mezzo tutte

B le pretensioni che avessero potuto nascere nell' avvenire, e che io pure V avria fatta,

c Mu nè le circostanze compassionevoli, nè le suppliche valsero a muovere per niente

« li Sig.'* Canonici dal loro sentimento.

. a Intanto la necessità d' amministrare Sacramenti era urgente, et il formale della

a mia povera Chiesa rassomigliava quel povero assassinato lascialo ignudo e lutto

« piaghe in mezzo alla strada dai malandrini, come lo descrive il Vangelo, che non

B trovò compassione nè appresso dei Sacerdoti, nò dc’Lcvili.

a In questo sialo dì cose ricorsi a Monsignore III.*" Gian Gironimo Della Torre,

• per risapere qual partito poteva prendersi nelle presenti scabrose contingenze. Mi

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< disse che mi comunicava tutta la sua facoltà, clic benedissi una stanza dove fosse

< stato possibile nel distretto di mia parrocchia. Senza frapporre induj;io, scelsi quel

« luogo clic mi poteva essere comodo alla pronta amministrazione de' Sacramenti.

€ .Mi diede mio padre il comodo di piccola stanza in Piampaganella in una casa abi-

« tota da Ribolino; la ripurgai dalle immondezze, la feci aggiustare e ripulire, vi

• costrussi un piccolo altarino, e la mattina dclli Ire .Marzo, benedetta che fu, vi

€ celebrai la Santa Messa, e vi riposi nella Sacra Custodia il SS.’ Sacramento per

• amministrarlo agli infermi. Dopo questo non vi trasportai il vaso grande Uatlesimale

« per r angustia della cappcllctta, ma la sola piletta dell’ acqua santa. • È vero che questo miserabile refugio è un nuovo l’rescppc, ma come nella sua

• nascila Cesù Cristo non ebbe ricovero clic nel Preseppe di Bctlclcme, cosi al prc-

• sente — ^'on futi ti foeii» in ilivtrsorio ».

In un libriccino, posseduto dalla famiglia Gras.si di Sarzana, leggonsi, di mano

dello stesso U. Francesco, le seguenti notizie, che giovano a rendere compiuta l’anzi-

della storia della distruzione di Sarzanello.

• L'anno 1749 (cosi il Grassi) dopo aver fallo servire per chiesa una piccola

• stanza in Piampaganella, si diede principio alla fabbrica ( rMla nuova chiesa ), prin-

• cipiando dalla sacristia, acciò servisse di chiesa; c fu benedetta nel detto anno il

• di II Kovcnibrc.

< I7S2, 24 Luglio si diede principio alla fabbrica della chiesa, e si portò fuori

< de' fondamenti all’altezza di IO palmi. Nella seconda fabbricazione si sono tirate

• a perfezione le muraglie del 5ancfa Snnetoruin col campanile. Nella terza fabbrica-

• zione si è tirata la fabbrica del corpo della chiesa fino alle cappelle e fatte le

< volte. Nella quarto si sono terminate le muraglie tutte, la facciata ed il volto del

« coro. Nella quinta la volta grande tutta di pietre. Nella .sesta si è terminalo il cam-

• panile c coperta tutta la chiesa. Nella settima si è stabilita tutta la chiesa interna,

c Nell' ottava si sono fatte le sepolture, l’altare maggiore di marmo c il lastrico della

• chiesa, a riserva delle cappelle. Finito il lastrico, si fece I’ altare del Carmine e

s quello del SulTragio; sì è fatto ancora l’altare di S. Pietro martire e la canonica.

« 1770. La chiesa fu solennemente consacrata da M.“ Vescovo Lomcllini col-

• l’antico titolo di S. Martino, come pure aveva la chiesa di Sarzancllq », •

22^ lACOPETTI ( Gaspare Niotizie •(oriebe di Massa di Lunitjiana. Ms. in fogl. di pag. 50, posseduto dal compilatore della presente Bibliograna. È tin

compendio delle principali vicende di Massa dalla sua origine lino al cadere del secolo

XVIII, fatto con assai diligenza e con senno.

22Ò. ilMSTBL’TTIONIE dell' Ulani.*’ Comiulnnarlo di Sarzana.

Codice in faglio, di c. 47, presso il sig. Achille Neri dì Sarzana. Fu scrìtta nel l£7l.

224. EANÌDINI ( Giovanni ). Oraailone in morie di (Hovanni Fanloni fra gii Arcadi Labindo.

Non fu mai data alle stampe, e ignoro dove ne sia andato a rinire il manoscritto.

Trovasi ricordata nel n.° 99 della Gazzella di Lucca, de’ 9 dicembre I80S, in cui

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si legge la seguente descrizione de' funerali celebrati al poeta fìvizzancse; « Il giorno

a tu del decorso mese di novembre ebbe luogo nella ciltù di Carrara un' adunanza

« di queir Accademia delle Delle Ani, il cui scopo fu quello di rendere onori funebri

« alla memoria del già sig. Giovanni Fantoni, che tanto degnamente aveva occupato

< r onorevole earica di Presidente della detta Accademia. Alle ore li di detto giorno

• i Funzionari della città di Carrara, il Cor|H> Aeeademico e molto altre distinte per-

< sone, dalle sale dell' Accademia, dove tutti si erano riuniti, si trasferirono, seguiti da

« numeroso concorso di popola ed al suono della banda, alla Chiesa cattedrale di detta

« città, a lai uopo superhainenle apparata. Preso ciascuno il posto rispettivo, fu dato

< principio alle sacre funzioni, nel tempo delle quali il sig. Giovanni Caudini Pro-Scgrc-

< lario dell' Accademia recitò I’ Orazione funebre, clic per la sua patetica eloquenza

s produsse una universale emozione. Terminata la funzione, lutto il corteggio si resli-

< luì alla sala dell' Accademia. Nel dopo pranzo vi fu nuova adunanza, ed ivi furono

• recitale diverse com|>osizioni poetiche in onore del defunto sig. Fantoni, a cui il

« Corpo accademico deliberò altri attestati diretti a dimostrare la riconoscenza dovuta

< ad un uomo cosi distinto nella Repubblica letteraria, c che per tanti anni nella sua

« qualità di Presidente della detta Accademia si era dato la maggior premura per il

< lustro della medesima ».

MALASPIIVA (ab. Giuseppe). SSetamit Alulanplnlimani ergaS.lt. I.el Saeralits. Imperatorù aiUeactam flalmpinartun eommendans ftdem perpelm commendabilem

monet ex/uòenifutn parìòiM immedialit otienlilm» utile Lgcaeum.

Carme latino che si conserva nell' Archìvio domestico de' Marchesi Malaspina di

Mnlazzo, lìiza n.° 2, c di cui possiede una copia il sig. cav. Eugenio Branchi di

Firenze, che me ne scriveva cosi: « Esso, come dal titolo, commenda le gesta de' suoi

c antenati, e si dice scritto a istanza de' consorti. È in esametri, e conta 522 versi,

dettati con maestria e disinvoltura, siochè I' autore sembra avere gustato e studiala

< a fondo Virgilio e forse meglio Ovidio, e non poteva fare a meno, perchè questo

• Malaspina dei ramo dei Marchesi del Varcio o Varzi, Abate Commendatario di S.

« Marciano di Tortona e Consigliere Aulica di Carlo VI, fu letterato distinto ed inserì

• gli Annali genovesi del Caffaro e la Cranica d' Asti con erudite annotazioni nella

s Raccolta degli Scrittori delle cose d' Italia del Muratori. Fiori nel secolo XVIII, e

« da una sua lettera, da me veduta nfU'Arcbivio de' Malaspina di Mulazzo, diretta

• al .Marchese Azzo Giacinto nel di 9 gennaio i7.lt, si conosce che il Carme, di cui

• è parola, era da lui già stato scritto ». *

22fì. HIEDICI ( Cosimo ). Dencrlalosie botanica di varie erbe e piante del territorio massese.

A psg. 21 c seg. del Catalogo degli oggetti inviati alC Eepoiizione del 1 5 agoato

ISI2, e H'tpporto al Comitato d'incoraggiamento relativo alle operazioni dell’anno e

sopra lo sialo attuale dell’ogricoUura, arti, e commeroio del Principato Lucchese, del- V .ibate Xieola Felice 7'omeoni .Segretario del Comitato, impresto a Lucca coi torchi

del Berlini nel Ì8I2, si legge: «Il sig. Suddclegato di Massa, sempre sollecita d' im-

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« piegare ì di lui noli lalenti in vantaggio de^ suoi amministrati, ha fatto pervenire

< al Comitato diversi saggi di varie breccia di bellissimi colori, oUenuie da alcune cave

« dei monti mossesi, e m’ ha rimessi tre interessanti capitoli riguardanti gli olivi, loro

c specie c qualità; i boschi d’alto fusto; i castagni e loro qu«iliià, produzione del

« sig. Pietro Pucci Segretario deir Accademia di Massa : cd una descrizione botta'

• tiica di varie erbe c piante del territorio massese , compilala con molta Intel'

« ligenza, secondo il metodo di Linneo, dal sig. Cosimo Medici. In fine il sig. Saverio

c Salvioni, nostro Socio, ha soddisfatto alte brame del Comitato con una esatta descri-

« zione del metodo d* eslrar I’ olio dalle olivo ivi praticato, e che si mostra bisognoso

c air esircmo d’ una salutare riforma, e dal documento che io, a solo oggetto di rcn-

c dcr giustizia al di lui amore per la patria, ho creduto di dover riferire, risulterà

c che la Suddclegazionc di Massa va ad essere arricchita d’ ima scuola di disegno,

« per ogni riguardo ivi più che altrove utilissima (I). Un largo campo pertanto s' offre,

« 0 Signori, al vostro zelo per risvegliare, soccorrere ed incoraggiare V industria e

« r agricoltura di quel circondario, facendogli provare gli cfTetti delle vostre efiìcact

c sollecitudini c dei valevoli mezzi che la clemenza del Principe ha posto in vostra

* mano ».

Insieme colle carte del Comitato d' Incoraggiamento sono andati dispersi i lavori

del Medici, del Salvioni e del Pucci; e per quante indagini io abbia usale non mi

ù riuscito di rinvenirli.

KOTAE historieao ^«osriiphleae veterum Ligurum ex Livio, S(rabone^ Plinio eie. excerplae; et monumenta quaedain antiquae Apuae nune Pontremoli; et pauca urbis Lunae.

Questa scrittura, di ben poco interesse, leggasi a cari. 94-1 19 tergo di uno ZibaU

done già appartenente all’ erudito lucchese Bartolomeo Fioriti, che sì conserva nella

R. Biblioteca Pubblica di Lucca, ed è segnato: Confici Pera, n.** 56.

(I) Sig. S(!grelarìo —> Fr« i rami in cui I* emutaiione maue«e »i è loderolmente ipiegaid, merila ptrIìeoUre menzionn la iruala gratuita di dileguo stabilita e diretta a Malia dal tig. .Saverio Salvioni corriipoiidenle del Comitato e Oilellanle di tutte la arti belle e «pecialmente di disegno e di pittura Da due anni a questa parte la icella gioventù maiieie riunìsceai gior> nalmeiite ad una data ora per applicarli allo studio del dileguo e dell' architettura lotto gli

occhi di quest' oltinio e valente mseilro. Il suo disinleressacnento ed il luo zelo, non che

raiiìduità. r emulazione ed i lemibili progressi dei suoi alunni sono allretlanle luminose riprove del buono ipirito che anima questa popolazione e delle iperanze che vieppiù ella Inipira;

gii attuali alunni sono al numero di sedici. Il disegno, nel rendere quei che vi sì applicano atti alla professione di architetto e di scultore, apre alle famiglie masseti uii mezzo di virp- più riunirsi ed appsrenlorti con quelle carraresi, e dì approffitlarsi ench* esse dell'onore e dei beiieBsi che na risultano per gli artisti. Sicché il sig. Saverio Salvioni è nell’ istesso tempo benemerilo dell’ arte, della Comune di .Massa, sua patria, e dell' isiesia Comune dt Carrara. La prego, sig. Segretario, di gradire 1* omaggio dei profóndo mio rispetto. Nassa, 1 Settem- bre 1811. OLLinca.

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PAVESI ( Vioccnzo ). Deserlilone delle Chiese e Palazzi dì Pontremoli, Sì legge al n.^ 4 del codice miscellaneo della R. Biblioleca di Lucca, giù appap

tenente al soppresso convento di S. Maria Corlcorlandioi, che porta il n.” d' ordine

608, ed è segnalo il.

— Vola de’ autori che hanno opere nelle Chiese della ciità di Pontremoli.

Trovasi ai numeri 10, 11 e 15 del codice suddetto. È un elenco de' quadri di ebe và ricco Pontremoli.

“ioU. PIO ( .Niccolò ). VUc «Il Domenleo Cìal«llf scultore carrarese^ e di Pietro Nelli, piUore massese.

Il Marcliesc Giuseppe Campori {Memorie biografiche degli seuUori^ arehUeili, pittori

ec. nativi di Carrara, pag. 415) dice che leggonsi fra le Vile de’ pittori, scultori e

architetti, opera del Pio, che trovasi a Roma manoscritta nella Biblioteca Vaticana.

^31. POGCàlO ( Federigo Vincenzo, Di ). Domino Domino N, N\ de Opuscolo P, Caroti No^

celti Sor. lesa cui titulus Confutano primiie epislolae P. Dinellii Cathedrnlici CAisanalensis

O. P. de Danielir Concinae in discribendisque casuistarum locis summa fide

ac diligentia F. F. V. P. (X P. anno Domini 1754, mense Aprilis,

In 4.^ di pagg. 28 non numerate c 5 delle quali bianche, che si conserva a Lucca

nella R. Biblioteca Pubblica tra i manoscritti provenienti dal soppresso convento di

S. Romano.

252. RACCOLTA g^onornle do* Blindi dello Stalo di Massa e Carrara.

AI n.® 132 della Parte II giù descrissi ì volumi V, VI c Vili di questa importante

collezione, c lamentai gli altri come perduti. Mi è dolce adesso F annunziare agli stu-

diosi la scoperta da me fatta nell’ Archivio della Pretura di Massa dì altri quattro

volumi, cloò de) 1, del IV, del VII e del W cd ultimo, laonde adesso soltanto il II

cd il HI sono a rimpiangersi come smarriti, ed è certo un danno grave per la storia

I tjs< massose. Il primo ha sul dorso questo titolo: Banniment. ab anno 1598 7 ue ad anmim 1617. È in foglio; si compone di 282 carte; le prime 52 delle quali sono

corredate di un Indice, le altre no. II bando più antico è de’ 21 di Settembre 1508;

quello più recente del 15 Gennaio 1647. Il quarto volume, che sul dorso porla scrìtto:

i^annmi. IV ab anno 1676 ad annum 1712, ha nell' interno il seguente tìtolo: Danni-

mcntorum liber IV paginarum 192 eum indice perordinem alpliabeticum. E in foglio, c

oltre le pagg. 192 numerale, ne ha sei in fine non numerate contenenti Y Index per ordinem alphabeticum omnium ònnnimenforum qui in hoc IV libro contincntur exnra- ratus p"T me Ioannem Daptistam Ceccopieri ùincellarium Curine Criminaiis de anno

1765. Il bando più antico è del 6 Settembre 1676; quello più moderno de’ 7 Settem-

bre 1712. Il settimo volume ha per titolo: Danniment. VII ab anno 1748 ad annum 1760.

È in fogl. di cari. 210 numerate, oltre 5 in principio e 8 in fine senza numerazione,

contenenti l'indice. Abbraccia i bandi dal 20 Giugno 1748 al 27 Aprile 1760. 11 nono cd ultimo volume è iuUtolaio Bannim. lib.W ab anno 1776 usque ad an. 92. Ha 527

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carie numerale, oltre 18 in fine non numerate contenenti T Index omnium et sinQu- lorum bannimentorum qui in hoc libro IX canlinentur per ordinem nlphabeiicum.

Alcuni de" bandi sonu a stampa. Dal 5 Gennaio Ì77G vanno all' 8 Febbraio 180U.

255. IIAGIOÌ\'l ilei GrandiieA di Toncana conte successore in tulli i diritti della He-

pubblica Fiorentina sopra la città di Surzana e suo territorio.

In fogl. di |>agg. 42, presso il sig. avv. Eugenio Branchi di Firenze. Comincia:

« Le ragioni che V Augustissimo Imperatore Granduca di Toscana, come successore

« della Repubblica Fiorentina o suo territorio, ha sopra la città di Sarzana, non pos*

« sono essere nù più giuste né più chiare. Dovendole esporre, non sarà inutile il dire

« a sommi capi delle vicende istoriclie della della città e della Provincia di Lunigiana

« nella quale è posta; città c provincia clic per la sua vantaggiosa situazione può

facilmente produrre grandissimi beni si al Principe clic ai Pubblico ed al privato, e

« che perciò merita tutta F attenzione e clemenza sovrana >. In fine si legge: «Qui

« ha fine il MS. d' ignoto autore sarzanese, esistente tra le carte del conte Chiodini,

« clic si conservano presso il sig. Pellegrino Gerali di Scoratoli, vicinanze di Pontre-

< moli. Copia estratta da me sottoscritto li 10 luglio 1844. Eugenio Drancui ».

sclentillro 254. BAVEC.4 ( Salvatore ). Dlseomo sul territorio della Spezia,

Nc riporla un brano il canonico Ippolito Landinclli nc' suoi Trattati mss. di Luni

c Sarzann, il qual brano fu (>oi stampato dal Targioui Tozzetli a pag. 527 • 529 del

voi. X delle delazioni tV alcuni viaggi fotti in diverse parti della Toscana, e quindi

dal prof. Giovanni Capellini nella sua Descrizione geologica dei dintorni del Golfo

della Spezia e Val di Magra inferiore, ove dà un breve cenno di esso Raveca, che

era nativo della Spezia. Delia fontana d'acqua dolce, che gorgoglia in mezzo al Golfo,

di che ragiona principalmente il Raveca, discorrono dottamente Antonio Vallisnicri

nelle annotazioni alla sua Lezione sull' origine delle fontane, il De la Goudainiiie

nell’ Fxtrait d' un ji'ournaf de voyage en Italie, inserito nella seconda serie delle

Memoìres de Mathem. el de Phys. de V Acad. li. des Seienc, ann. 1757, Ioni. XVII,

pag. 649, ed altri assai. Ignoro la sorte toccata al manoscritto presente.

' \ REL.%TIO^E p«r Sarzan*.

^ , Codice cartaceo in fogl. del secolo XVII, di cari. 6, nell’ Archivio di Stato in

Genova. Fu compilata nel 1657 per dimostrare insussistenti le ragioni degli artigiani

di Sarzana, ì quali supplicavano il Senato della Repubblica di Genova a provvedere

afllochè essi pure avessero parte in più larga misura al governo del Comune, lì im*

portante perchè ci fa conoscere pienamente e con larghezza il governo politico ed amministrativo di Sarzana.

236. TOIIELLI. ( Agostino ). Ea genealogia della Casa Torelli di Sarzana.

. La ricorda Michele Giustiniani a pag. 37 de* suoi Scrittori Liguri, e dice che una

copia manoscritta di quest’ opera era da lui posseduta, e un’ altra sì conservava presso

gli credi del Torelli.

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t^57. %'ECCHI<\tVO ( Giovanni di Leopardo, da ). Praeclarliifllitil viri lohaaul» Leo«

l>iirtll de Viicchiano de Pisis, etuis iuceasis, ac exiiniì U, /. Docloris in soleiuni

lohantih Petri poetue chrisMìrnique oratoris laureatione.

Fu recitala ai 7 di ottobre del Ii57 nella chiesa di S. Martino di Lucca ai fu-

nerali di Gio. Pietro d' Avcnxa. 11 Fabrucci nella sua opera: De falò Pisanae L'niver;

eitatis decurreiUe secato A'F, inserita dal Culogerù nel tomo XX.IX della Baccolta di

opuscoli scientilici e lilologirt, asserisce a pag. 319 che una copia di questa orazione,

trascritta di mano di Giorgio Antonio Yespucci, si leggeva in un codice cartaceo del

canonico Salvino Salvini.

35S. (Panfìlio). Porlovmrrr fondalo Oìlonia del Ilio.

Carta larga metri 0,G5 c alla metri 0,4G, disegnata nel lo70 con molta diligenza"

sopra una scala di palmi 1>00 genovesi. È posseduta dal sig. Achille Neri di Sarzana.

339. VIT;% di Arrangiarlo Cilorg^lnl di .Monllgnono*

Si legge a pag. 30-33 del volume 0. 37 della fìaccollit di cose palvie dell’ anti-

quario Giuvambaiiista Orsucei, che si conserva a Lucca nel B. Archivio di Stato.

1/ Orsucci |)crò dà il Giorgini per lucchese, sebbene sia oriundo dalla terra di .Monti-

giioso di Lutiigiana, che per altro era allora dominio della Bepuhblica di Lucca. « Il

« Sargentc Maggiore Arcangelo Giorgini ( cosi V Orsucci ) del 1627 si partì da Lucca

« et andò in Germania; servì il generale Piccolomini 16 mesi, c si retrovò in molti

« faliioui contro lì Svedesi; rciornò dapoi a Lucca, ove dimorò 22 mesi. 11 1632 re-

• tornò per li Alemagni in Polloiiia con l’esercito alemanno; si retrovò all' assedio

< di Smonlinsch in Moscovia, qual per assalto fu preso et egli fu de’ primi a salire

* sopra la breccia; c dapoi fu fatto Sargentc di una compagnia d’ ìiifanlaria. Fu alla

« battaglia e presa di Viarne in Moscovia et alla resa di Biola, c rciornò per la

« pace. Fu mandato in Padolia, paese de’ Tartari, c passò al .More Negro eoo rotta

« dell’ inimico, c seguì tregua. Passò di nuovo in Alcrnagna e fu fatto Alfìerc del reg-

< gimcnlo di cavatteria del Colonnello Galli. Andò contro li Svedesi sotto Madebrug

c v’ ebbe una moschettata in una spalla. Andò in Sassonia, dove combattè più volte

« con r inimico, et ebbe una moschettata nella coscia. In Pomerania si ritrovò a dorè la

• ballagiia nlF inimico, dove hebbe una moscbcitata nel piede sinistro. Bcsiò pregioniero

« delli Svedesi, e posto in un bosco a Staitin, per il freddo perse tutte le dita dei

« piedi. Scampalo dall’ inimico, andò in PoKonia il 1653. Sovvenuto, il 36 pervenne

« in Lucca, dove si fermò un mese e mezzo. Bitornò in Alemagna, e di 11 in Gata-

« logna, dove si retrovò alla presa di Moiison ; lenente d’ una Compagnia alla battaglia

« d’ Grida, alla presa di Alagher, al soccorso di Tarrasona, ove ruppe tre corpi di

« guardia dell' inimico. Assediò intanto La Molla della piazza, ed egli fu comandalo

« per inchiodar li pezzi all’ inimico, nella qual fatione ebbe due moschettate nel petto

c sciiz’ olTesa. Fece più sortite, lioo a che detto Monsù Della Molla sì ritirò. Si

* ritrovò sotto Agì in Catalogna quando fu recuperalo dall’ esercito spagnuolo. Andò

« poi a Cambras, dove fu comandalo a tener un forte sul Gumc Segre; vi fu molle

« volte attaccato dall’ inimico, c sempre defese il forte. Fu mandalu a pigliar un’ altro

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< posto al ponte di Cambras. Nell' assalto ebbe cinque ferite, restìi prigione, c liberalo,

< fu mandato in Francia per levare una compagnia di fanti, quali condusse in Nor-

• mandia. Ottenne il IIUS di retomare a f.ucca.

• Il lliilì passò in Candia, e servi per 5 anni in presidio in difesa di posti, fallo

< molle sortite c messo ne' luoghi più pericolosi sin al I6IÌI, nel qual tempo fu fallo

< Sorgente Maggiore della Piazza di Cerigo, ove si trattenne sei mesi, e ritornò poi

< alla patria. Per esso sono patente diverse: una delle quali del I6i3 dell’ Impera-

« tore. Per esso sono anche vari! benserviti. Uno del 16ii di Don Tomaso di Sale,

< dove attcsta il valore di detto con molte lodi nell’ assedio di Tarragona. Benser-

« vita del Ifilfi di Monsù di Taglicr per haver servilo con mollo valore e merito

« grande nella condotta di fanti italiani in Normandia; uno del Provveditore Molino

« 16i8 dove attesta il valore mostralo da detto in tutte le fationi in Candia ; et altro

• simile di dello anno del Provveditore Contarino; altro d’ Aloisc Moccnigo di Candia

• del IG5I, dove porta le lodi di esso per valore e specialmente nell’assalto del

• baluardo Marlincngo, nel quale fu de' primi a salire, per la difesa di Crevaco, nelle

< molle sortile fatte, nell' assistenza a' posti più pericolosi per difesa della città di

s Candia, e nel non haver per alcun tempo sparagnato il sangue e la vita. Atlesta-

• rione del medesimo dell' elellionc falla di esso per Sargente Maggiore c Comandante

< della Piazza di Cerigo il IGSI >.

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Prtfatione Pag. 5

' Parte I. SlaluU aditi e inediti ...... > il

Parte II. Oe«n mamwTitle » ^

Sumlemrnto alla Parte I » ÌI7

Supplemenlo atta Parte II » Siili

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