Mercante Del Trecento
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ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA V o l u m e L X - F ascico lo I MERCANTE DEL TRECENTO CON INTRODUZIONE NOTE E APPENDICE A CURA DI RENATO PIATTO LI GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO ROSSO HCMXXXII Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 LETTERE DI PIERO l'.ENINTENDI Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA V olume L X - F ascicolo I MERCANTE DEL TRECENTO CON INTRODUZIONE NOTE E APPENDICE A CURA DI RENATO PIATTOLI GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO ROSSO MCMXXXII Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 P roprietà L etteraria R iservata Scuola Tipografica « D. Bosco » - Genova-Sampierdarena Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 I f ALLA SANTA MEMORIA DI ENRICO BENSA CHE PER PRIMO - CON AFFETTO PATERNO MI ADDITÒ LE ALTEZZE t DELLE VIE DELLA SCIENZA » Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 PIERO BENIN TENDI NOTIZIE BIOGRAFICHE Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 Tra le colonie di forestieri dimoranti in Genova alla fine del Trecento, quella dei toscani era indubbiamente la più numerosa: nel seno di essa il nucleo dei fiorentini rappresentava la forza eco nomica più. notevole. I fondachi impiantati dai sudditi dei priori e dei gonfalonieri di giustizia riboccavano di merci; i loro banchi erano carichi di fiorini. Se l’importanza commerciale di Genova procurava loro grandi lucri, Genova stessa ritraevane non insensi bili vantaggi. « Ambrogio di Meo e compagni », diceva la ragione di una società di fiorentini operante in Genova. Coloro che nascon- devansi sotto la generica denominazione di soci erano Luca del Sera, Andrea di Bonanno di ser Berizo, Jacopo di Giovanni di Berto. La compagnia alla fine del 1391 si sciolse per dar vita ad una nuova diretta dal grande e ormai illustre mercante pratese Francesco di Marco Datini (1): a presiedere il nuovo fondaco rimase Andrea di Bonanno, e suo coadiutore fu Jacopo di Giovanni. (1) Un’esauriente biografia di costui dette E. Bensa, Francesco di Marco Datini, Genova, 192B, facendola seguire da quella della consorte, Margherita Datini, in Archivio storico pratese, VI, 1926, pp. 1-14. Una più completa ricostruzione della complessa personalità del mercante pi’atese, unita ad un profondo studio intorno all’attività commerciale del Datini ed alle istituzioni giuridico-ecouomiche alla fine del Trecento, vedasi anche nell’altra opera del Bensa, Francesco di Marco da Prato, Milano, 1928. Cfr. G.V a le r i, L'Archivio Datini e gli studi storici di diritto commerciale, in Rivista del diritto commerciale e del diritto generale delle obbligazioni, X X V I I . 1929, pp. 433-43. Per i rapporti del Datini o dei suoi sottoposti con illustri casate liguri, cfr. R. Piattoli, La mala ventura di Niccolò Migliorati da Prato vicano del Podestà Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 La mancanza di sicurezza che cominciava a render dubbioso l’uso del porto di Pisa per le incessanti guerre tra la repubblica fio rentina e Gian Galeazzo Visconti, il malumore contro Pietro Gamba corti serpeggiante nella popolazione pisana sobillata dalla fazione favorevole al conte di Virtù con a capo l’infido cancelliere Jacopo d’Appiano, movimento diretto contro i fiorentini, avevano consi gliato il Datini ad aprire la bottega di Genova diminuendo l’attività e l’importanza di quella di Pisa. D’altronde Genova gli era indispen sabile per l’allargamento dei traffici alle coste della penisola Iberica, che già mulinava tra i suoi progetti (1). L’assassinio del Gambacorti e il definitivo trionfo del partito visconteo in Pisa con l’ascensione dell’Appiano alla signoria dimostrarono la chiarezza delle vedute del mercante pratese. Ma degli intendimenti del Datini poco, ora, ci importa; ci interessano invece le parole che Andrea di Bonanno scrivevagli il 13 aprile del 1392 e che noi facciamo seguire qui appresso: « Egli è qui uno Piero de’ Benintendi da Prato, vostro chonosciente e amicho, il quale sta molto sopra le ghabelle di qui, e à forza di fare del male asai a chi e’ volesse. E però, per molti chasi possono avenire, sarà buono a lui scriviate una lettera diciendoli chôme di lui ci lodiamo asai a voi per vostro amore, e intorno acciò quello buono saprete dire rachomandandoci a lui per voi; chè, chôme che sia asai mio amicho, asai più crescieremo l’amistà, di Savona, in Atti della Società Savonese di storia patria, XII, 1930, pp. 5-44. Ivi parlasi anche, di frequente, intorno ad Jacopo di Giovanni di Berto: per notizie sui rimanenti personaggi di sopra ricordati rimandiamo a R. P ia t t o li, Uh mercante del Tre cento e gli artisti del tempo suo, in Rivista d'arte, XI, 1929, pp. 221-o3, 396-437, 537-79; XII, 1930, pp. 97-150. Riguardo ad Ambrogio di Meo vedasi ancora R. P ia t t o li, La novella del convegno di Savona del 1407 dalla lettera di un mercante, in Giornale storico e letterario della Liguria, NS., V, 1929, p. 225. (1) Intorno alle cause che indussero il Datini a stabilire un centro di affari a Genova, cfr. R. Piattoli, L'origine dei fondaci datiniani di Pisa e Genova in rapporto agli avvenimenti politici, in Archivio storico pratese, VII, 1927, pp. 171-96; V ili, 1929, pp. 117-44 e 179-90; IX, 1930, pp. 25-45 e 74-93; lavoro edito di poi in volume a sè, Prato, 1930. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 — ô _ e non potrà altro che giovare. Sichè fatela, e mandatelaci elio la prima » (1). Di qui nacque l’occasione ad un frequente scambio di lettere ti a Francesco di Marco e il suo conterraneo, i quali avevano trovato nella leciproca stima le basi per una duratura e salda amicizia. * * * Le lettere stesse che Piero Benintendi indirizzò all’amico sono la miglior fonte per ritesserne la vita (2). Egli nacque in lobbiana, villa situata in quel tratto di terreno pianeggiante solcato dall’Ombrone pistoiese che fa parte del contado del comune di Prato. Essa è oggi, come in antico, attraversata dalla via che dalla città, da cui dista non più di due miglia, conduce alla pieve di San Pietro d’Aiolo (3). La data della nascita non è precisa: siccome, stando a una sua affermazione, nel 1392 già erano 43 anni che dimorava in Genova, dove era stato portato all’età di 6 o 7 anni, possiamo collocarla tra il 1342 e il 1343. Il padre chiamavasi Giusto di Buto; della madre, monna Mgia, ci è noto soltanto questo, che ebbe una sorella, la quale si sposò in Prato a un Buono o a uno della famiglia del Buono (non è certo): il nostro Piero mantenne ottimi rapporti col cugino Francesco. Di fratelli ne ebbe uno soltanto, nato fra il 1336 e il 1338, cui fu imposto il (1) Il passo fu già edito da G. L iv i, Dall’Archivio di Francesco Datini mercan- te pratese, Firenze, 1910, p. 11. ««rcan rivi S' ^IVI’ °P' CÌt'’ PP- U'2’ Che Pubblicò anche la lettera n. 15 ’J 9' : } 6d E> BENSA’ F™ncesco di Marco da Prato cit., p. 257, nota 3, nessuno ha mai parlato o accennato all’esistenza di P. Benintendi all’infuori di noi- cfr In una casa borghese del secolo XIV, in Archivio storico pratese, VI, 1926. p. 121. nota da p Z Vent; r\ d! mccold Migliorati ecc. cit., p. 23; Andrea di Giovanni di Lotto Lialria **» 6 Utterarto ddla ivi iW vi” 1030 orr' ’’ 0(1 e Firenzeal tramonto della libertà di Pisa, VI> 1930> PP- 216, nota 1; 230-32, 311-12, 315-17. (3) E. R e p e tti, Dizionario geografico della Toscana, V, p. 531 e se-. Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012 nome di Tendi, certamente come abbreviativo di Benintendi (1). E dato che allora usavasi di frequente perpetuare nel primogenito il nome dell’avo paterno, è presumibile che Buto fosse nato da un tale che cliiamavasi Benintendi: di qui il cognome della famiglia. È arguibile anche che a Buto, oltre Giusto, nascesse un altro figlio che fu chiamato Piero, trovando un tal Piero di Buto abitante in Tobbiana contemporaneamente a Giusto. Questo spiegherebbe come mai il nostro mercante portò il nome di Piero, che era quello dello zio. A ogni modo il problema non è di grande interesse: Piero di Buto e la sua moglie Dolce sono figure secondarie che presto scompaiono: nel 1383 erano già da qualche tempo partiti da Tobbiana e dimoravano in Pistoia (2). Anche la famiglia di Giusto nel periodo 1371-83 andò ad abitare in altra località, passando da Tobbiana al prossimo villaggio di Iolo, per poi far ritorno alla primitiva sede. Nel medesimo frattempo a Tendi di Giusto, su cui gravava il peso della famiglia (oramai il padre era settantenne e sessantenne la madre), morì la moglie Teodora, lasciandogli due figli, un maschio e una femmina. In seconde nozze sposò una sorella minore della defunta, di nome Biagia, assai più giovane di lui: nel 1383 si assegnavano 25 anni a costei e 45 al marito (3). fi) Archivio di Stato di Firenze, Estimo, Quartiere di S. Maria Novella, CapifamiTlia, filza 94, o. 443;-. Ecco la composizione della famiglia nel 1371: Iustus Buti caput familie.