XIII Cervino Cinemountain Festival
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FOCUS ARGOMENTI Montagna, cinema e cultura CCrroonnaacchhee CCAAII ddaall ““XXIIIIII CCeerrvviinnoo CCiinneeMMoouunnttaaiinn FFeessttiivvaall”” Il Festival più alto d’Europa Dal 30 luglio all’8 agosto si è tenuta la XIII edizione del “festival più alto d’Europa”, il “Cervino CineMountain Festival”, rassegna cinematografica e di eventi legati al mondo della montagna, che intende selezionare il meglio della filmografia delle vette assegnando l’“Oscar degli Oscar” della montagna. Breuil-Cervinia e Valtournenche i luoghi della kermesse, che accanto al Festival Concorso si è articolata nelle sezioni collaterali “Cervinia mon amour”, “Antropomount”, “Espace Montagne”, “After Festival”. Tra gli eventi principali vi sono stati l’incontro sul tema “Biodiversità & Montagna”, introdotto da Annibale Salsa, Past-President CAI, e da Marco Onida, Segretario generale della Convenzione delle Alpi; l’incontro con la “Valanga Rosa”, strepitosa nazionale femminile di sci alpino degli anni Settanta e Ottanta di cui hanno fatto parte atlete come Maria Rosa Quario, Paola Marciandi, Daniela Zini, Paoletta Magoni, Claudia Giordani, Wanda Bieler. All’iniziativa hanno partecipato anche le campionesse del passato Celina Seghi e Giuliana Minuzzo, e una protagonista dei tempi più recenti come Isolde Kostner. Inoltre l’omaggio a Padre Alberto Maria De Agostini, missionario salesiano, fotografo, geografo, esploratore ed alpinista, che compì varie esplorazioni della Terra del Fuoco e della Patagonia nella prima metà del XX secolo. La sua è un’importante figura ricordata nel centenario della partenza per l’America meridionale e nel cinquantesimo della scomparsa; e la presentazione di “Cervino, la montagna del mondo”, con il grandissimo alpinista Walter Bonatti in collegamento telefonico e la partecipazione di Kurt Diemberger, altro alpinista di fama mondiale. Il festival è stato promosso dal Comune di Valtournenche e organizzato dall’Associazione Culturale “Strade del Cinema”. Presieduto da Antonio Carrel, guida storica del Cervino, e codiretto da Luisa Montrosset e Luca Bich, è stato organizzato in collaborazione con il Club Alpino Italiano, tra gli altri soggetti. Biodiversità & Montagna “Biodiversità & Montagna”. Questo il tema dell’incontro che si è svolto giovedì 5 agosto a Valtournenche, introdotto dal Past-President CAI Annibale Salsa e da Marco Onida, Segretario generale della Convenzione delle Alpi. All’incontro hanno partecipato anche l’Onorevole Antonio Fosson (Senatore per la Regione Valle d’Aosta), Giuseppe Isabellon (Assessore all’Agricoltura e Risorse Naturali – Valle d’Aosta), Santa Tutino (responsabile delle Aree Protette Assessorato all’Agricoltura e Risorse Naturali – Valle d’Aosta), l’Onorevole Roberto Nicco (Deputato per la Regione Valle d’Aosta), l’Onorevole Antonio Tomassini (Senatore, Presidente della XII Commissione permanente igiene e sanità). Il Professor Salsa ha sottolineato come le Alpi siano un “paradigma della biodiversità”, in quanto riproducono una straordinaria diversità di microambienti e habitat. “Alla montuosità, che geograficamente equivale a più del 50% del territorio italiano, deve corrispondere una maggiore montanità, una consapevolezza di appartenere alla montagna”. La montagna, ha messo in evidenza Salsa, va intesa come luogo di biodiversità e perciò stesso anche di valorizzazione di identità differenti, e le Alpi come “laboratorio della biodiversità” in grado di unire locale e globale in un’ottica glocal per costruire il futuro delle terre alte e ritrovare l’orgoglio di un’appartenenza culturale, “per riportare le Alpi al centro dell’Europa”. Onida ha messo in luce il nesso tra biodiversità e società, in riferimento alla vita e alle politiche per le Alpi. “La biodiversità può essere florida se lo è anche la vita di coloro che abitano in montagna”. La ricchezza culturale e naturale delle terre alte si fonda anche sul popolamento di queste terre e sull’attenzione e le risorse che vengono loro destinate dalla politica. “La Convenzione delle Alpi è sovranazionale. Così come l’areale alpino e le opportunità ad esso legate”. Tutelare la montagna e la sua ricchezza può avvenire anche attraverso lo sviluppo delle aziende di montagna, integrando la biodiversità nei settori economici trainanti. Fosson ha parlato di un “diritto etico alla biodiversità”: le forme di vita, tutte le forme di vita, hanno diritto di esistere, e la biodiversità stessa è un concetto non statico ma al contrario dinamico, in perenne evoluzione. “Mi sembra importante armonizzare economia e biodiversità, inserendo quest’ultima in logiche moderne, capaci di futuro, e instaurando un equilibrio tra uomo e ambiente”. Il ruolo della politica per favorire le terre alte va sempre più aumentato, “anche parlando di questioni di gestione effettiva della vita per chi abita in montagna”. Isabellon ha parlato di biodiversità e “biodiverticalità”, il neologismo coniato dal CineMountain Festival di quest’anno. “Adattamento dell’agricoltura valdostana alla verticalità del territorio, recupero di vitigni autoctoni, razze allevate che si sono adattate a vivere in quota, sono tutti esempi di questo adeguamento in un’ottica di biodiversità e verticalità dell’ambiente”. Importanti anche le aree protette e le riserve naturali, così come divulgare e sensibilizzare ciò che è stato fatto e valorizzare l’attività umana, che è intervenuta concretamente sul territorio, il quale “dev’essere vivo e vissuto dalla popolazione, e va conservato e valorizzato per tutelarne le ricchezze”. Tutino ha sottolineato l’impegno dell’Amministrazione regionale per difendere la biodiversità attraverso varie tipologie di interventi. Tra questi, di particolare rilievo il progetto VDA Nature Metrò. “E’ finalizzato a valorizzare il sistema delle aree protette della nostra regione. Il suo obiettivo è anche fare sistema, favorire opportunità di crescita socio- economica, coinvolgere molti dei settori economici regionali e favorire la consapevolezza dei cittadini relativamente allo sviluppo sostenibile”. Cultura, pubblica amministrazione, turismo, scuola, sono tutti settori coinvolti nel progetto. Nicco ha spiegato che la montagna dovrebbe essere “luogo della biodiversità, della ricchezza”, ma in realtà essa sta subendo un sempre più accentuato processo di colonizzazione da parte della città. Ha parlato dei dibattiti nelle sedi istituzionali sulle tematiche legate alla montagna, e dell’impegno per difendere e salvaguardare le terre alte. “Nella nostra regione vi sono numerosi esempi di siti montani che presentano una notevole ricchezza, sia dal punto di vista storico che geologico. Questo è un patrimonio da valorizzare e far conoscere sempre di più”. Tomassini ha messo in evidenza l’importanza di difendere la biodiversità attraverso azioni di tutela e di valorizzazione di questa ricchezza. “Dobbiamo riconoscere alla natura il diritto alla vita, vivere in armonia con l’ambiente e apprezzare le meraviglie che la montagna ci offre”. Spetta alla politica il compito di “intervenire in modo concreto favorendo ad esempio l’insediamento dei giovani e lo sviluppo di attività economiche, garantire servizi per la salute e le condizioni per vivere in montagna”. La biodiversità, ha sottolineato Tomassini in conclusione, va infatti “inserita nella modernità secondo logiche sostenibili”. La consegna del 1° Premio Guido Monzino, sabato 31 luglio, in collaborazione con la Società Guide del Cervino. Il Premio è andato ai fratelli Anthamatten, Samuel e Simon, e a Marco ed Hervé Barmasse. Si è inoltre celebrato il 50° delle spedizioni di Monzino in Groenlandia e al Kilimandjaro. Guido Monzino (1928-1988) Leggendario esploratore, entrato nella storia per due grandi imprese: nel 1971 organizza e conduce la prima spedizione che porta l’Italia al Polo Nord senza mezzi artificiali, e nel 1973 organizza la prima spedizione italiana all’Everest. 1971, 19 maggio: il tricolore sventola all’estremo punto settentrionale del mondo. La spedizione di Guido Monzino è durata settantun giorni. La distanza coperta è poco meno di 5000 chilometri. Si tratta di un’impresa storica: mai prima d’allora la bandiera italiana era giunta al Polo con mezzi tradizionali. Accanto ad essa, altre vengono innalzate: quelle di Canada, Cile, Danimarca, Groenlandia, Norvegia, Stati Uniti. I membri della spedizione sono quattro e Monzino ne è il capo. Oltre ad essi, vi sono alcuni partecipanti danesi e diverse guide artiche, eschimesi e Inuit di Thule in Groenlandia. 1973, 5 maggio: la prima cordata di alpinisti raggiunge la cima dell’Everest. Monzino ha organizzato la spedizione, patrocinata anche dal Club Alpino Italiano, cui hanno partecipato i giovani delle Scuole Alpine dell’Esercito Italiano e ha esteso l’invito a una rappresentanza di tutte le Forze Armate e dei Corpi Armati dello Stato. L’impresa è dedicata a tutte le Forze Armate, si svolge in onore del 1° centenario della Sezione CAI di Milano di cui Monzino è socio, ed è compresa nelle manifestazioni per celebrare il 1° centenario delle Truppe Alpine. La Valanga Rosa e le più grandi campionesse di tutte le epoche Venerdì 30 luglio, sul palco del Cinema della Guide di Cervinia erano presenti le atlete della Valanga Rosa degli anni ’70 e ‘80 e altre sciatrici italiane leggendarie di epoche precedenti e successive. In un’atmosfera di amicizia e allegria sono state rievocate e rivissute le imprese delle nove campionesse presentate durante la serata, condotta dal giornalista sportivo Carlo Gobbo. Nove donne la cui attività copre complessivamente quasi un secolo di storia. Alle testimonianze dirette