Studi Storico Artistici E Audiovisivi Per La Storia Del Restauro in Trentino

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Studi Storico Artistici E Audiovisivi Per La Storia Del Restauro in Trentino Corso di dottorato di ricerca in: Studi storico artistici e audiovisivi Ciclo XXXI Per la storia del restauro in Trentino: gli operatori attivi dal primo dopoguerra all'avvento dell'amministrazione provinciale (1919-1973) Dottorando Supervisore Elena Armellini Prof.ssa Giuseppina Perusini Anno 2019 1 Abstract Terminata la Prima guerra mondiale si estese al Trentino la legislazione sulla tutela artistica vigente nel Regno d'Italia, dopo la presenza per oltre sessant'anni della Zentral Kommission. Nei decenni seguenti si susseguirono quatto soprintendenti, fino a quando, nel 1973, la Provincia autonoma di Trento venne investita delle competenze in materia di beni culturali. Considerando quel cinquantennio di tutela statale, la ricerca si propone di ricostruire l'attività degli operatori impegnati nel restauro, registrando in particolar modo gli interventi condotti su beni storico-artistici di proprietà pubblica o ecclesiastica diffusi sul territorio, quali soprattutto affreschi, dipinti e manufatti lignei. Fondamentale è stato lo studio dei documenti conservati presso l'Archivio Storico della Soprintendenza per i beni culturali di Trento, messi a confronto con quanto custodito nel fondo Direzione generale antichità e belle arti del Ministero della Pubblica Istruzione (Archivio centrale dello Stato di Roma) e in altri archivi, nonché l’esame della bibliografia storico artistica e di quanto emerso da recenti restauri. Ponendo l’argomento in relazione alle dinamiche centrali e legandolo strettamente a quella molteplicità di fattori che influirono sulle vicende conservative delle opere - come le distruzioni belliche, il carattere stesso dei manufatti, i condizionamenti pratici, i diversi attori coinvolti, nonché i valori simbolici e identitari - vengono approfonditi gli interventi ritenuti più interessanti per la loro rilevanza nelle biografie trattate, le opere coinvolte, le metodologie operative impiegate e la documentazione rinvenuta, restituendo la nozione di restauro che veniva adottata. 2 Indice I. L'eredità della Zentral Kommission p. 5 II. Gli anni della Prima guerra mondiale p. 12 III. Giuseppe Gerola (1918-1938): l'impegno per il restauro degli affreschi p. 20 IV. Il restauro dei dipinti nel primo dopoguerra p. 33 IV. La soprintendenza di Antonino Rusconi (1939-1949) e le ferite della Seconda guerra V. Mario Guiotto: la prassi del restauro tra il 1949 e il 1959 VI. Gli anni di Nicolò Rasmo: 1960-1973 Appendice Elenco degli operatori e documenti di restauro p. 43 Bibliografia p. 204 3 4 I. L'eredità della Zentral Kommission Attraverso un breve excursus sull'attività svolta dalla Commissione Centrale in Trentino si vogliono evidenziare gli indirizzi teorici e metodologici seguiti da tale istituzione per il restauro degli affreschi e delle opere d'arte mobili. La Soprintendenza trentina - attiva dal dopoguerra - si dovette infatti confrontare con il lascito austriaco che influenzò in qualche misura sia la prassi sia l’approccio teorico dei conservatori italiani. Nel 1850 venne fondata a Vienna la Commissione Centrale per lo studio e per la conservazione dei monumenti architettonici (k.k. Central-Commission zur Erforschung und Erhaltung der Baudenkmale) - al cui fianco operò la Scuola viennese di Storia dell'Arte (dal 1852) - che si propagò rapidamente in tutti i territori dell'Impero austro-ungarico, avvalendosi dei conservatori responsabili delle singole regioni e dei corrispondenti che avevano la funzione di informatori1. Tale organismo riuscì ad acquistare peso e valore, pur agendo in assenza di un fondamento legislativo; la Commissione Centrale ebbe infatti soprattutto un ruolo di indirizzo, consulenza, censimento e diffusione delle conoscenze acquisite2, mentre si occupò in misura minore delle operazioni conservative (essenzialmente tramite prescrizioni e dinieghi), lasciando spesso la supervisione delle opere di restauro a 'non addetti ai lavori'. Non va sottovalutato tuttavia il fatto che la Commissione Centrale poteva disporre di cifre considerevoli, e ciò le permise di contribuire a restauri che le parrocchie e i privati non potevano affrontare per mancanza di fondi3. Sebbene il suo raggio d'azione fosse principalmente indirizzato ai monumenti architettonici, s’occupò anche di opere d'arte mobili, giungendo nel 1873 all'ampliamento ufficiale delle sue competenze in tale settore4, in parallelo all'affermarsi della sua specializzazione in materia5. Fin dai primi anni di costituzione della Commissione Centrale, la provincia trentina venne riconosciuta quale specifico ambito geografico e culturale; vi fu inoltre una particolare 1 Lo statuto della Commissione uscì nel 1856. Sui suoi inizi si vedano: A. Auf der Heyde, Gli inizi della Zentral- Kommission di Vienna. Un modello di tutela e la sua ricezione in Italia (1850-1870), in Conservazione e tutela dei beni culturali in una terra di frontiera, a cura di G. Perusini e R. Fabiani, 2008, pp. 23-38; S. Tavano, Karl Czoernig fondatore della Commissione Centrale, in Il Duomo di Trento tra tutela e restauro 1858-2008, a cura di D. Primerano e S. Scarrocchia, 2008, pp. 87-97; per uno sguardo d'insieme: T. Brückler, Storia della conservazione statale dei monumenti nel Tirolo, in Il Duomo di Trento... cit., pp. 99-120. Sulla scuola di Vienna: La scuola viennese di storia dell'arte, atti del XX convegno I.C.M. (Gorizia 25-28 set. 1986) a cura di M. Pozzetto, 1996; G. C. Sciolla, La scuola di Vienna, nel suo testo La critica d'arte del Novecento, 2006 (1. ed 1995), pp. 3-49. 2 Ne sono una testimonianza le sue due serie di pubblicazioni: le così dette «Mitteilungen» e lo «Jahrbuch der Central Commission», che però venne edito solo per pochi anni; cfr. T. Brückler, Le pubblicazioni ufficiali della Commissione Centrale, in Il Duomo di Trento... cit., pp. 122-124. 3 T. Brückler, Storia della conservazione… cit., pp. 101-102. 4 La radicale modifica allo statuto avvenne sotto la direzione del presidente Joseph Alexander Helfert, portando alla distinzione di tre grandi ambiti di tutela e al mutamento dello stesso nome della Commissione, da quel momento in poi Commissione Centrale per la ricerca e la conservazione dei beni storico-artistici (Zentral Kommission für Erforschung und Erhaltung der Kunst und historischen Baudenkmale). 5 Il pittore di soggetti storici, Josef Mathias von Trenkwald (1824-97), fu il suo primo specialista in pittura e restauro, autore di numerose perizie riguardanti il restauro di affreschi (T. Brückler, Storia della conservazione… cit., p. 106). 5 attenzione ai monumenti di questo territorio, basti pensare ai vari studi e progetti realizzati dall'architetto August Ottmar von Essenwein (1831-1892) per la Cattedrale, la chiesa di Sant'Apollinare e il Castello del Buonconsiglio a Trento6. Nel 1884 il conservatore Johann Deininger (1849-1931)7 notava che un pittore di nome Winder aveva eseguito dei restauri nel Castello del Buonconsiglio contro ogni regola dell'arte8. D'altronde mancavano inizialmente una adeguata preparazione teorica e l'esperienza pratica, cosicché si operò spesso secondo il principio del learning by doing, ed in alcuni casi ciò comportò la constatazione a posteriori degli errori commessi9. Dal settimo decennio dell'Ottocento fu molto importante per la prassi del restauro la fondazione delle scuole professionali (le cosiddette Fachschulen), promosse dal Ministero dell'Economia sia a Vienna sia in altre città dell'Impero. Fino all’inizio del XX secolo la formazione dei restauratori avveniva quasi esclusivamente nel campo pittorico, per il restauro dei dipinti esistevano infatti corsi nella Galleria Imperiale del Belvedere dal 1890 e, dal 1907, anche nelle Gallerie dell'Accademia di Belle Arti10. Negli interventi effettuati nei primi decenni di vita della Commissione centrale, va tenuto presente che il principio fondamentale era la diffusione del gotico come 'stile puro delle chiese' sicché, in nome dell’unità stilistica, da molte chiese romaniche e gotiche rimaneggiate nel periodo barocco o rococò, vennero eliminate le aggiunte successive (affreschi, altari, pale e altre opere d'arte). Tale criterio ebbe le sue ricadute anche sul versante del restauro, con interventi volti a valorizzare le originali pitture gotiche, su cui vennero effettuate vaste ridipinture. Un caso esemplare fu quello della Cattedrale di Trento, dove negli anni Ottanta dell’Ottocento - nel recupero della fisionomia romanica dell'edificio - le pitture murali settecentesche, ritenute deturpanti, furono rimosse e sostituite con altre desunte dalla policromia del XIV secolo (eliminate a loro volta nel 1964), mentre un'attenzione maggiore venne riservata agli affreschi più antichi11. Bisogna inoltre ricordare che lo storico dell'arte ed ecclesiastico Karl Atz (1832-1913), dal 1865 corrispondente e dal 1875 conservatore per una vasta zona del Trentino (che comprendeva Trento, Rovereto, Cles, Riva, Borgo Valsugana, Primiero e Cavalese) fu uno dei più accaniti sostenitori dello stile gotico. 6 S. Tavano, Karl Czoernig fondatore... cit., p. 89. Un ampio quadro dei conservatori e corrispondenti che caratterizzarono l'azione di tutela della Commissione Centrale in Trentino è fornito da C. Betti, "Amici del paese intelligenti, ed amanti delle arti". I protagonisti istituzionali della tutela dei monumenti al tempo della Commissione Centrale, in Il Duomo di Trento... cit., pp. 125-139. Sull'impegno di Essenwein per i monumenti trentini si rimanda a S. Scarrocchia, Essenwein a Trento. Tra Vienna, Colonia e Norimberga, in Il Duomo di Trento... cit., pp. 47-69, 51-59. 7 T. Brückler, U. Nimeth,
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