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La pratica dei Brahmavihāra

Ajahn Sucitto © 2008 - The

Brahmā è il nome che nel buddhismo si at - poiché la violenza e l’aggressività sono spesso tribuise alle divinità supreme, ed i le reazioni immediate alla sensazione di es - Brahmavihāra sono i regni o le dimore dei sere circondati. Ma ad assediarci è la nostra vari Brahmā. Nei termini della nostra dimen - stessa avversione. I Brahmavihāra sono i sione mentale, principali strumenti che ci Brahmavihāra indica in - consentono di andare oltre vece la gentilezza ( mettā ), tal genere di limitazioni. la compassione ( karu ṇā), Queste quattro qualità – la gioia condivisa ossia la mettā , karu ṇā, muditā e contentezza per la buona upekkhā – sono tutte de - fortuna o il benessere di scritte negli stessi termini: qualcun altro ( muditā ), e abbondanti, ampie, senza l’equità o l’equanimità confini, illimitate, libere da (upekkhā ). Questi sono gli odio e malevolenza verso stati mentali che trascen - gli altri come pure verso noi dono i confini della mente stessi; sono queste le loro ordinaria. caratteristiche essenziali e La maggior parte di noi comuni. Tutte possiedono può constatare che all’in - la capacità di allentare i terno dell’esperienza co - confini della tolleranza, sciente esistono cose verso della comprensione e della le quali proviamo resistenza o che tendiamo a sensibilità, così che la comprensione, la sen - respingere ed a bloccare, che ci innervosi - sibilità e l’empatia risultano ampliate. In virtù scono un po’, che disapproviamo. Ci sono poi di una simile espansione anche il soggetto, cose che ci interessano, altre che non ci inte - ossia noi stessi, risulta espanso: diveniamo ressano particolarmente ed altre ancora alle più morbidi, più comprensivi, meno chiusi e quali siamo mediamente interessati, fino ad meno limitati; sorge l’abilità di essere elastici arrivare a quel genere di cose che decisamente e di saper rispondere a una gran quantità di detestiamo. In breve, all’interno del campo condizioni. Queste sono le caratteristiche della nostra consapevolezza disponiamo di principali rintracciabili nei Brahmavihāra . una serie di modelli o impronte di resistenza. È necessario distinguere fra la reale espe - La nostra capacità di relazionarci, di entrare rienza di simili stati mentali e le idee che ci in sintonia con l’esterno e di rispondere è con - facciamo al riguardo: sono numerose le per - tenuta all’interno dei confini di una resistenza sone che sposano degli ideali, e si rischia di di - oltre la quale non ci è possibile di collegarci ventare estremamente idealisti quando con alcunché. Ci irrigidiamo. Capita che in al - parliamo di compassione, di amore per questo cune situazioni ci annebbiamo. Ci possono es - e per quello. In realtà, però, non è questo il sere persone che rifiutiamo o alle quali punto. I Brahmavihāra non sono potenti opponiamo resistenza. Si può anche arrivare condizioni emotive: non si tratta di avere la a provare una sensazione di violenza o di ag - mente colma di una lacrimevole compassione, gressività verso coloro che non ci piacciono, 1 costantemente, in ogni momento della gior - pacità è necessario saper riconoscere la diffe - nata, di un cuore che sussulta al minimo renza fra un oggetto e la nostra risposta ad cenno di una qualsiasi creatura che speri - esso. Le cose non sono essenzialmente odiose. menta il più lieve disagio. Né fanno riferi - C’è qualcosa in noi che coglie, di esse, quel che mento all’essere atrocemente sensibili verso non ci piace. Più restiamo stabili nella com - qualsiasi cosa sul pianeta: “Questo è essere prensione della natura effimera e priva di ul - davvero compassionevoli”, così pensiamo. Vi - teriore significato delle cose, più vere in questo modo, però, sarebbe eccessiva - comprendiamo che tutti i significati vengono mente doloroso e per nulla compassionevole imposti da noi, non in modo conscio ma dagli verso noi stessi. schemi karmici della mente. Non è qualcosa che facciamo deliberatamente. Possiamo ad - Mettā dirittura sentirci impotenti a rispondere in Il Buddha descrisse queste cose con una modi differenti: “Non posso fare a meno di terminologia significativamente negativa: provare avversione per i ragni. Non ce la fac - l’amorevole gentilezza, per esempio, è non-av - cio a sopportarli”. Le nostre inclinazioni kar - versione. Pensiamo che l’amore sia una bella miche s’agganciano a particolari risposte e cosa da sperimentare, meglio se in gran quan - spesso sentiamo che l’unica possibilità è fare tità. A tonnellate e tonnellate, meglio ancora! quel che ci suggeriscono. E invece possiamo. L’amore può essere considerato uno stato Possiamo iniziare a riconoscere l’oggetto e no - davvero dolce e frizzante. Eppure, la non-av - tare che l’avversione verso quell’oggetto non versione è più simile a qualcosa di questo ge - è l’oggetto stesso. È un altro, un diverso strato nere: “Bene, ti ho conosciuto per tutto questo dell’esperienza che si colloca sull’oggetto, tempo e non c’è un solo aspetto di te per il sulla persona, sullo stato o sull’esperienza. È quale provi avversione”. Al che, si potrebbe ri - un comportamento. Un comportamento men - spondere: “Be’, grazie davvero!”. Ci piace pen - tale. sare a mettā come a uno stato di dolcezza Possiamo anche avere impressioni davvero piuttosto che di non-avversione: ma è assai cupe di noi stessi, impressioni per nulla ne - più profonda la capacità di non generare in - cessarie, maldestre e inutili. In particolare, sofferenza o paura verso qualsiasi aspetto di talvolta capita di sentirsi deboli in relazione ai se stessi o degli altri, verso qualche aspetto del nostri schemi mentali, alle nostre abitudini, corpo, uno stato mentale o un comporta - al nostro kamma. Ed ecco che cadiamo in de - mento. La non-avversione è davvero ‘qual - pressione. Ma come può, questo, esser di gio - cosa’: si riferisce a ciò che non accade, a come vamento? Eppure si può andare ancor più in la mente non si contrae. Questa è una descri - là, criticandoci per essere caduti nella depres - zione più accurata di mettā . sione. Riuscite a vedere quanto la situazione ‘Amore’ è una parola troppo usata e logora, possa ingarbugliarsi? Per questo la non-av - perché pare che si possa amare qualsiasi cosa, versione deve includere il non mancare di ri - dalle patatine fritte alle automobili; è come lo spetto a noi stessi. Ciò potrebbe implicare un zucchero, lo mettiamo dappertutto. Ciò che maggior realismo nei riguardi del proprio invece vogliamo veramente coltivare è la ca - corpo e della propria mente. Quanto buoni pacità di riconoscere l’avversione, di non de - dovete diventare prima di smettere di criti - siderare qualcosa e sentirci inquieti e nervosi carvi? È solo interrompendo questo processo per qualcos’altro, e rilassarci su questa com - che si possono trovare lo spazio e le risorse prensione. Non dobbiamo pensare che ogni adatte che ci consentono di cambiare noi cosa sia fantastica; dobbiamo solo evitare di stessi e di sostenere tale cambiamento. irrigidirci e di respingere le cose. La non-av - Con il maturare della pratica iniziamo a se - versione è questo: un cuore più ampio. parare l’esperienza del contatto immediato Lo scopo dei Brahmavihāra è la scoperta di dalla risposta. Vediamo le due cose come di - uno spazio di serenità piuttosto che un friz - stinte. E possiamo capire che la risposta, la zante entusiasmo. Per sviluppare questa ca - reazione, il comportamento, ciò che vi stiamo 2 aggiungendo richiede uno sforzo. Tale com - mio amico si mise a piangere: “Oh papà, caro, portamento è aggiuntivo. Non è possibile vecchio papà!”. Era in lacrime per il padre, se - odiare in modo rilassato. Si è sovraccarichi. riamente preoccupato. I medici poi diedero al La mente è coinvolta, attivata. E durante que - padre dei medicinali, e lui prese a migliorare; sto processo di sviluppo della meditazione si presto i medici si resero conto che non si trat - può giungere a percepire quell’attivazione, tava affatto di un cancro del pancreas: era quel cambiamento. Potete sentire l’energia, cancro alla prostata, molto meno invasivo e potete sentire lo sforzo. E perciò potete anche assai più trattabile. Non appena la salute del lasciarlo andare. Si può iniziare a rilassare padre migliorò, il senso di tenerezza e stima questo sforzo involontario. del mio amico nei confronti del padre iniziò a Uno degli esercizi della meditazione consi - diminuire in modo proporzionale. Nel giro di ste nell’imparare a compiere uno sforzo, qual - pochi giorni riprese a pensare: “Oh, sciocco cosa di volontario ed utile. Impariamo a vecchio rimbambito, ma perché non… Oddio, rilassarci, a fare un passo indietro, ad andare eccolo, ancora senza le sue pantofole che in - avanti, ad avvicinarci e retrocedere. Impa - ciampa ovunque. Ma perché deve farlo? Per - riamo a riconoscere ed a rilassare lo sforzo ché deve proprio accendere la radio?”. Dopo un po’ concluse che suo padre dovesse star di che alimenta l’avversione verso le cose: questa nuovo bene, perché aveva nuovamente ini - è non-avversione. E quando lo facciamo per ziato a non sopportarlo. A questo punto suo un po’, è interessante notare che si comincia padre non era più indifeso. E il mio amico a percepire amabili le cose. Le cose in se stesse smise di sostenerlo nella sua impotenza, sono solo quel che sono. Sono meravigliose, smise di trattarlo con compassione e tornò a perché sono quel che sono. Non sono qui per notare tutto ciò che del padre non sopportava. disturbarci o per darci piacere. Sono sola - Si sentiva ancora una volta irritato nei suoi mente quel che sono. confronti. Quando una persona è indifesa è Vi è una unitarietà di fondo che rende ama - diverso, non è forse così? bili tutte le cose. E amarle significa lasciare In realtà siamo tutti indifesi in una certa che esse siano quel che sono. Questo è amare. misura: per questo è importante riflettere Amare significa permettere, concedere a qual - sulla malattia, sulla vecchiaia e sulla morte, cosa la libertà di essere quel che è, inclusi noi continuare a tenere ben a mente questo ge - stessi. Questo è amore, non un certo qual ri - nere di considerazioni. Si può pensare: “Ma io bollire. non sto morendo, ora. Sto bene. “Sì, tutti stiamo discretamente bene, ma la contempla - KAru ṇā zione della nostra inevitabile malattia, vec - La qualità di karu ṇā, la compassione, è ba - chiaia e morte è una potente sorgente di sata sulla constatazione della fragilità di fondo compassione. Quando o dove, nella nostra degli esseri, inclusa la propria. È basata sulla cultura, abbiamo l’occasione di contemplare constatazione dell’impotenza degli esseri in queste condizioni? Quando le persone ini - termini di malattia, vecchiaia e morte. Siamo ziano ad invecchiare vengono recluse dove tutti quanti vincolati a questo ciclo. Non c’è nessuno possa vederle cadere a pezzi. In un nulla che possiamo fare. Tenetelo bene a certo senso è una vera sfortuna, perché questo mente per voi stessi e per gli altri esseri diminuisce le nostre possibilità di sperimen - umani. Dobbiamo riconoscere questa impo - tare compassione per l’altro. tenza e continuare a riconoscerla per esserci Per una persona contemplativa le possibi - vicendevolmente d’appoggio con un appro - lità per sperimentare la compassione sono nu - priato stato del cuore. merose: anche se siamo fisicamente a posto, Tempo fa accadde che il padre di un mio iniziamo a comprendere il potere delle abitu - amico si ammalò improvvisamente e questo dini mentali: le compulsioni, le paure, le pre - mio amico si precipitò da lui. Gli erano stati occupazioni, i dubbi e le tensioni. diagnosticati angina e cancro pancreatico. Il Incontriamo tutto ciò dentro di noi e all’inizio 3 potremmo essere portati a pensare: “Perché facciamo agli altri, quando lo facciamo a noi mai dovrei continuare a far così? Ed eccomi stessi o quando lo facciamo ai nostri stati ancora qui”. Oppure: “Ancora coinvolto in mentali. Osservate la non-dolcezza, il non- queste cose, perso in queste altre. No! Quando ascolto. Coltivate la grande mente che ascolta mi deciderò a crescere?”. Finché perdura la e comincerete a sperimentare la qualità del - premessa dell’esistenza di un sé o di qualcosa l’ascolto. Questa poi inizierà a dominare la vo - da dire al riguardo, potremmo sentirci esaspe - stra attenzione più degli stati mentali cui rati. Però, gradualmente iniziamo a capire che prestate attenzione. Questa è la benedizione ciò che stiamo sperimentando è kamma pas - della grande compassione. sato. Gli stati mentali sono vecchio kamma. Sono solo il risultato di quanto è avvenuto in Muditā precedenza. Sono la manifestazione di un Muditā è la capacità di sperimentare o di certo grado di debolezza. Se ci lasciamo am - mettersi in relazione con la gioia e il benessere maliare o irritare da essi, e agiamo o reagiamo degli altri. Ciò si oppone a quella tendenza alla di conseguenza, allora crediamo ad essi come negatività che è talvolta sperimentata come se fossero, in un certo modo, noi stessi. Però gelosia e, talvolta, come scontrosità o tedio. Il sono solo il nostro kamma. Gli stati mentali termine pā ḷi per questa forma di negatività è positivi sono solo questo. Gli stati mentali ne - arati. Arati è una delle figlie di Māra. È una gativi sono solo questo. Non appartengono a brutta tipa. Rappresenta la negatività, il cini - nessuno. smo, l’umiliazione. Ci spinge a fare afferma - Quando iniziamo a sperimentarli in que - zioni del tipo: “Di che ti preoccupi? Cosa stai st’ottica compassionevole — ossia vedendo la cercando di dimostrare? Tutta questa roba da debolezza a causa della quale sorgono e flui - ‘buone azioni e precetti’. C’è qualcun altro che scono in noi e negli altri — facciamo un passo sta facendo di meglio. Stanno solo cercando indietro rispetto a questi stati mentali. Non di far leva sul tuo lato migliore per ottenere per avversione, ma per distacco nei loro ri - quel che vogliono. È un circolo vizioso: un guardi. Allora, al posto dello stato mentale c’è cane sbrana l’altro”. Arati non può vedere la la conoscenza dello stato mentale. Poi, c’è il bontà nella mente umana, o non ha fiducia in lasciar andare gli stati mentali, e in questo essa; è incapace di apprezzare ciò che è modo la compassione fa sorgere la qualità del buono. Muditā è, d’altro canto, un movimento distacco e del superamento dello stato men - che ci allontana da questo stato e ci rende ca - tale. paci di gioire per il benessere altrui, invece di La fragilità è una meravigliosa esperienza essere gelosi o cinici. di contemplazione. Osservate cosa accade Nelle culture buddhiste muditā è coltivata quando coltivate questo tipo di riflessione. In - deliberatamente. In alcuni villaggi della Thai - vece di incolpare, criticare, preoccuparvi, landia o dello Sri Lanka, ad esempio, si suona esercitare pressioni, forzare o disprezzare, una campana quando qualcuno compie un bel contemplate la fragilità della condizione gesto. È una campana di muditā. Tutti di - umana e osservate cosa avviene. cono: “Oh, bene!”. Ogni volta che qualcuno Il Buddha ha descritto la compassione compie qualcosa di buono si diffonde questo come non-crudeltà, astensione dalla crudeltà. senso affettuoso apprezzamento. Non si tratta ‘Crudeltà’ è una parola davvero forte e ci sono di lodare le persone; piuttosto è un: “Ah, an - molte cose ad essa affini: il disprezzo, l’inca - cora della bontà”. Nel buddhismo abbiamo pacità di ascoltare, il non voler essere distur - anche un altro termine, anumodāna. Alla fine bati. La crudeltà è anche un modo per tagliare di un discorso di Dhamma, cantiamo: “ Sādhu fuori gli altri: “Tu non conti nulla”. È l’esatto sādhu sādhu, anumodāmi”. Significa: “Provo opposto della compassione: è freddezza, gioia per la tua bontà”. esclusione, distanziamento, disprezzo, rot - Quando si manifesta qualcosa di buono, ciò tura. Come praticanti di meditazione noi vo - ci procura felicità, vero? Non diciamo: “Io non gliamo osservare tutto questo: quando lo ce l’ho. Perché non ce l’ho ancora?”. Oppure: 4 “Scommetto che l’hai fatto solo per dimo - sioni e dagli impulsi, liberi dalle prese di po - strare qualcosa”. Con muditā siamo invece fe - sizione. Dimoriamo in quella sensibilità ed in lici e grati. Quegli atteggiamenti scontrosi e essa iniziamo a trasportare il corpo e la mente cinici non affiorano nella mente. Muditā è in - così da consentire alla luminosa consapevo - nocenza, invece che cinismo e asprezza. C’è lezza dei Brahmavihāra di sciogliere quei sempre qualcosa per cui sperimentare nodi che, altrimenti, perpetuerebbero se muditā . stessi e darebbero origine al senso del sé nella ragnatela del kamma . upeKKhā

upekkhā è equanimità ed equità mentale. da un discorso tenuto da Sucitto Si contrappone a quella tendenza verso quel all’insight Meditiation Society, Barre, Massachussets continuo andare su e giù che si presenta quando il kamma non è compreso per quel che è. Quando scambiamo il kamma con il sé, Ringraziamenti a Roberto Bertozzi allora soffriamo dei suoi stessi alti e bassi. Se per la traduzione dall’inglese scambiate gli stati mentali con il sé, allora vi sentirete su con gli stati positivi, e giù con Originale: the Middle Way , febbraio 2008 quelli negativi. Quando invece li comprendete come kamma , allora c’è una maggior equani - mità. È tutto qui. In meditazione ci apriamo al kamma del passato e cerchiamo di non produrne del nuovo. Non è possibile non avere kamma pas - sato ( vipāka, è così che viene chiamato). È impossibile che non si abbia ereditato alcun - ché, che si sia rinati in questa vita senza un bagaglio. Possiamo invece guardarci dal pro - durne dell’altro. Tramite la meditazione siamo più abili nel vedere il nostro vipāka , aprirci ad esso e spe - rimentarlo: il bagaglio ereditato, le abitudini, le confusioni, le compulsioni, le paure e le ne - gatività. E smettiamo di generare tutte quelle reazioni negative, di timore, di colpa, di disgu - sto, di vergogna e di difesa. È all’interno di questa abilità nell’ascoltare e nell’accogliere il kamma passato con compassione ed equani - mità che esso infine cessa. Quando non rea - giamo alla sua attività è incapace di creare ulteriori impronte. Ciò estende i confini della propria capacità di ascoltare e di essere con - sapevoli. Disclaimer Il chiaro risultato del lavoro sulla coltiva - Saddha autorizza a ripubblicare il proprio materiale zione dei Brahmavihāra è una consapevo - e a distribuirlo attraverso qualunque mezzo, purché: lezza in sintonia con quella sensibilità, 1) questo venga offerto gratuitamente; ricettività e apertura che non ha una causa 2) sia indicata chiaramente la fonte (sia della tradu - particolare né un interesse particolare. Non zione che dell’originale); va da nessuna parte. Non vuole essere niente. 3) sia incluso per intero questo testo di autorizza - Siamo così sempre più liberi dalle compul - zione. Altrimenti tutti i diritti sono riservati. 5