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Giuseppe Lo Bianco3

o hanno ucciso sotto casa mio padre, si conoscevano, poi si sa- una sera di gennaio, tor- lutarono. Quando sentii di nuovo L nava dal Giornale di Sici- parlare di lui fu per scoprire a 20 an- lia, dieci minuti prima ni, all’inizio del mio cammino pro- aveva salutato i colleghi nello stesso, fessionale, che la violenza vissuta da identico, modo di ogni sera: “uomini ragazzo sui marciapiedi del mio del Colorado, vi saluto e me ne va- quartiere si era trasferita nella mia do”. Al Diario, il quotidiano dove la- vita da adulto, di aspirante giornali- voravo, arrivò la segnalazione di un sta. Solo che il rischio, adesso, non omicidio, in viale Campania. A pren- era più fare a botte con i più prepo- derla fu, paradossi della sorte, suo fi- tenti, ma un proiettile di 38 in faccia. glio Giulio, ‘’biondino’’ come me, Mario non lo conoscevo e i miei ri- che si precipitò sul luogo del delitto cordi sono un impasto di articoli, senza sapere di andare incontro a anche suoi, letti dopo, di racconti dei suo padre, coperto per terra da un colleghi con cui aveva lavorato, di lenzuolo bianco. Lo fermò Boris Giu- colloqui con investigatori e magi- liano, capo della Mobile di allora, strati, di ipotesi lanciate nelle serate che abbracciandolo lo trascinò lon- interminabili di chiacchiere e vino tano. E Giulio capì, immediatamen- tra cronisti per trovare una risposta te, senza bisogno di parole.I miei ri- ai grandi misteri di mafia di questa cordi si fermano qui, con l’aggiunta città. E la morte di Mario, il 29 gen- di un flashback personale: ho cono- naio 1979, era uno di questi. Fino a sciuto Mario Francese ma solo per quando i pentiti che all’inizio non un attimo. Lo incontrai sul portone avevano voluto parlare e una sen- del Giornale di Sicilia, ricordo il suo tenza della Cassazione hanno alzato impermeabile chiaro, la sua espres- il velo anche su questo delitto ‘eccel- sione assorta; parlò brevemente con lente’, scoprendo il volto sanguinario Francese 12-04-2008 15:18 Pagina 55

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dei corleonesi: , il appalti e dell’economia, iniziava a killer che sparò quella sera in viale delinearsi la strategia di attacco di Campania, Riina, , Cosa Nostra alle istituzioni”. , i Era il 1979, l’inizio dell’assalto cor- componenti della commissione ma- leonese al vertice di Cosa Nostra go- fiosa che ordinarono il delitto. Per- vernato da e Tano ché, è scritto nella sentenza, Mario Badalamenti, un capitolo ancora possedeva “una straordinaria capa- tutto da scrivere, come tanti altri, cità di operare collegamenti tra i fatti della storia di Cosa Nostra. I soldi di cronaca più significativi, di inter- dell’eroina facevano gola ai “vidda- pretarli con coraggiosa intelligenza, ni” guidati dal ‘’, una e di tracciare così una ricostruzione banda feroce e agguerrita che aveva di eccezionale chiarezza e credibilità cominciato a sbarazzarsi dei nemici sulle linee evolutive di Cosa nostra, in divisa, in toga e in politica senza in una fase storica in cui oltre a chiedere troppi permessi. Una ban- emergere le penetranti e diffuse in- da che poteva fare a meno dei rap- filtrazioni mafiose nel mondo degli porti dei palermitani con la politica, Francese:cronistimpagina 14-04-2008 12:50 Pagina 56

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capire, in diretta, la ferocia e la sete di potere, la scalata e le alleanze, gli affari e la mutazione genetica gene- rata in Cosa Nostra e proprio per questo i giudici dicono in modo net- to che «con la sua morte si apre la stagione dei delitti eccellenti». Per- ché proprio lui? Le sentenze lo spie- gano bene, rendendo onore al suo mestiere ed alle sue intuizioni: in quegli anni ‘’Mario Francese era un protagonista, se non il principale protagonista, della cronaca giudizia- ria e del giornalismo d’inchiesta sici- liano. Nei suoi articoli spesso antici- forse perché ne aveva stretto altri al- pava gli inquirenti nell’individuare trettanto, se non di più, solidi. Con i nuove piste investigative». E rappre- servizi, deviati o meno, di questo sentava “un pericolo per la mafia Paese. Ma questa è un’altra storia. emergente, proprio perché capace di Era già morto il colonnello dei cara- svelarne il suo programma crimina- binieri Giuseppe Russo, e, dopo le, in un tempo ben lontano da quel- Francese, lo avrebbero seguito, il se- lo in cui è stato successivamente gretario provinciale della Dc Michele possibile, grazie ai collaboratori di Reina, il capo della Mobile Boris giustizia, conoscere la struttura e le Giuliano, il giudice Cesare Terrano- regole di Cosa Nostra”. va, il presidente della Regione Pier- Era nato a Siracusa il 6 febbraio del santi Mattarella. Un assalto alle isti- 1925 e la sua biografia professionale tuzioni senza precedenti che aveva racconta la storia di una passione trasformato Cosa Nostra da demo- per il giornalismo, quello che ti con- cratico gestore della cosa pubblica in suma la suola delle scarpe, che ti Sicilia, alla pari di altre istituzioni, in spinge dentro i fatti, che ti mette a tu un pericolosissimo antagonista. Fi- per tu con i protagonisti delle storie no alla fine della storia corleonese, più nere della cronaca, i buoni e i giunta al capolinea con le stragi del cattivi, con un unico obiettivo: rac- ’92 in Sicilia e del ’93 a Roma, Firen- contare i fatti. Aveva cominciato al- ze e Milano. l’ANSA negli anni Cinquanta come Di quei ‘peri incritati’, scesi dalle telescriventista, entrando a contatto montagne per arrivare sulla collinet- con la notizia, un amore che non ab- ta di Capaci Mario è stato il primo a bandonerà più. Collabora con La Si- Francese 12-04-2008 15:18 Pagina 57

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cilia e, come tutti i precari, cerca una Di Mario si è detto e scritto molto: sistemazione migliore, che arriva il della sua generosità estrema, della primo gennaio 1957, quando entra sua abnegazione, degli orari di lavo- alla Regione come «cottimista». La ro che non esistevano, del suo amore sua naturale destinazione, però, è per la famiglia, della sua ‘’incoscien- l’ufficio stampa, del quale viene no- za’’ professionale, che lo portava in minato capo all’assessorato ai Lavori anni terribili e pericolosi anche ad pubblici. E dall’ottobre 1958 l’assun- esporsi personalmente inaugurando zione alla Regione diventa definitiva. una stagione di giornalismo investi- Ma la sistemazione economica non gativo in una terra in cui il confine fa velo alla sua passione professio- tra il giornalista e lo sbirro era inesi- nale: e quando il Giornale di Sicilia stente, dalla scrivania di un giornale gli offre un posto di cronista giudi- che per struttura e linea editoriale ziario non ci pensa due volte a la- era lontano anni luce dalle sue de- nunce. ‘’Di Mario ricordo perfetta- mente la sua schiena dritta – raccon- ta Aurelio Bruno, 85 anni, decano dei cronisti palermitani, una vita nel pa- lazzo di giustizia di – dopo la strage di via Lazio lo invitarono ad una riunione con ‘amici degli amici’ per offrirgli un appartamento in cambio del suo atteggiamento acco- modante. Gli chiesero persino di storpiare sul giornale i nomi degli imputati. Lui rifiutò. Dalla strage di Ciaculli all’omicidio del colonnello Russo, alle faide mafiose per riequili- brare gli assetti interni, ai grandi af- sciare la Regione per abbracciare fi- fari di Cosa Nostra, si occupò di tutte nalmente il suo mestiere. Poco pri- le vicende giudiziarie cercando sem- ma, era stata una sua inchiesta a pre una «lettura» diversa e più ap- consentire la riapertura delle indagi- profondita del fenomeno mafia. Fu ni, sei anni dopo il delitto, per la l’unico giornalista a intervistare la morte di un altro cronista, Cosimo moglie di Totò Riina, Ninetta Baga- Cristina, il cui corpo venne trovato rella. Il primo a capire, scavando ne- dilaniato lungo i binari della ferrovia gli intrighi della costruzione della di- vicino a Termini Imerese, in provin- ga Garcia, l’evoluzione strategica e i cia di Palermo. nuovi interessi della mafia - Francese:cronistimpagina 15-04-2008 10:15 Pagina 58

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se. Fu un cronista moderno e, per Francese (ogni delitto di mafia ha quei tempi, unico: non a caso passa- una sua causa scatenante), cronista va il suo tempo, ricorda Aurelio Bru- con la schiena dritta assassinato no, nella cancelleria della sezione per avere sempre fatto il proprio commerciale del Tribunale, dove ri- dovere scrivendo tutto quello che costruiva alleanze e accordi societari aveva saputo.  tra gli stessi nomi che ricorrevano nelle aule della giustizia penale. Dava fastidio, era scomodo, e per questo, probabilmente, è stato ucci- so. Ma dava fastidio anche la sua feli- cissima intuizione, quella che aveva anticipato anni di indagini condotte anche con l’aiuto dei pentiti: fu l’unico, infatti, a parlare della frattura nella «commissione mafiosa» tra lig- giani e «guanti di velluto», l’ala mo- derata. Una frattura che avrebbe aperto la strada alla guerra di mafia degli anni ’80, all’ascesa dei corleo- nesi, alla stagione delle stragi. Non a caso il suo omicidio fu il primo di quella strategia eversiva: “una strate- gia eversiva che aveva fatto - si legge nelle motivazioni della sentenza - un salto di qualità proprio con l’eliminazione di una delle menti più lucide del giornalismo siciliano, di un professionista estraneo a qualsia- si condizionamento, privo di ogni compiacenza verso i gruppi di potere collusi con la mafia e capace di forni- re all’opinione pubblica importanti Giuseppe Lo Bianco strumenti di analisi dei mutamenti 48 anni, Capo servizio aggiunto in atto all’interno di Cosa Nostra”. dell’Ansa di Palermo, collabora con l’Espresso. Quando si capiranno meglio le vi- Ha scritto nel 2007 con cende di quegli anni, nel periodo Sandra Rizza L’agenda rossa cruciale attorno al 1979, si capirà la di edizioni Chiare Lettere. ragione specifica della morte di