Capitolo Terzo I Componenti Della Commissione
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CAPITOLO TERZO I COMPONENTI DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE DI PALERMO Paragrafo I. Premessa Alla stregua delle conclusioni cui si è pervenuti nel precedente capitolo, appare adesso necessario esaminare le posizioni di ciascuno degli imputati indicati quali componenti della commissione provinciale di Palermo di COSA NOSTRA, per accertare se sia provata nei loro confronti la predetta qualità e se sussistano i presupposti per l’applicazione nei confronti degli stessi dei criteri, pure nel precedente capitolo indicati, di attribuzione della responsabilità a titolo di concorso morale nei reati per cui è processo. In proposito deve ribadirsi in via generale che, nei casi in cui risulterà provata la qualità di capomandamento o di sostituto del capomandamento detenuto all’epoca della deliberazione della strage di via D’Amelio, dovrà parimenti ritenersi accertata la predetta responsabilità a titolo di concorso morale - essendo stato sin qui dimostrato che per i crimini in questione venne osservata, secondo le modalità già sopra indicate, la regola di sottoporli alla deliberazione dei componenti della commissione provinciale di Palermo - salvo che non emergano elementi idonei a dimostrare l’inapplicabilità per casi determinati dei predetti criteri di attribuzione della responsabilità. L’esame delle singole posizioni verrà effettuata distinguendo gli imputati per ogni singolo mandamento nel quale essi sono stati accusati di essere inseriti. Paragrafo II. Il mandamento di Corleone: PROVENZANO Bernardo. Tutti i collaboratori di giustizia escussi nel presente processo e quelli le cui dichiarazioni sono state ritualmente acquisite al fascicolo per il dibattimento, nel confermare in modo univoco che RIINA Salvatore era il capo indiscusso dell’organizzazione denominata COSA NOSTRA e del mandamento di Corleone anche all’epoca in cui venne deliberata ed attuata la strage di via D’Amelio, hanno anche rappresentato che questi era affiancato da PROVENZANO Bernardo, con il quale condivideva anche la direzione dell’intera organizzazione denominata COSA NOSTRA. Il predetto ruolo del PROVENZANO risulta già processualmente accertato con sentenza definitiva nell’ambito del maxiprocesso di Palermo già più volte indicato, ma anche nel presente processo i dichiaranti che erano ancora inseriti in COSA NOSTRA ed in stato di libertà al momento della strage di via D’Amelio hanno confermato che tale posizione di preminenza dell’imputato non era venuta meno in epoca successiva. Così lo ANZELMO ha dichiarato che il mandamento di Corleone era retto da RIINA e PROVENZANO e che anche nell’ambito della commissione provinciale entrambi si trovavano in una posizione preminente sugli altri, anche se il loro dominio non era assoluto, in quanto dovevano sottoporre le loro proposte alla commissione provinciale. Il collaboratore ha inoltre riferito che anche dopo l’arresto del RIINA il PROVENZANO aveva continuato a dirigere l’organizzazione ed il suo capo GANCI Raffaele aveva avuto occasione di incontrarsi con lui. In particolare lo ANZELMO ha tra l’altro dichiarato: “ P.M. dott. DI MATTEO: - Stamattina lei ha detto, parlando del mandamento di Corleone, dei capimandamento, ha detto che sono RIINA e PROVENZANO. Ecco, innanzitutto volevo capire questo a lei da cosa le risulta e soprattutto se c'e' una suddivisione di competenze, se c'e' una pari ordinazione tra i due. Imp. ANSELMO F. P.: - Ma, guardi, a me mi risulta perche'... oltre diciamo che li ho visti, diciamo, e quindi... li vedevo, mi risulta che sono tutti e due quelli che dirigono il mandamento di Corleone all'epoca in sostituzione di LUCIANO LIGGIO, perche' il vero rappresentante e capomandamento era LUCIANO LIGGIO, TOTO' RIINA era il sottocapo e il consigliere era BINO PROVENZANO. Poi... P.M. dott. DI MATTEO: - A lei e' mai capitato in occasione di riunioni di commissioni o di capimandamento di vedere insieme RIINA e PROVENZANO? Imp. ANSELMO F. P.: - Si', certo che mi e' capitato, li ho visti insieme io, anche a casa mia diciamo, loro due riuniti con altri capimandamenti, sia della provincia di Palermo che anche fuori provincia di Palermo; li ho visti, a voglia se li ho visti. P.M. dott. DI MATTEO: - Ecco, dovrebbe specificare anche il periodo. Fino a quando... Imp. ANSELMO F. P.: - A casa mia fino all'86. A casa mia fino all'86 perche' dopo l'ot... all'ottan... (del) maggio '86 io ricevetti il mandato di cattura e quindi a casa mia cessarono questi incontri. P.M. dott. DI MATTEO: - Diciamo dopo la sua scarcerazione, quindi dal '90 in poi, lei li ha piu' visti insieme RIINA e PROVENZANO? Imp. ANSELMO F. P.: - Si', li ho visti in casa del fratello di MOMMO GUDDO, quello che e' uomo d'onore pero', che noi lo chiamiamo a questo "il rosso" e anche lui e' uomo d'onore, questo il fratello di MOMMO GUDDO "il rosso", sempre della famiglia di Altarello. P.M. dott. DI MATTEO: - In questa occasione erano presenti anche altri capimandamento? Imp. ANSELMO F. P.: - Eh, c'era GANCI RAFFAELE, c'era... SALVATORE BIONDINO, c'era TOTO' CANCEMI se non ricordo male; mi ricordo che c'era pure, pero' non e' capomandamento, mi ricordo che c'era pure MASINO CANNELLA, ce n'erano persone qua, in questa casa in quel giorno pero' non mi ricordo ora chi. P.M. dott. DI MATTEO: - Quando parla di MASINO CANNELLA puo' riferirci se e' un uomo d'onore e, nell'affermativa, a quale famiglia appartiene? Imp. ANSELMO F. P.: - Si', e' uomo d'onore della famiglia di PRIZZI che fa parte del mandamento di Corleone. P.M. dott. DI MATTEO: - Rispetto a questa occasione di incontro, quindi, nella casa di questo fratello di MOMMO GUDDO puo' essere piu' preciso? Lei ha detto dopo il '90. Si trattava del '90, '91, '92? Se lo riesce a ricordare. Imp. ANSELMO F. P.: - No, non me lo ricordo, comunque dopo il '90. Dopo il '90, pero' non mi ricordo quando. Dopo il '90. P.M. dott. DI MATTEO: - Lei quando ha visto per l'ultima volta BERNARDO PROVENZANO? Imp. ANSELMO F. P.: - Ma io credo nel '92, credo che l'ho visto l'ultima volta. P.M. dott. DI MATTEO: - E puo' specificare in quali circostanze? Se era una riunione, un incontro, se e' stato un incontro casuale. Imp. ANSELMO F. P.: - No. No, no, era un appuntamento con GANCI RAFFAELE e l'ho visto. P.M. dott. DI MATTEO: - Lei dice nel '92. Riesce a ricordare se prima o dopo le stragi? Imp. ANSELMO F. P.: - No, credo che prima sia stato. Credo che prima sia stato. P.M. dott. DI MATTEO: - L'incontro, lei come ebbe modo di partecipare a quell'incontro o di verificare quell'incontro? Imp. ANSELMO F. P.: - Perche', diciamo, io facevo base in questo cantiere perche' questo incontro, questo appuntamento e' avvenuto nel cantiere dell'IMGECO in via Claudio Monteverdi. P.M. dott. DI MATTEO: - Scusi, non ho capito. Era un cantiere di quale ditta e dove? Non ho proprio sentito. Imp. ANSELMO F. P.: - Un cantiere della ditta IMGECO in via Claudio Monteverdi. Malaspina, zona Malaspina e'. P.M. dott. DI MATTEO: - E quindi il PROVENZANO venne presso questi locali? Imp. ANSELMO F. P.: - Si', si', venne presso questo magazzino che c'era adiacente, diciamo, al fabbricato, e ci fu questo incontro con GANCI RAFFAELE, io ero la', ci salutammo, niente di particolare. Loro si sono chiusi a parlare, punto e basta, il GANCI e il BINO. P.M. dott. DI MATTEO: - Scusi, con GANCI? Imp. ANSELMO F. P.: - E BINO, il BINO PROVENZANO, io lo chiamo BINO. P.M. dott. DI MATTEO: - Lei ha saputo quale fu l'oggetto della conversazione, dell'incontro? Imp. ANSELMO F. P.: - No, credo di no, credo di no. P.M. dott. DI MATTEO: - Dopo l'arresto di SALVATORE RIINA lei ha avuto piu' notizie o riferimenti relativi al PROVENZANO? Imp. ANSELMO F. P.: - Si', certo che l'ho avuto da GANCI RAFFAELE raccontato che si sono incontrati con BINO PROVENZANO e anche in virtu' di... in virtu' ci disse proprio che si dovevano evitare per adesso questi incontri, si dovevano... tramite biglietti, in modo che... perche' c'era questa situazione che si era venuta a creare e che non era cambiato niente in ogni caso e - se non ricordo male - qua ci fu pure qualche cosa che CANCEMI ci ave... ci abbia detto in questo incontro al BINO, dice: "Ma zi' BINO ma...", non mi ricordo bene di che cosa si trattava, tipo per dire: "Ma do... ma lei ci cridi che ancora questa cosa continua, non continua?", una cosa del genere e il BINO ci disse, dice: "Ma (storie) diciamo...", una cosa di questo genere, per dire "La storia si ripete sempre - dice - e ci sono gli alti, ci sono i bassi - dice - pero' si sistemera', si sistema, come si e' sistemato in passato si sistema...", una cosa di questo, tipo che TOTO' CANCEMI ci voleva dire, a tipo "Sta finennu ('a Cosa Nostra)" oppure "Dobbiamo...", non mi ricordo bene pero' ci fece un'osservazione di questa che magari GANCI RAFFAELE ci rimase, per dire "Ma... ma cchi ni nesci di 'mmucca a 'sto TOTO' CANCEMI?". Comunque, una cosa di questo genere, ora non mi ricordo preciso. Pero' ci fu l'incontro, si', dopo TOTO' RIINA ci fu l'incontro propria... con BINO PROVENZANO. P.M. dott. DI MATTEO: - Per quello che le disse GANCI RAFFAELE rispetto all'arresto di TOTO' RIINA quanto tempo dopo fu questo incontro? Imp. ANSELMO F. P.: - No, non mi ricordo, dottore, pero'... non me lo ricordo, non me lo ricordo. P.M. dott. DI MATTEO: - Lei era ancora libero? Imp. ANSELMO F. P.: - Si', si', ero libero, si'. Pure GANCI RAFFAELE era libero, credo. Si', si', era libero GANCI RAFFAELE, perche' a lui ci arrivo'... a lui ci arrivo' a marzo '93 il mandato di cattura.