Post/Teca 01.2011
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Post/teca materiali digitali a cura di sergio failla 01.2011 ZeroBook 2011 Post/teca materiali digitali Di post in post, tutta la vita è un post? Tra il dire e il fare c'è di mezzo un post? Meglio un post oggi che niente domani? E un post è davvero un apostrofo rosa tra le parole “hai rotto er cazzo”? Questi e altri quesiti potrebbero sorgere leggendo questa antologia di brani tratti dal web, a esclusivo uso e consumo personale e dunque senza nessunissima finalità se non quella di perder tempo nel web. (Perché il web, Internet e il computer è solo questo: un ennesimo modo per tutti noi di impiegare/ perdere/ investire/ godere/ sperperare tempo della nostra vita). In massima parte sono brevi post, ogni tanto qualche articolo. Nel complesso dovrebbero servire da documentazione, zibaldone, archivio digitale. Per cosa? Beh, questo proprio non sta a me dirlo. Questo archivio esce diviso in mensilità. Per ogni “numero” si conta di far uscire la versione solo di testi e quella fatta di testi e di immagini. Quanto ai copyright, beh questa antologia non persegue finalità commerciali, si è sempre cercato di preservare la “fonte” o quantomeno la mediazione (“via”) di ogni singolo brano. Qualcuno da qualche parte ha detto: importa certo da dove proviene una cosa, ma più importante è fino a dove tu porti quella cosa. Buon uso a tutt* sergio Questa antologia esce a cura della casa editrice ZeroBook. Per info: [email protected] Per i materiali sottoposti a diversa licenza si prega rispettare i relativi diritti. Per il resto, questo libro esce sotto Licenza Creative Commons 2,5 (libera distribuzione, divieto di modifica a scopi commerciali). Post/teca materiali digitali a cura di Sergio Failla 01.2011 (solo testo) ZeroBook 2011 Post/teca 20110103 Internet 2010: cosa è successo? Tutti gli avvenimenti che hanno animato il mondo di internet nel corso dell'ultimo anno. Nel 2007 un team di ricercatori del Nemertes Research Group aveva analizzato il tasso di crescita del traffico dati in Rete e aveva inferito che nel 2010 Internet sarebbe arrivata al collasso. L’ipotesi avanzata dagli studiosi si basava sull’osservazione che la crescita della quantità di informazioni veicolata delle infrastrutture di Rete planetarie sarebbe stata superiore a quella che lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche avrebbe potuto sostenere. Fortunatamente questa previsione apocalittica si è rivelata infondata, grazie anche al crescente sviluppo di tecnologie di cloud computing, e la salute generale dell’universo Internet alla fine del 2010 non è affatto critica. Al contrario, nonostante gli effetti della crisi economica mondiale, Internet e il web sono in ottima salute, al punto da diventare sempre più uno strumento imprescindibile per la ricerca di qualsiasi tipo di informazioni, per la comunicazione, per sostenere le attività delle imprese, per l’intrattenimento. Uno sguardo alle statistiche, riferite all’Italia, aiutano a focalizzare l’entità del fenomeno Internet come si profila alla fine del 2010. Ad ottobre di quest’anno sono circa 24 milioni gli italiani che accedono a Internet, un po’ più del 50% dell’intera popolazione. In particolare, sono circa 21 milioni gli utenti che dichiarano di connettersi alla Rete almeno una volta alla settimana. In realtà, però, gli utenti che usano Internet sporadicamente sono ormai una percentuale esigua, infatti mediamente gli italiani vanno online almeno 5 volte a settimana, evidenziando quanto la Rete e i suoi servizi stiano diventando ormai sempre più indispensabili nella vita quotidiana di gran parte della popolazione. Quello che rattrista è che invece nel nostro paese l’utilizzo della Rete a scuola rimane bloccato alla stessa incidenza del 2004. Segno evidente che, a dispetto di tanti annunci di riforma e di ammodernamento delle compagini scolastiche da parte dei nostri governi, nulla di sostanziale è mai stato fatto realmente per offrire ai giovanissimi un vero cambiamento negli strumenti tecnologici, con l’effetto di migliorare radicalmente la qualità della formazione primaria. In che posizione si trova l’Italia rispetto agli altri paesi più industrializzati per quanto riguarda l’utilizzo della Rete? La Gran Bretagna è la nazione più internettizzata, con un utilizzo di Internet da parte di più dell’80% della popolazione. Seguono Germania, 5 Post/teca Giappone, Canada, Stati Uniti e Francia, tutti con quote superiori o uguali al 70%. Argentina e Spagna hanno una percentuale di utilizzo intorno al 60-65% dell’intera popolazione. L’Italia, con la sua percentuale leggermente superiore al 50%, si posiziona al nono posto, mostrando un significativo attardamento nella diffusione e nell’uso di Internet. Ancora una volta, non si può non attribuire alle politiche governative nazionali la responsabilità principale dell’arretratezza tecnologica che continua a connotarci. In questo contesto, quali sono state le principali tendenze che quest’anno hanno caratterizzato lo sviluppo di Internet? I social network e in particolare Facebook sono le aree del web più frequentate in assoluto dagli utenti. A novembre 2010 risultano essere 12 milioni gli italiani iscritti al social network creato da Mark Zuckerberg, cifra che corrisponde al 26% dell’intera popolazione. Invece, rispetto al totale degli utenti Internet del Bel Paese, corrispondono al 62% degli uomini e al 65% delle donne. Negli USA, addirittura, Facebook assorbe agli utenti più tempo di permanenza online di Google , ponendosi a buon diritto come il sito più frequentato in assoluto. Questo sorpasso non deve passare inosservato: è la spia di un cambiamento epocale nelle abitudini dei netizen. Se finora, infatti, la quota più ampia del tempo speso in Rete è stata dedicata alle ricerche di informazioni, ormai la maggior parte dei frequentatori del web preferisce dedicarsi a interagire con altri utenti attraverso spazi di aggregazione sociali. In questo senso Facebook è diventato una sorta di web nel web, di hub in cui tutti i contenuti e le attività che si svolgono da ogni parte del web vengono riversate, condivise e discusse. L’unico problema di tutto questo è quello che gli esperti di comunicazione definiscono “rumore sul canale”. In altri termini, dal momento che tutte le informazioni presenti in Facebook sono introdotte direttamente dagli utenti e quindi non sono prefiltrate, si corre il rischio di trovarsi sommersi da una valanga di contenuti totalmente eterogenei e di scarso interesse, con l’esito di non riuscire a trovare notizie e contenuti realmente interessanti solo con enorme difficoltà. Proprio il tentativo di risolvere questo problema potrebbe essere il punto di partenza verso un’ulteriore evoluzione di Facebook o di altri social network, o più in generale del web. Un altro social network in crescita considerevole è Twitter, in cui l’effetto rumore però è ancora più elevato e aggravato dall’estrema asfitticità delle informazioni veicolate – ogni post non può superare i 140 caratteri. Risultato: una crescita rapidissima nel numero di iscrizioni accompagnata però da un tasso di abbandono tra i più alti tra quelli registrati in tutti i social network: il 60% degli utenti abbandona Twitter già il mese successivo alla creazione dell’account. Tra gli altri social network appare sempre più inarrestabile l’affermazione di YouTube, che sta espandendo i suoi servizi in direzione dello streaming televisivo. I media center per la TV usciti quest’anno infatti puntano a integrare tra i loro servizi l’accesso a Internet e ai contenuti video esistenti, in primo luogo proprio di quelli di YouTube . Un esempio per tutti è la Google TV, presentata in anteprima all’IFA di Berlino, un set top box 6 Post/teca che porta l’utente verso una perfetta convergenza di Internet e televisione, in un ambiente che dal punto di vista tecnologico è basato sull’agilissimo quanto versatile sistema operativo Android. Sebbene possa essere considerato un progetto di quest’anno, sarà comunque solo nel 2011 che potremo iniziare a valutare l’impatto di questa nuova tecnologia – e in generale dell’integrazione tra televisione e Internet – sull’evoluzione del rapporto della popolazione con i media. In questo scenario, contraddistinto da una parte dall’esigenza di socialità attraverso la Rete e dall’altra da una crescente convergenza di televisione e Internet, non poteva non inserirsi Apple. Anche Apple propone il suo media center, Apple TV , con caratteristiche sicuramente innovative, anche se ancora lungi dall’affermarsi pienamente sul mercato e non ancora commercializzato in Italia. Il contributo veramente innovativo di Apple in realtà si colloca su un altro versante, altrettanto importante: quello dell’esportazione verso il mobile di tutti i contenuti e i servizi Internet. Prima con l’introduzione dell’iPhone, quest’anno giunto alla quarta versione, poi con il lancio dell’iPad, vero fenomeno tecnologico di punta del 2010, l’azienda di Steve Jobs detta nuove regole all’approccio all’universo Internet. Alla base di tutto sono le app, i software concepiti per funzionare all’interno dei device portatili di piccole dimensioni e capaci di svolgere ciascuno una serie di funzionalità ben definite. Il principio è: per ogni servizio, un’app. Lo stesso vale per i servizi e le attività che si riferiscono a Internet e al web. Vuoi leggere le notizie del tuo giornale online preferito? Usa l’app di quel giornale. Vuoi seguire gli aggiornamenti di Facebook? Usa una delle app dedicate proprio al social network. Vuoi fare un acquisto su eBay, c’è un’app dedicata. E così via, convincendo alcuni analisti che proprio a causa delle app il web in senso tradizionale, basato sul browser, sia ormai in agonia avanzata. In effetti è azzardato affermare che le app distruggeranno il web tradizionale. Certo è che, come già definito dalle caratteristiche del Web 2.0, non è più concepibile un web statico, fatto di compartimenti stagni non interrelati se non mediante qualche link. Ormai Internet e il web sono innanzi tutto servizi che stimolano la creatività e la produttività diretta degli utenti e l’idea portante è: connessi sempre e dovunque.