UNIVERSITE PARIS OUEST NANTERRE LA DÉFENSE UNIVERSITE DE VARSOVIE Doctorat Etudes Italiennes

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UNIVERSITE PARIS OUEST NANTERRE LA DÉFENSE UNIVERSITE DE VARSOVIE Doctorat Etudes Italiennes UNIVERSITE PARIS OUEST NANTERRE LA DÉFENSE UNIVERSITE DE VARSOVIE Ecole Doctorale 138 Lettres, Langues, Spectacles Doctorat Etudes Italiennes - Littérature Italienne Tomasz Skocki Memoria delle colonie e postcolonialismo nella letteratura italiana contemporanea Thèse dirigée par Mme Silvia Contarini (Université Paris Ouest Nanterre la Défense) Mme Hanna Serkowska (Université de co-tutelle) Soutenue le 02 juin 2014 Sommario Introduzione p. 1 Capitolo I: Il colonialismo italiano tra storia e letteratura p. 7 1. La problematica storica del colonialismo italiano p. 7 2. Le prime iniziative coloniali in Africa Orientale p. 15 3. L’occupazione della Libia p. 21 4. La guerra d’Abissinia e l’impero p. 24 5. Atrocità e violenze del colonialismo italiano p. 30 6. Italia e colonie nel secondo dopoguerra p. 34 7. Le ex-colonie l’Italia tra secondo Novecento e nuovo millennio p. 38 8. Il colonialismo nella letteratura e cultura italiana fino alla Seconda p. 41 guerra mondiale 9. La letteratura del secondo dopoguerra e il caso di Ennio Flaiano p. 57 Capitolo II: Letterature e studi postcoloniali nel mondo e in Italia p. 65 1. Studi e letterature postcoloniali nella cultura contemporanea p. 65 2. Sfide al canone e riscritture nella letteratura postcoloniale anglofoba p. 79 3. Studi postcoloniali, studi subalterni, studi culturali p. 86 4. Tematiche coloniali nella letteratura italiana del secondo Novecento p. 89 5. Letteratura migrante e postcoloniale nell’Italia contemporanea p. 98 6. Letteratura italiana del XXI secolo e memoria (post)coloniale p. 103 7. Temi e problematiche postcoloniali in Italia p. 106 Capitolo III: Il colonialismo come violenza p. 113 1. La conquista militare e la violenza coloniale p. 113 2. Il dramma ridicolo di Ennio Flaiano p. 116 3. Il giovane maronita e la colpa del colonizzatore p. 122 4. Flaiano e Spina p. 129 5. Le nozze di Omar e Il visitatore notturno p. 138 6. Gabriella Ghermandi e la riscrittura postcoloniale p. 148 7. Il perdurare della violenza e l’eredità del colonialismo p. 155 8. Un’eredità di violenza: Oltre Babilonia, Lugemalé e L’abbandono p. 168 9. Il noir coloniale e L’ottava vibrazione di Carlo Lucarelli p. 184 Capitolo IV: La colonia come finzione p. 201 1. Spazio coloniale e spazio della finzione p. 201 2. La dimensione della finzione in Tempo di uccidere p. 206 3. Colonialismo e finzione nelle opere di Alessandro Spina p. 211 4. Il postcolonialismo ucronico e distopico di Enrico Brizzi e Maurilio Riva p. 232 5. Storia e memoria nelle opere di Dell’Oro, Spina, Ghermandi p. 240 Capitolo V: La condizione postcoloniale come frammentazione dell’identità p. 247 1. La decolonizzazione come crisi p. 247 2. L’identità postcoloniale tra rifiuto ed imitazione dell’Occidente p. 250 3. La condizione postcoloniale e migrante nelle opere di Shirin Ramzanali p. 262 Fazel e Igiaba Scego 4. Il tramonto delle colonie e il mal d’Africa p. 271 Conclusione p. 289 Bibliografia p. 297 Introduzione Il presente lavoro, che costituisce l'esito di un percorso di ricerca svolto presso l'Università di Varsavia in cotutela con l'Università di Paris Ouest Nanterre la Défense, è dedicato alla questione coloniale e postcoloniale nella letteratura italiana del secondo Novecento e del nuovo millennio. In particolare vengono trattati temi come memoria, violenza e identità, abbracciando un ampio spettro di opere pubblicate nell'arco di diversi decenni. Ho assunto come punto di partenza dell'analisi il romanzo italiano capostipite della riflessione sul colonialismo, ovvero Tempo di uccidere (1947) di Ennio Flaiano. Pur non essendo certo l'unica opera a tema africano del secondo dopoguerra in Italia, detto romanzo è però quello che spicca maggiormente in una produzione letteraria come quella italiana che, tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta, produsse ben pochi testi che cercassero di fare i conti con il passato coloniale della nazione. Un passato tutt'altro che remoto, dato che l'apogeo dell'impresa coloniale italiana si ebbe con il fascismo a metà degli anni Trenta, in ritardo quindi rispetto ad altre potenze europee i cui imperi d'oltremare andavano ormai tramontando. Nei decenni che seguirono la Seconda guerra mondiale si ebbero opere di autori come Mario Tobino, Enrico Emanuelli, Alberto Moravia o ancora Pier Paolo Pasolini che, in varia misura, affrontarono la questione africana e il retaggio dell'era coloniale. Tali opere rimasero però un'esigua minoranza, tanto che è possibile affermare che, nei decenni successivi alla fine del fascismo, la letteratura, non diversamente dalla storiografia ufficiale e dalla coscienza nazionale italiana, operò una rimozione degli anni del colonialismo, dimenticando e cancellando una parte del 1 proprio passato. Con l'emergere, a partire dalla fine degli anni Ottanta, di una letteratura migrante in lingua italiana, la questione coloniale tornò progressivamente alla luce, venendosi a configurare prima come parte del discorso letterario della migrazione ma assumendo, soprattutto a partire dagli anni dopo il 2000, sempre più i connotati di una letteratura postcoloniale in senso stretto, con una crescente autocoscienza e identità tematica ed ideologica. Scrittrici originarie delle ex colonie africane dell'Italia come Igiaba Scego, Ubax Cristina Ali Farah, Gabriella Ghermandi o Shirin Ramzanali Fazel hanno contribuito a rilanciare in Italia la problematica della memoria del colonialismo, creando al contempo una corrente di narrativa nuova che ha attirato grande interesse da parte di critici e ricercatori. In tale contesto Tempo di uccidere si è affermato come punto d'avvio delle riflessioni teoriche sulla letteratura coloniale e postcoloniale in Italia. La centralità di Flaiano è ribadita dalla grande quantità di lavori critici sulla letteratura postcoloniale contemporanea, in cui il nome dello scrittore abruzzese compare assai di frequente: Tempo di uccidere, romanzo insolito e per certi versi anti-canonico nella letteratura italiana del dopoguerra, è divenuto per la letteratura e la critica postcoloniale odierna il titolo canonico di riferimento, non diversamente da Cuore di tenebra di Joseph Conrad nel mondo anglofono. Ampiamente studiato dalla critica è il romanzo Regina di fiori e di perle (2007) di Gabriella Ghermandi, scrittrice italo-etiope che ha dato alla letteratura postcoloniale italiana il più famoso esempio di riscrittura (rewriting), procedimento molto comune nella letteratura di lingua inglese1, prendendo spunto proprio da Flaiano. L'attenzione degli studiosi si è quindi concentrata in questi anni principalmente su Flaiano e sulla letteratura migrante e postcoloniale degli ultimi due decenni. Inoltre, contemporaneamente alla riscoperta delle tematiche coloniali con l'emergere di tale nuova letteratura, la questione delle colonie ha avuto un certo spazio anche nel romanzo italiano mainstream, grazie alle opere di autori come Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli o ancora Enrico Brizzi. Se la questione coloniale e postcoloniale ha acquisito un certo peso nella narrativa italiana del terzo millennio, non va dimenticata l'esistenza di autori ed opere che, negli anni che intercorrono tra la pubblicazione di 1 Sembra opportuno citare qui almeno due romanzi celebri come Il grande mare dei Sargassi (1966) di Jean Rhys o Foe (1986) di J.M. Coetzee, riscritture che problematizzano fino a rovesciarne le premesse rispettivamente Jane Eyre di Charlotte Brontë e Robinson Crusoe di Daniel Defoe, titoli quindi assolutamente centrali nel canone letterario britannico. 2 Tempo di uccidere e l'affermazione della letteratura postcoloniale in lingua italiana, affrontarono spesso apertamente il problema della memoria del colonialismo e delle colpe storiche italiane, ricevendo però scarsa attenzione da parte di critica e pubblico. Autori riscoperti solo in anni recenti come Alessandro Spina (pseudonimo del siriano Basili Khouzam) o tuttora poco studiati come il citato Enrico Emanuelli costituirono invece, nei decenni successivi all'importante romanzo di Flaiano, rari esempi di scrittori memori dell'imperialismo italiano. L’obiettivo dei capitoli che seguono è presentare l'evolversi del rapporto con la memoria del colonialismo italiano in letteratura nell'arco di diversi decenni. Assumendo Tempo di uccidere come fondamentale e inevitabile punto d'avvio e seguendo un triplice percorso tematico (il colonialismo come violenza, la colonia come finzione e la condizione postcoloniale come frammentazione dell'identità) mi sono proposto di affrontare una serie di opere, pubblicate spesso a decenni di distanza l'una dall'altra, che presentano simili problematiche. La scelta degli autori e delle opere a cui dedicare spazio costituisce non di rado un problema in lavori di questo genere, per cui mi pare doverosa una premessa riguardante la selezione qui operata. La tesi è stata fin dall'inizio strutturata in cinque parti: due capitoli introduttivi sulla storia del colonialismo italiano e sulla letteratura e critica postcoloniale in Italia e nel mondo e tre capitoli in cui viene presentata l'analisi delle opere. La suddivisione di queste ultime tre sezioni era, nella fase iniziale del lavoro, basata su un criterio cronologico: conquista coloniale, dominio coloniale, decolonizzazione. Tale ripartizione traeva ispirazione dal ciclo I confini dell'ombra di Alessandro Spina, costituito da undici tomi che vanno a confluire nelle suddette tre grandi fasi. Successivamente, con il susseguirsi di letture e riflessioni, ho preferito adottare un criterio differente, anche se nella struttura e nel contenuto dei capitoli III-V
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