Il Giannone N. 23/24 2014 Contiene: Lettere Di Campo
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
anno XII, numero 23-24, gennaio-dicembre 2014 Il Giannone Semestrale di cultura e letteratura diretto da Antonio Motta CENTRO DOCUMENTAZIONE LEONARDO SCIASCIA /ARCHIVIO DEL NOVECENTO SAN MARCO IN LAMIS IL GIANNONE Semestrale di cultura e letteratura Comitato di redazione Luca Clerici, Benedetta Craveri, Gianfranco Dioguardi, Francesco Durante, Giuseppe Lupo, Beatrice Manetti, Massimo Quaini, Giuseppe Ricuperati, Giovanni Russo Centro Documentazione Leonardo Sciascia/Archivio del Novecento Via Carlo Alberto Dalla Chiesa, 11 71014 San Marco in Lamis (FG) Italy tel. 0882 831931 / 329 7320863 e-mail: [email protected] Registrazione n. 178 del 12 febbraio 2003 presso il Tribunale di Foggia Un fascicolo euro 25,00 – doppio euro 50,00 Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta del Centro Documentazione Leonardo Sciascia/Archivio del Novecento di San Marco in Lamis. IND I CE IL DESTINO DELLA BELLEZZA OMAGGIO A CRISTINA CAMPO (1923-1977) AN to N io Motta Introduzione 11 PI E T R O Citati Ritratto di Cristina Campo 13 GLI ANNI DEL RUSSICUM ERNE sto MA RCHE S E Ricordo di Cristina Campo: gli anni del Russicum 21 CR isti N A Campo Lettere a Ernesto Marchese 33 ERNE sto MA RCHE S E Cristina Campo e la quarta virtù teologale 55 SAGGI E TESTIMONIANZE FEDER I C A NEGR I Il «viaggio apparente» di Cristina Campo 67 ANN A MA R ia Tamb UR I N I «O tenera tempesta notturna!». Motivi letterari del Carmelo in Passo d’addio 83 Simo NE DU B R O V I C «Lampi di fuoco e neve»: breve lettura di Cristina Campo 113 6 SA NDR A DI Vito Cristina Campo: il paesaggio nelle Lettere a Mita 123 AL E ssa NDR O Gio V A N A RD I «Morte della morte». Liturgia e alchimia in Cristina Campo 133 PI ER O PA N Z E tti Cristina Campo e il gregoriano 147 LA UR A BEC O NC I N I Cristina e Christina. Echi e ecolalie 163 MA R ia PER til E «Una di queste mani sospese, mezzo in ombra». Appunti per la storia di Matizia e della Pisana 179 Gab R I E lla SI C A Cristina Campo e Vittorio Sereni, amici e maestri di brevità 189 Gia N F R A NC O DR A GH I Luminosità di Cristina 211 LI E tta MA NG A NE lli Due anime inquiete: Giorgio Manganelli e Cristina Campo 217 AntoLOGIA CRITICA LE O NE TR A VER so Passo d’addio di Cristina Campo 223 MA RGHER ita PI ER A CC I Passo d’addio 227 FERRUCC io Masi N I Poesie di William C. Williams 233 LE O NE TR A VER so Fiaba e mistero 237 FERRUCC io Masi N I Fiaba e mistero 241 7 PI ER O Polito Fiaba e mistero di Cristina Campo 243 MA R io PR az Poesie amorose poesie teologiche di John Donne 247 MA RGHER ita GU I D A CC I Cristina Campo, Il flauto e il tappeto 249 GU I D O Somma V illa Cristina Campo ultima vestale 253 MA RÍ A Zamb R A N O La fiamma 259 Gio RG io MA NG A NE lli Cristina Campo 263 Gab R I E lla CA R amo RE La passione della perfezione 265 Attilio BER tol UCC I Il metallo della poesia: Lettere a un amico lontano 269 MA R io LU zi La vocazione di Cristina 271 Ema NUE L E TREV I La passione della bellezza 275 MA RGHER ita Dalmati Il viso riflesso della luna 279 AL E ssa NDR O Spi N A Cristina Campo e l’Oriente 285 MA RGHER ita PI ER A CC I HA RWE ll «La Posta» di Cristina Campo 291 IL DESTINO DELLA BELLEZZA OMAGGIO A CRISTINA CAMPO (1923-1977) 11 AN to N io Motta Introduzione Si fa fatica a cercare il nome di Cristina Campo nelle antologie poetiche e nei repertori degli anni Sessanta e Settanta. La cultura dominante non ha avuto grande considerazione per lei, si sa; quando morì, nel 1977, l’unica commemorazione ufficiale fu quella di Roberto Calasso, che dieci anni dopo avrebbe iniziato la pubblicazione e la diffusione della sua opera con Gli imperdonabili (qualche anno prima era uscita la traduzione di Venezia salva di Simone Weil). Eppure il suo tempo fu pieno e colmo e lo visse da protagonista. Non c’è poeta, scrittore di rango che non abbia conosciuto la sua dolcezza, la sua eleganza, la sua passione. Tutti ammiravano l’astro puro e costante, ricco di fermo chiarore della Campo. La sua forza, oltreché dai suoi pochi e grandi libri, è testimoniata dall’epistolario che, di giorno in giorno, si arricchisce di nuovi testi e ne rivela la splendida solitudine e la tensione civile. La dimensione ancipite di essere dentro e fuori il suo tempo si può riassumere nell’immagine dell’«extraño dolor» – la metafora è della stessa Campo in una lettera giovanile inviata in data 17 febbraio 1945 al Marqués de Villanova - che attraversa tutti i suoi scritti. Anche le lettere inviate a Ernesto Marchese, che si pubblicano qui per la prima volta, sono un documento umano e letterario illuminante in questo senso. Marchese frequenta l’autrice degli Imperdonabili negli anni del «Russicum», quando il dolore di vivere si fece stringente. Pochi amici, pochissimi libri, molte letture dei padri della Chiesa. Marchese arriva a Roma dalla rocca di Pollina, in Sicilia, e si sobbarca a sfibranti viaggi quando le forze glielo consentono. Insegnante elementare, vent’anni più giovane, lo legano a Cristina un pugno di letture straordinarie e soprattutto la liturgia e il rito bizantino. Non è un’amicizia formale, né dotta, né letteraria, ma qualcosa di più profondo che tocca le vie dell’anima, le sources della salvezza. Data l’importanza del carteggio, si ripubblicano qui – in apertura e in chiusura della sezione ad esso dedicata – due testi dello stesso Marchese. Ci sembrano il “commento” migliore per questa occasione. Ma il numero apre con un ritratto di Cristina Campo fatto da Pietro Citati, il più bello e sontuoso finora scritto. Nella sezione dei saggi inediti Anna Maria Tamburini indaga la presenza di alcuni autori del Carmelo (Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Edith Stein) nella raccolta Passo d’addio; Federica Negri si sofferma sulla dimensione della favola e sulla simbologia del tappeto; Laura Beconcini sfoglia il «piccolo quaderno di traduzioni» e in particolare la presenza di Christina Rossetti nell’opera della Campo e intesse insospettabili fili; Alessandro Giovanardi compie un viaggio affascinante nell’icona e nella 12 Introduzione liturgia della morte passando attraverso i «delicati angeli orientali» di Rilke cari a Cristina. Piero Panzetti getta altra luce sulla sua passione per il canto gregoriano, un fondamento della preghiera e della liturgia. Sandra Di Vito rilegge Lettere a Mita attraverso il paesaggio nel suo valore realistico e simbolico, estetico e spirituale, seguendo l’indicazione della Campo, che lo considerava «una delle quattro sfingi sorelle di cui si nutre la poesia». Sullo stesso tema, ma con particolar riferimento alle «isole periferiche» (dalla torre di Villa Giulia all’Aventino) e ai «romitori perfetti» che hanno suggestionato poeti leggendari (Recanati, la torre sul Neckar, Amherst, Boulevard Haussmann), si sofferma Simone Dubrovic. Maria Pertile ricostruisce l’amicizia con Maria Letizia Maroni Lumbroso, una figura minore di scrittrice dimenticata, nelle cui pagine vi è più di un ritratto suggestivo della Campo a passeggio per Roma o intenta «a registrare e ad ascoltare» le poesie appena tradotte di William Carlos Williams. Il nome di Williams ritorna nel saggio di Gabriella Sica, che ripercorre il piccolo epistolario tra l’autrice delle Lettere a Mita e Vittorio Sereni, facendo rivivere con ricchezza di riferimenti letterari la figura straordinaria del poeta medico americano. La testimonianza di Gianfranco Draghi è quella di un sodale che riavvolge il filo della memoria di anni lontani. Invece Lietta Manganelli prova a mettere a fuoco la breve amicizia della Campo con Giorgio Manganelli: due anime inquiete, che fecero l’esperienza della ricerca del sacro. Una storia della critica su Cristina Campo non è stata mai fatta e sarebbe molto utile ora che il suo nome è noto e tradotto in Europa (con la sola eccezione dell’Inghilterra) e in America. L’antologia critica, che chiude il numero, privilegia i testi più antichi e introvabili (da Leone Traverso a Margherita Pieracci, da Ferruccio Masini a Margherita Guidacci)1 e recupera testi più recenti poco noti o addirittura sconosciuti. Fra questi ultimi, si segnalano gli scritti più propriamente “biografici” di Margherita Dalmati e Mario Luzi, e il poetico, metaforico “ritratto” fatto da María Zambrano pochi mesi dopo la morte di Cristina Campo. Ringrazio Pietro Citati per aver concesso di pubblicare con variazioni minime il suo Ritratto di Cristina Campo; Lietta Manganelli che mi ha permesso di riprodurre la pagina autografa di Giorgio Manganelli; Maria Pertile che ha rivisto la mia trascrizione delle lettere a Ernesto Marchese; ma soprattutto Margherita Pieracci Harwell che, paziente e generosa di consigli, non solo mi ha segnalato l’esistenza delle lettere a Ernesto Marchese, ma ha anche accompagnato con la sua presenza vigile le diverse fasi di preparazione di questo «Omaggio a Cristina Campo». 1 Tre scritti importanti sono stati esclusi perché ripubblicati di recente: le note di Caproni, Poesia e discrezione e Il fiore è il nostro segno, «La Fiera Letteraria», 17 febbraio 1957 e 1 febbraio 1959, p. 3, ora in G.