Il Terremoto Di Colfiorito Del 26 Settembre 1997
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una STORIA F UORI dai MANUALI collana del Centro euro-mediterraneo di documentazione EVENTI ESTREMI E DISASTRI www.eventiestremiedisastri.it Regione Umbria Comune di Spoleto Si ringrazia la Provincia di Perugia Assessorato al Turismo, Sport, Agricoltura, Controllo costruzioni e protezione civile, Gestione e controllo ambientale Bononia University Press Via Farini 37 – 40124 Bologna tel. (+39) 051 232 882 fax (+39) 051 221 019 www.buponline.com email: [email protected] © 2011 Bononia University Press © 2011 Centro euro-mediterraneo di documentazione Eventi Estremi e Disastri © 2011 Istituto Nazionale di Geofsica e Vulcanologia I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microflm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. ISBN: 978-88-7395-683-9 Progetto grafco e impaginazione: Irene Sartini Stampa: Tipografa Moderna - Bologna Prima edizione: dicembre 2011 Centro euro-mediterraneo di documentazione IL PESO ECONOMICO E SOCIALE DEI DISASTRI SISMICI IN ITALIA NEGLI ULTIMI 150 ANNI 1861-2011 Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise COLLABORATORI Dante Mariotti, Cecilia Ciuccarelli, Filippo Bernardini, Maria Giovanna Bianchi, Gabriele Tarabusi, Alberto Comastri Bononia University Press INDICE 7 PRESENTAZIONE PROLOGO 9 Perché questo libro 11 I contenuti 15 Rovine sismiche ereditate e normative antisismiche “smarrite”: 1851-1859 GLI ULTIMI 150 ANNI: 1861-2011 35 1870 4 ottobre • Calabria settentrionale - Cosentino 38 1873 12 marzo • Marche meridionali 42 1873 29 giugno • Bellunese - Alpago 50 1883 28 luglio • Casamicciola Terme (isola d’Ischia) 57 1887 23 febbraio • Liguria occidentale 72 1887 3 dicembre • Valle del Crati - Cosentino 76 1891 7 giugno • Valle d’Illasi (Monti Lessini - Veronese) 81 1894 16 novembre • Calabria meridionale 91 1905 8 settembre • Calabria centrale 105 1907 23 ottobre • Calabria meridionale 113 1908 28 dicembre • Stretto di Messina e Calabria 141 1910 7 giugno • Irpinia - Basilicata 147 1914 27 ottobre • Area etnea 155 Localizzazione epicentrale dei forti terremoti dal 1861 al 1914 Prima Guerra Mondiale 157 1915 13 gennaio • Marsica - Abruzzo centrale 174 1916 17 maggio, 16 agosto • Rimini e costa adriatica 186 1917 26 aprile • Val Tiberina 191 1918 10 novembre • Appennino romagnolo - Santa Sofa 201 1919 29 giugno • Mugello - Appennino toscano 215 1920 7 settembre • Garfagnana e Lunigiana 229 1928 27 marzo • Friuli 232 1930 23 luglio • Alta Irpinia - Vulture 248 1930 30 ottobre • Marche - costa settentrionale 253 1933 26 settembre • Abruzzo meridionale - Maiella 260 1936 18 ottobre • Alpago e Cansiglio 266 1943 3 ottobre • Marche meridionali - Abruzzo settentrionale 269 Localizzazione epicentrale dei forti terremoti dal 1915 al 1945 Seconda Guerra Mondiale 271 1947 11 maggio • Calabria centrale 277 1962 21 agosto • Irpinia - Sannio 287 1968 15 gennaio • Valle del Belice - Sicilia sud-occidentale 302 1976 6 maggio, 11 e 15 settembre • Friuli 322 1979 19 settembre • Valnerina - Appennino umbro 333 1980 23 novembre • Irpinia - Basilicata 359 1997 26 settembre, 14 ottobre • Appennino umbro-marchigiano 378 2002 31 ottobre • San Giuliano di Puglia 387 2009 6 aprile • Abruzzo nord-occidentale - L’Aquila 409 Localizzazione epicentrale dei forti terremoti dal 1946 ad oggi EPILOGO 411 Verso un Paese più sicuro APPENDICE 417 La scala Mercalli Cancani Sieberg 419 Elenco degli efetti classifcati per terremoto 537 Glossario 1997 26 settembre, 14 ottobre 32 Appennino umbro-marchigiano Me 5.9 I0 VIII-IX Imax IX Siti valutati: 1.049 Me 5.5 I0 VIII-IX Imax VIII-IX Siti valutati: 809 Un terremoto defnito “interminabile”, con grande impatto mediatico, diviene famoso per i danni causati a un patrimonio storico-artistico eccezionale. Le riprese in diretta del crollo di due volte della Basilica Superiore di Assisi fanno il giro del mondo. Oltre 6.000 scosse registrate in cinque mesi tengono in allarme la popolazione, accampata in tendopoli. A causa degli estesi danni al patrimonio architettonico storico si realizzano restauri importanti e rifacimenti dell’edilizia storica, sviluppando preziose esperienze. Con questo evento si afaccia una nuova strategia d’intervento della Protezione Civile. Una sequenza “interminabile” La sequenza sismica che colpì l’Appennino umbro-marchigiano tra il settembre 1997 e il marzo 1998 ebbe inizio il 4 settembre, nella notte, alle ore 0:07 locali, con una scossa di magnitudo 4.4 localizzata nella zona di Colforito. Causò danni legge- ri in alcune località del comune di Serravalle di Chienti, e particolarmente a Cesi e a Dignano. Qualche lieve lesione in singoli edifci fu rilevata a Civitella, Colforito, Pieve Torina, Serravalle di Chienti, Sefro e Verchiano. Tale scossa fu seguita nei giorni successivi da alcune decine di repliche di magnitudo inferiore. Il 26 settembre 1997 alle ore 2:33 locali nella stessa area ci fu una scossa di ma- gnitudo 5.6, che causò crolli in diverse località dell’alto Appennino marchigiano e umbro, particolarmente in alcune frazioni del comune di Serravalle di Chienti. La mattina successiva, alle ore 11:40 locali, ci fu una nuova forte scossa di magnitudo 5.7, localizzata alcuni km a nordovest, in direzione di Nocera Umbra: questa scossa causò gravi danni in diverse località dei comuni di Serravalle di Chienti, Foligno, Nocera Umbra e Fabriano e danni più leggeri in moltissime località delle regioni Umbria e Marche. Il 3 ottobre alle ore 10:55 locali una scossa di magnitudo 5.0 colpì nuovamente la zona, causando panico ed esasperazione tra la popolazione, che da un mese vive- va fra scosse e rombi. Questo terremoto fu localizzato leggermente più a nord dei precedenti, in prossimità di Nocera Umbra. Nei giorni successivi furono registrate diverse forti scosse lungo l’intera zona sismogenetica, lunga oltre 30 km, compresa fra Sellano-Norcia a sud e Nocera Umbra-Gualdo Tadino a nord, con un’accentua- ta concentrazione di scosse nel margine meridionale, nella zona di Sellano e Preci. Il 6 ottobre alle ore 1:24 locali, una scossa di magnitudo 5.4 interessò la zona di Casenove e Forcatura, alcuni km a ovest di Colforito. Il 12 ottobre 1997 alle ore 13:08 una scossa di magnitudo 5.1 colpì la zona di Sellano e Preci, all’estremità meridionale della zona attivata. Nei due giorni succes- sivi, quasi tutte le repliche si concentrarono in quest’area. 359 Disastri sismici in Italia 262. Efetti complessivi del terremoto del 26 settembre 1997. Il 14 ottobre alle ore 17:23 un’altra scossa di magnitudo 5.5 interessò la stessa zona, con epicentro nell’area dei comuni di Sellano e Preci, causando danni rilevan- ti soprattutto nella zona di Sellano (già colpito e poi consolidato dopo il terremoto del 1979 della Valnerina, si veda sopra). Nei giorni successivi, altre sensibili scosse furono registrate d’intensità e fre- quenza via via calanti. Dal 4 settembre 1997 e fno alla fne di ottobre 1997 le scosse registrate dalla Rete Sismica Nazionale all’interno di questa sequenza furono circa 2.500. La sequenza preseguì in modo quasi continuo nei mesi successivi, con una decisa diminuzione del numero di scosse a partire dall’ultima decade di ottobre. Il 26 marzo 1998 alle ore 18:26 locali una nuova forte scossa di magnitudo 4.7 interessò l’area compresa fra Nocera Umbra e Gualdo Tadino. Il 3 aprile 1998 alle ore 9:26 locali una nuova scossa di magnitudo 5.3 fu sen- tita in una vasta area comprendente l’Umbria e le Marche, causò qualche ulteriore crollo e l’aggravamento dei danni precedenti in diverse località colpite dagli efetti delle scosse del 26 settembre 1997, particolarmente nella zona di Nocera Umbra e Gualdo Tadino. 360 Nei mesi successivi l’attività sismica andò gradualmente attenuandosi, pur con 1997 26 settembre, 14 ottobre Appennino umbro-marchigiano 263. Efetti complessivi del terremoto del 14 ottobre 1997. qualche episodio sentito sensibilmente dalla popolazione. Nell’arco dell’intera se- quenza la Rete Sismica Nazionale dell’ING (Istituto Nazionale di Geofsica, dal 2000 ribattezzato Istituto Nazionale di Geofsica e Vulcanologia), integrata da una rete mobile locale già a partire dalla mattina del 26 settembre e dagli strumenti fssi della Rete Sismometrica Marchigiana, registrò circa 6.000 scosse. Gli efetti L’area dei danni gravi e difusi fu concentrata soprattutto nelle provincie di Perugia e Macerata, in particolare nei comuni di Foligno, Nocera Umbra, Sellano, Serra- valle di Chienti e Visso, e in altri comuni vicini: Cerreto di Spoleto, Fiuminata, Monte Cavallo, Preci e Valtopina. Danni moderati furono riscontrati in moltissime località distribuite in tutto il territorio delle regioni Marche e Umbria, con alcuni isolati episodi esterni a tali aree. La realtà sociale e l’assetto insediativo dell’area colpita nelle due regioni era ca- ratterizzata da piccole città, paesi e soprattutto da molte decine di frazioni di colli- na e di montagna e da centinaia di case sparse abitate da piccoli agricoltori. I danni più gravi, costituiti da numerosi crolli parziali o totali, riguardarono al- cune piccole frazioni montane dei comuni di Serravalle di Chienti, Foligno, Nocera Umbra e Sellano. Tali danni interessarono insediamenti costituiti in buona parte 361 Disastri sismici in Italia 264. Terremoti del 26 settembre e 14 ottobre 1997. Collecurti, frazione di Serravalle del Chienti: l’abitato devastato. da tipologie edilizie molto vulnerabili: edifci in muratura e pietrame, di due o tre piani, solitamente con solai in legno non ancorati alla muratura; o edifci vecchi ammodernati con l’aggiunta di cordoli e tetti in cemento armato, poggianti su pa- reti di pietra o di ciottoli. Nel settore più meridionale della zona colpita da efetti di danno (principal- mente nell’area di Sellano) diversi edifci erano stati oggetto di interventi di ade- guamento sismico dopo il terremoto del 19 settembre 1979. Tali interventi avevano spesso sostituito vecchi solai e coperture in legno con materiali di cemento armato e mattoni. In diversi casi tali interventi non erano stati accompagnati da misure di rinforzo delle murature e di collegamento fra strutture verticali e orizzontali.