II. STORIA DEGLI STUDI

1. PREMESSA 2. LA RICERCA ARCHEOLOGICA è comunemente nota non tanto per i suoi resti archeolo- Il territorio comunale di Radicofani, a differenza di molti altri limi- gici – a esclusione forse della rocca – quanto per l’inevitabile colle- trofi, come Sarteano, Chianciano, Chiusi o Montepulciano, non ha gamento a Ghino di Tacco. Malgrado, in realtà, questo collega- restituito in passato evidenze monumentali tali da attirare l’atten- mento sia piuttosto labile 1, l’identificazione tra il nobile predone da zione di eruditi e antiquari prima, di archeologi poi. Si potrebbe, strada e il castello è ormai un topos dell’immaginario collettivo. Il anzi, dire che soltanto negli ultimi quindici anni si sono svolti tutti merito, o se si preferisce la causa, va sicuramente ricercato nella gli interventi di tipo conservativo e conoscitivo riguardanti la cul- scarna ma illustre tradizione letteraria che, a partire da Dante e Boc- tura materiale locale. Oggetto privilegiato di molte indagini è stato, caccio, ha celebrato le gesta di Ghino ambientandole nello scenario ovviamente, il complesso costituito dalla rocca di Radicofani, si- della Val d’Orcia 2. tuata, com’è ben noto, immediatamente a nord dell’odierno abi- Nell’arco di tempo compreso tra il XIV secolo e gli anni Ottanta tato. Anche i primi timidi accenni allo stato di conservazione dei re- del XX, quando la firma di Ghino di Tacco si fa notare sulle pagine sti dei vari castelli localizzati nel territorio riguardano, infatti, prin- dell’Avanti!, è soprattutto nei diari di viaggio sette-ottocenteschi che cipalmente l’abitato maggiore. Emanuele Repetti, ad esempio, già Radicofani è spesso oggetto di semplici menzioni o di più ricche de- negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, si interessa, con un scrizioni. tipo di approccio completamente diverso da quello del semplice Queste memorie sono costituite principalmente da descrizioni viaggiatore, ai principali siti fortificati, fornendo per ciascuno una paesaggistiche e, più raramente, da brevi osservazioni riguardanti scheda recante la descrizione del sito e le vicende storiche fonda- il borgo e la rocca di Radicofani. Malgrado tali testimonianze non mentali. L’importanza del lavoro di Repetti consiste, oltre che nel- forniscano elementi fondamentali per la ricostruzione della storia l’aver compilato una delle schede più ricche fino a oggi note sul sito dei paesaggi di Radicofani, appaiono comunque estremamente in- di Radicofani, nell’interesse rivolto, per la prima volta, agli altri ca- teressanti per tentare di comprendere il portato di secoli di strati- stelli, mai menzionati prima, e al loro stato di conservazione 6. In ficazione storica e culturale 3. Esse coprono quasi un secolo e particolare, Repetti dà notizia, in seguito a visite autoptiche, del mezzo di viaggi per e da Roma effettuati sulla , pessimo stato in cui versano le mura di Contignano 7 e dell’avan- che, occorre ricordarlo, all’epoca transitava obbligatoriamente ai zato grado di distruzione dell’intero sito di Perignano 8, delle cosid- piedi di Radicofani 4. dette Rocchette di Senzano e di Sassine 9, e di Castel Morro 10. In linea di massima, dai racconti di questi viaggiatori, emerge un Molto interessante appare l’assenza, in un’opera caratterizzata da un paesaggio scarsamente abitato e coltivato, caratterizzato da una ve- così grande dettaglio, del castello di Mussona, i cui resti non erano getazione arborea stentata e, a tratti, quasi inesistente. La rocca, probabilmente più visibili già all’epoca della compilazione del Di- distrutta da un incendio negli anni Trenta del Settecento 5, non zionario di Repetti. Più strano appare il silenzio sul castello di Reg- sembra impressionare più di tanto, se non in negativo, mentre il giano, in cui ancor oggi affiorano in superficie abbondanti pietre, borgo e gli abitanti sono superficialmente bollati come miserevoli. laterizi e frammenti di ceramica vascolare. Lucia Botarelli Sempre nel 1841, sulla base di una notizia fornita da Micali tre anni più tardi, “per la montagna presso a Radicofani” si rinveniva

1 ASCHERI, 1998, pp. 75-77, con bibliografia. 6 REPETTI, 1841, vol. IV, pp. 709-716 (Radicofani); REPETTI, 1833, vol. I, 2 Nella finzione letteraria della Divina Commedia, Dante racconta di aver p. 794 (Contignano), pp. 586-587 (Castelvecchio, citato da Repetti come incontrato un “aretin che da le braccia fiere di Ghino di Tacco ebbe la “Castelvecchio d’Orcia”); REPETTI, 1841, vol. IV, pp. 805-806 (Rocchette morte” (Purgatorio, VI, 13-14), mentre Boccaccio narra la famosa novella di Senzano e Rocchette di Sassine, citate da Repetti come “Rocchetta o dell’abate di Cluny, derubato sulla strada verso Roma e, in qualche modo Rocchette di Radicofani”), p. 106 (Perignano, citato da Repetti come “Pe- risarcito da Ghino, inserendola nella giornata dedicata alla magnanimità rignano in Val d’Orcia”). (Decameron, X, 2). Per una più ampia analisi sul rapporto tra Ghino e Ra- 7 “Ebbe forma di castello con un giro di mura attualmente rovinate”, RE- dicofani si veda ASCHERI, 1998. PETTI, 1833, vol. I, p. 794. 3 CARANDINI, 1964; BRILLI, 1986; ASCHERI, 1998. 8 “Sono già due secoli che Castelvecchio dà il nome a una tenuta del 4 Nel 1442, com’è ben noto, le autorità senesi, per evitare le continue scorri- march. Bourbon del Monte. Alla quale tenuta appartiene il castelletto di bande provenienti dal territorio pontificio, ordinarono che “la strada romana, Perignano, le cui rovine esistono sopra una vicina collina sulla destra ripa chiudendo il passo, non si facesse più per la valle del Paglia, perciò la ridus- del Formone”, REPETTI, 1841, vol. IV, p. 587. sero per la via di Radicofani” (STOPANI-MAMBRINI, 1989, pp. 307-310; BEZ- 9 “Due piccole rocche distrutte, la Rocchetta detta superiore, o di Senzano, e ZINI, 1996, p. 102; ASCHERI, 1998, p. 79). Da alcuni decenni l’ANAS ha la Rocchetta inferiore, o di Sassine…”, REPETTI, 1841, vol. IV, pp. 805-806. realizzato fra Ricorsi e Ponte a Rigo, un’ampia rettifica con un nuovo per- 10 “Costà donde prese e conserva il nome la fonte di Castel Morro esisteva corso di fondovalle, solo in piccola parte simile a quello antico. un fortilizio e fuvvi per molti secoli una chiesa sotto il titolo di S. Andrea”, 5 ASCHERI, 1998, p. 64, con bibliografia. REPETTI, 1841, vol. IV, p. 710.

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© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 1. La fortezza, il borgo e l’“Osteria di Radicofani” di Radicofani in una stampa della seconda metà del XVII secolo, in V. Ruggieri, Città e castelli del Senese (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Palatino C.B. 4-80) un’olla cineraria con coperchio recanti entrambi una breve iscri- Davvero notevole appare l’intuizione di Dennis, soprattutto se si zione in etrusco 11. L’olla si trova tutt’ora conservata presso il Mu- considera che la famosa stipe votiva attualmente conservata al Mu- seo Archeologico di , mentre il coperchio risultava disperso seo Archeologico di Firenze non era ancora stata rinvenuta, o già nel 1890, quando Danielsson pubblicò l’iscrizione sul vaso 12. quanto meno resa nota. Del reperto si occupò successivamente Buonamici, pubblicandolo a Al 1898, infatti, si data l’acquisto da parte del Regio Museo Ar- sua volta su “Studi Etruschi” nel 1937 13. cheologico di Firenze – presso l’antiquario fiorentino Gabbrielli – Nel 1883 George Dennis annotava la particolare conformazione di dodici bronzetti etruschi, tre appliques in terracotta e sette mo- geomorfologica e l’ottima posizione geografica di Radicofani, che nete in bronzo provenienti dai dintorni dell’abitato di Radicofani. segnalava agli studiosi come probabile sito etrusco: “Radicofani, Il rinvenimento doveva essere ben più consistente, stando agli ap- also, which lies sixteen miles to the north of Acquapendente, punti del Milani, che annota infatti: “Stipe votiva di Radicofani, though not yet recognised as an Etruscan site, has much the appea- composta di novantadue idoletti di bronzo di vario tipo, più o rence of one. It lies in a natural pass between the two mountains of meno schematici, alcuni dei quali in basette calcaree. Un braccia- Amiata and Cetona, and the cliff-girt rock which rises to the north letto, tre figure di applicazione in terracotta e una trentina di mo- of the town… has so much the character of an Etruscan site that I nete romane e assi onciali molto consumati e alcuni tronciali” 15. would recommend it strongly to the attention of antiquaries” 14. Malgrado la notevole importanza del ritrovamento, nessuno se ne occuperà fino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, quando Bentz lo pubblicherà all’interno di un ben più ampio stu- 16 11 MICALI, 1844, p. 386, tav. LV. dio tipologico sui bronzetti votivi etruschi (cfr. pp. 183-184) . 12 CIE, 4831. Il coperchio è noto soltanto grazie al disegno fornito da Micali. Negli anni venti del XIX secolo Ranuccio Bianchi Bandinelli s’inte- 13 BUONAMICI, 1937, pp. 429-430. ressò alle antichità etrusche di Radicofani. Oltre a un rapido cenno 14 DENNIS, 1883, vol. II, pp. 290-291. Il passo citato compare soltanto nella prima edizione dell’opera; nelle edizioni successive, infatti, così come per alcune segnalazioni di siti all’epoca considerati di scarso interesse, il 15 VILUCCHI, 1998, pp. 141-142. brano fu eliminato. 16 BENTZ, 1992, pp. 63-68.

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© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 2. Veduta di Radicofani di A. Terreni alla stipe votiva, il territorio è ricordato soltanto a proposito dei pre- contesti toscani, pubblica alcuni reperti erratici, genericamente pro- sunti confini dell’ager Clusinus, all’interno del quale è fatto, a buon venienti dal territorio di Radicofani. Si tratta di un’accetta a fecce diritto, rientrare. L’autore sottolinea il carattere di cantonalità del- piane e di alcune cuspidi di freccia databili al periodo neolitico e al- l’area in questione, ritenuta oggetto di interesse da parte di Chiusi l’età del Bronzo 20. in virtù dell’abbondanza di legname e di pascoli per le greggi 17. Da questo momento dobbiamo attendere il 1983 perché Steingrä- Tre anni più tardi, nel 1928, Neppi Modona pubblica la scoperta, ber pubblichi una breve scheda su Radicofani segnalando un inse- avvenuta nel 1902, di un edificio di forma rettangolare in opera po- diamento etrusco nella zona, indiziato genericamente da “vari ritro- ligonale nel cosiddetto Bosco Isabella 18, immediatamente a ovest vamenti”, tra i quali “si sono conservati resti di mura poligonali che dell’abitato di Radicofani. L’autore ipotizza che la costruzione, di potrebbero risalire al periodo etrusco” 21. La vaghezza della segnala- circa dodici metri per sei, con tracce di muri divisori al proprio in- zione, nella quale incredibilmente non si fa alcun accenno alla stipe, terno, possa essere identificata con un tempio tripartito, come “la lascia supporre che essa non derivi tanto da una osservazione autop- frequenza con cui si rinvengono nei pressi idoletti e altri bronzi vo- tica quanto dalla precedente pubblicazione di Neppi Modona, la- tivi etruschi” sembra testimoniare 19. Il riferimento alla stipe votiva sciando quindi ancora incerta l’effettiva datazione dei muri in opera appare evidente. poligonale 22. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta Grifoni Cre- Nel 1987 nel territorio comunale di Abbadia San Salvatore ha ini- monesi, all’interno di un più ampio studi sui materiali preistorici zio una ricognizione archeologica condotta dal Dipartimento di Ar- conservati al Museo Archeologico di Perugia ma provenienti da cheologia e Storia delle Arti dell’Università di , finalizzata alla ricostruzione del popolamento della zona dalla preistoria alla prima età moderna. Tra le aree indagate vengono incluse anche alcune piccole porzioni del territorio di Radicofani 23, dove, peraltro, sono 17 BIANCHI BANDINELLI, 1925, pp. 514-520. 18 Il Bosco, oggi sede dei giardini comunali di Radicofani, fu realizzato tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento da Odoardo Luchini e 20 GRIFONI CREMONESI, 1969, p. 185; GRIFONI CREMONESI, 1971, p. 273. da sua moglie Isabella, da cui prende il nome. Dalle testimonianze dei 21 STEINGRÄBER, 1983, p. 93. proprietari sembra che durante alcuni lavori di sterro fossero venute alla 22 L’accuratezza della scheda in questione appare inficiata anche l’afferma- luce alcune strutture di varia natura, da “ruderi storico-militari” e mura- zione dell’autore secondo il quale “l’antica Via Cassia passa per di qui” ture “forse etrusche di funzione problematica” (MANGIAVACCHI-PACINI, (STEINGRÄBER, 1981, p. 93). 1993, p. 17). 23 FRANCOVICH, 1988; CAMBI-DE TOMMASO, 1988; CAMBI, 1988; CAMBI, 19 NEPPI MODONA, 1928, pp. 290-291. 1996.

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© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale individuati alcuni siti. Si tratta di una struttura abitativa e di una gura femminile stante, un cavallino. Cinque bronzetti sono inseriti su fornace per laterizi di epoca romana, di tre edifici privati di età me- piccole basi parallelepipede realizzate in pietra fetida. Il deposito sem- dievale, di una frequentazione difficilmente inquadrabile dal punto bra potersi datare, sulla base di confronti tipologici e stilistici, al di vista cronologico e di un casa della prima età moderna 24. III secolo a.C., a eccezione di una figura di offerente recante una co- La ricognizione nel territorio di Abbadia San Salvatore assume par- rona radiale, che è assimilabile a tipi diffusi nel II secolo a.C 31. In as- ticolare importanza, non solo per la precocità e la maturità della sociazione con i bronzetti, il Museo Archeologico di Firenze acquistò presa di coscienza da parte degli enti locali del valore del patrimo- anche tre figurine in terracotta – databili al III secolo a.C., e interpre- nio archeologico locale 25, ma anche per il tentativo di ricostruzione tate da Bentz come appliques e da Ciacci come probabili oscilla appli- delle vicende di un periodo storico, l’alto Medioevo, che all’epoca cati a un edificio di culto 32 – e alcune monete cronologicamente col- non era ancora oggetto privilegiato d’indagine 26. Più in generale, locabili tra il III-II secolo a.C. e il I secolo d.C. 33. l’opera si pone come primo, fondamentale, punto di partenza per le Nel 1989 ha inizio il restauro completo, sotto la direzione di Carlo successive ricerche di superficie dell’intero comprensorio amiatino, Avetta, della rocca di Radicofani, che si presentava allora completa- costituendo una insostituibile pietra di paragone in un’area ancora mente ricoperta dalla vegetazione, con la maggior parte delle mura- scarsamente indagata. ture crollate. Il progetto, finanziato inizialmente dal Fondo di Inve- Nel 1989 viene data alle stampe la Guida archeologica del Monte stimento per l’Occupazione 34 e successivamente dal Ministero del Amiata, che ha il merito di raccogliere tutte le segnalazioni di rinveni- Bilancio 35, ha reso visitabili le postazioni di tiro all’interno dei ba- menti di materiale archeologico all’interno del comprensorio amia- stioni, liberato gli alloggi dei soldati e un’antica cisterna nella For- tino, articolando la trattazione prima da un punto di vista diacronico tezza vecchia, fino alla scoperta di una torre quattrocentesca, prima e poi per singoli comparti territoriali corrispondenti ai vari comuni non visibile, e della polveriera 36. La muratura pseudoisodoma è costituenti la Comunità Montana 27. Per quanto riguarda Radicofani stata riproposta utilizzando tutti gli elementi lapidei originari, che, sono segnalate la stipe votiva, l’olla cineraria inscritta, il materiale recando tracce di malta, hanno fatto sì che se ne potesse individuare preistorico conservato presso il Museo Archeologico di Perugia, i resti la faccia a vista 37. In occasione dei lavori la Soprintendenza per i delle presunte mura in opera poligonale e un rinvenimento sporadico Beni Archeologici della Toscana, nelle persone di Silvia Vilucchi e di età imprecisata corrispondente a un soggetto antropomorfo 28. Giovanni Roncaglia, ha eseguito ampi sondaggi stratigrafici all’in- Sempre alla fine degli anni Ottanta Martin Bentz comincia a interes- terno della struttura, al fine di individuare le fasi di abitazione del sarsi alla stipe votiva etrusca conservata presso il Museo Archeologico pianoro vulcanico di Radicofani. Sebbene i numerosi e massicci la- di Firenze 29. L’accurato studio tipologico cui sono sottoposti i reperti vori di sbancamento e livellamento relativi alle fasi di cantiere me- confluirà nel più ampio volume dedicato ai bronzetti etruschi di età dievali e moderne abbiano, in gran parte, cancellato le tracce affe- ellenistica, pubblicato nel 1992 30. I dodici reperti di Radicofani con- renti i periodi precedenti, sono state individuate alcune buche di sistono in sei figure di offerenti, quattro figure maschili stanti, una fi- palo attribuibili all’età del Bronzo e un muro databile all’alto Me- dioevo. In particolare, le prime sembrano riferibili a una capanna di forma ovale che ha restituito ceramica di impasto attribuibile al 24 UT RAD 28: il sito, situato in località Le Chiavi, presenta una prima fase Bronzo finale 38, mentre il secondo è stato relazionato a un edificio di occupazione in età romana e una successiva di imprecisata età medievale; in entrambi i casi viene interpretato come struttura abitativa di dimensioni destinato a magazzino, databile, sulla scorta degli scarsi frammenti medio-piccole (CAMBI-DE TOMMASO, 1988, p. 472; CAMBI, 1996a, p. 78). ceramici rinvenuti, tra il IX e l’XI secolo d.C 39. Negli strati, infine, UT RAD 36: il sito è localizzato presso Le Casette, dove anticamente si tro- di livellamento, in associazione a materiale databile tra i secoli cen- vava il borgo di Callemala (UT RAD 22, 23, 24, 54, 55, 56, 57; CAMBI-DE trali del Medioevo e l’età moderna, sono stati rinvenuti frammenti TOMMASO, 1988, p. 473; CAMBI, 1996a, pp. 75-78, 82-83); l’Unità Topo- di bucchero, ceramica a vernice nera e ceramica grigia databili tra il grafica è interpretata come struttura abitativa databile ai secoli centrali del medioevo (CAMBI, 1996a, p. 80). UT RAD 37: sito situato in località Le VI-V secolo a.C. fino a tutto il II-I secolo a.C. Malgrado i reperti Casette, interpretato come frequentazione extrasito di generica età romano- non provengano da una serie stratigrafica attendibile, essi comun- medievale (CAMBI-DE TOMMASO, 1988, p. 473; CAMBI, 1996a, p. 80). UT que testimoniano la frequentazione, se non l’occupazione, dei pia- RAD 38: sito posto in località Galichino e interpretato come struttura abita- nori sottostanti la rocca, o della rocca stessa 40. tiva databile genericamente al Medioevo (CAMBI-DE TOMMASO, 1988, Un ulteriore conferma della frequentazione del luogo in età ro- p. 473; CAMBI, 1996a, p. 80).UT RAD 58: sito localizzato presso il km 165 della Cassia e interpretato come fornace per laterizi di età romana (CAMBI- mana è data dal recupero, nel 1990, presso l’odierno abitato di DE TOMMASO, 1988, p. 472, dove inizialmente è interpretata come gene- Radicofani, in un’area immediatamente sottostante la rocca, di rica struttura abitativa di età etrusca; CAMBI, 1996a, p. 80). UT RAD 62: otto monete in bronzo, di cui una databile al III secolo a.C. e le presso il podere Val di Paglia la ricognizione ha individuato una casa di di- altre al IV d.C 41. mensioni medio-grandi databile al periodo compreso tra il basso Medioevo e la prima età moderna (CAMBI, 1996a, p. 85). UT RAD 63: sempre presso il podere Val di Paglia è stata individuata una struttura abitativa databile alla 31 BENTZ, 1992, pp. 63-66; VILUCCHI, 1998, pp. 141-144. prima età moderna (CAMBI, 1996a, pp. 63-64). 32 BENTZ, 1992, p. 66; CIACCI, 1996, p. 159. 25 FRANCOVICH, 1988. 33 VILUCCHI, 1998, p. 144. 26 CAMBI-DE TOMMASO, 1988, pp. 473-76; CAMBI, 1988, pp. 9-10; 34 FIO ’89 “Città Fortificata di Radicofani”. CAMBI, 1992; CAMBI, 1996b, pp. 184-185, 189-198. 35 Il progetto, sebbene finanziato dal Ministero del Bilancio, è stato poi ge- 27 PISTOI, 1989. stito del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali tramite la concessio- 28 PISTOI, 1989, pp. 25-28. In un successivo articolo lo stesso autore inte- naria A.T.I. “Città Fortificata di Radicofani S.C. a r.l.”. gra i siti segnalati nella guida con i più recenti rinvenimenti: per quel che 36 AVETTA, 1998c; AVETTA, 1998b. riguarda Radicofani, viene data notizia di una generica sepoltura etrusca 37 AVETTA, 1998b. in luogo imprecisato all’interno del territorio comunale (PISTOI, 1991, 38 ROSSI, 1998, pp. 149-152; VILUCCHI, 1998, pp. 139-141. pp. 66-67). 39 ROSSI-RONCAGLIA, 1998, pp. 155-156. 29 MAGRINI, 1988. 40 VILUCCHI, 1998, pp. 139-140. 30 BENTZ, 1992. 41 VILUCCHI, 1998, pp. 145-146.

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© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 3. Veduta di Radicofani, in una incisione del XIX secolo in De Senonnes, Choix des vues pittoresques d’Italie, Paris 1882

Nel 1992 viene pubblicato l’Atlante dei Siti Archeologici della To- Val d’Orcia, dove, per quanto concerne Radicofani, vengono citati i scana, dove, per quel che riguarda il territorio comunale di Radico- medesimi siti già riportati dallo stesso autore all’interno della Carta fani, sono menzionati soltanto due siti: la fattoria di età romana lo- Archeologica del Monte Amiata, con l’aggiunta dei recenti rinveni- calizzata sulle pendici di Monte Nebbiali e individuata nel corso menti di monete di età romana provenienti dall’area limitrofa alla della ricognizione nel territorio di Abbadia San Salvatore 42, le mura rocca (cfr. p. 23). L’unico elemento di novità appare costituito dalla poligonali di età etrusca segnalate da Steingräber 43. Non è citata, in- segnalazione di un altro tesoretto di monete databili genericamente credibilmente, la stipe votiva, così come nessun accenno viene fatto al periodo imperiale e provenienti da località Castel Morro 45. agli otto siti fortificati situati all’interno dei confini comunali 44. Bisogna, infine, ricordare gli scavi condotti dalla Soprintendenza Sei anni più tardi Pistoi da alle stampe la Carta Archeologica della per i Beni Archeologici della Toscana, nelle persone di Silvia Viluc- chi prima e Gabriella Barbieri poi, sul sito di età romana posto in 42 ASAT, 1992, p. 520, n. 67. località Poggio Grillo, a nord-est di Contignano. Le campagne di 43 ASAT, 1992, p. 520, n. 76. scavo, effettuate tra il 1999 e il 2003, hanno portato alla luce alcuni 44 Mentre la ricognizione nel territorio comunale di Abbadia San Salvatore elementi pertinenti un piccolo insediamento rurale databile tra la era stata pubblicata tramite due articoli comparsi su “Amiata Storia e Terri- tarda età repubblicana e la media età imperiale 46. torio” e su “Archeologia Medievale” (cfr. pp. 22-23), bisogna dire che i ri- Lucia Botarelli sultati degli scavi condotti sulla rocca di Radicofani, e che termineranno soltanto nel 1996, non erano ancora stati divulgati. Più grave appare l’aver completamente ignorato l’esistenza della stipe votiva, pubblicata lo stesso A RICERCA STORICA anno dell’Atlante ma nota da quasi un secolo, e il materiale preistorico con- 3. L servato presso il Museo Archeologico di Perugia. Mentre, però, l’omissione Certamente la storia, e dunque la riflessione storiografica, di Radico- di questi siti appare imputabile alla sbrigativa consultazione di una parte fani è fortemente caratterizzata dalla sua straordinaria collocazione soltanto delle fonti edite, la totale omissione dei siti archeologici di età me- dievale deriva da una scelta aprioristica, per cui nell’intero Atlante com- paiono soltanto siti di età preistorica, etrusca e romana. Sulla discutibilità di questa scelta si veda: FRANCOVICH-VALENTI, 2001, p. 83; ISABELLA-SAL- 45 PISTOI, 1998, p. 19. ZOTTI-VALENTI, 2001; NARDINI, 2001, p. 17. 46 Si veda il contributo di Gabriella Barbieri in questo volume.

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© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale geografica, che ne ha fatto un ambito punto di controllo del territo- questi ricercatori spesso indulgenti anche a spirito di campanile erano rio. Per questa ragione un centro che sul piano demografico non ha i conflitti tra i comuni cittadini per il controllo di questa zona, in par- mai conosciuto fasi di particolare eccellenza ha potuto divenire non ticolare tra Siena e Orvieto, ma anche quelli tra papato e impero, solo punto di riferimento, comunque, sociale ed economico di un’a- temi che vennero poi ripresi dalla ricerca professionistica fin dal se- rea a scarsa antropizzazione ma ha anche goduto di una straordinaria condo dopoguerra da studiosi quali Daniel Waley, tornato a più ri- ricchezza di ricerche, con pluralità di provenienze e impostazioni. prese a occuparsi di Radicofani nel suo pluridecennale percorso di Gli ambiti tematici portanti della ricerca su Radicofani sono stati il studi 60, e Giovanni Cecchini, con riferimento a Ghino di Tacco 61. suo stretto rapporto con l’Amiata e con l’abbazia di San Salvatore, Intanto, di un altro tema di grande presa sulla sensibilità erudita, quello con la Via Francigena, la natura di centro di frontiera tra Pa- quello delle famiglie eminenti, si era occupato Gaspero Ciacci nel trimonio di San Pietro e Marca di Tuscia ma anche, in età comu- suo ancora utile, specie per la miscellanea documentaria – sebbene nale, tra le mire espansionistiche di Orvieto e di Siena. oggi non attuale sul piano del metodo – Gli Aldobrandeschi nella Come evidenziato dal Brilli, opportunamente ripreso da Marco Pi- storia e nella Divina Commedia, del 1934 62, famiglia implicata nelle stoi nel 1996 47, i viaggiatori stranieri in transito per la Toscana non vicende del centro e della quale è tornato a occuparsi in tempi re- mancavano mai un riferimento a Radicofani, tappa obbligata del centi Simone M. Collavini 63. Ma gli anni Venti e Trenta furono viaggio Siena-Roma: Fynes Moryson, John Evelyn, Thomas Gray, anche quelli durante i quali diversi eruditi cominciarono a rivolgere il marchese De Sade, Charles Dickens rimasero così affascinati dal la propria attenzione a un altro tema trainante la ricerca storica su centro, dandone descrizioni romantiche dai toni estremi. Radicofani, cioè la Via Francigena: in tale ambito, per il tratto Ma già negli stessi decenni prendeva l’avvio una riflessione storiogra- amiatino, va ricordato in particolare lo studio del Venerosi Pescio- fica su Radicofani, nella scia dell’interesse che, tanto in eruditi eccle- lini 64 al quale poi rimanderanno, ciascuno con i propri aggiorna- siastici che laici, suscitava l’abbazia di San Salvatore e, dunque, tutta menti, gli studiosi che negli ultimi decenni del Novecento torne- l’area circostante. Così, oltre alle indagini di respiro ampiamente se- ranno a occuparsi della Via Francigena, rispetto ai quali basti qui ri- nese – ovvio in tal senso il richiamo ai manoscritti del Pecci 48 – studi cordare, tra i più recenti contributi e con ovvio rimando all’abbon- sul fondo amiatino furono condotti da Ferdinando Ughelli, per la sua dante bibliografia ivi citata, quelli di Renato Stopani 65, Mario Bez- sterminata Italia sacra 49, da Luigi Antonio Paolozzi 50, dall’abate Co- zini 66 e Wilhelm Kurze 67, che più di altri raccordava le ricerche to- lombino Fatteschi 51 e aprivano la strada alle ricerche anche su Radi- ponomastiche e viarie con le vicende istituzionali, politiche, econo- cofani. Solo una minima parte dell’enorme mole di lavoro di questi miche e insediative. eruditi sfociava in edizioni, così come avveniva a Pietro Paolo Pizzetti, Il riferimento a Kurze rimanda obbligatoriamente alla sua enco- che avviava un ambizioso progetto, purtroppo solo in parte pubbli- miabile opera di editore 68, di storico e anche di promotore di cato, sulle vicende dell’intera diocesi e comitato di Chiusi 52. Ancora, studi storici su tutta l’area amiatina, di cui il più evidente risul- qualche decennio più tardi, era monsignor Francesco Liverani 53 a tato fu senz’altro il convegno tenutosi ad Abbadia nel 1986, i cui tornare a interessarsi del fondo amiatino, del quale pubblicava diverse atti vennero pubblicati nel 1989 69: nei due volumi che raccol- carte accompagnate da riflessioni in verità talvolta molto fantasiose gono i principali articoli del Kurze – è auspicabile un terzo, che ma sempre ricche, anche, di notizie oggi di interesse antiquario. Si- completi un’edizione in lingua italiana di tutti i suoi studi – sono milmente, alle voci dedicate a Castelvecchio, a Contignano, a Peri- numerosi, ovviamente, i riferimenti all’Amiata e anche a Radico- gnano, a Radicofani e alle Rocchette del sempre utile Dizionario di fani 70. Emanuele Repetti 54. L’ambito degli studiosi che, tra Ottocento e Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta la ricerca primi Novecento si interessarono di Radicofani, si allarga dalla di- dei secoli alto e pieno medievali prese un particolare slancio per mensione locale a quella internazionale. Riferimenti al centro, in par- gli studi sui ceti eminenti con base sul piano della storia territo- ticolare per le vicende di età comunale, sono nella monumentale Sto- riale. Basti pensare al repertorio Cammarosano-Passeri 71 il cui va- ria di Firenze del Davidsohn 55, così come Jung 56 e, soprattutto, Fe- lore pare ulteriormente rimarcato dalla constatazione oggi avanza- dor Schneider 57, non mancarono, ciascuno dal proprio punto di vista bile circa l’utilità di un suo aggiornamento: con quel lavoro, in- e con il proprio taglio metodologico di ricerca di occuparsi di Radico- fatti, i due studiosi fornirono uno strumento utilizzatissimo e fani. Tornando, invece, a un ambito più locale, per i primi decenni fondamentale, puntuale e preciso rispetto alle conoscenze allora del Novecento possiamo ricordare lo studio del Bicchi, pubblicato acquisite. Né va dimenticato l’insieme dei contributi offerti in oc- nel “Bullettino Senese di Storia Patria” nel 1912 58 e il Verdiani- casione del convegno che Alfio Cortonesi curò nel 1988 a Pienza, Bandi de I castelli della Val d’Orcia 59. Uno dei temi che affascinava in particolare quello di Angela Lanconelli 72.

60 WALEY, 1952 e 1991 (trad. it. rispettivamente 1980 e 2003). 47 BRILLI, 1986 e PISTOI, 1996, pp. 29-30. 61 CECCHINI, 1957. 48 ASS, Manoscritti, D.67-72. 62 CIACCI, 1934. 49 BAV, Barb. Lat. 3214, 3229, 3231; UGHELLI, 1717-1722. 63 COLLAVINI, 1996 e 1998. 50 ASF, Manoscritti, 564-573. 64 VENEROSI PESCIOLINI, 1930 e 1933. 51 BVE, Sessoriano, 213, 214, 215. 65 STOPANI, 1984 e 1988. 52 PIZZETTI, 1781. 66 BEZZINI, 1992 e 1997. 53 LIVERANI, 1872 e 1875. 67 KURZE, 1998. 54 REPETTI, 1833-1845. 68 KURZE, 1974-2004. Un documento importante per la storia di Radico- 55 DAVIDSHON, 1956-1968. fani è pubblicato in MARROCCHI, 1997-98. 56 JUNG, 1904. 69 ASCHERI-KURZE, 1989. 57 SCHNEIDER, 1975. 70 KURZE, 1989 e 2002a. 58 BICCHI, 1912. 71 CAMMAROSANO-PASSERI, 1984. 59 VERDIANI-BANDI, 1926. 72 CORTONESI, 1990; LANCONELLI, 1990.

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© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Negli anni Novanta, infine, la ricerca storica anche su Radicofani glia nel Medioevo attorno a Siena, curati da chi scrive 76, insieme a e l’Amiata ha potuto giovarsi della crescita dell’archeologia me- quello di Roberto Farinelli e Andrea Giorgi 77. Da ultimo, sia le- dievale, i cui contributi sono rammentati da altri in questo stesso cito il rimando a un conciso contributo postumo del Kurze, volume. Il restauro della rocca è stato poi l’occasione per un vo- uscito quest’anno sul “Bullettino Senese di Storia Patria”, che lume a più mani, di Carlo Avetta 73, nel quale i contributi di sto- porta, con il consueto stile asciutto, importanti novità su alcune ria medievale sono stati realizzati da Mario Ascheri, Vincenzo vicende insediative del territorio di Radicofani, in particolare su Passeri e Angela Lanconelli 74, della quale va anche ricordata la Contignano 78. partecipazione 75 agli atti del convegno Fortilizi e campi di batta- Mario Marrocchi

76 MARROCCHI, 1998. 73 AVETTA, 1998. 77 FARINELLI-GIORGI, 1998; degli stessi, si veda anche FARINELLI-GIORGI 74 ASCHERI, 1998; PASSERI, 1998; LANCONELLI, 1998a. 2000. 75 LANCONELLI, 1998b. 78 KURZE, 2002b.

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