Archivio Storico Italiano
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413 Anno CXV ARCHIVIO STORICO ITALIANO FONDATO DA G. P. VIEUSSEUX E PUBBLlCATO DALLA DEPUTAZIONE TOSCANA DJ STORJA .PATRJA 1957 DISP. I LEO S. OLSCHKI, EDITORE FIRENZE 1957 Ghino di T acco Tra i personaggi rieordati da Dante nella Divina Comme- dia, Ghino di Tacco e certamente uno di quelli ehe piu hanno eolpito la fantasia dei lettori e studiosi, per quell'aura roman- tiea e pittoresea ehe gli hanno eonferito la leggende intessute intorno alIa sua figura da eommentatori e novellieri. In fondo Ghino apparisce quasi come. un lontano precursore di certi banditi, vendicatori degli oppressi, generosi e prestanti, tanto eari alla Ietteratura per i giovani e ai films del genere western. Seeondo Benvenuto da Imola Ghino, cacciato dalla patria dopo ehe gli era stato ucciso un fratello, avrebbe occupato Radicofani, taglieggiando i mereanti e viaggiatori in una maniera cos} di- sereta e gentile da farsene quasi degli amid. Per Benvenuto anehe l'uccisione di Benineasa d'Arezzo sarebbe stata un'opera meritoria, e anche ilBoccaedo, nella novella seeonda della nona giornata, ce 10 presenta sotto questo aspetto, narrando poi a lungo l'episodio dell'abate di Cluny, ch.e t~nuto da lui a regim~ di fave secehe perehe tardava a pagare 11 nscatto, sarebbe guan- to dei malanni ehe andava a curare ai bagni di Petriolo e sa- rebbe stato tanto grato di do, da lasciare a Ghino quasi tutto il suo riceo bagaglio, nonostante ehe questi glielo avesse resti- tuito .intatto. Anzi, avendo l'abate fatte al papa le lodi di questo cavalleresco bandito, Bonifazio VIII 10 avrebbe fatto ea- valiere dotandolo di una ricca commenda. Infine Ghino, tornato . neI territorio senese, sarebbe morto in una scaramuccia presso Sinalunga. In complesso dunque ne risulta una figura da romanzo popolare, ma indeterminata; l'unico dato positivo sarebbe l'ucci- sione del fratello in seguito a sentenza pronunziata da Benincasa d'Arezzo e l'attivitä di taglieggiatore di mercanti e pelIegrini, perehe appare poeo verosimile ehe un papa, anehe se siamo neI XIII secolo, potesse premiare un individuo ehe oeeupava un eastello appartenente alIa Chiesa e ehe aveya ueciso in curia Giovanni Cecchini un personaggio ehe alIa curia apparteneva. Ne si conoscono altii fatti ehe illuminino la vita e le opere di un personaggio ehe, per essere nominato da Dante, doveva avere una fama piuttosto diffusa, se anche locale. Fino ad ora, a quanto mi risulta, non sono noti, intorno a China ed ai suoi, se non. i due documenti pubblicati nel Bol- lettino senese di Storia Patria dell'anno 1921, in occasione del sesto centenario della morte di Dante, e doe il ricordo dell a delega del vicariate da parte dei podestä di Siena al giudice Benincasa d'Arezzo nel 1285, e il pagamento di aleuni ribaldi ehe catturarono Tacco di Ugolino, padre di Ghino. 1Ia i docu- menti ehe esistono in Archivio su Ghino, sulIa sua famiglia e sugli avvenimenti ehe si riconnettono alIa loro storia, sono molti di piu, ed hanno interesse non solamente per iI riferi- mento al personaggio dantesco, ma perehe illustrano un mo. mento particolarmente interessante della storia di Siena edella Toscana. Se fino a qui sono rimasti ignorati, si deve probabil- mente al fatto ehe i piu particolarmente riferibili a Ghino e ai suoi si trovano negli enormi registri (alcuni superano le mille carte) dei repertori delle condanne pronunziate dalle varie ma- gistrature senesi, la cui mole deve avere scoraggiato fin qui gli studiosi. Ma riunendo queste notizie con le poche altre sparse nelle deIiberazioni dei ConsigIi del Comune, ne viene fuori un quadro ehe, sfrondato da quello ehe e leggendario nei racconti dei novellieri e commentatori, si presenta una storia ehe caratte- rizza il momento politico del tempo e le vicende ehe Iecero di Ghino un bandito da strada. Il Tommasi, nelle sue Historie di Siena, dice ehe Ghino fu della famiglia dei Del Pecora, tratto in errore da un docu- mento ehe in seguito riporteremo, ma e esatto invece Benvenuto da Imola, il quale dice ehe Ghino fu della famiglia dei signod della Fratta, senza perö chiarire a quale stirpe feudale tali si- gnori appartenessero. Sarä bene quindi appurare prima di tUtto questo punto. Nei tempi anteriori alle prime conquiste senesi, tutta quella zona di Val di Chiana, dove si trova la Fratta, apparte- neva al feudodei conti di Guardavalle, i quali erano poi un ramo dei Cacciaeonti 0 Scialenghi, signori dei territorio ehe da Asciano si stendeva su una vasta zona della Val di Chiana· e della valle d'Ombrone. Ma gia nei primi anni del XIII secolo i senesi dovevano avere ottenuto il dominio di quelle terre, Ghino di Tacco perehe nella pace del 6ottobre 1208' si nomina Torrita fra i paesi ehe, come facenti parte del contado senese dovevano osservare le condizioni dell a tregua conclusa con Firenze e coi suoi aderenti. E poco dopo • si trova ehe, facendosi ricerea delle somme ehe i vari paesi del dominio senese dovevano pagare come contributo per le spese sostenute in questa guerra, Guarda- valle appare tassata per 40 lire. e la Fratta per 10. Tuttavia il dominio senese su questi territori era sempre assai tenue, TIe gli Seialenghi si erano adattati alle limitazioni imposte alla loro piena signoria, e siccome avevano prestato valido aiuto all'Imperatore e all'arcicancelIierenel ristabiIi- mento dell'autoritä imperiale in Toseana, il 27 agosto 1210 s ottennero da Ottone IV la rinnovazione del feudo gift posseduto dal conte Ugo loro avo, nominandosi espressamente, fra gli altri, i castelli di Torrita, Fratta, Ripa, Bettolle eee. Tuttavia, essendo sopraggiunta la seomuniea di Ottone IV, e venendo perciö a indebolirsi la sua potenza in Toseana, Siena ne profittö per riconquistare il terreno perduto e allargare le sue conquiste. Impadronitasi per forza d'armi di Asciano, ehe era la sede prln- dpale dei Caeciaeonti, obbligö questi signori a rieonoseere la loro piena sudditanza al Comune. Nello stesso tempo il frazio- namento progressive degIi antichi feudi e l'allentarsi dei vincoli ehe univano un tempo i vari rami delle grandi famiglie signo- rili, favoriva l'affermarsi delle velleitä di indipendenza da parte dei minori vassalli e degli abitantidei paesi, da lungo tempo costituiti in comuni rurali e sui quali l'autoritä dei feudatari aveva ga dovuto rieonoseere limitazioni. Naturalmente Siena favoriva queste ribelIioni, contando di sostituirsi in forma piu, o meno larvata agli antichi signori, e profittando del fatto ehe nel 1229 si firmava la pace fra Sienae Montepulciano, nei patti della eapitolazione si stabiliva ehe i eavalieri montepulcianesi, profughi dalla loro cittä, avrebbero garantito e difeso per Siena. Torita, Montefollonicoe Ciliano '. Era un modo per affermare il dominio di Siena su queste terre gia dei Cacciaconti e di difenderle da Montepuleiano, ehe aveva aneh'esso mire di eon- quista in quell a zona. Non sappiamo esattamente in quale 1 A.S.S., Diplomatico, Rifonnagioni, 6 ottobre 1208. • A.S.S" Diplomatico, Rifonnagioni, 6 dicembre 1208. • A.S.S., Diplomatico, Riformagioni, 27 agosto 1210, , A.S.S., Diplomatico, Riformagioni, 21 marzo 1228/29, 266 Giovanni Cecchini anno Siena nominasse un podestä per Torrita, ma sieeome nel 1254 la guerra con Montepulciano si era riaceesa e Ton-ita era minaeciata, i senesi, il 31 ottobre a provvedevano a mandare sul luogo vari maestri di pietra per costruire la porta del eastello. 116 novembre poi', su richiesta del podestä Ranieri Patrizi, vi mandavano un presidio di cavalieri franeesi, per difendere il paese dalle minaeee di oMntepulciano e di Arezzo. E oltre ehe la porta si edifiearono 0 rafforzarono allora anehe le mura. Sebbene Siena dominasse ormai in Torrita e vi ten esse podestä e guarnigione, tuttavia es~ste~aun Consigliodi abitan, ti a fianeo del podestä e due Iazioni eontendevano per la su- premazia: la prima faeava capo a un Busgiadro, ehe sembra appartenesse alIa famiglia dei Del Peeora, e l'altra a un Iaco-' mino da Guardavalle, ehe era uno dei Cacciaconti e discen- dente dagli antichi signori della zona, e imparentato con altri rami della famiglia ehe aneora possedevano iI dominio, piu 0 meno indipendente, di Sinalunga, delIa Fratta, di Bettolle e di altri paesi e eastelIi di Val di Chiana. Le due fazioni r'icor- date sopra. vennero a vero eonßitto fra loro, non sappiamo esattamente per quale motivo, e Siena iI 15 gennaio 1255' vi mandö aleuni ambasciatori perehe proeurassero di riportare la calma, con l'ordine di arrest are e mandare a Siena eoloro ehe non aeeettassero le Ioro decisioni. Inoltre, per garantire l'osser- vanza delle promesse, ciascuna delle due parti doveva mandare in cittä un certo numero di fideiussori. Gli ambaseiatori, appoggiati dal podestä e dal presidio, riuscirono facilmente nelIa loro missione, tanto ehe il 29 gennaio 8 Siena poteva mandare a Torrita Giacomo di Giovanni Ponzi col compito di riformare la terra, cioe rieomporre iI Consiglio del comune di Torrita e stabilire la misura di autonomia aceordata ad esso. E sieeome Busgiadro aveva regolarmente mandato a Siena i suoi fideius- sori, mentre laeomino non I'aveva fatto, il 10 febbraio' 'gli venne fatta l'intimazione di mettersi in regola, mandando un pari numero di fideiussori; e intanto si trattenevano in Siena quelIi di Busgiadro. Cosi anehe Iacornino deve essersi adattato a AS.S., Consiglio Generale, 3, c. 73'. • A.S.S., Consiglio Generale, 3, c. 76'. , A:S.S., Consiglio Generale, 4, c. 15'. I A.S.S., Consiglio Generale, 4, c. 22', 23'. • A.S.S., Consiglio Generale, 4, c. 26. Ghino di Tacco ad ubbidir~ e i 'patti di s~ttomissi(,ne devono essere stati rego- larmente glUratJ, perehe 11 15 febbraio 10 si trova l'ordine del riIascio dei fideiussori venuti a Siena con Iui, e altri ordini aceessori vennero emanati il 2 marzo ", dai quali si deduce ehe la pace fra le due fazioni era stata raggiunta e si rileva ehe Torrita si reggeva aIlora come comune di contado, sotto la direzione di un podestä senese.